Arcidiocesi di Agrigento
Ufficio diocesano di Pastorale Familiare
Santa Gianna Beretta Molla
Testimonianza di Loretta e Angelo Venturelli
PERCHÉ CI SIAMO INNAMORATI DI QUESTA SANTA
Siamo stati stimolati a farlo grazie a nostra figlia e ad un gruppetto di altre ragazzine (circa
15/20) cui tenevamo un catechismo aggiuntivo per stimolare la riflessione su alcune figure
femminili che si sono giocate bene la loro vita. Così noi, insieme ad altre mamme di Verona
proponemmo loro Edith Stein, madre Teresa e Gianna Beretta Molla. Quando abbiamo
presentato la figura di Gianna abbiamo trovato alcune contestazioni all’interno del
gruppetto di ragazzine.
Ma come è possibile - dicevano – che una madre scelga di morire? Gianna in realtà è stata
crudele perché non ha pensato al dolore che avrebbe dato ai figli lasciandoli orfani”.
Queste provocazioni ci hanno spinto a documentarci di più e così ci siamo fatti
coraggio ed abbiamo telefonato a Milano, alla figlia di Gianna, la dott.ssa Emanuela.
Abbiamo fissato un appuntamento con l’ingegnere Pietro Molla, marito di Gianna. Quindi
abbiamo stretto confidenza con padre Alberto, madre Virginia e don Giuseppe, fratelli
viventi di Gianna. Ne è derivata una bella avventura di profonda amicizia e di stima con
tutti i familiari.
Per volontà del marito Pietro abbiamo composto un piccolo libretto illustrato con
disegni delle ragazzine ed acquarelli. Questo opuscolo è diventato il nostro cavallo di
battaglia. Ci è stato di aiuto per stimolare le nostre ragazzine ad una riflessione importante
sul grande valore della vita.
Certo che la contestazione mossa ci ha permesso di prendere coscienza di quanta
confusione oggi ci sia intorno alle grandi tematiche di fondo: chi è l’uomo, da dove viene,
che senso ha la vita, che cos’è la vita? Ci siamo resi conto che oggi, all’inizio del 3°
millennio, la Chiesa proclama santa una madre semplice e comune che ama a tal punto la
vita da poterla donare.
Chiediamo quindi: oggi i nostri giovani, oppure la nostra generazione di adulti
possiede la vita? O piuttosto ci lasciamo vivere accontentandosi del minimismo imperante e
dilagante? La Chiesa ci dice tutto questo attraverso il sacrificio di una donna semplice sì, ma
non una donna qualunque. Una mamma medico che con la sua professionalità può
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conoscere esattamente i meccanismi
bio-etici che stanno alla radice di molte scelte
deontologiche. C’è bisogno proprio oggi di una figura così che sappia coniugare insieme:
la bellezza della vita quotidiana (Gianna amava la montagna e le scalate, la
musica,la pittura e l’ordine della casa);
la professionalità (era attenta e generosa con i suoi malati);
l’amore per la famiglia (ha lasciato 72 lettere inviate al marito che sono
costantemente un’apoteosi all’amore vero e puro);
la dedizione ai figli (i suoi amati popi);
una intensa vita interiore messa quotidiana , meditazione, rifugio in Gesù
Eucarestia).
PROPOSTE
Come è possibile fare tutto questo? Ce lo chiediamo anche noi e più che una
risposta forse è più opportuno una riflessione di questo tipo: la santità non si improvvisa,
anzi si costruisce giorno dopo giorno, con pazienza , con sacrificio; richiede molto sforzo
e molto impegno uniti anche ad una profonda capacità intellettiva (dirà Gianna in una delle
sue lettere ...in Paradiso non si va in carrozza).
Ecco che la santità di Gianna è un invito rivolto a tutti, sposati e non, sacerdoti e
laici, per riscoprire l’impegno a maturare una concezione della vita secondo una bioetica
guidata dalla fede e da una visione cristiana della vita. Oggi spesso vediamo che c’è una
mentalità che disprezza e manipola la vita e che, nascondendosi dietro ad una presunta
legalità, uccide selvaggiamente ciò che UOMO è già.
Oppure pensiamo alla logica mentale del figlio a tutti i costi, visto come un diritto
giuridico non più come dono di Dio. Pensiamo alla problematica dell’eutanasia
terminologia che vede una grande manipolazione semantica. E questi comportamenti
riconoscono solo il dettato di una fredda razionalità che tenta di escludere Dio senza più
fidarsi della Provvidenza. Educare le generazione dei giovani a credere nella famiglia come
l’ambito privilegiato dove i coniugi esprimono e vivono il loro amore in pienezza e dove
il “per sempre” possa diventare occasione di crescita. L’amore si impara in famiglia e non
in altre forme di surrogati oggi tristemente equiparati.
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Vivendo bene la loro dimensione d’amore i coniugi testimoniano e insegnano anche
ai loro figli la santità: famiglia diventa ciò che sei è l’appello oggi sempre attuale della Familiaris
consortio.
Favorire un ambiente sociale, scolastico, lavorativo, parrocchiale dove l’emergenza
educativa possa trovare risposte di impegno con piccoli gesti concreti ma veri. Rilanciare
noi tutti ma soprattutto i giovani alla speranza,senza paura di proporre mete forti e audaci.
Aiutare e accompagnare i nostri giovani e le famiglie - forse da soli non ce la facciamo, ma
insieme, in rete, forse potremmo. Creare in ogni ambito già da adesso e senza rimandare a
domani un clima di ottimismo, di fiducia, di comprensione. Favorire la verità perché solo
così possiamo crescere.
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