Anno scolastico 2015-2016 Premio per gli insegnanti che progettano un’uscita didattica alla ricerca della Grande Bellezza Scegli l’Italia … e diventa “Ambasciatore di Bellezza” per i tuoi allievi Manuale guida per i docenti INDICE 1. LE MOTIVAZIONI CULTURALI E PEDAGOGICHE Perché un’uscita scolastica alla ricerca della bellezza? 3 1.1 LA BELLEZZA ITALIANA 4 1.2 FUORI DALL’AULA PER… 2. PROGETTARE E ORGANIZZARE UN’USCITA ESPERIENZIALE 6 2.1 SCEGLIERE LA META 7 2.2 PREPARARE L’USCITA 8 2.3 SUL CAMPO 9 2.4 E DOPO? 9 3. COME CONCORRERE AL PREMIO APPENDICE. PROPOSTE DI LAVORO E MODELLI 11 SCHEDA DATI DELLA CLASSE 12 SCHEDA ATTIVITÀ 1. ATTENZIONE AL PERCORSO 13 REGISTRA LA TUA ESPERIENZA 14 SCHEDA ATTIVITÀ 2. TRACCIA PER STUDIARE E PRESENTARE UN BENE DEL TERRITORIO 15 SCHEDA ATTIVITÀ 3. ESSERE PRESENTI NELL’AMBIENTE 1. LE MOTIVAZIONI CULTURALI E PEDAGOGICHE Perché un’uscita scolastica alla ricerca della bellezza? 1.1 LA BELLEZZA ITALIANA Il Talento dell’Italia è la Bellezza, quella straordinaria capacità di immaginare, produrre e vivere il “buono e benfatto, quindi bello” in ogni ambito. Ben oltre il senso estetico, si tratta di un talento multiforme, che rimanda a un significato “panoramico”, multitematico della Bellezza. È una sintesi unica di storia, cultura e territorio, ma anche ricerca scientifica e avanguardia tecnologica, qualità dei prodotti e creatività progettuale. A ciò si aggiungano la ricchezza del patrimonio agroalimentare, la capacità di costruire relazioni empatiche e l’eccellenza della manifattura. Un’irripetibile pluralità che determina, nel suo insieme, quello “stile di vita” che il mondo intero ci invidia. Rendere le nuove generazioni consapevoli e, perché no, orgogliose di questa nostra specificità, è essenziale per fare del nostro talento distintivo una leva di sviluppo dell’Italia. In quale misura i nostri studenti sono in grado di vedere questa particolare competenza e apprezzarla nel suo significato più profondo che ha a che fare con le radici culturali e identitarie del Paese? Tanto più potranno sentirsene fieri, tanto maggiore sarà il loro desiderio di impegnarsi a difendere questo patrimonio identitario e la loro capacità coglierlo come una valida opportunità per il proprio futuro. Stimolare bambini e ragazzi a scoprire con i propri occhi, toccare con mano e vivere la bellezza italiana secondo molteplici significati, è dunque l’obiettivo che ci proponiamo con questa iniziativa, accanto a quello di trasformare gli insegnanti negli attori cruciali di questa rivoluzione culturale. Essi, infatti, svolgono da sempre una funzione centrale nel plasmare le sensibilità e sviluppare la coscienza critica dei ragazzi e a loro in primis intendiamo rivolgerci, proponendo loro di diventare ambasciatori della bellezza italiana verso i propri studenti. • Ambiti e significati • Patrimonio artistico e paesaggistico. Aldilà delle singole manifestazioni artistiche (musei, chiese, palazzi…), ciò che caratterizza il nostro territorio è il tessuto di relazioni virtuose tra le realizzazioni dell’uomo e il territorio, che hanno lasciato un’impronta di particolare armonia: si pensi ai celebrati borghi medievali, alla varietà dei paesaggi rurali in cui le opere dell’uomo - dalle abitazioni alle attività produttive - si sono modellate creativamente sui tanti differenti ambienti del territorio. Oltre la singola opera d’arte, la testimonianza isolata, occorre guardare quindi al paesaggio come espressione delle relazioni che si intrecciano nel territorio: relazioni che includono la natura e l’arte e innumerevoli luoghi straordinari come quelli del vivere comune. • Realtà produttive di eccellenza o luoghi collegati alla produzione (fabbriche, botteghe artigiane, musei d’impresa). La manifattura italiana è una dorsale della nostra identità che, dalle botteghe artigiane del Rinascimento all’impresa della post modernità, ha mantenuto il focus sulla qualità dell’opera, sintesi inimitabile di funzione ed estetica, e fatto della capacità progettuale l’attitudine vincente. Esplorare e far proprio il nostro genius loci non può prescindere dall’avvicinarsi al saper fare caratteristico che, oltretutto, amplifica il senso di tanta parte della nostra quotidianità. • Usi, costumi, tradizioni locali. Si tratta di componenti soft, più facilmente apprezzabili in compagnia di un abitante del luogo, che hanno un peso specifico rilevante nel definire la qualità della vita del nostro Paese nelle sue mille sfaccettature locali (storie intorno al cibo, particolari modalità di preparazione e consumo, rituali sociali, leggende,…). Scoprire e studiare queste manifestazioni, innanzitutto nel territorio da cui hanno origine e poi, in modo più esteso, nel territorio italiano; riconoscerne le matrici storiche e apprezzarne le qualità distintive, significa per gli studenti qualcosa di più di un semplice incremento delle conoscenze. Studiare, riconoscere, apprezzare le bellezze del territorio contribuisce a promuovere il senso di identità. 3 Favorisce cioè il riconoscersi come parte di una storia, di una cultura e quindi lo sviluppo di un sentimento di cittadinanza, con le assunzioni di responsabilità verso i beni comuni che questo implica. Ecco dunque che un’uscita scolastica alla ricerca delle bellezze italiane può diventare un importante strumento in un percorso di educazione a una cittadinanza rinnovata: più consapevole, attiva e responsabile. • Il valore pedagogico della bellezza Coltivare con i nostri alunni il senso della bellezza ha un grande significato sul piano della crescita culturale e personale. • La bellezza apre i sensi contribuendo al benessere psicofisico: basti pensare a come ci sentiamo quando ci troviamo in un ambiente “bello” (che sia un paesaggio naturale o un armonioso centro storico) e come ci sentiamo in un ambiente degradato dove, anche inconsapevolmente, qualcosa in noi si chiude per autodifesa. • Insieme con i sensi, la bellezza apre la mente e il cuore: siamo più recettivi, più disposti a imparare, a metterci in relazione con gli stimoli esterni, a sentirci parte del mondo. • La bellezza ispira: offre modelli positivi, apre alla meraviglia, stimola all’imitazione dei grandi esempi, porta nel mondo “alto” di chi ha saputo creare bellezza, che sia un artista di fama o un anonimo artigiano. • La bellezza educa il gusto: ci aiuta per differenza a notare le disarmonie, le sciatterie, le brutture e ci ispira a perseguire il bello nel nostro operato. • La bellezza stimola il senso di responsabilità: un ambiente “bello” suscita senso di orgoglio e di appartenenza, quindi il desiderio di valorizzarlo e di prendersene cura. 1.2 FUORI DALL’AULA PER… • …incontrare il territorio Il territorio è ambiente di apprendimento: osservarlo, studiarlo, imparare a percepirlo è per gli studenti un’occasione non solo di guardare ai luoghi in maniera nuova e più ricca, ma di fare esperienza di un modo “attivo” di imparare. Non occorre andare lontano, né avere tanti giorni a disposizione, anche il proprio quartiere può essere altrettanto interessante di una meta famosa! La straordinarietà del nostro Paese risiede nella sua ineguagliabile concentrazione di bellezza distribuita in maniera omogenea da Nord a Sud sull’intera superficie. La consuetudine dell’uscita aumenta l’attitudine dei ragazzi a cogliere la bellezza anche nell’ordinario, grazie ai numerosi elementi d’ispirazione presenti su tutto il territorio. • …toccare la Bellezza con le mani Qualunque sia la meta, ciò che l’uscita scolastica offre è un’occasione di coinvolgimento attivo degli studenti nel processo di apprendimento. Uscendo da scuola per lanciarsi alla scoperta di un territorio, i ragazzi hanno la possibilità di essere protagonisti, di costruire conoscenze non preconfezionate ma frutto di un’indagine personale e diretta. Per favorire questo meccanismo, l’uscita dovrebbe essere il più possibile esperienziale, ossia capace di coinvolgere non solo la sfera cognitiva, ma la persona nella sua globalità, a partire dai sensi per arrivare alle emozioni e alla mente. In tal senso il territorio è l’ambiente ideale per osservare, ascoltare, annusare, assaggiare, muoversi, usare le mani: da una presenza viva nell’ambiente nasceranno curiosità, interesse genuino, ipotesi, nuove conoscenze. Un modello da cui trarre ispirazione sono le visite attive che il FAI propone nelle sue proprietà, condotte all’insegna di una pedagogia della scoperta basata sulla partecipazione attiva dei visitatori (si veda box di approfondimento in basso “Un modello pedagogico di esplorazione dell’ambiente”) • …definire sé stessi nella relazione con gli altri Le uscite scolastiche sono una grande occasione di socializzazione: fuori dal setting rigido dell’aula gli studenti possono condividere con i compagni momenti preziosi per sviluppare rapporti più intensi - tra di loro e con gli insegnanti - che vanno a migliorare il benessere relazionale della classe. Ma non solo: nell’uscita attiva ed esperienziale la socialità diventa anche un’importante risorsa per l’apprendimento. Questa cornice stimola, infatti, fruttuosi scambi di conoscenze tra pari; si presta ad attuare didattiche basate sull’apprendimento cooperativo, che prevede la suddivisione dei compiti, l’organizzazione, l’interazione tra singoli e gruppi, la negoziazione delle conoscenze acquisite; consente infine la valorizzazione dei talenti e degli stili di apprendimento individuali, nonché l’integrazione degli alunni più in difficoltà, che troveranno nella 4 cooperazione di gruppo nuovi stimoli e la possibilità di trovare un proprio spazio gratificante e motivante. • …prendere consapevolezza dei propri Talenti Una uscita scolastica “esperienziale” è anche una occasione favorevole allo sviluppo delle competenze. Possiamo infatti progettarla in modo da assegnare agli studenti quei “compiti complessi” e “compiti autentici” che li stimolano ad attingere a conoscenze afferenti a diversi ambiti, attuando quindi un approccio multidisciplinare e a organizzare creativamente le proprie conoscenze e abilità in situazioni di realtà, cioè in relazione a un obiettivo reale. Osservare, raccogliere informazioni, intervistare qualcuno, creare qualcosa con le proprie mani, documentare una attività, relazionare ai compagni o ad altri, muoversi nello spazio, organizzare il tempo in funzione degli obiettivi, progettare questi e molti altri saranno i compiti che i ragazzi potranno affrontare nel corso di una visita attiva. Ciò motiverà gli studenti a sviluppare ed esprimere le competenze disciplinari elencate come traguardo dalle Indicazioni Nazionali nonché quelle più generali, afferenti a un profilo di cittadinanza consapevole, indicate come competenze chiave per l’apprendimento dalla Raccomandazione adottata nel 2006 da Parlamento e Consiglio europeo (e in particolare quelle riferite agli ultimi 4 ambiti, e cioè: imparare a imparare, competenze sociali e civiche, spirito di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale). Un modello pedagogico di esplorazione dell’ambiente Cristina Marchini, responsabile FAI scuola Molte proprietà del FAI sono aperte alle scuole, con programmi di visite guidate e attive; è di queste ultime che siamo particolarmente orgogliosi perché contengono elementi di novità e qualità didattiche importanti. Esse non hanno niente a che vedere con le classiche visite guidate in cui l’unica attività prevista è ascoltare passivamente; a chi non è capitato di vedere gruppi di scolaresche affollate attorno alla guida per cercare di vedere qualcosa e capire le sue parole? C’è sempre qualcuno che si annoia, si distrae o addirittura non riesce a sentire, e allora è inevitabile che si crei anche disordine. E tutto questo non favorisce la scoperta della bellezza! Noi siamo partiti da un’idea diversa: occorre che il visitatore sia coinvolto attivamente in un lavoro di scoperta in tutti gli aspetti della sua personalità, a partire dalle percezioni, le sensazioni, le emozioni … Ciò rappresenta una garanzia di attenzione, partecipazione e reale conoscenza. Da qui l’idea delle visite attive che seguono metodologie e fasi di lavoro ben precise. Il primo lavoro da fare a scuola è quello sull’immagine mentale. Agli alunni non si spiega nulla del luogo che visiteranno (saranno loro stessi a fare le loro scoperte!) ma si chiede di immaginarlo e disegnarlo; in questo modo ognuno richiama ciò che già sa, per esempio su un castello o su una villa del Settecento, comprese eventuali idee sbagliate che si è fatto. Arrivati sul posto, gli studenti vengono accolti dall’operatore didattico, che propone loro di accostarsi al luogo attraverso le percezioni e le sensazioni: i giovani visitatori, che non hanno ancora ricevuto alcuna informazione, fermano l’attenzione sui suoni, i colori, gli odori, le luci e fissano su un cartellone le informazioni che hanno raccolto con i loro sensi. Questo per concentrarsi con tutti se stessi e calarsi appieno nell’incontro col bene. Ora possono iniziare le attività di scoperta sul campo, proposte come una caccia ai tesori del luogo e alla loro storia. Divisi in gruppi, gli studenti ricevono quindi compiti diversi di esplorazione e alcune schede di lavoro con brani da leggere, immagini da confrontare, domande, stimoli all’osservazione. Ogni gruppo è impegnato in modo attivo: deve muoversi, osservare, scrivere, contare, dedurre, disegnare, creare. Terminata la “caccia” ci si riunisce per mettere in comune le scoperte. È sempre un momento entusiasmante in cui tutti sono coinvolti, anche gli insegnanti, e desiderosi di far conoscere agli altri ciò che hanno visto e capito. I vari gruppi, a turno, possono fare da ciceroni negli spazi appena esplorati. Solo raramente succede che qualcuno sia distratto e disinteressato: solitamente i ragazzi illustrano con fierezza e abbondanza di particolari quanto hanno scoperto. La visita si conclude con un’attività di laboratorio: un momento importante nel quale ciascuno si mette in gioco e, lavorando anche con le mani, può fissare e rielaborare in modo personale le nuove conoscenze. L’elaborato verrà portato a scuola e l’attività sarà documentata fotograficamente per servire come memoria collettiva e base per futuri lavori. Per tutti, sia pure con modalità diverse secondo l’età, la conoscenza diventa una conquista personale. Con i sensi si raccolgono le informazioni, con l’immaginazione si possono fare ipotesi sul contesto; con il ragionamento si può trovare un rapporto tra le informazioni raccolte, capire le cause di un fenomeno. Nell’esplorazione attiva gli studenti si muovono liberamente, usano il corpo e le mani, ma si comportano sempre con grande attenzione e rispetto, investiti dal compito loro affidato. 5 2. PROGETTARE E ORGANIZZARE UN’USCITA ESPERIENZIALE 2.1 SCEGLIERE LA META Il primo step nella progettazione di un’uscita scolastica è la definizione della meta. Non necessariamente ci dirigeremo verso le mete del turismo culturale classico. Suggeriamo anzi di adottare criteri diversi, come quelli indicati di seguito (che rappresenteranno un valore aggiunto nella valutazione complessiva del progetto da parte della giuria del premio). • Coerenza con il percorso di studi o con il territorio L’uscita non è avulsa dal percorso formativo progettato per la classe, ne è parte integrante. Se la classe è impegnata a indagare il proprio territorio, sarà significativa un’uscita dedicata alle sue peculiarità. Se si sta dedicando allo studio di una determinata epoca storica, sarà pertinente una uscita verso un luogo che presenti testimonianze di quella epoca; lo stesso vale per le scienze (in particolare le scienze ambientali) e per qualunque altra disciplina. Nella scuola primaria e secondaria di primo grado potrà essere interessante un’uscita che metta a fuoco aspetti caratteristici del territorio in cui si vive (bellezze naturali o artistiche, particolari tradizioni, attività produttive tipiche ecc.). Per la secondaria di secondo grado, sarà coerente un’uscita orientata a temi che hanno a che fare con l’indirizzo di studi (per esempio, percorsi gastronomici, studio dal vivo di realtà produttive agroalimentari d’eccellenza radicate nel territorio per gli istituti alberghieri; per i corsi a indirizzo tecnico-scientifico, mete finalizzate allo studio di tecniche costruttive o produttive tradizionali particolarmente interessanti in rapporto all’ambiente o per la qualità dei prodotti ecc.). • Multidisciplinarietà Il paesaggio è una realtà complessa, ogni uscita ci dà la possibilità di incontrare diversi aspetti e manifestazioni di tale complessità e di coglierne le relazioni, in una visione a tutto tondo della realtà visitata. Allora, sarà interessante visitare, per esempio, un’importante opera d’arte presente in un certo luogo, ma anche indagare il significato che essa riveste per la comunità, conoscere il contesto in cui è inserita, assaggiare un piatto tipico, visitare un laboratorio, intervistare abitanti o esperti del luogo, conoscere le risorse offerte dall’ambiente naturale e così via. Questo approccio implica necessariamente il coinvolgimento di diverse discipline, il che si traduce a livello didattico e di organizzazione scolastica nello stimolo a collaborare in co-progettazione tra docenti. • Scoperta L’Italia non è solo Venezia, Firenze e Roma. Il nostro Paese è disseminato di piccoli centri, di opere d’arte nascoste, di scorci di paesaggio da scovare, di creatività e manifestazioni geniali della mano dell’uomo che plasma l’ambiente con armonia per il suo quotidiano. E quindi non solo musei famosi, palazzi e cattedrali ma anche l’armoniosa piazza di un piccolo centro con la sua fontana o il suo albero secolare, il sistema di canali e chiuse di una risaia, i terrazzamenti e i muretti a secco che modellano un’area collinare, la chiesetta sconosciuta, l’opificio esempio di archeologia industriale, l’antico mulino, la bottega artigiana, l’atelier di un giovane artista o artigiano che interpreta una tradizione... L’uscita ha lo scopo di svelare il museo a cielo aperto che è il Paese intero, un museo diffuso che raccoglie una sovrabbondanza di bellezza e genialità che è la peculiarità del territorio italiano. • Il percorso oltre la meta Attenzione al tema della “mobilità lenta”. Prendere in considerazione modi diversi e alternativi di spostarsi è uno strumento prezioso per una fruizione del territorio del tutto inaspettata. Il mezzo cambia radicalmente il rapporto tra lo spazio e il tempo, cambia la percezione sensoriale dell’ambiente, cambia il fuoco dell’attenzione e porta con sé una specifica esperienza del territorio. La mobilità lenta non solo favorisce un’esperienza multisensoriale del viaggio, e quindi molto più memorabile, ma porta con sé l’elemento essenziale della mobilità sostenibile, diventando l’occasione per educare i ragazzi al rispetto e alla salvaguardia del territorio che ci appartiene. L’attenzione al movimento lento ha portato alla riscoperta e valorizzazione delle antiche vie di collegamento: le grandi rotte commerciali, le vie romane, i cammini di pellegrinaggio, i percorsi delle transumanze, le strade interpoderali, le più recenti linee ferroviarie minori dismesse e sempre più spesso trasformate in percorsi ciclo-pedonali. Un numero crescente di persone ha scoperto la bellezza di percorrere a piedi o in bicicletta questi antichi cammini. Perché non integrare questo aspetto nel nostro progetto di uscita scolastica? In tal modo il mezzo diventa esso stesso oggetto di studio e di scoperta insieme alla porzione di territorio attraversata. Per lavorare in classe su questo tema, in vista di un’eventuale uscita che includa uno spostamento lento proponiamo in Appendice la Scheda Attività 1 “Attenzione al percorso”. 6 2.2 PREPARARE L’USCITA • Definire aspettative e obiettivi Aspettative e obiettivi della classe possono essere definiti con maggior chiarezza grazie all’aiuto di una mappa da costruire insieme. Si chiederà a ogni studente di esprimere ciò che si aspetta dalla visita e quale obiettivo gli piacerebbe conseguire. Si potranno ottenere risposte differenti: -- “mi aspetto di divertirmi con i miei compagni”, -- “non vedo l’ora di vedere dal vero quella certa opera che abbiamo studiato solo sul libro” -- “sarà interessante scoprire l’ambiente nel suo insieme”, -- “vorrei incontrare di persona coloro che realizzano quel tal prodotto e scoprire i loro segreti” -- … Si annoterà brevemente in forma di mappa la discussione, scrivendo al centro della lavagna o di un foglio “che cosa mi aspetto dalla visita a…” e tutto attorno per parole chiave le risposte, raggruppando quelle simili. Questa semplice attività offrirà il punto di partenza per mettere a fuoco gli obiettivi della visita a partire dagli interessi espressi, definendo quelli irrinunciabili e quelli secondari e soprattutto organizzando l’attività nel modo più adatto a conseguirli. • Ricerche preliminari Che cosa sappiamo di ciò che visiteremo? È sempre raccomandabile fare un punto sul tema raccogliendo le osservazioni dei ragazzi che faranno riferimento a contenuti studiati a scuola, esperienze personali, informazioni ricavate da altre fonti (film, libri, internet…) Secondo il livello della classe, i mezzi e il tempo a disposizione, si potrà avviare una fase di ricerca preliminare. È possibile suddividere la classe in gruppi a cui affidare indagini in campi diversi, secondo gli interessi di ciascuno. Per esempio, se la visita riguarda un museo della seta sarà opportuno avere nozioni di tecnologia sulle lavorazioni nel tempo, conoscere il contesto geografico per comprendere il rapporto tra quel tipo di produzione e le risorse locali e così via; se ci avvieremo su un cammino storico, sarà interessante avere nozioni sull’ambiente attraversato, su vicende storiche legate al percorso, sulle abitudini degli antichi viandanti, sulle testimonianze storiche che si incontreranno lungo la via. Nella scuola Secondaria potrà essere molto fruttuosa la collaborazione tra docenti in un progetto di lavoro multidisciplinare, in cui si potranno affrontare aspetti diversi del tema secondo le diverse prospettive disciplinari. Gli attuali strumenti informatici faciliteranno e stimoleranno gli studenti in questa ricerca preliminare, che includerà anche una “visita virtuale” sul territorio e il disegno del percorso su una mappa. In assenza di mezzi informatici utilizzeranno le tradizionali carte; i più piccoli potranno disegnare la carta dei luoghi che visiteranno per avere una visione d’insieme. • Materiali di lavoro Le informazioni raccolte potranno essere sintetizzate dai ragazzi stessi in schede di supporto da utilizzare durante la visita. In linea con la metodologia dell’apprendimento cooperativo, sarebbe ideale organizzare il lavoro in modo tale che ogni gruppo prepari qualcosa che verrà condiviso con i compagni solo durante la visita, facendo gli uni da guida agli altri per aspetti specifici del percorso. L’insegnante assegnerà a ciascun gruppo i differenti compiti di osservazione (ad es. nel caso di un bene architettonico-artistico, architettura, affreschi, ambienti diversi). Tali schede possono contenere alcune generiche indicazioni di lavoro: -- Che cosa vedi? -- Disegna un particolare che ti colpisce. -- Scegli un punto da cui si gode un panorama interessante e disegnalo o fotografalo… -- Osserva la piazza principale: che cosa c’è? -- Prova a disegnare la pianta collocando gli edifici e gli elementi che osservi. -- Conta le finestre della facciata: quante sono? Che forma hanno? A questo proposito si propone in Appendice uno strumento passepartout: la Scheda Attività 2 “Traccia per studiare e presentare un bene del territorio”. • Le risorse locali In fase preparatoria è importante rilevare le risorse locali a cui potremo attingere nel corso della visita. Tale indagine potrà essere condotta dai docenti con il prezioso supporto dei genitori e potrà essere parzialmente condivisa con gli studenti più grandi come parte del percorso didattico. In funzione degli obiettivi sarà utile prendere contatto con musei, associazioni del territorio, consorzi di prodotti tipici, esperti. Per dare vivacità e spessore all’esperienza, è possibile immaginare di contattare e chiedere un appuntamento a 7 persone e professionisti da intervistare: il direttore di un museo, un artigiano, il responsabile di una realtà produttiva interessante. In questo caso gli studenti avranno discusso in classe e preparato le domande da porre. Non dimentichiamo, inoltre, che anche il cibo è cultura e, in particolare nel nostro Paese, è parte integrante del territorio e dell’identità: non sarà la stessa cosa programmare una sosta al fast food o in un luogo dove poter apprezzare le specialità del posto. Il pasto permetterà di esplorare e conoscere anche attraverso il senso del gusto, diventando potenzialmente l’occasione per interviste e riflessioni sul rapporto tra consuetudini alimentari e risorse locali. Per finire, non trascuriamo tradizioni e cultura. Siamo nell’ambito di ciò che l’UNESCO definisce beni immateriali: laddove sopravvive una specifica tradizione musicale sarà interessante ascoltare un concerto, incontrare e intervistare un musicista, un costruttore di strumenti tradizionali, un gruppo di anziani cantori. 2.3 SUL CAMPO Eccoci infine al momento dell’uscita. Quali attività programmeremo perchè gli studenti possano fare un’esperienza memorabile del luogo prescelto? Di seguito un piccolo menù: • La consapevolezza dello spazio Lo “spazio” è fattore fondamentale nella lettura di un territorio. Strade, piazze, edifici, i monumenti, campi, boschi.. disegnano uno scenario che definisce l’ambito della nostra relazione con il mondo, del nostro concreto stare in un luogo. Basterà qualche piccolo stimolo per lasciare che le sensazioni emergano e le percezioni si definiscano. Lasciare un po’ di tempo per osservare lo spazio e chiedersi un momento: dove sono e come sto qui? Sarà poi altrettanto interessante, spostandosi in una dimensione più oggettiva, geografico-storica, osservare come gli elementi nel territorio “disegnano” uno spazio che racconta della vita nel territorio: le relazioni, l’organizzazione (dove sono le abitazioni, i posti di lavoro, i luoghi di incontro, come si modellano le strade sull’orografia e nei centri abitati), i simboli condivisi (dove è, se c’è, la piazza principale, dove si trovano gli edifici più rappresentativi, i monumenti), la storia. I ragazzi potranno essere invitati a rappresentare lo spazio percorso, ciascuno con gli strumenti adatti all’età e agli studi: dal disegno a mano a rilevazioni più oggettive e precise sull’orientamento e le forme degli spazi visitati. • L’importanza delle impressioni Nell’incontro col territorio lasciamo spazio alla sorpresa e in seguito proponiamo modi per esprimere impressioni ed emozioni - a seconda dell’età: un disegno, una conversazione, una frase annotata.. - e includiamole nel “bottino” di informazioni che ricaviamo dalla visita. Lasciare spazio alle impressioni significa innanzitutto assicurarsi il coinvolgimento pieno dei ragazzi: è un invito a “esserci” e non solo a fare qualcosa. Inoltre, le impressioni veicolano informazioni: l’austero castello che domina lo spazio dall’alto intimorisce e comunica inquietudine? È un’impressione coerente con la sua funzione difensiva. Ci si sente piccoli sotto le volte della cattedrale, sopraffatti dalla sua solennità? E viceversa, un senso di rassicurante intimità si fa strada nella spoglia chiesa romanica? Sono due diverse concezioni del sacro, proprie di epoche e contesti sociali specifici, che si esprimono anche con queste forme architettoniche. • L’osservazione, non solo con gli occhi È utile affidare piccoli compiti concreti di osservazione, che costringano a guardare davvero con attenzione: quante finestre ci sono? Che forma ha quel portale? In un’epoca in cui fotografiamo tutto affidando alla memoria dello smart-phone il ricordo dell’esperienza, sarà interessante proporre modalità di osservazione “antiche” come il disegno. Fare lo schizzo di un paesaggio, di una facciata; riprodurre con il disegno la decorazione di un vaso, la forma di un oggetto artigianale, il motivo di un ricamo: sono attività che richiedono tempo e quindi la rinuncia alla quantità in favore della qualità, ma assicurano precisione nell’attenzione. Fatto in gruppo, il lavoro diventa occasione di scambio confronto e arricchimento ulteriore. • L’esperienza multisensoriale Non si impara solo con la mente, non si osserva solo con gli occhi. Facciamo in modo che la nostra esperienza sia memorabile per tutti i sensi. Suoni e odori dicono molto di un luogo. 8 Voci di persone? Rumori di traffico? Melodie in lontananza? Quanto lontano? Rumori che rivelano qualche attività produttiva? O il vento, il frusciare delle foglie, il verso di animali? E “come” si diffondono i suoni qui? Rimbombano, si disperdono in uno spazio apparentemente ampio? Allo stesso modo, l’olfatto: in campagna, nei laboratori artigiani, nei luoghi di lavoro, nelle pasticcerie o gastronomie tipiche, a tavola… Di quale stagione mi parlano questi odori? Di quale ambiente, materiali, macchine, cibi? • L’incontro con le persone La visita di un luogo è incontro con le persone. Programmare almeno un incontro con un esperto, un abitante del luogo, un artista o artigiano significativo arricchierà l’esperienza. Sarà fondamentale, per trarre il meglio dall’incontro, prepararsi con un’intervista. • Incontro con il “saper fare” Un’uscita esperienziale non può dimenticare la dimensione del fare come oggetto di studio. Sarà interessante visitare un laboratorio, una fabbrica, un’azienda agricola e intervistare le persone che si dedicano alle attività osservate. L’incontro sarà poi indimenticabile se i ragazzi potranno essere coinvolti in un laboratorio. Per tali aspetti, è possibile rivolgersi a realtà quali associazioni, consorzi, cooperative, fattorie didattiche, che offrono visite attive e laboratori. • Registrazione e condivisione dell’esperienza La registrazione delle esperienze è un aspetto centrale, sia nel corso dell’uscita che successivamente in classe, quando bisognerà organizzare il materiale raccolto e dargli forma, integrandolo in modo significativo nel percorso di apprendimento. Nel corso della visita sarà bene sollecitare i ragazzi all’uso di mezzi diversi, a seconda dell’età, delle possibilità strumentali e delle inclinazioni personali. La capacità di costruire resoconti ricchi, che sappiano anche integrare in maniera creativa e costruttiva strumenti analogici e digitali, sarà considerato un valore aggiunto nella valutazione complessiva del progetto. Anche in questo caso è possibile organizzare il lavoro di registrazione in gruppi o ruoli. Un’idea in più può essere il suggerimento che ciascuno tenga un proprio personale “diario dell’uscita”: dal semplice taccuino su cui annotare liberamente impressioni e appunti con parole e disegni, fino alla raccolta di foto per Instagram, Pinterest e blog. Una volta in classe, condividendo il processo con gli studenti, verranno selezionate le cose più significative tra i materiali raccolti e si procederà all’integrazione delle nuove conoscenze ed esperienze nel percorso di apprendimento. Si propone in Appendice la Scheda Attività 3 “Essere presenti all’ambiente”. 2.4 E DOPO? A conclusione dell’attività chiediamo ai docenti referenti e agli studenti che vi hanno preso parte una valutazione complessiva: è una fase del lavoro importante che si considera parte integrante del processo. Anche in questo caso si potrà partire dalle singole valutazioni personali degli alunni e poi arrivare eventualmente a una formulazione comune. A titolo esemplificativo si suggerisce di creare un ipertesto da caricare sul sito della scuola; una presentazione fotografica o un video da proiettare in un incontro con i genitori; un opuscolo di testi e immagini da distribuire alle famiglie; una piccola mostra da esporre in uno spazio comune dell’istituto scolastico o presso la biblioteca locale o altro spazio pubblico. Sono solo alcune tra le tante possibili idee: ognuno troverà il proprio modo di espressione, adatto ai propri scopi e alle proprie condizioni. 3. COME CONCORRERE AL PREMIO • Alla definizione del progetto potranno concorrere due o più insegnanti. In ogni caso ci saranno solo 2 insegnanti di riferimento. • Per partecipare, ogni gruppo dovrà presentare entro il 30 giugno 2016 (fa fede il timbro postale) una relazione con gli allegati di documentazione dell’attività, come sotto specificato, all’indirizzo: Segreteria organizzativa del “Premio - Scegli l’Italia” – La Cavallerizza, Via Carlo Foldi 2, 20135 Milano 9 • La relazione a cura dei docenti sul lavoro svolto sarà così articolata: Dati identificativi: classe, nome e indirizzo dell’istituto, nomi e indirizzo e-mail degli insegnanti referenti (si veda in Appendice la Scheda “Dati della classe”) 1. Obiettivi didattici, collegamento con il percorso formativo, discipline e docenti coinvolti (max 1 pag.) 2. Scelta della meta: descrizione, motivazione, modalità di scelta (max 1/2 cartella) 3. Lavoro preparatorio, descrizione (max 1 cartella) 4. Relazione sullo svolgimento dell’uscita: attività svolte, metodologie (max 1 cartella) 5. Valutazione dei docenti (max 1/2 cartella) 6. Valutazione degli alunni (max 1 cartella con un commento collettivo o una raccolta di commenti individuali) Si raccomanda di non superare le quantità indicate. • Documentazione Alla relazione dovrà essere allegata una documentazione sul lavoro svolto nelle seguenti forme: 1. Eventuali materiali preparatori creati dal docente (schede di osservazione, di votazione, altro) 2. Materiali prodotti dalla classe a documentazione del lavoro svolto, a scelta tra: -- fotografie (una scelta di max 6 immagini) -- video o presentazione multimediale: durata max 5 min -- relazione scritta o testo+immagini: max 4 cartelle -- (per la scuola Primaria) testo scritto + disegni/immagini: max 4 facciate 10 SCHEDA DATI DELLA CLASSE (DA ALLEGARE ALLA RELAZIONE) Premio Scegli l’Italia. Anno scolastico 2015/2016 DATI DELLA CLASSE Scuola □ Primaria □ Secondaria I grado □ Secondaria II grado Nome della scuola……………………………………………………………………………………………………....... Classe………………………………..... sezione ………………................... numero alunni …………………....... Via…………………………………….............. n. …… CAP…………… Città ………………….......... Prov. ……… Telefono………………………....................... Fax…………..…………………………………………………………... E-mail………………………………………............................................................................................................ DATI DEI 2 INSEGNANTI REFERENTI Nome……………………………………………............ Cognome ………………………......................................... Via…………………………………….............. n. …… CAP…………… Città ………………….......... Prov. ……… Telefono………………….......................................... Cell.……………………………………….............................. E- mail…………………………………………………………………………………................................................... Materia di insegnamento …........................................………........................................................................... Data …………………………… Firma ………………………………………………………… Nome……………………………………………............ Cognome ………………………......................................... Via…………………………………….............. n. …… CAP…………… Città ………………….......... Prov. ……… Telefono………………….......................................... Cell.……………………………………….............................. E- mail…………………………………………………………………………………................................................... Materia di insegnamento …........................................………........................................................................... Data …………………………… Firma ………………………………………………………… TERMINI E CONDIZIONI Impegno di riservatezza (informativa ai sensi del D. Lgs. 196/2003) Nel rispetto della normativa in materia di protezione di dati personali, informiamo che il FAI – Fondo Ambiente Italiano e la Fondazione Italia Patria della Bellezza sono autonomi titolari del trattamento dei dati raccolti attraverso questo sito web e inseriranno i dati raccolti ciascuno nella propria banca dati informatica esclusivamente per inviare informazioni sulle rispettive attività istituzionali e per permettere la partecipazione alle proprie iniziative. In relazione ai dati forniti l’interessato potrà chiedere l’aggiornamento, l’integrazione o la cancellazione o si potrà opporre all’invio di materiale informativo, come previsto dall’art.7 del D.Lgs.196/2003 rivolgendosi a: - FAI - Fondo Ambiente Italiano, Titolare del trattamento, via Carlo Foldi 2, 20135 Milano - Fondazione Italia Patria della Bellezza, Titolare del trattamento, via Vigevano 41, 20144 Milano 11 SCHEDA ATTIVITÀ 1 ATTENZIONE AL PERCORSO Cosa accade quando da un luogo ci rechiamo in un altro? Che esperienza abbiamo dell’ambiente mentre viaggiamo? Come cambia l’esperienza se andiamo a piedi, in auto, in bicicletta, in aereo? Se andiamo lentamente o di fretta? Invitiamo la classe a riflettere sul modo in cui abitualmente ci spostiamo nell’ambiente. Lo scopo è invitare i ragazzi a ‘vivere’ il paesaggio, a considerare che esso non è solo da studiare, da guardare, da “usare”, ma un luogo in cui continuamente viviamo esperienze. Può comunicare benessere o disagio, può stupire, spaventare, opprimere, può essere riposante o stressante: è qualcosa con cui i nostri sensi sono sempre in contatto che influenza i nostri comportamenti e il nostro modo d’essere, anche senza che noi ne siamo consapevoli. L’attività può essere condotta con bambini e ragazzi di ogni età adattando il linguaggio al livello. 1. Invitiamo gli alunni a ripensare a un itinerario abituale e a chiedersi che cosa vedono e incontrano lungo il percorso: facciamo annotare le risposte. 2. Proponiamo di percorrere lo stesso itinerario in modo nuovo, grazie all’aiuto delle seguenti domande. • Cosa vedono i miei occhi? Colori, forme? C’è un colore prevalente? (Può essere la pietra con cui sono costruite le case, il colore dei campi, il grigio dell’asfalto.) Qualcosa spicca per contrasto? Prevalgono le forme naturali o quelle costruite? C’è armonia tra le forme che vediamo? Fin dove può spaziare il nostro sguardo? Quali particolari lo attirano? • Cosa sentono le mie orecchie? Fruscii di foglie, rintocchi di campane, rumori di traffico, lo scroscio di un torrente, voci di bambini che giocano, silenzio? Viene voglia di parlare sottovoce o di urlare? • Cosa sente il mio naso? Profumi o altri odori? Come cambia la fragranza dell’aria nelle varie stagioni, nelle diverse ore del giorno? Proviamo a chiudere gli occhi: cosa suggeriscono gli odori che sentiamo? • Cosa sente la mia pelle? Vento, umidità, afa, il tepore del sole, la frescura di un angolo ombroso? Che terreno c’è sotto i piedi: un tappeto di foglie, una strada lastricata in pietra, ciottoli, asfalto, sabbia, fango? E alla fine dell’esperienza: • Come mi sento? • Quanto tempo penso di avere impiegato nel percorso? 3. Proponiamo la scheda nella pagina seguente come guida alla registrazione dell’esperienza. Suggeriamo di far completare la scheda alla fine, per non interrompere l’esperienza stessa. Sarà interessante confrontare le annotazioni basate sui ricordi abituali con quelle registrate nella scheda. Nota metodologica È importante chiedere ai ragazzi di attenersi il più possibile a una registrazione puntuale e neutrale, senza interpretazione, degli stimoli che ricevono: questo li inviterà a raggiungere uno stato di grande apertura sensoriale. Successivamente, l’insegnante potrà proporre una attività più libera di sintesi, adatta all’età e al percorso di studi, come un testo libero, una rielaborazione grafico-artistica, un piccolo video, un semplice disegno con un breve commento per i bambini più piccoli. 12 REGISTRA LA TUA ESPERIENZA Nome ………………………………………………………………… Data …………………………………...... UN PERCORSO CON I SENSI Scegli un breve itinerario abituale e percorrilo pensando alle domande-guida che vedi sotto. Alla fine completa la scheda con le tue osservazioni, che possono essere espresse con brevi appunti o disegni. Percorso da …………………………….. a …………………………………………….. Cosa hanno visto i miei occhi? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… Cosa hanno ascoltato le mie orecchie? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… Cosa ha percepito il mio naso? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… Cosa ha sentito la mia pelle? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… Come mi sentivo mentre camminavo? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… E come mi sento adesso? ……………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………… 13 SCHEDA ATTIVITÀ 2 TRACCIA PER STUDIARE E PRESENTARE UN BENE DEL TERRITORIO Scrivete il nome preciso e aggiungete, se esistono, il soprannome o il nome dialettale. Indicate l’indirizzo e, se esiste, la designazione tradizionale della località. Descrivete o documentate con foto o disegni l’aspetto d’insieme, indicando di quale tipologia di bene si tratta (ad es. chiesa romanica, fortificazione romana, giardino all’italiana ecc.). Informazioni generali Breve descrizione geografica. Osservate l’ambiente geografico in cui è inserito (pianura, collina, ambiente alpino, mediterraneo,…). Indicate dove si trova rispetto a elementi importanti del paesaggio naturale (sulla riva di un fiume, nel fondovalle, in cima a un colle, …) o umano (nel centro abitato, in centro, in periferia, isolato, lungo una strada, …). Descrizione storica Se è un bene artistico scoprite quando è stato realizzato, se modificato, distrutto, ricostruito, restaurato, se è stato coinvolto in eventi storici particolari. Se è un bene naturalistico individuate l’età, da quale fenomeno ha avuto origine, che cambiamenti ha subito nel tempo (naturali o per opera dell’uomo), quali testimonianze storiche esistono. Destinazione d’uso Se è un bene artistico: perché fu costruito? A quale scopo? L’uso si è modificato nel tempo? E oggi come viene utilizzato? Se è un bene naturalistico: veniva o viene utilizzato per qualche scopo particolare? Stato di conservazione Osservate se è ben conservato (tutto o in parte) o se è abbandonato; se è stato restaurato (quali parti? come? quando?) o bonificato. Approfondimenti Descrizione artistica o naturalistica Entrate nei particolari tecnici e nei dettagli che vi sembrano importanti, illustrandoli con testi, immagini e didascalie. Fate attenzione al linguaggio! La descrizione deve essere precisa: imparate a utilizzare in modo appropriato parole specifiche del linguaggio artistico-architettonico (es. capitello, volta, affresco, bassorilievo, …) o naturalistico (nomi scientifici di piante, animali, minerali). Rapporto con la comunità Che rapporto ha con l’ambiente in cui vivete? Come è stato ‘vissuto’ nel passato? A che fine veniva utilizzato? Venne abbellito, trascurato, distrutto…? E ora, come vive nella vostra comunità? E’ visitato, ristrutturato, dimenticato, ben custodito, conosciuto? E quale futuro potrà avere? C’è qualche progetto ? Che impressioni suscita? Possiamo aggiungere osservazioni personali dettate dalla sensibilità e le emozioni. Quali emozioni suscita in voi? Siete ammirati per la bellezza, meravigliati, sentite un senso di mistero, un brivido di paura… È gradevole stare al suo interno, rasserena, intristisce, stimola la fantasia, fa riflettere su qualcosa in particolare? Che impressioni suscita negli altri visitatori? 14 SCHEDA ATTIVITÀ 3 ESSERE PRESENTI NELL’AMBIENTE Il primo passo per l’esplorazione di un luogo è lasciare che i ragazzi possano farne esperienza diretta. Quanto sono veramente «presenti» nei luoghi che abitiamo tutti i giorni? Si accorgono di come il corpo e la mente reagiscono all’ambiente, per esempio ai rumori, ai suoni, alla luce, alle forme che li circondano? Riescono a gustare la bellezza o notare la bruttezza dei luoghi con cui sono in contatto? Attività di laboratorio senso-motorio Proponiamo una serie di attività da cui l’insegnante potrà trarre spunti per condurre l’esplorazione del territorio o il primo approccio al bene oggetto di studio. Le attività sono adatte a tutti gli ordini di scuola adattando ovviamente linguaggio e livello degli obiettivi. Sarà più facile inserirle nell’attività della scuola Primaria o della Secondaria di Primo grado, sia per l’organizzazione che per la consuetudine a occuparsi di questi ambiti di attività. Tuttavia ci auguriamo che anche i docenti di Secondaria di Secondo grado vi trovino spunti per attività preparatorie o per esperienze da proporre nel corso dell’uscita. 1. Come mi sento qui? Dal paesaggio esterno al paesaggio interiore Scegliamo un luogo dove possiamo stare tranquilli, seduti comodamente. Iin seguito, quando i ragazzi saranno più «allenati» l’esercizio si potrà svolgere anche in piedi o camminando: un angolo di parco, una corte suggestiva, ma anche il cortile della scuola o l’aula stessa. L’insegnante guida con delle domande una breve esplorazione silenziosa del proprio «paesaggio interiore», partendo dalle sensazioni sensoriali: -- Che cosa colpisce i miei occhi? Da che cosa mi sento attratto? O respinto? Come mi sento quando guardo quest’oggetto o quel particolare? -- Quali informazioni mi giungono attraverso l’udito? È piacevole? Spiacevole? -- Quali informazioni mi portano il mio corpo, la mia pelle? Come è il terreno sotto di me? E l’aria attorno a me? -- Noto profumi o odori? -- Come mi sento qui? Calmo, agitato, sereno, allegro, triste? Che cosa mi viene voglia di fare? Quali pensieri mi arrivano? A conclusione, chiediamo agli alunni di mantenere il silenzio e di disegnare il luogo così come l’hanno sperimentato, aggiungendo qualche breve frase su qualcosa che li ha colpiti in modo particolare. Si osserveranno poi i disegni tutti insieme e ci si confronterà sulle «scoperte» fatte. Sarà interessante osservare nei disegni (la scelta dei soggetti, la scelta dei colori e dei segni) la traccia di questa osservazione così «interiore». Per i ragazzi più grandi, si potranno eventualmente sostituire i disegni con parole e brevi frasi. 2. Con le mani e con i piedi Questa esperienza, molto adatta a esplorare un luogo chiuso, possibilmente non familiare, va condotta a coppie. Un alunno si benda gli occhi e ha il compito di esplorare lo spazio toccando con le mani, tastando con i piedi (possibilmente scalzi), e di raccogliere in questo modo informazioni sul luogo esplorato. Non dovrà esplorarlo tutto, ma lo invitiamo a soffermarsi con attenzione sui particolari che via via incontra e di sentirne temperatura, consistenza, forma, cedevolezza...Lo inviteremo a immaginare che le mani e i piedi siano i suoi occhi. Il compagno lo segue negli spostamenti; non dovrà guidarlo ma, semplicemente toccandolo - per esempio tenendogli una mano sulla spalla o sulla schiena - gli darà sicurezza, lo asseconderà negli spostamenti evitando che si faccia male o che danneggi involontariamente l’ambiente. I due ragazzi della coppia dovranno cercare di comunicare senza parole, ma solo attraverso il contatto. Dopo 10 – 15 minuti di esplorazione il ragazzo bendato si toglie la fascia e la sua guida lo accompagna a vedere, questa volta con gli occhi, i luoghi e gli oggetti su cui si erano soffermati. Poi si cambiano i ruoli. Alla fine invitiamo gli alunni a sedersi in cerchio e a scambiarsi le proprie impressioni. 3. L’occhio del fotografo Questa attività allena a «vedere» i dettagli e a stimolare la capacità di stupirsi e di godere pienamente di ciò che vediamo, quasi fermando l’attimo in cui l’oggetto si rivela ai nostri occhi. Invitiamo gli alunni a mettersi in coppia: uno sarà il fotografo e il compagno la macchina fotografica. La «macchina fotografica» chiude gli occhi; il «fotografo» gli si pone dietro e tenendolo per le spalle lo guida a muoversi nello spazio alla ricerca di un buon oggetto da «fotografare». Quando il fotografo ha trovato il suo oggetto (potrà essere un dettaglio, una veduta da un certo punto di vista, insomma qualcosa di bello che meriti uno scatto) vi si pone davanti orientando la macchina fotografica (cioè il viso del compagno) esattamente verso di esso, come quando si scatta una foto. Quando il fotografo è pronto dice «clic» e il compagno apre gli occhi, riceve l’immagine e li richiude. Dopo qualche scatto (suggeriamo 5) si scambiano i ruoli. Sarà interessante osservare come, dopo l’attività, è cambia- 15 to il nostro sguardo sulla realtà, la nostra capacità di vedere; il mondo sembrerà più ricco di dettagli, il nostro sguardo più curioso. Chiediamo ai ragazzi di condividere le proprie esperienze. 4. Gesti e movimento: la mia danza in questo luogo (per i bambini di scuola Primaria) Questa attività rappresenta un passo successivo rispetto alle precedenti; presuppone infatti la capacità di sintonizzarsi con l’ambiente per arrivare a esprimersi creativamente in relazione ad esso. Questo non significa che debba essere proposta necessariamente dopo le altre attività. Poiché si basa, come vedremo, sul movimento libero, cioè su una modalità molto naturale per i bambini, essa può costituire, al contrario, in alcune situazioni un approccio semplice e gratificante al rapporto «sensoriale» con l’ambiente. A condizione che si crei il giusto clima di lavoro. Ci mettiamo seduti in un cerchio ampio nello spazio che vogliamo esplorare, chiuso o aperto. Guidiamo gli alunni a trovare un atteggiamento di calma e di tranquilla apertura all’ambiente utilizzando le domande suggerite nella attività Gli alunni non devono parlare per rispondere alle domande, ma solo osservare le proprie esperienze. Dopo pochi minuti, quando ci sembra che il gruppo abbia raggiunto la concentrazione necessaria, invitiamo gli alunni a lasciare che l’ambiente circostante suggerisca loro un movimento: che cosa mi viene voglia di fare qui? come mi viene voglia di muovermi? Può nascere il semplice desiderio di camminare verso un punto, di fare una piccola corsa, di saltare, di prendere contatto con qualcosa toccando o sdraiandosi, di muoversi con tempo lento o veloce, con alcune parti del corpo (le braccia, le mani, il busto, …) come in una piccola danza. L’importante è non cercare di imitare eventuali gesti di danza che conosciamo, non muoversi in modo meccanico, ma proprio lasciare che il corpo stesso ci guidi e trovi il suo modo di esprimersi. Quando qualcuno si sentirà pronto – senza stabilire turni e rimanendo tutti in silenzio – si alzerà e compirà il suo gesto, in mezzo al cerchio o in un altro punto visibile dello spazio. Poi riprenderà il suo posto e un altro potrà eseguire il suo gesto/danza. 5. Textures: una esplorazione tattile e visiva (per scuola Primaria e Secondaria di primo grado) Questa attività getta un ponte tra l’esplorazione sensoriale e l’espressione visiva in quanto trasforma in immagini le sensazioni tattili. Può essere svolta sia all’aperto che al chiuso, laddove ci sia un ambiente che si presti a essere esplorato attraverso le mani. Ogni alunno dovrà avere con sé foglietti di carta leggera bianca e un pastello molto morbido. Giunti sul posto, invitiamo gli alunni a un momento di concentrazione per poi intraprendere l’esplorazione del luogo esclusivamente con le mani. Non interessa la forma delle cose, ma la superficie così come essa «appare» alla sensibilità dei nostri polpastrelli; ancora più precisamente, interessa la sensazione che ci danno i rilievi delle superfici: lisce o ruvide? C’è una regolarità in questi rilievi, una specie di disegno (come per esempio la venatura di un legno, la «grana» di un muro, la trama di un tessuto ecc.)? In altre parole andiamo a cercare quell’aspetto delle superfici chiamato texture. Lasciamo che gli alunni conducano per qualche minuto le proprie esperienze, poi li invitiamo a raccogliere le «impronte» delle superfici esplorate. Si tratta di appoggiare un foglietto sulla superficie stessa e di colorarlo con la matita, con tocco molto leggero. In tal modo apparirà sul foglio il disegno della superficie, la sensazione tattile diventa visibile. Su ogni foglietto andrà annotato il nome del particolare di cui si sono prese le «impronte». Le textures così prodotte possono essere raccolte in un cartellone da appendere in classe oppure utilizzate da ciascuno per comporre una immagine «tattile» (per esempio un paesaggio o una composizione astratta) con la tecnica del collage. 16