nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine Dicembre 2015 n.11 ................................ NeoAteneo ................................ Dossier sull’ambiente di Federico Munini Piccolo compendio per lo studente consapevole. associazione NeoAteneo è lieta L’ di presentare alla comunità studentesca e alla cittadinanza il nuovo “Dossier sull’ambiente. Piccolo compendio per lo studente consapevole”. Questo progetto è nato dalla volontà di diffondere una cultura di rispetto dell’ambiente che sia concreta e che si realizzi attraverso le nostre scelte quotidiane. Tutta la comunità mondiale si trova oggi di fronte a enormi problemi, quale per esempio il cambiamento climatico, che vanno affrontati con urgenza. Molte delle catastrofi umanitarie a cui assistiamo – guerre, migrazioni di massa, carestie – sono almeno in parte attribuibili a crisi ambientali e di risorse. La buona notizia è che le nostre scelte individuali possono davvero influire sullo stato del pianeta. Il “Dossier” si sviluppa su quattro tematiche: cibo, acqua, energia e rifiuti; per ognuna di queste vengono evidenziati gli effetti ambientali che hanno i nostri comportamenti. L’allevamento, per esempio, incide per quasi il 15% sulle emissioni mondiali di gas serra: mangiare meno carne e prodotti di orgine animale può essere un primo passo per ridurle. Sempre nel capitolo dedicato al cibo, vengono analizzate anche le questioni legate alla pesca eccessiva (che sta svuotando gli oceani), all’agricoltura biologica e allo spreco (in Italia si buttano via 20 milioni di tonnellate di cibo all’anno!). Per quanto riguarda l’acqua, viene introdotto il concetto di impronta idrica: sui 6 300 litri che ognuno di noi consuma ogni giorno (direttamente o indirettamente), solo il 4% è dovuto all’utilizzo domestico, mentre il 90% circa è “nascosto” nel cibo che consumiamo. Se per produrre un kg di legumi servono circa 4 000 litri d’acqua, per un kg di carne di manzo si superano i 15 000. Nella parte dedicata all’energia si evidenziano in particolar modo gli effetti dell’utilizzo massiccio di combustibili fossili sull’inquinamento dell’aria: a Udine sono frequenti gli sforamenti dei limiti di sicurezza per alcune sostanze pericolose per la salute, come polveri sottili, ossidi di azoto e ozono. Nell’ultimo capitolo si mettono in luce i vantaggi del riciclo e riutilizzo dei rifiuti rispetto allo smaltimento in discarica, e vengono approfondite due tipologie di rifiuti che creano notevoli problemi: la plastica e i rifiuti elettronici. L’opuscolo è scaricabile gratuitamente dal sito www.neoateneo.it, ed è stato anche stampato in 200 copie, con i fondi dell’Associazione. Per chi fosse interessato, il dossier verrà distribuito durante i prossimi banchetti dell’Associazione nelle sedi universitarie; altrimenti si può contattare direttamente l’Associazione per ricevere una copia. 1 n.11 · Dicembre 2015 Fonte: www.natangelo.it ................................ Ester(n)o ................................ Il Servizio Civile Nazionale. Una questione di fede di Alice Mantoani l Servizio Civile Nazionale, quale Iitaliani, splendida occasione per i giovani così bisognosi dell’agognata esperienza per riuscire a inserirsi nella crescente competitività e chiusura del mercato del lavoro. E allora via, non mi lascio sfuggire la ghiotta opportunità di espatriare, per un’attività finalmente attinente ai miei studi e, perdipiù, con uno stipendio! Scorrendo i possibili progetti comincia a montare la rabbia verso lo stato, laico solamente quando si tratta di dare legittimazioni pseudoscientifiche alla “teoria gender”, che si riconferma zerbino confessionale del Vaticano: su 680 volontari da avviare al SCN all’estero, circa 4 potranno lasciare la religione a casa1 . Ma io sono una persona ateamente tollerante e spietatamente realista: la coopera2 zione internazionale italiana è in mano ai cattolici, se voglio partire devo farci i conti. Mi candido allora con la FOCSIV per un progetto in Ecuador e, nonostante le numerose affinità elettive, riesco a passare la selezione: andrò in Amazzonia per promuovere i diritti delle popolazioni indigene. Con questo obiettivo ben chiaro in mente, sopporto dispendiose quanto inutili sessioni di formazione in cui non manca il continuo richiamo a valori religiosi e l’ingombrante assenza di informazioni pratiche. A ragione. La realtà infatti stride beffarda rispetto alle aspettative: come previsto sono alle santissime dipendenze di un Vicariato ma la sua emanazione sociale è totalmente atrofica e ripiegata su sè stessa, troppo impegnata ad autocommiserarsi e ricordare la passata gloria per accorgersi che elemosinare vestiti e alimenti non risolverà i problemi di un territorio dilaniato e ingiusto come l’oriente ecuadoriano. Delle popolazioni indigene, poi, non c’è traccia salvo per delle visite saltuarie di un frate confusionario e disorganizzato che, in teoria, sarebbe il mio referente in loco. Ma perché arrabbiarsi o preoccuparsi quando è garantito l’indispensabile accompagna- mento spirituale! Alle comunità che vedono il proprio territorio invaso e reso inospitale dalle compagnie petrolifere, che subiscono la pressione dei colonos scesi dalle Ande per dedicarsi all’agricoltura e che sono saccheggiati dal commercio di legname, basterà una messa per sentirsi in pace con la conflittualità. L’Ecuador e in particolare l’oriente amazzonico sono una realtà contraddittoria in cui il governo guidato da Rafael Correa promuove il buen vivir, la plurinacionalidad e i diritti, ma allo stesso tempo sta assumendo tratti autoritari e tradendo lo spirito dell’avanzata Costituzione del 2008. Il benessere dichiaratamente socialista e opposto ai dettami neoliberali poggia su una scomoda base estrattivista che calpesta la vita e il modello socio-economico alternativo e sostenibile rappresentato dalle comunità indigene. Il rispetto dei diritti umani perde la sua base giuridica per diventare concessione clientelare di un sistema politico unico, accentratore e sempre più aggressivo verso le voci dissidenti. E di fronte a questa realtà, come si pone la Chiesa? Si nasconde timorosa dietro alla parola di Dio, si dedi- nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine ca all’evangelizzazione e alla somministrazione di sacramenti, resta immobile, nega il pieno sostegno a quelle poche ed encomiabili personalità al suo interno impegnate per il cambiamento sociale, eppure si agghinda esteriormente ad attore progressista e incisivo. Questo è il contesto in cui mi trovo ad operare, ad aprire faticosamente degli spiragli per affiancare un’azione veramente sociale a quella pastorale, per rinvigorire il rispetto e la difesa dei diritti umani e rinnovare l’istituzione ecclesiale. Alcuni alleati, fortunatamente, sono emersi sia dalla gioiosa famiglia cattolica che da fuori, ma permane una questione fondamentale. È possibile uno stato laico che non sovvenzioni così spudoratamente l’associativismo cattolico e una Chiesa che metta diritti umani e giustizia sociale davanti alla conquista di nuovi fedeli? 1. Non posso essere certa riguardo al numero esatto poiché le informazioni sono state prontamente rimosse dal sito governativo www.serviziocivile.gov.it. ................................ Attivismo ................................ Fuck Communism di Miriam Rejas del Pino e Giulio Camilla Polacco li anni ’60, in America, furono G un periodo incredibilmente pieno di ideali. A surfare sull’onda dell’attivismo sociale c’era un gruppo di artisti provenienti dalla cultura hippy che si faceva chiamare “Yippies”. Il loro scopo era arrivare alla gente: poiché la TV era molto diffusa, decisero di approfittarne. Riuscirono a far sì che la TV si rivoltasse contro sé stessa mostrando immagini di rivoluzioni. Amavano essere criticati dalla new left, perché in questo modo ottenevano fama e facevano crescere il loro mito. In quei tempi Yoko Ono e John Lennon si interessarono agli Yippies: questa fu la loro grande opportunità per entrare nel mondo mediatico. Lennon collaborò con gli Yippies quando, durante la guerra in Vietnam, decise di comprare diversi spazi pubblicitari in tutto il mondo dove esporre la frase “war is over”. Il giorno in cui apparvero questi messaggi tutti gli Yippies scesero in strada celebrando la fine della guerra, quando in realtà era tutta una farsa. In questo modo crearono sconcerto tra i cittadini e obbligarono la stampa a pubblicare articoli in prima pagina dicendo che la guerra continuava. Gli Yippies riuscirono in questo modo a far sì che la stampa ammettesse l’orribile realtà del momento. La particolarità degli Yippies era che il loro punto di riferimento era un umorista: Lenny Bruce. Credevano che il talk show di Lenny avesse tutto il necessario: improvvisazione, parole oscene, colpi di scena. Volevano “presentare l’impresentabile”, per questo motivo idearono tre famosi scherzi. In quegli anni l’America aveva proibito due parole: “fuck” e “pigs”. Chi le utilizzava veniva multato. In più la parola “communism” era decisamente malvista. Gli Yippies crearono un manifesto in stile Repubblicano con la scritta “fuck communism”. In questo modo gli americani non riuscirono a capire se fosse un manifesto a sostegno dei Repubblicani o contro di essi. Quest’idea servì anche ad Abbie Hoffman, uno dei maggiori esponenti del movimento, come scudo contro la stampa: quando non voleva essere ripreso si scriveva “fuck” sulla fronte. Gli Yippies chiamavano i poliziotti “pigs”, altra parola vietata. Alle elezioni del 1968 gli Yippies presentarono come loro candidato un maiale chiamato “Pigasus”. Preparati i manifesti e tutto il materiale di propaganda, andarono in una fattoria per scegliere il maiale e lo presentarono alle elezioni. Quando il pubblico vide tutto questo, si ribellò e chiamò le forze dell’ordine, che presero il maiale e lo uccisero. Gli Yippies riuscirono a ottenere l’immagine che cercavano e crearono una delle loro battute più famose, capita solo da metà della popolazione: “pigs kill pig”. Nel ’67 ci fu una grande manifestazione contro la guerra in Vietnam, durante la quale gli Yippies decisero di far levitare il Pentagono. Questo edificio rappresentava fisicamente l’idea di potere e repressione contro la quale lottavano; sollevarlo rappresentava simbolicamente la vittoria in questa lotta. In sostanza l’idea era di circondare il Pentagono per fare un esorcismo. Volevano alzarlo a 100 metri di altezza, farlo ruotare nell’aria e farlo diventare viola, così il Pentagono avrebbe espulso i suoi demoni e la guerra sarebbe finita. Quindi un giorno andarono a misurare il perimetro del Pentagono e i poliziotti uscirono chiedendo cosa stessero facendo, rimanendo perplessi dalle loro spiegazioni. Giorni dopo gli Yippies chiesero il permesso al governo, causando molta confusione nei media. Il governo concedette loro tale permesso di sollevarlo ma per soli 3 metri, ovviamente pensando di ridicolizzare il tutto! Arrivato il giorno gli Yippies organizzarono l’evento: cantavano “out demons out” per fare l’esorcismo. Tutto l’atto fu simbolico; in questo modo riuscirono a liberare la popolazione dalla paura che l’edificio causava. In questo senso hanno in effetti sollevato il Pentagono. Il ’68 fu l’anno delle dimissioni di Lindon Johnson (uno dei presidenti che avevano coinvolto il paese nella guerra) e dell’assassinio di Kennedy. A causa di questi eventi la situazione politica era disastrosa. Gli Yippies decisero di fare qualcosa per l’evento più famoso che si sarebbe svolto quell’anno, il Democratic National Convention a Chicago, nel quale le autorità avreb3 n.11 · Dicembre 2015 bero preso decisioni politiche importanti. Con molto tempo di anticipo gli Yippies chiamarono a raccolta molta gente per andare all’evento e mostrare per la prima volta in tutto il mondo la verità sul potere americano. L’evento fu un grande atto di repressione in cui si palesò la realtà poliziesca del momento, il tutto in diretta televisiva mondiale. Tempo dopo gli Yippies vennero chiamati a giudizio per quei fatti, nel famoso “processo contro gli 8”. Furono convocati molti leader attivisti dell’epoca, tra loro Abbie e Jerry. Una delle azioni più note che intrapresero fu quella di presentarsi in aula vestiti con una toga da giudice; quando fu ordinato loro di toglierla, mostrarono l’uniforme da poliziotto che portavano sotto. Dopo questo processo furono condannati alla prigione. Più avanti Jerry Rubin diventò azionista Apple, miliardario del sistema capitalista. Abbie Hoffman, dopo aver viaggiato in sud America, tornò negli Stati Uniti e provò a lottare per gli stessi princìpi di quando era giovane. Non ottenendo alcuna risposta si accorse che la società era cambiata. Il capitalismo aveva vinto. Si suicidò. individuale di questi sei giovani. La più significativa tra esse è il Poliedro, Centro di Aggregazione Giovanile da decenni impegnato in attività a favore dei ragazzi del quartiere. Nel corso del tempo era riuscito a far emergere un’immagine e una concezione della periferia diversa rispetto allo stereotipo che vi era sorto attorno. Un compito portato avanti energicamente e con entusiasmo, capace di diventare parte di questi ragazzi. Quando più di un anno fa e dopo quasi vent’anni di attività, il centro è stato chiuso dal Comune, l’apparato di valori e le potenzialità, insite nella cooperazione col mondo giovanile che lo caratterizzavano, avevano messo radici profonde in Mery, Simone, Riccardo, Luca, Davide e Marco. Grazie a questa profonda consapevolezza, all’intraprendenza e alla tenacia che caratterizza la loro età, i sei si sono messi subito all’opera per restituire al quartiere uno spazio e una realtà interessata ai giovani come lo era stato per loro il Poliedro; in questo progetto hanno messo tutte le idee, le proposte e le iniziative che potessero interessare i numerosi adolescenti residenti nel quartiere. tati delle figure di riferimento. Questo grazie alla passione che i ragazzi hanno messo nella creazione dei Get Up, fattore evidente anche agli utenti, che ben sapevano ciò che si stava facendo per loro. La bassissima differenza d’età tra questi ultimi e i membri fondatori conferisce inoltre al progetto un’impronta che il Poliedro non aveva: quella della peer education, l’educazione fra pari, principio su cui l’associazione si basa. E grazie alla comunicazione e all’interazione di giovani con altri giovani, e con l’ausilio di una fitta rete di progetti nel sociale, i prossimi obiettivi puntano a creare una maggiore coesione della collettività, proseguendo quel cammino precedentemente percorso e destinato, con impulso ancor maggiore, a sfatare definitivamente gli ingiusti pregiudizi troppo a lungo legati a San Domenico e Villaggio del Sole. ................................ Letteratura ................................ Breve intervista a Dante Alighieri di Barnaba Benedetti ................................ Associazioni ................................ Get Up¡ di Riccardo Talotti Un centro per rilanciare San Domenico e Villaggio del Sole. uanto forte può essere il senso di appartenenza a determinate realtà di quartiere e quali risultati può produrre? La portata e l’importanza di questo interrogativo è stata ben presente a sei ragazzi, Mery Pagliarini, Simone De Marco, Riccardo Talotti, Davide Bertossi, Luca Crudele e Marco Burlon che hanno vissuto tra i quartieri di San Domenico e Villaggio del Sole, zone di Udine la cui fama è ben nota, e attorno alle quali, ancora oggi, esistono forti pregiudizi. Un quartiere difficile e le esperienze condivise assieme in tale realtà hanno accomunato la crescita Q 4 Lo sforzo e la risolutezza sono state premiate quando il 20 marzo 2015 è nato Get Up, un nuovo centro di aggregazione giovanile, sede dell’omonima associazione giovanile di promozione sociale da loro costituita il mese precedente. Il successo è arrivato subito: la precedente utenza del Poliedro ha ritrovato un nuovo punto di ritrovo, uno spazio nuovo, alternativo alle strade e ai parchi dove, in assenza di altro, erano destinati a passare il tempo libero. La gratificazione più grande sta nel fatto che tanto il Centro, quanto coloro che lo gestiscono come volontari sono diven- Intervistatore (Barnaba): Non credo stia succedendo davvero. L’emozione è talmente intensa che non ho parole. Dante: Conosco la sensazione. Succede quando ci si trova di fronte a pezzi grossi. B: Oh, che linguaggio triviale! D: Ne è forse stupito? Forse crede che io non sappia padroneggiare lo stile comico? B: Lungi da me, deve credermi. D: Lo spero. Ad ogni modo ridia un’occhiata ai canti centrali dell’Inferno. B: Senz’altro. Ma Padre Dante, mi permetta di chiederle come procede la sua. . . esistenza nell’aldilà, ora che ne fa propriamente parte. D: Beh, direi che non va male, ma potrebbe – e dovrà – andare meglio. Attualmente consumo le mie spiritiche membra nel fuoco che monda i lussuriosi, quasi al culmine del Monte Purgatorio. B: Sembra doloroso. D: E vorrei ben vedere che non lo nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine fosse. Ma proseguiamo, perché perder tempo a chi più sa più spiace. E perché l’angelo di guardia mi ha concesso solo un’ora per l’intervista. B: Uh, pardon. Allora direi di parlare di politica. . . D: Lei finirà tra i violenti contro il prossimo, perché è un sadico. B: . . . Cosa prova nel sapere che il suo Bel Paese è finalmente unito, e da più di centocinquant’anni? D: Se quella che lei definisce unione è tale, io sono un ghibellino. B: Oh beh, Ugo Foscolo la definì tale. D: Foscolo? È mio compagno di pena. Ora che so cosa dice di me gli farò rimpiangere di non essere finito tritato là dagli scismatici. B: Tutta la mia compassione a Foscolo. Sa che attualmente l’Italia è governata da un suo conterraneo fiorentino? D: Ah, ah, ah! Allora auguri! B: Percepisco una vena di sarcasmo. D: E ha ragione, ma solo perché non ho tempo materiale per mettere in piedi una feroce e pedante invettiva. Piuttosto, il papa si comporta bene? B: Volevo appunto citarglielo. Comunque credo di sì. Alla gente piace. E da più di un secolo i papi non hanno più il potere temporale, lo sapeva? D: NON CI CREDO. B: Garantisco! A partire da Leone XIII. D: Dio non sa quanto vi invidio, ed è bene così, altrimenti dovrei retrocedere di svariate cornici. B: A proposito di gente che ha dovuto scendere giù dal Purgatorio: ripensa mai alla sua guida, Virgilio? D: Virgilio, dolce duca mio! Non ho sue notizie da un bel po’, visto che da settecentoquattordici anni nessuno si prende la briga di visitare tutto l’aldilà. Ovviamente provo nostalgia, ma d’altra parte il Paradiso è così allettante. . . credo che, una volta lassù, potrò andare a trovarlo. Beatrice l’ha fatto. B: Già, e Beatrice? D: Scriverei mille e mille carmi per onorarla, se solo ciò non mi distogliesse dalla contemplazione divina. B: Che dice di Petrarca allora? Anch’egli cantò di una donna ideale, Laura. D: Petrarca. . . Francesco Petrarca. L’ho incontrato qualcosa come cinquecento anni fa nella cornice dei superbi. Convinto fino al midollo che per descrivere, che ne so, un faggio o un tiglio, la cosa migliore fosse scrivere “albero”. Non so chi abbia potuto incoronare poeta un simile idiota. B: Non ne dubitavo. Ma purtroppo il tempo stringe e devo concludere. Vate: Firenze l’ha riabilitata, il suo poema è un modello di stile ed è universalmente studiato, tutte le statue a lei dedicate la vedono incoronata con l’alloro. Si sente ripagato per le ingiustizie subite in vita? D: Onestamente mi fa piacere, ma ora. . . che importanza ha? Tra qualche tempo sarò finalmente un beato, e le passate questioni terrene non mi riguarderanno più. Potrò di nuovo contemplare Dio. Voglio cercare di capire come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova visto che saranno da ciò le mie penne! B: Lo sa che la lonza è anche un taglio del maiale? D: Se ne vada! ................................ Associazioni ................................ Dal Balcani a Udine lungo i binari di metri al punto di confine verso cui è indirizzata la fiumana di persone in transito. Davanti all’auto, illuminate dai fari, le sue due bambine continuano a camminare silenziose con gli zainetti sulle spalle, dandoci la mano. Ključ Brdovečki – Senkovec è l’ultima stazione croata prima del confine con la Slovenia. Era questo uno dei punti in cui arrivavano i treni speciali carichi di 1 500, anche 2 000 passeggeri, organizzati dalle autorità croate per trasportare direttamente al confine nord le migliaia di persone in fuga che nelle ultime settimane si sono presentate alle porte del Paese. Da quando il Presidente Orban ha impedito definitivamente l’accesso ai migranti in Ungheria, la rotta ha preso la via della Croazia, poi Slovenia e Austria, in direzione Germania. Un re-indirizzamento recente quindi, eppure prevedibile. Ciononostante, la gestione del fenomeno migratorio lungo la “Rotta Balcanica” appare frammentata e lacunosa, un insieme di azioni di portata più o meno consistente, ma pur sempre frutto delle decisioni singole dei Paesi di volta in volta coinvolti. La discontinuità della gestione in questa zona del confine croato-sloveno era testimoniata, per esempio, dalle numerose tappe che i migranti si trovavano a percorrere: scesi dal treno croato, valicavano il confine in un punto quasi invisibile, un ponte sul fiume Sutla, incanalati dagli agenti di polizia croata che dal ponte illuminavano, con delle torce, la strada per il vicino campo sloveno di Rigonce. Un prato delimitato da fettucce s’intende. Qualche ora là, poi il trasferimento in un altro campo all’aria aperta a pochi chilometri di distanza e infine al campo di Dobova, vicino alla stazione dei treni. Tre campi nel raggio di 3 km, che nel giro di un mese già non esistono più e al cui posto vengono srotolati chilometri di filo lamettato. di Francesca Carbone per Ospiti in Arrivo La mobilitazione dal basso per i diritti umani on abbiamo bisogno né di ac“N qua né di cibo, ma di un posto tranquillo dove riposare” ci spiega una signora siriana mentre l’accompagniamo in auto per poche centinaia 5 n.11 · Dicembre 2015 Anche Ospiti in Arrivo era al confine, assieme ai numerosi volontari giunti da ogni parte d’Europa per portare assistenza umanitaria. Volontari indipendenti, ma allo stesso tempo parte di un’ampia rete auto-organizzata a livello internazionale: austriaci, tedeschi, ungheresi, sloveni, croati, italiani, qualcuno dalla Repubblica Ceca, giunti per monitorare la situazione e allo stesso tempo portare aiuti materiali. Un coordinamento di forze spontaneo, nato per sopperire e denunciare le lacune del sistema, fin troppo orientato alla messa in sicurezza e protezione dei confini, nel quale anche le organizzazioni internazionali d’aiuto umanitario stentano ad agire. European Medical Service è un’organizzazione privata austriaca che gestiva l’assistenza sanitaria nella zona di transito di Rigonce. Un centinaio di metri più a nord i No borders tedeschi preparavano zuppa calda nella loro cucina da campo. Ospiti in Arrivo, nel suo piccolo, ha voluto contribuire portando i beni che le decine di sostenitori hanno generosamente consegnato all’associazione (coperte e vestiti, barrette energetiche e coperte termiche) e partecipando in prima persona nella primissima accoglienza dei migranti in arrivo allora dai treni notturni croati. Tuttavia, la situazione ai confini muta in fretta, e ancora di più quando si abbassano I riflettori della stampa internazionale. Distratti dagli avvenimenti di Parigi, della Rotta Balcanica si parla molto meno. Ed è proprio in questi giorni che i governi dei Paesi coinvolti stanno compiendo una grossissima violazione dell’articolo 3 della Convenzione di Ginevra, respingendo in massa ed arbitrariamente persone richiedenti protezione internazionale fuori dai propri confini. Dal 19 novembre, infatti, la Macedonia ha chiuso ufficialmente i confini per tutte quelle persone che non possono provare di essere siriane, afgane o irachene; si tratta di una selezione illegittima su base etnica e nazionale, che fa leva sull’impropria distinzione tra “richiedente asilo” e “migrante economico”. Per far luce su questa ingiustizia, alcune realtà attive nella difesa e tutela dei diritti dell’uomo hanno lanciato un appello, visionabile sul sito www.meltingpot.org, di cui anche Ospiti in Arrivo si fa pro6 motore. L’iniziativa dell’associazione di presenziare lungo la rotta balcanica, infatti, nasce proprio dalla volontà di monitorare per quanto possibile i flussi di persone, in parte indirizzate in Italia e allo stesso tempo farsi garanti dei loro diritti in qualità di osservatori. Da un anno e mezzo ormai, i volontari della nostra giovane associazione forniscono una prima assistenza umanitaria ai richiedenti asilo, provenienti soprattutto da Afghanistan e Pakistan, presenti a Udine e non ancora inseriti nel sistema di prima accoglienza ufficiale. L’aiuto spazia dalla distribuzione di abiti, coperte e cibo (di cui si occupa l’équipe di strada operativa ogni sera in città), all’organizzazione di lezioni di italiano, durante i mesi estivi al Parco Moretti ed ora nella soprannominata “Refugees Public School”, presso il circolo Arci MissKappa. Di recente poi si sta lavorando alla costituzione di un’équipe di supporto psicologico e ad un team di giuristi per un primo orientamento legale. Attività di advocacy e sensibilizzazione della cittadinanza, in particolare dei giovani, sono altre azioni fondamentali che completano la missione dell’organizzazione, fortemente orientata a stimolare la partecipazione dal basso, finora risorsa primaria e motore dell’associazione. I volontari, le donazioni dei sostenitori e la rete di contatti tessuta a livello locale, nazionale e internazionale, sono infatti gli unici mezzi che hanno permesso e permettono all’associazione di portare avanti I propri obiettivi fino ad oggi. Di indole indipendente, quindi, e allo stesso tempo portatrice degli interessi collettivi di una parte crescente di cittadinanza accogliente e coraggiosa, Ospiti in Arrivo si appresta a compiere il 15 dicembre il primo anno di atti- vità insieme ai richiedenti asilo, sempre vigile ed esigente del rispetto dei diritti umani fondamentali, condivisi dai più ma troppo spesso dimenticati. ................................ Festival ................................ Zerocalcare a Pordenone Legge di Manuela Ortis abato 19 settembre avviai la PanS da. La mèta era Pordenonelegge: festa del libro con gli autori, sedicesima edizione. Tra gli svariati incontri, a esaurimento posti, era prevista una chiacchierata alla Biblioteca Civica, con intervistatore Davide Toffolo e intervistato Zerocalcare, chiamato a presentare Dimentica il mio nome (Bao publishing, 2014). Superata l’inesorabile CimpelloSequals, giungo alla sconosciuta Pordenone: trovo parcheggio vicino alla Fiera e lascio l’ombrello in macchina. Un sentiero vicino, con un gigante cartello giallo che ammicca, indica la via. Ho cinque ore di tempo per arrivare puntuale all’appuntamento col trentenne di Rebibbia, che ho conosciuto grazie alle strisce su Internazionale. Ho lasciato a casa La Profezia dell’Armadillo, suo libro d’esordio, portandomi dietro Dimentica il mio nome. Peserà 3kg, ma ne vale la pena. Lascio piazzetta San Marco, sotto al Municipio e m’incammino lungo corso Vittorio Emanuele II. Dall’infopoint prendo una guida e sfoglio le opportunità che offre la giornata. Gli incontri sono contrassegnati: letteratura, poesia, scienza. . . Decido per una lettura tenentesi al bar Il Posto, dove Chiara Carmirati ci racconta la storia della Gubana. Nella ricetta del dolce delle valli del Natisone c’è lo zampino del diavolo e la bontà del mugnaio Michele. . . Scopro che “guba” significa “piega”, a indicare l’arrotolamento dell’impasto. Dopo l’applauso faccio tappa alla biblioteca, per tastare il terreno. Il serpente di bambini che si riversa all’entrata mi riporta sui miei passi, nero su bianco · foglio d’informazione degli studenti dell’Università degli Studi di Udine così che vago per piazza XX Settembre, adocchiando la mostra-mercato di libri che non disdegna nemmeno quelli fuori catalogo. Torno al Municipio: tutto è pronto per il Fight reading alla loggia. Tre autori esordienti si sfideranno a colpi di brani scritti per l’occasione, cercando di aggiudicarsi il favore del pubblico. Mediatori il duo comico dei Papu, che lancia frecciatine in ogni direzione. Divertita, a metà scappo e prendo la via più breve che porta alla biblioteca. Arrivo ansimante quando la fila sta già abbracciando un lato dell’edificio. Aspetto in coda, mentre gli angeli di Pordenonelegge delimitano una serie di spire. Quando si entra, è notte. Il chiostro con il porticato pare una visione. Sedie nere a schiere, addossato a un angolo il palco rialzato su sfondo giallo. Entra in scena Toffolo, musicista e fumettista pordenonese seguito da – è Lui! – Zerocalcare, che ha l’aria di uno che è stato trascinato lì controvoglia, il che significa che è in sé. Si parla di graphic novel come meritata upgrade del fumetto; si parla di Kurdistan, che l’autore romano ha raccontato sulle pagine di Internazionale; si parla di facebook: “Solo pochi anni fa, chi era disposto a cedere tutti i suoi dati in cambio di uno spazio?”, si chiede Zerocalcare. “Bisogna riprendersi il segreto”. Si parla di carriera VS coerenza, menzionando il Premio Strega, cui era stato candidato. “Basta con le strisce su Internazionale – non sono per niente una persona sintetica, mi ci vogliono molte pagine per dire le cose”. Zerocalcare parla del suo libro con umiltà. S’interrompe: “Oh, se sto attaccando il pippone fermateme”. Tra risate e serietà ci sono delle pause; è un dialogo vero, di quelli che ti lasciano qualcosa. Anche la fine è senza fronzoli, preludio di uno scatto per l’autografo. “Cosa ne pensi della seconda stagione di True Detective?” sento chiedergli un’ora dopo, quando la fila sembra identica a prima, ma riesco a tender l’orecchio. Arrivo infine davanti, ce l’ho fatta! “Piacere, Michele”. Ha un po’ gli occhi arrossati? Chissà se si sta pen- tendo di questa pratica dannata, con la pizza portata dagli angeli che si raffredda nel cartone. Faccio la mia richiesta. Zerocalcare aggrotta la fronte, mentre il trattopen nero sta già tracciando il secondo orecchio della volpe, di cui il libro stesso è popolato. Spirito e anche simbolo d’inganno, nella cultura giapponese. Mi riconsegna il librone. ”Sei un grande“. ................................ Sociale ................................ Mettiamoci in Gioco di Mathieu Scialino ker, scommesse e giochi d’azzardo di natura sempre più varia. Il business dell’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali che hanno nel gioco d’azzardo un canale più che preferenziale per il riciclaggio di denaro sporco, senza contare che esiste poi un nesso molto stretto tra gioco d’azzardo e usura. Il nostro paese è tra i primi al mondo per consumo di giochi. Si è passati da un fatturato di 24,8 miliardi di euro nel 2004 agli 88,5 miliardi del 2012. Solo nel 2013 vi è stato un leggero calo del fatturato, fermatosi a 84,7 miliardi, probabilmente dovuto alla dura crisi economica che sta attraversando il paese. Il 56,3% del fatturato viene dagli “apparecchi”(slot machine e vlt (terminali video lotterie), ma è in significativa ascesa il gioco on line. ettiamoci in gioco” – cam“M pagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo è un’iniziativa nata nel 2012 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo nel nostro paese e sulle sue conseguenze sociali, sanitarie ed economiche. L’iniziativa è nata per avanzare proposte di regolamentazione del fenomeno, fornire dati e informazioni e mettere in rete l’impegno di tutti quei soggetti che – a livello nazionale e locale – si mobilitano per gli stessi fini. La campagna è promossa da una pluralità di soggetti, da quelli istituzionali, alle organizzazioni del terzo settore, passando per le associazioni di consumatori e i sindacati. Il perché questo tema riesca ad unire sigle così distanti tra loro nel loro quotidiano risulta fin troppo evidente dopo aver fatto il quadro di quello che è lo stato dell’arte del GAP, ovvero del gioco d’azzardo patologico. Il fenomeno in italia. Il gioco d’azzardo ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo enorme nel nostro paese, nonostante sia vietato dal codice penale. La progressiva legislazione in deroga approvata dalla metà degli anni Novanta ha infatti portato a una situazione paradossale: viene punita una scommessa tra amici, mentre risultano legali i circa 80 miliardi di euro di fatturato annuo ricavati da lotterie, slot machine, poker e videopo- È importante notare che al crescere del fatturato non è seguito un maggior introito per lo Stato (sotto forma di tasse). Nel 2004, l’erario ha incassato dall’azzardo 7,3 miliardi di euro (pari al 29,4% del fatturato complessivo), mentre nel 2013 ha registrato un’entrata di 8,1 miliardi (pari al 9,5% del fatturato, nel 2013 era stato addirittura il 9%). Dunque, una cifra non indifferente per le finanze pubbliche, ma molto più bassa del giro d’affari attivato dal settore, con le sue pesanti ricadute sociali e sanitarie che comportano un notevole dispendio di risorse economiche per farvi fronte. L’attualità del problema è evidenziata dai numeri: Il CNR stima in 17 milioni (42% delle persone residenti in Italia tra i 15 e i 64 anni) il numero di coloro che hanno giocato almeno una volta in un anno, in 2 milioni gli italiani a rischio minimo e in circa un milione i giocatori ad alto rischio (600-700mila) o già patologici (250-300mila). 7 n.11 · Dicembre 2015 La platea dei giocatori si è allargata notevolmente e ormai anche giovani, casalinghe, pensionati, disoccupati costituiscono nuove fasce a rischio. In misura proporzionale alla crescita del settore sono aumentati i costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d’azzardo: i giocatori patologici o ad alto rischio di dipendenza sono stimati in quasi un milione. Per questo la lotta all’azzardo diventa anche una sfida civile ed educativa importante; il problema è serio e dilagante, perciò bisogna agire non solo sul piano della sensibilizzazione, ma anche su quello politico. È necessario contrastare i molti conflitti di interesse a cui assistiamo nel nostro paese, partendo dallo Stato stesso, che da una parte affida al Ministero della Salute il ruolo di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari correlati alle dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del settore, dall’altro attribuisce proprio a questo dicastero le cospicue entrate economiche provenienti dal mercato dell’azzardo. A questo punto penso sia chiaro perché ad un tale rischio e ad una tale ampiezza di problematica sociale si sia contrapposta una “grande alleanza” che si propone di contrastare il fenomeno in maniera non manichea, ma puntando sull’informazione e sulla conseguente presa di coscienza dei cittadini italiani. Un’ultima considerazione va fatta per enfatizzare il ruolo delle istituzioni e nello specifico del governo in questa faccenda. Le entrate derivanti da questo settore, come abbiamo visto, sono alte rispetto ad una manovra finanziaria, certo, ma questa cifra sappiamo anche essere ridicola rispetto al giro d’affari che appartiene al mondo del gioco “legalizzato”. Chiediamoci dunque a quanto ammonta la spesa per il trattamento sanitario degli attuali e dei futuri giocatori patologici e se davvero ha una ratio accettabile questa condizione ambigua in cui si trova lo Stato. Il parlamento e il governo stanno lavorando su questi temi: per ora non possiamo che fare pressione e portare le osservazioni rilevate in questo campo, attendendo la promulgazione delle nuove leggi in materia e conseguentemente la volontà del governo su questo tema. ................................ Rubrica ................................ Lo Spicchio degli Spunti Per ogni articolo, uno spunto di Thomas Goodweather (A) Ascolto (L) Lettura (V) Visione I (L) Le bugie degli ambientalisti. I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti, Cascioli Riccardo e Gaspari Antonio (2005) - Recentemente, l’emergenza ambientale è stata al centro di molti dibattiti. Tuttavia, c’è chi sostiene che l’uomo non sia il responsabile delle attuali alterazioni climatiche, considerando gli ambientalisti dei bugiardi. Chi ha ragione? Noi vi proponiamo anche il punto di vista di due negazionisti. I (V) Contaminación del rió Achotillo, Valeria Sorgato (2015) - Un filmato amatoriale che documenta l’inciviltà e lo sfruttamento del potere delle grandi aziende a scapito dei diritti delle popolazioni indigene ecuadoriane. I (A) Grateful Dead, Live/Dead" (1969) - Prima degli Yippies c’erano gli Hippies. Prima degli Hippies c’erano i Grateful Dead. Una band jazz-psichedelica californiana perennemente in tour che diede vita ad un culto musicale al quale aderirono orde di fricchettoni itineranti. I (V) Dogtown and Z-Boys, Stacy Peralta (2001) - Lo skate-park KK è il punto d’incontro per antonomasia dei giovani di San Domenico e del Villaggio del Sole. Questo documentario è un tributo alla nascita dello skate, in cui i pionieri stessi raccontano l’origine e lo sviluppo della disciplina odierna. For locals only. I (V) L’Inferno in 6 minuti, Oblivion (2013) - La prossima settimana avete un esame sull’Inferno di Dante? Ecco un simpatico e breve ripasso...in 6 minuti! I (A) Travelling the Face of the Globe, Oi Va Voi (2009) - Il viaggio ha sempre accompagnato l’uomo. Diverse ragioni lo spingono a spostarsi: la curiosità, la noia o la fuga dalla morte. I (L) Tutti i salami di Jacovitti, Benito Jacovitti (1993) - Se vi piacciono i fumetti (e i salami) non potete non aver letto uno dei più grandi fumettisti italiani. Personaggi bizzarri in tavole caotiche (ricche di salami) danno alle strisce di Jacovitti un tratto inconfondibile e originale (viva il salame!). I (L) Œuvres de Fermat, Pierre Fermat (1679) - Domanda: tu che studi matematica, perché non mi fai un sistema per vincere al Lotto? Risposta: perché se un tale sistema esistesse, me lo terrei per me. I primi studi sul gioco d’azzardo risalgono alla seconda metà del 1600 e già da allora, una cosa era ben chiara: chi gioca d’azzardo, perde matematicamente in partenza. ................................ 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