LA SINDROMEDA BABY BLUES La gravidanza La sindrome da Baby Blues Come riconoscere e superare i disagi emotivi del post-partum I l Baby Blues è una reazione emozionale che si manifesta in maniera improvvisa nei primi giorni dopo il parto, spesso in occasione del ritorno a casa, ed è molto frequente nelle giovani madri. I dati disponibili indicano una prevalenza del 50-80% nelle primipare e del 40-50% nelle madri con precedenti esperienze. Si tratta di una reazione affettiva che, dopo l’intensa esperienza emotiva e l’intenso stress fisico e psicologico del parto, si manifesta con un abbassamento evidente del tono dell’umore, un senso di grande spossatezza, brevi ma frequenti e ingiustificati episodi di pianto, elevata instabilità emotiva con scatti di impazienza e irritabilità, permalosità accentuata associata ad agitazione e ansia. La gravidanza e la maternità costituiscono eventi di importanza fondamentale nella vita di una donna, da non ritenersi come fatti unicamente biologici, ma soprattutto come intense e significative esperienze psicologiche, capaci di implicare significati emotivi profondi e fortemente evocativi del mondo interno, delle fantasie e dell’immaginario individuale e collettivo. Il divenire madre può essere considerato come una determinante tappa del processo maturativo della donna, tale da comportare una totale e completa trasformazione e riorganizzazione del proprio senso d’identità e da rappresentare il completamento dello sviluppo della femminilità adulta. Con la gestazione si definisce progressivamente l’identificazione materna, attraverso l’accettazione e l’assunzione del nuovo compito di genitore. Durante tale periodo la donna vive un’intensa esperienza interiore, attraversando uno stato di profonda regressione narcisistica, la quale distoglie parzialmente i suoi investimenti affettivi dalla realtà esterna in favore di un orientamento psichico verso il proprio mondo interno, funzionale 8 MAGAZINE all’identificazione profonda col bambino. Pertanto la nascita di un figlio si configura come un avvenimento felice ma anche come un basilare momento di crisi evolutiva, di cambiamento, di maturazione psichica e di profondi mutamenti del proprio Sé, del proprio ruolo, delle proprie relazioni interpersonali. La mancata accettazione della gravidanza e l’incapacità di identificarsi e riconoscersi come madre possono essere determinati da vissuti psichici conflittuali, consci o inconsci, legati alla struttura di personalità e alle esperienze affettive precoci, ma anche da un contesto ambientale, culturale e socio-relazionale negativo. Una gestazione percepita come indesiderata, stressante o traumatica può avere ripercussioni sulla psiche della donna tali da causare l’insorgere di difficoltà e di problematiche psicologiche. Le patologie psichiche in gravidanza e nel puerperio possono essere estremamente diversificate ed eterogenee per quanto concerne il periodo d’insorgenza, le caratteristiche e la severità dei sintomi. Solitamente consistono in fenomeni lievi e transitori considerabili come conseguenza di un normale adattamento alla maternità, ma in una non trascurabile percentuale possono divenire particolarmente gravi e degni di attenzione terapeutica (forme nevrotiche o, con minore frequenza, quadri psicotici). Tra questi gli esordi più comuni si registrano nell’ampia classe diagnostica dei disturbi affettivi. I disturbi dell’umore nel post-partum rappresentano una categoria psicopatologica la cui insorgenza risulta direttamente connessa con la nascita di un figlio, manifestandosi tipicamente nel corso dei dodici mesi successivi al parto. Nella nostra società e nella nostra cultura, in genere i giorni che seguono una nascita sono considerati momenti di gioia, di felicità intensa, in cui la famiglia e tutto l’entourage partecipano al lieto evento e auspicano per la madre e il neonato il migliore futuro possibile. L’immagine stereotipata della puerpera viene spesso raffigurata da una giovane donna che sprizza felicità e gioia, assecondata e assistita da molti parenti e amici. Ma la realtà spesso non è così e in un certo numero di casi la nascita di una creatura può essere fon- accompagnato da manifestazioni talvolta patologiche estremamente difficili per la neo-mamma. Molte madri dopo la nascita di un figlio possono risultare infelici, ansiose e depresse: questo può essere il quadro di una depressione post-partum che in alcuni casi può avere conseguenze nefaste sulle future relazioni madre/figlio e moglie/marito, tanto che l’infelicità delle donne in questo momento della vita è stata considerata come un elemento degno di attenzione da parte del medico. Perciò, dapprima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo scientifico, si parla di Baby Blues per indicare quell’insieme di piccole alterazioni dell’umore che seguono il lieto evento. Un fatto comune? Sembrerebbe di sì se, secondo i dati statunitensi, il Baby Blues riguarda più o meno il 70% delle puerpere, mentre solo il 20% delle neomamme non ha imprevisti o contrasti con i familiari. I sintomi sono insonnia, mancanza di energia/iperattività, ipereccitabilità, aumento/diminuzione dell’appetito spesso con alimentazione irregolare, senso di stanchezza anche dopo il risveglio, ansia e preoccupazione eccessive, confusione, tristezza infinita che può colpire all’improvviso con facile tendenza al pianto, perdita di confidenza e interesse per il neonato, spiccata sensibilità verso eventi negativi anche di poca importanza, sbalzi e labilità di umore o irritabilità immotivata con atteggiamenti permalosi verso il comportamento altrui, sentimenti di inadeguatezza per sensazione di dipendenza, mancanza di concentrazione e difficoltà nel ritmo sonno-veglia con frequenti risvegli dovuti a un’ansia eccessiva nella cura del proprio bambino. Non trattandosi di uno stato patologico vero e sintomi di sorta. In seguito alla nascita di un figlio, si possono quindi identificare tre diversi fenomeni “patologici” che interessano la psiche della gestante: il Baby (o Maternity) Blues, la depressione post-partum, la psicosi post-partum. proprio non vi è necessità di uno strutturato intervento terapeutico perché per la sua capacità di risoluzione spontanea non avrebbe conseguenze a distanza, sebbene il ritorno a uno stato di benessere sia sicuramente favorito e accelerato da fattori di sostegno psicologico, affettivo, emotivo e pratico. In questa situazione è molto importante l’aiuto di un marito comprensivo e attento, una famiglia presente, sane attività personali quali prendersi cura di sé, un adeguato riposo e il poter condividere le esperienze provate con altre mamme. Gli studi sull’argomento hanno evidenziato che fornire informazioni alle mamme circa questo particolare stato d’animo che caratterizza il puerperio, ad esempio attraverso i corsi pre-parto, può ridurne la frequenza e/o l’intensità. Il Baby Blues può essere provocato da più fattori: i rapidi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto e che accompagnano la montata lattea, lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto, le complicanze fisiche del post-partum come i postumi dell’episiotomia o del taglio cesareo, la fatica fisica, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di Come sarà il mio bambino? Ogni bebè è diverso dall’altro. Crearsi un’immagine del piccolo già prima della nascita può creare futuri disagi nella mamma, soprattutto nel caso in cui il bambino dimostri poi una personalità diversa da quella fantasticata. te di preoccupazioni, paure e ansia. Il parto per molte donne può rappresentare un evento particolarmente traumatico; soprattutto il periodo successivo al parto è spesso clinico patologico e si interviene in modo adeguato. Si evita cioè il consolidarsi dello stato patologico e risulta così più facile intervenire. Si blocca il disagio sul nascere, si evita che si “cristallizzi” e che divenga strutturato e quindi più resistente alle cure. Per una efficace prevenzione secondaria andrebbero potenziate le procedure di screening “istituzionale” (somministrazione dei test specifici per la depressione post-natale alle puerpere) e bisognerebbe fornire alle donne opuscoli informativi che offrano concreti riferimenti in caso di disagio e bisogno. L’American College of Obstetrician and Gynecologists comunque mette in guardia da tre “miti” che possono generare frustrazioni e quindi predisporre al disagio psicologico: 1. Fare la mamma è istintivo. Niente di più falso: è un’attività complessa che richiede l’apprendimento di molte tecniche e astuzie varie. Non deve essere un dramma se inizialmente si incontra qualche insuccesso. 2. Il bambino perfetto. Quasi tutte le mamme si fanno un ritratto ideale del nascituro e se non coincide comincia la frustrazione, magari aggravata dal confronto con i figli altrui “così carini e buoni”. È un’illusione: ogni bambino ha una sua personalità che manifesta già prima della nascita, così come caratteristiche fisiche che possono essere di ostacolo alla neomamma (lo stomaco delicato, per esempio). Bisogna adattarsi al nuovo venuto pensando che il meglio deve ancora venire. 3. Mamma è perfezione. È ovvio che nessuno è perfetto e comunque gli errori sono ammessi. Anche non provare inizialmente un eccezionale trasporto per il neonato è normale. L’affetto cresce con la confidenza e questo non significa essere una cattiva madre. Prevenzione primaria Il modo migliore per contrastare l’insorgenza della depressione post-natale è fornire informazioni su di essa alle donne in gravidanza e ai loro compagni. Il messaggio più importante che deve passare è che la depressione post-natale non è una colpa, non è qualcosa di cui vergognarsi, non rappresenta la prova che si è incapaci e inadatte a essere madri e non è qualcosa a cui non si può porre rimedio. Si può lavorare con le coppie già durante la gravidanza perché rafforzino il legame tra di loro e affinché la gestazione divenga un momento favorevole al consolidamento di una relazione di coppia appagante e serena. È molto importante che le donne e i loro compagni comprendano di possedere risorse personali e di coppia utili per affrontare efficacemente sia la gravidanza che il parto e il post-parto. Dott.ssa Giuseppina Piacente Dirigente Ostetrica e Coordinatrice C.L.O Università degli Studi di Napoli “Federico II” Dott. Salvatore Paribello Ostetrico Specialista e Professore a Contratto Università del Molise Prevenzione secondaria (identificazione precoce) Si parla di prevenzione secondaria quando si riconosce efficacemente e prontamente un quadro Edizione 2009 Edizione 2009 MAGAZINE 9 LA SINDROMEDA BABY BLUES La gravidanza La gravidanza