ognì caso, non sono viste coilze problemi). Tendiamo a sentir-ci
orgogliosi.di cio per cui dovremrno invece provare vergogna:
i u , q l : n e l l ' e p o c a " p o s . r i d e o l o g i c a "o " p o s t u ì o p i c o , ' , - ó r i u r . ,
)
lndlilerenza,pel qualunque ilnmagine cocrcnte di societa
D u o n a c a v e r h a r ' : r i l a t ol a p r c o c c r r p a z i o n e p c r i l b c n e p u b b l i c .
con,la libertà di perseguire l'appagam".rio pe,..or-,oli. Nlo ,c
anche ci terrltrssimo a riflettele stri motir.i per cui ìa ricerca
della felicità ra'amen_te dà i .isultati sperati e sui motivi percui.il gusto amaro dell'insicure,o re,rd" la felicità ;;";
,;"
ve di quanto ci fosse stato fàtto credere, non andrem-o -Lìto
l.ntano senza richiamare dall'esilio idee quali it uene puulti
co, la società buona, l'equità, la gir_rstiziae così r.ia: idee-che
non hanno alcun senso se non sono condir,ise e .oltir.ie .,_rr-,
altri. E forse no'riuscirem'lo
neppllre a e'itare che l'insictrrezza sciupi ìa libertà indìr,iduale èénza ricorrere alla politica,
senza far uso del tramite costituito dall'azione potiti.a'" ,"nra
tracciare la direzione^che quel tramite dovrebbè seguire.
. 9g..ti punti di riferimènto scmbrano decisivi"quando si
pianifica l'itineralio. Il terzo capitolo ne mette in e'iàenza tre:
i l n r o d e l ì o r e p u b b l i c a ' o d e l l o s t a t o e c r e l l ac i t t a d ; " i " r u , l l - a i ritto universa.le a un reddito nrinimo garantito e l'espansione
delle istituzioni proprie di una societf autono'ríì fino al ourrt o d a r i s t a b i l i r n e ì e c a p a c i t . ad ' a z i o n e , m e d i a n t e l , a p p r o p r i a _
zione di poteri che sono al momento extraterritoriàli. i tr.
punti sono discussi per accendere e alimentare un dibattito,
non per offrire solnzioni che, in trna società autotÌonìa, porr"
no.comunque- arrivare soltanto alla fine, e non al principio,
dell'azione politica.
Credo che le domande non siano mai sbagliate; le risposte
potrebbero esserlo. Ma credo anche che asteÀersi dal farl
d'mzrnde sia ìa risp<tsta peggiore di tutte.
Agosto 1998
l6
1. In cerca dello spazioPubblico
commentando la cronaca dettagliata degìi et'enti innescatt
diverse città del west countrv dalla notiz.ia che il pedotre
in
filo Sidnev Cooke et'a stato scarcerato e rimanclato a casa,
"Guardian" dotata di
ijè..r, Aitkenhead,' trna giornalista del
un certo intuito socioìogico (alla cui Iicca pt'odttz.ione attingeremo più r,olte in qttesto libro), ossen/ava:
se c,è una cosa che [a scenderein piazza ìa gente cli questi tempr
è l a r . < _ rcchce a r r i r e r a u n p e d o l i l ( , .L u l i l i t a d i q u e s l ap t o l c s t a\ ' i t ' ne sempre piir nressain-dubbio. Quelìo che non ci siamo mai
chiesti,ir-rttàvia,è sc'questeprotesteabbiano dar'r'eroqualc.sa a
che lare con i pc'clofili.
Aitkenhead col-ìcentrava la pl-opria attenzione su una di
oueste città, Yeovil, dove una foìla di nonne, adoìescenti e
do.rte d'affari che raramente, per non dire mai, aveva espresso in orecedenza il clesiderio dì inrpegnarsi in un'azione pubblica, ìtringeva orrÌ d'assedio il cornmissariato, senza lìeppure
avere la ."it"rru che Cooke si nascondesse proprio nell'edificio assecliato. La loro ignoranz.a dei fatti era seconda soltanto
alla loro dcterminazione a fare qualcosa e a mostrare che lo
stavano facendo; e la loro determinazione traeva impulso dalla non-chiarez.z.ad,ei fatti. Gente che si era sempre tenuta aÌla
larga dalle proteste pr-rbbliche ora confluir''a in qttel luogo, l<r
pt""iidiuuu é gridara: "Uccidete il bastard.", pronta a vegliare
p"t t.,tto il témpo necessario' Perché? Che cosa avevano itt
mente tutti ouanti se non la reclusione di un nellico pubblico
che non orr"nuato mai visto, che non sapevano nemmeno dove
fosse? Aitkenhead ha una risposta a questa domanda impossibile, ed è una risposta convincente.
17
Ciir chc Cooke offre, ovunque si trorri, è la lara opportunità di
odiare davvero qualcuno, c1igt'idareil. proprio odio in pubbliccl,
senziì rischiare assolutan-rente
nulìa. E una cluestionedi bene ..
di r-r'ralc
[...] e così un gesto contro Cookc ti iefiniscc comL-pcl.
sona perbene.I gr-irppicìi persone che si possono odiare continuarldo a esscreperbenc.scinoormai pochi. Quello dei pedofili è
perletto.
"Finalrnente ho trorrato la mia causa," aveva detto l'orsanizzatricc- della protesta, anch'essa una donna senza nessu;a
prr-cedente esperienza di ltrolo pubblico. "Probabìlmente
quello chc Debra ha tror,ato," comrnenta Aitkenhead, "non è
'sua
la
calrsa', ma una calrsa comlrne: la sensazione di unar
motivazione condirtisa."
Le lor-o dimostrazioni hanno qualcosa delle riunioni politiche,
dellc cerir.noniereligiose, dei convegni sind:rcali: tutte quellc
csperienzcdi gruppo chc in passato definivano il scnso del sé
. c o s ìo e p i
< l c l l rp c r ' . , , n ee, c h . ' n ( ) n s ( ) n op i u a l l a l o r o p o r t a l : r E
[e pci'sone]si organizzanoconilo i peclofili.'Nelgiro di qrralc:h"e
iìnn(),la causasara un altl'rì.
Utt tipo sospetto si ag;girctnei dintonti
Aitkenhead ha di nuorro ragione: la scarsità di nuove cause
è una prospettiva altamente irnprobabile, e il cimitero delle
rrecchie callse non sarà mai a colto di vaclle trarrte. Ma per il
mon'ìento - in tempi in ctri le paure pubbÌiche e il panico norale possono subire un ridimensionamento ftrìmineo - la causa è Sidrrey Cooke. In effetti, Cooke rappt-esenta una causa
perfetta per mettere insieme persone in cerca di uno sfogo per
I'ansia accumuÌata nel temoo.
In prino luogo, Cookè ha a un nome che lo identifica:
questo lo rende un bersaglio concreto, riconoscibile tra tutte
ìe paure che attanagliano e dotato di una realtà materiale che
poche altre paure possiedono; anche se norì r'isto, egÌi può essere costr-uilo come ogsetto fisico suscettibile di essere m;rneggiato, ìegato, rincÈi-uso, neutralizzato, pc-rsino distrutto,
diversamente dalla maggior parte delle minacce, tanto piùr inquietanti in quanto generalmente arn'eftite come diffuse, striscianti, sfuggenti, onnipresenti, sfocate. In secondo luogo, per
una fortLlnata coincidenza Cooke si trova in una posizione in
cui gli interessi privati e le questioni pubbliche coincidono;
p i i t e s a l l a n t e r t l e i, l s u o c a s o è u n c r o g i o l o a l c h i m i s t i c o i n c t r i
l'amore per i pr:opri figli - un'esperienza quotidiana, abituale,
ma privata - può miracolosamente transustanziarsi in uno
spettacoìo pubblico di solidarietà. Cooke è dir,enuto una sorta
18
di passerella, per quanto malsicura e provvisoria, che conduce
tióri dalla prigione dcl plivato. Da trltimo, rrìa non da meno,
un 8.lrlpiale passercìlaè abbaslanza ampia da peltltetterc.a
che.j singoli
probabile
fuggire:
è
di
consistente,
inugu.i
oi,
'fuÉeitirl
si uniscano ad altre pèrsone che ftrggono dalle rispetpuò creare
iivÉprigioni private, e l'uso della stessa via di fuga
piedi
sulsaranno
i
finché
tutti
quale
durerà
la
toÀr.r.riti,
Iru
passerella.
-la -I
politici, le persone che si presu-rne operitl.o professionalmentè nello spaiio pubblic. (così definito pcrche e Iì che..srol"pttbno"" i loro incariclii o, n-reglio,perché esse detìniscono
qllanon
sono
loro
incarichi)
i
cui
svolgono
in
spazio
6li.o" lo
da
modo
adeguato-l'invasione
in
grado
affi"ontare
di
in
Àui
ri
oarte di iitr-usi; e all'intelno dello spazio pubblico, chiunque
h o n r i c < t p ' a i l t i p o g . i t t s t oc l . ic a r i c a e c o n l p a i a n o n . i n r i t a t o , i n
diveise da quelle previste, dccise e gestite a li'ello
.iiiorturir"
ufficiale è, per definizione, ltn intruso. In base a questi criteri,
nli ugg."ttc,r'i di Cooke crano scnza dubbio degli inlrusi. La
ioro pi-"tettza all'interno dello fPazio pubblico era stata pr-gclaiiu fi" dall'inizio. Per quesro désideràr,ano che gli-abitanti lc-gittimi dello spazio pu-bbìico prendessero atto della loro presenza e ne rÌconoscessero la legittin-rità.
Probabilmente, Willie Horton fece perdere la presidenza
americana a Michael Dukakis. Prima di correre per la presidenza, Dr-rkakis ave\ra ricoperto per dieci anni l'incarico di governatore de-l Massachusetts. Era uno dei piùr decisi oppositori deììa pena di mol-te. Inoltre era conYinto che ìe prigioni_clovessero essere prevalentenente istituzioni educative e riabilitative. Avrebbe-voluto che il sistema penalc restituisse ai cr-iminali I'umanità che arrevano perduto o di cui erano stati privati e che preparasse i condannati a "rientrare nella comunità": dlrrante ia sua amministrazione i detenuti delÌe prigioni
d i s t a t o a v c v a n o l a p o s s i b i l i t àd i t o l ' n a r ea c a s a i n p e r m e s s o '
Willie Florton non i-ientro cla ttno di quei pelmessi. Invece,
stuprò ttna donna. Ecco queìlo che ci può capitale quando gou"rnuno i liberal dal cuirre tenero, anrt-nonì ì'avversario cli
D u k a k i s , G e o r g e B u s h , a c c a n i t o s o s t e n i t o t ' ed e l l a p e n a c a p i t a le. I siornalistiincalzarono Dukakis: "Se Kitty, sua moglie, venrsse stuDrata, sarebbe favorevole alla pena capitale?".
Dukakis cercò di convincerli che non inteudeva "esaltare la
violenza". Così disse addio alla presidenza.
Il vincitore Bush fu sconfitto qllattro anni dopo dal governatoÌ:e delì'Arkansas, Bili Cìinton. Da governatore, Clìnton
aveta autorizzaro l'esecuzione di un ritai-deìto mentale, Richv
Ray Rector. AÌcuni contnentatori
ritengouo che, proprio come Horton aveva fatto peldere le elezioni a Dukakis, così Rec1q
tor le fèce rrincere a Clinton. Sj tratta probabilmente di un,esagerazione: Clinton fece anche altre cóse eradite alla "middle
America". Promise di essere inflessibile nella lotta al crimine,
di assumere piùr poliziotti e mandarne di più in ser-vizio attivo, di aumentare il nunrero dei crimini puhibiìi con la nlortc,
di costruire pligìoni nuove e più sicure. Il contributo di Rector al successo di BilÌ Clinton lu semplicemente quello di ser._
r i r c d a p r o v a r i v c n l e ( c h i c d o s c u s a :d a p r o r . a n r o i t a ) c h e i l l u _
tu'o presidente face'a sul serio; con un tale fiore all'occhiello,
clintor-r non poteva che conqtristarsi la fiducia deÌla "rniddlei
America".
I duelli al vertice si sr,olgevano anche a un livello piu bas_
so. TÌ'e candidati al governatorato del Texas usarono il temocr
a d i s p o s i z i o n e p e r p r o n u n c i a r . ei l l o r o d i s c o r s o a l c o r r g t . e s s o
del partito cercando di superar-si l'un ì'altro nel perorlare la
causa della pena di morte. Mark White si pr-esentò-alleteleczrmere circondato dalle fotografie dei criminaìi rnandati alla sedia elettrica nel periodo irr cui era stato goverrìatore. per non
essere da meno, iÌ suo concot-rente, Jir-n Mattor, ricordò agli
eletto.i che aver.a personalmente soprinteso a trentatr'é eseiuzioni. Accadde che entrambi i candidati furono messi nel sacco da una donna, Ann Richards, dotata di una r.isorosa retori_
ca a favore delìa pena di nrorte cui essi non ftrr-oi-roo*,iame.te in grado di tenere testa, per quanto forti fossero le loro altre credenziali. In Florida, il gor;ernatore Llscente, Bob Martinez, ebbe un recupero- sensazionale dopo un lungo perioclo di
calo costante nei sondaggi popolari qúando rico"rdó agli elettori che aveva firmato novanta ordini di esecuzione. In California, lo stato che era andato sempre orgoglioso di non aver
c o n d a n r r a l oa n l o r r e u n
. s o l o p r - i g i o n i e ' oi n i ' e n t i c i n q u e a n n i ,
Dianne Feinstein cerco di farsi eleggerq'dichiarando di essere
"l'unico memb'o del Partito dernoòiatico fàvore'ole alla oena
di morte". Per tutta risposta, il sr_roconcorrente, John Van de
K1nip, si afh'ettò a precisare che pur-essendo "fìlosoficamen_
te" contro la pena di morte, che cónsiderava "barba.u", u"iÀUbe messo da parte la sua filosofia una 'olta eìetto sor"ernat<,rr-e.Per dimostrare la sua affidabilità, si fèce fotoeraTare all'ingresso di una camera a gas a\\'eniristica p.o.rto-pe, le future
esecuzioni e annunciò che una volta divenuto titòlare del Ministero della giustizia ar,rebbe trasferito quarantadue crirninali nel braccio della n-ìorte. Alla finc, la piomessa di tradire re
proprie conrinzioni non lo aiutò. Gli èleilori (tre qrrarti dei
quali favorevoli alla pena di morte) gli preferirorlo ,ìo che ci
cledeva, rrn boia convinlo.
_ Da più di dieci anni, le prornesse di stroncare il crimine e
di mandare a morte un maggior numer.o di criminali occuDa20
no di fatto il plimo posto nei programmi elettoraÌi, qualunque
sia la coÌlocazione politica del candidato. Per i politici attr-rali
ó per quelli che aspirano a diventarlo, l'estensjone della pena
di moft. rappresenta il biglietto vincente neÌla lotteria della
p6polar-ita. Lopposizione alla pena capitale si-snifica, al conirario, il suicidio politico.
A Yeovil, i vigilantes chiedevano insistentemente un incontro con il loro deputato, Paddv Ashdolvn. Questi rifiutava di
riconoscerne Ia legittitnità invocata. Poiche si trovava egli
stesso in condizioni di debolezza all'inLerno dello spazio pubblico, e poiché non ne rappresentava certo una delle autoriti\
designatè o elette, pote\ra abbt-acciare la causa dei dimostranti
soltÀnto al prezzct di un ulteriot'e rischio pet'le sue cledenziali
di uomo pubblico. Scelse di dire quello che pensava, ciò che
credeva fosse la verità, paragonando gli aggressori di Cooke a
"bande dedite al linciaggio" e resistendo a tutte le pt'essioni
perché avallasse le loro azioni e itnprimesse il marchio cli
?'questionepubblica" sulle loro torbide lagnanze private.
Jack Strarv, ministro degli interni, non poteva pertlettersi
ouesto lusso. Come dichialo una dei leader della protesta:
'i
uello che vorremmo fare ora è stabilire un collegamento
con altre campagne. Molte deboli voci si levano in ogni parte
del paese. Se t:iuscissimo a falne un'ttnica \roce possente le cose potrebbet'o cambiare un po'piu rapidamente". Parole sin-rili esprimono il proposito di conquistare definitivamente un
postò nello spazio ptrbblico; di esigere ascolto continuo sul
modo in cui Îo tpoiio viene ammiùstrato. È assai probabile
che ciò sia suonato sinistro ai politici allora in carica nello
spazio pubblico, benché qualunque politico esperto sapPia
perfettamente che "collegare ìe campagne" e "ttnire le voci deboli" non è una cosa facile ed è improbabile che riesca; le voci
deboli (private) e le campagne (locali, centrate su una singoìa
questione) non possoÌlo esseì-efacilmente son-ìmate, tanto che
si potrebbe affeimare con certezza che la specifica speranza o
intenzione di farlo, come molte speranze o intenzioni simili
prima di questa, finirebbero presto per seguire il loro corso naturale, quèllo cioè di arenarsi, capovol-eersi,essere abbandonate e dimenticate. Il oroblen-ra di Strarv si ridusse a mostrare
che gli amministratori dello spazio pubblico prendono le voci
deboli sul serio: r'aìe a dire, che sono disposti ad adottare soluzioni che renderanno inutile il ler.'zrrsidellc voci deboli; e che,
come è auspicabile, dor,'rebbero essere ricordati per aver mostrato tale dìsponibilità. E così, Jack Straw, che molto probabilmente conàiu'ide.'a l'opinione espressa pubblicamente da
Paddy Ashdo'nvn,disse soltzrnto questo: "E vitale che le persone non si facciano giustizia da sé" (ricordandoci in questo
21
alimentatd
i a l l as p i c t a t ac o l n p c t l z i o n e ,e c o n f l i t r oc 'r i o l e n z ' a '
le conrunità o
dilaniatò
zione per-lu .,optu"uiu;;;;;;;"""no
Nel tentativo di trovare una riimpedito lot-o.dr :t;;;,t$=i'
consapevolmenuna-d,escrizione
sDosta,Girard nnt peioffrire
"nascita
clell'unità"' lmclella
tè e deliberatanrenre niiiàfoÉi.u
di una vittisceìta
la
stata
fosse
maginò che il passoa"titit8
a
l
t
r
e uccisioni'
dalle
m a a l l a c u i t t c c t s t o n ed' i v e t ' s a mdcel ìì ltac p o p o ì a z i o n c ,c h e i n
n r e n d e \ . a n op a r . r e/ ; ; ì ; i ì " " À u r i
m a n d o si iD
i l , , a o - ; r i , t n i t ' " " ' n " l i ; a s s a s s i n i o " t t ' e s i o rdell'azione
il;;;
Latto spontaneo
aiutanti, conrplrcr "'t"tlì-""i'
Ài seclimen-ta'el'ostilità dispers.
;;;;ìt
ave'a
coorclinata
nettamente la correttezza
! f .ggi-.;;lvità cliffuszi,separando
quella iìlecita' I'innol"tlt.1,91
È;""1";;^
dalla scorre rLel'za,
individui isolati (e
e la colpev ole77'a'Poteva riunire^gli
cerrz.^
solidale (e fiduciosa)'
,p"í""i",i1 in Lnu^tomu nità
favola'
ho delto'.è r-rn'a'
Tit"
ll racconro tt t';;';ra,^t;e
alla verità"lstorlca'
non aspira
che
.tr'to
i
eziologico,
"u""''ione ì"ì'oliel1f sconosciute'Come ha
ma solo a troval-c#:;t;
I'indiriduo presocialc conosserlalo cornctitr- c"al'ióiitàit'
'
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(
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dio ne
n
e
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in Arjstotelc
t r a r i a m e n t eo q u o n t t ''-i l e g g e
filosofica'
immasinazione
deìf
bestia, ma una p"t;;;;;-;i;;e
di-Girald non ci dice
Come altri mitl "tiJ;gì;i, I racconto è solo un tentatir-o di
passato:
che cosa accadclernelaóente in
di un fenomeno singoptèt"ota
s",t,o-ulln'tt'tole
,rr,
attribuile
la presenza'ela
tpi"gutne
Iare e difficll" da co#p;;;;;;;
"ii
r'acconto dj Gidc-ì
rigenerazione continue' Il vero -""ag^gi*o e vaso' e ovuÌrque
diffuso
sia
il dissenso
;;?;'J;h;ó,r.t,tq""
I'unico modo per arriregnino l'ostilità e ìl sospettoreciproci'
srcu^il^'r"ria'.iièil.ot.t"t.rt iraria, a un habitat
;;?;;;r-"[
e unire le
comune
nemico
un
ro (perché soliclalei-É-ic"gli"'."
contro un bersaforze in Lrn atto oi'àù"tiìE collettiva.diretto
a fornile
conrplici
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slio comttn". g
"";;,otJ-""i"'
crimine riconosciu to e
il
;;;;"''i''.o'.'t''o
fii;J#'à;;;)
p-"ttiò, quello che la comunità non soppor;;ì;;;;"'toì..
tn" rifiutano di unirsi alla
terà a cuor leggert';;;;i"-;-tto""
instillano il duhbio
ri[itrto
caccia,l" p"rro,,""tfì*'"t"ì'ii loro
sulla siustezzadcll'atlo'
modo che l'amministrazione della giustizia spetta soltanto a
pochi eletti). Dopo di che uscì allo scoperto, dichiarando che
forse sarebbero stati adottati pror'vedirnenti per "tenere perennemente i criminirli pericolosi dietro le sbarle". Può darsi
che Strarv sDerassedi essere ricordato come un amrninistratore dello spa2io pubblico interessato e compartecipe, capace di
ascoltare; alla fine, la leader della protesta, citata in precedenza, emise il suo verdetto sul non coìlaborativo Paddv Ashdown: "Spero proprio che la gente si ricordi di ìui quando sr
tratterà di votare".2
Forse (un "forse" che pesa, data la r,igiìanza del Tribunale
elrropeo dei diritti trmani) i criminali pericolosi (cioè qr"ralunque criminale abbia la srrentura di attirare e concentrare su di
sé le paure pubbliche del pericolo) saranno tenuti "perennenente" dietro le sbarre; ma toglierli daìla strada, dai titoli di
giornale e dalla luce clei liflettori non renderà le paure - principali responsabili del fatto che siano diventati i criminali pericolosi che sono - meno perenni e indefinite di quanto non
siano, finché esisteranno delle ragioni per aver paura e finché
il terrore che essi incutono sarà rrissuto in solitudine. Chi rrive
il terrole in solitudine, chi non è rnembro di una comunità,
continuerà a cercare una comunità immune da paure, e coloro che detengono il controllo dell'inospitale spàzio pubblico
continueranno a promettergliela. Sennonché, le uniche comunità che le persone isolate possono sperare di costrrrire e gli
amministratori delìo spazio pubblìco possono seriamente e
responsabilmente ofh'ire sono quelìe permeate di paura, sospetto e oclio. A un certo punto, amicizia e solidarietà, un
tempo il materiale piìr prezioso per la costrrrzione della comr-rnità, sono divenute troppo fragili, troppo precarie o troppo inconsistenti per serwire a quello scopo.
Oggi, privazioni e sofferenze sono fiamnentate, disperse e
diff'use; e così iì dissenso che producono. La dispersione del
d i s s e n s o ,l a d i f f i c o l t à d i c o n c e r i t r a r l oe a n c o r a l l o a r t n a c a u s a
comune, per poi dirigerlo contro un colpevole cornune, rende
le pene solo un po'piùr aspre. Il monclo conlemporaneo è un
contenitore pieno fino all'orlo di una pallra e una disperazione erratiche, alla ricerca disperata di sfoghi. La vita è satura
di cupe aff-lizioni e sinistre premonizioni, ancor più ternute
per la loro non-specificità, i ìoro contorni indistinti e le loro
radici nascoste. Come per ogni soluzione satufa, un granello
di polvere - un Sidnev Cooke, per esempio - è sufficiente a innescare un rriolento processo di agglomerazione.
Circa vent'anni fa,' René Girard avanzò un'ipotesi su ciò
c h e p o t e r a e s s e r e s u c c e s s o i n u n p a s s a t o - s e n - ì p r - iep o t e t i c o presociale, quando il dissenso si er-a insinuato tra la popola-
Il calderonedell'Unsicherheit
scrisse Das
Esattamente settant'anni fa' Sigmr-rndFreud
y1 no'
Unbehagen
n',ar,l n1íii', tiuaott" iir inglese'in 19do
DiscontenÍ's.a
approssirnatiuo,.ài'ìì"iii"i"
In quel saggio f.;;;";;;ì;,
(si riferiva ouuiunìiiì"-all"
òrrilizatioi and its
"civiltà"
F"tta .sostenevache ìa
rrtotler,
occidentale
civiltà
""ttt'o
23
22
L-_
,?c; settant'anni fa il termine "civiltà,, compariva rar-amente
al
plurale, ed era solo il tipo di esistenza occidentale
ad artodefinirsi "civiltà") è uno sizrmbio: un '.alore tenuto in gran
conto
viene sacrificato.per un altro, ugualmente essenzia'Íee
sacro.
Leggiamo in traduzione che la cl'iltà reca in dono Ìa sicu.ezza: 'na concìizione e.senteclai molti pericoli .h" p' ou'.lrn.r-r.,
dere i quali l'inglese ha bisogno di almeno tre tet-mini: sectritv
i r - i . r t " i r u e s i s t ì n z i a l e I , c e r t Z i r r t vl c e r l e z z a ' l e s a l e t v l s i c u r e z z . a
p e r s o n a l c ,i n c o l u m i t a l .
Sicurezza esistenziale. Qualunque cosa sia stata conquistata e conseguita rimarrà in nostro possesso; qualunqlte obiettiv" rlu stató raggiunto consen'erà il valore di fonte d'orgoglio e
i
di rispetto; il mbndo e stabile e affidabile, così come lo sono
permettoche
acquisite
le
abitudini
sfroi óriteri di correttezza,
rìo di agire con efficacia e le abilità acquisite necessarie a suIe sfide della vita.
nerarc
'
C e r t e ? , : . oP. o i c h c i c o n o s c i a m o l a d i f f e l e n z a t l a l a g i o n e v o ì e
e sciocco, degno di fede e ingannevole, utile e inutile, proprio
e improplio, gior-elole e dannoso, nonché tutte le altre distinzioni che guidano le nostre scelte quotidiane e ci ailttano a
prendere dec.isioni, nutriamo la spet'anza di ess-erenel giusto,
à ouesto anche percl-ré conosciamo i sintonri, gli indizi e i segri p."tt.rt-titorf che ci permettono di intuire che cosa-aspetdi distinguere una mossa buona cla una mossa falsa.
íur.i
"
personcLle.Purché ci comportiamo nella maniera
Sicurez.za
giusta, nesslrn perìcolo fatale - nesslln pericolo che non possa
ésr"t" neutt'alizzato - minaccia il nostro corpo e le sue estensioni: cioè, i nostri beni, ìa farmiglia e i vicini, così come lo
spazio in cui tali elcmenti di un "io csleso" sono contenuti,
còme la casa e I'ambiente in cui si tt'ova.
dalla,nalrrrq, p.loprio-c,rpo
e dalieulr,."p"r*Jn"".'ir,'?,,."
5fa.l
p ^ r o l e , l a c i r i l t a l i b e r a d a l l a p a u r a , , - ,q u a n i o r n c n o
rende 1,.,
paure meno terribili e intense di quanto altrimenti
sarebbe...
In carnbio, pone restrizioni - talrrolta pesanti, come un
regime
oppressi'o, sempre spiace'oli - aila riberta individuale.-Agli
e s s e r i r r m a n i n o n ò c o n c e s s o p e r s e g . r r i r et t r t t o q r r e l l o c h e d e s i _
deran'dal p.oforrdo,del cuore, e qrìasi ,,,.rila p.iJ er;";;;;;r"
guito nel modo deside'ato. Gìi istinti sono tenuti a fi-eno
o clel
tutto soppressi: una condizione infelice, go'ernata dal clisagio
psichico, dalìe ner,rosi e dalla ribeìlione."I nralesseri e
i co,,rportamenti der,,ianti più contuni, suggerisce Freud,
nascono
dal sacrificio di buo.a parte della hb?ta indi'iduaíe in
camb]o dj quaÌunque cosa senra a
_garantirci, collettir,.-.,.i"
.,
singoìarmente, urìa maggiore sicúrezza individuale.
Nel mio llbro postt,odentiÍt' and its Discorttettts,5sostengcr
che se Freud a\esse.scritto il stro saggio settant'anni
dopo,
p.obabilnrenrc ar rebbe do'uro capovo"rler" io,;^
;i;gnoJi, i
problemi e i rnalesseri più co-r-,,-,i al
.f
liorno a;"ggiii".,
pa.i di quelli di r-rn tempo, il prodotto-'di uno ;&;úì;,
ir"
questa volta è la sicurezza a esse.e sacrificata giorno
t"p"
giorno sull'altare di una libertà individuale in .""Ti"ùu
s i o n e . M e n t . e i n s e g u i ' a m o q u a l u ' q u e c o s a s e m b r a s "*"
se a.lmentare ìa libertzì indi'iduare di sceita e di espressió"",
^r,
b].amo perduto buona parte delìa sicurezza ricerruta dalla
ci'iltà moderna, e una.par-te anclre maggiore clella-sicurerra
che aveva promesso di offrir.ci; orr.oro-f"ggio, non sentiamo
quasi piu p'omettere che qr_relbene sarà iàcuperato,
;;i..
s e r r t i a m o s e m p r e p i u s p e s s o c h e l a s i c r r r e z z an o n \ a d ; a c c o r d o
con la drgnita umana,_che è troppo infida per essere desidera_
ta e troppo a rischio di ge'erarè-dipendenza, di crare urr.ràfuzione e di creare situazioni senza r'ù d'uscita peì-essere
cànsi
derata un valore.
Ma, esattamente, che cosa ci viene cletto di non rimniangere, e che nondirneno ci manca, e la cui assenza .i
ri"Àóie'ai
llla'-pauÌ-a e rabbia? Nel testo originale tc-desco,Frerrcl'pa|la
di sic.herhell,e quel concetto tedesò e in realta m"ri, pii"pio,di gu.ello esplesso dal tennine inglese securiÍy.
Nel caso di
ó . t c l t e r l t e r tl a l i n g u a r e ' d e s c aè s i n g o l a r n r e n t c p a r c a : r i e s c e
ir
sintetizzare in un solo ter-mine fenome'i complessi, p";;;"
Le tre componenli della Sicherheit sono le condizioni della sicurezza di sé e clella ficlucia in sé, da cui dipende la capacità di pensare e di agire in modo razionale. Lassenza o I'insufficienza di una deile tre produce pressoché lo stesso effetto: il dissolversi della sicureZza di sé, la perdita di fiducia nclle proprie capacita e nelle intenzioni erltr-ui,ciò che alimenta
I'inettitudine, I'ansia, la circospez.ione,la tendenza a cercare
qualcuno da incolperre, a trovare dei capri espiatori, e all'aggressione. Tutte qr-restetendenze sono i sintotni di ttna 1ornlentosa st''iducia'esistenziale'. la routine quotidian^a, ormai
spezzata e.inaffidabile (quella stessa routine che, se fosse stata seguita autonaticanrente, avrebbe risparmiato all'attore
l'agoiia della scelta incessante), è sottoposta a un esame chc
genera ansia, in quanto rivela i rischi che essa conlporta; ma
quel che è peggio, spesso le risposte.apprese P.!r{ong validità
t r o p p o l ' a p i d a m e n t ep c r c o n s o l i d a r s i i n a b i t u d i n i e f i s s a r s i i n
un compórtamento ioutinario. La probabilità che le singole
scelte pioducano effetti indesiderabili e la consapevolezza
che tali efferti non Dossono essere calcolati ccln esarttezzanon
determinano tanto ia necessita di controllare rneglio i risr-rlta-
24
25
\
ti delle proprie azioni (il che diviene una prospettiva irrealistica), quanto piuttosto il desiderio di assicurarsi contro i rischi che tutte le azioni comportano e di sottrarsi alla responsabilità dei risultati.
Gli effetti della diminuzione di sicurezza esistenziale, cer
rezza e sicurezza personale sono straordinariamente simili,
così è raro che le ragioni di un'esperienza dolorosa siano
chiare di per sé: piuttosto, come è noto, vengono facilmente
fraintese. Poiché i sintomi sono praticamente indistinguibili,
non è chiaro se il senso opprimente di paura derivi dalla scarsa sicurezza, dalla mancanzÉì di certez.zao dalle nrinacce
all'incolumità; l'ansia è generica, per cui la paura che ne deriva può essere facihnente attribuita alle cause sbagliate e può
determinare azioni palesemente irrilevanti rispetto alla causa
r,era; poiché non è facile individuare le vere ragioni dell'inquietudine e ancor nleno tenerle sotto controllo quand'anche
Ie si scopra. è difficile resistere alla tentazione di costruire e
dare un norrre a presunti colpevoli, purché credibili, contro i
quali sia possibile intraprendere un'azione difensiva (o, meglio ancora, offensiva) di grande effetto. E se anche succedesse di incolpare le persone sbagliate, almeno si farebbe sentire
la propria voce, e non si verrebbe biasimati né si sentirebbe la
necessità di disprezzarsi per il fatto di subire senza reagire.
Oggi, le tre componenti della Sicherheit sono oggetto di
continui e gravi attacchi, e si diffonde la consapevolezza che
- diversamente da ouanto accader,a per le incertezze d'un tempo - I'inattendibilità dei segnali disposti lungo la strada della
vita e la vaghezza dei punti di riferimento esistenziali non
possano più essere viste come un inconveniente temporaneo
cui si potrà porre rimedio con l'acquisizione di nuove informazioni e la creazione di nuovi e oiù efficaci strumenti. Diviene sempre piùr evidente che le incirtezze del nostro tempo sono - per usare la felice espressione di Antony Giddens - "costrr-rite su misura", per cui vi\,ere nell'incerlezza ci appare un
modo di vivere, il solo modo di vivere l'unica r.'ita che abbiamo.
sindacali e indennità sociali. Oggi, non piùr deì 30 per cento
dei posti di lavoro rientra in questa categoria, e la percentuale
continua a scendererapldamente.
feconomista francese Jean-Paul Fitoussi ha dichiarato
che il volume globale di lavoro disponibile sta diminr"rendo:
"macroeconomico" ma strutturale,
un problema, questo, non
p
a s s a g g i od e ì c o n t r o l l o s u i f a t t o l i
c
o
n
n
c
s
s
o
a
l
djrettamentc
dalle
istituzioni
rappresentatirre di govern<r
decisivi
economici
al libero gioco delle forze di mercato. Pertanto, la strategia
espansionistica tradizionalmente attuata dallo stato non può
faie molto per combattere questa tendenza. Se i ministri delle
hnanze sono ancora un "male necessalio", i rninistri dell'economia sono sempre pir)r simili a cimeli,o o semplicemente
l'espressione di una nostalgia puramente formale per una sowanità statale un tempo saÌda, ma che og-ei sta scomparendo
rapidamente. Nel suo saggio sulla nuova "società dell'inform à t i c a " , M a n u e l C a s t e l l ss o s t i e n ec h e m e n r r e i l c a p i t a l c " [ ' l u i sce" liberamente, la politica resta irrimediabilmente locale. La
velocità del movimento rende extraterritoriale il potere reale.
Potremmo dire che, per l'incapacità delle istituzioni politiche
attuali di rallentare i movimenti del capitale,' il potere è sempre più estraneo alla politica: un fatto che spiega erl ternpo
stesso I'aumento dell'apatia politica, il disinteresse progressivo dell'elettorato per tutto ciò che è "politico" (fatta èccézione
per gli scandali piccanti che hanno per protagonisti personaggi molto in rrista), e la perdita della speranza che \a safvezza
possa venire daipalazzi del governo, chiunque possano essere
i loro attuali o futuri occupanti. Quello che viene fatto e può
essere fatto nei palazzi del governo incide sempre meno suìle
questioni con cui gli individui sono alle prese nella loro vita
quotidiana.
Hans Peter Martin e Harald Schumann, esperti di economia dello "Spiegel", ritengono che, se ìa tendenza attuale rimarrà invariata, il 20 per cento della forza lavoro globale (potenziale) sarà sufficiente "a far funzionare l'economia" (qual u n _ q u ec o s a s i g n i f i c h i ) , i l c h e r e n d e r à e c o n o m i c a m e n t ' e " ' i n
esubero" il restante B0 per cento della popolazione mondiale
in età lavorativa.8 Si potrebbe pensare (e molti lo fanno) ai
modi per invertire, bloccare o almeno rallentare la tendenza,
ma la questione più importante, oggi, non è più che coscLdeve
e*sserefatto, rna chi ha il potere e la detenninaz.ione per farlo.
Dietro l'insicurezza crescènte dei miÌioni di personè che dipendono dalla vendita della propria forza lavoro c'è l'assenza
di-un'istituzione potente ed èffiòace che potrebbe, se solo lo
volesse fermamente, rendere meno insicura la loro condizione. Cinquant'anni fa, ai tempi di Bretton Woods (ormai storia
Sicttrezza irtsicura
NegÌi Stati Uniti, un impiegato su tre lavora nella stessa
impresa, con le stesse mansioni, da meno di un anno. Due su
tre svolgono il lavoro attuale da meno di cinque anni.
Venlanni fa, in Gran Bretagna, l'80 per cento delÌe occr-rpazioni apparteneva, in teoria, al genere "40140" (una settimana di quaranta ore lavorative contro quaranta ore di vita non
lavorativa), e godeva della protezione di una fitta rete di diritti
27
zt)
\-
antica), riflettendo sul modo in cui si trattavano affali nel
mondo, gli addetti ai lavori parlavano di regole universctli c
della loro applicazione universale: di qualcosa che noi dovrenrmo fare e alla fine faremo; oggi parlano di globalizzaziotte :
qtralcosa che ci capita per ragioni sulle quali possiamo soltanto avanzare delle ipotesi, magari arrivare a conoscere, ma cht'
non possiamo controllare.
Linsicurezza oclierna asson-riglia alla sensazione che potrebbero pro\rare i passeggeri di un aereo nello scoprire che ìa
cabina di pilotaggio è vuota, che la voce rassicurante del capitano era soltanto la ripetizione di un messaggio registrat<r
molto tempo prima.
Linsicurezza deìle condizioni di vita, insieme con l'asserrza di un'istituzione cui rivolgersi con ficlucia, un'istituzionc
capace di mitigare qtrell'insicurez.za o perlomeno di ascoltarc
le r-ichieste di maggior-e sicurezza, arrecano ì.lr'ìdanno profondo alla politica cli r,'ita. Il consiglio cli Jean-Paul Sartrc, costruire e poi seguire le proiet, suona falso: né saggio né p;rrticolarmente allettzrnte. Non solo l'inglat<,r lavoro di costrtrirsi
un'identità sembra immenso e destinato a non finire mai, r'na
oggi deve compollare - quale norma fondamentale del processo di costruzione - la capacità del prodotto di farsi da par1e o la capacità deì costruttore di ricicìiulo in oualcosa di clivelso da quello che doveva essere. Cerlamente, la fatica di ccistr-r.rirsiun'identità non è, né dor,rebbe esserc, tutto considerato, un processo cttmulativo: piurttosto, sembra un succeder-si
di nuovi inizi, ed è gr-ridata dalla capacità di dimenticare pru
che da quella di apprendere e menlorizzare. Qualunque coslr
sia stata acquisita o costruita è temooranea. Non è che vi sia
scarsità di règole e direttive tese a guadagnarsi la nostra fidr-rcia (al contrario, il mondo insicuro è il luoeo in cui fiorisce il
cotmselling, una serra in cui crescono schière sempre piir nrrrrìerose e variegate di esperti nel modo cli fare qualcosa); il
punto è che riporre tutta la propria fidtrcia in una regola o cli'
t'ettiva qualsiasi non senrbl-a piir ragionevole: molto presto potrebbe rivelarsi urÌ errore fatale, data la muter,olezza evidentcmente endemica di tutte le regole e diretti'"'e proposte.
"La composizione del posto di lavoro è in continuo nlutamento": così Kenneth J. Gersen riassume la situazione. "P1.,sticità" è il nome chc' attribùisce a questo aspetto del vive'r'c
contemporaneo: spostandosi da un posto di lavoro alÌ'altro, cr
anche soÌo ossen/ando i cambiamenti clre an/ensono sotto i
srroi occhi nel proplio posto di laroro (carnbiaùenti di crri
spesso nemmeno si accolge), "l'indir,icluo sr.rbiscela sfida di
una serie senÌpre piùr varia di richieste comportamentali". ln
questo tipo di anrbiente
28
non serve tanto l'individr.roautodiretto, incapzrcedi assumere
modelli di comportamento differenti. Una personasimile è limitata, provinciale, rigida. [...] Noi oggi celebriamo l:r versatilità.
[...ì Occorre dinamismo, la rete è vasta, gli impegni molteplici,
le aspeltativeinfinite, le oppoltunità ampie, e il tempo è un bene raro."
Gergen r-iplende l'argomento aÌtrove:
Diventa semprepiù diificile ricordare con plecisionea cluale
principio l'ondamentaledobbiamo restare fedeli. Lideale del['ar-itenticita si sta sfiìacciarndo;il significato della sincerità scivolar
lentamentenell'indeterminaLezz,a.
[... ] La personalitàeclettica è
un camaleontesociaìe,in cluantoprende costantementein pres t i t o f r a m m e n t i d i i d e n t i t à c l a q u a l s i a s i f o n t e d i s D o n i b i l ee l i
c o m b i n r ri n m o c l ot a l ed a r e n r l c r l ri r t i l i, r d e s i d c l a b i li in u n a t l a t l
situazione.[...] La vitardiviene trn negozio di dolciunri dove appagarei propri appetiti crescenli."'
Non possiamo fare a nlr'no di notare conrc: zrnche in una
vita plasmata sul modello di trn negozio dr dolcir-rmi, I'effetto
"plasticità" - come ce la descrive vividamente
principaìe
-Gergen della
- non sarebbe il sapore dolce di quei doÌciumi, ma il
senso di insicurezza, così acuto da rendere insonni. Sono poche le persone che nominerebbero un negozio di dolciumi un luogo piacevole da rrisitare ogni tanto I se si chiedesse loro dove vorlebbero dimorare stabilrnente. La vita di colorcr
che sono all'interno del negozio, passata a scegliere, succhiare e trangllgiare dolciumi, è probabilmentc pr"rnteggiatadi a1tacchi di nausea e dolori di stomaco, anche sc non si curano
(e difficilmente possono non cul'arsene, per qlrzìnto ci prorrino) di un'altra r,ita - una vita piena di rabbia e autodisprezzo
- v i s s u t a d a q u c l l i c h e , a v e n d o l c t a s c h e v u o t e , g r r a r d a n oa v i damente i cornpratori attrar,er-sola vetrina del negozio. Dopo
tutto, è solo lrna porta rotante, e il diverso contenllto del portafoglio, a separaie il primo grlrppo dal secondo
Niklas Luhnrann ha detto Llna cosa imnortante: che. claita
la molteplicità dei ruoli che svolsiamo e dbi cont.'sti in cui li
s v o l g i a n ì o ,c i a s c r r n od i n o i è o r ù n q u e " p a l z i a l r n e n t e d i s l o c a to". Noi potremm() dire che, date le molteplici opportunità in
concorrenza tra loro - tanto da annullarsi a r,'icenda - e data
l a c a c o f o n i ad c l l e r o c i c h c c i i n r i t a n o a s e g u i r l c ,s i a m o t u t t i ,
o \ . r u n q u ee s e m p r c , " p a r z i a l n r e n t e d e p r i t a r i l l l i a t t o d i t r o r a r cl attuaìmente da una Darle o daÌl'altra della vetrina determi
n a i ì g r a d o , r - n o n l a p r e s e n z a , d i d e p r i v a z i o n c . Q r r a l r r n q r r es i a
ra nostra posizione attuale (ì"'identità", dice Har-vie Ferguson,
e una personalità temporanea",rt la vita, potrenìmo aggiung e r e , è u n c i m i t e r o d i i d e n t i t à d e" f u n t e d i m o r t e n a t l r r a l e o
r.trezzamento per il fatto di arrerla accluisita. Quando ci si seup t r ò , c o n s l a t a r ec h c t u t t o è a d i s p o . s i z i o n ed i . t u t t i ,
i" air" o si
iînsicurezza cndelÌìiciì è l'unico acqttist<t non deteriolabile.
In breve: aì cuore della politica di vita troviamo un desiderio forte e ittestinguibile di sicttt'ezza, ma agire in base a quel
àesiderio rende maggiormente insicuri, e sempre più protbndarnente lnslcul'l' Nel tentativo di sfuggire all'insicurezza non si può più ricorrere al vecchio stratagemma della conformità alira vox pt'puli, giacché."o1 si pr-ròp.iù contare sulla inoppugnabilità deli" r.r" asserzioni, e giacché non uno dei suoi r,erdetti è stato
esente da dubbi e contestazioni una volta emesso. Qllanto
all'ahra tradizionale via di fuga, quella che consiste nell'aggresazione di tr,rtti coloro che la pensano allo stesso modo, che
Iono rompartecipi e coinvolti, pronti a soìidarizzar-c.in ogni
circosfanza, qualunque cosa accada - ebbene, anche qllr-sta
via è ormai quasi del tutto impraticabiìe.
La vita insicura viene vissuta in compagnia di persone insicure. Non sono l'unico a non saperr- con cerlezza quanto durerà il mio io attuale e per quanto tempo le persone che mi
circondano saranno disposte a riconoscerlo. Ho tutte le ragioni per sospettare che si trovino nella n-riastessa situazione e si
sentano insicttre quanto me. Indifferenza e irritazione sono
tendenzialmc'nte caratteristiche comuni, ma condividere l'irritazione non trasforma ìe sineole r..ittime in una comunità. Il
nostro genere di insicurezra Àon è il materiale di cui sono fatte le cause comuni, le posizioni unitarie e l'azione soliclale.
Tanto le an'ersita quanto le oppor-tunità sembrano scegliere le
loro vittinc o i loro beneficiari a caso, per cui una resolarità
i m p o s t a n o l r n a t i v a n l e n t e p o t r e b b e a n c h e e s s e r es v a n ù g . g i o s a
quando si presenta l'opportunità, e pressoché ininfluente
quando si sfugge all'a'"versità.
Se gli indir,idui fossero dar,vero entusiasti di seguire i precetti della scc-lta razionale, come sostengono alcuni teorici,
preferirebbero, date le circostanze, tenersi alla larga da compagnie e associazioni da cr-riè vietato dissociarsi. Trasformerebbero i loro interessi crostituiti in "dispositivi tlessibili", in
vincoli destinati a durare finché set-r'ono.La lr>ro razionalità li
ammonirebbe a non coltivare il desiderio di una comunità sicura e durer,ole. Pertanto, con le lolo scelte razionali diventerebbero con-rplici involontari e fiduciosi proprio della costruztone di ouelì'insicurezza del mondo leale che fa del rifiuto di
Punti fermi una questione di scelta razionale. Linsicurezza har
raggiunto un livello tale da poter \/antare tra i suoi sen'itori
tedeli e affidabili le fàcoltà razionali degli individui dotati deln c a p a c i t ad i r a l r r t a r e .
procurata), sembriamo deprir,ati nel momento in cui la nostt'a
òondizione viene misurata (perché deve essere misurata il't
questo modo, se non altro per l'assenza di parametri alten-ratir:i) in base alle possibilità, er,identemente infinite, che piovono da ogni parte: possibilità inratdenti, tentatrici, sedtrcenti c,
s O p r - a l l ut l( ) , n o n s p e r i m e n t a l e .
Jolrn Seel sostiene che duc'proposizioni * "Lio è indeter'minato; qualunque io è possibile" e "Il processo di autocrearzione non finisce mai" - sono lra gli assiomi principali prcsenti in tutti gli studi relatir-i ai problemi dell'identità postrnoderna. La vita quotidiana fornisce una quantità di elementi a
sostegno cìell'opinione che queste proposizioni non richieclono alèr-rna prova ulteriore e che potrebbero essere accettatc
come assiouri.
ìa stra ìogica [la ìogica della preocctlpazirtÈ pt>ssibiìe()sscln'are
ne per'ì'identità (inciso rrrio)l uc'i modi in cui si persegttela conrrrreìrsionedi sé e si rendono rlarlifesti i tratti dcila propria per'ionalità: nelÌ'abbigliamentodegli adolcscenti,sorla di cartellorli
semoventi che pubbliciz,z.anola linea deìl'ultimo stilista o un
dei tatuaggi e del
gmppo rock; nel boom della chirrrrgia est_etica,
bodt' piercing; neìl'ingressodel gener-esulla scenapoìitica;_nelìa
popolarità delle chat rooLns virttrzrli e del cybersesso;negli _irtmclnsi privilegi concessi alle top rttodels;nella necessità di dzirc
politica; e nella purtcmanageriaìeagli affari e zrìlar
un'inr1-rronta
cipazionecostantedegli "esperti"zritalk-shou,che si susseguoll(r
pér ttrtta la giornata alla rv. Tutto ciir che riguarda.la-sessualitrt,
ì'individualiià e il cor-por.trttlaradicalmeìlte sotto I'effetto gaì'r'antzzanfedi questcconcezitiniernergcnticlell'io.''
LeÌenco di sintomi (certamc-rrte incompleto) proposto supra conlunica l'immagine di una somma di sollecitazioni costanti ad abbandonare le vecchie vie per imboccarne di nuovc
e inesplorate; di un'identità sempre inseguita e mai raggiunta;
di cacciatori di identità tenacemetÌte attaccati a piccoli segni
- riconoscibiÌi pubblicamente - cli zrffermazione della propria
personalità, soltanto per essere indotti, persuasi o costretti
àalla velocità sbalor:diiiva della loro svah-rtazionepubblic:r acl
irbbandonarli e rimpiazzarli; ci tr-asmette ì'immagine di uonrini e donne sempre alla ricerca di qualcosa che non tl'o\Ieranno mai, e tnai éerti che ciò c]re hanno trovato sia quello chc
stavano cercando, benché quasi sicuri che, qualunque cosa
abbiano tro\rato (che sia quéllo che desideravano o meno), il
fatto di averla trovata non li farà smettere di cercare ancora.
Non si può dare per scontato il rralore durer,ole di una cosa ottenuta; né si può, o si dovrebbe, dare per scontato il valore cli
una cosa cl-re si sia stimolati ad acquisìre o che procuri ap-
3l
30
\-
incerta
Certez.z.a
Le due cose di cui oggi siamo maggiormente certi sono lit
scarsa speranza che le sofferenze dovute alle nostre incertezzc
attuali si attenueranno e l'incombere di un'incerlezza ancorír
più profonda.
Quando è stata approvata la moneta unica da parte dei
primi undici de.i sedici stati rnenrbri dell'Unione Eur.opea, ll
pagina economica dell"'International Herald Tribune" ("tut")
annunciò il profilarsi di "una splendida opportunità per migiiorare l'efficienza dei paesi membri". Qualche paragrafo dopo, spiegava che cosa quella splendida opportr-rnità, se debitamente sfruttata, avrebbe significato per i paesi europei chc
non fàcevano parte dell'Unione: "Provocherà un ulteriore ridrmensionamento complessivo e, inizialmente, Lln aumento deil a d i s o c c u p a z i o n e " .( S i n o t i c o m e I ' e s p r e s s i o n e" u l t e r i o r e r i c i i mensionamento" sottintenda una previsione attendibile, mentre il termine "iniziaÌmente" ha lo status di credenza astratta.)
Alan Friedman, il corrispondente dell"'rsr" esperlo in "economia globale", prosegue citando Kim Schoenhoìtz, economista
di spicco del Salomon Smith Barney di Londra, e l'opinioncr
di "molti altri economisti del settore Drirrato", secondo cui,
p e r c h e l a r n o n e t au n i c a e u r o p e a d e t e r m i n i i l p l e v i s t o " m i g l i o ramento dell'efficienza", "sono necessari profondi cambiamenti strutturali". Larticolo di Friedman non lascia dubbi sr-rl
tipo di cambiamenti stmtturali che costituiscono "l'elemento
mancante che i politici devono ancora aggiungere". Il cambiamento str"utturale, spiega Friedman, è "la chiave per renderc
più semplici l'assunzione e il licenziamento, ridurre la spesa
pubblica per le pensioni e altri benefici concessi dallo stato
sociale, e diminuire gli elevati contributi prer,'idenziali e gÌi
oneri sociali che grar,ano
sui datori di lavoro dell'Europa con' t i n e n t a l et . . 1 " .
Qualche giorno prima, lo stesso giornale aveva ossera/ato,
benché soltanto nella pagina dell"'opinione", come, in risposta alia profonda crisi economica che aveva colpito le societÌr
dell'Est asiatico, il Fondo monetario internazionaÌe "fosse inter-r,'enutocon Ìa sua direttiva standard fprecedentemente spcrimentata, con esiti del tutto infelici, in Messico (inciso mio)f:
licenziamenti, aumento dei tassi d'interesse e apertura delle
economie locali agli investitori internazionali". Va da sé che ìa
raccomandazione era tanto più perentoria in quanto accorrpagnata dalla minaccia di sanzioni: qualsiasi pacchetto di aiuti finanziari era subordinato al rispetto della direttiva. Secondo Jeffrey Sachs, della Hanard University, in conseguenza di
quella posizione "un'ondata di fallin-renti sta trarroÌgendo la
JL
Corea, e I'aumento massiccio della disoccupazione sembra
colpire tutte e tre le economie ldell'Est asiatico (inciso trtio)1.
Laútore dell'articolo, Slren Ambrose, sfidando il tono consueto della colonna economica dell"'rnr", conclude che "è
tempo di affrontare il danno causato dal Fondo" e cita, giustarnente, un gruppo di leader religiosi degìi Stati Uniti per i
ouali le attività del Fondo potrebbero richiedere il "sacrificio
di rtru generazione".'* E chi può r'edere piùr lontano di Dio?
In un'intervista concessa a Babette Stern, di "Le Monde",
il direttore generale del Fondo, Michael Camdessus, conferma
le intenzioni attribuite dall'articolo economico all'istituto da
lui diretto, facendone una questione di orgoglio. "La sistematica liberalizzazione dei movimenti del capitale," afferma,
"deve diventare la nllova missione del Fondo." Le prospettirre
aperte dal successo della missione sono strabilianti: nuove oppòrtunità di sviluppo si schiuderanno grazie all"'unione di
iutti i risparmi mondiali, che renderebbe possibile una misliore allocazione delle risorse", benché si debba ammettere il
úschio associato di "emarginare i paesi più porreri" (dei possibili effetti sui mezzi di sussistenza delle fasce più povere dei
"paesi piu ricchi" non si parla affatto). Le opportunità pesano
pitr dei rischi: a conti fatti, Camdessus è orgoglioso dell'impresa ar'viata, e ancor più orgoglioso dei trionfi futuri: "ln
realtà, abbiamo cambiato il secolo", conclude.''
È vero, il secolo è cambiato o è stato cambiato, e continua
a cambiare. Né Camdessus né il resto dei fautori e degli entusiasti della "liberalizzazione fmondiale] dei movimenti del capitale" promettono che ne trarremo una maggiore certezza; il
motto è invece "trasnarenza" (nel senso di un mondo che non
ha segreti e che non'pone ostacoli agli opelatori di mercato) e
"flessibilità" (nel senso che nulla se non la valutazione degli
"effetti economici" nrevisti - cioè dei benefici che ne tratranno gli azionisti I'anno seguente - può porre limiti alla libertà
di decisione degli operalori di tnercalo). Trasparenza c flcssibilità non porróno àggiungersi alla somma toiale di certezza;
in realtà, esse ridrslribuiscotto le certezze che accompagnano
le azioni, e in cio sembra risiedere la loro principale attrattirra
per i portavoce della libertà globale della finanza.
Trasparenza e flessibilità promettono maggiore certezza
Per alcuni (i "globali" per scelta) e maggiore incertezza per altri (i "locali" p""..r".".ìità).
I sostenito*rì e i rnilitanti della trasparenza non sono gl i ideologi della lastra di vetro, ma dei
"vetri
a specchio": dà una paÈ" .,.r paradiso per r,'oyeuq,dallaltra un'opportunità di guardare e contemplare la propria
crescente óiseria p.. .oló.o le cui difese, gìa terrlbilmènte
tnadeguate, sono sìate messe a nudo a vantaggio di tutti gli
JJ
usurpatori presenti e futuri. I sostenitori e i militanti della
flessibilità non perseguono la libertà di movimento per tLrtti,
ma la vivificante leggerezza dell'essere per alcuni, che ricade
come un'insostenibile oppressione del fato su tutti gli altri; ll
diritto di evitare le conseguenze per alcuni, il dovere di sopportare le conseguenze per gli altri. I presupposti indispensabili della trasparenza e della flessibilità riguardano, in ultinrii
analisi, il controllo esercitato dagli operatori intraprendenti
sulle condizioni in cui gli altri, che hanno meno fiducia in se,
sono vincolati a scegliere tra le poche opzioni rimaste, oppLlrc
sono costretti a rassegnarsi al loro destino quando non rimarnplono possibilità di scelta. Tali presupposti esigono che nulla
abbia il potere (che a nulla sia concesso di soprarwivere o cht'
nulla riesca a soprarrvivere al rnancato rispetto della proibizione) di ridurre la velocità alla quale possono procedere coloro i
quali si trovano dalla parte trasparente del "vetro a specchio".
Quella che è la "flessibilità" dc'l mondo per coloro che sono in
movimento assomiglia inspiegabilmente a una realtà inattaccabile, indomabile per chi è stato costretto all'immobilità.
I presupposti fondan-rentali, e le pressioni che essi riflettt,no e rafforzano al tempo stesso, si trasforrnano sempre pìLl
nei principali elementi di una polarizzazione tra e dentro lc
società.'" La portata e la velocità del movimento è ciò che fa ìa
differenza tra esercitare il controllo e subire il controllo; trer
agire "al fine di" e agire "a causa di"; tra perseguire obiettiri
con la ouasi certezza del successo o con azioni difensive intraprese in una situazione determinata interamente da varizrbili
ignote, che mutano senza prearruiso.
Il punto è, tuttavia, che quando l'esistenza individuale sr
viene a trovare tra un polo che attrae e uno che respinge, e la
posizione occupata tra i due poli non è né stabile né adegtrettiìlnente garantita, nessuna posizione offre una cerlezza sufficiente al benessere spirituale. La gioia di "essere arrivati in alto" è necessariamente suastata dalla consaoevolezza degli or'rori che stanno in basJo. i cuali difficilmente svaniscoÀo nei
momenti di massima feliciià: quando si pensa di aver raggiunto la meta, di "avercela fatta una volta per tutte", la gioia
che si prova non è mai pura, priva di ombre.
Sono queste le condizioni in cui oggi si dibattono tutti coloro che si trovano tra i dtre poli; e forse, in quest'epoca di dcregolamentazione globale, come mai in passato. La loro situarzione può differire nel grado di sicurezza di sé o rassegnazic,ne, ottimismo o disperazione, fiducia o sfiducia, esaltazione tr
cinismo, entusiasmo o abbattimento che essa può determinare e ragionevolmente alimentale, ma le differerìze sono fluidc.
Nei loro rnomc-nti di equilibrio, quasi tutti i più spensierati tlir
i nostri contentporanei sono dolorosamente consapevoli cli
ouesto. Lincertezza relativa all'esito delle azioni e alla durata
dei loro effetti, che sovrasta (benché in misura diversa) qualunque posizione compresa tra l'alto e il basso, è perciò aggravata (di nuovo, daìl'alto al basso) da una "metaincerLezza"'.
I'incertezza s-uì grado di cerlezza che può essc-r'eragionevolrnente rivendicata corne propria, e soprattutto come proprio
sicuro.
Dossesso
'
Vivere ed essere costretti ad agire in condizioni di incertezzanor' è, or,wiamente, un fatto nuovo. Comunque, la storia
moderna è punteggiata di tentativi risoluti (e talvolta riusciti)
di stabilire il valore di un numero crescente di variabili ignotenell'equazione della vita. Dando l'impressione di confor-marsi
alla regola esposta da Michel Crozier nel suo studio classiccr
del fenomeno burocratico, gr-uppi e categorie di persone capi12ti dalla parte di un'incertezza particolarmente pesante hanno fatto del loro meglio per legare le mani a chi si trovava in
una posizione migliore per calcolare gli effetti delle loro mosse, sforzandosi al tenrpo stesso di slegare le proprie e diventare così fonti di incerlezza per i loro avt'ersari. Come sostiene
giustamente Crozie4 il dominio e il controllo delle situazioni
appartengono a coloro la cui libertà di manovra produce
maggiore incertezza negli altri di quanta gli altri ne producano in loro, perché gli altri sono relativamente piii vincolati
nelle proprie scelte, e perché teÌlgono per sé l'incefiezza che
producono. Tutti i gruppi organizzali, in tutta l'era moderna,
si sono comportati come fossero stati a conoscenza del principio di Crozier'. Si potrebbe anche supporre che l'opportr-rnità di seguire quel principio sia stata lzr causa prima del lorrr
"organizzarsi"; che I'applicazione sistematica
di quel principio abbia costituito il significato più profondo del-loro "essere organizzati".
La vera novità non è la necessità di agire in condizioni di
incertezza parziale o anche totale, ma È sollecitazione costante ad abbattere le difese costruite con tanta cura, ad abolire le istituzioni destinate a limitare il grado di incertezza e
la portata del danno che l'incertezza dilas.ante ha arrecato. e
a.impedire o neutralizzarelo sforzo di elàborar" r-r.,o.rr"
,oirztoni comuni tese a consentire il controllo dell'incertez.za. lnvece di serrare i ranghi nella guerra contro l'incertezza, platicarnente tutte le ist'ítuzioni
f,reposte all'azione collettiva si
u.niscono al coro neoliberale- chè intona l'elogio delle Ìibere
torze di mercato" e del libero scambio, causè prime dell'incertezza esistenziale,
cioè dell'incertertu rorne "condizione
naturale dell'uomo";'e
insieme fanno passare il messaggio
che lasciare
liberi il capitale e la finanzà, rinlrnciando a iJrttl
35
i tentativi di rallentarne o regoìarne i movimenti, non è una
scelta politica tra tante, ma un verdetto della ragione e Llna
necessità politica.
In effetti, Pierre Bourdieu ha recentemente definito l'e-ssenza delle teorie e delle pratiche neoliberali come un programrna per distruggere le struttllre collettive capaci di contrapporsi alla logica del "mercato puro".'' Oggi, spiega Bourdieu, il cliscorso neoliberale ha assunto tutte le caratteristiche
del "cliscorso forte" goffmaniano, quasi irnpossibile da controbattere e il cr-ri "realismo" è difficile da mettere in dubbio, perché - lungi dall'essere soltanto un'esortazione a compiere certi passi invece di altri - rappresenta le azioni coordinate di
tutte le forze che contano, di tutte le forze che contribuiscono
a far diventare la r-ealtà quella che è; il "discorso forte" del
neoliberalismo ha superato la "prova della realtà" "orientando
le scelte economiche di chi domina i rapporli economici e aggiungendo al rapporto emerso tra le dit erse forze la propria
forzzr,propriar nente simbolica".
Iì discorso neoliberale diviene più "forte" via via che procede la cìeregolamentazione, la quale prir,a del loro potere le
istituzioni polìtiche che potrebbero, in teoria, prendere posizione contro il libero movimento del capitale e della finanza.
Un altro passo fondamentale in direzione del suo dominio
pressoché incontrastato è stato cornpiuto con la recente sottoscrizione dell'Accordo multilaterale sugli investimenti, che lega di fatto le mani ai governi nazionali e le sìega alle imprese
extraterritoriali. Uno per uno, vengono rimossi tutti gli ostacoli reali e potenziali alla ìibera circolazione del capitalc-:
gli statì-nazione,il cui rnargine di rnanovra si restringe sempre
piir; i gruppi di lavoro, per esempio con l'individualizzazioncclci
salari e deìle carriere sulìa base delle cotîDetenzeindividuaìi. .
la conseguentezrtontizzazione
dei dipendeÀti;i colletrjvi cli diiesa dei diritti clci lavoratori: sindacati,associazioni,cooperative;c
la stessafarnigìiache, in seguitoalla ristruttr,rrazione
dei merc:rti
per fnsce d'età, ha perso gran parte del controllo sul consumo.
Il ristrltato comune degli assalti disparati ma convergenti
alle linee difensive è il "donrinio assoÌuto della flessibilità" teso alla "precarizzazione" , e quindi alla neutralizzazione, deìlc
persone attestate sulla sponda nemica, potenziale testa di
ponte della resistenza. Sul piano sociale e psicologico, l'impatto più profondo della flessibilità consiste nel rendere precaria la posizione delle persone prese di mira e nel mantenerle precarie, con l'adozione di mislrre quali la sostituzione dc-i
contratti a ternpo indeterminato e garantiti dalla legge con assunzioni a termine o collaborazioni temporanee, che permet36
tono il licenziamento immediato; la proroga dei contratti e
I'offeúa di un tipo di impiego che mina il principio dei diritti
acquisiti accumttlati con I'arma della valutazione permanente,
ché la dipendele la rcmttnerazione dei singoli lavoralori dai
risultati conseguiti individualmente; la spinta alla competizione tra settori e rami della stessa impresa, che priva di ogni razionalità la posizione unitaria clei dipendenti. Î.rtte tecniche
di assoggettamento che, nel complesso, producono una situazione di incertezza endemica e permanente. Nel mondo
darwiniano della lotta di tutti contro tutti. la cieca esecuzione
dei compiti fissati dalle imprese si radica in questo senso di
incertezza annichilente, nella paura, nello stress e nell'ansia
senerati dall'incertez.za. E poi c'è l'arma decisiva: la minaccia
óostante, a tutti i liveili della gerarcl-ria, del licenziamento, e
quindi della perdita dei mezzi dì sussistenza, dei diritti acquisiti, di Lln posto nella società e della dignità Llmana che esso
comporta: "Il fondamento ultimo di tutti i regimi economici
che si pongono sotto ìì segno della ìibertà è percio la t,ioletrza
strutturale deÌla disoccupazione, deìla precarietà e dell'implicita minaccia di licenz-iamento".
In tutte le società, la solidarietà (o, piuttosto, la fitta rete
di solidarietà, grandi o piccole, sovrapposte o incrociate) è
servita da protezione e da garanzia dí certezza (per quanto
imperfette), instillando la fiducia, la sicurezza di sé e il coraggio indispensabili all'esercizio della libertà e alla sperimentazione. La r.ittima principale della teoria e della pratica neoliberali è stata proprio quella solidarietà. "Non esiste Llna cosa
come la società," fu l'infelice dichiarazione con cui Margaret
Thatcher riassunse il credo neoliberale. Esistono, disse, singoli uomini e singole donne, ed esistono le famiglie.''
A dire il vero, citare le famiglie in questo contesto non ha
senso; oggi ci si aspetta che le famiglie, come tutte le altre collettività, oDerino strettamente entro i limiti stabiliti dal rnercato, e segllano al loro interno e nel mondo esterno le regole
della sua iazionalità. Alla luce di tale aspettativa, il concétto
di famigìia appare profondamente contràddittc'rio. Dopo tutto, I'atto piu importante e, in un certo senso, "fondatir,o" del
mercato -.corrìe sostiene Stuart Hall - è quello di "sciogliere i
vincoli della socialità e della reciprocità. Esso mette seriamente in nericolo la natur-a stessa dell'obblisazione sociale".
Ma strineére, mantenere e rafforzare i vincolidetla socialità e
della recìprc-rcità, aÌimenterndo proprio l'impulso aìl'obbli-eazrone sociale, è ìa linfa vitale della farniglia: è quest'attività
che pone in essere e mantiene in rrita la famiglia. Il principio
costitutivo dell'individualismo dilagante che permea da cima
a fondo la "non-società" neoliberalànon può non incidere sul37
la famiglia. "Il nuovo spirito manageriale," spiega Hall, ha
a\,uto a che fare con "il modo in cui queste idee sono state insinuate nei vari settori istituzionali, uno dopo l'altro". Tutti i
settori dovevano essere (e in realtà sono stati) "trasfot'mati a
'mercificazione'
immagine del mercato. Non solo con la [loro]
o pri.',atizzazione, ma facendolne] un'in-ritazione del mercato,
come se esistesseun solo tipo di domande da pon'e riguardo a
ciò. Le domande stabilite dalle forze del mercato".''
Questo è il motivo per cui gli appelli neoliberali a set.rare i
ranghi delle famiglie suonano falsi, se non decisamente ipocriti. Se l'obiettivo che si pongono è dar,vero quello di attutire
o controbilanciare i colpi inferti dal "rude individualisrno", di
offrire alle vittime di una concorrenza spietata un ammortizzatore nel caso inciampino e cadano, essi non fanno che documentare l'ignoranza di chi predica e pratica la f-edeneoliberale per ciò che riguarda la contraddizione insita nell'idea del
dissolvimento della società; in altre parole, nelf idea di una società che si sbarazza di se stessa per dare mano libera a individui non sociali; di un corpo che si fa a brandelli per consentire alle singole cellule, o almeno a quelle più vitali, di vivere
autonomamente.
C o n t r a r i a n l c n l e a q u a n t o s t t g g e r i s c ei l s t r p p o l t o m c t a f i s i co della "mano invisibile", il mercato non persegue la certezza, né può evocarla, e tanto meno garantirla. Il mercato prospera sull'inceÍtezza (chiamata, di volta in volta, competitività, deregolamentazione, flessibilità ecc.), e ne produce sempre piÌr per il proprio nutrimento. Lungi dall'essere la rovina
di una razionalità forgiata sul mercato, I'incertezza ne è una
condizione necessaria e un prodotto inevitabile. Lunica Llguag l i a n z a f a v o r i t a d a l r r r e r c a t o èu n a c o n d i z i o n e i d e n l i c a o q u a s i
identica di incertezza esistenziale, condivisa tanto dai vincitori (se'mpre, per definizione, tali "fino a ulteriore avviso") quanto dai vinti.
Incolumitìi
a rischio
Nessuno è irtnuurc da rischi nel mondo. Non più. Ma perché "non piùr"? In fin dei conti, la precarietà dell'esistenT.a
umana non è un fatto nuovo. Da quando gli esseri umani, in
quanto membri di una specie vil'ente tra innttmerevoli altre,
hanno acquisito la capacità di dare espressione al pensiero,
certe questioni spinose hanno reso tale precarietà evidente
agli occhi delle creature dotate di linguaggio; e in quanto e\ridente, anche tenruta.
La scoperta più importante compiuta dalla specie umana
38
(una scoperta che I'ha lesa così speciale e al tenìpo stesso le
ha impedito di raggiungere la pace dcllo spiriio, il senso
dell'immunità dai rischi) è il fatro della n-rortaùtà: della morte
universale, inevitabile, ingover.nabile che attende ogni sinsolo
membro delÌa specie. Gli esseri umani sono le ,oi" .."ui,r..
viventi a sapere che moriranno e che non c'è scampo dalla
mone. Non tutti devono necessariamente "r'ivere pei la mor_
te", come sosteneva Heidegger, ma tutti vivono la propria vita
all'ombra della morte. Gli ésseri unani sono le ,ò1" ..eat.r..
viventi cons.apevoli della propria transitorietà; e poiché sanno
di essere solo lentporarzei, possono (de'ono) anclie immasinare l'etemitct, un'esistenza eterna che, dir.ersamente dalla-nro_
pria, non ha un inizio né una fine. E una volta immagirìata
I'eternità, diventa or,rrio che i due generi di esiste.,ru Éan'o
dfi punti-d'intersezionc', ma nessun giunto o cerniera fissa
che leghi Ì'una all'altra.
Tia le due esistenze c'è solo un collegamento contingente,
lasco e precario, sempre rulnerabile, sempre sul punto-di in_
terrompersi: lrn.leganre tanto nrlnerabile-quanto'ra vita stessa, la srngola ,\'rta ter-nporanea. La seconda esistenza, quella
eterna, svincolata dal tempo, sembra ostinatamente indiffe_
rente a quanto accade nella vita dell'individuo e, nella sua
maestosità, resta fuori da qualtrnque cosa possa aver luog<r
n e l l a p r i m a , l a " p r e s e n z a n e i m o n d o " i n d i r i d ' u a l e .A q u a n t o ' s i
sa, .le due esistenze non hanno termini di riferimentoìomuni.
se esiste un legame soìido o Lrn collegamento stabile tra i due
generi di esistenza, de'e ancora essère scopefto o costruito,
continuamente difeso e regolarmente contròllato. pertanto le
domande: "Da dove vengo/', "Che cosa devo fare delia mìivi_
ta?" e "Che cosa mi succede quando muoio?" ,o.ro, .o-"
hu
scritto John carroll nella sua piu recente analisi delra condizione.umana,2' "antichissime"-e "fondamentali,,. Si può ciire
che siano fondamentaìi nel senso principale, letteràle, non
metaforico di "fo.dari'e": cosrirutivé dellaìita'specificaÉÀn1e
umana, in quanto slabiliscono il modo Llmano di ,,essere
nel
mondo", diverso da quello proprio di ogni altra varietà di
esisten_zaorgani ca si mil m en te tem por-anei e transitori
a.
In effetti, la cultura - l'atti'iià incessante che consiste nel
tracciare confini o costr:uire ponti, nel separare
o congiunsere, nelì'operaredistinzioni o connessioni (tutte
core".h.,'lo
natura", cioè il leslo dcl mondo che non compr.ende
tr-ai
proori elementi costitutivi
creature umane .upuii di pensare
e-agire, non puo fare) - è sempre stata
e r.-p.e
sarà ciò che
lt ses. qt cuua{ll i r i s p o s t e c r e d i b i l i a l l e t r e d o m a n d e f o r m u l a l e s o p r a ,
si fondono in un rrnico, grandc nristero: poichc Ia
rnia permanenza nel mondo
e soio i"-po.urr.u,
pe, qr_rale
39
motivo sono qui, e per qualL- scopo, ammesso che ve ne sia
uno? E stato questo enigma a spronare tutte le varietà conosciute di creature umane a quell'azione frenetica, spesso parossistica, cui dalla fine del diciottesimo secolo è stato attribuito, retrospettivamente, il nome di cultura; ed è stato questo enigma a trasformare la cultura, con la sua fitta rete di
narrazioni esplicative/consoìatorie, nel valore supremo: in
realtà, trn valore sitte cltra notl per creature consapevoli della
propria rnortalità.
Sono molte le strategie messe in atto daìla creatività culturale Llmana, separatamente o simlrltaneamente, per cel-care
di risolvere l'enigma o per dare I'irnpressione che l'enigma
fosse stato risolto e rendere così r,ivibile la vita all'ombra della morte.
La strategia più chiara è stata manifestamer'te eterottotllQ,
per usare la terminologia preferita di Cornelius Castoriadis.
Essa ha presentato il monclo del tenrpo che scon'e come un
batter di cislia nell'estensione infinita dell'eternità come unir
Iocanda a metà strada in cui trascorrere la notte per prepararsi alla vera sfida: la vita eterna. Il vizrggiatole non può decidere quando arrivare né quando partire: nessuno ha scelto di essere inviato nel mondo, né sceglierà iì momento in cui partire.
Lorario degli arrir,i e delle par-tenze non è compilato dai r,iaggiatori, e non c'è nulla che essi possano fare per modificarlo;
inoltre, l'ordine delle cose in base al quale non spetta ai passeggeri, eterni pellegrini, compilare gli orari non è nepplrre
opera dell'uomo. Conunque, il nocciolo della questione è che
la vita, per quanto transitoria, è di grancle importanza pel'
I'esistenza eterna che sepue la morte. Nella vita pttò accadere
c h e q u a l c o s a s e m b r i Y s , i z z a r r oo, d i o s o o d c c i s a m e n t c ' r i p t t gnante, ma le cose non sono necessal-iamente queìlo che sembrano essere a coloro che non vedono e non hanno in mentc
altro che le proprie tribolazioni ten'ene; qui la felicità pttò costare la sofferenza eterna, mentre l'infelicità può essere ripasata con l'eterna beatitudine. Ci si dovrebbe rimettere ai rret'Aetti senza provare a comprendere che cosa stabiliscano esattamente o senza cercare di conoscet'e le intenzioni che li hanno determinati.
La strategia eteronoma aveva rnolti vantaggi importantt.
Questo è forse il motivo per cui ha prevalso tra le forme di vita umane. Dopo tutto, essa "fa leva sulle cotnponenti essenzierli della dimensione psichica dell'uomo".'' In primo luogo, toglie l'amaro di bocca: una persona non è colpevole della propria morte, proprio come noìl ha ar'uto il merito della propria
nascita. Non si porta la responsabilità personale del propritr
inizio e della propria fine, per cui non ci si deve tormentarc
40
per non ar,erla presa su di sé. In secondo luogo, la strategia
èteronoma sostituisce alla g.avosa imposizione di scesliere"la
p r e s c r i z i o n e m e n o . l o g o r a n t e d i c o n f o r m a r s i a l l a r e-qualrrnlola. In
i.erzo luogo, essendo perr definizione impermeabile a
que test ed esperimento, la soluzione etèr'onoma non può di_
m o s t r a r s i l a l s a o f u o r - v i a n t e ,p e r c u i i s u o i p r e c e t t i s c o r a g g i a _
no in anÌicipo ogni ultc.riore approfondimento, evitano'fìnsorgere di scrupoli o dubbi e assolvorro dalla colpa di accettar e q . u a l c o s as u l l a .i i d t r c i a . P i u d i q u a l s i a s i a l t e r n a t i v a i m m a g i nabile, la strategia eteronoma si rafforza contro tutti i tentativi di smontarla e smascherarla; è l'trnica a essere praticamente infallibile e immune da critiche.
Un'altr-a strategia combina I'eteronomia con l'autonomia;
in modo un po'approssimativo, può essere definita come una
strategia eteronoma/autonoma. Si affern-rò con l'awento della
modernità, quando le saranzie offerte dallar strategia puramente eteronoma, perlopiù istituzio'alizzafe nella formà religiosa, entrarono in contrasto, in modo sempre più stridente,
con l'esperienza di una vita mutevole e insta-bile-in un mondo
mutevole e instabile. Il richiamo alle potenze indomite nell'alto dei cieli e ai loro'erdetti
inappellabili, a un atto straordinario di creazione e alla grazia stiaordinaria deÌla rivelazione
derir,'avano gran parte della loro forza di persuasione cla
un'esistenza apparenternente inattiva, ripetitiìa e monotona:
q u c s t o t i p o d i e s p e r i e n z a e s i s t e n z i a l es i a c c o r d a v a o e r f e i l a mente con l'idea di trn ordine prestabilito delle coie che il
mondo moderno, burrascoso e instabile (cioè un mondo che
procedeva nella direzione di una costante moderni z.zaz,ione
che starra cambiando, che cancella'a le impronte railiite dietro di sé mentrer,
lpSiva nuove vie davantì a sé) non poteva
considerare credibile. Le regole tramandat" o.opp."ie non
erano piùr sufficienti, e il divario sempre piùr ampio fra il sape_
re attuale, rivelato o di qualsiasi altró genere, e ia complessìtà
di situazioni nuo'e e inesplorate pote'a essere colmato solo
da scelte Llrrìane: ÌTrosserischiose, cluasi un gioco Jbrrardo;
decisioni prese senza lrna conosc".rra co-l-rle'ta e senza alcuna cerîezza assoluta deeli effetti
Sono qlreste le condiz.ioni che hanno reso il passaggio da
una strategia eteronoma a una strategia eteronoma/aut-oìoma
un esito quasi scontato.
La nuova strate_eiamoderna era L-teronoma: come quella
premoderna chc- l'ave'a preceduta,
insisteva sull,incluiione
Predeterminata di ogni vita individuale transitoria in urra ca-l
. i t e n a d e ì l ' e s s e r ec l r c a v e r a a ' u t o o r i g i n e p r i n r a
che la r.ita i'iziasse ed era destinata a soprar,viv"e." àllu
sua .o.r.Ì.rrlo.r".
Queste totalità moderne, più'aÀpie e piir duratur", .ui.à""t"
41
erano in grado di rir,endicare una sanzione divina, so\.rumana; questo, tuttavia, non aveva molta importanza quanto
all'enigma tormentoso dell'ingresso e dell'uscita dal mondo,
dato che la possibilità di trovare una soluzione ragionevole aì
mistero, una solrtzione che desse significato alla r,ita individuale, non dipendeva ancora da coloro che potevano esset'e
stati turbati da tali questioni e riduceva notevolmente i limiti
delìe loro scelte individuali e quindi delle loro responsabilità.
Come nel caso della strategia'premoderna, puramente elelonoma, all'individuo non rimase altro che accettare e far pronrio il destino, conlormandosi a una vita transitoria che nei
Àuoi tratti essenziaìi era di fatto predeterminata dall'apparterlerrza a una totalità duratura. Ma la strategia moderna era al
tempo stesso autonoma: perché dava rilievo anche all'originc
umana delle totalità in questione e perché poneva l'accentcr
sulla reciproca dipendenza tra l'itinerario esistenziale scelto
da ciascun membro della totalità di lunga durata e l'estensione nel tempo di quest'ultima. Il destino non scelto bilanciava
la brevità insignificante della vita individuale e la collegavzr
all'eternità; ma era l'accettazione consapevole ed entusiastica
di quel destino da parle di tutti gli individui, e quindi la spontaneità e 1o zelo con cui ciascuno si conformava alle sue conseguenze, a mantener"e quel legame e a rendere effettiva la
trascendenza delìa morte individuale.
Con tutta la sua etelonomia residua, ìa nuova strategia postuiò l'individuo come agente consaper,'ole, assegnandogìi r-rn
ruolo decisivo. La condizione di mernbro di una totalità dr"rratura - la condizione non di scelta propria - divenne ciò che
dotava di senso una vita individuale altrimenti breve e insignificante, benché tale determinazione fosse incompleta senza urt doveroso sforzo da parte dell'individuo stesso; ma a
quel punto era compito dell'individuo imprimere alla propri:-r
vita una direzione che rendesse la totalità dar'vero duratura c
quindi capace di svolgere la propria funzione di attribuire
senso. Limnortanza delle azioni individuali, del rispetto di un
itinemrio prestabilito e della conformìtà aìle regole di vita così istituite aumentò radicalmente; non era più soltanto una
questione di ricompensa o punizione postuma, di condanna o
redenzione, ma Ia condizione che permetteva di cogliere l'opportunità di una trascendenza altrimenti negata, la garanzia
di una vita dotata di senso e appagante contro una vita insensata e Vuota.
Tra le totalità capaci di adattarsi bene a questa strategia,
ne emersero due: la nazione e la famiglia.
Le immagini della nazione hanno saputo urettere insieme
necessità e sielta, essere e fare, immortalità e vita mofiaìe,
42
durevolezza e transitorietà come poche altre invenzioni moderne. Come_sostenevano i predicatori più espliciti del nazionalismo moderno, per esempio Fichte e Barrès, la vita di un
tedesco deriva il proprio significato dal suo essere-tedesco,
proprio come la \jta di un francese è dotata di significato gra2ie al suo essere-francese. Il significato è l'opportunità eredituta da chiunque nasca tedesco o fr'ancese, ma deve ancora
essere accolto con gratitudine, rispettato, celebrato e coltivato
con amore, perché trae la propria linfa vitale, la propria vitahtà e la propria resistenza dal fatto di essere massivamente e
ripetutamente accolto, rispettato e coltivato, generazione dopo geneÍ:azione. Essere tedesco significa diventare tedesco e
agire secondo ìa natura de[a germanilà: esserefrancesesignifica diventare trancese e comportarsi da francese. In questo
modo, transitorietà e durevolezza si fondono. Il fatto assurcio
della mortalità individuale non è più un rormenro srazie
all'immortalità della nazione, alla qirale tutte le lire riorrali
contribuiscono. Il retaggio dell'irnmortalità derivato dall'app a r l e n e n z a n a z i o n a l e d o t a l a v i t a r r r o r t a l ed i s i g n i f i c a t o , n r a i l
perpetuarsi di quell'immortalità conferisce agli atti mortali un
lalore aggirlnto di trascendenza. È I'appartènenza nazionale
che offre agli esseri mortali la loro oppor-tunità di soprarvivere alla propria morle individuale e di erntrare nell'eteinità, ma
l'unico modo per godere di queìla opportunità è dedicare la
propria vita alla soprar,vivenza e alTaprosperità della nazione.
Possiamo supporre che la spinta a costruire la nazione - lo
sforzo di fondere'e mescolare cornunità e tradizioni or.sanizzate su base locale e direttamente accessibili per trasforimarre
in entità imrraginate, sovralocali e remote -, una spinta che
ha segnato I'etf moderna, fosse dormta alla necessità urgente
di sostituire la forma premoderna di strategia eteronoma, ormai logora e impotente, con una forma nuova, più adatta alle
condizioni moderne e più in sintonia con lo spirito moderno,
che ha rappresenrato ùna delle cause pr-incipàli della sua aft e r m a z i o n e .I n q t r a n t o t o t a l i t à a s t r a t t e ,i n r m a g i n a t e ,l e n a z i o n i
erano l'ideale: la loro immasine sowastava iÌ mondo dell'esner i e n _ z ai n r n r e d i a t a , d i r e l l a i p e r s o n a l e , p e r c u i l - e s t a v a n oÉ e n
pochi dubbi strlla loro naturasovraindividuale.
Contro la mor.
talità delle vite individuali, le immagini della nazione potevano schierare la perennità senza ten-ìpo dei simboli
Come cura preventiva per la devastazione psichica che la
consapevoÌezza della mortalità avrebbe inevitabilmente compluto, I'appartene nza nazionale aveva l'importante vantaggio
qr essere a disposizione
di tutti, senza distinzione; non si richiedevano doîi speciali, sforzi straordinari,larghezza di vedute o intelligenzà rigorosa: bastavano le risorse"piu comuni,
-+3
ouelle cui puo effettivamente attingere qualunque essere-umaprocurata dall'appartenenza nazionale era
,i". li--àrtalità
per
l'uomo comunè, non per gli eroi o per lc
tagliata su misura
o e " r s o n a l i t àc o m l r n q u e e c c e z i o n a l i , s e n z a r r g u a l i o s t t p e r i o t i .
efficace, la medicirra aveva bisogno di conformisno,
F"r.
"rr"r"
nón di auclacia; del rispetto delle regole, non della loro trasgressione; dell'ossen'anza dei limiti, non del loro superamentò per aprire nuove vie. Si trattava clunque di una medicina popoiu.* e populista, adatta a un uso comune, lrcquente e conti
nuo. Gli stessì r'antaggi prir,ilegialono un'altra totalità decisiva
tu moclerna stratélia eteronoma/autonoma: la- fa-miglia'
o.i
'
La famiglia esibisie ancor.piu chiara'rente della nazionc,
sempre rnanovrata, la dialettjca-tipicamente moderna fra
traniitorietà e durevolezza, mortalità individuale e immortaiitu .ott"ttir,a. È nell'istituzione della farniglia che tutti gli
- iì
asnetti ossessivarnentecontraddittori dell'esistenza umana
l'ersl'immortale, I'agire e il subire, il determinare e
;àili.e
- si integrano c
sere deterntinato, il creare e l'essere creato
alimentarsi c
reciproco
del
loro
infinito
gioco
danno vita al
rinr,'isorirsi. Oàni individuo nasce da una famiglia, e ogni indi'id"uo può (d"o'rebbe, è chiamato a) contribuire alla nascitir
fàrnigìla. La famiglia di cui s1è ul,pr.9dotto e la famiJi
slia";;che si r'órrebbe costruire sono gli anelli di nna lunga cateia di parentela/affinità che precede la nascita e soprawiverà
aila mbrte di ogni individuo che ha contenuto e conterrà; ma
dell'irró " i d . , . u . " e s s a " h ab i s o g n o d e l c o n t r i b u t o e n l u s i a s t i c o
àiridro. La faurigliaporta in scena il dt'amma dell'immo'talità costitr-rito dagìi atii di creature mortali, affinché tutti assistano e partecipino allo spettacolo
Linterpretàzione comune dell'attenzione m949rqa per' ìl
t t"t," g""iioriale, per i figli e per la continuità della famiglia
d i c o n s l d e r - a z i ó n ie ò o n o r ' i c h e , e s o p ' a l t t r t t o d i . r n i., t"ttii'i
teressi legati alla successione ereditaria, non sembra cogltere
.r.l ."g.t6' perlomeno, è solo una spiegazione parziale'. Se
mai, Jvero il contrario: accade'a sopl'attutto nella societiì
premoderna e precapitalistica che la ricchezza, nonché i pril'ti e s i e i d i r . i t t i a c q u i s i t i c h e n e d e r i v a v a n o f o s s e r op t ' i n t a d i t t r t t o - t r n a q r r e s t i o n ed i f a n r i g l i a e d i d i r i t t o a l ì ' e r e d i t à . R i c o s t n r i | t '
le geneaiogie, prestare grande attenzione ai vincoli di parentcià ^-stretti .:o" it nratrinìonio e tener fede ai relativi criteri cli
esclusività era a quel tempo la pleoccupazionc' dell'aristocrazia e degli strati superiori della classe mercantile: le sole catenori" .É" collegarìano la propria trascendenza del temptr
íll'eredita familúre. Con l'awento della modernita, ìa centt'etita detta famiglia nella vita individuale venne, per così dire,
essa si trasformò in un precetto cttlturale t'iJ"Ào.*tirzati;
-di inclividui, indipendentemente dalla presenza-.o
volto a tutti gli
trtt patrimonio di famiglia da trasmettere alìe
ààll'us".ttu
oeterazioni future. Gli interessi economici non potevano aveíe tanta importanza in quella fase decisiva, pelché.rìon eÌ'zì
mai stata 3*'iul3 una democtatizzazione paralìeìa della ricchezza dl Iamrglra.
Der,'esserciqualcos'altro che spiega l'inportanza acquisita
dalla famigìia, é in particolare il diffondersi in ttrtte le classi
Aella società moderna di costruzioni culturali come la fedeltà
coniugale, l'amore paterno e n-ìatel'l-loe Ia cura dei figli t" l'il:ianziistessa come fase della vita particolarmente vulnerabiìe
birog.totu di cure). Qttesto qualcos'altro è, con ogni proba"bilità, ll nuovo ruolo che la famiglia si trovaval a svolgete, in
considerazione dell'evidente fallimento dei mezzi premoderni
di dotare la vita mortale di un significato immortale. Mentle
altri ponti per l'eternità andavano in rovina e diventavano ilnpratièabiÌi, toccava alla famiglia sopportare un carico che non
ii sarebbe lrrai pensato potesse portare. Ora era soprattLltto
mediante la "forìrazione di una fàmiglia" che gli individui venuti al mondo graz.ie ad altri che avevano preso prima di lorcr
una simile decisione potevano seriatnente aspirare a lasciale
una traccia nel mondó, una traccìa che sarebbe rimasta anche
dopo
- la loro morte.
Sia la nazione sia la farniglia sono soluzioni collettive at
tormenti della morlalita individtralc. I lot'o messaggi sono simili: la mia vita, per qlranto breve, non è stata inutile né priva
di significato, se nei suo piccoìo ha contribuito a pe-rpetuare
un'eÀtità più ampia di me stesso (o di quaÌsia_si altro. individuo come rne), la quale precede e sttperer'à in dr-rrata l'zrrco di
tempo della mia stessa vita, per quanto a_lungo io possa-r'il'ere; é quel contributo ad assegnare un rrtolo immortale alla vita moitale. Una volta passato questo messaggio, la domanda:
"Che cosa succede dopo la nia rrrorae?' suona meno sinistra:
io morirò, ma la mia nazione, la mia famiglia, continueranno
a vivere, e ciò sarà anche perché io ho fatto la mia ptrrte. Invece di accettare passivamente la difficile condizione della mia
mortalità, ho fatto qualcosa (e non soltanto qualcosa, ma
qualcosa che conta r,eramente) per superarla. Ho fatto della
mia moftalità individuale uno strumento di immortalità collettiva. Quando morirò, lascerò qualcosa dietro di me, e questo qualcosa sarà la soprar,r,ivenza (e, perché no?, forse proprio la vita eterna) di qualcosa di piu grande e piu importante
d e l l a m i a s t c s s aI u s a c e e s i s t e n z a .
La stratesia etéronoma/autonoma ha disinnescato gli effetti potenziàlmente der.'astantidella consapevolezza della
propria mortalità facendo derivare il senso della vita cla collet45
tività rese immortali dalla forza della sperarrza, e inserendo la
vita mortale degli individui nello sforzo collettivo della produzione di immortalità. All'individuo veniva così risparmiata
l'agonia del confronto con l'assurdità di una vita-per-la-morte
endemicamente vulnerabile. La terrificante verità di un'esistenza personale irrimediabilmente fragile e precaria era stata
oftuscata, se non negata, e il danno che poteva causare era
stato limitato, se non del tutto eliminato, dalla preoccupazione compensativa per la soprar'vivenza del gmppo. Le paure
generate dalla consapevolezza della propria mofte furono incanalate, almeno in par1e, verso le preoccupazioni per la soprarvivenza di più ampie totalità, da cui veniva derivato il significato della vita individuale, breve e fragile com'era, ma
che, diversamente dall'individuo mortale, offrivano una vera
opportunità di sconfiggere la morte.
Oggi, peraltro, sono queste totalità ad andare gradualmente e inesorabilmente inpezzi, a sembrare tutto fuorché immuni da rischi, e men che meno immortali; e così la loro capacità di attribuire senso diminuisce, e forse sparirà del tutto.
Con il suo awento, la modernità ha privato la morle del
suo significato trascendentale (ed eteronomo). Ma nel suo
cammino fino allo stadio attuale essa ha negato alla morte anche il suo significato comunitario (rendendo meno attuabile
la stratesia eteronoma/autonoma). Durkheim sosteneva che
Dio fossà dail'inizio nient'altro che la comunità sotto mentite
spoglie; ma oggi la comunità - grande o piccola, immaginata
o concreta - è troppo debole per recitare la parle di Dio. Essendo a sua r,olta vulnerabile, erratica e palesemente di breve
durata, non può piu rivendicare la propria eternita in modo
minimamente credibile. SoÌtanto adesso la mofte sta diventando pienamente e veramente insignificante. Secondo Robert Johnson, la morte è considerata semplicemente la fine
della vita individuale come noi la conosciamo. Alcuni capi religiosi riconoscono pienamente questo fatto: "Un morto è un
morto" ha affermato il rabbino Terry Bard, direttore dei sen-izi pastorali al Beth Israel Hospital di Boston." Albert Camus,
nello Straniero, anticipo la desolante realtà di questa condizione, con tutto ciò che ne consegue. Egli sapeva che, alla fine, ciascuno di noi è solo in questo mondo e che la vita - la vita nella sua interezza, senza parti residue - finisce con la morte; ora nulla si interpone tra l'individuo mortale e la "benigna
indifferenza dell'universo"." I ponti costruiti collettivamente
fra la transitorietà e l'eternità sono andati in oezzi e l'individuo è rimasto faccia a faccia con l'autentica, assoluta precarietà della propria esistenza. Ora si dà per scontato che affronti le conseguenze con le proprie forze.
46
Non c'è ragione di contare sul sostegno o sul soccorso di
"interi più ampi delle somme delle loro parti": oggi, le totalità
un tempo solide come la roccia appaiono esposte ai pericoli e
destinate alla morte tanto quanto le vite individuali. Esse vanno e vengono, e finché rimangono visibili sembrano incapaci
di raggiungere la sicurezza della stabilità; sono dubbiosè rispetto al loro operato, incerte sulla bontà della loro condizione, ignare del loro futuro e sfiduciate. Sembrano calcolare il
tempo in giorni invece che in anni, come se recassero delle
etichette con le scritte: "da consumarsi entro il..." e "non conservare nel congelatore". Una cosa è certa: non sono qualcosa
da cui poter estrapolare l'idea di eternità.
La sovranità politica degli stati, un tempo garanzia di
vita eterna, non è piu un riparo sicuro per le nazioni. Quella sovranità non è piu la stessa; le gambe dell'autosufficienza - quasi delì'autarchia - economica, militare e culturale su
cui si reggeva un tempo sono state tutte spezzate, una dopo
I'altra; la qovranità cammina con le grucce: zoppa e traballante
com'è, afFronta a tentoni tutte le prove di buona salute che
viene chiamata a superare, fallendo ogni voìta. Le autorità
statali non fingono nemmeno di sapere e voler garantire la sicurezza di coloro di cui sono responsabili;i politici di ogni
colore dicono chiaro e tondo che, data la forte richiesta di
competitività, efficienza e flessibilità, "non possiamo più permetterci" reti di sicurezza collettive. I politici promettono di
modernizzare gli schemi terreni in cui si inscrivono le vite dei
loro governati, ma queste promesse lasciano presagire una
maggiore incertezza, una più profonda insicurezza e meno
garanzie contro i capricci del destino.
Come si è recentemente espresso Eric Hobsbawm riassumendo i risultati complessivi dei processi discontinui e asincroni di globalizzazione, "la struttura di base dell'economia
globale è sempre piu indipendente dalla struttura politica del
mondo e ne viola sempre più spesso i confini". Le ripercussioni sulle risorse a disposizione degli stati-nazione pei costr-uire
I'identità sono enormi: "Diversai-rente dallo statò, che ha un
territorio e un potere propri, altri elementi della nazione possono essere e sono facilmente travolti dal gÌobalismo dell'economia: e il caso, per esempio, dell'appartenenza etnica e del
ttnguaggio. Se si togÌie potere e îorza coercitiva allo stato, la
loro relativa insienificanza diventa evidente".2a
Più lo stato iraballa, più i suoi portavoce si affannano a
spiegare quanto sia necessario, doveroso, restituirgli la fiduc t a i n s e s t e s s o ,c o n t a r e s o l o s u l l e p r o p r i e r i s o r s e , l ' a r e d a s e i
propri bilanci dei guadagni e delle perdite: in breve, camminare con le proprie gambe. Come sostiene Bernard Cassen in
un articolo di commento alle idee di Pierre-André Taguieff, la
brutaìe distruzione delle solidarietà sociali, e con esse delle
"strlrtture durevoli" che si perpetuano "al di là della vita individuale", ha lasciato "l'individuo isolato nella sua paura della
propriar ineÌuttabile scomparsa".:s In qualche punto, lungo la
r,'ia che conduce al liberoscambismo, la comunità nazionale
ha pet'so la funzione di attribuire senso, e gli individui sono
rimasli lì a leccarsi le ferite e a esorcizzare leiloro paure, soli e
isolati.
Oggi la famiglia si trova in una condizione altrettanto sfa\rorevole; essa fa pensare a tutto fuorché a un porto sicuro in
cui poter sostare all'infinito, in cui poter gettare I'ancora delia
propria esistenza vulnerabile e indubbiamente transitoria. Per
la facilità con cui nasce e muore, per la facilità con cui si for.
ma e si disgrega, la famiglia non offre più la garanzia di sopran'ivere a coloro che l'hanno creata. Quel ponte per l'eternità non è meno fragile e instabile delle persone che l'attraversano, e forse durerà meno del loro passaggio. Ormai emancipata dalla sua funzione riproduttiva, l'unione sessuale non dà
piùr la sensazione di una via per l'eternità già tracciata dalla
natura, di uno strumento per costruire la comunità o di un
modo per sfuggire alla solitudine, ma una sensazione diversa,
tanto piacevole quanto fugace, destinata a essere consumata
in un istante insieme ad altre sensazioni nel succedersi desli
episodi che scandiscono la r,ita del solitario collezionista ?i
sensazioni. Fin dalla prima infanzia, gÌi indir,idui apprendono
da un'esperienza ampiamente condivisa che le probabilità di
soprarvivere alla propria famiglia sono molto esigue. Predire
a una famiglia che durerà finché marito e moglie si sentiranno appagati (e non oltre) non può funzionare come stt'atagemma per farla in barba alla crudele e terrificante potenza
della morralità individuale.
Non è che gli individui tardomoderni o postmoderni che
hanno scelto l'isolamento abbiano perso entusiasmo per quaIunque cosa cluri più a lungo del proprio appagamento indir.iduale; piuttosto, gÌi individui tardomoderni o postmoderni
isolati per volere del destino trovano nel mondo che esplorano pochi o nessun elemento che potrebbe rendere la loro
passione realistica e il loro sforzo ci'edibile; e pochi o nesslln
riparo per la loro fiducia neiia longevità. Ma sia che si tratti
di una scelta o di una condizione non scelta e non voluta, gli
effetti sulla strategia di vita degli individui tardomoderni o
postmoderni sono praticamente gli stessi. Come ha scritto
John Carroll, facendo riferimento alla ceìebre frase di Jr-rng
secondo cui gli dei, una volta uccisi, tendono a rinascere come malattie,
48
gli individui senza fede, per dar senso alle cose che fanno e al
hodo in cui vivono, si ripiegano su se stessi, finendo intrappolati in coazioni, depressioni e ansie: la psicopatologia come forma
moderna della malattia. In realtà, lo stesso termine "psico-patoIt>gia" significa in greco antico sofferenza dell'anima, ma nell'uso
-ód".t ó "anima'-ha lasciato il posto a "personalità", praticamente I ego.
Si noti che se il termine "ego" esprime un significato diverso da quello tln tempo associato al tern-rine "anima" è a
causa del iifiuto fiero e reciso da parte dell"'ego" di essere collocato in una cornice più ampia di quella corrispondente
all'arco delìa vita individuale, una risolurezza che l"'anima" è
riuscita talrrolta a incrinare. L"anima" è caduta in disuso proorio perché è rimasta tenacemente attaccata alle vestigia dcl
è u o a n t i c o l e g a m e c o n I ' e t e r n i t a ,e n o n o s t a n t e i l r i c i c l a g g i o i n
forma secolaiizzata non ha potuto essere t"ealmente affrancata dalle sue passate associa2ioni. Diversamente dall"'anima",
l"'ego" ha dor'rrto adattarsi fin dall'inizio alla condizione moderna, in ctri non el'a amnlessa alcuna eterononria,a nleno
che non fosse il risultato di percorsi atttonomi, cioè di una
sceÌta individuale. Una volta cadute in disuso le anime delle
persone pie - e in seguito, in tempi diversi, le anime dei patrioti e quelle dei patres familiae - è rimasto sul-campo di battaelia, abbandonato a se stesso, soltanto I'ego, il quale non ha
po-tuto far altro che dispiegare le sue misere armi, del tutto
inadeguate per sostet'ìere lo scontro sempre più r'iolento-con
I'assuidità di una vita transitoria in un ttniverso eterno. Il risultato, per citare ancora una volta Carroll, è "il tormento del
rancore", "ì'e-eoismo di un'insicuîer.za cîonica"; "se non possiamo avere il nutrimento che chiediamo, il nutrimento spirituale, allora accumuleremo i beni di questo mondo in grande
quantità".':0
Ritengo che l'ossessione attuaìe per il corpo, per il stto benessere, per la sua capacità di difendersi, per la sua irttegrità
- ossessióni strettamente intrecciate con la vigilanza altrettanto ossessiva contro minacce o complotti autentici o presunti
ai danni di quell'integrità - rifletta il ripiegare delle due strategie un tempo an-rpiàmente utilizzate per afhontare la consapevolezza tutta umana della mortalità (la strategia eteronoma
è quella eteronoma/autonoma) e l'avanzare dell'unica strategia rimasta (quella autonoma). "Autonomo" significa in questo caso autosufficiente o autoreferenziaìe, che non attinge a
risorse diverse da quelle effettivanrente o potenziaìmente in
possesso e sotto il controllo dell'io, e neppure che situa i propri obiettivi oltre i confini delf io, del suo Lebensraum immediato e del suo arco di vita.
Poiché la prospettiva di costr-uire una comunità veramente
duratura ed extratemporale sta sfumando e ap pare sempre
più incerta, le risenre attualmente inutilizzate di energia conii.rru g"tr"rata dall'insi curezza endemica dell'esis,tenziumana
vengono trasferite nel regno dell'io, spazialmente e temporaìmente definito. Diversamente dalle sue altemative, la strategia autonoma non ha realmente a che fare con l'irnmortalità,
a meno che non si tratti di "esperienza dell'imm,ortalità" (corne si legge sugli opuscoli pubblicitari di certi prarchi dei divertimenti), destinata a essere consumata sul p,es16, rapidamente e quella volta soltanto. Piuttosto, essa mina a ssombrar e i l t e r r à n o d e l l a p o l i t i c a d i v i t a d a l l e p r e o c c r - r p a z i o n ip e r '
f immortalità e, conseguentemente, ad allontanare il suo spettro dal regno degli affanni giusti e legittimi. Per-tanto, il sucr
obiettivo non è trascendere i limiti della mortaliità dell'io, né
costruire ponti tra la vita mortale e l'universo eterno, bensì
sbarazzarii di quel compito improbo e logorante, cosicché
tutte le risorse materiali e tutta l'energia mentale possano essere impiegate nello sforzo di renderil'arco della vita piir capiente: non estendendone i limiti temporali, ma rstipandolo di
beni effimeri, gadget, gingilli e curiosità.
Eppure, si continua a sperare (benché tacitarnente) di poter eliminare l'inevitabilità della morte dall'agenrCa della vita.
Come ha osservato Theodor Adorno, "lo spavento davanti
alÌ'abisso dell'io è eliminato dalla coscienza che non si tratta
di gran che di diverso dall'artrite o dai disturbi del sinus"."
Occupati come siamo a difenderci o a tenerci allia larga dalla
varieta sempre più ampia di alimenti a'ur,,elenati, di óstanze
ingrassanti, di esalazioni cancerogene, di regimi rdi vita insani
e dagli innumerevoli acciacchi che minacciano il benessere
del corpo, ci resta poco tempo (quando va bene tnon ne rimane affatto) oer rimusinare tristemente sulla futilità di tutto
questo. t mèdicl dicÉiarano con orgoglio che srempre meno
persone "muoiono per cause naturali": all'orizzortte della strategia autonoma si profila la visione di una vita che finisce soltanto perché l'io trascura il proprio dovere, cosic,ché la politica di vita autosufficiente e autoreferenziale potrebbe dawero
diventare una fonte adeguata e sufficiente di sign ificato per la
vita stessa. Quando i rnézzi di cui ci si deve occupare sono così tanti, chi mai sprecherà il suo tempo per esaminare i fini?
Decca Aitkenhead ci informa che "in Gran Bretasna si tengono ogni settimana ó000 incontri di Weight Wattchérs e altre
migliaià di aderenti ad altre associazioni'l Dopo aver constatató come, in base allo spirito del nostro tempo, un "modesto
aumento di peso sia la cosa più importante che p)ossa accadere a chiunque" (la protagonista del film Titanic, F(ate Winslet,
50
è salita agli onori della cronaca non tanto per la sua brillante
interpretazione, quanto per l'errore imperdonabile di aver trascurato la propria forma fisica, che le è costato "qualche chilo
di troppo"), Aitkenhead ha deciso di verificare personalmente
che cosa fa il popolo dei Weigth Watchers quando si riunisce.
Ecco che cosa ha scoperto:
La nostra capogmpporaccontala sua storia. Scopriamoche la
donna oaffutella della fotosrafia affissa in bacheca è lei! Da non
crederel E tutti oossiamo firlo. Una donna continua a venire tutte
le settimane. Stà lottando per perdere l'ultimo chilo, non imporla
se ne ha già persi 23: la sua battaglia non è finita! La nostra capogr.trppoè piena d'ammirazione. Lei sa che cosa r'uol dire. Dobbiamo fare molti "esami di coscienza",ma noi "non vediamo l'ora di
salire sulla bilancia", e allora sarà "il paradiso". [...] [Tra i r,r'eight
watchers, con o senza maiuscolal pochi sono dawero sowappeso,
ma si rovinano la vita sognandodi pesaredue chili di meno.
E questa è la conclusione malinconica
di Aitkenhead:
mentre le Nuove Femministe dei media esultano per la conquista del "diritto" a un aspetto gradevole, in tutto il paese le chiese
e le scuole elementari sono piene di donne iÌ cui principale senso
del sé dipende da una battaglia che non penseranno mai di poter
vincere.
Quindi Aitkenhead osserva: "Quello che nessuna chiede è
una soluzione semplice: smettere di tormentarsi per questo".28
Losser-vazione giunge a solpresa; infatti, alla luce della propria
analisi, che rivela una grande acufezza, Aitkenhead avrebbe
dovuto concludere che "smettere di DreoccuDarsi" è tutt<r
f u o r c h é u n a " s o l u z i o n e s e m p l i c e " : I ' a s p e t t o e s s e n z i a l ed e l l a
preoccupazione per i chili e i centimetri in più è che non possiamo fare a meno di tormentarci... Dobbiamo avere qualcosa
di cui preoccuparci, e non una cosa di qualsiasi genere, ma
una cosa precisa, tangibile: qualcosa da poter almeno immaginare alla nostra portata e sotto il nostro controlÌo, qualcosa
"sulla quale poter intervenire".
Nella sua forma pura e non manipolata, la paura esistenziale che ci rende ansiosi e preoccupati è ingovernabile, irreprimibile e perciò paralizzante. Il solo modo per non vedere
la terribile verità è ridurre quell'enorme, schiacciante paura
in frammenti più piccoli e maneggevoli, ridurre la questione
cruciale della nostra impotenza a una serie di piccoli compiti
"pratici" che possiamo sperare di saper eseguire. Il modo migliore per attenuare il terrore che non può essere sradicato è
preoccuparsi e "fare qualcosa" per superare i propri affanni.
Alla luce di questa necessità, il srasso non sembra tanto una
51
follia collettirra quanto un dono mandato dal Signore. Potrebbe essereun'illusione (e lo è: per quanti chili e centimetri si
possanoperdere, non colmeranno mai l'abisso),ma finché si
riescead andare avanti a suon di illusioni, si continua almeno
a vivere: non solo, ma a vivere con uno scopo e quindi a vivere
una vita dotata di senso.
Il grasso è solo nno dei componenti l'ampia famiglia dei
"compiti pratici" che l'io reso orfano può assumersi proprio
per annegaree seppellirel'orrore della solitudine nell'oceano
di piccole ma impegnative (per il tempo che prendono e l'attenzione che assorbono)preoccupazioni.Ma è un campione
ben scelto, in quanto mette in risalto tutte le caratteriitiche
piu importanti dell'intera famiglia. Esso dirige l'attenzionesuì
corpo; benché non colpisca in pieno il bersaglio, quantomeno
vi si ar.vicina; alìa fine, è la mortalità. del corpo, la sna continua e inarrestabile discesa verso il nulla ad aiimentare I'orrore esistenzialeche sta alla base di tutte le ossessioniper la sicurezza personale. La preoccupazioneper l'integrità e il benesseredel corpo è il solo comune denominatore di tutte
quelle ossessioni,per quanto diverse possano sembrare. Tale
preoccupazioneassegnaal mondo, comprese le persone che
lo abitano, la parle di fonte di pericoli vaghi e speèsoineffabili, mapresenti ovunque. Dato che il pericolo maggiore è costi,
tuito dalla morte, definitiva e perciò fuori portata, è utile condensarela paura diffusa in una parte del mondo, o in una categoria di persone, che sia facilmente riconoscibile, dotata di
un nome e limitata. Il guaio è che colpire uno dei bersagli alternativi o sostitutivi reca al massimo un sollievo temporaneo:
nessuno può veramente competere in importanza con la fonte
principale dell'orrore, e normalmente i colpi diretti contro un
bersaglio sostitutivo finiscono ampiamenie fuori centro per
quel che concerne la causa vera del terrore. Esiste perciò úna
donranda inesauribile di preoccupazioni sostitutive sempre
nuove, ancora non screditate perché non sperimentate. Tutte
der,'onocorîunque esserecollegate aìla "difesa del corpo".
- - In ogni guerra si combattono il nemico esternoe gli agenti
del nemico infiltrati o paracadutati al di qua della lineà deì
fronte. Il grasso appartiene a questa seconda categoria. Il
grassoè per l'individuo in guerra ciò che la quinta colonna di
spie, sowersivi, fiancheggiatori o sabotatori sono per le nazioguen'a: essenzialmenteun corpo estraneo, che agisce
n_i_.in
all'interno della fortezza assediataper ordine o a vantàggio
del nemico oìtre le mura. Il grasso è nel corpo ma non del corpo; come gli stranieri di nazionalità nemica deve esseretenuto sotto stretta sorveglianza per poterlo bloccare ed espellere,
cacciare dal corpo ("aspirare") o affamare fino aìl'estiniione.
52
Poiché la mortalita intrinseca e irrimediabile del corpo è
che si vuole (o forse si ha bisogno di) tenere segreta, i
verità
la
.,ericoli che si temono e si combattono sono tendenzialmente
àuelli provenienti dall'esterno del corpo. Tuttavia, r'i si crede
sbpratiutto quando risiedono nel punto d'incontro tra il corpo
e ii resto del mondo: in particolare intorno agli orifizi del coroo, dove il tlaffico e lo scambio purtroppo inevitabili sono più
intensi. Si dovrebbe fare attenzione a tutto quello che entra
nel corpo: quello che si nangia, si bel'e, si inala. Il destino
rnortale di ogni metabolismo (un'altra questionetroppo complessada.gestire)viene percio spiegatocon la gran varietà di
iostanze ingerite, rnettendoogni volta sotto accusaun tipo diverso di alimenti. Poiché nessunadieta salva dalla morte chi
la pratica, un certo assortimento di ingredienti proibiti, o un
certo modo di combinarli, deve essereprima o poi sostituito
con un altro, non necessariamentemigliore, ma diverso. (ln
termini psicologici,la formula "nuovo e migliore" è pleonastica: "nuovo" e "migliot'e" sono sinonimi.) Leffetto emotivamente gratificante, appagante, prodotto dalla non-assunzione
delle sostanzesu ctti si concentranoIe proprie paure prina o
poi srranirà rapidamente, per cui è irnprobabile che la sperimentazione di nuove diete subisca battute d'arresto. Lo stesso
vale per I'adozionedi un regime di vita corretto e appropriato,
che miri a espellere "dal proprio sistema" le sostanze sbagliate. Si ritiene che il corpo sia infestato da innumerel'oli sostanze superflue,non desideratee assolutamentedannose,Ie quali
devono condividere il destino del grasso: esseredistrutte o
espulse. Di nuovo, poiché nessun ordine di espulsione può
rendere l'obiettivo finale più vicino, l'indice accusatorenon riposa mai a lungo, dovendo sempre cercare nuovi colpevoli.
Il caso del grasso mette in luce anche altre caratteristiche
distintive della preoccupazione ossessivaper il cotpo in quanto ricettacolo dèìle pallre generate dalla privatizzazione della
precarietàdell'esistenza.
Il popolo dei Weight Watchers assomiglia straordinariamente a una comunità: i men-rbricelcano fortetnente la compagnia reciproca, si recano regolarmentealle riunioni, partecipano ai rituali settimanali e sincronizzano le attività che
normalmente svolgono tra un incontro e l'altro, dedicandole
di comune accordo all'esecuzionedi qualsiasicosa siano stati
invitati o indotti a fare. Tutti accettano di buon grado e senza
riserve le stessenorme conportamentali, e tutti, benché non
con lo stessoentusiasmo e lo stessosuccesso,cercano di seguirle alla lettera. Ma la somiglianzacon la comunità modello
come viene clescritta(o postulata) dai sociologi l'iniscequi. La
"comunità" dei Weieht Watchers si riduce a una sola funzio53
ne: riprodurre a più voci quegli interessi che per loro naturar
possono essere espressi e gestiti solo individualmente. E una
comunità non "più grande della somma delle sue parti". Tutto
quello che fa è radunare - in modo che tutti possano vedersi e
ascoltarsi l'un I'altro - un certo numero di problem so/yers isolati, i quali non sono meno soli per il fatto di essere insieme.
Al contrario, dopo ogni incontro sono ancora più consaper,olì
della propria solitudine, ancora più convinti che qualunque
cosa li affligga provenga da loro e che qualsiasi miglioramento della propria dolorosa condizione dipenda solo da loro.
Lunico cambiamento prodotto nella loro condizione dalle periodiche magie rituali del comune vangelo è che ora sanno di
non essere soli nella propria solitudine, sanno che altri "come
loro" sono condannati a combattere simili battaglie solitarie c
destinati a contare soltanto sulla propria volontà, sulla propria capacità di resistenza e sulla propria intelligenza. Il cas<r
del grasso dimostra che, una volta privafizzato e affidato alle
risorse individuali il compito di affrontare la precarieta
d e l l ' e s i s t e n z au m a n a , l e p a u r e e s p e r i t e i n d i v i d u a l m e n t e p o s sono solo essere "contate", ma non condivise o fuse in una
causa comune e rimodellate nella forma di azione consiuntar.
La privalizzazione delle paure possiede la capacità di aùtoperpetuarsi. Non esiste un nesso or,vio tra terrori prirratizzati e
cause comuni, un modo per passare dagli uni alle altre grazie
al confronto e all'interazione.
La sola forma di associazione immaginabile in tali condizioni si configura come una sorla di "comunità-attaccapanni", o "comunità-piolo": un gruppo che si costituisce mediantc
la ricerca di un piolo al quale appendere contemporaneamente le paure di molti individui. Il grasso, per esempio. Di quando in quando saltano fuori nuovi pioli, che (diversamente dal
"problema grasso", il quale rivela con estrema chiarezza la natura privata dell'afflizione che ha riunito le persone interessate) rendono visibile una causa comune in un senso più forte,
mostrando cioè come una tale causa potrebbe effettivamente
progredire se tutti coloro che temono il danno individuaÌe
unissero le loro îorze e agissero compatti; la consapevolezza
della "îorza numerica" potrebbe a sua volta portare a percepire la causa come una questione di benessere oubblico. e non
come aggregato di osseisioni pri\ate alla ricerca di uno sfos,,
comune: una via d'uscita più affidabile e rassicurante proprio
perché utilizzata da tanti altri. Tra tutti questi pioli (che si
presentano come rigonfiamenti, e che perciò possono mascherare le vere afflizioni, le preoccupazioni, le traslazioni e
gli spostamenti psicologici che li rendono attraenti, e fuor-viare così l'analista), se ne possono trovare di assai diversi, alme54
no quanto lo sono la prospettir,a di un riciclaggio di sostanze
velenose nelle immediate vicinanz.e,la scarcerazione di un pedofilo giudicato colpevole, l'indulgenza verso i responsabili
del fumo passivo e la notizia che una vicina area dismessa sia
stata destinata a campo nomadi. Le vere molle dell'azione, in
ouesti casi, possono essere molto difficili da individuare, ma
non differiscono nella sostanza da quelle che sono all'opera in
altri generi di "comunità-piolo", più immediatamente riconoscibili. Come quelle, traggono Ia loro forza dagli sfoghi messi
a disposizione di una paura e di una rabbia represse che,
tutt'al più, sono collegate al "problema in questione" solo indirettamente. Come in quei casi più evidenti, a causa della loro equivocità e delÌa loro macroscopica inadeguatezza i "problemi in questione" possono generare solo aggregati fugaci,
effimeri, in definitiva deludenti e frustranti, incapaci di rimandare a qualsiasi cosa possa essere pensata come "comunità autentica".
La precarietà privatizzata indossa molte maschere, ma
difficilmente mostra il suo vero volto che, come quello di Medusa, possiede il potere di pietrificare chiunque lo guardi.
Paure che cambiano
in azioni inPer ouanto le comuni traduzioni delle naure
-ftrrstranti
nel caso
dividuali siano inaffidabili e in definitiva
della precarietii privatizzata, lo sono persino di più nel caso
dell'incertezza e dell'insicurezza.In effetti, sembra che gli individui non possano far molto, singolarmente o coìlettivamente
per contrastare, e tu"t" -"""
t.?trÀgg"t", le minacc" ullu ,il
curezza della loro condizione sociale o alla certezza delle loro
prospettive future. Non sanno dove dimorino tali minacce, e
scoprirlo è difficile; alla fine, possono solo supporre che si
trovino ben oltre la porlata delle capacità individuali reali o
immaginate. I tentativi di localizzarle, quando vengono intrapresi, sfociano spesso nella rassegnazione o nella disperazione, cioè in un atteggiamento deÌ tipo: "Non c'è niente che io
possa fare".
Un simile atteggiamento non è del tutto ingiustificato.
Non c'è niente di risolutivo che i dipendenti, a qualsiasi livello, possano fare se l'impresa per cui lavorano ha deciso, con
un breve prearruiso o senza alcun prealviso, di spostare altrove la propria attività o di ar,.viare un'altra fase di "razionalizzazione" con un ridimensionamento:
riducendo la propria
forza lavoro, tagliando i costi dell'amministrazione oppure
svendendo o chiudendo i settori non redditizi dell'azienda.
55
Ma. gli individu_i possono fare ancora meno per impedire la
svalutazione del proprto know-hor,y o l'esaurirìi detla domanda-di mercato per le loro specifiche capacità. Lidea di manipolare.le.cause piu.profonde di simili èolpi del desrino - per
esempio le "forze del mercato", notoriamente oscllre, le imperscrutabili "leggi delìa competizione", le oscillazioni appa_
rentemente immotivate delle borse r.alori o le misteriose
"pressioni delìa globalizz.azione" - sembra del
tutto stravasan_
te alla grande maggioranza degli individui che ne subisóncr
le conseguen_ze.Cercare una guida nell'astr-ologia, nella chiro_
manzia o nelle pratiche occulte, così come ceicare un futur.o
sicuro acquistando i biglietti della lotteria, non sembra tanto
iraziorrale in confronto ad altre torme di azione preventiva cr
riparatrice attuate dagli individui.
E come la storia di quell'ubriaco che cer.cava una banco_
nota perdr.ita sotto un_lampione: non perché l'avesse perduta
lì, ma perché la parte di marciapiede sòttostante era nreelio iÌluminata. Il trasferirnento dell'ansia dall'insicurezza e dail'irrcertezza_globali, le sue vere cause, nel campo della sicurezza
personaìe segue più o meno la stessa loeic;. Le minacce alla
sicurezza personale, reali o presunte, harino il vantaggio di essere materiali, r,isibili e tangibili; questo vantaggiòie
com_
pofia un altro, da cui è supc-rato e r:affor-zato: qtìèllo della re_
lativa facilità con ctri tali minacce si trossono affrontare e fbrse anche neulralizzare. Non puo sorprenderc che tale trasfer.imento sia così comllne; e neppure che, di consegllenza, le
preoc-cllpazioni
.generali per 7a sicurezza per.sonalà, ribattez_
zata "legge e ordine", ridimensionino f interesse generale per i
nreccanismi che producono insicurezza e jncertezza, nonche.
la propensione generale a bloccare o quantomeno rallentare
Ìa loro azione.
Pertanto, quello cui oggi siamo di fronte è una sorta di
"sovraccarico di sicurezza personale". Listinto
normale di soprar,vivenza e di difesa è stato car-icato di sentimenti che varrno ben oltre la sua capacità di sopportarli. Or-a quell,istinto ò
condannato a mandar-giu, riciclaié e scaricare i àetriti psicologicamente velenosi délle battaglie perdute per la certèzz.it e
la sicurezza. Per di più, a causà delì'accumulo di scarti cla
parte della collettività e del generale smantellamento degli impianti di riciclaggio dei rifiuti, iì lavoro di smaltimento iicade
in pieno e completamente sull'individuo. euando le collettività smettono di costr-uire e mantenere in buono stato le mtrrer
e i fossati che circondano la città, alle persone che vi abitano
non resta che frequentare corsi di karate. Il risultato comple-sivo è stato vividamente descritto da Ronald Hitzler:
5ó
lsolarsi, chiudersi clentro,nascondersi:oggi sono questi i modi
comuni di reagire alla paura delle cose che accadono "là fuori",
che sen.rbranocelare ogni tipo di minaccia. Serrature di sicurez-za alla porla, portoni e cancelli sprang:rti,sistemi di sicurezza
multipli, allarmi e videocamere si sono diffusi dalle ville dell'alta
borghesia alle zone medio-borghesi.Vivere dietro un tnuro di
sen'ature meccanichee sbarramenti elettronici, allarmi sonori,
spray irritanti e lacrimogeni fa parte della strategia di sopravvivenza urbana dell'individuo.t"
I meccanisrni all'opera dietro Ia costtuzione dell'incertezza e dell'insicurezza scino ampiamente globali, per cui restano
al di là della portata delle istituzioni politiche esistenti; soprattutto al di là della portata delle autorità statali elette. Come ha osservato Manttel Castells,"'il mondo attuale è tenuto
insierrre da una serie di reti sovrapposte: reti di borse valori,
di carrali televisivi, di computer o di stati. Le reti sono luoghi
di "flusso": flusso di potere, capitale, informazione; un processo ormai essenzialmente libero da vincoli spaziali e temporali.
Lesperienza di chi naviga in Internet funge da cornice cognitiva-essenziale a questa descrizione. Castells sostiene che viviamo in una società di classe senza classi, in ttn "casino elettronico globale" in cui capitale e potere penetrano nell'iperspazio della cìrcolazione pula e non si incarnano piir nellcclassi "capitalistiche" o "dominantl".La politica, d'aÌtro canto,
rimane un fatto essenzialmente locale, e poiché il linguaggio
della politica è l'unico che ci consenta di parlare cli cure e mediciné per le miserie e le preoccupazioni comuni, la classe politica mostra una tendenza naturale a cercare spiegazioni e rìmedi in un ambito prossimo al terreno farr-riliaredell'esperienza quotidiana.
Ésiste dunque una disposizione perfettamente intelligibile
delle élite oolitiche a sDostare e localizzat-e le cause di ansia
più profbnàe - cioè I'esperienza dell'insicurezza esistenziale e
dell'incertezza-- nelTa preoccupazione generale per le minacce
alla sicurezza personale (minacce già sottoposte a Lu-l'operazione analoga). Questo spostamento è politicamente (cioè
elettoralmente) allettante, e ciò per una ragione pragmatica
molto convincente. Poiché le radici dell'insicurezza atfondano
in luoghi anonimi, remoti o inaccessibili, non è imrnediatamente chiaro che cosa i poteri locali, r,isibili, possano fare per
porre rimedio alle afflizioni attuali. Se si riflette attentamente
sulle promesse elettorali dei politici di migliorare la vita di
tutti àumentando la flessibilità dei mercati del lavoro, favorendo il liberismo, creando condizioni piu allettanti per i capitali stranieri ecc., si possono cogliere, casomai, i segni premonitori di una maggiore insicurezza e incerlezza. Ma sem57
bra esistere una risposta o$/ia, semplice, all'altro probìema,
quello connesso alla sicurezza personale dei cittadini in quanlo collettit,ità. I poteri statali locali possono sempre esserè intpiegati per chir.rdere le frontiere ai rnigranti, per inasprire lc
norme sul diritto d'asilo, per fermare ed espellere gli stranieri
indesiderati, sospettati di possedere inclinazioni odiose e condannabili. Possono r-r-rostrarei muscoli combattendo i criminali, essere "inllessibili nella lotta al crimine", costruire pìùr
prigioni, mandare più poliziotti in servizio attivo, rendere il
perdono dei condannati più difficile e persino, per soddisfàre
i sentimenti popolari, seguire la regola: "criminale una voÌta,
criminale per sempre".t'
Per farla breve, i golerni non possono fr-ancamente promettere ai loro cittadir-ri un'esistenza sicura e un futuro cel'to;
ma possono per il momento alleviare almeno in parte l'ansia
accumulata (approfittandone anche a fini eÌettorali) con l'esibire la loro energia e determinazione in una guerra contro gli
stranieri in cerca di lavoro e altri estranei penetrati senza invito neÌ giardino di casa, un tempo pulito e tranquillo, ordinato e accogliente. Agire in questo modo potrebbe recare grandi
soddisfazioni; sarà pure un'impresa modesta ed effimera, ma
potrebbe compensare la sensazione ar.vilente di non sapere
che cosa fare dal,anti a un mondo insensibile, distaccato è indifferente.
Nella sua penetrante ricerca sulla xenofobia tra i giovanr
londinesi, Phil Cohen riferisce di uno dei suoi intenis-iati, di
nome John, alla ricerca disperata, benché sostenuta da una
determinazione esemplare,'dj una definizione di "britannicità" chc' includesse se stesso ma escludesse una catesorin
piuttosto cospicua di persone di colore, la cui espulsione?arlla
comunità locale sembrava quantomeno un obiettivo raggiungibile e perciò allettante. Cohen spiega tanta determinazione
con il fatto che "questa costruzione immaginaria fa sentire
John parle di qualèosa di molto piu grande di lui e anche di
immensirmente forte"." La forza era una delle qualità che a
John, come a molti altri nella sua situazione di persona giovane senza molte opportunità di vivere una vita dotatzr di senso
in un mondo respingente e impenetrabile, mancava di piir;
d'altra parte, non voleva perdere del tutto la speranza di poter
rendere la sua vulnerabile esistenza un po' meno precarizr e
un po'più sicura.
Nel linguaggio dei politici in caccia di voti, attenti soprattgtto ai sondaggi d'opinione, i sentinrentidiffusi e complessi
di Unsicherhelr sono ridotti a preoccupazioni molto più sernplici per la legge e l'ordine (cioè, per la sicurezza del proprio
col'po, della propria famiglia e dei propri beni), mentre il
oroblema della legge e dell'ordine, a sua volta, viene spesso
àonfuso con Ia presenza problematica di n-rinoranze etniche,
razziali o reìigiose e, più generalmeute, di stili di vita estranei, di qualunque comportamento deviante o sernplicenente
"anormale".
Tuttavia, spiega Antoine Garapon, il senso difftrso e per.r/asivo di insicttrezza e vulnerabilità che emana dal mondo polifonico, oscuro e imprevedibile, rende praticamente impossibile definire l'esperienza in modo univoco e pronttuciare -siudizi certi; e così indebolisce la nozione stessa di comportamento deviante. Ma "quando ciò che veniva considerato deviante diventa normaÌe, tutto ciò che è normale è sospettato
di essere deviante". Per come appaiono le cose attualmente, è
lecito pensare che "il destino del diritto penale postmoderno
dell'antica dialettica tra
sia la nuova istituzionalizzazione
contaminazione e purificazione, con i meccanismi sacrificali
che l'accompagnano". Oggi, il crimine non è più stigmatizzaÍ-o
e condannato in quanto violazione della norma, ma in quanto
minaccia alla sicurezza personale. "Leccesso di veìocità, il fumare in pubblico ftabagistne] e il reato sessuale sono tutti
trattati nello stesso rnodo, cioè in termini di politica di sicurezza pubblica." È palese la tendenza universale a "trasferire
tutti gli affari pubblici nell'ambito della giustizia penale"": a
criminalizzare tutti i problemi sociali, e in particoìare quei
problemi che sono giudicati, o che possono essere costruiti,
come minacce alla sicurezza della persona, del suo coÌ?o e
dei suoi beni.
Tradurre le croniche, irreprimibili preoccupazioni pr'r la
sicurezaa esistenziale dell'individrzo nella necessità di combattere il crimine reale o potenziale, e quindi di garantire la slcurezza personale di tutti, è uno stratagemma politico efficace
e può recare notevoli vantaggi elettorali. Per fare solo un
esempio, un'indagine condotta dalla televisione pubblica
nell'ottobre 1997 mostrava come i danesi fossero più preoccupati per la presenza degli stranieri che per la crescente disoccupazione, il degrado dell'ambiente o qualsiasi altro problema.'' E I'opiniorie d"lla maggioranza, secondo l"'lnternational Herald Tribune" del 17 novembre 1997, aveva pro\rocato un certo maìumore tra sli stranieri: la ventiduenne Suzann e L a z a r e , a r r i v a t a a C o p e n h a g e r rd a T r i n i d a d d o d i c i a n n i
prima, disse al corrispondente dell"'tnr" che stava meditando
di lasciare la Danimarca. "Il loro atteggiamento è cambiato "
dit*;;i
tiàr
"ora i danesifg"uiau"o
dall'alto in
basso.La gente"rpiri.
sta diventando molto fre.dda."Quindi aggiunse u-n commento pungente e sagace:"E curioso, anche nei
confronti di se stessi".
58
À
Il ralfieddamento del pianeta degli uomini
Un'osserrrazione davvero acuta, quella di Suzanne. La
freddezza nei confronti degli "stranieri che sono fra noi", gli
alieni che diventano vicini e i vicini trasformati in alieni, segnala un abbassamento della temperatura in tutte le relazioni
umane, e in ogni ambito della vita. Sono fredde le persone
che hanno dimenticato da molto tempo quanto calore posseì
trasmettere la solidarietà umana; quanta consolazione, quanta serenità, quanto incoraggiamento e quanto piacere possano
derivare dal condividere il proprio destino e le proprie speranze con altri: "altri come me", o più precisamente altri che sono "come me" proprio perché condividono le mie stesse difficoltà, la mia sofferenza e il mio sogno di felicità, e ancora di
più perché io sono sensibile alle loro difficoltà, alla loro soffcrer'za e ai loro sogni di felicità.
NeÌ suo ron-ìanzo L'identité, Milan Kundera riflette sul destino storico dell'amicizia umana. C'era un temDo, medita il
protagonista, in cui essere amici voleva dire soitenersi a r icenda in una battaglia; essere pronti a sacrifìcare il proprio
bene, la propria vita se necessario, per una causa che poteva
essere difesa solo llz quanto comune e lz comune. La vita era
fragile e piena di pericoli; I'amicizia poteva renderla un po'
più solida e sicura. Le minacce a un amico pote\/ano essere ailontanate, e i pericoli resi meno estremi, se tutti gli anrici si
mettevano insieme per contrastare all'unisono l'ar'ryersità. Oggi, al contrario, né le minacce né i pericoli possono essere evitati, o anche soltanto resi meno angosciosi, grazie alla soìidarietà degli amici. Sono semplicemente minacce e pericoli di tr
po diverso'. come se fossero destinati a colpire le loro r,ittimr:
separatamente, quando rrerrà il loro turno; come se dovessetrr
essere subiti in solitudine. Le sofferenze individuali non sono
più sincronizzate: la catastrofe sceglie a quale porta bussarc,
in quale giorno, a quale ora. Le visite sono apparentemenlc
scollegate. E le sventure non sono i crimini di un nemico cul
le vittime possano attribuire un nome, contro il quale possano
puntare il dito e unire le proprie forze per contrastarlo e farlo
retrocedere. I colpi del destino sono inferti da forze misteriose, di provenienza dir,.ersa, nascoste dietro norrribizzarri e impenetiabili, come: mercati finanziari, condizioni globali di
scambio, competitività, offerta e domanda. Come possono essere utili gli amici quando si perde il lavoro a causa dell'ennesimo "ridimensionamento", quando ci si rende conto del carattere obsoleto di capacità acquisite con fatica, dell'impror'r'iso deterioramento dei rapporti di vicinato, familiari o sociali?
Secondo Kundera, i contemporanei potrebbero reagire
60
soltanto in due modi al genere di sciagure che un tempo si abbattevano sulle persone. Alcuni potrebbero mostrare indignazione, unire le lòro voci al coro che accusa le vittime, ridicolizzare e deridere i buoni a nulla che hanno attirato su di sé ia
malasorle; costoro potrebbero esseregiustamente considerati
nemici dalle sfortunate vittime. Altri potrebbero mostrare
compassione e astenersi dal n-rettereil dito sulla piaga; fingere
che niente sia successoe andare avanti come prima, senzaperaltro far nulla per migliorare la situazione: perché riconoscono, direttamente o indirettamente, la loro impotenza, oppure
perché non intendono aggiungere l'ingiuria al danno. Le persone di questo secondotipo - le persone misurate e sensibili,
eentili e garbate - sono quelle che incarnano meglio l'idea
iell'amicizia come può eisere realisticamente concepita al
siorno d'oeei. Nel mòndo attuale la scelta è tra il malanimo e
ii.tdiffet".tà. Lamicizia stile "uno per tutti, tutti per uno" è
stata praticamente espulsa dalla sfera del possibile. Non c'è
da stupirsi se la gente sta diventandofredda...
Non e che abbiamo perduto l'umanità, il fascino e il calore che i nostri antenati esibivano con naturalezz'ai pittttosto,
le nostre sofferenze sono di natura tale da impedirci di eliminarle o mitigarle condividendo sentimenti di affetto anche
molto profondi. Le sofferenze che ci tormentano quasj in
continuazione non si sommano e perciò non uniscono le loro
vittime. Le nostre sofferenze dividono e isolano: i nostri tormenti ci separano,lacerando il tessuto delicato delle solidarietà umane.
Vorrei ribadire una cosa già detta all'inizio. Le sofferenze
e i disagi contemporanei sono dispersi e difh"rsi;e così il dissenso cÉe producbno. La dispersionedel dissenso,I'impossibilità di concentrarlo e di ancorarlo a una causa comune,
nonché di dirigerlo contro un colpevole comune, rende solo
più acute le pene. Lindividualità, l"'autenticità dell'io", era un
bel sogno ùto sprone al perseguimento di obiettivi grandio"
si in uir'epoca
in cui lo sguardo invadente e onnipresente della
comunità e la pressione a conformarsi quasi soffocavano
I'espressioneindividuale. È diventata spiacevoìequandî il sognó si è ar''r,,eratoe l'individuo - nel suo trionfo o nella sua
umiliazione - è stato lasciato solo sul campo di battaglia. Vittorie e sconfitte sono diventate ugualmente amare, odiose e
ripugnanti quando si è stati costretti a rallegrarsene o dolersene ^Il
per conto proprio.
mondo contemDoraneo è un contenitore colmo fino
all'orlo di una paura e-di una frustrazione diffuse, alla ricerca
disperatadi un tipo di sfogoche chiunque sofFraPossaragionevolmentesDeraredi aveie in comune con alt|i. ll forle desió1
derio di questo tipo di sfogo, come ci ricorda Ulrich Becx,
"non contraddice l'individualizzazione, ma è in realtà un prodotto dell'individualiz.zazione diventato patologico"." La vita
individuale è ipersatura di cupi pensieri e sinistre premonizioni, tanto più terrorizzanti in quanto subiti in solitudine, e
in quanto sftiggenti e spesso non specifici. Come nel caso di
altrè soluzioni ipersature, un granello di polvere è sufficiente
a innescare un violento processo di agglomerazione.
Ricordate la versione girardiana del "peccato originale"
che ha dato origine alla comunità umana? Essa va in qualcl-re
modo (ma certamente non sempre) nella direzione di un"'attribuzione di senso" alla rinascita di un'ostilità tribale che
sembrerebbe altrimenti sconcerlante, date le vere cause deìl'ansia e delle pallr-e attuali. Tuttavia, si dovr-ebbe cercare di
non superare il confine oltre il quale la storia non può piir fare da guida, e presuppone che la slta evidente capacità di zittribuire un senso ne faccia l'unico scenario reso possibile da
tali ansie e paLlre, nonché l'unico scenario prevedibile. Faremo bene a ricordare che nessuna delle risposte e nessuno dei
percorsi seguiti in conseguenza di quelle risposte è una scelt:r
predeterminata, che tali risposte e percorsi sono solo sviluppi
plausibili, e che la scelta tra questi e il modo in cui sono messi
in scena dipende ogni volta non solo dagli attori che recitano
la parte dei protagonisti, ma anche dalle moltitudini di anonime comparse e anonimi macchinisti.
Per ciò che riguarda queste colnparse e questi macchinisti, non si può fare affidamento stt di loro per la scelta di una
linea di condotta priva di ambiguità. Non c'è coordinamento,
il legno è marcio, dalle str-utture apparentemente forti e salde
spuntano chiodi arr-ugginiti, le fondame'nta credute saìde come roccia si sbriciolano come mucchi di sabbia: tutte cose
che tendono a instillare la paura. Ma possono anche indurre il
riso, che alla fine è come un rllmoroso sospiro di sollievo, perché le ar.versità non sono così potenti come sembrano, e il
corso degli eventi non è esattamente il destino che non lascia
alle r,ittime altra sceÌta che obbedire. Come scLive Milan Kundera nel suo stile inimitabile:
Le cose pri\rate di colpo del loro senso presunto, del posto asscgnato loi<-rnel preteso ordine delle cose [...] provocano in no-i il
riso. Vi è in essoqualcosa di malefico (le cose si rivelano di colpo
diverse da come volevano far credere di essere),ma anche un:r
parle di benefico sollievo (Ìe cose sono più lievi di come apparlvano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci
con la loro austeraserietà).to
6l
In ogni risata c'è un po'di quell'ambiguità: è un male che
le cose non siano così stabili e attendibili come vogliono far
e soffocredere di essere; è un bene che non siano così rigide
"di
qnu.rto ri
ianti come appaiono. È un bene essere piùr liberi
pensasse di essere; è un male sentirsi ripetere in continuazione che le pc'rsone libere non hanno nulla e nessuno cui attribuire la colpa della propria situazione se non se stesse. In
realtìt, si direbbe che paura e riso non siano contrapposti. Sono rami che si sviluppano dallo stesso tronco. In ogni risata
c'è una debole eco di paura. La speranza è che vi sia un accenno di riso in ogni moto di orrore.
Giusto per r-endere la situazione ancora più complessa e
confusa, Kunder-a r-itiene che esistano due tipi di riso. benche
molto difficili da distinguere. Quando ì'arlgeio, racconta Kundera ("gìi angeli non sono dalla parte del Bene, bensì della
creazione dir,ina. Il diavolo, al contrarrio, è uno che rifiuta di
attribuire al rnondo divino un qualsiasi sisnificato razionerle"), ha sentito per la prima volta la lisata dil maligno, "sapcva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nu<,rvo, ha scimmiottato il suo rivale". E così gli angeli e il diavolo
hanno continuato a emettere suoni straordinariamente simili,
ma dando loro significati diversi ed esprimendo pensieri del
tytto opposti: "Mentre la risata del diar,olo designava l'assurdità delle cose, l'angelo voleva, al contrario, rallegrarsi del fatto che tutto, quaggiùr, fosse ben ordinato, concepito con saggezza, buono e pieno di senso".
Qual è il lisultato di tutto questo?
Gli angeli [hanno] ottenuto comunque un risultato. Ci hanno
messonei guai con la loro impostura sernantica.Non c'è che una
parola per designare sia Ìa loro imitazione del riso sia il riso originale (la risata del diavolo). Orn-rainon ci rendiamo neppure
più conto che la stessamanifestazioneesteriore nasconde due
atteggiamenti profondi affatto contraddittori. C'è un primo ridere e un secondoridere, e noi non abbianroparole per distinguerli I'uno dall'altro.
Vorrei aggiungere che ognnno di noi ha in sé un diavolo e
un angelo. In realtà, ci siamo fatti l'idea che la presenza del
diavolo e degli angeli spieghi due sentimenti divèrsi, così diversi che ci riesce difficile credere che provengano dallo stesso cuore e nascano in risposta alla stessa esperienza. Potremmo sentire entrambi i tipi di riso quando ridiamo, se solo
ascoltassimo attentamente: ma raramente lo facciamo. Questo è il motivo per cui l"'impostura semantica", nella maggior
Parte dei casi, funziona così bene.
ó3
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Zygmunt Bauman, In cerca dello spazio pubblico