ognì caso, non sono viste coilze problemi). Tendiamo a sentir-ci orgogliosi.di cio per cui dovremrno invece provare vergogna: i u , q l : n e l l ' e p o c a " p o s . r i d e o l o g i c a "o " p o s t u ì o p i c o , ' , - ó r i u r . , ) lndlilerenza,pel qualunque ilnmagine cocrcnte di societa D u o n a c a v e r h a r ' : r i l a t ol a p r c o c c r r p a z i o n e p c r i l b c n e p u b b l i c . con,la libertà di perseguire l'appagam".rio pe,..or-,oli. Nlo ,c anche ci terrltrssimo a riflettele stri motir.i per cui ìa ricerca della felicità ra'amen_te dà i .isultati sperati e sui motivi percui.il gusto amaro dell'insicure,o re,rd" la felicità ;;"; ,;" ve di quanto ci fosse stato fàtto credere, non andrem-o -Lìto l.ntano senza richiamare dall'esilio idee quali it uene puulti co, la società buona, l'equità, la gir_rstiziae così r.ia: idee-che non hanno alcun senso se non sono condir,ise e .oltir.ie .,_rr-, altri. E forse no'riuscirem'lo neppllre a e'itare che l'insictrrezza sciupi ìa libertà indìr,iduale èénza ricorrere alla politica, senza far uso del tramite costituito dall'azione potiti.a'" ,"nra tracciare la direzione^che quel tramite dovrebbè seguire. . 9g..ti punti di riferimènto scmbrano decisivi"quando si pianifica l'itineralio. Il terzo capitolo ne mette in e'iàenza tre: i l n r o d e l ì o r e p u b b l i c a ' o d e l l o s t a t o e c r e l l ac i t t a d ; " i " r u , l l - a i ritto universa.le a un reddito nrinimo garantito e l'espansione delle istituzioni proprie di una societf autono'ríì fino al ourrt o d a r i s t a b i l i r n e ì e c a p a c i t . ad ' a z i o n e , m e d i a n t e l , a p p r o p r i a _ zione di poteri che sono al momento extraterritoriàli. i tr. punti sono discussi per accendere e alimentare un dibattito, non per offrire solnzioni che, in trna società autotÌonìa, porr" no.comunque- arrivare soltanto alla fine, e non al principio, dell'azione politica. Credo che le domande non siano mai sbagliate; le risposte potrebbero esserlo. Ma credo anche che asteÀersi dal farl d'mzrnde sia ìa risp<tsta peggiore di tutte. Agosto 1998 l6 1. In cerca dello spazioPubblico commentando la cronaca dettagliata degìi et'enti innescatt diverse città del west countrv dalla notiz.ia che il pedotre in filo Sidnev Cooke et'a stato scarcerato e rimanclato a casa, "Guardian" dotata di ijè..r, Aitkenhead,' trna giornalista del un certo intuito socioìogico (alla cui Iicca pt'odttz.ione attingeremo più r,olte in qttesto libro), ossen/ava: se c,è una cosa che [a scenderein piazza ìa gente cli questi tempr è l a r . < _ rcchce a r r i r e r a u n p e d o l i l ( , .L u l i l i t a d i q u e s l ap t o l c s t a\ ' i t ' ne sempre piir nressain-dubbio. Quelìo che non ci siamo mai chiesti,ir-rttàvia,è sc'questeprotesteabbiano dar'r'eroqualc.sa a che lare con i pc'clofili. Aitkenhead col-ìcentrava la pl-opria attenzione su una di oueste città, Yeovil, dove una foìla di nonne, adoìescenti e do.rte d'affari che raramente, per non dire mai, aveva espresso in orecedenza il clesiderio dì inrpegnarsi in un'azione pubblica, ìtringeva orrÌ d'assedio il cornmissariato, senza lìeppure avere la ."it"rru che Cooke si nascondesse proprio nell'edificio assecliato. La loro ignoranz.a dei fatti era seconda soltanto alla loro dcterminazione a fare qualcosa e a mostrare che lo stavano facendo; e la loro determinazione traeva impulso dalla non-chiarez.z.ad,ei fatti. Gente che si era sempre tenuta aÌla larga dalle proteste pr-rbbliche ora confluir''a in qttel luogo, l<r pt""iidiuuu é gridara: "Uccidete il bastard.", pronta a vegliare p"t t.,tto il témpo necessario' Perché? Che cosa avevano itt mente tutti ouanti se non la reclusione di un nellico pubblico che non orr"nuato mai visto, che non sapevano nemmeno dove fosse? Aitkenhead ha una risposta a questa domanda impossibile, ed è una risposta convincente. 17 Ciir chc Cooke offre, ovunque si trorri, è la lara opportunità di odiare davvero qualcuno, c1igt'idareil. proprio odio in pubbliccl, senziì rischiare assolutan-rente nulìa. E una cluestionedi bene .. di r-r'ralc [...] e così un gesto contro Cookc ti iefiniscc comL-pcl. sona perbene.I gr-irppicìi persone che si possono odiare continuarldo a esscreperbenc.scinoormai pochi. Quello dei pedofili è perletto. "Finalrnente ho trorrato la mia causa," aveva detto l'orsanizzatricc- della protesta, anch'essa una donna senza nessu;a prr-cedente esperienza di ltrolo pubblico. "Probabìlmente quello chc Debra ha tror,ato," comrnenta Aitkenhead, "non è 'sua la calrsa', ma una calrsa comlrne: la sensazione di unar motivazione condirtisa." Le lor-o dimostrazioni hanno qualcosa delle riunioni politiche, dellc cerir.noniereligiose, dei convegni sind:rcali: tutte quellc csperienzcdi gruppo chc in passato definivano il scnso del sé . c o s ìo e p i < l c l l rp c r ' . , , n ee, c h . ' n ( ) n s ( ) n op i u a l l a l o r o p o r t a l : r E [e pci'sone]si organizzanoconilo i peclofili.'Nelgiro di qrralc:h"e iìnn(),la causasara un altl'rì. Utt tipo sospetto si ag;girctnei dintonti Aitkenhead ha di nuorro ragione: la scarsità di nuove cause è una prospettiva altamente irnprobabile, e il cimitero delle rrecchie callse non sarà mai a colto di vaclle trarrte. Ma per il mon'ìento - in tempi in ctri le paure pubbÌiche e il panico norale possono subire un ridimensionamento ftrìmineo - la causa è Sidrrey Cooke. In effetti, Cooke rappt-esenta una causa perfetta per mettere insieme persone in cerca di uno sfogo per I'ansia accumuÌata nel temoo. In prino luogo, Cookè ha a un nome che lo identifica: questo lo rende un bersaglio concreto, riconoscibile tra tutte ìe paure che attanagliano e dotato di una realtà materiale che poche altre paure possiedono; anche se norì r'isto, egÌi può essere costr-uilo come ogsetto fisico suscettibile di essere m;rneggiato, ìegato, rincÈi-uso, neutralizzato, pc-rsino distrutto, diversamente dalla maggior parte delle minacce, tanto piùr inquietanti in quanto generalmente arn'eftite come diffuse, striscianti, sfuggenti, onnipresenti, sfocate. In secondo luogo, per una fortLlnata coincidenza Cooke si trova in una posizione in cui gli interessi privati e le questioni pubbliche coincidono; p i i t e s a l l a n t e r t l e i, l s u o c a s o è u n c r o g i o l o a l c h i m i s t i c o i n c t r i l'amore per i pr:opri figli - un'esperienza quotidiana, abituale, ma privata - può miracolosamente transustanziarsi in uno spettacoìo pubblico di solidarietà. Cooke è dir,enuto una sorta 18 di passerella, per quanto malsicura e provvisoria, che conduce tióri dalla prigione dcl plivato. Da trltimo, rrìa non da meno, un 8.lrlpiale passercìlaè abbaslanza ampia da peltltetterc.a che.j singoli probabile fuggire: è di consistente, inugu.i oi, 'fuÉeitirl si uniscano ad altre pèrsone che ftrggono dalle rispetpuò creare iivÉprigioni private, e l'uso della stessa via di fuga piedi sulsaranno i finché tutti quale durerà la toÀr.r.riti, Iru passerella. -la -I politici, le persone che si presu-rne operitl.o professionalmentè nello spaiio pubblic. (così definito pcrche e Iì che..srol"pttbno"" i loro incariclii o, n-reglio,perché esse detìniscono qllanon sono loro incarichi) i cui svolgono in spazio 6li.o" lo da modo adeguato-l'invasione in grado affi"ontare di in Àui ri oarte di iitr-usi; e all'intelno dello spazio pubblico, chiunque h o n r i c < t p ' a i l t i p o g . i t t s t oc l . ic a r i c a e c o n l p a i a n o n . i n r i t a t o , i n diveise da quelle previste, dccise e gestite a li'ello .iiiorturir" ufficiale è, per definizione, ltn intruso. In base a questi criteri, nli ugg."ttc,r'i di Cooke crano scnza dubbio degli inlrusi. La ioro pi-"tettza all'interno dello fPazio pubblico era stata pr-gclaiiu fi" dall'inizio. Per quesro désideràr,ano che gli-abitanti lc-gittimi dello spazio pu-bbìico prendessero atto della loro presenza e ne rÌconoscessero la legittin-rità. Probabilmente, Willie Horton fece perdere la presidenza americana a Michael Dukakis. Prima di correre per la presidenza, Dr-rkakis ave\ra ricoperto per dieci anni l'incarico di governatore de-l Massachusetts. Era uno dei piùr decisi oppositori deììa pena di mol-te. Inoltre era conYinto che ìe prigioni_clovessero essere prevalentenente istituzioni educative e riabilitative. Avrebbe-voluto che il sistema penalc restituisse ai cr-iminali I'umanità che arrevano perduto o di cui erano stati privati e che preparasse i condannati a "rientrare nella comunità": dlrrante ia sua amministrazione i detenuti delÌe prigioni d i s t a t o a v c v a n o l a p o s s i b i l i t àd i t o l ' n a r ea c a s a i n p e r m e s s o ' Willie Florton non i-ientro cla ttno di quei pelmessi. Invece, stuprò ttna donna. Ecco queìlo che ci può capitale quando gou"rnuno i liberal dal cuirre tenero, anrt-nonì ì'avversario cli D u k a k i s , G e o r g e B u s h , a c c a n i t o s o s t e n i t o t ' ed e l l a p e n a c a p i t a le. I siornalistiincalzarono Dukakis: "Se Kitty, sua moglie, venrsse stuDrata, sarebbe favorevole alla pena capitale?". Dukakis cercò di convincerli che non inteudeva "esaltare la violenza". Così disse addio alla presidenza. Il vincitore Bush fu sconfitto qllattro anni dopo dal governatoÌ:e delì'Arkansas, Bili Cìinton. Da governatore, Clìnton aveta autorizzaro l'esecuzione di un ritai-deìto mentale, Richv Ray Rector. AÌcuni contnentatori ritengouo che, proprio come Horton aveva fatto peldere le elezioni a Dukakis, così Rec1q tor le fèce rrincere a Clinton. Sj tratta probabilmente di un,esagerazione: Clinton fece anche altre cóse eradite alla "middle America". Promise di essere inflessibile nella lotta al crimine, di assumere piùr poliziotti e mandarne di più in ser-vizio attivo, di aumentare il nunrero dei crimini puhibiìi con la nlortc, di costruire pligìoni nuove e più sicure. Il contributo di Rector al successo di BilÌ Clinton lu semplicemente quello di ser._ r i r c d a p r o v a r i v c n l e ( c h i c d o s c u s a :d a p r o r . a n r o i t a ) c h e i l l u _ tu'o presidente face'a sul serio; con un tale fiore all'occhiello, clintor-r non poteva che conqtristarsi la fiducia deÌla "rniddlei America". I duelli al vertice si sr,olgevano anche a un livello piu bas_ so. TÌ'e candidati al governatorato del Texas usarono il temocr a d i s p o s i z i o n e p e r p r o n u n c i a r . ei l l o r o d i s c o r s o a l c o r r g t . e s s o del partito cercando di superar-si l'un ì'altro nel perorlare la causa della pena di morte. Mark White si pr-esentò-alleteleczrmere circondato dalle fotografie dei criminaìi rnandati alla sedia elettrica nel periodo irr cui era stato goverrìatore. per non essere da meno, iÌ suo concot-rente, Jir-n Mattor, ricordò agli eletto.i che aver.a personalmente soprinteso a trentatr'é eseiuzioni. Accadde che entrambi i candidati furono messi nel sacco da una donna, Ann Richards, dotata di una r.isorosa retori_ ca a favore delìa pena di nrorte cui essi non ftrr-oi-roo*,iame.te in grado di tenere testa, per quanto forti fossero le loro altre credenziali. In Florida, il gor;ernatore Llscente, Bob Martinez, ebbe un recupero- sensazionale dopo un lungo perioclo di calo costante nei sondaggi popolari qúando rico"rdó agli elettori che aveva firmato novanta ordini di esecuzione. In California, lo stato che era andato sempre orgoglioso di non aver c o n d a n r r a l oa n l o r r e u n . s o l o p r - i g i o n i e ' oi n i ' e n t i c i n q u e a n n i , Dianne Feinstein cerco di farsi eleggerq'dichiarando di essere "l'unico memb'o del Partito dernoòiatico fàvore'ole alla oena di morte". Per tutta risposta, il sr_roconcorrente, John Van de K1nip, si afh'ettò a precisare che pur-essendo "fìlosoficamen_ te" contro la pena di morte, che cónsiderava "barba.u", u"iÀUbe messo da parte la sua filosofia una 'olta eìetto sor"ernat<,rr-e.Per dimostrare la sua affidabilità, si fèce fotoeraTare all'ingresso di una camera a gas a\\'eniristica p.o.rto-pe, le future esecuzioni e annunciò che una volta divenuto titòlare del Ministero della giustizia ar,rebbe trasferito quarantadue crirninali nel braccio della n-ìorte. Alla finc, la piomessa di tradire re proprie conrinzioni non lo aiutò. Gli èleilori (tre qrrarti dei quali favorevoli alla pena di morte) gli preferirorlo ,ìo che ci cledeva, rrn boia convinlo. _ Da più di dieci anni, le prornesse di stroncare il crimine e di mandare a morte un maggior numer.o di criminali occuDa20 no di fatto il plimo posto nei programmi elettoraÌi, qualunque sia la coÌlocazione politica del candidato. Per i politici attr-rali ó per quelli che aspirano a diventarlo, l'estensjone della pena di moft. rappresenta il biglietto vincente neÌla lotteria della p6polar-ita. Lopposizione alla pena capitale si-snifica, al conirario, il suicidio politico. A Yeovil, i vigilantes chiedevano insistentemente un incontro con il loro deputato, Paddv Ashdolvn. Questi rifiutava di riconoscerne Ia legittitnità invocata. Poiche si trovava egli stesso in condizioni di debolezza all'inLerno dello spazio pubblico, e poiché non ne rappresentava certo una delle autoriti\ designatè o elette, pote\ra abbt-acciare la causa dei dimostranti soltÀnto al prezzct di un ulteriot'e rischio pet'le sue cledenziali di uomo pubblico. Scelse di dire quello che pensava, ciò che credeva fosse la verità, paragonando gli aggressori di Cooke a "bande dedite al linciaggio" e resistendo a tutte le pt'essioni perché avallasse le loro azioni e itnprimesse il marchio cli ?'questionepubblica" sulle loro torbide lagnanze private. Jack Strarv, ministro degli interni, non poteva pertlettersi ouesto lusso. Come dichialo una dei leader della protesta: 'i uello che vorremmo fare ora è stabilire un collegamento con altre campagne. Molte deboli voci si levano in ogni parte del paese. Se t:iuscissimo a falne un'ttnica \roce possente le cose potrebbet'o cambiare un po'piu rapidamente". Parole sin-rili esprimono il proposito di conquistare definitivamente un postò nello spazio ptrbblico; di esigere ascolto continuo sul modo in cui Îo tpoiio viene ammiùstrato. È assai probabile che ciò sia suonato sinistro ai politici allora in carica nello spazio pubblico, benché qualunque politico esperto sapPia perfettamente che "collegare ìe campagne" e "ttnire le voci deboli" non è una cosa facile ed è improbabile che riesca; le voci deboli (private) e le campagne (locali, centrate su una singoìa questione) non possoÌlo esseì-efacilmente son-ìmate, tanto che si potrebbe affeimare con certezza che la specifica speranza o intenzione di farlo, come molte speranze o intenzioni simili prima di questa, finirebbero presto per seguire il loro corso naturale, quèllo cioè di arenarsi, capovol-eersi,essere abbandonate e dimenticate. Il oroblen-ra di Strarv si ridusse a mostrare che gli amministratori dello spazio pubblico prendono le voci deboli sul serio: r'aìe a dire, che sono disposti ad adottare soluzioni che renderanno inutile il ler.'zrrsidellc voci deboli; e che, come è auspicabile, dor,'rebbero essere ricordati per aver mostrato tale dìsponibilità. E così, Jack Straw, che molto probabilmente conàiu'ide.'a l'opinione espressa pubblicamente da Paddy Ashdo'nvn,disse soltzrnto questo: "E vitale che le persone non si facciano giustizia da sé" (ricordandoci in questo 21 alimentatd i a l l as p i c t a t ac o l n p c t l z i o n e ,e c o n f l i t r oc 'r i o l e n z ' a ' le conrunità o dilaniatò zione per-lu .,optu"uiu;;;;;;;"""no Nel tentativo di trovare una riimpedito lot-o.dr :t;;;,t$=i' consapevolmenuna-d,escrizione sDosta,Girard nnt peioffrire "nascita clell'unità"' lmclella tè e deliberatanrenre niiiàfoÉi.u di una vittisceìta la stata fosse maginò che il passoa"titit8 a l t r e uccisioni' dalle m a a l l a c u i t t c c t s t o n ed' i v e t ' s a mdcel ìì ltac p o p o ì a z i o n c ,c h e i n n r e n d e \ . a n op a r . r e/ ; ; ì ; i ì " " À u r i m a n d o si iD i l , , a o - ; r i , t n i t ' " " ' n " l i ; a s s a s s i n i o " t t ' e s i o rdell'azione il;;; Latto spontaneo aiutanti, conrplrcr "'t"tlì-""i' Ài seclimen-ta'el'ostilità dispers. ;;;;ìt ave'a coorclinata nettamente la correttezza ! f .ggi-.;;lvità cliffuszi,separando quella iìlecita' I'innol"tlt.1,91 È;""1";;^ dalla scorre rLel'za, individui isolati (e e la colpev ole77'a'Poteva riunire^gli cerrz.^ solidale (e fiduciosa)' ,p"í""i",i1 in Lnu^tomu nità favola' ho delto'.è r-rn'a' Tit" ll racconro tt t';;';ra,^t;e alla verità"lstorlca' non aspira che .tr'to i eziologico, "u""''ione ì"ì'oliel1f sconosciute'Come ha ma solo a troval-c#:;t; I'indiriduo presocialc conosserlalo cornctitr- c"al'ióiitàit' ' n ( ) n dio ne n e ò in Arjstotelc t r a r i a m e n t eo q u o n t t ''-i l e g g e filosofica' immasinazione deìf bestia, ma una p"t;;;;;-;i;;e di-Girald non ci dice Come altri mitl "tiJ;gì;i, I racconto è solo un tentatir-o di passato: che cosa accadclernelaóente in di un fenomeno singoptèt"ota s",t,o-ulln'tt'tole ,rr, attribuile la presenza'ela tpi"gutne Iare e difficll" da co#p;;;;;;; "ii r'acconto dj Gidc-ì rigenerazione continue' Il vero -""ag^gi*o e vaso' e ovuÌrque diffuso sia il dissenso ;;?;'J;h;ó,r.t,tq"" I'unico modo per arriregnino l'ostilità e ìl sospettoreciproci' srcu^il^'r"ria'.iièil.ot.t"t.rt iraria, a un habitat ;;?;;;r-"[ e unire le comune nemico un ro (perché soliclalei-É-ic"gli"'." contro un bersaforze in Lrn atto oi'àù"tiìE collettiva.diretto a fornile conrplici dei fu comunità slio comttn". g "";;,otJ-""i"' crimine riconosciu to e il ;;;;"''i''.o'.'t''o fii;J#'à;;;) p-"ttiò, quello che la comunità non soppor;;ì;;;;"'toì.. tn" rifiutano di unirsi alla terà a cuor leggert';;;;i"-;-tto"" instillano il duhbio ri[itrto caccia,l" p"rro,,""tfì*'"t"ì'ii loro sulla siustezzadcll'atlo' modo che l'amministrazione della giustizia spetta soltanto a pochi eletti). Dopo di che uscì allo scoperto, dichiarando che forse sarebbero stati adottati pror'vedirnenti per "tenere perennemente i criminirli pericolosi dietro le sbarle". Può darsi che Strarv sDerassedi essere ricordato come un amrninistratore dello spa2io pubblico interessato e compartecipe, capace di ascoltare; alla fine, la leader della protesta, citata in precedenza, emise il suo verdetto sul non coìlaborativo Paddv Ashdown: "Spero proprio che la gente si ricordi di ìui quando sr tratterà di votare".2 Forse (un "forse" che pesa, data la r,igiìanza del Tribunale elrropeo dei diritti trmani) i criminali pericolosi (cioè qr"ralunque criminale abbia la srrentura di attirare e concentrare su di sé le paure pubbliche del pericolo) saranno tenuti "perennenente" dietro le sbarre; ma toglierli daìla strada, dai titoli di giornale e dalla luce clei liflettori non renderà le paure - principali responsabili del fatto che siano diventati i criminali pericolosi che sono - meno perenni e indefinite di quanto non siano, finché esisteranno delle ragioni per aver paura e finché il terrore che essi incutono sarà rrissuto in solitudine. Chi rrive il terrole in solitudine, chi non è rnembro di una comunità, continuerà a cercare una comunità immune da paure, e coloro che detengono il controllo dell'inospitale spàzio pubblico continueranno a promettergliela. Sennonché, le uniche comunità che le persone isolate possono sperare di costrrrire e gli amministratori delìo spazio pubblìco possono seriamente e responsabilmente ofh'ire sono quelìe permeate di paura, sospetto e oclio. A un certo punto, amicizia e solidarietà, un tempo il materiale piìr prezioso per la costrrrzione della comr-rnità, sono divenute troppo fragili, troppo precarie o troppo inconsistenti per serwire a quello scopo. Oggi, privazioni e sofferenze sono fiamnentate, disperse e diff'use; e così iì dissenso che producono. La dispersione del d i s s e n s o ,l a d i f f i c o l t à d i c o n c e r i t r a r l oe a n c o r a l l o a r t n a c a u s a comune, per poi dirigerlo contro un colpevole cornune, rende le pene solo un po'piùr aspre. Il monclo conlemporaneo è un contenitore pieno fino all'orlo di una pallra e una disperazione erratiche, alla ricerca disperata di sfoghi. La vita è satura di cupe aff-lizioni e sinistre premonizioni, ancor più ternute per la loro non-specificità, i ìoro contorni indistinti e le loro radici nascoste. Come per ogni soluzione satufa, un granello di polvere - un Sidnev Cooke, per esempio - è sufficiente a innescare un rriolento processo di agglomerazione. Circa vent'anni fa,' René Girard avanzò un'ipotesi su ciò c h e p o t e r a e s s e r e s u c c e s s o i n u n p a s s a t o - s e n - ì p r - iep o t e t i c o presociale, quando il dissenso si er-a insinuato tra la popola- Il calderonedell'Unsicherheit scrisse Das Esattamente settant'anni fa' Sigmr-rndFreud y1 no' Unbehagen n',ar,l n1íii', tiuaott" iir inglese'in 19do DiscontenÍ's.a approssirnatiuo,.ài'ìì"iii"i" In quel saggio f.;;;";;;ì;, (si riferiva ouuiunìiiì"-all" òrrilizatioi and its "civiltà" F"tta .sostenevache ìa rrtotler, occidentale civiltà ""ttt'o 23 22 L-_ ,?c; settant'anni fa il termine "civiltà,, compariva rar-amente al plurale, ed era solo il tipo di esistenza occidentale ad artodefinirsi "civiltà") è uno sizrmbio: un '.alore tenuto in gran conto viene sacrificato.per un altro, ugualmente essenzia'Íee sacro. Leggiamo in traduzione che la cl'iltà reca in dono Ìa sicu.ezza: 'na concìizione e.senteclai molti pericoli .h" p' ou'.lrn.r-r., dere i quali l'inglese ha bisogno di almeno tre tet-mini: sectritv i r - i . r t " i r u e s i s t ì n z i a l e I , c e r t Z i r r t vl c e r l e z z a ' l e s a l e t v l s i c u r e z z . a p e r s o n a l c ,i n c o l u m i t a l . Sicurezza esistenziale. Qualunque cosa sia stata conquistata e conseguita rimarrà in nostro possesso; qualunqlte obiettiv" rlu stató raggiunto consen'erà il valore di fonte d'orgoglio e i di rispetto; il mbndo e stabile e affidabile, così come lo sono permettoche acquisite le abitudini sfroi óriteri di correttezza, rìo di agire con efficacia e le abilità acquisite necessarie a suIe sfide della vita. nerarc ' C e r t e ? , : . oP. o i c h c i c o n o s c i a m o l a d i f f e l e n z a t l a l a g i o n e v o ì e e sciocco, degno di fede e ingannevole, utile e inutile, proprio e improplio, gior-elole e dannoso, nonché tutte le altre distinzioni che guidano le nostre scelte quotidiane e ci ailttano a prendere dec.isioni, nutriamo la spet'anza di ess-erenel giusto, à ouesto anche percl-ré conosciamo i sintonri, gli indizi e i segri p."tt.rt-titorf che ci permettono di intuire che cosa-aspetdi distinguere una mossa buona cla una mossa falsa. íur.i " personcLle.Purché ci comportiamo nella maniera Sicurez.za giusta, nesslrn perìcolo fatale - nesslln pericolo che non possa ésr"t" neutt'alizzato - minaccia il nostro corpo e le sue estensioni: cioè, i nostri beni, ìa farmiglia e i vicini, così come lo spazio in cui tali elcmenti di un "io csleso" sono contenuti, còme la casa e I'ambiente in cui si tt'ova. dalla,nalrrrq, p.loprio-c,rpo e dalieulr,."p"r*Jn"".'ir,'?,,." 5fa.l p ^ r o l e , l a c i r i l t a l i b e r a d a l l a p a u r a , , - ,q u a n i o r n c n o rende 1,., paure meno terribili e intense di quanto altrimenti sarebbe... In carnbio, pone restrizioni - talrrolta pesanti, come un regime oppressi'o, sempre spiace'oli - aila riberta individuale.-Agli e s s e r i r r m a n i n o n ò c o n c e s s o p e r s e g . r r i r et t r t t o q r r e l l o c h e d e s i _ deran'dal p.oforrdo,del cuore, e qrìasi ,,,.rila p.iJ er;";;;;;r" guito nel modo deside'ato. Gìi istinti sono tenuti a fi-eno o clel tutto soppressi: una condizione infelice, go'ernata dal clisagio psichico, dalìe ner,rosi e dalla ribeìlione."I nralesseri e i co,,rportamenti der,,ianti più contuni, suggerisce Freud, nascono dal sacrificio di buo.a parte della hb?ta indi'iduaíe in camb]o dj quaÌunque cosa senra a _garantirci, collettir,.-.,.i" ., singoìarmente, urìa maggiore sicúrezza individuale. Nel mio llbro postt,odentiÍt' and its Discorttettts,5sostengcr che se Freud a\esse.scritto il stro saggio settant'anni dopo, p.obabilnrenrc ar rebbe do'uro capovo"rler" io,;^ ;i;gnoJi, i problemi e i rnalesseri più co-r-,,-,i al .f liorno a;"ggiii"., pa.i di quelli di r-rn tempo, il prodotto-'di uno ;&;úì;, ir" questa volta è la sicurezza a esse.e sacrificata giorno t"p" giorno sull'altare di una libertà individuale in .""Ti"ùu s i o n e . M e n t . e i n s e g u i ' a m o q u a l u ' q u e c o s a s e m b r a s "*" se a.lmentare ìa libertzì indi'iduare di sceita e di espressió"", ^r, b].amo perduto buona parte delìa sicurezza ricerruta dalla ci'iltà moderna, e una.par-te anclre maggiore clella-sicurerra che aveva promesso di offrir.ci; orr.oro-f"ggio, non sentiamo quasi piu p'omettere che qr_relbene sarà iàcuperato, ;;i.. s e r r t i a m o s e m p r e p i u s p e s s o c h e l a s i c r r r e z z an o n \ a d ; a c c o r d o con la drgnita umana,_che è troppo infida per essere desidera_ ta e troppo a rischio di ge'erarè-dipendenza, di crare urr.ràfuzione e di creare situazioni senza r'ù d'uscita peì-essere cànsi derata un valore. Ma, esattamente, che cosa ci viene cletto di non rimniangere, e che nondirneno ci manca, e la cui assenza .i ri"Àóie'ai llla'-pauÌ-a e rabbia? Nel testo originale tc-desco,Frerrcl'pa|la di sic.herhell,e quel concetto tedesò e in realta m"ri, pii"pio,di gu.ello esplesso dal tennine inglese securiÍy. Nel caso di ó . t c l t e r l t e r tl a l i n g u a r e ' d e s c aè s i n g o l a r n r e n t c p a r c a : r i e s c e ir sintetizzare in un solo ter-mine fenome'i complessi, p";;;" Le tre componenli della Sicherheit sono le condizioni della sicurezza di sé e clella ficlucia in sé, da cui dipende la capacità di pensare e di agire in modo razionale. Lassenza o I'insufficienza di una deile tre produce pressoché lo stesso effetto: il dissolversi della sicureZza di sé, la perdita di fiducia nclle proprie capacita e nelle intenzioni erltr-ui,ciò che alimenta I'inettitudine, I'ansia, la circospez.ione,la tendenza a cercare qualcuno da incolperre, a trovare dei capri espiatori, e all'aggressione. Tutte qr-restetendenze sono i sintotni di ttna 1ornlentosa st''iducia'esistenziale'. la routine quotidian^a, ormai spezzata e.inaffidabile (quella stessa routine che, se fosse stata seguita autonaticanrente, avrebbe risparmiato all'attore l'agoiia della scelta incessante), è sottoposta a un esame chc genera ansia, in quanto rivela i rischi che essa conlporta; ma quel che è peggio, spesso le risposte.apprese P.!r{ong validità t r o p p o l ' a p i d a m e n t ep c r c o n s o l i d a r s i i n a b i t u d i n i e f i s s a r s i i n un compórtamento ioutinario. La probabilità che le singole scelte pioducano effetti indesiderabili e la consapevolezza che tali efferti non Dossono essere calcolati ccln esarttezzanon determinano tanto ia necessita di controllare rneglio i risr-rlta- 24 25 \ ti delle proprie azioni (il che diviene una prospettiva irrealistica), quanto piuttosto il desiderio di assicurarsi contro i rischi che tutte le azioni comportano e di sottrarsi alla responsabilità dei risultati. Gli effetti della diminuzione di sicurezza esistenziale, cer rezza e sicurezza personale sono straordinariamente simili, così è raro che le ragioni di un'esperienza dolorosa siano chiare di per sé: piuttosto, come è noto, vengono facilmente fraintese. Poiché i sintomi sono praticamente indistinguibili, non è chiaro se il senso opprimente di paura derivi dalla scarsa sicurezza, dalla mancanzÉì di certez.zao dalle nrinacce all'incolumità; l'ansia è generica, per cui la paura che ne deriva può essere facihnente attribuita alle cause sbagliate e può determinare azioni palesemente irrilevanti rispetto alla causa r,era; poiché non è facile individuare le vere ragioni dell'inquietudine e ancor nleno tenerle sotto controllo quand'anche Ie si scopra. è difficile resistere alla tentazione di costruire e dare un norrre a presunti colpevoli, purché credibili, contro i quali sia possibile intraprendere un'azione difensiva (o, meglio ancora, offensiva) di grande effetto. E se anche succedesse di incolpare le persone sbagliate, almeno si farebbe sentire la propria voce, e non si verrebbe biasimati né si sentirebbe la necessità di disprezzarsi per il fatto di subire senza reagire. Oggi, le tre componenti della Sicherheit sono oggetto di continui e gravi attacchi, e si diffonde la consapevolezza che - diversamente da ouanto accader,a per le incertezze d'un tempo - I'inattendibilità dei segnali disposti lungo la strada della vita e la vaghezza dei punti di riferimento esistenziali non possano più essere viste come un inconveniente temporaneo cui si potrà porre rimedio con l'acquisizione di nuove informazioni e la creazione di nuovi e oiù efficaci strumenti. Diviene sempre piùr evidente che le incirtezze del nostro tempo sono - per usare la felice espressione di Antony Giddens - "costrr-rite su misura", per cui vi\,ere nell'incerlezza ci appare un modo di vivere, il solo modo di vivere l'unica r.'ita che abbiamo. sindacali e indennità sociali. Oggi, non piùr deì 30 per cento dei posti di lavoro rientra in questa categoria, e la percentuale continua a scendererapldamente. feconomista francese Jean-Paul Fitoussi ha dichiarato che il volume globale di lavoro disponibile sta diminr"rendo: "macroeconomico" ma strutturale, un problema, questo, non p a s s a g g i od e ì c o n t r o l l o s u i f a t t o l i c o n n c s s o a l djrettamentc dalle istituzioni rappresentatirre di govern<r decisivi economici al libero gioco delle forze di mercato. Pertanto, la strategia espansionistica tradizionalmente attuata dallo stato non può faie molto per combattere questa tendenza. Se i ministri delle hnanze sono ancora un "male necessalio", i rninistri dell'economia sono sempre pir)r simili a cimeli,o o semplicemente l'espressione di una nostalgia puramente formale per una sowanità statale un tempo saÌda, ma che og-ei sta scomparendo rapidamente. Nel suo saggio sulla nuova "società dell'inform à t i c a " , M a n u e l C a s t e l l ss o s t i e n ec h e m e n r r e i l c a p i t a l c " [ ' l u i sce" liberamente, la politica resta irrimediabilmente locale. La velocità del movimento rende extraterritoriale il potere reale. Potremmo dire che, per l'incapacità delle istituzioni politiche attuali di rallentare i movimenti del capitale,' il potere è sempre più estraneo alla politica: un fatto che spiega erl ternpo stesso I'aumento dell'apatia politica, il disinteresse progressivo dell'elettorato per tutto ciò che è "politico" (fatta èccézione per gli scandali piccanti che hanno per protagonisti personaggi molto in rrista), e la perdita della speranza che \a safvezza possa venire daipalazzi del governo, chiunque possano essere i loro attuali o futuri occupanti. Quello che viene fatto e può essere fatto nei palazzi del governo incide sempre meno suìle questioni con cui gli individui sono alle prese nella loro vita quotidiana. Hans Peter Martin e Harald Schumann, esperti di economia dello "Spiegel", ritengono che, se ìa tendenza attuale rimarrà invariata, il 20 per cento della forza lavoro globale (potenziale) sarà sufficiente "a far funzionare l'economia" (qual u n _ q u ec o s a s i g n i f i c h i ) , i l c h e r e n d e r à e c o n o m i c a m e n t ' e " ' i n esubero" il restante B0 per cento della popolazione mondiale in età lavorativa.8 Si potrebbe pensare (e molti lo fanno) ai modi per invertire, bloccare o almeno rallentare la tendenza, ma la questione più importante, oggi, non è più che coscLdeve e*sserefatto, rna chi ha il potere e la detenninaz.ione per farlo. Dietro l'insicurezza crescènte dei miÌioni di personè che dipendono dalla vendita della propria forza lavoro c'è l'assenza di-un'istituzione potente ed èffiòace che potrebbe, se solo lo volesse fermamente, rendere meno insicura la loro condizione. Cinquant'anni fa, ai tempi di Bretton Woods (ormai storia Sicttrezza irtsicura NegÌi Stati Uniti, un impiegato su tre lavora nella stessa impresa, con le stesse mansioni, da meno di un anno. Due su tre svolgono il lavoro attuale da meno di cinque anni. Venlanni fa, in Gran Bretagna, l'80 per cento delÌe occr-rpazioni apparteneva, in teoria, al genere "40140" (una settimana di quaranta ore lavorative contro quaranta ore di vita non lavorativa), e godeva della protezione di una fitta rete di diritti 27 zt) \- antica), riflettendo sul modo in cui si trattavano affali nel mondo, gli addetti ai lavori parlavano di regole universctli c della loro applicazione universale: di qualcosa che noi dovrenrmo fare e alla fine faremo; oggi parlano di globalizzaziotte : qtralcosa che ci capita per ragioni sulle quali possiamo soltanto avanzare delle ipotesi, magari arrivare a conoscere, ma cht' non possiamo controllare. Linsicurezza oclierna asson-riglia alla sensazione che potrebbero pro\rare i passeggeri di un aereo nello scoprire che ìa cabina di pilotaggio è vuota, che la voce rassicurante del capitano era soltanto la ripetizione di un messaggio registrat<r molto tempo prima. Linsicurezza deìle condizioni di vita, insieme con l'asserrza di un'istituzione cui rivolgersi con ficlucia, un'istituzionc capace di mitigare qtrell'insicurez.za o perlomeno di ascoltarc le r-ichieste di maggior-e sicurezza, arrecano ì.lr'ìdanno profondo alla politica cli r,'ita. Il consiglio cli Jean-Paul Sartrc, costruire e poi seguire le proiet, suona falso: né saggio né p;rrticolarmente allettzrnte. Non solo l'inglat<,r lavoro di costrtrirsi un'identità sembra immenso e destinato a non finire mai, r'na oggi deve compollare - quale norma fondamentale del processo di costruzione - la capacità del prodotto di farsi da par1e o la capacità deì costruttore di ricicìiulo in oualcosa di clivelso da quello che doveva essere. Cerlamente, la fatica di ccistr-r.rirsiun'identità non è, né dor,rebbe esserc, tutto considerato, un processo cttmulativo: piurttosto, sembra un succeder-si di nuovi inizi, ed è gr-ridata dalla capacità di dimenticare pru che da quella di apprendere e menlorizzare. Qualunque coslr sia stata acquisita o costruita è temooranea. Non è che vi sia scarsità di règole e direttive tese a guadagnarsi la nostra fidr-rcia (al contrario, il mondo insicuro è il luoeo in cui fiorisce il cotmselling, una serra in cui crescono schière sempre piir nrrrrìerose e variegate di esperti nel modo cli fare qualcosa); il punto è che riporre tutta la propria fidtrcia in una regola o cli' t'ettiva qualsiasi non senrbl-a piir ragionevole: molto presto potrebbe rivelarsi urÌ errore fatale, data la muter,olezza evidentcmente endemica di tutte le regole e diretti'"'e proposte. "La composizione del posto di lavoro è in continuo nlutamento": così Kenneth J. Gersen riassume la situazione. "P1.,sticità" è il nome chc' attribùisce a questo aspetto del vive'r'c contemporaneo: spostandosi da un posto di lavoro alÌ'altro, cr anche soÌo ossen/ando i cambiamenti clre an/ensono sotto i srroi occhi nel proplio posto di laroro (carnbiaùenti di crri spesso nemmeno si accolge), "l'indir,icluo sr.rbiscela sfida di una serie senÌpre piùr varia di richieste comportamentali". ln questo tipo di anrbiente 28 non serve tanto l'individr.roautodiretto, incapzrcedi assumere modelli di comportamento differenti. Una personasimile è limitata, provinciale, rigida. [...] Noi oggi celebriamo l:r versatilità. [...ì Occorre dinamismo, la rete è vasta, gli impegni molteplici, le aspeltativeinfinite, le oppoltunità ampie, e il tempo è un bene raro." Gergen r-iplende l'argomento aÌtrove: Diventa semprepiù diificile ricordare con plecisionea cluale principio l'ondamentaledobbiamo restare fedeli. Lideale del['ar-itenticita si sta sfiìacciarndo;il significato della sincerità scivolar lentamentenell'indeterminaLezz,a. [... ] La personalitàeclettica è un camaleontesociaìe,in cluantoprende costantementein pres t i t o f r a m m e n t i d i i d e n t i t à c l a q u a l s i a s i f o n t e d i s D o n i b i l ee l i c o m b i n r ri n m o c l ot a l ed a r e n r l c r l ri r t i l i, r d e s i d c l a b i li in u n a t l a t l situazione.[...] La vitardiviene trn negozio di dolciunri dove appagarei propri appetiti crescenli."' Non possiamo fare a nlr'no di notare conrc: zrnche in una vita plasmata sul modello di trn negozio dr dolcir-rmi, I'effetto "plasticità" - come ce la descrive vividamente principaìe -Gergen della - non sarebbe il sapore dolce di quei doÌciumi, ma il senso di insicurezza, così acuto da rendere insonni. Sono poche le persone che nominerebbero un negozio di dolciumi un luogo piacevole da rrisitare ogni tanto I se si chiedesse loro dove vorlebbero dimorare stabilrnente. La vita di colorcr che sono all'interno del negozio, passata a scegliere, succhiare e trangllgiare dolciumi, è probabilmentc pr"rnteggiatadi a1tacchi di nausea e dolori di stomaco, anche sc non si curano (e difficilmente possono non cul'arsene, per qlrzìnto ci prorrino) di un'altra r,ita - una vita piena di rabbia e autodisprezzo - v i s s u t a d a q u c l l i c h e , a v e n d o l c t a s c h e v u o t e , g r r a r d a n oa v i damente i cornpratori attrar,er-sola vetrina del negozio. Dopo tutto, è solo lrna porta rotante, e il diverso contenllto del portafoglio, a separaie il primo grlrppo dal secondo Niklas Luhnrann ha detto Llna cosa imnortante: che. claita la molteplicità dei ruoli che svolsiamo e dbi cont.'sti in cui li s v o l g i a n ì o ,c i a s c r r n od i n o i è o r ù n q u e " p a l z i a l r n e n t e d i s l o c a to". Noi potremm() dire che, date le molteplici opportunità in concorrenza tra loro - tanto da annullarsi a r,'icenda - e data l a c a c o f o n i ad c l l e r o c i c h c c i i n r i t a n o a s e g u i r l c ,s i a m o t u t t i , o \ . r u n q u ee s e m p r c , " p a r z i a l n r e n t e d e p r i t a r i l l l i a t t o d i t r o r a r cl attuaìmente da una Darle o daÌl'altra della vetrina determi n a i ì g r a d o , r - n o n l a p r e s e n z a , d i d e p r i v a z i o n c . Q r r a l r r n q r r es i a ra nostra posizione attuale (ì"'identità", dice Har-vie Ferguson, e una personalità temporanea",rt la vita, potrenìmo aggiung e r e , è u n c i m i t e r o d i i d e n t i t à d e" f u n t e d i m o r t e n a t l r r a l e o r.trezzamento per il fatto di arrerla accluisita. Quando ci si seup t r ò , c o n s l a t a r ec h c t u t t o è a d i s p o . s i z i o n ed i . t u t t i , i" air" o si iînsicurezza cndelÌìiciì è l'unico acqttist<t non deteriolabile. In breve: aì cuore della politica di vita troviamo un desiderio forte e ittestinguibile di sicttt'ezza, ma agire in base a quel àesiderio rende maggiormente insicuri, e sempre più protbndarnente lnslcul'l' Nel tentativo di sfuggire all'insicurezza non si può più ricorrere al vecchio stratagemma della conformità alira vox pt'puli, giacché."o1 si pr-ròp.iù contare sulla inoppugnabilità deli" r.r" asserzioni, e giacché non uno dei suoi r,erdetti è stato esente da dubbi e contestazioni una volta emesso. Qllanto all'ahra tradizionale via di fuga, quella che consiste nell'aggresazione di tr,rtti coloro che la pensano allo stesso modo, che Iono rompartecipi e coinvolti, pronti a soìidarizzar-c.in ogni circosfanza, qualunque cosa accada - ebbene, anche qllr-sta via è ormai quasi del tutto impraticabiìe. La vita insicura viene vissuta in compagnia di persone insicure. Non sono l'unico a non saperr- con cerlezza quanto durerà il mio io attuale e per quanto tempo le persone che mi circondano saranno disposte a riconoscerlo. Ho tutte le ragioni per sospettare che si trovino nella n-riastessa situazione e si sentano insicttre quanto me. Indifferenza e irritazione sono tendenzialmc'nte caratteristiche comuni, ma condividere l'irritazione non trasforma ìe sineole r..ittime in una comunità. Il nostro genere di insicurezra Àon è il materiale di cui sono fatte le cause comuni, le posizioni unitarie e l'azione soliclale. Tanto le an'ersita quanto le oppor-tunità sembrano scegliere le loro vittinc o i loro beneficiari a caso, per cui una resolarità i m p o s t a n o l r n a t i v a n l e n t e p o t r e b b e a n c h e e s s e r es v a n ù g . g i o s a quando si presenta l'opportunità, e pressoché ininfluente quando si sfugge all'a'"versità. Se gli indir,idui fossero dar,vero entusiasti di seguire i precetti della scc-lta razionale, come sostengono alcuni teorici, preferirebbero, date le circostanze, tenersi alla larga da compagnie e associazioni da cr-riè vietato dissociarsi. Trasformerebbero i loro interessi crostituiti in "dispositivi tlessibili", in vincoli destinati a durare finché set-r'ono.La lr>ro razionalità li ammonirebbe a non coltivare il desiderio di una comunità sicura e durer,ole. Pertanto, con le lolo scelte razionali diventerebbero con-rplici involontari e fiduciosi proprio della costruztone di ouelì'insicurezza del mondo leale che fa del rifiuto di Punti fermi una questione di scelta razionale. Linsicurezza har raggiunto un livello tale da poter \/antare tra i suoi sen'itori tedeli e affidabili le fàcoltà razionali degli individui dotati deln c a p a c i t ad i r a l r r t a r e . procurata), sembriamo deprir,ati nel momento in cui la nostt'a òondizione viene misurata (perché deve essere misurata il't questo modo, se non altro per l'assenza di parametri alten-ratir:i) in base alle possibilità, er,identemente infinite, che piovono da ogni parte: possibilità inratdenti, tentatrici, sedtrcenti c, s O p r - a l l ut l( ) , n o n s p e r i m e n t a l e . Jolrn Seel sostiene che duc'proposizioni * "Lio è indeter'minato; qualunque io è possibile" e "Il processo di autocrearzione non finisce mai" - sono lra gli assiomi principali prcsenti in tutti gli studi relatir-i ai problemi dell'identità postrnoderna. La vita quotidiana fornisce una quantità di elementi a sostegno cìell'opinione che queste proposizioni non richieclono alèr-rna prova ulteriore e che potrebbero essere accettatc come assiouri. ìa stra ìogica [la ìogica della preocctlpazirtÈ pt>ssibiìe()sscln'are ne per'ì'identità (inciso rrrio)l uc'i modi in cui si persegttela conrrrreìrsionedi sé e si rendono rlarlifesti i tratti dcila propria per'ionalità: nelÌ'abbigliamentodegli adolcscenti,sorla di cartellorli semoventi che pubbliciz,z.anola linea deìl'ultimo stilista o un dei tatuaggi e del gmppo rock; nel boom della chirrrrgia est_etica, bodt' piercing; neìl'ingressodel gener-esulla scenapoìitica;_nelìa popolarità delle chat rooLns virttrzrli e del cybersesso;negli _irtmclnsi privilegi concessi alle top rttodels;nella necessità di dzirc politica; e nella purtcmanageriaìeagli affari e zrìlar un'inr1-rronta cipazionecostantedegli "esperti"zritalk-shou,che si susseguoll(r pér ttrtta la giornata alla rv. Tutto ciir che riguarda.la-sessualitrt, ì'individualiià e il cor-por.trttlaradicalmeìlte sotto I'effetto gaì'r'antzzanfedi questcconcezitiniernergcnticlell'io.'' LeÌenco di sintomi (certamc-rrte incompleto) proposto supra conlunica l'immagine di una somma di sollecitazioni costanti ad abbandonare le vecchie vie per imboccarne di nuovc e inesplorate; di un'identità sempre inseguita e mai raggiunta; di cacciatori di identità tenacemetÌte attaccati a piccoli segni - riconoscibiÌi pubblicamente - cli zrffermazione della propria personalità, soltanto per essere indotti, persuasi o costretti àalla velocità sbalor:diiiva della loro svah-rtazionepubblic:r acl irbbandonarli e rimpiazzarli; ci tr-asmette ì'immagine di uonrini e donne sempre alla ricerca di qualcosa che non tl'o\Ieranno mai, e tnai éerti che ciò c]re hanno trovato sia quello chc stavano cercando, benché quasi sicuri che, qualunque cosa abbiano tro\rato (che sia quéllo che desideravano o meno), il fatto di averla trovata non li farà smettere di cercare ancora. Non si può dare per scontato il rralore durer,ole di una cosa ottenuta; né si può, o si dovrebbe, dare per scontato il valore cli una cosa cl-re si sia stimolati ad acquisìre o che procuri ap- 3l 30 \- incerta Certez.z.a Le due cose di cui oggi siamo maggiormente certi sono lit scarsa speranza che le sofferenze dovute alle nostre incertezzc attuali si attenueranno e l'incombere di un'incerlezza ancorír più profonda. Quando è stata approvata la moneta unica da parte dei primi undici de.i sedici stati rnenrbri dell'Unione Eur.opea, ll pagina economica dell"'International Herald Tribune" ("tut") annunciò il profilarsi di "una splendida opportunità per migiiorare l'efficienza dei paesi membri". Qualche paragrafo dopo, spiegava che cosa quella splendida opportr-rnità, se debitamente sfruttata, avrebbe significato per i paesi europei chc non fàcevano parte dell'Unione: "Provocherà un ulteriore ridrmensionamento complessivo e, inizialmente, Lln aumento deil a d i s o c c u p a z i o n e " .( S i n o t i c o m e I ' e s p r e s s i o n e" u l t e r i o r e r i c i i mensionamento" sottintenda una previsione attendibile, mentre il termine "iniziaÌmente" ha lo status di credenza astratta.) Alan Friedman, il corrispondente dell"'rsr" esperlo in "economia globale", prosegue citando Kim Schoenhoìtz, economista di spicco del Salomon Smith Barney di Londra, e l'opinioncr di "molti altri economisti del settore Drirrato", secondo cui, p e r c h e l a r n o n e t au n i c a e u r o p e a d e t e r m i n i i l p l e v i s t o " m i g l i o ramento dell'efficienza", "sono necessari profondi cambiamenti strutturali". Larticolo di Friedman non lascia dubbi sr-rl tipo di cambiamenti stmtturali che costituiscono "l'elemento mancante che i politici devono ancora aggiungere". Il cambiamento str"utturale, spiega Friedman, è "la chiave per renderc più semplici l'assunzione e il licenziamento, ridurre la spesa pubblica per le pensioni e altri benefici concessi dallo stato sociale, e diminuire gli elevati contributi prer,'idenziali e gÌi oneri sociali che grar,ano sui datori di lavoro dell'Europa con' t i n e n t a l et . . 1 " . Qualche giorno prima, lo stesso giornale aveva ossera/ato, benché soltanto nella pagina dell"'opinione", come, in risposta alia profonda crisi economica che aveva colpito le societÌr dell'Est asiatico, il Fondo monetario internazionaÌe "fosse inter-r,'enutocon Ìa sua direttiva standard fprecedentemente spcrimentata, con esiti del tutto infelici, in Messico (inciso mio)f: licenziamenti, aumento dei tassi d'interesse e apertura delle economie locali agli investitori internazionali". Va da sé che ìa raccomandazione era tanto più perentoria in quanto accorrpagnata dalla minaccia di sanzioni: qualsiasi pacchetto di aiuti finanziari era subordinato al rispetto della direttiva. Secondo Jeffrey Sachs, della Hanard University, in conseguenza di quella posizione "un'ondata di fallin-renti sta trarroÌgendo la JL Corea, e I'aumento massiccio della disoccupazione sembra colpire tutte e tre le economie ldell'Est asiatico (inciso trtio)1. Laútore dell'articolo, Slren Ambrose, sfidando il tono consueto della colonna economica dell"'rnr", conclude che "è tempo di affrontare il danno causato dal Fondo" e cita, giustarnente, un gruppo di leader religiosi degìi Stati Uniti per i ouali le attività del Fondo potrebbero richiedere il "sacrificio di rtru generazione".'* E chi può r'edere piùr lontano di Dio? In un'intervista concessa a Babette Stern, di "Le Monde", il direttore generale del Fondo, Michael Camdessus, conferma le intenzioni attribuite dall'articolo economico all'istituto da lui diretto, facendone una questione di orgoglio. "La sistematica liberalizzazione dei movimenti del capitale," afferma, "deve diventare la nllova missione del Fondo." Le prospettirre aperte dal successo della missione sono strabilianti: nuove oppòrtunità di sviluppo si schiuderanno grazie all"'unione di iutti i risparmi mondiali, che renderebbe possibile una misliore allocazione delle risorse", benché si debba ammettere il úschio associato di "emarginare i paesi più porreri" (dei possibili effetti sui mezzi di sussistenza delle fasce più povere dei "paesi piu ricchi" non si parla affatto). Le opportunità pesano pitr dei rischi: a conti fatti, Camdessus è orgoglioso dell'impresa ar'viata, e ancor più orgoglioso dei trionfi futuri: "ln realtà, abbiamo cambiato il secolo", conclude.'' È vero, il secolo è cambiato o è stato cambiato, e continua a cambiare. Né Camdessus né il resto dei fautori e degli entusiasti della "liberalizzazione fmondiale] dei movimenti del capitale" promettono che ne trarremo una maggiore certezza; il motto è invece "trasnarenza" (nel senso di un mondo che non ha segreti e che non'pone ostacoli agli opelatori di mercato) e "flessibilità" (nel senso che nulla se non la valutazione degli "effetti economici" nrevisti - cioè dei benefici che ne tratranno gli azionisti I'anno seguente - può porre limiti alla libertà di decisione degli operalori di tnercalo). Trasparenza c flcssibilità non porróno àggiungersi alla somma toiale di certezza; in realtà, esse ridrslribuiscotto le certezze che accompagnano le azioni, e in cio sembra risiedere la loro principale attrattirra per i portavoce della libertà globale della finanza. Trasparenza e flessibilità promettono maggiore certezza Per alcuni (i "globali" per scelta) e maggiore incertezza per altri (i "locali" p""..r".".ìità). I sostenito*rì e i rnilitanti della trasparenza non sono gl i ideologi della lastra di vetro, ma dei "vetri a specchio": dà una paÈ" .,.r paradiso per r,'oyeuq,dallaltra un'opportunità di guardare e contemplare la propria crescente óiseria p.. .oló.o le cui difese, gìa terrlbilmènte tnadeguate, sono sìate messe a nudo a vantaggio di tutti gli JJ usurpatori presenti e futuri. I sostenitori e i militanti della flessibilità non perseguono la libertà di movimento per tLrtti, ma la vivificante leggerezza dell'essere per alcuni, che ricade come un'insostenibile oppressione del fato su tutti gli altri; ll diritto di evitare le conseguenze per alcuni, il dovere di sopportare le conseguenze per gli altri. I presupposti indispensabili della trasparenza e della flessibilità riguardano, in ultinrii analisi, il controllo esercitato dagli operatori intraprendenti sulle condizioni in cui gli altri, che hanno meno fiducia in se, sono vincolati a scegliere tra le poche opzioni rimaste, oppLlrc sono costretti a rassegnarsi al loro destino quando non rimarnplono possibilità di scelta. Tali presupposti esigono che nulla abbia il potere (che a nulla sia concesso di soprarwivere o cht' nulla riesca a soprarrvivere al rnancato rispetto della proibizione) di ridurre la velocità alla quale possono procedere coloro i quali si trovano dalla parte trasparente del "vetro a specchio". Quella che è la "flessibilità" dc'l mondo per coloro che sono in movimento assomiglia inspiegabilmente a una realtà inattaccabile, indomabile per chi è stato costretto all'immobilità. I presupposti fondan-rentali, e le pressioni che essi riflettt,no e rafforzano al tempo stesso, si trasforrnano sempre pìLl nei principali elementi di una polarizzazione tra e dentro lc società.'" La portata e la velocità del movimento è ciò che fa ìa differenza tra esercitare il controllo e subire il controllo; trer agire "al fine di" e agire "a causa di"; tra perseguire obiettiri con la ouasi certezza del successo o con azioni difensive intraprese in una situazione determinata interamente da varizrbili ignote, che mutano senza prearruiso. Il punto è, tuttavia, che quando l'esistenza individuale sr viene a trovare tra un polo che attrae e uno che respinge, e la posizione occupata tra i due poli non è né stabile né adegtrettiìlnente garantita, nessuna posizione offre una cerlezza sufficiente al benessere spirituale. La gioia di "essere arrivati in alto" è necessariamente suastata dalla consaoevolezza degli or'rori che stanno in basJo. i cuali difficilmente svaniscoÀo nei momenti di massima feliciià: quando si pensa di aver raggiunto la meta, di "avercela fatta una volta per tutte", la gioia che si prova non è mai pura, priva di ombre. Sono queste le condizioni in cui oggi si dibattono tutti coloro che si trovano tra i dtre poli; e forse, in quest'epoca di dcregolamentazione globale, come mai in passato. La loro situarzione può differire nel grado di sicurezza di sé o rassegnazic,ne, ottimismo o disperazione, fiducia o sfiducia, esaltazione tr cinismo, entusiasmo o abbattimento che essa può determinare e ragionevolmente alimentale, ma le differerìze sono fluidc. Nei loro rnomc-nti di equilibrio, quasi tutti i più spensierati tlir i nostri contentporanei sono dolorosamente consapevoli cli ouesto. Lincertezza relativa all'esito delle azioni e alla durata dei loro effetti, che sovrasta (benché in misura diversa) qualunque posizione compresa tra l'alto e il basso, è perciò aggravata (di nuovo, daìl'alto al basso) da una "metaincerLezza"'. I'incertezza s-uì grado di cerlezza che può essc-r'eragionevolrnente rivendicata corne propria, e soprattutto come proprio sicuro. Dossesso ' Vivere ed essere costretti ad agire in condizioni di incertezzanor' è, or,wiamente, un fatto nuovo. Comunque, la storia moderna è punteggiata di tentativi risoluti (e talvolta riusciti) di stabilire il valore di un numero crescente di variabili ignotenell'equazione della vita. Dando l'impressione di confor-marsi alla regola esposta da Michel Crozier nel suo studio classiccr del fenomeno burocratico, gr-uppi e categorie di persone capi12ti dalla parte di un'incertezza particolarmente pesante hanno fatto del loro meglio per legare le mani a chi si trovava in una posizione migliore per calcolare gli effetti delle loro mosse, sforzandosi al tenrpo stesso di slegare le proprie e diventare così fonti di incerlezza per i loro avt'ersari. Come sostiene giustamente Crozie4 il dominio e il controllo delle situazioni appartengono a coloro la cui libertà di manovra produce maggiore incertezza negli altri di quanta gli altri ne producano in loro, perché gli altri sono relativamente piii vincolati nelle proprie scelte, e perché teÌlgono per sé l'incefiezza che producono. Tutti i gruppi organizzali, in tutta l'era moderna, si sono comportati come fossero stati a conoscenza del principio di Crozier'. Si potrebbe anche supporre che l'opportr-rnità di seguire quel principio sia stata lzr causa prima del lorrr "organizzarsi"; che I'applicazione sistematica di quel principio abbia costituito il significato più profondo del-loro "essere organizzati". La vera novità non è la necessità di agire in condizioni di incertezza parziale o anche totale, ma È sollecitazione costante ad abbattere le difese costruite con tanta cura, ad abolire le istituzioni destinate a limitare il grado di incertezza e la portata del danno che l'incertezza dilas.ante ha arrecato. e a.impedire o neutralizzarelo sforzo di elàborar" r-r.,o.rr" ,oirztoni comuni tese a consentire il controllo dell'incertez.za. lnvece di serrare i ranghi nella guerra contro l'incertezza, platicarnente tutte le ist'ítuzioni f,reposte all'azione collettiva si u.niscono al coro neoliberale- chè intona l'elogio delle Ìibere torze di mercato" e del libero scambio, causè prime dell'incertezza esistenziale, cioè dell'incertertu rorne "condizione naturale dell'uomo";'e insieme fanno passare il messaggio che lasciare liberi il capitale e la finanzà, rinlrnciando a iJrttl 35 i tentativi di rallentarne o regoìarne i movimenti, non è una scelta politica tra tante, ma un verdetto della ragione e Llna necessità politica. In effetti, Pierre Bourdieu ha recentemente definito l'e-ssenza delle teorie e delle pratiche neoliberali come un programrna per distruggere le struttllre collettive capaci di contrapporsi alla logica del "mercato puro".'' Oggi, spiega Bourdieu, il cliscorso neoliberale ha assunto tutte le caratteristiche del "cliscorso forte" goffmaniano, quasi irnpossibile da controbattere e il cr-ri "realismo" è difficile da mettere in dubbio, perché - lungi dall'essere soltanto un'esortazione a compiere certi passi invece di altri - rappresenta le azioni coordinate di tutte le forze che contano, di tutte le forze che contribuiscono a far diventare la r-ealtà quella che è; il "discorso forte" del neoliberalismo ha superato la "prova della realtà" "orientando le scelte economiche di chi domina i rapporli economici e aggiungendo al rapporto emerso tra le dit erse forze la propria forzzr,propriar nente simbolica". Iì discorso neoliberale diviene più "forte" via via che procede la cìeregolamentazione, la quale prir,a del loro potere le istituzioni polìtiche che potrebbero, in teoria, prendere posizione contro il libero movimento del capitale e della finanza. Un altro passo fondamentale in direzione del suo dominio pressoché incontrastato è stato cornpiuto con la recente sottoscrizione dell'Accordo multilaterale sugli investimenti, che lega di fatto le mani ai governi nazionali e le sìega alle imprese extraterritoriali. Uno per uno, vengono rimossi tutti gli ostacoli reali e potenziali alla ìibera circolazione del capitalc-: gli statì-nazione,il cui rnargine di rnanovra si restringe sempre piir; i gruppi di lavoro, per esempio con l'individualizzazioncclci salari e deìle carriere sulìa base delle cotîDetenzeindividuaìi. . la conseguentezrtontizzazione dei dipendeÀti;i colletrjvi cli diiesa dei diritti clci lavoratori: sindacati,associazioni,cooperative;c la stessafarnigìiache, in seguitoalla ristruttr,rrazione dei merc:rti per fnsce d'età, ha perso gran parte del controllo sul consumo. Il ristrltato comune degli assalti disparati ma convergenti alle linee difensive è il "donrinio assoÌuto della flessibilità" teso alla "precarizzazione" , e quindi alla neutralizzazione, deìlc persone attestate sulla sponda nemica, potenziale testa di ponte della resistenza. Sul piano sociale e psicologico, l'impatto più profondo della flessibilità consiste nel rendere precaria la posizione delle persone prese di mira e nel mantenerle precarie, con l'adozione di mislrre quali la sostituzione dc-i contratti a ternpo indeterminato e garantiti dalla legge con assunzioni a termine o collaborazioni temporanee, che permet36 tono il licenziamento immediato; la proroga dei contratti e I'offeúa di un tipo di impiego che mina il principio dei diritti acquisiti accumttlati con I'arma della valutazione permanente, ché la dipendele la rcmttnerazione dei singoli lavoralori dai risultati conseguiti individualmente; la spinta alla competizione tra settori e rami della stessa impresa, che priva di ogni razionalità la posizione unitaria clei dipendenti. Î.rtte tecniche di assoggettamento che, nel complesso, producono una situazione di incertezza endemica e permanente. Nel mondo darwiniano della lotta di tutti contro tutti. la cieca esecuzione dei compiti fissati dalle imprese si radica in questo senso di incertezza annichilente, nella paura, nello stress e nell'ansia senerati dall'incertez.za. E poi c'è l'arma decisiva: la minaccia óostante, a tutti i liveili della gerarcl-ria, del licenziamento, e quindi della perdita dei mezzi dì sussistenza, dei diritti acquisiti, di Lln posto nella società e della dignità Llmana che esso comporta: "Il fondamento ultimo di tutti i regimi economici che si pongono sotto ìì segno della ìibertà è percio la t,ioletrza strutturale deÌla disoccupazione, deìla precarietà e dell'implicita minaccia di licenz-iamento". In tutte le società, la solidarietà (o, piuttosto, la fitta rete di solidarietà, grandi o piccole, sovrapposte o incrociate) è servita da protezione e da garanzia dí certezza (per quanto imperfette), instillando la fiducia, la sicurezza di sé e il coraggio indispensabili all'esercizio della libertà e alla sperimentazione. La r.ittima principale della teoria e della pratica neoliberali è stata proprio quella solidarietà. "Non esiste Llna cosa come la società," fu l'infelice dichiarazione con cui Margaret Thatcher riassunse il credo neoliberale. Esistono, disse, singoli uomini e singole donne, ed esistono le famiglie.'' A dire il vero, citare le famiglie in questo contesto non ha senso; oggi ci si aspetta che le famiglie, come tutte le altre collettività, oDerino strettamente entro i limiti stabiliti dal rnercato, e segllano al loro interno e nel mondo esterno le regole della sua iazionalità. Alla luce di tale aspettativa, il concétto di famigìia appare profondamente contràddittc'rio. Dopo tutto, I'atto piu importante e, in un certo senso, "fondatir,o" del mercato -.corrìe sostiene Stuart Hall - è quello di "sciogliere i vincoli della socialità e della reciprocità. Esso mette seriamente in nericolo la natur-a stessa dell'obblisazione sociale". Ma strineére, mantenere e rafforzare i vincolidetla socialità e della recìprc-rcità, aÌimenterndo proprio l'impulso aìl'obbli-eazrone sociale, è ìa linfa vitale della farniglia: è quest'attività che pone in essere e mantiene in rrita la famiglia. Il principio costitutivo dell'individualismo dilagante che permea da cima a fondo la "non-società" neoliberalànon può non incidere sul37 la famiglia. "Il nuovo spirito manageriale," spiega Hall, ha a\,uto a che fare con "il modo in cui queste idee sono state insinuate nei vari settori istituzionali, uno dopo l'altro". Tutti i settori dovevano essere (e in realtà sono stati) "trasfot'mati a 'mercificazione' immagine del mercato. Non solo con la [loro] o pri.',atizzazione, ma facendolne] un'in-ritazione del mercato, come se esistesseun solo tipo di domande da pon'e riguardo a ciò. Le domande stabilite dalle forze del mercato".'' Questo è il motivo per cui gli appelli neoliberali a set.rare i ranghi delle famiglie suonano falsi, se non decisamente ipocriti. Se l'obiettivo che si pongono è dar,vero quello di attutire o controbilanciare i colpi inferti dal "rude individualisrno", di offrire alle vittime di una concorrenza spietata un ammortizzatore nel caso inciampino e cadano, essi non fanno che documentare l'ignoranza di chi predica e pratica la f-edeneoliberale per ciò che riguarda la contraddizione insita nell'idea del dissolvimento della società; in altre parole, nelf idea di una società che si sbarazza di se stessa per dare mano libera a individui non sociali; di un corpo che si fa a brandelli per consentire alle singole cellule, o almeno a quelle più vitali, di vivere autonomamente. C o n t r a r i a n l c n l e a q u a n t o s t t g g e r i s c ei l s t r p p o l t o m c t a f i s i co della "mano invisibile", il mercato non persegue la certezza, né può evocarla, e tanto meno garantirla. Il mercato prospera sull'inceÍtezza (chiamata, di volta in volta, competitività, deregolamentazione, flessibilità ecc.), e ne produce sempre piÌr per il proprio nutrimento. Lungi dall'essere la rovina di una razionalità forgiata sul mercato, I'incertezza ne è una condizione necessaria e un prodotto inevitabile. Lunica Llguag l i a n z a f a v o r i t a d a l r r r e r c a t o èu n a c o n d i z i o n e i d e n l i c a o q u a s i identica di incertezza esistenziale, condivisa tanto dai vincitori (se'mpre, per definizione, tali "fino a ulteriore avviso") quanto dai vinti. Incolumitìi a rischio Nessuno è irtnuurc da rischi nel mondo. Non più. Ma perché "non piùr"? In fin dei conti, la precarietà dell'esistenT.a umana non è un fatto nuovo. Da quando gli esseri umani, in quanto membri di una specie vil'ente tra innttmerevoli altre, hanno acquisito la capacità di dare espressione al pensiero, certe questioni spinose hanno reso tale precarietà evidente agli occhi delle creature dotate di linguaggio; e in quanto e\ridente, anche tenruta. La scoperta più importante compiuta dalla specie umana 38 (una scoperta che I'ha lesa così speciale e al tenìpo stesso le ha impedito di raggiungere la pace dcllo spiriio, il senso dell'immunità dai rischi) è il fatro della n-rortaùtà: della morte universale, inevitabile, ingover.nabile che attende ogni sinsolo membro delÌa specie. Gli esseri umani sono le ,oi" .."ui,r.. viventi a sapere che moriranno e che non c'è scampo dalla mone. Non tutti devono necessariamente "r'ivere pei la mor_ te", come sosteneva Heidegger, ma tutti vivono la propria vita all'ombra della morte. Gli ésseri unani sono le ,ò1" ..eat.r.. viventi cons.apevoli della propria transitorietà; e poiché sanno di essere solo lentporarzei, possono (de'ono) anclie immasinare l'etemitct, un'esistenza eterna che, dir.ersamente dalla-nro_ pria, non ha un inizio né una fine. E una volta immagirìata I'eternità, diventa or,rrio che i due generi di esiste.,ru Éan'o dfi punti-d'intersezionc', ma nessun giunto o cerniera fissa che leghi Ì'una all'altra. Tia le due esistenze c'è solo un collegamento contingente, lasco e precario, sempre rulnerabile, sempre sul punto-di in_ terrompersi: lrn.leganre tanto nrlnerabile-quanto'ra vita stessa, la srngola ,\'rta ter-nporanea. La seconda esistenza, quella eterna, svincolata dal tempo, sembra ostinatamente indiffe_ rente a quanto accade nella vita dell'individuo e, nella sua maestosità, resta fuori da qualtrnque cosa possa aver luog<r n e l l a p r i m a , l a " p r e s e n z a n e i m o n d o " i n d i r i d ' u a l e .A q u a n t o ' s i sa, .le due esistenze non hanno termini di riferimentoìomuni. se esiste un legame soìido o Lrn collegamento stabile tra i due generi di esistenza, de'e ancora essère scopefto o costruito, continuamente difeso e regolarmente contròllato. pertanto le domande: "Da dove vengo/', "Che cosa devo fare delia mìivi_ ta?" e "Che cosa mi succede quando muoio?" ,o.ro, .o-" hu scritto John carroll nella sua piu recente analisi delra condizione.umana,2' "antichissime"-e "fondamentali,,. Si può ciire che siano fondamentaìi nel senso principale, letteràle, non metaforico di "fo.dari'e": cosrirutivé dellaìita'specificaÉÀn1e umana, in quanto slabiliscono il modo Llmano di ,,essere nel mondo", diverso da quello proprio di ogni altra varietà di esisten_zaorgani ca si mil m en te tem por-anei e transitori a. In effetti, la cultura - l'atti'iià incessante che consiste nel tracciare confini o costr:uire ponti, nel separare o congiunsere, nelì'operaredistinzioni o connessioni (tutte core".h.,'lo natura", cioè il leslo dcl mondo che non compr.ende tr-ai proori elementi costitutivi creature umane .upuii di pensare e-agire, non puo fare) - è sempre stata e r.-p.e sarà ciò che lt ses. qt cuua{ll i r i s p o s t e c r e d i b i l i a l l e t r e d o m a n d e f o r m u l a l e s o p r a , si fondono in un rrnico, grandc nristero: poichc Ia rnia permanenza nel mondo e soio i"-po.urr.u, pe, qr_rale 39 motivo sono qui, e per qualL- scopo, ammesso che ve ne sia uno? E stato questo enigma a spronare tutte le varietà conosciute di creature umane a quell'azione frenetica, spesso parossistica, cui dalla fine del diciottesimo secolo è stato attribuito, retrospettivamente, il nome di cultura; ed è stato questo enigma a trasformare la cultura, con la sua fitta rete di narrazioni esplicative/consoìatorie, nel valore supremo: in realtà, trn valore sitte cltra notl per creature consapevoli della propria rnortalità. Sono molte le strategie messe in atto daìla creatività culturale Llmana, separatamente o simlrltaneamente, per cel-care di risolvere l'enigma o per dare I'irnpressione che l'enigma fosse stato risolto e rendere così r,ivibile la vita all'ombra della morte. La strategia più chiara è stata manifestamer'te eterottotllQ, per usare la terminologia preferita di Cornelius Castoriadis. Essa ha presentato il monclo del tenrpo che scon'e come un batter di cislia nell'estensione infinita dell'eternità come unir Iocanda a metà strada in cui trascorrere la notte per prepararsi alla vera sfida: la vita eterna. Il vizrggiatole non può decidere quando arrivare né quando partire: nessuno ha scelto di essere inviato nel mondo, né sceglierà iì momento in cui partire. Lorario degli arrir,i e delle par-tenze non è compilato dai r,iaggiatori, e non c'è nulla che essi possano fare per modificarlo; inoltre, l'ordine delle cose in base al quale non spetta ai passeggeri, eterni pellegrini, compilare gli orari non è nepplrre opera dell'uomo. Conunque, il nocciolo della questione è che la vita, per quanto transitoria, è di grancle importanza pel' I'esistenza eterna che sepue la morte. Nella vita pttò accadere c h e q u a l c o s a s e m b r i Y s , i z z a r r oo, d i o s o o d c c i s a m e n t c ' r i p t t gnante, ma le cose non sono necessal-iamente queìlo che sembrano essere a coloro che non vedono e non hanno in mentc altro che le proprie tribolazioni ten'ene; qui la felicità pttò costare la sofferenza eterna, mentre l'infelicità può essere ripasata con l'eterna beatitudine. Ci si dovrebbe rimettere ai rret'Aetti senza provare a comprendere che cosa stabiliscano esattamente o senza cercare di conoscet'e le intenzioni che li hanno determinati. La strategia eteronoma aveva rnolti vantaggi importantt. Questo è forse il motivo per cui ha prevalso tra le forme di vita umane. Dopo tutto, essa "fa leva sulle cotnponenti essenzierli della dimensione psichica dell'uomo".'' In primo luogo, toglie l'amaro di bocca: una persona non è colpevole della propria morte, proprio come noìl ha ar'uto il merito della propria nascita. Non si porta la responsabilità personale del propritr inizio e della propria fine, per cui non ci si deve tormentarc 40 per non ar,erla presa su di sé. In secondo luogo, la strategia èteronoma sostituisce alla g.avosa imposizione di scesliere"la p r e s c r i z i o n e m e n o . l o g o r a n t e d i c o n f o r m a r s i a l l a r e-qualrrnlola. In i.erzo luogo, essendo perr definizione impermeabile a que test ed esperimento, la soluzione etèr'onoma non può di_ m o s t r a r s i l a l s a o f u o r - v i a n t e ,p e r c u i i s u o i p r e c e t t i s c o r a g g i a _ no in anÌicipo ogni ultc.riore approfondimento, evitano'fìnsorgere di scrupoli o dubbi e assolvorro dalla colpa di accettar e q . u a l c o s as u l l a .i i d t r c i a . P i u d i q u a l s i a s i a l t e r n a t i v a i m m a g i nabile, la strategia eteronoma si rafforza contro tutti i tentativi di smontarla e smascherarla; è l'trnica a essere praticamente infallibile e immune da critiche. Un'altr-a strategia combina I'eteronomia con l'autonomia; in modo un po'approssimativo, può essere definita come una strategia eteronoma/autonoma. Si affern-rò con l'awento della modernità, quando le saranzie offerte dallar strategia puramente eteronoma, perlopiù istituzio'alizzafe nella formà religiosa, entrarono in contrasto, in modo sempre più stridente, con l'esperienza di una vita mutevole e insta-bile-in un mondo mutevole e instabile. Il richiamo alle potenze indomite nell'alto dei cieli e ai loro'erdetti inappellabili, a un atto straordinario di creazione e alla grazia stiaordinaria deÌla rivelazione derir,'avano gran parte della loro forza di persuasione cla un'esistenza apparenternente inattiva, ripetitiìa e monotona: q u c s t o t i p o d i e s p e r i e n z a e s i s t e n z i a l es i a c c o r d a v a o e r f e i l a mente con l'idea di trn ordine prestabilito delle coie che il mondo moderno, burrascoso e instabile (cioè un mondo che procedeva nella direzione di una costante moderni z.zaz,ione che starra cambiando, che cancella'a le impronte railiite dietro di sé mentrer, lpSiva nuove vie davantì a sé) non poteva considerare credibile. Le regole tramandat" o.opp."ie non erano piùr sufficienti, e il divario sempre piùr ampio fra il sape_ re attuale, rivelato o di qualsiasi altró genere, e ia complessìtà di situazioni nuo'e e inesplorate pote'a essere colmato solo da scelte Llrrìane: ÌTrosserischiose, cluasi un gioco Jbrrardo; decisioni prese senza lrna conosc".rra co-l-rle'ta e senza alcuna cerîezza assoluta deeli effetti Sono qlreste le condiz.ioni che hanno reso il passaggio da una strategia eteronoma a una strategia eteronoma/aut-oìoma un esito quasi scontato. La nuova strate_eiamoderna era L-teronoma: come quella premoderna chc- l'ave'a preceduta, insisteva sull,incluiione Predeterminata di ogni vita individuale transitoria in urra ca-l . i t e n a d e ì l ' e s s e r ec l r c a v e r a a ' u t o o r i g i n e p r i n r a che la r.ita i'iziasse ed era destinata a soprar,viv"e." àllu sua .o.r.Ì.rrlo.r". Queste totalità moderne, più'aÀpie e piir duratur", .ui.à""t" 41 erano in grado di rir,endicare una sanzione divina, so\.rumana; questo, tuttavia, non aveva molta importanza quanto all'enigma tormentoso dell'ingresso e dell'uscita dal mondo, dato che la possibilità di trovare una soluzione ragionevole aì mistero, una solrtzione che desse significato alla r,ita individuale, non dipendeva ancora da coloro che potevano esset'e stati turbati da tali questioni e riduceva notevolmente i limiti delìe loro scelte individuali e quindi delle loro responsabilità. Come nel caso della strategia'premoderna, puramente elelonoma, all'individuo non rimase altro che accettare e far pronrio il destino, conlormandosi a una vita transitoria che nei Àuoi tratti essenziaìi era di fatto predeterminata dall'apparterlerrza a una totalità duratura. Ma la strategia moderna era al tempo stesso autonoma: perché dava rilievo anche all'originc umana delle totalità in questione e perché poneva l'accentcr sulla reciproca dipendenza tra l'itinerario esistenziale scelto da ciascun membro della totalità di lunga durata e l'estensione nel tempo di quest'ultima. Il destino non scelto bilanciava la brevità insignificante della vita individuale e la collegavzr all'eternità; ma era l'accettazione consapevole ed entusiastica di quel destino da parle di tutti gli individui, e quindi la spontaneità e 1o zelo con cui ciascuno si conformava alle sue conseguenze, a mantener"e quel legame e a rendere effettiva la trascendenza delìa morte individuale. Con tutta la sua etelonomia residua, ìa nuova strategia postuiò l'individuo come agente consaper,'ole, assegnandogìi r-rn ruolo decisivo. La condizione di mernbro di una totalità dr"rratura - la condizione non di scelta propria - divenne ciò che dotava di senso una vita individuale altrimenti breve e insignificante, benché tale determinazione fosse incompleta senza urt doveroso sforzo da parte dell'individuo stesso; ma a quel punto era compito dell'individuo imprimere alla propri:-r vita una direzione che rendesse la totalità dar'vero duratura c quindi capace di svolgere la propria funzione di attribuire senso. Limnortanza delle azioni individuali, del rispetto di un itinemrio prestabilito e della conformìtà aìle regole di vita così istituite aumentò radicalmente; non era più soltanto una questione di ricompensa o punizione postuma, di condanna o redenzione, ma Ia condizione che permetteva di cogliere l'opportunità di una trascendenza altrimenti negata, la garanzia di una vita dotata di senso e appagante contro una vita insensata e Vuota. Tra le totalità capaci di adattarsi bene a questa strategia, ne emersero due: la nazione e la famiglia. Le immagini della nazione hanno saputo urettere insieme necessità e sielta, essere e fare, immortalità e vita mofiaìe, 42 durevolezza e transitorietà come poche altre invenzioni moderne. Come_sostenevano i predicatori più espliciti del nazionalismo moderno, per esempio Fichte e Barrès, la vita di un tedesco deriva il proprio significato dal suo essere-tedesco, proprio come la \jta di un francese è dotata di significato gra2ie al suo essere-francese. Il significato è l'opportunità eredituta da chiunque nasca tedesco o fr'ancese, ma deve ancora essere accolto con gratitudine, rispettato, celebrato e coltivato con amore, perché trae la propria linfa vitale, la propria vitahtà e la propria resistenza dal fatto di essere massivamente e ripetutamente accolto, rispettato e coltivato, generazione dopo geneÍ:azione. Essere tedesco significa diventare tedesco e agire secondo ìa natura de[a germanilà: esserefrancesesignifica diventare trancese e comportarsi da francese. In questo modo, transitorietà e durevolezza si fondono. Il fatto assurcio della mortalità individuale non è più un rormenro srazie all'immortalità della nazione, alla qirale tutte le lire riorrali contribuiscono. Il retaggio dell'irnmortalità derivato dall'app a r l e n e n z a n a z i o n a l e d o t a l a v i t a r r r o r t a l ed i s i g n i f i c a t o , n r a i l perpetuarsi di quell'immortalità conferisce agli atti mortali un lalore aggirlnto di trascendenza. È I'appartènenza nazionale che offre agli esseri mortali la loro oppor-tunità di soprarvivere alla propria morle individuale e di erntrare nell'eteinità, ma l'unico modo per godere di queìla opportunità è dedicare la propria vita alla soprar,vivenza e alTaprosperità della nazione. Possiamo supporre che la spinta a costruire la nazione - lo sforzo di fondere'e mescolare cornunità e tradizioni or.sanizzate su base locale e direttamente accessibili per trasforimarre in entità imrraginate, sovralocali e remote -, una spinta che ha segnato I'etf moderna, fosse dormta alla necessità urgente di sostituire la forma premoderna di strategia eteronoma, ormai logora e impotente, con una forma nuova, più adatta alle condizioni moderne e più in sintonia con lo spirito moderno, che ha rappresenrato ùna delle cause pr-incipàli della sua aft e r m a z i o n e .I n q t r a n t o t o t a l i t à a s t r a t t e ,i n r m a g i n a t e ,l e n a z i o n i erano l'ideale: la loro immasine sowastava iÌ mondo dell'esner i e n _ z ai n r n r e d i a t a , d i r e l l a i p e r s o n a l e , p e r c u i l - e s t a v a n oÉ e n pochi dubbi strlla loro naturasovraindividuale. Contro la mor. talità delle vite individuali, le immagini della nazione potevano schierare la perennità senza ten-ìpo dei simboli Come cura preventiva per la devastazione psichica che la consapevoÌezza della mortalità avrebbe inevitabilmente compluto, I'appartene nza nazionale aveva l'importante vantaggio qr essere a disposizione di tutti, senza distinzione; non si richiedevano doîi speciali, sforzi straordinari,larghezza di vedute o intelligenzà rigorosa: bastavano le risorse"piu comuni, -+3 ouelle cui puo effettivamente attingere qualunque essere-umaprocurata dall'appartenenza nazionale era ,i". li--àrtalità per l'uomo comunè, non per gli eroi o per lc tagliata su misura o e " r s o n a l i t àc o m l r n q u e e c c e z i o n a l i , s e n z a r r g u a l i o s t t p e r i o t i . efficace, la medicirra aveva bisogno di conformisno, F"r. "rr"r" nón di auclacia; del rispetto delle regole, non della loro trasgressione; dell'ossen'anza dei limiti, non del loro superamentò per aprire nuove vie. Si trattava clunque di una medicina popoiu.* e populista, adatta a un uso comune, lrcquente e conti nuo. Gli stessì r'antaggi prir,ilegialono un'altra totalità decisiva tu moclerna stratélia eteronoma/autonoma: la- fa-miglia' o.i ' La famiglia esibisie ancor.piu chiara'rente della nazionc, sempre rnanovrata, la dialettjca-tipicamente moderna fra traniitorietà e durevolezza, mortalità individuale e immortaiitu .ott"ttir,a. È nell'istituzione della farniglia che tutti gli - iì asnetti ossessivarnentecontraddittori dell'esistenza umana l'ersl'immortale, I'agire e il subire, il determinare e ;àili.e - si integrano c sere deterntinato, il creare e l'essere creato alimentarsi c reciproco del loro infinito gioco danno vita al rinr,'isorirsi. Oàni individuo nasce da una famiglia, e ogni indi'id"uo può (d"o'rebbe, è chiamato a) contribuire alla nascitir fàrnigìla. La famiglia di cui s1è ul,pr.9dotto e la famiJi slia";;che si r'órrebbe costruire sono gli anelli di nna lunga cateia di parentela/affinità che precede la nascita e soprawiverà aila mbrte di ogni individuo che ha contenuto e conterrà; ma dell'irró " i d . , . u . " e s s a " h ab i s o g n o d e l c o n t r i b u t o e n l u s i a s t i c o àiridro. La faurigliaporta in scena il dt'amma dell'immo'talità costitr-rito dagìi atii di creature mortali, affinché tutti assistano e partecipino allo spettacolo Linterpretàzione comune dell'attenzione m949rqa per' ìl t t"t," g""iioriale, per i figli e per la continuità della famiglia d i c o n s l d e r - a z i ó n ie ò o n o r ' i c h e , e s o p ' a l t t r t t o d i . r n i., t"ttii'i teressi legati alla successione ereditaria, non sembra cogltere .r.l ."g.t6' perlomeno, è solo una spiegazione parziale'. Se mai, Jvero il contrario: accade'a sopl'attutto nella societiì premoderna e precapitalistica che la ricchezza, nonché i pril'ti e s i e i d i r . i t t i a c q u i s i t i c h e n e d e r i v a v a n o f o s s e r op t ' i n t a d i t t r t t o - t r n a q r r e s t i o n ed i f a n r i g l i a e d i d i r i t t o a l ì ' e r e d i t à . R i c o s t n r i | t ' le geneaiogie, prestare grande attenzione ai vincoli di parentcià ^-stretti .:o" it nratrinìonio e tener fede ai relativi criteri cli esclusività era a quel tempo la pleoccupazionc' dell'aristocrazia e degli strati superiori della classe mercantile: le sole catenori" .É" collegarìano la propria trascendenza del temptr íll'eredita familúre. Con l'awento della modernita, ìa centt'etita detta famiglia nella vita individuale venne, per così dire, essa si trasformò in un precetto cttlturale t'iJ"Ào.*tirzati; -di inclividui, indipendentemente dalla presenza-.o volto a tutti gli trtt patrimonio di famiglia da trasmettere alìe ààll'us".ttu oeterazioni future. Gli interessi economici non potevano aveíe tanta importanza in quella fase decisiva, pelché.rìon eÌ'zì mai stata 3*'iul3 una democtatizzazione paralìeìa della ricchezza dl Iamrglra. Der,'esserciqualcos'altro che spiega l'inportanza acquisita dalla famigìia, é in particolare il diffondersi in ttrtte le classi Aella società moderna di costruzioni culturali come la fedeltà coniugale, l'amore paterno e n-ìatel'l-loe Ia cura dei figli t" l'il:ianziistessa come fase della vita particolarmente vulnerabiìe birog.totu di cure). Qttesto qualcos'altro è, con ogni proba"bilità, ll nuovo ruolo che la famiglia si trovaval a svolgete, in considerazione dell'evidente fallimento dei mezzi premoderni di dotare la vita mortale di un significato immortale. Mentle altri ponti per l'eternità andavano in rovina e diventavano ilnpratièabiÌi, toccava alla famiglia sopportare un carico che non ii sarebbe lrrai pensato potesse portare. Ora era soprattLltto mediante la "forìrazione di una fàmiglia" che gli individui venuti al mondo graz.ie ad altri che avevano preso prima di lorcr una simile decisione potevano seriatnente aspirare a lasciale una traccia nel mondó, una traccìa che sarebbe rimasta anche dopo - la loro morte. Sia la nazione sia la farniglia sono soluzioni collettive at tormenti della morlalita individtralc. I lot'o messaggi sono simili: la mia vita, per qlranto breve, non è stata inutile né priva di significato, se nei suo piccoìo ha contribuito a pe-rpetuare un'eÀtità più ampia di me stesso (o di quaÌsia_si altro. individuo come rne), la quale precede e sttperer'à in dr-rrata l'zrrco di tempo della mia stessa vita, per quanto a_lungo io possa-r'il'ere; é quel contributo ad assegnare un rrtolo immortale alla vita moitale. Una volta passato questo messaggio, la domanda: "Che cosa succede dopo la nia rrrorae?' suona meno sinistra: io morirò, ma la mia nazione, la mia famiglia, continueranno a vivere, e ciò sarà anche perché io ho fatto la mia ptrrte. Invece di accettare passivamente la difficile condizione della mia mortalità, ho fatto qualcosa (e non soltanto qualcosa, ma qualcosa che conta r,eramente) per superarla. Ho fatto della mia moftalità individuale uno strumento di immortalità collettiva. Quando morirò, lascerò qualcosa dietro di me, e questo qualcosa sarà la soprar,r,ivenza (e, perché no?, forse proprio la vita eterna) di qualcosa di piu grande e piu importante d e l l a m i a s t c s s aI u s a c e e s i s t e n z a . La stratesia etéronoma/autonoma ha disinnescato gli effetti potenziàlmente der.'astantidella consapevolezza della propria mortalità facendo derivare il senso della vita cla collet45 tività rese immortali dalla forza della sperarrza, e inserendo la vita mortale degli individui nello sforzo collettivo della produzione di immortalità. All'individuo veniva così risparmiata l'agonia del confronto con l'assurdità di una vita-per-la-morte endemicamente vulnerabile. La terrificante verità di un'esistenza personale irrimediabilmente fragile e precaria era stata oftuscata, se non negata, e il danno che poteva causare era stato limitato, se non del tutto eliminato, dalla preoccupazione compensativa per la soprar'vivenza del gmppo. Le paure generate dalla consapevolezza della propria mofte furono incanalate, almeno in par1e, verso le preoccupazioni per la soprarvivenza di più ampie totalità, da cui veniva derivato il significato della vita individuale, breve e fragile com'era, ma che, diversamente dall'individuo mortale, offrivano una vera opportunità di sconfiggere la morte. Oggi, peraltro, sono queste totalità ad andare gradualmente e inesorabilmente inpezzi, a sembrare tutto fuorché immuni da rischi, e men che meno immortali; e così la loro capacità di attribuire senso diminuisce, e forse sparirà del tutto. Con il suo awento, la modernità ha privato la morle del suo significato trascendentale (ed eteronomo). Ma nel suo cammino fino allo stadio attuale essa ha negato alla morte anche il suo significato comunitario (rendendo meno attuabile la stratesia eteronoma/autonoma). Durkheim sosteneva che Dio fossà dail'inizio nient'altro che la comunità sotto mentite spoglie; ma oggi la comunità - grande o piccola, immaginata o concreta - è troppo debole per recitare la parle di Dio. Essendo a sua r,olta vulnerabile, erratica e palesemente di breve durata, non può piu rivendicare la propria eternita in modo minimamente credibile. SoÌtanto adesso la mofte sta diventando pienamente e veramente insignificante. Secondo Robert Johnson, la morte è considerata semplicemente la fine della vita individuale come noi la conosciamo. Alcuni capi religiosi riconoscono pienamente questo fatto: "Un morto è un morto" ha affermato il rabbino Terry Bard, direttore dei sen-izi pastorali al Beth Israel Hospital di Boston." Albert Camus, nello Straniero, anticipo la desolante realtà di questa condizione, con tutto ciò che ne consegue. Egli sapeva che, alla fine, ciascuno di noi è solo in questo mondo e che la vita - la vita nella sua interezza, senza parti residue - finisce con la morte; ora nulla si interpone tra l'individuo mortale e la "benigna indifferenza dell'universo"." I ponti costruiti collettivamente fra la transitorietà e l'eternità sono andati in oezzi e l'individuo è rimasto faccia a faccia con l'autentica, assoluta precarietà della propria esistenza. Ora si dà per scontato che affronti le conseguenze con le proprie forze. 46 Non c'è ragione di contare sul sostegno o sul soccorso di "interi più ampi delle somme delle loro parti": oggi, le totalità un tempo solide come la roccia appaiono esposte ai pericoli e destinate alla morte tanto quanto le vite individuali. Esse vanno e vengono, e finché rimangono visibili sembrano incapaci di raggiungere la sicurezza della stabilità; sono dubbiosè rispetto al loro operato, incerte sulla bontà della loro condizione, ignare del loro futuro e sfiduciate. Sembrano calcolare il tempo in giorni invece che in anni, come se recassero delle etichette con le scritte: "da consumarsi entro il..." e "non conservare nel congelatore". Una cosa è certa: non sono qualcosa da cui poter estrapolare l'idea di eternità. La sovranità politica degli stati, un tempo garanzia di vita eterna, non è piu un riparo sicuro per le nazioni. Quella sovranità non è piu la stessa; le gambe dell'autosufficienza - quasi delì'autarchia - economica, militare e culturale su cui si reggeva un tempo sono state tutte spezzate, una dopo I'altra; la qovranità cammina con le grucce: zoppa e traballante com'è, afFronta a tentoni tutte le prove di buona salute che viene chiamata a superare, fallendo ogni voìta. Le autorità statali non fingono nemmeno di sapere e voler garantire la sicurezza di coloro di cui sono responsabili;i politici di ogni colore dicono chiaro e tondo che, data la forte richiesta di competitività, efficienza e flessibilità, "non possiamo più permetterci" reti di sicurezza collettive. I politici promettono di modernizzare gli schemi terreni in cui si inscrivono le vite dei loro governati, ma queste promesse lasciano presagire una maggiore incertezza, una più profonda insicurezza e meno garanzie contro i capricci del destino. Come si è recentemente espresso Eric Hobsbawm riassumendo i risultati complessivi dei processi discontinui e asincroni di globalizzazione, "la struttura di base dell'economia globale è sempre piu indipendente dalla struttura politica del mondo e ne viola sempre più spesso i confini". Le ripercussioni sulle risorse a disposizione degli stati-nazione pei costr-uire I'identità sono enormi: "Diversai-rente dallo statò, che ha un territorio e un potere propri, altri elementi della nazione possono essere e sono facilmente travolti dal gÌobalismo dell'economia: e il caso, per esempio, dell'appartenenza etnica e del ttnguaggio. Se si togÌie potere e îorza coercitiva allo stato, la loro relativa insienificanza diventa evidente".2a Più lo stato iraballa, più i suoi portavoce si affannano a spiegare quanto sia necessario, doveroso, restituirgli la fiduc t a i n s e s t e s s o ,c o n t a r e s o l o s u l l e p r o p r i e r i s o r s e , l ' a r e d a s e i propri bilanci dei guadagni e delle perdite: in breve, camminare con le proprie gambe. Come sostiene Bernard Cassen in un articolo di commento alle idee di Pierre-André Taguieff, la brutaìe distruzione delle solidarietà sociali, e con esse delle "strlrtture durevoli" che si perpetuano "al di là della vita individuale", ha lasciato "l'individuo isolato nella sua paura della propriar ineÌuttabile scomparsa".:s In qualche punto, lungo la r,'ia che conduce al liberoscambismo, la comunità nazionale ha pet'so la funzione di attribuire senso, e gli individui sono rimasli lì a leccarsi le ferite e a esorcizzare leiloro paure, soli e isolati. Oggi la famiglia si trova in una condizione altrettanto sfa\rorevole; essa fa pensare a tutto fuorché a un porto sicuro in cui poter sostare all'infinito, in cui poter gettare I'ancora delia propria esistenza vulnerabile e indubbiamente transitoria. Per la facilità con cui nasce e muore, per la facilità con cui si for. ma e si disgrega, la famiglia non offre più la garanzia di sopran'ivere a coloro che l'hanno creata. Quel ponte per l'eternità non è meno fragile e instabile delle persone che l'attraversano, e forse durerà meno del loro passaggio. Ormai emancipata dalla sua funzione riproduttiva, l'unione sessuale non dà piùr la sensazione di una via per l'eternità già tracciata dalla natura, di uno strumento per costruire la comunità o di un modo per sfuggire alla solitudine, ma una sensazione diversa, tanto piacevole quanto fugace, destinata a essere consumata in un istante insieme ad altre sensazioni nel succedersi desli episodi che scandiscono la r,ita del solitario collezionista ?i sensazioni. Fin dalla prima infanzia, gÌi indir,idui apprendono da un'esperienza ampiamente condivisa che le probabilità di soprarvivere alla propria famiglia sono molto esigue. Predire a una famiglia che durerà finché marito e moglie si sentiranno appagati (e non oltre) non può funzionare come stt'atagemma per farla in barba alla crudele e terrificante potenza della morralità individuale. Non è che gli individui tardomoderni o postmoderni che hanno scelto l'isolamento abbiano perso entusiasmo per quaIunque cosa cluri più a lungo del proprio appagamento indir.iduale; piuttosto, gÌi individui tardomoderni o postmoderni isolati per volere del destino trovano nel mondo che esplorano pochi o nessun elemento che potrebbe rendere la loro passione realistica e il loro sforzo ci'edibile; e pochi o nesslln riparo per la loro fiducia neiia longevità. Ma sia che si tratti di una scelta o di una condizione non scelta e non voluta, gli effetti sulla strategia di vita degli individui tardomoderni o postmoderni sono praticamente gli stessi. Come ha scritto John Carroll, facendo riferimento alla ceìebre frase di Jr-rng secondo cui gli dei, una volta uccisi, tendono a rinascere come malattie, 48 gli individui senza fede, per dar senso alle cose che fanno e al hodo in cui vivono, si ripiegano su se stessi, finendo intrappolati in coazioni, depressioni e ansie: la psicopatologia come forma moderna della malattia. In realtà, lo stesso termine "psico-patoIt>gia" significa in greco antico sofferenza dell'anima, ma nell'uso -ód".t ó "anima'-ha lasciato il posto a "personalità", praticamente I ego. Si noti che se il termine "ego" esprime un significato diverso da quello tln tempo associato al tern-rine "anima" è a causa del iifiuto fiero e reciso da parte dell"'ego" di essere collocato in una cornice più ampia di quella corrispondente all'arco delìa vita individuale, una risolurezza che l"'anima" è riuscita talrrolta a incrinare. L"anima" è caduta in disuso proorio perché è rimasta tenacemente attaccata alle vestigia dcl è u o a n t i c o l e g a m e c o n I ' e t e r n i t a ,e n o n o s t a n t e i l r i c i c l a g g i o i n forma secolaiizzata non ha potuto essere t"ealmente affrancata dalle sue passate associa2ioni. Diversamente dall"'anima", l"'ego" ha dor'rrto adattarsi fin dall'inizio alla condizione moderna, in ctri non el'a amnlessa alcuna eterononria,a nleno che non fosse il risultato di percorsi atttonomi, cioè di una sceÌta individuale. Una volta cadute in disuso le anime delle persone pie - e in seguito, in tempi diversi, le anime dei patrioti e quelle dei patres familiae - è rimasto sul-campo di battaelia, abbandonato a se stesso, soltanto I'ego, il quale non ha po-tuto far altro che dispiegare le sue misere armi, del tutto inadeguate per sostet'ìere lo scontro sempre più r'iolento-con I'assuidità di una vita transitoria in un ttniverso eterno. Il risultato, per citare ancora una volta Carroll, è "il tormento del rancore", "ì'e-eoismo di un'insicuîer.za cîonica"; "se non possiamo avere il nutrimento che chiediamo, il nutrimento spirituale, allora accumuleremo i beni di questo mondo in grande quantità".':0 Ritengo che l'ossessione attuaìe per il corpo, per il stto benessere, per la sua capacità di difendersi, per la sua irttegrità - ossessióni strettamente intrecciate con la vigilanza altrettanto ossessiva contro minacce o complotti autentici o presunti ai danni di quell'integrità - rifletta il ripiegare delle due strategie un tempo an-rpiàmente utilizzate per afhontare la consapevolezza tutta umana della mortalità (la strategia eteronoma è quella eteronoma/autonoma) e l'avanzare dell'unica strategia rimasta (quella autonoma). "Autonomo" significa in questo caso autosufficiente o autoreferenziaìe, che non attinge a risorse diverse da quelle effettivanrente o potenziaìmente in possesso e sotto il controllo dell'io, e neppure che situa i propri obiettivi oltre i confini delf io, del suo Lebensraum immediato e del suo arco di vita. Poiché la prospettiva di costr-uire una comunità veramente duratura ed extratemporale sta sfumando e ap pare sempre più incerta, le risenre attualmente inutilizzate di energia conii.rru g"tr"rata dall'insi curezza endemica dell'esis,tenziumana vengono trasferite nel regno dell'io, spazialmente e temporaìmente definito. Diversamente dalle sue altemative, la strategia autonoma non ha realmente a che fare con l'irnmortalità, a meno che non si tratti di "esperienza dell'imm,ortalità" (corne si legge sugli opuscoli pubblicitari di certi prarchi dei divertimenti), destinata a essere consumata sul p,es16, rapidamente e quella volta soltanto. Piuttosto, essa mina a ssombrar e i l t e r r à n o d e l l a p o l i t i c a d i v i t a d a l l e p r e o c c r - r p a z i o n ip e r ' f immortalità e, conseguentemente, ad allontanare il suo spettro dal regno degli affanni giusti e legittimi. Per-tanto, il sucr obiettivo non è trascendere i limiti della mortaliità dell'io, né costruire ponti tra la vita mortale e l'universo eterno, bensì sbarazzarii di quel compito improbo e logorante, cosicché tutte le risorse materiali e tutta l'energia mentale possano essere impiegate nello sforzo di renderil'arco della vita piir capiente: non estendendone i limiti temporali, ma rstipandolo di beni effimeri, gadget, gingilli e curiosità. Eppure, si continua a sperare (benché tacitarnente) di poter eliminare l'inevitabilità della morte dall'agenrCa della vita. Come ha osservato Theodor Adorno, "lo spavento davanti alÌ'abisso dell'io è eliminato dalla coscienza che non si tratta di gran che di diverso dall'artrite o dai disturbi del sinus"." Occupati come siamo a difenderci o a tenerci allia larga dalla varieta sempre più ampia di alimenti a'ur,,elenati, di óstanze ingrassanti, di esalazioni cancerogene, di regimi rdi vita insani e dagli innumerevoli acciacchi che minacciano il benessere del corpo, ci resta poco tempo (quando va bene tnon ne rimane affatto) oer rimusinare tristemente sulla futilità di tutto questo. t mèdicl dicÉiarano con orgoglio che srempre meno persone "muoiono per cause naturali": all'orizzortte della strategia autonoma si profila la visione di una vita che finisce soltanto perché l'io trascura il proprio dovere, cosic,ché la politica di vita autosufficiente e autoreferenziale potrebbe dawero diventare una fonte adeguata e sufficiente di sign ificato per la vita stessa. Quando i rnézzi di cui ci si deve occupare sono così tanti, chi mai sprecherà il suo tempo per esaminare i fini? Decca Aitkenhead ci informa che "in Gran Bretasna si tengono ogni settimana ó000 incontri di Weight Wattchérs e altre migliaià di aderenti ad altre associazioni'l Dopo aver constatató come, in base allo spirito del nostro tempo, un "modesto aumento di peso sia la cosa più importante che p)ossa accadere a chiunque" (la protagonista del film Titanic, F(ate Winslet, 50 è salita agli onori della cronaca non tanto per la sua brillante interpretazione, quanto per l'errore imperdonabile di aver trascurato la propria forma fisica, che le è costato "qualche chilo di troppo"), Aitkenhead ha deciso di verificare personalmente che cosa fa il popolo dei Weigth Watchers quando si riunisce. Ecco che cosa ha scoperto: La nostra capogmpporaccontala sua storia. Scopriamoche la donna oaffutella della fotosrafia affissa in bacheca è lei! Da non crederel E tutti oossiamo firlo. Una donna continua a venire tutte le settimane. Stà lottando per perdere l'ultimo chilo, non imporla se ne ha già persi 23: la sua battaglia non è finita! La nostra capogr.trppoè piena d'ammirazione. Lei sa che cosa r'uol dire. Dobbiamo fare molti "esami di coscienza",ma noi "non vediamo l'ora di salire sulla bilancia", e allora sarà "il paradiso". [...] [Tra i r,r'eight watchers, con o senza maiuscolal pochi sono dawero sowappeso, ma si rovinano la vita sognandodi pesaredue chili di meno. E questa è la conclusione malinconica di Aitkenhead: mentre le Nuove Femministe dei media esultano per la conquista del "diritto" a un aspetto gradevole, in tutto il paese le chiese e le scuole elementari sono piene di donne iÌ cui principale senso del sé dipende da una battaglia che non penseranno mai di poter vincere. Quindi Aitkenhead osserva: "Quello che nessuna chiede è una soluzione semplice: smettere di tormentarsi per questo".28 Losser-vazione giunge a solpresa; infatti, alla luce della propria analisi, che rivela una grande acufezza, Aitkenhead avrebbe dovuto concludere che "smettere di DreoccuDarsi" è tutt<r f u o r c h é u n a " s o l u z i o n e s e m p l i c e " : I ' a s p e t t o e s s e n z i a l ed e l l a preoccupazione per i chili e i centimetri in più è che non possiamo fare a meno di tormentarci... Dobbiamo avere qualcosa di cui preoccuparci, e non una cosa di qualsiasi genere, ma una cosa precisa, tangibile: qualcosa da poter almeno immaginare alla nostra portata e sotto il nostro controlÌo, qualcosa "sulla quale poter intervenire". Nella sua forma pura e non manipolata, la paura esistenziale che ci rende ansiosi e preoccupati è ingovernabile, irreprimibile e perciò paralizzante. Il solo modo per non vedere la terribile verità è ridurre quell'enorme, schiacciante paura in frammenti più piccoli e maneggevoli, ridurre la questione cruciale della nostra impotenza a una serie di piccoli compiti "pratici" che possiamo sperare di saper eseguire. Il modo migliore per attenuare il terrore che non può essere sradicato è preoccuparsi e "fare qualcosa" per superare i propri affanni. Alla luce di questa necessità, il srasso non sembra tanto una 51 follia collettirra quanto un dono mandato dal Signore. Potrebbe essereun'illusione (e lo è: per quanti chili e centimetri si possanoperdere, non colmeranno mai l'abisso),ma finché si riescead andare avanti a suon di illusioni, si continua almeno a vivere: non solo, ma a vivere con uno scopo e quindi a vivere una vita dotata di senso. Il grasso è solo nno dei componenti l'ampia famiglia dei "compiti pratici" che l'io reso orfano può assumersi proprio per annegaree seppellirel'orrore della solitudine nell'oceano di piccole ma impegnative (per il tempo che prendono e l'attenzione che assorbono)preoccupazioni.Ma è un campione ben scelto, in quanto mette in risalto tutte le caratteriitiche piu importanti dell'intera famiglia. Esso dirige l'attenzionesuì corpo; benché non colpisca in pieno il bersaglio, quantomeno vi si ar.vicina; alìa fine, è la mortalità. del corpo, la sna continua e inarrestabile discesa verso il nulla ad aiimentare I'orrore esistenzialeche sta alla base di tutte le ossessioniper la sicurezza personale. La preoccupazioneper l'integrità e il benesseredel corpo è il solo comune denominatore di tutte quelle ossessioni,per quanto diverse possano sembrare. Tale preoccupazioneassegnaal mondo, comprese le persone che lo abitano, la parle di fonte di pericoli vaghi e speèsoineffabili, mapresenti ovunque. Dato che il pericolo maggiore è costi, tuito dalla morte, definitiva e perciò fuori portata, è utile condensarela paura diffusa in una parte del mondo, o in una categoria di persone, che sia facilmente riconoscibile, dotata di un nome e limitata. Il guaio è che colpire uno dei bersagli alternativi o sostitutivi reca al massimo un sollievo temporaneo: nessuno può veramente competere in importanza con la fonte principale dell'orrore, e normalmente i colpi diretti contro un bersaglio sostitutivo finiscono ampiamenie fuori centro per quel che concerne la causa vera del terrore. Esiste perciò úna donranda inesauribile di preoccupazioni sostitutive sempre nuove, ancora non screditate perché non sperimentate. Tutte der,'onocorîunque esserecollegate aìla "difesa del corpo". - - In ogni guerra si combattono il nemico esternoe gli agenti del nemico infiltrati o paracadutati al di qua della lineà deì fronte. Il grasso appartiene a questa seconda categoria. Il grassoè per l'individuo in guerra ciò che la quinta colonna di spie, sowersivi, fiancheggiatori o sabotatori sono per le nazioguen'a: essenzialmenteun corpo estraneo, che agisce n_i_.in all'interno della fortezza assediataper ordine o a vantàggio del nemico oìtre le mura. Il grasso è nel corpo ma non del corpo; come gli stranieri di nazionalità nemica deve esseretenuto sotto stretta sorveglianza per poterlo bloccare ed espellere, cacciare dal corpo ("aspirare") o affamare fino aìl'estiniione. 52 Poiché la mortalita intrinseca e irrimediabile del corpo è che si vuole (o forse si ha bisogno di) tenere segreta, i verità la .,ericoli che si temono e si combattono sono tendenzialmente àuelli provenienti dall'esterno del corpo. Tuttavia, r'i si crede sbpratiutto quando risiedono nel punto d'incontro tra il corpo e ii resto del mondo: in particolare intorno agli orifizi del coroo, dove il tlaffico e lo scambio purtroppo inevitabili sono più intensi. Si dovrebbe fare attenzione a tutto quello che entra nel corpo: quello che si nangia, si bel'e, si inala. Il destino rnortale di ogni metabolismo (un'altra questionetroppo complessada.gestire)viene percio spiegatocon la gran varietà di iostanze ingerite, rnettendoogni volta sotto accusaun tipo diverso di alimenti. Poiché nessunadieta salva dalla morte chi la pratica, un certo assortimento di ingredienti proibiti, o un certo modo di combinarli, deve essereprima o poi sostituito con un altro, non necessariamentemigliore, ma diverso. (ln termini psicologici,la formula "nuovo e migliore" è pleonastica: "nuovo" e "migliot'e" sono sinonimi.) Leffetto emotivamente gratificante, appagante, prodotto dalla non-assunzione delle sostanzesu ctti si concentranoIe proprie paure prina o poi srranirà rapidamente, per cui è irnprobabile che la sperimentazione di nuove diete subisca battute d'arresto. Lo stesso vale per I'adozionedi un regime di vita corretto e appropriato, che miri a espellere "dal proprio sistema" le sostanze sbagliate. Si ritiene che il corpo sia infestato da innumerel'oli sostanze superflue,non desideratee assolutamentedannose,Ie quali devono condividere il destino del grasso: esseredistrutte o espulse. Di nuovo, poiché nessun ordine di espulsione può rendere l'obiettivo finale più vicino, l'indice accusatorenon riposa mai a lungo, dovendo sempre cercare nuovi colpevoli. Il caso del grasso mette in luce anche altre caratteristiche distintive della preoccupazione ossessivaper il cotpo in quanto ricettacolo dèìle pallre generate dalla privatizzazione della precarietàdell'esistenza. Il popolo dei Weight Watchers assomiglia straordinariamente a una comunità: i men-rbricelcano fortetnente la compagnia reciproca, si recano regolarmentealle riunioni, partecipano ai rituali settimanali e sincronizzano le attività che normalmente svolgono tra un incontro e l'altro, dedicandole di comune accordo all'esecuzionedi qualsiasicosa siano stati invitati o indotti a fare. Tutti accettano di buon grado e senza riserve le stessenorme conportamentali, e tutti, benché non con lo stessoentusiasmo e lo stessosuccesso,cercano di seguirle alla lettera. Ma la somiglianzacon la comunità modello come viene clescritta(o postulata) dai sociologi l'iniscequi. La "comunità" dei Weieht Watchers si riduce a una sola funzio53 ne: riprodurre a più voci quegli interessi che per loro naturar possono essere espressi e gestiti solo individualmente. E una comunità non "più grande della somma delle sue parti". Tutto quello che fa è radunare - in modo che tutti possano vedersi e ascoltarsi l'un I'altro - un certo numero di problem so/yers isolati, i quali non sono meno soli per il fatto di essere insieme. Al contrario, dopo ogni incontro sono ancora più consaper,olì della propria solitudine, ancora più convinti che qualunque cosa li affligga provenga da loro e che qualsiasi miglioramento della propria dolorosa condizione dipenda solo da loro. Lunico cambiamento prodotto nella loro condizione dalle periodiche magie rituali del comune vangelo è che ora sanno di non essere soli nella propria solitudine, sanno che altri "come loro" sono condannati a combattere simili battaglie solitarie c destinati a contare soltanto sulla propria volontà, sulla propria capacità di resistenza e sulla propria intelligenza. Il cas<r del grasso dimostra che, una volta privafizzato e affidato alle risorse individuali il compito di affrontare la precarieta d e l l ' e s i s t e n z au m a n a , l e p a u r e e s p e r i t e i n d i v i d u a l m e n t e p o s sono solo essere "contate", ma non condivise o fuse in una causa comune e rimodellate nella forma di azione consiuntar. La privalizzazione delle paure possiede la capacità di aùtoperpetuarsi. Non esiste un nesso or,vio tra terrori prirratizzati e cause comuni, un modo per passare dagli uni alle altre grazie al confronto e all'interazione. La sola forma di associazione immaginabile in tali condizioni si configura come una sorla di "comunità-attaccapanni", o "comunità-piolo": un gruppo che si costituisce mediantc la ricerca di un piolo al quale appendere contemporaneamente le paure di molti individui. Il grasso, per esempio. Di quando in quando saltano fuori nuovi pioli, che (diversamente dal "problema grasso", il quale rivela con estrema chiarezza la natura privata dell'afflizione che ha riunito le persone interessate) rendono visibile una causa comune in un senso più forte, mostrando cioè come una tale causa potrebbe effettivamente progredire se tutti coloro che temono il danno individuaÌe unissero le loro îorze e agissero compatti; la consapevolezza della "îorza numerica" potrebbe a sua volta portare a percepire la causa come una questione di benessere oubblico. e non come aggregato di osseisioni pri\ate alla ricerca di uno sfos,, comune: una via d'uscita più affidabile e rassicurante proprio perché utilizzata da tanti altri. Tra tutti questi pioli (che si presentano come rigonfiamenti, e che perciò possono mascherare le vere afflizioni, le preoccupazioni, le traslazioni e gli spostamenti psicologici che li rendono attraenti, e fuor-viare così l'analista), se ne possono trovare di assai diversi, alme54 no quanto lo sono la prospettir,a di un riciclaggio di sostanze velenose nelle immediate vicinanz.e,la scarcerazione di un pedofilo giudicato colpevole, l'indulgenza verso i responsabili del fumo passivo e la notizia che una vicina area dismessa sia stata destinata a campo nomadi. Le vere molle dell'azione, in ouesti casi, possono essere molto difficili da individuare, ma non differiscono nella sostanza da quelle che sono all'opera in altri generi di "comunità-piolo", più immediatamente riconoscibili. Come quelle, traggono Ia loro forza dagli sfoghi messi a disposizione di una paura e di una rabbia represse che, tutt'al più, sono collegate al "problema in questione" solo indirettamente. Come in quei casi più evidenti, a causa della loro equivocità e delÌa loro macroscopica inadeguatezza i "problemi in questione" possono generare solo aggregati fugaci, effimeri, in definitiva deludenti e frustranti, incapaci di rimandare a qualsiasi cosa possa essere pensata come "comunità autentica". La precarietà privatizzata indossa molte maschere, ma difficilmente mostra il suo vero volto che, come quello di Medusa, possiede il potere di pietrificare chiunque lo guardi. Paure che cambiano in azioni inPer ouanto le comuni traduzioni delle naure -ftrrstranti nel caso dividuali siano inaffidabili e in definitiva della precarietii privatizzata, lo sono persino di più nel caso dell'incertezza e dell'insicurezza.In effetti, sembra che gli individui non possano far molto, singolarmente o coìlettivamente per contrastare, e tu"t" -""" t.?trÀgg"t", le minacc" ullu ,il curezza della loro condizione sociale o alla certezza delle loro prospettive future. Non sanno dove dimorino tali minacce, e scoprirlo è difficile; alla fine, possono solo supporre che si trovino ben oltre la porlata delle capacità individuali reali o immaginate. I tentativi di localizzarle, quando vengono intrapresi, sfociano spesso nella rassegnazione o nella disperazione, cioè in un atteggiamento deÌ tipo: "Non c'è niente che io possa fare". Un simile atteggiamento non è del tutto ingiustificato. Non c'è niente di risolutivo che i dipendenti, a qualsiasi livello, possano fare se l'impresa per cui lavorano ha deciso, con un breve prearruiso o senza alcun prealviso, di spostare altrove la propria attività o di ar,.viare un'altra fase di "razionalizzazione" con un ridimensionamento: riducendo la propria forza lavoro, tagliando i costi dell'amministrazione oppure svendendo o chiudendo i settori non redditizi dell'azienda. 55 Ma. gli individu_i possono fare ancora meno per impedire la svalutazione del proprto know-hor,y o l'esaurirìi detla domanda-di mercato per le loro specifiche capacità. Lidea di manipolare.le.cause piu.profonde di simili èolpi del desrino - per esempio le "forze del mercato", notoriamente oscllre, le imperscrutabili "leggi delìa competizione", le oscillazioni appa_ rentemente immotivate delle borse r.alori o le misteriose "pressioni delìa globalizz.azione" - sembra del tutto stravasan_ te alla grande maggioranza degli individui che ne subisóncr le conseguen_ze.Cercare una guida nell'astr-ologia, nella chiro_ manzia o nelle pratiche occulte, così come ceicare un futur.o sicuro acquistando i biglietti della lotteria, non sembra tanto iraziorrale in confronto ad altre torme di azione preventiva cr riparatrice attuate dagli individui. E come la storia di quell'ubriaco che cer.cava una banco_ nota perdr.ita sotto un_lampione: non perché l'avesse perduta lì, ma perché la parte di marciapiede sòttostante era nreelio iÌluminata. Il trasferirnento dell'ansia dall'insicurezza e dail'irrcertezza_globali, le sue vere cause, nel campo della sicurezza personaìe segue più o meno la stessa loeic;. Le minacce alla sicurezza personale, reali o presunte, harino il vantaggio di essere materiali, r,isibili e tangibili; questo vantaggiòie com_ pofia un altro, da cui è supc-rato e r:affor-zato: qtìèllo della re_ lativa facilità con ctri tali minacce si trossono affrontare e fbrse anche neulralizzare. Non puo sorprenderc che tale trasfer.imento sia così comllne; e neppure che, di consegllenza, le preoc-cllpazioni .generali per 7a sicurezza per.sonalà, ribattez_ zata "legge e ordine", ridimensionino f interesse generale per i nreccanismi che producono insicurezza e jncertezza, nonche. la propensione generale a bloccare o quantomeno rallentare Ìa loro azione. Pertanto, quello cui oggi siamo di fronte è una sorta di "sovraccarico di sicurezza personale". Listinto normale di soprar,vivenza e di difesa è stato car-icato di sentimenti che varrno ben oltre la sua capacità di sopportarli. Or-a quell,istinto ò condannato a mandar-giu, riciclaié e scaricare i àetriti psicologicamente velenosi délle battaglie perdute per la certèzz.it e la sicurezza. Per di più, a causà delì'accumulo di scarti cla parte della collettività e del generale smantellamento degli impianti di riciclaggio dei rifiuti, iì lavoro di smaltimento iicade in pieno e completamente sull'individuo. euando le collettività smettono di costr-uire e mantenere in buono stato le mtrrer e i fossati che circondano la città, alle persone che vi abitano non resta che frequentare corsi di karate. Il risultato comple-sivo è stato vividamente descritto da Ronald Hitzler: 5ó lsolarsi, chiudersi clentro,nascondersi:oggi sono questi i modi comuni di reagire alla paura delle cose che accadono "là fuori", che sen.rbranocelare ogni tipo di minaccia. Serrature di sicurez-za alla porla, portoni e cancelli sprang:rti,sistemi di sicurezza multipli, allarmi e videocamere si sono diffusi dalle ville dell'alta borghesia alle zone medio-borghesi.Vivere dietro un tnuro di sen'ature meccanichee sbarramenti elettronici, allarmi sonori, spray irritanti e lacrimogeni fa parte della strategia di sopravvivenza urbana dell'individuo.t" I meccanisrni all'opera dietro Ia costtuzione dell'incertezza e dell'insicurezza scino ampiamente globali, per cui restano al di là della portata delle istituzioni politiche esistenti; soprattutto al di là della portata delle autorità statali elette. Come ha osservato Manttel Castells,"'il mondo attuale è tenuto insierrre da una serie di reti sovrapposte: reti di borse valori, di carrali televisivi, di computer o di stati. Le reti sono luoghi di "flusso": flusso di potere, capitale, informazione; un processo ormai essenzialmente libero da vincoli spaziali e temporali. Lesperienza di chi naviga in Internet funge da cornice cognitiva-essenziale a questa descrizione. Castells sostiene che viviamo in una società di classe senza classi, in ttn "casino elettronico globale" in cui capitale e potere penetrano nell'iperspazio della cìrcolazione pula e non si incarnano piir nellcclassi "capitalistiche" o "dominantl".La politica, d'aÌtro canto, rimane un fatto essenzialmente locale, e poiché il linguaggio della politica è l'unico che ci consenta di parlare cli cure e mediciné per le miserie e le preoccupazioni comuni, la classe politica mostra una tendenza naturale a cercare spiegazioni e rìmedi in un ambito prossimo al terreno farr-riliaredell'esperienza quotidiana. Ésiste dunque una disposizione perfettamente intelligibile delle élite oolitiche a sDostare e localizzat-e le cause di ansia più profbnàe - cioè I'esperienza dell'insicurezza esistenziale e dell'incertezza-- nelTa preoccupazione generale per le minacce alla sicurezza personale (minacce già sottoposte a Lu-l'operazione analoga). Questo spostamento è politicamente (cioè elettoralmente) allettante, e ciò per una ragione pragmatica molto convincente. Poiché le radici dell'insicurezza atfondano in luoghi anonimi, remoti o inaccessibili, non è imrnediatamente chiaro che cosa i poteri locali, r,isibili, possano fare per porre rimedio alle afflizioni attuali. Se si riflette attentamente sulle promesse elettorali dei politici di migliorare la vita di tutti àumentando la flessibilità dei mercati del lavoro, favorendo il liberismo, creando condizioni piu allettanti per i capitali stranieri ecc., si possono cogliere, casomai, i segni premonitori di una maggiore insicurezza e incerlezza. Ma sem57 bra esistere una risposta o$/ia, semplice, all'altro probìema, quello connesso alla sicurezza personale dei cittadini in quanlo collettit,ità. I poteri statali locali possono sempre esserè intpiegati per chir.rdere le frontiere ai rnigranti, per inasprire lc norme sul diritto d'asilo, per fermare ed espellere gli stranieri indesiderati, sospettati di possedere inclinazioni odiose e condannabili. Possono r-r-rostrarei muscoli combattendo i criminali, essere "inllessibili nella lotta al crimine", costruire pìùr prigioni, mandare più poliziotti in servizio attivo, rendere il perdono dei condannati più difficile e persino, per soddisfàre i sentimenti popolari, seguire la regola: "criminale una voÌta, criminale per sempre".t' Per farla breve, i golerni non possono fr-ancamente promettere ai loro cittadir-ri un'esistenza sicura e un futuro cel'to; ma possono per il momento alleviare almeno in parte l'ansia accumulata (approfittandone anche a fini eÌettorali) con l'esibire la loro energia e determinazione in una guerra contro gli stranieri in cerca di lavoro e altri estranei penetrati senza invito neÌ giardino di casa, un tempo pulito e tranquillo, ordinato e accogliente. Agire in questo modo potrebbe recare grandi soddisfazioni; sarà pure un'impresa modesta ed effimera, ma potrebbe compensare la sensazione ar.vilente di non sapere che cosa fare dal,anti a un mondo insensibile, distaccato è indifferente. Nella sua penetrante ricerca sulla xenofobia tra i giovanr londinesi, Phil Cohen riferisce di uno dei suoi intenis-iati, di nome John, alla ricerca disperata, benché sostenuta da una determinazione esemplare,'dj una definizione di "britannicità" chc' includesse se stesso ma escludesse una catesorin piuttosto cospicua di persone di colore, la cui espulsione?arlla comunità locale sembrava quantomeno un obiettivo raggiungibile e perciò allettante. Cohen spiega tanta determinazione con il fatto che "questa costruzione immaginaria fa sentire John parle di qualèosa di molto piu grande di lui e anche di immensirmente forte"." La forza era una delle qualità che a John, come a molti altri nella sua situazione di persona giovane senza molte opportunità di vivere una vita dotatzr di senso in un mondo respingente e impenetrabile, mancava di piir; d'altra parte, non voleva perdere del tutto la speranza di poter rendere la sua vulnerabile esistenza un po' meno precarizr e un po'più sicura. Nel linguaggio dei politici in caccia di voti, attenti soprattgtto ai sondaggi d'opinione, i sentinrentidiffusi e complessi di Unsicherhelr sono ridotti a preoccupazioni molto più sernplici per la legge e l'ordine (cioè, per la sicurezza del proprio col'po, della propria famiglia e dei propri beni), mentre il oroblema della legge e dell'ordine, a sua volta, viene spesso àonfuso con Ia presenza problematica di n-rinoranze etniche, razziali o reìigiose e, più generalmeute, di stili di vita estranei, di qualunque comportamento deviante o sernplicenente "anormale". Tuttavia, spiega Antoine Garapon, il senso difftrso e per.r/asivo di insicttrezza e vulnerabilità che emana dal mondo polifonico, oscuro e imprevedibile, rende praticamente impossibile definire l'esperienza in modo univoco e pronttuciare -siudizi certi; e così indebolisce la nozione stessa di comportamento deviante. Ma "quando ciò che veniva considerato deviante diventa normaÌe, tutto ciò che è normale è sospettato di essere deviante". Per come appaiono le cose attualmente, è lecito pensare che "il destino del diritto penale postmoderno dell'antica dialettica tra sia la nuova istituzionalizzazione contaminazione e purificazione, con i meccanismi sacrificali che l'accompagnano". Oggi, il crimine non è più stigmatizzaÍ-o e condannato in quanto violazione della norma, ma in quanto minaccia alla sicurezza personale. "Leccesso di veìocità, il fumare in pubblico ftabagistne] e il reato sessuale sono tutti trattati nello stesso rnodo, cioè in termini di politica di sicurezza pubblica." È palese la tendenza universale a "trasferire tutti gli affari pubblici nell'ambito della giustizia penale"": a criminalizzare tutti i problemi sociali, e in particoìare quei problemi che sono giudicati, o che possono essere costruiti, come minacce alla sicurezza della persona, del suo coÌ?o e dei suoi beni. Tradurre le croniche, irreprimibili preoccupazioni pr'r la sicurezaa esistenziale dell'individrzo nella necessità di combattere il crimine reale o potenziale, e quindi di garantire la slcurezza personale di tutti, è uno stratagemma politico efficace e può recare notevoli vantaggi elettorali. Per fare solo un esempio, un'indagine condotta dalla televisione pubblica nell'ottobre 1997 mostrava come i danesi fossero più preoccupati per la presenza degli stranieri che per la crescente disoccupazione, il degrado dell'ambiente o qualsiasi altro problema.'' E I'opiniorie d"lla maggioranza, secondo l"'lnternational Herald Tribune" del 17 novembre 1997, aveva pro\rocato un certo maìumore tra sli stranieri: la ventiduenne Suzann e L a z a r e , a r r i v a t a a C o p e n h a g e r rd a T r i n i d a d d o d i c i a n n i prima, disse al corrispondente dell"'tnr" che stava meditando di lasciare la Danimarca. "Il loro atteggiamento è cambiato " dit*;;i tiàr "ora i danesifg"uiau"o dall'alto in basso.La gente"rpiri. sta diventando molto fre.dda."Quindi aggiunse u-n commento pungente e sagace:"E curioso, anche nei confronti di se stessi". 58 À Il ralfieddamento del pianeta degli uomini Un'osserrrazione davvero acuta, quella di Suzanne. La freddezza nei confronti degli "stranieri che sono fra noi", gli alieni che diventano vicini e i vicini trasformati in alieni, segnala un abbassamento della temperatura in tutte le relazioni umane, e in ogni ambito della vita. Sono fredde le persone che hanno dimenticato da molto tempo quanto calore posseì trasmettere la solidarietà umana; quanta consolazione, quanta serenità, quanto incoraggiamento e quanto piacere possano derivare dal condividere il proprio destino e le proprie speranze con altri: "altri come me", o più precisamente altri che sono "come me" proprio perché condividono le mie stesse difficoltà, la mia sofferenza e il mio sogno di felicità, e ancora di più perché io sono sensibile alle loro difficoltà, alla loro soffcrer'za e ai loro sogni di felicità. NeÌ suo ron-ìanzo L'identité, Milan Kundera riflette sul destino storico dell'amicizia umana. C'era un temDo, medita il protagonista, in cui essere amici voleva dire soitenersi a r icenda in una battaglia; essere pronti a sacrifìcare il proprio bene, la propria vita se necessario, per una causa che poteva essere difesa solo llz quanto comune e lz comune. La vita era fragile e piena di pericoli; I'amicizia poteva renderla un po' più solida e sicura. Le minacce a un amico pote\/ano essere ailontanate, e i pericoli resi meno estremi, se tutti gli anrici si mettevano insieme per contrastare all'unisono l'ar'ryersità. Oggi, al contrario, né le minacce né i pericoli possono essere evitati, o anche soltanto resi meno angosciosi, grazie alla soìidarietà degli amici. Sono semplicemente minacce e pericoli di tr po diverso'. come se fossero destinati a colpire le loro r,ittimr: separatamente, quando rrerrà il loro turno; come se dovessetrr essere subiti in solitudine. Le sofferenze individuali non sono più sincronizzate: la catastrofe sceglie a quale porta bussarc, in quale giorno, a quale ora. Le visite sono apparentemenlc scollegate. E le sventure non sono i crimini di un nemico cul le vittime possano attribuire un nome, contro il quale possano puntare il dito e unire le proprie forze per contrastarlo e farlo retrocedere. I colpi del destino sono inferti da forze misteriose, di provenienza dir,.ersa, nascoste dietro norrribizzarri e impenetiabili, come: mercati finanziari, condizioni globali di scambio, competitività, offerta e domanda. Come possono essere utili gli amici quando si perde il lavoro a causa dell'ennesimo "ridimensionamento", quando ci si rende conto del carattere obsoleto di capacità acquisite con fatica, dell'impror'r'iso deterioramento dei rapporti di vicinato, familiari o sociali? Secondo Kundera, i contemporanei potrebbero reagire 60 soltanto in due modi al genere di sciagure che un tempo si abbattevano sulle persone. Alcuni potrebbero mostrare indignazione, unire le lòro voci al coro che accusa le vittime, ridicolizzare e deridere i buoni a nulla che hanno attirato su di sé ia malasorle; costoro potrebbero esseregiustamente considerati nemici dalle sfortunate vittime. Altri potrebbero mostrare compassione e astenersi dal n-rettereil dito sulla piaga; fingere che niente sia successoe andare avanti come prima, senzaperaltro far nulla per migliorare la situazione: perché riconoscono, direttamente o indirettamente, la loro impotenza, oppure perché non intendono aggiungere l'ingiuria al danno. Le persone di questo secondotipo - le persone misurate e sensibili, eentili e garbate - sono quelle che incarnano meglio l'idea iell'amicizia come può eisere realisticamente concepita al siorno d'oeei. Nel mòndo attuale la scelta è tra il malanimo e ii.tdiffet".tà. Lamicizia stile "uno per tutti, tutti per uno" è stata praticamente espulsa dalla sfera del possibile. Non c'è da stupirsi se la gente sta diventandofredda... Non e che abbiamo perduto l'umanità, il fascino e il calore che i nostri antenati esibivano con naturalezz'ai pittttosto, le nostre sofferenze sono di natura tale da impedirci di eliminarle o mitigarle condividendo sentimenti di affetto anche molto profondi. Le sofferenze che ci tormentano quasj in continuazione non si sommano e perciò non uniscono le loro vittime. Le nostre sofferenze dividono e isolano: i nostri tormenti ci separano,lacerando il tessuto delicato delle solidarietà umane. Vorrei ribadire una cosa già detta all'inizio. Le sofferenze e i disagi contemporanei sono dispersi e difh"rsi;e così il dissenso cÉe producbno. La dispersionedel dissenso,I'impossibilità di concentrarlo e di ancorarlo a una causa comune, nonché di dirigerlo contro un colpevole comune, rende solo più acute le pene. Lindividualità, l"'autenticità dell'io", era un bel sogno ùto sprone al perseguimento di obiettivi grandio" si in uir'epoca in cui lo sguardo invadente e onnipresente della comunità e la pressione a conformarsi quasi soffocavano I'espressioneindividuale. È diventata spiacevoìequandî il sognó si è ar''r,,eratoe l'individuo - nel suo trionfo o nella sua umiliazione - è stato lasciato solo sul campo di battaglia. Vittorie e sconfitte sono diventate ugualmente amare, odiose e ripugnanti quando si è stati costretti a rallegrarsene o dolersene ^Il per conto proprio. mondo contemDoraneo è un contenitore colmo fino all'orlo di una paura e-di una frustrazione diffuse, alla ricerca disperatadi un tipo di sfogoche chiunque sofFraPossaragionevolmentesDeraredi aveie in comune con alt|i. ll forle desió1 derio di questo tipo di sfogo, come ci ricorda Ulrich Becx, "non contraddice l'individualizzazione, ma è in realtà un prodotto dell'individualiz.zazione diventato patologico"." La vita individuale è ipersatura di cupi pensieri e sinistre premonizioni, tanto più terrorizzanti in quanto subiti in solitudine, e in quanto sftiggenti e spesso non specifici. Come nel caso di altrè soluzioni ipersature, un granello di polvere è sufficiente a innescare un violento processo di agglomerazione. Ricordate la versione girardiana del "peccato originale" che ha dato origine alla comunità umana? Essa va in qualcl-re modo (ma certamente non sempre) nella direzione di un"'attribuzione di senso" alla rinascita di un'ostilità tribale che sembrerebbe altrimenti sconcerlante, date le vere cause deìl'ansia e delle pallr-e attuali. Tuttavia, si dovr-ebbe cercare di non superare il confine oltre il quale la storia non può piir fare da guida, e presuppone che la slta evidente capacità di zittribuire un senso ne faccia l'unico scenario reso possibile da tali ansie e paLlre, nonché l'unico scenario prevedibile. Faremo bene a ricordare che nessuna delle risposte e nessuno dei percorsi seguiti in conseguenza di quelle risposte è una scelt:r predeterminata, che tali risposte e percorsi sono solo sviluppi plausibili, e che la scelta tra questi e il modo in cui sono messi in scena dipende ogni volta non solo dagli attori che recitano la parte dei protagonisti, ma anche dalle moltitudini di anonime comparse e anonimi macchinisti. Per ciò che riguarda queste colnparse e questi macchinisti, non si può fare affidamento stt di loro per la scelta di una linea di condotta priva di ambiguità. Non c'è coordinamento, il legno è marcio, dalle str-utture apparentemente forti e salde spuntano chiodi arr-ugginiti, le fondame'nta credute saìde come roccia si sbriciolano come mucchi di sabbia: tutte cose che tendono a instillare la paura. Ma possono anche indurre il riso, che alla fine è come un rllmoroso sospiro di sollievo, perché le ar.versità non sono così potenti come sembrano, e il corso degli eventi non è esattamente il destino che non lascia alle r,ittime altra sceÌta che obbedire. Come scLive Milan Kundera nel suo stile inimitabile: Le cose pri\rate di colpo del loro senso presunto, del posto asscgnato loi<-rnel preteso ordine delle cose [...] provocano in no-i il riso. Vi è in essoqualcosa di malefico (le cose si rivelano di colpo diverse da come volevano far credere di essere),ma anche un:r parle di benefico sollievo (Ìe cose sono più lievi di come apparlvano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci con la loro austeraserietà).to 6l In ogni risata c'è un po'di quell'ambiguità: è un male che le cose non siano così stabili e attendibili come vogliono far e soffocredere di essere; è un bene che non siano così rigide "di qnu.rto ri ianti come appaiono. È un bene essere piùr liberi pensasse di essere; è un male sentirsi ripetere in continuazione che le pc'rsone libere non hanno nulla e nessuno cui attribuire la colpa della propria situazione se non se stesse. In realtìt, si direbbe che paura e riso non siano contrapposti. Sono rami che si sviluppano dallo stesso tronco. In ogni risata c'è una debole eco di paura. La speranza è che vi sia un accenno di riso in ogni moto di orrore. Giusto per r-endere la situazione ancora più complessa e confusa, Kunder-a r-itiene che esistano due tipi di riso. benche molto difficili da distinguere. Quando ì'arlgeio, racconta Kundera ("gìi angeli non sono dalla parte del Bene, bensì della creazione dir,ina. Il diavolo, al contrarrio, è uno che rifiuta di attribuire al rnondo divino un qualsiasi sisnificato razionerle"), ha sentito per la prima volta la lisata dil maligno, "sapcva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nu<,rvo, ha scimmiottato il suo rivale". E così gli angeli e il diavolo hanno continuato a emettere suoni straordinariamente simili, ma dando loro significati diversi ed esprimendo pensieri del tytto opposti: "Mentre la risata del diar,olo designava l'assurdità delle cose, l'angelo voleva, al contrario, rallegrarsi del fatto che tutto, quaggiùr, fosse ben ordinato, concepito con saggezza, buono e pieno di senso". Qual è il lisultato di tutto questo? Gli angeli [hanno] ottenuto comunque un risultato. Ci hanno messonei guai con la loro impostura sernantica.Non c'è che una parola per designare sia Ìa loro imitazione del riso sia il riso originale (la risata del diavolo). Orn-rainon ci rendiamo neppure più conto che la stessamanifestazioneesteriore nasconde due atteggiamenti profondi affatto contraddittori. C'è un primo ridere e un secondoridere, e noi non abbianroparole per distinguerli I'uno dall'altro. Vorrei aggiungere che ognnno di noi ha in sé un diavolo e un angelo. In realtà, ci siamo fatti l'idea che la presenza del diavolo e degli angeli spieghi due sentimenti divèrsi, così diversi che ci riesce difficile credere che provengano dallo stesso cuore e nascano in risposta alla stessa esperienza. Potremmo sentire entrambi i tipi di riso quando ridiamo, se solo ascoltassimo attentamente: ma raramente lo facciamo. Questo è il motivo per cui l"'impostura semantica", nella maggior Parte dei casi, funziona così bene. ó3