‘‘Vola’’ L’Aquila 8 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – 70% L’Aquila, Aut.C/AQ/32/2010 Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila 30 aprile 2010 Numero 8 Euro 0,50 In questo numero Tione: la chiesetta nell’orto Cinque anni Pagina 3 Rocca di Mezzo: il profumo del Vangelo Pagina 4 Nel “continente digitale” Pagina 8 Raccontare l’indicibile Pagina 9 > LA ola EDICnO ero V N m I u A VOLrtire da questohe La redazione In comunione con Pietro anc A pa le: trovarlo potrai guenti edico ella e s in e tr ll S a) ne la di via di S. Rit • Edico co la chiesa Amiterno (a fian di Cagnano la re • Edico ina) Salvato (Gesu Ospedale S. ale n la • Edico la Villa Comu o ic d E • a L’Aquil L o scorso 19 aprile la nostra diocesi, nella chiesa delle Anime Sante, ha ricordato il quinto anniversario di elezione di Benedetto XVI accogliendo anche l’invito della CEI a pregare per lui dopo gli ingiustificati e ripetuti attacchi alla sua persona. Per l’occasione, dunque, si è pregato per lui e per il suo ministero. Ministero che significa servizio voluto da Gesù alla comunione dei credenti, la Chiesa. Pregare per il papa diventa così un tutt’uno con il pregare perché il suo ruolo unificatore e di guida garantisca lo scambio, il relazionarsi, la comunione appunto per ogni credente. Chi non si sente parte della famiglia ecclesiale questo lo può vedere in un’ottica diversa, forse come il semplice mostrarsi solidali nei confronti di un personaggio istituzionale, o peggio, come il “fare quadrato” attorno ad un leader. Questa tentazione c’è stata quest’anno molto più che in altri, perché mai come quest’anno, le letture e gli interventi su quello che avviene nella chiesa sono stati non solo tendenziosi , ma addirittura deformanti. Si accusa il papa o comunque l’istituzione ecclesiale di voler oscurare la verità dei crimini fatti da alcuni suoi membri; peccato che le parole del papa riguardo gli abusi avvenuti in Irlanda da parte di religiosi non abbia avuto lo stesso clamore: “Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”. Sono parole di una chiarezza e fermezza uniche, attenuate forse dal garbo e signorilità a cui il papa ci ha sempre abituati, ma che interpellano ciascun credente a sentire sempre di più come proprio il bene della famiglia ecclesiale, attraverso la preghiera e la testimonianza quotidiana. Vola 2 Diocesi Vola 30 aprile 2010 L’arcivescovo A sinistra, la copertina del piano strategico “Recuperare e condividere” preparato dalla Chiesa Aquilana 06.04.2009 - 06.04.2010 L’Aquila un anno dopo La forza di ricominciare L’ Aquila non è stata mai una grande città. Anche se chi la ideò pensò subito ad una grande città. Ma era una città felice, ricca di storia, di cultura, di fede. Con tanti monumenti, piazze, chiese. Una città amante della musica e dello sport e con una grande vocazione al turismo ( anche se mai realizzata compiutamente). La città delle novantanove chiese, novantanove piazze e novantanove fontane. E anche, ogni sera, i novantanove rintocchi. Un tempo quella campana avvertiva, un’ora prima del tramonto, chi era ancora fuori dalla città, perché si affrettasse a tornare. Oggi anche quei rintocchi sono entrati nella leggenda. Ma l’Aquila non ha bisogno di leggende per accrescere il proprio fascino. La sua storia vera, che affonda le sue radici nel tredicesimo secolo, è ricca di pagine gloriose. E anche di cronache drammatiche. I terremoti, purtroppo, sono pericolosi compagni di viaggio della storia aquilana. Si registrano terremoti devastanti (prima della fondazione della città) nell’847 e del 988 o 990. E ancora nel 1125 e nel 1214. Dopo la fondazione della città si segnala un terremoto nel 1280. Ma il primo grande terremoto distruttore è del 1315. Ne segui un altro nel 1349 e, successivamente nel 1456 e negli anni 14611462. Giungiamo così al devastante terremoto del 1703. Questo elenco scarno di semplici date provoca subito una riflessione e suscita una domanda: dove hanno trovato gli aquilani la forza e la caparbietà di ricominciare ogni volta? E’ una domanda importante. Che vale anche e soprattutto per i nostri giorni. L’enorme devastazione umana e materiale dell’aprile 2009 rischia di portare all’agonia e alla morte una bella e antica città. Ogni giorno sento commoventi testimonianze di Aquilani che dicono: non dobbiamo scoraggiarci, dobbiamo ricostruire e ricominciare. E sento che sono sinceri. Com’è sempre sincero chi è attaccato alla propria terra e la ama immensamente. Si può alimentare questa speranza, rafforzarla, darle una consistenza sempre maggiore? Io credo di sì. Tutti sanno che ho cercato di sottolineare sempre, con immensa gratitudine, ciò che lo Stato, la Protezione Civile, l’Esercito, i Vigili del Fuoco, tutte le forze di polizia, l’immensa schiera di volontari hanno fatto per la nostra città. E’ stato un meraviglioso e commovente spettacolo di solidarietà. Ma ora abbiamo ancora bisogno dell’aiuto di tutti. Noi Aquilani vogliamo fare la nostra parte con tenacia e laboriosità e caparbietà (sull’esempio dei nostri antenati). Di lacrime ne abbiamo versate tante, ora è il tempo di agire! Ma sappiamo che da soli non riusciremo a ricostruire la nostra città. Anche la Chiesa Italiana (attraverso la CEI e la Caritas) ci ha fatto sentire la sua concreta vicinanza. La Chiesa dell’Aquila si è fatta promotrice (insieme ad altri) della rinascita anche architettonica della città. Un’iniziativa concreta dell’Arcidiocesi è quella di un piano strategico di restauro e rifunzionalizzazione del centro storico. Il piano è stato presentato al pubblico nel novembre 2009, e a gennaio è stato pubblicato il volume che raccoglie le idee e i progetti di questo masterplan. Per ricostruire occorre aver chiaro l’orizzonte verso cui bisogna muoversi. Non basta rimettere le pietre do- ve erano prima, ma occorre ricollocarsi in un mondo che ormai è cambiato, evoluto, aperto e globalizzato. Ed ecco i principi-guida che hanno ispirato gli ideatori del piano strategico: assicurare la coerenza degli interventi rispetto ai caratteri identitari dei contesti locali; considerare prioritario il recupero del patrimonio storico-culturale; avviare un’azione di prevenzione del rischio sismico; garantire la sostenibilità paesaggisticoambientale degli interventi; provvedere alla possibile rifunzionalizzazione delle strutture residenziali temporanee; dotare la città di una dorsale digitale ad uso sia dei cittadini, sia delle imprese e delle istituzioni ( e si sta già realizzando “un’unità di crisi” presso la Curia Aquilana con l’aiuto del Comune di Roma); impostare le azioni locali con una visione complessiva dell’intero territorio. Il progetto è ardito. Ma scientificamente e tecnicamente motivato. Siamo consapevoli di aver bisogno dell’apporto di tutti: Stato, enti pubblici, istituzioni varie. Il titolo del piano strategico è significativamente: “Recuperare e condividere”. La Chiesa Aquilana vuole condividere con tutti un amore grande a questa città. Ma vuole unirsi a tutti coloro che in modo appassionato e competente vogliono far rinascere la nostra città. I Cristiani dell’Aquila sanno di portare un valore aggiunto: la loro fede che non arretra di fronte a nessuna difficoltà. Perché è una fede forte come le rocce delle nostre montagne. + Giuseppe Molinari Arcivescovo Metropolita dell’Aquila Diocesi Vola 30 aprile 2010 3 Tione degli Abruzzi Grazie a don Contardo di Sanremo La chiesetta nell’orto I l prete è don Contardo Colombi, parroco di due importanti Parrocchie in Sanremo. È uno di quei Preti che il Vangelo lo ha letto e lo mette in pratica veramente, specie nel precetto dell’amore e dell’aiuto al prossimo. Siamo nei primi giorni dopo il terremoto del 6 aprile 2009, un giovane dirigente della Protezione Civile è di stanza nel nostro Comune: Tione degli Abruzzi disastrato dal sisma. Terminato il turno di assistenza, torna a casa in Sanremo e allo zio parroco fa presente ciò che ha visto; la situazione precaria della gente rifugiata nelle tende, un parroco anziano che gira nei tre paesi a fare quel che può fare in una tale contingenza. Passa qualche giorno e don Rinaldo riceve una telefonata: “di che hai bisogno? Sono Colombi da Sanremo. Don Rinaldo rispon- de: “viveri ne abbiamo ma mi manca tanto la casa e la Chiesa, più la Chiesa che la casa”. Giorni dopo arriva un camper che don Rinaldo userà come ufficio parrocchiale, avendo deciso di rimanere in tenda fino all’ultimo, come i parrocchiani. Altra telefonata, sempre don Colombi: “ti va bene una piccola chiesetta in legno? L’avevo fatta preparare per i miei ragazzi in montagna ma la mando a te”. E dopo non poche difficoltà per il trasporto e la preparazione del sito adatto per sistemarla e i permessi burocratici, è arrivata anche a Tione la chiesetta. Divagando un po’, nell’ambito del Comune bisogna dire che a S. Maria del Ponte il luogo di culto è stato approcciato presso la cosiddetta “Cantina delle Anime Sante”, locale di incontro della Confraternita; in Goriano Valli un gruppo di uomini e donne, di gran buona volontà, ha sistemato un’unica chiesetta, S. Gaetano, rimasta pressoché illesa del sisma; ma per quanto riguarda Tione la situazione si presentava davvero difficile. E allora come si fa ora a non dire grazie prima di tutto a don Colombi, per la sua sensibilità che ancora oggi gli fa ripetere l’abituale sua espressione “di che hai bisogno? Dimmelo!”. Gesù diceva: “cosa vuoi che io faccia?”. Ma grazie anche alla signora Muselli Lina e al fratello Mimmo, che hanno donato in comodato il loro orto, dove sorge la chiesetta. E grazie a quelle persone – e i nomi li conosciamo bene nel paese – che si sono prodigate per procurare tutto quanto necessario a realizzare anche per Tione un piccolo indispensabile luogo per il culto. Don Rinaldo De Santis parroco di Tione degli Abruzzi Con gli occhi della fede Il libro di un parroco È passato un anno dal terremoto che ha colpito la nostra città. Molte sono state le pubblicazioni che hanno avuto questo come tema. A queste si aggiunge in questi giorni questo mio lavoro (B. Tarantino, Terremoto all’Aquila. Io c’ero, I Rombi - Marietti). L’editore Marietti, una volta assicurato circa la mia incolumità mi ha chiesto di non perdere nulla di ciò che stava accadendo, di tentare di metterlo per iscritto in vista di un progetto futuro. Mi si chiedeva di leggere l’evento-terremoto da un punto di vista altro. Un cristiano ed un prete non può accontentarsi di una lettura, per così dire orizzontale, ma deve cercare di indagare le profondità della realtà per trovare l’aggancio con la provvidenza, con l’Eterno Era, ed è necessario, trovare quel punto di fuga, per dirla con il linguaggio pittorico, che, seppur al di là del disegno, ne dona la giusta profondità e la possibilità di una prospettiva. Questo libro, balbettando sicuramente, tenta di fare questo. Don Bruno Tarantino 4 Viaggio 4 5 Vola 30 aprile 2010 nelle parrocchie SPECIALE Il profumo del Vangelo ll’arrivo sull’altopiano delle Rocche è il sole a dare il benvenuto. Lasciata alle spalle la nebbia della salita, quella che si presenta agli occhi è una delle più belle cartoline dell’Abruzzo: il paese di Rocca di Mezzo. Tutti conoscono il comune montano per le famose feste popolari (che l’hanno fatta conoscere in tutta Italia, prima fra tutte la Festa del Narciso), per le sue bellezze paesaggistiche e per il buon clima estivo. Rocca di Mezzo però non è solo questo. Il piccolo centro dell’aquilano è una realtà molto attiva: in essa tutti collaborano per il bene del paese, anche se quelli che riescono a dare il maggior contributo sono la parrocchia, retta da Don Vincenzo Catalfo, e il Comune, governato dal sindaco Emilio Nusca. La chiesa principale è dedicata a San- > ta Maria ad Nives, anche se i rocchigiani riservano una particolare devozione a San Leucio, loro patrono festeggiato a febbraio e a luglio. Le chiese del borgo sono tutte inagibili. La parrocchiale ha riportato crolli interni e gli archi delle navate sono tutti lesionati, San Leucio non ha più il timpano della facciata, la Madonna del Pereto ha la volta sfondata e la piccola cappella di sant’Angelo è inagibile per rischio esterno. Ora le celebrazioni vengono svolte nell’oratorio della Madonna del Gonfalone, una costruzione relativamente moderna che ha resistito alle scosse telluriche. Un altro luogo importante è la casa ‘Madonna delle Rocche’: la struttura è stata Il piccolo centro dell’aquilano è una realtà molto attiva: in essa tutti collaborano per il bene del paese... costruita prima della guerra da Don Minozzi per ospitare l’orfanotrofio, ora invece viene utilizzata per i ritiri spirituali e, da quasi un anno, ospita anche gli sfollati, che attendono di tornare in città. La vita parrocchiale è molto vivace e piena di sorprese. Il sacerdote riesce a raccogliere tutta la comunità alle funzioni domenicali e il gran Caritas 5 Post terremoto È difficile trovare una soluzione Rocca di Mezzo Si ricomincia dall’oratorio A Vola 30 aprile 2010 numero dei chierichetti è la testimonianza del grande affetto che Rocca di Mezzo prova per il suo parroco. Il lavoro di don Vincenzo Catalafo non si ferma qui, infatti ogni domenica coordina l’Azione Cattolica, tiene incontri di catechesi per gli adolescenti e, quando serve, dirige il coro parrocchiale formato da ben 80 persone. Ogni estate la parrocchia porta i più piccoli a Mirabilandia, che in occasione del terremoto ha ricambiato l’amicizia donando una tenda dove celebrare la messa. Le feste religiose principali sono, oltre a quelle canoniche, San Leucio e la Pagnottella di Sant’Antonio, mentre quelle civili sono la famosa Festa del Narciso e la Gara del Solco Dritto. Di queste feste parla molto orgogliosamente l’assessore Lucio Benedetti; dopo questa piccola parentesi iniziale, i suoi ricordi vanno subito ai giorni del terremoto e ai tanti disagi, che hanno colpito anche la comunità rocchigiana. La giunta Nusca, già il mattino del 6 aprile, ha messo a disposizione la palestra comunale, dove per 3 giorni sono stati preparati e serviti i pasti per la popolazione sfollata. Nello spazio antistante la palestra è stato allestito il campo d’emergenza, gestito dal Comune di Milano. Il piccolo centro non ha optato per la costruzione dei Map, ma, riscoprendo la propria ospitalità, ha messo a disposizione degli sfollati aquilani i tanti appartamenti utilizzati dai turisti nel periodo estivo, che non hanno riportato danni. La vitalità della chiesa rocchigiana e la forza dei suoi abitanti fanno capire quanto sia forte la voglia di tornare come prima, anzi meglio di prima. Luca Capannolo Quando manca la casa S ono giorni, ormai, che gli operatori del Centro di Ascolto diocesano, gli operatori delle Delegazioni Caritas regionali e i volontari sia delle Delegazioni che locali, si trovano ad affrontare insieme una tematica molto importante: riuscire a dare un piccolo contributo, quindi una risposta, alla situazione che si sta generando attualmente sul territorio aquilano. Parliamo di tutte quelle persone che si muovono da ogni parte di Italia per arrivare a L’Aquila e così sperare di trovare lavoro e magari provare ad uscire dalla situazione di crisi che oggi coinvolge il nostro Paese. Il Campo di Prima Accoglienza aperto dalla Caritas dimostra di rivestire un ruolo importante, in quanto, nonostante le difficoltà riscon- > Trovare casa, in una realtà sconvolta da un evento così tragico diventa quasi impossibile... trate (legate alla situazione di precarietà sul territorio) nell’avviarlo e nel portarlo avanti, rappresenta un “rifugio”, un letto caldo e un posto tranquillo, dove poter riposare dopo una faticosa giornata di lavoro o anche semplicemente un punto di partenza sicuro per spostarsi sul territorio soprattutto per la ricerca di lavoro, sperando nella regolarizzazione del posto e in un contratto dignitoso, provando ad evitare così di entrare nel mondo del precariato. Dal giorno di apertura del Campo, le richieste di alloggio stanno diventando sempre più numerose e ovviamente diventa impossibile farvi fronte. Dal nostro Campo di Prima Accoglienza sono passate più di 70 persone, la maggior parte delle quali è riuscita a trovare un’occupazione, ma non una sistemazione. Trovare casa, in una realtà sconvolta da un evento così tragico diventa quasi impossibile. Le abitazioni, rimaste in piedi in seguito al sisma hanno bisogno di lavori di manutenzione, e nel caso sia possibile entrare i prezzi per accedervi sono decisamente elevati. Se si prova a fare una ricerca di alloggi nelle zone limitrofe la città, forse si ha più fortuna, ma diventa difficile per le persone raggiungere questi posti in quanto ci sono difficoltà di collegamento con i mezzi di trasporto. La Caritas, grazie alla collaborazione di tutti i suoi operatori e volontari, si sta impegnando a cercare affitti accessibili a queste persone, e cosa ancora più importante creare una rete di collaborazione con le istituzioni locali, i servizi ospedalieri e tutte le altre realtà di volontariato e di associazioni presenti sul territorio che hanno come unico scopo quello di aiutare la persona in difficoltà. Ciò che ci si prefigge è un compito arduo e difficile che richiede necessariamente il costante impegno di tutti! 14 anni (scuole elementari e medie) ai quali offrire un’ampia gamma di attività. Il progetto si caratterizza per l’offerta di sostegno nello svolgimento dei compiti scolastici e per l’offerta di attività strutturate (esempio: laboratori per realizzare la propria creatività, attività non strutturate per comunicare, giocare, socializzare). L’iniziativa è aperta a tutte le parrocchie della diocesi di L’Aquila per far si che inizi la creazione di una rete comunicativa e operativa tra parrocchie e servizi Caritas. In questo periodo stanno nascendo le prime realtà in città che continueranno poi, con l’arrivo dell’estate, in Centri ricreativi estivi. Per maggiori informazioni sullo svolgimento dei doposcuola contattare Caritas diocesana L’Aquila (0862-405169) e chiedere di Chiara Giorgi o Roberta Bernardi. Ivana Damiani Progetto Studiare, comunicare, socializzare Il doposcuola D opo il sisma del 6 aprile 2009 il contesto territoriale dell’Aquila ha subito notevoli cambiamenti sia dal punto di vista prettamente geografico sia dal punto di vista sociale, con la dispersione della popolazione e del senso di comunità che in alcune situazioni è sempre più accentuato. Una delle cause di questo fenomeno può essere imputato alla mancanza d’ infrastrutture adibite alla socializzazione, allo sport e alle attività ricreative in genere che dovrebbero far fronte ai bisogni dei ragazzi che possono vivere un disagio giovanile (comprendente anche la dispersione scolastica) che, a sua volta, può portare ripercussioni sul delicato equilibrio che li caratterizza. Analizzando la nuova situazione sociale del territorio, Caritas diocesana ritiene importante intervenire su queste problematiche puntando sull’aggregazione dei ragazzi nelle loro parrocchie di riferimento attraverso un’esperienza che permetta di rafforzare la propria autostima, potenziando le proprie capacità di tipo relazionale e creative, tese ad instaurare nella popolazione giovanile ed adulta forme di convivenza civile. A tale scopo la Caritas diocesana di L’Aquila, in collaborazione con gli operatori delle Delegazioni regionali presenti sul territorio, propone alle famiglie aquilane progetti di Doposcuola parrocchiali aperti a bambini/ragazzi in età compresa tra i 6 e i I.D. 6 Caritas Vola 30 aprile 2010 > Il progetto Gemino vuole favorire la messa in rete attraverso il suo portale www.gemino.org delle informazioni raccolte presso i Centri di Ascolto Le tre volontarie che hanno realizzato il dossier Abruzzo della Caritas Un convegno Con “Gemino” per far fronte all’esclusione sociale Io ti conto... perché tu conti I Il 10 Aprile 2010 presso il palazzo della Regione a L’Aquila si è tenuto il convegno “Gemino3.org” che ha visto la presentazione dei dati per l’anno 2009 di due dossier: il primo relativo a dati regionali e uno speciale sul Terremoto. Il lavoro è stato coordinato dalle Caritas diocesane abruzzesi e ha visto il contributo di Caritas Italiana e delle Delegazioni Regionali in gemellaggio presenti sul territorio aquilano dallo scorso aprile 2009. Il progetto Gemino, dal latino “unire insieme”, nasce come progetto pilota nel 2006 dalla Caritas diocesana di Pescara – Penne grazie ad un finanziamento della Regione Abruzzo per la “Promozione di un progetto di messa in rete dei centri informativi e di ascolto con il sistema dei servizi e degli interventi sociali al fine di sperimentare modalità innovative di rilevazione e di scambio delle informazioni unificate tra pubblico e privato”. Dati gli ottimi risultati della sperimentazione, la Regione Abruzzo ha individuato nella Caritas diocesana di Pescara – Penne l’ente capofila per la prosecuzione di Gemino (delibera G.R. nr. 786 3.08.2007) al fine di sperimentare modalità innovative di rilevazione e di scambio delle informazioni unificate tra pubblico e privato nell’ambito del Piano sociale regionale 20072009. Nel 2007 è stato firmato un protocollo d’intesa tra le Caritas diocesane di Pescara–Penne, L’Aquila e Teramo–Atri e a seguire con le Caritas Diocesane di Sulmona-Valva, Lanciano-Ortona per il potenziamento e la diffusione in ambito regionale del progetto Gemino. L’intento comune è quello di articolare negli ambiti diocesani punti capillari di accoglienza, di osservazione e di informazione quali servizi complementari al Segretariato Sociale dei Comuni, a sostegno del cittadino vittima di esclusione sociale. Il progetto Gemino vuole favorire la messa in rete, attraverso il suo portale www. gemino.org, delle informazioni raccolte presso i Centri di Ascolto, per condividere con le Istituzioni la rilevazioni dei bisogni che la Caritas registra quotidianamente. Inoltre vuole agevolare il lavoro di raccolta e analisi dati dei Centri di Ascolto fornendo linee guida uguali per tutto il territorio. Per quanto riguarda la diocesi di L’Aquila, la raccolta di dati e la produzione del dossier Terremoto, innovativo rispetto agli anni passati, è stata possibile soltanto grazie agli operatori delle Delegazioni Regionali Caritas che, presenti sul territorio aquilano e sulla costa, attraverso un lavoro di ascolto e osservazione attento al bisogno della popolazione colpita dal sisma, sono riusciti ad affrontare la disgregazione delle comunità e a dare voce a disagi che hanno cambiato profondamente il tessuto sociale della città. Pensiamo che il loro forte impegno sia un tesoro unico in questo particolare e delicato momento, illuminando e rendendo visibili alle Istituzioni e alla Comunità Ecclesiale tutte quelle situazioni di emarginazione e esclusione sociale che in altro modo resterebbero celate e irrisolte… GRAZIE RAGAZZI! (to be continued…) Chiara Giorgi Maria Agata Antonucci Valeria Luciani Vola Vola 30 aprile 2010 7 Abbonamenti Un giornale fatto dal volontariato Perché “Vola” voli Q uasi un anno fa, un gruppo di giovani ha risposto con vero entusiasmo alla chiamata di don Claudio Tracanna, per dare vita ad un giornale che offrisse voce e ascolto ad una comunità ferita e dispersa. Così, in un caldo pomeriggio di luglio è nato Vola, il quindicinale della diocesi dell’Aquila, che in poco tempo è divenuto un prezioso strumento di contatto e comunicazione. Attraverso l’impegno di tutta la redazione, costituita da volontari che operano perché credono fortemente in questo progetto, Vola ha raggiunto gli aquilani nelle tendopoli, negli alberghi sulla costa, presso le varie attività commerciali che man mano sono riuscite a riaprire. Perché l’intera comunità doveva essere informata, doveva conoscere quelle notizie che difficilmente venivano riportate da altri giornali, perché considerate meno importanti; Vola ha preferi- to dare la parola allo spirito, alla coscienza, alla fede, mettendo in luce le problematiche sociali degli aquilani, sottolineando la necessità di una ricostruzione non solo materiale ma prima di tutto psicologica e spirituale. Vola ha dato voce alla Chiesa dell’Aquila, attraverso l’arcivescovo, il vescovo ausiliare, i parroci, la Caritas, le associazioni, i fedeli. Le persone che fanno parte della redazione, per lo più giovani, hanno lavorato e lavorano gratuitamente e con professionalità per offrire un servizio completo e che fa del territorio una priorità. Da questo numero, il giornale verrà distribuito solo agli abbonati. Tutti coloro che vorranno continuare a leggere Vola, potranno abbonarsi seguendo le indicazioni riportare in questa pagina. Abbonarsi a Vola significa aiutare chi lo realizza a continuare a raccontare l’Aquila e la sua Chiesa, condividendone il legame e l’amore. Vola > Accogliere per condividere Pizzoli e Arischia a Morrovalle In occasione del 450° anniversario del Miracolo Eucaristico, la comunità parrocchiale di Morrovalle -Diocesi di Fermo, il cui parroco ha visitato più volte la zona di gemellaggio Pizzoli - Montereale e conosciuto parroci e persone del posto, ha voluto invitare due delle comunità nelle quali la Delegazione Marche sta operando per condividere con le persone colpite dal sisma un momento di festa e creare un’opportunità di scambio e conoscenza tra Chiese sorelle. Alla redazione Dall’Agenzia Arkhé Una precisazione Spett.le redazione di “Vola”, sin dalla scorsa estate, periodo dei vostri esordi, seguiamo con estremo interesse la vostra pubblicazione, apprezzando il sostegno e il conforto che riuscite a dare a una comunità ferita dai drammatici eventi dello scorso anno. Con lo stesso spirito, la nostra agenzia grafica / casa editrice si è prodigata, già nelle prime settimane successive al sisma, per rendere dei servizi utili alla città: a fine aprile 2009 abbiamo realizzato degli opuscoli informativi con l’obiettivo di rimettere i cittadini in contatto con i negozianti e i professionisti costretti a trasferirsi in nuove locazioni; stampati a prezzo di costo, e distribuiti gratuitamente in 15000 copie, hanno avuto tanto successo da farci realizzare una seconda edizione già a maggio, reclamata a gran voce da nuovi “inserzionisti”. Alla luce di tanto gradimento, abbiamo pubblicato a fine luglio una cartina del trasformato territorio aquilano, con la nuova dislocazione di uffici pubblici e attività commerciali; tale realizzazione ha comportato uno sforzo non indifferente da parte del nostro staff per reperire e verificare tutte le informazioni, in modo da fornire un supporto il più possibile completo e corretto ai nostri concittadini; un obiettivo sicuramente centrato, tanto che addirittura la Polizia Municipale venne a richiedercene delle copie. Con meraviglia e disappun- to, pertanto, abbiamo letto la recensione pubblicata sul numero di Vola del 15 gennaio 2010, di un opuscolo denominato “L’Aquila da qui a là - guida per (ri)trovare negozi e servizi” realizzato da un’altra azienda, che veniva presentato come originale (“colma un vuoto”, si legge); senza nulla togliere alla realizzazione della sig. ra Di Camillo, tale iniziativa, ideata e realizzata almeno sei mesi dopo le nostre, non può certo vantare il pregio dell’originalità. Tale affermazione, oltre a creare un considerevole danno d’immagine all’azienda che rappresento, è lesiva della dignità dei miei collaboratori che tanto sforzo hanno profuso per la realizzazione delle nostre iniziative; chiedo quindi la pubblicazione di questa mia affinché sia riconosciuto il giusto merito al nostro lavoro. Certo della vostra buona fede e della disponibilità a questo chiarimento, saluto con l’augurio di una sempre maggiore diffusione del graditissimo “Vola”. Paolo Leone legale rappresentate Arkhé Sas Agenzia grafica / casa editrice - L’Aquila > E CINAL UINDI Q L A NATI ABBO 5€! SOLI 1 5281 A O N UN AN STALE n. 124 C\C PO tramite O oppure O BANCARI 01245281 0 IC BONIF 60103600000 E VOLA C 7 I 0 R H T I 3 ED UILA IT2 ATO A I PILE - L’AQ T S E T N D I AMPO LOC. C 2010 L I R PE VOLA 8 Media Vola 30 aprile 2010 Comunicazione Anche “Vola” al convegno Cei Nel “continente digitale” > una delegazione della redazione ha partecipato a Testimoni Digitali, tenutosi a Roma dal 22 al 24 aprile scorso. ‘L a tragedia del terremoto che abbiamo vissuto è stata per noi l’occasione per riscoprire il ruolo delle comunicazioni sociali non solo come strumento per mantenersi in contatto e avere informazioni dal territorio ma anche per provare a ricreare la comunione in una realtà frammentata dal sisma”. Così si è espresso don Claudio Tracanna, parlando davanti a più di mille persone nel corso del convegno nazionale degli animatori della cultura e della comunicazione, Testimoni Digitali, organizzato dalla CEI e tenutosi a Roma dal 22 al 24 aprile scorso. Sì, perché anche Vola ha partecipato a questo importante evento, nato per riflettere sui nuovi strumenti della comunicazione, raccontando la sua esperienza sul campo attraverso le voci del nostro direttore e di Francesco Mazza, che ha esposto il grande lavoro fatto in questi anni, dal progetto Portaparola al nuovo quindicinale diocesano: “dal 2006 ci sentiamo parte di una fitta rete di amicizie, e nonostante il terremoto non abbiamo abbandonato la voglia di comunicare”. È stato un momento intenso per questo giornale che ha saputo dimostrare, davanti a giornalisti affermati, direttori di testate nazionali, esponenti della CEI, come sia possibile essere testimoni di speranza nonostante le difficoltà,“in un contesto – ha dichiarato don Claudio – dove la gente soffriva per il disorientamento e la mancanza di punti di riferimento”. Un altro traguardo dunque, un altro riconoscimento per un quindicinale nato grazie all’impegno di chi continua a dargli vita alimentandolo con fede e amore. Nel corso del convegno è stato possibile ascoltare le riflessioni di chi da anni opera nel campo delle comunicazioni per testimoniare il Vangelo, ponendo al centro del proprio lavoro l’uomo e credendo che ci sia un altro modo di fare informazione: “per esserci bisogna prima essere – ha sottolineato mons. Pompili – e avere la capacità di avvicinare l’altro”. Vola è, e racconta il legame inscindibile tra vita quotidiana e fede, stando vicino alla comunità e rivolgendo attenzione ai suoi bisogni spirituali. Perché, come ha detto Benedetto XVI a conclusione del convegno, “la nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità”. Alessandra Circi > Vola L’Aquila Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila reg. n.8/09 del 1/12/09 presso il Tribunale di L’Aquila Editore Editrice Vola L’Aquila Direttore Don Claudio Tracanna Redazione Corso Sallustio, 111 - 67017 Pizzoli (AQ) Tel. 0862 977502 [email protected] Impaginazione www.ottaviososio.it Fotoservizio Rita Colagrande, Annalisa Mazza, Ivana Damiani Stampa C.M. Graf - L’Aquila Vola 30 aprile 2010 Media 9 Tavola rotonda “Vola”, i media cattolici e il terremoto Raccontare l’indicibile ‘L e notizie e le scosse. I media cattolici, il terremoto, la gente”: questo il tema della tavola rotonda che si è tenuta il 14 aprile presso l’auditorium di Palazzo Silone, organizzata dal nostro giornale per promuovere una riflessione, ad un anno di distanza, su come i media, in particolare quelli cattolici, hanno raccontato il terremoto. All’incontro, in cui moderava il nostro direttore Claudio Tracanna, hanno partecipato i maggiori nomi del giornalismo cattolico: mons. Domenico Pompili, Sottosegretario e Direttore Ufficio Comunicazioni della Cei, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il presidente della FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Giorgio Zucchelli, il direttore dell’agenzia SIR Paolo Bustaffa e il direttore di Tv2000 (ex Sat2000) Stefano De Martis, oltre a Giustino Parisse del quotidiano Il Centro e Stefano Pallotta Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo. L’auditorium era gremito, e questo, concedetecelo, è stato motivo di grande gioia per tutta la redazione di Vola e per chi ha profuso tempo ed energie per organizzare l’evento. La rassegna stampa dei titoli dei maggiori giornali di quest’ultimo anno, realizzata e letta dalle redattrici di Vola Alessandra Circi e Samantha de Benedetti, è stata il prologo al dibattito da cui è emerso come la stampa e i media cattolici si siano distinti nel trattare la tragedia aquilana. E per molteplici aspetti. “Ci sono ancora 50.000 assistiti, di cui la metà in auto sistemazione. Non si tratta solo di 50.000 nomi, ma sono 50.000 persone, storie, vite. Ecco: raccontare le storie vere, dar voce a ciò che esiste ma non fa notizia”. Le parole di Marco Tar- quinio, spiegano bene qual è stata la cifra del modo di raccontare la tragedia, e soprattutto il popolo aquilano, da parte dei media cattolici: attenzione non-o non soloper l’albero che rumoreggia quando cade, ma soprattutto per la foresta che in silenzio cresce. Ecco allora che si delinea con “quale occhio siamo stati guardati da ciò che era altro da noi”: questo il senso della tavola rotonda, come ci ricorda don Claudio Tracanna, direttore di Vola. Ed è un occhio amorevole, solidale, pronto a chiudersi di fronte allo strazio e al dolore. È questo in sintesi il messaggio di Stefano de Martis: nella televisione si concentra tutta la lotta e il dilemma tra “occhio buono e occhio cattivo”. Senza le immagini non si poteva avere il polso della reale situazione, del dramma che si stava consumando nella nostra città, come sottolinea anche Stefano Pallotta per il quale il digitale e la stampa non hanno rappresentato il sisma quanto la televisione, che ha mistificato la realtà dei fatti. E a ricordarci di certi servizi televisivi, non si può che dargli ragione. Ma la differenza dei media cattolici sta nella capacità di fare un passo indietro, di saper rinunciare se raccontare “quel” dolore significa strumentalizzare con cinismo la realtà. E sta anche nell’inquadrare non solo le case distrutte o le 205 ba- re nel giorno della nostra passione, ma anche i volti pieni di speranza, i gesti di condivisione, le piccole chiese che riaprono. È nel continuare a raccontare nei prossimi anni, con onestà intellettuale e amore per la verità, che si gioca la credibilità dei media cattolici. Sia Tarquinio che De Martis hanno sottolineato come ad un anno dal sisma, laddove si sono spenti i riflettori di giornali e televisioni, Avvenire e Tv2000 continuano a seguirci con passione e rispetto. Con un occhio ben aperto sul dramma sociale dei disoccupati, di nuove povertà, della perdita di identità di una comunità che non ha più luoghi di incontro. Ma con l’altro rivolto ai piccoli, silenziosi ma fondamentali segni di speranza. Come ha ricordato Bustaffa, “raccontare il silenzio, dire l’indicibile è possibile se l’informazione è scevra da effetti speciali per porsi al servizio della verità, della persona, del bene comune”. Chi collabora a Vola, e lo fa per passione, avendo scoperto nella capacità di comunicare attraverso la carta stampata un modo per testimoniare il Vangelo, trova nelle parole di Paolo Bustaffa un diktat deontologico, condividendo quanto afferma: “ questo mestiere è minacciato più dalla debolezza etica che dalla potenza tecnologica”. Zucchelli ha ricordato come i giornali diocesani, parlano di quel popolo di cui nessuno parla, ponendosi come elemento di unificazione del territorio, come agorà di confronto, dibattito, partecipazione civile della comunità cristiana. Vola fa parte di questa grande famiglia, e raccoglie la sfida di porsi come elemento di aggregazione di L’Aquila, ponendosi al servizio della verità, della persona, del bene comune. Organizzare questa tavola rotonda è stato anche questo. Si era ormai alla fine dell’incontro,quando un bambino si avvicina al microfono per chiedere a Parisse “io ti ammiro tanto, mi dici dove trovi la forza per affrontare tutto questo?”. “Me la stai dando tu in questo momento”. In questa risposta c’è tutto il senso di un lavoro, quello del giornalista, che solo se al servizio della verità riacquista una dignità troppo spesso venduta al miglior offerente. Maria Cristina Teti > Un libro di Letizia Pellegrini Bernardino da Siena Lo scorso 19 aprile l’Archivio di Stato, nell’ambito delle iniziative della ‘Settimana della cultura’, ha presentato il volume della prof. Letizia Pellegrini ‘Il processo di canonizzazione di Bernardino da Siena’. Al convegno era presente anche p. Virgilio di Virgilio, provinciale dei Minori d’Abruzzo. Cultura 11 Vola 30 aprile 2010 Solidarietà Mostra ai Musei Vaticani Memoria e speranza L a memoria e la speranza. Arredi liturgici da salvare nell’Abruzzo del terremoto”. È questo il titolo della mostra allestita a Roma nei Musei Vaticani, promossa dall’arcidiocesi dell’Aquila con il patrocinio del Ministero dell’interno e del Ministero per i beni e le attività culturali, aperta gratuitamente al pubblico fino al 31 Maggio. Si parla di memoria perché l’esposizione al pubblico impedisce di dimenticare opere strappate ai loro luoghi di appartenenza, che altrimenti resterebbero dimenticate in posti di deposito. La speranza scaturisce invece dal fatto che queste possano suscitare l’interesse dei visitatori e la loro volontà di contribuire al loro recupero. La mostra ospita circa 200 esempla- > La mostra, aperta fino al 31 maggio ospita circa 200 esemplari del patrimonio artistico e liturgico della regione abruzzese ri del patrimonio artistico e liturgico della regione abruzzese, recuperati tra le macerie dei luoghi simbolo della sua tradizione religiosa e culturale. Tra queste vi sono anche una quarantina di opere già restaurate. L’esposizione è articolata in cinque sezioni: una ospita le opere recuperate nel territorio compreso nell’Arcidiocesi dell’Aquila. Un’al- tra sezione è dedicata alla Basilica di San Bernardino, e altri luoghi legati al santo. Un’altra vede protagonista la Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Una è per la Cattedrale dell’Aquila dedicata a san Massimo. Mentre l’ultima parte è dedicata alle parrocchie dell’Aquila. Chiude il percorso un video che mostra i monumenti e le chiese dell’Aquila, com’erano prima del terremoto, come sono oggi, e le proposte ricostruttive. La mostra nasce con l’intento di raccogliere fondi per il restauro di quegli oggetti, di arte minore, che altrimenti sarebbero dimenticati, facendo morire un pezzo di storia. Essi costituiscono infatti, il contesto e il tessuto connettivo che fa il patrimonio artistico di un popolo. Le opere sono presentate con tutte le loro ferite: ammaccature, fratture, infrazioni e scheggiature, proprio per mostrare al grande pubblico uno spaccato della situazione in cui si trovano questi oggetti, i luoghi da cui provengono e il popolo cui appartengono. Anche il periodo dell’esposizione non è stato scelto a caso. Esso coincide sia con l’anniversario del sisma del 6 aprile, sia con le vacanze pasquali. Ogni visitatore potrà contribuire al restauro delle opere esposte con micro donazioni, affinché tutti possano collaborare per riportare L’Aquila alla sua bellezza precedente, accogliendo il messaggio di questa mostra: “Costruire il domani partendo dal recupero delle proprie radici storiche, artistiche e culturali”. Alessandra Di Stefano Eventi Carmen Consoli al TeramoFilosoFestival Il dialogo tra cultura e musica D al 25 al 27 marzo si è svolta a Teramo la seconda edizione del TeramoFilosoFestival, una manifestazione ideata e organizzata dalla casa editrice Zikkurat Edizioni&Lab e dal suo direttore Marco Santarelli. Per tre giorni nella città abruzzese si sono alternati convegni, conferenze e iniziative di vario genere a cui hanno preso parte nomi importanti del panorama culturale e scientifico nazionale ed internazionale. L’edizione del Festival, dal titolo “Unicità diffuse”, è risultata una ricetta culturale interessante, che ha voluto intendere la filosofia come disciplina in grado di far dialogare le diverse branche del sapere, per evitare il rischio che, in un mondo sempre più complesso come il nostro, ciascuna di esse si rinchiuda dentro il proprio spazio. La manifestazione ha proposto un ampio ventaglio di eventi e ha visto coinvolto anche un pubblico giovane, grazie a iniziative di formazione come “Philosophy for Children”, dedicata ai bambini delle scuole elementari, o i concorsi “Un giovane per una filosofia giovane” e “Con-corso di idee filosofiche”, pensati rispettivamente per studenti universitari e alunni delle scuole medie e superiori. Uno dei momenti più attesi del Festival è stato il concerto di Carmen Consoli al teatro Comunale di Teramo, che, prima di esibirsi con la sua band, ha tenuto un incontro con gli studenti sul tema “Cultura e musica: un dialogo possibile”. La cantante ha offerto numerosi spunti di riflessione: ha parlato di “valori extra-sociali”, come l’amore, la sofferenza e la felicità, che costituiscono una parte essenziale dell’uomo spesso dimenti- cata, per poi passare a riflettere sulla giusta visione del successo e della realizzazione nella vita. In una discussione che non è mai apparsa banale e scontata, si è evidenziato come quella capacità di saper rinunciare con onestà e coraggio a ciò che non risponde alle proprie reali inclinazioni (che noi aquilani definiremmo “celestiniana”), appaia sempre più rara. Il resto del discorso è stato affidato alle sue canzoni, in un concerto che ha registrato il tutto esaurito. Carmen ha proposto la sua musica in chiave acustica, suonando pezzi del nuovo album “Elettra” e canzoni del suo repertorio, dimostrando ancora una volta che si può essere rock anche con una chitarra acustica. Francesco Mazza