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Un romanziere gallipolino del secolo scorso
Giuseppe Castiglione
Il romanzo storico si affacciò alla vita letteraria agli albori del
secolo XIX.
Come lo Scott in Inghilterra il Cooper in America, il Manzoni nella Lombardia così il Castiglione, primo nel Salento, conformò
i suoi romanzi sulla storia della sua provincia natia, e associò alla
storia le tradizioni gallipoline. Un vivo amore per la sua Gallipoli,
un sentimento di orgoglio per le sue vicende storiche anima il concetto dell'opera. E se pure l'intreccio molto semplice, se gli episodi
sono in qualche modo slegati e non del tutto armonizzati, se le
parti del suo romanzo non sono connesse con la legge dell'unità,
con l'armonia delle idee e degli avvenimenti tuttavia non mancano
di pregi. Erudito nel raccontare, artista nel descrivere, se egli alcune volte assoggettò l'arte al tornaconto e canticchiò per nozze,
per onomastici, per funerali non per questo l'opera sua romantica
scema di valore. Il giudizio del Tranchini che nel periodico l'Omnibus,
Napoli 1843, lo disse « adattissimo, nella penuria dei romanzi storici, a mettere la napolitana letteratura a paro delle altre » è or
-golinstrache onsmpriace.
Di questa pecca l'autore stesso se ne fa rimprovero nella lettera in data 20 giugno 1864 diretta all'On. Mazzarella in Genova:
«...ti son debitore di un ringraziamento pel dono da te fattomi
delle tragedie dell'Oli vari. Le ho lette ; e a dirla fra noi, non molto
mi piacciono, specialmente nella forma, che parmi assai trascurata ;
vizio per altro che non dovrei rimproverare ad altri, avendolo io
incarnato nel midollo delle ossa ».
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Giuseppe Castiglione discendente da nobili genovesi (così nel
ms. del Notar Vincenzo Dolce nella Biblioteca di Gallipoli), ed assai
noto tra i letterati del suo tempo per componimenti in prosa ed in
versi, nacque da Pasquale, giudice di pace, e da Carolina Albanese
il 9 ottobre 1804 in Sannicola, allora frazione di Gallipoli, sito di
villeggiatura dei patrizi e dei nobili gallipolini, e dimora fissa della famiglia Albanese.
Sul registro di popolazione del 1865, vol. 7, pag. 1295, foglio di famiglia n. I 1 31, erroneamente è riportata la data di nascita al 18 ottobre, e come luogo la città. Nel Liber baptizatorum
ab anno 1790 usque ad annum 1851, vol. I pag. 148 dell'Ufficio
Parrocchiale di Sannicola è detto :
Anno DNI 1804 die 13 mensis octobris. Ego subscriptus parochus substitutus parochialis eccl. S. Nicolai, feudi civit. Gallipolis baptiza vi infantem
die nona eiusdem mensis natum ex Dno Paschali Castiglione, et Dna Carolina Albanese legmis coniugibus : cui impositum fuit nomen Joseph, Coesar,
Vincentius, Raphael, Desideratus. Pni fuere Dnus Thomas Briganti, et
Dna Lyvia Balsamo, Patritii Gallipolitani. Dnus Marinus Forcignanò P. S.
Il quinto nome, Desideratus, dato al nostro scrittore all'atto
del battesimo fa credere che i coniugi Castiglione erano stati accontentati nel loro desiderio ... che il primo genito fosse nato maschio.
In seguito ebbero Berenice, Tommaso, Ercole e Aurora. Berenice, annota il registro di popolazione del 1832, pag. 401, andò
sposa ad Antonio Manisco, Cancelliere del R. Giudicato (nato in
Mesagne da Barsanofrio e da Vittoria Falcone) e fu madre di cinque figli : Clementina, Efigenia, Edmondo, Edoardo e Roberto.
Tommaso, Ercole ed Aurora non si crearono famiglia.
Giuseppe fece i primi studi nel nostro Seminario ; poi si diede
a coltivare la poesia estemporanea e a scrivere romanzi ed articoli
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B. Mazzarella - Un romanziere gallipolino del secolo scorso
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di soggetto vario. Il Rinnegato salentino ossia I aCartiri d'Otranto,
Napoli 1839; 'Roberto il 'Diavolo ovvero I Veneziani in Gallipoli,
Napoli 1842; la Cingallegra, Napoli 1863, sono episodi di storia
gallipolina, ricordi di antiche feste di usi di costumi della sua ridente
città ospitale.
Di queste pubblicazioni scrisse ampiamente il Dott. Emanuele
Barba, nel suo primo, ed unico, volumetto, postumo, Scrittori ed
uomini insigni di Gallipoli, 1893; senza trascurare alcuni giudizi
critici, di riviste e giornali dell'epoca, sull'arte del Castiglione.
La vita del nostro romanziere trae una certa importanza non
solo dai suoi scritti ma anche dai tempi in cui visse e dalle politiche vicende nelle quali egli fu mischiato. Nel fervore del liberalismo italiano, benclìè ligio ai Borboni, egli non potè starsene in disparte; visse i tempestosi giorni del '48, le gloriose giornate del '59,
la radiosa alba del Regno d'Italia.
Costretto dalle ristrettezze familiari, chiese lavoro ed aiuti ovunque. All'On. Mazzarella con la data dell'8 aprile 1862 scriveva :
ecco un'occasione propizia per largirmi un altro benefizio.
Il Direttore di Sanità Marittima di Napoli, tenendo presenti i miei
lunghi servizi nell'Amministrazione Sanitaria, ed i favorevoli rapporti
del Prefetto di questa Provincia, ha chiesto per me una gratificazione al Direttore Generale, residente in Genova.... Ciò lusinga la
mia speranza, ma la parola essendo più potente dello scritto, io ti
prego di volerla adoperare per me, o direttamente, o pel mezzo di
qualche tua conoscenza. Son certo che non mi mancherai al maggior uopo, e che mi darai novello motivo di dirmi tutto tuo; Peppino ».
Nonostante il suo umore stravagante fu attaccatissimo ad alcune amicizie e ne apprezzò i benefici. Sposò l'anno in cui diede
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Rinascenza Salentina
alla stampa il suo secondo romanzo : Roberto il Diavolo. Nell'Archivio Capitolare al Vol. VIII matrimoniorum Liber ab anno 1835
usque ad 1851 pag. 77 è registrato ;
Anno DNI 1842 die 21 mensis aprilis - Denunciationibus omissis
de speciali mandato Illmi ac Rend Dni Episcopi - Ego Substitutus parochus substitutus huius Cathlis Ecclesiae S. Agatae Civitatis Gallipolis interrogavi D. Josephum Castiglione Huius civitatis filium quondam D. Paschalis
et D. Carolinae Albanese: et Fortunatam Luciam cingoli eiusdem civitatis ...Eorumque mutuo consensu in Domu Josophi Piccinno solemniter
habito, per verba de praesenti matrimonio coniunxi, praesentibus dottore
physico D. Emanuele Garzya. et Antonino Scigliuzzo testibus notis ; matrimonium, quod vulgus de coscientia vocat, iuxta normam a S. C. T.
Praescriptam celebratum fuit - D. Blasius Stefani' P. S.
Da questo matrimonio nacquero due bambini : Maria Ernestina
il 28 settembre 1842 ed Emilio Andrea il 4 novembre 1843; i
quali in data 18 maggio 1857 i due coniugi dichiararono « di riconoscere per di loro propri figli, nati da essi ». La dichiarazione
e ricognizione raccolta dall'Ufficiale dello Stato Civile del tempo,
redatta in regolare atto di riconoscimento ed iscritta nel registro degli atti diversi di questo Comune, col n. d'ordine 14, foglio 14
ebbe nota « in margine degli atti di nascita dei suddetti due fanciulli ». Nello stesso registro con la data del 31 dicembre 1857
n. d'ord. 34, foglio 34 è redatto l'Atto di pubblicazione di matrimonio ecclesiastico in seguito a Decreto Sovrano trasmesso al Sindaco di Gallipoli, e così concepito ; « Sua Maestà il Re nel Consiglio ordinario di Stato del 27 decorso mese di novembre, in Napoli, si è degnato permettere, che sia iscritto nei corrispondenti registri, e produca gli effetti civili, il matrimonio solo ecclesiastico contratto tra Don Giuseppe Castiglione di cotesto Comune, e Fortunata Lucia Cingoli, adempiendosi da costoro gli Atti dello Stato
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Uomo di mente alta e capace, il Castiglione scrisse e pubblicò senza stancarsi ; e in fiabe in racconti in discorsi sciupò molta
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forza e molta freschezza del suo ingegno. Vecchio, tentò il genere
didascalico ma con poca anzi niente fortuna. Di quest'ultima sua maniera di scrivere egli stesso così riferisce al Mazzarella con la letteracitata: «...ho scritto un libriccino, ma questa volta ho voluto
tentare il genere didascalico. Sono dei discorsi di un parroco di
campagna sui doveri del libero cittadino. Ho scelto i principali argomenti del tempo, trattandoli in modo atto ad esser compresi dalla
massa, ed ho fuso in tal lavoretto un compendio della vita di
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ribaldi, ed un sunto storico della Casa di Savoia. Il concetto che
domina in tutto il libro è il costituzionale, ed in cento luoghi di
esso ho dimostrato l'assurdità delle utopie repubblicane. Ogni Discorso l'ho dedicato ad un amico, e fra questi certamente non potevo dimenticarti ».
Il libro, di pagg. 201 divise in 24 capitoli liberi da qualsiasi
dedica, è quello dal titolo Le Veglie del villaggio, Napoli 1865
al quale seguì un secondo Martirio e libertà, Napoli 1866. Una
continuazione del primo; lo dice l'autore con altra lettera all'amico
Mazzarella in data 3 febbraio 1866: «...eccoti un libro, dico libro
perchè credo che non meriti altro nome. L'ho compilato in continuazione delle Veglie del villaggio e non ha altro pregio se non
quello di aver riunito in un punto tutto quello che trovasi in moltissime opere >>.
Da queste ultime sue pubblicazioni il Castiglione sperava un
qualche beneficio dal Governo per far fronte ai bisogni quotidiani;
e scriveva al Mazzarella in calce alla lettera del 20 giugno 1864
«...potrei sperare un guiderdone dal Ministero per tal libro?... che
cosa dovrei fare per conseguirlo ? Dimmene qualche cosa, ma al più
presto. Io vivo sempre nel modo istesso, se dir puossi vita una lunga
e dolorosa agonia... Addio mio caro; amami sempre, come sempre
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ti amerà il tuo riconoscente amico Peppino ». E dopo la pubblicazione di « Martirio e libertà » chiude la lettera del 3 febbraio
1866 chiedendo : «...or tu non potresti farmi avere qualche guiderdone dal Governo? Io non posso aspirare ad impieghi, sempre
infermo qual sono, e nella mia età, ma l'Italia non andrebbe in rovina dandomi qualche centinaio di lire. Tu, è vero, siedi alla sinistra, ma col mezzo di qualche amico intermedio potrai ottenere
ciò che a te non lice chiedere direttamente. Io spero che le preghiere dell'amico tuo non andranno perdute, e che mi darai novella
occasione di dirmi tuo aff.mo amico Peppino ».
E il 25 stesso febbraio, impaziente di una risposta torna a
scrivere : «...ancora silenzio, un silenzio che non so comprendere.
Tu lasciar senza risposta la mia lettera che ti ho scritto ! Tu...! è
un contegno cotesto che mi toglie il cervello. Ti ho io offeso in
qualche cosa? Se avessi avuto tal disgrazia, dimmelo con la tua
ordinaria franchezza affinchè potessi farne giusta ammenda. Ma se
in nulla ti offesi, perchè punirmi in sì barbaro modo?... Non puoi
nulla pel mio libro ?.... dimmelo in nome della nostra antica amicizia, ed anche in nome di quella instancabile sventura, non paga
mai di perseguitarmi. Spero che ti muoveranno a scrivere le mie
vive preghiere, e che il ghiaccio dei politici concepimenti non abbia estinto nel cuor tuo il fuoco di quella generosità sempre benefica ed operosa, per la quale sei fra mille distinto. Amami, e credimi tuo aff.mo Peppino » .
Morì nell'Anno Dni 1866 - Die 14 Julii - Hor : 25 et sepultum
fuit in Ecclesia Sancti Dominici. Così nel Liber Defunctorum ab anno
1851 usque ad 1867 vol. Il pag. 217, di questo Archivio Capitolare.
La vedova (Registro di popolazione citato) due mesi dopo la
morte del marito, si trasferì a Lecce, dove il 9 novembre 1867
morì la figlia Maria Ernestina. Emilio, che sopravvisse alla sorella,
lottò una giovinezza di avventure e di sventure. Fu l'ultimo dei
Castiglione. Non ebbe l'ingegno del padre ma come il padre visse
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per la famiglia. Arruolatosi coi cacciatori di Marsala, morì a Dijon
in una delle tre gloriose giornate del gennaio 1870. La madre, gravata dal peso dei ricordi, passò di vita venti anni dopo.
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Rispose il Mazzarella alle richieste del Castiglione? Sui fogli
citati nessuna memoria. Ma che egli abbia avuto a cuore lo scrittore lo dice il figlio Emilio che, un anno dopo la morte del padre,
il 20 luglio 1867, così scriveva da Brindisi al deputato di Gallipoli : «...ella non ignora lo stato in cui mi lasciò mio padre morendo; dopo un succedersi di sventure arrivai finalmente a procurarmi un posto di Istitutore e maestro di francese nel Ginnasio di
Brindisi... Ma l'avversa come la prospera fortuna non si stanca mai
di perseguitare gl'infelici; e questo Ginnasio, mancante di fondi necessari non può mantenere più le scuole ; ed io son costretto non
appena spira l'anno scolastico, di far ritorno nel seno della mia famiglia dove mia madre invano reclamerà da me un pane per vivere. Per tutto il tempo per cui ella onorava mio padre di sua amicizia e protezione io conobbi a fondo la squisitezza del suo cuore,
e il bene che prova nel soccorrere gli infelici... Se ella memore ancora dell'affetto che portava a mio padre volesse spendere un'ora
per me, io mi terrei sicuro di vedermi in posizione tale da avere
il gran contento di dare un pane alla mia famiglia ».
Quattro giorni dopo, l'On. Mazzarella rispose, da Firenze, assicurandogli il suo interessamento.
*
Con assai negligenza in fatto di lingua sono dettate le biografie di Filippo Briganti e di Bartolomeo Ravenna ed il necrologio di
Bonaventura Luigi Balsamo (Poliorama pittoresco anno IV, XI, XIII)
nonchè le monografiie di alcune città del Salento sul Regno delle
Due Sicilie, vol. X; narrazioni e descrizioni senza aggiunte critiche
o considerazioni di sorta.
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Rinascenza Salentina
Quando per volere del Re Ferdinando II nel Consiglio di
Stato del 10 maggio 1847 fu decretata la costruzione del Porto
di Gallipoli la popolazione esultò di gioia. Grandi feste furono or*ganizzate; ed i letterati del tempo espressero il loro contento in versi
ed in prosa. Tutte queste grafichc manifestazioni di giubilo furono
raccolte dal Castiglione in un opuscolo di pgg. 82 al quale egli
dette per titolo « Jimore e riconoscenza » , Lecce 1847.
Le sue poesie di metro vario, sparse su giornali o riviste o
su fogli volanti, quasi tutte d'occasione, non hanno importanza alcuna; non escono dalla sfera comune nè per altezza nè per novità
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di concetto. Eppure alcuni dei suoi versi sono originali; bizzarri,
come il suo carattere. Nella prefazione al « Roberto il diavolo » il
Castiglione scrive : «...non mi frulla il capo nè pe' classici nè pe'
romantici, nè per qualunque scuola che sia. Toccommi l'alta sventura d'avere una testa intollerante di sistemi : una testa bizzarra,
capricciosa e pervicace, fatta proprio per far uscire da' gangheri
un povero cristiano » . Difatti fu uomo sordo a qualsiasi suggerimento o consiglio. La critica ai suoi lavori non la prese in consi-
derazione; continuò a scrivere seguendo il suo indirizzo capriccioso
.=, ed avvertendo il lettore che « è mestieri perdonare le stramberie
dello spirito umano, se no la terra si trasformerebbe in un campo
di strage, ove gli uomini si ucciderebbero a vicenda per punirsi delle
loro pazzie ». E più avanti, nella stessa prefazione: «...prego i bar=
t=„. bassori dalla ventraia badiale impinzata di gerundi e di supini, di
neutri e di deponenti e che diconsi maestri di color che sanno, a
non avermi in uggia per qualche moina romantica, che sarà scappata fuori senza l'autorevole permissione del Porretti e del Donato.
Fo' di berretto agli azzimati bellimbusti, che meritarono a maestro
il sommo Panini, e gli scongiuro a non rivedermi crudelmente le
bucce, se sentiranno qualche tanfo di classicismo ».
I puristi non furono troppo benevoli al Castiglione ma gli riconobbero l'ingegno vigoroso, la fantasia esuberante.
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B. Mazzarella - Un romanziere gallipolino del secolo scorso 213
Se qualche volta l'arte non lo secondò, se l'opera non fu passione ma sforzo, il fine fu nobile; ed egli ha il merito di aver popolarizzato la storia eroica di Terra d'Otranto e di aver inculcato
negli animi dei cittadini il desiderio di grandezza e di libertà.
B. Mazzarella
Nota — Le lettere del Castiglione dirette all'On. Mazzarella, citate in questo articolo,
sono presso di me.
In corso di stampa :
NICOLA VACCA
I REI DI STATO SALENTINI
DEL 1799
a cura della R. Deputazione di Storia Patria per le Puglie
Prenotatevi presso l'Editore Vecchi e C. in Trani.
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