LA FIGURETTA DEL PEROZZO LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE LE VILLE GENTILUCCI di Renzo Bislani Presidente onorario del Centro Studi Storici Fidardensi. PEROZZO FARINA. Famiglia di reggimento secolo XVI1 5.1548 Concordia per una lite tra il Comune e Giovanni di Stefano Bigatti di S.Maria Nuova. Condotte alcune vacche a pascolare nel territorio di Castello e non denunziate al Comune le fa ...per conto suo onde la lite, riguardo il permesso. Incaricati dalla Comunità Pierandrea Baleani e Perozzo Farina si viene ad una concordia. Il Bigotti deve pagare fiorini 11 e bolognini 24 in moneta contante e numerate ecc.per il pascolo, per le spese di ospitalità fatta alle bestie. 17.6.1548 Nel Consiglio si propone di vendere il molino per soddisfare la Camera Apostolica (per Loreto?). Gli eremitani del SS.Crocifisso di Numana domandano la restituzione d’una casa venduta dal comune. Per certi processi vengono eletti i seguenti consiglieri: Felice Mecoli, Cicco Ghirardelli, Simone Francisci, Perozzo Farina, Valerio Butoli, Giacomo Toroli, Marcantonio Jacobi. 7.10.1548 Il Comune vende il Molino ad un certo Alessio Lascari di Recanati che si trova in territorio dicate terrae in q. plani Mussioni iuxta bona Cristoforo di Francesco Barbacesare et ab alio bona dicti Cristoforo et alia sua ecc. 2 Capitoli firmati nella vendita del molino tra l'università di Castello e l'illustrissimo signor Cap.no Alessio Lascari Palleologho et prima vuol pagar per la compra di dicto molino fiorini mille et octocenti in questo modo cioè, fiorini mille contanti, et lo resto a marzo p. x, facendosi la vendita libera. Item vuol poter pigliare legna che faranno bisogno per la chiusa in la selva di dicta comunita gratis per questa volta finchè la chiusa sarà finita et non più. Item vuol far recessori (?) senza pagamento alcuno delli vicini nelli luoghi soliti. Item vuol possere pigliare onga (acqua) mossa di fuori di Castello, ecceptuandone in ciò li fossi delle mura del comune et questa lo vuole intra altre delli doi primi anni dopoi la compra. Item che li bestiami non possano trasversare il vallato del comune ne far ponti sopra dicto vallato et che li bestiami non possino abbeverare per cinquanta canne presso la chiusa pena per ciascuna bestia et ciascuna volta de bolognini dieci da applicarsi come de sotto apparerà. Seguita dicendo che nessuno di Castello può macinare in altro molino sotto pena di 10 soldi di denaro per ciascuno e ciascuna volta (salvo che non sia guasto il molino). La comunità è obbligata ancora per 4 anni a pagare il cottimo ad Osimo per la Chiusa "et dipoi vole essere tenuto lui del suo proprio....vuole che gli comunisti gli ceda ogni razione et actioni che ha con l'alma Casa di Loreto ovver suoi autori et non Perozzo Farina sopra il far della chiusa et lui vuole essere obbligati a quanto la comunità è obbligata ecc. sotto pena del doppio di quella che mancasse, applicato alla comunità di Castello ecc. 3.1549 Priori per il periodo marzo-aprile, come risulta dall'estrazione della cartuccia o palla in cui sono stati inclusi quattro nomi, sono: Andrea Adriani, Perozzo Farina, Ser Simone Francisci, Antonfrancesco Vittori. 9.1549 Il Priorato della comunità castellana per settembre e ottobre si avvarrà dell'opera dei signori sottoelencati estratti dal bussolo: Perozzo Farina, Ser Simone Francisci, Antofrancesco di Vittorio. 1 M.Moroni, Castelfidardo nell’età moderna, 1985 p.89 2 ivi p.93 1 Nel Volume (n.8) delle Riformanze 1548-50 intervengono prendendo la parola: Ippolito Toroli una volta, Perozzo Farina, quindici volte di cui 4 nel 1548, 2 nel 1549, 9 nel 1550, Felice Mecoli trentaquattro volte, 7 nel 1548, 17 nel 1549, 10 nel 1550, Giovanni Francesco Toroli tre volte, 1 nel 1548 e 2 nel 1549, Pierandrea Baleani dodici volte, 7 nel 1548, 2 nel 1549 e 3 nel 1550, Simone Francisci sei volte, 2 nel 1548, 3 nel 1549, 1 nel 1550, Giacomo Caroli cinque volte. Su 63 Consigli tenuti in questi tre anni il Mecoli tieneben 34 arenghi. Il notaio ser Andrea Mecoli fa sfoggio del suo vocabolario, il vecchio consigliere viene chiamato di volta in volta con attributi diversi: è vir gravis, non modice eloquentie, quo non istantior alter, non parve capacitatis et eloquentie, multum in consulendo pollens, non pauce gravitatis, gravis annis, ex experientia non modicum pollens, memoriosus, sagax et memoriosus, memoriosus et facundus, memoriosus de experientia et moribus decoratus, multum in consulendo facundus vir, memoriosus et sani consilii, longa experientia ornatus. 24.12.1566 Nel rinnovo del bussolo i consiglieri sono divisi in quattro classi, corrispondendo ad esse soltanto una differente anzianità nella carica, tanto che in quell'anno e nella rinnovazione successiva nella quarta classe si trovano membri delle famiglie più importanti come i Ghirardelli, i Riccardini, i Silenzi e i Farina.3 Ecco la composizione del Consiglio in questa data: * Prima classe: D.Cicchus Ghirardellus, D. PEROTIUS FARINA, D.Equites Theodro Silentius, D.Franciscus Nutius, D.Jacobus Caroli, Antonellus Baptiste, D.Vincentius Girardellus, Mariottus Dominaci. * Seconda classe: D.Jacobus de Abbatis, Martinangelus de Abbatis, D.Camillus Adrianus, Bartholomeus Riccardinus, Antonius Franciscus Victoris, Marchantonius Jacobi, Cesar Girardellus, Ludovicus Thomassinus. * Terza classe: Orlandosu Butolos, D.Hieronimus Silentius, Romanus Gambius, Ricciatus Brancaleonus, Fabritius Simonutius, Victor Petri, Baptista Butulus. Ser Butulus Butuli, * Quarta classe: Dominicusa Girardellus, Dominicus Francisconus, Mecolus Felicis, Emilius Riccardini.4 L’EDICOLA VOTIVA. 24.9.1549 Sulla strada che porta a Loreto, oggi via Dante Alighieri, sorgeva una "figuretta" con un affresco della Madonna della Consolazione. In documenti antichi si legge: "iustam figurettam, quod vulgo dicitur, figurettam de PEROZZO". 1567 Importante nel capitolato del vescovo di Humana non si parla di una chiesa della Madonna della Consolazione. Sicuramente in questo anno è ancora una semplice edicola, figuretta, pintura. 22.2.1567 Dal Capitolato tra il Vescovo di Umana e la Comunità di Castri Ficardi:5 "In prima che Mons.Rev.mo Vescovo et ogni altro presete, lavoratori, soci ovvero emphiteoti delli predetti Mons.re et preti et clero beneficiati et non beneficiati della predetta terra del Castel ficardo non possi tener nella loro possessione bestie pecorine senza pagar datio come fanno li altri cittadini del detto loco ch'in questo cedeno alla predetta comunità ogni razione di pasculo et posessione che debba essi. Inoltre che li predetti Mons.re, Clero, lavoratori possano tener nelle possessione et pertinente de detta terra de Castel ficardo ogni sorte de bestie secondo l' alimentazione infrascitta ch'il vescovo i suoi lavoratori soci et emphiteoli possan tenere in ciascuna delle tre possessione in detto territorio et pertinente diece bestie vacche, vinticinque capre, sei cavalli et quattro scrophe. Inoltre che il piovano de detto loco possi tener quanto può tenere una delle predette possessione diece bestie vaccine, vinticinque capre, sei cavalli et quattro scrophe. Inoltre ch'il rettore de S.Abundio possi tenere sei bestie vaccine, quattro cavalle, venticinque capre et dui scrophe. Inoltre che il rettore de 3 A.C.C. Riformanze 1564-1575, vol. 13 FF.153-154 seduta del 24 dicembre 1566 – M.Moroni Piccola nobiltà cit. p.71 4 M.Moroni Piccola nobiltà cit. p.87 appendice documentaria. Documento 1. 5 ivi.F.187,f. 2 S.M.della Mucchia possi tenere quattro bestie vaccine, dui cavalle, dodici capre et dui scrophe. Inoltre che il rettore di S.Giovanni posto nella badia di S.Pietro in dicto loco possa tener dui bestie vaccine, una cavalla, sei capre et una scropha. Inoltre il rettore della cappella di S.Francesco possa tener una bestia vaccina, una cavalla, quattro capre et una scropha. Inoltre che il medesimo possa tenere il rettore della Cappella de S.Geronimo dentro alla Pieve. Inoltre il rettore de S.Tomasso doi bestie vaccine, una cavalla, sette capre et una scropha. Il rettore della cappella de S.to Lunganino doi bestie vaccine, una cavalla, sette capre et una scropha. Il medesimo possa tenere il rettore della cappella di S.Marco. Il medesimo il rettore di S.Jacomo e Cristoforo. Il medesimo di S.Pellegrino et altrattanto il rettore de S.Vettore non essendo unito con la pieve. Il rettore della cappella di S.Andrea et il rettore de S.Lorenzo et il rettore della cappella degli Schiavoni possano tener una bestia vaccina, una cavalla,doi capre et una scropha per ciascuno. Et perché vi potriano essere dei preti o altri clerici che non fussero beneficiati andando in abito clericale gli si conceda a ciascheduno de detti preti o clerici habitante de detto loco possino tener dette bestie come di sopra. Dechiarando che tutte le prenominate bestie siano libere et franche da ogni datio et gabella et qualsevoglia altra cosa imposta o da imporre tanto ordinarie quanto extraordinarie erbagio da pascuolo o altro nome da impositione. Inoltre je dechiara ch'in questo numero de bestiame assegnato come di sopra non se intendono buovi de laoricio ne altre bestie che non havesseno compito un anno le quale medesimamente siano esente come di sopra. Inoltre che tutte le sopraddette bestie nominate come di sopra occorrendo dar danno in qualsevoglia luogo li padroni,soci et emphiteoli o altri per essi non siano tenuti a pagar pena alcuna ma soltanto alla emendatione del danno delle bestie et non del danno che facessero le persone. Et ciò non nasca dubietà per l'avvenire circa le cose de fuculari et datio de molini et pese se dichiara ogni anno some otto per uno di grano ogni sei mesi la metà senza pagamento alcuno di peso o altra gravezza. Il pievano some otto come di sopra. Il rettore de S.Maria della Mucchi a some sei. Il rettore de S.Abundio some sei et ong'altro prete ovvero sostituto d'ordine sacro tanto beneficiato quanto non bebeficiato some quattro per ciascheduno come di sopra. Inoltre ch'il grano, vino, olio et altre biade che se ne raccoglierando nella possessione delle Chiescie de essi preti o socci emphiteoli non siano tenuti a pagare gabelle o altre simile. Inoltre che la Comunità de Castello non possa contra detti rettori o suoi beni o laoratori innovar cosa alcuna. LA CONTRADA > FRAZIONE > RIONE. La contrada e la frazione, oggi RIONE, e la collina prendono il nome di Figuretta e Monte Figuretta dall’antichissima edicola e non viceversa. L’espressione: “Figuretta del Perozzo” non indica il pittore autore dell’affresco “Madonna della Consolazione” nella nicchia come è stato affermato nell’opuscolo commemorativo di Don Paolo nel 1987, ma il proprietario della terra su cui è posta. Perozzo Farina, consigliere comunale, ad esempio nel 1548 è proprietario del fondo. L’edicola con l’immagine della Madonna di autore anonimo, un modesto pittore del luogo o qualcosa di più, potrebbe avere quindi una data di costruzione di molto anteriore al 1549, forse di qualche secolo prima. Una divisione del territorio era quella che ha per base la CONTRADA, tutt’ora esistente anche se via via si è modificata nelle estensioni, in numero e in denominazioni (la contrada Varugliano, ad esempio, si chiama oggi CONTRADA SAN VITTORE). In antico anche le zone urbane venivano chiamate contrade (ad esempio contrada Mucchia) quando ancora non era generalizzato il nome delle strade (VIE). Sono diverse le antiche contrade castellane che suddividono la zona rurale. Scomparse sono quelle che invece indicavano le zone urbane (all’interno dei TERZIERI >quartieri). Esse portano nomi indicativi di antichi e nuovi punti di riferimento, tramandati per tradizioni alcuni, altri di recente conio. Sono quelli più comunemente usati dalla popolazione, perché aderenti alle cose della vita familiare e paesana6. 6 Vedi per il confronto anche la cartina proposta da Moroni in C.F.nell’età moderna a pag.117 3 FRAZIONI. Sono appendici urbane di raccolti di case poste nel territorio a distanza di diversi chilometri un tempo chiamate VILLE (come VILLA CROCETTE). Recentemente le frazioni periferiche inglobate dal centro abitato hanno assunto la denominazione di RIONI. Secondo la definizione amministrativa recente, di frazioni non ce ne sono, dato anche la limitata estensione territoriale. Si parla ora di LOCALITA’. Frazioni (o Rioni): Badorlina, Fornaci, Crocette, Campanari, Acquaviva, San Rocchetto, Figuretta. Contrade: Albanacci, (Butulo, Catignano), Cerretano, Concia, Concole, Campo Grasso, Fossaccio, (Grugnaletto), Laghi, Merla, Mirano Vittoria, Monte Camillone, Monticelli, Montoro Selva (Monte Oro), Pescara, Pignocco (o Cenciarello), Ponte Asciato (Aspio), Poticcio, Querciabella (la Cerqua), Rigo, San Pellegrino, San Vittore, (Scozze ???, Sulpiziari ???), Squartabue (o squartabove), Traversa, Vallato, Valleoscura . .7.1855 Il colera (peste asiatica) è al culmine 7. Al centro come alla Figuretta e alla Quercia si denunciano i morti. Fra i 313 colpiti dalla malattia si hanno ben 103 decessi, con una letalità del 33% "I castelfidardesi sono tutti terrorizzati. -scrive Madre Enrichetta nel suo diario- Ci offrimmo spontaneamente per andare a assistere i colerosi nel lazzaretto e la proposta venne accettata ben volentieri dal comune del Paese..."8 1981 ??? Rinvenimento di tomba picena ad inumazione 9 . "A Castelfidardo, a due chilometri circa a sud-est dal centro abitato, in località Figuretta, nel corso di lavori agricoli in proprietà I.Francinella é stata individuata e parzialmente distrutta una sepoltura ad inumazione entro fossa terragna della seconda età del Ferro. Sono stati messi in luce, oltre ai resti scheletrici di un individuo adulto, oggetti metallici relativi all'ornamento personale (anellini e armilla di bronzo a quattro avvolgimenti con le estremità desinenti a protome di serpente) e un gruppo di vasi fittili della suppellettile domestica, tra cui si segnalano frammenti di un cratere a campana alto-adriatico e di una olletta con tracce di vernice nera. Sulla base dei materiali raccolti, la deposizione, relativa forse ad una necropoli di cui le esplorazioni future dovranno accertare l'estensione e la consistenza, é ascrivibile al Piceno VI di D.Lollini10. Si tratta di una scoperta di un certo interesse, in quanto, trovando puntuale confronti con sepolture delle vicine e in parte coeve necropoli picene di Camerano 11e di Numana, viene ad arricchire la documentazione archeologica relativa all'ultima fase della civiltà picena". LA CHIESA. Nella seconda parte del Seicento l'edicola votiva, demolita, dovrebbe lasciare il posto alla costruzione della prima chiesetta se si parla ora di una cappellania e dei Gherardi di Jesi. 1665 Cesare Ghirardelli fonda un beneficio nella chiesa di S.Maria della Consolazione 12 "...il sig.Cesare Ghirardelli di Castelfidardo vi eresse una capellania, il cui padronato appartiene ai signori conti Gherardi di Jesi13 7 A.S.An.Deleg.Apostol. tit.°°V b.31 (Moroni dall'ottocento p.131) 8 Diario... 9 M.Landolfi 5735 - Castelfidardo (Picenum, Ancona) in Fasti Archeoligici XXXVI-XXXVII Bollettino Annuale di Archeologia IAFCA volume che si riferisce agli anni 1981-82, Firenze 1991 pag.442- III Italy before the Roman Empire: 10 D.G.Lollini, Pcia v.1976 p.157 11 D.G.Lollini I Senoni nell'Adriatico alla luce delle recenti scoperte, in P.Duval. V.Kruta, Les Mouvements Celtiques du Vau I siecle avant notre ere (1976), 1979 pp.55-79) 4 13.3.1708 Per il 3 maggio o in una giornata, l'ottava, si vorrebbe chiedere il Breve per fare una fiera in onor della S.Croce, in seguito alla donazione delle reliquie fatta da mons.Gherardi. 29.12.1800 Consiglio Generale 14. Podestà Dottor Federigo Avetrani. Componenti 1. Pietro Ilario Tommasini Gonfaloniere. 2. Filippo Bartolini Priore. 3. Conte Ludovico Gherardi Priore. Consiglieri: 4. Giuseppe Carelli..5. Pietrangelo Filippi. 6. Michele Uguccioni. 7. Francesco Lepretti. 8. Giuseppe Tomasini. 9. Francesco Tomasini. 10. Antonio Massicci. 11. Pietro Ghirardelli 12. Domenico Bartolini. 13. Mattia Sabbatici. 14. Quintilio Ghirardelli. 15. Pierfrancesco Filippi. 16. Giovanni Uguccioni. 17. Girolamo Riccardini. 18. Filippo Filippi. Padre M° Rito Fiordelmondo dei Minori Conventuali Deputato ecclesiastico. L'ill.mo signor Conte Ludovico Gherardi e Filippo Filippi consiglieri aggregati nell'ultimo bussolo.... e personalmente... promisero e s'obbligarono fare per la Comunità le cose utili, tralasciare le inutili; osservare la Bolla del Buon Governo15 , la Costituzione di Papa Clemente XIII rispetto all'abolizione dei Bussoli dei Caporioni in tempo di sede vacante lo Statuto e le Riformanze di questa Terra e tutti i singoli ordini dei signori Superiori e per la piena osservanza di ciò obbligoronsi e giurarono. Implorato primeriamente l'aiuto Divino fu proposto e risoluto come in appresso: ... 30.4.1808 Le Marche, annesse al Regno Italico, vengono a formare tre dipartimenti: del Metauro, del Musone e del Tronto.16 Il dipartimento è l'aggregato di vari distretti. A capo del Dipartimento presiede un Prefetto, a capo del Distretto un Viceprefetto. Il Prefetto del Dipartimento del Musone risiede a Macerata. Castelfidardo dipende dal 2° Distretto di Loreto dove risiede il Viceprefetto. I Comuni, in base al num ero degli abitanti, sono divisi in tre classi ed hanno a capo il Podestà o nei comuni di terza classe il Sindaco. L'itinerario della burocrazia è quindi il seguente: Castelfidardo- Loreto - Macerata - Milano. Anche la Magistratura comunale è cambiata, non più Gonfaloniere e due priori ma quattro Savi. Quanto al Consiglio Comunale abbiamo un decreto a stampa napoleonico in cui vengono nominati d'autorità come consiglieri i seguenti cittadini: Ciccolini Giuseppe, Dittaiuti, Gherardi, Pignotti, Bologna, Tassi, Galassi 17 1828 Nella relazione del Prevosto Senigaglia per l’elezione di Castello a Città si accenna: 1) al Beneficio della Madonna della Consolazione. 2) ai Conti Gherardi “ora di Jesi” . 4.5.1828 Supplica per l’elevazione di Castelfidardo al rango di Città: “Beatissimo Padre, Il Priore e gli abitanti di Castelfidardo sudditi ed O.r U.mi della S.V. devotamente rappresentano essere la loro Terra, una delle più rispettabili del Piceno, e delle prime che ebbe il sommo bene di essere immediatamente soggetta alla S.Sede, supplicano perciò la innata clemenza della S.V. perché accordi alla medesima il Titolo e rango di Città. Fin dal secolo XV il Cardinale Domenico Capranica dichiarò i Fidardeschi sotto il dominio diretto della S.Sede mentre gli altri popoli del Piceno retti da piccoli Duca si facevano a vicenda guerre sanguinose. Da quel momento Castel Fidardo prosperò ogni giorno di più. La sua popolazione é ora di 5.042 come dalla statistica annessa al Motu Proprio del 1828. Il territorio del circuito di miglia 18 rappresenta un estimo catastale di scudi 427.260,38 come dal documento che si umilia Lett.A . 12 (Vogel I,350) 13 relazione Sinigaglia (Moroni, da Terra, 119) 14 AcCf Libro Riformanze vol. 38/a pag.269r. 15 Un documento fondamentale per l’amministrazione dei Comuni è la costituzione Pro commissa nobis a Domino del 15 agosto del 1590 con la quale Clemente VIII istituiva la Congregazione del Buon Governo, con lo scopo di garantire la retta amministrazione dei comuni dello Stato Pontificio. 16 I dipartimenti sono circoscrizioni amministrative francesi) 17 Arch.Cf.Leggi del Regno d'Italia, Raccolta e proclami.Raccosta 31) 5 Governo Pontificio. Il Cancelliere del Catasto nel Distretto di Osimo. Certifica. A chiunque spetta ed appartiene che il censimento dei fondi rustici sparsi nel territorio di Castel Fidardo ammonta il totale alla sonima di scudi quattrocento ventisette mila duecento sessanta e balocchi trentotto conforme risulta dal relativo catasto e dalla tabella camerale. In Fede. Diconsi 427.260;38. Nella Terra vi sono otto Chiese, e sei nella Campagna. Fra le prime vi é una rispettabile Collegiata di 14 sacerdoti tutti forniti di commode prebende, e diretta dal suo Prevosto, vi sono le case religiose dei Minori Conventuali e dell’Agostiniani, ci é il Monastero delle Benedettine in cui si rinviene un educandato assai florido. Lett.B. Collegiata Parrocchiale di Santo Stefano. chiesa di S.Francesco dei P.Ministri Conventuali. chiesa della SS.Annunziata dei PP.Agostiniani. chiesa di Maria SS.Assunta in Cielo delle RR.Monache Bendettine. chiesa dei Santi Abbondio e Lucia. chiesa dellla Misericordia. chiesa di S.Antonio Abate. chiesa del Ss.Crocefisso detto della Piana (in campagna) Chiesa di S.Anastasio. chiesa della S.Annunziatta detta delle Crocette. chiesa di S.Maria della Apparizione. > chiesa di S.Maria della Consolazione. chiesa di S.Maria del Suffragio nella contrada detta di San Rocchetto. chiesa di S.Francesco regis. Oltre queste chiese vi sono molti Benefici Ecclesiastici, che godonsi da sette Confraternite 18. La più ricca é quella del SS.mo Sacramento che per anni 25 ha somministrato scudi 700 annui a ciò si costruisse il Monastero delle Benedettine, presentemente eroga le sue rendite in tanti pii usi ed in particolare nell’erezione dell’ospedale. Tutte le altre sono poi fornite di vaghi arredi onde lustro ne riceve il culto ela casa di Dio nelle solenni funzioni. La terra vanta molti uomini illustri: un Perotto vescovo di Salone, due Ghirardelli vescovo di Osimo e di Alatri, un Cassandro vescovo di Gravina, un Gentilucci Suffraganeo del card.Vescovo di Sabina. Le più distinte famiglie sono iscritte alla Nobiltà delle città limitrofe più ragguardevoli di Ancona, Osimo, Loreto, Recanati, S.Severino (lett.C.DEFGHIL) Giovanni Battista e (il figlio) Giacomo Silva in Ancona, Giuseppe Tomassini e Antonio Massucci (di Francesco) in Osimo, Bernardino Lepretti a Recanati (Gioacomo è il fratello figli del cav.Francesco Lepretti del fu Conte Marco Antonio Lepretti), Nicola Tommassini (1768), Capitano Pietro Tommassini (1784) di Ludovico Tommassini (1629), Francesco Tommassini (1803-1805-1806) in Recanati GioBattista , Giuseppe, Carlo Antonio Silva, Francesco Massucci, Domenico Bartolini in Loreto. Nicola Riccardini Vecchioni in San Severino (il figlio vivente è Girolamo) In seguito di fidardesi . matrimoni, distinte Dame di questa città sono entrate nelle famiglie lett.B Qui vi si accasarono i signori: Conti Leopardi di Recanati, i Conti Dittaiuti, i Marchesi Solari, i Conti Riccardi di Loreto. i Conti Gentilucci una volta fidardesi ed ora di Montecassiano, i Marchesi Quarantotti di Loreto, i Conti Gherardi ora di Jesi, i Conti Silveri di Tolentino. Tutto insomma concorre perché Castelfidardo possa esser onorato del Ragno di Città. La somma clemenza della S.V. incoragisce maggiormente i Fidardesi, che appoggiato al censimento, alla Popolazione, al lustro del Clero e della Nobiltà implorano nuovamente una grazia che formerebbe il colmo di tutto i loro contenti. Che ecc. Ancona 4.5.1829 Il Priore e gli abitanti di Castelfidardo. 18 Confraternita di Gesù e Maria ossia del SS.Sacramento. Confraternita della Morte e del SS.Rosario. Confraternita del la Divina Pastora ossia del SS.Nome di Maria. Confraternita del Buon Gesù. Confraternita di San Rocco. Confraternita di San Vincenzo Ferreri 6 > Alla Santità di N.ro Signore. Leone Papa XII. Felicemente Regnante > A Monsignor Delegato per informazione. LA SECONDA CHIESA. 1962 Viene demolita la vecchia chiesa. Dell'affresco raffigurante una mesta figura di “Madonna con bambino”, non resta che una fotografia, nella Sagrestia della nuova chiesa, ed il ricordo nel cuore e negli occhi di chi ha assistito alla demolizione della chiesetta: eppure sotto l'incalzare di una ruspa caddero tutte le pareti eccetto quella su cui l'affresco rimase intatto. 8.9.1963 Domenica. Posa della prima pietra dell'erigenda chiesa della Madonna della Consolazione alla Figuretta. 1970 Inaugurazione della nuova chiesa. E' sorta soprattutto per volontà di Don Paolo Pigini (Castelfidardo 1891 - 1967) e portata avanti per impegno di don Giovanni Simonetti. L’opera infine è stata migliorata da don Quinto Farabollini che ha affidato la progettazione dell'abside a Don Antonio Castellani. LA NUOVA CHIESA OGGI Essa sorge a pochi metri dalla vecchia chiesetta sulla Via Vittorio Alfieri. Al suo interno si trovano: una Via Crucis opera dell’artista concittadino Paolo Bugiolacchi; un quadro della Madonna della Consolazione dipinto da Padre Stefano Pigini, autore, anche della pregevole scultura che si trova di fianco alla porta d'entrata; un quadro di Madre Bakita, schiava sudanese divenuta suora canossiana, beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio del 1992, giorno della prima Festa della madonna della Consolazione ed una medaglia che il Papa ha donato al Missionario Comboniano Padre Gino Bellezze (Montecassiano 1943 - Cairo (Egitto) 1999) e da lui donata alla chiesa della Figuretta. La Messa viene celebrata ogni domenica e giorno festivo alle ore 9, ogni venerdì alle ore 19 dalla Parroco e dai sacerdoti della Collegiata. DON PAOLO PIGINI. “La devozione alla Madonna della Consolazione è antica di secoli, risalendo la costruzione della vecchia chiesa al 1600. In tempi recenti la devozione alla Vergine ebbe una sua animatrice nella Marziola che fu la fondatrice di una pia unione che ancora sopravvive. Ma chi per decenni tenne viva la fiamma mariana è Don Paolo Pigini che per tanti mesi di Maggio e nelle festività dell’anno liturgico si è recato in questa chiesa per celebrare la S. Messa e insegnare i canti in onore della madre di Dio. Ed è proprio lui, che con un gruppo di zelatrici del rione Figuretta, vuole la nuova chiesa più grande, più bella, più degna della grande regina e in posizione più raccolta”. ESAUDITE LE ULTIME VOLONTA’ DI DON PAOLO PIGINI “Il 13 giugno del 2000, don Lamberto Pigini, scrisse al sindaco Tersilio Marotta una lettera con la quale esprimeva il desidero di esaudire le ultime volontà dello zio Don Paolo di essere sepolto nella Chiesa della Figuretta, all’interno della quale lo stesso Don Paolo aveva fatto ricavare un apposito sito. Il Sindaco mi incaricò di seguire la questione e di portarla a buon fine. Trovai immediatamente la disponibilità di Fiammetta Palmieri, dell’ufficio segreteria comunale, che prese subito a cuore il problema e scrivo subito, che ho trovato tante altre disponibilità: dal Segretario Comunale dott.ssa Patrizia Barberini, all’Ing. Ranieri Bocchini capo dell’Ufficio Tecnico, all’Arch. Lauretta Cardoni, a Patrizia Guerrini dell’Ufficio Anagrafe, ma debbo essere grato a Fiammetta, senza la quale, questa tumulazione privilegiata non sarebbe avvenuta con questi tempi e modalità. Innanzitutto è stato necessario valutare attentamente il luogo in cui tale tumulazione privilegiata doveva avvenire e se questo aveva le caratteristiche sufficienti e necessarie per essere definita 7 area cimiteriale. Una volta accertate queste prime peculiarità, il 16 luglio 2000 abbiamo interessato il Ministero degli Interni ed il Ministero della Sanità per conoscere le precise modalità. Il 3 agosto l’Ing. Vincenzo Strino dirigente dell’ufficio VIII del Ministero medesimo ci inviava una lettera con la quale dettagliava tutti i documenti che avremmo dovuto produrre: la domanda in carta legale, il certificato di morte di Don Paolo Pigini e della causa di morte, il parere del Sindaco sull’eventuale tumulazione privilegiata con un dettagliato parere, il parere del Prefetto di Ancona, la documentazione relativa alla costruzione della tomba, il nulla osta dell’Arcivescovo di Ancona S. E. Mons. Franco Festorazzi, una biografia di Don Paolo, il nulla osta dei famigliari, una marca da bollo da 20 mila lire, il parere della ASL. Nella ricerca dei documenti ci siamo imbattuti in elementi di grande valore umano, e storico che, non lo possiamo nascondere, ci hanno fortemente emozionato come l’autorizzazione del Genio Civile di Ancona del 29 luglio 1963. Sulla carta intestata del Ministero dei Lavori Pubblici, Ufficio Genio Civile di Ancona è scritto: costruzione di chiesa della Beata Vergine della Consolazione in Comune di Castelfidardo, via Alfieri, Ditta Don Paolo Pigini. Autorizzazione all’inizio dei lavori: Vista la domanda della Ditta Don Paolo Pigini in data 20 giugno 1963 tendente ad ottenere, ai sensi dell’art. 26 della legge 25-11-1962 n. 1684, l’autorizzazione di questo ufficio a costruire una Chiesa con struttura in c. a . in località Castelfidardo, Via Alfieri sull’area distinta a Catasto alla Sezione B Foglio IV n. 311 zona sismica di 2^ categoria, visto il progetto in data 20 giugno 1963 a firma ing. Donzelli Alessandro allegato alla domanda stessa ed i relativi calcoli di stabilità in data 20 giugno 1963 a firma ing. Gidoni Emanuele, vista l’approvazione del Comune di Castelfidardo ecc. ecc. Il 19 agosto del 1963 il Comune di Castelfidardo rilascia il nulla osta per l’esecuzione dei lavori edili a Mons. Don Primo Recanati. Don Paolo richiede i documenti come Ditta, assumendo su se stesso tutti i rischi dell’impresa pur non essendo un imprenditore che assume, è vero, su di sé tutti i rischi, ma proprio perché imprenditore potrà beneficiare del profitto dell’impresa. Ma ritorniamo al nostro percorso che incontra una prima sorpresa quando, dopo aver inviato tutto al Ministero, per effetto del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 maggio 2000 che deriva dal DPR n. 285 del 10 settembre 1990 cambia la normativa e la competenza viene trasferita alle Regioni e nel nostro caso alla Regione Marche. Il Servizio Sanità della Regione Marche, riceve direttamente dal Ministero alla sanità tutta la documentazione relativa il 19 marzo del 2001. Il 13 agosto il responsabile P. O. Sanità Pubblica e Prevenzione dott. Patrizio Bacchetta, trasmette al Sindaco il Decreto del Presidente della Giunta Regionale Vito D’Ambrosio firmato in data 13 agosto 2001 che autorizza la tumulazione privilegiata dei resti mortali di Don Paolo Pigini nella Chiesa della Figuretta in Castelfidardo. Abbiamo atteso la stagione adatta alle estumulazioni ed il mese dei morti per esaudire le ultime volontà di Don Paolo. Prima di concludere vorrei esprimere un senso di profonda gratitudine al sindaco Tersilio Marotta per avermi dato il privilegio di occuparmi di questa tumulazione, un sentimento di forte riconoscenza a Don Lamberto Pigini per la fiducia che ha sempre riposto nella mia persona, un grazie infinito a Fiammetta ed a tutti i dirigenti, funzionari ed operai menzionati compresa la ditta Elvio Re. Un grazie, sento inoltre il dovere di rivolgerlo a tutti i funzionari Statali e Regionali che hanno preso a cuore la tumulazione di don Paolo e tra glia altri vorrei menzionare Sua Ecc. Mons. Franco Festorazzi Arcivescovo di Ancona Osimo, Mons. Ermanno Carnevali, già Vicario Generale della Diocesi medesima, Don Bruno Bottaluscio Parroco della Collegiata Santo Stefano in Castelfidardo per la sua incondizionata disponibilità e per i preziosi consigli che mi ha dato. E’ stato un lavoro fatto con grande interesse, con notevole impegno, ma anche con una certa agevolezza: di sicuro Don Paolo ci ha seguiti costantemente, e ad ognuno ha dato la luce necessaria per vedere con rapidità la migliore soluzione. Marino Cesaroni Assessore ai LL.PP.” TUMULAZIONE PRIVILEGIATA PER DON PAOLO PIGINI NELLA CHIESA DELLA 8 FIGURETTA IN CASTELFIDARDO “Don Paolo Pigini (Castelfidardo: 24 febbraio 1891 – 2 febbraio 1967) riposa nella chiesa della Madonna della Consolazione nel quartiere della Figuretta in Castelfidardo. Un busto in bronzo scolpito da padre Stefano Pigini, agostiniano e nipote dei Don Paolo, testimonia la presenza di un sacerdote che ha voluto bene ai suoi parrocchiani. Nato alle Crocette, sempre nella città della fisarmonica, da Pasquale, agente rurale e da Teresa Binci casalinga, Paolo sente ben presto la vocazione sacerdotale e completa i suoi studi nel seminario Leoniano in Roma. Nella capitale è stato ordinato sacerdote nella Basilica di san Giovanni in Laterano il 16 marzo del 1919. Ancora seminarista Paolo Pigini viene chiamato a svolgere le funzioni di segretario particolare del Vescovo di Loreto. Già in questo incarico dimostra di avere un carattere deciso ed una carica organizzativa non singolare. Giovane sacerdote, don Paolo diventa Canonico del Capitolo della Collegiata Santo Stefano ed il Prevosto Mons. Giacinto Cinelli lo nomina concurato per la cura dei parrocchiani abitanti in campagna e si occupa delle confraternite locali. La formazione romana, l’apertura mentale per avere conosciuto realtà diverse, l’innata capacità all’impresa, dote comune a tanti Pigini, lo facilità nel compito di mettere in atto una serie interminabile di iniziative che concorrono alla crescita spirituale, culturale, sociale ed economica di Castelfidardo. E’ sua l’idea di mettere in piedi una Schola cantorum dopo essersi appassionato al canto ed alla musica sotto la direzione dei maestri Vannutelli e Casimiri. Ed è ancora sua l’idea di fondare un circolo giovanile dove formare le coscienza della gioventù: lo intitola a Giuseppe Toniolo. Segue l’Azione Cattolica e con le Suore di san Anna promuove la sezione femminile dell’associazione. Fonda a Castelfidardo il Partito Popolare sulle orme di Don Sturzo. Poco dopo costruisce un teatrino ed inizia una proficua attività filodrammatica. Insieme al parroco prevosto Mons. Bontempi progetta la realizzazione di una nuova chiesa con annesso ricreatorio nel popoloso quartiere delle Fornaci. Insegnante alla Scuola di Avviamento professionale è protagonista principale dell’apertura della nuova Scuola Media di Castelfidardo dove insegnerà francese e latino. Inizia così la sua passione per la storia cittadina che conosce nei minimi particolari. Ultima realizzazione prima di lasciare questa terra la Chiesa della Madonna della Consolazione alla Figuretta. In questa realizzazione Don Paolo mette tutto se stesso, non solo in risorse finanziarie, ma anche in lavoro manuale. In fondo a questa chiesa, sulla sinistra, Don Paolo, costruisce una fossa, in cemento armato, molto profonda, dove dice a tutti: quando morirò vorrei essere sepolto qui. Il 18 novembre del 2001, per l’interessamento del nipote Don Lamberto Pigini delegato dai parenti e con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Tersilio Marotta, è stato possibile esaudire questa sua volontà, con una cerimonia semplice ma molto partecipata le spoglie mortali di Don Paolo Pigini dopo 34 anni dalla morte sono state poste nella Chiesa della Madonna della Consolazione alla Figuretta. Renzo Bislani, presidente del Centro Studi Storici Fidardensi in un opuscolo redatto nell’occasione ha scritto: “E’ stato un uomo dalla personalità forte, libera e battagliera, ma nello stesso tempo con la sua bonomia ed arguzia ha saputo infondere in tutti i suoi concittadini speranza e gioia di vivere, soprattutto nei giorni tristi e difficili dei due conflitti mondiali”. E’ il ritratto di questo prete in una sintesi estrema. Alla cerimonia della tumulazione privilegiata erano presenti: Sua Ecc. Mons. Franco Festorazzi Arcivescovo della Diocesi Ancona-Osimo, Padre Giulio Berrettoni Rettore della Basilica San Giuseppe da Copertino in Osimo, don Giovanni Simonetti allievo di don Paolo che ha portato a termine la costruzione della chiesa della Figuretta, don Lamberto Pigini, don Bruno Bottaluscio, don Lauro Cingolani, padre Mario Pigini cappuccino, il Vicario generale della Diocesi di Macerata Mons. Pio Pesaresi. Marino Cesaroni” ERACLITO, VOLUMNIO E FRANCESCO GENTILUCCI 9 Eraclito Gentilucci di Montecassiano è aggregato al Consiglio Comunale di Castelfidardo nel "presente rinnovo del Bussolo" il 13 dicembre del 161519. Resterà in carica fino al 1627. Da Eraclito Gentilucci ed Emilia Riccardini nascono: -Giovan Battista , consigliere 1641-45, da cui nasce Don Annibale 1633; -il Dott.Quintiliano, gia' prete della chiesa di Castelfidardo, è vescovo di Salamina e suffraganeo di Sabina (1649- 1676) -Volumnio, nato nel 1609 -Francesco -Piera Giovanna, che va sposa ad Angelo Toroli Da Volumnio nascono: -Quintiliano -Eraclito, consigliere comunale 1660-75 -Giacomo Emilio, da questi nasce Don Teodoro nato nel 1650 e morto nel 1693. Da Eraclito nasce -Volumnio consigliere 1699-1726 e da questi: -Eraclito, consigliere 1766 che sposa Teresa Leopardi -Quintiliano. Da Eraclito nascono 18 figli : Volumnio, consigliere 1793 residente a Recanati Giacomo Maria Caterina Maria Lucia Violante Maria Margherita Maria Rosa Quintiliano Pietro Maria Clementina Pacifico Raffaele Giuseppe Ginevria Maria Giuseppa Matilde Mariano Francesco ultimogenito nato nel 1774 Il conte Francesco Gentilucci abitante in un palazzetto al centro di Montecassiano, fa costruire nel 1830 la "Villa Pace" in contrada Fossaccio a Castelfidardo (dai colori bianco e giallo del Vaticano, in quanto la famiglia è religiosissima) su terreno proprio. Nel 1833 nell'elenco delle proprieta' fondiarie delle famiglie di Reggimento di Castelfidardo, Gentilucci è quinto con 63,8 ettari. "Qui presso la diletta consorte Contessa Giroloma Antolini morta il 28.2.1857 di anni 54, riposa il Conte Francesco Gentilucci di Montecassiano morto il 21.11.1859 a 85 anni". (Lapide nella chiesa di San Francesco a Castelfidardo). 20 19 ACCf. Riformanze e Consigli vol.22 f.117 cfr. anche ACCF Diplomatico n.397-1 20 Anche la famiglia Antolini è di Montecassiano. 10 Unica figlia dei conti è Giovanna Francesca Gentilucci che va sposa al patrizio di Ancona Cav. Giambattisa Mei proprietario del palazzo cinquecentesco, in via Birarelli, ora dei Missionari del Preziosissimo Sangue e gia' degli Acciaiuoli. Nello stemma di famiglia ha il picchio. Giovanna alla sua morte è sepolta nella Chiesa Collegiata di Montecassiano. Alla Contessa Giovanna Gentilucci-Mei donna di rara prudenza e pietà all'amore del marito e dei figli / sua unica cura da fiero morbo rapita il 12 maggio 1870 nell'età di anni 37 mesi 8 e giorni 24 il consorte Cavaliere Giovanni Battista Mei-Gentilucci Q.M.P. Voi che la Vergine del dolor pregate pace a Maria per Lei implorate. Lapide nella chiesa Collegiata di Montecassiano). Dalla coppia nascono: -Teodoro che avra' tutte figlie femmine, -Francesco, -Emilio, -Enrico, morto giovane -Adriano che avrà 4 figli maschi e 3 femmine. QUINTILIANO GENTILUCCI (notizie 1649). Vescovo di Salamina e suffraganeo di Sabina Da Eraclito Gentilucci ed Emilia Riccardini nascono: -Giovan Battista , consigliere 1641-45, da cui nasce Don Annibale 1633; - il Dott.Quintiliano, già prete della chiesa di Castelfidardo, è vescovo di Salamina e suffraganeo di Sabina (1649- 1676) Mons.Quintiliano Gentilucci, dottore il legge, già prete della nostra chiesa, è eletto il 12.4.1649 Vescovo di Salamina e suffraganeo di Sabina . I Gentilucci acquisiranno il titolo di Conte nel 1667. GIOVANBATTISTA, FRANCESCO E ADRIANO MEI-GENTILUCCI Il cav.Mei Giambattista di Ancona sposa Giovanna Francesca Gentilucci (figli unica del Conte Francesco). Nel 1902 (?) assume anche il cognome di Gentilucci ed il titolo di Conte. Figli: Teodoro, Francesco, Emilio, Adriano, Enrico. Sotto lo Stato Pontificio, il 20 ottobre del 1858 il Consiglio Comunale di Castelfidardo per la nomina del nuovo Priore della città presenta una terna di nomi di candidati e al primo posto scrive Giambattista Mei, ma non avrà seguito. Nel Consiglio Comunale post-unitario del 1870, 1871, 1878 ritroviamo il Cav. Giambattista Mei e così in quello del 1899, 1902 con il cognome cambiato in Mei-Gentilucci e qualche anno dopo il figlio Adriano. 11 Il 3 febbraio del 1907 è rieletto il Conte Adriano Mei Gentilucci con voti 172 contro 181 di Paolo Soprani, mentre il fratello Francesco ne ottiene 168. Adriano sarà Assessore in una Giunta moderata con il sindaco Soprani riconfermato. Il 5 luglio del 1914 l'Amministrazione Comunale di Castelfidardo vede ancora tra gli eletti il possidente Francesco con 330 voti contro il 359 del primo. A qualche chilometro di distanza il Conte Giovambattista Mei-Gentilucci fa costruire un magazzino che viene trasformato in Villa Bella Aurora dal figlio Francesco, nipote di Francesco fondatore di Villa Pace, la cui figlia sposa un Castracane di Fano; recentemente passata ad altra proprietà che ha voluta renderla piu' consona al carattere attuale delle abitazioni moderne. La villa, alla morte del cav.Giambattista Mei-Gentilucci, viene lasciata in parti eguali a Teodoro e a Adriano . Francesco eredita invece il magazzino che diverrà Villa Bella Aurora. Teodoro lascia la villa a sua volta ad Adriano e alla morte di quest'ultimo viene divisa in tre appartamenti con annessi cantine , magazzini e terreno, e viene assegnata a: -Guido, membro del Comitato Verdiano 19.10.1913, morto 1983 -Giorgina che va a sposa a Diomede Simonetti (abruzzese, discendente di re longobardi), morta -Maria Pia che va a sposa al dott.Gaffurri, morta nel 1988 (?) Gli eredi di questi ultimi (Ivana, Renata, Vera e Valerio di Guido; Sergio, Lanfranco, Simonetta e Silvano di Giorgina; Giovanni di Maria Pia) sono ora i proprietari della villa. Nella cappella della villa vi sono sepolti Adriano Mei-Gentilucci e la moglie Clelia Sciava di Castelfidardo. GENEALOGIA ERACLITO GENTILUCCI da Montecassiano sposa Emilia Riccardini cons.com.1615-1627 | --------------------------------------------------------------------------------------------------------------Giovan Battista dott.Quintiliano Volumnio Francesco PieraGiovanna cons.com.1641-45 sacerdote a Cf n.1609 sposa | vescovo | Angelo Toroli | Salamina 1649-1676 | D.Annibale | (1653) | | --------------------------------------------------------------------------------------------------------------Quintiliano Eraclito Giacomo-Emilio cons.com.1660-75 | | Don Teodoro | 1650 +1693 | ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------Volumnio Cons.1699-75 | --------------------------------------------------------------------------------------------------------------Eraclito Quintiliano Cons.1766 Sposa Teresa Leopardi | da Eraclito nascono 18 figli: 1. Volumnio cons. com. 1793 / residente a Recanati 2. Giacomo 3. Maria Caterina 4. Maria Lucia Violante 5. Maria Margherita 12 6. Maria Rosa 7. Quintiliano 8. Pietro 9. Maria Clementina 10. Pacifico 11. Raffaele 12. Giuseppe 13, Ginevra 14. Maria Giuseppa Matilde 15. Mariano 16. Francesco n.1774 ultimo CONTE FRANCESCO GENTILUCCI n.1774 ultimogenito + Castelfidardo 21.11.1859 anni 85 (lapide chiesa S.Francesco) sposa Girolama Antolini 1803-1857 a 54 anni | ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------Giovanna Francesca (unica figlia) sposa Cav.Giambattista Mei di Ancona ! Mei-Gentilucci (1902?) | ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------Teodoro Francesco Emilio Adriano Enrico | Adriano Mei-Gentilucci sposa Clelia Sciava (sono entrambi sepolti nella cappella della villa) ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------Maria Pia Guido Giuditta Cesare Enrico Giorgina Dott.Gaffurri 1888 1890 1891 1892 1895 +1988 +1983 Diomede Simonetti ! | | ------------------------------------------------------------------------------------------------------Giovanni Ivana/Renata/Vera/Valerio Sergio/Lanfranco/Simonetta/Silvano VILLA PACE Villa Pace si trova a sud-ovest di Castelfidardo, nella contrada Fossaccio, una volta isolata dal centro abitato arroccato in collina ed oggi compresa nel popolato rione Figuretta. È uno spaziosa dimora ottocentesca su due piani con pianta ad elle interrotta da uno zoccolo sul lato nord, con forme semplici, secondo stilemi di architettura residenziale senza ricercatezze, ripete in tutto la struttura originaria che appare infatti segnata dal tempo, specie all'esterno. Una maestosa scala d'accesso di forme neoclassiche (che riproduce lo scalone degli svizzeri nel palazzo Vaticano) s'innalza dall'entrata principale sul lato est e conduce ai piani nobili. Al secondo piano la splendida sala "rossa" dei ricevimenti e oltre quella "verde", più raccolta ma egualmente elegante. La villa ha 99 stanze ognuna con propria denominazione ( es. la stanza del Cardinale ecc.). Nella sala delle vedute con affreschi del CIASCA sono raffigurate nella quattro pareti i palazzi Gentilucci: il porto d'Ancona - il palazzo di Ancona- la Villa Pace a Castelfidardo- ed il palazzo di Montecassiano. Una serie di porte in successione apre su altrettante stanze che si estendono numerose su tutto il piano. Nella cappella della villa vi sono sepolti Adriano Mei-Gentilucci e la moglie Clelia Sciava di Castelfidardo. Tutto il soffitto è fatto di carta decorata da Giovan Battista Mei-Gentilucci. Campanile con campane. Il 26 aprile di ogni anno si festeggia dalla famiglia la Madonna del Buon Consiglio (vedi oleografia nell'altare della Cappella) con la riunione in villa di tutti i membri della casata. 13 “Villa Pace. A sud-ovest di Castelfidardo, nella contrada Fossaccio, sorge questa spaziosa dimora ottocentesca di proprietà dei Conti Mei-Gentilucci. Se la denominazione che reca poteva evocare sereni momenti di vita campestre, isolata come era rispetto all'abitato di Castelfidardo, oggi non può dirsi più dato l'espandersi dell'edilizia cittadina e la presenza di un campo sportivo sorto a poche centinaia di metri dalla villa con l'ingresso addirittura sul viale d'entrata. Sarà allora di consolazione osservare il disegno della villa come ci appare nel momento del suo massimo splendore quando la pace veniva interrotta solamente da eventi straordinari come il passaggio del Papa Pio IX illustrato in una stampa del 1857 ove figura la corte che transita ai piedi della colllina di Castelfidardo (22 maggio ) con la Villa in bella evidenza: si racconta che Egli sostò per ammirare e benedire la fertile plaga circostante" 21 "La singolarità della dimora sta nel suo rapporto con la corte agricola: questa, rappresentata dall'abitazione del colono, dalla stalla, dalle rimesse, dal forno , dai magazzini, abbraccia per tutta la circonferenza posteriore la villa come a cingerla di una sicura protezione ambientale nonchè di mantenimento. Di tutto questo rimane comunque poco, come pure del giardino all'italiana e della limoniera sul versante orientale, ma ancora una volta ci soccorre l'immagine del disegno d'epoca a ricordo degli antichi splendori" 22. PAPA PIO IX 22.5.1857 Nel passare per la via Flaminia diretto alla citta' natale Pio IX benedice il popolo e la sovrastante terra di Castelfidardo. In una litografia eseguita per cura del signor Guido Fabi, dedicata a S.E.Rev.ma Mons. Lorenzo Randi delegato apostolico della provincia di Ancona, il Municipio fa ritrarre dal vero si memorabile avvenimento. Il disegno di Augusto Benedetti (litografia Flli Pieroni Ancona) rappresenta Pio IX benedicente , sulla sinistra di chi guarda, sotto il baldacchino In mezzo alla strada è eretto un arco monumentale con alla sommità lo stemma del Papa e la scritta: "Pio IX Pontifici Optimo Maximo praetereunti populus fidardensis", cioè a dire, il popolo di Castelfidardo a Pio IX qui di passaggio. Alla destra in due palchi sono la banda musicale e il pubblico di alto lignaggio, mentre autorità civili ed ecclesiastiche sono in ginocchio davanti al Papa. Ancora in mezzo alla strada, ad attendere, vi è una carrozza trainata da sei paia di cavalli con lo sportello aperto. Vicinissimo si scorge la Villa Gentilucci e su in alto Castelfidardo. In una colonna dell'arco monumentale v'è scritto: "R.Algardi ins." e cioè Augusto Benedetti fa il disegno e R. Algardi l'incisione. I due fratelli Pieroni recanatesi stampano l'opera nella loro litografia aperta ad Ancona subentrando forse alla Dorica. VILLA BELLA AURORA A qualche chilometro di distanza da Villa Pace, il Conte Giovambattista Mei-Gentilucci fa costruire un magazzino che viene trasformato in Villa Bella Aurora dal figlio Francesco, nipote di Francesco fondatore di Villa Pace, la cui figlia sposa un Castracane di Fano; recentemente passata ad altra proprietà che ha voluta renderla più consona al carattere attuale delle abitazioni moderne. Le sorti della ultima guerra sono ormai decise con la sconfitta dell’Asse, il regime fascista condiviso dalla monarchia è caduto , l’8 settembre del 1943 l'annunciatore dell'Eiar interrompe 21 Giustini, Antiche ville nella provincia di Ancona, pagg.131-134) 22 ibidem pag.133 14 il programma di canzonette mentre Gino Bechi sta cantando "C'è una strada nel bosco". Il maresciallo Badoglio annuncia per radio la conclusione dell'armistizio, provocando un'ondata di caos in tutto il paese. I reali abbandonano Roma. Durante la fuga il principe Umberto nella drammatica notte tra l’8 ed il 9, dorme nella Villa Bell’Aurora dei Conti Mei Gentilucci alla Figuretta sognando forse quel lontano giorno festoso all’Ossario . Lo confermera’ lo stesso re in esilio a Cascais cinquant’anni dopo al conte Gerio Castracane degli Antelminelli che fino a qualche anno prima è stato proprietario della villa. Appurato che l’allora principe Umberto ha soggiornato, seppure per una notte soltanto a villa bell’Aurora e che il resto della famiglia reale come è noto si è imbarcata dal porto di Ortona nella notte del 9 sulla corvetta Baionetta, si ha ragione di ritenere che il principe e futuro ultimo re d’Italia fosse giunto a Castelfidardo il giorno 8 gia’ sapendo che in serata Badoglio avrebbe reso noto l’armistizio. Il principe Umberto immaginava la deflagrazione che sarebbe derivata dalla diffusione di tale notizia e molto probabilmente si sara’ ragionato intorno alla fuga della famiglia reale da Roma. Fuga che egli stesso ha anticipato per maggiore sicurezza. Il mattino del 9 il principe è ripartito per Pescara dove si è ricongiunto al corteo reale partito da Roma il mattino del 9 verso le 5 del mattino. 15