GraphicZine 4 dello STUDIO GHIROTTI GOBESSO Paola Ghirotti, Roberto steve Gobesso con Claudio Appetito e Alessandra Grossi ROMA www.ghirottigobesso.com anno UNO numero QUATTRO LO STUDIO VI AUGURA UN FELICE ANNO DEL(dal BUE 26 gennaio) NUMERO QUATTRO OTTOBRE/DICEMBRE 2008 Studio Ghirotti Gobesso . Foto © Paola Ghirotti GENNAIO JANUARY 2009 Kyoto lunedì monday un Giappone per il 2009 tuesday mercoledì wednesday 29 30 31 5 6 12 giovedì thursday venerdì friday sabato saturday domenica sunday 1 2 3 4 7 8 9 10 11 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1 2 3 4 5 6 7 8 Seijin no hi PaolaGhirotti martedì Gifu-ken SANKYOKU RENGOHKAI Gantan 2009.1.5 Junior Concert in Salamanca Hall fresco di stampa Calendario dello Studio Ghirotti Gobesso un Giappone per il 2009 Formato: cm 28 x 58 a quattro colori Qui la copertina e il mese di gennaio 15 fotografie di Paola Ghirotti Progetto e realizzazione: Claudio Appetito Paola Ghirotti Roberto steve Gobesso Alessandra Grossi GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 02 Studio Ghirotti Gobesso . Foto © Paola Ghirotti Studio Ghirotti Gobesso . Foto © Paola Ghirotti FEBBRAIO FEBRUARY 2009 Kyoto lunedì monday martedì tuesday mercoledì wednesday giovedì thursday venerdì friday sabato saturday domenica sunday 26 27 28 29 30 31 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 16 17 18 19 20 23 24 25 26 2 3 4 5 Kenkoku kinen no hi Gifu-ken SANKYOKU RENGOHKAI lunedì monday martedì tuesday mercoledì wednesday giovedì thursday venerdì friday sabato saturday domenica sunday 23 24 25 26 27 28 1 2 3 4 5 6 7 8 15 9 10 11 12 13 14 15 21 22 16 17 18 19 20 21 22 27 28 1 23 24 25 26 27 28 29 6 7 8 30 31 1 2 3 4 5 Setsubun 1 MARZO MARCH 2009 Kyoto 2009.1.5 Junior Concert in Salamanca Hall Hina matsuri Gifu-ken SANKYOKU RENGOHKAI Shunbun no hi 2009.1.5 Junior Concert in Salamanca Hall fresco di stampa Calendario dello Studio Ghirotti Gobesso un Giappone per il 2009 GRAPHICZINE Qui i mesi di febbraio e marzo NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 03 PAOLO PICOZZA a. paolo picozza giovedì 6 novembre 2008 dopo le sei di sera P A O L O P I C O Z Z A 4 via capo le case . 00187 roma voce 06.6791387. fax 06.6795844 www.galleriailsegno.com . [email protected] orario 10.30-13.00 / 17.00-19.30 chiuso il lunedì mattina, domenica e sabato pomeriggio Intorno, 2008, bitume e smalto su tela, cm 58 x 200 testo di marco tonelli c. b. fresco di stampa Cliente: Galleria il segno Elaborato: catalogo mostra d’arte Apnea, personale di Paolo Picozza catalogo a cura di Francesca Antonini e Giovanna Caterina de Feo con un testo di Marco Tonelli GRAPHICZINE Caratteristiche del catalogo: formato cm 27 x 24 96 pagine a quattro colori c.: invito in formato cm 21 x 10 a.: copertina dell’edizione per la mostra a Roma Progetto e realizzazione: Roberto steve Gobesso b.: copertina dell’edizione per la mostra a Tolosa presso Galerie Fabrice Galvani Immagine coordinata con sito internet www.galleriailsegno.com NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 04 © 2008 Galleria il segno Galleria il segno Affondamento e verità Roma, novembre-gennaio 2008 Catalogo a cura di/Curateurs du catalogue Francesca Antonini Giovanna Caterina de Feo di Marco Tonelli Galerie Fabrice Galvani Vorrei parlare di una condizione intima, cioè l’essere, ed una pubblica del quadro, cioè l’apparire, evento che può mettere in crisi il suo essere. Non si parla del rischio che corre l’opera di fronte al giudizio degli altri, al loro consenso o dissenso, qui per pubblico intendo la conclusione di un quadro, il dover decidere che quello è un dipinto finito o uno studio o un bozzetto o un’opera incompleta, se non addirittura fallita. Non importa quale delle cinque, ma in ognuna di queste definizioni c’è comunque una chiusura perentoria, l’assegnazione di una condizione, di uno stato, di un apparire che viene imposto all’essere. Questa decisione provoca a volte ansia e inquietudine, in chi esegue e in chi guarda. Per condizione intima non intendo quella psichica del pittore ma della pittura, laddove intimo è lo stato del farsi dell’opera, la sua felice instabilità e apertura, le possibilità tutte ancora praticabili del suo futuro essere, spinto e ritardato sempre più in là. Finchè l’opera rimarrà a studio, sovrapposta, affiancata, nascosta da innumerevoli altre, sarà ancora viva e ricca di possibili vite. Questa vitalità è la condizione della pittura come parte integrata e non separata dell’artista. È tale condizione di felice instabilità che permette a Paolo Picozza di lasciarsi aperte tutte le strade, che nel suo caso sono realmente tali: strade e sentieri tra foreste e paesaggi, tra edifici industriali e metropolitani. Toulouse, décembre-janvier 2008 testo di/texte de Marco Tonelli 4 via capo le case 00187 roma voce 066791387 fax 066795844 www.galleriailsegno.com [email protected] 2 rue fermat 31000 toulouse tél / fax 0562172492 orario 10.30-13.00 / 17.00-19.30 chiusa il lunedì mattina il sabato pomeriggio e la domenica horaire 10.30-12.30 / 14.30-19.00 du mardì au samedì PAO LO PI COZ Z A Immersion et vérité www.galeriefabricegalvani.com [email protected] de Marco Tonelli Je voudrais parler d’une condition intime, autrement dit l’être, et d’une condition publique du tableau, à savoir le paraître, événement qui peut mettre en question son être. Il ne s’agit pas du risque encouru par l’œuvre face au jugement des autres, à leur approbation ou désapprobation, j’entends ici par public la conclusion d’un tableau, l’obligation de décider que le tableau est fini ou est une étude, une ébauche, ou une œuvre incomplète, ou même carrément ratée. Chacune de ces définitions, peu importe laquelle, contient une fermeture péremptoire, l’assignation d’une condition, d’un état, d’un paraître qui est imposé à l’être. Cette décision suscite parfois anxiété et inquiétude chez l’auteur et chez celui qui regarde. Par condition intime je n’entends pas celle de la vie psychique du peintre mais celle de la peinture, intime est l’état de l’œuvre en train de se faire, son heureuse instabilité et ouverture, les possibilités toutes encore praticables de son être futur, poussé et renvoyé toujours plus loin. Tant que l’œuvre restera dans l’atelier, superposée, adossée, cachée par d’autres œuvres innombrables, elle sera encore vivante et riche de vies possibles. Cette vitalité est la condition de la peinture comme partie intégrante et non séparée de l’artiste. C’est cette condition d’heureuse instabilité qui permet à Paolo Picozza de laisser ouvertes toutes les routes, qui, dans son cas, le sont réellement : routes et sentiers entre forêts et paysages, entre bâtiments industriels et métropolitains. C’est la partie psychique de sa peinture : le paysage, qui n’en Studio per La foresta di ghiaccio 2008 . smalto e carta su cartafeltro bitumata, foderata su tela . cm 194 x 594 émail et papier sur papier-futre bitumé, marouflé sur toile Progetto grafico/ Conception graphique Roberto steve Gobesso . STUDIO GHIROTTI GOBESSO Fotografie/ Photographies Studio Boys . Roma Traduzione/ Traduction Francesca Mosca Ringraziamo/ On remerci Claudio Appetito Edoardo Aruta Claudio Di Giambattista e Roberta Bucci Alessandra Grossi Gerad Kahn 2 3 ro, opere fredde, gelide, mentali, drogate di acidi sintetici, che arrivano dritte al cervello, come scariche, come colpi, senza più sporcare neanche di terra, senza più sporcare neanche la terra, senza più affondare nella palude. Penso ancora alla pittura di Kline, a quei suoi perentori gesti neri su bianco, che ad alcuni critici illuminati ricordavano le strutture e i piloni portanti in acciaio dei ponti di New York, delle sopraelevate metropolitane. Gesti secchi e durissimi, senza bellezza alcuna se non quella assoluta del loro essere fulminei ed essenziali come accettate, come lame di rasoi, come ferite e lacerazioni, come esplosioni. In Picozza queste sferzate si ricollegano, in senso tutto italiano, quasi rinascimentale, al paesaggio, al senso panico della natura. Dicevamo prima della coincidenza di arte e vita. Nel caso di Picozza il punto è che, da una parte, fonde nella sua opera il processo realmente vissuto di una fisiologia e di una psicologia della pittura, dall’altra deve contenere l’affermazione di Mainz, Fortezza di Mainz, 2004, Dal profondo 5 4 5 questa verità dentro la cornice, finta, arbitraria, definita, del quadro. Insomma, la pittura di Picozza alla fine genera questo interrogativo: “è possibile che dipingendo si riesca a dare realtà ad un gesto che appartiene ad un processo estraneo all’oggettività del reale?”. Credo che Picozza abbia capito il senso profondo di questo dilemma. Non usa la figura, non si lascia andare alla deriva astratta, ma mantiene sempre i piedi dentro quella palude lenta e inesorabile che gli ricorda, ci ricorda, la gravità del reale e l’aspirazione ad uscirne, anche se questa pittura rimane pur sempre qualcosa di molto diverso dalla realtà. Senza barocchismi, manierismi, illusionismi, giochi di prestigio, funzioni metapittoriche, applicazioni concettuali dunque, ma considerando il dipingere un gesto non predeterminato ed un’azione che deve pur avere, da qualche parte, una sua sostanza, Picozza dipinge fino in fondo e dipingendo dichiara, su tutte, la verità dei suoi quadri, la realtà della sua opera. opere œuvres et noir, œuvres froides, glaciales, mentales, droguées d’acides synthétiques, qui arrivent droit au cerveau, telles des décharges, des coups, sans plus de terre pour salir, sans plus salir la terre, sans plus s’enfoncer dans les marécages. Je pense encore une fois à la peinture de Kline, à ses gestes péremptoires noir sur blanc, qui pour certains critiques éclairés rappellent les structures et les piliers en acier des ponts de New York, des métros aériens. Gestes secs et durs, sans beauté aucune si ce n’est celle, absolue, de leur fulgurance et de leur caractère essentiel, comme des coups de hache, des coupures de rasoirs, des blessures et des lacérations, comme des explosions. Chez Picozza ces coups de fouet se rattachent, d’une manière bien italienne, presque Renaissance, au paysage, au sens panique de la nature. Nous venons de parler de la rencontre entre l’art et la vie. Dans le cas de Picozza, il se trouve que, d’une part, il fond dans son œuvre le processus réellement vécu d’une physiologie et d’une psycholo- 14 14 gie de la peinture, et de l’autre, il doit contenir l’affirmation de cette vérité dans le cadre, feint, arbitraire, défini, du tableau. Pour tout dire, la peinture de Picozza génère au bout du compte ce questionnement : « Est-il possible qu’en peignant on réussisse à donner une réalité à un geste qui appartient à un processus étranger à l’objectivité du réel ? ». Je crois que Picozza a compris le sens profond de ce dilemme. Il n’utilise pas la figure, il ne se laisse pas aller à la dérive abstraite mais il garde toujours les pieds dans ce marécage lent et inexorable qui lui rappelle, nous rappelle, la gravité du réel et l’aspiration à en sortir, même si cette peinture demeure toujours quelque chose de bien différent de la réalité. Sans baroquisme, maniérisme, illusionnisme, prestidigitation, fonctions métapicturales, applications conceptuelles autrement dit, mais en considérant le peindre comme un geste non prédéterminé et une action qui doit avoir cependant, quelque part, sa substance, Picozza peint jusqu’au bout et, en peignant, affirme, sur toutes, la vérité de ses tableaux, la réalité de son œuvre. Lo studio, ottobre 2008/l’atelier, octobre 2008 15 15 ‹3› 16 ‹8› Stupidi paesaggi freddi / Ghiacci 2007 . olio su carta . cm 21 x 30 ca. huile sur papier Vuoto sereno 2008 . bitume e smalto su tela . cm 88 x 200 bitume et émail sur toile 22 17 23 Di ghiaccio e terra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 105 x 210 bitume et émail sur toile 32 33 OPERE IN CATALOGO / OEVRES EN CATALOGUE ‹1› Intorno 2008 . bitume e smalto su tela . cm 58 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 16 › Ombra veloce 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 150 bitume et émail sur toile ‹ 31 › ‹2› Senza diamanti 2008 . bitume e smalto su tela . cm 74 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 17 › Ombre veloci 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 150 bitume et émail sur toile ‹ 32 › ‹3› Vuoto sereno 2008 . bitume e smalto su tela . cm 88 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 18 › Montalto corre 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 150 bitume et émail sur toile ‹ 33 › Caldo pantano 2008 . olio, bitume e smalto su tela . cm 170 x 170 huile, bitume et émail sur toile ‹4› D’aria veloce 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 19 › Montalto d’ombra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 64 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 34 › La strada 2006 . bitume e smalto su tela . cm 200 x 300 bitume et émail sur toile ‹5› Cattedrali di terra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 300 bitume et émail sur toile ‹ 20 › Montalto 2008 . bitume e smalto su tela . cm 88 x 200 bitume et émail sur toile ‹6› La città d’acqua 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 300 bitume et émail sur toile ‹ 21 › Montalto nera 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 200 bitume et émail sur toile ‹7› Muri a vento e acqua 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 22 › Volumi alieni per città nostre 2008 . olio, bitume e smalto su tela . cm 50 x 300 huile, bitume et émail sur toile ‹8› Di ghiaccio e terra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 105 x 210 bitume et émail sur toile ‹ 23 › Canti per muraglioni 2008 . smalto su tela . cm 176 x 330 émail sur toile ‹9› Dune e vulcani 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 24 › Muraglioni romani 2008 . smalto e carta su tela . cm 99 x 338 émail et papier sur toile ‹ 10 › Riva 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 25 › Muraglioni di luce 2008 . smalto su tela . cm 50 x 300 émail sur toile Di vulcani piatti e acqua morbida 2008 . bitume e smalto su tela . cm 42 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 26 › Come un sepolcro 2008 . smalto su tela . cm 170 x 370 émail sur toile ‹ 12 › Vulcani come onde di terra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 50 x 150 bitume et émail sur toile ‹ 27 › Boschi freddi e code calde 2008 . bitume e smalto su tela . cm 92 x 152 bitume et émail sur toile ‹ 13 › Onda dura 2008 . bitume e smalto su tela . cm 76 x 200 bitume et émail sur toile ‹ 28 › Dinosauri in palude 2007 . bitume e smalto su tela . cm 92 x 152 bitume et émail sur toile ‹ 14 › Falene 2008 . bitume e smalto su tela . cm 40 x 80 bitume et émail sur toile ‹ 29 › Foresta 2005 . bitume su formica . cm 90 x 90 bitume sur formica ‹ 15 › Onda di terra 2008 . bitume e smalto su tela . cm 36 x 82 bitume et émail sur toile ‹ 30 › Pinete per cani nottambuli 2008 . olio e smalto su tela . cm 50 x 150 huile et émail sur toile ‹ 11 › ‹ 24 › Muraglioni romani 2008 . smalto e carta su tela . cm 99 x 338 émail et papier sur toile 58 59 90 Correnti fredde 2008 . olio e smalto su tela . cm 64 x 200 huile et émail sur toile Correnti fredde per valli d’oriente 2008 . smalto su tela . cm 200 x 320 émail sur toile ‹ 35 › Studio per Romanera, via Giolitti 2006 . bitume e smalto su carta foderata su tela cm 199 x 295 bitume et émail sur papier, marouflé sur toile ‹ 36 › Porta Venezia 2 2005 . bitume, smalto e acrilico su tela cm 200 x 400 bitume, émail et acrylique sur toile ‹ 37 › Hangar nero 2006 . smalto su cartafeltro bitumata foderata su tela . cm 100 x 341 émail sur papier-feutre bitumé, marouflé sur toile ‹ 38 › L’umore rosso di Giordano Bruno 2006 . smalto su cartafeltro bitumata foderata su tela . cm 100 x 342,5 émail sur papier-feutre bitumé, marouflé sur toile ‹ 39 › Tevere in nero 2005-2008 . bitume e smalto su tela cm 96 x 305 bitume et émail sur toile Stupidi paesaggi freddi: ghiacci vulcani hangar muraglioni foreste notti strade 2007 . olio su carta . cm 21 x 30 ca. huile sur papier 91 fresco di stampa Cliente: Galleria il segno Qui alcune doppie pagine Elaborato: catalogo mostra d’arte Apnea, personale di Paolo Picozza catalogo a cura di Francesca Antonini e Giovanna Caterina de Feo con un testo di Marco Tonelli GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 05 PROGETTO MC CAIN L’AMERICA CHE NON SI ARRENDE LA STRATEGIA DEL FALCO CHE COSA CAMBIA PER NOI LIMES CONTINUA SU www.limesonline.com 6 2008 In caso di vittoria dell’altro candidato PROGETTO OBAMA Alcuni bozzetti di Koen Ivens per l’illustrazione SE L’AMERICA TORNA L’AMERICA L’AGENDA DELLA RINASCITA CHE COSA CAMBIA PER NOI LIMES CONTINUA SU www.limesonline.com 6 2008 fresco di stampa Cliente: Gruppo Editoriale L’Espresso Elaborato: copertina di Limes/Rivista italiana di geopolitica numero 6.2008 Progetto e realizzazione: Roberto steve Gobesso www.limesonline.it Formato: cm 17 x 24 a quattro colori GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 06 VICINO ALLE DONNE, CON L’AIUTO DI TUTTI. VICINO ALLE DONNE, CON L’AIUTO DI TUTTI. Come sostenere le nostre attività Chi siamo, come operiamo, le attività che abbiamo svolto dal 2000 al 2008 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ Una scelta che risponde a tanti perché. Le risorse migliori nascono dalle idee. La Komen Italia cerca sempre di percorrere strade non battute e di generare nuove risorse economiche piuttosto che competere per le poche attualmente disponibili. Testimonianza eloquente di questo impegno sono le molte iniziative di raccolta fondi e di promozione della prevenzione realizzate in questi anni con l’aiuto di molti sostenitori. · UN FRANCOBOLLO SPECIALE Grazie ad una partnership con Poste Italiane, nel 2002 è stato emesso il primo francobollo con sovrapprezzo per la lotta ai tumori del seno. Con i fondi raccolti dal francobollo della Regina Elena (circa 1 milione di euro), è stato possibile offrire 49 borse di studio a giovani ricercatori e sostenere 12 progetti di educazione, supporto, diagnosi e trattamento dei tumori del seno in Italia. In accordo con le indicazioni dell’apposito Decreto del Presidente della Repubblica (Dpr del 26 marzo 2002) i fondi raccolti hanno anche contribuito alla realizzazione del nuovo Centro Interdipartimentale di Senologia nel Policlinico Gemelli di Roma. Il successo ottenuto dal francobollo della Regina Elena ha aperto la strada all’emissione di un nuovo francobollo nel marzo 2006, questa volta di posta prioritaria, con sovrapprezzo di 30 centesimi e tuttora in vendita. · SAMSUNG A FAVORE DELLA LOTTA AI TUMORI DEL SENO Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008, sulla scia di un progetto a carattere internazionale fortemente voluto da Samsung, è stata avviata una iniziativa di raccolta fondi e sensibilizzazione con il coinvolgimento attivo delle principali catene di vendita di prodotti di telefonia. Dall’autunno 2008 è in corso la nuova partnership ‘more than talk’, in collaborazione anche con TIM, che prevede una donazione legata alla vendita di 2 speciali cellulari rosa. 10 10 COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ 1 Avviare un programma di marketing sociale Il marketing sociale è una scelta strategica vincente per un’azienda, soprattutto se riguarda iniziative per la promozione della salute. Nei paesi anglosassoni, dove il marketing sociale è nato, l’impegno sociale delle aziende è fortemente apprezzato dai consumatori. In Italia è una strategia promozionale in crescita, con risultati molto incoraggianti. · ‘DONA IL RESTO’, UNA PARTNERSHIP CON POSTE ITALIANE Nel 2007 si è svolta una Campagna Nazionale di Educazione alla Salute del Seno promossa congiuntamente da Poste Italiane e Komen Italia. La campagna è stata affiancata dall’iniziativa di raccolta fondi Dona il Resto, con la possibilità per il cliente di donare alla lotta ai tumori del seno il resto di ogni operazione postale effettuata. · LA LOTTA AI TUMORI DEL SENO È UNA CAUSA DI GRANDE RILEVANZA SOCIALE Il tumore del seno è una malattia che coinvolge direttamente o indirettamente moltissime persone. È infatti il tumore più frequente nelle donne, con ripercussioni che si riflettono sulla famiglia, sugli amici e sul lavoro. Solo nel nostro Paese ogni anno si registrano oltre 37.000 nuovi casi. · LA KOMEN ITALIA È UN’ASSOCIAZIONE MOLTO APPREZZATA La Komen Italia è il primo affiliato internazionale della Susan G. Komen for the Cure, la principale organizzazione non profit nel mondo impegnata nella lotta ai tumori del seno. Dal 2000 ad oggi la Komen Italia ha svolto numerosi programmi concreti e innovativi, tanto da essere oggi annoverata tra le organizzazioni non profit più meritevoli, efficaci e di successo in campo nazionale. · JOHNSON&JOHNSON PER LA SALUTE DELLE DONNE La Komen Italia ha utilizzato ed utilizza canali capillari e conosolidati, offerti dai propri partner aziendali, per veicolare alle donne, in modo diffuso, le linee guida della prevenzione dei tumori del seno. Dal 2003, ad esempio, è stata avviata una collaborazione con la Johnson&Johnson che ha portato alla creazione di confezioni speciali dei prodotti Carefree contenenti un pieghevole informativo sulla salute del seno. · LE AZIENDE SENSIBILI ALLE CAUSE SOCIALI SONO PREMIATE DALLA CLIENTELA Studi condotti da vari istituti di ricerca nazionali ed internazionali hanno confermato che i consumatori sono sempre più sensibili alle cause sociali e preferiscono acquistare prodotti di aziende socialmente impegnate. Tali studi indicano che le aziende sensibili, premiate dalla clientela, registrano un aumento del fatturato tra il 3 % e il 14 %, e riscuotono maggiore consenso anche tra i propri dipendenti. INTERNAZIONALI BNL DI ITALIA, LO SPORT SCENDE IN CAMPO · Dal 2008 la Komen Italia è stata scelta come partner per le attività sociali da una delle più importanti manifestazioni sportive italiane, gli Internazionali BNL d’Italia. La nuova partnership, che sarà ripetuta anche nel 2009, ha consentito inoltre di sensibilizzare gli spettatori più giovani ad adottare uno stile di vita salutare e ad includere tra le proprie abitudini le norme di prevenzione. · Il contributo economico può essere generato in due modi: · · · destinando una percentuale sulla vendita di ogni articolo con una donazione predefinita dell’azienda, non collegata direttamente all’andamento delle vendite del prodotto QUALI SONO I VANTAGGI CONCRETI Un programma di marketing sociale realizza benefici significativi per l’azienda: · · · · · 11 COME FUNZIONA UN PROGRAMMA DI MARKETING SOCIALE L’azienda sceglie di legare alla Komen Italia il proprio marchio, o quello di un prodotto, o di una linea dedicata. Dalla vendita di tale prodotto deriva un contributo economico con cui l’azienda aiuta la Komen Italia ad avviare nuovi progetti nella lotta ai tumori del seno. AGGIUNGE VALORE AL PROPRIO MARCHIO La partecipazione ad un’iniziativa benefica infatti nobilita e conferisce prestigio al brand e all’azienda stessa INCREMENTA LA VISIBILITÀ DEL BRAND AZIENDALE Intorno al programma di marketing sociale può essere realizzata una campagna di comunicazione sociale ad hoc sui media nazionali e locali e nei punti vendita, eventualmente amplificata dal coinvolgimento di speciali testimonial FIDELIZZA LA PROPRIA CLIENTELA I consumatori che abitualmente scelgono i prodotti dell’azienda apprezzeranno sicuramente l’impegno sociale e saranno motivati ancor di più a preferire tali prodotti BENEFICIA DI AGEVOLAZIONI FISCALI Secondo le normative vigenti le donazioni, le sponsorizzazioni e le attività di volontariato aziendale dei dipendenti a favore di una onlus godono di particolari benefici fiscali (esonero parziale o totale del versamento di contributi L. 80/2005 dell’art. 14 del decreto 35/2005) DÀ UN GRANDE CONTRIBUTO ALLA COLLETTIVITÀ Un programma di marketing sociale è in grado sia di generare fondi, sia di aiutare a diffondere ad un più ampio pubblico messaggi sulla salute del seno, allegando al prodotto un opuscolo educativo 2 11 3 2 3 fresco di stampa Cliente: Komen Italia onlus GRAPHICZINE Elaborato: Stampati istituzionali per l’informazione e il sostegno delle attività dell’Associazione Formato: ciascuno cm 21 x 29,7 a quattro colori, un sedicesimo + copertina Qui le due copertine e due doppie pagine Progetto e realizzazione: Roberto steve Gobesso NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 07 Le attività svolte dalla Komen Italia Come sostenere le attività della Komen Italia CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ Scegliere di essere al fianco della Komen Italia è una decisione importante, con riflessi positivi per l’azienda che si impegna a sostenere le sue iniziative e anche per la collettività. È una scelta che può essere fatta in diversi modi. Komen Italia onlus. Per un futuro più rosa. La Komen Italia è una organizzazione non-profit, basata sul volontariato, che opera dal 2000 nella lotta ai tumori del seno. La causa di cui si occupa ha una grande rilevanza sociale e coinvolge direttamente o indirettamente moltissime famiglie italiane. I tumori del seno infatti rappresentano le neoplasie maligne più frequenti nelle donne e la principale causa di morte nella popolazione femminile sopra i 35 anni. Seppure occasionalmente, anche gli uomini possono sviluppare questa malattia (1 caso ogni 100 tumori del seno). Ogni anno in Italia più di 37.000 donne ricevono una diagnosi di tumore del seno e, sebbene le possibilità di guarigione siano piuttosto alte, oltre 11.000 donne perdono la loro battaglia. C’è quindi ancora molto da fare, sia per rendere la malattia sempre curabile, sia per aiutare le tante donne italiane ad affrontare questa esperienza con meno paura, con maggiori informazioni e con un atteggiamento più determinato e positivo. 1 Avviare un programma di marketing sociale 2 Diventare sponsor della Race for the Cure 3 Contribuire con altre azioni di sostegno all’Associazione Questi sono gli obiettivi della Komen Italia: · PROMUOVERE LA PREVENZIONE SECONDARIA cioè la diagnosi precoce, strumento di grande efficacia, che può consentire la guarigione in oltre il 90 % dei casi · INCREMENTARE IL SUPPORTO ALLE DONNE CHE SI CONFRONTANO CON LA MALATTIA per aiutarle a disporre di informazioni sempre adeguate e di maggiori opportunità per il recupero del pieno benessere fisico e psichico · CONTRIBUIRE A MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLE CURE attraverso l’aggiornamento continuo degli operatori sanitari, il sostegno a giovani ricercatori e il potenziamento delle strutture cliniche. La Komen Italia raccoglie fondi, con iniziative spesso innovative, per svolgere i propri progetti in ognuno di questi settori, ma anche per aiutare altre associazioni a realizzare nuovi programmi nella lotta ai tumori del seno. 1 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 La Race a Roma fa un po’ storia... 1 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ Il 28 maggio 2000 la Komen Italia affronta con successo la sua prima sfida: organizzare a Roma la prima Race for the Cure mai svolta al di fuori degli Stati Uniti. Il favore del pubblico va ben oltre le più ottimistiche aspettative già nella prima edizione, e al Circo Massimo si contano più di 5.500 partecipanti e ben 200 Donne in Rosa che, per la prima volta, decidono di raccontare pubblicamente la loro esperienza con il tumore del seno. · Così il 10 giugno la Race si corre anche a Bari Anche DA NOI, sulla scia del modello americano, la Komen Italia realizza con i propri partner iniziative di raccolta fondi e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tra le partnership più importanti: Mars Snackfood realizza da alcuni anni un pacchetto esclusivo di M&M’s personalizzando le famose praline di cioccolato con il simbolico fiocco rosa e donando alla Komen il 10 % di ogni confezione venduta, per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di dollari. e il 14 ottobre a Bologna. Anche in queste città il successo di pubblico è pari a quello registrato a Roma e cresce di anno in anno, così come il sostegno convinto di istituzioni e testimonial. BARI 2008 · Negli STATI UNITI, la Susan G. Komen for the Cure viene continuamente scelta da un gran numero di aziende di grande livello, sia nazionali che internazionali, per campagne di marketing sociale. Solo per citare alcuni esempi: Nel 2007 il successo consolidato della Race di Roma incoraggia la Komen Italia a lanciare la mini-maratona anche in altre città italiane. Il successo della manifestazione cresce di anno in anno e nel maggio 2008 la nona edizione della Race fa segnare un ennesimo record di presenze, con quasi 37 mila iscritti e oltre 2.100 Donne in Rosa, qualificandosi come la seconda mini-maratona più partecipata d’Italia. COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ I vantaggi concreti di un programma di marketing sociale. ... e si diffonde in Italia. Johnson&Johnson, tra i principali sostenitori della Race fin dal 2000, ha realizzato una campagna di educazione e raccolta fondi con il proprio marchio Carefree, personalizzando le confezioni con un opuscolo per la salute del seno e un bollettino postale per le donazioni delle proprie clienti. BOLOGNA 2008 Samsung, partner della Komen Italia dal 2007 e co-major sponsor delle Race, nell’ottobre del 2008 ha avviato, anche con la collaborazione di TIM, una nuova campagna di raccolta fondi ‘more than talk’ legata alla vendita di due telefoni cellulari rosa. Energizer è ormai da anni sponsor nazionale della Race negli Usa. Inoltre, ogni autunno, fornisce un ulteriore supporto attraverso la vendita di una confezione speciale di batterie. Telecom Italia, nel 2001, ha dedicato alla Komen Italia una scheda telefonica per promuovere la Race e per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. New Balance, tra i maggiori sostenitori della Komen Usa e sponsor tecnico delle Race, devolve il 15 % del prezzo di vendita di una collezione sportiva contraddistinta dal fiocco rosa. Ad oggi, l’iniziativa ha consentito di raccogliere 1,450,000 dollari. Analoga partnership sta per partire anche in Italia. 5.000 9.000 12.000 17.000 18.000 20.000 25.000 34.000 Beauty Point, affermata catena di profumerie del centro Italia e partner storico della Race, nel maggio 2008 ha deciso di avviare anche un nuovo progetto di marketing sociale destinando all’Associazione parte del ricavato della vendita di alcuni prodotti ‘a marchio’. Wacoal, affermata azienda di intimo, dona 2 dollari per ogni reggiseno acquistato, o anche soltanto provato, nel corso dell’evento speciale Fit for the Cure, con un contributo complessivo alla Fondazione di oltre 1,3 milioni di dollari. LA PARTECIPAZIONE ALLA RACE DI ROMA 37.000 Poste Italiane, nel 2007, ha realizzato con la Komen Italia la campagna nazionale di raccolta fondi Dona il Resto che prevedeva per i clienti di Poste la possibilità di donare all’Associazione il resto delle proprie operazioni effettuate. KitchenAid ha realizzato una speciale linea rosa di utensili e robot da cucina donando il 10 % del prezzo di vendita di ogni prodotto alla Komen, raccogliendo ad oggi oltre 5 milioni di dollari. Da qualche anno l’iniziativa si svolge anche in Italia. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 American Airlines che sostiene la Race da oltre 20 anni, offre ai propri clienti un bonus di 5 miglia per ogni dollaro donato alla Komen attraverso un link online. La partnership, partita nel 2008, ha già consentito la raccolta di 600.000 dollari ed anche in Italia sono allo studio delle iniziative simili. 2008 4 5 4 4 5 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 · L’INCONTRO CON LA FIRST LADY AMERICANA Nel febbraio 2006, la First Lady americana Laura Bush - per molti anni volontaria della Fondazione Komen negli Stati Uniti ha riservato alla Komen Italia l’onore di una visita ufficiale. Nel corso di tale visita la signora Bush ha ricevuto dalla madrina della Race 2006 Flavia Veltroni la maglietta ed il pettorale n. 1 della manifestazione, ed ha consegnato il primo Premio al Volontariato istituito dalla Komen Italia. 5 4 5 CHI SIAMO, COME OPERIAMO, LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO DAL 2000 AL 2008 COME SOSTENERE LE NOSTRE ATTIVITÀ 2 Diventare sponsor della Race for the Cure Un progetto che fa muovere il mondo. Fin dall’inizio la Komen Italia ha avuto la capacità di coinvolgere attivamente istituzioni, sponsor, testimonial e volontari, che hanno affiancato generosamente l’Associazione in questi anni consentendole di operare con sempre maggiore efficacia e di raggiungere un pubblico sempre più vasto. · IL COINVOLGIMENTO DELLE ISTITUZIONI La Race for the Cure, l’evento più conosciuto della Komen Italia, è una mini-maratona che ha l’obiettivo di raccogliere fondi, sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione ed esprimere solidarietà alle donne che si confrontano con il tumore del seno. Ministero della Salute Regione Lazio Provincia di Roma Comune di Roma Regione Puglia Provincia di Bari Comune di Bari Regione Emilia Romagna Provincia di Bologna Comune di Bologna · · LA VISITA DELLA SIGNORA NAPOLITANO In occasione del Villaggio della Prevenzione 2007 a Roma, la Komen Italia ha avuto l’onore della visita della signora Clio Napolitano, moglie del Presidente della Repubblica, che ha inaugurato l’unità mobile di mammografia donata alla Komen Italia dalla Fondazione Johnson&Johnson ed ha incontrato i numerosi volontari impegnati nella realizzazione dell’iniziativa. · IL SOSTEGNO DELLA COMUNITÀ AMERICANA La comunità americana a Roma e gli Ambasciatori degli Stati Uniti in Italia sostengono da sempre con grande passione le attività della Komen Italia e partecipano con entusiasmo ad ogni edizione della Race for the Cure di Roma. Inoltre, nel gennaio 2008 presso la residenza romana dell’Ambasciatore, è stato organizzato un cocktail a favore della Komen Italia. DEI LORO RAPPRESENTANTI come Gianni Alemanno, Pierferdinando Casini, Sergio Cofferati Vincenzo Divella, Beatrice Draghetti, Michele Emiliano, Publio Fiori Enrico Gasbarra, Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Piero Marrazzo Giovanna Melandri, Gianni Petrucci, Romano Prodi, Gianni Rivera Ronald Spogli, Francesco Storace, Walter Veltroni, Niki Vendola e Nicola Zingaretti. · LA RACE È UN EVENTO CHE: ha una grande visibilità sui media, sia nazionali che locali · beneficia del supporto continuo delle più importanti Istituzioni, di tanti celebri testimonial e di prestigiose aziende · offre una importante occasione di “incontro diretto” con un vasto e diversificato pubblico per attività di sampling, fidelizzazione di vecchi clienti e raggiungimento di nuovi target · genera contributi per finanziare progetti, anche di altre Associazioni, nell’ambito della lotta ai tumori del seno in tutta Italia · · Star Dust, società di vendita diretta nel settore cosmetici a base naturale, dal 2007 ha scelto la Komen come partner privilegiato del suo primo progetto di marketing sociale. Ogni mese vengono selezionati due prodotti e sono devoluti all’Associazione 0.50 euro per ogni pezzo venduto. DI TANTI PERSONAGGI PUBBLICI come Livia Azzariti, Roberta Bianchi Gasbarra, Clio Bittoni Napolitano Laura Bush, Maria Grazia Cucinotta, Ilaria d’Amico, Rosario Fiorello Flavia Franzoni Prodi, Gianni Morandi, Flavia Prisco Veltroni Isabella Rauti Alemanno, Giulio Scarpati, Roberta Serdoz Marrazzo e Georgia Spogli. · LA PARTECIPAZIONE ALLA RACE DI ROMA Nel 2009 la Race for the Cure di Roma è alla DECIMA EDIZIONE E L’ENERGIA INESAURIBILE DEI VOLONTARI Domenica 17 maggio sarà un evento straordinario Gennaio 2008: il presidente della Komen Italia al cocktail a Villa Taverna tra la signora Veltroni e la moglie dell’ambasciatore Spogli. 40.000 5.000 12 12.000 17.000 18.000 20.000 25.000 34.000 37.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 5.000 2000 12 9.000 35.000 2001 2002 13 2003 2004 2005 2006 2007 2008 7 13 6 7 fresco di stampa Cliente: Komen Italia onlus GRAPHICZINE Elaborato: Stampati istituzionali per l’informazione e il sostegno delle attività dell’Associazione Qui alcune doppie pagine NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 08 a. b. via D’Ascanio 29 . 00186 Roma voce 06.68808153 . mobile 331.4755910 partita iva 06266740965 www.resantiquaria.com . [email protected] c. via D’Ascanio 29 . 00186 Roma voce 06.68808153 . mobile 331.4755910 . www.resantiquaria.com . [email protected] d. fresco di stampa Cliente: Res Antiquaria di Elvira Cattaneo Elaborato: immagine coordinata c.: biglietto da visita a.: ridefinizione del marchio da un esecutivo dell’architetto Bartolomeo Quintiliani/Studio Q d.: cartoncino b.: logotipo GRAPHICZINE Progetto e realizzazione: Claudio Appetito Roberto steve Gobesso NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 09 fresco di rete Cliente: Res Antiquaria di Elvira Cattaneo Elaborato: sito internet Indirizzo: www.resantiquaria.com Progetto e realizzazione: Claudio Appetito Roberto steve Gobesso Alessandra Grossi Formato: pixel 860 x 560 GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 10 SAPIENZA - UNIVERSITÀ DI ROMA QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA, RESTAURO E CONSERVAZIONE DEI BENI ARCHITETTONICI SAPIENZA- UNIVERSITÀ DI ROMA QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA, RESTAURO E CONSERVAZIONE DEI BENI ARCHITETTONICI NUOVA SERIE, FASCICOLO 51 - 2008 NUOVA SERIE, FASCICOLO 51 - 2008 SAGGI Giorgio Ortolani VITRUVIO E LA CULTURA DELL’ARCHITETTO CARIATIDI E TELAMONI NELL’ARCHITETTURA ‘IMPERIALE’ PAG 3 Arnaldo Bruschi LE VICENDE DELLA CHIESA DI SAN PIETRO IN MONTORIO E QUALCHE NOTA SUI PROBLEMI STORIOGRAFICI DELL’ARCHITETTURA ROMANA DEL QUATTROCENTO 17 Daniela Salvi PALAZZETTO TURCI UN PICCOLO PALAZZO PER L’ARISTOCRAZIA MINORE 35 RILIEVI E DOCUMENTI Micaela Antonucci UN «PALAZZO COSTRUITO COME UNA FORTEZZA» LA ROCCA DI MONTEFIASCONE DAL MEDIOEVO AGLI INTERVENTI DEI SANGALLO 59 Rita Maria Elia LA CHIESA DELLA NATIVITÀ DI GESÙ IN PIAZZA PASQUINO 69 Sabrina Di Girolamo LUIGI MORETTI E IL VIALE DELL’IMPERO AL FORO MUSSOLINI 83 BONSIGNORI EDITORE 1 BONSIGNORI EDITORE in cantiere Cliente: Sapienza Università di Roma Dipartimento di storia dell’architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici Elaborato: Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura numero 51.2008 con Bonsignori editore Pagine: 96 + copertina GRAPHICZINE Qui la copertina e il frontespizio Impaginazione: Roberto steve Gobesso Formato: cm 24 x 34, in bianco/nero NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 11 Fig. 8 - Roma, Foro di Traiano, restituzione della facciata della basilica Ulpia, da P. Martellotti, in «Palladio», 36, 2005, p. 97. Fig. 18 - Roma, complesso di San Marco (palazzo Venezia), viridario, cortile (foto E. Bentivoglio), da La Roma di Leon Battista Alberti, cit., p. 115. Fig. 5 - Corinto, Museo archeologico, statua di giovane orientale dalla Facciata dei Prigionieri sull’agorà (foto dell’autore). sembra concretizzare la descrizione di Pausania. Il monumento costituiva un elaborato prospetto mistilineo, del tipo derivato dalle scene teatrali e usato anche nei ninfei, che nobilitava l’accesso all’agorà della capitale della provincia Achaia. Queste immagini di giovani con le braccia conserte (fig. 5), tipiche delle raffigurazioni di prigionieri, e con vesti orientali si riferivano ai parti, eredi dell’impero achemenide sconfitti da Settimio Severo, che aveva conquistato la stessa capitale Ctesifonte, come illustrato nell’arco al Foro Romano. Nell’arco di Settimio Severo, dedicato nel 203, i plinti sostenenti le colonne sono decorati con figure a rilievo di prigionieri di età matura, verosimilmente comandanti parti condotti da ufficiali romani. Lo stesso motivo fu poi replicato nello stesso contesto architettonico nell’arco di Costantino. Considerando le origini orientali di queste immagini di popoli sottomessi, si può richiamare il portale della grande Sala delle Udienze di Serse a Persepoli (fig. 6), con la figura del gran re in trono sovrapposta ad una dettagliata raffigurazione a scala maggiore del trono stesso, tenuto sollevato da figure allusive ai popoli vinti, che potevano ispirare ai greci l’esecuzione di immagini analoghe 14. Uno dei primi monumenti con la personificazione di una città sembrerebbe quello ricordato da Vitruvio (II, 8, 15) a Rodi, eretto da Artemisia alla metà del IV Fig. 6 - Persepoli, portale della grande Sala delle Udienze con il re Serse in trono (foto dell’autore). Fig. 20 - Roma, Palazzo Venezia, cortile, le arcate del portico (rilievo Letarouilly, particolare), da La Roma di Leon Battista Alberti, cit., p. 123. Fig. 7 - Roma, Foro di Traiano, restituzione dei portici laterali, da P. Martellotti, in «Palladio», 36, 2005, p. 98. sec. a.C., ove la sovrana imprimeva il segno della schiavitù alla città: «aeneasque duas statuas fecit, una Rhodiorum civitatis, alteram suae imaginis, et ita figuravit Rhodiorum civitati stigmata imponentem». Come tutta la trattazione su Artemisia però, Vitruvio sembrerebbe aver sintetizzato realtà e fantasia, confondendo la sovrana con l’omonima antenata, eroina nella battaglia di Salamina. Il primo esempio a Roma di queste monumentali personificazioni doveva essere il gruppo marmoreo delle quattordici nazioni del teatro di Pompeo, ricordato da Plinio (Naturalis Historia, XXXVI, 41) e Svetonio (Nero, 46), che le vede protagoniste di uno degli incubi di Nerone che precedettero la sua morte. Non è stato invece localizzato il portico ricordato da Servio: «Porticum enim Augustus fecerat in qua simulacra omnium gentium conlocaverat: Giorgio Ortolani . CARIATIDI E TELAMONI NELL’ARCHITETTURA “IMPERIALE” 6 quae porticus appellabatur Ad Nationes» (Ad Aen., VIII, 721). Nelle fonti storiche che descrivono la basilica Aemilia nel Foro Romano, con le statue dei frigi in marmo pavonazzetto, come nelle statue ritrovate a Roma nell’area degli Horti Sallustiani al Quirinale, appartenuti anche a Cesare, appaiono raffigurazioni di popoli vinti con i costumi orientali, la cui immagine esotica era rafforzata dall’uso di marmi colorati, tra cui il marmor phrygium da Synadda, o ‘pavonazzetto’ 15. Più o meno della stessa epoca, in piccole dimensioni, possiamo ricordare il rilievo funerario da Torre Gaia al Museo Nazionale Romano con figure di prigionieri-telamoni posti a sostegno di una sella curulis, o il rilievo da Pozzuoli al Museo Nazionale di Napoli con cariatidi allusive a province conquistate, anche perché inquadranti una figura di donna prigioniera. Una successiva testimonianza di statue raffiguranti popoli vinti controllati da Roma è stata riconosciuta anche nel Foro Transitorio, dove gli scavi hanno messo in luce un’altra delle figure a rilievo dell’attico, simile a quella rimasta in opera che era stata interpretata come Minerva, a cui era dedicato il tempio al centro del Foro 16. Sostegni architettonici simboleggianti la sottomissione di popoli vinti furono poi utilizzati nel Foro di Traiano, ultimo e più grande dei fori imperiali che – sia nella planimetria con grandi esedre semicircolari, sia nell’alzato (fig. 7) con portici corinzi sormontati da un attico – seguiva il modello del Foro di Augusto. Di quest’ultimo riprende anche il tipo di cornice baccellata posta al di sopra dell’attico, dove però erano posti daci prigionieri, come quelli poi riutilizzati nell’Arco di Costan- QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 complessivo dello svolgimento d’insieme dei fatti. È stato spesso osservato che – dopo la ripresa edilizia papale, i progetti, le costruzioni e l’impostazione ideologica di Nicolò V e dal suo tempo fino al tempo di Pio II e poi a quello di Alessandro VI – la vicenda dell’architettura quattrocentesca romana si svolge tra due fondamentali ‘caposaldi’ emergenti, per consapevolezza culturale, originalità e, almeno per certe parti, elevato livello qualitativo, anche a confronto dell’insieme della produzione architettonica italiana coeva. Il primo ‘caposaldo’ dell’innovazione è costituito, al tempo di Paolo II, dall’ampliamento (linguisticamente preceduto dalla Loggia delle Benedizioni di Pio II a San Pietro, fig. 19) del complesso di San Marco (Palazzo Venezia) (figg. 18, 20), con la chie- 7 4 24 5 Come il grande palazzo cardinalizio, anche il piccolo palazzo del curiale novarese deriva dall’ideale di un’architettura all’antica vagheggiato dal Riario e da altri umanisti della sua cerchia sulla base di un nuovo interesse per Vitruvio e per i monumenti dell’antichità, maturato a partire dai primi anni Ottanta del Quattrocento 7. Circostanza che rende assai plausibile l’ipotesi circa la possibile presenza del committente del palazzetto in tale giro di studiosi, oltretutto considerando che il Turci era scrittore apostolico come alcuni di loro8. Turchi d’Asti, tanto da far pensare che la stirpe del Turci provenga da un ramo dell’omonima casata astigiana 17. Infatti, dopo aver acquisito il titolo nobiliare nel XII secolo, questa casata diviene potente e famosa nel secolo seguente esercitando il dominio su Asti e su altri feudi, fino a stringere un legame con l’Impero alla fine del Duecento; circostanza che l’induce ad assumere l’immagine dell’aquila nel suo stemma 18. Ma, dal 1305 frequenti lotte civili protratte sino ai primi decenni del Quattrocento spingono i Turchi d’Asti verso un lento declino, ed è possibile che alcuni di loro si siano trasferiti nel terri- torio della vicina Novara in una condizione di decadenza tale da non permetterne la considerazione negli elenchi delle famiglie nobili. Comunque, alla fine del Quattrocento vari esponenti dei de Turchis di Novara sono presenti a Roma nella veste di funzionari pontifici. Il primo di cui sia documentata la presenza è il canonico milanese e notaio di Rota Pietro Turci, che nel 1481 risultava già da vari anni nella corte romana 19, dove muore nel 1498 20. Mentre, dal 1494 si rileva l’esistenza nell’Urbe dello scrittore apostolico Giovanni Battista Turci, già ricordato quale erede del pa- 1 2 3 4 5 10 mt Fig. 3 - Lo stemma di Giovanni Pietro Turci nel camino marmoreo del secondo piano. Fig. 2 - Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, A 1889. Nel disegno è riconoscibile parte del prospetto di palazzetto Turci su via del Governo Vecchio con varianti nella forma delle finestre. Inoltre, sono rappresentati dei particolari della cornice terminale dell’edificio. N 7 0 0,5 Daniela Salvi . PALAZZETTO TURCI A ROMA 1 mt 5 6 4 1 36 2 37 64 37 1717 Viene eretto un terzo altare dedicato a S. Antonio da Padova, al cui interno trova posto un quadro di Michelangelo Cerruti raffigurante il santo (Sciubba 1977). 1735 L’architetto Francesco Ferruzzi propone una possibile trasformazione della tribuna della chiesa presentando due dica. segni rappresentanti la pianta e la sezione dell’ambiente. Tale progetto presenta un impianto più articolato rispetto a quello esistente, configurando la parte di chiesa che ospitava il coro come uno spazio distinto dal resto dell’aula. Ferruzzi prevede quindi lo sfondamento della parete terminale, con la creazione di un’abside centinata e la realizzazione di una cupola, priva di tamburo, impostata su quattro arconi e culminante in un’ampia lanterna. Il progetto non verrà tuttavia realizzato (Doc. 7; Manfredi 1991?). 1748 L’architetto Francesco Golia dirige i lavori per la realizzazione di una nuova sacrestia con annesso vestiario e per il restauro dell’altar maggiore e dei quattro altari secondari (Doc. 2; Manfredi 19912). 1748 14 settembre Il muratore Pietro Luigioni firma la misura e la stima dei lavori eseguiti (Doc. 2). In seguito alla realizzazione della sacrestia, l’altare maggiore viene smontato completamente dei marmi d’impiallacciatura del gradino superiore e delle colonne portanti in muratura. Esso viene poi ricostruito utilizzando gli stessi materiali. In seguito viene collocato un quadro in cornice di stucco eseguito dal Melchiorri (Sciubba 1977). 1749 La volta sulla cappella dell’altar maggiore viene demolita, realizzandone una nuova a forma ellittica (Doc. 2). 1752 Giuseppe Vasi realizza un’incisione della piazza di Pasquino nella quale la facciata è raffigurata con un portale con timpano e con paraste ai lati, rialzate su basamenti; in al- 76 1752 to il coronamento appare con profilo curvilineo (Vasi 1752). 1806 Giuseppe Valadier propone una sua soluzione per il rifacimento della facciata della chiesa. Giuseppe Antonio ca. Guattani, nel pubblicare la proposta del Valadier nel 1808, fa sapere che: «vari progetti sono stati messi in campo, ed esaminati, per venire al punto di dare a questo ... Tempio una conveniente Facciata» (Guattani 1808; Marconi 1964). Fig. 19 - Gaetano Bonoli, grafico segnato col numero 3. Figg. 20, 21, 22 - Giovan Battista Benedetti, rilievo della facciata esistente e due soluzioni di progetto, grafici segnati con i numeri 4, 5, 6. 1828 L’architetto Francesco Gasparoni avanza una sua proposta per il rifacimento della facciata della chiesa di piazza Pasquino (Scarfone 1999). 1835 Achille Pinelli realizza un dipinto nel quale mostra la facciata della chiesa con il suo insolito coronamento, le quattro finestre e il portale con timpano triangolare (Brizzi 1985). 1835- In questi anni si sviluppano iniziative che hanno per og1836 getto il rifacimento della facciata della chiesa. Il 17 novembre 1835 l’architetto Luigi Moneti, per ordine del guardiano Gioacchino Ascenzi, rileva le misure del fondamento del prospetto, pari ad una lunghezza di palmi 48 e 1/2, larghezza palmi 4 e 1/2 e altezza palmi 26 e 1/2 (Doc. 8). Ciò testimonia l’intenzione concreta di dar luogo ai lavori. L’architetto Pietro Parisotti sottopone al cardinale Falzacappa, protettore dell’arciconfraternita degli Agonizzanti, la soluzione da lui ideata per il prospetto della chiesa, affinché venga realizzata. Altri architetti inviano i loro progetti. La complessiva raccolta di questi si conserva nell’Archivio storico del Vicariato di Roma e comprende venti grafici, di cui soltanto uno rappresenta il rilievo dello stato di fatto della facciata. Gli autori dei disegni sono: 1-2) Cesare Corazzini (copia del disegno conservato all’ASL); 3) Gaetano Bonoli; 4-5-6) Giovan Battista Benedetti (rilievo della facciata esistente e due soluzioni di progetto); 7) Pietro Parisotti (copia del disegno conservato all’ASL); 8) Giuseppe Verni; 9-10) Gaetano Gnassi (tre soluzioni di progetto e uno schema esecutivo relazionato all’interno Rita Maria Elia . LA CHIESA DELLA NATIVITÀ DI GESÙ 76 Fig. 25 - Giuseppe Verni, grafico segnato col numero 8. Fig. 26 - Agostino Giorgioli, grafico segnato col numero 11. Fig. 9 - Veduta dell’interno in stato di abbandono in una cartolina della prima metà del ‘900. Figg. 12, 13 - Loggiato a tre arcate sul lato occidentale, unica parte conservatasi del cortile interno cinquecentesco, attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane. Veduta esterna e interna. Fig. 10 - Corte interna allo stato attuale dopo gli interventi di restauro, con la cisterna e i resti delle murature medievali e rinascimentali visibili dopo i lavori di scavo. Fig. 11 - Dettaglio dei resti delle murature visibili sul lato meridionale della corte interna. 0 Fig. 14 - O. Fasolo, ricostruzione del loggiato cinquecentesco della rocca di Montefiascone (da O. Fasolo, Contributo ad Antonio e G. Battista da Sangallo: la Rocca di Montefiascone, in «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», fascc. 31-48, serie VI-VIII, 1961, pp.159-168). Fig. 15 - Cortile interno: sulla sinistra, il loggiato a tre arcate; al centro, i resti dell’ordine di pilastri dorici sulla parete e sulla destra le sue arcate aperte verso l’ingresso. Micaela Antonucci . LA ROCCA DI MONTEFIASCONE DAL MEDIOEVO AGLI INTERVENTI DEI SANGALLO Fig. 17 - L. Moretti. Piazza Imperiale all’E-42, 1938. A sinistra la divaricazione dei portici laterali; a destra una veduta prospettica di un lato minore della piazza e in basso l’agorà di Assos, da M. Piacentini, Classicità dell’E-42, in «Civiltà», 1938, p. 25; Piazza imperiale ed edifici prospicienti, in «Architettura», dicembre 1938, a. XVII, fasc. speciale, pp. 870-871. presentava carattere unitario pur essendo strutturato su cinque diversi tipi edilizi. In particolare, gli edifici progettati in prima persona da Moretti furono da lui piegati con minime variazioni di angoli, a realizzarne una percezione ancora una volta in fondo complessa, nonostante la semplicità volumetrica e tipologica (figg. 18 e 19). Dopo la Seconda guerra mondiale – d’altronde – e proprio poco dopo il Villaggio Olimpico, lo stesso Moretti diede una spiegazione sintetica ma efficace dei propri riferimenti di trent’anni prima per il viale dell’Impero, da lui inteso come «…una strada, … un viale, … una corsa monumentale, concepita nel senso – processionale e sacrale – dei cosiddetti viali delle sfingi della tradizione templare egiziana. Il tema, che imponeva una sorta di calendario commemorativo, è svolto nella maniera più semplice, e perciò stesso più efficace: una duplice teoria di cippi Figg. 18, 19 - L. Moretti, V. Cafiero, A. Libera, A. Luccichenti e V. Monaco. Il Villaggio Olimpico, 1960. A sinistra la planimetria con gli edifici progettati da Moretti segnati in nero, da I.n.c.i.s., Villaggio Olimpico, quartiere di Roma, Roma 1960, p. 1; a destra le piegature evidenti dei corpi di fabbrica (2007). Figg. 23, 24 - Gaetano Gnassi, tre soluzioni di progetto e uno schema esecutivo relazionato all’interno della chiesa, grafici segnati con i numeri 9 e 10. QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 25 1 2 3 mt Fig. 16 - Resti della base del pilastro d’angolo e della pavimentazione a spinapesce del cortile cinquecentesco. Fig. 20 - A Limongelli. Ricostruzione del tempio della Dea Hathor, 1933, da: C.E. Oppo, Alessandro Limongelli, in «Architettura», a. XIII, 1933, fasc. VIII, p. 503. Fig. 27 - Zappati ?, grafico segnato col numero 13. 77 92 77 QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 65 65 Il viale dell’Impero nell’opera di Luigi Moretti e altri confronti Analogamente a quanto realizzato nel 1937 nel viale, anche nel progetto dell’anno successivo per il Concorso per la Piazza Imperiale, Moretti espresse una sensibilità spiccata per la percezione dei grandi spazi vuoti e dei loro dettagli. Anche per l’E-42 i portici sui lati lunghi della piazza in questione, non avrebbero dovuto essere – diversamente da quanto era negli altri progetti presentati – paralleli all’asse longitudinale della composizione, ma divaricati, in analogia proprio a quanto appena eseguito nel viale dell’Impero. Il rimando a questo è comunque esplicito per l’adozione, ancora una volta, di nastri figurati a terra ai lati di un asse centrale longitudinale (fig. 17), marcato da una fontana. Con un occhio all’impianto planimetrico del Foro di Traiano e del Foro di Augusto – a quel tempo appena riscoperti, o – anche – dell’agorà di Assos, come affermato dalla letteratura del tempo, il suo modo di progettare era comunque sempre attento alla percezione dello spazio 35. Lo stesso modo di procedere – non a caso – ritorna anche molto dopo, nel Villaggio Olimpico realizzato sempre a Roma per le Olimpiadi del 196036. La presenza di Moretti nel gruppo di lavoro formato da Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti e Vittorio Monaco, risultò fondamentale in tal senso nella fase di impianto generale del progetto e nelle varie parti di sua competenza. Il quartiere, destinato ad alloggi per gli atleti e poi per famiglie di impiegati dello Stato, 1805 Viene restaurato a cura dei confratelli l’altare del Crocifisso, costituito in particolare da due colonne in portasanta e da un basamento in cui compare la scritta Liberalitas Fratum 1805. Nello stesso anno viene riedificato l’altare dedicato alla Madonna (Doc. 9). 1827 Per il saggio finale della classe di Architettura teoretica, tenuta da Gaspare Salvi all’Accademia di San Luca, “si propone ai studenti di quell’epoca per soggetto d’istruzione mensile l’invenzione del prospetto della ven. chiesa degli Agonizzanti”. Vengono così elaborate trenta diverse soluzioni, fra le quali viene prescelta col numero maggiore di consensi quella redatta da Pietro Parisotti (doc. 10). Dei disegni relativi all’esercitazione, due, ad opera di Cesare Corazzini e Pietro Parisotti, sono conservati nell’archivio dell’Accademia di S. Luca (Doc. 6; Marconi, Cipriani, Valeriani 1974). QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 64 Figg. 20, 38 - Soluzioni proposte per la realizzazione di un nuovo prospetto per la chiesa della Natività di Gesù nel 1835-36. I disegni, eseguiti da vari architetti, si conservano numerati da 1 a 20 all’interno di una raccolta nell’Archivio storico del Vicariato di Roma (figg. 20-36), comprensiva delle copie di quelli realizzati da Cesare Corazzini e Pietro Parisotti, indicate rispettivamente con i numeri 1, 2 e 7 (figg. 17-18). Gli ultimi due disegni (figg. 37-38) si conservano invece nel Gabinetto Comunale delle Stampe. In questa pagina i seguenti autori: 1803 L’altare di S. Michele viene demolito per dar vita a quello della Madonna, dopo l’avvenuto miracolo del movimento degli occhi dell’immagine raffigurata nel quadro. Con l’occasione si restaurano alcuni locali dell’oratorio per una spesa complessiva di 563 scudi e 74 baiocchi (Sciubba 1977). Arnaldo Bruschi . SAN PIETRO IN MONTORIO E IL QUATTROCENTO 3 QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 36 1715 me diverse da quelle documentate nel 1835 (vedi). Non è possibile arguire se lo scritto tratti di un prospetto già realizzato o se illustri un progetto di rifacimento. La facciata nella soluzione pensata da Zampa è più elevata e larga rispetto alla situazione precedente, avendo così una migliore proporzione; possiede uno zoccolo alla base, sopra il quale vi è un piedistallo sostenente una colonna per parte; le due colonne sorreggono l’architrave, il fregio e la cornice. Al di sopra del frontespizio è posizionata una croce, con ai lati due figure che rappresenteranno le virtù teologali. Quanto all’interno della chiesa, viene descritto come diviso in tre parti regolate dalla necessità di adattarsi al preesistente edificio. Il primo spazio dell’aula, che è il maggiore, si estende dalla porta fino al grande arco che sostiene superiormente un muro maestro. Il successivo spazio, della stessa ampiezza del primo, giunge fino al presbiterio. Infine vi è la cappella maggiore con il suo altare. Qui la volta è dipinta e lumeggiata d’oro ed è occupata nel mezzo da un quadro ovato in cui è dipinto lo Spirito Santo. Nelle pareti della parte iniziale dell’aula è eretto da ambo le parti un altare; questi si presentano uguali nelle forme e intitolati al Crocifisso Agonizzante e a S. Michele Arcangelo. Le fronti interne sono articolate da quattro paraste (due per parte), che sostengono il cornicione che corre per tutta la chiesa; al di sopra del quale, nella volta, si aprono quattro finestroni ovati. Sul muro interno della facciata è situato, sopra la porta della chiesa, il coro dei musici (Doc. 3; Sciubba 1977). coli (1471) e alla villa della Magliana (1490) per Innocenzo VIII, ma anche lui detto «architecto nobilissimo»21 – e di maestranze spesso lombarde oltre che, soprattutto, quello, spesso determinante, dei committenti. Dopo gli anni ‘82-‘83 la situazione tende in parte a cambiare, specialmente per apporti ‘urbinati’ che sembra plausibile attribuire a Baccio Pontelli in contatto a Urbino con Francesco di Giorgio (anche quest’ultimo, abbiamo visto, negli anni ‘80-‘90 saltuariamente di passaggio a Roma). Tuttavia questa linea urbinate si contaminerà con i precedenti, ormai consistenti modi eclettici locali. Alla fine degli anni ‘80 il palazzo della Cancelleria, anche con altri apporti, specialmente urbinati e settentrionali, riassume, innovando, la situazione romana e prelude al decisivo cambiamento bramantesco. Fig. 23 - Tipi di pilastri nell’architettura del Quattrocento a Roma (disegno dell’autore). 25 stenute da piedritti su alti piedistalli. Il secondo livello era invece ‘smaterializzato’ per tutta la sua altezza ed estensione dall’apertura di tre alte arcate su piedritti inquadrate da uno slanciato ordine di paraste tuscaniche su piedistalli, uniti da una balaustra continua che permetteva l’affaccio. L’impaginato dell’ordine era coronato da un’alta trabeazione tripartita con fregio liscio e dentelli o mensole – il disegno non è sufficientemente nitido – nella cornice. Tornando alla pianta fontaniana di rilievo della rocca, il resto del complesso è contrassegnato da un colore rosso-marrone chiaro e la legenda riporta: «Il Colorito di Acquerella Archit[ettu]ra Antica», ovvero le parti di origine medievale. Lo spazio interno alle mura perimetrali è diviso in vari ambienti indicati semplicemente come «Stanze» e «Salone», mentre una piccola «Cappellina» absidata è indicata all’interno della torre sud-ovest. È da notare come le pareti che suddividono gli ambienti siano raffigurate non in tratto continuo come le mura perimetrali, ma con più incerte linee tratteggiate. I recenti scavi effettuati nella rocca hanno riportato alla luce le fondazioni delle strutture interne del complesso, che sembrano corrispondere in gran parte al disegno di Fontana. Forse l’architetto, usando linee tratteggiate e non piene, voleva in tal modo indicare come già nella seconda metà del XVII secolo quelle murature fossero demolite e ne fosse rimasta solo la traccia a terra. Si può avanzare l’ipotesi che la realizzazione del bastione alessandrino prima e del cortile leonino poi avessero comportato il riassetto planimetrico dell’intero complesso edilizio, con la conseguente demolizione delle strutture medievali sui lati sud e ovest del palazzo papale, delle quali erano rimaste appunto solo le tracce dei muri di fondazione. Non si hanno al presente altre notizie dell’attività di Antonio da Sangallo il Giovane nella rocca, ma sappiamo che la presenza dell’architetto fiorentino a Montefiascone non si limitò agli interventi nel complesso fortificato papale. Nel 1522, in attesa che il nuovo papa Adriano VI (Adriano Florensz, 1522-1523) giungesse a Roma dalla Spagna per insediarsi sul trono pontificio, Sangallo venne eletto dai cittadini di Montefiascone capitano del popolo, come testimonia un documento datato al 21 febbraio di quell’anno 29. Nel 1523, in seguito alla grave epidemia di peste che aveva colpito la città, il Consiglio Comunale deliberò la costruzione di una chiesa dedicata alla Vergine, in luogo di un’edicola posta in località detta Monte Moro lungo la strada tra Montefiascone e Marta, che ospitava una raffigurazione della Madonna contornata da angeli attribuita al viterbese Antonio del Massa- Fig. 4 - Palazzetto Turci, prospetto su via del Governo Vecchio e pianta del piano interrato (rilievo dell’autore). lazzetto 21. Egli risulta esserne proprietario in un atto notarile del 1531, purtroppo privo di dati relativi al conseguimento della proprietà dell’edificio (Appendice, II); fatto che nella pratica notarile del tempo potrebbe significare un’acquisizione antecedente di almeno dieci/quindici anni. Quindi è possibile che lo abbia ereditato prima degli anni 1515/20 e verosimilmente nel periodo compreso tra la fine del 1503 e il 1517, in cui si collocherebbe la morte del suo predecessore, rispetto al quale non è dato di sapere che tipo di legame parentale avesse 22. Sposato con l’aristocratica Lucrezia Giustini, figlia del curiale Paolo Giustini di Castello del rione Parione, Giovanni Battista Turci muore senza figli tra il 1533 (Appendice, IV) e il 1536, anno in cui la moglie risulta vedova 23. A lei dona l’usufrutto vita natural durante del palazzetto, esprimendo la volontà di lasciarne il possesso alla famiglia di origine, ovvero all’erede Enrico Turci (Appendice, II-IV). Una volontà inizialmente rispettata dalla nobildonna e sancita nel suo testamento, ma poi trasgredita da un codicillo redatto nel 1554, poco prima della sua morte, con il quale lasciava il palazzetto al nipote Pompeo Giustini (Appendice, V-VII). Come i Turci, anche i Giustini mantengono per un breve periodo la proprietà dell’edificio, poiché il primogenito di Pompeo, Girolamo Giustini, subentrato all’eredità paterna nel 1572 (Appendice, VIII), vende nel 1611 palazzetto Turci al pittore Pietro Contini, già inquilino nel 1595 della «parte inferiore» del fabbricato (Appendice, IX e X) 24. È possibile che il Contini abbia vissuto in questa parte del fabbricato fin dal 1582, anno in cui sposa a Roma Felicia Sebastiani 25, dato che sembra fosse già allora molto legato all’ambiente della vicina parrocchia di S. Maria in Vallicella, o Chiesa Nuova, e in più coin- Fig. 21 - Progetto del San Pietro di Nicolò V, modello con proposta di ricostruzione di C.L. Frommel, da La Roma di Leon Battista Alberti, cit., p. 109. Fig. 22 - Tipi di capitelli su pilastri ottagoni a Roma nel Quattrocento, da S. Valtieri, L’architettura a Roma nel XV secolo, cit., fig. 6, p. 261. Anche i tipi più diffusi di capitelli – prima degli anni Sessanta del Quattrocento e oltre – adottati dai marmorari romani – se questi non reimpiegano o copiano modelli romani antichi – sembrano spesso di tipo medioevale, tardo gotico, apparentati a modelli toscani e normalmente connessi con pilastri ottagoni (fig. 23): per lo più, negli esempi più arcaici, ad un solo giro di foglie lisce (d’acqua), anche solo angolari – come nel palazzo apostolico di Nicolò V a Santa Maria Maggiore – sotto un abaco squadrato 26. L’architettura civile – condizionata da esigenze pratiche e funzionali, dopo l’esilio avignonese senza una forte e omogenea tradizione locale e in assenza di veri, conosciuti, modelli antichi di edilizia domestica – segue schemi in qualche modo ancora più ‘medioevali’ di quella religiosa. 24 0 Il committente e i proprietari nel tempo Il lavoro di Giovanni Pietro Turci presso gli uffici vaticani è documentato da copie di bolle papali redatte tra il 1490 e il 1503, da lui sottoscritte con la sigla Jo. de Turchis 9. Ulteriori informazioni sul suo conto sono fornite da Joannes Burckardt, che dal 1493 al 1499 annovera il curiale tra gli scrittori e gli abbreviatori chiamati a partecipare alle varie funzioni pontificie, ricordandolo nel 1497 anche negli elenchi degli ufficiali del piombo 10. Il Turci non è invece ricordato nei registri dei funzionari di curia 11, nel Chronicon della Congregazione lombarda 12, né in repertori di famiglie abitanti in Roma 13. Il suo nome non compare neanche nel censimento di Leone X, eseguito tra il 1517 ed il 1518 14. Dunque, è plausibile che sia morto prima di questi anni, e comunque dopo l’8 ottobre del 1503, data in cui sigla la più tarda delle suddette bolle 15. Egli intendeva certamente abitare nel palazzetto che fece costruire, data la presenza di epigrafi con il suo nome, come vedremo, pure negli ambienti interni. Mentre le modeste dimensioni del fabbricato inducono a ritenere che intendesse viverci con poche persone, e che fosse quindi celibe e forse un ecclesiastico. La sua famiglia era nobile ed era originaria presumibilmente di Pogno (Novara), visto che da questa cittadina proveniva Bernardino de Turchis, vescovo di Canovia (Dalmazia) 16 e fratello dell’erede del palazzetto, il nobile Giovanni Battista de Turchis (Appendice, II e III). Le origini nobiliari del committente dell’edificio sono rivelate anche dal suo stemma, posto centralmente rispetto a ciascuna delle citate epigrafi e caratterizzato dalla raffigurazione di una torre merlata sostenuta alla base da quattro leoni e sovrastata da un’aquila (fig. 3); ovvero, da un’immagine che, secondo la simbologia araldica, rappresenta una nobiltà antica, potente e famosa. Un’immagine che contrasta tuttavia con la scarsa notorietà dei de Turchis di Novara, per nulla ricordati negli elenchi delle casate nobili; mentre sembra riflettere i più noti Fig. 19 - Roma, San Marco, loggia delle Benedizioni, portico inferiore, trabeazione capitello (foto F.P. Fiore) da La Roma di Leon Battista Alberti, cit., p. 119. sa e il viridario (Palazzetto) e il grande cortile incompiuto 18. Il secondo ‘caposaldo’ innovativo è costituito dal palazzo della Cancelleria che dal 1488-1489 ca., con l’intervento di più architetti, fino probabilmente ai Sangallo e a Bramante, si prolungherà fino al pontificato di Giulio II 19. La vasta attività progettuale e costruttiva del pontificato di Sisto IV (1471-1484) occupa sostanzialmente la fase intermedia tra questi due ‘caposaldi ’ (a loro volta ambedue problematici per quanto riguarda gli architetti progettisti) e comprende opere che presentano alcuni caratteri comuni – che si prolungano al tempo di Innocenzo VIII: si pensi al suo Belvedere vaticano – ma che anche mostrano tra loro non trascurabili diversità linguistiche 20. Senza pretendere di dire cose particolarmente nuove e molto semplificando il quadro complessivo della situazione quattrocentesca romana, si può proporre preliminarmente una sintesi assai schematica ma orientativamente utile alla sua comprensione d’insieme. L’impressione è che, dagli anni ‘50 e prima degli anni ‘80, gli interventi del Rossellino e poi specialmente il grande composito cantiere di palazzo Venezia, dove lavorano i protagonisti della fase successiva, siano da porre per molti versi all’origine degli sviluppi sistini. Ed è significativo che sia le opere del Rossellino che il complesso di palazzo Venezia siano, seppur in modo assai diverso, in rapporto con la figura di Leon Battista Alberti. Ma è pure utile tener presente l’origine e la formazione dei diversi operatori. Quasi tutti gli ‘architetti’, principali protagonisti dei cantieri romani (papali) del tempo, sono toscani. Ciò non esclude l’apporto, nei diversi cantieri, di maestri settentrionali – come Giorgio da Castiglione o Graziadei Prata da Brescia, magistro murorum, attivo a San Pietro in Vin- Abbiamo accennato che all’inizio della nuova architettura del ‘400 a Roma sembra che ci sia da porre, come è ovvio, specialmente il Rossellino al servizio di Nicolò V e poi di Pio II. In particolare pensiamo che specialmente il modello del suo grandioso progetto per San Pietro (fig. 21) – ricostruito, come si sa, in vari modi da diversi studiosi ma immaginabile nei suoi caratteri essenziali specialmente tramite la celebre descrizione di Giannozzo Manetti 22 – abbia aperto una strada che contaminava creativamente spunti fiorentini, medievali e moderni, provenienti da Brunelleschi e da Michelozzo, con embrionali suggestioni antiche (alle quali pensiamo non deve essere stata estranea la presenza a Roma di umanisti interessati all’antichità e in particolare di Leon Battista Alberti). Il Rossellino, di fronte al programma di Nicolò V, dovendo progettare (14511452) una nuova ‘cattedrale’ non poteva che rifarsi a modi ancora in certa misura ‘medievali’ – come quelli, ad esempio di Santa Maria Novella o del duomo di Siena – aggiornati secondo spunti linguistici dalle chiese del Brunelleschi – come la cupola all’incrocio del transetto – contaminati tuttavia con emotive impressioni, specialmente, dai grandi spazi termali romani. Significativa nel nuovo transetto di San Pietro doveva essere la sequenza di volte a crociera poggiate 23 su un ordine di colonne. Questa stessa strada – con un impianto medievale e pilastri linguisticamente ibridi – è poi seguita, più tardi, nel duomo di Pienza. In questo tempo le forme dei pilastri e dei loro capitelli (figg. 22, 23) sono molto significative 24 in rapporto al grado di avvicinamento a nuove forme rinascimentali. I pilastri quadrilobati che sorreggono le volte del duomo di Pienza (1459-1464) – con allungatissime semicolonne prive di rastremazione e con capitelli ‘dorici’, desunti tramite Alberti da quelli della basilica Emilia, e fantasiose ‘trabeazioni’ – e i coevi pilastri, forse pure disegnati da Rossellino, di San Giacomo degli Spagnoli ed ancora altri esempi romani anche parecchio successivi, come quelli di Santa Maria del Popolo e di Sant’Agostino, seguono una logica legata ai loro rapporti con le volte (a crociera) delle coperture. Una logica ancora sostanzialmente ‘medievale’ (e infatti si apparentano ai tipi di pilastro impiegati da Brunelleschi più legati alla tradizione; come quelli angolari della cappella Barbadori in Santa Felicita o quelli della cupola di Santo Spirito). Si dà luogo, in questo modo, ad un linguaggio che nelle chiese romane contamina una diffusa tradizione medioevale di tipo genericamente ‘romanico’ più che ‘gotico’ con elementi della nuova architettura umanistica anticheggiante 25. Sabrina Di Girolamo . IL VIALE DELL’IMPERO AL FORO ITALICO prismatici con iscrizioni incise in capitale lapidario» 37. In un quadro più generale, il suo riferimento di allora all’architettura egizia antica poteva essere stato suggerito dagli studi contemporanei in tal senso di Alessandro Limongelli (fig. 20), a quel tempo assai noti sia a Roma sia in tutt’Italia 38. Questi viali d’accesso agli antichi recinti sacri sulle rive del Nilo erano con una parte centrale sopraelevata e due file di sfingi su basamenti ai lati e perpendicolari rispetto a essa. Qui si svolgevano riti, durante i quali solo il sacerdote poteva percorrerne la parte rialzata (fig. 21). In analogia a ciò, nel viale dell’Impero la pedana centrale più alta durante le manifestazioni pubbliche era percorribile solo da Mussolini e dai suoi gerarchi. Tra i riferimenti più noti, ricordiamo i viali nei complessi sacri di Luxor e Karnak. In particolare nel primo troviamo forti somiglianze con l’opera romana sia per la ricorrenza del tema degli obelischi (anche se in origine due), sia per il riferimento esplicito alle statue al piede di essi, così come – appunto – inizialmente pensato da Moretti anche per il viale dell’Impero (figg. 22, 23); ai lati dell’obelisco di Costantini – in asse al viale dell’Impero alla maniera piuttosto degli obelischi sistini del secondo Cinquecento – egli, guardando anche a Luxor, pose quattro monoliti di marmo più grandi degli altri a concludere l’effetto – questo sì – quasi egizio di corsa monumentale, attraverso la ripetizione serrata di undici monoliti piccoli per lato 39. Il viale dell’Impero di Moretti, però, potrebbe in qualche modo avere anche altri referenti, anteriori e pressoché contemporanei, soprattutto considerando l’insieme della cultura architettonica del tempo in cui fu realizzato; soprattutto a causa dell’attenzione imposta da Marcello Piacentini, il principale referente di Mussolini per il nuovo stile littorio dell’architettura italiana del fascismo, nei confronti non solo dell’Antichità e di un certo tipo di realizzazioni europee del momento, ma anche verso talune grandi opere d’oltre Atlantico. Ciò potrebbe spiegare le analogie tra il Reflecting Pool del Mall a Washington D.C. (fig. 24) e il viale in questione, in ogni caso evidenti 40. Sta di fatto che a Washington l’asse centrale lungo il vuoto di raccordo tra l’obelisco dedicato a Washington e il Lincon Memorial non era percorribile per la presenza di uno specchio d’acqua per tutta la lunghezza (fig. 25), così come nel viale dell’Impero la pedana centrale sopraelevata era con un’accessibilità limitata durante le manifestazioni pubbliche. Ma non solo, perché i suoi monoliti proiettati sulla vegetazione retrostante in fondo ricordavano in qualche modo i filari di alberi ai lati del Reflecting Pool: una somiglianza TEMPIO SFINGI OBELISCO SPINA CENTRALE Fig. 21 - Il viale delle sfingi del complesso di Luxor. Schema dell’impianto planimetrico (disegno dell’autore). Figg. 22, 23 - Il viale delle sfingi del complesso di Luxor (2007) e il viale dell’Impero di Luigi Moretti, da: P. Marconi, Il Piazzale dell’Impero, cit., p. 351). Figg. 24, 25 - Il Reflecting Pool del Mall a Washington D.C. (2007) e lo schema dell’impianto planimetrico (disegno dell’autore). LINCOLN MEMORIAL FILARI DI ALBERI QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA . 51/2008 92 STATUE SPECCHIO D’ACQUA WASHINGTON MEMORIAL FASCIA VERDE 93 93 in cantiere Cliente: Sapienza Università di Roma Dipartimento di storia dell’architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici Elaborato: Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura numero 51.2008 Qui alcune doppie pagine con Bonsignori editore GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 12 in cantiere Cliente: MRF5 di Luigi Cinque Elaborato: CD-Rom musicale completo di label inlay e booklet Progetto e realizzazione: Claudio Appetito Roberto steve Gobesso Formato del booklet: cm 12 x 12 16 pagine a quattro colori con illustrazioni di Gregorio Botta GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 13 Ci che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca che riveste la nost umana ventura. Ed era forse oltre il telo l'azzurro tranquillo; vietava limpido cielo solo un sigillo. 0 vero c'era il fal tico mutarsi della mia vita, schiudersi d'un'ignita zolla che mai vedr . Rest cos questa scorza la vera m sostanza; il fuoco che non sitsmorza me si chiam : l'ignoranza. Se un'omb ona- per la quella ura, -ma scorgete, non scun' oambra iol'az-sono. Potessi spiccarla da me, offrirve t o lb el ia t il che Cila cheeradi fome oltre non fal tlaico scialbatura, rse sapeste tonaca che riv il che nonin fudono. ra fu or- il telo la . Ed umana uranostra ta scoltre e sapesteana ste 0 vero c'ecoEds era t esforse m o. u en la ventura. l'azzurro tranqui di v q ll gi e si ch ra n m b u t Ci u m o ' es lo n R ra u so . t r solo un o il elimpido za. Se 0 vero mai vedcielo ansigillo. me il fal tico mutarsi del te la nos pidolo;cielvietava dic'era l'ignorzolla chevedr a zollalo chschiudersi ca che rivileslo; vietava il liimd'unmia e cos questa sco z si chd'iaumn':ignita dono.cheCimai 'ignitvita, e fo. rsRest in m a a er er el u rs p v d q de ir E orzamia sostanza; vera non per tusira.smorza me, iloffrfuocoanche r- si chiam : l'ignoranz ame si sm en t da zurro traan mia vita, lo schiou che non la v u a a m rl o ic ca m t ic l sp scorgete, oc ll il faquella tra uun'ovmbra -rama ioa sono. osnon ia Potessi spiccarla n m e c' la o er er e mutarsi demia sostanza; il ufuella io sono. PSeotesun'sieombra v t rives in dono. orzanonlafu tche gillcheo. 0di meuessapeste si choffrirvela sc a me, Ci la scialbatura, la ton q on n a er ca a n u t v a e, -m lo on la t so q ge ra za cos ventura. o cielo laedrnostra un'omb scialbatura, la a ilcalim t umana braEdscor pidriveste es m che era forse oltre il telo l'azzu o R ' on e n . n ch u e, i e t C S v ge v la a tranquillo; o. ai scor oranza. cielo a inundonsigillo. solo uillo; viet on fu che zolla che emsivietava an0a vero c'era il fal t frirvel iam : l'ilignlimpido m of ch u e, m ra sapeste ntelo l'azzurro tranqudersi d'un'ignita mutarsi t m os da mia icvita, d'ulan'ingnita idzolla carla lo schiudersi o mai vedr . Rest co za per della o cielche e rivesteil afuoco oltre il mia vita, lo schi che non si smorquesta mp non Potessilasplavera aca ch no. scorza sostanza; si smorza per me si chi tonmia av il liiache lo t , ie , a v ra it si della sostanza; il fuoco - ma quella mio : sol'scignoranza. ; u v lo t a il nqu scorgete, dellaun'mombra -ma quella io sono. Pote la ialb l'azzuSerroun'torambra un'ombra te non fu chespiccarla utarsCii non teloda me,eraoffrirvela l ticino mdono. che di me sapeste non fu che la scialb il es fa p a il re sa it t e gn ol i ' m c' n e di o 0laver dersi d'lau nostra umana ventura. Ed era forse oltre era fors n situra, tonaca che riveste u o. d hi ll E sc gi . ra u solo u telo l'azzurro tranquillo; vietava il limpido cielo solo un sigillo. 0 vero c'e avvent il fal tico mutarsi della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zolla che mai ved Rest cos questa scorza la vera mia sostanza; il fuoco che non si smorza p me si chiam : l'ignoranza. Se un'ombra scorgete, non un'ombra - ma quella sono. Potessi spiccarla da me, offrirvela in dono. Ci che di me sapeste non che la scialbatura, la tonaca che riveste la nostra umana ventura. Ed e forse oltre il telo l'azzurro tranquillo; vietava il limpido cielo solo un sigi lo. 0 vero c'era il fal tico mutarsi della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zol che mai vedr . Ci che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca c riveste la nostra umana ventura. Ed era forse oltre il telo l'azzurro tra quillo; vietava il limpido cielo solo un sigillo. 0 vero c'era il fal tico muta della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zolla che mai vedr . Rest cos quest scorza la vera mia sostanza; il fuoco che non si smorza per me si chiam : l'ign ranza. Se un'ombra scorgete, non un'ombra -ma quella io sono. Potessi spicca la da me offrirvela in dono Ci che di me sapeste non fu che la scialba sola Ro2m00a8Poesia X.2008 . progetto grafico: roberto steve gobesso/studio ghirotti gobesso . illustrazioni: alessandra grossi . stampa: ?????????????? lei e le altre Ci che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca che riveste la nost umana ventura. Ed era forse oltre il telo l'azzurro tranquillo; vietava limpido cielo solo o un sigillo. 0 vero c'era il fal tico mutarsi della mia vita, re d'ilun'tielgnita t schiudersi ol ido che mai vedr . Rest cos questa scorza la vera m e mpzolla rs fo il liche i. Ed era sostanza; ietilavafuoco v per me si chiam : l'ignoranza. Se un'omb ; mutasirssmorza lo o il ic u t q l fa ombranon ran ona- ioaz-sono. Potessi spiccarla da me, offrirve tquella la nonil iaun' -ma , ra ero c'era l'azzurro tgillo. 0scorgete, u v l' t a o lb el t sc il si la n fu che la tonaca che riv che Ci cheeradi fome oltre non fal tlaico scialbatura, fudono. rse sapeste il cielo solo usapeste nonin ra e c' d o E or- il telo l'azzurro tranqui . er v ra ste la nostra umana ventura. Ed era u ta scoltre e 0 t esforse m o. u en q ll gi s si co ra n b u t Ci che di nostra umana lo;v elvietava 'om c'era il fal tico mutarsi del es un sigillo. r . Rsolo o solo il elimpido nza. Se 0unvero mai vedcielo te la pido ci vita, di m.e Rest cos questa sco z l'ignorazolla che vedr cheCi mai ca che rivileslo; vietava il liimd'un'mia o. chiad'umn':ignita ita zollaloerchschiudersi n e gn si do i e in m aperforsme a er el u rs p v d q de ir E n u za fr la vera mia sostanza; il fuoco che non si smorza . hi ra si smor iccarla da me, of umana ventura tico m tar- si chiam : l'ignoranz zurro t a mia vita, lo sc o che non Se u l sp oc ll ra un'ombra si ombra scorgete, il faquellaverioa sono. nostnon otesun' mia Potessi spiccarla c'e-rama ladono. ero sapeste mutarsi demia sostanza; il ufuella io sono. Pme, o. 0divme laonscialbatura, la ton e rivestein choffrirvela n siCigillche a scorzanonlaorfugetche n u t es e, lo u so q o za la verona un'ombra -ma qatura, la tonacaca mchepidriveste s el co laedrnostra ventura. forse o ci mbraEdsc era o Rest umana ' li lb n . n cheoltre il telo l'azzu u ia il e, i sc e t a C S v ge v . i la a o. or a t n sc ilignlimpido solo oranza cielo fu che tranquillo; vie ita tranquillo; a inundo sigillo. a che m vietava l' el on ll : a0 vero c'era il fal t v n zo n ir m a e fr ia t m of ch u es o gn me, sap e si miaicvita, d'ulan'ingnita mai vedr . Rest co mdella ostra zollacielche l'azzurr schiudersi d'un'i ormutarsi a loda schiudersi er o rl p el ca e o t za t il es sp v sm re o e ri ilafuoco olt mpidnon si smorza per me si chi Potessila lavera mia sostanza; liche aca ch il ia vita, lo fuoco che non si ella questa no. scorza on m so t v a io a lo ll t , ie , de si vita-ma quella io sono. Pote lo; v non ombra ialbaturauSerroun'tra nquilscorgete, llaun'moiambra sostanza; ilun'ombra - ma qufu chemla: l'scignoranza. zz offrirvela utarsCii deche l'ame, mdono. on o o spiccarla da in di me sapeste non fu che la scialb n ic el t e t t l il es fa p a il ignit umana ventura. Ed era forse oltre di me saEd era forse oltretura, o c'era che hiriveste d'laun'nostra er i la tonaca v rs 0 de u o. ll sc gi l'azzurro tranquillo; . vietava il limpido cielo solo un sigillo. 0 vero c'e solo un sitelo avventura il fal tico mutarsi della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zolla che mai ved Rest cos questa scorza la vera mia sostanza; il fuoco che non si smorza p me si chiam : l'ignoranza. Se un'ombra scorgete, non un'ombra - ma quella sono. Potessi spiccarla da me, offrirvela in dono. Ci che di me sapeste non che la scialbatura, la tonaca che riveste la nostra umana ventura. Ed e forse oltre il telo l'azzurro tranquillo; vietava il limpido cielo solo un sigi lo. 0 vero c'era il fal tico mutarsi della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zol che mai vedr . Ci che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca c riveste la nostra umana ventura. Ed era forse oltre il telo l'azzurro tra quillo; vietava il limpido cielo solo un sigillo. 0 vero c'era il fal tico muta della mia vita, lo schiudersi d'un'ignita zolla che mai vedr . Rest cos quest scorza la vera mia sostanza; il fuoco che non si smorza per me si chiam : l'ign ranza. Se un'ombra scorgete, non un'ombra -ma quella io sono. Potessi spicca la da me offrirvela in dono Ci che di me sapeste non fu che la scialba sola RO MA POE SIA 200 8 progetto grafico: roberto steve gobesso . X.2008 . studio ghirotti gobesso illustrazioni: alessandra grossi . stampa: ?????????????? lei E le altrE non realizzato Cliente: MRF5 di Luigi Cinque Elaborato: locandina pieghevole/programma Progetto e realizzazione: Roberto steve Gobesso Alessandra Grossi Formato: cm 32 x 48 a quattro colori Qui la prima anta: cm 32 x 24 GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 14 dall’archivio fotografico Roma Galleria Rondanini: una tela di Renato Guttuso Fotografia di Roberto steve Gobesso 03.12.1981 . C 20D . N 2 GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com NUMERO QUATTRO . OTTOBRE/DICEMBRE 2008 . PAGINA 15 PAGINA 16 Dark girl . JAPAN . © Paola Ghirotti GRAPHICZINE NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLO STUDIO GHIROTTI GOBESSO . ROMA . www.ghirottigobesso.com