Filosofia ed economia Per alcuni autori c’è un rapporto stretto Il primo nome che viene in mente è Karl Marx Ma prima di lui anche Adam Smith, il padre dell’economia, autore della Teoria dei sentimenti morali Più di recente John Maynard Keynes, autore del Trattato sulla probabilità Vedremo che questo vale anche per Alfred Marshall Alfred Marshall (Cambridge 1842 – Cambridge 1924) 1861-65: Avviato agli studi classici a Oxford in preparazione alla carriera ecclesiastica, lascia Oxford e va a Cambridge a studiare matematica. Si laurea come second wrangler 1868-1877: lettore di economia al St. John’s College, Cambridge 1870: viaggio in Germania. Coltiva interessi filosofici 1875: Viaggio in America. Studia il protezionismo e visita Oneida 1877: si sposa con Mary Paley e deve lasciare l’incarico 1877-1885: va ad insegnare economia politica al College universitario di Bristol 1885-1908: torna ad insegnare economia politica a Cambridge Marshall è autore centrale nella storia del pensiero economico ‘Il più grande “economista purosangue” che sia mai esistito’ Keynes, p. 213 Comunemente considerato uno dei protagonisti della rivoluzione marginalista accanto a Jevons, Menger e Walras La rivoluzione prende il nome dal considerare l’equilibrio al margine fra vantaggi e svantaggi, costi e ricavi In realtà l’opera di Marshall esce dopo Stanley Jevons, Teoria dell'economia politica 1871 Carl Menger, Principi fondamentali di economia politica 1871 Léon Walras, Elementi d'economia politica pura 1874 I Principi di economia di Marshall escono nel 1890 ma i manoscritti (editi da Whitaker) risalgono agli anni ’70 La sostituzione di ‘political economy’ con ‘economics’. L’economia è una scienza, non un’arte Tre scuole: austriaca (da Menger) di Losanna (da Walras) di Cambridge (da Marshall, Jevons non fa scuola) Quelli che sono ritenuti i tratti comuni: (per Marshall non troppo) Superamento dell’economia ricardiana che privilegia le condizioni dell’offerta, della produzione e si basa sul costo di produzione (teoria del valore-lavoro) Sua sostituzione con una spiegazione del prezzo centrata sullo scambio, sull’utilità dei beni che ne determina la domanda In realtà Marshall è più vicino alla scuola classica degli altri marginalisti (Keynes, pp. 195-96) L’economia non parte dai bisogni. Le attività vengono prima La metafora più nota di Marshall è quella delle due lame di un paio di forbici: Discutere se il valore sia regolato dall’utilità o dal costo di produzione sarebbe altrettanto ragionevole quanto discutere se, di un paio di forbici, sia la lama superiore o quella inferiore che taglia un foglio di carta (Principi, libro V, cap. 3) Il concetto è ben illustrato dal grafico più noto Equilibrio dell’industria -----570 A un prezzo minore la domanda è maggiore, ma difetta l’offerta. A un prezzo maggiore l’offerta è maggiore, ma difetta la domanda Equilibrio del consumatore Prezzo=utilità marginale 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 Scarpe (y) e cappelli (x). Prezzo: 1 paio di scarpe = 2 cappelli (è l’inclinazione della retta). Il mio reddito è 16 cappelli (o 8 paia di scarpe) La retta di bilancio va da 8 paia di scarpe a 16 cappelli. Nel mezzo ho varie combinazioni: 7 paia di scarpe (y) e 2 cappelli (x), 6y e 4x, 5y e 6x, 4y e 8x 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 La curva di indifferenza dice che più x possiedo, meno ne desidero. Se possiedo 8 paia di scarpe e 2 cappelli ho la stessa utilità che se possiedo 5 paia di scarpe e 6 cappelli oppure 3 paia di scarpe e 12 cappelli. L’equilibrio è nel punto in cui l’utilità marginale è uguale al prezzo. In questo caso 5 paia di scarpe e 6 cappelli Equilibrio del produttore l’impresa concorrenziale Prezzo=costo marginale La curva di offerta coincide con la curva dei costi marginali La curva di domanda è orizzontale, al prezzo dato assorbe tutto Non ci sono problemi di domanda: l’impresa è piccola rispetto al mercato. Per Marshall non è proprio così Alcuni tratti distintivi: Scuola austriaca (Menger, von Wieser, Böhm-Bawerk) Scienza della scelta, ruolo della conoscenza e dell'incertezza Poca matematica: aristotelismo di Menger Conservatorismo sociale. Friedrich von Hayek Scuola di Losanna (Walras e Pareto) Equilibrio economico generale Modello meccanico Scuola di Cambridge Equilibri parziali (ceteris paribus) Letta spesso come un’approssimazione all’equilibrio generale, più utile da un punto di vista pratico Marshall è il padre della scuola di Cambridge Spinge ed aiuta John Maynard Keynes, figlio di un amico e collega, John Neville Keynes, a dedicarsi all’economia ‘La fine del laissez-faire’ di Keynes è nello spirito di Marshall L’obituary testimonia l’affetto di John Maynard per il maestro e lo stretto rapporto tra i due Dopo Keynes, la scuola keynesiana: Joan Robinson, Kahn, Kalecki, Austin Robinson Noi ci fermiamo alla ‘vecchia scuola di Cambridge’ Antologia divisa in 6 parti: 1) il metodo 2) l’analisi 3) la moneta 4) l’economia industriale 5) l’economia del benessere 6) economia e società I testi sono prevalentemente di Marshall, ma anche di suoi allievi diretti (Pigou, Chapman e Lavington) e indiretti (Andrews). Sono ordinati in ogni singola parte per anno di pubblicazione IL METODO Premessa: Il giovane Marshall e i suoi studi filosofici e psicologici Laureato in matematica, entra a far parte di un circolo filosofico di Cambridge, il Grote Club Il circolo deriva il suo nome da John Grote, fratello dell’utilitarista George, storico della Grecia. Autore della Exploratio Philosophica, idealista, John Grote vede la filosofia come una discussione continua Grote muore nel 1866. Il Club, che presiedeva, diventa noto con il suo nome Gli succede nella cattedra di Filosofia morale, e nella presidenza del Club, Frederick Denison Maurice, il socialista cristiano Ne fanno parte, tra gli altri, il filosofo morale Henry Sidgwick, autore de I metodi dell’etica, e il filosofo della probabilità John Venn. Più tardi William Kingdon Clifford, amico intimo di Marshall, matematico e filosofo. Muore a 34 anni Marshall entra a farne parte nel 1867 ed è preso dai temi in discussione Insegna economia a Scienze morali ma, come dirà da vecchio: ‘Insegnavo economia … ma respingevo con indignazione l’insinuazione che fossi un economista. “Sono un filosofo, che vaga in una terra straniera. Andrò a casa presto” ’ ‘L’economia non mi avrebbe mai fatto alzare alle 5 del mattino, farmi il caffè e lavorare per 3 ore prima della colazione e prima che arrivassero gli allievi di matematica, ma la filosofia lo fece’ Lo appassionano soprattutto gli studi psico-filosofici sulla mente umana ‘Intorno al 1871-72, mi dissi che era giunto il tempo di decidere se dedicare la mia vita alla psicologia o all’economia. Passai un anno nel dubbio preferendo sempre la psicologia per il piacere della caccia. Ma l’economia cresceva ogni giorno di più per urgenza pratica’ Gli rimase sempre un retro-pensiero, come dirà da vecchio: ‘Se potessi ricominciare da capo, mi dedicherei alla psicologia. L’economia ha troppo poco a che fare con ideali’ (Keynes, p. 190) Ma credeva che il benessere materiale fosse ‘una precondizione per l’esercizio delle più elevate facoltà umane’ (Keynes: Obituary) ‘Fino a che punto le condizioni di vita delle classi lavoratrici bastano ad assicurare una pienezza di vita? Uomini più anziani e più saggi mi dissero che le risorse della produzione non permettevano di offrire alle grandi masse l’ozio e l’opportunità di studiare e che avevo bisogno di studiare economia politica. Seguii il loro consiglio e mi considerai un viandante nella regione dei puri fatti, augurandomi di poter presto tornare ai rigogliosi campi del pensiero puro’ (Keynes p. 160) Il ‘santo patrono’ (Keynes, p. 190) da P. Groenewegen: A Soaring Eagle: Alfred Marshall 1842-1924 ‘Gli occhi penetranti e le ali irrequiete dell’aquila erano spesso richiamati a terra per compiere il voto del moralista’ Keynes, p. 161 L’importanza dell’economia deriva anche dal fatto che ha un ruolo fondamentale nello studio dell’uomo e nella formazione del ‘carattere’: ‘L’economia è da un lato uno studio della ricchezza e dall’altro, il più importante, è una parte dello studio dell’uomo. Infatti il carattere dell’uomo è stato plasmato dal suo lavoro quotidiano e dalle risorse materiali che egli ottiene con quel lavoro, più che da qualsiasi altra influenza, salvo quella dei sui ideali religiosi. … I moventi religiosi sono più intensi di quelli economici, ma raramente la loro azione diretta copre una parte così grande della vita’ (Principi, libro I, cap. 1, introduzione) A testimonianza degli interessi filosofici ci rimangono 4 papers di Marshall letti al Grote Club La posizione di fondo è dichiaratamente idealistica Ma la componente idealistica è come un’aggiunta a una spiegazione del funzionamento della mente umana che ricalca l’associazionismo di Bain la cui spiegazione è definita ‘molto vicina alla verità’ L’esito è l’evoluzionismo, come dirà nel 1875 L’elemento a priori è relativizzato Il primo, discusso nel marzo 1867, è The law of parcimony (sic) Il principio della parsimonia, che può farsi risalire al ‘rasoio di Ockham’ è discusso da Hamilton e da Mill Mill lo usa per mostrare che i fenomeni mentali si possono spiegare con l’esperienza e non c’è bisogno di ricorrere all’autocoscienza Marshall riconosce la legittimità dell’uso che ne fa Darwin nell’Origine delle specie Ne rifiuta l’estensione alla psicologia che portava a negare la self-consciousness L’approccio dichiaratamente idealistico è richiamato dal titolo del secondo paper: Ferrier’s proposition one James Frederick Ferrier è un filosofo idealista scozzese La prima proposizione del suo Institutes of Metaphysics afferma la realtà e l’irriducibilità dell’autocoscienza: ‘Insieme a qualsiasi cosa un’intelligenza conosca, come fondamento e condizione della sua conoscenza, deve avere qualche cognizione di sé stessa’ Data l’autocoscienza, tutto il resto è spiegabile in forma meccanica ‘I fenomeni della mente umana possono essere spiegati per mezzo di agenti meccanici più l’autocoscienza’ Perciò la spiegazione di Alexander Bain è ‘very near the truth’ Da qui il terzo paper, Ye machine, che è una ricostruzione meccanica del funzionamento della mente E’ il primo pezzo dell’Antologia Ve lo presento con 3 mie figure che riproducono il funzionamento dei meccanismi mentali 1) a1-A1-B1-b1 Il circuito più semplice: la sensazione a1 produce l’idea di sensazione A1 che, per tentativi ed errori, attiva l’idea di azione B1, cui segue l’azione di risposta b1 2) a1-A1-B2-b2variazione del mondoa2-A2-B1-b1 Qui non c’è azione di risposta efficace diretta. L’idea di sensazione A1 – tenuta in moto dal desiderio di B1 - mette in moto l’idea di azione B2, da qui l’azione b2, che cambia il mondo e produce una nuova sensazione a2, da cui la corrispondente idea di sensazione A2. Da qui si può attivare l’idea di azione B1 che attiva l’azione b1, risposta adeguata alla sensazione a1 Quando nessuno dei due circuiti del primo livello si chiude, il segnale passa al livello superiore dove agisce il reasoning (forecast) 3) a1-A1-α1-β2-B2-b2variazione del mondoa2-A2-α2-β1-B1-b1 Prevedo cosa avviene se produco l’azione b2 e quindi la eseguo di proposito (attivando il circuito β2-B2-b2), rendendo così possibile l’azione b1 (attraverso β1-B1-b1) che è la risposta adeguata Un’altra eventualità è che il cambiamento del mondo che rende possibile l’azione b1 non possa effettuarlo la macchina e debba attendere che si verifichi Il carattere della macchina è la sua capacità di guardare lontano, di perseguire obiettivi di lungo periodo L’esempio dell’automa che gioca a scacchi che Marshall riprende da Babbage Il carattere dipende da tempo di connessione delle terminazioni nervose Nell’attività di routine la macchina si affida ad azioni automatiche che sono immagazzinate nelle azioni riflesse e negli istinti che ha acquisito in precedenza. Quando si presenta una situazione nuova che questi automatismi non sono in grado di trattare, la macchina tenta variazioni accidentali, finché non si imbatte in una che funziona, direttamente o per via indiretta. Se tutte queste ‘contrivances’ falliscono, e lo stimolo persiste, la macchina ricorre a un circuito mentale superiore in grado di prevedere le conseguenze dell’azione prima di decidere quale compiere. Le ‘contrivances’ che hanno avuto successo, in uno dei due circuiti cerebrali, non solo restaurano l’equilibrio, ma diventano parte del comportamento normale della macchina, cambiando il modo in cui essa agirà in ogni futura circostanza La ripetizione rende sempre più semplice compiere qualsiasi nuova azione, finché essa non viene immagazzinata come un nuovo istinto La selezione naturale è il prodotto di ‘agenti puramente meccanici’ I tre concetti-base: variazione, selezione, eredità (qui nell’istinto) ‘La variazione è la principale fonte del progresso’ (Principles) Il carattere (Samuel Smiles) coincide con la capacità di guardare lontano e di aspettare Come il chess automaton di Babbage (nell’Autobiografia) Introduce un nuovo livello di causalità: ogni azione dipende dal carattere e lentamente modifica il carattere, crea nuovi automatismi Concetti che si applicano all’individuo ma anche a un’impresa, a un’istituzione Anche in questi casi si hanno automatismi, innovazione, selezione ed ereditarietà ‘La parte che il ragionamento sistematico (machinery of thought) rappresenta nella produzione del sapere rassomiglia alla parte che le macchine (machinery) rappresentano nella produzione di merci’ (Principi, appendice C) Questo modello è ricorrente e centrale negli scritti marshalliani Quando discute di organizzazione industriale nei Principi in una lunga nota fa l’esempio del funzionamento del sistema nervoso: Per esempio, quando un uomo prova a pattinare per la prima volta, deve porre tutta la sua attenzione a mantenere l’equilibrio, il suo cervello [cerebrum] deve esercitare un controllo diretto su ciascun movimento e non gli resta molta energia mentale da dedicare ad altre cose. Ma dopo molta pratica l’azione diventa semiautomatica, i centri nervosi locali si assumono quasi tutto il lavoro di regolare i muscoli e, lasciato libero il cervello [cerebrum], l’uomo può tener dietro a tutto un ordine di idee indipendente. … V’è è probabilmente una specie di burocrazia organizzata dei centri nervosi locali, p. 158 Analogie con Babbage: Sulla economia delle macchine e della manifattura 1832 ‘Gli ordinamenti che dovrebbero regolare l’economia interna di una manifattura sono fondati su principi di più profondo fondamento di quanto si sarebbe potuto credere e possono essere utilmente impiegati nel preparare la strada ad alcune delle più sublimi investigazioni della mente umana’ Queste autorità locali mandano segnali al centro, ma se non c’è niente di nuovo il centro non interviene Quando però c’è da fare qualcosa di nuovo, come imparare a pattinare all’indietro, il centro interviene. Gli automatismi acquisiti in precedenza sono indispensabili per il nuovo compito (capitale di forza nervosa) A differenza che nell’equilibrio economico generale non si parte mai da zero. C’è sempre un sottoinsieme stabile sul quale si innesta un cambiamento localizzato La dialettica innovazione/routine è sempre all’opera in tutti i sistemi: individui, imprese, organizzazioni L’ultima parte di Ye Machine descrive il processo di educazione della macchina attraverso l’esperienza Linguaggio Numero Geometria Scienze naturali Arti Limiti nell’assenza della capacità di astrazione: √-1 non gli è accessibile Educazione morale: simpatia Il rapporto che c’è tra il modello giovanile di Ye machine e l’organizzazione industriale è profondo Ricordate Babbage: ‘Gli ordinamenti che dovrebbero regolare l’economia interna di una manifattura sono fondati su principi di più profondo fondamento di quanto si sarebbe potuto credere e possono essere utilmente impiegate nel preparare la strada ad alcune delle più sublimi investigazioni della mente umana’ Marshall fa il percorso inverso, dalla mente alla macchina: ‘La pratica rende perfetti; cioè la pratica permette che un’operazione la quale dapprima sembrava difficile, si compia dopo un pò di tempo con uno sforzo relativamente lieve, e tuttavia molto meglio di prima. La fisiologia spiega in certa misura questo fenomeno’ (Principi, libro IV, cap. 9) Il modello di Ye machine è anche un modello generale dell’agente economico Diverso dal modello dell’uomo economico, che non cambia. Anche Marshall adotta il calcolo come guida all’azione, ma il suo è un soggetto che varia nel tempo L’equilibrio parziale non è un approssimazione all’equilibrio economico generale dovuta a realismo, come spesso si ritiene E’ un diverso programma di ricerca. Se salta tutto, un sistema non funziona più. L’adattamento è sempre parziale, ‘la statica è parte della dinamica’ (Dardi) Importanza dell’educazione generale, si riusa sempre. Sviluppare le facoltà Segue la prolusione del 1885 quando assume la cattedra di economia politica a Cambridge Errore dell’economia classica: Non ignorare i fatti ma ritenere l’uomo una quantità costante, p. 46 All’epoca primeggiavano le scienze matematiche e fisiche. Lo sviluppo delle scienze biologiche ha messo al centro il concetto di crescita organica Il ruolo dei socialisti che, seppur vittime di ‘rapsodie selvagge’ hanno visto ‘la perfettibilità dell’uomo’ (Owen), e si sono resi conto che la miseria dei poveri è causa della loro miseria La scienza economica come organo, strumento logico, o cassetta di strumenti (box of tools) che aiuta a ragionare su motivazioni misurabili L’economia non è un corpo di verità concrete, ma un meccanismo che aiuta a scoprire queste verità, simile alla meccanica teorica, p. 50 Smith: consapevolezza dell’equilibrio tra il desiderio di possedere una cosa e gli sforzi necessari a produrla, p. 48 L’uso della moneta per misurare desiderio e sforzi è un accidente Essenziale è che sia qualcosa di trasferibile e misurabile. I titoli nobiliari potrebbero svolgere la stessa funzione se lo fossero, pp. 49-50 L’uomo economico di Marshall è l’elemento di calcolo dei pro e contro in un contesto dato Non è egoistico, le motivazioni dell’agire sono le più diverse, non necessariamente la ricchezza materiale L’uso pratico della teoria è solo negativo: mi dice cosa non si può fare, p. 55 Difesa della scienza economica da 2 critiche 1. Auguste Comte: Non si deve separare l’economia dallo studio della società nel suo complesso La sociologia al culmine delle scienze del pensiero positivo Non parte dall’individuo isolato come l’economia Se esistesse una scienza sociale unificata, l’economia sarebbe ben lieta di trovare riparo sotto le sue ali, p. 54 Ma essa non esiste. Per ora per trattare i problemi nel loro insieme ci affidiamo al senso comune L’economia consente di trattare in modo scientifico una parte del problema ed è di aiuto al senso comune La risposta di Marshall a Comte: La mente umana non dispone di altro metodo di indagine che la scomposizione dei problemi complessi, p. 54 2. Critica ispirata dalla scuola storica tedesca: rifiutare tutte le teorie e studiare i fatti La vecchia scuola storica – Wilhelm G. F. Roscher, Karl G. A. Knies e Bruno Hildebrand – preceduta da Friedrick List La nuova scuola – Gustav Schmoller – meno radicale Il Methodenstreit (Menger-Schmoller) è di quegli anni Marshall ha un giudizio positivo degli esponenti della scuola storica: ‘Essi hanno contribuito più di chiunque altro ad allargare le nostre idee’, p. 56 A List riconosce il merito di aver inserito l’economia nel movimento generale della scienza, ispirato alla biologia, p. 46 Tuttavia è la tesi radicale che si possa fare a meno della teoria, che si è preteso ricavare dai loro scritti, che è sbagliata Deduzione e induzione vanno insieme. Significativamente a questo proposito cita con approvazione Schmoller, nota 9 di ‘La distribuzione e lo scambio’ Marshall: ‘La nostra risposta è che i fatti da soli sono muti’, p. 56 La parte finale si apre con una dichiarazione di guerra Il limite della collocazione tra le scienze morali: studi metafisici. Invece occorre spirito scientifico, p. 61 L’urgenza del problema della povertà. Fiducia nelle possibilità di miglioramento della classe lavoratrice Occorre più ricchezza e una sua migliore distribuzione, p. 62 Il compito dell’economia è creare le opportunità di una vita dignitosa, sconfiggere la miseria Distribution and Exchange 1898 E’ la risposta a un breve articolo di Hadley che critica la teoria della distribuzione dei Principi Espone le linee generali del contenuto dei 6 libri dei Principi in successione dedicando particolare attenzione a problemi di metodo Presupporrebbe la conoscenza dei Principi. La nostra lettura dell’articolo è concentrata sui problemi metodologi, che in esso hanno un ruolo centrale Applicazioni limitate della matematica, ‘corte e semplici’, p. 67 Analogia con la fisica nelle fasi iniziali del ragionamento economico, con la biologia negli stadi più avanzati Uso del cœteris paribus nello stato stazionario Si applica meno allo stato attuale. Viviamo una fase transitoria: ‘felice intervallo’ in cui non vale la limitazione delle risorse prevista da Malthus Il problema è proprio il contrario: il progresso che impedisce che le stesse condizioni si ripetano Anche in meccanica i sistemi evolvono (le catastrofi), ma i cambiamenti sono solo di quantità Non così per l’evoluzione sociale che è ‘crescita organica’ I due sensi di equilibrio, meccanico e biologico, ‘tra le forze organiche della vita e della decadenza’, p. 71 Non abbandonare troppo in fretta quello meccanico La Mecca dell’economista è la biologia economica piuttosto che la dinamica economica, p. 72 Strategia e tattica, meccanica e biologia, pp. 72-73 L’uso del cœteris paribus e il problema dei rendimenti crescenti, che lo rende inapplicabile nel lungo periodo Il concetto di impresa rappresentativa, p. 75 I limiti dell’uso della matematica Il rischio dei ‘giocattoli scientifici’, p. 77 Significativa una lettera del 1906 all’allievo Bowley che, come Keynes, proveniva da matematica. Suggerisce di dividere il lavoro in 6 tappe: (1). Usa la matematica come un linguaggio abbreviato, piuttosto che come un motore di ricerca (2)Tieniti ad essa finché non hai finito (3) Traduci in inglese (4) Illustra con esempi che sono importanti nella vita reale (5) Brucia la matematica (6) Se non riesci nel punto 4, brucia 3. Quest’ultimo è quello che ho fatto spesso Il problema del tempo: l’elemento tempo, in cui risiede la difficoltà principale di quasi tutti i problemi economici (Principi, libro III, cap. 4) Natura non facit saltum (Spencer, Hegel, Cournot) Le curve di offerta presentano problemi E’ implicito che si riferiscono a un certo periodo di tempo, nota 8 Nel breve periodo i costi sono crescenti (ma vedi Andrews) Analogia con la fisica nelle fasi iniziali del ragionamento economico, con la biologia negli stadi più avanzati I Principi sono volume introduttivo (dalla quinta edizione, prima addirittura ‘vol. I’). Quindi vi trovate solo la meccanica, non la biologia Spesso Marshall è letto come ‘Principi + chiacchere’ L’ANALISI Il luogo classico è il libro 5 dei Principles: ‘Relazioni generali di domanda, offerta e valore’ Ho scelto il testo principale da Industry and Trade perché più sintetico (quindi richiede attenzione) libro 2, cap. 1 ‘L’adeguamento della produzione alla domanda in un mercato aperto’ Libro 2 concorrenza Libro 3 monopolio Non viste come due forze opposte che necessariamente si escludono Le situazioni reali di mercato sono intermedie: Ogni impresa, anche in regime di concorrenza, ha un ‘mercato particolare’. Marshall parla di ‘monopolio parziale’ (p. 94) L’offerta (e la domanda) come flussi, non stocks Costo monetario di produzione ≠ da Costo reale di produzione Esempio: il lavoro giovanile Elemento Tempo Rilevante soprattutto dal lato dell’offerta P 100 200 300 400 500 Q La curva rossa è la curva di offerta. L’altra è la curva di domanda Sull’asse delle x ho le quantità, su quello delle y i prezzi L’inversione degli assi. Attenzione al lato dell’offerta Il concetto di elasticità: Le variazioni in percentuale della domanda in risposta a variazioni in percentuale di prezzo Keynes, p. 199 P 6 5 4 3 2 1 0 100 600 200 300 400 500 Q La formula è (Dx/x) / -(Dy/y) Ovvero (DQ/Q) / - (DP/P) Cioè variazioni percentuali della quantità (DQ/Q) rapportate a variazioni percentuali del prezzo (DP/P). Il segno meno sta a indicare che quando il prezzo cresce la quantità domandata cala Se quando il prezzo cresce del 10% la domanda cala del 10% l’elasticità è 1 Se quando il prezzo cresce del 10% la domanda cala del 20% l’elasticità è 2 Se la domanda cala solo del 5% l’elasticità è 0,5 E’ regola generale che un aumento della domanda faccia crescere il prezzo Invece l’aumento dell’offerta agisce sul prezzo in diverse direzioni Il prezzo aumenta nel breve periodo. Poi intervengono altri fattori Economie interne ed economie esterne Non è possibile attribuire esattamente i costi a un determinato prodotto Ogni impresa produce molti prodotti, che hanno costi in comune Distinzione costi primi – costi comuni. Si possono isolare e attribuire a un prodotto solo i costi primi I costi comuni diventano primi o speciali se ragiono sul lungo periodo Prodotti congiunti (es: frumento e paglia) Se sono prodotti in un rapporto fisso il prezzo dipende solo dalla domanda Ma in genere sono possibili variazioni nei rapporti in cui sono prodotti Esempio: lana, carne e pelle; anche paglia e frumento Conclusione: ‘c’è una certa correlazione tra costo e valore anche riguardo a tali prodotti’, p. 92 Prodotti connessi. In genere si producono insieme: Locomotive e motrici Nessun mezzo diretto di dividere tutti i costi Impianto una macchina che serve per tre prodotti. Come ripartire la spesa? Dividerlo in base ai risparmi che ottengo nella produzione di ciascuno di essi. E’ quello che farebbe la concorrenza Concetto di equilibrio flessibile In continuo movimento L’equilibrio non è un punto di arrivo ‘E’ inconcepibile un adattamento perfetto. Forse non è nemmeno desiderabile. … Affari perfettamente stabili produrrebbero uomini poco migliori di macchine’, p. 94 Il secondo testo è tratto dal libro V dei Principi Poche pagine, molto dense Al centro c’è il tema dei rendimenti crescenti che presenta un problema apparentemente insolubile se si considera valere per la singola impresa. Marshall sottolinea subito la diversità tra impresa e industria L’analisi dell’equilibrio meccanico non funziona. Induce a pensare al monopolio, nota 4 (Cournot) P Al solito, la curva rossa è la curva di offerta, in questo caso a rendimenti crescenti. La curva celeste è curva di domanda di un mercato perfettamente concorrenziale 100 200 300 400 500 Q L’impresa che si trova in questa condizione espande la produzione finché il mercato non è più concorrenziale e la curva di domanda si inclina negativamente Come far fronte al problema posto dai rendimenti crescenti? 1) Intanto, come già detto, Marshall ne limita l’applicazione al lungo periodo Aneroidi a forma di orologi, p. 96 (ma è così? Andrews) 2) Concetto di impresa rappresentativa 3) L’impresa non si trova mai davanti una curva di domanda perfettamente concorrenziale: mercato particolare Strategia delle imprese: costi primi-costi supplementari Rapporto equilibrio statico-sviluppo organico. Uso consapevole e limitato degli strumenti dell'analisi di equilibrio. Rischio dei giocattoli scientifici, p. 99 ‘I problemi economici sono presentati imperfettamente quando vengono trattati come problemi di equilibrio statico, e non di sviluppo organico’, p. 99 Il trattamento statico è definito ‘un’introduzione necessaria a una trattazione più filosofica della società come organismo’, necessaria perché offre ‘finitezza e precisione di pensiero’ Il testo successivo è l’Appendice H, legata al cap. 12, da cui è tratto il testo precedente. Qui trovate la matematica (in appendice, come sempre) Il concetto di margine perde di significato in caso di rendimenti crescenti, p. 102 Un aumento della scala di produzione ha portato a una riduzione del prezzo di offerta. Cosa accade quando la moda passa e il prezzo di domanda si riduce? p. 103 Caso 1) Il nuovo prezzo di domanda è inferiore al ridotto prezzo di offerta reso possibile dallo sviluppo della produzione a rendimenti crescenti. In questo caso la produzione si contrae e si torna più o meno alla situazione di prima Caso 2) Il nuovo prezzo di domanda ridotto è superiore al nuovo prezzo ridotto di offerta. Si può avere un'espansione della produzione pari a 10 volte quella di partenza prima che la discesa del prezzo di domanda raggiunga quella del prezzo di offerta (come prima o poi avviene). Un nuovo equilibrio si è instaurato, nota 2: equilibri stabili e instabili A e C sono stabili, B è instabile perché se aumenta appena la produzione il prezzo di offerta è inferiore al prezzo di domanda e la produzione cresce fino a L (se si riduce appena, scende fino a H). Le frecce indicano la direzione del movimento della produzione con equilibrio stabile in H e L Irreversibilità delle curve di domanda e di offerta: certe abitudini al consumo non si perdono anche quando il prezzo sale Soprattutto miglioramenti nella produzione si conservano anche se la scala di produzione si riduce, p. 104 La curva non torna indietro lungo lo stesso percorso, nota 6 E’ la linea tratteggiata della figura che parte da T La curva di offerta è una curva o non è una curva? Rappresentazione tridimensionale con la variabile tempo, nota 8 Come calcolare le spese ? In una situazione statica il problema non c'è: il costo può essere calcolato dividendo le spese per il numero dei beni prodotti. Ma in una situazione non statica, il valore dei beni capitali dipende dal reddito che producono. Quindi si ragiona in circolo se si vuole andare dal costo al prezzo. Curva delle spese particolari, nota 10 Serve a chiarire la problematicità delle curve di offerta La curva SS’ è necessariamente ascendente perché i produttori di un dato momento sono disposti su di essa con i produttori a costi minori a partire da sinistra MP sono le spese del produttore che produce la OM-esima unità. QP è la rendita del produttore della OM-esima unità Diversamente dalla normale curva di offerta, si presuppone che la produzione sia sempre OH L’area SFA è la rendita complessiva del produttore, DFA è la rendita del consumatore (ci torniamo più avanti) LA MONETA Due testi: Il primo di Marshall specifico sui rimedi alle fluttuazioni del livello dei prezzi Il secondo più generale di Pigou. Conviene partire da quest’ultimo Il valore della moneta in termini di merci dipende dalle stesse leggi della domanda e dell'offerta che determinano il valore di ogni bene Il testo di Pigou si occupa della domanda di moneta. L'offerta riguarda la produzione di metalli e, quando c’è moneta cartacea, il comportamento delle autorità monetarie Conviene partire dal paragrafo 9, in cui la formula della teoria quantitativa è esposta e messa a confronto con la formula usata da Pigou Formula della teoria quantitativa: MV=T Generalmente è scritta MV=PT La quantità di moneta (M) moltiplicata per la velocità di circolazione (V) è uguale al numero delle transazioni (T) moltiplicato per il valore medio della singola transazione (), cioè per il livello dei prezzi Detta così non è una teoria, ma una tautologia, uno schema logico da cui non si esce Diventa teoria quando si assume, come fa la teoria quantitativa, che V sia costante, per cui, a parità di T, ne consegue che e M sono direttamente proporzionali L’origine della teoria quantitativa della moneta si perde nella notte dei tempi Nicola Copernico, Sulla coniazione delle monete 1526: ‘La moneta perde di valore soprattutto quando ne viene aumentata troppo la quantità’ Jean Bodin, I sei libri dello Stato, 1576: ‘princeps a nummorum corruptela debet abstinere’ Una formulazione lucida nel saggio On money di Hume: Si apre così. ‘La maggiore o minore abbondanza di moneta è senza importanza; infatti i prezzi delle merci sono sempre in proporzione con la quantità della moneta’ L’aumento dei prezzi nel ’500 attribuito all’afflusso di oro dall’America L’apparato logico proposto da Pigou è diverso, ma, come spiega sempre nel paragrafo 9, perfettamente coerente con la teoria quantitativa. Pigou pone due domande: Come si stabilisce il valore della moneta? E in termini di cosa? Alla seconda risponde: in termini di merci, ridotte a un’unità, p. 129 Alla prima, che si stabilisce nel modo usuale con cui si stabilisce il valore delle merci, cioè in base alla domanda e all’offerta Pigou segue il Marshall delle lezioni e di un manoscritto del 1871 citato da Keynes e pubblicato da Whitaker negli Early Economic Writings, ‘On Money’ Marshall considera la ‘velocità di circolazione’ un concetto astratto Per spiegare il valore della moneta preferisce partire dalle ragioni per cui la moneta è domandata Il motivo principale invocato è la ‘disponibilità in contanti’ (‘ready command over commodities’) (Keynes, p. 181) Il saggio di Pigou sviluppa la stessa idea Perché deteniamo moneta? Pigou elenca due motivi: comodità di acquisti e sicurezza, p. 130. Motivo transattivo e precauzionale Per questi motivi teniamo una parte k della ricchezza reale R (delle risorse, dice Pigou) in moneta. Poniamo che sia il 10%. La quantità di moneta M moltiplicata per il suo valore unitario P - che è l’inverso del P(che Pigou designa con ) della formula della teoria quantitativa - cioè il valore complessivo della moneta PM, sarà uguale a questa quota della ricchezza, kR. Cioè PM=kR, ovvero P=kR/M Se kR è costante, PM è un iperbole equilatera, p. 130. Se aumenta la quantità di moneta M, in proporzione diminuisce il suo valore La moneta M detenuta dai cittadini viene scomposta nella proporzione detenuta in contante (c) e in quella detenuta in conti bancari (1-c). La seconda richiede meno contante perché alle banche basta tenere una proporzione del totale per essere in grado di far fronte agli obblighi verso i depositanti. La formula completa diventa P=kR/M[c+h(1-c)] Pigou passa poi ad analizzare ciascuna delle variabili che compongono l’equazione R: Quanto maggiore è R tanto maggiore è la domanda di moneta R cresce con lo sviluppo. Aumentano le risorse, ma … se l’elasticità della domanda è minore di 1, NO. La spesa complessiva, PQ, si riduce Se P si riduce del 20% e Q aumenta solo del 10%, R si riduce Interessante è l’analisi di k, delle ragioni che abbiamo per detenere moneta anziché impiegare le risorse in usi produttivi o nel consumo. Come detto sono due 1) Comodità: poter fare acquisti 2) Sicurezza: evitare il rischio di trovarsi senza moneta in caso di bisogno Se le opportunità di guadagno da investimento crescono, si riduce l'incentivo a detenere moneta Se ci aspetta che i prezzi scendano (deflazione) si ha un incentivo a detenere moneta Se ci si attende che aumentino (inflazione) avviene l’opposto, p. 134 Dall’equazione P=kR/M[c+h(1-c)] segue l’analisi 1)di c, cioè dell’uso di assegni, compensazioni bancarie e strumenti che riducono l’uso di moneta legale effettiva 2)di h, cioè delle ragioni per cui le banche detengono moneta, che sono le stesse per cui la detengono gli individui (comodità e sicurezza) La teoria quantitativa ha come concetto centrale V, che è un concetto statistico Pigou rivendica che la sua teoria, facendo perno su k, è centrata sui motivi che gli individui hanno per detenere moneta, sulla domanda di moneta Al movente transattivo e precauzionale Keynes aggiungerà quello speculativo, qui adombrato nelle situazioni di variazione dei prezzi Il testo di Marshall mira a stabilizzare il valore della moneta per contrastare l’andamento ciclico dell’economia Le variazioni del valore della moneta sono di breve e di lungo periodo Più drammatiche quelle di breve periodo, che non sono influenzate dalla produzione di oro e dipendono dall’andamento dell’economia. Si evitano stabilizzando l’economia Le variazioni di lungo periodo provocano destabilizzazione L’economia moderna è caratterizzata da contratti a lungo termine che impegnano al pagamento di valori nominali il cui valore reale è soggetto a variazioni Quando i prezzi salgono e l’economia va bene il valore reale dei costi fissi si abbassa. Il contrario avviene quando i prezzi calano. I salari reali si muovono in senso contrario a come dovrebbero (crescono quando l’economia va male, calano quando va bene), p. 117 e p. 121 La proposta è fissare uno standard di potere d’acquisto che sia stabile e corregga le deviazioni dovute all’alterazione del valore della moneta. Indicizzazione Il bimetallismo è un rimedio inefficace ECONOMIA INDUSTRIALE (IV LIBRO) Teoria dell’organizzazione. L’organizzazione come quarto fattore della produzione. Rapporti con la biologia Organizzazione e conoscenza Marshall guarda al sistema industriale come a un organismo che cresce e si sviluppa Limiti dell’epoca: riferimento all’eugenetica e alle razze umane L’invito è a guardare oltre, a quegli aspetti che segnano più direttamente il progetto marshalliano di scienza e di riforma sociale Rapporto storico biologia-economia Unità di azione fondamentale tra le leggi della natura nel mondo fisico e quelle nel mondo morale, p.143. Darwin nell’autobiografia fa riferimento a Malthus: Nell’ottobre del 1838 lessi per diletto il libro di Malthus sulla popolazione e, essendo preparato ad apprezzare la lotta per l'esistenza che è dappertutto all'opera per i miei studi di lunga data delle abitudini degli animali e delle piante, fui subito colpito dall’idea che, nelle condizioni di lotta all’esistenza cui ogni essere è sottoposto, le variazioni vantaggiose tendessero a essere conservate e quelle sfavorevoli a essere distrutte. Il risultato poteva essere la formazione di nuove specie. Avevo dunque ormai una teoria su cui lavorare Ruolo di Smith attraverso lo zoologo Milne-Edwards Negli Elementi di zoologia (1837) scrive: ‘Il principio che sembra aver guidato la natura nella perfettibilità degli esseri è, come si può vedere, proprio uno di quelli che hanno avuto la più grande influenza nel progresso della tecnologia dell’industria umana, la divisione del lavoro’ Nella Introduzione alla zoologia generale (1851) aggiunge: ‘nel perfezionare gli organismi la Natura ha seguito il principio così ben sviluppato dagli economisti moderni, ed è in queste opere così come nelle produzioni delle arti meccaniche che si vede l’immenso vantaggio che risulta dalla divisione del lavoro’ Infine, nelle voci ‘Organizzazione’ e ‘Nervi’ del Dizionario classico di storia naturale (Strasburgo, 1827) sostiene che la vita degli organismi superiori si differenzia da quella degli inferiori proprio per l’introduzione della divisione del lavoro: Il corpo dei polipi può essere paragonato a una di quelle officine in cui ciascun lavoratore è impiegato a compiere operazioni simili ... Quando al contrario la vita comincia a manifestare fenomeni più complicati ... certi organi presentano una struttura particolare. La vita dell’individuo, invece di essere la somma di un numero maggiore o minore di elementi identici, risulta da atti essenzialmente differenti prodotti da organi distinti ... più numerose e sviluppate sono le facoltà dell’organismo, maggiore è il grado al quale è spinta la diversità di struttura e la divisione del lavoro che ne consegue Darwin fu influenzato direttamente dagli economisti nel valutare il vantaggio che deriva dalla specializzazione. Spinta alla differenziazione che porta alla formazione di una nuova specie. Ma nell’Origine delle Specie fa riferimento a Milne-Edwards, meno controverso Schweber: Darwin and the political economists: divergence of char Journal of the History of Biology Il tema sarà generalizzato da Spencer nella sua teoria della ‘differenziazione e integrazione’ che connette l’evoluzione biologica, psicologica e sociale La differenziazione segue le orme della divisione del lavoro smithiana, con il supporto delle dottrine neurofisiologiche. La specializzazione aumenta le capacità: la pratica rende perfetti A questo sviluppo si accompagna l'esigenza del coordinamento tra le parti separate, che in economia è offerto dal mercato, dallo sviluppo dei trasporti, dal sistema del credito Marshall usa l'espressione <<sopravvivenza del più adatto>>, che è di Spencer, e che Darwin fece propria nella quinta edizione dell'Origine delle Specie, come equivalente alla selezione naturale Marshall la usa per discutere l’evoluzione delle forme di organizzazione sociale La teoria della 'sopravvivenza del più adatto' deve essere interpretata con cura, p. 144 Non sono gli organismi che beneficiano l'ambiente a sopravvivere. E non è detto che la lotta per la sopravvivenza dia vita ad organismi benefici, p. 144 Ma benefici all'ambiente sono utili e necessari. La specie che depaupera l'ambiente muore. Ruolo della cooperazione nel garantire sopravvivenza: Kropotkin Il salto all'uomo è il carattere conscio del sacrificio dell'interesse individuale. Questo rafforza le chances di sopravvivenza, pp. 145-46. Quelli che ho chiamato ‘i quartolibristi’: Brian Loasby Giacomo Becattini e i suoi allievi Stanley Metcalfe Organizzazione e conoscenza. ‘Il capitale consiste in gran parte in organizzazione e conoscenza. La conoscenza è la nostra più potente macchina della produzione. … L’organizzazione aiuta la conoscenza’, Introduzione libro IV; pp. 237-38 Precedente smithiano Economia e biologia Rapporto Smith-Darwin (via Milne-Edwards) e Darwin (Spencer)-Marshall La sopravvivenza del più adatto premia qualità accidentalmente associate a quelle che creano un vantaggio Sistema delle caste. Aveva qualcosa di positivo per la sopravvivenza se si è imposto dappertutto in una fase della storia, sebbene avesse difetti: il sacrificio dell'individuo agli interessi della società, p. 147 Il sistema delle caste è superato, ma nella moderna suddivisione in classi permane il difetto Gli organi si rafforzano con l'uso. La frequenza di un esercizio che crea piacere rafforza gli organi che lo producono Qs. è come la legge per la sopravvivenza perché tende ad impedire agli animali di provare molto piacere nell'esercizio di funzioni che non contribuiscono al loro benessere, p. 149 Ma l'uomo ha un grado maggiore di libertà È dunque necessario studiare con diligenza se l'attuale organizzazione produttiva non possa essere vantaggiosamente modificata in modo da accrescere le possibilità da parte di coloro che appartengono ai gradi inferiori dell'attività produttiva, di adoperare le facoltà mentali latenti, di trarre piacere dall'uso di esse e di rafforzarle mediante l'uso; poiché si deve respingere come priva di valore l'asserzione che se un cambiamento simile fosse stato benefico, sarebbe già stato prodotto dalla lotta per l'esistenza. È prerogativa umana di esercitare un controllo limitato ma effettivo sugli sviluppi naturali, mediante la previsione del futuro, e preparando la strada per il passo successivo, p. 149 Secondo brano. La pratica rende perfetti e la similitudine neurofisiologica Per esempio, quando un uomo prova a pattinare per la prima volta, deve porre tutta la sua attenzione a mantenere l’equilibrio, il suo cervello [cerebrum] deve esercitare un controllo diretto su ciascun movimento e non gli resta molta energia mentale da dedicare ad altre cose. Ma dopo molta pratica l’azione diventa semiautomatica, i centri nervosi locali si assumono quasi tutto il lavoro di regolare i muscoli e, lasciato libero il cervello [cerebrum], l’uomo può tener dietro a tutto un ordine di idee indipendente. … queste connessioni possono considerarsi come una specie di capitale di forza nervosa. V’è è probabilmente una specie di burocrazia organizzata dei centri nervosi locali, p. 158 I vantaggi della divisione del lavoro sono evidenti nel lavoro manuale; per quello mentale meno: il campo di studi deve essere ampio all’inizio, prima della specializzazione. Esempio del medico, p. 153 Principio di Babbage: la divisione del lavoro consente di eseguirlo con quella esatta quantità di capacità e di forza che è richiesta per la sua esecuzione , p. 156 Smith: rapporto divisione del lavoro - invenzione delle macchine Differenza uomo-macchina Economie esterne ed economie interne Le prime rimandano al concetto di distretto industriale Il terzo brano di questa parte dell’Antologia è tratto da Sydney Chapman: L'industria tessile del Lancashire. Uno studio sullo sviluppo economico, 1904, scritto su suggerimento diretto e con la supervisione di Marshall. E' considerato lo studio classico di un caso classico. Nata nel ’300 a Manchester, libera dai regolamenti corporativi, l'industria tessile si era sviluppata nei secoli. Dalla lana e seta al cotone. Sviluppo di industrie sussidiarie che usano prodotti chimici. Oltre 600.000 addetti in una miriade di piccole e medie imprese di 300 tipi diversi. Il concetto di distretto industriale si fa risalire a Marshall tanto si usa il termine Marshallian Industrial District (Becattini) Le connessioni fra imprese richiedono conoscenza, crescono con l'esperienza, stimolano innovazioni e sono incoraggiate dalla vicinanza geografica e culturale Il testo di Chapman sul distretto del cotone è molto tecnico. L’invito è a leggere la matrice ‘filosofica’ marshalliana del discorso Le ragioni che tengono unite o separano fasi diverse della lavorazione dipendono in primo luogo dalle competenze richieste Filatura e tessitura: la seconda richiede capacità commerciali che non sono richieste nella prima. Questo porta alla separazione, pp. 163-64 Se la rifinitura è eseguita dalla fabbrica che produce il tessuto, i modi in cui può essere effettuata sono limitati, ‘se la rifinitura è fatta altrove, il tessuto acquistato da qualsiasi produttore rappresenta potenzialmente una maggiore varietà di beni finiti’, p. 167 Disintegrazione industriale lungo due linee, p. 165: 1) di fase, di processo 2) di prodotto Per la prima è tutto chiaro: ‘Le straordinarie economie legate alla specializzazione dei processi tendono a presentarsi non appena l’organizzazione dell’industria è in grado di mantenere un contatto sufficiente tra i processi separati, poiché la divisione del lavoro implicata dalla specializzazione dei processi risponde a principi fondamentali’, p. 166 La seconda è dettata dall'esigenza del controllo di qualità (prodotti di eccellenza). In questo caso un’impresa tiene unite le fasi ‘per evitare che inavvertitamente, a causa di alterazioni nella mistura o di lavoro inferiore in qualche fase, possa accadere che la qualità dei loro prodotti sia in qualche caso ridotta e di conseguenza siano danneggiati i loro mercati’ Quali sono i limiti della dimensione d'impresa? Bilanciamento dei vantaggi e degli svantaggi, dei costi di coordinamento interni e di quelli di ricorrere al mercato esterno. Nel distretto i secondi sono minori e c'è spazio per le piccole e medie imprese Rispetto alla grande impresa, la piccola crea un ambiente che accresce la conoscenza, incoraggia il cambiamento, offre molte alternative e modi diversi di affrontare un problema: ‘le piccole imprese sono i migliori educatori dell’iniziativa e della versatilità, che sono le fonti principali del progresso industriale’ (Industria e commercio, p. 249). Il concetto chiave che spiega il fenomeno dei distretti industriali è quello di economie esterne di localizzazione (diverse da quelle generali di settore), ottenibili mediante ‘la concentrazione di parecchie piccole imprese di natura simile in località particolari’ Principi, libro IV, cap. 10 Atmosfera industriale (Industry and Trade): ‘i misteri dell’industria non sono più tali; è come se stessero nell’aria si respirano nell'aria e i fanciulli ne apprendono molti inconsapevolmente’ (Principi, libro IV, cap. 10) Knowledge communities La nuova geografia economica I clusters di Michael Porter: i vantaggi dell’agglomerazione I distrettualisti italiani, Giacomo Becattini in testa. Senso di appartenenza, radici sociali del distretto. Una comunità locale che prende parte alla divisione internazionale del lavoro, che si specializza. Il concetto di ‘sistema locale’ Il distretto industriale nasce come una comunità locale che si specializza in un certo tipo di prodotto; il cluster nasce come un’agglomerazione territoriale di imprese che si dedicano ad una certa produzione [...] Nel primo caso noi vediamo la trasformazione di una società locale; nel secondo la distribuzione spaziale di imprese che producono beni correlati (Becattini, cit. Fabio Sforzi: ‘Il distretto industriale: da Marshall a Becattini’ Pensiero economico italiano, 2008, n. 2) Lo studio sul campo Prato (tessile), Santa Croce (pelle), Poggibonsi (mobili) L’anomalia dello sviluppo italiano del secondo dopoguerra se si assume la grande impresa come sinonimo di modernità e sistema avanzato di produzione Un sistema produttivo particolarmente adatto a differenziare il prodotto secondo le richieste di una domanda di prodotti di qualità, non totalmente standardizzati Un fenomeno non solo italiano La Spagna Seguono nell’Antologia due brevi brani tratti da Industry and Trade, un’opera di Marshall che ha avuto una lunga gestazione ed è uscita solo nel 1919 Considerata meno importante dei Principi, meno teorica, ma in realtà ricca di spunti che hanno un preciso contenuto teorico, direi filosofico Il primo brano tratta della consuetudine, del suo ruolo positivo purché non sia rigida, sia aperta al cambiamento. Ma il cambiamento che non si innesta su qualcosa di consolidato, di consuetudinario, è erratico. E’ il modello di Ye machine: routine-innovazione La standardizzazione industriale svolge lo stesso ruolo della consuetudine, solo che è deliberata Standardizzazione particolare e generale Secondo brano. A sua volta composto da brevi brani Espansione verticale e orizzontale. Tendenza alla crescita delle dimensioni d’impresa Esempio dell’industria Carnegie con le strutture in acciaio: prima i ponti poi le parti di edifici Ma la standardizzazione rinnova di continuo possibilità e ruolo del piccolo produttore Il piccolo può vendere prodotti standardizzati senza problemi e, ciò che è più importante, dispone di pezzi standardizzati a poco prezzo e il suo lavoro diventa relativamente sempre più importante (il coltellinaio e la grande acciaieria), p. 180 La standardizzazione delle parti componenti determina maggiori economie ed è in pari tempo di minore ostacolo al progresso di quella di strutture complesse, p. 178 1. E’ di speciale significato rispetto alla lotta tra le imprese giganti e quelle di dimensioni modeste, p. 178 2. Richiama alla mente i vantaggi dell’educazione generale rispetto a quella specifica ***: ‘Quella capacità generale che si può trasferire da un mestiere all’altro aumenta ogni anno di importanza rispetto alla capacità manuale e alle cognizioni tecniche che sono specializzate ad un dato ramo di attività’, Principles, libro VI, cap. 5, p. 758 Spiega perché un giocatore di cricket impara presto e bene a giocare a tennis (libro IV, cap. 6) D’altra parte quando l’insieme degli automatismi necessari cresce di numero e di peso l’innovazione si allontana: ‘L’estensione dei metodi standardizzati tende generalmente ad aumentare la subordinazione dello spirito creatore ai vasti aiuti capitalistici nell’ottenere uno sbocco per le sue attività’, p. 179 Machinery and life (1901) traccia un parallelo tra ‘material machinery e ‘machinery of thought’ ‘Too much scaffolding Too much machinery too little building too little life’ Nel testo trovate il riferimento a Aristotele e Newton che avrebbero molto da imparare se nell’aldilà incontrassero un mediocre studioso dei nostri giorni. Non è tutto a vantaggio del nostro tempo perché ha ‘un’influenza deprimente’: prima di esercitare le capacità creatrici c’è da aspettare, da accumulare molta conoscenza standardizzata L’articolo di Frederick Lavington***, che insegna economia a Cambridge, sviluppa temi di Industry and Trade Le forze che spingono alla disintegrazione verticale (e all’integrazione orizzontale): concentrazione delle facoltà umane su un ambito di compiti limitato. Ne seguono l’impiego di a) processi uniformi e continui b) potenti strumenti di produzione Le forze che operano in controtendenza. a)Cause tecniche: ‘interdipendenza tecnica dei prodotti, dei processi di produzione e dei processi mentali che li guidano’, p. 190 b)Individualità del prodotto (ceramiche Wedgwood) c)Possibilità di impianto bilanciato Alle quali sono da aggiungere: 1) La limitatezza del mercato 2) Lo sviluppo della scienza del management La relazione dialettica tra standardizzazione e meccanizzazione da un lato e innovazione e trasformazione dall’altro Quest’ultima è massima quando è liberata dai compiti della prima. (Liberare abilità mentale, Lavington. Dare spazio alla creatività del piccolo produttore, Marshall e Chapman) E’ il modello della mente, ed è un modello evolutivo L’articolo di Philip Andrews è del 1951*** Andrews è allievo di un allievo di Marshall, Macgregor, e insegna a Oxford Ricostruisce cosa è successo della teoria marshalliana. La teoria dell’impresa (concorrenza monopolistica) ha eliminato la teoria dell’industria Con i rendimenti crescenti, in regime di concorrenza perfetta, non c’è equilibrio Marshall non ha una teoria della concorrenza perfetta La domanda è limitata (mercato particolare). Ma questo non fa scomparire il concetto di industria Contrasto tra equilibrio della singola impresa e equilibrio dell'industria. L'espansione della seconda a costi ridotti cozza con l'esigenza di attribuire costi crescenti alla prima. Risultato: buttata a mare l'analisi industriale, rimane l'equilibrio della singola impresa su basi marginalistiche: costi crescenti, pp. 195-96 L'industria marshalliana è un insieme di imprese che hanno lo stesso know-how e le potenzialità per produrre una gamma di prodotti diversi che caratterizzano l'industria. Ad es. motori elettrici. Pur se le singole imprese producono motori diversi, sono esposte alla concorrenza quando i prezzi di un certo motore crescono. Il prezzo di lungo periodo è concorrenziale, copre appena i costi medi di produzione *** La concorrenza di Marshall implica, per prodotti identici, prezzi identici che coprono appena il costo medio, non implica domanda illimitata (perfettamente elastica) al prezzo in vigore, p. 198 Le imprese hanno una produzione differenziata, ma appartengono alla stessa industria nella misura in cui possono coprire l’offerta dei rispettivi prodotti, pp. 198-99 L’offerta è coperta da imprese diverse, alcune imprese vendono sottocosto, hanno costi maggiori delle imprese affermate, perché sono troppo vecchie o troppo giovani (si aspettano di coprire i costi quando sono entrate), p. 201 L’impresa rappresentativa è quella ‘la cui dimensione e le cui opportunità possono essere presi come l’obiettivo su cui si appuntano gli sforzi dei nuovi entrati’, p. 202 Nel breve periodo c'è un insieme di produttori in condizioni diverse. Il concetto di impresa marginale non dice nulla, come invece avverrebbe se prendessi la curva delle spese particolari come curva di offerta (p. 203), cosa che Marshall esplicitamente rifiuta Quando passa all'equilibrio della singola impresa Marshall non vuole abbandonare gli strumenti dell'analisi marginale e afferma che l'impresa nel breve periodo spinge la produzione fino al punto in cui il prezzo copre il costo marginale crescente, p. 204 Traccia curve di offerta simili alle curve di domanda, ma sa bene che non c'è il fenomeno dei rendimenti decrescenti neppure nel breve periodo. Si dibatte in un pelago concettuale perché è attratto dall'impiego dell'analisi marginale, ma è consapevole che non funziona. Parla di difficoltà matematiche, ma sono logiche, pp. 204-06 Quando parla dei mercati fa riferimento al grano e alla pesca, che sono effettivamente mercati in cui non c'è, dal punto di vista del singolo produttore, problema di limitazione della domanda. Può spingere la produzione al massimo, p. 206 Non così nel settore manifatturiero. Marshall se ne accorge e lo accenna (p. 85 dell'antologia); quello che Andrews dice espressamente a p. 207, attribuendo questa teoria a Marshall con una citazione dal suo maestro Macgregor Ma è quando tratta dei rendimenti crescenti che lo strumento analitico gli si sgretola tra le mani. Il prezzo non ha rapporti col costo marginale Per Andrews non posso trovare l'equilibrio dell'impresa isolandola dal mercato. Ciò che un'impresa fa dipende da cosa fanno gli altri, non dalla sua curva di domanda e di costo. I mercati sono strutture informative. C'è sempre un eccesso di capacità produttiva. Un'impresa è pronta in condizioni normali a soddisfare una domanda extra allo stesso prezzo, p. 208. Il prezzo è un segnale che scoraggia competitori potenziali La via d'uscita della teoria postmarshalliana è stata concentrarsi sull'equilibrio dell'impresa, con modelli di concorrenza definiti: perfetta, imperfetta, monopolio. Si è abbandonato il concetto di industria La curva a gomito di Hall e Hitch (1939) mostra che non ho neppure una curva di domanda per la singola impresa presa da sola, p. 209 Se un’impresa aumenta il prezzo, nessuno la segue e perde una quota elevata di mercato Se lo abbassa, anche le altre lo abbassano e la quantità domandata cresce di poco *** p p1 D q1 q In sintesi Andrews afferma che la singola impresa ha rendimenti crescenti nel breve periodo, non nel lungo perché in esso attraversa un ciclo. E’ l’industria (o l’impresa rappresentativa) che ha rendimenti crescenti nel lungo periodo Segue un resoconto di cosa è accaduto tra le due guerre. Il pensiero di Marshall è stato abbandonato, e con esso il concetto di industria - a favore di una teoria dell’equilibrio della singola impresa che opera in un mercato non perfettamente concorrenziale Il dibattito, che si svolge sull’Economic Journal, comincia con un articolo di Sraffa del 1926, nel quale insiste sulla difficoltà di assumere rendimenti crescenti in condizioni concorrenziali Prosegue con l’intervento di Robbins del 1928 che nega l’utilità del concetto di impresa rappresentativa Si conclude con il simposio del 1930, cui partecipano, Shove, Robertson, allievo di Marshall che ne prende le difese invitando ad abbandonare la matematica, e Sraffa, il quale conclude che ‘è la teoria di Marshall che deve essere abbandonata’ Lo sbocco è la teoria della concorrenza imperfetta (Joan Robinson), o monopolistica (Edward Chamberlin) in cui la curva di offerta a rendimenti crescenti della singola impresa è ammissibile perché confrontata con una curva di domanda inclinata negativamente Ho detto dei ‘quartolibristi’. Per contrasto ecco cosa scrive Lionel Robbins professore della London School of Economics Noi tutti abbiamo provato un senso quasi di vergogna per le incredibili banalità di molta della cosiddetta teoria della produzione: le tediose discussioni delle varie forme di coltivazione diretta dei campi, di organizzazione di fabbrica, di psicologia industriale, di istruzione tecnica, eccetera. .... Si confronti solamente la magistrale fluidità del libro quinto dei Principles di Marshall, che tratta di problemi che sono strettamente economici nel nostro senso, con le fiacche insulsaggini sui concimi e “gli splendidi caratteri che si possono trovare tra i domestici” di gran parte del libro quarto per capire l’insidioso effetto di un modo di procedere che apre la porta all’intrusione del dilettante di studi di tecnologia in una discussione che dovrebbe essere puramente economica ECONOMIA DEL BENESSERE Associata al nome di Pigou, allievo di Marshall, che nel 1920 pubblica The Economics of Welfare Due distinte tradizioni: quella di Cambridge, che ammette confronti interpersonali di utilità, e quella paretiana che non li ammette Matrice marshalliana dei concetti-base anche se Marshall è meno incline di Pigou a favorire l’intervento dello Stato. Ne vede i costi Marshall ha sempre in vista il ‘carattere’, lo sviluppo delle facoltà, e come il reddito e la spesa contribuiscono allo scopo L’Antologia evidenzia i punti di contatto tra i due autori. Ma rimane un contrasto di fondo Marshall è interessato non tanto a ottenere un massimo di utilità in un dato contesto – come Pigou – ma all’evoluzione del sistema (Dardi: ‘Marshall on welfare: or: the “utilitarian” meets the “evolver” ’, 2010) Il punto di partenza dell’economia considera la spinta all’azione indipendentemente dal suo valore: ‘l’amore per la virtù’ sta sullo stesso piano del ‘desiderio di cibo gradevole’. Questo vale nell’immediato. Nel lungo periodo hanno effetti diversi sul ‘carattere’ e perciò interessano l’economista Nei commenti a Wealth and Welfare di Pigou (opera che precede The Economics of Welfare) scrive che Pigou ‘sopravvaluta le possibilità del metodo statico’ La rendita del consumatore, pp. 222-23 25 Disposto a comprare 1 a 20 2 a 14 3 a 10 4a6 5a4 6a3 7a2 20 15 10 5 0 1 2 3 4 5 6 7 Spende 14 (7x2) Il beneficio che ne trae è la somma di quanto sarebbe disposto a pagare: 20+14+10+6+4+3+2=59 La rendita del consumatore è 59-14=45 Fig. 3, nota 1, p. 229: Al prezzo CO si vende OH. L’area ODAH è la soddisfazione totale del consumatore. L’area OCAH è quanto paga L‘area CDA è la rendita del consumatore Se prendo l’OMesima unità ha una rendita PR. La somma dei PR è la rendita totale Marshall avverte che così non si tiene conto del fatto che la stessa somma di denaro rappresenta quantità diverse di soddisfazione per diverse persone La spiegazione della rendita è dovuta a Ricardo Primo terreno: costo di produzione 9, produzione 12; prezzo unitario 9/12=0, 75 Si fa ricorso a un secondo terreno: costo di produzione 12, produzione 12; prezzo unitario 1 Con il prezzo salito a 1, il primo terreno ottiene una rendita di 0,25 per unità di prodotto, in totale 3. Non appartiene né al capitalista né al lavoratore ma al proprietario del suolo Non entra a far parte del costo di produzione, che è determinato dai costi di produzione sul terreno marginale, che non dà rendita Marshall lo generalizza come si vede in Certe specie di rendita: Rendita del consumatore Rendita del produttore Rendita del risparmiatore Per i macchinari le rendite del breve periodo scompaiono nel lungo, trasformandosi in costi di produzione. Diverso il caso della terra, pp. 241-42 Due precisazioni per la rendita del consumatore: 1)Non possiamo sommare le rendite di beni diversi se sono sostituti parziali (tè e caffè). La somma della perdita distinta di ciascuno di essi è minore della loro perdita congiunta 2)Conosciamo la curva di domanda solo in prossimità del prezzo effettivo. Ma questo basta per i principali scopi (tassazione) Confronti interpersonali di utilità. Le due economie del benessere: 1) Marshall e Pigou ammettono confronti interpersonali, sia pure all’ingrosso 2) Pareto non li ammette Per Pareto gli interventi giustificati sono quelli che ‘aumentano il benessere di qualcuno, senza ridurre quello di nessun altro’. E’ la definizione di ottimo paretiano. La trovate a p. 249 Per i confronti interpersonali non disponiamo del criterio della scelta, p. 249 Marshall (p. 224, p. 235) e Pigou sostengono la redistribuzione del reddito Pigou l’argomenta più a lungo e ne fa la seconda proposizione fondamentale dell’economia del benessere. La prima è che un aumento del reddito aumenta il livello di soddisfazione della società Marshall adotta l’ipotesi di Daniel Bernoulli (p. 227): La soddisfazione che si ricava da un aumento del reddito è proporzionale alle variazioni percentuali del reddito. Implicazioni per il gioco d’azzardo e per l’assicurazione Tono moralista del paragrafo 6. Comprare cose ben fatte, non per lo sfoggio Il secondo testo introduce un’altra considerazione a giustificazione dell’intervento pubblico e contro la tesi che l’equilibrio di mercato produca sempre la massima soddisfazione possibile La fig. 4 (nota 4) mostra che, quando l’industria opera a rendimenti decrescenti, una tassa sul prodotto produce sempre un introito che è minore della perdita sommata della rendita del consumatore e di quella del produttore. Per un premio vale il contrario: il suo costo è superiore al beneficio complessivo che ne deriva Con l’ipotesi semplificatrice di una imposta uniforme su ciascuna unità di merce (s-s’ ha la stessa forma di S-S’) si ha Rendita del consumatore: vecchia CDA, nuova cDa Rendita del produttore: vecchia CSA, nuova csa. Sommati vecchio SDA (CDA+CSA), nuovo sDa (cDa+csa). Se sommo alla seconda l’imposta cFEa (=sSEa) ho un totale minore del precedente di aAE Per il premio è l’opposto: s-s’ è la nuova curva S-S’ la vecchia Sommate le due rendite erano sDa (cDa+csa). Ora sono SDA (CDA+CSA). Il premio è RCAT (=sSAT). Se al nuovo sottraggo il premio da pagare ho un totale minore del vecchio di TaA Sembrerebbe quindi confermato che l’equilibrio del mercato produce la massima soddisfazione. Ma il ragionamento non vale per un’industria che opera in regime di rendimenti crescenti In questo caso un premio produce benefici che superano il costo Aumenta la rendita del consumatore in modo tale da poter prelevare da questa fonte il premio necessario ad accrescere la produzione Facciamo l’esempio con un premio di 10 scellini E1è il nuovo equilibrio. Il costo del premio è 1500 scellini (150x10) La rendita del consumatore, che era 2000 (area del triangolo 80120-E, cioè 40x100/2), diventa 4500 (area 60-120-E1, cioè 60x150/2) e copre abbondantemente il premio. Il saggio di Pigou è un’esposizione sintetica e chiara degli scopi e dei principi dell’economia del benessere. Trad. it in Federico Caffè: Saggi sulla moderna economia del benessere 1956. Libro principale in cui è esposta la teoria di Pigou: L’economia del benessere, 1920 Il concetto guida è quello di ‘soddisfazione’, che può essere letto come utilità Questo non significa che l’utilità o soddisfazione sia sempre da preferire. Alcune soddisfazioni sono ‘migliori’ di altre, in termini di bontà intrinseca e quindi da preferire, p. 245 Per questo una situazione che offre maggiore soddisfazione può essere peggiore di una che ne offre una minore. Il problema è già affrontato da Mill, filosofo utilitarista, che però sembra buttare a mare l’utilitarismo quando introduce piaceri di diverso livello, alcuni superiori, e perciò non confrontabili A noi interessa solo l’applicazione del concetto all’economia. Rimane vera la conclusione importante che anche se una soluzione produce il massimo di soddisfazione, non possiamo dire che è migliore in assoluto, neppure per Pigou Il problema è: possiamo confrontare le soddisfazioni? Abbiamo un metro, come per la lunghezza? No, e per questo non abbiamo la possibilità di dare un valore cardinale alle soddisfazioni Ma questo non significa che non possiamo confrontarle e dare loro un ordinamento Pigou cita Russell (p. 248) per chiarire la differenza tra cardinalità e ordinalità. E fa riferimento alla scelta individuale come criterio di confronto: se scelgo A rispetto a B, vuol dire che la soddisfazione che A mi procura è maggiore di quella di B Invero posso sbagliarmi, la scelta misura il desiderio, e il desiderio non è soddisfazione. Ma se mi sbaglio e mi pento della scelta, questo non fa che confermare il fatto che le soddisfazioni possono essere confrontate Pigou passa poi ad esaminare casi diversi, mondo a bene unico e mondo a più beni. Non mi soffermo nel dettaglio su tutti i passaggi, salvo ricordare che l’impiego della moneta avvicina il secondo al primo Per quanto riguarda i confronti interpersonali di utilità, invece, non disponiamo del test della scelta. Come procedere? La questione è importante per l’Economia del Benessere. Poiché se non è possibile confrontare le soddisfazioni di individui diversi, una gran parte di questa materia è gravemente compromessa. Non ci è impedito invero di dire che, se una persona possiede qualcosa in più e nessuno possiede niente in meno, il benessere dell’intero gruppo, nella misura in cui i loro desideri non sono cambiati, è aumentato. Ma ci è impedito di dire qualsiasi cosa sulle implicazioni di trasferimenti tra persone più ricche e più povere. Chiedersi se sono in effetti possibili confronti inter-personali di soddisfazioni o utilità non è pertanto una questione oziosa, p. 249 Pigou è consapevole che la sua posizione non è logicamente impeccabile, ma si basa su due assunti che da un punto di vista pratico ritiene siano sostenibili 1) La sostanziale uguaglianza degli individui, per cui poveri e ricchi non appartengono a due stirpi diverse 2) L’utilità decrescente del reddito (pp. 258-29), che è cosa diversa dall’utilità decrescente di un singolo bene, ma che può essere assunta come vera (ipotesi di Daniel Bernoulli) Pigou analizza anche gli effetti di assuefazione e la retroazione che la soddisfazione ha sul desiderio, in alcuni casi attenuandolo (l’abitudine crea assuefazione) e quindi riducendo l’effetto utilitaristico dell’ottenuta soddisfazione Pigou è consapevole che una parte del reddito è desiderata per scopi di distinzione sociale, quindi se aumento il reddito di tutti in proporzione questa quota di soddisfazione non aumenta, p. 255 Ma in generale l’aumento del reddito accresce la soddisfazione, soprattutto fino ad una soglia che consente l’acquisizione di un tenore di vita adeguato Quanto detto vale per il singolo individuo e anche per gruppi di persone, per esempio una nazione L’assuefazione crea anche difficoltà ad avvalersi di nuove possibilità. Il povero può essersi abituato a dormire per strada, e se gli rendo disponibile un reddito maggiore all’inizio può non sapere come usarlo. Magari stava meglio prima. Ma l’assunzione che dormire al caldo sia meglio può essere fatta, almeno come criterio generale per l’individuo medio Da qui il doppio scopo dell’economia del benessere. Aumentare il livello di soddisfazione a) aumentando il reddito complessivo e b) redistribuendolo a vantaggio dei più poveri Questo ragionamento non dice nulla a chiunque creda che le persone che ora sono ricche sono di un tipo diverso da quelle che ora sono povere, perché hanno, nella loro natura intrinseca, maggiori capacità di godimento – veri Herrenvolk di qualità superiore. Per quanto mi riguarda comunque non vedo ragione per credere a cose di questo genere. Se siamo d’accordo sul fatto che i membri rappresentativi dei due gruppi sono più o meno molto simili, vale l’argomento ricavato dalla legge dell’utilità decrescente, p. 258 Pigou sostiene che la diseguaglianza in sé reca danno alla felicità, p. 258 Il libro di Richard Wilkinson e Kate Pickett (2009): La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici esamina indicatori che sono associati positivamente all'uguaglianza: aspettative di vita, mortalità infantile, mobilità sociale, maternità in età minore, omicidi, popolazione carceraria, stato delle donne Ha fatto molto discutere in quest’ultimo periodo Il capitale nel XXI secolo, di Thomas Piketty, che mostra come le diseguaglianze, ridotte nel periodo centrale del Novecento, siano riesplose negli ultimi decenni e tornate ai livelli dell’800 L’idea centrale di Piketty è che in condizioni normali r>g, cioè il saggio di rendimento della ricchezza, r, è maggiore del saggio di crescita, g. Si è avuta un’eccezione nel secondo dopoguerra, con le rovine delle Due Guerre e con saggi di crescita molto alti. Quando g è alto, la ricchezza accumulata conta meno Un effetto di cui Pigou invita a tener conto è la riduzione dell’accumulazione e degli incentivi, dovuti per esempio alla tassazione progressiva, che può avere effetti negativi sul reddito complessivo della società. L’invito, come in Marshall, è a muoversi ‘con la dovuta cautela’, p. 260 La critica di Ronald Coase, premio Nobel per l’economia nel 1991, in ‘The problem of social cost’, 1960 Il ragionamento di Pigou è questo: quando c’è divergenza tra costo privato e costo sociale - per es. danni ai raccolti dovuti al passaggio di una ferrovia – occorre addebitarne alla ferrovia la responsabilità in modo da far coincidere il costo privato con il costo sociale La risposta di Coase è che quando i costi di transazione sono nulli costo privato e costo sociale coincidono Es. Il rumore di un pasticciere che danneggia un dottore che ha messo su un ambulatorio vicino al pasticciere Se il danno che procura è maggiore del beneficio che ne ricava può essere compensato per non fare più rumore Il risultato emerge anche se il pasticciere ha diritto a fare rumore Occorre però che i costi di transazione siano nulli Coase mostra che addebitare a chi provoca un danno il costo del danno non è necessariamente la soluzione che massimizza il risultato Esempio: Una ferrovia organizza due corse al giorno al costo annuo di £ 50 l’una con una produzione di servizi di £ 150 per la prima corsa sola e £ 250 per le due corse Ciascuna delle due corse giornaliere produce un danno di £ 120. Se la ferrovia è responsabile smette di fare il servizio (costo della prima corsa £ 50 + £ 120 = £ 170 ricavo 150) Se la ferrovia non è responsabile possiamo immaginare che parte del terreno sia lasciato incolto perché il danno di £ 120 non lascia margine di guadagno. Supponiamo che sia ridotta la produzione agricola per un valore di £ 160 I fattori della produzione trasferiti in altro settore danno un valore prodotto inferiore a £ 160, poniamo £ 150 Complessivamente ho questo risultato: £ 250 (le due corse) - £ 100 (il costo) - £ 120 (il danno ai terreni coltivati) - £ 160 (il valore del mancato raccolto) + £ 150 (il valore prodotto nel settore in cui si sono trasferiti i fattori) 250-100-120-160+150=20. Ho quindi un guadagno rispetto alla situazione in cui la ferrovia è responsabile ECONOMIA E SOCIETA’ Un liberale riformista attento ai problemi del lavoro, in contatto con i dirigenti sindacali. Membro della Royal Commission on Labour 1891-94 Del socialismo apprezza gli ideali, lo spaventa la tendenza alla burocrazia, la mancanza di stimoli all’iniziativa individuale Due testi ai quali ho dovuto rinunciare per ragioni di spazio Il primo è il discorso inaugurale al XXI congresso del movimento cooperativo, Ipswich 1889. Tradotto di recente nel volume a cura di Antonio Zanotti, Alfred Marshall: Scritti sull’economia cooperativa Offre un quadro esaustivo delle tesi di Marshall sulla cooperazione e della loro evoluzione Marshall è un sostenitore del movimento cooperativo, parla di grande fede, esalta la figura di Robert Owen Quale il problema? La direzione efficace: Marshall in Industria e commercio: ‘raramente ha fatto parlare bene di sé, un esercito comandato da un comitato’ Occorre prontezza nella direzione, abilità imprenditoriale, che deve essere pagata, ma questo è contrario ai principi della cooperazione Però è contro un’eccessiva centralizzazione La cooperazione tende a fiorire nei settori dove prevale la routine (es. il commercio), ha effetti positivi, alimenta nobili ideali, ma l’estensione ne richiede di più alti di quelli esistenti Le cooperative di consumo ‘possono avere successo perfino con una dirigenza di second’ordine’ [detto a Ipswich, davanti proprio a quei dirigenti] A differenza di Mill, mette in rilievo anche altre forme di cooperazione possibili: compartecipazione ai profitti, associazioni di produttori come nei distretti L’obiettivo è elevare le qualità dei lavoratori (gentlemenizzazione, neologismo di Zanotti) Il secondo è L’acqua come elemento della ricchezza nazionale E’ un testo che anticipa temi di economia ambientale L’acqua è il classico bene pubblico e risorsa che segnala i problemi ambientali Mostra il fatto che le stime del reddito danno una nozione errata della ricchezza di un paese: l’acqua entra a far parte del reddito se e nella misura in cui è scarsa, quindi costa. Se è abbondante non entra nel computo del reddito, ma evidentemente dà una ricchezza maggiore, un’utilità maggiore Il primo testo di questa parte dell’Antologia è una conferenza giovanile tenuta al Moral Science Club di Cambridge nel novembre del 1875, di ritorno dal suo viaggio in America dove si era trattenuto per 5 mesi Visitò fabbriche e comunità comunistiche, con in mente il Tocqueville della Democrazia in America, alla ricerca dello spirito americano, che cerca dove Tocqueville non l’ha cercato, nel mondo del lavoro e della produzione Tocqueville avvertiva il rischio che la democrazia causasse eccessivo centralismo, come era avvenuto in Francia. Se egli ha sopravvalutato la dimensione di questo pericolo in America in particolare, penso che abbia potuto fare ciò come conseguenza del non aver considerato di sua competenza esaminare minuziosamente l’influenza che il lavoro quotidiano degli uomini esercita sul loro carattere. Questa influenza è stata, io credo, in genere sottostimata, p. 265 Il titolo che ho scelto è il titolo di un libro di Becattini che raccoglie suoi saggi su Marshall: Industria e carattere (in Whitaker è Some features of American industry) ; cioè come il lavoro influisce sul carattere delle persone, le cambia, plasma la natura umana che non è immutabile Il lavoro è più importante di tutto, perché assorbe il tempo maggiore della vita L’America è caratterizzata da dinamismo, mobilità, autonomia individuale. Si cambia occupazione di frequente, alla ricerca del meglio, di dimostrare le proprie capacità diventando ricchi, p. 268 Dove serve esperienza e disciplina, il posto di lavoro non è occupato da un americano ma da un ‘teutonico’, p. 268 Lato negativo: esposto alla disonestà, perché cambia sempre le persone cui si rapporta e la reputazione non gli serve a nulla: ‘La moneta è un bene più facile da trasportare di quanto lo sia un’elevata reputazione morale’, p. 269 La funzione educativa del sindacato, pp. 270-71 Il rischio è la chiusura corporativa; il lato positivo è un’educazione repubblicana, uno spirito patriottico che insegna a guardare agli interessi del gruppo, non del singolo Insegnamento precluso al lavoratore americano, p. 270-71 Neanche la cooperazione fiorisce in America, pp. 271-72. Perdita morale Sono tutti aspetti di quella che Hegel chiama ‘libertà oggettiva’ e che sono assenti in America In un colloquio con Keynes pochi giorni prima della morte, Marshall sottolinea l’influenza determinante che Le lezioni di filosofia della storia hanno avuto su di lui (Keynes, p. 160, n.) Influirono ‘grandemente’ (non gradatamente) su di lui (Keynes, p. 160) Ci sono due fattori principali di crescita etica. Descriverei il primo come una pacifica modellatura del carattere in armonia con le condizioni dell’ambiente circostante, pp. 273-74 Una società in cui questo fattore prevale ‘nelle sue forme più elevate è la patria dell’immedesimazione simpatetica, dell’entusiasmo pieno di grazia, di splendidi ideali. In essa fiorirà ciò che ritengo intenda Hegel per “libertà oggettiva”.’, p. 274 L’altro fattore lo descriverei come l’educazione di una ferma volontà attraverso il superamento delle difficoltà. Questa volontà non scorre disattentamente in conformità con le condizioni dalle quali è circondata, ma sottopone ogni particolare azione al giudizio della ragione Il libero arbitrio della volontà dell’uomo sarà liberato dalle costrizioni esterne: una tale società sarà il regno del vigore, di un entusiasmo forte ma controllato, di grandi ideali. In essa fiorirà ciò che ritengo intenda Hegel per “libertà soggettiva”. La prima fiorisce in Europa, la seconda in America, che stanno in un rapporto simile a quello tracciato da Hegel tra Grecia e Roma, India e Persia, p. 274 Il progresso etico consiste in questi due fattori ma essi in generale non sono progrediti insieme, p. 275 Rapporto sfera della produzione-etica: ‘di vitale interesse per coloro che come me si stanno avvicinando a quel credo etico che è in sintonia con la dottrina dell’evoluzione’, p. 275 Il secondo testo è Where to house the London Poor, pubblicato nel 1884 sulla Contemporary Review con titolo leggermente diverso A Londra c’è il problema della sovrappopolazione e della mancanza di aria fresca Le spinte contrastanti che nel tempo hanno portato alla concentrazione e al decentramento delle attività industriali. Oggi ferrovie e telecomunicazioni consentono di dislocare l’attività produttiva fuori dalle grandi città Esempio della filanda di Saltaire e anche delle piccole città tessili specializzate del distretto cotoniero (l’abbiamo visto leggendo Chapman) Il testo mise Marshall in contatto con due movimenti riformatori: a) la Society for Promoting Industrial Villages, del reverendo Henry Solly, che nel manifesto di costituzione del 1885 cita una lettera di sostegno di Marshall, che ne fu socio. La società non ebbe seguito, ma fu un precursore del secondo movimento b) il movimento delle città-giardino, che nasce nel decennio successivo. Ebenezer Howard, nel suo Tomorrow: A Peaceful Path to Real Reform (1898), diventato poi Garden Cities of Tomorrow (1902) fa ripetutamente esplicito riferimento a questo articolo di Marshall, che a sua volta prese parte ad iniziative di sostegno del movimento delle città-giardino. Le due città-giardino costruite in Inghilterra seguendo i principi di Howard sono Letchworth, disegnata da Robert Unwin (1903), e Welwyn Garden City (1920) Gli stessi principi hanno ispirato il New Towns Act del 1946 Avrei dovuto proseguire il testo di una frase: ‘Alla fine ci guadagnerebbero tutti, ma soprattutto i proprietari degli immobili e le ferrovie connesse con l’insediamento’ Howard la prende come spunto per suggerire il modo di evitare questo risultato, e critica Marshall perché non l’ha visto: comprare la terra prima che il suo valore sia aumentato dalla migrazione e evitare così che l’aumento del valore della terra vada a vantaggio di pochi Il terzo e ultimo testo sviluppa le note per un discorso tenuto ad una cena della Royal Economic Society nel gennaio del 1907, pubblicato sull’Economic Journal Parte segnalando l’accordo degli economisti sul metodo e sulle principali teorie economiche, per dire che l’economia è scienza Ma il testo affronta altri temi, problemi di carattere morale: gli scopi e gli ideali. Prima di tutto lo spreco, il consumo che non contribuisce a migliorare la qualità della vita ma serve solo come segno di distinzione sociale Secondo Marshall, la fase storica attuale è caratterizzata da una momentanea sospensione della legge dei rendimenti decrescenti che deve essere messa a frutto Il ruolo delle utopie, il rischio dei progetti affrettati, p. 287 Cos’è lo spirito cavalleresco: il successo economico desiderato come prova delle capacità individuali. Può essere sostituito da criteri meno dispendiosi, ma serve comunque un indicatore Difesa dell’iniziativa privata, contro il grigiore del collettivismo, p. 291 La falsa alternativa collettivismo o laissez faire, p. 292 Frasi che anticipano il Keynes de ‘La fine del laissez-faire’ Smith era contro l’intervento pubblico perché lo stato era corrotto, e quando interveniva danneggiava sempre i più poveri Dal suo tempo le cose sono migliorate e Mill ha difeso l’intervento dello stato in vari campi Nuovi compiti dello stato Pianificazione urbanistica Controlli di qualità, per esempio il latte, ma non rimpiazzare la produzione privata, p. 295 Il ruolo della conoscenza e dell’iniziativa privata per svilupparla, p. 296 I fallimenti delle esperienze collettiviste non sono dovuti a questioni tecniche, ma al fatto che gli individui non hanno raggiunto quel livello di idealità e di disinteresse che li faccia partecipare allo sforzo comune senza invidia. Chi si sente trattato male, e spesso succede, non ha via d’uscita in un regime collettivistico La cavalleria economica manca in entrambi i casi – nel nostro mondo e nel collettivismo (p. 299) - ma nel collettivismo è indispensabile in misura elevata Ruolo dell’opinione pubblica: apprezzare l’impegno, il lavoro, l’inventiva, più che la ricchezza in sé, accrescere la cavalleria economica e preparare così anche le condizioni per un sistema economico diverso. Per adesso è prematuro spengere la molla dell’iniziativa privata nelle ferree regole del collettivismo Il compito è quello di accrescere la cavalleria economica e preparare così anche le condizioni per un sistema economico diverso. I rischi della burocrazia Tasse sull’eredità. Cambio di opinione, prima pensava che scoraggiassero l’accumulazione. Qui scrive: ‘l’opinione sempre più diffusa che lasciare grandi fortune principalmente ai parenti sia un uso ignobile della ricchezza rinforza l’opinione che i ricchi hanno che ereditare una grande ricchezza è raramente un bene incontaminato’, p. 301 L’OBITUARY DI KEYNES Passiamo ora al saggio biografico di Keynes, che comparve sull’Economic Journal. Ripubblicato in Politici ed Economisti, con altri ritratti. Keynes è uno scrittore piacevole, cerca la polemica, espone le idee in modo deciso e chiaro Il complesso rapporto Keynes - Marshall (se ne occupa il recente libro di Carlo Cristiano: The Political and Economic Thought of the Young Keynes) In genere si sottolinea il contrasto: la rivoluzione keynesiana L’innovazione radicale è l’equilibrio di sottoccupazione Il rapporto è più complesso La lezione marshalliana non va tutta perduta Nel 1905 Keynes è laureato in matematica e vuole entrare nel Civil Service Studia economia con Marshall a questo scopo per pochi mesi (giugno-novembre) Il padre, John Neville, economista, ha il terrore che Marshall gli faccia cambiare idea e lo voglia trattenere all’Università Rimangono 15 exercise-papers di Keynes, con le correzioni e i commenti di Marshall: ‘conservo dei temi fatti per lui, dove i commenti e le critiche in inchiostro rosso occupano quasi altrettanto spazio quanto le mie risposte’, p. 206 n. Marshall corregge una certa astrattezza (deduttivismo), ma è colpito dalle qualità dell’allievo. Lo invita a restare a Cambridge Keynes andrà a Londra, all’India Office, ma quando si stufa ha un posto assicurato per insegnare a Cambridge, dal 1909, ora sotto la guida di Pigou, perché Marshall è andato in pensione Da Marshall Keynes deriva anche la consapevolezza di uno stretto rapporto tra sapere scientifico e impegno politico (per es. la difesa del libero commercio), pur nella loro distinzione L’obituary è scritto con le informazioni avute dalla moglie di Marshall, Mary Paley. Oggi sappiamo che ci sono inesattezze, significative. Marshall tendeva a nascondere le sue umili origini, e la moglie lo assecondava Nella prima pagina si dice che è nato a Clapham, in realtà è Bermondsey, un quartiere di Londra più povero. Il padre non era cassiere della Banca d’Inghilterra, ma assistente-cassiere La biografia monumentale di Groenewegen ha ricostruito minuziosamente la vita e l’opera di Marshall e da questo punto di vista il saggio di Keynes è superato Rimane un classico e testimonia il legame affettivo di Keynes Il percorso di Marshall verso l’economia è tortuoso Dalla scuola che frequenta avrebbe accesso a Oxford e a una sicura carriera ecclesiastica Si fa prestare i soldi da uno zio che vive in Australia e va a Cambridge a studiare matematica La sua mentalità matematica [second wrangler], p. 152 Anche se poi in economia ne sostiene un uso limitato, p. 176, Recensione critica a Edgeworth: ‘Sarà interessante vedere fino a che punto riuscirà a impedire alle formule matematiche di scappare via con lui e precludergli la visione dei fatti concreti dell’economia’, p. 176 Pensa di studiare fisica, è attratto dalla filosofia della conoscenza La crisi di fede. Il clima culturale del periodo e la soluzione agnostica. Un ruolo importante giocano le Bampton’s Lectures di Mansel, p. 157 Mansel sostiene la limitatezza della conoscenza umana. La ragione non apre la strada alla religione, c’è una netta distinzione tra ragione e fede. L’Assoluto è inconoscibile e Kant, nel tentativo di andare oltre il limite della ragione, tratta un’impotenza del pensiero come se fosse una facoltà. E’ l’illusione dialettica che poi sarà la fonte della filosofia hegeliana Di Mansel lo colpisce negativamente il fatto che trascuri lo sviluppo delle facoltà umane. Mentre Kant e Hegel sono autori che ama, p. 160 Dalla teologia si volge all’etica e da qui all’economia, per capire le condizioni materiali che rendono possibile lo sviluppo delle qualità umane L’economia è vista sempre in questo contesto più ampio. La doppia anima di Marshall: predicatore e scienziato Questo crea problemi: ‘gli occhi penetranti e le ali irrequiete dell’aquila erano spesso richiamati a terra per compiere il voto del moralista’, p. 161 Ma al tempo stesso è un punto di forza perché ‘in economia, il Maestro deve possedere una rara combinazione di doti’, deve essere interessato e disinteressato, storico e matematico, studioso del particolare e del generale, p. 162 L’uso della matematica – i diagrammi – per chiarire le idee ma senza aggiungere niente al discorso ordinario A differenza di Keynes, Marshall è scrittore un po’ noioso. Dei Principi di Marshall Keynes scrive: è un libro alieno da sensazionalità e da enfasi, p. 201. Il lettore scivola sulla materia. Come l’anatra, esce dall’acqua senza bagnarsi, p. 202 L’autore espone le sue idee senza cartelli pubblicitari, p. 203 Ma il libro è ‘un universo di conoscenza’, p. 203. ‘It is all in Marshall’, come diceva Pigou Inoltre c’è il grande ritardo nella pubblicazione. Idee che Marshall ha esposto a lezione, ma non hanno circolato Esempio: la teoria della moneta. Keynes richiama vari contributi originali di Marshall, tra i quali due che abbiamo sottolineato: 1) La teoria della domanda di moneta che evita la banale teoria della velocità di circolazione, p. 181 2) La proposta di una unità tabellare per i contratti a lungo termine, per evitare gli effetti del mutamento del valore della moneta, p. 183 Le cause del ritardo nella pubblicazione: A parte gli impegni in varie commissioni come testimone, e, in un caso, quello della Labour Commission, come membro, che Keynes ricorda più avanti, Keynes cita due buone di ragioni del ritardo 1) Il rifiuto di pubblicare le nude ossa della teoria economica, senza riferimento ai fatti 2) La salute Insieme a queste, Keynes elenca 3 ragioni non buone: 1) Il desiderio di scrivere un trattato completo. ‘Gli economisti devono lasciare al solo Adam Smith la gloria dell’in quarto, devono carpere diem, lanciare al vento pamphlets, scrivere sempre sub specie temporis, e ottenere l’immortalità per caso, se mai riesce loro’ 2) La paura di sbagliare, p. 189 3) L’ansia di fare del bene, p. 190 Nel 1890 escono i Principles che riscuotono immediato successo Keynes ne elenca i meriti scientifici 1) La precisazione della teoria del valore, con il ricorso al metodo diagrammatico delle curve di domanda e di offerta che dopo di lui è diventato generale nell’insegnamento 2) Il ruolo centrale del concetto di margine e del principio di sostituzione 3) L’introduzione dell’elemento tempo, con la distinzione di breve e lungo periodo. Argomento sul quale molto resta da fare 4) Il concetto di rendita del consumatore e la dimostrazione che il laissez-faire non produce sempre il massimo vantaggio 5) L’analisi del monopolio e ‘una fede vecchio stile nell’efficacia delle forze della concorrenza’, che conviveva con la sua ‘forte simpatia per le idee socialiste’, p. 198 6) La nozione di elasticità 7) La parte storica (Marshall ha grande conoscenza, la polemica con Cunningham). Keynes definisce Industry and Trade il miglior saggio storico di Marshall’, pp. 200-201 Più avanti (p. 219) lo definisce ‘una miniera’ , ma il libro è qualcosa di più, c’è il solito modello dell’azione all’opera Avviandosi all’ultima parte del saggio, Keynes lo descrive come il fondatore della scuola economica di Cambridge, p. 213 C’è il racconto della lunga gestazione di Industry and Trade e di Money, Credit and Commerce e infine il libro sul Progresso, mai scritto L’atteggiamento verso la filosofia e la religione. Difficoltà a credere in una vita futura, p. 221 Due temi aggiuntivi I rapporti con il socialismo, visto come una prospettiva futura, p. 205 L’opposizione all’ammissione delle donne a Cambridge. Fu una posizione che colpì. Era stato impegnato nell’educazione alle donne (Lectures to Women). La moglie stessa era economista (insieme scrissero un manuale elementare Economics of Industry) Gli sviluppi della scuola di Cambridge L’economia per Marshall è una scienza in movimento. La dedica sulle copie dei Principles: ‘A … nella speranza che un giorno o l’altro renda antiquata quest’opera’, p. 214