CIRCOLARE ________________________________________________________________ Fondata nel 1997 e pubblicata semestralmente dalla Commissione Internazionale per gli Studi Salesiani (ICSS) degli Oblati di S. Francesco di Sales __________________________________________________________________ Introduzione a questo numero ... Sabato 22 settembre 2012, Louis Brisson (1817-1908), fondatore degli Oblati e delle Oblate di San Francesco di Sales, è stato beatificato nella splendida cattedrale gotica di Troyes (Francia). Nei tre giorni successivi alla beatificazione sono state celebrate delle messe di ringraziamento nel villaggio di Plancy (domenica 23 settembre) dove p. Brisson nacque e morì, al monastero della Visitazione di Troyes (lunedì 24 settembre) dove fu cappellano per oltre quarant’anni; e nella cripta della Casa Madre delle Suore Oblate (giovedì 25 settembre) dove è sepolto. Sempre in concomitanza con la beatificazione, la Commissione Internazionale di Studi Salesiani (ICSS) il 24-25 settembre ha sponsorizzato un simposio sul ministero e sulla spiritualità di p. Brisson che si è tenuto nella Casa Madre delle Suore Oblate a Troyes. In questo numero speciale della ICSS Newsletter in commemorazione del “beato Louis Brisson” è per noi un piacere mettere a disposizione le quattro relazioni presentate al simposio. (Il simposio includeva anche la “prima” dell’eccellente DVD. su p. Brisson preparato specificatamente per la beatificazione dalla famiglia salesiana olandese). Questo numero offre anche delle foto della beatificazione. Per presentare questo materiale, gli altri abituali articoli della Newsletter, così come le notizie e la bibliografia, sono rinviati al prossimo numero. Noi speriamo che possiate gustare questo numero speciale e trovarlo un’utile risorsa per questo Anno della Fede che celebra il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e per l’Anno del Rinnovamento in corso per gli Oblati di San Francesco di Sales nel quale continuiamo a riflettere sulla grazia della beatificazione e su quanto il beato Louis Brisson possa essere il modello che ci ispira. Più specificatamente il Capitolo Generale 2012 degli Oblati di San Francesco di Sales ha inteso l’Anno del Rinnovamento come un invito “a impegnarsi con tutte le energie nel rispondere all’invito della Chiesa a una nuova evangelizzazione andando verso gli altri con amore mite e con uno spirito che illumina, incoraggia, rianima e rinvigorisce”. Vivere con un cuore: Louis Brisson e la Pentecoste Salesiana Wendy M. Wright Siamo con voi, mia Buona Madre, in ogni cosa; viviamo solo come un’unica anima e un unico cuore per portare a compimento il desiderio della nostra Buona Madre Maria di Sales che mi ripeteva mille volte che era essenziale che le Suore Oblate fossero in tutto figlie di San Francesco di Sales e che si trovasse in loro ciò che egli aveva desiderato stabilire prima di tutto: la carità, la più perfetta umiltà e una costante unione con la divina volontà1. Quando p. Louis Brisson (1817-1908) scriveva queste parole alla Oblata Sr. Chiara di Gesù Tapin stava sia dando voce al suo senso della vocazione sia riflettendo lo spirito della sua epoca, un’epoca nella quale la visione spirituale di Francesco di Sales e di Giovanna di Chantal era in ascesa, tanto che l’espressione “Pentecoste Salesiana” è stata coniata per descrivere la popolarità della spiritualità salesiana in Europa tra i 1 Scritti Brisson, 9,80-81, citati in Father Louis Brisson (1817-1908): A Documented Biography [Padre Louis Brisson (1817-1908): una biografia documentata], (Wilmington, DE: Oblates of St. Francis de Sales, 2008), 77. 1 cattolici del XIX secolo2. Due secoli prima, il Dottore del Divino Amore, come è stato chiamato il de Sales3, e quelli che condividevano la sua visione spirituale per esprimere il dramma cosmico ricorsero al concetto di “mondo di cuori”: cuori umani, creati a immagine del cuore divino, collegati attraverso il cuore crocifisso di Gesù che invita tutti ad andare a imparare dalla Sua dolcezza e umiltà (Mt 11,28-30) 4. Questo particolare approccio salesiano alla vita cristiana catturò l’immaginazione di p. Brisson e di molti dei suoi contemporanei. Lo scopo di questo saggio è tracciare la traiettoria di questa generale rifioritura salesiana circa duecento anni dopo la morte del vescovo Savoiardo e della fondatrice francese vedova e considerare che cosa stava accadendo nella Chiesa e nella società da dare impulso a questa fioritura. Inoltre verrà esaminata l’ampia rete di persone che capeggiarono la fioritura e si suggeriranno alcuni modi con cui Louis Brisson stesso era in collegamento con queste altre persone infiammate dallo spirito della Pentecoste Salesiana. Il contesto della Pentecoste Perché nel XIX secolo scoppiò il fuoco della Pentecoste Salesiana? Pur semplificando estremamente possiamo dare una triplice risposta che include un insieme di fattori politici, intellettuali, culturali, economici, ecclesiali, teologici e spirituali. L’Europa, specialmente la Francia, alla fine del XVIII secolo era matura per la rivoluzione. Le strutture reali-nazionaliste che avevano dominato la società, sostenute dalle teorie che affermavano il diritto divino del re, non potevano più reggere. La prima e più drammatica crepa in questo edificio è causata dall’illuminismo con la sua fede nella ragione e la sua critica delle istituzioni della monarchia e della Chiesa. Sul fronte politico la Rivoluzione Francese segnò lo sgretolamento dell’ancien régime non solo in Francia, ma anche nel continente e oltre. La Chiesa Cattolica, strettamente legata al vecchio ordine, era presa nel crogiolo di quella prova che spazzò via molto dell’ordine stabilito. Sulla scia della Rivoluzione con le sue secolari conseguenze ci fu una profonda disgregazione della cultura cattolica: quanti rivendicavano il Cattolicesimo Romano come patria spirituale si ritrovavano senza disorientati e in situazione critica. Questi enormi mutamenti di orientamento culturale avevano creato le condizioni per una società sempre più “secolarizzata”5. Nella sola Francia i governi di stampo repubblicano, imperiale e restaurazionista uno dopo l’altro cambiarono le loro politiche con molta velocità, per lo più a detrimento della pratica religiosa. La nuova generazione d’elite tendeva a essere religiosamente indifferente od ostile. La gente comune non era ben catechizzata. Tuttavia di fronte alla coercizione, alle soppressioni, all’intimidazione e all’indifferenza si liberò nei cattolici un’immensa energia spirituale. Emerse un nucleo di accesi credenti, determinato a vivere la fede in modo nuovo e creativo. Sotto gli sforzi galvanizzanti di questo nucleo, aumentò l’istruzione catechetica, vi fu un miglioramento nella formazione dei sacerdoti, furono fondate nuove congregazioni per la missione all’interno e all’estero e fu ricostruita la presenza fisica della Chiesa. La Pentecoste Salesiana fu parte di questa rivitalizzazione. L’Europa stava cambiando non solo per il subbuglio politico, ma anche come risultato di forti transizioni economiche. La Rivoluzione Industriale attirava lavoratori dalle campagne agli insediamenti urbani e in questo processo si disfaceva la quotidiana vita comunitaria della cultura del villaggio con la quale la pratica religiosa era stata a lungo profondamente intrecciata. Nelle città erano particolarmente vulnerabili i giovani lavoratori. Lontano dalla famiglia e dalla comunità molti restavano senza istruzione e senza formazione religiosa. Poiché le comunità religiose erano state soppresse per volontà del governo, i bisogni sociali divennero pressanti e offrirono ai credenti l’opportunità di impegnarsi nel rinnovamento della società attraverso la pratica delle opere di misericordia. Nuove congregazioni di vita attiva femminili e maschili furono fondate per rispondere a questi bisogni, proprio quando l’ambiente politico nel quale esse nascevano spesso 2 Il termine “Pentecoste Salesiana” fu coniato dello studioso salesiano Henri L’Honoré, OSFS, “Ramifications de la famille salésienne” [Ramificazioni della famiglia salesiana] in L’Unidivers Salésien: Saint François de Sales hier et aujourd’hui [L’unidiverso salesiano: San Francesco di Sales ieri e oggi], ed. Hélène Bordes e Jacques Hennequin (Parigi: Università di Metz, 1994), 459-71. 3 A partire da papa Pio IX Francesco fu chiamato in questo modo, soprattutto nei documenti papali di papa Paolo VI e del beato Giovanni Paolo II. 4 Sul mondo dei cuori Vd. Wendy M. Wright, “‘That Is What It Is Made For’: Image of the Heart in the Spirituality of Francis de Sales and Jane de Chantal” [Questo è ciò per cui è fatto: l’immagine del cuore nella spiritualità di Francesco di Sales e Giovanna di Chantal], in Spiritualities of the Heart: Approaches to Personal Wholeness in Christian Tradition [Le spiritualità del cuore: gli approcci della tradizione cristiana alla persona nella sua integrità], ed. Annice Callahan, RSCJ (Mahwah: Paulist Press, 1990), 145-58. 5 La “de-cristianizzazione” in Francia nel XIX secolo non fu un processo lineare. La pratica cattolica declinò e crebbe nuovamente con il mutare delle tendenze politiche, economiche e sociali. Vd. Ralph Gibson, A Social History of French Catholicism 1789-1914 [Una storia sociale del cattolicesimo francese 1789-1914], (London/New York: Routledge, 1989). 2 intralciava il loro sviluppo. Lo spirito salesiano, così adattabile a differenti stili di vita e forme di apostolato, sostenne molti di questi sforzi. L’ultima scintilla che accese i fuochi della Pentecoste Salesiana scoccò nel cuore della Chiesa stessa. Alla fine del XVIII secolo, lo spirito che aveva dominato la vita cattolica per più di un secolo era elitario, severo e moralistico. Il rigorismo era la nota dominante nella disciplina sacramentale 6. Questo rigorismo non era propriamente giansenista nel senso dottrinale del termine (non seguiva, per es., le cinque proposizioni del teologo olandese Cornelius Jansen condannato dal decreto papale)7 sebbene il suo spirito sia comunemente descritto come “giansenistico”. Questa impostazione era parte di un recupero ecclesiale di un agostinianesimo che era profondamente pessimistico nei confronti delle possibilità umane, che accentuava l’umana peccaminosità e sosteneva un rigido moralismo per assicurare che la rilassatezza umana non mettesse in pericolo le anime. Il rigorismo regnava specialmente nella teologia morale8. All’alba del XIX secolo il testo base dei seminari, la Theologia Moralis di François Genet, popolarmente nota come la Morale di Grenoble, diffondeva le idee rigoriste che incidevano sulla pratica sacramentale della Confessione e della Santa Comunione. L’assoluzione era frequentemente dilazionata o rifiutata e la partecipazione all’Eucaristia era riservata a una ristretta elite spirituale ritenutane degna9. Il risultato era il coltivare una fede cattolica guidata dalla paura che rifuggiva “il mondo” ed insegnava un senso eccessivo della peccaminosità umana. Gradualmente, con l’avanzare del nuovo secolo, ci fu una svolta che allontanò da questa impostazione e avvicinò a una religione che sottolineava l’amore di Dio. La fede cominciò a preoccuparsi della trasformazione dell’esistenza umana qui e ora invece che di una salvezza ultraterrena raggiunta con l’adesione a una severa osservanza durante la vita terrena10. Nella pratica sacramentale questo cambiamento fu evidente nel diffondersi della devozione eucaristica sotto le forme di adorazione della Presenza Reale Eucaristica e in un diffuso desiderio della comunione frequente11. Questo cambiamento ecclesiale fu parallelo alla più ampia svolta culturale europea verso il Romanticismo, con la sua affermazione della bontà umana e con la sua simpatia per la cultura popolare. Questo portò ad apprezzare la religiosità popolare con i suoi miracoli, le apparizioni, le pratiche festive, i santuari, le reliquie e l’arte popolare. Davvero il XIX secolo doveva diventare la grande era del devozionalismo religioso e della pietà mariana12. 6 Louis Vereecke , “Evolution de la théologie morale du Concile de Trente à s. Alphonse de Liguori” [L’evoluzione della teologia morale dal Concilio di Trento a s. Alfondo de Liguori], Studia Moralia XXV/21 (1987), 7-25, e “Saint Alphonse de Liguori dans l’histoire de la théologie morale du XVI e au XVIIIe siècle” [S. Alfonso de Liguori nella storia della teologia morale dal XVI al XVIII secolo], in Alphonse de Liguori: Pasteur et Docteur [Alfonso de Liguori: pastore e dottore], tesi di Jean Delumeau (Paris: Beauchesne, 1987), 95-125. 7 Il movimento giansenista (il nome fu coniato dai Gesuiti che erano contrari all’impostazione) nacque dall’opera pubblicata postuma di Cornelius Jansen, morto nel 1638. Jean du Verger, abate di Saint-Cyran, Antoine Arnauld, il convento di Port-Royal, Pierre Nicole, Blaise Pascal e Jean Racine diffusero questa impostazione. La bolla papale Cum occasione emanata dal papa Innocenzo X nel 1653 condannò cinque dottrine cardine del giansenismo come eresia. Più avanti la controversia portò alla bolla Unigenitus emanata dal papa Clemente XI nel 1713. 8 La Comunione frequente di Antoine Arnauld scritto sotto l’ispirazione di Saint-Cyran fissava per secoli le norme per la pratica del sacramento della Penitenza caratterizzata dal sistematico rifiuto dell’assoluzione in un buon numero di casi limitando l’accesso all’Eucaristia a una elite spirituale. Il dibattito tra rigoristi e “lassisti” continuò con i papi successivi che condannarono gli estremi di entrambe le parti. Sotto l’influenza di Bossuet l’Assemblea Generale di Francia nel 1700 condannò altre 127 proposizioni, assicurando così il trionfo del rigorismo in Francia per un secolo. 9 Genet era un teologo con laurea in diritto civile e canonico e la sua impostazione giansenista era evidente nella teologia sottostante alla Morale de Grenoble che condannava la tradizione morale del probabilismo. Questa impostazione consisteva pastoralmente nella pratica penitenziale del differire o rifiutare l’assoluzione per convertire i peccatori e in severe direttive sessuali per le persone sposate dato che tutte le relazioni sessuali erano percepite come intrinsecamente peccaminose fuori dal fine della procreazione. 10 Esaminate sociologicamente, le forme specifiche che questo rinnovamento cattolico spirituale e istituzionale nel suo insieme assunse possono essere misurate sia negativamente (declino dell’interesse delle idee di elezione, inferno, dannazione, purgatorio e predestinazione e minore uso pastorale dei sacramenti della confessione e della comunione come mezzi di disciplina o castigo morali) sia positivamente (nuovi atteggiamenti verso la confessione e l’Eucaristia in quanto promuovono l’intimità con Dio e la fede nel perdono di Dio, il rinnovamento della teologia morale favorito da una più positiva antropologia teologica, lo sviluppo della pietà mariana, la devozione ai santi, ai miracoli, alle apparizioni e alle profezie, il diffondersi della devozione eucaristica in forme rinnovate e l’affermarsi di confraternite clericali e laicali e di gruppi di devozione attraverso tutte le classi sociali). Vd.. Gibson, 256ss. 11 Furono diffuse tra la gente nuove forme di devozione eucaristica, l’adorazione notturna e l’adorazione perpetua: Vd. Gibson 256ss. Nascevano inoltre nuove congregazioni centrate sull’Eucaristia. 12 Sull’interesse per miracoli, apparizioni e profezie Vd. Thomas A. Kselman, Miracles and Prophecies in NineteenthCentury France [Miracoli e profezie nella Francia del XIX secolo] (New Brunswich: Rutgers University Press, 1983). 3 È in questo contesto che si accese la Pentecoste Salesiana. Sicuramente Francesco di Sales, Giovanna di Chantal e la loro spiritualità non erano scomparsi nel frattempo, ma la sua esplosione nel XIX secolo fu notevole ed emersero nuove espressioni creative di questo spirito. Ci furono diversi sentieri collegati tra loro attraverso i quali viaggiò la spiritualità salesiana. Primo, quello istituzionale: specificamente l’Ordine della Visitazione di S. Maria che i due santi avevano co-fondato e che era associato strettamente alla devozione popolare al S. Cuore13. Secondo, la visione salesiana era trasmessa negli scritti del de Sales, specialmente l’Introduzione alla Vita Devota, ma anche nel Trattato dell’amor di Dio e nella raccolta delle sue lettere14. E terzo, la testimonianza salesiana aveva viaggiato con la fama di santità dei due fondatori; particolarmente era il vescovo de Sales che era considerato una vera immagine di Cristo. In più egli era celebrato come un missionario e un campione della causa cattolica di fronte alla sfida protestante15. Tutti quelli che furono attirati nell’accogliente circolo del revival dello spirito salesiano durante il XIX secolo non vi giunsero per la medesima strada, ma vi giunsero e di fatto i tempi erano maturi per una rinascita spirituale. Preludio alla Pentecoste Salesiana: Alfonso de Liguori Quando il giovane nobiluomo Alfonso de Liguori (1696-1787) entrò nel seminario a Napoli nel 1723 per lo studio della teologia morale aveva in mano la Theologia Moralis di Genet e non avendo altro quadro di riferimento accettò i suoi precetti16. Il Liguori ricevette primariamente la sua formazione sacerdotale come membro di un sodalizio che ruotava attorno alla cattedrale di Napoli, la Congregazione delle Missioni Apostoliche. La grande guida spirituale di questa Congregazione era S. Francesco di Sales le cui opere erano studiate assiduamente. Non appena iniziò il suo ministero pastorale tra i lazzaroni, poveri analfabeti di Napoli, Alfonso cambiò la sua opinione riguardo al rigorismo, un atteggiamento che gli sembrava causare danni ai cuori e alle menti e spingere la gente alla disperazione. Chiaramente l’ottimistico spirito di s. Francesco di Sales, che predicava l’amore di Dio e invitava tutti ad andare a Gesù e a imitare il Suo cuore dolce e umile, aveva conquistato il Liguori. Alfonso cominciò a sognare la fondazione di una società missionaria dedita alla predicazione della parola di Dio tra i più abbandonati. Alla fine questo gruppo fu costituito e prese il nome di Congregazione del Santissimo Redentore (i Redentoristi). Durante la sua vita, il fondatore fu un accanito scrittore, la sua penna si occupava sia di pastorale che di teologia morale. Egli divenne un ardente promotore della comunione frequente e il suo opuscolo devozionale Visita al Santissimo Sacramento presto raggiunse un’ampia diffusione. Gli sembrava che le idee dell’Illuminismo, che si erano diffuse tra gli intellettuali della sua epoca, fossero da evitare, ma ancor più pernicioso era il freddo e rigido spirito giansenista che toglieva alla pietà cristiana calore e tenerezza. 13 Nel 1610 Francesco e Giovanna co-fondarono la Visitazione di S. Maria, una congregazione femminile unica pensata specificamente per donne di profonda spiritualità a cui le circostanze – vedovanza, salute fragile, età, handicap – precludevano l’ingresso nelle comunità religiose esistenti. La Visitazione avrebbe avuto un ruolo primario nel divulgare la spiritualità salesiana nel XIX secolo. Brisson stesso è certamente un primo esempio dell’importanza della Visitazione nel diffondere lo spirito salesiano. Per maggiori notizie sulla fondazione di questo ordine, Vd.. Wendy M. Wright, “The Visitation Holy Mary: The First Years (1610-1618)” [La Visitazione S. Maria: i primi anni 1610-1618], in Religious Orders of the Catholic Reformation: In Honor of John C. Olin on His Seventy-Fifth Birthday [Gli Ordini religiosi della riforma cattolica…], ed. Richard L. DeMolen (New York: Fordham University Press, 1994), 217-52. 14 Il piccolo manuale del Savoiardo per i laici, Introduzione alla Vita Devota, ebbe un’immensa popolarità durante la vita dell’autore e fu continuamente ristampato dopo la sua morte. Vd.. Viviane Mellinghoff-Bourgerie, “Four Centuries of Editions of the Introduction to the Devout Life: Bibliographical Lessons”, in Encountering the Familiar Anew: Francis de Sales’s “Introduction to the Devout Life” at 400 Years, ed. J. F. Chorpenning, OSFS, (Roma: ICSS, 2012), 1-22. Alcuni che aderirono successivamente, in particolare l’arcivescovo Louis-Gaston de Ségur, avrebbero scoperto il carisma salesiano direttamente da questo testo classico e avrebbero continuato a promuovere vigorosamente i suoi insegnamenti. 15 Francesco di Sales era ricordato, prima di tutto, per l’effetto benefico della sua presenza; il Savoiardo era riconosciuto come una vera immagine di Cristo, uno che predicava e riproduceva perfettamente la dolcezza e l’umiltà, virtù proprie del cuore di Gesù. Vd. St. Francis de Sales: A Testimony by St. Chantal [S. Francesco di Sales: una testimonianza di S. Chantal], curato e tradotto da Elisabeth Stopp (Hyattsville, MD: Institute of Salesian Study, 1967); Jean-Pierre Camus, The Spirit of St. François de Sales, trad. C.F. Kelly (New York: Harper and Bros., 1952); Elisabeth Stopp, A Man to Heal Difference: Essays and Talks on St. Francis de Sales (Philadelphia: Saint Joseph’s University Press, 1997), 13960. Su Francesco come vera immagine del Cristo, Vd. J. F. Chorpenning, OSFS “Il Salvatore sarà visto camminare ancora sulla terra: S. Francesco di Sales come modello per l’imitazione di Cristo degli Oblati”, ICSS Newsletter 22 (agosto 2008), 1-7. 16 Alphonsus de Liguori, Selected Writings [Scritti scelti], ed. Frederick M. Jones, CSSR (New York: Paulist Press, 1999). Vd.. soprattutto l’“Introduzione” di Jones a questo volume, 9-56. 4 L’iniziale devozione del Napoletano a Francesco di Sales non lo lasciò mai e tutti i suoi scritti sono disseminati di abbondanti citazioni, dirette o parafrasate, delle opere del Savoiardo. E, cosa ancora più significativa, gli scritti del Liguori sono impregnati dello spirito salesiano ed egli chiaramente usava il de Sales come maestro spirituale il cui orientamento teologico e le prospettive pastorali sulla vita cristiana annunciano una buona novella da contrapporre alle radicate prospettive del tempo. Questa battaglia, pensava Alfonso, non poteva essere combattuta solo nelle aule, tra l’elite teologica, ma tra la gente con la pubblicazione di manuali di preghiera e di devozione popolare. In questo modo sia i suoi scritti pastorali (che ottennero un immediato successo) che la teologia morale del Liguori (che invece non ebbe successo) furono critiche dirette alla pratica sacramentale in vigore e allo spirito severo che la animava. Ci fu molta resistenza alle idee del Napoletano e alla loro diffusione. Non di meno, alla fine, essere ottennero consenso e furono appoggiate poiché l’idea di un Dio di amore e misericordia attirava portando all’adesione. Lo studio e la diffusione dell’opera del Liguori nel XIX secolo spesso andarono di pari passo con la rinascita di entusiasmo per tutto ciò che era salesiano17. La Pentecoste si accende in Savoia Figura tipo del crescente entusiasmo del XIX secolo per un rinnovamento della Chiesa attraverso la promozione degli scritti e dello spirito di Francesco di Sales e di Alfonso de Liguori è Joseph-Marie Favre (1791-1838) nato in una modesta famiglia, profondamente religiosa, a Faucigny in Savoia. Come per molte delle figure legate alla Pentecoste Salesiana, anche il Favre fu segnato agli inizi della sua vita dalla Rivoluzione Francese. La sua famiglia proteggeva sacerdoti che erano fuggiti sulle montagne per nascondersi. Questo stimolò la vocazione del giovane ed egli entrò nel seminario di Chambéry dove, con suo grande sgomento, dominava lo spirito rigorista. A quel tempo in seminario la lettura delle opere del Liguori era vietata. Tuttavia il Favre le scoprì e ne divenne un discepolo, dedicandosi a predicare l’amore accogliente di Dio e incoraggiando la pratica della comunione frequente18. Dopo l’ordinazione divenne insegnante nel seminario minore e fu subito incaricato di organizzare missioni nella diocesi per riportarvi la fede. Per la sua predicazione ed evangelizzazione trovò negli insegnamenti del suo connazionale Francesco di Sales il modello di una persuasione mite. Fu nel 1821 nella cittadina savoiarda di Le Chatelard che era sede di mercato che il Favre incontrò Pierre-Marie Mermier (1790-1862) un prete alquanto severo, ma zelante che aveva avuto delle difficoltà nel convincere i suoi indifferenti parrocchiani ad entusiasmarsi per il suoi sforzi evangelizzatori. Sentendo del successo del Favre in una città vicina Mermier lo invitò a predicare una missione nella sua parrocchia. L’esito fu che i due compagni decisero di dedicare il loro ministero sacerdotale all’apostolato della missione. Anche Mermier era cresciuto nel caos che seguì la Rivoluzione. Messe clandestine erano celebrate nella fattoria Mermier e a causa delle politiche del governo l’educazione del ragazzo nelle istituzioni religiose fu discontinua o sporadica. Appena divenne possibile, Pierre-Marie frequentò il seminario a Chambéry dove si preparò per una vita di ministero parrocchiale. Successivamente egli vide il suo incarico come pastore a Le Chatelard come un atto della Provvidenza in quanto è lì che incontrò il Favre e si rivelò la sua vocazione missionaria. Infine il Favre divenne responsabile delle missioni nella diocesi di Chambéry e Mermier fondò ad Annecy un’altra congregazione missionaria, che chiamò Missionari di San Francesco di Sales e la cui Regola di Vita riecheggiava la regola scritta per le suore della Visitazione di S. Maria19. Egli rispose anche alle urgenti necessità pastorali della sua diocesi fondando, con Claudine Echernier (1801-1869), le Figlie della S. Croce, una comunità femminile dedita all’educazione e alla cura delle ragazze20. I sogni evangelici di Mermier furono incoraggiati da un conterraneo di Francesco di Sales, il vescovo di Annecy Pierre Joseph Rey (17701842)21. Le ultime volontà del vescovo Rey e il testamento spirituale del 1839 contenevano un lascito significativo alla nuova comunità missionaria. 17 Liguori lavorò al suo grande manuale per seminari, Teologia Morale, per circa vent’anni. Esso nacque dal bisogno che egli percepiva di elaborare un sistema che potesse essere a metà strada tra le tendenze opposte del lassismo e del rigorismo che erano state dibattute per molto tempo dai teologi. In un primo tempo le posizioni nei confronti degli insegnamenti morali del Liguori oscillarono tra una benevola accoglienza, il sospetto e una aperta opposizione. Vd.. R. Gallagher, CSSR, “The Systemization of Alphonsus’ Moral Theology through the Manuals” [La sistematizzazione della teologia morale di Alfonso attraverso i Manuali], Studia Moralia XXV/2 (1987), 247-77. 18 Adrien Duval, Monsieur Mermier: Founder of Two Religious Congregations (Il signor Mermier: fondatore di due congregazioni religiose), (Bangalore, India: SFS Publications, 1985), 10-11. 19 In realtà la Regola dei Missionari era essenzialmente la stessa che era stata scritta da Vincenzo de Paoli per il Lazzaristi. Quest’uktima fece un ampio uso della Regola della Visitazione. Vd.. Frances Moget, MSFS, The Missionaries of St Francis de Sales [I missionari di s. Fancesco di Sales] (Bangalore, India: SFS Publications, 1985), 22. 20 Duval, 87-94. 21 La diocesi di Annecy, soppressa durante la Rivoluzione, fu ristabilita nel 1822 con Rey che promosse un ardente programma di riforma dei seminari insieme ad una spinta per una migliore educazione religiosa. 5 Lascio ai cari missionari di San Francesco di Sales l’intera proprietà che ho acquistato a Les Allinges, inclusa la preziosa cappella nella quale s. Francesco di Sales celebrò spesso i divini misteri per la conversione della mia terra natale. Sebbene la casa principale di questa pia congregazione sia La Feuillette, tuttavia i Missionari considereranno Les Allinges come il quartier generale dove la memoria del loro modello e patrono sarà viva ovunque e accenderà il fervore nella nobile e santa opera delle Missioni22. I Missionari di s. Francesco di Sales restaurarono il luogo ed esso divenne un centro di pellegrinaggio incentrato sul santo. Ma il loro obiettivo primario dovevano essere le missioni predicate e la piccola congregazione crebbe con il crescere della domanda di queste iniziative che ridavano vita alla fede. Nel 1839 cercarono l’approvazione canonica della loro Regola. La Costituzione finale esplicitamente reclama non solo il patrocinio, ma anche lo spirito di Francesco di Sales come sua raison d’être. Il Patrono e speciale Protettore della congregazione è s. Francesco di Sales, in quanto fedele imitatore di Gesù Cristo e di tutte le sue virtù, particolarmente del suo amore per i peccatori e della sua mitezza, che praticò con estremo eroismo. Con la grazia di Dio e l’intercessione di questo santo patrono, i Missionari che portano il suo nome professeranno di imitare queste virtù in modo speciale23. I Missionari avrebbero portato il carisma salesiano ben al di là delle montagne dell’Alta Savoia. Diversi Missionari, Mermier tra loro, sognarono di evangelizzare i non cristiani. Nel 1845 papa Gregorio XVI stabilì nuovi vicariati nella terra di missione dell’India e affidò Vizag ai Missionari di s. Francesco di Sales 24. È qui che il loro apostolato è fiorito principalmente negli ultimi due secoli. La Pentecoste si accende fuori della Savoia Sarebbe tuttavia un errore vedere i Missionari di s. Francesco di Sales come una comunità isolata che nel desiderio di diffondere il carisma salesiano era primariamente motivata dalla sua ammirazione per un santo del luogo25. Come lo era stato durante la sua vita, il de Sales era ricordato al di fuori della sua terra per la visione spirituale che predicava. Questa era una visione che si adattava bene al fedele cattolico sulla scia degli eventi rivoluzionari che scossero il loro mondo, politico, ecclesiale e sociale. Un’occhiata all’influenza ministeriale di p. Joseph Favre conferma questo punto. Come già osservato, il Favre presto adottò la teologia liguoriana e fu un devoto discepolo di Francesco di Sales. Non fondò istituzioni, ma il suo successo come guida spirituale fu grande26. In questo ruolo stimolò la trasformazione interiore della fondatrice delle Religiose del Sacro Cuore, Madeleine-Sophie Barat (1779-1865). I due si incontrarono nel 1821, probabilmente durante una breve visita che ella fece a Chambéry quando egli stava predicando una missione a una delle nuove comunità delle sue suore nella regione. Ma si incontrarono e la vita di lei cambiò per sempre. Questa giovane donna proveniva da Joigny in Borgogna, una regione cattolica famosa per le sue tendenze decisamente gianseniste. Continuamente persuasa di essere condannata da Dio, convinta di essere indegna di partecipare all’eucaristia, abituata a trattare severamente il suo corpo con penitenze e lavori pesanti, non di meno Sophie si riconobbe chiamata a guidare una congregazione femminile per l’insegnamento seguendo la regola dei Gesuiti con delle modifiche27. 22 Moget, 25. Ibid, 29. Tra il 1832 e il 1862 i Missionari in Savoia predicarono più di 620 missioni. 24 Ibid, 43ss. 25 Al tempo di Francesco, egli era amato specialmente da quelli che lo avevano conosciuto o che avevano condiviso un ambito o una storia con lui. Dopo la sua morte quegli stessi sostenitori (insieme con i parenti e le autorità ecclesiastiche desiderosi di promuovere la sua memoria) volevano indicare al resto della Chiesa la sua particolare santità. Sulle difficoltà per la canonizzazione di Francesco Vd.. Wendy M. Wright, “‘True and Public Knowledge’: The Political, Religious, and Social Context of Jane de Chantal’s Testimony for the Canonization of Francis de Sales” [“‘Conoscenza vera e pubblica: il contesto politico, religioso e sociale della testimonianza di Giovanna di Chantal per la canonizzazione di Francesco di Sales”], in Human Encounter in the Salesan Tradition: Collected Essays Commemorating the 4th centenary of the Initial Encounter of St. Francis de Sales and St. Jane de Chantal, ed. Joseph F. Chorpenning, OSFS (Rome: International Commission for Salesian Studies, 2007), 191-208 e Marie-Patricia Burns, VHM, Françoise-Madeleine de Chaugy: Dans l’ombre et la lumière de la canonisation de François de Sales [Francesca Maddalena de Chaugy: nell’ombra e nella luce della canonizzazione di Francesco di Sales], (Annecy : Académie Salésienne, 2000), 71-75. 26 Il Favre tentò di fondare delle comunità salesianamente ispirate. Per un certo tempo egli riunì un gruppo di sacerdoti diocesani per predicare con lui, così come guidò una congregazione femminile che ebbe breve durata. Vd. Moget, 1617. 27 Su Madeleine Sophie, Vd. Phil Kilroy, Madeleine Sophie Barat 1779-1865: A Life [Madeleine Sophie Barat 17791865: una vita] (New York: Paulist Press, 2000). 23 6 Quando ella incontrò il Favre, con il suo fervente messaggio dell’amore di Dio, ne fu catturata. Aprendogli il proprio cuore inaridito, ella bevve alle dolci sorgenti della mitezza salesiana. Per diciassette anni fino alla morte di lui, il Favre fu la sua principale guida spirituale. Nonostante la sua congregazione portasse il nome del Sacro Cuore di Gesù, il significato inetriore di questo potente simbolo non si era ancora dischiuso al cuore di Madeleine-Sophie28. Fu il Favre che cominciò a scalfire l’inespugnabile fortezza della coscienza piena di paura di Sophie29. Non era un compito facile perché la resistenza allo spirito salesiano era forte negli ambienti nei quali ella operava. Infatti a Parigi il libro del Favre, Le Ciel Ouvert, fu pubblicamente censurato30. Tuttavia le parole del suo direttore incominciarono ad avere presa e a trasformare il mondo interiore della fondatrice e ottennero una dimensione di pace interiore. Sogni di Pentecoste a Ginevra Come vescovo di Ginevra Francesco durante la sua vita risedette in esilio ad Annecy perché la città che era sua sede episcopale era una roccaforte protestante. Fu qui, dove il ricordo del Savoiardo era molto vivo, che il vicario parrocchiale, Gaspard Mermillod (1824-92), svizzero di nascita, educato dai gesuiti, sognò di rivitalizzare la fede cattolica ispirandosi alle imprese missionarie del de Sales. Il prete svizzero si trovava di fronte a una situazione religiosa non molto differente dal tempo del de Sales. Nel 1857 egli divenne Vicario Generale del vescovo di Losanna per il cantone di Ginevra. Ma la storica roccaforte protestante si oppose a un amministratore cattolico indipendente e per anni l’opera ministeriale del Mermillod fu ostacolata31. Infine fu creato cardinale e, quando le normali relazioni con il Consiglio cittadino ginevrino furono ristabilite, il prelato svizzero seguì le orme del de Sales. Nonostante la complessità della sua situazione pastorale, Mermillod fu energico nel promuovere la spiritualità salesiana. Ai suoi occhi, il suo predecessore savoiardo era il missionario per eccellenza e il modello dell’identità cattolica e Mermillod non risparmiò nessuno sforzo in collaborazione con altri per promuovere il Santo come patrono e protettore di conversioni. Tra le Associazioni da lui promosse la principale fu l’Associazione Cattolica di San Francesco di Sales. Con p. Emmanuel d’Alzon (1810-80) di Nîmes, che presto sarebbe stato il fondatore degli Agostiniani dell’Assunzione, che già aveva dei contatti con la Pentecoste Salesiana che iniziava a muovere i primi passi oltre confine, in Piemonte32, Mermillod e d’Alzon si rivolsero a Roma e Pio IX, approvando il loro zelo apostolico, diede la sua approvazione a una iniziativa per convertire i “fratelli smarriti” dalla predicazione protestante. L’iniziativa avrebbe dato i suoi frutti e, come vedremo, il fuoco della Pentecoste si sarebbe acceso in tutta Europa. La famiglia salesiana di don Bosco in Piemonte All’incirca nello stesso tempo in cui venivano lanciate le iniziative salesiane in Savoia, un’altra manifestazione della Pentecoste salesiana, come ben sapeva Emmanuel d’Alzon, aveva origine nel vicino Piemonte, una terra che non aveva mai perso lo spirito del Santo, che sentiva suo. Torino era stata la capitale del Ducato di Savoia durante la vita di Francesco e l’eredità del Santo vi era ancora molto viva all’alba del XIX secolo33. Il De Sales, in quanto diplomatico alla corte del duca Carlo Emanuele, aveva visitato spesso la capitale e piccole città del ducato. Dopo la sua morte, i suoi scritti furono presto tradotti in italiano e le biografie che esaltavano le sue virtù erano popolari. A Torino parecchie generazioni di sacerdoti, teologi, seminaristi, uomini e donne di cultura continuarono a venerare il Savoiardo. Dagli inizi del XIX secolo due centri nella 28 Strettamente collegato alle tensioni ecclesiali del momento, il Sacro Cuore era quasi esclusivamente identificato con la monarchia dei Borboni e con il trionfo della fazione ultramontanista su quella gallicana. Il messaggio spirituale dell’infinito amore misericordioso di Dio non era perciò penetrato nella coscienza della Barat. Vd. Kilroy, 164-167. 29 Alla radice vi era da parte della Barat un’errata immagine di Dio come di un dio collerico e che giudica e alle cui ri chieste ella non poteva soddisfare. Le lettere di direzione del Favre la esortarono costantemente a liberarsi dall’immagine profondamente radicata che aveva di se stessa e della sua relazione con Dio. 30 La tendenza ad abbracciare un Dio d’amore trovava una spinta anche nel conflitto tra il Papato e la Chiesa francese schierata con le forze antimontaniste. Quelli che difendevano il nuovo spirito non erano sempre accettati negli ambienti francesi. 31 Vd. Duval. 32 Vd. Emmanuel d’Alzon dans la société et l’église du XIXème siècle [Emmanuel d’Alzon nella società e nella chiesa del XIX secolo], ed. E. Poulat e R. Remond (Paris: Centurion, 1982) e Bernard Le Léannec, “D’Alzon, the Assumption, and Don Bosco: Crossroads of Holiness” [D’Alzon, l’Assunzione e don Bosco: crocevia di santità], Augustinians of the Assumption 2010 Bicentennial Newsletter 9 (Aprile 2010), disponibile su: www.assumptio.org. 33 Sull’onnipresente memoria di Francesco di Sales in Piemonte Vd. Arnoldo Pedrini, SBD, St. Francis de Sales: Don Bosco’s Patron [S. Francesco di S.: patrono di don Bosco] (New Rochelle, NY: Don Bosco Publications, 1988), spec. 14-20. 7 regione promossero specificamente la sua dottrina: il seminario di Chieri, dove una confraternita dedicata a Francesco manteneva viva la sua memoria e l’Istituto Pastorale di Torino, conosciuto come il Convitto (fondato nel 1811). È in quest’ultima istituzione che Giuseppe Cafasso (1811-60) fu direttore spirituale e professore di teologia morale. Nato da genitori contadini in Piemonte, il Cafasso aveva studiato per diventare sacerdote nel seminario di Torino e poi all’Istituto San Francesco dove lesse le opere del Savoiardo. Imbevuto come era dello spirito salesiano, si oppose ardentemente ad ogni traccia di giansenismo. Il Cafasso era anche conosciuto come uno dei “santi sociali” di Torino che lavoravano con i poveri, gli emarginati e i condannati. Fu al Convitto che il Cafasso venne in contatto con un giovane che sarebbe stato una delle figure più importanti nella Pentecoste Salesiana. Come il Cafasso, Giovanni (don) Bosco (1815-88) sarebbe presto divenuto noto come uno dei “santi sociali” di Torino. Inoltre come il Cafasso, Giovanni era di famiglia contadina piemontese. Un sogno profetico avvenuto nell’infanzia rivelò al ragazzo povero qualcosa del suo futuro ministero: sopra una folla di bambini di strada urlanti una voce di gentiluomo si levava insistente “dovrai vincere questi tuoi amici non con le botte, ma con la dolcezza e l’amore …”34. Sebbene vi fossero difficoltà per la sua famiglia, Giovanni riuscì ad assicurarsi una educazione ed emerse una vocazione al sacerdozio. Al seminario minore di Chieri conobbe s. Francesco di Sales diventando membro di una confraternita dedicata allo studio della vita del Savoiardo. Quando arrivò al Convitto e si pose sotto la direzione di p. Cafasso, questa prima conoscenza si approfondì e si delineò in modo più preciso. Don Bosco avrebbe attribuito la modalità e il successo del suo futuro lavoro pastorale all’influenza della sua guida. Quando fu ordinato nel 1841 scelse Francesco di Sales come suo patrono e tra le risoluzioni prese per il compimento del suo ministero quella centrale era la quarta: “la carità e la dolcezza di s. Francesco di Sales saranno la mia guida”35. Don Bosco avrebbe continuato in questo spirito a perfezionare la sua vocazione con i giovani emarginati, stabilendo l’Oratorio Festivo di s. Francesco di Sales. L’ottimistica antropologia teologica che supportava la visione del De Sales di un mondo di cuori era anche quella di don Bosco. Egli vedeva il buono nel più incorreggibile dei ragazzi di strada e credeva che i loro cuori potessero essere vinti attraverso la gentilezza e l’incoraggiamento. L’Oratorio educava i ragazzi attraverso l’attenzione rispettosa, l’istruzione, il sostegno, la devozione e la pietà popolare uniti insieme in uno spirito allegro e giocoso. Stima e incoraggiamento piuttosto che punizioni facevano dare il meglio ai ragazzi e li miglioravano. Avrebbe scritto nelle sue memorie, Noi abbiamo cominciato a intitolare [la chiesa del primo Oratorio] a San Francesco di Sales … perché avevamo messo il nostro ministero, che richiedeva grande calma e mansuetudine, sotto la protezione di questo santo nella speranza che ci ottenesse da Dio la grazia di essere capaci di imitarlo nella sua straordinaria mansuetudine e nel conquistare le anime.36 Fu presto evidente che vi era bisogno di una comunità dedita a questo lavoro. Dal bisogno nasceva una congregazione maschile, i Salesiani di don Bosco, insieme a una comunità femminile cofondata con Maria Mazzarello (1837-81) e a una associazione di laici Cooperatori. Queste tre realtà don Bosco le considerava una sola famiglia. Ciascuno di questi gruppi e i loro molti successivi rami compivano la loro opera motivati dal mite spirito salesiano. S. Francesco di Sales non fu l’unico ad avere influenzato don Bosco; ce ne furono molti altri37. Ma l’eredità salesiana fu la chiave alla via che egli scelse per intraprendere il suo ministero. Il fondatore fece propri gli insegnamenti del Santo come erano applicabili nel suo contesto. S. Francesco di Sales fu come un emblema di speranza per don Bosco … Il Francesco di Sales dei cattolici militanti del diciannovesimo secolo era il santo che aveva scritto l’Introduzione alla vita devota e proposto la santità a tutti più che l’autore del Trattato dell’amor di Dio. Soprattutto era l’apostolo dello Chablais, il solo che aveva riportato alla Chiesa settantamila eretici. Il loro Francesco di Sales era l’uomo che ardeva di carità, di zelo e di un amore che conquistava, la reincarnazione del mite Cristo in terra. Per don Bosco egli era il modello santo della dolcezza che doveva essere usata con i giovani e con tutti quelli che dovevano essere ricondotti alla Chiesa …38. 34 Don Bosco, Memoirs of the Oratory of Saint Francis de Sales from 1815-1855 [Memorie dell’oratorio di San Francesco di Sales 1815-88], tradotto da David Lyons, SDB (New Rochelle, NY: Don Bosco Publications 1989), 18. 35 Pedrini, 25. 36 Memoris of the Oratory, 217. 37 Tra i santi che popolarono il “pantheon” di don Bosco c’erano A. de Liguori, F. Neri, Luigi Gonzaga e Vincenzo de Paoli. 38 Pietro Stella, Don Bosco: Religious Outlook and Spirituality [Don Bosco: la visione religiosa e la spiritualità], trad. John Drury (New Rochelle NY: Salesiana Publishers, 1996), 516-17. 8 Don Bosco è probabilmente il più illustre dei protetti del Cafasso ad essere stato infuocato dallo spirito salesiano, ma non fu l’unico. Una nobildonna del luogo, la Marchesa di Barolo (n. 1785), era tra i laici che Cafasso guidava e che giocò un ruolo importante anche nella vita di don Bosco. Spinta dai pressanti bisogni sociali dell’epoca, la Marchesa finanziò parecchie comunità: un rifugio per aiutare le prostitute e fuggitive e un ospedale per la cura delle ragazze. Inoltre ella era un’ardente riformatrice del sistema carcerario, fondò una congregazione religiosa femminile e sperava di istituire una congregazione di sacerdoti. La sua devozione a Francesco di Sales è evidente nella scelta che fece di lui come patrono della comunità che intendeva fondare. Tra i devoti del Piemonte, la rinascita dello spirito salesiano era caratterizzata dall’impegno nell’affrontare i bisogni sociali. I metodi persuasivi intrinseci all’approccio del Savoiardo – vincere i cuori con amabile gentilezza, cordialità e umiltà non attraverso la forza degli argomenti o infondendo paura – erano operativi in tutto il loro apostolato. La Pentecoste nella capitale francese De Sales probabilmente era particolarmente vivo per quelli che lo reclamavano come il loro santo da un punto di vista geografico, ma, proprio come nel suo tempo, il Savoiardo suscitava un caloroso entusiasmo al di là delle montagne della Savoia e del Piemonte: il Santo della dolcezza avrebbe vinto ancora una volta i cuori di Parigi. Il più importante tra i suoi discepoli nella capitale fu Louis-Gaston de Ségur (1820-81), un uomo di stirpe nobile la cui famiglia era religiosamente indifferente. Un dono della pia nonna russa, una copia della Filotea, cambiò le scelte dell’adolescente de Ségur orientandolo dalla carriera in legge agli ordini sacri. Formato nel seminario di S. Sulpice, dove trovò che il calore e l’ottimismo salesiani che egli portava con sé bilanciava l’austera abnegazione preferita dai Sulpiziani, de Ségur diede inizio a ciò che sperava essere il lavoro della sua vita, l’evangelizzazione dei parigini, particolarmente i poveri e gli emarginati. Per un po’, egli fu un uditore per la Sacra Rota a Roma, ma una crescente cecità lo riportò nella capitale francese dove fu fatto Arcivescovo titolare39. La difesa e preservazione della fede cattolica ebbero sempre la preminenza nelle intenzioni di Ségur e a questo scopo, nonostante la sua infermità, egli autorizzò opuscoli apologetici con lo scopo di convertire gli infedeli e diffondere i principi salesiani in opposizione alle rigide prospettive gianseniste del tempo. Forse il più importante contributo di Ségur alla Pentecoste Salesiana fu la promozione dell’Associazione Cattolica di s. Francesco di Sales fondata su iniziativa di Emmanuel d'Alzon e Gaspard Mermillod che ne designarono de Ségur presidente della commissione centrale di governo. Il parigino non risparmiò sforzi e facendo affidamento sulle sue buone relazioni contattò vescovi in tutta Europa e convinse quaranta diocesi a sponsorizzare l’Associazione. Alla morte di de Ségur, a livello mondiale, i membri dell’Associazione erano circa due milioni. I suoi obiettivi erano difendere la fede contro la sfida protestante e rianimare la fede in una società scristianizzata e religiosamente indifferente. L’Associazione Cattolica di s. Francesco di Sales avrebbe occupato il parigino per il resto della sua vita, ma non fu la sola iniziativa che egli sostenne per diffondere il messaggio salesiano. Tra i giovani nei quali l’anziano vescovo scoprì una vocazione sacerdotale e un ruolo nella rinascita cattolica tra la borghesia c’era il parigino Henri Chaumont (1838-96)40. Da giovane Chaumont, troppo schiavo di una religiosità piena di paura, soffrì di scrupoli. I suoi primi contatti con l’arcivescovo parigino e la pratica della comunione frequente gli permisero di maturare spiritualmente così che, terminato il seminario a Issy, egli era pronto per rispondere alla sua vocazione. Sebbene Chaumont conoscesse la fama di Francesco di Sales, fu solo quando giunse a Issy che lesse una raccolta delle lettere del Savoiardo e, come raccontò più tardi, furono “una rivelazione”41. Il seminarista annunciò al suo direttore spirituale che voleva fare uno studio speciale degli scritti del Santo, voto che mantenne lungo tutta la sua vita. Nel 1860 Chaumont si trasferì al seminario di S. Sulpice dove cominciò a pensare a un’associazione di laici dedita a un programma di perfezione secondo i principi di Francesco di Sales. Prima, Henri cominciò ad analizzare l’Introduzione, ed estrasse da questo testo un sunto che intitolò Direzione spirituale di s. Francesco di Sales. La pratica di riassumere e sintetizzare il pensiero del Savoiardo continuò anche quando il novello sacerdote diede inizio al ministero pubblico. Chaumont presto guadagnò reputazione di bravo confessore e guida spirituale. A questo si aggiungeva una notevole capacità nel costituire gruppi per rafforzare la fede: negli 39 Vd. Marthe de Hedouville, Monsr. de Ségur, sa vie – son action 1820-1881 (Paris, Nouvelles Éditions Latines, 1957). 40 Per una maggiore conoscenza della vita e del ministero dello Chaumont Vd. Mons. Lavielle, L’Abbé Henri Chaumont, fondateur de trois sociétés salésiennes (1838-96), [Don Henri Chaumont, fondatore di tre società salesiane 1838-96] (Tours: Maison Alfred Mame/Paris : Pierre Téqui, 1919). 41 Ibid., 55. 9 anni trascorsi nella parrocchia di St. Marcel, Henri riunì i parrocchiani in associazioni per crescere nel cammino spirituale, per l’istruzione catechetica e per il servizio ai poveri. Cominciò anche a dirigere una donna, Mademoiselle Lasseau, usando l’Introduzione alla vita devota e (senza successo) tentò di fondare un’associazione femminile guidata da lei. Ritornato a Parigi, nella parrocchia di S. Clotilde, Chaumont continuò a nutrire i suoi sogni salesiani. Lo studio degli scritti del Savoiardo produsse molti altri manuali-sommario su argomenti come amicizia, guida spirituale, famiglia cristiana, educazione religiosa. Fu nel confessionale di S. Clotilde che Chaumont divenne consapevole della presenza della sig.a Carolina Carré di Malberg (1829-91), una ex alunna della Visitazione di Metz e moglie del comandante Paul Carré. Sotto la sua direzione questa donna spiritualmente matura fiorì: egli la incoraggiò a seguire la regola di vita che egli aveva sintetizzato. Chaumont continuava a perseguire i suoi piani. Alla fine, dopo il caos dei disordini politici della Comune di Parigi, Chaumont e la sig.a de Carré giunsero a fondare le Figlie di s. Francesco di Sales. Gli scopi di questo gruppo di donne erano due: la santificazione personale e l’azione apostolica a favore della fede. La regola di vita che le Figlie dovevano seguire era basata sulla presentazione dei principi salesiani fatta dallo Chaumont. L’arcivescovo de Ségur fu nominato “nonno” del gruppo laicale. Chaumont proseguì fondando altre due associazioni ispirate alla spiritualità salesiana, una società di preti (I Preti di s. Francesco di Sales e un’associazione di uomini (I Figli di s. Francesco di Sales). Le fiamme della Pentecoste a Troyes Questo contesto più ampio getta luce sull’innovativa opera realizzata nella diocesi di Troyes da p. Louis Brisson e Marie de Sales Chappuis42. La notevole storia di queste figure e dei loro conterranei nella fondazione degli Oblati e delle Oblate di s. Francesco di Sales è al centro di altri contributi presentati a questo symposium. Qui sono messe in luce le loro relazioni con altri implicati nella rinascita cattolica in tutta l’Europa43. È sufficiente dire che nel 1826 la visitandina Marie de Sales Chappuis, già conosciuta come colei che incarnava l’autentico spirito salesiano, fu mandata come superiora al monastero della Visitazione di Troyes per contrastare lo spirito giansenista che si era infiltrato in quella comunità. Nel 1841 il giovane sacerdote Louis Brisson fu nominato catechista e confessore nell’educandato della Visitazione; divenne quindi cappellano anche delle religiose, ruolo che occupò per quarantun anni. Il suo stretto contatto con la comunità e specialmente con Marie de Sales, la Buona Madre, per lungo tempo formò il suo cuore nella dolce, umile via dello spirito salesiano. Come la Buona Madre, Brisson percepì che l’attenta osservanza del Direttorio Spirituale, scritto da Francesco di Sales per la neonata Visitazione, era essenziale per formarsi in modo salesiano. Per anni la Buona Madre aveva sognato l’esistenza di una congregazione maschile dedita a diffondere il carisma salesiano. Era convinta che il giovane Brisson sarebbe stato quest’uomo. Certo, ci sarebbero voluti decenni e non pochi interventi divini perché il sogno divenisse realtà. Intanto p. Brisson era impegnato nei suoi studi scientifici e sentiva la preoccupazione della condizione dei giovani, soprattutto delle giovani donne che affluivano in città per lavoro. Quando la supplica di Louis Gaston de Ségur riguardo all’Associazione Cattolica pervenne al vescovo di Troyes la risposta della Cancelleria fu entusiasta. Il cappellano del monastero della Visitazione, Louis Brisson, fu nominato direttore diocesano e la Buona Madre assunse il ruolo di tesoriera dell’Associazione. Di certo, questa promozione dello spirito salesiano era cara al cuore di entrambi ed essi se ne assunsero la responsabilità con zelo. Ma a Troyes l’Associazione avrebbe avuto comunque un’enfasi particolare. La loro era una regione con pochi protestanti da convertire e dove invece erano critici i bisogni dei giovani immigrati. A Troyes divenne perciò un altro scopo dell’Associazione salvaguardare la morale tra le giovani donne povere e della classe operaia44. P. Brisson fu spinto a istituire strutture che fornissero un posto sano perché le ragazze potessero riunirsi, distendersi e ricevere istruzione religiosa. Questo “lavoro per le giovani” era il germe di ciò che avrebbe determinato la fondazione e l’apostolato delle Oblate di s. Francesco di Sales. 42 Vd. Louis Brisson, Vie de la Vénérée Mère Marie de Sales Chappuis de l’ordre de la Visitation Sainte-Marie [Vita della venerata Madre Marie de Sales Chappuis dell’ordine della Visitazione S. Maria] (Paris : Chez M. L’Aumonier de la Visitation, 1891), e Life of the Venerable Mother Marie de Sales Chappuis of the Order of the Visitation of Holy Mary (1793-1875) [Vita della venerabile Madre Marie de Sales Chappuis dell’Ordine della Visitazione di S. Maria 1793-1875], a cura delle Suore della Visitazione (Brooklyn, 1924). 43 Si potrrebbe notare che tra tutte le figure che abbiamo visto Louis Brisson è quello che ha ricevuto la sua formazione salesiana più direttamente dalla Visitazione. 44 Sull’Associazione Cattolica e i dettagli della sua opera a Troyes Vd. Father Louis Brisson: A Documented Biography [Padre Louis Brisson: una biografia documentata], 39-64. 10 Attraverso l’Associazione Cattolica e grazie al comune entusiasmo per la spiritualità salesiana della Buona Madre e di p. Brisson, l’Arcivescovo de Ségur avrebbe avuto ripetuti contatti con gli aderenti alla Pentecoste Salesiana in Troyes. Egli e lo svizzero Gaspard Mermillod seguivano attentamente l’ardente fuoco che vi si diffondeva. Ognuno dalla propria sede supportava attivamente p. Brisson e per anni questi uomini che condividevano un sogno salesiano insieme a Madre Chappuis, si incontrarono di persona ogni qualvolta viaggi e responsabilità glielo permisero. Queste visite non riguardavano solo il lavoro dell’Associazione, ma anche la progettazione di nuove iniziative. Per es. nel 1855 Brisson si recò per un ritiro alla Grande Chartreuse a cui fece seguito un pellegrinaggio ad Annecy e un incontro con il Mermillod a Ginevra (dopo il quale Louis riferì che gli vennero “i brividi” lungo la schiena quando ricevette la benedizione dell’anziano uomo)45. Lungo gli anni, i progetti in elaborazione per le Oblate e gli Oblati e l’apostolato con le giovani erano discussi insieme. L’anno 1859 vide p. Brisson a Parigi per raccogliere informazioni circa gli ostelli per le ragazze. Fu qui che de Ségur accettò l’invito di p. Brisson di partecipare all’annuale meeting dell’Associazione Cattolica a Troyes. Nel 1866 il Mermillod, in quel momento vescovo coadiutore di Ginevra, fu invitato a predicare per l’Associazione mentre era a Troyes per predicare un ritiro al clero diocesano. Il 1867 vide p. Brisson a Ginevra per consultarsi con il Mermillod circa la fondazione e le costituzioni dei nascenti Oblati di s. Francesco di Sales. Quello stesso anno il Mermillod visitò nuovamente de Ségur a Parigi. L’anno seguente il Mermillod era a Troyes per la fondazione delle suore Oblate, di quel gruppo di cui Brisson sentiva giustamente di dover chiamare fondatore il vescovo ginevrino, il quale però non fu d’accordo. Così, sebbene venisse invitato ad accogliere la professione delle suore, il prelato svizzero rifiutò, ma fu presente. Il 1888 segnò un incontro di p. Brisson e del Mermillod a Roma. Quello stesso anno il Mermillod organizzò un congresso Eucaristico nella capitale francese a cui p. Brisson partecipò. Non erano solo i rapporti con Parigi-Ginevra che attiravano l’attenzione di p. Brisson. Nel 1881 durante un periodo nel quale egli sperimentava difficoltà con il suo vescovo, p. Brisson fece un viaggio a Roma per consultarsi circa la Congregazione degli Oblati. Durante il viaggio sostò a Torino e si incontrò con don Bosco, il cui lavoro a favore dei ragazzi emarginati era in quel tempo ben conosciuto. Il francese consultò il suo ospite piemontese circa le difficoltà nel fondare una comunità e nell’incontrare l’opposizione del proprio vescovo, realtà che don Bosco conosceva bene46. Se p. Brisson ricercava il consiglio di altre figure della Pentecoste Salesiana, egli era similmente consultato da queste. Henri Chaumont, protetto dal De Ségur e fondatore con Caroline de Carré delle Figlie di s. Francesco di Sales, era saldamente collegato alla Pentecoste di Troyes. Il suo sogno di fondare una società laicale emerse nello stesso tempo in cui Madre Marie de Sales Chappuis e p. Brisson fondavano le Oblate. Lo Chaumont seppe della loro opera e si ritrovò egli stesso ispirato a istituire, se non proprio un parallelo, almeno un altro tipo di associazione di donne sostenuta dalla visione di Francesco di Sales. Nel 1868 lo Chaumont fece il suo primo pellegrinaggio ad Annecy, stese una “regola” basata sulla sua lettura della Introduzione, fece quindi una visita a Troyes dove fu accolto da p. Brisson e sedete ai piedi della Buona Madre che egli considerava come un “oracolo” e “una delle anime privilegiate da Nostro Signore quasi come s. Francesco di Sales”47. Seguì una sosta a Ginevra dove Gaspard Mermillod, spinto dal proprio sogno di diffondere il carisma salesiano, approvò il progetto dello Chaumont per una società laicale “nello spirito di s. Francesco di Sales senza la clausura della Visitazione”48. Tutti questi andirivieni manifestano la straordinaria ed estesa rete di creatività nota come Pentecoste Salesiana che sosteneva e alimentava l’opera di Louis Brisson e dei suoi contemporanei. Che fosse trasmesso dai monasteri della Visitazione, dalla produzione letteraria del de Sales o dalle opere di quanti, come Liguori, furono influenzati dal Savoiardo o dalla fama di santi salesiani o dal ricordo di Francesco di Sales come missionario ed evangelizzatore, lo spirito salesiano fiorì in pienezza nel XIX secolo. Così, quando nel 1887 p. Brisson scriveva all’Oblata Clare de Jésus riguardo al vivere unicamente in un’anima e un cuore e della perfetta umiltà, carità e unione con la divina volontà, queste erano sia parole assolutamente sue sia parole che esprimevano il clima della sua epoca, un’età nella quale i cuori umani erano ancora una volta spalancati a Vivere Gesù e a farlo in modi nuovi e innovativi. 45 Dirk Koster, OSFS, Louis Brisson (Noorden: Bert Post, 2007), 84. Ibid., 158. 47 Lavielle, 153. 48 Ibid. 151. 46 11 Notre Bon Père, il nostro Buon Padre: P. Louis Brisson nei cuori delle sue Suore Oblate Sr. Anne Elizabeth Eder, OSFS, con la collaborazione di Sr. Susan Louise Eder, OSFS, e Sr. John Elizabeth Callaghan, OSFS È veramente bello per noi essere qui. Quanto siamo privilegiate noi, Oblate e Oblati del XXI secolo, di radunarci insieme per celebrare l’eredità del nostro Beato Padre e di radunarci qui, dove questo nostro Padre ha iniziato il suo cammino salesiano con Cristo nella Sua Chiesa. La dotta presentazione e gli squarci di luce offerti dalla Dott. Wendy Wright ci forniscono il contesto per scoprire chi è p. Louis Brisson. È sicuramente un uomo del suo tempo, il XIX secolo: come sacerdote, era in sintonia con la ricchezza e con i bisogni della sua epoca. È una di quelle rare persone che vedono come il presente indichi il futuro e che sanno vedere la mano di Dio nell’uno e nell’altro. P. Brisson fu un sacco di cose per un sacco di persone, una persona dalle molte sfaccettature: un figlio affezionato, un buon amico, un seminarista appassionato, un sacerdote zelante, uno studioso erudito, un uomo di scienza e l’elenco potrebbe continuare. Qui il nostro scopo e di presentarvi chi era e chi è p. Louis Brisson per le sue Oblate e, di conseguenza, chi è per tutti coloro che vengono a conoscerlo attraverso il nostro apostolato. Se si ponesse questa domanda a qualsiasi Suora Oblata della nostra Congregazione di ieri o di oggi, credo che la risposta sarebbe la stessa. Molto semplicemente: chi è per noi? È “NOTRE BON PÈRE”, IL NOSTRO BUON PADRE. P. Brisson era ed è il nostro Padre e un padre nel senso più pieno della parola. Da giovani noi Oblate abbiamo studiato la vita del nostro buon Padre e abbiamo ascoltato dalle nostre prime sorelle le storie affascinanti di guarigioni, di caramelle e di preoccupazioni. Abbiamo letto le sue istruzioni ogni giorno, sapendo che vi avremmo scoperto sia il cuore di un padre che la chiave per diventare ferventi religiose, immerse nel Direttorio Spirituale. I ritiri li trascorrevamo meditando sulle conferenze che lui teneva durante i ritiri e lasciandoci formare e dirigere da lui. sapevamo che notre bon Père ci avrebbe sempre guidato dove avevamo bisogno di andare e che la fedeltà alle sue istruzioni era la chiave per il nostro cammino spirituale personale. Per prepararci a questo intervento, con qualche sorella abbiamo riflettuto su questo buon Padre e abbiamo esaminato quelle che consideriamo le fonti più preziose che abbiamo a disposizione, le testimonianze date dalle nostre prime madri e sorelle subito dopo la morte di p. Brisson. Molte qualità ci è sembrato emergessero da queste pagine, qualità che riecheggiano oggi nelle nostre sorelle. Mi rendo conto che qui sto portando vasi a Samo, ma spero di offrire qualche esempio fresco e rinfrescante del nostro Abba, il nostro Papà, il nostro buon Padre Louis Brisson. Nelle parole delle nostre prime sorelle che hanno lavorato con tanta diligenza nel redigere per noi queste preziose fonti sentiamo l’amore che avevano per p. Brisson e la Madre Aviat: “Tempo benedetto nel quale abbiamo goduto di un Padre e una Madre tanto venerabili che Dio nel Suo amore ci diede per guidarci nella via della perfezione religiosa, sotto il vessillo di s. Francesco di Sales e della nostra Venerabile Madre Marie de Sales Chappuis! Che questi ricordi così belli del nostro amato passato colmino di delizie le vostre anime e facciano loro produrre frutti abbondanti per la vita eterna”49. P. Brisson, il nostro Buon Padre, era un ‘visionario’. Tutti i padri, desiderosi di vedere i figli costruirsi la loro vita, pensano al loro futuro. Sebbene il loro compito sia di provvedere all’oggi, devono avere sempre un occhio a tutto ciò che verrà. Il nostro Buon Padre era desideroso di porre la nostra comunità su basi solide in modo che le nostre Suore fossero in grado di servire le future generazioni nei loro bisogni e potessero guidare a Dio molte anime, in luoghi vicini o lontani. Questo visionario si occupava di tutti senza differenze, dei giovani della diocesi come del giovane gruppo di Suore. Il primo passo nel suo cammino di Oblato fu la fondazione di opere per l’assistenza ai giovani, nel nostro caso, alle ragazze lavoratrici. Quale padre lascerebbe vivere i suoi figli per le strade senza cibo adeguato, senza un riparo e senza amorevole attenzione? Come sacerdote, vide il bisogno e mise a punto una risposta. Parlando agli Associati di s. Francesco di Sales, che erano stati fondati di recente, p. Brisson disse loro: 49 Louis Brisson, Entretiens Familiers aux Soeurs [Trattenimenti familiari alle Suore] (Vatican : Imprimerie Polyglotte Vaticane, 1932), 170. 12 Tra tutte le opere che noi possiamo fare, forse non c’è nessuna più importante per il futuro che quest’opera di costituire circoli di incontro per le giovani della classe lavoratrice. Quante si perdono a causa della nostra società immorale e senza fede? ... Ci deve essere un modo di salvare queste giovani. Il solo modo accessibile a noi è costituire un’associazione per loro che sarà diretta da donne che manterranno una vigilanza attiva e premurosa e che proteggeranno queste ragazze da queste influenze50. Proprio perché visionario, p. Brisson inviò i suoi figli e le sue figlie fuori diocesi. Anche se in origine il motivo non furono le persecuzioni religiose dell’inizio del XX secolo, questo movimento verso l’esterno fu essenziale per la nostra sopravvivenza. Questo Buon Padre sentiva intensamente la mancanza delle sue Suore, benché sapesse quanto fosse importante diffondere dappertutto il nostro spirito di Oblate. Percepiamo questi sentimenti nella sua conversazione con Sr. Marie-Esperance de Godin: Ebbene, vedete quanto vi sono unito, quanto vivo con voi. Voi andrete in Ecuador. Le Sorelle mi hanno chiesto di spiegarvi un sacco di cose, ma ho riflettuto … e ho pensato… che non vi dirò assolutamente niente. Preferisco piuttosto pregare il Salvatore perché vi dica ogni cosa Lui stesso volta per volta, e sono molto contento di avervi consegnato al Salvatore in modo che possa dirvi Lui ogni cosa51. Fedele discepolo di s. Francesco di Sales e ardente seguace di Madre Marie de Sales Chappuis, p. Brisson insegnò alle sue figlie a vivere nel momento presente. Questa fedeltà alla nostra spiritualità salesiana non gli impedì tuttavia di garantire alle nostre Sorelle la promessa della benedizione di Dio per gli anni a venire: Figlie mie, desidero molto rassicurarvi sul futuro: Dio vi proteggerà e vi darà il Suo aiuto. Non so come incoraggiarvi ad avere una grande fiducia; quanto a me non l’ho mai sentito in modo così assoluto come ora. Se qualcuno oggi venisse a dirmi che Dio per noi sta facendo miracoli, non ne sarei sorpreso perché sono convinto che vuole fare grandi cose tramite noi, ma sempre in proporzione alla nostra obbedienza, alla nostra unione con Lui, alla nostra fedeltà alla grazia. Ecco perché desidero tanto farvi assumere l’autentico spirito religioso che consiste nel vedere Dio in tutte le cose e dappertutto52. P. Brisson, il nostro Buon Padre, era uno che provvedeva ai bisogni Cibo, vestiti, alloggio: tutti i bisogni fondamentali. Il nostro Buon Padre offriva anche ciò che era essenziale a livello spirituale ed emotivo: amore, guida, educazione. La sua capacità di provvedere ai bisogni di tutte le persone a lui affidate non era altro che vangelo vissuto. Sr. Françoise-Augustine Mangonot ricorda il suo grande amore e la sua attenzione per le sue “ragazze lavoratrici”: Come posso descrivere la sollecitudine del nostro buon Padre per le giovani delle nostre opere? Era così commovente vederlo venire ogni domenica sera a visitarle ancora una volta. Aveva sempre una parola di incoraggiamento per ognuna poiché si interessava direttamente della loro vita, del loro lavoro, delle loro sofferenze e difficoltà. Le aiutava a imparare come vivere unite al buon Dio e come portare Dio con sé ovunque andassero. Diceva loro: “No c’è niente di più bello di una ragazza cristiana che vive con semplicità e modestia”53. La sua organizzazione centralizzata era all’avanguardia, nel costituire una cucina per tutti i pasti, nell’inventare i modi per distribuire pasti caldi in tutti i luoghi di apostolato a Troyes o nei dintorni, nel provvedere abitazioni. Non si può separare il genio dello scienziato dal cuore pieno di amore del fondatore e del padre. Come raccontò Sr. Augustine de Sales de Cuverville: 50 Madre Aimée de Sales de Cissey, OSFS, Vie du très révérend père Louis Brisson [Vita del molto Reverendo p. Louis Brisson] (Vaticano : Imprimerie Polyglotte Vaticane, 1932), 170. 51 Soeur Marie-Espérance de Godin, OSFS, Rapport sur notre vénéré père Louis Brisson par Sœur Marie-Espérance de Godin [Relazione sul nostro venerato padre Luois Brisson di Sr. Marie- Espérance de Godin] (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de s. Franois de Sales, n.d.), 14. 52 Istruzioni date in Capitolo, Argomenti vari, 6 gennaio 1873, in Louis Brisson, Instructions de chapitre données par notre vénéré père Louis Brisson sur divers sujets: 1868-73, Tome I (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de Saint François de Sales, n.d.). disponibile presso le Suore Oblate di SFS, 399 Childs Road, Childs, MD, 21916. 53 Yvon Beaudoin, OMI, Positio super virtutibus (Rome: Congregatio de Causis Sanctorum, 1998), 123. 13 Per distrarsi, il nostro Venerato Padre andava a sorprendere le sue figlie nel mezzo del loro lavoro. Quasi ogni giorno una delle case riceveva una visita, insieme al suo incoraggiamento e al suo consiglio. Entrava nei minimi dettagli e c’era da chiedersi come la sua intelligenza che sconfinava nella genialità che si muoveva senza fatica sui misteri delle scienze naturali e nel regno del divino, potesse interessarsi a tali minute questioni e risolverle con tanta competenza. A San Bernardo il nostro Padre installò una cucina generale che provvedeva il cibo a tutte le case, grazie a un ingegnoso metodo di trasporto. C’era una panetteria vera e propria che era molto ammirata con la sua macchina per far lievitare il pane…. A San Giovanni, il nostro Padre organizzò una fabbrica per confezionare cotte e divise per i nostri studenti…. La lavanderia era situata a les Tauxelles. Vi si può vedere ancora l’intervento del nostro buon Padre nei metodi ingegnosi per far scorrere l’acqua e per l’essiccazione… Ma il luogo dove a questo venerato Padre piaceva maggiormente andare a riposarsi era la Tuillerie de Saint-Parres. Questa azienda agricola modello con le sue mucche e i suoi maiali, gli animali da cortile e la frutta, la verdura e i legumi che vi si raccoglievano fornivano cibo a tutte le nostre case e a tutte le nostre opere54. Dopo che si era fatto fronte ai bisogni fondamentali, iniziava il lavoro vero: plasmare le anime per Cristo. I nostri archivi sono colmi di conferenze, capitoli e aneddoti spirituali scritti dalle nostre prime sorelle. Lasciamo che il nostro buon Padre ci parli come parlava alle nostre sorelle che si preparavano per la rinnovazione annuale dei voti nel 1875: Per voi, figlie mie, Gesù è un amico fedele. Trascorriamo questi tre giorni vicino a Lui, presente nel Suo tabernacolo di amore. Chiediamo a Lui di dirci come dovremmo fare il nostro ritiro. Ogni mattina a Messa, soprattutto se avete la gioia di ricevere la Santa Comunione, restate vicino a Lui e promettetegli di fare tutti gli atti della vostra giornata per il Suo santo amore55. La Tuillerie, un luogo sacro per le nostre Suore, è un perfetto esempio della capacità di p. Brisson di provvedere ai bisogni di tutti. L’ex stabilimento di tegole era stato rilevato come azienda agricola per provvedere cibo a tutte le persone affidate alle sue cure. Era anche un luogo di riposo fisico e spirituale per le Suore. È qui che si predicavano i ritiri e si tenevano le conferenze. Per quelle di noi che hanno trascorso il loro anno di noviziato in Casa Madre, la Tuillerie conserva molti ricordi: qui ci arrampicavamo sugli alberi, raccoglievamo le ciliegie, raccoglievamo altra frutta e verdura ed era il luogo per una scampagnata pomeridiana per le novizie che avevano bisogno di un po’ di aria fresca. La Tuillerie è anche un luogo costruito grazie alla sorprendente fiducia in Dio del nostro Buon Padre. Nei quadri e nelle fotografie vedete spesso p. Brisson con l’ombrello. Benché si tratti di una necessità in que vecchio pozzo senza possibilità di uscirne, il nostro Buon Padre promise a Dio che se fosse riuscito a venirne fuori avrebbe costruito una cappella in quel luogo. Con l’aiuto dell’inseparabile ombrello trovò il modo di risalire e tenne fede alla sua promessa. In quel luogo fu costruita una splendida cappella dedicata a Nostra Signora della Compa sta zona della Francia, questo ricorda anche un’affascinante storia di fede e di fiducia. Essendo caduto in un ssione. Il pozzo vuoto fu trasformato nella XIV stazione della Via Crucis. Il barile di vino in mostra nel museo della nostra Casa Madre è un esempio della sollecitudine del nostro Padre nel provvedere ai bisogni. Il vino per gli europei rientra negli alimenti essenziali e p. Brisson assicurò le nostre Sorelle che Dio avrebbe provveduto tutto ciò di cui avevano bisogno. E lo fece… esattamente fino a quando non entrò una giovane che aveva i mezzi per procurare il vino per i loro pasti. Le provviste spirituali erano sempre a disposizione per le nostre Sorelle, che sapevano di poter trovare il loro Padre in giardino con il cuore aperto e pronto all’ascolto. Le allées des sapins accanto al nostro giardino conservano molti segreti dei nostri inizi e sono testimoni della fiducia che con semplicità le nostre Sorelle coltivavano. P. Brisson, il nostro Buon Padre, era una guida e un accompagnatore spirituale Questo ci porta a un altro tratto notevole del nostro Padre: quello di guida e di accompagnatore spirituale. Come accennato prima, il nostro Buon Padre procurava luoghi e opportunità di incontro con le Suore: la Tuillerie e il sentiero attraverso il giardino che conduce a Nostra Signora della Speranza lì accanto. Ma fece più che provvedere degli spazi sacri; offrì guida, sostegno, direzione e correzione. 54 Ibid., 124-125. Argomenti vari, 18 nov. 1875, in Louis Brisson, Instructions…: 1874-76, Tome II (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, n.d.). 55 14 La dottrina salesiana messa in luce durante il Concilio Vaticano II – l’universale chiamata alla santità – era il principio guida del nostro fondatore. Possedeva un sesto senso per i bisogni di ogni sorella e di ogni anima. Sapeva come trattare ogni singola sorella e sembrava comprendere la loro capacità di crescita e di sviluppo. Per citare nuovamente Sr. Marie-Esperance de Godin: Come il sole abbraccia con lo stesso calore e accarezza con il suo raggio tutta la frutta, tutte le piante, ogni ortaggio dei più diversi e opposti colori e generi, e dà a ognuno di essi esattamente ciò di cui ha bisogno, come ognuno di essi ha il diritto di pensare che questo astro si levi solo per illuminare e scaldare lui, così il Venerabile p. Brisson conosceva il segreto di dare ad ogni anima ciò di cui necessitava. Possedeva al massimo grado il dono di “riconoscere”: riconosceva e accettava che le nazioni non hanno tutte gli stessi usi, che i caratteri non hanno tutti le stesse inclinazioni, che gli intelletti non hanno tutti gli stessi gusti e che le anime non hanno tutte le stesse attrazioni. Accettava tutto questo con una tale sovrabbondanza di bontà e di elasticità che ognuna si riteneva la preferita e pensava di essere non “l’unica amata”, ma almeno una che era “amata al massimo”56. Con alcune era mite e persuasivo, con altre fermo ed esigente. I quaderni privati di Madre Aviat e le testimonianze di Madre Madeleine e di Madre Aimée de Sales pongono in evidenza del suo modo diretto e provocatorio con alcune Suore. Riconosceva le loro potenzialità di crescere in santità e le sfidava a pretendere il massimo da se stesse. Di primo acchito, le sue parole, per come le sorelle le ricordavano, potevano sembrare aspre, ma l’amore e la riverenza con le quali queste stesse sorelle raccontano il suo ammonimento sono una commovente testimonianza della loro venerazione per il loro buon Padre. Agli inizi della sua vita religiosa Madre Madeleine de Sales parlò con p. Brisson di una situazione difficile e ricevette questa risposta: Dio è onnipotente; se avesse voluto, avrebbe potuto fare tutto perfetto quaggiù. Ma se non avessimo niente da soffrire, saremmo troppo felici qui sulla terra. Ci piacerebbe troppo e non penseremmo mai al cielo. In ogni cosa dobbiamo avere da soffrire e dobbiamo farlo con pace, traendone sempre il meglio che possiamo, ma con tranquillità. Il Santo Padre, Papa Leone XIII, chiamava me un uomo di pace; le mie figlie devono sempre assomigliarmi. “Mentre mi parlava”, affermò Madre Madeleine de Sales “sentivo la mia intelligenza e la mia volontà arrendersi e accettare le cose come erano, senza cercare di cambiarle, ma decisi di dare il mio contributo con una maggiore fedeltà personale”57. Per avere un’idea della venerazione nella quale le nostre Suore tenevano questo Buon Padre ci basta ascoltare questo brano dalla vita di Madre Madeleine de Sales che nel 1938 si stava recando a Troyes, da Perugia, per deporre al processo diocesano per p. Brisson. L’età, la quasi cecità, l’infermità e la fatica di guidare la nostra Congregazione durante la persecuzione e attraverso la Prima Guerra Mondiale che devastò l’Europa e i dolorosi eventi che avrebbero certamente gettato il continente in una seconda guerra resero il suo viaggio a Troyes estremamente penoso: “’Non posso andare avanti!’, disse improvvisamente e veramente noi pensammo che fosse sul punto di crollare, ma riprendendosi disse con energia ‘Per il nostro buon Padre’, e riprese a camminare per raggiungere il binario”58. P. Brisson sapeva chi era e che cosa Dio gli chiedesse. Come fondatore seguì la guida dello Spirito Santo nel far crescere al vita spirituale delle Oblate. Con attenzione e puntigliosità iniziò le nostre Suore al Direttorio Spirituale e insegnò loro come vivere grazie ad esso nelle situazioni in cui si trovavano. Le nostre biblioteche sono piene di istruzioni e conferenze diligentemente trascritte dalle nostre sorelle. Egli si incontrava regolarmente con le Suore per conferenze paterne, che a volte sembravano avere il tono della conversazione. Un breve brano da una di queste conferenze in cui esortava le nostre Sorelle a vivere con grande carità e amore reciproco dà un’idea della relazione che questo amato Padre aveva con le sue figlie: Non abbiamo altro vincolo se non il vincolo dell’amore…. La parola “dilection” non è più usata nel francese moderno. Negli scritti di s. Francesco di Sales aveva un significato particolare ed esprimeva molto bene il pensiero del nostro Santo. La dilezione verso il nostro prossimo è qualcosa di più della carità che tutti i cristiani devono praticare nelle loro parole e nelle loro azioni. Consiste in un affetto 56 Soeur Marie-Esperance de Godin, Rapport, 1. Suore Oblate, La révérende Mère Madeleine de Sales Pupey-Girard, Supérieure Générale des Soeurs Oblates de Saint François de Sales, 1862-1939 (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, 1946), 85. 58 Vita di Madre Madeleine de Pupey-Girard, 206-207. 57 15 del cuore, in una cordialità che non è necessariamente naturale. È acquisita ed accrescerà in noi attraverso la nostra unione con il Salvatore59. Questa enfasi sulla dilezione si nutriva della devozione del nostro Buon Padre verso l’Eucaristia. Le sue parole alle nostre Sorelle Professe del 1974 esprimono tutto ciò che aveva nel cuore: La Santa Comunione è il fine ultimo di tutti i nostri esercizi. È come il sole in mezzo alle stelle. È il sole della nostra anima e proprio come tutte le stelle girano attorno al sole, così tutti i nostri esercizi, tutte le nostre preghiere, tutte le nostre virtù, tutte le nostre pratiche, tutte le nostre meditazioni, tutto ciò che facciamo dovrebbe girare attorno alla Santa Comunione. Questo è il pensiero di s. Francesco di Sales60. Il nostro Buon Padre circondava i nostri conventi e ambienti di lavoro con una bellezza ispiratrice. La costruzione delle cappelle di Nostra Signora con vari titoli, come Nostra Signora della Misericordia e Nostra Signora della Speranza, forniva alle sorelle un rifugio spirituale e incoraggiamento. La scelta di Nostra Signora della Luce e la statua scelta per rappresentare questo titolo ha ispirato generazioni di Oblate a cercare luce dalla nostra Madre benedetta. Il nostro Buon Padre spiega questa scelta alle Suore con queste parole: ho un’idea che mi piacerebbe realizzare presto. Ogni ordine religioso invoca la Madre di Dio con un titolo particolare…. Sarei molto felice se lo facessimo anche noi invocando la nostra Madre Benedetta con un titolo particolare. E come la chiameremo? La pregheremo con il titolo di Nostra Signora della Luce. questo titolo mi ricorda la mia prima devozione. Da bambino dicevo spesso un’Ave Maria per imparare le mie lezioni. Ne dicevo una per francese, due per latino, tre per greco. La Beata Vergine era la mia luce e mi piacerebbe che noi la chiamassimo con questo nome. Allora mi sono chiesto quale sarà il modello della nostra statua. Mi piace moltissimo la Vergine di Murillo: è rappresentata mentre sale al cielo con i capelli delicatamente mossi dal vento; il suo atteggiamento e la sua espressione sono semplicemente belli61. P. Brisson, il nostro Buon Padre, era una colonna di forza. I fondatori devono portare delle croci secondo la loro vocazione e il nostro Buon Padre non fece eccezione. Noi possiamo avere la tentazione di pensare che un fondatore abbia molto da dire sullo sviluppo di una Congregazione e delle opere fondate agli inizi. Quanti hanno o hanno avuto ruoli di autorità sanno che si può verificare il contrario. Ma sappiamo anche che la grazia non manca a coloro che sono aperti allo Spirito Santo. La nostra “colonna di forza” non ha mai vacillato, neppure in mezzo a grandi sfide. Il nostro Buon Padre non si scoraggiò per l’uragano che nell’agosto 1890 distrusse la Casa Madre delle nostre Suore ancora in costruzione in Rue des Terrasses. Riprese invece l’opera con coraggio e se ne occupò fino a lavoro terminato. La Suora che si trovava con lui quando l’uragano distrusse la costruzione raccontò: Mentre tutti esprimevano il loro dolore per quanto accaduto, guardavo con attenzione il nostro Buon Padre. Ero ammirata del suo atteggiamento tranquillo. I suoi lineamenti calmi riflettevano la serenità della sua anima, mentre il suo volto pallido diceva quanto fosse interiormente coinvolto. Mentre la stampa anticlericale approfittò di questo avvenimento per ridicolizzare p. Brisson, egli si limitò ad affermare: “Tutta questa gente è contro di me, ma questo non mi preoccupa. L’altro giorno ho detto a nostro Signore “O mio Dio, Tu permetti che gli altri mi trattino come sei stato trattato Tu”62. Quando c’era bisogno di denaro e sembrava non ci fosse nessuna possibilità di entrate, p. Brisson ricorreva alla preghiera e quindi si metteva in ascolto dei sussurri della grazia. Un’altra lezione di vita per ognuno di noi. 59 Commento al Direttorio, 22 nov. 1868, in Louis Brisson, Commentaire au Directoire Spirituel de Saint François de Sales, 1867-1899 [Commento al Direttorio spirituale…] (Troyes: Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, 1923). 60 Istruzioni per il ritiro alle Professe, 18 sett. 1874, in Louis Brisson, Instructions de retraite données par notre vénéré père Louis Brisson aux soeurs professes, 1874 (Troyes: Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, n.d.). 61 Madre Aimée de Sales de Cissey, Vita di p. Brisson, 163-164. 62 Ibid., 101. 16 E il suo desiderio di fondare gli Oblati? Pensate anche solo alla sua ispirazione di andare ad Annecy per ottenere la risposta che gli serviva. E s. Giovanna di Chantal gli diede la risposta necessaria e il sostegno di cui aveva disperatamente bisogno. Il nostro buon Padre non ha mai pensato che la forza che Cristo gli dava fosse solo per lui. sfidava le sorelle a rendersi disponibili a farsi formare per essere pilastri per la Congregazione ricordando loro che ciò che erano agli inizi era un segno della futura forza della nostra Congregazione. Le parole di sapienza che si trovano nelle sue lettere e nei ricordi delle Suore sono esempi della sua capacità di richiamare le sorelle a una maggiore santità. In una lettera a Madre Aimée de Sales de Cissey egli scrisse: Condivido tutte le sue lotte e le sue difficoltà. Dio mi ha dato un sentimento molto chiaro e positivo soprattutto durante il santo sacrificio della Messa…. Che cosa sta ancora cercando, figlia mia, dal momento che ha già ricevuto tutto? Perché sta ancora chiedendo qualcosa a Dio quando Lui le ha già dato tutto? Crei pace in sé e attorno a sé; veneri ogni grazia, la accolga sempre quando viene, quando la vede, quando sente che Dio le chiede qualcosa63. Il suo invito alla santità, sebbene netto ed esigente, era sempre paterno. Come fanno tutti i padri con i loro figli, voleva che le Suore fossero il massimo che potevano essere. Attingeva spesso alle parole di Cristo nei vangeli per spiegare quello che pensava e trovava ispirazione per una grande santità nella vita e negli scritti del nostro Padre spirituale, s. Francesco di Sales. Circa quarant’anni fa, Madre Jeanne de Sales intraprese il compito monumentale di selezionare dei passi dagli scritti e dalle conferenze del nostro Buon padre da usare per la meditazione mattutina. La nostra guida, “Seguendo la liturgia”, offre consigli per vivere il Vangelo ogni giorno nello spirito del Vescovo di Ginevra. Questi punti di meditazione ci permettono di intravedere la strada lungo la quale il nostro Padre “viveva Gesù” ogni giorno. P. Brisson, il nostro Buon Padre, era il padre di una famiglia. Il nostro Buon Padre incarnava i tratti paterni più teneri, occupandosi delle anime a lui affidate e interessandosi ai loro desideri e alle loro preoccupazioni. Autentico padre spirituale, per lui la preghiera e la dedizione alle anime erano il fondamento di tutto ciò che faceva e insegnava alle Suore: Figlie mie, per tutta questa settimana offriremo le nostre comunioni, i nostri sacrifici, al nostra fedeltà alle nostre osservanze per ottenere che il ritiro delle ragazze dia frutti abbondanti.… Il ritiro è stato una grande benedizione. Tutto ci fa pensare che Dio era presente e operava cose notevoli nelle anime. Dovremmo quindi raddoppiare la nostra buona volontà e la nostra fedeltà in modo da ottenere per le ragazze la grazia della perseveranza, e anche tante altre grazie. Figlie mie, cercate di conquistare la fiducia delle ragazze di cui vi occupate così che grazie all’affetto che nutrono per voi possiate condurle a Dio64. Un tema ricorrente che si può trovare nelle conferenze che il nostro Buon Padre teneva alle nostre Sorelle è che, in quanto famiglia, tutte noi siamo responsabili del bene delle anime affidate alle nostre comunità, non solo quelle che lavorano direttamente con loro. Nell’istruzione di un ritiro tenuto alle nostre professe, il nostro Buon Padre ricordò loro: Quelle che non lavorano per niente con le bambine o lo fanno solo indirettamente devono aiutare quelle che lavorano direttamente con queste piccole anime. Devono aiutarle con la loro devozione e la loro fedeltà al loro lavoro e con gli esercizi della loro vita religiosa…. Così, figlie mie, dovete preservare dal male tutte le anime affidate alla vostra cura. Chiedete a Gesù nel Suo Sacramento d’amore mitezza e luce. Chiedetegli di aiutarvi a capire che cosa fare per conquistare le anime e infondete in loro amore per Lui in modo che possano consolarLo per tutti quelli che lo abbandonano così facilmente. In questo modo eseguiremo con successo il lavoro della nostra vita perché faremo ciò che Dio vuole da noi65. 63 Lettera alle Suore Oblate, 27 sett. 1888, in Louis Brisson, Extraits de lettres du père Louis Brisson aux Soeurs Oblates de Saint François de Sales, avec quelques autres extraits [Estratti dalle lettere di p. Brisson alle Oblate di SFS e qualche altro estratto] (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, 1888). 64 Vari argomenti, 25 agosto 1872, in Louis Brisson, Instructions…, 1868-1873, Tomo I. 65 Istruzione per il ritiro delle professe, 27 agosto 1879, in Louis Brisson, Instructions…, 1879, Instructions 5-8. Extraits sur l’éducation Oblate (Troyes : Maison Mère des Sœurs Oblates de SFS, n.d.). 17 Nelle sue conversazioni con le Suore, chiedeva delle loro famiglie, soprattutto quando esse portavano croci pesanti. Come tutti i buoni padri andava a visitare le Sorelle. Le incoraggiava ad aprire il loro cuore condividendo i particolari più intimi della loro vita spirituale se lo desideravano. Dopo l’espulsione delle nostre Suore agli inizi del ‘900, il legame tra padre e figlie rimase forte. Lettere scritte con prudenza, senza notizie che potessero causare problemi con il governo, permisero alle Suore di ricevere l’affetto e la sapienza di quest’uomo saggio e sapiente. Tutte le volte che era possibile le Sorelle visitavano il loro buon Padre nella sua casa natale a Plance. Nelle memorie le nostre Sorelle hanno scritto della nostra fondazione: “Dal suo lontano rifugio (a Plancy), p. Brisson si teneva informato dell’apertura del noviziato in Umbria (Perugia) con l’interesse di un padre e fondatore. Le sue lettere davano luce a quelle di buona volontà e stimolavano il coraggio di tutte”. Ci sembra opportuno permetterci di guardare all’ultima malattia e alla morte del nostro Buon Padre attraverso gli occhi della sua prima figlia e, pensiamo di poter dire, sua più devota discepola. Il 16 gennaio 1908 la Madre Aviat fu costretta a restare nella sua camera per forti dolori. Quando la sua fedele segretaria, Madre Aimée de Sales, venne a vederla notò la sofferenza e l’emozione sul suo volto. Continueremo il racconto come lo leggiamo nella vita della nostra santa fondatrice: Temendo che fosse peggiorata, le disse: “Ma bonne Mère, i suoi dolori stanno peggiorando?”, “No”, rispose, “Non sono peggiorata, ma mi sembra che in questo momento qualcosa di brutto stia accadendo al nostro buon Padre e questo mi sconvolge!”… La sera di quello stesso giorno alle 8.00 un telegramma indirizzato a Madre Aviat fece loro comprendere tutto. Veniva da Plance: “Padre, punto di morte. Venga immediatamente”66. Salite sul treno poche ore dopo, Madre Aviat e la sua fedele segretaria arrivarono a Plance trentasei ore dopo e trovarono il loro amato padre che le aspettava. La segretaria continua: Alle 6.00 si inginocchiò accanto al letto del venerabile vecchio uomo che la accolse con visibile contentezza. Conoscendo la profonda venerazione che la fondatrice aveva per lui, la sorella che la accompagnava immaginava la triste impressione che le causava la vista di questo buon Padre nel suo letto di dolore. Ma era un sentimento del tutto diverso che aveva afferrato il cuore della Serva di Dio che disse alla sua compagna: “Com’è strano; troviamo il nostro Padre così vicino alla morte e tuttavia la mia anima è invasa come da un fiume di pace”67. Il suo amore paterno si manifestò anche sul letto di morte. Il suo ultimo atto come fondatore fu di dettare una lettera per l’approvazione della nostra Congregazione. La sua firma su questo prezioso documento è un ultimo testamento del suo grande amore per le sue figlie. Ugualmente commovente è un racconto di ciò che fece Madre Aviat dopo la morte di lui: decise che la stanza dove il suo amato Padre aveva trascorso gli ultimi anni e i momenti finali della sua vita sulla terra fosse conservata come lui l’aveva lasciata. Gli oggetti da lui usati nel suo ministero sacerdotale furono collocati in teche di vetro nella camera. La nostra santa fondatrice dispose anche che un oggetto usato dal nostro Buon Padre fosse dato a ogni comunità così che le nostre sorelle continuassero a sentirsi vicine al nostro fondatore che si dedicò con tanto amore alle sue figlie. In quei preziosi giorni prima che lui morisse, Madre Aviat gli domandò di benedire le nostre Suore. Ci sembra opportuno terminare questo racconto della relazione tra le nostre Sorelle Oblate e il nostro buon Padre con queste commoventi parole: “Dica alle nostre Sorelle che le benedico. Oh! Sì, do loro la mia grande benedizione in modo che Dio le ami, le renda buone, sante, felici così che un giorno, quando il tempo sarà maturo, Egli le ponga nel suo paradiso”68. E così sia, da ora fino all’eternità. Dio sia benedetto! Sr. Anne Elizabeth Eder, OSFS, è Presidente del Consiglio di Amministrazione della Mount Aviat Academy, Childs, MD. 66 Madre Aimée de Sales de Cissey, Sainte Léonie Aviat, Mère Françoise de Sales, Fondatrice des Sœurs Oblates de Saint François de Sales, 1844-1914 (Troyes : Éditions Fates, 1991), 246. 67 Ibid., 247. 68 Ibid. 18 “Scelta e formazione non coincidono”69: P. Brisson e la fondazione e il carisma degli Oblati di s. Francesco di Sales Joseph F. Chorpenning, OSFS Nel corso della preparazione alla beatificazione di Louis Brisson (1817-1908) è stato chiaro che egli ha un significato diverso a seconda dei diversi gruppi di persone. Per la sua diocesi nativa di Troyes, p. Brisson è principalmente un sacerdote diocesano, che ha armonizzato un’intensa vita interiore e un ministero a servizio della giustizia sociale che ha anticipato quella pietra miliare che è l’enciclica Rerum novarum (1891) di Papa Leone XIII70. Il ruolo di p. Brisson come fondatore di due congregazioni religiose può essere secondario per la sua diocesi nativa, ma è di importanza primaria per gli Oblati e le Oblate di SFS. Eppure anche qui ci sono prospettive differenti. Come dimostra nel suo intervento accuratamente documentato Sr. Anne Elizabeth Eder, OSFS, p. Brisson per le sue Suore Oblate era soprattutto un buon padre, bon père. Gli Oblati di SFS hanno per p. Brisson il più profondo rispetto, pur consapevoli che egli fu un fondatore riluttante. Con un approccio più ampio, la Dott. Wendy Wright colloca p. Brisson nel contesto della “Pentecoste salesiana” del XIX secolo, mettendo in luce il ruolo di capitale importanza che giocò la sua associazione con altre figure chiave di quel movimento nella resa di p. Brisson alla chiamata divina per fondare gli Oblati di SFS, punto su cui ritorneremo. L’approccio di questo intervento, scritto prima della beatificazione, concorda con una osservazione chiave fatta dal Vescovo Marc Stenger di Troyes nella sua omelia alla Messa di ringraziamento celebrata a Plance il giorno dopo la beatificazione: “Il cuore del messaggio della beatificazione di p. Brisson non è semplicemente che noi mettiamo in evidenza le eccezionali virtù di questo uomo di Dio, ma che è solo nella nostra umanità che uno diviene santo”71. E l’umanità di p. Brisson si manifesta negli eventi che hanno condotto alla fondazione degli Oblati di SFS più che in qualsiasi altro momento della sua vita. Del racconto della fondazione degli Oblati si è opportunamente parlato come di “storia sacra”. Come spiega p. Roger Balducelli, OSFS, L’espressione “storia sacra”… è un’espressione biblica o piuttosto un’espressione usata dai biblisti in riferimento al genere letterario dei racconti che incontriamo nella Bibbia e in particolare nei primi undici capitoli del libro della Genesi. Questi racconti sono una storia “sacra” soprattutto perché il Dio di Israele… è o il solo protagonista o il protagonista decisivo degli eventi raccontati. Questa storia delle origini della Congregazione come p. Brisson la visse e la comprese è storia sacra in un senso simile. È costituita da eventi che accaddero nello spazio e nel tempo ad opera di poche persone, ma a servizio di un disegno concepito e voluto da Dio e da Lui manifestato al momento giusto a coloro che dovevano realizzarlo72. Riflettere su p. Brisson in questa prospettiva ci permette di intravedere la sua umanità evitando qualsiasi trionfalismo ed atteggiamento agiografico. In un saggio embrionale sulla narrativa biblica Erich Auerbach, uno dei più grandi critici letterari del XX secolo, osserva che la scelta e la formazione da parte di Dio di coloro che realizzeranno la Sua volontà e il suo progetto non coincidono, perché [la formazione] procede gradualmente, storicamente, lungo la vita terrena [della persona] sulla quale è caduta la scelta… è solo durante il corso della vita con tutti i suoi avvenimenti che [queste persone ] si differenziano in individualità a tutto tondo; ed è questa storia di una personalità 69 Erich Auerbach, Mimesis: The Representation of Reality in Western Literature [Mimesi: la rappresentazione della realtà nella letteratura dell’Ooccidente], trad. di Willard R.Trask (Princeton: Princeton Univ. Press, 1953), 17. 70 Vd.. Cecile Richardson, “Le P. Louis Brisson, fondateur des oblats de Saint-François de Sales, béatifié le 22 septembre [Il p. Louis Brisson, fondatore degli Oblati di SFS, beatificato il 22 settembre]”, 29/8/2012, all’indirizzo: www.La-Croix.com. Sono grato al mio confratello p. Barry Strong, OSFS, per questa indicazione. 71 Il testo integrale in francese dell’omelia di Mons. Stenger si può trovare sul sito della ICSS, nella sezione dedicata alla beatificazione di p. Brisson: www.franz-von-sales.de. Questa citazione è presa dalla traduzione inglese preparata da p. Matthew Hiilyard, OSFS [qui è stata tradotta dall’inglese]. 72 Roger Balducelli, OSFS, “On the Sacred History of the Congregation: Comments on Father Brisson’s Understanding of How the Congregation Came into Being [La storia sacra della Congregazione: commenti su come p. Brisson interpretava il modo in cui nacque la Congregazione]”, in The True Understanding of the Congregation According to Father Brisson [Come p. Brisson concepiva realmente la Congregazione], Testi di p. Brisson scelti e tradotti da p. Roger Balducelli ad uso dei suoi confratelli (Roma, Casa Generalizia, 1989), 137-151, a p. 138 (d’ora in poi Come p. Brisson). 19 prima scelta e poi progressivamente formata da Dio che ci viene presentata come esemplare73. Detto in altro modo, Dio sceglie esseri umani difettosi, fallibili e imperfetti per raggiungere il Suo scopo: [Q]uando Dio recluta il suo personale, sembra che [Egli] non vada in cerca di quelli che possono svolgere il lavoro, ma di quelli che sa che non ne sono in grado… Coloro che sa che non saranno in grado con le loro forze di vincere le sfide della vita ricorreranno necessariamente alla potenza di Dio, non alla propria…74 Questa coscienza della propria inadeguatezza è il primo passo nel processo della formazione personale che conduce in definitiva alla trasformazione per grazia. Forse questo approccio ci permette come nessun altro di affermare che p. Brisson, comunque si considerino le cose, fu riluttante a fondare. Questo metodo non è solo in sintonia con la teologia biblica, ma anche con il pensiero del patrono della nostra Congregazione e architetto della tradizione spirituale salesiana. Innanzitutto concorda con la convinzione di s. Francesco di Sales che “coloro che scrivono le vite dei santi fanno veramente del male… nascondendo le mancanze con il pretesto di onorare i santi,… nel timore che queste diminuiranno o impoveriranno la stima dovuta alla loro santità… [I]n questo modo sono ingiusti verso i beati e verso tutti i posteri”75. In secondo luogo, riflette la visione corroborante che Francesco aveva della storia della salvezza: Dio, che “è il Dio del cuore umano”76, “disperatamente… desidera che noi Lo amiamo”77. Non appagato di dichiararci il suo amore, “questo divino Amante… sta… e bussa”78 alla porta del cuore umano per affascinarci e attirarci a Sé. Infine, questo approccio è in consonanza con la natura profondamente relazionale della spiritualità salesiana in cui il “balsamo della devozione è distillato da un cuore all’altro”79. Questo intervento è diviso in tre parti. Per prima cosa esamineremo l’origine trinitaria della fondazione degli Oblati di SFS. Quindi, ci volgeremo alla scelta e alla formazione di p. Brisson per compiere il piano di Dio. Infine, concluderemo prendendo in considerazione la sfida posta oggi da p. Brisson. Dio come principale protagonista della fondazione degli Oblati di s. Francesco di Sales Il 21 dicembre 1875, il beato Papa Pio IX (1792-1878) concesse agli Oblati di SFS il loro primo documento normativo ponendoli sotto la diretta e immediata giurisdizione della Santa Sede. Questa è generalmente riconosciuta come la data ufficiale di fondazione degli Oblati. Ma la storia inizia molto prima del 1875. Prima di tutto di può parlare delle “origini remote” degli Oblati di SFS, come fa la documentata biografia preparata per la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi80. Poco dopo aver fondato con Giovanna Francesca di Chantal l’Ordine della Visitazione S. Maria nel 1610, s. Francesco di Sales desiderava fondare una società di sacerdoti animati di spirito salesiano per continuare la sua opera pastorale. Secondo il suo amico, Jean-Pierre Camus (1584-1652), Francesco “aveva il progetto di formare una congregazione di sacerdoti che fossero liberi e senza voti”81, ma se ne dissuase quando il cardinale Pierre de Bérulle (1575-1629) fondò in Francia la Congregazione dell’Oratorio che s. Filippo Neri (1515-1595) aveva fondato a Roma nel 1564. Madre di Chantal tuttavia ritornò sull’idea in una lettera del 7 dicembre 1621 scrivendo a Francesco che un certo M. Nicelin 73 Auerbach, 17-18. Margaret Silf, “An Imperfect Pilgrim [Un pellegrino imperfetto]”, America, 30 luglio 2012. 75 Golden Counsels of St. Francis de Sales [Consigli d’oro di s. Francesco di Sales], a cura di Mary Paula McCarthy, VSM, e di Mary Grace McCormack, VSM, trad. di Péronne-Marie Thibert, VSM (Saint Louis: Monastery of the Visitation, 1994), 17. 76 S. Francesco di Sales, Œuvres, a cura di André Ravier e Roger Devos, Bibliotèque de la Pléiade (Paris: Gallimard, 1969), 395 (Trattato, I, 15) (d’ora in poi Œuvres). 77 Œuvres, 431 (Trattato, II, 8). 78 Ibid., 433 (Trattato, II, 8). 79 Ibid., 184 (Introduzione alla vita devota, III, 19). 80 Yvon Beaudoin, OMI, Father Louis Brisson (1817-1908): A Documented Biography [Padre Louis Brisson: una biografia documentata] [Trad. inglese e compendio della Positivo super virtutibus (Rome, 1998), sottoposta alla Sacra Congregazione per le cause dei santi come partte della introduzione della causa di beatificazione e canonizzazione] (Wilmington: Wilmington-Philadelphia province, Oblates of St. Francis de Sales, 2008), 93 (d’ora in poi Biografia documentata). 81 Ibid.; L’esprit du bienheureux François de Sales [Lo spirito del beato Francesco di Sales] (Paris, 1639-41), Parte III, sez. XIV. Francesco parla di questo progetto in un alettera del gennaio 1613 a Madre di Chantal : Vd.. Œuvres, Édition complète, 27 voll. (Annecy : J. Niérat et al., 1892-1964), XV, 334. 74 20 è venuto di recente chiedendo ancora se non c’era proprio modo che voi voleste stabilire una congregazione di uomini proprio con il nostro spirito; se così fosse, qui ci sarebbero molti buoni candidati e sufficienti risorse materiali. Queste persone desidererebbero osservare la nostra stessa Regola e le nostre Costituzioni ed essere religiosi82. Francesco morì nel 1622 senza aver realizzato questo progetto, che fu in seguito ripreso e realizzato da p. Raymond Bonal (1600-1653), un sacerdote della diocesi di Rodez. Nel 1632, p. Bonal fondò i Sacerdoti di Santa Maria che ebbero tre case, di cui una era il noviziato. La congregazione scomparve tuttavia durante la rivoluzione francese. P. Brisson e i suoi contemporanei conoscevano bene questa storia, dato che negli Archivi della Congregazione per i Vescovi e i Regolari a Roma si trovano le sue “Note per mostrare che l’Istituto degli Oblati di s. Francesco di Sales non è un’idea nuova”83. La storia sacra della fondazione degli Oblati di SFS comincia due secoli più tardi nel contesto delle devastanti conseguenze della rivoluzione francese quando il cattolicesimo e la vita consacrata sono in corso di rifondazione. In diverse occasioni p. Brisson stesso racconta l’origine di questa storia sacra. Ecco uno di questi racconti. Riandiamo alle origini della nostra storia, alla nostra creazione…. Come inizia la storia della nostra fondazione? Questa fondazione risale a molto tempo fa. Per trovarne la prima idea, la prima ispirazione, dobbiamo recarci in un piccolo villaggio svizzero… Un giorno nel noviziato di Friburgo, Sr. Marie de Sales Chappuis (1793-1875) riceve un’illuminazione da Dio e ha già ha la visione della fondazione degli Oblati. Dio le stava mostrando che questa fondazione era uno dei frutti che scaturivano dalla vita interna della SS. Trinità e in particolare del Padre nella Sua relazione con il Verbo84. “La fantasticheria mistica durante il noviziato” della Buona Madre “ricorda sia Giovanna di Chantal che Margherita Maria Alacoque” ed ebbe per conseguenza “una radicale trasformazione del cuore” 85. La natura trinitaria di questa esperienza ricorda anche la visione di s. Ignazio di Loyola a La Storta mentre era in viaggio per Roma, quando il Padre presenta Ignazio al Figlio come Suo servo e assicura ad Ignazio “A Roma ti difenderò”. La Buona Madre in seguito scrisse riguardo alla sua esperienza: “Il mio cuore è stato spalancato e vi è stata messa dentro un’ispirazione che mostra chiaramente i desideri del Signore, cioè che Egli vuole dirigere tutto il mio essere…”86. Vedete, io sono chiamata ad essere un’apostola e a contribuire all’opera che Dio vuole costituire per comunicare le sue grazie e diffondere ancora di più la divina carità. Il Salvatore vuol mettere a disposizione meriti non ancora utilizzati. Il tesoro della Sua carità sarà disseminato per tutta la terra e donato in tutta la sua abbondanza al mondo”87. Quale apostola dello spirito salesiano, la Buona Madre consacrò la sua vita al “rinnovamento della vita cristiana e della vita spirituale, a imprimere nuovamente il Vangelo nella vita quotidiana e in ogni momento” con “la dottrina spirituale di s. Francesco di Sales, che doveva essere diffusa in lungo e in largo da sacerdoti formati in quello spirito88. S. Francesco di Sales in vita era percepito dai suoi contemporanei come un’immagine vivente del Salvatore, come attesta Madre di Chantal nella sua deposizione nel processo canonico per la canonizzazione di Francesco: “Numerosi grandi servi di Dio dissero di non conoscere nessuno che mostrasse loro in modo più vivido come doveva essere Nostro Signore quando trattava con la gente, e che il Beato appariva loro come un’autentica immagine del Figlio di Dio”89. Il carisma della nuova congregazione doveva essere lo spirito di s. Francesco di Sales e il mezzo privilegiato per acquisire questo spirito era il Direttorio 82 Ibid.; Jeanne-Françoise Frémyot de Chantal, Correspondance, a cura di Marie-Patricia Burns, VSM, 6 voll. (Paris : Cerf, 1986-1996), I, 654. 83 Biografia documentata, 93 e 123, nota 5. 84 Come p. Brisson…, 130-131. 85 Wendy M. Wright, Heart Speaks to Heart: The Salesian Tradition [Il cuore parla al cuore: la tradizione salesiana], Traditions of Christian Spirituality Series (Maryknoll : Orbis Books, 2004), 139. 86 The Little Notebook of Fribourg [Il piccolo quaderno di Friburgo], analisi, traduzione dal francese e commento di Edward Carney, OSFS (s.i.p.), 38. 87 Citato in Come p. Brisson…, 77. 88 Biografia documentata, 93-94. Vd.. anche l’importante articolo di Alexander T. Pocetto, OSFS, “Mary de Sales Chappuis (1793-1875): Apostle of the Salesian Spirit [Marie de Sales Chappuis: apostola dello spirito salesiano]”, Salesianum 71 (2009), 321-340. 21 Spirituale, la cui fedele pratica avrebbe messo in grado gli Oblati di ridelineare in se stessi l’immagine di s. Francesco di Sales, che era in sé un’immagine di Nostro Signore90. Così, secondo la Buona Madre, “Attraverso [gli Oblati] il Salvatore ritornerà nel mondo e la gente Lo vedrà camminare ancora sulla terra”91. Da parte sua p. Brisson esorta i primi Oblati: “Affezioniamoci ai principi e ai metodi di s. Francesco di Sales che ci sono stati insegnati; noi siamo gli amministratori fiduciari di questa dottrina”92. Ad eccezione del suo mandato di superiora nel secondo monastero di Parigi, la Buona Madre trascorse la maggior parte della sua vita religiosa come superiora a Troyes. Vi fu inviata per ripristinare lo spirito salesiano nella comunità della Visitazione che era stata dispersa nel 1789, si riorganizzò nel 1807 ed era profondamente segnata da tendenze gianseniste. Inoltre p. Brisson spiega, La Buona Madre giunse a Troyes…. Al suo arrivo comprese che Troyes era il posto che Dio aveva scelto per la realizzazione della sua opera, che a Troyes Dio aveva posto la prima pietra e che lì dovevano essere svelati i primi effetti della Beata Trinità…. Questa percezione la segnò profondamente. Allora c’era già nelle sue comunicazioni con Dio qualcosa di più esplicito e di più chiaro93. Presto entrerà in scena p. Brisson. P. Brisson scelto e formato Nel 1841 p. Brisson è nominato confessore e insegnante nell’educandato della Visitazione di Troyes. Secondo le sue parole: Fui inviato alla Visitazione di Troyes mentre la Buona Madre si trovava a Parigi. Un anno dopo, nel 1842, le feci visita là. Ella mi disse: “Lei è stato scelto da Dio per aiutarmi molto nel compito che è ancora da intraprendere…”94. Sappiamo bene che cosa accade dopo: un’autentica guerra tra p. Brisson e la Buona Madre che dura più di tre decenni. Questa parte della storia è meglio lasciarla raccontare a p. Brisson direttamente. Posso dire che… esitai a lungo a credere a tutto ciò che mi diceva…. Ma lei tuttavia continuava, sicura com’era delle promesse di Dio…95. Se avessi compiuto meglio il mio dovere, se fossi stato più docile, sarei stato certamente uno strumento fedele e più perfetto della Buona Madre. Sono il primo a riconoscere la mia colpevolezza; supplico Dio di perdonarmi96. Per riparare la mia colpa oggi in coscienza alla presenza del Dio Onnipotente devo affermare che attraverso la mediazione [della Buona Madre] Dio ha voluto affidarci una missione97. … riferii [in un’udienza del 1881] al Santo Padre con quanti mezzi la Buona Madre avesse cercato di ottenere il mio assenso. La conversazione con il Santo Padre durò a lungo… 89 L’Âme de saint François de Sales révélée par sainte Jeanne-Françoise de Chantal dans une de ses lettres et dans sa déposition au procès de béatification du serviteur de Dieu 1627 (Annecy : Monastère de la Visitation, 2010), 92-93 (articolo XXXII). 90 Cfr. Costituzione 14, in The American Centenary Edition of the Constitutions, General Statutes, and Spiritual Directory of the Oblates of St. Francis de Sales (Wilmington, DE: De Sales Publishing, 1991). 91 P. Brisson, citato nella Costituzione 16. In molti capitoli e ritiri p. Brisson attribuisce questa predizione alla Buona Madre. Per i rimandi particolari, Vd.. The American Centenary Edition of the Constitutions…, 149. nota 22. Per ulteriori informazioni su questo argomento, Vd.. Joseph F. Chorpenning, OSFS, “’[The] Savior will be seen walking again on earth’: St. Francis de Sales as the Model for the De Sales Oblates’ Imitation of Christ”, ICSS Newsletter, n. 22 (agosto 2008), 1-7, 16. 92 Come p. Brisson…, 29. 93 Ibid., 133. 94 Ibid. 95 Ibid. 96 Ibid., 87. 97 Ibid., 134. 22 Raccontai l’episodio di Fanny de Champeaux, che venne in confessionale una mattina per recitarmi tre frasi che io avevo scelto dalla Summa di s. Tommaso e la povera bambina era davvero priva di intelligenza…. La Buona Madre chiese a Dio un ultimo segno a cui non potessi opporre resistenza: l’apparizione di Nostro Signore in persona. Allora il Papa, che mi aveva ascoltato con profonda attenzione e grande benevolenza, scese dal suo trono e si sedette su una piccola sedia di vimini accanto a noi. Prese le nostre mani e le pose sulle sue ginocchia dicendo “Perché non hai obbedito allora? Non sei un sacerdote? Non ti interessa tutto ciò che contribuisce alla salvezza delle anime?”. “Santissimo Padre, se il mio vescovo o il mio confessore mi avesse parlato in quel modo, avrei ceduto, ma si trattava di una donna e non riuscivo a decidermi a capitolare”98. La scelta di Dio e la formazione di coloro che realizzeranno la Sua volontà e i suoi disegni non coincidono. scelto da Dio per compiere la missione divina di fondare gli Oblati di SFS, p. Brisson attraversò un lungo periodo di formazione finché il suo cuore giunse a battere in sintonia con il cuore della Buona Madre e con il cuore divino. Ci volle moltissimo tempo perché “il balsamo della devozione [fosse] distillato dal cuore [della Buona Madre] in [quello di p. Brisson]”99. Nel dispiegarsi di questo processo p. Brisson fu gradualmente “spinto da circostanze provvidenziali che gli offrirono l’opportunità di fondare gli Oblati. Tra il 1845 e il 1868 queste circostanze, poco alla volta, esercitarono su di lui una maggiore pressione permettendogli di vedere la sua strada con più chiarezza”100. La formazione di p. Brisson avvenne all’interno del contesto storico e attraverso le sue relazioni con altre figure chiave della Pentecoste salesiana del XIX secolo. Tra queste non c’erano solo la “Buona Madre” e s. LéonieFrançoise de Sales Aviat (1844-1914), ma anche altre figure notevoli. C’era Louis-Gaston de Ségur (18201881), arcivescovo di Parigi, il grande promotore dell’Associazione Cattolica di s. Francesco di Sales, che alla sua morte raggiungeva in tutto il mondo i due milioni di membri; nel 1857 p. Brisson fu nominato direttore diocesano dell’Associazione. Il Cardinale Gaspar Mermillod (1824-1892), vescovo coadiutore di Geneva e altro promotore dell’Associazione di s. Francesco di Sales, si incontrò spesso con p. Brisson e la Buona Madre. In viaggio per Roma nel 1881, p. Brisson si incontrò con don Bosco (1815-1888), fondatore dei Salesiani. Henri Chaumont (1838-1896) che insieme a Caroline Carré de Malberg (1829-1891) fondò le Figlie di s. Francesco di Sales, si recò a Troyes per consultare p. Brisson e la Buona Madre, che considerava un “oracolo” e “una delle anime più privilegiate da Nostro Signore proprio come s. Francesco di Sales”101. La sfida che dobbiamo affrontare alla luce di Louis Brisson Che cosa portiamo via da queste riflessioni? La lotta di p. Brisson e i passi che alla fine intraprese per collaborare pienamente e per realizzare la divina missione affidatagli attraverso la mediazione della Buona Madre invitano, anzi sfidano ognuno di noi Oblati di SFS, in occasione della beatificazione del nostro fondatore, a riconsacrare noi stessi alla missione della nostra congregazione di rinnovare la vita cristiana e la vita spirituale vivendo e diffondendo la dottrina spirituale di s. Francesco di Sales. Non c’è per noi un modo migliore e più efficace di onorare il fondatore. Come p. Brisson ricordava ai primi Oblati: Ci sono, inutile dirlo, altre comunità stabilite sotto il nome di s. Francesco di Sales e che scaturiscono dalla sua dottrina. Altri possono avere, più o meno, la dottrina di s. Francesco di Sales, ma è certo che gli Oblati sono quelli che possiedono quella dottrina nella sua integrità. La Visitazione l’ha ereditata. Alla Visitazione la Buona Madre de Sales fu, forse, l’interprete vivente e fedele del santo Fondatore. È la Buona Madre che ci ha trasmesso la comprensione di questa dottrina e di questo tesoro affidato alla Visitazione. S. de Chantal chiese a s. Francesco di Sales di formare un istituto di sacerdoti: “Formate dei sacerdoti che siano come voi e preserveranno il vostro spirito”. e siamo noi che, tre secoli dopo, siamo venuti in possesso di questa eredità. E siamo giunti casualmente nel momento in cui ce n’era maggiormente bisogno102. 98 Ibid., 123. Œuvres, 184 (Introduzione, III, 19). 100 Biografia documentata, 94. 101 Mons. Lavielle, L’Abbé Henri Chaumont, fondateur de trois sociétés salésiennes (1838-1896) (Tours : Maison Aldred Mame/Paris : Pierre Téqui, 1919), 153. 102 Come p. Brisson…, 30. 99 23 In questi giorni p. Brisson dice agli Oblati di SFS le stesse parole che disse a chi ci ha preceduto in questa comunità. Il nostro compito è dunque interamente delineato… Oggi la Congregazione degli Oblati siete voi. Sarete ancora voi tra dieci anni, tra cento anni, tra duecento anni, ammesso che duri così tanto. Questo dovete capire bene. la Congregazione è un’eredità lasciata a voi; voi dovete trasmetterla ad altri. Assicuratevi che non si deteriori nelle vostre mani! Nessuno rimetterà insieme ciò che voi avrete smantellato…. Credo che nel Giudizio finale preferirei presentarmi gravato di tutti i peccati del mondo piuttosto che essere colpevole di non essermi assunto questa responsabilità, di averla elusa per colpa mia, di aver rovinato il dono che Dio mi ha dato per la salvezza delle anime103. Allo stesso tempo p. Brisson è un modello accessibile e può essere di ispirazione per tutto il popolo di Dio. S. Francesco di Sales, quattro secoli prima che il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, proclamasse la “vocazione universale alla santità”, sosteneva con fermezza che ogni persona è chiamata alla santità che deve essere vissuta in uno stato di vita specifico: vita da soli, vita coniugale e familiare, vita consacrata o ministero ordinato. Proprio per questa ragione Papa Paolo VI poco dopo il Concilio dichiarò: “Nessuno dei Dottori della Chiesa degli ultimi secoli ha anticipato più di s. Francesco di Sales le delibere e le decisioni del Concilio Vaticano II con il profondo intuito della sua sagacia”104. Ma come è già stato affermato più volte, chiamata e formazione non coincidono e la seconda può richiedere una vita intera. Per oltre 400 anni la dottrina spirituale di s. Francesco di Sales, affascinante, ottimista e piena di ispirato buon senso, ha formato generazioni di cristiani a rispondere alla chiamata universale alla santità. In tempi più recenti, il Direttorio spirituale di s. Francesco di Sales, che è il distillato dell’essenza dello spirito salesiano, ha formato la Buona Madre, p. Brisson, s. Léonie Aviat ed ogni Oblata e Oblato di SFS fin dalla fondazione di queste congregazioni. Come è stato p. Brisson un tempo, così siamo noi ora: siamo curvati sotto il peso della nostra resistenza al “Dio del cuore umano”105, che “disperatamente… desidera che noi Lo amiamo”106 quando bussa alla porta del nostro cuore attraverso le Sue iniziative, la sua azione nella nostra vita e le Sue ispirazioni che possono provenire da tutte le parti, anche quelle inaspettate e che ci sembrano troppo familiari; noi ci sentiamo in conflitto e trascinati in direzioni diverse; lottiamo per ri-formare e ri-plasmare i nostri cuori perché possano battere in sintonia con il nostro Dio e l’uno con l’altro; ci adoperiamo per aprirci alla grazia divina che penetra attraverso le crepe della nostra personale condizione di peccatori e la nostra debolezza. Grazie alla celeste intercessione del Beato Louis Brisson ci sia concesso di essere un giorno come lui è adesso. Joseph F. Chorpenning, OSFS, Presidente della ICSS e Direttore della Saint Joseph’s University Press, Philadelphia, PA. 103 Ibid., 134-135. Sabaudiae gemma [La gemma della Savoia], Lettera Apostolica per commemorare il 400° anniversario della nascita di s. Francesco di Sales, Dottore della Chiesa. 105 Œuvres, 395 (Trattato I, 15). 106 Ibid., 431 (Trattato II, 8). 104 24 N. 29 Febbraio 2013 Storia della causa del Beato Louis Brisson Sr Madeleine-Thérèse Dechambre, OSFS I primi passi Su insistente richiesta di Madre Madeleine de Sales Pupey-Girard, OSFS, e della sua Assistente, Madre Aimée de Sales de Cissey, OSFS, entrambe testimoni della vita santa di p. Louis Brisson (la prima dal 1885 al 1908 e la seconda dal 1889 al 1908) p. Prosper Dufour, OSFS, a quel tempo Superiore Generale degli Oblati di San Francesco di Sales e sia devoto figlio di p. Brisson che testimone oculare delle sue virtù, acconsenti prontamente e sollecitò l’apertura della sua causa di beatificazione. Nel 1937 fu quindi chiesto a p. Domenico Balducelli, OSFS, allora Procuratore Generale degli Oblati di San Francesco di Sales, di ricercare le necessarie informazioni presso la Congregazione dei Riti relativamente ai primi passi da compiere per aprire il processo. Il processo ordinario della Diocesi di Troyes (1938-49) Il processo fu aperto esattamente trent’anni dopo la morte di p. Brisson, l’11 febbraio 1938, sotto l’autorità del vescovo di Troyes, mons. Heintz. Sarebbero stati ascoltati ventotto testimoni oculari: undici suore Oblate, due visitandine, nove laici e quattro sacerdoti diocesani, tre dei quali erano di Troyes. Madre PupeyGirard fu la sola testimone che ebbe il tempo di fare la sua deposizione in quattordici sessioni. Il processo fu sospeso in seguito al trasferimento del vescovo Heintz da Troyes alla diocesi di Metz e poi per la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1946 al 1949 il processo fu ripreso e completato sotto l’episcopato del vescovo Le Couédic e poi mandato a Roma. L’apertura dell’inchiesta diocesana sulle virtù di p. Brisson fu convalidata dal decreto del 22 marzo 1950. Il Summarium (sommario-riassunto) del processo fu firmato dall’Avvocato mons. Stella, il 26 giugno 1953, e il decreto relativo ai suoi scritti dal Cardinale Prefetto Amleto Cicognani, il 1° marzo 1955. Mons. Stella completò l’Informatio, o riassunto delle virtù, il 29 gennaio 1963. Documenti contro p. Brisson presentati dal Promotore di Giustizia di Troyes il 14 agosto 1962: una bomba “a scoppio ritardato”! In una lettera datata 14 agosto 1962, p. François Morlot, il Promotore di Giustizia della diocesi di Troyes, annunciava di aver spedito a Roma sei volumi di documenti datati dal 1871 al 1907, specialmente quelli relativi all’“affare Boursetty” e alle burrascose relazioni tra il vescovo Cortet e p. Brisson dal 1878 al 1888. A questi sei volumi egli aggiunse un quaderno di undici pagine sue proprie intitolato: “Note succinte sulla santità eroica del molto reverendo p. Louis Brisson”. Un vero compendio al vetriolo (synopsis vitiorum)! P. Ivon Beaudoin, OMI, offre il suo pensiero a questo riguardo in una lettera del 26 novembre 1983: Il titolo proviene da una malsana ironia. Sebbene tra i documenti spediti, i meriti e le virtù di p. Brisson si possono vedere, p. Morlot non dice assolutamente nulla riguardo ad essi; egli enumera semplicemente tutto ciò che può essere rimproverato al Servo di Dio dal vescovo Cortet, dai collaboratori immediati del vescovo che lo temevano e da alcuni professori ausiliari che non erano contenti della loro sorte e a cui il vescovo aveva chiesto di scrivere tutto ciò che accadeva al Collège St.-Bernard nei momenti in cui la tensione era alta. P. Morlot non lasciò passare nessuna singola accusa e non si chiese che valore obiettivo avessero le affermazioni e neppure distinse tra ciò che diceva il vescovo Cortet, da un lato, e, dall’altro, che cosa i suoi “informatori” avevano detto, poiché a ragione si può seriamente dubitare della verità delle testimonianze da loro raccolte, le quali erano estremamente mescolate con pettegolezzi insignificanti e calunnie malevole riguardo alla scuola, a p. Brisson, agli Oblati e alle Oblate. Supplemento al Processo ordinario (1963-64) Con il desiderio di fare un po’ di luce sulle difficoltà e obiezioni sollevate dai documenti spediti da p. Morlot, p. Domenico Balducelli, Postulatore della causa, volle che il Processo ordinario fosse integrato con ulteriori ricerche. Il Promotore della Fede a Troyes, p. E. Moreau, preparò un questionario con precise domande riguardanti il rapporto Cortet-Brisson. Fu interrogato un solo testimone, p. Dufour, ex Superiore Generale degli Oblati di San Francesco di Sales, e ventiduesimo testimone del Processo ordinario del 1938-39 (La sua deposizione è pubblicata in Summarium defensioni additum). Questo supplemento al Processo ordinario si svolse in nove sessioni dall’8 luglio 1963 al 13 gennaio 1964, debitamente presentate alla Congregazione dei Riti e aperte con decreto del 24 febbraio 1964. Lento e scrupoloso sviluppo della Causa Mons. Stella morì nel giugno 1968, p. Domenico Balducelli nel 1969. Il Promotore Generale della Fede a Roma, il cappuccino G. Stano, preparò le Obiezioni alla Causa o Animadversiones, firmate il 28 agosto 1976. Queste furono prese dal Summarium, firmate dall’Avvocato mons. J. Stella, il 26 giugno 1953, e dall’Informatio, anch’essa redatta da mons. Stella e datata 29 gennaio 1963 e soprattutto dalla “Cartella Morlot”, come veniva chiamata, specialmente dalle “Succinct Notes …”. Ma a causa della morte di mons. Stella nel 1968 e del Postulatore nel 1969, il Promotore Generale non sapeva dell’esistenza del Supplemento al Processo ordinario. Il nuovo avvocato, mons. Vitale, glielo fece conoscere. A p. Domenico Balducelli era succeduto p. David Agostini, OSFS, nominato postulatore da p. William Buckley, OSFS (morto nel 1970). La turbolenza degli anni dal 1968 ai primi anni del decennio successivo influenzò anche le idee che gli Oblati avevano riguardo a una Causa di Beatificazione. Nel loro Capitolo Generale del 1973 i giovani delegati capitolari non erano favorevoli al proseguimento della causa per il fatto che era molto costosa e che l’idea aveva per loro sapore di “trionfalismo”, un’idea molto in voga; lasciarono comunque la decisione su come risolvere la questione all’allora Superiore Generale, p. William Ward, OSFS, e al suo Consiglio. Nel 1974, p. Ward e altri tre padri, uno dei quali era p. Edward Carney, OSFS, uno di quei rari padri che con serietà combatté e lavorò per ottenere il proseguimento della causa, vennero a Troyes per informarsi meglio riguardo alla causa. La nostra Madre Jeanne de Sales Cussac, OSFS, fece loro capire che se gli Oblati avessero abbandonato la causa il fatto avrebbe gettato un’ombra sull’intero Processo. Ella espresse ardentemente il desiderio che nel loro Capitolo del 1976 gli Oblati rinnovassero il loro interesse per la causa e decidessero di proseguirla. Il 28 gennaio 1974, Madre Jeanne de Sales e le sue due assistenti incontrarono un’altra volta p. Ward nella Casa Generalizia degli Oblati in via Dandolo a Roma; erano pure presenti p. Emilio Testa, OSFS, p. Agostini e mons. Vitale, l’avvocato della causa. Durante quell’incontro ognuno espresse liberamente le proprie opinioni, speranze ed esitazioni e, alla fine, sia gli Oblati che le Oblate si trovarono d’accordo e si impegnarono a lavorare insieme al proseguimento della causa. P. Agostini morì nel 1983. Fu sostituito da un sacerdote della Congregazione dello Spirito Santo, p. Marcel Martin, che morì nel 1990. Mons. Vitale completò le sue risposte alle obiezioni, la Responsio ad animadversiones, il 19 marzo 1980, attingendo abbondantemente alla deposizione di p. Dufour. A quella fece seguire un altro volume molto più completo, il Summarium defensioni additum, di 862 pagine stampate, contenente la deposizione di p. Dufour dal Supplemento al Processo ordinario (pp. 1-161), le deposizioni orali e scritte fatte durante il Processo ordinario e omesse nel primo Summarium (pp. 162-310) e, infine, la maggior parte dei documenti, in particolare molti dei documenti che erano stati spediti a Roma da p. Morlot nel 1962 (pp. 311-862). P. Beaudoin segnalò il fatto che “questa abbondante documentazione manca di un’analisi critica dei documenti e di una breve sintesi storica che ne faciliterebbe la comprensione e consultazione. Fortunatamente, un profilo cronologico delle relazioni tra il vescovo Cortet e il Servo di Dio si può trovare alle pp. 656-69”. Le norme del 1983 La Positio super Introductione Causae, completata nel 1980, non era stata, tuttavia, esaminata in nessun incontro dei Consultori. Come molte altre cause era in attesa di essere esaminata quando il 25 gennaio 1983 fu pubblicata una nuova normativa, la Costituzione Apostolica Divinus perfectionis Magister, di papa Giovanni Paolo II quasi nello stesso tempo del nuovo codice di Diritto Canonico. Essa aboliva la vecchia normativa e stabiliva una nuova organizzazione delle procedure di una Causa, distinguendo tra “Causa recente” (quando i testimoni sono ancora vivi) e “Causa antica” (il caso in cui le testimonianze derivino solamente da deposizioni scritte, come nel caso di p. Brisson). In quest’ultimo caso, per il futuro, sarebbe stato necessario esaminare queste fonti con il metodo critico scientifico. Quello stesso anno fu anche pubblicata la Costituzione Interna della Congregazione per le Cause dei Santi, insieme a una descrizione più dettagliata delle procedure da seguire a seconda del punto raggiunto dalla causa nel 1983. Nell’art. 34 si afferma: Nel caso in cui la Positio super Introductione Causae era stata preparata ma non ancora discussa [come nel caso di p. Brisson] sarà esaminata da un Consultore in modo da evidenziare punti deboli o difficoltà che rendano necessario fornire ulteriori informazioni e suggerire l’indagine che sarebbe bene compiere. Non si potrà dunque più procedere alla Introductio Causae (Introduzione della causa); invece dopo aver compiuto tutte le indagini necessarie, si potrà cominciare la preparazione della Posi- 26 tio super Virtutibus (Documentazione per il Decreto sulla eroicità delle virtù) sotto la direzione di un Relatore [giudice istruttore]. In questo modo fu deciso che le Cause che erano in attesa di essere esaminate sarebbero state completate e sottomesse poi all’esame dei consultori e teologi sotto il titolo di Positio super Virtutibus. A questo scopo p. Beaudoin, canadese, archivista della sua Congregazione (Oblati di Maria Immacolata) e che aveva lavorato per la Congregazione delle Cause dei Santi, ci fu offerto come Relatore. Uno storico fin nelle profondità del suo essere! Il 26 novembre 1983 avevamo gia ricevuto da lui un’analisi dello stato della causa, che indicava le sue deficienze e cosa bisognava spiegare più chiaramente. Ufficialmente divenne Relatore della Causa il 25 maggio 1984. Nel 1990 p. Testa fu nominato Postulatore delle cause dei nostri due fondatori (p. Brisson e Madre Aviat). Nel 1995 richiese che Mons. Daucourt, vescovo di Troyes, costituisse una Commissione Storica. La Commissione era composta da cinque membri: il vescovo; il canonico Zirnhelt, Presidente: p. Beaudoin; p. Roger Balducelli, OSFS e p. De Saint Croix di Le Mans. Questa Commissione presentò il suo rapporto il 17 maggio 1995. Tra le altre cose si può leggere: “La ricerca è stata condotta in trentatré fondi di archivi in sei stati, per es. nelle diocesi dove p. Brisson aveva fatto fondazioni di Oblati e/o Oblate. Comunque nel caso di persone che erano in contatto con numerosi vescovi o personalità, come p. Brisson, la ricerca è senza fine, si può sempre trovare qualcosa di nuovo”. Dal 1991 al 1998 p. Beaudoin compilò la Biographie Documentée (Bbiografia documentata) scritta secondo le regole del metodo scientifico. Aggiunse una nuova Informatio (lo studio delle virtù di p. Brisson) che era più ampia della precedente. Il tutto, riunito in due grossi volumi, fu allora iscritto di nuovo nella lista d’attesa per essere esaminato dai teologi. Fase finale: le valutazioni e i Decreti Ogni Causa comincia con un dubbio: il Servo di Dio ha praticato eroicamente le virtù? Si cerca la risposta raccogliendo tutte le testimonianze disponibili pro e contro. Viene allora il momento di ponderare i pro e i contro, di valutare che cosa è stato detto e, infine, di prendere posizione rispondendo al dubbio iniziale con un “sì” o un “no” oppure sospendendo il giudizio finché si riceve ulteriore e più ampia informazione e, alla fine, l’autorità si esprime e pubblica il suo giudizio con un decreto. Ogni Causa Super Virtutibus è soggetta a ed è il risultato di tre valutazioni: 1) giuridica (il decreto giuridico che autorizza l’apertura dell’Inchiesta Diocesana è datato 22 marzo 1950 e il Decreto di validità dell’Inchiesta Diocesana 6 dicembre 1995); 2) teologica e 3) ecclesiale (cardinali e vescovi e, alla fine, il Santo Padre). Nel 1998 si attese il giudizio dei teologi, poi quello dei cardinali e poi quello del Santo Padre. Questo ci fu secondo un programma fissato rigorosamente e in qualche modo accelerato, ma non senza difficoltà. 25 novembre 2005: Si è tenuto l’incontro dei teologi o Congresso Peculiare. Su nove teologi sette votarono affermativo e due per la sospensione. Fortunatamente non c’è stato nessun voto negativo! P. Testa, con l’aiuto di p. Roger Balducelli, ha cercato di rispondere alle difficoltà che erano state sollevate dai teologi. P. Beaudoin mise le loro risposte nella forma richiesta. 8 novembre 2006: Morte di p. Testa. Urgente nomina di un operaio dell’undicesima ora: una suora Oblata di San Francesco di Sales come Postulatore della causa. Sr. Madeleine-Thérèse Dechambre, OSFS, fu ufficialmente ammessa a questo incarico il 10 marzo 2007, dopo aver completato il corso di formazione per futuri postulatori. Ella chiese che la Causa avanzasse alla tappa successiva, cioè l’incontro dei cardinali e dei vescovi e che a tal fine fosse nominato un “Ponent” (persona incaricata di presentare la Causa). È nominato Mons. Franco Croci; il suo compito era di presentare la persona del Servo di Dio ai suoi confratelli, cosa che presuppone uno studio serio della documentazione e dei pareri dei teologi. Per non essere influenzato nella sua presentazione, egli non contattò il Postulatore. 2 ottobre 2007: si è svolta la sessione dei cardinali e dei vescovi o “Ordinaria”; il risultato del voto fu il seguente: tre voti affermativi, tre affermativi “ad mentem” e due per la sospensione che era prevista, dati i dubbi espressi dai teologi. Ulteriore ricerca e uno studio approfondito furono richiesti riguardo a tre punti: i dieci anni di difficoltà di p. Brisson con il vescovo Cortet, gli ultimi vent’anni della sua vita e la persona del vescovo Cortet. Si incaricò il Postulatore di provvedere a rispondere a questi punti che sarebbero stati scritti in un “supplementum” che il Ponente avrebbe poi studiato. Furono quindi stabiliti contatti con il vescovo Croci dopo la precedente sessione. Da questo momento egli fu convinto delle virtù di p. Brisson e, usando il “supplementum”, scrisse una relazione che chiariva le questioni pendenti. 29 settembre 2009: si svolse la seconda “ordinaria”; questa volta il voto fu affermativo e unanime. 19 dicembre 2009: Papa Benedetto XVI autorizzava la pubblicazione del decreto che riconosceva l’eroicità delle virtù di p. Brisson. Nella lista dei nuovi “Venerabili” il suo nome appariva proprio dopo quello di 27 due altri grandi Servi di Dio, Pio XII e Giovanni Paolo II e appena prima di quello di un figlio di don Bosco, don Giuseppe Quadrio. In breve, egli rimaneva “in famiglia”, al centro! Con la tappa di “Venerabile” completata con successo, il seguito si poteva infine intravedere: lo studio di una guarigione attribuita all’intercessione di p. Brisson, la quale, se tutto fosse andato bene, avrebbe portato alla sua beatificazione. La causa si è conclusa nel 2012 con la Beatificazione La Positio super miro (informazione circa un miracolo). Di fatto per più di vent’anni il Processo Informativo concernente la guarigione di un bambino ecuadoriano di otto anni, Carlos Luis Peñaherrera Catani, avvenuta in Alausí nel 1953, era stato in attesa di essere esaminato. Il suo Processo Diocesano ebbe luogo in Guayaquil nel periodo 20-27 luglio 1981. La documentazione relativa fu Spedita a Roma lo stesso anno e nel 1982 era stato aperto ufficialmente il Processo. Da allora rimase sullo scaffale. Toccò allora al Postulatore preparare la Positio super miro o la cartella delle informazioni riguardanti il miracolo. Ancora una volta, c’erano tre livelli di valutazione: giuridico, medico e teologico. 7 marzo 2009: la validità del Processo veniva riconosciuta con decreto. 11 febbraio 2011: I sei medici della Consulta Medica unanimemente concludevaro che si era verificata una “guarigione molto rapida, completa e definitiva, in modo inspiegabile”. 7 giugno 2011: I sette Consultori Teologici, a turno, affermavano unanimemente la natura miracolosa della guarigione attribuita all’intercessione del Servo di Dio, p. Louis Brisson. 13 dicembre 2011: La sessione dei cardinali e dei vescovi unanimemente accettava il miracolo attribuito all’intercessione di p. Brisson. Il Ponente era il cardinale svizzero Kurt Koch. 19 dicembre 2011: Papa Benedetto XVI autorizzava la pubblicazione del decreto che riconosceva il miracolo attribuito all’intercessione di p. Brisson che portò alla sua beatificazione il 22 settembre 2012 e ci dà il diritto di onorare e pregare p. Brisson con il titolo di “Beato”. Sr Madeleine-Thérèse Dechambre, OSFS, postulatore della causa di p. Brisson 28 APPENDICE Cronologia delle tappe della Causa e della composizione della Positio (dossier) Data Tappe Positio super introductione causae Contenuti Pagine 11 febbraio 1938 Apertura del processo a Troyes sotto l’episcopato del vescovo Heintz secondo il Codiice di Diritto Canonico del 1917 Summarium Deposizione di una testimone: madre Madeleine de Sales Pupey-Girard Vol II, 12-53 Trasferimento del Vescovo Heintz a Metz / Seconda Guerra Mondiale 194549 Il processo interrotto viene ripreso sotto l’episcopato del vescovo Le Couëdic Summarium 1963 14 agosto 1962 Informatio “Cartella Morlot” (6 volumi di documenti – 888 pagine stampate – copiati dagli Archivi Episcopali di Troyes, spediti a Roma dal Promotore di Giustizia, p. François Morlot) + “Note succinte sulla santità eroica del Molto Rev. Louis Brisson” (11 pagine) 1968 Vol. II, 53-500 Synopsis virtutum (riassunto delle virtù Vol. I, 1-86 Cf SDA Documenti rilevanti ri(dove sono stati inse- guardo al conflitto tra il riti in parte) vescovo Cortet e p. Brisson e l’affaire Boursetty Processo Supplementare Summarium defensioni additum (SDA) 196364 Deposizione di 11 suore Oblate 2 Visitandine 9 laici 2 Oblati 4 sacerdoti diocesani Un unico testimone: p. Prosper Dufour Vol. I, 311-862 Vol. I, 1-161 “Tempo di turbolenza”: il proseguimento della causa fu posto in questione dalle idee in voga. Ma i nostri superiori maggiori decisero che sia gli Oblati che le Oblate avrebbero continuato insieme. Sviluppo lento Animadversiones (Obiezioni del Promotore della fede) Vol. II 1-34 Progresso lento Responsio ad Animadversiones (Risposte alle Obiezioni) Vol. II 1-226 Attesa dell’esame … 29 1981 Processo informativo diocesano di Guayaquil riguardante il caso di Carlos Luis Peñaherrera, bambino ecuadoriano di otto anni, vittima di un incidente in cui la ruota metallica di un trattore in riparazione gli schiacciò il piede destro (frattura aperta dell’alluce e altre tre dita del piede rotte). La sua guarigione fu attribuita all’intercessione di p. Brisson. La documentazione fu inviata l’anno stesso alla Congregazione per le Cause dei Santi in attesa di essere esaminata… Nuova normativa: 25 gennaio 1983 Costituzione apostolica Divinae Perfectionis Magister di Papa Giovanni Paolo II + Art. 34 della Costituzione Interna della Congregazione per le Cause dei Santi (“Nel caso in cui la Positio super Introductione Causae era stata preparata ma non ancora discussa [come nel caso di p. Brisson] sarà esaminata da un Consultore in modo da evidenziare punti deboli o difficoltà che rendano necessario fornire ulteriori informazioni e suggerire l’indagine che sarebbe bene compiere. Non si potrà dunque più procedere alla Introductio Causae (Introduzione della causa); invece dopo aver compiuto tutte le indagini necessarie, si potrà cominciare la preparazione della Positio super Virtutibus (Documentazione per il Decreto sulla eroicità delle virtù) sotto la direzione di un Relatore” [giudice istruttore]). 25 maggio 1984 Nomina ufficiale come Relatore di p. Yvon Beaudoin, OMI (in una lettera del 26 nov. 1983, egli analizza già il materiale esistente indicando i punti deboli e le ricerche ancora necessarie) Positio super virtutibus 1990 Nomina di p. Emilio Testa, OSFS, come Postulatore Stesura della Biografia documentata Vol. II 1-616 1995 Nomina di una Commissione Storica da parte di mons. Daucourt (nuove ricerche in trentatré fondi di archivi) + Informatio (Riassunto delle virtù) Vol. I XXICXXV Valutazione e Decreti 2005 Incontro dei teologi 8 nov. 2006 Morte di p. Testa 2007 Sr Madeleine-Thérèse Dechambre, OSFS, designata Postulatore 2 ott. 2007 Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi (Causa sospesa in attesa di ricerca) “Supplementum” 27 sett 2009 Seconda Ordinaria (voto affermativo) 19 dic. 2009 Decreto di eroicità delle virtù: “Venerabile” Studio della guarigione di Carlos Peñaherrera (Alausì, Ecuador, 1953) 30 1981 Processo diocesano 22 feb. 1982 Decreto di apertura a Roma 7 mar 2008 Processo diocesano convalidato 10 feb. 2011 Consulta medica: unanime 7 giu. 2011 Teologi: unanimi 13 dic. 2011 Cardinali e Vescovi: unanimi 19 dic. 2011 Decreto di riconoscimento del miracolo = BEATIFICAZIONE! 22 set. 2012 Beatificazione nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Troyes da parte di S.Em. Cardinale Angelo Amato, sdb, prefetto della Congregazione della Causa dei Santi e rappresentante di S.S. Papa Benedetto XVI Positio super Miro La Circolare della ICSS è stata fondata nel 1997 ed è pubblicata semestralmente dalla Commissione Internazionale per gli Studi Salesiani (ICSS) degli Oblati di S. Francesco di Sales (Joseph F. Chorpenning, OSFS, Presidente; Valdir Formentini, OSFS; Dirk Koster, OSFS; Herbert Winklehner, OSFS). Il suo obiettivo principale è diffondere su scala mondiale le informazioni relative agli Studi Salesiani (S. Francesco di Sales; S. Giovanna di Chantal; P. Louis Brisson, fondatore degli Oblati di S. Francesco di Sales; gli Oblati di S. Francesco di Sales; le Oblate di S. Francesco di Sales; la Visitazione di S. Maria; Istituti Laicali e Religiosi, membri della famiglia salesiana). Direttore: Joseph F. Chorpenning, OSFS (Saint Joseph’s University Press, 5600 City Avenue, Philadelphia, PA 19131-1395, USA; e-mail: [email protected]) Capocronista: Alexander T. Pocetto, OSFS. Le notizie per i numeri futuri devono essere spedite a P. Pocetto via e-mail ([email protected]), fax (610/282-2059), o per posta (De Sales University, 2755 Station Avenue, Center Valley, PA 18034-9568, USA). Correttore delle bozze: Charles J. Norman, OSFS Grafica, composizione: Carol McLaughlin 31 BEATIFICAZIONE DI P. LOUIS BRISSON, OSFS 22 settembre 2012 TROYES, FRANCE Sabato 22 settembre 2012 è stato beatificato Louis Brisson, fondatore degli Oblati e delle Oblate di SFS. La messa solenne di beatificazione è stata celebrata nella splendida cattedrale gotica di Troyes. È stata presieduta dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione della Causa dei Santi, come rappresentante di S.S. Papa Benedetto XVI. Il rito di beatificazione ha avuto luogo dopo l’atto penitenziale, prima del Gloria. Gli elementi del rito sono: 1. il vescovo diocesano (in questo caso mons. Marc Stenger di Troyes) chiede che il Ven. Servo di Dio sia iscritto tra i Beati; 2. il postulatore della causa legge un compendio biografico della vita del Ven. Servo di Dio (fig. 2); 3. il card. Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi legge la lettera apostolica del Papa con la quale il Ven. Servo di Dio è dichiarato “Beato” e specifica la data (in questo caso 12 ottobre) nella quale si può celebrare un culto locale in memoria del nuovo Beato; 4. acclamazione dei fedeli; 5. viene scoperta l’immagine del beato (fig. 1) e si venerano le sue reliquie (fig. 7); 6. espressione di gratitudine da parte del vescovo diocesano al Santo Padre; 7. il vescovo diocesano, il postulatore della causa e i superiori generali scambiano il segno della pace con il card. Amato (fig. 4a e 4b). Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 Fig. 1. L’immagine del Beato dell’artista Walt Stan viene svelata (foto: Michael S. Murray, OSFS) Fig. 2. Sr Madeleine-Thérèse Dechambre, postulatrice della causa legge il riassunto biografico del Ven. Servo di Dio (foto: Michael S. Murray, OSFS) Fig. 3. Reliquie del Beato Louis Brisson (foto: Michael S. Murray, OSFS) Fig. 4a Fig. 4b La Madre Generale Françoise-Bernardette Beuzelin delle Oblate di SFS (4a) e sr Madeleine-Thérèse Dechambre, postulatrice della causa (4b) scambiano il segno di pace con il card. Amato alla presenza di mons. Stenger di Troyes (foto: Michael S. Murray, OSFS; Herbert Winklehner, OSFS) 32 Fig. 5 Fig. 6 Fig. 7 Fig. 5. Carlos Luis Peñaherrera la cui guarigione è stata attribuita all’intercessione di p. Brisson (foto: Michael S. Murray, OSFS) Fig. 6. Card. Angelo Amato all’altare durante l’eucaristia della solenne messa di beatificazione. A sinistra del card. Amato ci sono mons. Marc Stenger e p. Aldino Kiesel, Superiore Generale degli Oblati di SFS (foto: Michael S. Murray, OSFS) Fig. 7. Card. Angelo Amato incensa le reliquie del beato Louis Brisson Fig. 8 Fig. 9 Fig. 8. Messa solenne di ringraziamento celebrato da mons Stenger nella splendida cappella del monastero della Visitazione di Troyes. Per questa occasione straordinaria mons. Stenger ha indossato i paramenti fatti da Giovanna Francesca di Chantal per s. Francesco di Sales e ha celebrato la messa allo stesso altare al quale p. Brisson ha celebrato per oltre quattro decenni. (foto: Herbert Winklehner, OSFS) Fig. 9. Tomba del beato Louis Brisson nella cripta della Casa Madre delle Oblate di SFS a Troyes (foto: Herbert Winklehner, OSFS) 33