IL GIORNALE DEL “Vivona” di Calatafimi Segesta Catania, 10 dicembre 2008 A Sasi un «pezzo» di Calatafimi Ecco alcune risposte per spiegare la separazione del nuovo centro urbano dal vecchio A quarant'anni dal terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice e anche Calatafimi, ci si chiede perché per la ricostruzione di parte del paese fu scelta la zona, oggi occupata dal centro urbano di Sasi, distante circa un chilometro e mezzo dal paese. Per capire le motivazioni che hanno determinato tale scelta, abbiamo intervistato Salvatore Agueli che, nel 1968, era l'assessore ai Lavori Pubblici, del partito Repubblicano, nella Giunta che deliberò la ricostruzione parziale a Sasi. - Cosa ricorda di quei giorni in cui si verificò il terremoto? Quali furono i primi interventi che vennero attuati per la sicurezza della popolazione? “Furono giorni difficili. Ricordo che, insieme al capo dell'ufficio tecnico, Vincenzo D'Anna, svolgemmo i sopralluoghi per verificare l'entità dei danni. La situazione si prefigurò complessa: molte abitazioni avevano subito dei danni, era crollato il campanile di una chiesa. I quartieri più antichi, Terravecchia, Borgo e Circiara, furono quelli più danneggiati anche perché già da prima del terremoto fatiscenti. Gli interventi di soccorso alla popolazione furono coordinati dalla prefettura di Trapani. Si cominciò subito a pensare alla ricostruzione. Dopo pochi mesi, il Ministero mandò alcuni tecnici per constatare lo stato di agibilità dei fabbricati. Gli stessi proposero il trasferimento parziale dell'abitato in una zona pianeggiante". - In che modo venne scelta Sasi? “C'erano due opinioni opposte tra loro: un gruppo politico, capeggiato dal Pri di cui io ero segretario nel Comune, avrebbe voluto l'approvazione del programma di trasferimento parziale del paeUna se in una zona ricostruzione idonea, quale poteva essere difficile, Sasi, per potere criticata usufruire degli e traumatica, aiuti dello Stato, rispettando le ma l'unica leggi e le normative vigenti che possibile imponevano dei criteri specifici per individuare le zone idonee per la ricostruzione: zone pianeggianti o comunque con pendenza non superiore al 7 per cento. La superficie dell'area doveva essere sufficientemente ampia, per il trasferimento deliberato di quelle abitazioni che erano state individuate a ri- schio di crollo e senza i parametri di sicurezza. Spesso si trattava di abitazioni dei vecchi quartieri del paese che erano simili a tuguri. Era una scelta sofferta che avrebbe causato la divisione del nuovo centro dal vecchio paese. Si costituì anche un comitato cittadino che portò avanti la proposta della ricostruzione nei paraggi del vecchio centro urbano e proponeva la zona vicina al cimitero, Paganazzo, nei pressi della stazione ferroviaria, Roccazzelli, Mazzaforte. Tutte zone queste distanti ugualmente dal vecchio centro e poste in collina, in terreni non stabili e pertanto non proponibili per un nuovo insediamento. Le aree segnalate, inoltre, risultavano insufficienti per estensione. La scelta di una di queste zone avrebbe comunque determinato la divisione dei due centri urbani. La tensione in quegli anni fu tanta, ma, alla fine nel marzo del 1970, l'amministrazione deliberò il trasferimento parziale del centro abitato e il 27 dicembre 1970 espresse parere favorevole sulla località Sasi, indicata dalla commissione tecnica. Si era perso solo del tempo dal 1968 e la ricostruzione sarebbe iniziata in ritardo”. - Nel 1970 venne approvata la sua proposta e quella del gruppo che la sosteneva. Come ha vissuto quel momento? “Per me è stato importante perché ha primeggiato la verità proprio in quell'aula consiliare dove erano state fatte accuse e insinuazioni contro di me e contro tutto il gruppo che sosteneva il trasferimento parziale a Sasi. Avevamo raggiunto l'obiettivo: ricostruire una parte del paese, dare una casa moderna e confortevole a quelli che l'avevano persa, ci sarebbe stato lavoro per molti cittadini, grazie ai contributi dello Stato. Sasi sarebbe potuto diventare un centro urbanisticamente ben sistemato ed economicamente dinamico e proiettato verso un futuro più positivo”. - Come fu organizzata la ricostruzione? “Si iniziò con le opere primarie, fognature, acquedotto, rete elettrica, strade, e poi si passò all'edificazione dei vari lotti”. Iside Papa, Benedetto Costa, Virginia Scarpinati, Fabrizio Aguanno, Pietro Pidone, Salvatore Maniscalco PANORAMICA DI SASI LA SCHEDA Servizi e strutture Il vecchio centro e il nuovo centro urbano, detto “Sasi”, sono distanti circa un chilometro e mezzo l'uno dall'altro e sono collegati da un viadotto. Dall'ultimo censimento (2001) della popolazione, è risultato che a Sasi risiedono 1471 abitanti e 460 famiglie. Il quartiere, seppure separato dal resto della comunità, è dotato di strutture e servizi. Ha una chiesa parrocchiale, la “Maria SS.Consolatrice”, che, però, è ancora ubicata in una sede provvisoria (locali scolastici) di viale Mattarella. Infatti, la chiesa ad oggi è incompiuta. In viale Mattarella ci sono anche le scuole: quella dell'Infanzia, la Primaria, la Media. L'istituto tecnico Commerciale e l'Ipsia sorgono, invece, in viale degli Elimi. Sasi ha anche dei campi per lo sport: quello di calcio, di tennis e di basket. Poi, c'è un centro sociale, i cui locali sono utilizzati da una scuola privata e dalla banda musicale. La ex casaalbergo per anziani è utilizzata dal dipartimento "Salute Mentale" della Comunità terapeutico assistita, mentre alcuni locali dell'autostazione sono utilizzati dall'Avis. Poi, troviamo un distributore di carburante, l'autolavaggio, un gommista, un negozio di generi alimentari, un supermercato, un bar, un esercizio commerciale che vende materiale per l'edilizia e una cartoleria. Iside Papa, Antonio Costa, Mirco Pidone, Rosalba Pampalone LO SPORT - Dove e per quanto tempo vi allenate? “Ci alleniamo per 2-3 ore nel cortile della scuola media a Sasi, all'aperto perché non abbiamo a disposizione un campo regolamentare. Abbiamo chiesto all'amministrazione di interessarsi per ottenere il permesso di usare una palestra. Solo così potremo allenarci e organizzare le partite”. - Avete partecipato a qualche torneo, qual è l'ultima squadra che avete sfidato? “Abbiamo partecipato a tanti tornei, come quello del Centro sportivo italiano e della Federazione italiana pallavolo, e siamo riusciti a classificarci al 3° posto alle Provinciali. Di recente, abbiamo giocato contro il Vita e abbiamo vinto 3-0”. - Come avviene, signor Palmeri, la selezione delle giocatrici? “Si scelgono le più idonee e a ciascuna è affidato un ruolo”. - Che farete in futuro, signora Catalano? “Vogliamo partecipare alla Fipav. Ma, se non ci daranno un campo idoneo, non potremo allenarci e giocare e sarà tolta la possibilità ai ragazzi di avvicinarsi allo sport". Valeria Gruppuso, Pierletizia Guastella, Federica Guida, Teresa Saladino Visitare Calatafimi Segesta, per ammirarne le testimonianze storiche con itinerari specifici, utili a fare apprezzare la bellezza e la calda atmosfera di un antico centro medievale che si è sviluppato attorno al Castello di Phimes, sarà più semplice grazie alla "Guida alla storia e alle opere d'arte di Calatafimi Segesta”, curata da Leonardo Vanella, docente di Lettere, studioso di Storia e appassionato ricercatore di testimonianze del passato. Per conoscere come è stata realizzata la guida, abbiamo intervistato l'autore. - Quando è nata la sua passione per la storia? “Già da bambino, ascoltavo le storie e le leggende tramandate dagli anziani. Attraverso questi aneddoti, ripercorrevamo le tradizioni. Raccolgo informazioni da una vita”. - Perché ha deciso di scrivere una guida? “Sono stato incaricato dall'amministrazione per creare un opuscolo che invogliasse i turisti a visitare la cittadina, con un riscontro positivo per l'economia. Ho messo in ordine e sintetizzato miei precedenti lavori di ricerca, impiegando circa 6 mesi". - Può spiegarci il Passione per modo in cui ha le tradizioni composto la guida? “E' strutturata in e la ricerca modo sintetico e comprende degli nell'opera itinerari: urbano, del Vanella extra-urbano e garibaldino. Scrivendo l'opuscolo, pensavo già ai giovani ai quali spero di trasmettere la curiosità di ricercare e la passione per mantenere in vita tradizioni che rischiano di scomparire. Mi piace, poi, pensare che, dopo la lettura della guida, tutti sapranno apprezzare di più il proprio paese, riconoscendo nei luoghi soliti che frequentano quei posti che hanno visto muoversi personaggi importanti, come Garibaldi. Per esempio, la piazza Pietro Nocito si chiamava prima piazza Maggiore ed era più grande di quella attuale; non esistevano, infatti, le case che oggi occupano buona parte della piazza originale. Lì Garibaldi incontrò il sindaco di Calatafimi, Nicolò Vivona”. LA NUOVA GUIDA - Quali fonti ha consultato? “Ho consultato libri della biblioteca comunale, ma anche di quella di Salemi e di Trapani. Ho raccolto informazioni da autori autorevoli, come Vito Pellegrino, Nicolò Mazzara, monsignor Diego Taranto e Carlo Cataldo. Ho riportato pure tante informazioni raccolte direttamente da persone anziane del luogo. A questo proposito, vi do in anteprima un'informazione sulla statua dell'Immaculatedda, detta così per le dimensioni ridotte, cui noi siamo devoti e che viene portata in processione la notte tra il 7 e l'8 dicembre per le strade del paese, preceduta da due file di devoti con le 'ciaccule'. Ho saputo che era di proprietà di un calzolaio, mastro Vincenzo detto Mustica, forse un Avila, che la teneva nella propria casa e che aveva ricevuto una grazia. Veniva usata per la novena dell'Immacolata. La Madonnina fu donata dagli eredi alla chiesa di San Michele, dove tuttora è custodita”. - Quale parte preferisce di Calatafimi? “Anche se vivo a Sasi, preferisco gli antichi borghi, dove sono cresciuto, perché mi riportano indietro nel tempo. Nel centro storico si trova la chiesa che io ritengo la più importante e significativa del paese, la chiesa del Carmine, che si dice sia stata costruita sui resti del Locarico, una delle antiche stazioni di sosta romana lungo la via consolare". Teresa Saladino, Salvatore Pampalone, Danilo Lentini, Baldassare Gerardi, Alessia Casto COMPRENSIVO “VIVONA” – CALATAFIMI SEGESTA (TP) Olimpia '91, pallavolo senza rettangolo di gioco A Calatafimi c'è l'associazione sportiva dilettantistica "Olimpia '91", una squadra di pallavolo femminile categoria open. E' nata nel 2002 da un gruppo di quattordicenni unite dalla passione per la pallavolo. Abbiamo intervistato gli allenatori, Lina Catalano e Roberto Palmeri, e il capitano, Vanessa Catalano. - Capitano, da quanti elementi è formata la squadra? Qual è l'età media? “Siamo in 10. In campo, si gioca in 6 e quindi non abbiamo problemi. Siamo universitarie, ci alleniamo e giochiamo nel fine settimana. L'età media é di 17/20 anni”. Una valida guida tra storia e itinerari PAGINA REALIZZATA DA: Dirigente scolastico: Emilia Sparacia Docenti: Giuseppe Accardo, Angela D'Anna Alunni: Fabrizio Aguanno, Alessia Casto, Antonino Costa, Benedetto Costa, Baldassare Gerardi, Valeria Gruppuso, Pierletizia Guastella, Federica Guida, Danilo Lentini, Salvatore Maniscalco, Rosalba Pampalone, Salvatore Pampalone, Iside Papa, Davide Pidone, Mirco Pidone, Pietro Pidone, Teresa Saladino, Virginia Scarpinati, Francesco Simone, classe II C LA SQUADRA EDICOLA AMICA “Giacalono”