Il sistema agroalimentare
Riferimento:
Materiale didattico fornito dal docente
Malassis L., Ghersi G., Introduzione all’Economia
Agroalimentare, 1995, Il Mulino
CAPITOLO 1 (escluso par. 1.1.1, 1.1.2, 1.1.3, 2.1.2, 2.2, 2.2.1, 2.2.2, 2.2.3, 5.2.2)
CAPITOLO 2 (escluso par. 1.2.5, 1.2.6, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 3.6, 3.7, 4, 5)
1
I consumi
alimentari
2
I caratteri della domanda dei prodotti
alimentari: le relazioni domanda/reddito
– l’elasticità della domanda rispetto al reddito;
C R C R
R 
/

C R
R C
– la Legge di Engel;
– indicando la propensione media la consumo con
PMC 
C
R
la propensione marginale,
C
R
l’elasticità-reddito della domanda può essere scritta come:
pmc 
R 
pmc
PMC
3
Relazioni domanda/reddito
4
Classificazione dei beni in funzione
dell’elasticità rispetto al reddito
5
I caratteri della domanda dei prodotti
alimentari: relazioni domanda/prezzo
– l’elasticità della domanda rispetto al prezzo;
P 
C P
P C
– la Legge di King;
6
Classificazione dei beni in funzione
dell’elasticità rispetto al prezzo
7
I caratteri della domanda dei prodotti
alimentari: elasticità incrociata
• Le relazioni tra i prodotti: l’elasticità incrociata;
– la funzione di domanda di un prodotto x, a fronte di un
prodotto y:
x = f (Px, Py, R).
– l’elasticità parziale del bene x rispetto al prezzo di x sarà:
Cx Px
x / Px 
Px Cx
– e l’elasticità parziale del bene x rispetto al prezzo di y sarà:
x / Py 
Cx Py
Py Cx
– beni sostituibili e beni complementari.
8
COMMODITIES:
PRODOTTI DI MASSA
 Prodotti scarsamente differenziabili (bassa
differenziabilità)
 Il prezzo è un dato del mercato
 Produttori: price taker
 La competitività si basa sui prezzi
 Bassa elasticità rispetto al prezzo e al reddito
9
SPECIALITIES:
PRODOTTI TIPICI
 Prodotti altamente differenziabili (alta
differenziabilità)
 Necessità di differenziazione
 Produttori: price maker
 La competitività si basa su fattori diversi dal
prezzo
 Alta elasticità rispetto al prezzo e al reddito
10
L’effetto delle variazioni del reddito sulla
domanda. La legge di Engel (1857)
• Al crescere del reddito la proporzione di
spesa delle famiglie destinata ai consumi
alimentari decresce
– Diminuzione proporzione non quantità
– Saturazione dei consumi
• Alimento salute
• Alimento servizio
• Differenziazione e marketing
11
Leggi del consumo alimentare
nella società in crescita
• Legge del consumo energetico
– il consumo in calorie finali aumenta con il reddito, ma non in modo proporzionale,
e tende verso un limite.
• Legge delle sostituzioni
– quando il reddito si innalza, si modifica la struttura del consumo nutrizionale e per
categorie di alimenti;
– sostituzioni tra gruppi di alimenti (es. carne/grassi);
– sostituzioni all’interno della stessa categoria di alimenti (es. carne/pesce);
– sostituzione di prodotti “industriali” ai prodotti agricoli.
• Legge della spesa
– quando il reddito aumenta, la spesa alimentare aumenta in valore assoluto e, in
proporzione più del volume del consumo, poiché il prezzo medio della caloria è
crescente;
– tendenze:
•
•
•
•
sostituzione da calorie meno costose a calorie più costose;
sostituzione di calorie agroindustriali a calorie agricole;
sostituzione verso prodotti di “comodità” a prodotti più semplici;
ampliamento delle possibilità di scelta nel tempo e nello spazio.
12
13
14
Trasformazione dei consumi alimentari
nel secondo dopoguerra
• Quantitativa (+217 % tra il 1951 e il 1997)
– Aumento demografico
– Aumento reddito
– Elevata elasticità prezzi/reddito e variazioni prezzi
• Qualitativa
– Importanza delle caratteristiche del prodotto
– Trasformazione del prodotto, importanza dell’industria
agroalimentare
– Servizi incorporati (marketing, etichette, etc.)
15
I grandi cambiamenti
socio-economici in Italia
• Incremento demografico seguito successivamente da un
rallentamento del tasso di crescita e da un progressivo
invecchiamento della popolazione
• Spostamenti campagna-città, Sud-Nord
• Aumento del flusso migratorio
• Rapido sviluppo economico
• Diffusione di nuove forme di lavoro
• Crescente terziarizzazione e coinvolgimento della
manodopera femminile
• Aumento del reddito disponibile
• Ampliamento e unificazione del mercato interno
• Apertura ai mercati internazionali (1957, Comunità
Economica Europea).
16
Caratteristiche dei principali modelli alimentari (Malassis e Gherzi 1996)
Attività
Modello tradizionale
Modello agroindustriale
(età moderna)
Modello della sazietà
(tarda modernità)
Produzione
- imprese agricole familiari di
- industrializzazione degli input e
- industrializzazione del processo
riproduzione semplice
- gli occupati in agricoltura
rappresentano una percentuale
elevata della popolazione
della trasformazione dei prodotti
agricoli
- impresa agricola integrata
all’industria agro-alimentare
- gli occupati in agricoltura
diminuiscono notevolmente
produttivo agricolo;
- l’impresa agricola perde la sua
specificità;
- prospettive incerte nelle nuove
tecnologie, in particolare le nuove
biotecnologie
Distribuzione
- mercati locali
- scambio all’interno della
parentela e delle comunità
- mercati internazionali, globali
- ruolo attivo della grande
distribuzione organizzata (GDO)
Preparazione
- in casa
- anche fuori casa, nelle aziende
- catering, alimenti servizio
(precotti), ristoranti, mense...
(industrializzazione della
preparazione)
Consumo
- alternanza di abbondanza e
- indipendenza dalle stagioni
- de-strutturazione dei pasti
scarsità, secondo le stagioni e il
raccolto
- scelta locale, dipendente dalle
disponibilità e dallo status
- disuguaglianza nutrizionali
all’interno delle società
- varietà di scelta per chi può
pagare
- disuguaglianze nutrizionali tra
società, più che al loro interno
- pasti fuori casa
Base
ideologica,
identità
dell’alimento
- l’uomo in cima alla catena
alimentare
- agricoltura come base integrata
materiale e simbolica della vita
- valore simbolico dell’alimento,
distintivo del “noi” e “gli altri”
- lo sfruttamento della natura è
ritenuto legittimo
- l’alimento come prodotto
commestibile senza identità,
proveniente da una filiera
- pluralità di forme d’accordo
- accesso agli alimenti regolato dai
mercati e dai titoli (redditi,
proprietà della terra…)
(visioni tecnocratiche, interesse per
la conservazione delle risorse
naturali, tra cui la biodiversità;
alimenti-salute; ecc.)
- l’alimento in cerca di identità
17
Il consumo alimentare
• Modello di consumo è un concetto collettivo, che fa riferimento ad un
aggregato sociale (una comunità, una nazione)
• Stile di consumo si riferisce al comportamento individuale
La tendenza odierna
L’individuo, nel suo comportamento alimentare, perde ogni riferimento di
appartenenza oggettiva ad un gruppo familiare, sociale ed è guidato
semplicemente dalle proprie scelte soggettive, di natura ideologica,
edonistica, ecc..
I modelli di consumo diventano quindi un modo di esprimere la
propria personalità ed individualità, ovvero, degli stili di consumo
(Bocock, 1993, in Beardsworth e Keil, 1997)
18
Leggi del consumo alimentare
nel “modello agroindustriale”
• Il modello “agroindustriale” precede la società di
sazietà
• Prodotto dello sviluppo dell’economia del mercato
occidentale
– Alto profilo energetico
• Alta percentuale di calorie animali presenti
• Sofisticazione dei prodotti agroindustriali
• Perdite e sprechi lungo la catena agroalimentare e sulla
tavola
19
La catena del valore agroalimentare
2004
11,8
1995
24,5
15,1
0
15,6
31,1
20
46,3
14,2
40
60
1,8
38
1,6
80
100
M aterie prime agricole
Prodotti dell’Industria Alimentare
Ristorazione
Imposte nette
Commercio e trasporti
120
20
Leggi del consumo alimentare
nel “modello agroindustriale”
– Internazionalizzazione dei consumi
• Integrazione e trasferimento di prodotti a livello
mondiale
• Migrazioni
• Intensificarsi degli scambi
– Consumi di massa di prodotti servizio ed alimenti
• Il consumatore ha a disposizione una grande quantità
di prodotti standardizzati e con marchio
• I prodotti integrano una quantità crescente di attività
secondarie e terziarie
21
Il modello della “società di
sazietà”
•
•
•
•
Eccessi del modello agroindustriale
Sensibilizzazione agli aspetti salutistici
Carattere edonistico
Saturazione
– Consumo energetico
– Livello relativo della spesa alimentare (17%)
– Saturazione assoluta spesa alimentare
(sostituzione solo tra calorie costose)
22
Comportamenti alimentari nella
società di sazietà
• Il reddito non è più l’elemento esplicativo del
consumo alimentare
• Emergono nel contempo variabili di natura sociodemografica e socio-economica
• Ricerca di beni di qualità (salute, sicurezza..)
• Aumento % prodotti agroindustriali su prodotti
agricoli (verso 100%)
• Richiesta di prodotti sempre più elaborati e
differenziati (time-saving)
23
I PRODOTTI AGROIALIMENTARI
I prodotti agroalimentari possono essere
tecnologicamente classificati in:
Iª GAMMA
Prodotti freschi
IIª GAMMA
Prodotti in scatola
IIIª GAMMA
Prodotti surgelati
IVª GAMMA
Prodotti pronti per il consumo
Vª GAMMA
Prodotti precotti
Al crescere della gamma aumenta l’apporto di tecnologia e
servizi.
24
•Rottura delle tendenze tradizionali
•Alimentazione come espressione della propria
individualità e del proprio stile di vita
•Alimento “salute”. Aumenta la richiesta di alimenti
“light” e “arricchiti”.
•Nuova consapevolezza dei rischi alimentari dopo la
crisi BSE.
•Nuova attenzione ai processi di trasformazione degli
alimenti
•Destrutturazione dei pasti tradizionali
•Aumenta l’importanza delle consumazioni fuori casa
25
I consumi in Italia (1951-1997)
Consumi alimentari e totali in Italia (1951-1997)
40.0
1000000
900000
35.0
30.0
700000
25.0
600000
20.0
500000
400000
15.0
300000
10.0
200000
5.0
100000
0.0
19
51
19
53
19
55
19
57
19
59
19
61
19
63
19
65
19
67
19
69
19
71
19
73
19
75
19
77
19
79
19
81
19
83
19
85
19
87
19
89
19
91
19
93
19
95
19
97
0
Anno
Consumi finali interni
% consumi alimentari
Fonte: ns. elaborazioni su dati Agrifit e Istat (aa. vv.)
26
% consumi alimentari
Consumi finali interni
(mld di lire 1990)
800000
I consumi alimentari in Italia:
valore reale (a prezzi 1990)
Spesa reale per alimentari e bevande (a prezzi 1990, mld di lire)
180000
160000
140000
120000
100000
80000
60000
40000
20000
Fonte: ns. elaborazioni su dati Agrifit e Istat (aa. vv.)
1997
1995
1993
1991
1989
1987
1985
1983
1981
1979
1977
1975
1973
1971
1969
1967
1965
1963
1961
1959
1957
1955
1953
1951
0
27
Composizione spesa alimentare
Composizione spesa alimentare
35.0
30.0
CARNE
25.0
20.0
FRUTTA, ORTAGGI
LATTE, FORMAGGI, UOVA
15.0
PANE, CEREALI
10.0
ALTRO
BEVANDE ALCOLICHE
5.0
OLII E GRASSI
PESCE
1997
1995
1993
1991
1989
1987
1985
1983
1981
1979
1977
1975
1973
1971
1969
1967
1965
1963
1961
1959
1957
1955
1953
1951
0.0
Fonte: ns. elaborazioni su dati Agrifit e Istat (aa. vv.)
28
Bilanci di approvvigionamento
alimentare
• Bilanci contabili: sistema contabile che
permette di conoscere la situazione alimentare su
scala nazionale.
• La costruzione di un Baa:
–
–
–
–
–
conto approvvigionamento;
conto utilizzazione;
disponibilità alimentari interne nette (Din);
disponibilità alimentare per abitante;
tasso di copertura dei bisogni (tasso di autoapprovvigionamento).
29
L’offerta
agro-alimentare
30
Sistema agroalimentare
• Sistema agroalimentare (Saa): insieme complesso di attività
coinvolte nel flusso di beni e servizi dal punto iniziale delle
aziende agricole fino ai consumatori finali.
• dal produttore al consumatore le attività devono essere
opportunamente coordinate e caratterizzate da un precisa
sequenza.
• Saa: sistema complesso.
• Il funzionamento del Saa è condizionato da variabili
“ambientali”:
– ambiente socio-istituzionale (trasporti, comunicazioni,
regolamentazione, sistema monetari, politiche);
– consuetudini, regole sociali, ecc.
31
Dall’agricoltura all’alimento
• Funzionamento dei sistemi economici e sociali: elevato numero di
individui che li compongono, complessità delle relazioni.
• Nell’analisi dei sistemi agroalimentari bisogna tener conto dell’elevato
numero di attori economici e sociali che intervengono lungo le catene
agroalimentari:
–
–
–
–
–
produttori,
consumatori,
intermediari commerciali,
trasformatori,
organismi di intervento, Istituzioni, ecc.
• Di fronte a tale complessità, è essenziale disporre di strumenti che
permettono:
– individuare le operazioni tecnologiche che conducono un prodotto (agricolo)
dal produttore (azienda agricola) al consumatore (prodotto alimentare);
– identificare ed osservare i diversi attori coinvolti nel sistema agroalimentare;
– comprendere la natura delle relazioni tra gli attori;
32
– simulare queste osservazioni per evidenziare le tendenze.
Le operazioni e gli attori del Saa
• Dall’autosussistenza all’internazionalizzazione dell’agricoltura e
dell’alimentazione: l’agricoltura diventa maggiormente dipendente
economicamente e tecnologicamente dalle altri componenti del Saa.
• Livelli di operazioni sempre più complesse e sempre più numerose
(operazioni tecniche e commerciali):
– Agricoltura e allevamento: aziende agricole  produzione agricola;
– Trasformazione: industria agroalimentare  prodotti alimentari;
– Funzione commerciale: grossista, dettagliante, GDO, ecc  distribuzione
alimentare (trasporto, commercializzazione).
• operazioni materiali
• operazioni commerciali
– Consumo: consumatore.
– Fornitura di mezzi e servizi collegati al sistema agroalimentare: industria di
mezzi tecnici e società di servizi al settore agroalimentare  mezzi tecnici e
servizi.
• Le operazioni: la filiera industriale.
• Circuiti brevi e circuiti lunghi
33
IL CIRCUITO BREVE E IL CIRCUITO LUNGO
34
CIRCUITI BREVI
CIRCUITI LUNGHI
• Vendita diretta in fattoria o presso il
luogo di produzione, compresa vendita
ai turisti
• Vendita per corrispondenza
• Vendita via Internet
• Negozio di proprietà diretta di
produttori
• Consegna a domicilio
• Vendita ai ristoranti locali
• Vendita a mense e spacci aziendali
• Vendita nell’ambito di fiere, mercati
locali, mostre
• Vendita da parte del produttore presso
stand separato all’interno di
ipermercati di prossimità
• Vendita su scaffale all’interno di
grandi e medie superfici
• Vendita ai grossisti
• Rivendita a commercianti al dettaglio
• Esportazione
35
La filiera agroalimentare
36
Fonte: Malassis, Ghersi, 1995.
Sistema agroalimentare e
agroindustriale
37
Le componenti e i livelli di analisi dei Saa
• Le unità socioeconomiche di produzione (Usep). Due gruppi di
caratteristiche:
– le caratteristiche tecniche dell’impresa: fattori della produzione,
organizzazione del processo produttivo, …
– i rapporti sociali all’interno dell’impresa.
• Catena e filiere agroalimentari:
– ogni Usep intrattiene rapporti a monte (fornitori) e a valle (clienti);
– filiera (Malassis): itinerario seguito da un prodotto (o da un gruppo di prodotti)
all’interno dell’apparato agroalimentari. Essa riguarda l’insieme degli agenti
(imprese e amministrazioni) e delle operazioni (di produzione, di ripartizione
e di finanziamento) che concorrono alla formazione e al trasferimento del
prodotto fino al suo stadio finale di utilizzo, come pure i meccanismi di
adeguamento dei flussi dei fattori e dei prodotti lungo la filiera e nella sua
fase finale.
– Due componenti fondamentali:
• l’identificazione di una filiera: prodotti, itinerari, operazioni, agenti.
L’identificazione di una filiera avviene sulla base di un prodotto (filiera del
frumento, filiera della carne bovina, ecc.);
• lo studio dei meccanismi di regolazione: comportamento dei diversi agenti lungo
la filiera e meccanismi di aggiustamento (struttura e funzionamento dei mercati,
meccanismi di formazione dei prezzi, politiche governative, ecc.).
38
Le unità di produzione
• Classificazione per sistemi di produzione:
– sistema artigianale;
– sistema manufatturiero;
– sistema industriale.
• Classificazione per forme di organizzazione della produzione:
– impresa familiare: capitale e lavoro fornito dal titolare e/o dalla sua
famiglia;
– impresa capitalistica: separazione tra capitale e lavoro;
– impresa cooperativa: produttori, compratori o fornitori mettono in comune
lavoro o mezzi di produzione o capitale;
– impresa statale: i mezzi di produzione sono di proprietà della collettività.
39
Diversificazione socioeconomica e funzionale dei
sistemi agroalimentari
40
Il collegamento tra
impresa agricola e
mercato
41
La formazione dei prezzi sul mercato
agricolo alla produzione (1)
• Vendite dirette propriamente dette = circuito breve:
– livello alto dei prezzi e stabilità delle vendite a condizione che il
rapporto produttore-consumatore sia impostato in maniera adeguata
(qualità/prezzo, prezzo/servizi).
• Vendite spot (scambi istantanei):
– mercato destrutturato, ampie oscillazioni di prezzo;
– mercato destrutturato: mercato nel quale non essendo svolte le funzioni
di definizione dell’offerta e della domanda si generano fenomeni di
inefficienza legati all’assenza di una programmazione dei tempi di
immissione e delle quantità da vendere delle diverse produzioni.
42
La formazione dei prezzi sul mercato
agricolo alla produzione (2)
• Mercati all’ingrosso: strutture nelle quali le transazioni sono articolate su
contratti di vendita riferite a partite ben definite di prodotto. Si basano su
partite esposte in appositi stands. Generalmente servono per la
distribuzione di prodotti alimentari a forte deperibilità.
– mercati agricoli alla produzione: tra produttori agricoli e grossisti;
– mercati al consumo (mercato annonari) annonari: tra grossisti e dettaglianti.
• Centri alimentari o centri commerciali all’ingrosso.
• Vendite all’asta:
– asta all’inglese;
– asta di tipo olandese.
• Mercati a termine:
– mercato a termine e mercato a pronti o dell’effettivo;
– mercato di copertura (Borsa merci): gli scambi avvengono anche senza esposizione di
merci;
– incontro, a termine, fra domanda e offerta, su una determinata merce-tipo;
– contratto a termine: un’obbligazione legale a vendere o ad acquistare una determinata
qualità e quantità di prodotto ad una scadenza prefissata, ma al prezzo stabilito nel
momento dell’acquisto presso l’asta pubblica svoltasi nella Borsa merci.
43
Margini di mercato e prezzi agricoli
alla produzione
• Margine totale di mercato o margine di commercializzazione,
trasformazione e distribuzione: differenza rilevabile tra il prezzo pagato dal
consumatore per ottenere un prodotto nei tempi e nei modi desiderati (Pc) e
quello ricevuto per lo stesso dal produttore agricolo (Pa). E’ espresso in termini
assoluti o percentuali,.
• Formazione dei prezzi sul mercato di consumo:
– comportamento degli operatori al dettaglio;
– modalità delle determinazione dei prezzi in funzione delle strutture di vendita
utilizzate: negozi tradizionali, supermarket, GDO.
• Normalizzazione e livellamento dei prezzi al consumo:
– normalizzazione: pratica attraverso il quale il venditore al dettaglio ammortizza gli
aumenti di prezzo di alcuni prodotti, effettuando carichi differenziati sui diversi
prodotti con tecniche diverse in modo da stabilire il proprio ricavo totale. Uso di
prodotti bianchi (senza marca) o con il marchio del dettagliante (private labelling).
– livellamento: pratica attraverso il quel i dettaglianti tendono a stabilizzare il prezzo di
acquisto dei propri clienti, mediante prezzi più contenuti e stabili per i prodotti di largo
consumo.
44
L’integrazione verticale
45
L’integrazione verticale
• Unità tecniche di produzione e stadi produttivi
• Integrazione:
– combinazione, all’interno di una stessa impresa, di più
stazioni di lavoro fisicamente vicine;
– combinazione, coordinata in termini economici e
gerarchici, di processi economici tra di loro
tecnologicamente distinti.
• Integrazione orizzontale.
• Integrazione verticale: ascendente e
discendente.
46
L’integrazione verticale e l’impresa agricola
• L’integrazione in agricoltura:
– integrazione orizzontale: scarso successo;
– integrazione verticale discendente: molto sviluppata (cooperazione);
– integrazione verticale ascendente: poco sviluppata (consorzi agrari).
• Differenze tra impresa capitalistica e impresa cooperativa.
– impresa capitalistica: la titolarità e il controllo è nelle mani dei proprietario del capitale
oppure di un gruppo di managers;
– impresa cooperativa: la titolarità e il controllo è attribuita ai proprietari dei fattori della
produzione (lavoro, fornitori di materie prime) o clienti (consumatori, risparmiatori).
• Cooperative:
– carattere mutualistico;
– obiettivo della cooperativa = massimizzare il valore aggiunto: differenza tra il valore di
vendita del prodotto e il costo dei fattori di produzione diversi da quello che garantisce la
titolarità dei soci;
– le cooperative hanno assunto forme istituzionali diversi da Paese e Paese, in funzione del
regime economico (liberista e socialista).
47
L’impresa cooperativa in agricoltura
•
L’impresa cooperativa è tale se detiene i principi mutualistici determinati
dall’Alleanza Cooperativa Internazionale: principi di Rochdale.
• Principi della cooperazione:
–
–
–
–
limitazione quantitativa del capitale monetario versato dai soci;
assenza di limiti alle adesioni alla cooperativa (principio della “porta aperta”);
gestione democratica (regola “un uno – un voto”);
prefissazione rigida degli eventuali utili d’impresa, che devono essere destinati al
consolidamento del capitale proprio (riserva) e non possono essere distribuiti ai
soci;
– carattere mutualistico della gestione cooperativa.
• Diffusione del cooperativismo in Europa e in Italia.
• Diffusione del cooperativismo nel settore agroalimentare.
• Le conseguenze della gestione democratica e del carattere
mutualistico.
48
Tipi di cooperative ed organi di gestione
•
Tipi di principali di cooperazione agricola:
– Cooperative di servizi per la vendita dei prodotti e l’acquisto dei mezzi di produzione
(Consorzi Agrari);
– Cooperative di trasformazione dei prodotti (cantine sociali, oleifici sociali, ecc.);
– Cooperative di lavoro (braccianti agricoli);
– Cooperative di conduzione associata dei terreni;
– Cooperative di credito (Casse rurali);
– Cooperative di lavorazione dei terreni (gestione associata di macchine).
• Il movimento cooperativo è rappresentato da Confederazioni Nazionali,
con articolazioni a livello regione e provinciale:
–
–
–
–
Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative);
Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue;
Unione Nazionale Cooperative Italiane (UNCI);
Associazione Generale delle Cooperative Italiane;
• Gli organi statutari dell’impresa cooperativa.
–
–
–
–
Assemblea dei soci;
Consiglio di Amministrazione;
Collegio dei Sindaci o dei Revisori dei Conti;
Collegio dei Probiviri (facoltativo).
49
L’analisi economica dell’impresa cooperativa di
trasformazione dei prodotti agricoli
• Obiettivo della cooperativa di trasformazione:
Max VUT = valore unitario di trasformazione
• La massimizzazione nel breve periodo:
– confronto con l’impresa capitalistica;
– in un mercato concorrenziale il comportamento dell’impresa
cooperativa è inefficiente;
– diverso il discorso in un mercato monopolistico;
– dibattito sulle performance del settore cooperativo rispetto a quello
capitalistico:
• superiorità sociale dell’impresa cooperativa;
• forte componente ideologica nel dibattito;
• dibattito moderno sull’impresa cooperativa e analisi recente.
• Vantaggi e limiti dell’impresa cooperativa.
50
Le altre forme di collegamento
(diverse da quella cooperativa) tra
l’impresa agricola e il mercato
51
Le Associazioni dei produttori agricoli (APA)
•
•
•
•
•
Le APA sono sorte in Italia per lo stimolo della Comunità Europea tramite uno
specifico regolamento comunitario (Reg. CEE 1360/78).
Il modello delle APA è quello delle veilingen olandesi e dei Groupments des
producteurs francesi.
Veilingen olandesi: strutture cooperative che facilitano la vendita di alcuni
prodotti (soprattutto ortofrutticoli).
Groupments des producteurs: sono associazioni di produttori che svolgono
funzioni di concentrazione, normalizzazione, condizionamento e
commercializzazione delle produzioni agricole.
Funzioni potenzialmente svolte dalle APA:
– funzioni normative:
•
•
•
•
programmazione della produzione (informazione di mercato);
normalizzazione;
incontro di domanda e offerta
fissazione di regole di vendita del prodotto;
– funzioni operative:
• concentrazione della produzione;
• condizionamento ed eventuale trasformazione;
• trasporto e commercializzazione.
52
L’articolazione istituzionale delle APA (1)
• Le Apa furono create per per il settore ortofrutticoli (reg. CEE1035/72);
ancora oggi esistono nel settore ortofrutticoli (Reg. CE 2200/96), anche
se la normativa si è evoluta (nel settore ortofrutticolo vengono chiamate
OP = Organizzazioni dei Produttori).
• Successivamente la CEE ha ampliato la normativa a favore delle Apa per
tutti gli altri settori
• Le Apa sono organismi volontari, la cui costituzione è stata favorita (fino
al 1999) mediante incentivi alla costituzione e all’avviamento. Hanno lo
scopo di:
– promuovere le concentrazione dell’offerta degli associati;;
– porre a disposizione dei soci le strutture più adeguate per il
condizionamento, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti;
– commercializzare il prodotto;
– adeguare l’offerta degli associati alla domanda, stabilire regole di immissione
della produzione sul mercato, stabilire norme di qualità, ecc.
53
L’articolazione istituzionale delle APA (2)
• I soci delle Apa sono:
– produttori singoli;
– produttori associati (es. cooperative).
• Le Apa possono riunirsi in Unioni regionali e nazionali.
• Le Apa e le Unioni sono riconosciute dall’Autorità pubblica
(Regioni per le Apa, Mipaf per le Unioni nazionali) e iscritte in un
apposito albo.
• La condizione essenziale per il riconoscimento è una
dimensione economica minima.
• Le funzioni tipiche delle Apa, secondo il Reg. CEE 1360/78
sono:
– determinare norme comuni di produzione;
– immissione del prodotto sul mercato.
54
Il funzionamento delle APA
• Il dibattito sul ruolo delle Apa in Italia, in relazione all’esistenza della
cooperative:
– funzioni normative, funzioni operative o entrambe?
– ruolo delle Apa: gestire il piano di marketing dell’offerta aggregata;
– contrapposizione in Italia sul ruolo delle Apa, aumento del numero, scarso
funzionamento.
• Il funzionamento delle Apa:
– piani di produzione;
– concentrazione, classificazione, normalizzazione, eventuale conservazione,
preparazione e/o condizionamento;
– vendita o autorizzazione alla vendita;
– il percorso dei ritiri dal mercato;
– il percorso degli accordi interprofessionali.
• Il cattivo funzionamento delle Apa in Italia è derivato dal timore che
potessero funzionare da alternativa alla cooperazione.
• Dal 2000, sono cessati gli incentivi a favore delle Apa.
55
I vantaggi dell’aggregazione della
produzione agricola
• I vantaggi dell’aggregazione della produzione agricola
e della sua commercializzazione in comune:
– acquisizione di una massa critica che consenta di poter attuare e gestire
il marketing-mix della produzione aggregata in modo da qualificare il
prodotto, renderlo più confacente alle attese degli utilizzatori,
pubblicizzarlo nei modi e nei tempi più adeguati;
– determinare un volume di affari che consenta di investire in attività di
ricerca e sviluppo, internalizzando le innovazioni di processo e di
prodotto;
– possibilità di utilizzare con maggiore facilità e più a buon mercato
alcune attività come il credito e l’informazione di mercato;
– possibilità di programmare l’offerta in modo da adeguarla – nei tempi,
modi e quantità – alla domanda.
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L’economia contrattuale (1)
• Economia contrattuale: è una forma di integrazione verticale.
• Per economia contrattuale si intende l’insieme delle strutture organizzative che,
attraverso forme di contratto volontario, consentono il coordinamento delle decisioni di
imprenditori proprietari di due o più stadi diversi, ma successivi della produzione e del
mercato.
• La tipologia dell’economia contrattuale:
– l’economia contrattuale è una metodologia organizzativa degli scambi tra i
produttori agricoli e le imprese acquirenti del suo prodotto;
– esistono diversi tipi di contratti;
– I punti salienti del contratto sono:
•
•
•
•
il prodotto;
la durata del contratto;
le modalità di cessione del prodotto;
il prezzo di cessione:
–
–
–
–
prezzo garantito fisso;
prezzo minimo garantito;
prezzo di riferimento;
prezzo di trasformazione.
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Esempio di matrice delle decisioni
aziendali per aree funzionali
Strategiche
Tattiche
Operative
PRODUZIONE
1. Innovazioni di
processo e di prodotto
2. Acquisto fattori
3. Magazzino fattori
4. Attività produttiva
Piani di ricerca
Valutazione canali acquisto
Scelta criteri gestione
Scelta ordinamenti
Stadio avanzamento
progetti
Valutazione fornitori
Inventario periodico
Piani di produzione
Utilizzazione innovazione
Ordini acquisto
Disponibilità effettive
Attività produttiva p.d.
MERCATO
1. Stoccaggio e
conservazione
2. Commercializzazione
3. Marketing
Scelta criteri conservazione
e stoccaggio
Scelta mercati e clienti
Scelta investimenti in
distribuzione e
commercializzazione
Inventario periodico
Piani raccolta e vendita
Piani di marketing
Disponibilità stoccaggio
Modalità consegna
Ordini vendite
GESTIONE/AMMINIST.
1. Contabilità
2. Finanza
3. Gestione forza
lavoro
Piani di investimento
Scelta saggio investimento
Scelta numero unità
Conti e budgets
Scelta di finanziamento
Trattative salariali
Spese, costi
Flusso di cassa
Costo, produttività
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L’economia contrattuale (2)
• La matrice delle decisioni di impresa:
– decisioni strategiche, tattiche ed operative;
– funzioni produttive, di mercato e della gestione/amministrazione;
– La matrice delle decisioni di impresa: per aree funzionali e decisioni.
• La classificazione funzionale dei contratti:
•
•
•
•
•
contratti orientati prevalentemente al prezzo di cessione del prodotto;
contratti orientati al prezzo e alla produzione del prodotto;
contratti orientati al prezzo e alla commercializzazione del prodotto;
accordi di quasi-organizzazione;
accordi di quasi-mercato.
• Vantaggi e svantaggi dell’economia contrattuale.
• Gli accordi interprofessionali.
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Leggi del consumo alimentare nel “modello agroindustriale”