NOIGENITORI 4 2009 Il lupo, il ragazzo, e l'incontro possibile Dal Cile per “Vicini di Pace” La leggenda della lucciola 5 8 10 12 Noi Genitori n. 04 Dicembre 2009 Pubblicazione della Cooperativa Servizi Scuole Materne Via della Rocca, 16 | 25122 Brescia 030.295466 fax. 030.280136 www.fismbrescia.it Iscrizione Registro Nazionale della Stampa n° 5694 del 7/3/1997 Autoriz. Trib. di Brescia n. 13 del 9/4/1987 € 1,03 Presidente: Martino Massoli Redazione: Mario Sissa Direttore Responsabile: Luigi Morgano grafica: Maurizio Castrezzati realizzazione: Cidiemme - Brescia 4 L’occhio del lupo ... e il ragazzo: l’incontro delle diversità. L’uno dentro la gabbia di uno zoo, l’altro inchiodato lì davanti: fermo. Si sfidano a conoscersi… A CURA DI DON ANGELO Il lupo non ha una grande opinione della figura umana: tante volte ha incontrato l’uomo che sparava per impossessarsi della sua pelle. Era arrivato a concludere che “gli uomini sono quelli che hanno due pelli: la prima nuda, senza un pelo; la seconda è la nostra”. In più hanno sempre un fucile, perché hanno sempre paura dei lupi. Il ragazzo è lì davanti, fermo, lo sguardo fisso sul lupo: scopre che ha un occhio solo. Per metterlo a suo agio, chiude un occhio anche lui. Anche a lui hanno insegnato ad aver paura del lupo. Tante volte gli hanno detto: “ non uscire: fuori c’è il lupo!”. Adesso è lì, davanti. Sa che vengono da due mondi diversi: per Pennac, autore del libro L’occhio del lupo – bellissimo! chi non l’ha letto corra a comperarlo – l’uno si chiama “Alaska” e l’altro “Africa”. Alaska richiama gelo, ghiaccio, temperatura invivibile per la pelle dell’uomo; Africa richiama foreste verdeggianti e fiumi imponenti. Due mondi diversi e lontani che ora stanno uno di fronte all’altro in uno spazio ristretto, divisi solo da un’inferriata. Pupille vive per vedere “Dove nascono, in fin dei conti, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino casa. In posti così piccoli e vicini che non possono essere visti in nessuna mappa. Eppure questi luoghi sono il mondo dell’individuo: il quartiere in cui vive, la scuola che frequenta, la fabbrica o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cerca la parità senza discriminazioni nella giustizia, nelle opportunità e nella dignità. Se questi diritti non hanno significato là, significano poco ovunque e se non sono applicati vicino casa non lo saranno nemmeno nel resto del mondo” (Eleanor Roosevelt, 1958). Il posto piccolo è lì, diventa il luogo del “riconoscimento universale”: le diversità restano tali, ma alla fine lupo e ragazzo scoprono di avere la pupilla viva per guardarsi in profondità. Sono felici d’avere due grandi storie diverse da raccontarsi: uno del Grande Nord, l’altro dell’Africa. E, conclude Pennac nel suo racconto, “gli splendidi Alberi dell’Africa Verde invadono i viali e su tutto e su tutti cade la neve (in primavera!), la dolce neve silenziosa dell’Alaska, che ricopre tutto, custodendo i segreti”. Una metafora per raccontare come “in tanti luoghi piccoli” come le case, come le Scuole dell’Infanzia, le diversità si incontrano, perché sanno guardarsi con la “pupilla viva”. Nel racconto il veterinario e il medico purtroppo dicono: “non ci capiamo niente”. Perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere! Ma – glielo auguriamo di cuore – se hanno la forza di volere anch’essi la pupilla viva, capiranno e ne saranno felici! Suggerisco loro un posto riservato da cui guardare: le Scuole dell’Infanzia. Poco importa di quale ispirazione: ovunque s’incontrano bambini si può vedere lo spettacolo nuovo, le diversità s’incontrano e giocano insieme. I bambini sono sempre i primi a mostrarci che “il regno di Dio è vicino; è in mezzo a noi!”. Restano fuori dalla novità “gli uomini col fucile!”. 03 Scuole dell’infanzia e immigrazione Il Ministero dell’Interno nel 1942 cercò di fermare gli espatri a Bucarest, dove i nostri connazionali erano malvisti. A Bombay chi aveva a che fare con la prostituzione veniva chiamato “italiano”. Documenti di un’epoca nella quale a varcare le frontiere erano i poveri del nostro Paese, a volte criminali, spesso criminalizzati. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta un gruppo di emigranti in attesa di partire. Diceva il “Corriere della Sera” del 6-03-1971: “Per un italiano che approda in Svizzera è un reato anche portare troppe valigie”. “L’immigrazione e l’emigrazione – scrive Esteban Tabares – sono fenomeni di dispersione e di rottura: separazione dal proprio mondo e dai propri cari. Quando una persona emigra, perde la sua patria e molte altre cose, e corre il rischio di perdere il suo Dio o al contrario, di afferrarsi alla propria fede come forte nucleo identitario da opporre al nuovo ambiente sociale. D’altro lato, i credenti nati qui possono sentirsi minacciati dalla presenza di “altri dei”, cioè dalla vicinanza obbligata a persone di religioni diverse”. Sta avvenendo tra molti adulti d’oggi che s’aggrappano al “loro Dio” come elemento identitario di difesa e di contrasto. Nelle Scuole d’Infanzia di ispirazione cristiana, il progetto educativo accompagna i bambini nella comune esplorazione “dell’esperienza religiosa” e a “riformulare la fede e le pratiche religiose proprie per dare loro nuovo fondamento e senso”. Non vogliamo che crescano “uomini col fucile”, ma “creature nuove”, capaci di vivere dentro una novità globale disarmata: questo sarà il loro mondo; migliore di quello in cui viviamo noi adulti di oggi. Scrive ancora Esteban Tabares: “L’immigrazione pone in contatto quotidiano genti che prima non si conoscevano. Gli stereotipi e i pregiudizi condizionano tutti ed emergono con maggior forza quando si deve vivere fianco a fianco. Gli immigrati sono “l’altro”, quello che rompe i nostri schemi e le nostre barriere culturali, la nostra sicurezza e la nostra comodità acquisita. Avvicinarci reciprocamente e vivere “accanto” la diversità umana, culturale e religiosa è un’occasione propizia per renderci più universali, più ecumenici”. La scuola dell’infanzia accoglie bambini “l’uno, altro per l’altro”, privi di pregiudizi e stereotipi e proprio per questo capaci – come ha detto il Papa nella sua visita a Brescia l’8 novembre 2009 – di un “mondo fraterno in cui ognuno non viva per sé ma per gli altri”: è questo l’obiettivo di un’ educazione che fonda se stessa sulla Verità di Cristo. Il Papa, i bresciani, i bambini Il Papa nella sua omelia in piazza Paolo VI ha elencato sinteticamente le “sfide del presente: crisi, immigrazione, educazione delle nuove generazioni”. Tre ambiti nei quali noi adulti – se onesti – ci sentiamo tutti più fragili (chi urla più forte è il più fragile!). Per affrontare insieme queste crisi il Papa ha ricordato le tre parole-chiave del Magistero papale del bresciano Paolo VI: coscienza, rinnovamento, dialogo. È questo il tempo per noi adulti di possedere le chiavi per aprire ai nostri figli le porte della coscienza, del rinnovamento, del dialogo. Non sono state le parole della nostra educazione, ci sentivamo più omogenei e quindi “più fermi”. Papa Benedetto XVI da tempo parla di “emergenza educativa”. Ci farebbe comodo pensare che in emergenza educativa siano i più giovani. No, in emergenza educativa siamo noi adulti. Troppo spesso facciamo esperienze senza pensarne la ricaduta sui più giovani, ci sentiamo “moderni” e quindi non bisognosi di rinnovamento. Piuttosto che al dialogo preferiamo affidarci “al fucile!”. Che i nostri bambini ci aiutino a cambiare. Abbiamo bisogno di imparare “ad agire come si pensa – come diceva Paolo VI – e non a pensare come si agisce”. Nelle Scuole materne d’ispirazione cristiana mettiamo a fondamento dell’azione educativa “la Verità di Cristo – come scriveva Paolo VI –, perché convinti che sia la sola che ci dà la certezza di educare alla libertà”. Cari genitori, respirate quest’afflato dalle Scuole dell’Infanzia frequentate dai vostri bambini. Avendo a fondamento la Verità di Cristo ci sentiamo “in coscienza” di non temere il “rinnovamento” e “il dialogo”. Proprio come nel racconto di Pennac: “Il lupo confessa a se stesso: “ora ci vedo, perché ora c’è quel ragazzo che agli animali d’Africa ha raccontato del Grande Nord; a Lupo azzurro ha raccontato delle Afriche. E tutti si sono messi a sognare, anche quando non dormono”. A sognare un mondo diverso, nuovo! Bambini e mondialità “Essere cittadini del mondo”: chi meglio dei nostri bambini sta vivendo questa realtà?! Non come possibilità lontana, slegata al loro futuro, ma come quotidianità, intrinseca al loro vissuto. La nostra infanzia, sin dalle prime ore di vita, nei nidi degli ospedali, è stata immediatamente proiettata in un “villaggio globale”, dove i confini geografici, religiosi, culturali sono diventati entità sempre più flessibili e in continua fusione. Scontro o incontro? Nelle scuole, nelle associazioni sportive, nei luoghi di incontro e di svago la parola d’ordine è “mondialità”, che significa “diversità, ricchezza, opportunità, scambio e… talvolta scontro”. Lo scontro, se guidato dall’adulto, è pur sempre un’occasione di confronto, di presa di coscienza del fatto che chi mi circonda è un altro Io che, come me, ha Diritti e Doveri (proprio come me). “Io posso fare certe cose… lui no perché…”: quante volte abbiamo sentito pronunciare queste frasi dai nostri bambini, ragazzi, o talvolta anche noi siamo caduti nella tentazione di dirle. Poniamoci allora questa semplice ma fondamentale domanda: “Chi è l’altro, colui che mi sta di fronte?”, perché non deve essere rispettato, amato, protetto, accettato, aiutato, valorizzato, come invece io “pretendo” avvenga nei miei confronti? Anche lui, guardando me, coglierà differenze, contrasti, divergenze rispetto al suo modo di vivere; anche io per lui sono uno straniero, ma spesso solo in una direzione si dirige l’”assalto” al “diverso”. Quale modus vivendi Modus vivendi è un substrato sul quale si costruisce l’azione educativa giornaliera dei genitori e degli insegnanti, un binario che guida i nostri interventi, le nostre spiegazioni, le risposte da fornire ai nostri bambini. La scuola dell’infanzia è il luogo più naturale dove l’incontro con il mondo avviene in modo gioioso, giocoso, senza traumi, perché non vi sono più corse, da parte del bambino, nel cercare di dimostrare la sua bravura nel fare questo o quello. Tutti i piccoli hanno le stesse necessità: di essere accuditi, guidati ed educati con competenza e tanto affetto. In Asia, Africa, Europa, America, Oceania…nulla vale se non il bene di questi futuri cittadini, che oggi chiedono una cosa semplice: vivere la loro infanzia con serenità, senza subire le discriminazioni di adulti troppo stressati dal quotidiano e lontani da una concreta educazione alla mondialità. Perciò non facciamoci intimorire dalle barriere (proprio vent’anni fa è caduto anche il Muro di Berlino!), dalle differenze, dai problemi che inevitabilmente si incontrano: dobbiamo sforzarci di costruire ponti… ce lo chiedono i bambini. Emma Franzoni 05 Papà Natale. Un regalo al giorno da un padre a un figlio… aspettando il Natale (di Alberto Pellai) 24 filastrocche per aspettare e vivere il Natale tra padre e figli, creando un’atmosfera carica di significato, con pagine attive, che permettono di “usare” il libro insieme. Ogni capitolo è presentato come un dono (del gioco, dell’allegria, della magia...): dove le illustrazioni precedono un breve commento dedicato ai papà: filastrocche e riflessioni educative si alternano con armonia, secondo lo stile della “narrativa psicologicamente orientata”, di cui l’autore è un sostenitore. (San Paolo, 14 Euro) La tragedia di Elvis Si chiamava Elvis e aveva 6 anni. È morto giorni fa a Napoli, rione Sanità. Avvelenato da un braciere… Era in casa con la madre (lei in gravissime condizioni). Non avevano i soldi per pagare la bolletta della luce, e l’Enel aveva staccato i fili. È morto a soli 6 anni Elvis, ed è finito solo nelle pagine di cronaca, in fondo ai giornali. Dove tutto passa e si dimentica. Venivano da Capo Verde, con regolare permesso di soggiorno, sottolinea il resoconto della cronaca. Come se ci fossero morti irregolari e morti regolari. La madre, in coma farmacologico, nutre poche speranze di farcela. Dormivano abbracciati in un soppalco ed il monossido di carbonio ha ucciso il bambino. Essendo abituati a tutto, questa è solamente pura cronaca. Ma non è così. Queste vergognose storie non sono datate 1862, ma 2009. I «miserabili» sono quelli che non ce la fanno ad andare avanti, o forse gli altri? La vita di Elvis dovrebbe divenire oggetto di riflessione e non cadere nel dimenticatoio del nostro giardino mediatico, dove il vento spazza e mescola sempre tutto. Mentre i nostri figli giocano con la playstation o vanno a nuoto, altri muoiono, di notte, perché non hanno i soldi per scaldarsi. Manca all’appello una vita. L’ennesima. Quella di Elvis. Anni 6. Morto avvelenato da un braciere. Chiedeva il suo spazio, ma gli è stato negato. Resta un'unica consolazione: se tutto torna indietro, in questa o nell’altra vita, ci sarà una coscienza che risponderà di questa morte. Leggiamo insieme la Bibbia (a cura di Ellis Gwen) Un’autentica “prima Bibbia” rilegata da leggere e guardare insieme, adulti e bambini. Oltre 200 episodi tratti dall’intero arco del Libro dei libri: dalla Creazione a Noè, da Abramo a Giuseppe, dalla storia di Gesù a quella di San Paolo… I disegni vivacizzano le storie mentre i testi, pur adeguati ai piccoli lettori, sono fedeli alle traduzioni più recenti. (Ellenici - Velar - Isg, 22 Euro) Non calpestate i nostri diritti Al centro... tu! (AA.VV.) In occasione del ventennale della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza esce un particolare libro di storie, scritto da dieci autori e altrettanti illustratori. Ogni racconto prende spunto da un articolo della Convenzione, come la storia ispirata al diritto alla salute, scritta da Chiara Carrer e illustrata da Anna Lavatelli, o quella sul diritto al gioco, scritta da Giorgio Scarabattolo e illustrata da Anna Vivarelli. La prefazione è di Clio Napolitano, moglie del Presidente della Repubblica, Giorgio, mentre il ricavato della vendita sarà devoluto all’Unicef. (Piemme, 10 Euro) fism nazionale Via della Pigna, 13/A - 00186 Roma tel. 06.69870511- 06.69873077 fax 06.69925248 www.fism.net e-mail: [email protected] copertina - Al centro tu!-3.indd 1 I quadernI formatIvI della fISm Vademecum per l’inclusione nelle scuole dell’infanzia FISM FEDERAZIONE ITALIANA SCUOLE MATERNE 25/08/2009 15.58.30 Al centro …tu! Realizzato dal Gruppo di lavoro per la disabilità, Regione Lombardia, composto da E. Casali, B. Girardi, B. Rossi e M. Ubbiali, il libro intende aiutare gli educatori ad intraprendere serenamente il cammino dell’accoglienza di un bambino diversamente abile o con difficoltà nelle scuole della Fism, nella convinzione che ciò giovi anche all’inserimento di ciascun bambino. La diversità è vista come risorsa, anche se non è facile costruire una scuola inclusiva. Il testo prende in esame i diversi aspetti dell’accoglienza, con al centro il principio di dignità della persona. (I Quaderni formativi della Fism) Maestra coraggio in un asilo di Torino Karim compirà 5 anni a gennaio, ma dimostra molto più della sua età. È un bimbo bellissimo, sopracciglia scurissime, occhi luminosi e vispi come lui. Da una settimana è ricoverato in una camera di isolamento nel reparto di Cardiologia dell'ospedale Regina Margherita. Deve la vita alla maestra di scuola materna, Giuseppina, che quindici giorni fa l’ha salvato da uno choc cardiaco con dieci minuti di massaggio cardiaco e di respirazione artificiale. Ha sentito il polso, non c’era battito. Non ha ceduto un istante, malgrado sembrasse tutto inutile: Karim non riapriva gli occhi, ma non s’è data per vinta. (…) Karim è vivo grazie alla sua maestra, e continuerà ad esserlo grazie ad un piccolo defibrillatore sottopelle impiantato per la prima volta in Piemonte (…) “Ho fatto un gesto spontaneo, il gesto di una madre. Forza della disperazione: dovevo salvare quel bambino, un mio bambino…”. Giuseppina è la maestra d’asilo che ha strappato Karim alla morte (…) Karim le ha regalato una macchinina rossa, il suo modo per dire grazie e per tutto il giorno, mentre i medici operavano il bambino, Giuseppina ha tenuto stretta a sé quella macchinina. (da La Stampa, 31 ottobre 2009) 07 “Vicini di Pace” fa rotta sul Cile Sette educatrici sudamericane ospiti delle scuole bresciane Appuntamento a febbraio del prossimo anno, per rinnovare l'esperienza dello scambio professionale e della conoscenza fra le educatrici delle scuole bresciane e, stavolta, alcune loro colleghe cilene Bienvenide! Cile Grazie ai contatti e alla collaborazione con tre maxi scuole materne degli Artigianelli di Padre Piamarta in Cile, sette educatrici verranno a Brescia per tutto il mese di febbraio 2010, ospiti delle scuole che si stanno rendendo disponibili, per un gemellaggio tutto particolare, che alla conoscenza dei rispettivi metodi educativi aggiungerà tante occasioni per stare con i bambini, per dialogare e per conoscersi. A questo proposito è stata costituita un’apposita commissione – che fa rife- rimento, all’interno dell’Adasm, all’Aesma (Associazione educatrici di scuola materna) – composta da alcune insegnanti, che si stanno impegnando per la gestione del mese di permanenza in Italia delle colleghe cilene. Passo per passo Già, perché un mese può passare in un battibaleno o può essere molto lungo, dipende da come è bene organizzato o meno. In calendario saranno così messi alcuni temi peculiari da approfondire insieme relativi al modo di insegnare, come il gioco, l’esperienza interculturale, la valutazione, l’uso dei tempi e degli spazi, l’idea di bambino, l’idea di famiglia… con la possibilità di approfondimenti attraverso tavole rotonde a tema. Il lavoro sarà definito in modo da sviluppare gli aspetti teorici dell’esperienza pedagogica bresciana (con visite all’Istituto Pasquali-Agazzi e alla Scuola materna Agazzi), senza tralasciare gli aspetti principali del metodo Montessori. Ma non si rinuncerà ad un approccio anche molto pratico, basa- 22/04/2008 1 ietà 2008 n. 05-1.indd 1 di Pace - Iniziativa di solidar cartolina 10x15 - Vicini cartol materna di di Brescia per costruire la scuola nata Ferrari e Dms onlus. Le scuole Adasm 2008. Adasm Fism Brescia . Illustrazione originale di AntonGio … giocando si cresce” Iniziativa di solidarietà “Mi piace giocare perché Mesrobian a Beirut - Libano. VICINI DI PACE rietà 2008 n. 01-1.indd - Iniziativa di solida ina 10x15 - Vicini di Pace 22/04/2008 8.44.46 2 “Vicini di Pace” un anno fa La prima volta vennero da Beirut to sull’interazione circa “come si fa da voi, come si fa da noi, aspetti comuni e aspetti peculiari dei rispettivi metodi di insegnamento…”. Le visite riguarderanno varie scuole, ma anche l’Istituto Artigianelli di Brescia, naturalmente, prima di dedicarsi a un po’ di sano turismo (del resto siamo in Italia, no?!) con la visita della nostra bella città e possibili escursioni ad alcune mete classiche (Venezia, Roma, Firenze…). Quando i taccuini saranno pieni di impressioni, così come la memoria delle loro fotocamere, prima di far ritorno a casa le maestre cilene saranno impegnate in un incontro finale di valutazione e di riflessione sull’esperienza trascorsa: un importante momento di verifica del lavoro svolto e dell’efficacia della proposta. Il progetto prevede anche la possibilità di uno scambio “alla pari”, nel senso che in futuro alcune educatrici delle scuole d’infanzia bresciane potranno ricambiare la visita volando in Cile, ospiti a loro volta delle scuole locali, per un confronto diretto con le realtà educative del Paese sudamericano. Nell’attesa dell’incontro, servirà anche ripassare un po’ di spagnolo… È già passato un anno! Risale infatti a novembre 2008 la prima tappa del progetto “Vicini di Pace”, con la venuta a Brescia delle maestre libanesi Caroline e Tsoler, nel quadro di un progetto di solidarietà avviato dall’Adasm con DMS onlus per la costruzione e l’avviamento di un Polo scolastico per l’infanzia nel quartiere armeno cattolico di Mesrobian, a Beirut. Le insegnanti libanesi furono ospitate a Brescia nella Scuola S. Maria di Nazareth, per un’esperienza di scambio professionale ed umano che è risultata molto soddisfacente. Basta riprendere le parole della maestra Mirella Bresciani, coinvolta nel progetto: “Sin dal giorno del loro arrivo, i bambini hanno accolto Carol e Soler (e anche l’interprete Rehab) con molta curiosità e gioia, perché si sono accorti subito che anche se parlavano una lingua diversa e strana (l’arabo) ed erano arrivate con l’aereo da lontano, erano semplicemente ‘altre maestre’. Abbiamo inserito la loro presenza a scuola con noi in un’attività che è culminata in una festa per il compleanno del fondatore della nostra scuola, Padre Giovanni Piamarta. Carol e Tsoler hanno poi preparato un’attività di conoscenza del loro paese, il Libano e hanno fatto vedere ai bambini: la bandiera, il costume tipico col Tarbusc, il particolare cappello. Ci siamo dunque accorti che conoscere usi e costumi degli uomini che abitano in altre parti del mondo ci fa cogliere la loro diversità, ma soprattutto le somiglianze con noi. La conoscenza, lo studio, la cultura permettono di apprezzare, di vedere la bellezza e in definitiva, di amare tutti gli uomini e di provare sentimenti di amicizia con il mondo”. Inoltre, durante la loro permanenza furono organizzate apprezzate visite ad altre scuole della provincia e ad istituti pedagogici, in cui Carol e Tsoler riscontrarono la vivacità della proposta educativa del nostro territorio. Oggi i contatti con le maestre libanesi sono ancora vivi, in attesa che qualche maestra italiana vada a Beirut per ricambiare la visita. 09 Natale, una festa in famiglia PATRIZIA ENZI Fin dal mese di novembre fervono i preparativi per il Natale: ovunque spuntano luminarie, alberi addobbati, luci di mille colori, vetrine con sorprendenti effetti….. Man mano che i giorni passano le persone vengono prese da una particolare frenesia, in molte case si pensa a come ornare porte, finestre e stanze, se fare l’albero di Natale, il presepe, o tutti e due. La gente si affretta, entra ed esce da supermercati, negozi e centri commerciali con borse, borsine e borsoni, con carrelli carichi fino all’inverosimile di pacchi e pacchetti. I bambini cominciano a pensare e a sognare: “cosa mi porterà Santa Lucia?”, “che giocattoli mi lascerà Babbo Natale (o Gesù Bambino)?” Ritrovarsi Natale dovrebbe essere l’occasione per scambiarsi dei doni, per apprezzare la convivialità e il piacere di stare a tavola, gioendo di questi momenti con chi ami di più. Questa è la festa che riunisce tutti perché tutti, anche i più lontani, per questa occasione, spesso desiderano a ricordarci bambini nello stupore, nella meraviglia? Cosa ne è stato di quel batticuore e di quella emozione nell’attesa di Santa Lucia o di Babbo Natale? Preparate anche voi la stradina di caramelle, di frutta secca o di mandarini? Addobbate l’albero e il presepe con i vostri bambini? Ci rispecchiamo in ciò che provano i nostri figli oggi?... o troppo spesso diciamo: ”ai miei tempi era diverso!”. Una festa attesa tornare a casa, spinti dal desiderio di ritrovarsi con i propri cari. Sembra quasi che si voglia riscoprire il gusto e l’importanza di stare in famiglia, come se non ci si fosse mai resi conto che il bene, cercato troppo spesso così lontano, sia sempre stato lì a portata di mano, custodito con tanto amore, proprio nella nostra casa. E poi, in fondo, quanti giorni di Natale, che appartengono al passato, ci ricordiamo? Quali odori e profumi ce li fanno venire in mente? Riusciamo Ricordate che fin dalla notte dei tempi il bambino è sempre “bambino”, porta con sé la gioia di vivere, la voglia di crescere, di sperimentare le sue emozioni. Certamente cambiano i tempi, cambiano i giochi e i giocattoli, ma il fascino della fantasia e dell’immaginazione gli appartiene da sempre. Forse i bambini non riescono più a provare il gusto dell’attesa, il desiderio di un giocattolo e la gioia di alzarsi la mattina di Natale (magari molto presto!) scoprendo cosa c’è sotto l’albero. Forse il consumismo ha contribuito a far sì che accadesse tutto ciò. Come genitori dovremmo aiutare i Lasciate che io possa nascere … (di anonimo) Lasciate che io consoli ogni dolore, lasciate che io liberi ogni oppresso, che ogni persona possa urlare la sua dignità, che ogni bambino possa colorare il soffio del vento e ogni piazza si affolli. Cercatemi tra questa folla, non dimenticatemi! Lasciate che io possa nascere in questa notte. nostri figli a riappropriarsi del fascino e della magia del Natale, della festa “attesa” perché il Natale non è una festa come le altre! La parte che più conta è invisibile agli occhi, nascosta tra le pieghe del cuore. Natale è un giorno di gioia perché è la festa di un bambino che è venuto al mondo per provare che l’amore può cambiare le “cose”, può trasformare il mondo, che la pace non è poi così impossibile. È la festa di una mamma e di un papà che, nonostante le dure prove che li attenderanno, hanno accolto la volontà di Dio con gioia e serenità. Nell’educare e crescere i nostri figli dovremmo avere la consapevolezza che essere genitori non è affatto un compito facile e la fatica è davvero tanta. Il “Natale” di ogni bambino, l’evento della sua nascita, dovrebbe essere l’inizio di un’avventura meravigliosa che è la vita, con tutte le fatiche che comporta il crescere e il divenire. È una fatica che deve essere condivisa, che può essere affrontata, mai evitata, con l’amore e l’affetto della propria famiglia. Un augurio di cuore affinchè possiate trascorrere un meraviglioso Natale. La leggenda della lucciola Una storia piccina come il protagonista Ad adorare il Bambino Gesù nella capanna di Betlemme, insieme con gli altri animali, andarono anche gli insetti. L’ape offrì il suo dolce miele, la farfalla la bellezza dei suoi colori, la formica un chicco di riso, il baco un filo di finissima seta. La vespa, non sapendo cosa offrire, promise di non pungere più. La mosca rinunciò al ronzio per vegliare sul sonno di Gesù. Solo un insetto piccolo piccolo non osò avvicinarsi al Bambino perché non aveva nulla da offrire. Se ne stette timido sulla soglia: eppure avrebbe tanto voluto dirgli il suo amore. Ma, proprio quando se ne stava andando sconsolato, Gesù gli fece un grande sorriso. Commosso, l’insetto volò fino alla mangiatoia e si posò sulla manina del piccolo. Era così emozionato che gli occhi gli si riempirono di lacrime. Scivolando giù, una di queste, grossa e lucente, cadde proprio sul palmo della piccola mano. Maria e Giuseppe dissero al piccolo insetto: “Grazie, questo è davvero un regalo bellissimo.” In quel momento un raggio di luna, che entrava dalla finestra, illuminò la lacrima. Divenne così una goccia di luce e, da quel giorno, il piccolo insetto portò sempre con sé questo raggio luminoso in ricordo di Gesù Bambino e si chiamò “lucciola”. 011 11 A volte guardo i bambini e vedo che “ridono di niente”; il loro non è un riso costruito, che scaturisce, come per la barzelletta che obbliga a ridere, ma piuttosto nasce dalla leggerezza di chi sa aprirsi alla vita con stupore, di fronte alle novità e alle contraddizioni del reale. Una leggerezza che noi tutti dovremmo recuperare, perché lo sguardo di stupore sul mondo può essere la lente attraverso la quale affrontare il nostro quotidiano. Noi adulti dobbiamo imparare ad amare la vita e a coglierne la luce non perché attanagliati dalla paura e dalla fretta, ma perché accesi dalla passione per l’esistenza. Se il quotidiano può diventare il luogo della solitudine, del rimpianto, della delusione, esso è anche il luogo delle relazioni, il luogo dell’incontro; del “fare casa”. Che cosa significa “fare casa”? Significa non subire il quotidiano, ma esserne protagonisti: sono io che, nei gesti della ”cura”, dò valore al tempo presente che vivo, dò senso alle cose che faccio, introducendo bagliori di vita nell’oscurità dell’esistenza, nell’apparente inutilità del gesto quotidiano. Certo il tempo che ogni giorno vivo non è “eccezionale”, ma è il tempo nel quale posso tessere rapporti di comunione, di dialogo, di familiarità, di amore. Ed è il “mio” tempo, l’unico. Auguri di Buon Natale e Felice 2010 da “Noi Genitori” dalle scuole Vivere nel quotidiano il nuovo anno Scuola “Passerini” di Bovezzo Nuove mura per la scuola Lo scorso sabato 27 giugno Bovezzo ha vissuto una giornata di festa particolare, perché è stata inaugurato il nuovo edificio dove avrà sede la Scuola dell’Infanzia “Passerini”. Un’istituzione che è un pezzo di storia, nata da una intuizione, nel lontano 1905, del Cav. Angelo Passerini, che ha dato un forte contributo alla scolarizzazione di tutta la comunità di Bovezzo e dei paesi limitrofi, non solo per qualità del servizio pedagogico ma anche e soprattutto nel segno di un intervento educativo cristiano. La Santa Messa è stata celebrata per l’occasione – insieme a don Battista Gatteri, don Giuseppe Savio e don Giuseppe Facconi – da mons. Bruno Foresti, che ha sottolineato il valore fondamentale per una comunità cristiana di ambienti educativi organizzati ed affidabili in cui crescere le nuove generazioni: essi costituiscono un punto di riferimento imprescindibile per le famiglie e per i bambini. Don Angelo Chiappa, in rappresentanza dell’Adasm-Fism a cui la scuola Passerini aderisce, ha portato l’augurio del Vescovo di Brescia mons. Luciano Monari alle numerose famiglie con bambini presenti. Poi, con l’intervento di tut- te le autorità, il momento sempre emozionante del taglio del nastro, con la banda musicale, i palloncini colorati e la visita agli ambienti, davvero belli e accoglienti, dove per il prossimo anno scolastico si sono iscritti 50 nuovi bambini, che si aggiungono a quelli già iscritti consentendo l’apertura di una nuova sezione. Fra le particolarità della nuova scuola, gli accorgimenti per ridurre le spese di illuminazione e di riscaldamento, frutto di studi architettonici che si sposano alle più moderne soluzioni tecnologiche disponibili. Inoltre, una nuova e ampia cucina, che consentirà alle bravissime cuoche di cucinare al meglio i prodotti che arrivano freschi ogni giorno dal mercato locale. La forma della scuola prende spunto dalla pianta delle chiese a croce romana: alla fine della navata maggiore vi era un’arcata, che precedeva il coro e l’altare maggiore. La chiave di volta dell’arco è protetta da una croce di San Benedetto, che riporta la data di fondazione e quella di posa della prima pietra. Durante la giornata di festa è stato presentato anche il libro, curato da Mauro Toninelli “Mamma, l’ho imparato al Passerini”, in cui sono stati raccolti più contributi che ripercorrono la storia dell’Ente morale dalle origini ad oggi, con uno sguardo ampio al contesto storico, sociale e culturale nazionale. Completa il volume una sezione dedicata ai bambini, con una fiaba illustrata da Simona Bonafini, che ripercorre con fantasia le origini dell’istituto e fornisce informazioni legate alla scuola dell’infanzia. 13 dalle scuole Con la testimonianza di chi li ha conosciuti ed apprezzati, pubblichiamo i ricordi di due amministratori e di una maestra delle nostre scuole, che ci hanno lasciato negli ultimi tempi. Scuole materne di Darfo Boario Pietro Burlotti, grazie! Scuola dell’infanzia “La Vittoria” di Provaglio d’iseo A ricordo di Angelo Gotti Vogliamo esprimere il nostro vivo cordoglio per la scomparsa del Commendatore Pietro Burlotti. Persona di spicco dell’imprenditoria bresciana, grande benefattore, uomo dalla straordinaria sensibilità umana e cristiana, il signor Burlotti lascia nella comunità di Darfo Boario Terme e in tutti noi un vuoto difficilmente colmabile. In qualità di Presidenti delle scuole materne delle frazioni del nostro Comune vorremmo, in queste poche righe, ringraziare con estrema commozione una persona che è sempre stata vicina con generosità e disinteresse alle nostre piccole realtà e a tanti gruppi associativi che operano in campo sociale. Nei confronti della comunità civile e religiosa e in particolare verso le scuole materne dove da sempre si crescono e si formano le nuove generazioni, Egli ha sempre mostrato grande apertura, condivisione e interessamento fattivo. Questo atteggiamento di partecipazione gli veniva spontaneo Nella Chiesa parrocchiale di Provaglio d’Iseo, sabato 10 ottobre, un lungo applauso alla fine del rito funebre rendeva omaggio al geom. Angelo Gotti, per il suo impegno civile e sociale svolto nella comunità, legato in particolar modo alla Scuola Materna paritaria “La Vittoria”, Ente Morale di cui è stato protagonista prima come consigliere, poi come Presidente. La sua prestanza fisica incuteva a chi lo conosceva per la prima volta una sorta di timore, che man mano si dissolveva allorché il suo sguardo si mostrava dietro un sorriso bonario, attento sempre a chi aveva davanti, paziente nell’ascoltare e a dare il proprio consiglio. Di lui ci si poteva fidare, si poteva contare sulla sua parola, era un gigante buono ma non ingenuo. La sua formazione professionale, politica e religiosa agli inizi degli anni ‘60 aveva radicato in lui i valori della Responsabilità, Libertà, Educazione, come pilastri di una società civile più giusta ed equa. Questa sua passione lo ha portato all’inizio degli anni ‘70 ad interessarsi in prima persona della nostra scuola; erano anni difficili, dove le ideologie di par- ed era frutto dei suo sentirsi saldamente radicato in una dimensione collettiva. Come non ricordare la sua Presidenza quarantennale alla scuola materna di Corna? Il suo legame con questo ente è stato davvero unico e verso il personale lavorativo e tutti i bambini che sono passati in questo istituto mostrava il suo amore paterno. Sotto la sua presidenza fu costruita nel 1977 la nuova scuola, ampliata nei servizi negli anni Novanta. Poi fu acquistata un’area verde da destinare a parco giochi e, da ultimo, l’impegnativo progetto che porterà all’ampliamento della struttura della scuola materna ed alla creazione dell’asilo nido. Ma l’opera del signor Pietro Burlotti si è spinta anche oltre i confini della propria frazione: a Darfo come a Bessimo, ad Angone come a Erbanno, a Gorzone come a Montecchio abbiamo avuto modo di apprezzare il suo interessamento e, quando ci rivolgevamo a Lui nei momenti di difficoltà, ci rispondeva con un sorriso e tendeva la mano, spronandoci ad affrontare il problema senza sottrarsi dall’aiuto concreto. Ecco l’immagine che il signor Burlotti ci ha lasciato: grande punto di riferimento, esempio per attaccamento alla propria comunità e alla gente che la vive e che, come noi, lavora per farla crescere. Sotto la sua guida e il suo esempio continueremo ad impegnarci affinchè il seme che Lui ha gettato e coltivato in questi quarant’anni possa germogliare favorendo la crescita della nostra comunità. Scuola “G. B. Fava” Zocco di Erbusco I Presidenti e gli Amministratori delle Scuole Materne autonome di Darfo Boario (Angone, Bessimo, Corna, Darfo, Erbanno, Gorzone, Montecchio) Ciao, cara maestra… tito imponevano che “solo lo Stato può educare”. Angelo, insieme a tanti amici, si erse con fermezza a difesa di una realtà che chiedeva di essere libera di educare nel rispetto di tutti, con quella identità cristiana che aveva contraddistinto intere generazioni di provagliesi. Fu una battaglia sulla Libertà e su cosa fosse giusto fare, con tutti i rischi connessi: oggi potremmo dire una difesa del “bene comune” e della “sussidiarietà” come insegna la Dottrina sociale della Chiesa. Nel pieno vigore dei suoi anni, ebbe altri incarichi nel mondo civile e politico del nostro paese, ma il legame con la Scuola dell’infanzia è sopravvissuto a tutto il resto, persino alla malattia, che lo rendeva stranamente vulnerabile ai nostri occhi. Angelo sapeva dare a chi gli era vicino tranquillità nell’operare quotidiano. La sua dedizione verso la scuola non era una storia di protagonismo umano, ma sincero affetto. Sempre ha cercato nella nostra comunità chi avesse nel cuore la sua stessa gratuita e disinteressata passione per la scuola materna e potesse contribuire a questa storia bellissima. Ecco come le nostre vite si sono incrociate, caro Angelo, molto abbiamo condiviso in questi anni. La tua testimonianza insegna a tutti noi che non si può amare un’opera senza una fede, una speranza che questa stessa opera possa vincere la morte ed il tempo, consapevoli che l’importante sia amare la realtà della nostra scuola con la certezza cristiana, che ci insegna che dove non arriva l’uomo arriva Dio con la sua Provvidenza. Ora che hai passato il testimone, terremo nel nostro cuore il tuo esempio e vogliamo ricordarti così, generoso e pronto al “fare”. Siamo sicuri che adesso il Buon Dio ti ha assegnato una nuova Scuola e il tuo sorriso veglia sui bambini che giocano nel giardino dell’eden! Il Consiglio di Amministrazione Oggi, come sempre, i genitori hanno bisogno di aiuti per educare i loro figli. Ci sono persone che dedicano non solo il loro lavoro, ma tutta la vita nell’educare i figli degli altri. È stata questa la caratteristica della maestra Anna Maria Corioni. Tutta la comunità di Zocco, è riconoscente per la sua passione alla scuola materna che considerava la sua casa. È significativo che sia morta proprio tra i suoi bambini. Lascia un ricordo di generosità, disponibilità e attenzione. 15 i bambini, i giochi, la festa! Vieni in gita a Seridò! Ingresso libero per i bambini fino a 12 anni 2010 Adasm Fism Brescia ASSOCIAZIONE DEGLI ASILI E DELLE SCUOLE MATERNE www.serido.it VEN APRILE SAB MAGGIO DOM MAGGIO GIO MAGGIO VEN MAGGIO SAB MAGGIO DOM MAGGIO 30 01 02 06 07 08 09 CENTRO FIERA DEL GARDA MONTICHIARI (BRESCIA) ORARIO CONTINUATO DALLE 9.30 ALLE 19.00 adasm fism L’Adasm-Fism (Associazione degli Asili e delle Scuole Materne autonome) è nata a Brescia nel 1966. Oggi associa 263 scuole dell’infanzia di città e provincia. Nelle scuole associate operano circa 1.400 educatrici, accogliendo ogni giorno oltre 20.000 bambini, fra i quali circa 2.300 stranieri. L’organizzazione delle scuole Adasm-Fism si ispira a un preciso Progetto educativo e consente di rispondere anche alle esigenze di 160 bambini disabili, inseriti quotidianamente in oltre 100 scuole. Negli ultimi anni sono stati aperti 70 asili nido, che ospitano attualmente circa 1.300 bambini e occupano oltre 140 educatrici. La gestione amministrativa di tutte le scuole Adasm-Fism Brescia impegna ogni anno oltre 1.200 amministratori che svolgono il loro incarico con passione, dedizione, competenza e gratuità.