Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 33 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI quali la costruzione e posa delle telemine nonché il traffico e l’affondamento con a bordo rifiuti radioattivi. Onde effettuare riscontro dei sospetti e delle informazioni confidenziali si è acquisita copia dei registri Lloyd’s relativi agli incidenti accorsi alle navi in genere, nelle varie parti del mondo. La documentazione è stata acquisita presso l’ufficio Lloyd’s Register di Genova. Da un esame di detti registri si ha avuto riscontro in prima analisi dell’affondamento di una nave a venti miglia a sud-est da Capo Spartivento il 21 settembre 1997. Il sinistro non risulta dai registri delle autorità marittime e le caratteristiche della nave e la tipologia dell’evento davano una prima conferma delle informazioni confidenziali. La nave affondata, denominata « Rigel », di bandiera Maltese è andata perduta durante il viaggio da Marina di Carrara a Limassol e l’equipaggio fu tratto in salvo da una nave jugoslava denominata « Kral » che sbarcò i naufraghi in un porto della Tunisia. Da ulteriori informazioni si accertava che la procura della Repubblica di La Spezia aveva in corso un procedimento a carico di numerosi imputati per l’affondamento doloso della nave, per truffa all’assicurazione. Per gli imputati di quel processo è stato richiesto dal tribunale di La Spezia il rinvio a giudizio con ordinanza in data 20 novembre 1992. Dagli atti dell’ordinanza stessa emerge che non si ha conoscenza dei carico effettivo della motonave « Rigel » tanto che viene richiesto il rinvio a giudizio della funzionaria doganale di Marina di Carrara per aver ricevuto una somma di danaro affinché omettesse di controllare il carico destinato alla nave. La situazione poco chiara circa la tipologia del carico è inoltre confermata da una richiesta di compenso all’assicurazione esosa rispetto al valore della merce dichiarata dai caricatori. La tesi accusatoria e gli accertamenti successivi dell’autorità giudiziaria di La Spezia fanno perno su una telefonata tra il signor Gino ed il Fuiano Vito, ambedue imputati, nel corso della quale veniva annunciata la mattina del 21 settembre 1987 la nascita di un bambino, poi chiarito come allusione all’affondamento della nave. Nelle agende del Comerio Giorgio sequestrate presso i propri uffici il giorno 21 settembre 1987 si rileva un’annotazione in lingua inglese relativa alla « perdita della nave » come indicato nell’informativa del 25 maggio 1995; si è proceduto ad estrarre dai registri Lloyd’s’ citati in precedenza numero 23 navi che nei vari anni sono affondate nel Mediterraneo e delle quali per la maggior parte non si ha certezza degli eventi. Di questi potrebbero ritenersi dubbiosi, oltre alla Rigel i seguenti affondamenti: M/N « ASO » affondata il 16.05.1979 al largo di Locri carica con 900 tonnellate di solfato ammonico e da considerarsi un’affondamento a rischio per il tipo di carico e per le circostanze poco chiare emerse nell’inchiesta sommaria;. M/N « MIKIGAN » affondata il 31.10.1986 nel Tirreno in posizione 38:35’ N / 15o 42’ E con un carico di granulato di marmo era partita dal Porto di Marina di Massa lo stesso Porto di origine della « Rigel » dove i controlli sul carico potrebbero essere stati non effettuati; Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 34 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI – M/NA « FOUR STAR I » di bandiera Sry Lanka con carico generale affondata il 09.12.1988 in, un punto non noto dello Jonio Meridionale durante il viaggio da Barcellona ad Antolya (Turchia). Da una ricostruzione stimata del punto di affondamento la nave in questione potrebbe essere affondata al ’largo di Capo Spartivento, nei pressi del punto di affondamento della « Rigel ».La nave potrebbe essere ritenuta sospetta in quanto non risultano chiamate di soccorso alle Autorità Marittime né denunce di Sinistro nonostantequesto sia avvenuto nella ZEE italiana. La tecnica quindi potrebbe collegarsi a quella della nave « Rigel », più volte citata, che non emesse nessuna richiesta sulle frequenze di soccorso; M/N « ANNI » di bandiera Maltese affondata il 01.08.1989 in alto Adriatico; M/N « EURORIVER » di bandiera Maltese affondata anch’essa in Adriatico il 12.11.1991. Queste due navi. di bandiera Maltese sono affondale in due punti dell’Adriatico che nel progetto ODM reperito tra i documenti di Comerio sono indicati quali punti previsti nel programma di dispersione delle scorie nelle aree nazionali italiane e degli affondamenti si ha notizia dai registri Lloyd’s; M/N « Rosso » di bandiera Italiana arenatasi a Capo Suvero di Vibo Valentia il 14.12.1990 durante il viaggio da Malta a La Spezia. In merito al sinistro occorso a questa motonave si è riferito nell’informativa del 25.05.1995 dove appunto si faceva rilevare la richiesta di misurazione della radioattività fatta eseguire dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina per il ritrovamento di documenti che come riferito dal Comandate di quell’Ufficio Marittimo sarebbero i progetti ODM. Inoltre dell’unità in questione furono trovati presso il Comerio i progetti di trasformazione per la costruzione delle telemine. Circa le navi affondate elencate nell’informativa inizialmente citata sospetti sul carico sono basati sulla bandiera delle navi, quasi sempre di comodo e dal fatto che non si é a conoscenza degli sviluppi del sinistro. Si fa riserva di comunicare tutte le ulteriori informazioni necessarie qualora scaturissero ulteriori elementi dalle indagini in corso. Reggio Calabria, li 30 maggio 1995 Capitano De Grazia ». Gli elementi riassunti nell’appunto del capitano De Grazia spinsero gli investigatori a concentrarsi sull’ipotesi investigativa relativa all’affondamento doloso di navi partendo dall’individuazione di tutti gli affondamenti che parevano « sospetti » o per le circostanze dell’affondamento o per la natura del carico. Il gruppo di lavoro si dedicò, innanzitutto, all’affondamento della motonave Rigel, avvenuto il 21 settembre 1987 di fronte a Capo Spartivento, nonchè allo spiaggiamento della motonave Rosso, avvenuto di fronte alle coste di Amantea il 14 dicembre 1990. Altri accertamenti furono delegati in ordine ad altri sospetti affondamenti, come si evince dalla delega, del 17 luglio 1995, emessa dal sostituto procuratore F. Neri ed indirizzata al capitano De Grazia ed al maresciallo Moschitta i quali avrebbero dovuto accertare: Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 35 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI « a) i motivi del trasporto del materiale radioattivo da parte della nave Acrux e quindi acquisire in copia tutta la documentazione utile alle indagini; b) richiedere alla C.P. di Genova quali siano le navi che normalmente caricano o scaricano materiale tossico nocivo o radioattivo dalle banchine del Ponte Libia di Genova; c) accertare in La Spezia presso gli uffici competenti quali merci pericolosi siano transitate (tossico nocive o radiattive) dalle banchine della Cont Ship italia; d) vorranno contattare le forze di polizia giudiziaria di La Spezia che possano fornire elementi utili di indagine sul procedimento in corso. dato in Brescia 13.07.95 ». Gli approfondimenti relativi alla Rigel e alla Rosso verranno di seguito trattati in paragrafi separati in quanto, in riferimento a ciascuna delle due vicende, gli investigatori svolsero attività consistite nel ricostruire – partendo dagli atti di indagine già svolti dalla procura di La Spezia e dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia – tutte le circostanze relative all’affondamento, al carico delle navi, alla formazione dell’equipaggio. Le due vicende, apparentemente separate, avevano in realtà dei punti di connessione che furono individuati proprio nel corso delle indagini. 1.1.7 L’affondamento della motonave Rigel: l’indagine della procura della Repubblica presso il tribunale di La Spezia e le successive attività investigative della procura di Reggio Calabria. La motonave Rigel, di proprietà della Mayfair Shipping Company Limited di Malta, affondò, secondo la versione ufficiale, a 20 miglia al largo di capo Spartivento – promontorio situato nel comune di Brancaleone (RC) – in acque internazionali, il 21 settembre 1987, dopo essere partita dal porto di Marina di Carrara il 2 settembre 1987, diretta a Limassol, Cipro. Secondo le indagini svolte dalla procura della Repubblica di La Spezia nell’ambito del procedimento penale n. 814/1986 RGNR, la Rigel fu affondata dolosamente. I responsabili, rinviati a giudizio il 20 novembre 1992 per aver cagionato il naufragio della nave al fine di truffare la società di assicurazioni, furono condannati con sentenza confermata nei successivi gradi di giudizio. Appare opportuno ripercorre i passaggi fondamentali della sentenza-ordinanza del 20 novembre 1992 in quanto furono poi ripresi dal procuratore Neri e dal capitano De Grazia al fine di approfondire il tema concernente il carico della nave e l’eventuale utilizzo della stessa per lo smaltimento illecito di rifiuti radioattivi, aspetto questo non affrontato nell’inchiesta di La Spezia. Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 36 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Secondo quanto si legge nel provvedimento giudiziario citato, l’accordo per l’affondamento della nave intervenne tra Luigi Divano (titolare della Trade Centre Srl), Vito Bellacosa (di professione agente marittimo, titolare dell’agenzia marittima « Spediamar » corrente in la Spezia), Fuiano Gennaro (di professione funzionario doganale), Cappa Giuseppe e Figliè Carlo, quest’ultimo titolare di un’agenzia marittima in Marina di Carrara (quali organizzatori in Italia e ricercatori delle persone da indurre ad effettuare un fittizio trasporto di merce destinata all’affondamento), Khoury e Papanicolau (il primo quale fittizio acquirente della merce caricata sulla Rigel, e il secondo quale fornitore del mezzo da far naufragare), il capitano Vassiliadis come esecutore materiale nonché capitano della Rigel. Nel corso dell’indagine erano state intercettate le utenze in uso a Gennaro Fuiano, funzionario di dogana già sospeso e a Luigi Divano, intermediatore di affari di Rapallo. Particolarmente interessante per gli investigatori calabresi si rivelò la conversazione telefonica del 24 marzo 1987 tra Gennaro Fujano e Vito Bellacosa (il quale si trovava a Limassol, Cipro, presso la sede della società di Khoury) nella quale si parlava di un carico da spedire « colà », con un « carico buono e meno buono » (definito testualmente « merda » da Bellacosa). Poiché in quel periodo i soggetti erano impegnati nell’organizzazione della truffa assicurativa, il riferimento al carico della nave apparve di sicuro interesse investigativo, tenuto conto del fatto che il carico « buono » non poteva essere inteso come la parte del carico da far arrivare a destinazione (atteso che tutta la nave era destinata ad affondare). Dunque, gli investigatori interpretarono le espressioni utilizzate come riferite ai rifiuti, in parte definiti buoni (cioè non pericolosi) e in parte non buoni (quindi tossici). L’altra conversazione di interesse fu quella del 21 settembre 1987, sempre tra Gennaro Fujano e Vito Bellacosa, nella quale venne pronunciata l’espressione: « il bambino è nato », con ciò indicandosi, secondo l’ipotesi investigativa, con una metafora, il buon esito della operazione di affondamento, che infatti avvenne proprio in quella data. Gli atti del processo di La Spezia offrirono agli investigatori coordinati dal dottor Neri elementi di conferma di estrema importanza alle ipotesi investigative formulate, spingendoli ad approfondire sempre di più l’aspetto che invece non era stato oggetto delle indagini dell’autorità giudiziaria di La Spezia, ossia quello della natura del carico della nave. Nel processo di La Spezia, infatti, venne definitivamente accertata la natura dolosa dell’affondamento della Rigel e la truffa ai danni dell’assicurazione. Gli imputati vennero giudicati in relazione ai reati di associazione a delinquere, truffa ai danni della società assicurativa, corruzione ed altri reati connessi e finalizzati a conseguire il premio assicurativo, ma nulla venne accertato in merito all’effettivo carico della nave. In sostanza, nel processo di La Spezia non venne neppure ipotizzato che la nave Rigel fosse stata caricata con rifiuti tossici e pericolosi: ed, infatti, nessun elemento era emerso in questo senso né Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 37 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI dalle testimonianze né dai documenti, appositamente falsificati per far risultare un carico diverso da quello effettivo. Gli atti del procedimento furono, pertanto, riesaminati dal capitano De Grazia, al fine verificare quale fosse il carico della motonave affondata, sospettandosi che unitamente alla stessa fossero stati inabissati rifiuti radioattivi. Indicazioni precise in questo senso erano state fornite dalla fonte confidenziale denominata « Pinocchio » (di cui all’informativa citata del 13 maggio 1995 del Corpo forestale, doc. 118/7), che aveva fatto riferimento ad una nave affondata in Calabria, a largo di Capo Spartivento, a venti miglia circa dalla costa, nave che – secondo gli investigatori – poteva appunto identificarsi con la Rigel (cfr. par. 1.1.4). Due importanti elementi di riscontro, considerati unitariamente, convinsero gli investigatori a ritenere più che fondate le dichiarazioni della fonte confidenziale anzidetta e li spinsero a ricercare ulteriori prove. Posto che la motonave Rigel era affondata il 21 settembre 1987 a largo di Capo Spartivento, come accertato dal processo di La Spezia, il primo elemento di riscontro fu ricavato dall’annotazione « lost the ship » rinvenuta sull’agenda sequestrata a Giorgio Comerio proprio sulla pagina corrispondente alla data 21 settembre 1987. Il secondo elemento proveniva direttamente dalle informazioni acquisite dal capitano De Grazia presso i registri Lloyds di Londra, che coprono il 90 per cento della situazione mondiale di tutte le navi affondate, e presso l’IMO, secondo cui l’unica nave affondata il 21 settembre 1987 era la motonave Rigel. Dunque, secondo gli investigatori, l’annotazione di Comerio non poteva che riferirsi alla Rigel e, tenuto conto della documentazione trovata in possesso del Comerio attinente al progetto Dodos e alla società ODM, era legittimo ritenere che l’interesse del Comerio alle sorti della Rigel potesse essere legato al carico di rifiuti tossici. Gli investigatori cercarono – tra gli atti del processo di La Spezia – altri elementi utili a rafforzare il quadro che velocemente si andava delineando. Da subito si comprese che fondamentale era il ritrovamento della nave e del suo carico. In particolare, il capitano De Grazia si concentrò in tale direzione, cercando di individuare il punto esatto di affondamento della motonave Rigel. Significative in merito sono alcune informative che il capitano De Grazia trasmise al sostituto dottor Francesco Neri nel mese di giugno 1995, riportate di seguito, nelle quali vengono riassunti gli elementi fino a quel momento acquisiti, evidenziandosi che (cfr. inf. del 16, del 22 e del 26 giugno 1995 – doc. 681/32, 681/18, 681/21): la procura della Repubblica di La Spezia aveva accertato l’affondamento doloso della Rigel, finalizzato a truffare la compagnia assicuratrice; nell’ambito del procedimento di La Spezia era emerso che due degli indagati – in una telefonata del 21 settembre 1987 – avevano Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 38 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI fatto riferimento alla nascita di un bambino, poi chiarita dagli stessi come allusione all’affondamento della nave; Giorgio Comerio aveva annotato sulla sua agenda l’evento dell’affondamento, scrivendo alla data del 21 settembre 1987: « lost the ship »; una copia dei progetti ODM di Giorgio Comerio era stata trovata sulla plancia della motonave Jolly Rosso, spiaggiatasi ad Amantea il 14 dicembre 1990, dal comandante della Capitaneria di porto di Vibo Valentia, Bellantone; per individuare il relitto della nave al largo di Capo Spartivento, stante la disponibilità dei mezzi offerta dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, occorreva individuare la tipologia del mezzo nautico da impiegare, quindi, acquisire notizie tecniche circa le apparecchiature e le modalità d’impiego di sonar per l’individuazione dei relitti, nonché di strumenti idonei alla misurazione della radioattività; per tale attività si chiedeva all’autorità giudiziaria l’autorizzazione a recarsi a Roma per prendere contatti diretti con l’ingegner Bertone del Centro Ricerche nucleari di Roma e con il Reparto Operazioni del Comando Generale delle Capitanerie di Porto per la pianificazione delle attività da porre in essere. Conclusivamente, con riferimento alla Rigel, le attività del capitano De Grazia si concentrarono essenzialmente nell’esame della documentazione sequestrata a Comerio, nell’individuazione di elementi di collegamento con l’affondamento della Rigel e nella ricerca del punto esatto di affondamento della motonave, condizione questa indispensabile per avviare proficue attività di ricerca del relitto. Sebbene fosse stato ritenuto necessario procedere ad una nuova escussione dei soggetti coinvolti nell’inchiesta di La Spezia, con particolare riferimento alla natura del carico e alle relative operazioni, tuttavia, il capitano De Grazia non ebbe la possibilità di parteciparvi personalmente in quanto deceduto prima che venissero svolte queste attività. Successivamente, fu il maresciallo Scimone ad effettuare le attività predette, di cui si renderà conto nel prosieguo della relazione. Va detto, fin da subito, che – secondo la testimonianza del magistrato Nicola Maria Pace – il capitano De Grazia sarebbe riuscito ad individuare le coordinate relative al punto di affondamento, tanto che insistette, proprio la mattina della sua partenza per La Spezia, per portarvi lo stesso magistrato. Si riporta il passo dell’audizione del dottor Pace, avvenuta avanti alla Commissione in data 12 gennaio 2010: « Quando è giunta la notizia della morte di De Grazia io, Neri ed altri non abbiamo avuto dubbi sul fatto che quella morte non fosse dovuta a un evento naturale. Avevo sentito De Grazia alle 10,30 di quella mattina, mi aveva detto che con una delega di Neri si sarebbe recato prima a Massa Marittima e poi a la Spezia, mi avrebbe aspettato a Reggio Calabria per portarmi con una nave sul punto Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 39 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI esatto in cui è affondata la Rigel. Alle 10,30 del 13 dicembre, giorno in cui è morto, ricevetti questa sua telefonata in ufficio, ma non sono in grado di fornire elementi obiettivi ». 1.1.8 Lo spiaggiamento della Jolly Rosso e Giorgio Comerio. Gli approfondimenti svolti dal capitano De Grazia. Particolare attenzione suscitò la vicenda della motonave Rosso, della compagnia di Ignazio Messina. Tale nave naufragò al largo di Capo Suvero, in Calabria, in data 14 dicembre 1990 (con immediato abbandono della stessa da parte di tutto l’equipaggio), per arenarsi sulla costa di Amantea (CS) nella stessa giornata (doc. 695/1). Sullo spiaggiamento, inzialmente, non venne avviata alcuna indagine di carattere penale, ma solo un’indagine amministrativa da parte della compagnia di assicurazione e un’inchiesta da parte della Capitaneria di porto di Vibo Valentia di cui si dà atto nel rapporto riassuntivo a firma del comandante Giuseppe Bellantone (doc. 695/ 19). Nel 1994 la vicenda della Rosso fu oggetto di ulteriore approfondimento nell’ambito dell’indagine condotta da dottor Francesco Neri. Il motivo dell’approfondimento era da collegarsi ad una serie di circostanze sospette, prima fra tutte quella relativa al rinvenimento presso l’abitazione di Comerio, in Garlasco, di documentazione attinente alla motonave Jolly Rosso. Particolarmente importanti furono le dichiarazioni rese dal comandante Bellantone al capitano De Grazia, assunte da quest’ultimo informalmente, delle quali si dà conto nell’informativa del 30 maggio 1995 (doc. 681/32): « (...) dall’indagine sommaria esperita dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina emerge che il comandante di quella Capitaneria ha richiesto, a seguito dell’incaglio, degli accertamenti radiometrici sulla nave semi sommersa. Data l’inusualità dell’accertamento si è contattato il comandante di quella Capitaneria di porto Bellantoni il quale riferiva di avere lui stesso richiesto detti accertamenti in quanto in alcuni documenti reperiti a bordo della nave vi erano strani cenni a materiale radioattivo. Successivamente, il preddetto comandante riferiva oralmente che sulla nave aveva rinvenuto della documentazione che non aveva saputo interpretare ma che comunque gli sembravano dei piani di « battaglia navale » che poi riconoscevanei progetti ODM sequestrati presso l’abitazione-laboratorio del Comerio. Il citato Ufficiale in quella occasione forniva copia del verbale di consegna della succitata documentazione al comandante della « Rosso », nonché copia dell’istanza con la quale il capitano Bert M. Kleywegt in rappresentanza della società Smit Tak, olandese, aveva chiesto- l’autorizzazione al recupero della suddetta nave. Viene riferito ciò in quanto la ditta, pur avendo operato per circa 30 giorni, Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 40 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI non ha effettuato alcuna attività di recupero nonostante abbia operato con dei subaquei, alcuni gommoni e un grosso Tir ». Successivamente il comandante Bellantone fu sentito a sommarie informazioni dai procuratori Scuderi e Neri (in data 29 febbraio 1996) ed anche in tale circostanza confermò quanto dichiarato informalmente al capitano De Grazia sulla presenza – a bordo della Rosso – di documenti con strani cenni a materiale radioattivo. Precisò ancora che, all’epoca, il capitano De Grazia gli mostrò un opuscolo con uno stemma triangolare della società ODM uguale a quello dallo stesso notato a bordo della nave (doc. 695/7). Al verbale di sommarie informazioni vi è il documento citato, di cui si riporta il frontespizio: È importante sottolineare che il comandante Bellantone è stato successivamente sentito sia dal pubblico ministero di Paola, Francesco Greco, nell’anno 2004 sia dalla Commissione in data 8 marzo 2011. Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 41 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Le dichiarazioni fornite in tale occasioni sono risultate contrastanti tra di loro nonché con quanto precedentemente dichiarato ai magistrati e al capitano De Grazia. In particolare, nel verbale di sit del 15 luglio 2004 (doc. 695/7), il comandante ha dichiarato, quanto ai documenti rinvenuti sulla Rosso, di avere visto su qualche documento uno stemma a forma di triangolo con la scritta ODM specificando che all’epoca dello spiaggiamento non conosceva il significato di tale scritta. Si riportano le dichiarazioni nella parte di interesse: « (...) Ricordo di aver seguito la fase del recupero della M/N e successiva demolizione, nonché la questione dell’inquinamento che poteva causare la nave e i relativi danni che poteva creare per l’erosione alla costa vicina. Non ricordo se sono salito a bordo, sicuramente è salito qualche ufficiale della Marina, forse anch’io, non ricordo. Ricordo di aver visto su qualche documento, uno stemma a forma di triangolo con la scritta ODM, preciso di non conoscere all’epoca dello spiaggiamento, il significato dello scritto ODM e comunque era scritto tutto in inglese. Non ricordo di aver visto sulla nave una cartografia raffigurante i siti di affondamento di navi che possa raffigurare una battaglia navale. Ricordo però che la stessa mi fu mostrata dal magistrato Neri di Reggio Calabria e o dal suo collaboratore De Grazia Natale. Ricordo vagamente che la nave Michigan, che affondò al largo di Capo Vaticano, trasportava grosse quantità di granulato di marmo e comunque gli atti dell’inchiesta sono depositati presso la Capitaneria di Vibo Valentia. Tutta la documentazione acquisita, non inerente l’inchiesta sommaria, normalmente viene restituita poiché non utile alla stessa. Non ricordo in questo caso se è stata restituita e a chi o da chi. Ricordo che all’epoca aggiornavamo della situazione gli organi competenti, prefettura, comune e magistratura, relativamente al recupero della nave, all’inquinamento e all’erosione causato dalla nave stessa. Non ricordo però quale magistrato di Paola, si occupò della vicenda, né se da quest’ultimo ho ricevuto deleghe di attività d’indagine. Ricordo che a seguito di allarmismo della gente del posto, circa il carico, poiché veniva definita come la nave dei veleni, fu disposto un controllo sulla radioattività da parte dei Vigili del fuoco, con esito negativo, non ricordo se fu interessato il PMP di Cosenza ». Nel corso dell’audizione dinnanzi alla Commissione il comandante Bellantone ha oscillato tra smentite, parziali conferme e dichiarazioni di non ricordare, palesando finanche la possibilità che le sue dichiarazioni avanti ai magistrati di Reggio Calabria non fossero state fedelmente riportate. Risulta, quindi, allo stato incerto quello che effettivamente fu rinvenuto a bordo della motonave Rosso, in mancanza di verbali di sequestro redatti in quell’occasione. Non può essere ignorato il fatto che le iniziali dichiarazioni rese dal comandante Bellantone al capitano De Grazia, riportate nell’annotazione citata e successivamente confermate ai magistrati di Reggio Calabria, sono quelle rese in epoca più prossima ai fatti e, quindi, da ritenere, secondo criteri di comune esperienza, più attendibili. Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 42 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Come si avrà modo di evidenziare, il capitano De Grazia, pur incaricato di sviluppare questi aspetti, non ebbe la possibilità di portare a termine l’attività per le ragioni che di seguito si andranno ad esporre. 1.1.9 Le verifiche effettuate dal capitano De Grazia in merito agli ulteriori affondamenti sospetti. Come già evidenziato il capitano De Grazia, in ragione delle sue specifiche compentenze, operò una verifica – presso la compagnia di assicurazione Lloyd di Londra – in ordine agli affondamenti sospetti di navi, stilando un elenco che avrebbe dovuto costituire la base di ulteriori approfondimenti. E, pertanto, si può sostenere, senza timore di smentita, che il capitano approfondì proprio l’aspetto attinente all’utilizzo di navi per lo smaltimento illecito dei rifiuti radioattivi sia attraverso il loro affondamento sia, più in generale, attraverso il loro utilizzo per il trasporto verso paesi esteri. Ed è proprio in questo ampio contesto investigativo che va esaminata la vicenda, dai contorni poco chiari, relativa alla monotave Latvia, ormeggiata presso il porto di La Spezia, di cui si ha traccia in due informative del Corpo forestale di Brescia indirizzate al procuratore Neri. Dell’esistenza di questa nave si dà conto per la prima volta nell’annotazione di polizia giudiziaria redatta dal Corpo forestale dello Stato di Brescia in data 26 ottobre 1995 (doc. 277/8), nella quale si evidenzia che la nave, venduta ad un prezzo superiore al valore reale, avrebbe potuto essere destinata al trasporto di rifiuti nucleari e/o tossico-nocivi. Si riportano i passi di interesse dell’informativa, redatta previa assunzione di informazioni di cui all’articolo 203 c.p.p.: « (...) Motonave Latvia. Nell’area portuale di La Spezia è presente la motonave Latvia. adibita al trasporto passeggeri, ex-sovietica, giunta nei cantieri ORAM prima della caduta del blocco orientale. Nave ritenuta come appartenente ai servizi segreti sovietici (KGB) (...). Attualmente è ormeggiata alla diga di La Spezia, è stata messa in vendita (forse dal tribunale) ed acquistata da una società Liberiana con sede in Monrovia, tramite un ufficio legale di La Spezia. Da fonte attendibile risulta che il prezzo pagato è superiore di quello del valore reale, e questo fa supporre che potrebbe essere utilizzata come « bagnarola » per traffici illegali di varia natura, in particolare di rifiuti nucleari e o tossico-nocivi, (esempi pratici sono le cosidette navi dei veleni) (...) ». Ancora, la Latvia viene menzionata nell’annotazione di polizia giudiziaria redatta, in data 10 novembre 1995, con la quale il brigadiere De Podestà Gianni comunicò alle procure di Reggio Calabria e di Napoli che fonte confidenziale attendibile aveva di recente riferito in merito al coinvolgimento di famiglie camorristiche e logge massoniche deviate nei traffici di rifiuti radioattivi e tossico nocivi interessanti la zona di La Spezia e l’interland napoletano. Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 43 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Nell’annotazione si dava atto che la Latvia, così come già era stato fatto per la Rigel e la Jolly Rosso, avrebbe dovuto essere preparata per salpare nell’arco di 4 giorni con un carico non ben definito (rifiuti tossico-nocivi e/o radioattivi) per poi seguire la rotta La Spezia-Napoli (per un ulteriore carico, come accertato per la Rosso) – Stretto di Messina-Malta – ritorno sulle coste ioniche (per affondamento). Dall’annotazione in parola si evince che la fonte confidenziale cui si fa riferimento è la stessa di cui all’informativa del 13 maggio 1995 richiamata espressamente, e dunque la fonte denominata « Pinocchio ». Si riporta parte del testo dell’annotazione del 10 novembre 1995 (doc. 681/32): « Fonte confidenziale attendibile ha qui riferito, in epoca recente, del traffico di rifiuti radioattivi e tossico-nocivi che interessano in particolar modo la zona di La Spezia e l’interland napoletano e quindi il coinvoglimeritodi famiglie camorristiche e logge massoniche deviate. Nella prima annotazione di polizia giudiziaria redatta in data 13 maggio 1995 in questo ufficio, l’informatore riferiva di personaggi legati al traffico La Spezia~Napoli-Reggio Calabria e oltremare (...). In merito all’annotazione di polizia giudiziaria prot. 1045 del. 26 ottobre u.s., ove la fonte confidenziale (rimane tale per ragioni disicurezza personale, familiare e per la polizia giudiziaria. che lavora all’indagine) ha riferito che nell’area portuale di La Spezia vi è presente la motonave Latvia (ex KGB russo) e che tale imbarcazione dovrebbe essere preparata come è stato fatto per la Rigel e la Jolly Rosso e quindi destinata sui fondali marini come quest’ultime. Ancora la Latvia, se vengono rispettati i tempi di allestimento e caricamento della Jolly Rosso (dal 4 dicembre 1990 all’8 dicembre 1990) nell’arco di 4 giorni, risulterà pronta a salpare da La Spezia, con un carico non ben definito (rifiuti tossico-nocivi e/o radioattivi) per poi seguire la seguente rotta marittima: La Spezia-Napoli (porto)-stretto di MessinaMalta ritorno sulle coste ioniche (per affondamento). Risulta tappa importante il porto di Napoli, dove al carico di La Spezia dovrebbe essere aggiunto dell’altro (come accertato per la Jolly Rosso poi Rosso) e seguito in via strettamente riservata da persone di fiducia (uomini di fiducia del camorra napoletana legata al Di Francia e alla mafia sici1iana, che ha una ramificazione in La Spezia con un certo Giarusso) ». Dunque, si iniziò ad indagare anche sulla Latvia, per le ragioni che emergono nelle informative appena riportate. In particolare, oggetto di attenzione fu il carico, la provenienza della nave, la sua destinazione nonché le ragioni della lunga permanenza presso il porto di La Spezia. È di tutta evidenza l’importanza che gli approfondimenti sulla Latvia avevano nell’ambito dell’inchiesta. Si trattava, infatti, di una nave che era possibile monitorare per così dire « in diretta » e che consentiva, quindi, di superare i vuoti conoscitivi attinenti alle altre navi delle quali si erano perse le tracce. Appare, quindi, del tutto credibile la circostanza emersa nell’ambito dell’inchiesta svolta dalla Commissione, secondo la quale il Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 44 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI capitano De Grazia si sarebbe dovuto recare a La Spezia anche per effettuare indagini con riferimento alla predetta nave e per avere un contatto diretto con la fonte confidenziale che aveva già riferito informazioni in merito alla Latvia (cfr. informative appena riportate nonché paragrafo successivo nel quale si tratterà delle indagini che a La Spezia avrebbe dovuto effettuare il capitano De Grazia). Tale circostanza, invero, non risulta da alcun documento, ma è stata rappresentata alla Commissione da un soggetto il cui nome è rimasto segretato e che – all’epoca dei fatti – aveva collaborato con il Corpo forestale di Brescia. In data 15 dicembre 1995, due giorni dopo il decesso del capitano De Grazia, l’ispettore Tassi trasmise un fax alla procura circondariale di Reggio Calabria nel quale testualmente riferiva (doc. 634/1): « In data odierna è stata accertata la partenza della motonave Latvia, avvenuta all’incirca verso la terza decina del Novembre u.s. per raggiungere il Porto di Ariga (Turchia). La Motonave è stata acquistata tramite il tribunale di La Spezia, da una Soc. Ciberiana la « Dido Steel Corporation S.A. » con sede in Brod Street Monrovia Liberia, Il trasporto è avvenuto o sta avvenendo a traino di un rimorchiatore denominato Kerveros di nazionalità Greca. Le pratiche sono state curate da una agenzia marittima spezzina ». Lo stesso ispettore Tassi, nel marzo 1996, trasmise, sempre al sostituto procuratore dottor Neri, sette fotografie della motonave in questione (doc. 681/71): Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 45 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 46 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 47 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Nell’ambito dell’indagine condotta dal dottor Neri gli approfondimenti relativi alla motonave Latvia furono esclusivamente quelli contenuti nelle due informative dell’ispettore De Podestà, sopra riportate, nonché la comunicazione dell’ispettore Tassi relativa all’avvenuta partenza della nave, collocata temporalmente alla fine di novembre (dopo il decesso del capitano De Grazia). Non può non sottolinearsi la peculiarità della vicenda, tenuto conto dei seguenti dati: nel pieno di indagini concernenti l’utilizzo di navi per lo smaltimento illecito di rifiuti tossici, vi era la possibilità di monitorare una nave, la Latvia, rispetto alla quale vi erano concreti indizi in merito al suo utilizzo per le predette finalità illecite; ebbene, nonostante la preziosissima fonte di informazioni, rappresentata dalla motonave in questione, non solo non risultano effettuate verifiche approfondite da parte degli ufficiali di polizia giudiziaria della zona, ma neppure risultano essere stati mai sentiti gli occupanti della nave; paradossale è poi che non sia stato predisposto un servizio di osservazione in merito agli spostamenti della nave. 1.1.10 Le indagini che a La Spezia avrebbe dovuto compiere il capitano De Grazia. La Commissione ha ritenuto di fondamentale importanza comprendere quale fosse l’oggetto specifico delle indagini che il capitano De Grazia, unitamente al maresciallo Moschitta e al maresciallo Francaviglia, avrebbe dovuto effettuare recandosi a La Spezia dal 12 dicembre 1995. Camera dei Deputati XVI LEGISLATURA — — 48 Senato della Repubblica — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI Deve sin d’ora sottolinearsi come questo approfondimento, teoricamente agevole in quanto erano state predisposte deleghe di indagine da parte del pubblico ministero procedente, si è rivelato nei fatti difficoltoso. La documentazione acquisita, costituita da ben sei deleghe, alcune delle quali conferite specificatamente ai militari in missione, non si è rivelata risolutiva in quanto le deleghe in questione sono state formulate in modo alquanto generico. Non è noto se per ragioni precauzionali e di riservatezza o per lasciare ampio margine di manovra agli ufficiali di polizia giudiziaria. Neppure chiarificatrici sono state le dichiarazioni rese sul punto da quegli stessi ufficiali che parteciparono alla missione in questione. Contradditorie, infine, sono state le informazioni acquisite dagli altri investigatori impegnati nell’indagine. Poco chiara è stata anche la vicenda attinente alla valigetta che il capitano De Grazia portava con sé, valigetta che non è stata mai sequestrata, ma solo affidata in custodia al maresciallo Moschitta e restituita, successivamente, al dottor Neri. Il contenuto della valigetta in questione non risulta mai inventariato essendo stata solo riportata genericamente (in un’annotazione di polizia giudiziaria) la presenza al suo interno di documenti attinenti all’indagine di cui al procedimento penale n. 2114/94 RGNR. La Commissione ha acquisito le copie delle sei deleghe di indagine emesse in data 11 dicembre 1995 dai magistrati di Reggio Calabria (sostituto F. Neri e procuratore F. Scuderi). Dall’analisi delle stesse si ricava che la prima era finalizzata all’escussione di Cesare Granchi e all’acquisizione in copia conforme di tutta la documentazione attinente ai rapporti commerciali e societari con Giorgio Comerio, con particolare riferimento a quelli concernenti la realizzazione del progetto ODM (doc. 681/87); La seconda era indirizzata al Presidente del tribunale di La Spezia, affinchè il capitano di corvetta De Grazia Natale e il maresciallo M. Moschitta Nicolò fossero autorizzati a visionare e estrarre copia degli atti del procedimento penale nr. 814/1986 (a carico Fuiano Gennaro + altri – Affondamento M/n Rigel) (doc. 681/87); La terza era indirizzata al procuratore della Repubblica presso il tribunale di La Spezia, affinchè il vice ispettore Tassi Claudio della Sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato della procura della Repubblica di La Spezia – fosse autorizzato a svolgere le indagini delegategli nell’ambito del proc. pen. 2114/94 ». (doc. 681/87); Con la quarta si chiedeva al v. ispettore tassi di voler svolgere tutte le indagini già concordate nell’ambito del procedimento pen. 2114/94 anche fuori sede (doc. 695/16) Con le ultime due, indirizzate ai procuratori della Repubblica presso la pretura circondariale e presso il tribunale di Salerno, si richiedeva di consegnare al maresciallo Moschitta copia di tutti gli atti relativi agli accertamenti effettuati in merito allo spiaggiamento di un container, avvenuto a Positano nell’aprile del 1994, avente tracce di radioattività (Torio) e riferibile all’affondamento della motonave Marco Polo (doc. 681/87).