in via Caffaro, 2A / 2 – 16124 Genova
tel. 010 869 57 07 fax 010 869 30 18
www.sinbase.org – [email protected]
Si susseguono gli incontri internazionali, CEE, G7,
G8, G20, i piani internazionali di salvataggio, le
NAZIONALIZZAZIONI, se questa nave non sta
affondando certo è in balia del mare ....
Forse ci si poteva fidare dei vecchi “comandanti”
avvezzi a perire insieme alla loro nave, certo non
di questi bancarottieri che spargono ottimismo
interessato solo per tranquillizzare passeggeri ed
equipaggio, magari solo per potersi allontanare
senza danni con l'unica scialuppa di salvataggio,
peraltro prontamente ammarata per loro.
Tutte le risorse agli ammortizzatori sociali!
Nessuna risorsa ai bancarottieri!!
Leggi e fai leggere la nostra stampa, l'unica
stampa che nessuno può comprarsi,
neanche con sovvenzioni che non vogliamo.
Perché è stampa dei lavoratori
per i lavoratori.
4
Avvertenza:
Sin.Base ha cambiato sede trasferendosi
in via Caffaro 2A / 2 – Genova
(Al Portello. Primo portone a sinistra risalendo via Caffaro)
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Stampato in proprio v. Caffaro 2A / 2 - Genova, 02/03/09
PREMESSA
La crisi impone i suoi tempi alla politica parlamentaristica. Lungaggini e tiraemolla parlamentari sono stati
sostituiti da decretazione a gogò. Mister “ma anche” (anche detto “Yes we can”!!!) si è dovuto svestire
delle vesti “liberiste” appena indossate e dimettersi da quel PD che non aveva neanche finito di
rifondare. In realtà è entrato in crisi il rapporto Banche-Centro Sinistra. L'appoggio dichiarato di banche e
banchieri all'elezione di Prodi è evaporato. Appoggio prima messo in crisi dall'andazzo del governo poi
dalla crisi finanziaria che, ridimensionando il ruolo della neo opposizione, ha spiazzato il novello PD
facendogli mancare il terreno sotto i piedi. Alla disperata il neo segretario Franceschini ne ha inventata
un'altra degna della “social card”, cioè, un assegno proposto = un voto raccolto, con cui, come nella
precedente campagna elettorale il precariato è utilizzato per commuovere gli elettori solo per poi
infischiarsene altamente una volta raccatatone il voto. Dubitiamo che i precari si facciano ancora una
volta delle illusioni, ma della questione assegno ne parliamo ancora in altra pagina.
Neanche la ex sinistra arcobaleno (ora trotzko-stalinista) appare in grado di risollevarsi, anzi, nonostante
fosse geneticamente “unitaria” riesce a dividersi praticamente su tutto, anche in vista della soglia
elettorale del 4%, non sarebbe la prima volta che Stalin e/o Trotzky, cioè assassino ed assassinato, si
rivoltano nella tomba. La sua politica parlamentar-televisiva è naufragata miseramente e la crisi ha reso
obsoleto il suo dirigismo pseudo keynesiano, il suo presunto operaismo. Di fallimento in fallimento
falliranno il loro mitico appuntamento elettorale europeo? Probabile.
Ma la politica internazionale ha subito i contraccolpi della crisi economica non meno di quella italiana.
Gli incontri sulla crisi tra capi di stato, ministri delle finanze, delle infrastrutture, dell'economia, della CEE
ristretta ed allargata, del G7, del G8, del G20, delle Banche Centrali, del FMI, del WTO, ecc. ecc. sono
interrotti soltanto dai corrispondenti incontri bilaterali tra un paese e l'altro, e si susseguono senza posa e
senza che nessuno di questi “grandi” abbia capito come uscirne.
Lo stesso Obama è figlio della crisi economica. L'establishment USA, repubblicani compresi, non è mai
stato così unanime nell'affidare al populismo obamista ed al suo vasto elettorato, le redini ... della crisi.
Il debito erogato senza possibilità di rimborso ha alimentato l'economia statunitense a ritmi più alti di
quelli dei suoi concorrenti mondiali che, abbagliati da un tale miraggio “liberista”, sono caduti nella
trappola acquistando questi crediti farlocchi, “infettandosi”, o finanziando il debito pubblico statunitense.
Gli USA hanno così ritardato il loro indebolimento relativo a scala mondiale anche a spese altrui, tutto
sommato ben sapendo come non vi sia alcun “ufficiale giudiziario” capace di pignorarne i beni. Non a
caso tutti, per un verso o per l'altro, sono interessati alla sopravvivenza del maggior debitore mondiale, e
che nessuno si sia neanche sognato di avanzare una qualche rimostranza.
In ogni caso il ridimensionamento USA è ben rappresentato anche dal mutamento dei toni della sua
politica estera, dal multipolarismo indispensabile al superamento della crisi stessa. Il primo effetto del
ricambio lo hanno avvertito i palestinesi. Israele, non ha perso tempo nell'interrompere la campagna
elettorale di Hamas fatta a suon di “kassam” (militarmente inutili), prima che Obama si insediasse, a
spese ancora una volta dei palestinesi. Morti e macerie di Gaza ne sono la tragica testimonianza.
La crisi “economica” è dunque anche politica, all'interno come all'estero, dimostrando ancora una volta
che la politica, la potenza stessa degli stati, dipendono dall'economia. E' un fatto che non può più essere
coperto dalla favola ”democratica”, da una presunta “volontà del popolo”.
Chi ha nominato i responsabili dei Consigli d'Amministrazione dei fondi speculativi? Cioè degli
accaparratori delle materie prime, alimentari incluse, la cui speculazione ha letteralmente affamato
mezzo mondo e, la cui libertà ed indipendenza da noi, ha provocato la più grande crisi mai vista?
L'egoismo e l'avidità sono congeniti al capitalismo, cioè alla società di chi i capitali li ha.
Noi non ne abbiamo e non ne vogliamo. Non vogliamo però neanche pagare i deficit e le loro bancarotte
perché proprio di questo parlano tanto nei loro consessi nazionali ed internazionali.
Solo organizzandoti potrai difendere la tua retribuzione, il tuo lavoro, per questo
Cub - Confederazione Cobas - SdL intercategoriale
Comunicato stampa
(...)
Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un
nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e
costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società.
Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti,
il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le
conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto
che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie,
forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici.
L'attacco al contratto nazionale, le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività
sindacale, la nuova concertazione tra governo, confindustria e sindacati confederali che si è trasformata
in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la
difesa dei diritti dei lavoratori. Ciò avviene proprio quando più grave è la crisi economica, più pesanti le
conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di risposte determinate.
(...)
Altrettanto improponibile è l'adesione preventiva allo sciopero, un non senso giuridico che prevederebbe
l'impossibilità del singolo di poter mutare il proprio atteggiamento rispetto ad un'azione sindacale indetta.
Inaccettabile infine la forma di lotta virtuale che di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti
la capacità/volontà di individuare la “penale” per l'azienda in caso di “sciopero lavorato”, mentre ai
lavoratori si ritira l'intera giornata di lavoro: quindi la perdita secca della giornata per il lavoratore ed una
impercettibile riduzione dei profitti per l'azienda.
Contro questo ennesimo tentativo di eliminare il diritto di sciopero rispondiamo con la mobilitazione
immediata contro governo e padroni, cisl, uil e ugl e finalizzando a questo obbiettivo gli scioperi già
programmati a partire da quello per il trasporto aereo del 4 marzo.
Il sindacalismo di base ha indetto una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo e
uno sciopero generale per il 23 aprile anche per difendere il diritto di sciopero e la
democrazia sindacale
Cub – Confederazione Cobas – SdL intercategoriale
SCIOPERO VIRTUALE?
26 febbraio 2009
ANTIBERLUSCONIANI O MAGGIORDOMI?
La cosa è ancora più rivoltante quando sentiamo i cosiddetti “antiberlusconiani” come Sartori dalle
colonne del Corriere della Sera (editoriale, 8/3/09) apprezzare e sostenere che la «libertà di sciopero è
sacrosanta» ma «limitata dalla libertà altrui», cioè degli utenti, essendo prevedibile il prevedibile
«ribellismo» che la crisi produrrà insieme a disoccupati poco inclini ad apprezzare la libertà di esserlo
diventati.
MA
Per quanto possano essere «ribelli» i disoccupati, soltanto un minorato mentale può pensare
possano «scioperare», essendo per definizione senza lavoro.
Per quanto la Costituzione possa limitare il diritto di sciopero con la libertà altrui, soltanto un
minorato mentale può far finta che la libertà di sciopero non sia contemporaneamente un limite alla
libertà di intrapresa. Quindi o la Costituzione, anche limitandosi a questo caso e per i lavoratori,
non vale la carta su cui è scritta, oppure i “Padri Costituenti” non erano che degli ipocriti, che, come
i loro successori, miravano solo a velare con un diritto un interesse, cioè nascondendo, dietro la
libertà dell'utente/cittadino l'interesse dell'intrapresa. Come se il lavoratore ed il non lavoratore non
fossero e non potessero essere essi stessi utenti, detentori della medesima libertà.
MA QUESTA STESSA LIBERTA' PERCHE' MAI NON SI RISPETTA PER LA «SOLIDARIETÀ» E GLI
AIUTI CHE VENGONO DATI A BANCHE ED AZIENDE E NON AD UTENTI / CITTADINI?
SEMPLICISSIMO PERCHE' ALLORA BANCHIERI E IMPRENDITORI VARREBBERO UNO, COME ME
E COME TE, E QUESTO LA LORO “DEMOCRAZIA” NON LO ACCETTERA' MAI !
PERCHE' NON E' IL “DIRITTO” AD AVERTI CONCESSO LA “LIBERTA' DI SCIOPERO” MA E' LA
TUA LIBERTA', UNITA, COALIZZATA IN UNA FORZA CON QUELLA DEGLI ALTRI LAVORATORI AD
AVER COSTRETTO I CONCESSIONARI DEL DIRITTO AD INVENTARSI UN “DIRITTO DI
SCIOPERO” E PERSINO SINDACATI COMPIACENTI.
NON DIMENTICARE CHE SE VUOI CONSERVARE QUEL DIRITTO DEVI AVERE QUELLA FORZA,
MA NON L'AVRAI MAI SOSTENENDO ANCHE SOLO CON LA TESSERA IL SINDACALISMO
CONCERTATIVO OD ISOLANDOTI DAGLI ALTRI LAVORATORI MA SOLO
passando dalla tua parte, passando al
ALTRIMENTI ACCONTENTATI DEL CORAGGIO CON CUI I
GOVERNI DI OGNI COLORE AFFRONTANO,
IN NOME E COI “SOLDI DI TUTTI”, LA CRISI ECONOMICA:
Alcune foto della manifestazione del 12 dicembre a Genova
I «grandi timonieri» della crisi, governi, banche centrali e
periferiche ormai in balia delle correnti, si spacciano ancora
per guidatori ma in realtà sono guidati:
annaspando nell'attuale «calma piatta» si autostanziano
miliardi di euro per autosostenersi, cioè allargando ed
approfondendo gli effetti della crisi ... che scaricheranno
sugli altri, ancora una volta, come sempre, sui lavoratori.
Tutto nella speranza di “tempi
migliori” ma nessuno sa se e quando
ar riveranno.
E' ora che i lavoratori si preparino senza illusioni
ad affrontare la crisi provocata da questi signori
che non esitano ad aiutarsi a suon di miliardi inaugurando
una inconsueta gara di “aiuti” e “solidarietà” ... a se stessi.
Anche i lavoratori pensino solo ad aiutare se stessi:
OGNI RISORSA AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI,
TRIBUNALI FALLIMENTARI PER I FALLITI !
In attesa di «tempi migliori»:
MILIARDI PER LA SALVAGUARDIA
DELLA LORO BENEMERITA
«PROPRIETA' PERSONALE E PRIVATA».
Miliardi stanziati affinché i proprietari delle aziende in crisi possano
superare la crisi che sopraggiungendo. Stanziamenti che saranno erogati a
quei proprietari che «ammodernando» le loro aziende valorizzeranno gli
stanziamenti erogatigli. Sappiamo tutti cosa significhino i loro
«ammodernamenti»: licenziamenti.
●
●
●
●
Il bel risultato sarà così che i proprietari saranno premiati ed ancora
una volta i lavoratori puniti, anche in quelle aziende che con più
probabilità supereranno la crisi che verrà!!
Il bel risultato sarà così che per rendere disponibili gli stanziamenti ai
soliti noti questi saranno «investiti» in «azioni» delle aziende in crisi,
cioè «ricapitalizzandole», rifornendole di capitale, ossia facendo gratis
ciò che i loro proprietari non hanno voluto lasciar fare ad altri a tempo
debito pur di non perdere il controllo della loro proprietà a vantaggio
di nuovi possibili investitori, spesso concorrenti, ma che avrebbero
concentrato in gruppi più forti e stabili sul mercato aziende e posti di
lavoro acquisiti.
Il bel risultato sarà così che saranno premiati proprio coloro che,
salvaguardata la loro proprietà, hanno «diversificato» investendo
nella finanza speculativa, attendendosi quei guadagni gratuiti che la
loro azienda non riusciva più a produrre o/e, indebitandosi per
conservarne il controllo, la «proprietà». Cioè alimentando ed
estendendo la crisi sino al punto in cui è arrivata e le cui conseguenze
non tarderanno ad arrivare.
Il bel risultato sarà così che saranno sostenuti anche i proprietari di
aziende i cui mercati saturi non lasciano alcuna possibilità di smercio,
esempio il settore “auto”. Gli aiuti, per quanto cospicui non potranno
che rinviare ciò che il loro mercato farà comunque: concentrare
queste aziende in altre più forti e moderne, con l'unica differenza che,
sperando in «tempi migliori», lor signori riescano a strappare un
prezzo più alto non senza aver licenziato operai anziché se stessi.
SOVRAPPRODUZIONE, DEBITI E CONSUMO
Se esiste un qualcosa di accettato e noto è che la concorrenza avvantaggi il cosiddetto
«consumatore» calmierando i prezzi sia all'ingrosso che al consumo. Con questa giustificazione
sono state privatizzate aziende statali monopolistiche frantumandole in una serie di società
private, es. telefonia, gas, elettricità, autostrade ecc. anche se in questi settori i vantaggi per il
«consumatore» non sono così certi come si vorrebbe far credere.
Sempre con questa giustificazione però sono stati anche eliminati gli ostacoli alla grande
distribuzione lasciando campo libero alla concorrenza, ed è sotto gli occhi di tutti la fine che
hanno dovuto fare migliaia di negozi di “alimentari”, di “abbigliamento”, “elettrodomestici”, ecc.,
letteralmente spariti dal mercato. Migliaia, non alcuni, negozianti hanno dovuto chiudere, spesso
fallire, in ogni caso sono economicamente deceduti, morti, defunti. “Lode al vincitore”. Nessuno,
proprio nessuno, ha infatti versato una sola lacrima, un lamento, per la sorte di questi bottegai
tranne, ovviamente, i più sfortunati tra di loro.
Questo processo di concentrazione, originato dalla “libera concorrenza” ed accelerato dalle
ricorrenti crisi, non solo non è una novità ma la regola per la società società capitalistica in cui
viviamo. Non deve dunque sorprendere che, in questa come nelle precedenti crisi, i più forti
economicamente sopravvivano a scapito dei più deboli. E' la legge della concorrenza, del
mercato capitalistico, non una legge dei lavoratori che, caso mai, senza alcuna forza economica
subiscono questi processi e ne pagano i costi. Ricordiamo ad esempio, uno solo per rimanere
sul terreno in questione, come i “commessi” di negozio non potessero essere “precari”, mentre i
dipendenti dei grandi gruppi della distribuzione possono esserlo tranquillamente senza che ve ne
sia alcuna apparente necessità economica (tranne naturalmente quella del profitto ...).
La sovrapproduzione di capitale, in questa società in cui la classe dominante pretende di
guadagnare, sempre, eternamente di più indipendentemente dalle necessità e dai bisogni della
popolazione, è inevitabile. L'attuale crisi ne è un tipico risultato ma pur di sopravvivere a spese
altrui, questa volta è stata data “mano libera” ad una vera e propria banda di delinquenti (ministri
ed osannati manager) che non ha esitato a commerciare debiti, a rivenderli a Banche ed
Istituzioni, a «risparmiatori» in cerca di facili guadagni. Il consumo è stato così alimentato,
finanziato con l'indebitamento consentendo alla crisi un ritardo altrimenti impossibile ma,
soprattutto, ai detentori del capitale, alla borghesia, di conservare la sua proprietà, di non fallire
come dovuto sopravvivendo a se stessa. Se la crisi avesse avuto libero corso alcuni capitalisti
sarebbero falliti subito, l'indebitamento non avrebbe raggiunto livelli impensabili non essendo
rivenduto a mezzo mondo, la crisi più contenuta e ristretta. Così, scientemente, per difendere la
«proprietà privata» di alcuni saranno gettate sul lastrico molte più aziende, e, per quel che ci
riguarda e ci interessa, molti più lavoratori di quanto non sarebbe stato altrimenti.
Occorre quindi ricordare come la famigerata difesa del “posto di lavoro”, piuttosto che la genuina
difesa della forza-lavoro, abbia favorito simili operazioni ritardatrici. Essendo il capitalista di
turno l'unico e solo “proprietario” di questo “posto”, non è un caso se una tale difesa si sia
sempre risolta in finanziamenti all'azienda che dovrebbe “chiudere”, ... e che spesso chiude
nonostante tutto. Anche nell'attuale crisi può darsi che si siano ritardati in parte i licenziamenti
(es. alla GM, alla Ford ... ) ma solo contribuendo a produrne in numero maggiore e diffuso. E'
questa la bella politica anche di CGIL-CISL-UIL+UGL, con cui si stanno avvallando aiuti di stato
che estenderanno la crisi anche al settore del pubblico impiego ai cui lavoratori sarà fatto pagare
l'indebitamento attuale ed il successivo «risanamento di bilancio». Nessuno può dire dove
porterà la crisi. Con un indebitamento pari ad oltre 12 volte l'intera produzione mondiale, le
risorse pomposamente stanziate sono ridicolmente insufficienti e non devono essere sprecate
per dei falliti:
OGNI RISORSA AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI,
TRIBUNALI FALLIMENTARI PER I FALLITI !
In attesa di «tempi migliori»:
I LAVORATORI DEVONO PENSARE SOLO A SE
STESSI, NON DEVONO PENSARE A BANCHE ED
AZIENDE. CHI E' CAUSA DEL SUO MAL PIANGA
SE STESSO. I LAVORATORI HANNO SOLO
PRODOTTO RICCHEZZA SPERPERATA PROPRIO
DA LOR “SIGNORI”.
PERCHE':
NON E' IL “POSTO DI LAVORO” AD ESSERE REDDITIZIO PER IL
LAVORATORE, MA IL SUO LAVORO A RENDERE REDDITIZIO QUEL
POSTO.
QUANDO I LAVORATORI HANNO DOVUTO SUBIRE LA
CONCORRENZA DELL'INDIFESA FORZA-LAVORO IMMIGRATA, MA
ANCHE DEI LICENZIATI E DEI PREPENSIONATI, NESSUNO,
PROPRIO NESSUNO HA STANZIATO ALCUNCHE' PER
SOCCORRERE I SALARI IMMISERITI. SOLTANTO IL SINDACALISMO
DI BASE SI E' OPPOSTO COME POTEVA. LO STATO NON HA
STANZIATO NEANCHE UN EURO PER ATTUTIRE LE
CONSEGUENZE DELLA CONCORRENZA, ANZI HA DILATATO A
DISMISURA IL LAVORO “NERO” ED IL PRECARIATO DI OGNI
GENERE E TIPO.
LE RISORSE POMPOSAMENTE STANZIATE SONO UNA MISERIA
RISPETTO ALLE NECESSITA' DELL'INDEBITAMENTO FARLOCCHO
CON CUI HANNO ALIMENTATO I CONSUMI PUR DI SOPRAVVIVERE
ALLA CONCORRENZA.
ADESSO DOVREMMO DIROTTARE RISORSE NECESSARIE PER
SOPRAVVIVERE VERSO GLI INDEBITATORI E GLI SCONFITTI
NELLA LORO CONCORRENZA DA PESCICANI?
NO!
OGNI RISORSA AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI,
TRIBUNALI FALLIMENTARI PER I FALLITI !
via Caffaro 2A / 2 – 16124 Genova tel. – 010 869 57 07 fax 010 869 38 10
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SOLO FUMO NEGLI OCCHI ???
RI..ORGANIZZIAMOCI!! …
sentì urlare un tipo andato ad un orgia per ... suonare
non protestò e ... si ritrovò suonato!!
Nella nostra realtà le chiappe sfortunate, lo sappiamo, sono le nostre, ma chi sbraita
a gran voce di organizzazione, o meglio ri-organizzazione, sono i soliti noti, quelli
che le chiappe le hanno ben protette, poggiate su sedie di velluto. Tanto per
cominciare si diffondono voci preparatorie, una sorta di Luan viene da pensare, e
allora ecco il cambio del turno, degli orari, reparti che chiudono, nascono, si
trasferiscono, nuove esternalizza-zioni (squadre e infermieri in affitto), personale spostato come pedine su una
scacchiera. Ma fior di sociologi e psicologi non avevano scientificamente stabilito che il lavoratore si esprime
meglio, e quindi è più produttivo, quando è in condizioni di tranquillità? La fase “preparatoria” della riorganizzazione è quindi seminare terrore? Oppure questo terrore è funzionale a coprire una situazione ormai
insostenibile?
–
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Ci spiegasse la Direzione, così “movimentista”, perché non interviene con l’assunzione di personale che
possa colmare, almeno in parte, la cronica mancanza che ci costringe a turni di lavoro massacrante.
Ci spiegasse perché è necessario raccogliere firme per stimolare un intervento su spogliatoi del personale
che fanno schifo, intervento peraltro ancora atteso.
Ci spiegasse perché ad ogni unione di reparti il personale infermieristico ed OSS diminuisce mentre i
primariati non vengono toccati. Forse per la categoria dei Primari “due è meglio di uno” mentre per le altre
categorie no? O perché toccare posti di potere c’è il rischio di prendere la scossa?
Ci spiegasse come mai le cavie di Sofia non sono state informate della presenza di svariate antenne
wireless nei reparti, quelle stesse antenne che da più parti studi scientifici ritengono potenzialmente
cancerogene (tumori cerebrali). Molti anni fa l’uso dell’amianto era considerato un progresso, gli anni hanno
dimostrato cosa fu in realtà. 36 ore la settimana sotto le antenne…. magari fra 30 anni prenderemo la
pensione wireless? Esiste uno studio di fattibilità sul posizionamento di queste antenne nei reparti? E se
esiste, perché non è divulgato?
Ci spiegasse perché non è mai uscita una parola a proposito dell’organizzazione (questa si!) di un sistema di
smaltimento dei rifiuti non ospedalieri. Hanno mai sentito parlare di raccolta differenziata? Circa 2000
(duemila!!!) bottiglie d’acqua al giorno sono smaltite nella “rumenta” ordinaria, quando non vanno a finire nei
biobox e quindi incenerite producendo diossina. Una iniziativa del genere, a m m i n i s t r a t i v a,
segnalerebbe che anche l'Azienda ha una qualche coscienza ambientale (finalmente!!!), gli darebbe lustro e
sarebbe educativa nei confronti di utenza e dipendenti molto più dei discorsi che al prossimo cambio di
direzione saranno solo fumo negli occhi, magari per coprire l'arrosto di qualche operazione
immobiliar/finanziaria? Vedremo.
La verità è che la crisi economica ha già convertito in rifiuto il loro tanto decantato liberismo, le loro
altrettanto decantate privatizzazioni. I loro interessi privati che, prima introdotti e sostenuti, ora aiutati con
denaro pubblico, stanno letteralmente mangiandosi risorse che dovrebbero essere internalizzate,
salvaguardate per difendere chi non ha che il proprio lavoro.
Perché puoi essere certo che sia la crisi che gli aiuti saranno fatti gravare sul tuo salario,
sull'introvabile lavoro per i tuoi figli, e/o sulla misera pensione, tua e dei tuoi genitori. Rifletti,
Abbiamo sentito, pare, sembra che ... il Ministero mandi in giro per l’Italia niente meno che degli
007 per investigare sui presunti fannulloni del pubblico impiego. Ne siamo lieti e speriamo di
vederne qualcuno nei reparti magari travestito da infermiere a darci una mano con la terapia e il
giro letti. Non abbiamo solo sentito dire invece, neanche pare e tanto meno sembra, che nella
sola nostra Azienda manchino almeno 200 infermieri e più.
Sicuramente tutti fannulloni licenziatisi perché troppo pigri per imboscarsi nei reparti.
Ci chiediamo se a fronte a questa squallida pantomima elettoralistica ci sia davvero un consenso
popolare o se sia solo l’ennesima messa in scena mediatica confezionata per dare alla gente ciò
che la gente “vuole”, così dicono i venditori e, al contempo, nascondere fatti ben più gravi che
meriterebbero vera attenzione, la nostra attenzione, perché questi fatti riguardano le nostre
coscienze più di qualunque consiglio per gli acquisti.
Sorridiamo con amarezza pensando alle province che si dovevano abolire perché costituivano
una spesa ingiustificata per i cittadini, ma che alla fine aumenteranno pure di numero.
Sorridiamo con amarezza pensando al “nostro” paese con la più alta densità di parlamentari (in
ultima analisi pagati dai lavoratori) che non solo sembrano incapaci di affrontare e risolvere i
problemi, ma costituiscono essi stessi uno dei mali peggiori di questo paese. Insomma non ci
conforta sapere che il nostro instancabile presidente del consiglio dopo averci salvato dal pericolo
dei comunisti (a proposito… chi l’ha visti?) si stia ora adoperando per salvarci dal pericolo
fannulloni.
Pare che presto sia la volta dei pericolosi dei pesci palla! Ma chi ci salverà da siffatti salvatori se
non noi? E non dobbiamo salvarci solo dalle “politiche” che pretenderebbero la maiuscola se
fossero sincere ma dobbiamo salvarci anche dall'assedio continuato alle nostre stesse condizioni
di lavoro. Ad esempio da uno dei cosiddetti altisonanti “progetti pilota” secondo il quale gli
infermieri dovrebbero raccogliere dati utili sui malati (una sessantina di parametri, circa, per ogni
ricoverato) durante il normale orario di servizio, per conto dell’IPASVI. Queste attività, cui gli
infermieri di un reparto coinvolto si sono opposti, se conseguite avvallerebbero l'infelice idea che
nei reparti si goda di un non meglio specificato “tempo libero”, ed oltretutto rappresenterebbero
una vera e propria esternalizzazione della stessa attività infermieristica burocratizzandola e
svalutandola.
Si sappia invece che non esiste alcun “progetto pilota” per rendere agibili spogliatoi che non lo
sono, per cui al monoblocco i lavoratori sono stati costretti ad una raccolta di centinaia firme(come
primo passo) perché si metta finalmente mano a questi benedetti spogliatoi.
Passa dalla tua parte, passa al
UN ALTRO ANNO ACCADEMICO
Oggi inaugurano, con tutti i fasti che la situazione richiede, il nuovo anno accademico, nonostante mesi e
mesi di dura mobilitazione portata avanti da noi studenti e dai lavoratori dell’Università.
Per certi versi sembra d’assistere alla scena durante l’affondamento del Titanic, dove l’orchestra,
incurante della situazione, continuò a suonare, in un contesto terribilmente surreale.
Surreale proprio come questa inaugurazione, dove rettore e baroni si auto - celebreranno attraverso
stantii riti che sorprendentemente non ammettono la presenza degli studenti, cioè di quelli che popolano
le università!
Non illudetevi però, il baronato riunito alla fin fine non farà come l’orchestra e una scialuppa di
salvataggio la troverà di certo, per salvare poltrona e privilegi.
Oggi, tutti riuniti con toga ed ermellino si riempiranno per l’ennesima volta la bocca con paroloni per
descrivere un’università che non esiste, un’università che in un nostro precedente volantino avevamo
appunto definito virtuale.
Noi purtroppo conosciamo solo quella reale, quella fatta di dequalificazione, stage non pagati,
conoscenza misurata in crediti, ideologia spacciata per scienza, quella che costituisce niente di più che
un parcheggio per giovani disoccupati, o alla meglio, giovani precari sfruttati.
Mentre la crisi continua ad infuriare ed a pagare sono i lavoratori e studenti, loro si ritraggono nei loro
cerimoniali, durante i quali certo non si occuperanno dell’ancora intricata situazione dei 500 e passa
precari dell’Università di Genova.
Siamo ben consci, dunque, che il problema non é l’inaugurazione dell’anno accademico e soprattutto
come il problema non sia esclusivamente universitario; tuttavia tale evento ci permette di esprimere
ulteriormente la nostra posizione contro la mercificazione dell’università ed il suo ulteriore
assoggettamento alle logiche del capitale.
Tale evento non deve essere solo una sporadica manifestazione di dissenso, come oasi nel deserto della
passività, ma deve essere considerato come ennesima occasione per intervenire politicamente nelle
facoltà, non tanto per interrompere una cerimonia ormai senza senso (ammesso che ne abbia mai avuto
uno) ma per dimostrare ancora una volta come la nostra forza possa derivare solo dalla nostra
organizzazione. Primo passo é rigettare la delega ad una falsa rappresentanza studentesca, sempre più
serva sciocca della dirigenza e del baronato, e non per niente partecipante all’inaugurazione.
I nostri interessi non possiamo che difenderli noi stessi attraverso la nostra organizzazione ed il nostro
radicamento nelle facoltà!
Mentre loro inaugurano un altro anno accademico, noi inauguriamo...
UN ALTRO ANNO DI LOTTA !!!
Comitato studentesco – Genova
[email protected] - www.comstudentesco.blogspot.com
“ONDA ANOMALA” E COMITATO STUDENTESCO CONTESTANO
L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO A GENOVA
PER NON PAGARE LA LORO CRISI...AUTORGANIZZIAMOCI!!!
Il 2009 inizia per l’Università italiana, e in
particolare per quella genovese, nel peggiore dei
modi; proprio come era terminato il 2008.
Il progetto di ulteriore mercificazione
dell’università, assoggettamento della stessa alla
logica del capitale e del profitto, la definitiva
entrata delle imprese nelle strutture universitarie,
l’espulsione di ampi strati di forza – lavoro
precaria va avanti in maniera serrata, nonostante
la lunga ed energica mobilitazione che ci ha visto
protagonisti negli ultimi mesi.
I propositi del Rettore sono molto chiari e più
volte reiterati non solo con le sue esternazioni ai
giornali, ma anche con l’ufficiale presentazione
del suo Piano all’ultimo Senato accademico.
Il primo punto che salta agli occhi è la volontà di
costituzione di una Fondazione (privata) parallela
all’Ateneo, composta da Istituzioni locali, Camera
di Commercio ed imprese, finalizzata al
finanziamento della ricerca applicata.
Si è reputato, insomma, che le imprese non
avrebbero avuto alcun interesse nell’entrare
direttamente nell’Ateneo, molto meglio riservare
Né coi baroni né coi rettori, solo a fianco dei lavoratori ai lucratori e capitalisti la ricerca, ossia l’ambito
universitario che realmente può creare profitto.
Questa manovra, dunque, non ha significato,
come alcuni ritengono, una limitazione del raggio d’azione delle imprese, che si sarebbe in maniera
molto teorica potuta estendere a tutto l’Ateneo, bensì un ulteriore assoggettamento dell’intera ricerca,
quella che conta, al profitto, all’interesse privato delle imprese.
Questa tendenza sarà, poi, ulteriormente potenziata da un secondo strumento previsto dal piano del
Rettore, e già operante nell’Ateneo genovese, ed è la pratica delle cattedre sponsorizzate; ossia la
possibilità per le imprese d’allestire e finanziare dei veri e propri corsi, creando poi corsie preferenziali
con la ricerca e con il relativo indotto industriale.
A fronte di tutto ciò, assistiamo alla situazione sempre più drammatica degli oltre 500 precari
dell’Università, che non si sono visti rinnovato il proprio contratto, dopo anni di collaborazione con
l’Ateneo genovese.
Negli ultimi giorni, poi, siamo arrivati a situazioni paradossali proprio in seguito a queste operazioni, in
quanto molti uffici e servizi non potranno più essere erogati (soprattutto in riferimento a tirocini e pratiche
Erasmus) e quelli che in questi giorni sono stati garantiti è stato in base a una prestazione d’opera
GRATUITA da parte degli stessi precari.
Ciò dimostra come non è vero che non ci sia lavoro, quello che non c’é é la volontà di pagarlo!
Di fronte a tutto ciò, assistiamo sgomenti al silenzio assordante della rappresentanza studentesca, che
pur avendo assistito alla presentazione del Piano in Senato accademico, non hanno proferito parola sul
fatto, pur potendo usufruire direttamente dei documenti presentati, cosa impossibile a tutti gli altri.
I rappresentanti non hanno assolutamente ritenuto opportuno convocare un’assemblea studentesca per
comunicare agli studenti genovesi le intenzioni del Rettore e decidere come muoversi a riguardo;
ulteriore dimostrazione di come l’istituto della rappresentanza sia complice se non servo sciocco delle
dirigenze!
L’unica arma a nostra disposizione è quella dell’autorganizzazione, al di fuori di logiche partitiche e
riformistiche; continuiamo a portare avanti la mobilitazione all’interno delle facoltà, aprendo le stesse alla
conflittualità sociale che gruppi di lavoratori stanno esternando a fronte di una crisi economica i cui unici
responsabili sono il capitale e le sue banche.
COSTRUIAMO DALLE ATTUALI ASSEMBLEE STUDENTESCHE UNA STRUTTURA
PERMANENTE CHE VADA OLTRE LA FALLIMENTARE RAPPRESENTANZA DEI
PARLAMENTINI!
[email protected] www.comstudentesco.blogspot.com
GELMINI ATTO SECONDO
Durante la protesta dell’ormai denominata Onda, contro la legge 133 e la riforma Gelmini, l’attenzione è
stata posta soprattutto alla trasformazione degli Atenei in fondazioni, ovvero soggetti di diritto privato,
controllati da un C.d.A. (consiglio di amministrazione).
Questa rivoluzione non riguarda però solo gli Atenei, bensì anche i Licei e più in generale gli istituti
superiori, attraverso il Ddl Aprea, il vero volto nascosto della riforma Gelmini.
I punti principali del suddetto disegno di legge riguardano sia l’ambito lavorativo che quello studentesco:
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SCUOLA – AZIENDA : i consigli d’istituto sono sostituiti da consigli di amministrazione, dove le
imprese potranno fare il loro trionfale ingresso, naturalmente condizionando i programmi
d’insegnamento.
SOPPRESSIONE DELLA RAPPRESENTANZA SINDACALE DEL CORPO DOCENTI ALL’
INTERNO DEGLI ISTITUTI al cui posto è istituita una rappresentanza regionale sindacale unitaria
d’area…
SUDDIVISIONE DEGLI INSEGNATI IN TRE LIVELLI :
DOCENTE INIZIALE ; DOCENTE ORDINARIO; DOCENTE ESPERTO
Il passaggio da un livello a quello superiore di docente, sarebbe, immaginiamo in modo più che
IMPARZIALE, valutato da una commissione istituita dal Dirigente Scolastico.
Inoltre il livello dell’insegnante, determinerà anche l’importo dello stipendio, creando competizione tra gli
stessi lavoratori impedendone di fatto l’organizzazione.
A vederci bene il Ddl Aprea, ricalca con quasi geometrica precisione la proposta di legge Napoli –
Santulli del precedente governo Berlusconi (2005). Probabilmente, vista la larga maggioranza
parlamentare di cui gode questo governo, il procedimento questa volta andrà a buon fine (si fa per
dire..).
Come abbiamo già delineato in precedenti documenti, anche questo disegno di legge, fa parte di una
logica di riorganizzazione dell’apparato statale, che tende a eliminare quelli che sono considerati
COSTI , quindi a fare cassa. Contemporaneamente vengono destinati MILIARDI al fine di tenere in piedi
banche e istituzioni finanziarie VERI ARTEFICI DELLA CRISI attraverso i loro debiti farlocchi, gli ormai
famosi MUTUI SUB PRIME e non solo…
ORGANIZZIAMOCI NEL
COMITATO STUDENTESCO
FRANCESCHINI RASCHIA IL BARILE: PRECARIATO?
UN ASSEGNO PROPOSTO PER UN VOTO RECUPERATO !!!
Al neo segretario del PD poco importa che la sua proposta per un assegno di disoccupazione “passi”, ciò che
conta per lui ed i suoi compari di partito è raccogliere qualche voto ed infatti non fanno che ripetere il ritornello:
“Se il governo dice no all'assegno proposto dal PD, non dice no a noi ma ai precari disoccupati”.
La recita è apparsa in televisione, Fassino, Bersani, ecc. canticchiano il ritornello senza rendersi conto che
stanno scherzando col fuoco, non si gioca con la vita di migliaia di famiglie.
SE NON FOSSE COSI', PERCHE' MAI IL PD:
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Non lancia la sua proposta tramite CGIL trasformandola in rivendicazione, invece di “contrapporla” ad un
governo al quale non ha la forza di imporre niente?
Perché all'obiezione che non ci sono soldi per attuarla non risponde che se i soldi ci sono per i banchieri
ci devono essere anche per i lavoratori anziché piagnucolare che sarebbe sufficiente una copertura del
50-60% (!!!) del salario precario e solo per il 2009?
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Forse non sa e non vuol far saper che tutti gli istituti economico-internazionali hanno posticipato la
prevista ripresa economica al 2010 inoltrato?
Forse non comprende che un'indennità al 50-60% contrasta non solo a parole con la sacrosanta
rivendicazione di una cassa integrazione al 100% del salario?
Perché all'obiezione che occorre “riformare” gli ammortizzatori sociali non risponde che non c'è niente di
più semplice che erogare l'assegno di disoccupazione ai precari. L'INPS ha tutte le carte per compiere
l'operazione automaticamente, sa quando i contributi non sono più versati, quanti ne sono stati versati
mensilmente e può quindi, altrettanto automaticamente prelevare gli importi giusti al momento giusto da
un apposito fondo costituito ex-novo e non utilizzando i fondi pensione. Col primo assegno può oltrettutto
responsabilizzare aziende e lavoratori.
L'INDENNITA AI PRECARI SENZA ALTRA COPERTURA
NON E' E NON DEVE ESSERE LASCIATA AI COMIZI ELETTORALI
DEL PD O DI CHICCHESSIA MA TRASFORMATA IN UNA RIVENDICAZIONE
DI TUTTO IL SINDACALISMO NON CONCERTATIVO.
In realtà, al di là della proposta di questi questuanti del voto, l'indennità al precariato può e deve essere ripresa
seriamente perché, al di là della forma, rappresenterebbe comunque un estensione degli ammortizzatori sociali
ad un area attualmente esclusa da ogni indennità, condizione nella quale si trova grazie proprio anche al PD, che
quando poteva, essendo al governo, ridurre l'area del precariato, od almeno proteggerla in qualche modo, si
sollazzava invece nelle sue lotte correntizie per portare alla segreteria il suo “sogno possibile”, il suo “yes we
can” ... sì, perdere la faccia. Almeno di fronte ai lavoratori.
TUTTE LE RISORSE AGLI
AMMORTIZZATORI SOCIALI !
NESSUNA RISORSA
AI BANCAROTTIERI !
Gaza: ancora una guerra ...
amici/nemici
nemici/amici
Israele
Hamas
Non sono ancora terminati gli effetti devastanti della guerra Russo-Georgiana che un'altra “guerra” produce gli
stessi effetti, se non peggiori, nella striscia di Gaza. Questa volta Israele combatte Hamas ma dai sessant'anni
dalla sua fondazione questa è soltanto l'ultima “battaglia” di una guerra di cui non si vede la fine. Un guerra in
cui le popolazioni coinvolte sono state semplici strumenti di una politica imperialistica tesa a rendere instabile
l'area in funzione del controllo delle fonti di energia, petrolifera tanto per cambiare.
Certo è che questa è una delle “guerre” più barbare, per la sproporzione delle forze e delle vittime sul campo ma
non meno per la barbarie della sorte dei bambini palestinesi in divisa da “soldato”, protagonisti in molte
“processioni” di Hamas, o per il destino dei cosiddetti “uomini” bomba, spesso soltanto ragazzini e ragazzine
minorenni ed inconsapevoli.
Sono degni amici/memici l'uno dell'altro, come dimostra il fatto che, contro Al-Fatah, Israele ha appoggiato la
costituzione di Hamas e che Hamas stesso senza Israele non avrebbe neanche ragione di esistere. L'uno
giustifica l'altro proprio come gli USA hanno sostenuto i talebani e proprio come è stata l'URSS di tanti nostalgici
filostalinisti e filopalestinesi nostrani, a riconoscere lo “Stato” d'Israele sin dalla sua formazione salvo poi, per
interessi di potenza, passare ad alimentare il mito di un movimento di liberazione nazionale palestinese ... da
Israele.
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Di guerra in guerra si sono consolidati gli interessi dell'imperialismo più forte, gli USA, che con
una politica di “bilancia”, hanno tenuto l'area sotto controllo, gli uni contro gli altri, pena lo
sbilanciamento a favore dell'”avversario”, chiunque fosse o sia.
Non da meno l'imperialismo degli europei la cui “politica”, apparentemente più “pacifica”, mira
solo ad intromettersi nell'area grazie alla “solidarietà” finanziaria con cui acquistarsi il più debole
e corruttibile di turno.
Non da meno gli stati arabi dell'area le cui rivaleggianti ambizioni a divenire, secondo
convenienza più o meno bellicosamente, la “spada dell'Islam” non sono mai morte ne del tutto
sopite e per i quali i palestinesi non sono che “carne da macello”.
Tutto a vantaggio di sceicchi, califfi e padroni interni ed esterni!
Tutto a spese dei palestinesi, costretti ad una vita di inedia, da profughi o terroristi!
Tutto a spese del proletariato israeliano costretto ad una vita da caserma!
Solo i lavoratori possono impedire la guerra!
Elezioni europee, iniziata la caccia al voto operaio
Per i sedicenti comunisti ex-parlamentari i soldi sono tutto: il PdCI, nato rompendo con Rifondazione pur
di restare nel governo con Prodi I (1998), è ora disposto ad ogni concessione “unitaria” pur di poter
sperare in uno scranno europeo. Rifondazione, gran predicatrice dell'“l'unità a sinistra” ora la rinnega per
recupere i voti PdCI da cui ricavare il suo di scranno.
E questi mercanti dei principi costitutivi del movimento operaio, queste banderuole politicanti sarebbe
“comunisti”???? Come può mai essere difeso il lavoro ed il lavoratore da questi personaggi senza
principi? Il comunismo è certo ben altra cosa, ed è anche memoria storica. Bene hanno fatto gli studenti
del Comitato a rinfrescarla a tutti, per questo ne riproduciamo il volantino antinazista quanto
antistalinista. Per ricordare in sostanza, che il comunismo è libertà ed eguaglianza sociale non solo
formale e giuridica. Per questo è contro tutte le dittature fondate sul dispotismo e/o sul lavoro forzato,
come contro quella che fu della borghesia “italiana” da cui tutti, solo oggi, si differenziano ipocritamente.
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UNA GIORNATA DELLA MEMORIA SMEMORATA?
Ripensando la «giornata della memoria», indetta per ricordare la barbarie dei campi di
concentramento e sterminio nazisti, non possiamo non rilevare come siano stati sottaciuti i Gulag di
marca stalinista. Forse perché nei Gulag non si moriva per la razza «non ariana» ma perché era
sufficiente essere un lavoratore «utile» alla costruzione di canali, miniere, acciaierie e quant’altro. In
comune avevano invece la repressione, l’identica sorte destinata ai ribelli ed ai «comunisti di sinistra»
difensori, in Germania come in URSS, dei lavoratori.
Auschwitz: «il lavoro rende liberi» - Vorkuta: «In URSS il lavoro è una questione d’onore e di gloria»
E’ bene ricordare che, quando la Germania occupava vittoriosamente mezza Europa, la
borghesia italiana stava ben attaccata al carro del vincitore e non mirava ad altro che a
spartirsi, per quanto poteva, il bottino di guerra col vincitore.
Così com’è bene ricordare il «profondo cordoglio» con cui il Parlamento italiano accolse la
notizia della morte di Stalin, così come è bene ricordare gli affari italiani, da Togliattigrad ai
gasdotti siberiani, felicemente conclusi con l’URSS.
Servi sciocchi dei criminali in vita,
ipocriti commemoratori delle loro vittime quando deceduti.
E questi sarebbero «rappresentanti del popolo»? Chiederanno il voto anche a te:
Non delegare la tua rappresentanza a questi «signori della politica»!
Difendi i tuoi interessi in prima persona partecipa al
Comitato Studentesco
http://comstudentesco.blogspot.com/ - [email protected]
GLI INFORTUNI SUL LAVORO NON SONO RAZZISTI,
«POLITICAMENTE CORRETTI» COLPISCONO
INDIPENDENTEMENTE DALLA RAZZA
E DALLA RELIGIONE.
PENSI CHE GLI IMMIGRATI CI RUBINO IL
LAVORO?
Il lavoro viene loro “dato”, meglio sarebbe dire
“preso”, perché spesso in nero, senza alcuna
garanzia ed in condizioni di sicurezza assurde,
PER FARCI CONCORRENZA,
per questo i “datori” di lavoro non esitano ad
assumere “loro” piuttosto che “noi”, ossia
LO TOLGONO A “NOI”
PER DARLO A “LORO”.
Tanto è vero che piuttosto “darlo a noi” quando non ci
sono abbastanza immigrati, i padroni vanno a
cercarseli in Polonia e persino in Cina, perché
dovrebbero dare lavoro a te, qui, perché sei
“italiano”?
Ma è il tuo datore di lavoro (incentivato a suon di
milioni) ad essere ormai polacco, cinese, rumeno,
bulgaro, serbo molto più dell'immigrato giunto qui spesso perché trasformato in disoccupato nel
suo paese da fabbriche “italiane”, esuberato dalla tecnologia introdotta dal tuo compaesano.
Oppure pensi che i padroni non facciano fuori ciò che hanno fatto qui da “italiani”?
DUNQUE É IL PADRONE CHE TI “TOGLIE” IL LAVORO
NON L'IMMIGRATO E IL DISOCCUPATO
COSTRETTI AD “OFFRIRSI”A BASSO COSTO !
Questi sono fatti, non chiacchiere da TG e giornali prezzolati, “maestri” nello spacciare i padroni
per “italiani”, tanto da aver riesumato la destra d'italica memoria o, in perfetta alleanza, il leghista
“paesello che era tanto bello”, trasformando padroni e padroncini, che hanno provocato la crisi
con la
LORO INGORDIGIA SENZA CONFINI,
in vittime bisognose di “aiuti” e finanziandoseli con i contributi della tua pensione, del lavoro per
i giovani ed a spese della sanità pubblica, che per “aiutarli” dovrà essere tagliata.
Stesso stile del sindacalismo concertativo che “rinunciando”
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Alla scala mobile
Al sindacato rivendicativo
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Alla pensione retributiva
Al lavoro “sicuro”
raccontava che i prezzi si sarebbero abbassati, il lavoro trovato più facilmente anche
per i giovani, e che sarebbe stato meglio pagato !!??
Se non credi più alle favole coalizzati, passa dalla tua parte, passa al
LA CRISI DETERIORA LA SICUREZZA SUL LAVORO
Per quanto le statistiche possano risultare in diminuzuione la verità è che le “morti bianche” proseguono
indisturbate, anzi, sono sempre più frequenti gli infortuni mortali le cui vittime vengono abbandonate sul
ciglo delle nostre strade. Sono sempre più frequenti i decessi le cui vittime sono descritte come barboni,
In realtà sono spesso operai disoccupati che, passata la cinquantina, non riescono neanche a pagare
l'affitto e, adattasi a vivere “sotto i ponti”, ne soffrono tutte le conseguenze sino all'estremo.
Non vogliamo commuovere nessuno, tanto meno strappare lacrime ad alcuno, ma per quanto ci riguarda
sono tutte vittime di una società che ha rotto ogni legame comunitario, ad esempio quello familiare, così
come nell'attività lavorativa stessa il processo produttivo è scientificamente retribuito individualmente
nonostante il prodotto sia ottenuto dai lavoratori collettivamente, socialmente, ed appropriato
privatamente dal “datore di lavoro” (!!??) ma più esattamente dal prenditore di lavoro altrui.
E' una fortuna che lo «spietato pagamento in contanti» non abbia sterilizzato le coscienze.
A testimonianza due riflessioni in rispettabili rime.
Muoiono gli operai
Proletaria
Se nascessero rose alla terra
dei morti sfruttati
e logori, stanchi, bruciati,
scomposti, smarriti e scordati
sarebbe un immenso giardino
e i padroni
sarebbero buoni
di cogliere i fiori per sè.
Le tue vene, i miei pani.
Mansioni hai imparato;
ho creato ciò che ami.
Del salario ti ho dotato.
Tutta quanta la tua vita,
onor al merito sia dato,
ho progettato e definita.
Il pio prete ti ho donato.
E le vacanze con la gita
sulla bella quattroruote.
Ogni tanto pur tu sali
a cercare la mia dote:
agi, bella vita, capitali.
In democratica altalena,
a te i ricchi sono uguali:
loro anche provan pena
nelle sopopera in tivù,
date all'ora della cena.
Guarisci dunque, orsù!
Non son mica così male.
Il Dio in cielo non è più:
puoi adorare il capitale.
In edonico consumismo,
cambia l'arma tua letale.
Hai il virus comunismo,
e l'anticorpo proletaria.
E, se ti liberi nel cosmo,
puoi spargerli nell'aria.
Raffaella Costi
R.F.
LACRIME, DI DOLORE E RABBIA
Le morti sul lavoro mi provocano, da sempre, una sensazione di rabbia ancora più che di dolore. L’idea
che una persona, un individuo, possa perdere la vita sul posto di lavoro è da sempre per me
inaccettabile. Il lavoro è produzione e la produzione è per alcuni salario e per altri profitto, da questa
formula non si scappa. Morire sul lavoro equivale a morire per il profitto, altrui.
Le statistiche sulle morti “bianche” (chissà poi perché bianche) le conosciamo tutti; nella sola Italia
avvengono circa 1/4 delle morti sul lavoro di tutta l’Unione Europea, anche i meno informati, i più
superficiali, sanno che in Italia si muore sul lavoro molto più che in qualsiasi altro paese cosiddetto
progredito e più che in molti paesi cosiddetti in via di sviluppo. I numeri sono all’incirca di tre morti al
giorno, una vera e propria guerra, e per chi ritiene esagerata questa affermazione può ragionare su
queste cifre: gli usa, impegnati in una vera e propria guerra in Irak, contano in 6 anni circa 4000 morti,
l’Italia negli stessi anni conta circa 7800 morti sul lavoro.
Qualche giorno fa, la mattina del 21 di gennaio, ho saputo che il 60° omicidio sul lavoro del 2009 era un
mio carissimo amico, e l’ennesima sciagura si è improvvisamente trasformata, per me, da dato statistico,
che mi suscitava una fortissima rabbia, in una sensazione di dolore profondo per la perdita di un amico
fraterno. Fra di noi amici la frase che ricorreva di più era “non ho parole”, nemmeno io le avevo, e forse
in quei momenti non c’erano. Ma le parole ci sono, eccome.
E sono parole che farebbero piacere a Giuliano, molto più che preti, vescovi, istituzioni, autorità, sbirri,
tutti presenti in prima fila al suo funerale, tutti affranti, tutti dispiaciuti, tutti a esprimere cordoglio e a
vomitare belle parole. Sono parole di condanna verso un sistema frenetico che inghiotte famiglie e vite,
in nome del profitto. Sono parole di condanna verso governi che hanno stracciato ogni norma in difesa
dei lavoratori, hanno abolito controlli e sanzioni e non muovono un dito per affrontare un fenomeno che è
ormai una vera emergenza nazionale. Parole di condanna verso un premier che si occupa
instancabilmente del caso Kakà mentre nei cantieri e nelle fabbriche si lavora in condizioni di estremo
pericolo, verso chi dà la caccia ai fannulloni mentre i cimiteri d'Italia si riempiono di croci al lavoro.
Parole di condanna verso sindacati accondiscendenti e remissivi, troppo occupati a garantirsi un posto in
questo sporco gioco per occuparsi dei reali problemi dei lavoratori. Non c'è più tempo da perdere. Un
paese che non sa difendere i suoi operai è un paese che non merita rispetto.
Per la statistica è il numero 60 dall'inizio dell'anno. In 21 giorni sessanta persone sono morte schiacciate,
precipitate, avvelenate, soffocate, mentre costruivano o riparavano case e strade, mentre caricavano le
navi piene di oggetti che compriamo e vendiamo, mentre lavoravano. E le statistiche riducono i morti a
numeri e invece sono persone: padri, madri, figli fratelli di qualcuno. Il lutto rimbomba nelle case e nelle
famiglie, nei paesi. Bisogna aggiornare il calendario, però. Farlo ogni giorno.
Da oggi, ogni volta che sentirò di un altro lavoratore ucciso sul posto di lavoro, penserò a Giuliano e al
dolore che la sua scomparsa ha suscitato in tante persone, in sua moglie e in suo figlio di 14 anni prima
di tutti. E sono pentito di non essere riuscito a capire prima che al di la della freddezza dei numeri delle
statistiche, ogni giorno che passa vi sono centinaia di persone che provano il mio stesso dolore per la
perdita di un amico caro, e vi sono mogli, madri e figli che non vedranno più il proprio marito, figlio,
padre.
Giuliano era un uomo buono e generoso, sarebbe felice che nel suo ricordo, non solo io ma tutti quelli
che leggono queste righe fossero più consapevoli nei confronti di questa strage di innocenti, che tutti noi
non lo considerassimo un numero di una statistica, ma un uomo, un lavoratore, un padre e un marito. E
soprattutto vorrebbe che facessimo questo per tutti quelli che sono morti prima di lui e che purtroppo
verranno dopo di lui, per dire, a voce altissima, ORA BASTA!
Ciao Giuliano!
RICORDA:
Il Sin.Base ha cambiato sede,
ora lo trovi in
in via Caffaro 2A/2 – Genova
tel. 010 869 57 07- [email protected]
(Al Portello. Primo portone a sinistra risalendo via Caffaro)
Non stare dalla parte sbagliata
sinistra ex e non ex parlamentaristica che riflette ...
Passa dalla tua parte,
passa al
via Caffaro 2A / 2 – Genova – tel. 010 869 57 07 fax 010 869 30 18
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