Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Jessica Bellina, Sandro Venturini, Sandro Cargnelutti e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie!_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 10/03/2009_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_ PTL/OMF/PMP/726/08 http://www.pensemaravee.it [email protected] marzo 2009 70 Periodico bimestrale di cultura, informazione e dibattito 17 10 2008 PENSE EMARAVE E Anno 18 - n. 1 sommario Primarie: festa di democrazia Peschiamo con l’amo I 130 anni di Colonia o con la rete? Caroya Superiori: quale assetto per il futuro? Le latterie turnarie di Gemona Voglia di partecipare 2 ELEZIONI Primarie: festa di democrazia 571 cittadini hanno scelto il candidato sindaco del centro-sinistra e elezioni primarie del Centro – sinistra sono state davvero una FESTA DI DEMOCRAZIA per tutti i cittadini di GEMONA. Per la prima volta a Gemona è stata offerta la possibilità a tutti i cittadini di poter presentare pubblicamente la propria candidatura a Sindaco e di poter partecipare con il voto alla scelta del candidato a quest’importante carica. I princìpi ispiratori, che hanno guidato e guideranno i rappresentanti del locale centro-sinistra, e che sono stati formalmente sottoscritti come diretta assunzione di responsabilità da parte dei tre candidati (Vittorio Bertossi, Sandro Cargnelutti e Mariolina Patat) sono: l’impegno a far prevalere le ragioni dell’unità intorno ad una solida ed autorevole guida, portatrice di un programma condiviso, capace di condurre la coalizione nel periodo pre-elettorale e in grado di governare il Comune, assicurando l’attuazione del programma e la coesione per l’intero mandato; l’impegno a rispettare il risultato finale delle Primarie e a sostenere lealmente chi, grazie al voto, diventerà il candidato della coalizione nel confronto elettorale della primavera 2009 e, in caso di successo, il SINDA- L CO DI GEMONA DEL FRIULI per l’intera tornata amministrativa. In un clima politico locale asfittico e guardingo, le primarie sono state davvero una festa ed un risveglio della politica: nonostante si trattasse della prima volta che questo evento veniva organizzato a livello comunale e che i tempi fossero limitati, tutto si è svolto nel migliore dei modi. Ben 571 cittadini si sono recati nei due seggi elettorali, un evidente segno che i Gemonesi hanno voglia di partecipare e sanno cogliere l’occasione per decidere il futuro di Gemona.Una novità positiva. Al dilà di roboanti proclami, al momento senza seguito, attendiamo che le altre forze politiche in campo indichino agli elettori i propri rappresentanti alla carica di Sindaco ed escano dal sottobosco dove sono rintanate; ci auguriamo che anche sugli altri fronti ci possa essere un vero rinnovamento della politica locale, che i giovani siano coinvolti e sia data loro una possibilità di entrare a pieno titolo nell’agorà gemonese. Sempre più spesso cittadini si mostrano infastiditi dai continui cambi di casacca dei vecchi politici locali, non tollerano più la difesa ad oltranza delle poltrone, dei privilegi, sopportano di malgrado l’uso strumentale dell’appartenenza ad un partito a soli fini personali; i cittadini chiedono maggior trasparenza nelle scelte, vogliono che la politica si occupi dav- vero della costruzione del bene comune, che coinvolga le molte risorse del territorio, che sappia delineare scenari di futuro per la nostra Città. E’ Mariolina Patat il candidato sindaco del centro-sinistra Primi commenti abato 21 Febbraio 2009 rimarrà una data da non dimenticare per Gemona: per la primo volta si è data la possibilità ai cittadini di scegliere il proprio candidato alla carica di sindaco per i prossimi 5 anni. Si sono infatti svolte le primarie dell'area di centro sinistra; i tre candidati erano Sandro Cargnelutti, Vittorio Bertossi e Mariolina Patat, che rispettivamente hanno ottenuto: 73, 220 e 278 voti.Il centro-sinistra dunque ha individuato in Mariolina Patat il proprio candidato, l’ha scelto con uno strumento trasparente e democratico: ha indicato per la prima volta una donna per guidare nei prossimi anni la nostra città; un volto nuovo della politica ma con un’esperienza di vice-sindaco maturata nella “giunta di solidarietà” che ha caratterizzato la seconda parte dell’attuale Amministrazione comunale. ingrazio tutti gli elettori che si sono recati alle urne ed i candidati Vittorio Bertossi e San- S “R dro Cargnelutti, che si sono messi in gioco in questo confronto costruttivo; spero che insieme riusciremo a proporre un valido progetto per Gemona.” – così ha commentato Mariolina Patat l’esito del voto. “Stiamo vivendo un periodo di grande cambiamento, di grande crisi; come si sa le crisi sono momenti di svolta, offrono opportunità se si sanno governare, se si sa guardare avanti e trovare per primi la via d’uscita. Noi abbiamo delle idee che percorrono nuove strade, idee che si coniugano con parole come: solidarietà, giustizia sociale, bene comune, legalità, sobrietà, rinnovamento, trasparenza…” – prosegue la Patat “E’ il tempo di mostrare che le nostre idee hanno davvero gambe: stando uniti, allargando il consenso, possiamo farcela, possiamo dare a Gemona una valida alternativa: Rivolgo perciò un appello a quanti vorranno collaborare e condividere con noi questo progetto: rinnoviamo Gemona insieme”. 60 agns Articul 3 Fioreria Emidia Manzano Via Roma, 252 tel. 0432 970692 33013 Gemona del Friuli e-mail: [email protected] Ogni individui al à derit a la vite, a la libertât e a la sigurece de sô persone. Declarazion Universâl dai Derits dal Om 3 SOCIETA’ Peschiamo con l'a amo o con la rete? Per migliorare la qualità della vita i può pescare con la canna, il filo e l’amo oppure si può pescare con la rete; sempre di pesca si tratta, eppure c’è una bella differenza!. Con la canna si pesca un pesce per volta, si pesca da soli, se la canna o il filo si spezzano non si riesce più a pescare. Con la rete è tutto un altro paio di maniche: si pescano molti pesci per volta, si lavora insieme, se una maglia si rompe si riesce a pescare comunque. Amo e rete sono due modi diversi di pensare il lavoro, il divertimento, le relazioni, sono riferimenti antropologici contrapposti. E’questa la bella metafora con la quale Aluisi Tosolini (Friulano d’origine e lombardo d’adozione, insegna presso l’Università Cattolica di Parma) ha aperto il proprio intervenuto sul tema “Tessere reti, costruire relazioni” nella seconda giornata del convegno: L’animazione per gli anziani nella montagna friulana:le ragioni di un servizio, organizzato nella memoria di Stefano Rupil, dall’A.S.S. n.3, dall’ Università di Udine, dall’ Associazione Giorgio Ferigo e da tanti amici di Stefano. Partendo da questa metafora proviamo a leggere un paio di avvenimenti che di recente sono accaduti a Gemona. S Un comitato di Elettro- cittadini, negli smog ultimi mesi, ha portato all’attenzione dei Gemonesi il tema dell’inquinamento elettromagnetico. E’ questo un problema che probabilmente ci investirà sempre con maggiore rilevanza nel futuro e che interessa la salute e la qualità della vita della comunità. Ma quando parliamo di salute di che cosa parliamo esattamente? Nell’accezione moderna la salute non è solo assenza di malattia, ma ricomprende il complesso del benessere psico-fisico e sociale: stare bene con sé stessi e con gli altri. Osservate quanto si vende oggi nel “negozio della salute” per antonomasia: la farmacia. Oltre ai farmaci, relegati in quattro cassetti dietro il banco, abbondano prodotti per l’igiene, la cosmesi, la prevenzione di patologie diverse. Appare evidente che la salute dipende da una molteplicità di fattori. Per questo è necessario assumerla nella sua interezza e non perdere la visione d’insieme per individuare le priorità e le azioni d’intervento ; un approccio per singoli pezzi (l’elettrosmog, la qualità dell’aria, abuso di alcol, fumo…) rischia di essere fuorviante. Ben venga lo stimolo del comitato sull’elettrosmog, ma allarghiamo la rete. I cittadini devono conoscere tutti i rischi per la loro salute, devono stimolare gli enti competenti, devono concorrere nell’attuazione di misure di prevenzione. Anche le amministrazioni pubbliche locali, soprattutto quella comunale, devono fare la loro parte. Alcune timide esperienze sono state realizzate recentemente dall’Amministrazione comunale (es. gli incontri: Tutti responsabili di tutti), ma manca un progetto organico con obiettivi tangibili. Comuni non lontani dal nostro già praticano buone esperienze (es. la Rete Città Sane cui aderisce il Comune di Udine - http://www.retecittasane.it/); sarebbe importante trasferirle anche a Gemona. Ci auguriamo che i prossimi amministratori comunali si impegnino seriamente intorno a questi argomenti; sappiano davvero costruire reti per la salute. Cinema Cinema Il Sociale è stato Sociale riaperto nel Mosaico di Aquileia dei primi cristiani, pescatori di uomini simbolico giorno dell’Epifania; la stagione cinematografica inverno/primavera del Sociale curata dalla Cineteca e dal CEC, con il contributo del Comune di Gemona e la collaborazione della Pro Glemona e dell’ERT, ha registrato a Gennaio lusinghieri risultati: 3624 ingressi per 9 diverse pellicole, 41 spettacoli (di cui due riservati alle scuole) e una media di 88 spettatori per spettacolo (http://www.cinetecadelfriuli.org/cinema_sociale/defaul t.html ) Si dice che i cittadini di Gemona stiano rinchiusi nella proprie quattro mura, non partecipino, si disinteressino dei problemi e delle attività delle comunità … l’esperienza positiva della riapertura del Cinema Sociale dimostra che non è così. Se la comunità è coinvolta nella gestione (Cineteca, volontariato,…) se si costruiscono reti e relazioni positive (con le scuole, con il territorio), se si propongono film di qualità e contenuto: i Gemonesi partecipano, fanno la fila, pagano il biglietto, escono soddisfatti e ritornano … Questa vicenda evidenzia l’opportunità di valorizzare, mettere in rete, dar credito alle molteplici risorse locali. Gemona è ricca di risorse (l’abbiamo detto più volte dalle pagine di questo giornale) è importante farle incontrate, metterle in rela- zione, agire insieme; le associazioni di volontariato culturale e sociale di Gemona già da tempo lavorano positivamente in rete. La qualità della vita di ognuno di noi dipende dalla qualità delle relazioni che siamo capaci di tessere; sono le reti che ci aiutano a tessere relazioni con gli altri; partecipare alla costruzione di reti è lavorare per la piena cittadinanza di ciascuno, è dare concretezza al 2° Comma dell’art. 3 della Costituzione: “rimuovere gli ostacoli (…) perché ogni persona sia piena, libera, partecipe nella sua comunità”. Rimuovere gli ostacoli e le distanze tra le generazioni (quanto si è adoperato in questo Stefano Rupil nel lavoro quotidiano di animazione degli anziani al Centro Diurno di Gemona); rimuovere gli ostacoli che ci separano da persone che hanno provenienze e culture diverse. Queste sono le conclusioni cui è giunto nel suo intervento Aluisi Tosolini. Lavorare in rete ci consente di affrontare nella loro globalità i temi della salute, di progettare e sostenere eventi che favoriscono lo sviluppo culturale e sociale della nostra comunità, di migliorare la qualità della vita di ciascuno. Sandro Venturini 4 TAGLIAMENTO Riflessioni di un ingegnere olandese Il prof. Erik Mosselman illustra il suo punto di vista sul Tagliamento Da questo numero ospitiamo il Prof. Erik Mosselman che con alcuni articoli ci illustrerà il suo punto di vista sulla la gestione delle tematiche legate al Tagliamento. Lavora all'Istituto Deltares (Delft Hydraulics) , che occupa più di 800 persone ed opera in tutto il mondo, ed alla Delft University of Technology (Olanda). Nel '92 e '94 è stato parte del "Boertien Committee" che studia le possibilità di mitigare l'effetto delle piene e dare più spazio ai fiumi Reno e Mosella. Attualmente è responsabile della sorveglianza per gli aspetti morfologici del tratto olandese del Reno per il programma nazionale "Spazio per il fiume". Ha lavorato in Italia come responsabile di progetto per la Delft Hydraulics e esondazioni del Tagliamento del 1965 e del 1966 mostrarono la necessità di interventi per aumentare la sicurezza idraulica nella zona di Latisana. Si arrivò così a un piano che prevede la costruzione di tre casse di espansione, ma si dibatte tuttora se questo piano offra la soluzione migliore. Nel frattempo, il Tagliamento, Re delle Alpi, è stato riconosciuto come l’ultimo grande fiume naturale d’Europa. Il “Greto del Tagliamento” è stato dichiarato sito NATURA 2000, si è proposto un piano per creare una riserva della biosfera UNESCO ed è cominciata una campagna del WWF per l’istituzione di un parco naturale internazionale. Come conciliare sicurezza idraulica e naturalità del L Tagliamento? Quali sono gli effetti degli interventi per ridurre il rischio alluvioni sull’ecosistema del fiume? E soprattutto, come riesce un cittadino comune a valutare le diverse risposte a queste domande fornite dagli ingegneri e dagli ecologi? Invitato a contribuire con qualche riflessione su questa problematica in alcuni numeri di questo giornale, spero che la mia visione dall’esterno possa servire ai cittadini e ai gestori nel bacino del Tagliamento. nanzitutto, la conoscenza del funzionamento del sistema fluviale è fondamentale. Mi riferisco alla conoscenza dell’idraulica, della morfologia, dell’ecosistema, di come questi aspetti interagiscono tra loro e di come I nello Studio di fattibilità della sistemazione idraulica del fiume Secchia nel tratto da Castellarano alla confluenza in Po e del fiume Trebbia nel tratto da Bobbio alla confluenza in Po. Ha partecipato come relatore al seminario "Gestioni fluviali a confronto: proposte per il Tagliamento" a S. Daniele il 14 novembre scorso. Quindi ha accettato di collaborare con Pense e Maravee in quanto è particolarmente legato al nostro Tagliamento ("Il Re dei fiumi alpini" negli ambienti accademici e scientifici internazionali) che come molti altri studiosi e tecnici considera un patrimonio unico da rispettare e conservare con la massima attenzione. reagiscono agli interventi. Per fortuna il Tagliamento si trova attualmente al centro dell’attenzione del mondo accademico internazionale, diverse università effettuano ricerche sul Tagliamento e si prevedono diversi contributi al prossimo convegno “Gravel Bed Rivers” (sui fiumi ghiaiosi), che si svolgerà l’anno prossimo a Tadoussac, in Quebec, Canada. Sfortunatamente, però, la conoscenza scientifica, anche se utile e necessaria, non basta. Ci vogliono delle risposte concrete a delle domande specifiche. Ad esempio, quali sono i livelli idrici durante una piena e come cambiano dopo ogni intervento, casse di espansione o altro? Un appropriato modello matematico è uno strumento indispensabi- le per rispondere a questo tipo di domande. Nel prossimo numero tratterò come si costruisce e utilizza un tale modello, partendo dalla scelta del livello di sicurezza idraulica e dalla raccolta dei dati necessari. ltre domande concrete e pertinenti riguardano il flusso dell’acqua sotterranea. In estate la vegetazione nell’alveo del fiume dipende probabilmente dall’acqua sotterranea e quindi anche la stabilizzazione delle isole. Come cambia il flusso freatico se si costruisce una cassa di espansione impermeabile all’acqua sotterranea? Verrà impedito l’afflusso d’aqua freatica verso il fiume o non ci sarà nessun effetto, perchè la corrente sotterranea principale segue l’alveo? A e domande che riguardano gli effetti ecologici sono ancora più complesse. Non solo è difficile prevedere cosa succederà, ma bisogna prima stabilire la situazione ecologica di riferimento. Questo non è cosa triviale, perchè sussistono diverse visioni sul quello che è la situazione di riferimento ideale. C’è chi punta sull’integrità naturale, assegnando il valore ecologico più alto all’assenza totale di interventi umani, ma fino a che punto il Tagliamento ha ritenuto il suo aspetto primor- L Il Reno in piena in Olanda 5 SOCIETA’ Le origini reali della crisi globale Una conferenza di Gilberto Seravalli per il progetto "Scuola di Cittadinanza" N ell’ambito del progetto “Scuola di Cittadinanza”, promosso dal Comitato per la Costituzione assieme all’AUSER Alto Friuli, con il sostegno del Coordinamento delle Associazioni di volontariato culturale di Gemona, il gemonese prof. Gilberto Seravalli, ordinario di Economia dello Sviluppo presso l’Università di Parma, ha tenuto una conferenza su “Le origini reali della crisi economica globale”. Un pubblico numeroso ha seguito con grande partecipazione un percorso informativo ed argomentativo che, partendo dall’analisi della crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti, ha individuato nel liberismo economico senza freni le radici del grave malessere che investe il sistema economico mondiale. Negli Stati Uniti il 10% della popola- zione ora detiene il 50% del reddito, una quota in crescita dal dopoguerra, con una lieve flessione soltanto sotto la presidenza Clinton, mentre sempre più penalizzato è il ceto medio, la cui quota di reddito si è andata progressivamente riducendo. Molti americani hanno acquistato dei beni, in primo luogo la casa, senza disporre di adeguate risorse, grazie ai mutui concessi dalle banche. L’insolvenza di questi debitori ed il parallelo ristagno del mercato immobiliare, che non ha consentito alle banche di rifarsi attraverso la vendita delle case pignorate, hanno determinato una serie di reazioni “a valanga” che hanno presto superato l’ambito finanziario ed investito l’economia reale, mettendo in evidenza la profonda debolezza insita nel sistema. “Le cause vere della diale? Ad esempio, quale è stata l’influenza dei disboscamenti della Repubblica di Venezia? C’è, invece, chi interpreta l’integrità naturale come la situazione in cui specie rare o minacciate si possono riprodurre. Questo però può richiedere degli interventi di protezione, e quindi delle ingerenze umane. Un’altra visione fa riferimento non alla natura incontaminata, ma ad un certo paesaggio storico, spesso dell’ottocento, antropizzato sí, ma su una scala ancora “umana”, con l’idea che prima della rivoluzione industriale i pescatori e i contadini vivessero in armonia con la natura. Un’altra visione assegna il massimo valore alla biodiversità, che è legata alla varietà dell’ambiente. In Olanda, il territorio è talmente antropizzato che è diventato estremamente difficile ritornare sia alla natura incontaminata che a un pae- saggio storico, per cui si tende ad assegnare il più alto valore ecologico al libero funzionamento di alcuni processi naturali. È importante quindi identificare la situazione di riferimento per una valutazione ecologica univoca, altrimenti gli ecologi rischiano di non essere né capiti né ascoltati. ispondere a tutte queste domande richiede l’effettuazione di tanti studi diversi, sotto una chiara regia. In questo modo si potranno determinare tutti gli effetti rilevanti (inclusi i costi) di ogni intervento possibile. Sarà finalmente possibile realizzare una vera partecipazione pubblica alle decisioni se i risultati vengono presentati in modo trasparente e accessibile a tutti. Il mio terzo contributo descriverà uno strumento, il Planning Kit, che serve proprio a quest’ultimo proposito. crisi risalgono alla distribuzione del reddito – ha sottolineato Seravalli -, ossia al fortissimo aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri. Se la crisi fosse solo di natura finanziaria allora potrebbero bastare (forse) le politiche di aggiustamento finanziario che sono già in atto. Se invece la crisi dipende da cause più profonde, e nulla è più profondo delle disuguaglianze distributive, allora la cura dovrà essere anch’essa più profonda (e difficile). La crisi, cioè, sarà lunga e pesante fino a che non verranno ridotte tali disuguaglianze”. Accedendo al sito del Coordinamento delle Associazioni culturali e di volontariato sociale www.associagemona.org alla sezione progetti, "Scuola di cittadinanza", è possibile leggere, ed even- R Il Tagliamento tualmente scaricare, la chiara ed approfondita relazione sull’argomento redatta da Gilberto Seravalli assieme a Flavio Pressacco, professore ordinario di Matematica applicata alle Scienze economiche e sociali presso l’Università di Udine. Si potrà così comprendere che cosa siano i mutui “subprime”, i titoli derivati, le “bolle” finanziarie; valutare se le misure prese da Barack Obama siano una risposta adeguata alla realtà della crisi; infine, rendersi conto, sulla base di dati oggettivi, che anche la politica economica italiana segue il modello americano e quindi conduce alla crescita della differenza tra i redditi. A cura del Comitato per la Costituzione e dell’AUSER Alto Friuli COSE PUBBLICHE Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” 1 Comune di Gemona: bilancio e lavori 2009 Il totale generale delle entrate e delle uscite è pari a 23.358.909 euro; le sole entrate e spese correnti sono pari a 9.605.726 euro, mentre le spese in conto capitale (cioè gli investimenti) ammontano a 10.790.000 euro e le partite di giro sono pari a 2.962.283 euro. Nella seduta del 16.02.2009 il Consiglio comunale, oltre al bilancio di previsione, ha pure approvato l’ELENCO ANNUALE DEI LAVORI 2009 (vedi la tabella sottostante in migliaia di euro). 6 2 Più appalti pubblici per uscire dalla crisi In un recente incontro, la Confindustria friulana e i Sindacati provinciali (CGILCISL-UIL) hanno siglato un “patto” per far fronte comune contro “questa crisi economica, che non consente rinvii o temporeggiamenti”. Servono più lavori pubblici, più appalti (soprattutto per le opere “immediatamente” cantierabili e infrastrutture), più risorse da destinare agli ammortizzatori sociali, maggiore facilità di accesso al sistema creditizio. Gli Enti locali tutti, dalla Regione al più piccolo dei Comuni vengono sollecitati a sveltire le procedure e ad eliminare burocratismi per favorire qualsiasi nuova realtà o iniziativa produttiva e per dare il via a tutta quella serie di opere immediatamente cantierabili, volàno occupazionale fondamentale in questo momento. Nuova scuola per l’infanzia di Piovega - 1° lotto 1.100 nuova scuola per l’infanzia di Piovega - 2° lotto 250 ripristino del Castello 6° lotto - 1° stralcio 800 ripristino parte della cinta muraria - 1° lotto 100 ripristino parte della cinta muraria - 2° lotto 150 riqualific. centri urbani minori - Godo - 1° lotto 125 riqualific. centri urbani minori - Godo - 2° lotto 150 ristrutturazione viabilità via Dante - 1° lotto 480 riassicurazione civica e sicurezza 105 ristrutturazione viabilità via Rondins 970 manutenzione straordinaria Cinema-Teatro 7 sistemazione via Brondani, parcheggio via della 283,5 Roggia e tratto via Vegli manutenzione straordinaria impianti sportivi 70 manutenzione straordinaria scuole 200 manutenzione straordinaria strade e piazze 250 manutenzione straordinaria del verde pubblico 40 manutenz. straord. della pubblica illuminazione 30 manutenz. straord. strade e piazze, segnaletica 60 stradale, semaforizzazioni e dissuasori di velocità manut. straord. edifici comunali e patrimonio 154 disponibile realizzazione loculi cimitero comunale - 2° lotto 100 ripristino Forte di Ospedaletto - 3° lotto 20 Totale (migliaia di euro) 5.444,5 Pochi giorni dopo, il Sindaco di Udine Furio Honsell ha risposto all’appello di Confindustria e Sindacati: “Il Comune ha già dato il suo contributo per contrastare la crisi economica facendo partire i cantieri bloccati ed approvando un Piano delle opere per 36 milioni di euro”. Anche noi ci uniamo alla citata sollecitazione auspicando che anche il Comune di Gemona acceleri la messa in cantiere dei lavori pubblici programmati per il 2009, oltre a quelli degli anni precedenti (piazza del Ferro, via San Pietro, via Buja). 3 Più soldi alle forze dell'ordine NO alle ronde! Di recente il Governo ha istituito le ronde di volontari per la sicurezza, dopo aver tagliato di diversi miliardi di euro gli stanziamenti per il normale funzionamento delle forze dell’ordine. Luca Visentini, segretario regionale UIL, ha espresso contrarietà alle ronde perché il presidio del territorio deve essere affidato alle forze dell’ordine, non a corpi di volontari: nel migliore dei casi saranno sprovveduti, nel peggiore invece inquietanti e invasivi della libertà e della privacy dei cittadini (Messaggero Veneto 24.02.2009). I Comuni, quest’anno, si arrabattano come possono per far quadrare i bilanci perché la Regione ha ridotto i trasferimenti e perché il Governo non ha coperto i loro mancati introiti per l’abolizione dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). Nel frattempo arriva la legge regionale che stanzia 12 milioni di euro per telecamere, armi ai vigili urbani e, guarda caso, per le ronde di volontari. Questo stanziamento è ritenuto da più parti un’esagerazione in una Regione i cui tassi di criminalità sono tra i più bassi d’Italia e, soprattutto, in un momento di grave crisi economica. Questi 12 milioni – si chiede giustamente Visentini — non sarebbe stato meglio spenderli per gli asili nido, le case di riposo o per i cassaintegrati che crescono a dismisura? Inoltre, se si voleva praticare una vera politica della sicurezza, non sarebbe stato meglio usarli per pagare la manutenzione e la benzina delle auto della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza? Sì, sarebbe stato meglio — conclude Visentini — e auspica che il Presidente Tondo e le forze politiche della maggioranza, armate di buon senso, ci ripensino. 4 Sì al messaggio di Carlo Azeglio Ciampi, già Presidente della Repubblica La proposta di legge del centrodestra n. 1630, presentata in Parlamento il 23.06.2008, vorrebbe istituire un Ordine del Tricolore per i reduci della guerra 1940-1945, equiparando partigiani e repubblichini di Salò; questi, durante il biennio 1943-’45, giurarono “assoluta obbedienza ad Adolf Hitler, comandante dell’esercito tedesco”. Su questa proposta di legge ci pare importante e chiarificatore diffondere il messaggio di C. A. Ciampi che, fra l’altro, ha dichiarato: “Non posso condividere l’iniziativa di legge per attribuire la qualifica di «combattenti» a coloro che prestarono servizio militare nella Repubblica Sociale Italiana. In via di diritto la vicenda è stata definita da puntuali sentenze della Corte di Cassazione, che ha espresso in modo inequivocabile il suo giudizio sulla questio- COSE PUBBLICHE 7 Acqua, quanto ci costi! Dal 1° gennaio aumenti consistenti per le tariffe dell'acquedotto Assemblea del 19.12.2008 ha approvato le convenzioni tra l’Autorità d’Ambito Friuli Centrale ed i soggetti attuali gestori dei vari servizi idrici integrati e le relative tariffe per il periodo 2009-2011 (a questa Assemblea – tra l’altro - il rappresentante del Comune di Gemona era assente). Tutti gli utenti della Provincia di Udine vedranno crescere le bollette del 30% circa. «È un sacrificio necessario che ci consentirà prima di tutto di rispondere a un’emergenza causata dall’inadeguatezza degli impianti – L’ ne. Il giudizio storico sulla Repubblica di Salò – creata in antitesi allo Stato italiano legittimo, il Regno d’Italia, che non cessò di esistere fino al referendum del 2 giugno 1946—non può dimenticare che essa appoggiò, con la sua azione, la causa del nazismo, anche se scelte individuali di adesione possono essere state ispirate al convincimento di fare in tal modo il proprio dovere. Contro quella causa combatterono le Forze armate italiane, rimaste fedeli al giuramento prestato, in consonanza di intenti con la risorgente Italia democratica. Questa ha le sue radici in una «Resistenza» che ha avuto una pluralità di manifestazioni: dal comportamento della maggior parte dei nostri militari (prima nei giorni successivi all’8 settembre ’43, poi nei campi di internamento) all’azione delle formazioni partigiane, alle battaglie combattute dal Corpo Italiano di Liberazione. Auspico pertanto, proprio perché possano consolidarsi su solide basi i valori di solidarietà e di unità nazionale, che in nessun caso venga meno il rispetto delle ragioni del diritto e della storia”. spiega il presidente dell’Ato, Andrea Zuliani – che oggi presentano troppe criticità mettendo a rischio in alcune zone la qualità dell’acqua e la salute dei cittadini e in altre la quantità dell’acqua e quindi la possibilità di utilizzare un bene così prezioso». Sul merito dell’aumento non siamo al momento in grado di fare una valutazione precisa in quanto troppi fattori giocano un ruolo importante. Ci preme evidenziare, invece, come la scelta di aderire al CAFC (Consorzio Acquedotto Friuli Centrale) fatta all’ultimo momento nel 2005, dopo che tutti i Comuni dell’Alto Friuli sembravano ipotizzare una scelta unitaria aderendo a Carniacque (vedi la breve cronologia riportata a fianco), comporti per gli utenti gemonesi un aumento molto più alto rispetto alla scelta di aderire a Carniacque. Le tabelle ipotizzano gli aumenti per una Bolletta per un consumo di 100 mc/anno CAFC 2006 65,32 2007-2008 69,47 2009 123,60 Carniacque 113,39 differenza 10,21 9% 2010 145,24 120,03 25,21 21% 2011 147,10 117,28 29,82 25% Bolletta per un consumo di 200 mc/anno CAFC 2006 129,23 2007-2008 152,74 Carniacque 2009 239,91 51,55 27% 2010 293,37 203,26 90,11 44% 2011 298,17 197,76 100,41 51% famiglia che consuma 100 mc all’anno o per le famiglie che ne consumano 200, e sono la maggioranza. Per chi consuma più di 200 mc poi, gli aumenti sono veramente notevoli. In tre anni (20092011) la differenza rispetto a Carniacque è di 65,24 € per chi consuma 100 mc e 188,36 differenza di ben 242,07 € per chi consuma 200 mc all’anno. Il costo complessivo dell’acqua (che, ricordiamo, comprende una quota fissa di ben 40 €, canone fognatura e depurazione e iva) passa così da circa 0,65 € al mc a quasi 1,50. Gianni Tonetto Breve cronistoria dell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato a Gemona Messaggero Veneto 29/03/2005: Marini, … ha proposto l’istituzione di un sub-ambito per i Comuni a nord di Gemona, produttori di acqua ed autosufficienti. … ruolo che Marini suggerisce venga affidato alle Comunità Montane, al Consorzio Carniacque… Messaggero Veneto 28/04/2005: Marini ricorda che fu lui stesso, un paio di mesi fa «unico tra i Sindaci del nostro territorio» a proporre la soluzione del problema, affidando alla Comunità Montana del Gemonese-Canal del Ferro, Val Canale la gestione dell’acqua o, in alternativa che si trovasse un accordo con la stessa Carniacque: «Non ebbi alcun riscontro - sottolinea - anche se poi c’è stata effettivamente da parte degli altri Sindaci, compreso il presidente Ivo Del Negro, la presa di coscienza che nei territori montani ci voglia un interlocutore diverso rispetto al resto della provincia friulana». Delibera di Consiglio n. 21 dell’11/05/2005: Attuazione legge “Galli” sul servizio integrato dell’acqua - valutazioni e eventuale acquisto quota societaria di Carniacque spa detenuta dalla Comunità Montana del Gemonese. Messaggero Veneto 28/06/2005: «E adesso usciamo anche da Carniacque». È ancora il consigliere regionale Disetti Virgilio a intervenire: «Ho votato con convinzione la legge regionale che ha recepito la legge “Galli” per la gestione del servizio idrico integrato – spiega Disetti – portata avanti dal vicepresidente della Giunta regionale Moretton. Ho sostenuto e ho spiegato ai Sindaci della Comunità Montana del Gemonese - Canal del Ferro - Val Canale la giustezza della scelta di individuare a livello provinciale gli Ambiti Territoriali Ottimali, ma vedo che spinte a un ritorno al “fasìn di bessoi” affascinano ancora. Ed è il caso proprio della proposta di aderire a Carniacque che,a mio avviso, non comporterà alcun vantaggio né per i Comuni né per la nostra gente. … La gestione di servizi importanti quali acquedotti, reti fognarie e depurazione – conclude Disetti – è troppo importante ed è necessario che le Amministrazioni comunali valutino bene le scelte che fanno, perché le ripercussioni negative cadranno direttamente sui loro cittadini». Una riflessione che il Comune di Gemona ha già fatto come riferisce l’Assessore comunale al bilancio Paolo Urbani: COSE PUBBLICHE 8 La riapertura del cinema Cosa ne pensano i giovani programmazione solamente un giorno o due e non è semplice regolarsi con gli orari e perciò si rinuncia a guardare il film. …delle nuove programmazioni? Sono buone, il problema sono in parte gli orari, soprattutto se un film inizia alle sette di sera per regolarsi con la cena, poiché non ci sono cose da mangiare all’interno del cinema e il fatto che alcuni film sono in C’è qualche suggerimento o qualcosa di cui volete parlare riguardo al cinema? Un problema per il cinema di Gemona è il luogo in cui si trova, perché appena si esce dal cinema non c’è nulla da fare, forse prendersi solamente un gelato o «Il nostro è stato un approfondimento esclusivamente tecnico e finanziario – spiega Urbani – delle proposte che ci hanno avanzato sia Carniacque che il Cafc, ed in effetti le condizioni offerte dal Cafc sono nettamente migliori. Proporremo quindi al Consiglio l’adesione al CAFC». Delibera di Consiglio n. 25 del 30/06/2005: Servizio idrico integrato relazione sull’indagine condotta in attuazione alla deliberazione consiliare n. 21 dell’11.05.2005. Consigliere Urbani: …”Abbiamo valutato che il CAFC è molto migliore per noi, per la nostra Amministrazione e soprattutto per i nostri cittadini”. Delibera di Consiglio n. 26 del 30/06/2005: servizio idrico integrato comunale - conferimento al CAFC. Con il voto favorevole di: Gabriele Marini, Vincenzo Salvatorelli, Copetti Lucio e Paolo, Mauro D’Aronco, Paolo Urbani, Claudio Polano, Revelant Renato e Roberto, Davis Goi, Luigino Patat, Fabiano Floreani, Stefano Marmai, Gianpaolo Londero, Giuseppe Tiso e Giuseppe Giau viene conferita al CAFC la gestione del servizio idrico integrato dal 01/01/2006. Messaggero Veneto 01/07/2005: Il segretario della Cisl Alto Friuli Daniele Deotto replica al Consigliere regionale Virgilio Disetti. «L’ex Sindaco di Gemona – scrive Deotto – deve trovare un gusto particolare a polemizzare con la Carnia. Prima in difesa dell’ospedale di Gemona, e sin qui si poteva comprendere, poi contro la Burgo e ora contro Carniacque. Polemiche sterili, volte a dividere piuttosto che a unire. L’esat- to contrario di ciò che servirebbe a Gemona, alla Carnia e all’Alto Friuli in genere. Messaggero Veneto 06/07/2005: Dorotea [Segretario dei Democratici di Sinistra di Gemona] … nel rimarcare la possibilità che l’acqua, in virtù della scelta effettuata, potrebbe subire aumenti fino al 40%, conclude affermando che «riteniamo che l’Amministrazione abbia sbagliato nel merito e nel metodo, speriamo non tocchi a noi cittadini pagare il conto della sua incapacità». bere qualcosa. il posto dove si trova il cinema viene definito “morto” perché la sera non si trova nessuno in giro e non c’è nulla da fare o da vedere per i ragazzi, forse provare ad animare il centro storico, piuttosto che continuare ad eliminare i negozi o altro, sarebbe utile per attirare un maggior numero di persone, soprattutto i giovani che escono la sera che così possono ritrovarsi. Jessica Bellina semplice trattativa, come in tutti gli affari. Abbiamo rilevato che sicuramente l’offerta del CAFC era la più conveniente. Delibera del Consiglio n. 48/2008: … Ass. Londero: Sono stufo di assistere sempre a questi venditori di fumo che si spacciano poi per i depositari della verità. Il discorso qual è? Non voglio neanche entrare in merito nel CAFC che ha un costo di gestione dovuto anche al personale e ricordo che ci sono anche due dipendenti nuovi ... di Gemona, uno sei tu Claudio Polano e l’altro è il figlio di Disetti, è giusto che la gente lo sappia, sono due assunti dal CAFC… Messaggero Veneto 10/07/2005: Marini ribadisce che la scelta di quest’ultimo [CAFC] Bolletta per un consumo di 100 mc/anno di acqua come gestore del servizio di CAFC acquedotto, fognatura e 170,00 Carniacque depurazione a Gemona non è 150,00 stata determinata da posizioni campanilistiche, ma solo 130,00 da opportunità economiche e 110,00 tecniche, più favorevoli quel90,00 le proposte da CAFC rispetto alla società carnica.«Il 70,00 CAFC offre forti garanzie di 50,00 efficienza ed efficacia - sot- €/anno 2006 2007-2008 2009 2010 2011 tolinea Marini - e oltre a garantire, per i prossimi due Bolletta per un consumo di 200 mc/anno di acqua anni, l’applicazione delle CAFC medesime tariffe sinora 350,00 Carniacque applicate da noi…[in realtà le tariffe sono aumentate nel 300,00 2007]. 250,00 7% +5 Delibera del Consiglio n. 200,00 43/2006: … Ass. Urbani: Io 150,00 dico che alla luce dei fatti, quello che ci ha portato a 100,00 scegliere il CAFC piuttosto €/anno 50,00 che Carniacque è stata una 2006 2007-2008 2009 2010 2011 8% …dei cambiamenti? (Cambio degli orari, nessuna pausa durante la proiezione, nulla da mangiare). Sarebbe utile avere una pausa durante la proiezione del film per andare in bagno o per magari poter comprare da mangiare, soprattutto se i film durano più di un’ora e mezza, con certi orari non è semplice organizzarsi. +7 Riguardo al cinema di Gemona cosa ne pensate…della riapertura? È una buona cosa, andare a Udine è troppo lontano e il cinema di Gemona è più comodo perché più facile da raggiungere. STORIE&PERSONE 9 L'uomo delle campane l suono delle campane ha avuto, nei secoli passati, la funzione di richiamo dei fedeli per le funzioni religiose. Non solo. Le campane accompagnavano con i loro rintocchi la preghiera dell’Angelus Domini al mattino, a mezzogiorno e alla sera, i momenti importanti nella vita dei credenti e delle Comunità quali i matrimoni, sacramenti, funerali, feste patronali, processioni, solennità, tridui, novene, rogazioni, le quarantore; suonavano inoltre all’arrivo di forti temporali, nella “speranza” di allontanarli; su diverse campane infatti c’era scritto “a fulgure et tempestate libera nos Domine”. Luigi Pittini (Gjigji Batiste) dalla fine dicembre del ‘76 al luglio ‘77 ha lavorato in Duomo e in altre Chiese, al I recupero di pietre e di manufatti artistici, sepolti e confusi fra le macerie. E tra questi anche le campane. Così racconta: “Eravamo in Duomo, in una giornata di pioggia del marzo ‘77, quando, dopo molti sforzi, siamo riusciti a recuperare il “campanon” del peso di 28 quintali. Appeso alla benna di uno scavatore, sono riuscito a muovere il battacchio e a fare un rintocco. Quasi d’incanto nel deserto del luogo, la gente di Stalis, prossima al Duomo, si è avvicinata, e si è stretta intorno a quel suono così familiare e rassicurante. E’ stato un attimo di intensa commozione. Poco tempo dopo, l’8 di aprile del 1977, nella sera di venerdì santo, con una corda legata al battacchio, e il “campanon” Luigi Pittini accanto al campanon del Duomo, durante il trasporto nella vecchia Canonica (1977) appeso al braccio dello sca- Sant’Antonio, 1 a San vatore, abbiamo suonato, per Michele, 1 a S. Annunziata la prima volta, 400 rintoc- (Via Venuti), 1 nella Chiesa chi in memoria delle vittime del Cimitero, 1 a S. Pietro del terremoto. La campane d’Alcantara, 1 a Campagnodel Duomo erano mute dalle la, 1 in Ledis, 3 a B.V. ore 20 del 6 maggio, salvo Immacolata di Campagnola, appunto quel magico glong 1 nella Chiesa di Ognissanti del ritrovamento. Nella (Ospedaletto), 2 a San giornata di Pasqua prima e Marco, 2 nella Chiesa presso dopo la Messa in Salcons si il Convento delle Suore, 1 in sono risentite le campane del Municipio e 1 presso la Duomo: era solo però una famiglia Bertossi. registrazione che avevo fatto Alcune campane erano nel ‘74 per mia sorella che rotte, altre portano impresse memorie infauste precedenti abitava in Argentina”. Le campane del Duomo al sisma, come quella di rimarranno poi silenti fino Sant’Agnese bucata da una al 5 gennaio 1986, storica pallottola sparata da un solgiornata nella quale il dato tedesco nell’ultima Duomo è stata riconsegnato Guerra. Altre ancora suonaalla Comunità. E le campane no in posti diversi da quelli a distanza di quasi 10 anni originari: le campane della Chiesa di Madonna ora suohanno ripreso a suonare. Ma quante campane, di nano nella Chiesa di Piovequalsiasi misura e forma ga. comprese le campanelle, Tutte queste informazioni e sono state recuperate dopo il altre ancora si trovano su un terremoto? Ben 50. In grande foglio che Pittini mi Castello 1, 4 a S.Maria delle ha consegnato. Sotto c’è Grazie, 6 in Duomo, 2 a San scritto: “Il recupero è stato Rocco, 1 a S.Maria in Fossa- possibile con la precisa le, 1 a Madonna della Pace opera prestata presso l’Uffi(Gleseute), 2 a S. Lucia in cio demolizioni del Comune Piovega, 2 nella Chiesa di di Gemona del Friuli dal Madonna della Salute in Signor Luigi Pittini”. Maniaglia, 4 a S. Spirito a L’uomo delle campane. Mai Il Castello, visto dal campanile del Duomo. In primo piano, Ospedaletto, 1 a Loreto, 1 a titolo di un articolo fu così all'interno della trifora, il leggio Patriarcale che è stato S. Anna, 4 a San Valentino in appropriato. Sandro Cargnelutti Godo, 1 a Sant’Agnese, 4 a recuperato da Pittini dopo il sisma. EMIGRAZIONE 10 I 130 anni di Colonia Caroya Un doveroso ricordo degli emigranti gemonesi in terra d'Argentina erché a Gemona, nella borgata di Campolessi, quel largo piazzale, antistante la chiesa di San Marco Evangelista, è stato “intitolato” a Colonia Caroya? Cos’è e dov’è esattamente Colonia Caroya? Colonia Caroya (prov. di Córdoba) è un po’ il simbolo di un’epoca, quella del grande esodo migratorio verso le Americhe, che dalla fine del 1877 interessò anche Gemona. Moltissimi furono i Gemonesi che credettero a quanto divulgavano gli agenti, legittimi e clandestini, delle compagnie navali di Genova, con succursali a Udine e più tardi anche a Gemona (delegati ufficiali furono Alessandro Tessitori e Lino Gurisatti). Prima il manifesto nel 1877 e poi il famoso opuscolo, edito dall’agenzia marittima di Giacomo Modesti di Udine, nel 1878 invitarono con promesse allettanti ad emigrare in Argentina. Il Congresso di Buenos Aires aveva approvato nell’ottobre 1876 la Ley n° 817 … de inmigraciòn y colonizaciòn de la Republica Argentina per costituire delle colonie in terre ancora quasi completamente vergini dall’antropizzazione. Molti si lasciarono attrarre dalle promesse, dal sogno di una vita più agiata in una terra fertilissima. Il Friuli di fine ‘800 era segnato da P diverse sciagure (malattie, parassiti della vite, diluvi o siccità, …), ma anche dalla famosa tassa sul macinato, che forse recava più danno della peronospora, poiché colpiva gli ultimi. E così partirono, partirono a migliaia dal Friuli e dal Veneto. Molti vendettero tutto, avessero potuto vendere anche l’anima! Stabilirono le condizioni contrattuali con gli agenti e raggiunsero Genova da dove partivano i piroscafi per la Merica. Il viaggio durava in media 25 giorni con un buon trattamento: durante la traversata c’è chi decise di nascere, ma anche chi non vide mai la “terra promessa”. Sbarcarono a Buenos Aires, dove li attendeva un periodo di quarantena e i controlli medici presso la Casa dell’Emigrazione. In treno (la ferrovia è appena stata inaugurata) e poi col carro giunsero alla colonia. Le colonie potevano essere: - governative o provinciali In tal caso agli immigrati veniva assegnata una concessione di terreno, animali da lavoro e da latte, alcuni attrezzi e anticipato il vitto per un anno. Il controvalore di queste anticipazioni doveva essere rimborsato in 7 anni senza interessi, ma già dalla fine del 1879 queste condizioni mutarono, in quanto il Governo argentino non accordò più i viveri e gli utensili agricoli, offriva gratuitamente solo un lotto di terreno e questo, il più delle volte, era situato in posti difficilmente raggiungibili coi mezzi e lontani dall’acqua; - private – I grandi latifondisti concedevano la terra da coltivare, che però non diventava poi mai di proprietà del colone, anticipavano il cibo, gli animali e gli attrezzi, ma successivamente tutto avrebbe dovuto essere pagato con gravosi interessi, attorno al 12%. Gli Amministratori locali cercarono di ostacolare questa smania di partire, cercarono di dissuadere chiunque dal fare questo salto nel buio, ma tale atteggiamento venne colto dalla popolazione più come ostruzionismo ai propri sogni che come accorato avvertimento. Inizialmente qualcuno mandò lettere che spinsero parenti e amici a partire, avvalorando la propaganda fatta dagli agenti; sicuramente ci sarà stato chi ha avuto fortuna, ma è più verosimile che quelle lettere fossero un ulteriore inganno di chi seppe speculare non poco sulla povertà altrui, pur d’incentivare altre partenze, raccontando di ricchezze che invece non erano che miraggi. Furono invece molte di più le lettere vere che trasudavano miseria e sofferenza, dovute alle reali condizioni di lavoro, al clima diverso (caldo e umido), alle malattie, alla voracità delle locuste, alle depredazioni dei selvaggi indiani e dei gauchos pampeani, alle difficoltà d’irrigare, agli animali selvaggi. Dalle lettere si legge: “… sarebbe meglio che Cristoforo Colombo fosse soffocato nel mare prima di scoprirla [l’America]… ” oppure “… sappi amico mio che siamo esiliati in mezzo ad una catastrofe di dispiaceri e traditi da queste infami agenzie d’Italia, le quali ne mandarono sotto questa disastrosa Argentina mediante le loro false circolari e leggi, per cui siamo traditi”. La legge era stata sì emessa, ma non fu mai concretizzato un vero e proprio piano attuativo della stessa; fondamentalmente mancò il coordinamento tra il Governo argentino e i Paesi da cui partirono gli emigranti. A fare da ponte tra emigrati e Friuli ci pensò il Comitato dell’Associazione Agraria Friulana per il Patronato degli Agricoltori Friulani emigrati nell’America Meridionale. Esso ebbe il compito di raccogliere e divulgare informazioni reali, di studiare e proporre i mezzi più opportuni per tutelare l’emigrazione dei contadini friulani, ma anche l’interesse generale dei proprietari terrieri locali, che venivano privati dalla forza lavoro. Pubblicava il Bollettino dell’Associazione Agraria Friulana. Ben presto i coloni si resero conto dell’inferno in cui erano scesi e non valsero a nulla i mea culpa per aver dato ascolto a quei mercanti di sogni; il denaro sufficiente per il rimpatrio non c’era, tanto valeva in qualche modo arrangiarsi per sopravvivere. Ma quel che fu peggio e che costituì la delusione più amara fu che l’Italia, quell’Italia appena unita, non li volle più. L’Associazione Agraria Friulana spinse il Governo italiano a mandare navi a Buenos Aires per far rimpatriare tutti quei poveri disgraziati vittime di Colonie Caroye Se vignîs te Colonie là che tant vin lavorât, ogni lûc cu la sô storie di sudôr ‘l è stât bagnât. Un segnâl te strade grande al ricuarde la nestre linde e si sint in ogni bande fevelâ la marilenghe. La lidrîs de furlanie a Caroye ben plantade mantignintle cun ligrie e cul cûr cultivade. Oh, furlans de Argjentine, il nestri spirt atôr us svole, cuntinuait pe strade buine cu la fieste che console! Giannino Fabris (tratta da Friuli nel Mondo giugno 2003 – per il 125° anniversario di fondazione di Colonia Caroya) EMIGRAZIONE 11 turpi inganni, ma “… sarebnua sul be per noi pericolosissimo prossimo quel rigurgito in paese di numero. tanti individui spostati, senza pane, senza tetto e senza lavoro.” In molti, primi fra tutti i bambini, non ce la fecero: si morì di fame, stenti e malattie. Ma il friulano non molla e … Jesùs Maria, dopo 130 anni il friulano conArgentina tinua a resistere in questo Famiglia lontano angolo di Friuli, Mardero nonostante i recenti ed ancoContessi, ra attuali problemi economi1927 circa ci. (Arhivio Maria Copetti Contessi Sternischia Fine della 1a parte - conti- Lis famèis Mardero Cuesin e Contessi Crichiut di Plovie el sito internet www.natisone.it/ emigranti Franca Mardero racconta in poche righe un condensato della sua storia di emigrante. In un lontano passato, alcuni suoi avi erano già emigrati in Argentina, ma la sua famiglia vi sbarca il 6 maggio (!) 1954, nella capitale Buenos Aires. Devono però raggiungere Córdoba, che dista 700 km. Il viaggio si effettua in treno, lento e vecchio, e dura circa una ventina d’ore. Scomodo sì, ma il panorama che si gode dal finestrino è meraviglioso: distese immense di praterie con centinaia di bovini al pascolo! Giungono a destinazione: Jesús María. La cittadina si presenta come piccola e graziosa, ma dopo alcuni giorni i parenti li portano presso la dimora a loro riservata, che dista 5 km ed è nel bel mezzo della campagna. Franca scrive: “La casa consisteva solo in tre piccole stanze, con tetto di lamiera e senza nessuna comodità; mancava l’acqua corrente e la luce elettrica … La vita in campagna era simile a quella del nostro paese, salvo per le estensioni e le complicazioni del lavoro che erano tante, la mancanza di attrezzi e le alte temperature d’estate … tutto ciò faceva di questo semplice lavoro un vero sacrificio ... Le case erano disperse, la distanza fra l’una e l’altra era notevole, cosicché la sera, quando si accendeva il lumicino a petrolio, la tristezza della solitudine e delle comodità perse si accentuava enormemente … La domenica era la giornata più attesa della settimana, non solo perché non si lavorava sotto il sole ardente, ma anche perché dei nostri cordiali vicini ci portavano in un paese non tanto distante, chiamato Colonia Caroya. Questo era un paese di circa 5000 abitanti, ma la sua particolarità consisteva nel fatto che la sua popolazione era in maggioranza friulana o N veneta. Percorrere l’unica via principale di questo paese era un vero piacere e per qualche ora si aveva l’illusione di incontrarsi al nostro paese: si parlava friulano, la gente era contenta e allegra, tanti intonavano villotte o vecchie canzonette e ancora oggi, a distanza di tanti anni, si può udire parlare in questo dialetto … Non fu facile fondare Colonia Caroya; i terreni che avevano avuto in concessione dal Governo consistevano in boschi agresti, che fu necessario pulire a forza di zappa e piccone per mancanza di altri mezzi, mentre la prolungata siccità e le orde di cavallette fecero passare un nero e duro periodo a questo laborioso e valoroso popolo … Oggi stiamo molto bene, abbiamo tutto o quasi tutto … i genitori sono morti da parecchi anni, ma in onore alla loro memoria e a quella di tanti altri emigranti, sempre terrò presente le nostre origini e farò tutto il possibile per tenerle vivide nella memoria e per trasmetterle alle future generazioni. Ringrazio il mio caro Friuli per avermi dato la possibilità di nascere nel suo seno e aver ereditato la ferrea volontà al lavoro, nonché l’onestà del suo grandissimo popolo! Ringrazio l’Argentina per averci accolto a braccia aperte, senza riserve, e per averci dato la pace ed il benessere che oggi regna nella mia famiglia!”. (2001). In questa mia ricerca di testimonianze ho incontrato Diadema Sternischia (il padre era oriundo della Carnia) e sua madre Anita Contessi (cugina di Franca), classe 1921. Madre e figlia sono rientrate a Gemona nel 1989. Abbiamo letto insieme la storia della colonizzazione argentina, in particolare di Colonia Caroya, e mi hanno confermato quanto scritto. Anita è figlia di Elisabetta Lîse Mardero Cuesin e Antonio Contessi Crichiut, entrambi nati in Piovega nel 1887. Antonio era già stato in Argentina giovanissimo, nei primi anni del ‘900, ma vi si trasferì con la moglie, incinta della prima figlia, nel 1913. Si sistemarono a Jesús María. Lîse lavorava la terra e si occupava della famiglia (ebbero 13 figli, tutti nati in Argentina), mentre Antonio era stato assunto in ferrovia. Anita mi racconta che la madre, donna forte, ingegnosa e operosa, non fece mai mancare nulla alla sua numerosa famiglia (“ogni sere si mangjave polente e formadi”), ma nemmeno a tutti coloro che, spaesati, giungevano a Jesús María per la prima volta. La casa di Lîse era un punto di riferimento per tutti coloro che giungevano in questa colonia; sapevano di trovare un letto e un pasto caldo in attesa di una sistemazione. Quella casa era detta la casa dell’emigrante e proprio davanti ad essa è stata fatta la foto, riprodotta sopra, alla fine degli anni ‘20. Si riconoscono i fratelli Antonio, Quinto, Giovanni Battista Bautista e Luigi Contessi, Anita e le sue due sorelle maggiori. Abbiamo parlato per almeno tre ore di emigrazione in friulano, italiano e anche con qualche accenno alla lingua spagnola! Diadema mi ha descritto ciò che per lei è la friulanità: “stâ in famèe, insiemit, fâ fieste a ogni ricorence, la legrie e l’union da int magari atôr di une taule cun la polente, in semplicitât”. Ma è proprio questa “mitica” friulanità che non ha trovato, rientrando in Friuli. “Cuant c’al rivave cualchi furlan a Buenos Aires, j partivin un pôs di non e j lavin a fâ un pôcje di acoglience, rôbe che no aj cjatât achì. Fin di piçule, j aj simpri sperât di vignî in Friûl; j cognossevi il Friûl a fuarce di lei i libris dal Fogolâr, j savevi dut sul Friûl. Purtrop cheste friulanitât a va smamint in Argjentine, ma ancje e soredut achì!”. IMMIGRAZIONE 12 Donne dell’Est in Carnia Breve analisi tratta dalla tesi di laurea di Silvia Scarso Silvia Scarso, nata a Gemona nel 1986, si è brillantemente laureata l’estate scorsa in Scienze Sociologiche presso l’Università di Padova, discutendo una tesi sulle dinamiche che muovono il flusso migratorio, soprattutto femminile, dai Paesi dell’Est fino a piccole frazioni dei Comuni carnici, realtà sociale estendibile anche al mandamento gemonese. Silvia offre quindi ai lettori di P&M un sunto della sua interessante ricerca, che l’ha portata a conoscere da vicino alcune storie personali, storie di molti, storie di troppi. (M.C.) uale immigrazione in Carnia? Analisi delle dinamiche demografiche e migratorie, privilegiando una prospettiva di genere”, questo è il titolo della mia tesi. In sostanza mi sono posta soprattutto i seguenti interrogativi: cos’è e dov’è la montagna? si può parlare veramente di spopolamento della Carnia? esiste immigrazione in Carnia? Sì, esiste. Anzi, ho potuto notare che sono presenti maggiormente immigrate, donne provenienti dall’Est Europa. Un’altra domanda sorge allora spontanea: come mai queste donne giungono a vivere e a lavorare in Carnia? Non sarebbe forse meglio una sistemazione in città? Ho così analizzato i mercati del lavoro carnico e udinese, comparando i due diversi fenomeni migratori. Mi sembra interessante sottolineare i dati relativi alla presenza di stranieri in Carnia: nel 2001 rappresentavano l’1,04% (424 persone) della popolazione totale, mentre nel 2006 sono l’1,60% (638 persone), in particolare le donne sono passate dall’1,14% all’1,60% della popolazione totale. “Q Richiamo brevemente i fat- Maschi Femmine Tot. Carnia Popolazione residente 2001 19.612 20.973 40.585 tori che hanno originato una domanda di lavoratori immigrati, una domanda rimasta a lungo implicita, non istituzionalizzata, ma non meno incisiva nel ridisegnare il panorama del mercato occupazionale italiano, al punto da far diventare l’immigrazione una componente imprescindibile per il funzionamento di diversi settori e attività. Oltre ai fattori esterni, come il collasso del blocco sovietico e la conseguente apertura delle frontiere dei Paesi dell’Europa centro-settentrionale, una serie di fattori interni hanno reso ricettivo il mercato del lavoro italiano per lavoratori provenienti dall’estero, disposti ad accollarsi le mansioni più disagiate, precarie e socialmente penalizzate. Le donne immigrate si inseriscono in questo quadro: sono assunte dalle famiglie per svolgere compiti domestici e di assistenza agli anziani, integrando le risorse del welfare invisibile, rappresentato dal lavoro non riconosciuto e non retribuito delle donne autoctone. Udine, Comune con una prevalenza immigratoria maschile, offre lavoro nel settore industriale e edile, mentre Tolmezzo, con una percentuale più elevata di donne immigrate, offre Popolazione straniera residente 2001 184 240 424 lavoro nel settore terziario, dell’assistenza agli anziani e delle pulizie. Quali cambiamenti della società hanno reso necessario il ricorso a quelle figure professionali e sociali che comunemente chiamiamo badanti? Sicuramente è modificato il ruolo della donna, provocando il mutamento della struttura familiare. Il lavoro di cura e assistenza era storicamente affidato alle pratiche familiari, quindi alle donne, che solitamente non avevano un lavoro retribuito. Al giorno d’oggi quasi tutte le donne svolgono un’attività lavorativa salariata, oltre al lavoro, non rimunerato, di cura della casa e della famiglia: il tempo e le forze per occuparsi degli anziani si sono ridotte. Sono necessarie allora persone disponibili a supplire a quella che era la solidarietà intergenerazionale e che quindi siano disposte a svolgere una mansione il cui coinvolgimento in termini di tempo sia totale. Questo elemento e il progressivo invec- Popolazione residente 2006 19.376 20.504 39.880 Popolazione straniera residente 2006 281 357 638 Tabella 1: popolazione residente e popolazione straniera negli anni 2001 e 2006 in Carnia (dati assoluti) - Fonte: rielaborazione dati Istat, censimento 2001. chiamento della popolazione hanno determinato un aumento di domanda di lavoro come assistente familiare (badante) e parallelamente la modificazione del loro stesso ruolo: dalla cura della casa alla cura della persona. Ho allora intervistato tre assistenti familiari, svolgenti il loro lavoro in un qualche paese della Carnia, per far emergere alcune problematiche che le immigrate si trovano ad affrontare lavorando e vivendo in un contesto montano. La scelta dei soggetti da incontrare non è stata semplice: la visibilità sociale delle badanti è molto bassa, molte di loro non riescono ad esprimersi in un italiano fluente, non hanno molto tempo libero, quando escono tendono a muoversi in gruppo con altre connazionali oppure accompagnate dall’anziano/a accudito/a e sono diffidenti nei confronti di Italiani/e che sembrano “troppo curiosi” nei loro confronti. Queste interviste non hanno la pretesa di essere generalizzanti del contesto studiato, vogliono solo essere un contributo per comprendere una realtà soggettiva. La prima badante, che ho incontrato, è ucraina e lavorava a Cavazzo Carnico (ora non più). La sua IMMIGRAZIONE 13 prima esperienza lavorativa in Italia è stata a Battipaglia (SA). In quell’iniziale periodo non era assunta regolarmente e ha trovato lavoro soltanto attraverso il passaparola. Le condizioni lavorative erano per lei insostenibili e le difficoltà linguistiche non facevano altro che peggiorare la situazione. Per uscire da quell’incubo e anche per accorciare le distanze dal suo Paese d’origine decise a quel punto di cercare lavoro nel Nord Italia, giungendo così, dopo varie peripezie, a Cjavaç. Ha sempre impiegato anche il tempo libero concesso lavorando, per guadagnare e quindi inviare più denaro possibile alla sua famiglia, rimasta in Ucraina. Non ha mai ricevuto informazioni riguardanti corsi di formazione o di lingua italiana per stranieri, ma durante l’intervista non ne ha sottolineato il bisogno. Ho colto in lei, nelle sue parole, una costante e profonda nostalgia di casa. La seconda, anche lei ucraina, lavora a Casanova, frazione di Tolmezzo. È in Italia da un anno e mezzo e non parla molto bene l’italiano. Ha liberi solo due giorni al mese, ma non ha espresso il desiderio di volerne di più, perché non saprebbe come impiegare il tempo. Nonostante ciò, si trova bene in Italia; vorrebbe viaggiare e visitare i luoghi visti in televisione. Anche lei è venuta a conoscenza dell’attuale occupazione attraverso il passaparola e l’aiuto delle assistenti domiciliari che operano nel distretto di Tolmezzo. Ho notato che il suo unico punto di riferimento qui in Italia è una signora del luogo, che l’aiuta nelle faccende domestiche presso la famiglia dove lavora. Al minimo problema si rivolge a lei perché percepisce una certa incomprensione, dovuta anche a difficoltà comunicative, ai medici e alle assistenti domiciliari. Dorme nel letto matrimoniale con l’anziana accudita, condizione che le limita alquanto la libertà personale. La terza è moldava e lavora a Terzo, altra frazione di Tolmezzo. Anche lei ha utilizzato un canale informale per trovare lavoro. Le ci è voluto un certo periodo di adattamento al clima e all’altitudine, ma poi ha iniziato ad apprezzare l’ambiente montano. In Moldavia era maestra d’asilo, ma ciò non le ha impedito di adeguarsi al lavoro con gli anziani, in quanto, avendo dovuto occuparsi anche dei propri genitori, conosceva già le problematiche lavorative. Si è rivolta spesso agli organi istituzionali per chiedere informazioni, ma gli impie- 730/2009 gati sono stati piuttosto sgarbati e lacunosi. Mi è sembrato che questo aspetto l’avesse turbata molto. Vorrebbe che i suoi figli (di 19 e 20 anni) la raggiungessero in Italia, ma nonostante siano studenti non può richiedere il ricongiungimento familiare. Riassumendo sono emersi: una forte difficoltà di gestione del tempo libero, ma nessuna ha affermato di desiderarne di più; l’assenza di enti mediatori tra i soggetti immigrati e la società d’accoglienza; l’assenza di corsi specifici di avvio alla professione o di lingua italiana, nonostante nessuna di loro abbia dichiarato di averne sentito il bisogno. Descrivendo le modalità attraverso cui hanno trovato l’attuale impiego è risultata chiara l’informalità dell’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Dai loro racconti è emerso che quasi l’intero stipendio è inviato alla famiglia, mentre solo una minima parte è utilizzata per spese personali, quali ad esempio per i mezzi pubblici per raggiungere altre connazionali, con cui scambiare qualche parola nella propria lingua, per smorzare un po’ la nostalgia di casa o ancora per sfogarsi del duro quotidiano, per le schede telefoniche per chiamare i lontani familiari e, ogni tanto, per togliersi qualche sfizio, quale potrebbe essere un gelato o poco più. Ovviamente queste tre interviste non rappresentano l’assoluta e completa realtà delle donne straniere che vivono in Italia, in Friuli, in Carnia, ma riassumono comunque una condizione comune a molte di loro, anche a Gemona. E’ stato molto interessante ascoltare le loro storie e i loro racconti ed ho voluto riportare qui alcuni degli aspetti emersi durante queste tre lunghe chiacchierate, per cercare prima di tutto di dar loro voce e per riconoscere appieno l’insostituibilità del loro prezioso lavoro. Silvia Scarso Proprio in questo momento Silvia si trova in Romania per un progetto dell’Unione Europea, che prevede la realizzazione di un documentario sulle tradizioni e la cultura della Regione dell’Olt (fiume rumeno, che dalle Alpi Transilvaniche confluisce nel Danubio, attraversando la pianura valacca). In tale progetto s’inseriscono le varie minoranze etniche presenti in Romania e cioè polacca, serba e, in modo particolare, quella Rom. La Redazione di P&M le augura un buon lavoro e chissà che al suo ritorno non possa raccontare ai lettori le sue impressioni! RED/2009 ICI PRENOTA SUBITO IL TUO APPUNTAMENTO AL Alto Friuli 0432 970499 chiamando allo dal lunedì a venerdì 8.30 - 12.30 e 14.00 - 18.00 GEMONA DEL FRIULI Via Roma, 148 SCUOLA 14 Superiori: quale assetto per il futuro? Rispondono Bruno Seravalli Ispettore dell'Ufficio Scolastico Regionale e Renzo Bellina, collaboratore del Dirigente Scolastico del Liceo Magrini Bruno Seravalli, ispettore USR Quali sono le modifiche più importanti previste per le scuole superiori? Quando la legge verrà attuata potremo distinguere tre percorsi principali per le scuole superiori: i licei, gli istituti di istruzioni tecniche e gli istituti professionali. I licei: - saranno sei in tutto: classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale e sociale; - verranno abolite le diverse sperimentazioni (ovvero i corsi come il tecnologico, scienze naturali nel liceo scientifico); - ogni corso sarà di 30 ore settimanali. - il liceo artistico ‘assorbirà’ l’istituto d’arte; - il conservatorio diventerà una specializzazione; Negli istituti tecnici: - ci sarà una diminuzione degli orari fino a 32 ore; - i diversi indirizzi verranno accorpati e spariranno le sperimentazioni; - i diplomati non potranno essere abilitati all’insegnamento, dovranno frequentare due anni di post diploma; - i percorsi saranno divisi in industriale e commerciale. Negli istituti professionali si deve ancora promulgare una legge. Gli istituti professionali ora sono di due tipi: statali, in cui gli studenti frequentano tre o cinque anni di corso alla fine dei quali ottengono una qualifica e un diploma; oppure sono gestiti da Enti Regionali e consistono in tre anni di corso alla fine dei quali gli studenti ottengono delle qualifiche. Quello che ora si tenta di fare è accorpare i due modelli scolastici, poiché uno dei due non può essere eliminato visto il numero alto di studenti che frequenta sia uno sia l’altro tipo di scuola. Tutto questo è necessario per adeguarsi ai sistemi europei. Verrà innalzato l’obbligo scolastico? L’obbligo scolastico sarà portato fino a sedici anni, di fatto è già diventato norma. A chi termina la scuola a sedici anni verrà rilasciata una certificazione in cui verranno documentate le competenze dello studente che termina la scuola. Fino ai diciotto anni però un ragazzo deve frequentare la scuola o lavorare con un contratto di apprendistato senza ricevere uno stipendio, essere autonomo o essere considerato un dipendente, poiché fino ai diciotto anni è necessario l’obbligo formativo. Per quanto riguarda il futuro, dopo la scuola superiore, quali sono le possibili opportunità? Per gli istituti tecnici superiori tutti i percorsi dovranno certificare le competenze dello studente alla fine del percorso scolastico e quindi uno studente otterrà un diploma ed un diploma suppletivo in cui verranno descritte le competenze acquisite. Sono stati poi proposti dei percorsi post-diploma che portano ad una formazione professionale: si tratta di percorsi paralleli a quelli universitari che hanno finalità occupazionali. Lo studente che uscirà dal liceo non potrà scegliere tra tutte le facoltà; inoltre non si sa se le modalità d’ingresso cambieranno, ovvero se le facoltà saranno a numero chiuso: è necessario apportare delle modifiche poiché al momento c’è una dispersione del 40% delle matricole che l’anno seguente non si iscrive alla stessa facoltà. In più al momento il numero dei laureati in tempi regolari è basso, solamente il 2030%; molti studenti sono fuori corso. Si vuole cambiare l’ingresso con un test e creare una struttura 3+2. Quali aspetti positivi e negativi si possono intravvedere? Gli aspetti positivi sono sicuramente: - la nascita di percorsi postdiploma; - la certificazione delle competenze che ci fa tenere al passo con l’Europa, ma non solo: queste certificazioni verranno riconosciute a livello europeo; - l’obbligo scolastico fino ai sedici anni Tra quelli negativi sottolineo: - la diminuzione delle ore di laboratorio; - il problema dell’istruzione professionale non ancora risolto. Complessivamente ritengo che di una riforma c’era e c’è bisogno; occorre cambiare. C’è anche bisogno di potenziare le competenze didattiche dei professori e rafforzare il loro ruolo educativo; c’è bisogno di sostenere l’autonomia scolastica con più risorse. Bisogna quindi investire sulla scuola, in particolare sulla sua qualità e le risorse a disposizione. Sono previsti altri cambiamenti del Sistema Scolastico? Sicuramente è necessaria la riforma delle Università in cui è in discussione il modello con la laurea di 3+2 anni e la riforma delle libere professioni; inoltre è stata ipotizzata una riorganizzazione territoriale delle scuole, in cui ogni Regione potrebbe caratterizzare il proprio sistema scolastico, per esempio con l’introduzione di un insegnamento particolare per un monte ore stabilito; l’unico problema è non creare differenze tali da incidere sulle competenze acquisite da uno studente in base alla scuola frequentata. Renzo Bellina, collaboratore del Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico Magrini Quali sono le modifiche più importanti previste,, in particolare nei Licei? Stiamo ancora aspettando i decreti attuativi; infatti la riforma, per le scuole superiori, è slittata di un anno; le modifiche annunciate sono: una riduzione del numero di ore settimanali che saranno ricondotte a 30 contro le attuali 33-34 degli indirizzi sperimentali; tutte le ore di lezione dureranno sessanta minuti, mentre adesso, per evitare i rientri pomeridiani, alcune ore erano ridotte a cinquanta o cinquantacinque minuti; le sperimentazioni, ovvero i corsi proposti dal nostro liceo (scienze naturali, piano nazionale informatica, liceo tecnologico) vengono meno e al loro posto ci sarà un unico indirizzo di liceo scientifico proposto a livello nazionale; questo comporterà una riduzione delle ore di laboratorio ovvero delle ore in cui si può mettere in pratica ciò che si apprende durante le lezioni. Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e le ripercussioni negative di queste modifiche? Il principale aspetto positivo è la semplificazione degli indirizzi delle scuole superiori: in questi anni, infatti, abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di proposte di sperimentazioni e di indi- LETTERE 15 rizzi, che spesso ha generato molta confusione specialmente per le famiglie e gli studenti che, finita la terza media, dovevano scegliere l’indirizzo di studi. Tutta la scuola superiore ha bisogno di un “ammodernamento”, compresi i licei; di fatto in Italia l’ultima grande riforma delle scuole superiori è stata la riforma Gentile del 1923 e indubbiamente la società attuale è molto diversa da quella di quel periodo e richiede risposte formative adeguate. In questo senso sono presenti, però, alcuni limiti non indifferenti (i decreti attuativi comunque devono ancora uscire), ossia: molti dei provvedimenti presi, come il taglio dell’orario scolastico, sono stati dettati più da una logica di risparmio economico che non da considerazioni didattiche. Si teme che a seguito di questi tagli si verificheranno situazioni di esubero per i docenti (molti precari probabilmente non saranno confermati). Si rischiano disagi anche per gli studenti: le classi saranno più numerose e si teme che parte delle attività di laboratorio saranno ridotte. Cosa succederà con l’innalzamento dell’ obbligo scolastico? L’obbligo scolastico è già stato innalzato, già da adesso uno studente deve frequentare la scuola superiore fino a sedici anni, anche se, chi lascia la scuola a sedici anni (cioè al secondo anno di scuola superiore) non ha alcun titolo di studio, infatti le attuali scuole superiori durano cinque anni o tre negli istituti professionali; per sopperire a questa incongruenza si sta pensando, e i docenti si stanno formando in questa direzione, a un sistema per rilasciare agli studenti che lasciano il percorso formativo prima della fine, ma non prima dei sedici anni, una certificazione delle competenze acquisite nel loro percorso scolastico. LA LETTERA Una riapertura senza anima Come tanti gemonesi e no, ho seguito con attenzione e interesse la recente polemica sulla riapertura dei giardini del castello. A chi come me ha potuto godere di quell’ameno luogo negli anni della sua giovinezza risulta evidente che l’odierno intervento, costato tra l’altro un milione di euro, non ha tenuto in debito conto il valore naturalistico, storico e soprattutto affettivo di quella zona del colle. È evidente che è mancato il supporto di un tecnico e/o naturalista, possibilmente locale, che affiancando il progettista avrebbe senz’altro evitato l’attuale risultato. E così abbiamo la serpentina dei gradoni ormai rettilinearizzata, sono state estirpate piante vetuste che ne caratterizzavano la diversità e la bellezza, i bossi residui sono allineati come soldatini in parata. Il tutto associato alle fredde colate di cemento dei muri e delle scale di servizio. Per non parlare delle gelide ringhiere e di un’illuminazione esagerata, che ricorda il parcheggio di un centro commerciale o, come ha detto qualcuno, un cimitero. Ci hanno restituito sì una zona della nostra amata città, ma senza più l’antica anima dei nostri giovanili ricordi. Sono previsti altri cambiamenti nel liceo? Al Liceo Magrini stiamo aspettando i decreti attuativi (che dovrebbero arrivare a breve) per studiare quali proposte formative offrire attraverso i nuovi quadri orari. Per gli studenti che hanno già iniziato e per quelli che inizieranno la prima il prossimo anno scolastico non cambierà nulla, nel senso che loro finiranno i percorsi scelti con gli attuali quadri orari; le eventuali modifiche riguarderanno solo i futuri iscritti. Quindi ci sarà tutto il tempo per poter attuare tutte le possibilità in termini di flessibilità di orario che l’attuale autonomia scolastica prevede. Cosa pensano, di questa situazione, i rappresentanti d’Istituto del Liceo Magrini: Emanuele Ciccia, Mattia Pellegrini e Giulio Martinelli? I tre rappresentanti hanno concordato che la riforma è stata troppo affrettata; i “tagli”, che si stanno attuan- Ah, se quegli ultimi bossi secolari potessero parlare ci racconterebbero senz’altro di quanti giochi e di quanti amori sono stati muti e complici testimoni. Oggi invece la pulizia radicale che è stata eseguita ha trasformato quel luogo a noi tanto caro in un’anonima zona di passeggio e semplice vista sulla pianura. E tutto questo solo nei giorni che benignamente l’Amministrazione comunale ha aperto il cancello di ingresso e che finora sono stati pochi. E cosa succederà a questa porzione di colle quando, sperabilmente entro la fine dell’anno, partiranno i lavori di ricostruzione delle ex carceri? Vuoi vedere che l’area di cantiere interesserà anche l’attuale, unico accesso, che quindi verrà chiuso? E alla rimanente zona verde verrà riservato il medesimo radicale trattamento? Sono domande che per il momento non trovano risposta, ma che i prossimi amministratori di Gemona (che verranno eletti in giugno) dovranno doverosamente porsi per tempo, privilegiando il fare rispetto all’attuale apparire. Roberto Schettino do, possono essere fatti ma sono eccessivi: c’è bisogno di più tempo per individuare quali sono le cose più importanti da modificare e quali da cambiare completamente. Di fatto le modifiche più importanti che verranno attuate saranno: l’eliminazione dei corsi sperimentali (Tecnologico, Scienze Naturali e P.N.I); la diminuzione delle ore di laboratorio, ovvero saranno dedicate più ore alle lezioni frontali nelle aule piuttosto che ai laboratori di scienze, disegno, fisica ed informatica, dove si potevano approfondire i diversi argomenti trattati in teoria. Inoltre si vogliono accorpare le scuole con un numero basso di studenti (500 per le città e 300 in montagna) Indubbiamente ci saranno diverse ripercussioni, e molte, soprattutto per gli studenti. Chi frequenterà i futuri licei avrà molte meno ore di laboratorio, le classi saranno più numerose e quindi potrebbe essere più difficile seguire le lezioni; infine al termine della scuola gli studenti non avranno competenze particolari, ovvero tutti quanti si troveranno ad aver frequentato lo stesso corso senza aver potuto approfondire qualche materia. “Usciremo dal liceo tutti quanti con lo stesso percorso di studio, non avendo più la possibilità di approfondire alcune materie e ciò sarà uno svantaggio quando cominceremo l’Università”. Jessica Bellina ex libris Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. Edoardo Galeano 16 LIBRI “Pa Sopravivence, no pa l'anarchie” Forme di autogestione nel Friuli terremotato: l'esperienza della tendopoli di Godo l libri “Pa Sopravivence, no pa l’anarchie. Forme di autogestione nel Friuli terremotato: l’esperienza delle tendopoli di Godo (Gemona del Friuli)”, publicât che a son un pâr di mês, al diven de tesi che Igor Londero, 31 agns di Glemone, al à presentât cuant che si è laureât in storie tal dicembar 2005, ae Universitât di Triest. Par vie di causis cuintriviersis, al è publicât sedi dal Istitût Furlan pe Storie dal Moviment di Liberazion (che si ocupe ancje de distribuzion), che de Forum di Udin. Tal mieç, al è passât ancje pes mans di Giorgio Ferigo, che prime di lassânus al à indreçât il storic glemonat viers la cjase editore de Universitât, che e à curât ancje la edizion. Al è un libri diviers rispiet a ducj chei volums che dilunc di chescj passe trente agns nus son passâts pes mans: libris che ti contavin des cjasis tornadis a fâ sù, de braùre dai furlans, pur simpri ricognossude in dut il mont. Il libri di Igor ti conte invezit di chei prins mês, de prime scosse a Mai fin ae seconde vude tal Setembar, cuant che e tachà la diaspore dai sfolâts fin a Lignan. In chei mês, a Glemone si disvilupà une sorte di piçul secont ‘68: colât jù dut a Glemone, la int si tire dongje tai borcs, e elêç i siei rapresentants e e met sù i comitâts e un coordenament, i fâs cuintri ae aministrazion comunâl, e va jù a manifestâ a Triest cuintri la volontât des stessis fuarcis sindacâls e e ocupe ancje la sede de Rai regjonâl. Po, cuant che al ven sù Andreotti a viodi des zonis taramotadis, la “int” (il libri al è scrit par talian, ma l’autôr al dopre simpri la peraule “int”, mai “gente”) a inmanee corteus che a fer- I min la machine dal onorevul in ducj i paîs: a Osôf, al president dai ministris i tirin ancje un clapon te machine. In sumis, une muse cuasit rivoluzionarie dal Friûl che par tancj agns e je passade sot voli. Igor nus e à contade intant di un dopomisdì passât a fevelâ dal so libri: Cemût mai âstu sielt di aprofondî chest discors? O vevi tal cjâf une idee fumose di un periodi une vore sintût de comunitât locâl, che mi saltave fûr ancje tes contis dai vieris. No rivavi a capî se al jere il periodi des tendopolis o chel des baracopolis. Po, tacant a interessâmi, mi soi nacuart che e coventave une periodizazion che si pues strenzi in “Mai-Setembar 1976” (de prime ae seconde scosse), la diaspore e la fughe viers Lignan (invier 1976-77), e la ricostruzion (de vierte 1977 indenant). Il gno libri al va a scuvierzi la prime part. Al è un libri che al fronte une muse tal taramot no tant frontade tai ultins passe trente agns... Prime di chest, a jerin stâts publicâts doi libris: “Friuli, dalle tende al deserto”, scrit tal 1977 di Robi Ronza, une persone vicine ai ambients di Comunione e liberazione. In rispueste a chê version, podopo al fo publicât “Friuli, un popolo fra le macerie”, realizât de int vicine a Glesie Furlane e ai comitâts. Di fat, intant dal taramot si formà une fuarte spacadure dentri de glesie: di une bande un pâr di predis de zone tant che pre Checo Placerean (Montenârs), Corgnali (Dartigne) e Beline (Vençon) che a jerin dentri dai comitâts e dal coordenament; di chê altre i cielins che a cirivin di jentrâ dentri in chês situazions dulà che al jere colât dut e nissun al jere stât in grât di puartâ indenant lis robis. Il stes vescul Alfredo Battisti al jere cun Glesie Furlane. Di chi la publicazion in rispueste: “dalle tende al deserto” no podeve stâi ben a cui che al veve berlât “des tendis aes cjasis” intant de catastrofe. Tes tôs riis, al somee che chei prins mês dal taramot, vierte-istât ‘76, a forin pardabon un ‘68 a Glemone. Ma cui fasevial lis robis dentri dai comitâts? Cuant che o ai fat lis intervistis, lis ai fatis dopo che mi jeri cjatât fûr i nons dai elets dentri di ognidun dai comitâts di borc. O soi lât a cirîju e nissun di lôr si visave di sei stât elet. No savevin di sei stâts elets. Cul lâ indenant, mi soi rindût cont che chei che a fasevin lis robis e jere la int comun, chê che no comparìs mai, chê che tal borc e je simpri, che a cumbine simpri dut, che cuant che tu âs bisugne e je simpri ma che no à mai vût une incarghe. A son chei, che a vignivin votâts. Po, di fat ancje il coordenament nol jere tant ben organizât: nol è che a lassin propit i elets a fevelâ cu la aministrazion comunâl. Dispès a jerin dai delegâts. Il fat al è che i nons a coventavin dome par chestis situazions, po e jere simpri la int che e faseve. A jerin rapuarts personâi, al faseve cui che al rivave, cui che al veve timp. Il podê di chei che a organizavin al steve te fuarce che a vevin di interpretâ ce che la int e voleve. Cuant che a àn dit che a vevin di lâ a manifestâ a Triest, ancje cuintri la volontât dai sindacâts, lu àn fat parcè che la int e voleve fâlu, se no no si varès podût inmaneâ la manifestazion... Une forme di autogjestion... Rivât il taramot e coladis dutis lis infrastruturis de societât, la int e à fat riferiment a ce che e veve plui dongje: il borc, il leam che al diven dai secui passâts, la vicinie che e leave lis fameis furlanis. I comitâts a nassevin dentri dai borcs e pe int e jere la uniche robe che in chel moment no si meteve mai in discussion tes decisions cjapadis. No jere nissune borgade cun doi comitâts: alc al sucedè in Cjamp, cuant che la aministrazion comunâl e cirì di imponi un so rapresentant, ma la int no lu volè e a votà un altri. I comitâts no vevin une valence politiche: cuant che a rivavin volontaris di fûr, ju cjalavin pal contribût che a davin e no pal colôr politic. Se e jere int vignude dome a fâ casin, di çampe o di drete che e fos, ju mandarin vie: a jerin i comitâts che a rilassarin ai volontaris i lôr permès par restâ. Ju davin cence sintî nissun, e ancje i carabinîrs, cuant che a fermavin la int, si cjatavin chescj permès e in chel moment no podevin fâ nuie. Une fuarce di popul che e rivà a scjassâ ancje la zonte Benvenuti, tant di contribuî ae jessude de maiorance comunâl SPORT&RICORDI 17 A proposito di pallacanestro femminile! cco un’altra bella fotografia che esprime al massimo la gioia di centrare il canestro! E’ l’ora di educazione fisica presso l’Istituto Magistrale Santa Maria degli Angeli, quando ancora aveva sede presso la Casa madre delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore in via Cella (ora Largo Padre G. Fioravanti). La foto risale ai primi anni ’60. (Fotolaboratorio Di Piazza – Gemona – archivio Suore F.M.S.C.). Si coglie qui l’occasione per ricordare Giovanna Pasini, venuta a mancare alla fine di gennaio. Lo scorso mese di settembre la incontrai a casa sua e con disponibilità e gentilezza mi concesse la sua testimonianza, quale giocatrice di pallacanestro nella prima squadra femminile a Gemona, di cui era addirittura capitana (anni ’30). Fu una piacevole ora dei ricordi: si parlò di suo marito Giuseppe Bepi Brusutti (per tanti anni insegnante di educazione tecnica alle Medie), della passio- E in consei dal Moviment Friûl... Roberto Jacovissi al jere assessôr ae partecipazion, in zonte al rapresentave il Moviment Friûl. Jacovissi al decidè di jessî de maiorance cuant che si cjatà di une bande a lavorâ cu la int che i diseve di dut par cemût che si compuartave la aministrazion, e di chê altre bande al veve i coleghis assessôrs che i disevin di dut pa lis critichis che a saltavin fûr sul boletin che lui al jere diretôr, ma che di fat al jere comunâl. In chel moment Jacovissi al veve di sielzi, e al sielzè di stâ cu la int. Di bande sô, invezit, Benvenuti al jere un om gnûf: al vuidave une scuadre democristiane, ma al jere stât te Pro loco e tal Fotolaboratorio Di Piazza - Gemona (archivio Suore F.M.S.C.). ne che animò entrambi nel ricostruzione della Chiesa di aneddoti … far parte del comitato per la S. Rocco, di certi simpatici Maria Copetti principi si jere dimostrât une vore viert cu la int. Ma cuant che si cjatà a frontâ la catastrofe, Benvenuti al diventà pragmatic: bisugnave tirâ sù lis cjasis, nol jere timp pe partecipazion come che a volevin chei dai comitâts. Ma tu crodis che vuê, se al tornàs a sucedi un disastri, podaressie tornâ fûr une fuarce coletive di chê fate? Tal borc di Gôt, al centri de to ricercje, la istât passade a àn scugnût sierâ la latarie, che e jere daûr a fâ un secul e che e je simpri stade un pont di riferiment pe comunitât. Un pont di riferiment, che cumò nol è plui... Sì, e je vere, dopo il taramot si è passâts dal curtîl ae taverne, la int si è un pôc sierade. Dut câs, no crôt tai cambiaments repentins: al è dificil che dinamichis cussì inlidrisadis te int come chês che si formin tai borcs e che a divegnin de storie secolâr dal Friûl, a podedin disparî tal zîr di pôc. Mi visi che un pôc di timp indaûr al è rivât l’aiaron e a gno pari i e vignudi jù il cuviert di cjase: tal zîr di pôcs dîs, i vicins a son vignûts a dâ une man: al è alc di fuart che al lee lis fameis, il dâsi un man tal moment de dibisugne, e po e je te nature umane chê di fâsi simpri dai aleâts. Piero Cargnelutti Si ringrazia la prof.ssa Roberta Melchior per la collaborazione alla revisione del testo in lingua friulana. CARTOLIBRERIA COCCINELLA Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C. Via Dante Alighieri 213 Gemona del Friuli tel/fax 0432.981305 [email protected] 18 LATARIIS Le latterie turnarie di Gemona Interessante ricerca di Daniele Brollo per la tesina del diploma ur non conoscendolo affatto, mi è capitato qualche anno fa di interessarmi al mondo delle latterie per redigere un pieghevole a corredo della mostra La vecje latarìe, inserita nel programma di Gemona, formaggio … e dintorni – 4^ edizione del novembre 2003. Fu realizzato il percorso della lavorazione del formaggio, utilizzando tutta la strumentazione tecnica, “sradicando” perfino l’enorme caldaia della Latteria Turnaria di Taboga, ma anche fotografie e schede tecniche di Loris Cordenos di San Vito al Tagliamento, altre fotografie, tratte dal libro Una storia da raccontare – Montasio, e un video di Guido De Zorzi, nonché ancora materiale fotografico realizzato negli anni ’80 dalla Comunità Montana del Gemonese. Insomma, l’Associazione Taboga 13 e il Comitato Borgate del Centro Storico proposero un vero e proprio itinerario nella produzione casearia, che fu apprezzato da più di 500 visitatori in meno di 48 ore di apertura della mostra …! Solo 48 ore, P i chiamo Daniele Brollo e sono oramai un ex alunno dell’Istituto Tecnico Statale Commerciale per Geometri G. Marchetti di Gemona. A giugno dello scorso anno mi sono diplomato geometra, discutendo, tra l’altro, una tesina sulle latterie gemonesi, che ora cercherò di raccontare. In vista dell’esame di Stato, ogni maturando ha dovuto preparare una breve tesi su un argomento a scelta, possibilmente riguardante il territorio del Gemonese. Essendo incerto su quale M tema trattare, il mio professore di topografia, Pierangelo Cragnolini, mi ha suggerito di svolgere uno studio sulle latterie. Ho scelto volentieri questo soggetto, perché la famiglia di mia madre, Patat - Blâs da Lussie di Cjamp, ha prodotto molti bravi casari, che hanno lavorato non solo nella latteria di Campolessi, ma anche in quella di Taboga e di altre borgate gemonesi: insomma una vera stirpe di casari! Sono allora passato dall’idea alla realizzazione del mio progetto. La raccolta di materiale e di informazioni non è stato così facile come pensavo. Prima di tutto, mi sono recato nella biblioteca comunale, con la speranza di trovare notizie e documenti, ed ho allora scoperto che c’era anche un’altra persona che stava svolgendo una ricerca simile alla mia. Tramite la biblioteca sono riuscito a contattare Valentina Cargnelutti, che mi ha fornito molto materiale utile. Attraverso la Pro Glemona, invece, sono riuscito a risalire a Maria Copetti, che aveva organizzato, nel novembre del 2003, la mostra sulla latteria di Taboga. Voglio sottolineare il ruolo fondamentale in questa mia però ne è rimasto il ricordo! Lo dimostra il fatto che nel 2008 sono stata contattata ben due volte nel giro di quindici giorni proprio in relazione a quella mostra. Così ho conosciuto la ventiduenne di Campolessi, Valentina Cargnelutti, e il diciannovenne di Campagnola, Daniele Brollo. Valentina, che allora lavorava ancora come aiuto-casaro presso la latteria di Godo, stava nel contempo realizzando un progetto proprio sulle latterie gemonesi, specialmente su quella di Gôt, per il Centro di Educazione Ambientale (CEA) Mulino Cocconi, ricerca svolta al fine di costruire in futuro una mappa di comunità. Daniele affrontava lo stesso tema per la stesura della tesina da portare all’esame di maturità. Ho quindi chiesto a Daniele di riportare sulle pagine di P&M questa sua esperienza di ricerca su una realtà gemonese, come quella delle latterie turnarie, realtà che ancora resiste solo e soltanto a Campolessi ... Maria Copetti analisi che hanno avuto le persone anziane, custodi di una memoria storica, che rimane purtroppo sconosciuta se non stimolate a raccontarla. Ricordo in special modo il signor Tarcisio Londero Cael che, con un’infinita disponibilità, mi ha dato tutte le informazioni sulla storia della latteria di Moseanda, di cui è stato Presidente: dall’organizzazione amministrativa alla stesura del bilancio. Anche i miei nonni mi hanno fornito molti elementi. Essi mi hanno aiutato in particolare a costruire una raccolta di termini in friulano, legati al mondo caseario: la cjalderie/caldaia (dove si fa la cuete), la glove/lira, chitarra o mestaiolo (serve per rompere la cagliata), la pigne/zangola (per fare il burro), il talç/fasciera (serve a dare la classica forma tonda al formaggio mentre viene pressato), il laveç/contenitore del latte … Ma anche a ricostruire le tappe fondamentali delle latterie delle loro borgate di nascita (Campolessi ed Ospedaletto/Borc dal Mulin) e a capire come funzionava l’attività delle stesse. Ho potuto scoprire così fatti e notizie, storie e racconti, che mai avrei trovato sui libri o sulle pagine della cronaca dell’epoca. Ho capito che la latteria, fino a 40 anni fa, era un punto d’incontro tra le persone del paese, della borgata; era un luogo di lavoro, di quella magica trasformazione del latte in formadi, ma anche di ritrovo, un Il marchio utilizzato dalla latteria di Godo LATARIIS 19 appuntamento quotidiano, mattina e sera. Mi sono reso conto che gli anziani sono delle autentiche miniere di storia, anche per il modo che hanno di raccontarla, così coinvolgente. Nell’introduzione della mia tesina, dal titolo Le latterie turnarie del gemonese, affronto gli aspetti generali di una latteria turnaria per poi descrivere le fasi della lavorazione del formaggio e dei suoi sottoprodotti, burro e ricotta. Nel capitolo che riguarda la storia riassumo a grandi linee la nascita, nel settembre 1880 a Collina di Forni Avoltri, della prima latteria in Friuli, il massimo splendore della produzione casearia friulana negli anni ’50 e il progressivo calo negli anni ’60 con il boom economico e il conseguente abbandono dell’economia agricola per quella industriale prima e del terziario dopo. A Gemona la prima latteria è stata inaugurata il 15 maggio 1883 ad Ospedaletto con il conferimento di 40 soci; il primo casaro è stato Luigi Gubiani. E’ stata poi chiusa negli anni del primo dopoguerra. Di quella di Campolessi si trovano le prime citazioni scritte nel 1908. Inizialmente la sua sede era su quella che oggi è la S.S. 13 all’incrocio con via Buja; nel 1959, grazie alla donazione di un terreno da parte di Gelindo Cargnelutti e Anna Londero, è iniziata la costruzione dell’attuale sede in via S. Marco. E’ l’unica latteria turnaria ancora attiva a Gemona. La prima convocazione dei soci della latteria di Godo risale al 18 giugno 1909, mentre la sua inaugurazione risale al 30 novembre dello stesso anno. La sua attività è cessata nel 2008… (N.d.R. E’ giusto ricordare in questa occasione Pietro Copetti Pelôs, mancato improvvisamente lo scorso mese di gennaio, che fu Presidente della latteria). Con il contributo di 40 soci è stata costruita nel 1911 la latteria di Moseanda, che ora è a gestione privata. Passando dalla cort di Capêlo ai locali dati in affitto dalla fam. Rodaro, i borghigiani di Taboga costituisco- no la società Latteria Sociale Turnaria Campo Taboga il 7 settembre 1952, la cui sede verrà poi inaugurata nel 1957. Essa fu l’unica latteria che non subì ingenti danni dai sismi del 1976 e che quindi continuò Il burro della latteria di Taboga a funzionare anche negli anni del post terremo- mai attuato. to: vi convogliava tutto il Per mancanza di tempo e di latte di Gemona. Ha chiuso i persone referenti non sono riuscito ad approfondire la battenti nel 1998. Concludo la mia analisi con storia di altre latterie presencenni di diritto sulle società ti a Gemona: Campagnola, Gois, Borgo cooperative e con un con- Borgo fronto tra il passato e il pre- Villa/Stalis e Piovega. sente della produzione Colgo qui l’occasione per casearia. In allegato vi sono ringraziare tutti quelli che copie di piantine e prospetti mi hanno dato una mano per di alcune delle latterie prese questa mia ricerca: il prof. in esame, un bilancio econo- Cragnolini per l’idea, i mico, ma soprattutto un pro- dipendenti della biblioteca getto dell’E.R.S.A. (Ente comunale, la Pro Glemona, Regionale per lo Sviluppo Valentina e Maria, il signor Agricolo), presentato al Tarcisio Londero Cael, l’ufComune di Gemona nel ficio tecnico del Comune di novembre 1982, relativo alla Gemona, … ma soprattutto costruzione di un grande la mia famiglia e i miei caseificio con potenzialità nonni. Daniele Brollo lavorativa giornaliera di 30 quintali di latte, aumentabili a 50 quintali: progetto realizzato sulla carta, ma poi 60 agns Articul 2 1) A ogni individui i spietin ducj i derits e dutis lis libertâts proclamâts in cheste Declarazion, cence nissune distinzion par vie di gjernazie, colôr, mascjo o femine, lenghe, religjon, di impinion politiche o alcaltri, di zoc nazionâl o sociâl, di ricjece, di nassite o altre condizion. 2) E no sarà fate nissune distinzion nancje par vie dal Statût politic, juridic o internazionâl dal paîs o de tiare che une persone i parten, tant se chê tiare e je indipendent che s'e je sot ministrazion fiduciarie o no autonime o sot cualchi altri limit di sovranitât. 1925 - Il nuovo Caseificio Sociale di Piovega in via Sofia Pecol, allora via Buja (Archivio Enrico Pecoraro) - dal libro Piovega nel Cuore, Associazion Borc di Plovie, 2006 Declarazion Universâl dai Derits dal Om 20 UN CJANTON PAI CONTADINS Viticoltura e qualità, quali tecniche? 1° parte: forme di allevamento i è stata richiesta, da alcuni lettori, la pubblicazione di alcune nozioni di base specifiche nel campo vitivinicolo. Risulta palese che l’argomento di primario interesse in questo stadio fenologico della vite, è dato dalle operazioni di potatura; pertanto inizierò trattando i vari sistemi di allevamento comunemente utilizzati e le alternative più opportune nella nostra zona. La scelta della forma di allevamento è ciò che concorre principalmente nel determinare il rapporto vegeto-produttivo e quindi il livello qualitativo delle uve. La vite tende a vegetare maggiormente sulle gemme distali (in punta) del capo a frutto (tralcio). La curvatura del tralcio inibisce questa caratteristica tanto quanto questa è più accentuata, perché provoca un rallentamento del flusso linfatico ascendente, favorendo l’alimentazione dei germogli prossimali a discapito di quelli distali. C’è anche da dire che per una soddisfacente maturazione dell’uva è necessaria una superficie fogliare di almeno 1,2 mq per ogni kg di uva. La forma di allevamento alla “cappuccina” abbastanza frequente nella nostra zona, subisce l’effetto curvatura spesso in misura eccessiva. Non è raro notare, dove la curvatura del tralcio è particolarmente accentuata, la presenza di gemme cieche e di germogli distali alla stessa, particolarmente stentati, deficitari della superficie fogliare opportuna e con grappoli tipicamente spargoli. Inoltre, la fascia produttiva, ovvero la M posizione dei grappoli, si colloca verticalmente; pertanto lo sviluppo dei germogli in “punta” va a creare ombreggiamenti ai grappoli collocati in alto, richiedendo così interventi cesori sul verde, con il risultato di ulteriori riduzioni della superficie fogliare necessaria. Un’altra forma tipica del Gemonese è quella denominata “a palme”. Questa si presenta come un “guyot” bilaterale su due o tre palchi, ovvero con un asse verticale permanente dove vengono piegati da quattro a sei tralci orizzontali. Frequentemente utilizzata sul merlot per la buona fertilità basale di questo vitigno (fruttifica abbondantemente anche con tralci corti), sebbene la curvatura sia decisamente più dolce, presenta anch’essa degli handicap, in primis l’ombreggiamento che i germogli dei palchi inferiori creano a quelli superiori; quindi anche in questo caso sono necessari irrazionali interventi sul verde. Segnalo, inoltre, che è una forma di non facile mantenimento strutturale, dovuta a prematuri invecchiamenti dell’asse permanente. Ancora molto utilizzato, è il sistema a pergola, nelle varianti “a vigne” o “a vignon”, a seconda dell’estensione del piano vegetativo. Non è raro trovare pergolati con un paio di viti che rivestono decine di metri quadri. Questa forma di allevamento, che richiama il “tendone” del centro-sud, ha il vantaggio di essere particolarmente produttiva, peculiarità di spiccato interesse nei tempi passati, quando le superfici disponibili per la coltivazione della vite erano limitate in proporzione alle esigenze di “sete”. Anche se i vecchi pergolati, comunemente dislocati attorno a fabbricati contadini, hanno un certo effetto estetico, forniscono un’uva che, dal punto di vista qualitativo, risulta purtroppo essere tra le peggiori. Se è vero che certi vecchi vigneti conservano un certo interesse storico-paesaggistico, è anche vero che le esigenze del passato non trovano collocazione nel nostro presente. Fino a cinquant’anni fa, nella nostra zona, la scelta di puntare verso un indirizzo quantitativo era giustificabile, visto che allora era impensabile sottrarre superfici potenzialmente coltivabili a cereali, per ampliare quelle a vigneto. Oggigiorno invece, in contrapposizione al sensibile calo dei consumi di vino, si evidenzia una ricerca degli aspetti qualitativi delle produzioni, quindi produrre meno, ma che sia “un bon taj”. Questo obiettivo, però, è irraggiungibile se non c’è sufficiente fiducia verso la ricerca di nuove tecniche e negli studi di perfezionamento della viticoltura tradizionale; sebbene negli ultimi anni la ricerca viticola sia principalmente orientata al miglioramento di forme meccanizzabili (GDC, Smart-Dyson, VSP, cordone libero, ecc.) E’ possibile migliorare i sistemi tradizionali, quali il cordone speronato e il guyot. Ed è proprio da queste due forme con le loro varianti, che si ottengono i migliori vini. Dal nord della Francia, fino alla Sicilia. Vediamo perché: in questi sistemi la fascia produttiva si colloca orizzontalmente per un massimo di 30 cm sopra il cordone o il tralcio, permettendo la crescita verticale dei germogli senza provocarne ombreggiamenti. Con una sfogliatura in prossimità dei grappoli si ottiene un adeguato arieggiamento degli stessi, senza sensibili riduzioni di biomassa fotosintetica, che anzi, può essere aumentata con la cimatura del germoglio, dall’emissione di femminelle. La fascia “in luce”, inoltre, permetterà una migliore distribuzione dei fitofarmaci garantendo una miglior protezione del grappolo. Oltretutto, questi sistemi garantiscono comunque una certa produttività, in quanto pur avendo una produzione unitaria per ceppo bassa (ed è per questo che la qualità è superiore), sarà compensata dalla maggior densità d’impianto (numero di viti per ettaro). A titolo di esempio, in Francia, si deve spesso procedere al diradamento dei grappoli per non superare i massimali Esempio di cordone speronato. Risulta ben visibile la fascia produttiva 21 METEOROLOGIA Inverno, ancora tanta acqua! uest’inverno le pricipitazioni non sono mancaQ te, oltre 870 mm in tre mesi quando la media è di appena 350 mm! Del resto tutto il 2008 è stato caratterizzato da abbondanti precipitazio- con un -7.9 dell’ultimo dell’anno e del 4 gennaio; altro episodio alla fine di febbraio, come mostra il grafico. Per chi è interessato ai dati in tempo reale segnaliamo la nuova centralina meteo installata da Meteopoint presso l’ISIS D’Aronco. I dati su www.meteopoint.com stazioni meteo,Gemona nord. Un grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti per la collaborazione. Temperature minime e massime Media climatica temperature '77-'06 Piogge giornaliere T. C° 19 ni, oltre 2.500 mm e con ben 161 giorni bagnati, quasi 1 giorno su 2! Quanto alle temperature abbiamo avuto 2 episodi di freddo intenso: i giorni tra la fine di dicembre e gennaio 16 P. mm 180 160 140 13 120 10 100 7 4 80 1 60 -2 40 -5 20 -8 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 Dicembre 2008 consentiti dalle AOC (le nostre DOC). Qualcuno dirà: ma... e i vitigni particolarmente vigorosi? Da sette anni sto sperimentando l’adattamento della Cjanorie sul cordone speronato e, vi dirò, con ottimi risultati. Naturalmente tenendo conto delle caratteristiche del vitigno e con specifici accorgimenti, quali la lunghezza del cordone permanente e il numero degli speroni. Con questo sistema ho accertato la possibilità di innalzare mediamente almeno di due punti il tenore in zuccheri e di ridurre notevolmente i disseccamenti del rachide, tipico difetto varietale. n conclusione, vorrei pertanto dire, che risulta opportuno considerare il valore storico e culturale di un vecchio vigneto, ma solo per queste qualità. Se solo potessimo tornare indietro di un secolo e berci un bicchiere in un’osteria di allora, potremmo apprezzare maggiormente i progressi ottenuti dalla ricerca e dalla sperimentazione vitivinicola fino ad oggi. Zamolo Pierantonio I 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 2 Gennaio 2009 5 8 11 14 17 20 23 26 0 Febbraio 2009 LA LETTERA Quale sorte per i bagolari di via Dante? iamo a metà febbraio. Questo S sarebbe il tempo giusto di potare gli alberi di via Dante a Gemona. Certo, però, non vorrei assistere ancora una volta allo scempio delle motoseghe sugli ottuagenari bagolari dello storico viale, già pesantemente compromesso. E il dubbio sorge spontaneo perché già l’anno scorso in pieno risveglio vegetativo, soltanto una ferma presa di posizione le aveva in parte fermate. Inoltre, se per gli alberi “potati” non fosse intervenuta la Natura stessa, con un lungo periodo di pioggia, a quest’ora avremmo ancora l’ombra delle loro fronde? Sì, perché le loro fresche chiome l’estate scorsa sono state tranciate brutalmente dai boscaioli, lasciando solo un agonizzante relitto di tronchi scheletriti. Senza contare che due anni fa, a Gemona in via Dante e in via “ex” dei Pioppi, siamo stati privati di 40 alberi quasi secolari, spesso senza alcun motivo. Questo però non è un problema nuovo. Ormai avviene da anni che le opere di manutenzione dei viali e del verde pubblico, realizzate per Enti e Amministrazioni, non utilizzano personale “ad hoc”. La prospettiva reale è che, continuando irreversibilmente con potature sba- gliate, perché episodiche e troppo invasive, s’indeboliscano davvero gli alberi delle nostre città. Le piante sono parte integrante della vita quotidiana ed è di fondamentale importanza organizzarne al meglio la tutela, rispettando la struttura morfologica degli alberi, le caratteristiche del territorio e lo spazio verde che ci circonda in uno scambio equo d’interrelazione tra l’Uomo e l’Ambiente. Preciso che non ho nulla in contrario alla necessaria manutenzione delle piante in questione anzi, ma ritengo che la stessa debba essere fatta con la consulenza di esperti giardinieri, oltreché con il “buon senso” secondo la cultura delle generazioni passate, di cui purtroppo non si tiene più conto. A mio parere inoltre, nei tagli di questi anni, entrano in gioco varie competenze, che sono venute a mancare: di botanica, storia dell’arte, di una visione d’insieme del paesaggio, ma anche semplicemente di una corretta visione del vivere in armonia con la Natura. Mi auguro, infine, che a Gemona nasca un Assessorato all’Ambiente, in un’ottica multidisciplinare, composto di più menti e capacità, in grado di capire questi valori e di attuarli. Donatella Romanelli AMBIENTE 22 Piano per la telefonia mobile A che punto siamo con il piano per le antenne? giugno 2008,durante l’incontro con la popolazione per la presentazione del Piano di Settore per la Telefonia Mobile da parte dell’Amministrazione comunale, é stata votata a larga maggioranza dai cittadini presenti una mozione simbolica basata su 4 punti cardine proposti dal Comitato Spontaneo Contro l’Elettrosmog di Gemona: Al primo punto si chiedeva la rilevazione puntuale della situazione attuale di inquinamento da elettrosmog visto che: - da quanto riportato dal “Gazzettino”, già nel 2000 Gemona era posta tra le 90 aree più a rischio in Italia per elettrosmog; - Gemona risultava a gennaio 2006 collocata al 9° posto fra 50 Comuni nella “graduatoria per identificare i Comuni che, per motivi di popolazione e/o campi medi misurati, risultavano di maggior interesse da un punto di vista protezionistico”; - nel documento “il Catasto degli elettrodotti della provincia di Udine”, scaricabile dal sito ARPA, al punto 3.2 si legge: “Sebbene questi elettrodotti attraversino perlopiù zone a vocazione non residenziale (con eccezioni in particolare a Venzone e Gemona) ... richiederanno una particolare attenzione A nella progettazione delle campagne di monitoraggio”. Questi dati oggettivi sono stati il punto di riferimento anche per le Osservazioni al Piano di Telefonia Mobile depositate a novembre. Nello stesso mese, nell’ultimo Consiglio comunale dedicato a questo tema, l’Amministrazione comunale ha espresso la volontà di acquistare delle centraline di monitoraggio per effettuare dei rilevamenti, volontà ribadita anche da alcuni candidati alle prossime elezioni comunali. Ora, ci chiediamo: 1. Le centraline verranno utilizzate per l’esclusivo monitoraggio delle antenne di telefonia già esistenti? Tralasciando tutte le rimanenti fonti di emissione? 2. I dati registrati, anche se indicassero emissioni entro i limiti stabiliti dalla legge, terrebbero conto delle 3 criticità di Gemona sopra espresse? Se c’è la possibilità di rispettare la legge: - con limiti più bassi, eventualmente come quelli stabiliti recentemente da autorevoli quanto concordi studi scientifici internazionali indipendenti, circa 10 volte inferiori agli attuali limiti di legge italiani; - con l’applicazione del principio di minimizzazione delle emissioni, se precedentemente non adottato; - con maggior tutela del bene primario della salute pubblica, come recita l’articolo 32 della Costituzione; perché non provarci, visto le fonti inquinanti già esistenti? 3. Come giungere a realizzare il punto precedente se non disponendo di dati, raccolti antecedentemente la stesura del Piano, che solo un’attività di monitoraggio/pianificazione ambientale di tutte le fonti di inquinamento elet- tromagnetico esistenti può fornire? Qualsiasi attività di monitoraggio fatta unicamente alle emissioni delle antenne esistenti, tralasciando gli elettrodotti, eseguita dopo l’approvazione del Piano di Telefonia Mobile, non sarebbe altro che uno sterile prendere atto, senza possibilità alcuna di migliorare e minimizzare. Il Comitato, ammettendo la necessità di un Piano che eviti l’installazione selvaggia delle antenne, preme dunque per un monitoraggio preventivo, che scaturisca in un Piano redatto con principi diversi rispetto ad uno non fondato su tale attività di rilevazione. Nelle Osservazioni depositate a novembre sono state allegate anche le motivazioni per le quali il Comitato avrebbe individuato nella società Polab Laboratorio Tecnologico, già autrice di numerose collaborazioni con le Amministrazioni comunali friulane e l’ARPA basate sul principio di minimizzazione delle emissioni, il referente per un eventuale monitoraggio completo delle fonti di inquinamento elettromagnetico e successiva stesura di un Piano di Settore di Telefonia Mobile. Abbiamo infine ricevuto dal Prof. Angelo Gino Levis, presente alla serata informativa del 21.11.2008, una bozza di appello, indirizzata al Parlamento Italiano ed al Parlamento Europeo, avente lo scopo di ottenere una sostanziale revisione dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici attualmente in vigore, oramai obsoleti alla luce degli ultimi studi scientifici, accompagnata da misure che promuovano una corretta informazione sui rischi provocati dai campi elettromagnetici. A tale riguardo, per chi fosse interessato, abbiamo provveduto a recapitare alla redazione di “Pense e Maravee” una copia della stessa bozza di appello, sottoscrivibile all’indirizzo e-mail: [email protected]. Chi è interessato può richiederlo alla redazione. Per approfondimenti: www.applelettrosmog.it Comitato Spontaneo contro l’Elettrosmog di Gemona Abbiamo ricevuto dei commenti sulla vicenda Englaro. Ringraziamo, ma riteniamo preferibile, in questo momento, il silenzio. Associazioni aderenti al Coordinamento A.C.A.T. – Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento, A.T.Sa.M. – Associazione Tutela Salute Mentale, AUSER Alto Friuli, Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà, A.V.U.L.S.S. – Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-Sanitari,- Amici del Laboratorio Internazionale della Comunicazione, Amnesty International – Gruppo Italia 143, Associazione “Un blanc e un neri”, Associazione “Bravi Ragazzi”, Associazione Buteghe dal mont – Glemone, Associazione Culturale Friûl Adventures – Fiore, Associazione Culturale Pense e Maravee, Associazione Musicologi, Associazione Pro Loco Pro Glemona, Associazione storico-archeologico-culturale “Valentino Ostermann”, C.A.V. – Centro Aiuto alla Vita, C.I.D.I. – Centro territoriale d’Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese, Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis, Comitato per la Costituzione, Comitato per la Solidarietà di Osoppo, Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona, Gruppo Missionario della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona, Gruppo Scout AGESCI Gemona 1, Gruppo Special – Amici si può PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA principio è stato pensato per un pubblico QRQVRORORFDOHPDGLODUJRUDJJLR 52&.,10217 Un progetto per aggregare giovani musicisti della Carnia e del Gemonese Da circa due anni si sta svolgendo nel Gemonese e in Carnia il progetto “Rock in PRQW´¿QDOL]]DWRDGDYYLFLQDUHHIDUFRQRVFHUHWUDORURPXVLFLVWLGHOOHQRVWUH]RQHH a dar loro occasione di misurarsi con l’espeULHQ]DFLQHPDWRJUD¿FD3HUVDSHUHTXDOFRVD GLSLLQPHULWRDTXHVWRSURJHWWRFLVLDPR ULYROWL D /RUHQ]R 7HPSHVWL H 3LHUR &DUgnelutti, vice presidente e capo redattore GHOO¶DVVRFLD]LRQH0XVLFRORJL Com’è nato “Rock in mont”? ÊXQSURJHWWRFKHO¶$VVRFLD]LRQH0XVLFRORJLLQSDUWQHUVKLSFRQO¶DVVRFLD]LRQH&RUWROH]]LVGL7UHSSR&DUQLFR)RHVGL7ROPH]]R H OD &LQHWHFD GHO )ULXOL SUHVHQWDURQR QHO JLXJQR DO ³%DQGR $VVRFLDJLRYDQL´ Questo bando aveva come principale obietWLYR LQFHQWLYDUH O¶DJJUHJD]LRQH H O¶LQWHJUD]LRQH JLRYDQLOH SXQWDQGR DQFKH D XQD FROODERUD]LRQHIUDOHGLYHUVHUHDOWjRSHUDQWL QHOPRQGRGHLJLRYDQL In che cosa è consistito esattamente il progetto? L’intento aggregativo del progetto si è conFUHWL]]DWRLQXQSULPRWHPSRFRQODUHDOL]]D]LRQH GD SDUWH GHO UHJLVWD XGLQHVH 0DV- VLPR *DUODWWL &RVWD GL TXDWWUR YLGHRFOLS relativi ad altrettanti gruppi locali (VertiJLQH 0HUFHQDU\ *RG 9DQLOOD 5HVLGHQW H Ridicui Spaventâts Vuerîrs), video che sono stati poi presentati nel settembre 2007 al SDUFR GL YLD 'DQWH GL *HPRQD ,Q VHJXLWR GDTXHVWLVWHVVLYLGHRFOLSHGDDOWUHULSUHVH HIIHWWXDWHVXOWHUULWRULRVHPSUHLQSUHVHQ]D dei musicisti, è stato creato il documentaULR³)URQWHGHO5RFN´$TXHVWHDWWLYLWjQHO complesso hanno partecipato come volonWDULFLUFDXQDTXDUDQWLQDGLJLRYDQL &KH VLJQL¿FDWR KD DYXWR O¶DFFRVWDUH PXVLFLVWL H JLRYDQL GHO WHUULWRULR D XQ¶HVSHULHQ]D FLQHPDWRJUD¿FD GL TXHVWRWLSR" $OGLOjGHO IDWWR FKH TXHVWH DWWLYLWj KDQQR rappresentato ovviamente un momento G¶DJJUHJD]LRQHHGLFRQRVFHQ]DWUDJLRYDQL di territori vicini, accomunati dall’interesse per la musica rock, di certo le telecamere GL XQ UHJLVWD SURIHVVLRQLVWD FRPH *DUODWWL &RVWD VRQR ULXVFLWH D YDORUL]]DUH LQ PRGR inedito (visti anche i costi che una regia GL TXHVWR WLSR LPSOLFD OH SRWHQ]LDOLWj GHL JUXSSLPXVLFDOLGHOOHQRVWUH]RQHIDFHQGRne oggetto di un documentario che sin dal A largo raggio nel senso che “Fronte GHO 5RFN´ q GHVWLQDWR DG XVFLUH GDL FRQ¿QLHQWURFXLqVWDWRSURGRWWR" *LjQHO³)URQWHGHO5RFN´qVWDWRSUHVHQWDWR q ULVXOWDWR YLQFLWRUH DO 0(, GL )DHQ]D 0HHWLQJ (WLFKHWWH ,QGLSHQGHQWL H GHOOHDXWRSURGX]LRQL,QROWUHLOUHJLVWDEDVDQGRVLVXLYLGHRFOLSLQL]LDOLVX³)URQWHGHO 5RFN´HVXGHOOHULSUHVHHIIHWWXDWHD)DHQ]D ha composto un ulteriore video, in cui le HVSHULHQ]HGHLJUXSSLIULXODQLYHQJRQRFRQIURQWDWH FRQ TXHOOH G¶DOFXQL JUXSSL HPHUJHQWLORQGLQHVL $O GL Oj GHOO¶HFR H GHO FRQVHQVR FKH ³)URQWH GHO 5RFN´ KD RWWHQXWR IXRUL SRUWD D OLYHOOR ORFDOH FKH GLIIXVLRQH KDDYXWRRDYUj" 6DUj SRVVLELOH YHGHUH LO GRFXPHQWDULR DOOD SUHVHQWD]LRQHFKHVHQHIDUjDOFLQHPDWHDtro Sociale di Gemona il prossimo 5 aprile DOOHRUH$VHJXLWRGHOODSURLH]LRQHGHOGRFXPHQWDULRVDUjLQROWUHLQDXJXUDWDODQXRYD VHGHGHOO¶DVVRFLD]LRQH0XVLFRORJL$TXHVWR proposito ricordiamo che la nuova sede VDUj DSHUWD DG RJQL PXVLFLVWD LQWHUHVVDWR D proporre progetti o a collaborare con l’AsVRFLD]LRQH H FKH HVVD VDUj FRQGLYLVD GDOOD 'LVFRWHFDUHJLRQDOHFKHDEUHYHVLWUDVIHULUjFRQWXWWRLOSURSULRDUFKLYLRGD2VRSSRD *HPRQDŶ Per ulteriori informazioni: www.musicologi.com e www.frontedelrock.com. 5 x mille Sostenerci non ti costa nulla! Lunari 2010 SUL MOD. 730 PUOI DARE IL 5 PER MILLE A P&M Come anticipato nello scorso numero, il lunari dal 2010 sarà dedicato alle latterie, alle stalle, ai lavori dell’orto e dei campi. Chi ha foto, filastrocche, racconti su questi temi contatti la redazione: Via Sottocastello 81, 33013 Gemona del Friuli, UD, oppure inf o@pensemar avee.it Con la prossima dichiarazione dei redditi (730 e mod. Unico) potete sostenere Pense e Maravee senza spendere nulla: basta indicare la nostra come associazione a cui dare il 5 per mille scrivendo nell’apposita casella il codice fiscale di P&M 91002600301 devoluti in progetti di solidarietà. Infine, poiché l'Associazione Pense e Maravee è una ONLUS, tutte le sottoscrizioni effettuate dal 28/11/2005 sono deducibili dal reddito complessivo. Informate di tutto questo chi vi fa la dichiarazione dei redditi. A voi non costa nulla, a Per maggiori informazionoi un piccolo aiuto. Tutti ni consultate il sito i fondi raccolti saranno www.pensemaravee.it. Un vôli sul Cjiscjel Webcam sul Castello - 209/03/2009 La valîs di carton (storie di emigrants) A son partîts une matine di buine ore che al jere ancjemò scûr, il cîl cence une stele e il mâr dut increspât, il façolet sul cjâf, la barete fracade par parâsi da buere che e sivilave fuart. Tal cûr une grande pene tai voi tante tristece za stracs di tant vaî. Il bastiment al jere za pront là che al spietave chê file lungje, lungje di figuris che planc a planc a sparivin te gnot. Doi fruts, dôs stelis si cjalavin tai voi, si tignivin pes mans fuart, fuart e a cjalavin lontan chel mâr ancjemò plui grant che al faseve pôre che nol finive plui! Tes mans une valîs, valîs di carton, leade cul cordon e sot une gjachete cualchi fotografie, il so mont ta valîs, vite e storie tal carton, il paîs, la glesie, lis cjampanis, la mont. di Egle Taverna Prin Premi Poesie in lenghe furlane – Concors leterari Celso Macor 2003 – Gurize (tratta da Strolic Furlan pal 2007 – SFF) A Gemona anche questo numero viene distribuito con la modalità Promoposta, senza indirizzo e senza busta di nailon, e quindi con minor dispendio di risorse e rifiuti, grazie ad una apposita convenzione stipulata con Poste Italiane che ringraziamo. Ci scusiamo se il giornale non arriva sempre puntuale, ma questo non dipende da noi. Ringraziamo tutti coloro che continuano a sostenere la nostra autonomia con un contributo. Compilate un bollettino di c.c. postale n. 16895336 . Qualsiasi importo va bene! Grazie ai sostenitori, e sono veramente tanti, che lo hanno già fatto!