Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
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nella gioia. E dato che la gioia del figlio di
Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con
anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio
che i vostri occhi vedono prima di chiudersi
all’orrore della Terra. Abbiate fede in Me. La
morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.” Quanto conforto ricevevo da queste
parole non so spiegare, sentivo che papà non
era solo, che stava per entrare nella gioia infinita, che la sua sofferenza sarebbe terminata.
Io so per certo che lui ora sta bene, perché si
è offerto, ha donato la sua sofferenza a Dio,
fino agli ultimi giorni ha ricevuto Il Santissimo tramite la comunione che il parroco stesso
della parrocchia non mancava di portargli
nelle sue visite giornaliere. Sapere di aver
fatto tutto il possibile per stargli vicino, amarlo, coccolarlo fino alla fine è un altro grande
conforto. Ma la grazia più grande che sto
ricevendo, è la voglia di vivere, la serenità, la
pace che ho dentro, nonostante il vuoto enorme che papà ha lascito nella mia realtà quotidiana. Mi manca tutto di lui, mi manca la sua
voce, il suo affetto incondizionato. Lo so che
lui c’è, in altro modo, ma c’è. La malattia lo
aveva trasformato, consumato, e si era trasformato anche il nostro rapporto, sempre più
forte, più intimo, ma diverso, altro rispetto il
passato. Ora ha subito un’ulteriore modificazione, ma non è scomparso, non potrebbe mai
finire il nostro amore. Non è possibile che sia
svanita la premura con cui mi stava dietro in
ogni cosa che dovevo fare, l’affetto che metteva in ogni sguardo e l’attenzione nei miei
confronti, non è davvero possibile. Tanta
serenità è un suo dono, qualcosa che mi ha
lasciato lui, qualcosa che ricevo per grazia
divina, in quanto non riesco a capirne il perché, come mai ho la forza e la gioia di vivere
ora che non lo posso più abbracciare. So di
poterlo incontrare nell’eucarestia, che lì c’è
anche lui. Mi conforta entrare nella nostra
parrocchia, guardare il posto dove sedeva lui,
Pag.
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sento la sua presenza. Voglio un bene infinito
a tutte le persone, amici, parenti e anche semplici conoscenti, persone che lo hanno curato,
confortato. È tramite la loro presenza, le loro
premure che ho sperimentato il riflesso
dell’amore di Dio nei nostri confronti, non
siamo mai stati soli. In un romanzo di Romano Battaglia si esprime in poche righe quello
che sento nei confronti di queste persone che
sono “creature che esistono per sostenerci,
per aiutarci in silenzio a cancellare i lividi
dell’anima, perché ogni volta che siamo stanchi e sfiduciati è dolce sapere che queste creature esistono per sentire che non si è soli
quando tutto sembra perduto […] l’amore e
l’energia che sanno trasmettere valgono mille
soli, mille lune, mille stelle.”
Papà mi ha insegnato ad amare, “dimenticare
il tutto per annullarsi nell’altro, vivere insieme
con intensità ogni momento della giornata,
divenire un’unica essenza, la forza interiore
che rende piccoli gli affanni quotidiani”; mi
ha insegnato ad investire tutta me stessa in ciò
che credo; i valori veri… Questa è la mia forza.
All’uomo Renato Posca, esempio di forza
e amore nella fede.
Barbara Posca
Comunità Parrocchiale S. Giuseppe Moscati
“IL MOSCATI”
Mensile d’ Informazione Parrocchiale
A cura di una commissione del Consiglio Pastorale
Anno IV
Maggio 2010
Editoriale….
Abbiamo vissuto nei giorni passati l’esperienza della
Pasqua. È una tappa dell’anno che mi ha fatto molto pensare al valore della nostra fede personale. La fede è spesso per noi solo oggetto di parole: ci sentiamo di avere
fede; oppure facciamo le cose per fede; oppure la fede è
altra cosa dalla vita di ogni giorno… Io sono convinto
che la vita è tale in base alla fede che si ha! La fede è
l’ossatura portante della vita: si sceglie di vivere in base a
ciò che si crede! Quanto siamo poco attenti al valore quotidiano delle nostre scelte, dei nostri atteggiamenti… Il
ritmo della vita di ogni giorno ci lascia stremati a guardare volti, situazioni, persone che si incontrano e che passano… non si vede l’ora la sera di rilassarsi e dimenticare… quante occasioni sprecate! Non riusciamo a coltivare
la nostra vita interiore, ad impostare un dialogo con chi ci
sta accanto, con chi si aspetta da noi dolcezze e attenzioni, perché lo stress della vita non ce lo consente… Gesù è
emarginato e allontanato da noi, perché non abbiamo
tempo, perché c’è troppo da fare, perché abbiamo paura… perché lui non fa niente per noi … Rischiamo di
abbruttirci dentro perché Dio non ci corre dietro. Tempo
fa lessi una storia su un giornalino trovato nella cassetta
della posta. Diceva così: un giovane chiese a Dio conto di
tutto quello che vedeva, povertà, sfruttamento, miseria,
prostituzione, dolore: Tu Signore, cosa fai per tutte queste persone? Dio gli rispose: Io ho fatto te! È con questo
atteggiamento che rinnovo a tutti l’invito a lottare contro
i luoghi comuni di ogni giorno. Proviamo a fermarci per
incontrare Gesù; quando abbiamo un problema o una an(Continua a pagina 2)
N. 1
Mio Gesù amore! Il vostro
amore mi rende sublime; il
vostro amore mi santifica,
mi volge non verso una
sola creatura, ma a tutte le
creature, all’infinita bellezza di tutti gli esseri, creati a vostra immagine e
somiglianza.
San Giuseppe Moscati
In questo numero:
Editoriale
Pag. 1/2
Riflessioni
Pag. 3
Fratelli Maggiori
Pag. 4/8
La parola del Signore
Pag. 5
Il racconto del mese
Pag. 6/7
Le ricette di Simona
L’assemblea Comunitaria
Il Consiglio Pastorale
Il coraggio delle Fede
l coraggio della fede
Pag. 9
Pag. 10/11
Pag. 12/13
Pag. 14/15
Pag. 16
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N. 2
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Pag.
2
Editoriale….
(Continua da pagina 1)
Se hai una idea,
non esitare a scrivere
un articolo
goscia cerchiamo la risposta di Gesù
nel suo Vangelo, parlando con il saCondividere i nostri pensieri
cerdote.
e le nostre esperienze
Il male fa tanto rumore, chiediamo a
Dio il dono di essere silenziosi cofa crescere la comunità.
struttori del bene.
Inviaci il tuo articolo per e-mail o per fax
Tel. e fax: 06/7215571
Non ci si rimette quando si pensa a
sito: www.parrocchie.it/roma/moscati
chi ha bisogno. Smettiamo sempre di
sito:www.pinofiorenza.altervista.org
giudicare e condannare: Gesù ci porta
e-mail: [email protected]
a conoscenza degli altri per essere le
e-mail: [email protected]
sue mani e il suo cuore!
Aiutiamoci allora in questo periodo
che si apre davanti a noi a crescere
insieme aggrappati a questa presenza
Udite! Udite! Udite!
di amore di Gesù e di Maria.
Confidiamo sempre in colui che per la
felicità di questo mondo ha donato la I magnifici 7+3 in occasione della Festa
sua vita.
Parrocchiale del prossimo Giugno, vi inviCon affetto. (Pino)
tano ad ammirare, criticare, e valutare, le
Vuoi tornare a Messa la domenica ma hai i
figli piccoli e non sai cosa fare?
la Comunità Parrocchiale di San Giuseppe
Moscati
OFFRE ALLE GIOVANI FAMIGLIE
CON BAMBINI DAI 4 AI 7 ANNI
durante la celebrazione Eucaristica
domenicale delle ore 10,00 , uno spazio curato da una equipe composta di
genitori e catechisti, dove il piccolo
attraverso il gioco, potrà conoscere
Gesù e la grande famiglia cristiana,
preparata per lui fin dal giorno del
suo Battesimo.
loro opere pittoriche messe in bella mostra nel pre- salone dal……….. al…………...
La data, il giorno, e l’ora, ve lo faremo
sapere mediante le locandine. L’ingresso è
libero; perciò vi aspettiamo in molti….
Amelia una dei 7+3
Anno IV
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“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
ticherò mai. Soffriva il mio papà, ma amava, pregava, combatteva. Io dovevo essere
forte, dovevo sperare, ma non riuscivo a
pregare. Avevo deciso di camminare con
lui, di non risparmiarmi nulla, dovevo esserci sempre per lui, vincere la paura, abbracciare con lui questa croce. Inizia un percorso di amore, lui si fidava di me, chiedeva il
mio aiuto, ed io, impotente, mi ingegnavo
per essere la sua forza. Ho passato giornate
e nottate intere a coccolarlo, leggevo per lui,
crescevo nella fede. Nei momenti di sconforto che aveva gli ripetevo che non era
solo, perché qui affianco a lui c’ero io, e
perché la Madonna lo amava, lo aveva graziato facendolo vivere per quattro anni contro ogni aspettativa medico scientifica. Gli
ripetevo che non sarebbe mai stato solo, la
Madonna era lì con lui sempre. Mi raccomandò di ripetergli sempre quelle parole, e
così ho fatto anche l’ultima notte trascorsa
insieme, passata a pregare con il rosario suo
nelle mani, l’immagine della madonna di
Medugorie poggiata sul suo cuscino. Lui
non poteva più parlare, aveva gli occhi aperti e le pupille rivolte all’indietro, ma capiva,
sentiva e mi stringeva forte la mano, se tentavo di levarla, convinta che stesse riposando, riafferrava la presa e mi stringeva più
forte. Allora lo baciavo, accarezzavo, dicendogli di non preoccuparsi, che non riusciva
a parlare per ora e non doveva sforzarsi,
che gli volevo bene, che era la mia gioia.
Lui si tranquillizzava, il respiro si regolarizzava, e tentava allora di riposare.
All’improvviso smette di respirare. Chiamo
l’infermiera. Papà era morto. Erano le sette
circa del mattino del 11 marzo 2010. Attimi
indescrivibili, vissuti con tanta pace nel
cuore. Quando papà ha scoperto il male
nell’agosto del 2006, io ho pregato la Madonna di rimanergli sempre vicino, sono
stata in lacrime al santuario di San Francesco di Paola chiedendo di non abbandonar-
Pag.
15
ci. A seguito del peggioramento di papà nel
2009, non ho pregato, non riuscivo a chiedere nulla, sentivo che tutto ciò che stava
accadendo non potevo fermarlo. Non è un
caso che sia accaduto ora, io lavoro in una
scuola con le suore che mi danno forza, con
i bambini che mi danno tanta serenità; mio
fratello si è sistemato con il lavoro proprio
quest’anno. Per anni ci siamo consacrati al
Cuore Immacolato di Maria, la sofferenza di
papà è servita a far riavvicinare tutta la mia
famiglia a Dio, una sofferenza forse necessaria perché dopo la morte si avveri la richiesta di vita eterna insieme riunita tutta la
mia famiglia. Si dice che le vie del signore
sono infinite, e forse questa è la strada della
salvezza che la Madonna ci ha aiutati a percorrere. La notte in ospedale per darmi
coraggio ho più volte letto un testo del diario di Maria Valtorta in cui si legge: “Dice
Gesù: quello che hai visto è il beato transito
della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata
che il mio amore sente il bisogno di versare
su te la dolcezza delle visioni. E per te che
devi morire, quale più confortevole di questa? La morte delle vittime non è sempre
placida come la sera di Maria. Vi sono fra
voi quelle che restano sulla croce sino
all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la
durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il
dolore è oramai esaurito quando viene la
vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace,
che non vi attende ma vi corre incontro per
ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio. Non temete voi che vi offrite. Non ci fui
che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non
conobbi conforto nel mio morire. E per aver
conosciuto quella amarezza ho pietà, e ai
miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per
investirli di luce, di gaudio nei momenti
estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare
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Pag.
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sente spesso dire perché Dio, infinitamente buono e misericordioso, permetta che
esistano la sofferenza, le malattie e il dolore, come mai a persone che proprio non lo
meritavano, perché buone ed oneste. Me lo
sono chiesta anche io. La sofferenza mi ha
accompagnata per mesi, anni. Senza questa,
non avrei sperimentato la fede. È nel dolore
che ho trovato l’amore di Dio, della Madonna. Spesso si è troppo presi dalla vita, troppo impegnati per mettersi in ascolto, non si
ha il tempo e la voglia di fermarsi a riflettere sul senso di tutto. Il mio papà, ha sempre
avuto una fede fortissima, che ho difficoltà
a raccontare per paura di non esserne
all’altezza. Grande è la devozione alla Madonna, un amore che fin da giovanissimo lo
ha portato ad essere attivo nella parrocchia,
partecipando all’associazione cattolica, lavorando per anni come catechista. Non
mancava giorno in cui non andasse in chiesa. Aveva un gruppo di preghiera che si
riuniva ogni lunedì nella parrocchia romana
di San Giuseppe Moscati con l’intento di
rispondere alle richieste dei messaggi Mariani di preghiera tramite il rosario. In famiglia il venerdì il rosario, che si concludeva
con la consacrazione al Cuore Immacolato
di Maria, perché “un giorno tutti i membri
di questa famiglia si ritrovino con te uniti in
paradiso” recitavamo. Papà ci parlava della
morte, della sofferenza ci leggeva i messaggi della Madonna, il Vangelo e tante altre
cose. “ Non conta questa vita, ma la vita
eterna, perché Dio ha sconfitto la morte ha
mandato suo figlio Gesù per salvarci, il paradiso, il purgatorio e l’inferno esistono.”
Questo suo grande amore per la Madonna lo
porta a Merdugorie. A distanza di pochi
mesi, nell’agosto 2006, per caso, scopre di
avere una macchia al polmone, immediato il
responso: adenocarcinoma polmonare, tumore maligno. Inizia immediatamente la
chemio iniziano le sofferenze, le tribolazioni. Il mio papà abbraccia la sua croce. Ma
come mai al ritorno da un viaggio alla ricerca della pace torna con un male? Questo ci
chiedevamo, si è chiesto lui stesso tante
volte. Gli anni passano, papà si cura un male incurabile, i medici ci dicono che il suo
caso esce dalla letteratura mondiale sul tumore polmonare; papà vive, lavora in piene
forze. Quest’anno nell’agosto 2009, ritorna
a Medugorie, parte con mamma. Ci racconterà di ciò che ha provato la sera
dell’apparizione della Madonna, con il cielo
stellato, un’infinità di persone, si avverte la
presenza della Madonna, lui si sente come
un rimprovero e sente la sua persona attraversata da un brivido e un senso di miseria
che mai aveva provato. Il pensiero di queste
sensazioni provate quella notte non lo avrebbero lasciato più. A ottobre dello stesso
anno inizia una tosse forte, sempre più forte: la tac ci dice che il male si era risvegliato, si cambia la chemio. Passano alcuni mesi, papà perde le forze, a Natale viene ricoverato, gli viene di nuovo cambiata la chemio perché la macchia era aumentata e riportava noduli e metastasi su entrambi i
polmoni. A noi familiari i medici dicono
che non c’è più nulla da fare, è iniziato un
processo irreversibile di espansione del tumore, a papà resta poca vita ancora. Ormai
dimagrito, con sempre meno forze, va alla
messa della cappella dell’ospedale in cui si
trova ricoverato sulla sedia a rotelle, con la
bombola d’ossigeno e non manca di mettersi in ginocchio durante la celebrazione eucaristica concentrando tutte le sue forze. Estremi atti di fede, di amore, che non dimen(Continua a pagina 15)
3
Chi dite che io sia?
IL CORAGGIO DELLA FEDE (Al mio papà.)
Si
Pag.
Spesso noi pensiamo a idealizzare la figura E l'infinito giro delle stelle, la luna che
di Gesù.
Lui però si manifesta nei piccoli gesti delle
persone che ci stanno intorno.
Ripensando al buon samaritano, ci accorgiamo che spesso Gesù lo sorpassiamo,
senza accorgerci di averlo incontrato sulla
nostra strada: oggi perché non abbiamo
tempo, domani perché non abbiamo voglia,
dopodomani perché dovrebbe toccare a me
incominciare…
Ma che volto ha? Dove sta veramente?
Sono queste le risposte che fino ad oggi ci
siamo dati: “Lo troviamo in tutte le cose
che facciamo ogni giorno.
Io in modo particolare quando prego”.
Lo incontro quando trovo qualche persona
in difficoltà.
Lo trovo quando incontro un ostacolo.
Io lo incontro quando qualcuno ci parla di
Lui.
********************************************
Proviamo ad ascoltare questa
testimonianza di un cantautore.
****************************************
COME SI FA!
Il fragore delle tue cascate, il bianco delle
vette immacolate, le lacrime che portano i
bambini, i sogni senza fine dei cuscini, e lo
smeraldo chiaro di quei prati è stato solo un
caso o li ha creati.
L'amore dentro gli occhi di una mamma, i
fulmini e la neve di montagna, l'aquila che
vola sugli abissi, il sole coni suoi tramonti
rossi ed il tepore della primavera c'è stato
sempre o forse prima non c'era.
fa bianca la mia pelle, gli occhi dolci e
buoni degli innamorati che sembrano
bambini appena nati.
Come si fa a non vedere che Tu hai
sciolto le tue dita! Come si fa a non
vedere che Tu hai fatto questa vita!
Come si fa!
Il vento freddo della tramontana, le
perle sopra i fiori di mattina, ed il silenzio delle tue foreste, il grano giallo come le ginestre, fa per una volta che io
senta che tutto l'universo per Te canta.
E il mare quando increspa i suoi sorrisi, e questa brezza fresca sulla fronte, a
ognuno il suo dolore, anche se siamo
tanti, per questa verità noi siamo grandi.
Come si fa a non vedere che Tu hai
sciolto le tue dita! Come si fa a non
vedere che Tu hai fatto questa vita!
Come si fa! Come si fa!
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FRATELLI MAGGIORI
La storia del popolo di Israele, la nostra storia (seconda parte)
Ricomincio da tre
Dopo
il diluvio, l’umanità
ricominciò da tre: Sem,
Cam e Iafet, i figli di Noè,
che diedero origine alle
razze umane. Intendiamoci: le razze umane (o, meglio, le popolazioni) conosciute all’epoca dagli autori della Bibbia.
Sem fu il capostipite degli
Ebrei
e
degli
Arabi
(quando si dice, fratelli,
coltelli...); Iafet dei Greci
(e, per estensione, degli
Europei), degli Assiri, dei
Babilonesi e dei Persiani;
Cam degli Egiziani, degli
Etiopici e, tramite il figlio
Canaan, dei Cananei, che
per primi si stanziarono
nell’attuale Palestina e le
diedero il nome (Terra di
Canaan, per l’appunto).
Come è noto, Noè fu il
primo a produrre il vino e a
procurarsi inconsapevolmente una formidabile
sbronza; Cam, che nella
circostanza gli aveva mancato di rispetto, fu maledetto dal padre con queste
parole: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!...
Benedetto il Signore, Dio
di Sem, Canaan sia suo
schiavo!”. Occhio: Noè
non maledice direttamente
Cam, ma suo figlio Canaan, augurandosi che questi (e i suoi discendenti)
diventino schiavi di Sem (e
dei suoi discendenti). È
quella che in letteratura si
chiama
sinèddoche
(indicare qualcosa menzionandone una parte:
“legno” per dire “nave”,
“figlio” per riferirsi al
“capostipite”).
E fu così che gli Ebrei discendenti di Sem, con la
benedizione di questa maledizione (scusate il bisticcio), quando tornarono in
Palestina dopo l’esilio in
Egitto, non si fecero scrupolo di assoggettare senza tanti complimenti le
popolazioni locali: tanto
erano dannati Cananei!
L’idea piacque, e fece
scuola. Un paio di millenni
dopo, infatti, quando Europei e Americani (figli e
nipoti di Iafet) si trovarono
a corto di manodopera,
pensarono bene di risolvere il problema deportando
e riducendo in schiavitù
una dozzina di milioni di
Africani: non erano Cananei ma pur sempre figli di
Cam (vi ricordate la sinèddoche?) e, per di più, erano pure neri!
Abramo l’irakeno
Ma torniamo alla nostra
storia e, precisamente,
agli anni intorno al 1850
a.C. Gli Egiziani avevano
già fondato da circa mille
anni il loro regno e a Creta
si era sviluppata una grande civiltà, mentre in Italia
c’erano ancora solo piccoli
villaggi di agricoltori.
In Mesopotamia (l’attuale
Irak), invece, fiorivano numerose città-stato, tra le
quali spiccava Assur, i cui
abitanti, i terribili Assiri, un
secolo più tardi, avrebbero
assoggettato tutta la regione fondando un impero; e
stavano arrivando, a ondate successive, gli immigrati. Già a quell’epoca?
Ebbene sì, solo che non si
chiamavano extracomunitari ma Indoeuropei, e non
provenivano dalla Romania e dal Marocco ma
(probabilmente) dalla Russia centrale.
L’ondata migratoria ne
provocò altre, a cascata, e
fu così che anche una piccola tribù di stirpe semita
che risiedeva a Ur, in Mesopotamia, si trasferì verso nord ovest: era guidata
da Abramo, che aveva
con sé, tra gli altri, la moglie Sara e il nipote Lot,
figlio di suo fratello Aram.
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SINTESI DEL LAVORO SVOLTO DAL C.P. 2006/2009
L’attuale C.P. si è insediato a settembre
2006. Ha svolto la propria attività attraverso incontri che si sono svolti in media
ogni 3 settimane.
Ha avuto tra i suoi obiettivi primari il contatto continuo e diretto con tutta la comunità cercando di coinvolgerla, farla partecipe e farla sentire un soggetto attivo.
Per questo ha ritenuto necessario raccogliere l’eredità del precedente consiglio in
merito al “progetto Pastorale” che cominciava a prendere forma: dal volto del discepolo ideale – sul quale già si era lavorato - ha proseguito a lavorare sul profilo
ideale della comunità.
Attraverso alcune assemblee comunitarie sono stati definiti gli ambiti sui quali
lavorare per il triennio e per gli anni futuri:
FAMIGLIA
COMUNICAZIONE
FORMAZIONE LITURGICA
GIOVANI GENERAZIONI
CARITA’
APERTURA ALL'ESTERNO
SOGGETTO COMUNITARIO
VITA COMUNITARIA SOSTENIBILE
Come ambiti primari sui quali lavorare
abbiamo scelto FAMIGLIA e COMUNICAZIONE, anche perché per gli altri quali
ad esempio giovani generazioni e carità
erano realtà sulle quali già si lavorava.
FAMIGLIA
costituzione della commissione questionario alla comunità corsi sulla genitorialità assemblee comunitarie con il Vescovo
di settore Mons. Moretti ed altri esperti
della materia
COMUNICAZIONE
Calendario annuale e mensile
Giornalino
Sito web
FORMAZIONE LITURGICA
3 sere sulla liturgia Padre Lafont e successivamente quelle con Stella Morra
Lavoro diocesano sulla liturgia e verifica
Novità fortemente voluta dall'attuale C.P. è
stata quello del ritiro spirituale comunitario
di quaresima.
L’ultima parte del lavoro del consiglio – che
si è protratta per diversi mesi - è stata dedicata all’organizzazione dell’incontro con il
Cardinale Vallini.
Un onesto resoconto di questi 3 anni deve
tenere presente sia le tante cose fatte, ma
anche quelle programmate che sono state
un po' trascurate, vuoi per accavallarsi di
impegni vuoi per “stanchezza”.
Per esempio, il lavoro su alcuni ambiti ha
subito rallentamenti: per la famiglia, dopo
un'approfondita fase di indagine, non si è
ancora passati alla fase progettuale; sull'apertura all'esterno, sul soggetto comunitario e sulla vita comunitaria sostenibile si è
fatto poco.
Questa è l'eredità che lasciamo - se la vuole accettare - al nuovo C.P., con l'augurio
di poter svolgere un ottimo e un proficuo
lavoro.
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N. 2
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Dal Vangelo secondo Giovanni
Nel pomeriggio di domenica 14 marzo la prima volta e ciascuno dei membri
Giovedì 15 aprile scorso il Consiglio
pastorale rinnovato si è incontrato per
Paolo Salvini
È vero, è vero che il giogo del Signore
è leggero e soave. Quando si ama il
Signore non si sentono più pene e se ve
ne sono diventano dolci. Arrivando ad
amare fortemente il Signore, si desiderano e si amano i pentimenti.
San Giuseppe Moscati
PARLA AI DISCEPOLI
SIGNORE
Prima di quelle date sarebbe utile che
gruppi e singole persone che non hanno partecipato all'assemblea possano
suggerire al Consiglio pastorale le
questioni su cui lavorare nei prossimi tre anni. In questo modo potremmo
tenere conto ancora meglio del sentire
della comunità.
In quel tempo, Gesù disse Non come la dà il mondo,
I L
ha espresso le proprie attese e i propri
timori all’inizio di questo triennio di
servizio. Dopo aver esaminato i contributi offerti dall’assemblea il Consiglio
ha deciso di incontrarsi l’11 e il 25
maggio prossimi per stendere un percorso di lavoro sulla base delle indicazioni ricevute.
5
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che ho detto
L’assemblea comunitaria e il nuovo Consiglio pastorale
2010 c’è stata un’assemblea comunitaria dedicata al Consiglio pastorale. Eravamo circa 35 persone. Abbiamo
iniziato con la preghiera. Poi Marinella Orsi ci ha presentato il lavoro del
Consiglio pastorale uscente (potete
leggere il testo della presentazione a
pagina …). Quindi ciascuno ha indicato il nome di due persone che riteneva
adatte al servizio di consigliere pastorale. Mentre Mirco Pontesilli e Danilo
Defant contavano i voti, abbiamo iniziato ad ascoltare i contributi sollecitati nel biglietto di invito all'assemblea:
“Propongo al Consiglio di occuparsi
di ... Ritengo che questo sia importante per la nostra Comunità parrocchiale perché ...”. A pagina … potete leggere gli interventi sintetizzati e ordinati in base al tema. Alla fine
dell’assemblea sono stati letti i nomi
delle persone scelte per il consiglio:
Claudia Costantini, Angelo De Carlo,
Luigi Defant, Amedeo Pucciarelli,
Giulia Ruggieri, Massimiliano Sacilotto, Roberta Salvo, Sergio Salvo. A
questi otto hanno accettato di aggiungersi, su richiesta mia e di François,
Marinella Orsi e Vincenzo Sepe.
Pag.
ai suoi discepoli: "Se uno
mi ama, osserverà la mia
parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui.
io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non
a b b i a
t i m o r e .
Avete udito che vi ho det-
to: Vado e tornerò a voi;
se mi amaste, vi rallegreChi non mi ama, non os- reste che io vado dal Paserva le mie parole; la pa- dre, perché il Padre è più
rola che voi ascoltate non grande di me.
è mia, ma del Padre che
mi
ha
m a n d a t o . Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché
Queste cose vi ho detto quando avverrà, voi crequando ero ancora tra voi. d i a t e " .
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli
v'insegnerà ogni cosa e vi
ricorderà tutto ciò che io vi
h o
d e t t o .
Vi
lascio la pace, vi dò la
mia pace.
Parola del Signore.
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Il racconto de mese
IL NOBILE GHIBERTO
Anna stava entrando nell'antica cattedrale. Abitava in quella città da tanti anni, ma
non era mai stata in quella chiesa che pure
era tanto famosa.
Così,
una domenica
pomeriggio, aveva deciso di visitarla come
una qualsiasi turista. Si era comperata la sua
brava guida ed ora stava percorrendo la navata
di destra fermandosi
ogni tanto per leggere
sul libro la descrizione dei quadri e delle
sculture, finché giunse in fondo alla chiesa, a
lato dell'altare maggiore, dove
si trovava una cappella, la più famosa della chiesa,
quella in cui si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO.
Naturalmente Anna sapeva dell'esistenza di
quel monumento, lo aveva visto riprodotto su libri e riviste, e conosceva anche la
storia di GHIBERTO, vissuto nel 1200, di
nobile famiglia, divenuto soldato di ventura
al servizio dei Signori che a quel tempo governavano la città e la regione circostante. Soldato valoroso, di rara bellezza, molto
amato dalle donne, era morto giovane in battaglia e i Signori della città avevano voluto
quella tomba marmorea con la sua effige per
ricordare il suo valore, la sua nobiltà, la sua
bellezza e lo avevano fatto collocare nella
Cattedrale.
La cappella era buia e Anna introdusse una moneta nell’interruttore a tempo. Una luce bianca colpi il viso marmoreo
del
giovane Cavaliere e Anna si soffermò a guardare quei bellissimi lineamenti scolpiti nel marmo, quel
corpo chiuso nell'armatura, con l'elmo e lo
spadone posti al suo fianco.
- Sfido io che era amato - pensò Anna anch'io me ne sarei innamorata ! ! !
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Pag.
11
Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010
Lo guardò a lungo, fantasticando, finché la
luce si spense ed Anna con un sospiro si
allontanò continuando il suo giro.
Passò davanti all'altare maggiore e poi percorse la
navata di sinistra, fermandosi di
tanto in tanto per consultare la sua guida.
Davanti all'altare di Santa Rita si trovava un
vaso colmo di
rose rosse. Un cartello
vicino spiegava che si trattava di rose
benedette a
disposizione
di
chi
volesse prenderle e che era gradita una piccola offerta. Anna cercò qualche moneta
nella borsa,
le posò vicino al vaso, prese una rosa e
continuò la sua visita.
Arrivata al portale, intinse le dita nell'acqua
santa
e uscì in fretta, passando dalla
penombra della
chiesa alla luminosità di
quel pomeriggio di Maggio quando, improvvisamente, andò a sbattere contro qualcuno che
le si era parato davanti e inciampò nel gradino.
Abbaglia dal sole, stordita, Anna non riusciva a rendersi
conto di cosa fosse successo e automaticamente balbettò uno "Scusi" , quando due
mani la afferrarono con dolcezza, aiutandola ad alzarsi e una voce maschile le disse
"Si è fatta male ?". Anna vide davanti a sé lì
forte corpo di un
giovane uomo con un
abito chiaro, alzò gli occhi per
guardarlo
in viso e rimase sconvolta, senza riuscire a
dire una parola.
Il Nobile GHIBERTO !
Quasi senza rendersene conto Anna scosse
la testa in segno di
diniego e lo guardò
ancora in viso. L'uomo le sorrideva, ma, se
non fosse stato per l'abito moderno Anna avrebbe giurato che
il
Nobile
GHIBERTO era lì, davanti a
lei. La somiglianza era impressionante !!!
(Continua a pagina 7)
lavoro che oggi è concentrato su pochi. b)
Il Signore ci ha chiamato a fare
un’esperienza di Chiesa aperta al quartiere.
Anche su questo siamo sbilanciati
all’interno della parrocchia. Per riequilibrare la prospettiva è necessario l’apporto
dei laici. (Paolo Salvini)
Momenti di preghiera o di catechesi tra
adulti o ragazzi nei condomini. Comunicare maggiormente all’esterno le cose che
facciamo. Occasioni di aggregazione come
un punto internet. Valorizzare il protagonismo di persone che si accostano alla comunità, come nel caso degli adulti che
chiedono i sacramenti. (Angelo De Carlo)
Parola di Dio
Creare occasioni in cui la Parola del Signore sia sempre più compresa, amata e
attualizzata, per una comunità capace di
amore, solidarietà e compartecipazione
verso tutti quelli che la incontrano. (Pino
Serrau)
Liturgia
Maggiore partecipazione dei laici. (Luigi
Defant)
Famiglia
Aiuto e sostegno (Maria Grazia Marsoner)
Continuare nell’attenzione alla famiglia.
Testimonianza positiva del laboratorio di
liturgia. Aiuto sia pratico che spirituale.
Momenti anche informali per la famiglia
(film, concerti, uscite, …) che portino conoscenza, relazione, calore. (Claudia Costantini).
Raccogliere
attorno
all’attenzione alla famiglia anche le questioni che riguardano le nuove generazioni,
come l’oratorio, il centro estivo. (Luigi
Defant)
Confermo l’importanza di questo ambito.
(Sergio Salvo)
Oratorio
E’ stato luogo di integrazione per i giovani, va
valorizzato, non solo la domenica. (Roberta
Salvo)
Stranieri
Accantonare l’accoglienza degli stranieri. Prima fare opera di integrazione, educarli ad un
comportamento educato e al rispetto delle cose
comuni. Così potremmo ricuperare parrocchiani
che si sono allontanati dalle nostre celebrazioni.
(biglietto consegnato da una persona che non
poteva essere presente)
Uscita del Consiglio
In una giornata c’è più possibilità di ascoltare la
Parola di Dio e di ascoltarsi reciprocamente.
Un’esperienza da fare almeno una volta
all’anno. (Giancarlo Traccitto).
Commissioni
Nella parrocchia in cui ero prima, il Consiglio
lavorava su ciò che preparavano diverse commissioni specializzate per settori. (Antonello
Marsili)
Esercitiamoci quotidianamente nella
carità. Dio è carità. Chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non
dimentichiamoci di fare ogni giorno,
anzi in ogni momento, offerta delle
nostre azioni a Dio compiendo tutto
per amore.
San Giuseppe Moscati
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Pag.
Anno IV
10
N. 2
Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010
Soggetto comunitario
Maturare maggiormente il senso della comunità. Per questo è necessario che si lavori sul
cerchio più piccolo. Ad esempio nei confronti
dei fratelli che accogliamo, la comunità non si
sente soggetto delle cose che si fanno. (Sergio
Salvo)
Corresponsabilità dei laici
Anche in vista di un cambio dei presbiteri,
dobbiamo rafforzarci, prendere coscienza che
la comunità è fatta più da noi che dai presbiteri. (Sabrina Bertelli)
La corresponsabilità di cui abbiamo molto
parlato è ora il momento di attuarla (vedi relazione al Cardinale vicario). Il Consiglio tenga
a mente ciò che ci sta a cuore. (Danilo Defant)
Memoria della comunità
Il Consiglio rimane un punto fermo anche
nella prospettiva del cambio del parroco. Dovrebbe custodirne la memoria, la memoria
degli obiettivi, dei rapporti che ci legano e
rappresentarci di fronte al nuovo parroco.
(Laura Traietti)
Entusiasmo
Risvegliare l’entusiasmo in comunità. La
mancanza di entusiasmo per alcuni dipende
dal fatto che non si è d’accordo con ciò che si
fa in parrocchia. (Melina Lodi)
L’entusiasmo inizia da me. Se sono chiamato
al Consiglio pastorale anche se su una decisione sono in minoranza sono chiamato a custodire la comunione con gli altri. (Antonello
Marsili)
Coinvolgimento della comunità
Comunicare l’ordine del giorno con una settimana di anticipo rispetto all’incontro, perché
si possa render noto a tutta la comunità e
raccogliere da essa idee e suggerimenti.
Rendere noto alla comunità ciò che il Consiglio fa. Avere referenti in ogni gruppo
per stimolare la partecipazione dei gruppi
al lavoro del Consiglio. (Giulia Ruggieri)
Le proposte che facciamo a volte sono
solo dette. Dire le cose non basta perché le
persone partecipino. E’ importante
l’animazione da parte del Consiglio pastorale, rivolta a tutta la comunità: giovani,
adulti, … . (Laura Traietti)
Tutti i membri del Consiglio possono inviare a me i documenti da divulgare attraverso il sito web, che così rimarranno
nell’archivio del sito. (Danilo Defant)
Coinvolgere i ragazzi della catechesi quando ci sono opuscoli da confezionare, come
ultimamente ha fatto Giulia. (Giorgia Pisapia)
Pubblicizzare le elezioni del Consiglio
pastorale con le foto dei candidati
(Antonello Marsili)
Vita sostenibile
Siamo sovraccarichi di impegni. Così finiamo per selezionare gli appuntamenti
comunitari, tralasciandone di importanti,
come il ritiro comunitario, che potrebbe
essere un momento di ricarica. (Sabrina
Bertelli)
Apertura all’esterno
Per una parte della comunità c’è uno sbilanciamento protratto nel tempo sulla vita
parrocchiale rispetto al resto della nostra
vita. Il Consiglio potrebbe ragionare sul
ricupero del baricentro nell’impegno di
trasformazione del mondo. Per questo bisogna guardare al problema di una insoddisfacente distribuzione del carico di
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Pag.
7
Il racconto de mese
Il giovane le disse : "Ma lei è sconvolta,
non pensavo di averla spaventata tanto. Venga, sediamoci
un momento qui, sui gradini
della chiesa, le farà bene per riprendersi un
po'" Ancora incapace di dire una parola, Anna
si lasciò guidare fino ad un angolo appartato
e si sedette vicino al giovane che continuava
a guardarla con gli occhi sorridenti.
Finalmente
Anna
si riprese e spiegò che non aveva
visto l'ostacolo uscendo
d a l l a
p e n o m b r a
d e l la chiesa e si scusò per avere avuto una re
a
z
i
o
n
e
c
o
sì spropositata. Il giovane le disse : "Sono
contento che si sia
ripresa, mi sono reso
conto di averla spaventata molto. Ora la devo
lasciare,
ma
per
dimostrarmi che
mi ha perdonato, la prego, mi dia
quella rosa che tiene in mano" Anna istintivamente gli porse la rosa, il giovane la
prese, vi depose sopra un bacio poi,
senza dire una parola, si alzò e discese agilmente i gradini, scomparendo dietro l'angolo. Anna rimase ancora un attimo immobile, poi
si alzò,
e rientrò nella chiesa.
Andò
direttamente verso la cappella dove
si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO, accese la luce, e
subito la colpì una
m a c c h i a
r o s s a
sul biancore del
marmo. Sull'elsa dello spadone, vicino alle mani del Nobile Cavaliere
c'era una rosa rossa.
di Annamaria "Lilla Mariotti
Madre Teresa di Calcutta
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
(Continua da pagina 4)
Giunsero nella terra di Canaan, dove
trovarono cordiale ospitalità presso Melchisedek, re della città di Salem
(l’attuale Gerusalemme) e, poiché erano
arrivati oltrepassando il Giordano, vennero chiamati Ivrì, (Coloro che vengono
da oltre il fiume), da cui il nome Ebrei.
Abramo ebbe un figlio da Agar, schiava
di Sara (la legge dell’epoca consentiva
faccende del genere): Ismaele, che poi
diede origine agli Arabi (ribadisco: fratelli, coltelli...); e un figlio da Sara, Isacco. Isacco sposò la cugina Rebecca,
dalla quale ebbe due gemelli: Esaù e
Giacobbe.
Quella lenza di Giacobbe...
Esaù era il primogenito, ed era il prediletto del padre; Giacobbe, invece era il
prediletto della mamma, nonché un furbacchione che ve lo raccomando.
Infatti, dopo aver acquistato dal fratello i
diritti della primogenitura al modico
prezzo di un piatto di lenticchie, con la
complicità di Rebecca e approfittando
della demenza senile in cui era ormai
caduto Isacco, fece in modo di ricevere
dal padre la benedizione che spettava
al primogenito, travestendosi da Esaù.
Ci volle un po’, ma alla fine quest’ultimo
capì di essere stato turlupinato, e non la
prese bene (dategli torto...): così Giacobbe, sempre con l’aiuto di mammà,
pensò bene di cambiare aria e di andare a stare dallo zio Labano.
Zio Labano aveva due figlie, Lia e Rachele. Giacobbe si innamorò della seconda, ma il padre si rifiutò di dargliela
in moglie perché, secondo l’uso dei
Pag.
8
tempi, la figlia più piccola non poteva
sposarsi prima della maggiore. Giacobbe, per eliminare l’inconveniente, lavorò
per sette anni al servizio dello zio e, in
cambio, ottenne la mano di Lia; già che
c’era, ne lavorò altri sette e sposò anche
Rachele (anche la poligamia era consentita dalle leggi dell’epoca); quindi,
saputo che Esaù ormai aveva digerito la
fregatura ed era disposto a perdonarlo,
tornò a casa con tutta la famiglia.
La notte prima di incontrarsi con il fratello per la riconciliazione, Giacobbe fu
affrontato da un uomo misterioso con il
quale lottò fino all’alba, procurandosi
una ferita al nervo sciatico che lo rese
zoppo. Il suo avversario si rivelò un Angelo, che lo benedisse cambiandogli il
nome in Israele (Uomo che lotta con
Dio).
Lia e Rachele avevano, ognuna, una
schiava, rispettivamente di nome Zilpa e
Bila; Giacobbe, da galantuomo, non volle scontentare nessuna e si diede molto
da fare con tutte e quattro: nacquero
così una figlia, Dina, e dodici figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali,
Gad, Aser, Issacar, Zabulon, Giuseppe e
Beniamino.
I dodici figli di Giacobbe furono i capostipiti delle tredici tribù di Israele. Sì, avete
letto bene, tredici, non dodici.
Ma, se siete interessati a sapere come
mai le dodici tribù di Israele erano tredici
e non avete voglia di andare a sfogliare
la Bibbia, dovrete avere la pazienza di
aspettare la prossima puntata.
15 febbraio 2010 Giuseppe Palumbo
Anno IV
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
N. 2
Pag.
9
Le Ricette di Simona
Gnocchi di Maggio
INGREDIENTI:
Patate da purè 800g
PREPARAZIONE:
Dopo aver lavato le patate, fatele lessare, sco-
Farina bianca q.b.
latele e sbucciatele mentre sono ancora calde,
quindi passatele nello schiacciapatate e, in una
terrina, uniteci le uova, della farina per legare il
composto e salate.
Burro 60g
Prendete i vari aromi e lavateli con acqua cor-
Uova 2
Salvia q. b.
Un fiore d’acacia
un fiore di sambuco
Un ciuffetto piccolo di menta
rente non troppo forte per non danneggiare i
fiori, asciugateli su della carta da cucina e tritateli, togliendo, se possibile, le parti verdi (gambi
e piccioli) soprattutto dell’acaia e del sambuco.
Unite il trito ottenuto all’impasto degli gnocchi
e lavorate fino a renderlo morbido e compatto.
Formate ora dei rotoli grossi quanto una carota e
tagliateli a pezzetti di circa 3 cm.
Ora fate cuocere gli gnocchi; ricordate che
sono pronti soltanto quado vengono a galla
(bastano circa 5 minuti). Intanto tagliate lo
Un po’ di maggiorana fresca
speck a striscioline sottili e fatelo rosolare in una
padella, senza aggiungere olio (basta il suo grasTre fette di speck tagliato grosso
so a cucinarlo, altrimenti con l’olio perde sapore). In una casseruola fate sciogliere il burro,
possibilmente a bagnomaria. Quando gli gnocVariante fresca e primaverile dei classici chi sono pronti serviteli in un piatto piano con il
gnocchi di patate. E’ una ricetta prepa- burro fuso e le striscioline di speck, e decorate il
rata con le erbe che il Carso offre nel tutto con dei fiori di acacia.
mese di maggio. Salvia, menta e melissa rendono l’impasto molto fresco e
Buon appetito
profumato, mentre i fiori di sambuco e
acacia danno il tocco primaverile alla
ricetta.
Un ciuffetto piccolo di melissa
Ingredienti per gli gnocchi di maggio
(dosi per 4 persone)
Anno IV
N. 2
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(Continua da pagina 4)
Giunsero nella terra di Canaan, dove
trovarono cordiale ospitalità presso Melchisedek, re della città di Salem
(l’attuale Gerusalemme) e, poiché erano
arrivati oltrepassando il Giordano, vennero chiamati Ivrì, (Coloro che vengono
da oltre il fiume), da cui il nome Ebrei.
Abramo ebbe un figlio da Agar, schiava
di Sara (la legge dell’epoca consentiva
faccende del genere): Ismaele, che poi
diede origine agli Arabi (ribadisco: fratelli, coltelli...); e un figlio da Sara, Isacco. Isacco sposò la cugina Rebecca,
dalla quale ebbe due gemelli: Esaù e
Giacobbe.
Quella lenza di Giacobbe...
Esaù era il primogenito, ed era il prediletto del padre; Giacobbe, invece era il
prediletto della mamma, nonché un furbacchione che ve lo raccomando.
Infatti, dopo aver acquistato dal fratello i
diritti della primogenitura al modico
prezzo di un piatto di lenticchie, con la
complicità di Rebecca e approfittando
della demenza senile in cui era ormai
caduto Isacco, fece in modo di ricevere
dal padre la benedizione che spettava
al primogenito, travestendosi da Esaù.
Ci volle un po’, ma alla fine quest’ultimo
capì di essere stato turlupinato, e non la
prese bene (dategli torto...): così Giacobbe, sempre con l’aiuto di mammà,
pensò bene di cambiare aria e di andare a stare dallo zio Labano.
Zio Labano aveva due figlie, Lia e Rachele. Giacobbe si innamorò della seconda, ma il padre si rifiutò di dargliela
in moglie perché, secondo l’uso dei
Pag.
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tempi, la figlia più piccola non poteva
sposarsi prima della maggiore. Giacobbe, per eliminare l’inconveniente, lavorò
per sette anni al servizio dello zio e, in
cambio, ottenne la mano di Lia; già che
c’era, ne lavorò altri sette e sposò anche
Rachele (anche la poligamia era consentita dalle leggi dell’epoca); quindi,
saputo che Esaù ormai aveva digerito la
fregatura ed era disposto a perdonarlo,
tornò a casa con tutta la famiglia.
La notte prima di incontrarsi con il fratello per la riconciliazione, Giacobbe fu
affrontato da un uomo misterioso con il
quale lottò fino all’alba, procurandosi
una ferita al nervo sciatico che lo rese
zoppo. Il suo avversario si rivelò un Angelo, che lo benedisse cambiandogli il
nome in Israele (Uomo che lotta con
Dio).
Lia e Rachele avevano, ognuna, una
schiava, rispettivamente di nome Zilpa e
Bila; Giacobbe, da galantuomo, non volle scontentare nessuna e si diede molto
da fare con tutte e quattro: nacquero
così una figlia, Dina, e dodici figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali,
Gad, Aser, Issacar, Zabulon, Giuseppe e
Beniamino.
I dodici figli di Giacobbe furono i capostipiti delle tredici tribù di Israele. Sì, avete
letto bene, tredici, non dodici.
Ma, se siete interessati a sapere come
mai le dodici tribù di Israele erano tredici
e non avete voglia di andare a sfogliare
la Bibbia, dovrete avere la pazienza di
aspettare la prossima puntata.
15 febbraio 2010 Giuseppe Palumbo
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Pag.
9
Le Ricette di Simona
Gnocchi di Maggio
INGREDIENTI:
Patate da purè 800g
PREPARAZIONE:
Dopo aver lavato le patate, fatele lessare, sco-
Farina bianca q.b.
latele e sbucciatele mentre sono ancora calde,
quindi passatele nello schiacciapatate e, in una
terrina, uniteci le uova, della farina per legare il
composto e salate.
Burro 60g
Prendete i vari aromi e lavateli con acqua cor-
Uova 2
Salvia q. b.
Un fiore d’acacia
un fiore di sambuco
Un ciuffetto piccolo di menta
rente non troppo forte per non danneggiare i
fiori, asciugateli su della carta da cucina e tritateli, togliendo, se possibile, le parti verdi (gambi
e piccioli) soprattutto dell’acaia e del sambuco.
Unite il trito ottenuto all’impasto degli gnocchi
e lavorate fino a renderlo morbido e compatto.
Formate ora dei rotoli grossi quanto una carota e
tagliateli a pezzetti di circa 3 cm.
Ora fate cuocere gli gnocchi; ricordate che
sono pronti soltanto quado vengono a galla
(bastano circa 5 minuti). Intanto tagliate lo
Un po’ di maggiorana fresca
speck a striscioline sottili e fatelo rosolare in una
padella, senza aggiungere olio (basta il suo grasTre fette di speck tagliato grosso
so a cucinarlo, altrimenti con l’olio perde sapore). In una casseruola fate sciogliere il burro,
possibilmente a bagnomaria. Quando gli gnocVariante fresca e primaverile dei classici chi sono pronti serviteli in un piatto piano con il
gnocchi di patate. E’ una ricetta prepa- burro fuso e le striscioline di speck, e decorate il
rata con le erbe che il Carso offre nel tutto con dei fiori di acacia.
mese di maggio. Salvia, menta e melissa rendono l’impasto molto fresco e
Buon appetito
profumato, mentre i fiori di sambuco e
acacia danno il tocco primaverile alla
ricetta.
Un ciuffetto piccolo di melissa
Ingredienti per gli gnocchi di maggio
(dosi per 4 persone)
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Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010
Soggetto comunitario
Maturare maggiormente il senso della comunità. Per questo è necessario che si lavori sul
cerchio più piccolo. Ad esempio nei confronti
dei fratelli che accogliamo, la comunità non si
sente soggetto delle cose che si fanno. (Sergio
Salvo)
Corresponsabilità dei laici
Anche in vista di un cambio dei presbiteri,
dobbiamo rafforzarci, prendere coscienza che
la comunità è fatta più da noi che dai presbiteri. (Sabrina Bertelli)
La corresponsabilità di cui abbiamo molto
parlato è ora il momento di attuarla (vedi relazione al Cardinale vicario). Il Consiglio tenga
a mente ciò che ci sta a cuore. (Danilo Defant)
Memoria della comunità
Il Consiglio rimane un punto fermo anche
nella prospettiva del cambio del parroco. Dovrebbe custodirne la memoria, la memoria
degli obiettivi, dei rapporti che ci legano e
rappresentarci di fronte al nuovo parroco.
(Laura Traietti)
Entusiasmo
Risvegliare l’entusiasmo in comunità. La
mancanza di entusiasmo per alcuni dipende
dal fatto che non si è d’accordo con ciò che si
fa in parrocchia. (Melina Lodi)
L’entusiasmo inizia da me. Se sono chiamato
al Consiglio pastorale anche se su una decisione sono in minoranza sono chiamato a custodire la comunione con gli altri. (Antonello
Marsili)
Coinvolgimento della comunità
Comunicare l’ordine del giorno con una settimana di anticipo rispetto all’incontro, perché
si possa render noto a tutta la comunità e
raccogliere da essa idee e suggerimenti.
Rendere noto alla comunità ciò che il Consiglio fa. Avere referenti in ogni gruppo
per stimolare la partecipazione dei gruppi
al lavoro del Consiglio. (Giulia Ruggieri)
Le proposte che facciamo a volte sono
solo dette. Dire le cose non basta perché le
persone partecipino. E’ importante
l’animazione da parte del Consiglio pastorale, rivolta a tutta la comunità: giovani,
adulti, … . (Laura Traietti)
Tutti i membri del Consiglio possono inviare a me i documenti da divulgare attraverso il sito web, che così rimarranno
nell’archivio del sito. (Danilo Defant)
Coinvolgere i ragazzi della catechesi quando ci sono opuscoli da confezionare, come
ultimamente ha fatto Giulia. (Giorgia Pisapia)
Pubblicizzare le elezioni del Consiglio
pastorale con le foto dei candidati
(Antonello Marsili)
Vita sostenibile
Siamo sovraccarichi di impegni. Così finiamo per selezionare gli appuntamenti
comunitari, tralasciandone di importanti,
come il ritiro comunitario, che potrebbe
essere un momento di ricarica. (Sabrina
Bertelli)
Apertura all’esterno
Per una parte della comunità c’è uno sbilanciamento protratto nel tempo sulla vita
parrocchiale rispetto al resto della nostra
vita. Il Consiglio potrebbe ragionare sul
ricupero del baricentro nell’impegno di
trasformazione del mondo. Per questo bisogna guardare al problema di una insoddisfacente distribuzione del carico di
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Il racconto de mese
Il giovane le disse : "Ma lei è sconvolta,
non pensavo di averla spaventata tanto. Venga, sediamoci
un momento qui, sui gradini
della chiesa, le farà bene per riprendersi un
po'" Ancora incapace di dire una parola, Anna
si lasciò guidare fino ad un angolo appartato
e si sedette vicino al giovane che continuava
a guardarla con gli occhi sorridenti.
Finalmente
Anna
si riprese e spiegò che non aveva
visto l'ostacolo uscendo
d a l l a
p e n o m b r a
d e l la chiesa e si scusò per avere avuto una re
a
z
i
o
n
e
c
o
sì spropositata. Il giovane le disse : "Sono
contento che si sia
ripresa, mi sono reso
conto di averla spaventata molto. Ora la devo
lasciare,
ma
per
dimostrarmi che
mi ha perdonato, la prego, mi dia
quella rosa che tiene in mano" Anna istintivamente gli porse la rosa, il giovane la
prese, vi depose sopra un bacio poi,
senza dire una parola, si alzò e discese agilmente i gradini, scomparendo dietro l'angolo. Anna rimase ancora un attimo immobile, poi
si alzò,
e rientrò nella chiesa.
Andò
direttamente verso la cappella dove
si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO, accese la luce, e
subito la colpì una
m a c c h i a
r o s s a
sul biancore del
marmo. Sull'elsa dello spadone, vicino alle mani del Nobile Cavaliere
c'era una rosa rossa.
di Annamaria "Lilla Mariotti
Madre Teresa di Calcutta
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
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6
Il racconto de mese
IL NOBILE GHIBERTO
Anna stava entrando nell'antica cattedrale. Abitava in quella città da tanti anni, ma
non era mai stata in quella chiesa che pure
era tanto famosa.
Così,
una domenica
pomeriggio, aveva deciso di visitarla come
una qualsiasi turista. Si era comperata la sua
brava guida ed ora stava percorrendo la navata
di destra fermandosi
ogni tanto per leggere
sul libro la descrizione dei quadri e delle
sculture, finché giunse in fondo alla chiesa, a
lato dell'altare maggiore, dove
si trovava una cappella, la più famosa della chiesa,
quella in cui si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO.
Naturalmente Anna sapeva dell'esistenza di
quel monumento, lo aveva visto riprodotto su libri e riviste, e conosceva anche la
storia di GHIBERTO, vissuto nel 1200, di
nobile famiglia, divenuto soldato di ventura
al servizio dei Signori che a quel tempo governavano la città e la regione circostante. Soldato valoroso, di rara bellezza, molto
amato dalle donne, era morto giovane in battaglia e i Signori della città avevano voluto
quella tomba marmorea con la sua effige per
ricordare il suo valore, la sua nobiltà, la sua
bellezza e lo avevano fatto collocare nella
Cattedrale.
La cappella era buia e Anna introdusse una moneta nell’interruttore a tempo. Una luce bianca colpi il viso marmoreo
del
giovane Cavaliere e Anna si soffermò a guardare quei bellissimi lineamenti scolpiti nel marmo, quel
corpo chiuso nell'armatura, con l'elmo e lo
spadone posti al suo fianco.
- Sfido io che era amato - pensò Anna anch'io me ne sarei innamorata ! ! !
Anno IV
N. 2
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Pag.
11
Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010
Lo guardò a lungo, fantasticando, finché la
luce si spense ed Anna con un sospiro si
allontanò continuando il suo giro.
Passò davanti all'altare maggiore e poi percorse la
navata di sinistra, fermandosi di
tanto in tanto per consultare la sua guida.
Davanti all'altare di Santa Rita si trovava un
vaso colmo di
rose rosse. Un cartello
vicino spiegava che si trattava di rose
benedette a
disposizione
di
chi
volesse prenderle e che era gradita una piccola offerta. Anna cercò qualche moneta
nella borsa,
le posò vicino al vaso, prese una rosa e
continuò la sua visita.
Arrivata al portale, intinse le dita nell'acqua
santa
e uscì in fretta, passando dalla
penombra della
chiesa alla luminosità di
quel pomeriggio di Maggio quando, improvvisamente, andò a sbattere contro qualcuno che
le si era parato davanti e inciampò nel gradino.
Abbaglia dal sole, stordita, Anna non riusciva a rendersi
conto di cosa fosse successo e automaticamente balbettò uno "Scusi" , quando due
mani la afferrarono con dolcezza, aiutandola ad alzarsi e una voce maschile le disse
"Si è fatta male ?". Anna vide davanti a sé lì
forte corpo di un
giovane uomo con un
abito chiaro, alzò gli occhi per
guardarlo
in viso e rimase sconvolta, senza riuscire a
dire una parola.
Il Nobile GHIBERTO !
Quasi senza rendersene conto Anna scosse
la testa in segno di
diniego e lo guardò
ancora in viso. L'uomo le sorrideva, ma, se
non fosse stato per l'abito moderno Anna avrebbe giurato che
il
Nobile
GHIBERTO era lì, davanti a
lei. La somiglianza era impressionante !!!
(Continua a pagina 7)
lavoro che oggi è concentrato su pochi. b)
Il Signore ci ha chiamato a fare
un’esperienza di Chiesa aperta al quartiere.
Anche su questo siamo sbilanciati
all’interno della parrocchia. Per riequilibrare la prospettiva è necessario l’apporto
dei laici. (Paolo Salvini)
Momenti di preghiera o di catechesi tra
adulti o ragazzi nei condomini. Comunicare maggiormente all’esterno le cose che
facciamo. Occasioni di aggregazione come
un punto internet. Valorizzare il protagonismo di persone che si accostano alla comunità, come nel caso degli adulti che
chiedono i sacramenti. (Angelo De Carlo)
Parola di Dio
Creare occasioni in cui la Parola del Signore sia sempre più compresa, amata e
attualizzata, per una comunità capace di
amore, solidarietà e compartecipazione
verso tutti quelli che la incontrano. (Pino
Serrau)
Liturgia
Maggiore partecipazione dei laici. (Luigi
Defant)
Famiglia
Aiuto e sostegno (Maria Grazia Marsoner)
Continuare nell’attenzione alla famiglia.
Testimonianza positiva del laboratorio di
liturgia. Aiuto sia pratico che spirituale.
Momenti anche informali per la famiglia
(film, concerti, uscite, …) che portino conoscenza, relazione, calore. (Claudia Costantini).
Raccogliere
attorno
all’attenzione alla famiglia anche le questioni che riguardano le nuove generazioni,
come l’oratorio, il centro estivo. (Luigi
Defant)
Confermo l’importanza di questo ambito.
(Sergio Salvo)
Oratorio
E’ stato luogo di integrazione per i giovani, va
valorizzato, non solo la domenica. (Roberta
Salvo)
Stranieri
Accantonare l’accoglienza degli stranieri. Prima fare opera di integrazione, educarli ad un
comportamento educato e al rispetto delle cose
comuni. Così potremmo ricuperare parrocchiani
che si sono allontanati dalle nostre celebrazioni.
(biglietto consegnato da una persona che non
poteva essere presente)
Uscita del Consiglio
In una giornata c’è più possibilità di ascoltare la
Parola di Dio e di ascoltarsi reciprocamente.
Un’esperienza da fare almeno una volta
all’anno. (Giancarlo Traccitto).
Commissioni
Nella parrocchia in cui ero prima, il Consiglio
lavorava su ciò che preparavano diverse commissioni specializzate per settori. (Antonello
Marsili)
Esercitiamoci quotidianamente nella
carità. Dio è carità. Chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non
dimentichiamoci di fare ogni giorno,
anzi in ogni momento, offerta delle
nostre azioni a Dio compiendo tutto
per amore.
San Giuseppe Moscati
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Pag.
Anno IV
12
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Dal Vangelo secondo Giovanni
Nel pomeriggio di domenica 14 marzo la prima volta e ciascuno dei membri
Giovedì 15 aprile scorso il Consiglio
pastorale rinnovato si è incontrato per
Paolo Salvini
È vero, è vero che il giogo del Signore
è leggero e soave. Quando si ama il
Signore non si sentono più pene e se ve
ne sono diventano dolci. Arrivando ad
amare fortemente il Signore, si desiderano e si amano i pentimenti.
San Giuseppe Moscati
PARLA AI DISCEPOLI
SIGNORE
Prima di quelle date sarebbe utile che
gruppi e singole persone che non hanno partecipato all'assemblea possano
suggerire al Consiglio pastorale le
questioni su cui lavorare nei prossimi tre anni. In questo modo potremmo
tenere conto ancora meglio del sentire
della comunità.
In quel tempo, Gesù disse Non come la dà il mondo,
I L
ha espresso le proprie attese e i propri
timori all’inizio di questo triennio di
servizio. Dopo aver esaminato i contributi offerti dall’assemblea il Consiglio
ha deciso di incontrarsi l’11 e il 25
maggio prossimi per stendere un percorso di lavoro sulla base delle indicazioni ricevute.
5
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che ho detto
L’assemblea comunitaria e il nuovo Consiglio pastorale
2010 c’è stata un’assemblea comunitaria dedicata al Consiglio pastorale. Eravamo circa 35 persone. Abbiamo
iniziato con la preghiera. Poi Marinella Orsi ci ha presentato il lavoro del
Consiglio pastorale uscente (potete
leggere il testo della presentazione a
pagina …). Quindi ciascuno ha indicato il nome di due persone che riteneva
adatte al servizio di consigliere pastorale. Mentre Mirco Pontesilli e Danilo
Defant contavano i voti, abbiamo iniziato ad ascoltare i contributi sollecitati nel biglietto di invito all'assemblea:
“Propongo al Consiglio di occuparsi
di ... Ritengo che questo sia importante per la nostra Comunità parrocchiale perché ...”. A pagina … potete leggere gli interventi sintetizzati e ordinati in base al tema. Alla fine
dell’assemblea sono stati letti i nomi
delle persone scelte per il consiglio:
Claudia Costantini, Angelo De Carlo,
Luigi Defant, Amedeo Pucciarelli,
Giulia Ruggieri, Massimiliano Sacilotto, Roberta Salvo, Sergio Salvo. A
questi otto hanno accettato di aggiungersi, su richiesta mia e di François,
Marinella Orsi e Vincenzo Sepe.
Pag.
ai suoi discepoli: "Se uno
mi ama, osserverà la mia
parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui.
io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non
a b b i a
t i m o r e .
Avete udito che vi ho det-
to: Vado e tornerò a voi;
se mi amaste, vi rallegreChi non mi ama, non os- reste che io vado dal Paserva le mie parole; la pa- dre, perché il Padre è più
rola che voi ascoltate non grande di me.
è mia, ma del Padre che
mi
ha
m a n d a t o . Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché
Queste cose vi ho detto quando avverrà, voi crequando ero ancora tra voi. d i a t e " .
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli
v'insegnerà ogni cosa e vi
ricorderà tutto ciò che io vi
h o
d e t t o .
Vi
lascio la pace, vi dò la
mia pace.
Parola del Signore.
Anno IV
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“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
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4
FRATELLI MAGGIORI
La storia del popolo di Israele, la nostra storia (seconda parte)
Ricomincio da tre
Dopo
il diluvio, l’umanità
ricominciò da tre: Sem,
Cam e Iafet, i figli di Noè,
che diedero origine alle
razze umane. Intendiamoci: le razze umane (o, meglio, le popolazioni) conosciute all’epoca dagli autori della Bibbia.
Sem fu il capostipite degli
Ebrei
e
degli
Arabi
(quando si dice, fratelli,
coltelli...); Iafet dei Greci
(e, per estensione, degli
Europei), degli Assiri, dei
Babilonesi e dei Persiani;
Cam degli Egiziani, degli
Etiopici e, tramite il figlio
Canaan, dei Cananei, che
per primi si stanziarono
nell’attuale Palestina e le
diedero il nome (Terra di
Canaan, per l’appunto).
Come è noto, Noè fu il
primo a produrre il vino e a
procurarsi inconsapevolmente una formidabile
sbronza; Cam, che nella
circostanza gli aveva mancato di rispetto, fu maledetto dal padre con queste
parole: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!...
Benedetto il Signore, Dio
di Sem, Canaan sia suo
schiavo!”. Occhio: Noè
non maledice direttamente
Cam, ma suo figlio Canaan, augurandosi che questi (e i suoi discendenti)
diventino schiavi di Sem (e
dei suoi discendenti). È
quella che in letteratura si
chiama
sinèddoche
(indicare qualcosa menzionandone una parte:
“legno” per dire “nave”,
“figlio” per riferirsi al
“capostipite”).
E fu così che gli Ebrei discendenti di Sem, con la
benedizione di questa maledizione (scusate il bisticcio), quando tornarono in
Palestina dopo l’esilio in
Egitto, non si fecero scrupolo di assoggettare senza tanti complimenti le
popolazioni locali: tanto
erano dannati Cananei!
L’idea piacque, e fece
scuola. Un paio di millenni
dopo, infatti, quando Europei e Americani (figli e
nipoti di Iafet) si trovarono
a corto di manodopera,
pensarono bene di risolvere il problema deportando
e riducendo in schiavitù
una dozzina di milioni di
Africani: non erano Cananei ma pur sempre figli di
Cam (vi ricordate la sinèddoche?) e, per di più, erano pure neri!
Abramo l’irakeno
Ma torniamo alla nostra
storia e, precisamente,
agli anni intorno al 1850
a.C. Gli Egiziani avevano
già fondato da circa mille
anni il loro regno e a Creta
si era sviluppata una grande civiltà, mentre in Italia
c’erano ancora solo piccoli
villaggi di agricoltori.
In Mesopotamia (l’attuale
Irak), invece, fiorivano numerose città-stato, tra le
quali spiccava Assur, i cui
abitanti, i terribili Assiri, un
secolo più tardi, avrebbero
assoggettato tutta la regione fondando un impero; e
stavano arrivando, a ondate successive, gli immigrati. Già a quell’epoca?
Ebbene sì, solo che non si
chiamavano extracomunitari ma Indoeuropei, e non
provenivano dalla Romania e dal Marocco ma
(probabilmente) dalla Russia centrale.
L’ondata migratoria ne
provocò altre, a cascata, e
fu così che anche una piccola tribù di stirpe semita
che risiedeva a Ur, in Mesopotamia, si trasferì verso nord ovest: era guidata
da Abramo, che aveva
con sé, tra gli altri, la moglie Sara e il nipote Lot,
figlio di suo fratello Aram.
(Continua a pagina 8)
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SINTESI DEL LAVORO SVOLTO DAL C.P. 2006/2009
L’attuale C.P. si è insediato a settembre
2006. Ha svolto la propria attività attraverso incontri che si sono svolti in media
ogni 3 settimane.
Ha avuto tra i suoi obiettivi primari il contatto continuo e diretto con tutta la comunità cercando di coinvolgerla, farla partecipe e farla sentire un soggetto attivo.
Per questo ha ritenuto necessario raccogliere l’eredità del precedente consiglio in
merito al “progetto Pastorale” che cominciava a prendere forma: dal volto del discepolo ideale – sul quale già si era lavorato - ha proseguito a lavorare sul profilo
ideale della comunità.
Attraverso alcune assemblee comunitarie sono stati definiti gli ambiti sui quali
lavorare per il triennio e per gli anni futuri:
FAMIGLIA
COMUNICAZIONE
FORMAZIONE LITURGICA
GIOVANI GENERAZIONI
CARITA’
APERTURA ALL'ESTERNO
SOGGETTO COMUNITARIO
VITA COMUNITARIA SOSTENIBILE
Come ambiti primari sui quali lavorare
abbiamo scelto FAMIGLIA e COMUNICAZIONE, anche perché per gli altri quali
ad esempio giovani generazioni e carità
erano realtà sulle quali già si lavorava.
FAMIGLIA
costituzione della commissione questionario alla comunità corsi sulla genitorialità assemblee comunitarie con il Vescovo
di settore Mons. Moretti ed altri esperti
della materia
COMUNICAZIONE
Calendario annuale e mensile
Giornalino
Sito web
FORMAZIONE LITURGICA
3 sere sulla liturgia Padre Lafont e successivamente quelle con Stella Morra
Lavoro diocesano sulla liturgia e verifica
Novità fortemente voluta dall'attuale C.P. è
stata quello del ritiro spirituale comunitario
di quaresima.
L’ultima parte del lavoro del consiglio – che
si è protratta per diversi mesi - è stata dedicata all’organizzazione dell’incontro con il
Cardinale Vallini.
Un onesto resoconto di questi 3 anni deve
tenere presente sia le tante cose fatte, ma
anche quelle programmate che sono state
un po' trascurate, vuoi per accavallarsi di
impegni vuoi per “stanchezza”.
Per esempio, il lavoro su alcuni ambiti ha
subito rallentamenti: per la famiglia, dopo
un'approfondita fase di indagine, non si è
ancora passati alla fase progettuale; sull'apertura all'esterno, sul soggetto comunitario e sulla vita comunitaria sostenibile si è
fatto poco.
Questa è l'eredità che lasciamo - se la vuole accettare - al nuovo C.P., con l'augurio
di poter svolgere un ottimo e un proficuo
lavoro.
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sente spesso dire perché Dio, infinitamente buono e misericordioso, permetta che
esistano la sofferenza, le malattie e il dolore, come mai a persone che proprio non lo
meritavano, perché buone ed oneste. Me lo
sono chiesta anche io. La sofferenza mi ha
accompagnata per mesi, anni. Senza questa,
non avrei sperimentato la fede. È nel dolore
che ho trovato l’amore di Dio, della Madonna. Spesso si è troppo presi dalla vita, troppo impegnati per mettersi in ascolto, non si
ha il tempo e la voglia di fermarsi a riflettere sul senso di tutto. Il mio papà, ha sempre
avuto una fede fortissima, che ho difficoltà
a raccontare per paura di non esserne
all’altezza. Grande è la devozione alla Madonna, un amore che fin da giovanissimo lo
ha portato ad essere attivo nella parrocchia,
partecipando all’associazione cattolica, lavorando per anni come catechista. Non
mancava giorno in cui non andasse in chiesa. Aveva un gruppo di preghiera che si
riuniva ogni lunedì nella parrocchia romana
di San Giuseppe Moscati con l’intento di
rispondere alle richieste dei messaggi Mariani di preghiera tramite il rosario. In famiglia il venerdì il rosario, che si concludeva
con la consacrazione al Cuore Immacolato
di Maria, perché “un giorno tutti i membri
di questa famiglia si ritrovino con te uniti in
paradiso” recitavamo. Papà ci parlava della
morte, della sofferenza ci leggeva i messaggi della Madonna, il Vangelo e tante altre
cose. “ Non conta questa vita, ma la vita
eterna, perché Dio ha sconfitto la morte ha
mandato suo figlio Gesù per salvarci, il paradiso, il purgatorio e l’inferno esistono.”
Questo suo grande amore per la Madonna lo
porta a Merdugorie. A distanza di pochi
mesi, nell’agosto 2006, per caso, scopre di
avere una macchia al polmone, immediato il
responso: adenocarcinoma polmonare, tumore maligno. Inizia immediatamente la
chemio iniziano le sofferenze, le tribolazioni. Il mio papà abbraccia la sua croce. Ma
come mai al ritorno da un viaggio alla ricerca della pace torna con un male? Questo ci
chiedevamo, si è chiesto lui stesso tante
volte. Gli anni passano, papà si cura un male incurabile, i medici ci dicono che il suo
caso esce dalla letteratura mondiale sul tumore polmonare; papà vive, lavora in piene
forze. Quest’anno nell’agosto 2009, ritorna
a Medugorie, parte con mamma. Ci racconterà di ciò che ha provato la sera
dell’apparizione della Madonna, con il cielo
stellato, un’infinità di persone, si avverte la
presenza della Madonna, lui si sente come
un rimprovero e sente la sua persona attraversata da un brivido e un senso di miseria
che mai aveva provato. Il pensiero di queste
sensazioni provate quella notte non lo avrebbero lasciato più. A ottobre dello stesso
anno inizia una tosse forte, sempre più forte: la tac ci dice che il male si era risvegliato, si cambia la chemio. Passano alcuni mesi, papà perde le forze, a Natale viene ricoverato, gli viene di nuovo cambiata la chemio perché la macchia era aumentata e riportava noduli e metastasi su entrambi i
polmoni. A noi familiari i medici dicono
che non c’è più nulla da fare, è iniziato un
processo irreversibile di espansione del tumore, a papà resta poca vita ancora. Ormai
dimagrito, con sempre meno forze, va alla
messa della cappella dell’ospedale in cui si
trova ricoverato sulla sedia a rotelle, con la
bombola d’ossigeno e non manca di mettersi in ginocchio durante la celebrazione eucaristica concentrando tutte le sue forze. Estremi atti di fede, di amore, che non dimen(Continua a pagina 15)
3
Chi dite che io sia?
IL CORAGGIO DELLA FEDE (Al mio papà.)
Si
Pag.
Spesso noi pensiamo a idealizzare la figura E l'infinito giro delle stelle, la luna che
di Gesù.
Lui però si manifesta nei piccoli gesti delle
persone che ci stanno intorno.
Ripensando al buon samaritano, ci accorgiamo che spesso Gesù lo sorpassiamo,
senza accorgerci di averlo incontrato sulla
nostra strada: oggi perché non abbiamo
tempo, domani perché non abbiamo voglia,
dopodomani perché dovrebbe toccare a me
incominciare…
Ma che volto ha? Dove sta veramente?
Sono queste le risposte che fino ad oggi ci
siamo dati: “Lo troviamo in tutte le cose
che facciamo ogni giorno.
Io in modo particolare quando prego”.
Lo incontro quando trovo qualche persona
in difficoltà.
Lo trovo quando incontro un ostacolo.
Io lo incontro quando qualcuno ci parla di
Lui.
********************************************
Proviamo ad ascoltare questa
testimonianza di un cantautore.
****************************************
COME SI FA!
Il fragore delle tue cascate, il bianco delle
vette immacolate, le lacrime che portano i
bambini, i sogni senza fine dei cuscini, e lo
smeraldo chiaro di quei prati è stato solo un
caso o li ha creati.
L'amore dentro gli occhi di una mamma, i
fulmini e la neve di montagna, l'aquila che
vola sugli abissi, il sole coni suoi tramonti
rossi ed il tepore della primavera c'è stato
sempre o forse prima non c'era.
fa bianca la mia pelle, gli occhi dolci e
buoni degli innamorati che sembrano
bambini appena nati.
Come si fa a non vedere che Tu hai
sciolto le tue dita! Come si fa a non
vedere che Tu hai fatto questa vita!
Come si fa!
Il vento freddo della tramontana, le
perle sopra i fiori di mattina, ed il silenzio delle tue foreste, il grano giallo come le ginestre, fa per una volta che io
senta che tutto l'universo per Te canta.
E il mare quando increspa i suoi sorrisi, e questa brezza fresca sulla fronte, a
ognuno il suo dolore, anche se siamo
tanti, per questa verità noi siamo grandi.
Come si fa a non vedere che Tu hai
sciolto le tue dita! Come si fa a non
vedere che Tu hai fatto questa vita!
Come si fa! Come si fa!
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
Pag.
2
Editoriale….
(Continua da pagina 1)
Se hai una idea,
non esitare a scrivere
un articolo
goscia cerchiamo la risposta di Gesù
nel suo Vangelo, parlando con il saCondividere i nostri pensieri
cerdote.
e le nostre esperienze
Il male fa tanto rumore, chiediamo a
Dio il dono di essere silenziosi cofa crescere la comunità.
struttori del bene.
Inviaci il tuo articolo per e-mail o per fax
Tel. e fax: 06/7215571
Non ci si rimette quando si pensa a
sito: www.parrocchie.it/roma/moscati
chi ha bisogno. Smettiamo sempre di
sito:www.pinofiorenza.altervista.org
giudicare e condannare: Gesù ci porta
e-mail: [email protected]
a conoscenza degli altri per essere le
e-mail: [email protected]
sue mani e il suo cuore!
Aiutiamoci allora in questo periodo
che si apre davanti a noi a crescere
insieme aggrappati a questa presenza
Udite! Udite! Udite!
di amore di Gesù e di Maria.
Confidiamo sempre in colui che per la
felicità di questo mondo ha donato la I magnifici 7+3 in occasione della Festa
sua vita.
Parrocchiale del prossimo Giugno, vi inviCon affetto. (Pino)
tano ad ammirare, criticare, e valutare, le
Vuoi tornare a Messa la domenica ma hai i
figli piccoli e non sai cosa fare?
la Comunità Parrocchiale di San Giuseppe
Moscati
OFFRE ALLE GIOVANI FAMIGLIE
CON BAMBINI DAI 4 AI 7 ANNI
durante la celebrazione Eucaristica
domenicale delle ore 10,00 , uno spazio curato da una equipe composta di
genitori e catechisti, dove il piccolo
attraverso il gioco, potrà conoscere
Gesù e la grande famiglia cristiana,
preparata per lui fin dal giorno del
suo Battesimo.
loro opere pittoriche messe in bella mostra nel pre- salone dal……….. al…………...
La data, il giorno, e l’ora, ve lo faremo
sapere mediante le locandine. L’ingresso è
libero; perciò vi aspettiamo in molti….
Amelia una dei 7+3
Anno IV
N. 2
“IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale
ticherò mai. Soffriva il mio papà, ma amava, pregava, combatteva. Io dovevo essere
forte, dovevo sperare, ma non riuscivo a
pregare. Avevo deciso di camminare con
lui, di non risparmiarmi nulla, dovevo esserci sempre per lui, vincere la paura, abbracciare con lui questa croce. Inizia un percorso di amore, lui si fidava di me, chiedeva il
mio aiuto, ed io, impotente, mi ingegnavo
per essere la sua forza. Ho passato giornate
e nottate intere a coccolarlo, leggevo per lui,
crescevo nella fede. Nei momenti di sconforto che aveva gli ripetevo che non era
solo, perché qui affianco a lui c’ero io, e
perché la Madonna lo amava, lo aveva graziato facendolo vivere per quattro anni contro ogni aspettativa medico scientifica. Gli
ripetevo che non sarebbe mai stato solo, la
Madonna era lì con lui sempre. Mi raccomandò di ripetergli sempre quelle parole, e
così ho fatto anche l’ultima notte trascorsa
insieme, passata a pregare con il rosario suo
nelle mani, l’immagine della madonna di
Medugorie poggiata sul suo cuscino. Lui
non poteva più parlare, aveva gli occhi aperti e le pupille rivolte all’indietro, ma capiva,
sentiva e mi stringeva forte la mano, se tentavo di levarla, convinta che stesse riposando, riafferrava la presa e mi stringeva più
forte. Allora lo baciavo, accarezzavo, dicendogli di non preoccuparsi, che non riusciva
a parlare per ora e non doveva sforzarsi,
che gli volevo bene, che era la mia gioia.
Lui si tranquillizzava, il respiro si regolarizzava, e tentava allora di riposare.
All’improvviso smette di respirare. Chiamo
l’infermiera. Papà era morto. Erano le sette
circa del mattino del 11 marzo 2010. Attimi
indescrivibili, vissuti con tanta pace nel
cuore. Quando papà ha scoperto il male
nell’agosto del 2006, io ho pregato la Madonna di rimanergli sempre vicino, sono
stata in lacrime al santuario di San Francesco di Paola chiedendo di non abbandonar-
Pag.
15
ci. A seguito del peggioramento di papà nel
2009, non ho pregato, non riuscivo a chiedere nulla, sentivo che tutto ciò che stava
accadendo non potevo fermarlo. Non è un
caso che sia accaduto ora, io lavoro in una
scuola con le suore che mi danno forza, con
i bambini che mi danno tanta serenità; mio
fratello si è sistemato con il lavoro proprio
quest’anno. Per anni ci siamo consacrati al
Cuore Immacolato di Maria, la sofferenza di
papà è servita a far riavvicinare tutta la mia
famiglia a Dio, una sofferenza forse necessaria perché dopo la morte si avveri la richiesta di vita eterna insieme riunita tutta la
mia famiglia. Si dice che le vie del signore
sono infinite, e forse questa è la strada della
salvezza che la Madonna ci ha aiutati a percorrere. La notte in ospedale per darmi
coraggio ho più volte letto un testo del diario di Maria Valtorta in cui si legge: “Dice
Gesù: quello che hai visto è il beato transito
della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata
che il mio amore sente il bisogno di versare
su te la dolcezza delle visioni. E per te che
devi morire, quale più confortevole di questa? La morte delle vittime non è sempre
placida come la sera di Maria. Vi sono fra
voi quelle che restano sulla croce sino
all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la
durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il
dolore è oramai esaurito quando viene la
vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace,
che non vi attende ma vi corre incontro per
ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio. Non temete voi che vi offrite. Non ci fui
che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non
conobbi conforto nel mio morire. E per aver
conosciuto quella amarezza ho pietà, e ai
miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per
investirli di luce, di gaudio nei momenti
estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare
(Continua a pagina 16)
Anno IV
N. 2
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(Continua da pagina 15)
nella gioia. E dato che la gioia del figlio di
Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con
anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio
che i vostri occhi vedono prima di chiudersi
all’orrore della Terra. Abbiate fede in Me. La
morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.” Quanto conforto ricevevo da queste
parole non so spiegare, sentivo che papà non
era solo, che stava per entrare nella gioia infinita, che la sua sofferenza sarebbe terminata.
Io so per certo che lui ora sta bene, perché si
è offerto, ha donato la sua sofferenza a Dio,
fino agli ultimi giorni ha ricevuto Il Santissimo tramite la comunione che il parroco stesso
della parrocchia non mancava di portargli
nelle sue visite giornaliere. Sapere di aver
fatto tutto il possibile per stargli vicino, amarlo, coccolarlo fino alla fine è un altro grande
conforto. Ma la grazia più grande che sto
ricevendo, è la voglia di vivere, la serenità, la
pace che ho dentro, nonostante il vuoto enorme che papà ha lascito nella mia realtà quotidiana. Mi manca tutto di lui, mi manca la sua
voce, il suo affetto incondizionato. Lo so che
lui c’è, in altro modo, ma c’è. La malattia lo
aveva trasformato, consumato, e si era trasformato anche il nostro rapporto, sempre più
forte, più intimo, ma diverso, altro rispetto il
passato. Ora ha subito un’ulteriore modificazione, ma non è scomparso, non potrebbe mai
finire il nostro amore. Non è possibile che sia
svanita la premura con cui mi stava dietro in
ogni cosa che dovevo fare, l’affetto che metteva in ogni sguardo e l’attenzione nei miei
confronti, non è davvero possibile. Tanta
serenità è un suo dono, qualcosa che mi ha
lasciato lui, qualcosa che ricevo per grazia
divina, in quanto non riesco a capirne il perché, come mai ho la forza e la gioia di vivere
ora che non lo posso più abbracciare. So di
poterlo incontrare nell’eucarestia, che lì c’è
anche lui. Mi conforta entrare nella nostra
parrocchia, guardare il posto dove sedeva lui,
Pag.
16
sento la sua presenza. Voglio un bene infinito
a tutte le persone, amici, parenti e anche semplici conoscenti, persone che lo hanno curato,
confortato. È tramite la loro presenza, le loro
premure che ho sperimentato il riflesso
dell’amore di Dio nei nostri confronti, non
siamo mai stati soli. In un romanzo di Romano Battaglia si esprime in poche righe quello
che sento nei confronti di queste persone che
sono “creature che esistono per sostenerci,
per aiutarci in silenzio a cancellare i lividi
dell’anima, perché ogni volta che siamo stanchi e sfiduciati è dolce sapere che queste creature esistono per sentire che non si è soli
quando tutto sembra perduto […] l’amore e
l’energia che sanno trasmettere valgono mille
soli, mille lune, mille stelle.”
Papà mi ha insegnato ad amare, “dimenticare
il tutto per annullarsi nell’altro, vivere insieme
con intensità ogni momento della giornata,
divenire un’unica essenza, la forza interiore
che rende piccoli gli affanni quotidiani”; mi
ha insegnato ad investire tutta me stessa in ciò
che credo; i valori veri… Questa è la mia forza.
All’uomo Renato Posca, esempio di forza
e amore nella fede.
Barbara Posca
Comunità Parrocchiale S. Giuseppe Moscati
“IL MOSCATI”
Mensile d’ Informazione Parrocchiale
A cura di una commissione del Consiglio Pastorale
Anno IV
Maggio 2010
Editoriale….
Abbiamo vissuto nei giorni passati l’esperienza della
Pasqua. È una tappa dell’anno che mi ha fatto molto pensare al valore della nostra fede personale. La fede è spesso per noi solo oggetto di parole: ci sentiamo di avere
fede; oppure facciamo le cose per fede; oppure la fede è
altra cosa dalla vita di ogni giorno… Io sono convinto
che la vita è tale in base alla fede che si ha! La fede è
l’ossatura portante della vita: si sceglie di vivere in base a
ciò che si crede! Quanto siamo poco attenti al valore quotidiano delle nostre scelte, dei nostri atteggiamenti… Il
ritmo della vita di ogni giorno ci lascia stremati a guardare volti, situazioni, persone che si incontrano e che passano… non si vede l’ora la sera di rilassarsi e dimenticare… quante occasioni sprecate! Non riusciamo a coltivare
la nostra vita interiore, ad impostare un dialogo con chi ci
sta accanto, con chi si aspetta da noi dolcezze e attenzioni, perché lo stress della vita non ce lo consente… Gesù è
emarginato e allontanato da noi, perché non abbiamo
tempo, perché c’è troppo da fare, perché abbiamo paura… perché lui non fa niente per noi … Rischiamo di
abbruttirci dentro perché Dio non ci corre dietro. Tempo
fa lessi una storia su un giornalino trovato nella cassetta
della posta. Diceva così: un giovane chiese a Dio conto di
tutto quello che vedeva, povertà, sfruttamento, miseria,
prostituzione, dolore: Tu Signore, cosa fai per tutte queste persone? Dio gli rispose: Io ho fatto te! È con questo
atteggiamento che rinnovo a tutti l’invito a lottare contro
i luoghi comuni di ogni giorno. Proviamo a fermarci per
incontrare Gesù; quando abbiamo un problema o una an(Continua a pagina 2)
N. 1
Mio Gesù amore! Il vostro
amore mi rende sublime; il
vostro amore mi santifica,
mi volge non verso una
sola creatura, ma a tutte le
creature, all’infinita bellezza di tutti gli esseri, creati a vostra immagine e
somiglianza.
San Giuseppe Moscati
In questo numero:
Editoriale
Pag. 1/2
Riflessioni
Pag. 3
Fratelli Maggiori
Pag. 4/8
La parola del Signore
Pag. 5
Il racconto del mese
Pag. 6/7
Le ricette di Simona
L’assemblea Comunitaria
Il Consiglio Pastorale
Il coraggio delle Fede
l coraggio della fede
Pag. 9
Pag. 10/11
Pag. 12/13
Pag. 14/15
Pag. 16
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16 “il moscati” - San Giuseppe Moscati