Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale (Continua da pagina 15) nella gioia. E dato che la gioia del figlio di Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio che i vostri occhi vedono prima di chiudersi all’orrore della Terra. Abbiate fede in Me. La morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.” Quanto conforto ricevevo da queste parole non so spiegare, sentivo che papà non era solo, che stava per entrare nella gioia infinita, che la sua sofferenza sarebbe terminata. Io so per certo che lui ora sta bene, perché si è offerto, ha donato la sua sofferenza a Dio, fino agli ultimi giorni ha ricevuto Il Santissimo tramite la comunione che il parroco stesso della parrocchia non mancava di portargli nelle sue visite giornaliere. Sapere di aver fatto tutto il possibile per stargli vicino, amarlo, coccolarlo fino alla fine è un altro grande conforto. Ma la grazia più grande che sto ricevendo, è la voglia di vivere, la serenità, la pace che ho dentro, nonostante il vuoto enorme che papà ha lascito nella mia realtà quotidiana. Mi manca tutto di lui, mi manca la sua voce, il suo affetto incondizionato. Lo so che lui c’è, in altro modo, ma c’è. La malattia lo aveva trasformato, consumato, e si era trasformato anche il nostro rapporto, sempre più forte, più intimo, ma diverso, altro rispetto il passato. Ora ha subito un’ulteriore modificazione, ma non è scomparso, non potrebbe mai finire il nostro amore. Non è possibile che sia svanita la premura con cui mi stava dietro in ogni cosa che dovevo fare, l’affetto che metteva in ogni sguardo e l’attenzione nei miei confronti, non è davvero possibile. Tanta serenità è un suo dono, qualcosa che mi ha lasciato lui, qualcosa che ricevo per grazia divina, in quanto non riesco a capirne il perché, come mai ho la forza e la gioia di vivere ora che non lo posso più abbracciare. So di poterlo incontrare nell’eucarestia, che lì c’è anche lui. Mi conforta entrare nella nostra parrocchia, guardare il posto dove sedeva lui, Pag. 16 sento la sua presenza. Voglio un bene infinito a tutte le persone, amici, parenti e anche semplici conoscenti, persone che lo hanno curato, confortato. È tramite la loro presenza, le loro premure che ho sperimentato il riflesso dell’amore di Dio nei nostri confronti, non siamo mai stati soli. In un romanzo di Romano Battaglia si esprime in poche righe quello che sento nei confronti di queste persone che sono “creature che esistono per sostenerci, per aiutarci in silenzio a cancellare i lividi dell’anima, perché ogni volta che siamo stanchi e sfiduciati è dolce sapere che queste creature esistono per sentire che non si è soli quando tutto sembra perduto […] l’amore e l’energia che sanno trasmettere valgono mille soli, mille lune, mille stelle.” Papà mi ha insegnato ad amare, “dimenticare il tutto per annullarsi nell’altro, vivere insieme con intensità ogni momento della giornata, divenire un’unica essenza, la forza interiore che rende piccoli gli affanni quotidiani”; mi ha insegnato ad investire tutta me stessa in ciò che credo; i valori veri… Questa è la mia forza. All’uomo Renato Posca, esempio di forza e amore nella fede. Barbara Posca Comunità Parrocchiale S. Giuseppe Moscati “IL MOSCATI” Mensile d’ Informazione Parrocchiale A cura di una commissione del Consiglio Pastorale Anno IV Maggio 2010 Editoriale…. Abbiamo vissuto nei giorni passati l’esperienza della Pasqua. È una tappa dell’anno che mi ha fatto molto pensare al valore della nostra fede personale. La fede è spesso per noi solo oggetto di parole: ci sentiamo di avere fede; oppure facciamo le cose per fede; oppure la fede è altra cosa dalla vita di ogni giorno… Io sono convinto che la vita è tale in base alla fede che si ha! La fede è l’ossatura portante della vita: si sceglie di vivere in base a ciò che si crede! Quanto siamo poco attenti al valore quotidiano delle nostre scelte, dei nostri atteggiamenti… Il ritmo della vita di ogni giorno ci lascia stremati a guardare volti, situazioni, persone che si incontrano e che passano… non si vede l’ora la sera di rilassarsi e dimenticare… quante occasioni sprecate! Non riusciamo a coltivare la nostra vita interiore, ad impostare un dialogo con chi ci sta accanto, con chi si aspetta da noi dolcezze e attenzioni, perché lo stress della vita non ce lo consente… Gesù è emarginato e allontanato da noi, perché non abbiamo tempo, perché c’è troppo da fare, perché abbiamo paura… perché lui non fa niente per noi … Rischiamo di abbruttirci dentro perché Dio non ci corre dietro. Tempo fa lessi una storia su un giornalino trovato nella cassetta della posta. Diceva così: un giovane chiese a Dio conto di tutto quello che vedeva, povertà, sfruttamento, miseria, prostituzione, dolore: Tu Signore, cosa fai per tutte queste persone? Dio gli rispose: Io ho fatto te! È con questo atteggiamento che rinnovo a tutti l’invito a lottare contro i luoghi comuni di ogni giorno. Proviamo a fermarci per incontrare Gesù; quando abbiamo un problema o una an(Continua a pagina 2) N. 1 Mio Gesù amore! Il vostro amore mi rende sublime; il vostro amore mi santifica, mi volge non verso una sola creatura, ma a tutte le creature, all’infinita bellezza di tutti gli esseri, creati a vostra immagine e somiglianza. San Giuseppe Moscati In questo numero: Editoriale Pag. 1/2 Riflessioni Pag. 3 Fratelli Maggiori Pag. 4/8 La parola del Signore Pag. 5 Il racconto del mese Pag. 6/7 Le ricette di Simona L’assemblea Comunitaria Il Consiglio Pastorale Il coraggio delle Fede l coraggio della fede Pag. 9 Pag. 10/11 Pag. 12/13 Pag. 14/15 Pag. 16 Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 2 Editoriale…. (Continua da pagina 1) Se hai una idea, non esitare a scrivere un articolo goscia cerchiamo la risposta di Gesù nel suo Vangelo, parlando con il saCondividere i nostri pensieri cerdote. e le nostre esperienze Il male fa tanto rumore, chiediamo a Dio il dono di essere silenziosi cofa crescere la comunità. struttori del bene. Inviaci il tuo articolo per e-mail o per fax Tel. e fax: 06/7215571 Non ci si rimette quando si pensa a sito: www.parrocchie.it/roma/moscati chi ha bisogno. Smettiamo sempre di sito:www.pinofiorenza.altervista.org giudicare e condannare: Gesù ci porta e-mail: [email protected] a conoscenza degli altri per essere le e-mail: [email protected] sue mani e il suo cuore! Aiutiamoci allora in questo periodo che si apre davanti a noi a crescere insieme aggrappati a questa presenza Udite! Udite! Udite! di amore di Gesù e di Maria. Confidiamo sempre in colui che per la felicità di questo mondo ha donato la I magnifici 7+3 in occasione della Festa sua vita. Parrocchiale del prossimo Giugno, vi inviCon affetto. (Pino) tano ad ammirare, criticare, e valutare, le Vuoi tornare a Messa la domenica ma hai i figli piccoli e non sai cosa fare? la Comunità Parrocchiale di San Giuseppe Moscati OFFRE ALLE GIOVANI FAMIGLIE CON BAMBINI DAI 4 AI 7 ANNI durante la celebrazione Eucaristica domenicale delle ore 10,00 , uno spazio curato da una equipe composta di genitori e catechisti, dove il piccolo attraverso il gioco, potrà conoscere Gesù e la grande famiglia cristiana, preparata per lui fin dal giorno del suo Battesimo. loro opere pittoriche messe in bella mostra nel pre- salone dal……….. al…………... La data, il giorno, e l’ora, ve lo faremo sapere mediante le locandine. L’ingresso è libero; perciò vi aspettiamo in molti…. Amelia una dei 7+3 Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale ticherò mai. Soffriva il mio papà, ma amava, pregava, combatteva. Io dovevo essere forte, dovevo sperare, ma non riuscivo a pregare. Avevo deciso di camminare con lui, di non risparmiarmi nulla, dovevo esserci sempre per lui, vincere la paura, abbracciare con lui questa croce. Inizia un percorso di amore, lui si fidava di me, chiedeva il mio aiuto, ed io, impotente, mi ingegnavo per essere la sua forza. Ho passato giornate e nottate intere a coccolarlo, leggevo per lui, crescevo nella fede. Nei momenti di sconforto che aveva gli ripetevo che non era solo, perché qui affianco a lui c’ero io, e perché la Madonna lo amava, lo aveva graziato facendolo vivere per quattro anni contro ogni aspettativa medico scientifica. Gli ripetevo che non sarebbe mai stato solo, la Madonna era lì con lui sempre. Mi raccomandò di ripetergli sempre quelle parole, e così ho fatto anche l’ultima notte trascorsa insieme, passata a pregare con il rosario suo nelle mani, l’immagine della madonna di Medugorie poggiata sul suo cuscino. Lui non poteva più parlare, aveva gli occhi aperti e le pupille rivolte all’indietro, ma capiva, sentiva e mi stringeva forte la mano, se tentavo di levarla, convinta che stesse riposando, riafferrava la presa e mi stringeva più forte. Allora lo baciavo, accarezzavo, dicendogli di non preoccuparsi, che non riusciva a parlare per ora e non doveva sforzarsi, che gli volevo bene, che era la mia gioia. Lui si tranquillizzava, il respiro si regolarizzava, e tentava allora di riposare. All’improvviso smette di respirare. Chiamo l’infermiera. Papà era morto. Erano le sette circa del mattino del 11 marzo 2010. Attimi indescrivibili, vissuti con tanta pace nel cuore. Quando papà ha scoperto il male nell’agosto del 2006, io ho pregato la Madonna di rimanergli sempre vicino, sono stata in lacrime al santuario di San Francesco di Paola chiedendo di non abbandonar- Pag. 15 ci. A seguito del peggioramento di papà nel 2009, non ho pregato, non riuscivo a chiedere nulla, sentivo che tutto ciò che stava accadendo non potevo fermarlo. Non è un caso che sia accaduto ora, io lavoro in una scuola con le suore che mi danno forza, con i bambini che mi danno tanta serenità; mio fratello si è sistemato con il lavoro proprio quest’anno. Per anni ci siamo consacrati al Cuore Immacolato di Maria, la sofferenza di papà è servita a far riavvicinare tutta la mia famiglia a Dio, una sofferenza forse necessaria perché dopo la morte si avveri la richiesta di vita eterna insieme riunita tutta la mia famiglia. Si dice che le vie del signore sono infinite, e forse questa è la strada della salvezza che la Madonna ci ha aiutati a percorrere. La notte in ospedale per darmi coraggio ho più volte letto un testo del diario di Maria Valtorta in cui si legge: “Dice Gesù: quello che hai visto è il beato transito della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata che il mio amore sente il bisogno di versare su te la dolcezza delle visioni. E per te che devi morire, quale più confortevole di questa? La morte delle vittime non è sempre placida come la sera di Maria. Vi sono fra voi quelle che restano sulla croce sino all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il dolore è oramai esaurito quando viene la vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace, che non vi attende ma vi corre incontro per ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio. Non temete voi che vi offrite. Non ci fui che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non conobbi conforto nel mio morire. E per aver conosciuto quella amarezza ho pietà, e ai miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per investirli di luce, di gaudio nei momenti estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare (Continua a pagina 16) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 14 N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale sente spesso dire perché Dio, infinitamente buono e misericordioso, permetta che esistano la sofferenza, le malattie e il dolore, come mai a persone che proprio non lo meritavano, perché buone ed oneste. Me lo sono chiesta anche io. La sofferenza mi ha accompagnata per mesi, anni. Senza questa, non avrei sperimentato la fede. È nel dolore che ho trovato l’amore di Dio, della Madonna. Spesso si è troppo presi dalla vita, troppo impegnati per mettersi in ascolto, non si ha il tempo e la voglia di fermarsi a riflettere sul senso di tutto. Il mio papà, ha sempre avuto una fede fortissima, che ho difficoltà a raccontare per paura di non esserne all’altezza. Grande è la devozione alla Madonna, un amore che fin da giovanissimo lo ha portato ad essere attivo nella parrocchia, partecipando all’associazione cattolica, lavorando per anni come catechista. Non mancava giorno in cui non andasse in chiesa. Aveva un gruppo di preghiera che si riuniva ogni lunedì nella parrocchia romana di San Giuseppe Moscati con l’intento di rispondere alle richieste dei messaggi Mariani di preghiera tramite il rosario. In famiglia il venerdì il rosario, che si concludeva con la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, perché “un giorno tutti i membri di questa famiglia si ritrovino con te uniti in paradiso” recitavamo. Papà ci parlava della morte, della sofferenza ci leggeva i messaggi della Madonna, il Vangelo e tante altre cose. “ Non conta questa vita, ma la vita eterna, perché Dio ha sconfitto la morte ha mandato suo figlio Gesù per salvarci, il paradiso, il purgatorio e l’inferno esistono.” Questo suo grande amore per la Madonna lo porta a Merdugorie. A distanza di pochi mesi, nell’agosto 2006, per caso, scopre di avere una macchia al polmone, immediato il responso: adenocarcinoma polmonare, tumore maligno. Inizia immediatamente la chemio iniziano le sofferenze, le tribolazioni. Il mio papà abbraccia la sua croce. Ma come mai al ritorno da un viaggio alla ricerca della pace torna con un male? Questo ci chiedevamo, si è chiesto lui stesso tante volte. Gli anni passano, papà si cura un male incurabile, i medici ci dicono che il suo caso esce dalla letteratura mondiale sul tumore polmonare; papà vive, lavora in piene forze. Quest’anno nell’agosto 2009, ritorna a Medugorie, parte con mamma. Ci racconterà di ciò che ha provato la sera dell’apparizione della Madonna, con il cielo stellato, un’infinità di persone, si avverte la presenza della Madonna, lui si sente come un rimprovero e sente la sua persona attraversata da un brivido e un senso di miseria che mai aveva provato. Il pensiero di queste sensazioni provate quella notte non lo avrebbero lasciato più. A ottobre dello stesso anno inizia una tosse forte, sempre più forte: la tac ci dice che il male si era risvegliato, si cambia la chemio. Passano alcuni mesi, papà perde le forze, a Natale viene ricoverato, gli viene di nuovo cambiata la chemio perché la macchia era aumentata e riportava noduli e metastasi su entrambi i polmoni. A noi familiari i medici dicono che non c’è più nulla da fare, è iniziato un processo irreversibile di espansione del tumore, a papà resta poca vita ancora. Ormai dimagrito, con sempre meno forze, va alla messa della cappella dell’ospedale in cui si trova ricoverato sulla sedia a rotelle, con la bombola d’ossigeno e non manca di mettersi in ginocchio durante la celebrazione eucaristica concentrando tutte le sue forze. Estremi atti di fede, di amore, che non dimen(Continua a pagina 15) 3 Chi dite che io sia? IL CORAGGIO DELLA FEDE (Al mio papà.) Si Pag. Spesso noi pensiamo a idealizzare la figura E l'infinito giro delle stelle, la luna che di Gesù. Lui però si manifesta nei piccoli gesti delle persone che ci stanno intorno. Ripensando al buon samaritano, ci accorgiamo che spesso Gesù lo sorpassiamo, senza accorgerci di averlo incontrato sulla nostra strada: oggi perché non abbiamo tempo, domani perché non abbiamo voglia, dopodomani perché dovrebbe toccare a me incominciare… Ma che volto ha? Dove sta veramente? Sono queste le risposte che fino ad oggi ci siamo dati: “Lo troviamo in tutte le cose che facciamo ogni giorno. Io in modo particolare quando prego”. Lo incontro quando trovo qualche persona in difficoltà. Lo trovo quando incontro un ostacolo. Io lo incontro quando qualcuno ci parla di Lui. ******************************************** Proviamo ad ascoltare questa testimonianza di un cantautore. **************************************** COME SI FA! Il fragore delle tue cascate, il bianco delle vette immacolate, le lacrime che portano i bambini, i sogni senza fine dei cuscini, e lo smeraldo chiaro di quei prati è stato solo un caso o li ha creati. L'amore dentro gli occhi di una mamma, i fulmini e la neve di montagna, l'aquila che vola sugli abissi, il sole coni suoi tramonti rossi ed il tepore della primavera c'è stato sempre o forse prima non c'era. fa bianca la mia pelle, gli occhi dolci e buoni degli innamorati che sembrano bambini appena nati. Come si fa a non vedere che Tu hai sciolto le tue dita! Come si fa a non vedere che Tu hai fatto questa vita! Come si fa! Il vento freddo della tramontana, le perle sopra i fiori di mattina, ed il silenzio delle tue foreste, il grano giallo come le ginestre, fa per una volta che io senta che tutto l'universo per Te canta. E il mare quando increspa i suoi sorrisi, e questa brezza fresca sulla fronte, a ognuno il suo dolore, anche se siamo tanti, per questa verità noi siamo grandi. Come si fa a non vedere che Tu hai sciolto le tue dita! Come si fa a non vedere che Tu hai fatto questa vita! Come si fa! Come si fa! Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 4 FRATELLI MAGGIORI La storia del popolo di Israele, la nostra storia (seconda parte) Ricomincio da tre Dopo il diluvio, l’umanità ricominciò da tre: Sem, Cam e Iafet, i figli di Noè, che diedero origine alle razze umane. Intendiamoci: le razze umane (o, meglio, le popolazioni) conosciute all’epoca dagli autori della Bibbia. Sem fu il capostipite degli Ebrei e degli Arabi (quando si dice, fratelli, coltelli...); Iafet dei Greci (e, per estensione, degli Europei), degli Assiri, dei Babilonesi e dei Persiani; Cam degli Egiziani, degli Etiopici e, tramite il figlio Canaan, dei Cananei, che per primi si stanziarono nell’attuale Palestina e le diedero il nome (Terra di Canaan, per l’appunto). Come è noto, Noè fu il primo a produrre il vino e a procurarsi inconsapevolmente una formidabile sbronza; Cam, che nella circostanza gli aveva mancato di rispetto, fu maledetto dal padre con queste parole: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!... Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo!”. Occhio: Noè non maledice direttamente Cam, ma suo figlio Canaan, augurandosi che questi (e i suoi discendenti) diventino schiavi di Sem (e dei suoi discendenti). È quella che in letteratura si chiama sinèddoche (indicare qualcosa menzionandone una parte: “legno” per dire “nave”, “figlio” per riferirsi al “capostipite”). E fu così che gli Ebrei discendenti di Sem, con la benedizione di questa maledizione (scusate il bisticcio), quando tornarono in Palestina dopo l’esilio in Egitto, non si fecero scrupolo di assoggettare senza tanti complimenti le popolazioni locali: tanto erano dannati Cananei! L’idea piacque, e fece scuola. Un paio di millenni dopo, infatti, quando Europei e Americani (figli e nipoti di Iafet) si trovarono a corto di manodopera, pensarono bene di risolvere il problema deportando e riducendo in schiavitù una dozzina di milioni di Africani: non erano Cananei ma pur sempre figli di Cam (vi ricordate la sinèddoche?) e, per di più, erano pure neri! Abramo l’irakeno Ma torniamo alla nostra storia e, precisamente, agli anni intorno al 1850 a.C. Gli Egiziani avevano già fondato da circa mille anni il loro regno e a Creta si era sviluppata una grande civiltà, mentre in Italia c’erano ancora solo piccoli villaggi di agricoltori. In Mesopotamia (l’attuale Irak), invece, fiorivano numerose città-stato, tra le quali spiccava Assur, i cui abitanti, i terribili Assiri, un secolo più tardi, avrebbero assoggettato tutta la regione fondando un impero; e stavano arrivando, a ondate successive, gli immigrati. Già a quell’epoca? Ebbene sì, solo che non si chiamavano extracomunitari ma Indoeuropei, e non provenivano dalla Romania e dal Marocco ma (probabilmente) dalla Russia centrale. L’ondata migratoria ne provocò altre, a cascata, e fu così che anche una piccola tribù di stirpe semita che risiedeva a Ur, in Mesopotamia, si trasferì verso nord ovest: era guidata da Abramo, che aveva con sé, tra gli altri, la moglie Sara e il nipote Lot, figlio di suo fratello Aram. (Continua a pagina 8) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 13 SINTESI DEL LAVORO SVOLTO DAL C.P. 2006/2009 L’attuale C.P. si è insediato a settembre 2006. Ha svolto la propria attività attraverso incontri che si sono svolti in media ogni 3 settimane. Ha avuto tra i suoi obiettivi primari il contatto continuo e diretto con tutta la comunità cercando di coinvolgerla, farla partecipe e farla sentire un soggetto attivo. Per questo ha ritenuto necessario raccogliere l’eredità del precedente consiglio in merito al “progetto Pastorale” che cominciava a prendere forma: dal volto del discepolo ideale – sul quale già si era lavorato - ha proseguito a lavorare sul profilo ideale della comunità. Attraverso alcune assemblee comunitarie sono stati definiti gli ambiti sui quali lavorare per il triennio e per gli anni futuri: FAMIGLIA COMUNICAZIONE FORMAZIONE LITURGICA GIOVANI GENERAZIONI CARITA’ APERTURA ALL'ESTERNO SOGGETTO COMUNITARIO VITA COMUNITARIA SOSTENIBILE Come ambiti primari sui quali lavorare abbiamo scelto FAMIGLIA e COMUNICAZIONE, anche perché per gli altri quali ad esempio giovani generazioni e carità erano realtà sulle quali già si lavorava. FAMIGLIA costituzione della commissione questionario alla comunità corsi sulla genitorialità assemblee comunitarie con il Vescovo di settore Mons. Moretti ed altri esperti della materia COMUNICAZIONE Calendario annuale e mensile Giornalino Sito web FORMAZIONE LITURGICA 3 sere sulla liturgia Padre Lafont e successivamente quelle con Stella Morra Lavoro diocesano sulla liturgia e verifica Novità fortemente voluta dall'attuale C.P. è stata quello del ritiro spirituale comunitario di quaresima. L’ultima parte del lavoro del consiglio – che si è protratta per diversi mesi - è stata dedicata all’organizzazione dell’incontro con il Cardinale Vallini. Un onesto resoconto di questi 3 anni deve tenere presente sia le tante cose fatte, ma anche quelle programmate che sono state un po' trascurate, vuoi per accavallarsi di impegni vuoi per “stanchezza”. Per esempio, il lavoro su alcuni ambiti ha subito rallentamenti: per la famiglia, dopo un'approfondita fase di indagine, non si è ancora passati alla fase progettuale; sull'apertura all'esterno, sul soggetto comunitario e sulla vita comunitaria sostenibile si è fatto poco. Questa è l'eredità che lasciamo - se la vuole accettare - al nuovo C.P., con l'augurio di poter svolgere un ottimo e un proficuo lavoro. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 12 N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Dal Vangelo secondo Giovanni Nel pomeriggio di domenica 14 marzo la prima volta e ciascuno dei membri Giovedì 15 aprile scorso il Consiglio pastorale rinnovato si è incontrato per Paolo Salvini È vero, è vero che il giogo del Signore è leggero e soave. Quando si ama il Signore non si sentono più pene e se ve ne sono diventano dolci. Arrivando ad amare fortemente il Signore, si desiderano e si amano i pentimenti. San Giuseppe Moscati PARLA AI DISCEPOLI SIGNORE Prima di quelle date sarebbe utile che gruppi e singole persone che non hanno partecipato all'assemblea possano suggerire al Consiglio pastorale le questioni su cui lavorare nei prossimi tre anni. In questo modo potremmo tenere conto ancora meglio del sentire della comunità. In quel tempo, Gesù disse Non come la dà il mondo, I L ha espresso le proprie attese e i propri timori all’inizio di questo triennio di servizio. Dopo aver esaminato i contributi offerti dall’assemblea il Consiglio ha deciso di incontrarsi l’11 e il 25 maggio prossimi per stendere un percorso di lavoro sulla base delle indicazioni ricevute. 5 Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che ho detto L’assemblea comunitaria e il nuovo Consiglio pastorale 2010 c’è stata un’assemblea comunitaria dedicata al Consiglio pastorale. Eravamo circa 35 persone. Abbiamo iniziato con la preghiera. Poi Marinella Orsi ci ha presentato il lavoro del Consiglio pastorale uscente (potete leggere il testo della presentazione a pagina …). Quindi ciascuno ha indicato il nome di due persone che riteneva adatte al servizio di consigliere pastorale. Mentre Mirco Pontesilli e Danilo Defant contavano i voti, abbiamo iniziato ad ascoltare i contributi sollecitati nel biglietto di invito all'assemblea: “Propongo al Consiglio di occuparsi di ... Ritengo che questo sia importante per la nostra Comunità parrocchiale perché ...”. A pagina … potete leggere gli interventi sintetizzati e ordinati in base al tema. Alla fine dell’assemblea sono stati letti i nomi delle persone scelte per il consiglio: Claudia Costantini, Angelo De Carlo, Luigi Defant, Amedeo Pucciarelli, Giulia Ruggieri, Massimiliano Sacilotto, Roberta Salvo, Sergio Salvo. A questi otto hanno accettato di aggiungersi, su richiesta mia e di François, Marinella Orsi e Vincenzo Sepe. Pag. ai suoi discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non a b b i a t i m o r e . Avete udito che vi ho det- to: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegreChi non mi ama, non os- reste che io vado dal Paserva le mie parole; la pa- dre, perché il Padre è più rola che voi ascoltate non grande di me. è mia, ma del Padre che mi ha m a n d a t o . Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché Queste cose vi ho detto quando avverrà, voi crequando ero ancora tra voi. d i a t e " . Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi h o d e t t o . Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Parola del Signore. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 6 Il racconto de mese IL NOBILE GHIBERTO Anna stava entrando nell'antica cattedrale. Abitava in quella città da tanti anni, ma non era mai stata in quella chiesa che pure era tanto famosa. Così, una domenica pomeriggio, aveva deciso di visitarla come una qualsiasi turista. Si era comperata la sua brava guida ed ora stava percorrendo la navata di destra fermandosi ogni tanto per leggere sul libro la descrizione dei quadri e delle sculture, finché giunse in fondo alla chiesa, a lato dell'altare maggiore, dove si trovava una cappella, la più famosa della chiesa, quella in cui si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO. Naturalmente Anna sapeva dell'esistenza di quel monumento, lo aveva visto riprodotto su libri e riviste, e conosceva anche la storia di GHIBERTO, vissuto nel 1200, di nobile famiglia, divenuto soldato di ventura al servizio dei Signori che a quel tempo governavano la città e la regione circostante. Soldato valoroso, di rara bellezza, molto amato dalle donne, era morto giovane in battaglia e i Signori della città avevano voluto quella tomba marmorea con la sua effige per ricordare il suo valore, la sua nobiltà, la sua bellezza e lo avevano fatto collocare nella Cattedrale. La cappella era buia e Anna introdusse una moneta nell’interruttore a tempo. Una luce bianca colpi il viso marmoreo del giovane Cavaliere e Anna si soffermò a guardare quei bellissimi lineamenti scolpiti nel marmo, quel corpo chiuso nell'armatura, con l'elmo e lo spadone posti al suo fianco. - Sfido io che era amato - pensò Anna anch'io me ne sarei innamorata ! ! ! Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 11 Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010 Lo guardò a lungo, fantasticando, finché la luce si spense ed Anna con un sospiro si allontanò continuando il suo giro. Passò davanti all'altare maggiore e poi percorse la navata di sinistra, fermandosi di tanto in tanto per consultare la sua guida. Davanti all'altare di Santa Rita si trovava un vaso colmo di rose rosse. Un cartello vicino spiegava che si trattava di rose benedette a disposizione di chi volesse prenderle e che era gradita una piccola offerta. Anna cercò qualche moneta nella borsa, le posò vicino al vaso, prese una rosa e continuò la sua visita. Arrivata al portale, intinse le dita nell'acqua santa e uscì in fretta, passando dalla penombra della chiesa alla luminosità di quel pomeriggio di Maggio quando, improvvisamente, andò a sbattere contro qualcuno che le si era parato davanti e inciampò nel gradino. Abbaglia dal sole, stordita, Anna non riusciva a rendersi conto di cosa fosse successo e automaticamente balbettò uno "Scusi" , quando due mani la afferrarono con dolcezza, aiutandola ad alzarsi e una voce maschile le disse "Si è fatta male ?". Anna vide davanti a sé lì forte corpo di un giovane uomo con un abito chiaro, alzò gli occhi per guardarlo in viso e rimase sconvolta, senza riuscire a dire una parola. Il Nobile GHIBERTO ! Quasi senza rendersene conto Anna scosse la testa in segno di diniego e lo guardò ancora in viso. L'uomo le sorrideva, ma, se non fosse stato per l'abito moderno Anna avrebbe giurato che il Nobile GHIBERTO era lì, davanti a lei. La somiglianza era impressionante !!! (Continua a pagina 7) lavoro che oggi è concentrato su pochi. b) Il Signore ci ha chiamato a fare un’esperienza di Chiesa aperta al quartiere. Anche su questo siamo sbilanciati all’interno della parrocchia. Per riequilibrare la prospettiva è necessario l’apporto dei laici. (Paolo Salvini) Momenti di preghiera o di catechesi tra adulti o ragazzi nei condomini. Comunicare maggiormente all’esterno le cose che facciamo. Occasioni di aggregazione come un punto internet. Valorizzare il protagonismo di persone che si accostano alla comunità, come nel caso degli adulti che chiedono i sacramenti. (Angelo De Carlo) Parola di Dio Creare occasioni in cui la Parola del Signore sia sempre più compresa, amata e attualizzata, per una comunità capace di amore, solidarietà e compartecipazione verso tutti quelli che la incontrano. (Pino Serrau) Liturgia Maggiore partecipazione dei laici. (Luigi Defant) Famiglia Aiuto e sostegno (Maria Grazia Marsoner) Continuare nell’attenzione alla famiglia. Testimonianza positiva del laboratorio di liturgia. Aiuto sia pratico che spirituale. Momenti anche informali per la famiglia (film, concerti, uscite, …) che portino conoscenza, relazione, calore. (Claudia Costantini). Raccogliere attorno all’attenzione alla famiglia anche le questioni che riguardano le nuove generazioni, come l’oratorio, il centro estivo. (Luigi Defant) Confermo l’importanza di questo ambito. (Sergio Salvo) Oratorio E’ stato luogo di integrazione per i giovani, va valorizzato, non solo la domenica. (Roberta Salvo) Stranieri Accantonare l’accoglienza degli stranieri. Prima fare opera di integrazione, educarli ad un comportamento educato e al rispetto delle cose comuni. Così potremmo ricuperare parrocchiani che si sono allontanati dalle nostre celebrazioni. (biglietto consegnato da una persona che non poteva essere presente) Uscita del Consiglio In una giornata c’è più possibilità di ascoltare la Parola di Dio e di ascoltarsi reciprocamente. Un’esperienza da fare almeno una volta all’anno. (Giancarlo Traccitto). Commissioni Nella parrocchia in cui ero prima, il Consiglio lavorava su ciò che preparavano diverse commissioni specializzate per settori. (Antonello Marsili) Esercitiamoci quotidianamente nella carità. Dio è carità. Chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non dimentichiamoci di fare ogni giorno, anzi in ogni momento, offerta delle nostre azioni a Dio compiendo tutto per amore. San Giuseppe Moscati Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 10 N. 2 Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010 Soggetto comunitario Maturare maggiormente il senso della comunità. Per questo è necessario che si lavori sul cerchio più piccolo. Ad esempio nei confronti dei fratelli che accogliamo, la comunità non si sente soggetto delle cose che si fanno. (Sergio Salvo) Corresponsabilità dei laici Anche in vista di un cambio dei presbiteri, dobbiamo rafforzarci, prendere coscienza che la comunità è fatta più da noi che dai presbiteri. (Sabrina Bertelli) La corresponsabilità di cui abbiamo molto parlato è ora il momento di attuarla (vedi relazione al Cardinale vicario). Il Consiglio tenga a mente ciò che ci sta a cuore. (Danilo Defant) Memoria della comunità Il Consiglio rimane un punto fermo anche nella prospettiva del cambio del parroco. Dovrebbe custodirne la memoria, la memoria degli obiettivi, dei rapporti che ci legano e rappresentarci di fronte al nuovo parroco. (Laura Traietti) Entusiasmo Risvegliare l’entusiasmo in comunità. La mancanza di entusiasmo per alcuni dipende dal fatto che non si è d’accordo con ciò che si fa in parrocchia. (Melina Lodi) L’entusiasmo inizia da me. Se sono chiamato al Consiglio pastorale anche se su una decisione sono in minoranza sono chiamato a custodire la comunione con gli altri. (Antonello Marsili) Coinvolgimento della comunità Comunicare l’ordine del giorno con una settimana di anticipo rispetto all’incontro, perché si possa render noto a tutta la comunità e raccogliere da essa idee e suggerimenti. Rendere noto alla comunità ciò che il Consiglio fa. Avere referenti in ogni gruppo per stimolare la partecipazione dei gruppi al lavoro del Consiglio. (Giulia Ruggieri) Le proposte che facciamo a volte sono solo dette. Dire le cose non basta perché le persone partecipino. E’ importante l’animazione da parte del Consiglio pastorale, rivolta a tutta la comunità: giovani, adulti, … . (Laura Traietti) Tutti i membri del Consiglio possono inviare a me i documenti da divulgare attraverso il sito web, che così rimarranno nell’archivio del sito. (Danilo Defant) Coinvolgere i ragazzi della catechesi quando ci sono opuscoli da confezionare, come ultimamente ha fatto Giulia. (Giorgia Pisapia) Pubblicizzare le elezioni del Consiglio pastorale con le foto dei candidati (Antonello Marsili) Vita sostenibile Siamo sovraccarichi di impegni. Così finiamo per selezionare gli appuntamenti comunitari, tralasciandone di importanti, come il ritiro comunitario, che potrebbe essere un momento di ricarica. (Sabrina Bertelli) Apertura all’esterno Per una parte della comunità c’è uno sbilanciamento protratto nel tempo sulla vita parrocchiale rispetto al resto della nostra vita. Il Consiglio potrebbe ragionare sul ricupero del baricentro nell’impegno di trasformazione del mondo. Per questo bisogna guardare al problema di una insoddisfacente distribuzione del carico di “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 7 Il racconto de mese Il giovane le disse : "Ma lei è sconvolta, non pensavo di averla spaventata tanto. Venga, sediamoci un momento qui, sui gradini della chiesa, le farà bene per riprendersi un po'" Ancora incapace di dire una parola, Anna si lasciò guidare fino ad un angolo appartato e si sedette vicino al giovane che continuava a guardarla con gli occhi sorridenti. Finalmente Anna si riprese e spiegò che non aveva visto l'ostacolo uscendo d a l l a p e n o m b r a d e l la chiesa e si scusò per avere avuto una re a z i o n e c o sì spropositata. Il giovane le disse : "Sono contento che si sia ripresa, mi sono reso conto di averla spaventata molto. Ora la devo lasciare, ma per dimostrarmi che mi ha perdonato, la prego, mi dia quella rosa che tiene in mano" Anna istintivamente gli porse la rosa, il giovane la prese, vi depose sopra un bacio poi, senza dire una parola, si alzò e discese agilmente i gradini, scomparendo dietro l'angolo. Anna rimase ancora un attimo immobile, poi si alzò, e rientrò nella chiesa. Andò direttamente verso la cappella dove si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO, accese la luce, e subito la colpì una m a c c h i a r o s s a sul biancore del marmo. Sull'elsa dello spadone, vicino alle mani del Nobile Cavaliere c'era una rosa rossa. di Annamaria "Lilla Mariotti Madre Teresa di Calcutta La vita è un'opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un'avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale (Continua da pagina 4) Giunsero nella terra di Canaan, dove trovarono cordiale ospitalità presso Melchisedek, re della città di Salem (l’attuale Gerusalemme) e, poiché erano arrivati oltrepassando il Giordano, vennero chiamati Ivrì, (Coloro che vengono da oltre il fiume), da cui il nome Ebrei. Abramo ebbe un figlio da Agar, schiava di Sara (la legge dell’epoca consentiva faccende del genere): Ismaele, che poi diede origine agli Arabi (ribadisco: fratelli, coltelli...); e un figlio da Sara, Isacco. Isacco sposò la cugina Rebecca, dalla quale ebbe due gemelli: Esaù e Giacobbe. Quella lenza di Giacobbe... Esaù era il primogenito, ed era il prediletto del padre; Giacobbe, invece era il prediletto della mamma, nonché un furbacchione che ve lo raccomando. Infatti, dopo aver acquistato dal fratello i diritti della primogenitura al modico prezzo di un piatto di lenticchie, con la complicità di Rebecca e approfittando della demenza senile in cui era ormai caduto Isacco, fece in modo di ricevere dal padre la benedizione che spettava al primogenito, travestendosi da Esaù. Ci volle un po’, ma alla fine quest’ultimo capì di essere stato turlupinato, e non la prese bene (dategli torto...): così Giacobbe, sempre con l’aiuto di mammà, pensò bene di cambiare aria e di andare a stare dallo zio Labano. Zio Labano aveva due figlie, Lia e Rachele. Giacobbe si innamorò della seconda, ma il padre si rifiutò di dargliela in moglie perché, secondo l’uso dei Pag. 8 tempi, la figlia più piccola non poteva sposarsi prima della maggiore. Giacobbe, per eliminare l’inconveniente, lavorò per sette anni al servizio dello zio e, in cambio, ottenne la mano di Lia; già che c’era, ne lavorò altri sette e sposò anche Rachele (anche la poligamia era consentita dalle leggi dell’epoca); quindi, saputo che Esaù ormai aveva digerito la fregatura ed era disposto a perdonarlo, tornò a casa con tutta la famiglia. La notte prima di incontrarsi con il fratello per la riconciliazione, Giacobbe fu affrontato da un uomo misterioso con il quale lottò fino all’alba, procurandosi una ferita al nervo sciatico che lo rese zoppo. Il suo avversario si rivelò un Angelo, che lo benedisse cambiandogli il nome in Israele (Uomo che lotta con Dio). Lia e Rachele avevano, ognuna, una schiava, rispettivamente di nome Zilpa e Bila; Giacobbe, da galantuomo, non volle scontentare nessuna e si diede molto da fare con tutte e quattro: nacquero così una figlia, Dina, e dodici figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali, Gad, Aser, Issacar, Zabulon, Giuseppe e Beniamino. I dodici figli di Giacobbe furono i capostipiti delle tredici tribù di Israele. Sì, avete letto bene, tredici, non dodici. Ma, se siete interessati a sapere come mai le dodici tribù di Israele erano tredici e non avete voglia di andare a sfogliare la Bibbia, dovrete avere la pazienza di aspettare la prossima puntata. 15 febbraio 2010 Giuseppe Palumbo Anno IV “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale N. 2 Pag. 9 Le Ricette di Simona Gnocchi di Maggio INGREDIENTI: Patate da purè 800g PREPARAZIONE: Dopo aver lavato le patate, fatele lessare, sco- Farina bianca q.b. latele e sbucciatele mentre sono ancora calde, quindi passatele nello schiacciapatate e, in una terrina, uniteci le uova, della farina per legare il composto e salate. Burro 60g Prendete i vari aromi e lavateli con acqua cor- Uova 2 Salvia q. b. Un fiore d’acacia un fiore di sambuco Un ciuffetto piccolo di menta rente non troppo forte per non danneggiare i fiori, asciugateli su della carta da cucina e tritateli, togliendo, se possibile, le parti verdi (gambi e piccioli) soprattutto dell’acaia e del sambuco. Unite il trito ottenuto all’impasto degli gnocchi e lavorate fino a renderlo morbido e compatto. Formate ora dei rotoli grossi quanto una carota e tagliateli a pezzetti di circa 3 cm. Ora fate cuocere gli gnocchi; ricordate che sono pronti soltanto quado vengono a galla (bastano circa 5 minuti). Intanto tagliate lo Un po’ di maggiorana fresca speck a striscioline sottili e fatelo rosolare in una padella, senza aggiungere olio (basta il suo grasTre fette di speck tagliato grosso so a cucinarlo, altrimenti con l’olio perde sapore). In una casseruola fate sciogliere il burro, possibilmente a bagnomaria. Quando gli gnocVariante fresca e primaverile dei classici chi sono pronti serviteli in un piatto piano con il gnocchi di patate. E’ una ricetta prepa- burro fuso e le striscioline di speck, e decorate il rata con le erbe che il Carso offre nel tutto con dei fiori di acacia. mese di maggio. Salvia, menta e melissa rendono l’impasto molto fresco e Buon appetito profumato, mentre i fiori di sambuco e acacia danno il tocco primaverile alla ricetta. Un ciuffetto piccolo di melissa Ingredienti per gli gnocchi di maggio (dosi per 4 persone) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale (Continua da pagina 4) Giunsero nella terra di Canaan, dove trovarono cordiale ospitalità presso Melchisedek, re della città di Salem (l’attuale Gerusalemme) e, poiché erano arrivati oltrepassando il Giordano, vennero chiamati Ivrì, (Coloro che vengono da oltre il fiume), da cui il nome Ebrei. Abramo ebbe un figlio da Agar, schiava di Sara (la legge dell’epoca consentiva faccende del genere): Ismaele, che poi diede origine agli Arabi (ribadisco: fratelli, coltelli...); e un figlio da Sara, Isacco. Isacco sposò la cugina Rebecca, dalla quale ebbe due gemelli: Esaù e Giacobbe. Quella lenza di Giacobbe... Esaù era il primogenito, ed era il prediletto del padre; Giacobbe, invece era il prediletto della mamma, nonché un furbacchione che ve lo raccomando. Infatti, dopo aver acquistato dal fratello i diritti della primogenitura al modico prezzo di un piatto di lenticchie, con la complicità di Rebecca e approfittando della demenza senile in cui era ormai caduto Isacco, fece in modo di ricevere dal padre la benedizione che spettava al primogenito, travestendosi da Esaù. Ci volle un po’, ma alla fine quest’ultimo capì di essere stato turlupinato, e non la prese bene (dategli torto...): così Giacobbe, sempre con l’aiuto di mammà, pensò bene di cambiare aria e di andare a stare dallo zio Labano. Zio Labano aveva due figlie, Lia e Rachele. Giacobbe si innamorò della seconda, ma il padre si rifiutò di dargliela in moglie perché, secondo l’uso dei Pag. 8 tempi, la figlia più piccola non poteva sposarsi prima della maggiore. Giacobbe, per eliminare l’inconveniente, lavorò per sette anni al servizio dello zio e, in cambio, ottenne la mano di Lia; già che c’era, ne lavorò altri sette e sposò anche Rachele (anche la poligamia era consentita dalle leggi dell’epoca); quindi, saputo che Esaù ormai aveva digerito la fregatura ed era disposto a perdonarlo, tornò a casa con tutta la famiglia. La notte prima di incontrarsi con il fratello per la riconciliazione, Giacobbe fu affrontato da un uomo misterioso con il quale lottò fino all’alba, procurandosi una ferita al nervo sciatico che lo rese zoppo. Il suo avversario si rivelò un Angelo, che lo benedisse cambiandogli il nome in Israele (Uomo che lotta con Dio). Lia e Rachele avevano, ognuna, una schiava, rispettivamente di nome Zilpa e Bila; Giacobbe, da galantuomo, non volle scontentare nessuna e si diede molto da fare con tutte e quattro: nacquero così una figlia, Dina, e dodici figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali, Gad, Aser, Issacar, Zabulon, Giuseppe e Beniamino. I dodici figli di Giacobbe furono i capostipiti delle tredici tribù di Israele. Sì, avete letto bene, tredici, non dodici. Ma, se siete interessati a sapere come mai le dodici tribù di Israele erano tredici e non avete voglia di andare a sfogliare la Bibbia, dovrete avere la pazienza di aspettare la prossima puntata. 15 febbraio 2010 Giuseppe Palumbo Anno IV “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale N. 2 Pag. 9 Le Ricette di Simona Gnocchi di Maggio INGREDIENTI: Patate da purè 800g PREPARAZIONE: Dopo aver lavato le patate, fatele lessare, sco- Farina bianca q.b. latele e sbucciatele mentre sono ancora calde, quindi passatele nello schiacciapatate e, in una terrina, uniteci le uova, della farina per legare il composto e salate. Burro 60g Prendete i vari aromi e lavateli con acqua cor- Uova 2 Salvia q. b. Un fiore d’acacia un fiore di sambuco Un ciuffetto piccolo di menta rente non troppo forte per non danneggiare i fiori, asciugateli su della carta da cucina e tritateli, togliendo, se possibile, le parti verdi (gambi e piccioli) soprattutto dell’acaia e del sambuco. Unite il trito ottenuto all’impasto degli gnocchi e lavorate fino a renderlo morbido e compatto. Formate ora dei rotoli grossi quanto una carota e tagliateli a pezzetti di circa 3 cm. Ora fate cuocere gli gnocchi; ricordate che sono pronti soltanto quado vengono a galla (bastano circa 5 minuti). Intanto tagliate lo Un po’ di maggiorana fresca speck a striscioline sottili e fatelo rosolare in una padella, senza aggiungere olio (basta il suo grasTre fette di speck tagliato grosso so a cucinarlo, altrimenti con l’olio perde sapore). In una casseruola fate sciogliere il burro, possibilmente a bagnomaria. Quando gli gnocVariante fresca e primaverile dei classici chi sono pronti serviteli in un piatto piano con il gnocchi di patate. E’ una ricetta prepa- burro fuso e le striscioline di speck, e decorate il rata con le erbe che il Carso offre nel tutto con dei fiori di acacia. mese di maggio. Salvia, menta e melissa rendono l’impasto molto fresco e Buon appetito profumato, mentre i fiori di sambuco e acacia danno il tocco primaverile alla ricetta. Un ciuffetto piccolo di melissa Ingredienti per gli gnocchi di maggio (dosi per 4 persone) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 10 N. 2 Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010 Soggetto comunitario Maturare maggiormente il senso della comunità. Per questo è necessario che si lavori sul cerchio più piccolo. Ad esempio nei confronti dei fratelli che accogliamo, la comunità non si sente soggetto delle cose che si fanno. (Sergio Salvo) Corresponsabilità dei laici Anche in vista di un cambio dei presbiteri, dobbiamo rafforzarci, prendere coscienza che la comunità è fatta più da noi che dai presbiteri. (Sabrina Bertelli) La corresponsabilità di cui abbiamo molto parlato è ora il momento di attuarla (vedi relazione al Cardinale vicario). Il Consiglio tenga a mente ciò che ci sta a cuore. (Danilo Defant) Memoria della comunità Il Consiglio rimane un punto fermo anche nella prospettiva del cambio del parroco. Dovrebbe custodirne la memoria, la memoria degli obiettivi, dei rapporti che ci legano e rappresentarci di fronte al nuovo parroco. (Laura Traietti) Entusiasmo Risvegliare l’entusiasmo in comunità. La mancanza di entusiasmo per alcuni dipende dal fatto che non si è d’accordo con ciò che si fa in parrocchia. (Melina Lodi) L’entusiasmo inizia da me. Se sono chiamato al Consiglio pastorale anche se su una decisione sono in minoranza sono chiamato a custodire la comunione con gli altri. (Antonello Marsili) Coinvolgimento della comunità Comunicare l’ordine del giorno con una settimana di anticipo rispetto all’incontro, perché si possa render noto a tutta la comunità e raccogliere da essa idee e suggerimenti. Rendere noto alla comunità ciò che il Consiglio fa. Avere referenti in ogni gruppo per stimolare la partecipazione dei gruppi al lavoro del Consiglio. (Giulia Ruggieri) Le proposte che facciamo a volte sono solo dette. Dire le cose non basta perché le persone partecipino. E’ importante l’animazione da parte del Consiglio pastorale, rivolta a tutta la comunità: giovani, adulti, … . (Laura Traietti) Tutti i membri del Consiglio possono inviare a me i documenti da divulgare attraverso il sito web, che così rimarranno nell’archivio del sito. (Danilo Defant) Coinvolgere i ragazzi della catechesi quando ci sono opuscoli da confezionare, come ultimamente ha fatto Giulia. (Giorgia Pisapia) Pubblicizzare le elezioni del Consiglio pastorale con le foto dei candidati (Antonello Marsili) Vita sostenibile Siamo sovraccarichi di impegni. Così finiamo per selezionare gli appuntamenti comunitari, tralasciandone di importanti, come il ritiro comunitario, che potrebbe essere un momento di ricarica. (Sabrina Bertelli) Apertura all’esterno Per una parte della comunità c’è uno sbilanciamento protratto nel tempo sulla vita parrocchiale rispetto al resto della nostra vita. Il Consiglio potrebbe ragionare sul ricupero del baricentro nell’impegno di trasformazione del mondo. Per questo bisogna guardare al problema di una insoddisfacente distribuzione del carico di “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 7 Il racconto de mese Il giovane le disse : "Ma lei è sconvolta, non pensavo di averla spaventata tanto. Venga, sediamoci un momento qui, sui gradini della chiesa, le farà bene per riprendersi un po'" Ancora incapace di dire una parola, Anna si lasciò guidare fino ad un angolo appartato e si sedette vicino al giovane che continuava a guardarla con gli occhi sorridenti. Finalmente Anna si riprese e spiegò che non aveva visto l'ostacolo uscendo d a l l a p e n o m b r a d e l la chiesa e si scusò per avere avuto una re a z i o n e c o sì spropositata. Il giovane le disse : "Sono contento che si sia ripresa, mi sono reso conto di averla spaventata molto. Ora la devo lasciare, ma per dimostrarmi che mi ha perdonato, la prego, mi dia quella rosa che tiene in mano" Anna istintivamente gli porse la rosa, il giovane la prese, vi depose sopra un bacio poi, senza dire una parola, si alzò e discese agilmente i gradini, scomparendo dietro l'angolo. Anna rimase ancora un attimo immobile, poi si alzò, e rientrò nella chiesa. Andò direttamente verso la cappella dove si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO, accese la luce, e subito la colpì una m a c c h i a r o s s a sul biancore del marmo. Sull'elsa dello spadone, vicino alle mani del Nobile Cavaliere c'era una rosa rossa. di Annamaria "Lilla Mariotti Madre Teresa di Calcutta La vita è un'opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un'avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 6 Il racconto de mese IL NOBILE GHIBERTO Anna stava entrando nell'antica cattedrale. Abitava in quella città da tanti anni, ma non era mai stata in quella chiesa che pure era tanto famosa. Così, una domenica pomeriggio, aveva deciso di visitarla come una qualsiasi turista. Si era comperata la sua brava guida ed ora stava percorrendo la navata di destra fermandosi ogni tanto per leggere sul libro la descrizione dei quadri e delle sculture, finché giunse in fondo alla chiesa, a lato dell'altare maggiore, dove si trovava una cappella, la più famosa della chiesa, quella in cui si trovava il sarcofago del Nobile GHIBERTO. Naturalmente Anna sapeva dell'esistenza di quel monumento, lo aveva visto riprodotto su libri e riviste, e conosceva anche la storia di GHIBERTO, vissuto nel 1200, di nobile famiglia, divenuto soldato di ventura al servizio dei Signori che a quel tempo governavano la città e la regione circostante. Soldato valoroso, di rara bellezza, molto amato dalle donne, era morto giovane in battaglia e i Signori della città avevano voluto quella tomba marmorea con la sua effige per ricordare il suo valore, la sua nobiltà, la sua bellezza e lo avevano fatto collocare nella Cattedrale. La cappella era buia e Anna introdusse una moneta nell’interruttore a tempo. Una luce bianca colpi il viso marmoreo del giovane Cavaliere e Anna si soffermò a guardare quei bellissimi lineamenti scolpiti nel marmo, quel corpo chiuso nell'armatura, con l'elmo e lo spadone posti al suo fianco. - Sfido io che era amato - pensò Anna anch'io me ne sarei innamorata ! ! ! Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 11 Contributi offerti nell’assemblea comunitaria del 14 marzo 2010 Lo guardò a lungo, fantasticando, finché la luce si spense ed Anna con un sospiro si allontanò continuando il suo giro. Passò davanti all'altare maggiore e poi percorse la navata di sinistra, fermandosi di tanto in tanto per consultare la sua guida. Davanti all'altare di Santa Rita si trovava un vaso colmo di rose rosse. Un cartello vicino spiegava che si trattava di rose benedette a disposizione di chi volesse prenderle e che era gradita una piccola offerta. Anna cercò qualche moneta nella borsa, le posò vicino al vaso, prese una rosa e continuò la sua visita. Arrivata al portale, intinse le dita nell'acqua santa e uscì in fretta, passando dalla penombra della chiesa alla luminosità di quel pomeriggio di Maggio quando, improvvisamente, andò a sbattere contro qualcuno che le si era parato davanti e inciampò nel gradino. Abbaglia dal sole, stordita, Anna non riusciva a rendersi conto di cosa fosse successo e automaticamente balbettò uno "Scusi" , quando due mani la afferrarono con dolcezza, aiutandola ad alzarsi e una voce maschile le disse "Si è fatta male ?". Anna vide davanti a sé lì forte corpo di un giovane uomo con un abito chiaro, alzò gli occhi per guardarlo in viso e rimase sconvolta, senza riuscire a dire una parola. Il Nobile GHIBERTO ! Quasi senza rendersene conto Anna scosse la testa in segno di diniego e lo guardò ancora in viso. L'uomo le sorrideva, ma, se non fosse stato per l'abito moderno Anna avrebbe giurato che il Nobile GHIBERTO era lì, davanti a lei. La somiglianza era impressionante !!! (Continua a pagina 7) lavoro che oggi è concentrato su pochi. b) Il Signore ci ha chiamato a fare un’esperienza di Chiesa aperta al quartiere. Anche su questo siamo sbilanciati all’interno della parrocchia. Per riequilibrare la prospettiva è necessario l’apporto dei laici. (Paolo Salvini) Momenti di preghiera o di catechesi tra adulti o ragazzi nei condomini. Comunicare maggiormente all’esterno le cose che facciamo. Occasioni di aggregazione come un punto internet. Valorizzare il protagonismo di persone che si accostano alla comunità, come nel caso degli adulti che chiedono i sacramenti. (Angelo De Carlo) Parola di Dio Creare occasioni in cui la Parola del Signore sia sempre più compresa, amata e attualizzata, per una comunità capace di amore, solidarietà e compartecipazione verso tutti quelli che la incontrano. (Pino Serrau) Liturgia Maggiore partecipazione dei laici. (Luigi Defant) Famiglia Aiuto e sostegno (Maria Grazia Marsoner) Continuare nell’attenzione alla famiglia. Testimonianza positiva del laboratorio di liturgia. Aiuto sia pratico che spirituale. Momenti anche informali per la famiglia (film, concerti, uscite, …) che portino conoscenza, relazione, calore. (Claudia Costantini). Raccogliere attorno all’attenzione alla famiglia anche le questioni che riguardano le nuove generazioni, come l’oratorio, il centro estivo. (Luigi Defant) Confermo l’importanza di questo ambito. (Sergio Salvo) Oratorio E’ stato luogo di integrazione per i giovani, va valorizzato, non solo la domenica. (Roberta Salvo) Stranieri Accantonare l’accoglienza degli stranieri. Prima fare opera di integrazione, educarli ad un comportamento educato e al rispetto delle cose comuni. Così potremmo ricuperare parrocchiani che si sono allontanati dalle nostre celebrazioni. (biglietto consegnato da una persona che non poteva essere presente) Uscita del Consiglio In una giornata c’è più possibilità di ascoltare la Parola di Dio e di ascoltarsi reciprocamente. Un’esperienza da fare almeno una volta all’anno. (Giancarlo Traccitto). Commissioni Nella parrocchia in cui ero prima, il Consiglio lavorava su ciò che preparavano diverse commissioni specializzate per settori. (Antonello Marsili) Esercitiamoci quotidianamente nella carità. Dio è carità. Chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non dimentichiamoci di fare ogni giorno, anzi in ogni momento, offerta delle nostre azioni a Dio compiendo tutto per amore. San Giuseppe Moscati Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 12 N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Dal Vangelo secondo Giovanni Nel pomeriggio di domenica 14 marzo la prima volta e ciascuno dei membri Giovedì 15 aprile scorso il Consiglio pastorale rinnovato si è incontrato per Paolo Salvini È vero, è vero che il giogo del Signore è leggero e soave. Quando si ama il Signore non si sentono più pene e se ve ne sono diventano dolci. Arrivando ad amare fortemente il Signore, si desiderano e si amano i pentimenti. San Giuseppe Moscati PARLA AI DISCEPOLI SIGNORE Prima di quelle date sarebbe utile che gruppi e singole persone che non hanno partecipato all'assemblea possano suggerire al Consiglio pastorale le questioni su cui lavorare nei prossimi tre anni. In questo modo potremmo tenere conto ancora meglio del sentire della comunità. In quel tempo, Gesù disse Non come la dà il mondo, I L ha espresso le proprie attese e i propri timori all’inizio di questo triennio di servizio. Dopo aver esaminato i contributi offerti dall’assemblea il Consiglio ha deciso di incontrarsi l’11 e il 25 maggio prossimi per stendere un percorso di lavoro sulla base delle indicazioni ricevute. 5 Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che ho detto L’assemblea comunitaria e il nuovo Consiglio pastorale 2010 c’è stata un’assemblea comunitaria dedicata al Consiglio pastorale. Eravamo circa 35 persone. Abbiamo iniziato con la preghiera. Poi Marinella Orsi ci ha presentato il lavoro del Consiglio pastorale uscente (potete leggere il testo della presentazione a pagina …). Quindi ciascuno ha indicato il nome di due persone che riteneva adatte al servizio di consigliere pastorale. Mentre Mirco Pontesilli e Danilo Defant contavano i voti, abbiamo iniziato ad ascoltare i contributi sollecitati nel biglietto di invito all'assemblea: “Propongo al Consiglio di occuparsi di ... Ritengo che questo sia importante per la nostra Comunità parrocchiale perché ...”. A pagina … potete leggere gli interventi sintetizzati e ordinati in base al tema. Alla fine dell’assemblea sono stati letti i nomi delle persone scelte per il consiglio: Claudia Costantini, Angelo De Carlo, Luigi Defant, Amedeo Pucciarelli, Giulia Ruggieri, Massimiliano Sacilotto, Roberta Salvo, Sergio Salvo. A questi otto hanno accettato di aggiungersi, su richiesta mia e di François, Marinella Orsi e Vincenzo Sepe. Pag. ai suoi discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non a b b i a t i m o r e . Avete udito che vi ho det- to: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegreChi non mi ama, non os- reste che io vado dal Paserva le mie parole; la pa- dre, perché il Padre è più rola che voi ascoltate non grande di me. è mia, ma del Padre che mi ha m a n d a t o . Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché Queste cose vi ho detto quando avverrà, voi crequando ero ancora tra voi. d i a t e " . Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi h o d e t t o . Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Parola del Signore. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 4 FRATELLI MAGGIORI La storia del popolo di Israele, la nostra storia (seconda parte) Ricomincio da tre Dopo il diluvio, l’umanità ricominciò da tre: Sem, Cam e Iafet, i figli di Noè, che diedero origine alle razze umane. Intendiamoci: le razze umane (o, meglio, le popolazioni) conosciute all’epoca dagli autori della Bibbia. Sem fu il capostipite degli Ebrei e degli Arabi (quando si dice, fratelli, coltelli...); Iafet dei Greci (e, per estensione, degli Europei), degli Assiri, dei Babilonesi e dei Persiani; Cam degli Egiziani, degli Etiopici e, tramite il figlio Canaan, dei Cananei, che per primi si stanziarono nell’attuale Palestina e le diedero il nome (Terra di Canaan, per l’appunto). Come è noto, Noè fu il primo a produrre il vino e a procurarsi inconsapevolmente una formidabile sbronza; Cam, che nella circostanza gli aveva mancato di rispetto, fu maledetto dal padre con queste parole: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!... Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo!”. Occhio: Noè non maledice direttamente Cam, ma suo figlio Canaan, augurandosi che questi (e i suoi discendenti) diventino schiavi di Sem (e dei suoi discendenti). È quella che in letteratura si chiama sinèddoche (indicare qualcosa menzionandone una parte: “legno” per dire “nave”, “figlio” per riferirsi al “capostipite”). E fu così che gli Ebrei discendenti di Sem, con la benedizione di questa maledizione (scusate il bisticcio), quando tornarono in Palestina dopo l’esilio in Egitto, non si fecero scrupolo di assoggettare senza tanti complimenti le popolazioni locali: tanto erano dannati Cananei! L’idea piacque, e fece scuola. Un paio di millenni dopo, infatti, quando Europei e Americani (figli e nipoti di Iafet) si trovarono a corto di manodopera, pensarono bene di risolvere il problema deportando e riducendo in schiavitù una dozzina di milioni di Africani: non erano Cananei ma pur sempre figli di Cam (vi ricordate la sinèddoche?) e, per di più, erano pure neri! Abramo l’irakeno Ma torniamo alla nostra storia e, precisamente, agli anni intorno al 1850 a.C. Gli Egiziani avevano già fondato da circa mille anni il loro regno e a Creta si era sviluppata una grande civiltà, mentre in Italia c’erano ancora solo piccoli villaggi di agricoltori. In Mesopotamia (l’attuale Irak), invece, fiorivano numerose città-stato, tra le quali spiccava Assur, i cui abitanti, i terribili Assiri, un secolo più tardi, avrebbero assoggettato tutta la regione fondando un impero; e stavano arrivando, a ondate successive, gli immigrati. Già a quell’epoca? Ebbene sì, solo che non si chiamavano extracomunitari ma Indoeuropei, e non provenivano dalla Romania e dal Marocco ma (probabilmente) dalla Russia centrale. L’ondata migratoria ne provocò altre, a cascata, e fu così che anche una piccola tribù di stirpe semita che risiedeva a Ur, in Mesopotamia, si trasferì verso nord ovest: era guidata da Abramo, che aveva con sé, tra gli altri, la moglie Sara e il nipote Lot, figlio di suo fratello Aram. (Continua a pagina 8) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 13 SINTESI DEL LAVORO SVOLTO DAL C.P. 2006/2009 L’attuale C.P. si è insediato a settembre 2006. Ha svolto la propria attività attraverso incontri che si sono svolti in media ogni 3 settimane. Ha avuto tra i suoi obiettivi primari il contatto continuo e diretto con tutta la comunità cercando di coinvolgerla, farla partecipe e farla sentire un soggetto attivo. Per questo ha ritenuto necessario raccogliere l’eredità del precedente consiglio in merito al “progetto Pastorale” che cominciava a prendere forma: dal volto del discepolo ideale – sul quale già si era lavorato - ha proseguito a lavorare sul profilo ideale della comunità. Attraverso alcune assemblee comunitarie sono stati definiti gli ambiti sui quali lavorare per il triennio e per gli anni futuri: FAMIGLIA COMUNICAZIONE FORMAZIONE LITURGICA GIOVANI GENERAZIONI CARITA’ APERTURA ALL'ESTERNO SOGGETTO COMUNITARIO VITA COMUNITARIA SOSTENIBILE Come ambiti primari sui quali lavorare abbiamo scelto FAMIGLIA e COMUNICAZIONE, anche perché per gli altri quali ad esempio giovani generazioni e carità erano realtà sulle quali già si lavorava. FAMIGLIA costituzione della commissione questionario alla comunità corsi sulla genitorialità assemblee comunitarie con il Vescovo di settore Mons. Moretti ed altri esperti della materia COMUNICAZIONE Calendario annuale e mensile Giornalino Sito web FORMAZIONE LITURGICA 3 sere sulla liturgia Padre Lafont e successivamente quelle con Stella Morra Lavoro diocesano sulla liturgia e verifica Novità fortemente voluta dall'attuale C.P. è stata quello del ritiro spirituale comunitario di quaresima. L’ultima parte del lavoro del consiglio – che si è protratta per diversi mesi - è stata dedicata all’organizzazione dell’incontro con il Cardinale Vallini. Un onesto resoconto di questi 3 anni deve tenere presente sia le tante cose fatte, ma anche quelle programmate che sono state un po' trascurate, vuoi per accavallarsi di impegni vuoi per “stanchezza”. Per esempio, il lavoro su alcuni ambiti ha subito rallentamenti: per la famiglia, dopo un'approfondita fase di indagine, non si è ancora passati alla fase progettuale; sull'apertura all'esterno, sul soggetto comunitario e sulla vita comunitaria sostenibile si è fatto poco. Questa è l'eredità che lasciamo - se la vuole accettare - al nuovo C.P., con l'augurio di poter svolgere un ottimo e un proficuo lavoro. Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. Anno IV 14 N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale sente spesso dire perché Dio, infinitamente buono e misericordioso, permetta che esistano la sofferenza, le malattie e il dolore, come mai a persone che proprio non lo meritavano, perché buone ed oneste. Me lo sono chiesta anche io. La sofferenza mi ha accompagnata per mesi, anni. Senza questa, non avrei sperimentato la fede. È nel dolore che ho trovato l’amore di Dio, della Madonna. Spesso si è troppo presi dalla vita, troppo impegnati per mettersi in ascolto, non si ha il tempo e la voglia di fermarsi a riflettere sul senso di tutto. Il mio papà, ha sempre avuto una fede fortissima, che ho difficoltà a raccontare per paura di non esserne all’altezza. Grande è la devozione alla Madonna, un amore che fin da giovanissimo lo ha portato ad essere attivo nella parrocchia, partecipando all’associazione cattolica, lavorando per anni come catechista. Non mancava giorno in cui non andasse in chiesa. Aveva un gruppo di preghiera che si riuniva ogni lunedì nella parrocchia romana di San Giuseppe Moscati con l’intento di rispondere alle richieste dei messaggi Mariani di preghiera tramite il rosario. In famiglia il venerdì il rosario, che si concludeva con la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, perché “un giorno tutti i membri di questa famiglia si ritrovino con te uniti in paradiso” recitavamo. Papà ci parlava della morte, della sofferenza ci leggeva i messaggi della Madonna, il Vangelo e tante altre cose. “ Non conta questa vita, ma la vita eterna, perché Dio ha sconfitto la morte ha mandato suo figlio Gesù per salvarci, il paradiso, il purgatorio e l’inferno esistono.” Questo suo grande amore per la Madonna lo porta a Merdugorie. A distanza di pochi mesi, nell’agosto 2006, per caso, scopre di avere una macchia al polmone, immediato il responso: adenocarcinoma polmonare, tumore maligno. Inizia immediatamente la chemio iniziano le sofferenze, le tribolazioni. Il mio papà abbraccia la sua croce. Ma come mai al ritorno da un viaggio alla ricerca della pace torna con un male? Questo ci chiedevamo, si è chiesto lui stesso tante volte. Gli anni passano, papà si cura un male incurabile, i medici ci dicono che il suo caso esce dalla letteratura mondiale sul tumore polmonare; papà vive, lavora in piene forze. Quest’anno nell’agosto 2009, ritorna a Medugorie, parte con mamma. Ci racconterà di ciò che ha provato la sera dell’apparizione della Madonna, con il cielo stellato, un’infinità di persone, si avverte la presenza della Madonna, lui si sente come un rimprovero e sente la sua persona attraversata da un brivido e un senso di miseria che mai aveva provato. Il pensiero di queste sensazioni provate quella notte non lo avrebbero lasciato più. A ottobre dello stesso anno inizia una tosse forte, sempre più forte: la tac ci dice che il male si era risvegliato, si cambia la chemio. Passano alcuni mesi, papà perde le forze, a Natale viene ricoverato, gli viene di nuovo cambiata la chemio perché la macchia era aumentata e riportava noduli e metastasi su entrambi i polmoni. A noi familiari i medici dicono che non c’è più nulla da fare, è iniziato un processo irreversibile di espansione del tumore, a papà resta poca vita ancora. Ormai dimagrito, con sempre meno forze, va alla messa della cappella dell’ospedale in cui si trova ricoverato sulla sedia a rotelle, con la bombola d’ossigeno e non manca di mettersi in ginocchio durante la celebrazione eucaristica concentrando tutte le sue forze. Estremi atti di fede, di amore, che non dimen(Continua a pagina 15) 3 Chi dite che io sia? IL CORAGGIO DELLA FEDE (Al mio papà.) Si Pag. Spesso noi pensiamo a idealizzare la figura E l'infinito giro delle stelle, la luna che di Gesù. Lui però si manifesta nei piccoli gesti delle persone che ci stanno intorno. Ripensando al buon samaritano, ci accorgiamo che spesso Gesù lo sorpassiamo, senza accorgerci di averlo incontrato sulla nostra strada: oggi perché non abbiamo tempo, domani perché non abbiamo voglia, dopodomani perché dovrebbe toccare a me incominciare… Ma che volto ha? Dove sta veramente? Sono queste le risposte che fino ad oggi ci siamo dati: “Lo troviamo in tutte le cose che facciamo ogni giorno. Io in modo particolare quando prego”. Lo incontro quando trovo qualche persona in difficoltà. Lo trovo quando incontro un ostacolo. Io lo incontro quando qualcuno ci parla di Lui. ******************************************** Proviamo ad ascoltare questa testimonianza di un cantautore. **************************************** COME SI FA! Il fragore delle tue cascate, il bianco delle vette immacolate, le lacrime che portano i bambini, i sogni senza fine dei cuscini, e lo smeraldo chiaro di quei prati è stato solo un caso o li ha creati. L'amore dentro gli occhi di una mamma, i fulmini e la neve di montagna, l'aquila che vola sugli abissi, il sole coni suoi tramonti rossi ed il tepore della primavera c'è stato sempre o forse prima non c'era. fa bianca la mia pelle, gli occhi dolci e buoni degli innamorati che sembrano bambini appena nati. Come si fa a non vedere che Tu hai sciolto le tue dita! Come si fa a non vedere che Tu hai fatto questa vita! Come si fa! Il vento freddo della tramontana, le perle sopra i fiori di mattina, ed il silenzio delle tue foreste, il grano giallo come le ginestre, fa per una volta che io senta che tutto l'universo per Te canta. E il mare quando increspa i suoi sorrisi, e questa brezza fresca sulla fronte, a ognuno il suo dolore, anche se siamo tanti, per questa verità noi siamo grandi. Come si fa a non vedere che Tu hai sciolto le tue dita! Come si fa a non vedere che Tu hai fatto questa vita! Come si fa! Come si fa! Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale Pag. 2 Editoriale…. (Continua da pagina 1) Se hai una idea, non esitare a scrivere un articolo goscia cerchiamo la risposta di Gesù nel suo Vangelo, parlando con il saCondividere i nostri pensieri cerdote. e le nostre esperienze Il male fa tanto rumore, chiediamo a Dio il dono di essere silenziosi cofa crescere la comunità. struttori del bene. Inviaci il tuo articolo per e-mail o per fax Tel. e fax: 06/7215571 Non ci si rimette quando si pensa a sito: www.parrocchie.it/roma/moscati chi ha bisogno. Smettiamo sempre di sito:www.pinofiorenza.altervista.org giudicare e condannare: Gesù ci porta e-mail: [email protected] a conoscenza degli altri per essere le e-mail: [email protected] sue mani e il suo cuore! Aiutiamoci allora in questo periodo che si apre davanti a noi a crescere insieme aggrappati a questa presenza Udite! Udite! Udite! di amore di Gesù e di Maria. Confidiamo sempre in colui che per la felicità di questo mondo ha donato la I magnifici 7+3 in occasione della Festa sua vita. Parrocchiale del prossimo Giugno, vi inviCon affetto. (Pino) tano ad ammirare, criticare, e valutare, le Vuoi tornare a Messa la domenica ma hai i figli piccoli e non sai cosa fare? la Comunità Parrocchiale di San Giuseppe Moscati OFFRE ALLE GIOVANI FAMIGLIE CON BAMBINI DAI 4 AI 7 ANNI durante la celebrazione Eucaristica domenicale delle ore 10,00 , uno spazio curato da una equipe composta di genitori e catechisti, dove il piccolo attraverso il gioco, potrà conoscere Gesù e la grande famiglia cristiana, preparata per lui fin dal giorno del suo Battesimo. loro opere pittoriche messe in bella mostra nel pre- salone dal……….. al…………... La data, il giorno, e l’ora, ve lo faremo sapere mediante le locandine. L’ingresso è libero; perciò vi aspettiamo in molti…. Amelia una dei 7+3 Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale ticherò mai. Soffriva il mio papà, ma amava, pregava, combatteva. Io dovevo essere forte, dovevo sperare, ma non riuscivo a pregare. Avevo deciso di camminare con lui, di non risparmiarmi nulla, dovevo esserci sempre per lui, vincere la paura, abbracciare con lui questa croce. Inizia un percorso di amore, lui si fidava di me, chiedeva il mio aiuto, ed io, impotente, mi ingegnavo per essere la sua forza. Ho passato giornate e nottate intere a coccolarlo, leggevo per lui, crescevo nella fede. Nei momenti di sconforto che aveva gli ripetevo che non era solo, perché qui affianco a lui c’ero io, e perché la Madonna lo amava, lo aveva graziato facendolo vivere per quattro anni contro ogni aspettativa medico scientifica. Gli ripetevo che non sarebbe mai stato solo, la Madonna era lì con lui sempre. Mi raccomandò di ripetergli sempre quelle parole, e così ho fatto anche l’ultima notte trascorsa insieme, passata a pregare con il rosario suo nelle mani, l’immagine della madonna di Medugorie poggiata sul suo cuscino. Lui non poteva più parlare, aveva gli occhi aperti e le pupille rivolte all’indietro, ma capiva, sentiva e mi stringeva forte la mano, se tentavo di levarla, convinta che stesse riposando, riafferrava la presa e mi stringeva più forte. Allora lo baciavo, accarezzavo, dicendogli di non preoccuparsi, che non riusciva a parlare per ora e non doveva sforzarsi, che gli volevo bene, che era la mia gioia. Lui si tranquillizzava, il respiro si regolarizzava, e tentava allora di riposare. All’improvviso smette di respirare. Chiamo l’infermiera. Papà era morto. Erano le sette circa del mattino del 11 marzo 2010. Attimi indescrivibili, vissuti con tanta pace nel cuore. Quando papà ha scoperto il male nell’agosto del 2006, io ho pregato la Madonna di rimanergli sempre vicino, sono stata in lacrime al santuario di San Francesco di Paola chiedendo di non abbandonar- Pag. 15 ci. A seguito del peggioramento di papà nel 2009, non ho pregato, non riuscivo a chiedere nulla, sentivo che tutto ciò che stava accadendo non potevo fermarlo. Non è un caso che sia accaduto ora, io lavoro in una scuola con le suore che mi danno forza, con i bambini che mi danno tanta serenità; mio fratello si è sistemato con il lavoro proprio quest’anno. Per anni ci siamo consacrati al Cuore Immacolato di Maria, la sofferenza di papà è servita a far riavvicinare tutta la mia famiglia a Dio, una sofferenza forse necessaria perché dopo la morte si avveri la richiesta di vita eterna insieme riunita tutta la mia famiglia. Si dice che le vie del signore sono infinite, e forse questa è la strada della salvezza che la Madonna ci ha aiutati a percorrere. La notte in ospedale per darmi coraggio ho più volte letto un testo del diario di Maria Valtorta in cui si legge: “Dice Gesù: quello che hai visto è il beato transito della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata che il mio amore sente il bisogno di versare su te la dolcezza delle visioni. E per te che devi morire, quale più confortevole di questa? La morte delle vittime non è sempre placida come la sera di Maria. Vi sono fra voi quelle che restano sulla croce sino all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il dolore è oramai esaurito quando viene la vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace, che non vi attende ma vi corre incontro per ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio. Non temete voi che vi offrite. Non ci fui che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non conobbi conforto nel mio morire. E per aver conosciuto quella amarezza ho pietà, e ai miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per investirli di luce, di gaudio nei momenti estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare (Continua a pagina 16) Anno IV N. 2 “IL MOSCATI” Giornalino d’ Informazione Parrocchiale (Continua da pagina 15) nella gioia. E dato che la gioia del figlio di Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio che i vostri occhi vedono prima di chiudersi all’orrore della Terra. Abbiate fede in Me. La morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.” Quanto conforto ricevevo da queste parole non so spiegare, sentivo che papà non era solo, che stava per entrare nella gioia infinita, che la sua sofferenza sarebbe terminata. Io so per certo che lui ora sta bene, perché si è offerto, ha donato la sua sofferenza a Dio, fino agli ultimi giorni ha ricevuto Il Santissimo tramite la comunione che il parroco stesso della parrocchia non mancava di portargli nelle sue visite giornaliere. Sapere di aver fatto tutto il possibile per stargli vicino, amarlo, coccolarlo fino alla fine è un altro grande conforto. Ma la grazia più grande che sto ricevendo, è la voglia di vivere, la serenità, la pace che ho dentro, nonostante il vuoto enorme che papà ha lascito nella mia realtà quotidiana. Mi manca tutto di lui, mi manca la sua voce, il suo affetto incondizionato. Lo so che lui c’è, in altro modo, ma c’è. La malattia lo aveva trasformato, consumato, e si era trasformato anche il nostro rapporto, sempre più forte, più intimo, ma diverso, altro rispetto il passato. Ora ha subito un’ulteriore modificazione, ma non è scomparso, non potrebbe mai finire il nostro amore. Non è possibile che sia svanita la premura con cui mi stava dietro in ogni cosa che dovevo fare, l’affetto che metteva in ogni sguardo e l’attenzione nei miei confronti, non è davvero possibile. Tanta serenità è un suo dono, qualcosa che mi ha lasciato lui, qualcosa che ricevo per grazia divina, in quanto non riesco a capirne il perché, come mai ho la forza e la gioia di vivere ora che non lo posso più abbracciare. So di poterlo incontrare nell’eucarestia, che lì c’è anche lui. Mi conforta entrare nella nostra parrocchia, guardare il posto dove sedeva lui, Pag. 16 sento la sua presenza. Voglio un bene infinito a tutte le persone, amici, parenti e anche semplici conoscenti, persone che lo hanno curato, confortato. È tramite la loro presenza, le loro premure che ho sperimentato il riflesso dell’amore di Dio nei nostri confronti, non siamo mai stati soli. In un romanzo di Romano Battaglia si esprime in poche righe quello che sento nei confronti di queste persone che sono “creature che esistono per sostenerci, per aiutarci in silenzio a cancellare i lividi dell’anima, perché ogni volta che siamo stanchi e sfiduciati è dolce sapere che queste creature esistono per sentire che non si è soli quando tutto sembra perduto […] l’amore e l’energia che sanno trasmettere valgono mille soli, mille lune, mille stelle.” Papà mi ha insegnato ad amare, “dimenticare il tutto per annullarsi nell’altro, vivere insieme con intensità ogni momento della giornata, divenire un’unica essenza, la forza interiore che rende piccoli gli affanni quotidiani”; mi ha insegnato ad investire tutta me stessa in ciò che credo; i valori veri… Questa è la mia forza. All’uomo Renato Posca, esempio di forza e amore nella fede. Barbara Posca Comunità Parrocchiale S. Giuseppe Moscati “IL MOSCATI” Mensile d’ Informazione Parrocchiale A cura di una commissione del Consiglio Pastorale Anno IV Maggio 2010 Editoriale…. Abbiamo vissuto nei giorni passati l’esperienza della Pasqua. È una tappa dell’anno che mi ha fatto molto pensare al valore della nostra fede personale. La fede è spesso per noi solo oggetto di parole: ci sentiamo di avere fede; oppure facciamo le cose per fede; oppure la fede è altra cosa dalla vita di ogni giorno… Io sono convinto che la vita è tale in base alla fede che si ha! La fede è l’ossatura portante della vita: si sceglie di vivere in base a ciò che si crede! Quanto siamo poco attenti al valore quotidiano delle nostre scelte, dei nostri atteggiamenti… Il ritmo della vita di ogni giorno ci lascia stremati a guardare volti, situazioni, persone che si incontrano e che passano… non si vede l’ora la sera di rilassarsi e dimenticare… quante occasioni sprecate! Non riusciamo a coltivare la nostra vita interiore, ad impostare un dialogo con chi ci sta accanto, con chi si aspetta da noi dolcezze e attenzioni, perché lo stress della vita non ce lo consente… Gesù è emarginato e allontanato da noi, perché non abbiamo tempo, perché c’è troppo da fare, perché abbiamo paura… perché lui non fa niente per noi … Rischiamo di abbruttirci dentro perché Dio non ci corre dietro. Tempo fa lessi una storia su un giornalino trovato nella cassetta della posta. Diceva così: un giovane chiese a Dio conto di tutto quello che vedeva, povertà, sfruttamento, miseria, prostituzione, dolore: Tu Signore, cosa fai per tutte queste persone? Dio gli rispose: Io ho fatto te! È con questo atteggiamento che rinnovo a tutti l’invito a lottare contro i luoghi comuni di ogni giorno. Proviamo a fermarci per incontrare Gesù; quando abbiamo un problema o una an(Continua a pagina 2) N. 1 Mio Gesù amore! Il vostro amore mi rende sublime; il vostro amore mi santifica, mi volge non verso una sola creatura, ma a tutte le creature, all’infinita bellezza di tutti gli esseri, creati a vostra immagine e somiglianza. San Giuseppe Moscati In questo numero: Editoriale Pag. 1/2 Riflessioni Pag. 3 Fratelli Maggiori Pag. 4/8 La parola del Signore Pag. 5 Il racconto del mese Pag. 6/7 Le ricette di Simona L’assemblea Comunitaria Il Consiglio Pastorale Il coraggio delle Fede l coraggio della fede Pag. 9 Pag. 10/11 Pag. 12/13 Pag. 14/15 Pag. 16