Anno II - Numero 90 - Martedì 16 aprile 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 COMINCIA LA CORSA AL QUIRINALE, CENTROSINISTRA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI DEMOCRATICHE ZUFFE ALL’OMBRA DEL COLLE Volano stracci tra Renzi e Finocchiaro. E i grillini collezionano altre figuracce di Robert Vignola La rosa già sfiorita del Pd di Guido Paglia ancano quarantott’ore all’inizio delle votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica e –come diceva Mao- “grande è la confusione sotto il cielo, situazione eccellente”. Sì, la situazione sarà pure eccellente, ma per chi ? Per il centrodestra in generale e per il PdL in particolare ? Sembrerebbe paradossale, ma forse è proprio così. Perché Bersani, con la sua arroganza e i suoi isterismi, sembra davvero essersi cacciato in un vicolo cieco. Oggi, secondo gli impegni sbandierati la settimana scorsa, dovrebbe rendere nota la famosa rosa di candidati per il Quirinale. Sarà una rosa a tre petali o a cinque ? E in tutti e due i casi, uno dei petali corrisponderà o no al nome di Romano Prodi, tanto per tenere aperta una porta di servizio per l’eventuale sostegno dei grillini? Per ora, sappiamo soltanto che nel week end gli ambasciatori del segretario del Pd hanno sondato quelli berlusconiani per vedere se ci fosse la possibilità di convergere tutti, fin dall’inizio, sul nome di Anna Finocchiaro. Risposta negativa, con relativa fuga di notizie e raddoppio della bocciatura da parte di Renzi. Così, si è M STATI UNITI ritornati sulla rosa, con i nomi soliti: Amato, Marini, Bonino, Violante e D’Alema. Candidature che potrebbero essere considerate con benevolenza da Berlusconi ? Forse le prime due, al massimo le prime tre. Qui si aprono i giochi tattici, perché non è un mistero che ormai il leader del centrodestra punti deciso verso elezioni, sapendo perfettamente che, finchè nel Pd comanderanno Bersani e i suoi “giovani turchi”, un accordo per la “Grande Coalizione” non ci potrà mai essere. Quindi, l’ipotesi della elezione condivisa del Capo dello Stato, interessa fino a un certo punto. Tattica, appunto. Al momento, se la rosa sarà ritenuta inadeguata, il centrodestra, almeno nelle prime tre votazioni, quelle cioè che prevedono la maggioranza qualificata, potrebbe votare Berlusconi come candidato di bandiera. E attendere gli eventi. Sperando che il Pd imploda ancora di più (come succedeva alla vecchia DC nelle elezioni quirinalizie della prima Repubblica) e si arrivi al recupero totale degli elettori “in libera uscita” dal PdL e al ridimensionamento di Grillo e dei grillini in un nuovo turno elettorale. A fine giugno, o a fine ottobre con un governicchio di scopo. Non fa troppa differenza. a corsa per il Quirinale? La più pazza del mondo. A chi affidare sette anni di potere sempre più forte, soprattutto dopo il mandato di Napolitano, che ha aggiornato in senso assai presidenziale il ruolo del Capo dello Stato? Su questa domanda un po’ tutta la scena politica si arrovella, chi con spirito attendista, chi rischiando l’ultima, definitiva lacerazione e chi giocandosi un bel po’ della sua faccia e credibilità. A lasciare agli altri l’iniziativa è il Pdl. Il Pd, invece, oggi arriverà alla definizione dei nomi da proporre gettando la maschera. Ma ieri la giornata è stata davvero drammatica, aperta da una lettera di Renzi a la Repubblica nella quale ha bollato come “gravissimo e strumentale il desiderio di poggiare sulla fede religiosa le ragioni di una candidatura a custode della Costituzione e rappresentante del Paese”, impallinando Franco Marini, e rievocato “la splendida spesa all'Ikea con il carrello umano”, affondando Anna Finocchiaro. Ma mentre Marini ha replicato a tono ma con stile, la Finocchiaro ha reagito in maniera scomposta, arrivando a definire “miserabile” l’attacco del sindaco di Firenze. Il cui attivismo di questi giorni è comunque, ad avviso del “rottamatore”, giustificato perché “personalmente mi sem- L bra ingiusto essere attaccato così solo per aver detto quello che penso io e che pensano milioni di italiani. Sono miserabile perché ho detto che a mio giudizio la Finocchiaro non è un candidato all’altezza del Quirinale. Così come ero indecente agli occhi di Pierluigi Bersani per aver invitato la politica e i politici a fare presto”. Renzi ha comunque ripetuto di voler restare nel Pd per quanto di stima, in chi quel partitolo guida, dimostra di averne davvero poca. Certo è che così sta facendo sta rendendo anche la vita difficile a Prodi, che pure dice di voler sostenere. Il professore emiliano ieri è stato an- che oggetto di una bizzarra esternazione di Gianroberto Casaleggio. Il guru grillino, a “urne virtuali” ancora aperte per le Quirinarie, ha detto di preferire “un candidato super partes, possibilmente non politico”. Senza nominarli, ha praticamente bocciato la Bonino e lo stesso Prodi, che pure erano in lizza. Fuori dal novero invece Beppe Grillo, che ha preferito non farsi “contare” in una gara del genere, col rischio di non arrivare primo. Ma per il MoVimento 5 Stelle sono oggettivamente giorni difficili. Accade quando si vuol fare i duri e puri: atteso che l’uscita di Casaleggio rischia di gettare di nuovo l’om- Arriva il gruppo degli otto cardinali consiglieri e la segreteria di Stato perde potere Bombe a Boston, morti e feriti PAPA FRANCESCO PENSIONA BERTONE ue bombe sono esplose ieri pomeriggio (le 21 in Italia) al traguardo della maratona di Boston, al termine della gara. Almeno tre i morti, secondo le prime e frammentarie notizie, e decine i feriti, alcuni dei quali in condizioni molto gravi. Un terzo ordigno sarebbe stato invece disinnescato dalla polizia. Subito dopo l’attentato, le tv americane hanno mostrato spettatori insanguinati portati alle tende del Pronto Soccorso, montate per gli atleti. Un testimone, ripreso dai media americani, ha affermato di aver visto "molte persone per terra". La prima esplosione è avvenuta tre ore dopo che il vincitore della maratona ha tagliato il traguardo, e poco dopo c'è stata la seconda esplosione. Le autorità, con il presidente Obama costantemente informato della situazione, hanno anche deciso di chiudere lo spazio aereo sopra Boston. di Igor Traboni D l 16 marzo scorso Papa Francesco lo ha confermato sì segretario di Stato, più che altro come atto dovuto dopo la ‘reggenza’ vaticana tra le dimissioni di Ratzinger e la fumata bianca, ma di fatto per il cardinal Tarcisio Bertone, 79 anni, piemontese e salesiano, la bocciatura è arrivata con un’altra decisione, presa non più tardi di 48 ore fa dallo stesso pontefice argentino: l'istituzione del gruppo di 8 cardinali, un consesso ristretto e internazionale (c’è un solo italiano) che avrà il compito di consigliare il Papa nel riformare profondamente la Curia romana. E che la mossa porti ad una sostanziale riduzione dei poteri della Segreteria di Stato lo ha confermato monsignor Marcello Semeraro: vescovo di una piccola diocesi del Lazio, quella di Albano, Semeraro in realtà è ora un calibro da 90, perché voluto da Papa Francesco segretario degli otto ‘saggi’ con la porpora. E così ieri, intervistato I dal Corriere della Sera, Semeraro ha sottolineato la necessità di “riadattare le strutture alle necessita' della Chiesa di oggi. D'altra parte una cosa è la dottrina della Chiesa e un'altra, affatto diversa, sono le sue strutture, certo importanti ma di per se' mutevoli. E' un bene che siano riviste periodicamente, nulla di strano''. E alla domanda esplicita, fatta dal vaticanista Gian Guido Vecchi, se il Segretario di Stato avra' meno poteri, il vescovo Semeraro risponde con una certa nettezza: ''Diciamo che non e' da escludere”. E tra le motivazioni, oltre al mutato periodo storico, tira fuori una ragione solo apparentemente diplomatica: “I prefetti delle congregazioni sentono la necessità di un rapporto più frequente e diretto con il Papa. Tornare in qualche modo a com'era prima che la regia effettiva passasse alla segreteria di stato, quando i capidicastero avevano più autonomia''. Insomma, quel ruolo voluto per la segreteria di Stato da Paolo VI, a Papa Francesco (i cui cambiamenti stanno convincendo fedeli e lontani, come confermano anche dei dati statistici di cui riferiamo ampiamente a pagina 2) non piace più di tanto. E non è una bocciatura del buon Montini, quanto piuttosto degli ultimi sette anni, con la segreteria di Stato vaticana nelle mani – ora sempre meno salde – del cardinal Bertone. Attualità Economia Esteri Cronaca Santoro ci pensa, torna in politica? La Fornero si sveglia però ora è tardi Venezuela, vince Maduro ma è caos Altre quattro vittime a causa della crisi Federico Colosimo a pag. 2 Carola Parisi a pag. 3 Federico Campoli pag. 6 Barbara Fruch a pag. 8 bra del dirigismo sul “movimento dei cittadini”, i capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi continuano ad inanellare topiche. La Lombardi, in particolare, ha appreso che quella che ha letto alla Camera non è la Costituzione più bella del mondo, dimostrando peraltro di non conoscerla: è infatti caduta dalle nuvole quando le hanno spiegato, in diretta radiofonica, che un candidato a Presidente della Repubblica deve avere più di cinquanta anni. Vito Crimi, invece, è stato immortalato mentre dorme (di nuovo) su un “odiato” Frecciarossa, peraltro in prima classe. Un sonnellino, questa volta ad alta velocità… Anniversari Quarant’anni fa il rogo di Primavalle la notte fra il 15 e il 16 aprile del 1973. Primavalle è una delle più popolari borgate romane. In via Bibbiena n. 6 vive Mario Mattei, sposato con Annamaria, ed i loro sei figli. Mattei è segretario della sezione del MSI del quartiere. Alle tre del mattino, un commando di tre “compagni” di Potere Operaio: Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo si introduce nella palazzina in cui vive la famiglia. Versano cinque litri di benzina sotto la porta e danno fuoco all’abitazione. Mario e Annamaria riescono a mettere in salvo le tre figlie femmine e il più piccolo, Giampaolo. Virgilio, il più grande (22 anni) muore arso vivo cercando di proteggere Stefano (8 anni). Fin dal giorno seguente la stampa e l’intellighenzia di sinistra mettono in atto una macchina perfetta per discolpare i tre comunisti responsabili. Si parlerà addirittura di “autostrage”. Lollo, farà due anni di carcere preventivo, per poi fuggire in Brasile. Clavo e Grillo sono latitanti da sempre. Le condanne definitive sono state di 18 anni di reclusione, per omicidio preterintenzionale. Paglia e Signorelli alle pagg. 4 e 5 È Attualità 2 Martedì 16 aprile 2013 L’arrivo di Cairo (ri)porta Santoro alla politica? Il conduttore televisivo, il 21 febbraio scorso ha depositato e registrato il simbolo di un nuovo movimento: “Partito liquido” – Ma l’opinion leader smentisce: “Serve solo per esperimenti” di Federico Colosimo ichele Santoro prepara il suo ritorno in politica? Speriamo di no. Anzi, speriamo di sì. Sarebbe un fallimento certo. Il conduttore televisivo, infatti, il 21 febbraio scorso, a ridosso dalle elezioni, ha depositato e registrato al ministero dello Sviluppo economico, il simbolo di un nuovo partito politico. “Partito liquido” - Il nome del nuovo movimento è, per l’appunto, “Partito liquido”. Insomma, il giornalista Santoro vuole seguire le orme di Grillo e tornare ad intraprendere quell’attività che, secondo M molti, ha sempre fatto. La sua trasmissione, Servizio Pubblico, parla chiaro. Una nuova iniziativa, quella dell’ opinion leader, con tratti comuni a quella del leader di M5s: la Rete. Il nuovo partito è stato formalmente registrato dalla Zerostudio’s srl di Roma, che è proprio la società fondata per produrre la trasmissione tv “Servizio Pubblico” (quando Santoro lasciò la Rai). All’inizio gli azionisti erano solo il conduttore e la consorte, Sanja Podgayski. Poi mano a mano sono entrati altri soci, con numerosi ribaltamenti di azionariato. Fra i primi ci fu l’imprenditore televisivo e produttore Sandro Parenzo che, proprio negli ultimi giorni, è IL MAGISTRATO SPERA SEMPRE IN CROCETTA Ingroia piange e strepita: ad Aosta non ci vado ntonio Ingroia, il giudice A aspirante politico, non vuole arrendersi alla doppia uscito separando le strade. Oggi Santoro e la moglie controllano con quote paritarie il 50,26% della società, un altro 24,87% è posseduto dalla L’ex deputato PdL contro l’ex ministro Casa in affitto a Roma, Milanese chiede 174 mila euro a Tremonti on solo il fango per la vicenda della sua residenza romana: ora pure un conto salato da pagare per Giulio Tremonti. L’ex deputato del Pdl Marco Milanese ha chiesto per lettera all’ex Ministro dell’Economia la restituzione di 174mila euro che avrebbe pagato al posto suo per l’affitto di un appartamento a Roma. I suoi avvocati hanno già annunciato che se Tremonti non soddisferà la richiesta, il suo ex collaboratore è pronto a rivolgersi alla giustizia civile. N Milanese in una memoria difensiva spiegò che Tremonti aveva corrisposto dalla seconda metà del 2008, quale partecipazione all’affitto dell'immobile di via Campo Marzio occupato fino all’estate 2011, la somma mensile di circa 4.000 euro. L’ex deputato è stato condannato lo scorso 28 marzo a otto mesi di carcere (pena sospesa), per finanziamento illecito in relazione alla compravendita di una imbarcazione nell’ambito del processo per gli appalti Enav. V.B. ANCHE UN’INDAGINE STATISTICA CONFERMA LA TENDENZA Scatta l’effetto Papa Francesco: la gente ritorna nelle chiese quello che tutti già chiamato “effetto Papa Francesco” e che sta riportando nelle chiese molte persone che si erano allontanate. Lo conferma una ricerca condotta via internet dal Cesnur (centro Studi sulle Nuove Religioni), presentata ieri a Torino in un incontro organizzato da Alleanza Cattolica, che parla di un forte aumento di fedeli e di confessioni in oltre meta' delle chiese italiane. Con i suoi semplici appelli ad affidarsi alla misericordia di Dio, papa Bergoglio, in un solo mese di pontificato, ha indotto molti fedeli, specie in questo periodo di Pasqua, a tornare ad affollare le chiese e a ricevere i sacramenti. ''Da dati aneddotici - ha spiegato il direttore del Cesnur, il sociologo Massimo Introvigne siamo voluti passare a una rilevazione scientifica, per quanto prima e preliminare. Abbiamo diffuso un questionario attraverso la tecnica detta a cascata che utilizza i social network Facebook e Twitter, a partire da gruppi particolarmente frequentati da cattolici''. ''Premesso ha continuato il sociologo - che, come tutte le tecniche, anche questa presenta vantaggi e limiti quanto al campionamento, e che gli effetti legati ai primi mesi di un nuovo pontificato vanno sempre verificati a distanza di mesi per accertare se siano effimeri o duraturi, su un campione di duecento sacerdoti e religiosi il 53% ha affermato di avere riscontrato nella propria comunita' un aumento delle persone che si riavvicinano alla Chiesa o si confessano, aggiungendo che queste persone citano esplicitamente gli appelli di Papa Francesco come ragione del loro riavvicinamento alla pratica religiosa''. Nel 43,8% di questi casi l'aumento È Associazione servizio pubblico (i sottoscrittori volontari che permisero a Santoro di andare in onda l’anno scorso), il 22,61% è detenuto dalla Editoriale Il Fatto spa che pubblica il quotidiano diretto da Antonio Padellaro e Marco Travaglio e l’ultimo 2,26% è di Maria Fibbi, una professoressa esperta di scrittura creativa che investì 45 mila euro nella nuova avventura televisiva del suo conduttore preferito. La smentita – Attraverso la redazione di Servizio Pubblico, Santoro conferma solo la notizia della registrazione del logo: “Il ‘Partito liquido’ era funzionale a nostri precedenti esperimenti televisivi e potrebbe servire per altri dello stesso tipo”. Televisione, (dis)informazione, dunque, ancora. Eppure, l’arrivo a La7 del nuovo patron, Urbano Cairo, sta creando grossi problemi alla premiata ditta Santoro-Travaglio. Per questo motivo, un ritorno alla politica (non davanti alla tv), potrebbe presto diventare una triste realtà. evidenza: il flop elettorale della sua lista Rivoluzione Civile e il fatto che, in virtù di questo, deve tornare a lavorare. In Italia (e non nel lontano Guatemala dove ha svernato per qualche settimana). E in Italia, fino a prova contraria, c’è anche la ridente cittadina di Aosta, capoluogo di regione, capoluogo di provincia e, in quanto tale, dotata di un Tribunale della Repubblica. Solo che Ingroia nella Valleè proprio non vuole andarci. E ieri lo ha ribadito a gran voce: “Non credo di andare ad Aosta, c’è una pratica in corso con la richiesta del presidente della Regione Sicilia, Crocetta, di affidarmi la presidenza della Riscossione Sicilia Spa. Il Csm ha dato parere contrario, ma ancora la procedura non è completata. Sono un po' precario in questo momento". Antonio Ingroia, insomma, spera ancora di farla franca dal rimettersi a lavorare come magistrato.. Durante la puntata di Codice a Barre, su Rai Tre, l’ex procuratore aggiunto di Palermo ha infatti chiarito il ruolo che dovrebbe ricoprire all’interno dell’ente siciliano: "La situazione di questo ente non è una situazione ordinaria, c’è molta opacità e poca trasparenza, ci sono sospetti di illeciti, un grosso buco a fronte di una gestione piuttosto allegra. Il presidente Crocetta ha già presentato alcune denunce alla Procura di Palermo, quindi più che una gestione ordinaria il mio sarebbe una sorta di commissariamento dell’ente in linea con il mio profilo professionale. Con tutto il rispetto dei colleghi che lavorano ad Aosta credo che il mio specifico impegno di siciliano mi avrebbe aiutato poco ad Aosta e forse un po' di più in questo incarico”. Insomma, i superiori – ovvero il Consiglio superiore della magistratura – decidono una cosa, ma Ingroia vuole fare esattamente il contrario, sicuro magari di spuntarla. Forse per il merito politico non tanto elettorale, visto il flop di cui all’inizio, ma per essere vicino a quel presidente Crocetta al quale in tanti ora come ora non ‘osano’ dire di no? Igor Traboni . LE RELAZIONI DEI 10 SAGGI DI NAPOLITANO Che barba, che noia, che barba ul sito del Quirinale è possibile leggere le relazioni conclusive del lavoro dei 10 Saggi nominati da Napolitano. La prima, di 85 pagine, è del gruppo di lavoro in materia economico, sociale ed Europea. La seconda, di 29 pagine, è del gruppo sulle riforme Istituzionali. Con il dovuto rispetto alla persona del Capo dello Stato e con il rispetto dovuto alla professionalità di studiosi e politici facenti parte dei due gruppi, le due relazioni sono un concentrato di banalità e ovvietà che altro non sono se non il collage di analisi e, in parte, proposte rivisitate con un linguaggio scritto da professori Universitari ma che mancano di originalità analitica e tantomeno di una originalità propositiva. Ora se per l’ originalità propositiva i Saggi del gruppo economico e sociale, hanno rispettato il mandato avuto dal Presidente Napolitano ovvero si sono astenuti dal “proporre soluzioni” che, come ha detto il Presidente della Repubblica, spetteranno al “suo successore”, per l’analisi potevano fare uno sforzo maggiore senza dare l’impressione di aver utilizzato soltanto dati che, soprattutto in questi ultimi mesi, sono stati resi noti dai vari Istat, Eurispes, Isfol, Ocse, Eurostat e tanti altri osservatori sociali. S di fedeli e' definito come ''consistente'', superiore al 25%. Lo notano di piu' i religiosi (66,7%) rispetto ai sacerdoti diocesani (50%). E per il 64,2% del campione l'aumento riguarda particolarmente le confessioni. ''Abbiamo condotto la stessa indagine anche su un campione di oltre cinquecento laici cattolici - ha spiegato ancora il direttore del Cesnur -. Percepiscono l'effetto Francesco meno dei sacerdoti e religiosi, che sono impegnati direttamente nei confessionali. I dati, ha commentato Introvigne, ''sono, nei limiti dell'indagine, molto significativi. Un effetto rilevato da oltre meta' di un campione e' un fenomeno non solo esistente ma di grande rilievo. Se cercassimo di tradurre il dato in termini numerici e su scala nazionale, con riferimento a meta' delle parrocchie e comunita', dovremmo parlare di centinaia di migliaia di persone che si riavvicinano alla Chiesa accogliendo gli inviti di Papa Francesco''. I.T. Anche per quanto attiene la relazione del gruppo Istituzionale l’analisi, e il timido tentativo di proposta, altro non è che la riproposizione di ciò che già è stato oggetto di documenti politici presentati dai vari schieramenti sia alla Camera che al Senato. Inoltre si propongono soluzioni che erano contenute nella Riforma Costituzionale approvata dal Governo Berlusconi, contrastata dalla sinistra che ha cavalcato il referendum del 2006 bocciando la Legge Costituzionale. In definitiva si avvalora quanto affermato dal Presidente Emerito della Consulta, nella telefonata con la finta Margherita Hack, ovvero che i 10 Saggi nominati da Napolitano servivano solo a coprire lo stallo politico. All’Italia e agli Italiani si poteva evitare questa ulteriore “mortificazione Istituzionale” imposta, purtroppo, proprio dal Presidente della Repubblica. Non hanno detto niente di nuovo ma, come si dice, lo hanno detto bene. L’importante è che si arrivi al 18 Aprile, data fatidica della prima votazione per l’elezione del Capo dello Stato, la formazione del Governo può attendere anche se il Paese va a rotoli. Tutto il resto è noia anzi… che noia, che barba, che noia. Massimo Visconti 3 Martedì 16 aprile 2013 Attualità Il ministro dalla lacrima facile e con le valigie pronte lancia l’allarme cassa integrazione La Fornero si sveglia quando è troppo tardi “Un milione di euro potrebbe non bastare” e convoca in gran fretta i sindacati, Confindustria e Rete Italia - Ma adesso i buoi sono scappati dalla stalla di Carola Parisi Un miliardo di euro potrebbe non bastare”. È quanto affermato dal ministro del Welfare Elsa Fornero che stavolta non si fa neanche un ‘piantarello’. Un allarme serio, quello della cassa integrazione, lanciato a Sky dal segretario Cgil Susanna Camusso ("Se la previsione che viene fatta è quella della legge di stabilità, siamo bene la di sotto delle necessità. Qui rischiano in 500mila"). Situazione critica che viene confermata dalle parole della Fornero al Gr1: "Se riuscissi a destinare al finanziamento della cassa integrazione un altro miliardo di euro potrei dirmi soddisfatta, anche se c'è il rischio che possa non essere ancora sufficiente. Fino a quando sarò al ministero mi impegnerò con la massima dedizione a trovare almeno un po’ di risorse che possano essere utilizzate per chi ha bisogno”. Questa l’assicurazione del ministro, nonostante i conti in bilico, i soldi che non si trovano e i dati statistici che de- Allarme Istat Mutui in caduta libera Dagli ultimi rilevamenti nel 2012 c’è stato un vero e proprio collasso totale delle manovre di credito “ utui giù come non mai: è questo l’ultimo allarme lanciato dall'Istat, che ha fornito il nuovo rapporto annuale sulle compravendite immobiliari e sui mutui. Stime che confermano le impressioni avvertite nel settore negli ultimi mesi. Un dato shock: "Nel terzo trimestre del 2012", si legge nella nota, "le concessioni di ipoteche immobiliari a garanzia di mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni verso banche e soggetti diversi dalle banche registrano una perdita annua del 39,5%. Il calo è particolarmente accentuato nelle isole (-50,6%) e al Sud (-42,8%)". Guardando solo al terzo trimestre il ribasso è pari al 37,8% e segue il 41,2% del secondo. L'Istat fa notare come i mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare accesi nelle due ripartizioni del Nord (Nord-ovest 19.789 e Nordest 15.195) coprono più della metà delle convenzioni effettuate nel periodo. Inoltre, anche nel terzo trimestre è nei centri minori che si registra il maggior numero di convenzioni per mutui, finanziamenti e obbligazioni (59,3%). Ciononostante, la variazione tendenziale negativa (-38,5%) è stata più accentuata di quella riscontrata nelle città metropolitane (-36,8%). Solo qualche giorno fa anche il sito di comparazione e broker Mutui.it aveva pubblicato una report in cui si denunciava negli ultimi 6 mesi (ottobre 2012marzo 2013), che solo il 5% delle domande di mutuo presentate in Italia si è trasformato in un’erogazione. "Analizzando le erogazioni considerando le professioni dei richiedenti si scopre che i mutui vengono concessi con più facilità a quadri o funzionari (14%), insegnanti (10,7%), medici (7,6) restano poco più che un miraggio per gli operai (che se lo vedono concesso solo nel 3,5% dei casi) e per gli appartenenti alle Forze Armate (4,4%)". Francesca Ceccarelli M scrivono situazioni di mese in mese più drammatiche, eppure per racimolare altri fondi per la cassa integrazione "non sarà necessaria una manovra aggiuntiva". "Sono convinta ha aggiunto la Fornero - che se riusciamo a ridurre ancora qualche spesa, troveremo almeno un po' di risorse". Intanto il ministro del Lavoro ha convocato per oggi alle 16 sindacati e imprese sul- l'andamento degli ammortizzatori sociali in deroga. Al tavolo saranno presenti, tra gli altri, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria e Rete imprese Italia. Sulla possibilità di trovare una collaborazione con le forze politiche presenti in Parlamento, la Fornero non pare molto ottimista: "Mi auguro di sì - dice - ma qualche volta l’impressione è un po' negativa. Mi sembra che siano ancora molto concentrate su questioni più legate ai partiti e alla loro stessa esistenza e evoluzione piuttosto che ai problemi del paese". Tuttavia la Fornero assicura che il governo Monti, pur essendo "un governo in carica soltanto per l’ordinaria amministrazione", "non resterà con le mani in mano". C’è da preoccuparsi. 4 Mercoledì 16 aprile 2013 Anniversari Nel criminale attentato perdono la vita, arsi vivi, due dei sei figli dei Mattei Primavalle: il rogo brucia ancora La notte fra il 15 e i l 16 aprile del ‘73, un commando di tre comunisti della Brigata Tanas dà fuoco alla casa di un operaio missino di Paolo Signorelli Le sedi dell’Msi si chiudono con il fuoco con dentro i fascisti, sennò è troppo poco” Questo era lo slogan della sinistra extraparlamentare, slogan sicuramente pronunciato anche quella maledetta notte del 16 aprile del 1973. Quartiere popolare di Primavalle, periferia romana. Lì vive la famiglia Mattei, in via Bibbiena 6, per la precisione. Mario Mattei, il capofamiglia, ex combattente della Rsi, adesso operaio imbianchino, è il segretario della sezione dell’Msi del suo quartiere, la “Giarabub”. È nato a Roma il primo gennaio del 1926, figlio di un operaio. Nel 1951 si sposa con Annamaria Mecconi, una ragazza semplice, di Primavalle, che per “arrotondare” fa la donna di servizio. Lo dice con orgoglio: “di quel lavoro andavo fiera”. Sono queste le parole della donna, ancora oggi. I due hanno sei figli. Mario, per tutti, è un uomo buono che “non farebbe mai male a nessuno”. E anche i camerati, secondo la testimonianza di Anna Schiaoncin, moglie di Marcello, attivista del Msi di Primavalle, “dicevano che era troppo buono e troppo democratico e di essere contrario alla violenza”. Perché lui, Mario, diceva sempre ‘no’ quando lo volevano coinvolgere in qualche azione contro i “rossi”, che pure prendevano spesso di mira quelli della “Giarabub”. È la notte tra il 15 e il 16 aprile 1973. Sono le due e un quarto del mattino, ma le luci nell’appartamento di Via Bibbiena 6, sono ancora accese. Così Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, i tre esponenti di Potere Operaio, Brigata Tanas per la precisione, decidono di fare un altro giro in macchina. Stanno per mettere in atto uno degli attentati più infami di tutti gli anni di piombo. La Brigata Tanas è un piccolo gruppo semiclandestino, interno a PotOp, a comporla, sembra siano soltanto Lollo, Clavo, Grillo e qualcun altro. Si tratta di una squadra di azione militare e illegale, definita da molti “violenta, oltranzista e assai influenzata da una sostanziale simpatia per le BR”. Un odio cieco e feroce verso i fascisti anima i componenti del gruppetto. Un odio già rivendicato, pochi mesi prima del rogo, con una bomba nella sezione “Giarabub”. Alle tre meno un quarto, Lollo e Clavo entrano nella palazzina. “Protetti” dal buio della notte arrivano dietro la porta di casa dei Mattei. È li che si sta per consumare l’atto più vile, mentre la famiglia si era “ messa a dormire. Uno di loro versa circa cinque litri di benzina sotto la porta della casa, un altro tiene inclinato un ripiano in modo che il combustibile filtri all’interno dell’alloggio. Infine, i due accendono una miccia e scappano. Ad aspettarli, in macchina, c’è Grillo. È il “palo”. Una vampata, un’esplosione, e quando i familiari che occupano l’appartamento si svegliano e aprono la porta, il disastro è ormai compiuto. La cubatura del casermone popolare crea un effetto di aspirazione, la tromba delle scale si trasforma in una cappa tirante e l’appartamento in un camino di combustione. Quando i Mattei si svegliano e aprono la porta sono avvolti dal fumo e dalle fiamme. È l’inferno più totale. Mario Mattei, si salva gettandosi da una finestra, mamma Annamaria, miracolosamente fugge attraverso la porta di casa portando con sé il figlio più piccolo, Giampaolo, di soli tre anni e Antonella di 9. E gli altri? Lucia, 15 anni, si getta dal balconcino del secondo piano, presa al volo dal padre; Silvia, 19 , si butta invece dalla veranda della cucina. Si romperà due costole e tre vertebre, ma si salva. Per gli altri due fratelli Virgilio, 22 anni e Stefano, di soli 8, non c’è scampo. Restano intrappolati tra le fiamme, morendo carbonizzati. “Buttati, Virgilio, buttati!”. Il primo grido, quando tutto inizia a precipitare verso la fine, è quello del padre Mario. Le fiamme stanno ormai divorando tutto l’appartamento. Il grido diventa una successione di appelli scomposti, invocazioni, cori disperati. Virgilio non ce la fa più, è stremato. Abbraccia il fratellino Stefano, cerca di proteggerlo. Ma alla fine non può più resistere, e si arrende (tratta da “Cuori Neri” di Luca Telese). Un fotografo, Antonio Monteforte, immortala Virgilio appoggiato al davanzale della finestra, agonizzante. Quella macabra immagine diventerà il simbolo della tragedia. Stefano e Virgilio. Due fratelli, uno con il braccio sulle spalle dell’altro quasi a proteggersi a vicenda, aspettando una morte atroce, quanto inevitabile. In strada, tutto il quartiere assiste attonito a quella tragedia. Alla morte dei due fratelli. Arrivano polizia e vigili del fuoco. Nell’aria si sente l’odore acre del fumo e della carne bruciata. Un capannello di persone, assiepato nel cortile di un palazzo, rivolge lo sguardo verso l’alto in direzione di una finestra aperta. Il muro tutto intorno annerito dalle fiamme che fino a pochi minuti prima ardevano alte. Nel cortile, intanto, mentre ancora i pompieri lottano per spegnere le fiamme, viene trovato il messaggio di rivendicazione: è composto da diversi fogli di carta a quadretti, sigillati uno all’altro con il nastro adesivo. “Brigata Tanas Guerra di classe- morte ai fascisti- la sede del Msi, Mattei e Schiavoncino (i dirigenti della locale sezione missina) colpiti dalla giustizia proletaria”. Un messaggio agghiacciante. Secondo le testimonianze di tal Aldo Speranza, considerato dagli inquirenti un “doppiogiochista”, spesso ricattato per debolezza, Lollo andò da lui più di una volta per chiedergli l’indirizzo, il piano e l’abitazione della famiglia Mattei. E si recò da lui, insieme a Clavo e Grillo, anche la sera dell’eccidio, verso le 22. I motivi di quella visita ancora oggi non sono chiari. “’Ti siamo venuti a trovare’, mi dissero , presero il caffè e andarono via”. Poi, in una perquisizione a casa di Lollo gli inquirenti trovano un foglio con i nomi dei Mattei e di altri militanti Msi. “Non l’ho scritto io”. Si difenderà il giovane. “Bisogna impedire ai fascisti qualsiasi movimento (…)Dobbiamo realizzare non una, ma dieci, cento Piazzale Loreto”, si legge in un altro pezzo di carta, ritrovato sempre a casa di Lollo. Pochi giorni dopo la strage (il 18 aprile) Achille Lollo, a fronte degli indizi e riscontri raccolti sulla sua colpevolezza, viene arrestato. Gli altri due componenti della Brigata Tanas, si danno alla latitanza in Svizzera. Ma negli ambienti di Potere Operaio, i dirigenti condannano l’episodio e si dicono all’oscuro di quanto avvenuto. Da qui scatta la farneticante ipotesi della “faida interna”, secondo la quale l’incendio sarebbe opera di “un regolamento di conti tra fascisti”. Una tesi che verrà sostenuta anche dalla difesa degli indagati in sede di dibattimento. Siamo davvero all’inverosimile. Delirante Il titolo del “Manifesto”, che quattro giorni dopo titola “per una montatura fallita, un delitto orrendo, Primavalle”, avanzando l'ipotesi di una messinscena pensata per incolpare la sinistra, poi tragicamente degenerata. Nel libro “Primavalle, incendio a porte chiuse”, si cerca addirittura di infangare la figura di Virgilio Mattei, dipinto come “un feroce anticomunista, disposto a tutto per contestare l’avanzata del comunismo”. I compagni dovevano coprire l’infame attacco. Le vittime diventate i loro stessi carnefici. Ma non si ricorda mai che, Virgilio, aveva appena 22 anni. Un diploma da ragioniere ed il sogno di trovare un lavoro sicuro, magari alla Sip, dove aveva fatto domanda per essere assunto. Per il concorso studiava giorno e notte. Era un ragazzo tranquillo, Virgilio, uno con la testa sulle spalle e senza alcuna attitudine per la violenza. In sezione, al Msi, ci andava insieme ai genitori, quasi fosse un rituale di famiglia, non certo perché nutriva un feroce odio contro i “compagni”. Ma la verità, come sempre, interessa poco quando si tratta di giustificare un atto criminale come il Rogo di Primavalle. In quegli anni l’impunità per i rossi era garantita, la latitanza dei colpevoli quasi giustificata, e ricordate? “uccidere un fascista non è reato”. Ma almeno sul piccolo Stefano, nessuno, ovviamente può inventarsi storie. 8 anni, “un ragazzo allegro”, dice il suo maestro. Sul suo banco vuoto, il giorno dopo la sua morte, i suoi compagni di classe avevano deposto un mazzo di fiori ed acceso un cero. Di lui, certo, non si può dire che fosse un “feroce anticomunista”. Giampaolo Mattei ancora oggi ricorda: “Noi con la destra extraparlamentare non c’entravamo nulla. Non eravamo né di Avanguardia Nazionale, né di Ordine Nuovo. Né tantomeno rautiani. La mia famiglia era missina ed eravamo legati ad Almirante. Tutto qui”. “Ai funerali l’emozione è enorme. Una folla spontanea, un mare di gente silenziosa. Ammassati sui muri, sulle gibbosità del terreno, sui balconi, persino sui rifiuti. Erano quasi in cinquemila, venuti dal Tiburtino, dal Tuscolano, da Trastevere, da ogni angolo di Roma. Un funerale ‘povero, spontaneo e popolare’. (tratto dal Il Messaggero, aprile 1973). Tra tutti i morti ammazzati negli anni di piombo, l'omicidio dei fratelli Mattei ha un suo primato per i tanti silenzi, le doppie verità e le scelleratezze della stampa “indipendente”; forse perché l'ideologia dominante del tempo trovò difficile digerire il paradosso del rovesciamento delle parti tra vittime proletarie e carnefici borghesi. Lo sintetizza Luca Telese nel suo libro "Cuori Neri" . “Tutti i cliché correnti nell'immaginario della sinistra vengono d'un tratto ribaltati (...) le vittime sono di destra, poveri sottoproletari di borgata (...), gli indiziati sono giovani benestanti o addirittura ricchi. E Il loro ritrovo abituale è la fastosa piazza di Campo de' fiori nel cuore di Roma”. “I proletari son pronti alla lotta, fame o lavoro non vogliono più, non c’è da perdere che le catene e c’è un intero mondo da guadagnare. Via dalle linee, prendiamo il fucile, forza compagni, alla guerra civile!”. Questo l’inno di Potere operaio, di cui facevano parte Lollo, Grillo e Clavo. Non di certo gente del popolo. Tutti figli della Roma bene e della buona borghesia che, autoproclamatisi difensori del popolo, hanno deciso di rendersi carnefici di chi proletario era davvero. Anniversari 5 Martedì 16 aprile 2013 I “processi farsa” tra derubricazioni assoluzioni e condanne (quando era ormai troppo tardi) Per la morte di Stefano e Virgilio “quarant’anni senza giustizia” Gli assassini (tutti e tre di Potere Operai): Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, non hanno mai pagato. Condannati a 18 anni di carcere, si sono dati alla latitanza, ma hanno concesso grottesche interviste sulla loro “verità” di Micol Paglia Sono quarant’anni senza verità. Senza Giustizia”. Di quel 16 aprile del 1973, Giampaolo Mattei, il più piccolo della famiglia, non parla e non vuole parlare. Quello che rimane, quattro decenni dopo il “Rogo di Primavalle”, è solo il dolore misto alla rabbia. Tanta rabbia. “Quella è l’unica cosa che non ci possono togliere, la rabbia”. Rabbia nei confronti delle istituzioni che, negli anni, si sono dimenticate di lui, dei suoi fratelli e dei suoi genitori. Rabbia perché, per la morte di Virgilio e Stefano, nessuno ha mai pagato. Ma cominciamo dal principio. Roma. 17 aprile 1973. Fin dal giorno successivo al rogo di via Bibbiena n.6 iniziano a girare voci strane, assurde, vergognose. Le indagini degli inquirenti si rivolgono immediatamente verso gli esponenti di uno dei gruppi più attivi della sinistra extraparlamentare: Potere Operaio. PotOp per gli addetti ai lavori. Ma, perfino a sinistra, un atto così vile come dare fuoco alla casa di un proletario, un vero proletario, sembra troppo. L’attentato contro la famiglia Mattei, le morti di Virgilio e Stefano, arsi vivi sotto gli occhi dei genitori e dei quattro fratelli sopravvissuti, non può essere rivendicato. E, allora, la migliore delle soluzioni possibili è quella di insinuare l’assurda ipotesi “dell’autostrage”. Il meccanismo perfettamente innescato, comincia a girare. Il Manifesto del 17 aprile titola così: “Assassinati due figli del segretario del Msi di Primavalle in un incendio doloso. È un delitto nazista. Fermato un fascista”. E ancora, sempre lo stesso giorno, non lontano da via Bibbiena, al Liceo Castelnuovo, viene pubblicato un volantino a firma congiunta di studenti e professori: “L’antifascismo non è mai stato e non è terrorismo. Solo una mente fascista poteva pensare di appiccare il fuoco ad un appartamento di un lotto proletario, in una casa in cui dormono dei bambini”. Il fatto che il volantino venga proprio dal Castelnuovo, non è un caso. Sì, perché quel liceo scientifico è lo stesso in cui si è diplomato uno dei membri più conosciuti di PotOp, Achille Lollo. Che viene arrestato appena due giorni dopo il rogo, il 18 aprile. È proprio lui che si sta cercando di difendere. È Lollo che, insieme a Malio Grillo e Marino Clavo, quella notte, in “ via Bibbiena, nel cuore della Roma più proletaria, ha versato cinque litri di benzina sotto la porta dei Mattei, appiccando poi il fuoco. Eppure, è più comodo pensare che siano stati i fascisti. Sì, perché quella di Primavalle poteva essere una vera e propria strage. E le stragi, si sa, non uccidono gli avversari politici, ma solo gli innocenti. E, si sa altrettanto bene, le stragi le fanno solo “i fascisti”. Le indagini vanno avanti per due anni. Lollo rimane in carcere. Grillo e Clavo si danno alla latitanza. Non verranno mai arrestati. Nel frattempo, la macchina costruita appositamente per discolpare il militante di Potere Operaio, va avanti imperterrita. Ad un anno dal rogo, nel 1974, viene redatto e pubblicato dalla Savelli nella sua collana “la nuova sinistra”, un opuscolo destinato a passare alla storia. Gli autori fanno parte tutti del “Collettivo Potere Operaio”, e l’agghiacciante titolo è “Primavalle: Incendio a porte chiuse”. È sufficiente leggere la delirante nota dell'editore, nella prima pagina dell’opuscolo, per rendersi conto di che razza di ipotesi si cerchi di tenere in piedi. “La montatura sull'incendio di Primavalle non si presenta come il risultato di un meccanismo di provocazione premeditato a lungo e ad alto livello, tipo ‘strage di stato’, ‘Primavalle’ è piuttosto una trama costruita affannosamente, a ‘caldo’ da polizia e magistratura, un modo di sfruttare un'occasione per trasformare un ‘banale incidente’ o un oscuro episodio - nato e sviluppatosi nel vermiciaio della sezione fascista del quartiere - in un'occasione di rilancio degli opposti estremismi in un momento in cui la strage del giovedì nero con l'uccisione dell'agente Marino (avvenuta a Milano 3 giorni prima) ne aveva vanificato la credibilità”. (Corsivo del redattore). Un complotto costruito ad arte dalla polizia, così come dai giudici e magari con l’aiuto di qualche missino del quartiere, per incastrare i compagni innocenti. Questa la linea prescelta. Ma, se possibile, c’è di peggio. Sì, perché a scrivere la prefazione di “Primavalle: un incendio a porte chiuse” è proprio un giudice. Il pubblico ministero Marrone. Tra i fondatori di “Magistratura Democratica” (sic!). E ancora non basta, perché a difendere Achille Lollo ed i suoi “compagni”-complici-latitanti, scendono in campo an- Da Il Giornale d’Italia 18 Aprile 1973 che nomi importanti del panorama politico e culturale italiano. Tantissimi gli intellettuali ed i giornali che si espongono per difendere gli imputati. Uno dei nomi più noti è quello di Franca Rame. Anche la moglie del futuro Premio Nobel, Dario Fo, si schiera fra le file degli innocentisti. Scrive addirittura una lettera a Lollo dicendogli: “Ti ho inserito nel Soccorso Rosso Militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo”. Dalla parte degli assassini, si schiera anche lo scrittore Alberto Moravia. E ancora. L’editore e direttore de Il Messaggero, il più autorevole quotidiano romano, Alessandro Perrone si schiera apertamente dalla parte di Potere Operaio e dei suoi militanti. Non può fare altrimenti, d’altra parte, sua nipote, Diana (figlia di suo fratello Nando, coeditore del giornale romano) fa parte di PotOp e verrà in prima persona coinvolta nelle indagini sul Rogo di Primavalle. Non basta. A favore di Lollo, Grillo e Clavo si schierano anche due “padri costituenti”: il senatore comunista Umberto Terracini (già presidente dell'Assemblea Costituente) e il deputato socialista Riccardo Lombardi (anche lui membro della Costituente e capo storico della corrente di sinistra del PSI). Stesso trattamento solidale, la stampa e l’intellighenzia faziosa di sinistra, non la riserva ai Mattei. È in questo clima che, il 24 febbraio del 1975, si apre il processo contro i tre “compagni” di PotOp. In aula è presente solamente Lollo. Clavo e Grillo sono latitanti dal giorno del Rogo. La Pubblica Accusa, che ha rinviato a giudizio tutti e tre gli imputati, ha chiesto la condanna all’ergastolo. Il capo d’imputazione è uno solo, uguale per tutti: strage. Il 28 febbraio, in aula si sta tenendo la IV udienza per il Processo contro Lollo e i suoi. Una folla di compagni invasati si è radunata fuori dal Tribunale, a Piazzale Clodio. L’odio cieco nei confronti dei “fascisti” esplode in una feroce caccia al missino. A pagare, con la sua vita, sarà Mikis Mantakas. Lo studente greco ucciso senza pietà da Alvaro Lojacono a via Ottaviano e lasciato agonizzante sul marciapiede. Alla fine dell’istruttoria del processo di primo grado, il capo d’imputazione è derubricato e non di poco. Lollo e gli altri sono accusati solo di omicidio colposo ed incendio doloso. Vengono addirittura assolti tutti e tre per “insufficienza di prove”. Achille Lollo viene rimesso in libertà. Ha scontato due anni di carcere preventivo. Saranno anche gli unici che farà nella sua vita. Dopo l’assoluzione in primo grado si dà alla latitanza, prima in Svizzera, poi in Angola (dove conosce la sua futura moglie), infine in Brasile. All’apertura del Processo d’Appello, nessuno dei tre imputati è presente. Vengono tutti condannati a 18 anni per omicidio preterintenzionale. Che, per chi non conosce il complesso linguaggio del diritto, vuole dire “oltre l’intenzione”. Non volevano uccidere, quindi, Lollo e i suoi. Hanno cosparso di benzina l’entrata della casa dei Mattei, con 8 persone dentro, che dormivano, (questa è una delle poche verità processuali), ma, nonostante questo, per i giudici, non volevano uccidere. La sentenza di secondo grado, è quella definitiva. Grillo apprende la notizia della condanna dal Nicaragua. Lollo è già a Rio De Janeiro. Per nessuno dei due è possibile l’estradizione. Clavo, non è mai stato rintracciato. Nel gennaio del 2005 arriva la decisione definitiva della Corte d’Appello di Roma. La pena, per i tre responsabili del rogo di Primavalle, è prescritta. Immediatamente dopo la decisione dei giudici, Achille Lollo decide di tornare in Italia e di dare la sua versione dei fatti. Per la prima volta, a modo suo, ammette le responsabilità nel Rogo. Coinvolgendo, trent’anni dopo, anche altri tre “compagni”: Elisabetta Lecco, Paolo Gaeta e proprio Diana Perrone. “L’attentato alla casa dei Mattei venne organizzato da sei persone. Gli altri tre sono liberi e tranquilli da 32 anni”. Queste le parole di Lollo al Corriere della Sera, nel febbraio del 2005. “Il 17 o il 18 aprile, due giorni dopo il Rogo, noi sei ci chiudemmo in una stanza appartata della sezione di Potere Operaio in via del Boschetto e facemmo un giuramento, lo chiamai ‘silenzio ideologico’, era il linguaggio di quei tempi. Nessuno di noi avrebbe aperto bocca per trent’anni. Né sui fatti, nè sui compagni coinvolti”. Alle accuse, arrivate dopo decenni di omertà, nessuno ha dato seguito, tantomeno la Procura della Repubblica di Roma. Eppure, siccome “le parole sono pietre”, come ricordava Primo Levi, è bene riportare il passaggio finale di quell’intervista ad uno dei responsabili – accertati- del Rogo di Primavalle. “Noi non abbiamo incendiato la casa dei Mattei. Ci sono troppe cose strane successe quella notte. Nessuno fece scivolare la benzina sotto la porta. L’innesco non si accese. E poi loro non vennero colti nel sonno, ci stavano aspettando”. Allora, non si capisce perché i Mattei avrebbero permesso che due dei loro figli venissero arsi vivi davanti ai loro occhi. “Non so cosa pensare. Ma non mi sto dichiarando innocente. (…) E se mi avessero dato otto anni invece che sedici, li avrei scontati senza scappare. Avevo fiducia che le indagini ricostruissero i fatti. Invece ho dovuto farlo io, dopo 32 anni”. Non chiede scusa alla famiglia Mattei, Achille Lollo. Non ammette nessuna colpa. E, ancora oggi, a distanza di quarant’anni, per la morte di Virgilio e Stefano, brutalmente uccisi a 22 e 8 anni, nessuno ha mai pagato. Anche se si sa chi sono stati i colpevoli. “Io non perdono. Io non posso perdonare”, ha detto Annamaria Mattei, la mamma dei due fratelli morti il 16 Aprile del ‘73 a Primavalle. Sì, perché non può esserci perdono, quando non è stata fatta giustizia. 6 Martedì 16 aprile 2013 Esteri L’ex numero due di Hugo Chavez ha ottenuto il 50,6% dei consensi, contro il 49,1% del suo avversario Venezuela, vittoria di Pirro per Maduro Un distacco minimo tra i socialisti bolivariani e il centrodestra dei liberisti. Henrique Capriles, leader dell’opposizione, grida subito ai brogli elettorali e chiede il riconteggio delle schede di Federico Campoli lla fine, il delfino del defunto Hugo Chavez, Nicolas Maduro, è riuscito ad ottenere la fiducia dei suoi cittadini. Sull’onda dello slogan “Chavez lo giuro il mio voto è per Maduro”, l’ex vicepresidente venezuelano era in corsa con la vittoria in pugno. Le aspettative non hanno mentito.“Questo risultato significa che Chavez vive e continua a vincere le sue battaglie” ha detto l’ex sindacalista ai suoi elettori. Ma i risultati non sono stati così esaltanti. 50,6% per il candidato bolivariano, contro il 49,1% per l’avversario del centrodestra liberista, Henrique Capriles. Un distacco non tanto netto, tanto che l’opposizione grida già ai brogli elettorali e chiede un riconteggio delle schede. Di certo non ci poteva aspettare che il numero due della rivoluzione bolivariana potesse essere popolare quanto il leader. Sarebbe quasi un controsenso. Si stima infatti che negli ultimi sei mesi, cioè da quando Chavez si è ammalato, i socialisti abbiano perso A circa 700mila voti. Queste preferenze sarebbero trasmigrate verso lidi più liberali, come quelli capeggiati da Capriles. Un numero non indifferente ai fini delle votazioni. Se si pensa che nel 2012, Chavez registrò una vittoria schiacciante contro Capriles, si capisce che questa volta Maduro se l’è vista brutta. Allora, “El Presidente Comandante” conquistò il Paese con il 54% dei voti, mentre il centrodestra ne ottenne solo il 44%. Il Venezuela adesso si ritrova, invece, spaccato a metà. Ora la situazione si fa più tesa. Dopo quindici anni di governo socialista, il leader del centrodestra venezuelano sperava in una rivincita sulla sinistra bolivariana. Invece, per l’ennesima volta, Capriles si ritrova a gridare allo scandalo e ai brogli. “Io non faccio patti con l’illegittimità, con quelli che considero illegittimi e che hanno ottenuto un risultato sulla base degli incidenti di oggi, annunciati dalla Cne” ha dichiarato il capo dell’opposizione, mostrando 3.200 schede, a sua detta, irregolari. “Io non faccio patti con né con le bugie, né con la corruzione” dato che il suo patto è stretto “con Dio e con i venezuelani”. Poi ha aggiunto: “Io sono un democratico convinto. Il popolo oggi si è espresso e il risultato non riflette la realtà del paese. Voglio che si conosca la verità e faremo di GRANDE CERIMONIA PER IL “GIORNO DEL SOLE” Corea del Nord, feste e fregature a Corea del Nord intimorisce sempre di più. Ieri c’è stata la cerimonia per il “Giorno del Sole”, cioè il 101° compleanno del “Leader eterno”, Kim Il-Sung, nonno dell’attuale dittatore, Kim Jong-Un. Le poche immagini riportate dalla stampa nordcoreana fanno vedere folle oceaniche di militari che, dopo la parata, si apprestano a depositare grandi corone di fiori ai piedi delle statue dei leader del paese. Kim ha compiuto la sua prima uscita pubblica del mese di aprile, anNella foto la commemorazione dei “Grandi leader” dando a visitare il mausoleo dei suoi avi: il nonno e il padre. Intanto, Seul continua a monitorare la situazione. Secondo le campo”. Shinzo Abe, il presidente del Paese del Sol fonti militari della Corea del Sud, Pyongyang sarebbe Levante, ha elogiato il rinnovato impegno degli Usa pronta al lancio di missili, anche se fin’ora nulla ha nell’area del Pacifico. “Hanno infuso coraggio in destato particolare preoccupazione. A quanto pare, tutti noi” ha dichiarato il nazionalista nipponico. grazie alle strutture satellitari, i militari sudcoreani Kerry inoltre ha chiesto a Pyongyang di tornare al sono riusciti a tenere d’occhio si siti missilistici. tavolo dei sei per il dialogo, abbandonato nel 2009. Durante il fine settimana, non sono state registrate Intanto, non si placano le polemiche per il video particolari attività. “Nessun elemento è stato osser- compiuto dai giornalisti della Bbc in Corea del Nord. vato” ha dichiarato il portavoce ministero della A quanto pare, un reporter, John Sweeney, accomDifesa di Seul, Kim Min- Seok., il quale ha però as- pagnato dalla moglie e da un collega, sarebbe sicurato una costante e stretta vigilanza sulle riuscito ad infiltrarsi tra alcuni studenti universitari prossime mosse di Pyongyang. L’attenzione rimane della London School of Economics, oltrepassando alta riguardo alle intenzioni dei nordcoreani di così il confine nordcoreano. A quanto pare, l’università eseguire un nuovo test balistico. La scorsa settimana, britannica non sarebbe stata informata della presenza il regime ha dato il via a massicce operazioni di di un giornalista estraneo alla missione dei laureandi. mobilitazione delle forze armate, tra cui il posizio- Ora, la Bbc possiede un documentario inedito namento sulla costa orientale di due missili Musudan, intitolato “North Corea Uncovered” (Nord Corea del raggio di circa 3-4mila km. In pratica, sarebbero senza censura). Ma la polemiche ha investito i in grado di colpire senza problemi il Giappone o la reporter. “Ha usato gli studenti come scudi umani” stessa capitale sudcoreana. Ieri, l’intelligence di ha commentato Alex Peters-Day, un rappresentante Seul ha temuto che avvenisse il primo lancio balistico di alcune associazioni studentesche. “Avrebbe potuto intercontinentale. Ma passata la mezzanotte gli mettere in pericolo i ragazzi che si trovavano lì per i animi si sono rasserenati. “Gli Stati uniti restano soli motivi di studio” ha aggiunto Peter-Day. Le aperti ai negoziati con la Corea del Nord, a patto autorità nordcoreane confermano che il giornalista, che siano onesti sulla denuclearizzazione”. E’ quanto per infiltrarsi, avrebbe chiesto un visto indicandosi dice il Segretario di Stato americano, John Kerry, come studente della London School of Economics. dai banchi del Tokyo Institute of Technology (TiTech). Una grande beffa per il regime in massima allerta. F.Ca. Poi ha concluso dicendo che “la palla è nel loro L tutto perché sia così”. Alla fine si è rivolto direttamente al neopresidente. “Signor Maduro, si prima Lei era illegittimo, adesso si è fatto carico di altre irregolarità. Lei sa che questo è un governo temporaneo, e farò tutto ciò che è in mio potere, nel nome della Costituzione e nel nome del profondo amore per il cambiamento in Venezuela”. E conclude poi dicendo che “il grande sconfitto è Maduro e il suo governo”. Il delfino di Chavez, intanto, è d’accordo ad una verifica sulla regolarità delle schede, ma è contrario ad un eventuale riconteggio. Lo dice Julio Borges, de- putato e dirigente di “Prima la Giustizia”. Anche Jorge Rodriguez, responsabile della campagna elettorale per Maduro, si è espresso sulla questione delle irregolarità. “Ci aspettavamo che Capriles non avrebbe riconosciuto la vittoria di Maduro”, denunciando che già da sabato (giorno prima dell’election day) l’opposizione si era preparata a gridare ai brogli, se i risultati non fossero stati di loro gradimento. Intanto, in Plaza de Caracas, nella capitale, ieri si sono svolti i festeggiamenti per la cerimonia per la proclamazione della vittoria di Maduro. Il ministro della Comunicazione, Enri- que Villegas, ha invitato via Twitter “tutti i simpatizzanti per accompagnare Maduro”, chiudendo con un “Viva Chavez!”. Ma il delfino del defunto “Presidente Comandante” ancora non si è espresso con chiarezza in prima persona. Non sono giunte infatti dichiarazioni di smentita su eventuali brogli, né di orgoglio per la vittoria conquistata. In effetti, non c’è proprio molto da festeggiare. Sicuramente, Maduro non possiede né il consenso, né il carisma del suo predecessore. E le speranze che sia come Chavez, dal punto di vista personale e politico, sono davvero molto poche. IRAN Ahmadinejad: “Non vogliamo l’atomica eheran non ha bisogno della bomba atomica. E' quanto ha dichiarato oggi il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, ribadendo la natura pacifica del programma di sviluppo nucleare del suo Paese. In un discorso all'Università del Benin, Ahmadinejad ha definito l'energia nucleare un "dono divino", capace di garantire elettricità a prezzi accessibili: "Accusano l'Iran, come tutte le nazioni che cercano di trovare rapidamente una via di uscita dall'attuale dominio". "Noi non abbiamo bisogno della bomba atomica ha aggiunto - e inoltre, non sono le bombe atomiche a minacciare il mondo, ma la morale e la cultura occidentale di perdita dei valori". Arrivato ieri sera in Benin, il Presidente iraniano partirà in giornata alla volta del vicino Niger, uno dei principali produttori mondiali di uranio. L'Iran ha bisogno di uranio per il suo programma nucleare e il Niger ha di recente criticato il suo partenariato storico "troppo squilibrato" con la Francia, ex potenza T coloniale, il cui gruppo Areva sfrutta da oltre 40 anni l'uranio estratto nel nord del Paese. L'uranio estratto dal Niger viene trasferito nei porti del Benin per essere esportato, ma il ministro degli Esteri del Benin ha negato che la questione sia stata affrontata con Ahmadinejad. Secondo le autorità locali, i colloqui sono stati incentrati su agricoltura, istruzione ed energia. Dopo la visita in Niger, Ahmadinejad volerà in Ghana, ultima tappa del suo viaggio in Africa. 7 Martedì 16 aprile 2013 Italia DA ROMA La trasmissione della Rai entra a gamba tesa nella campagna elettorale per Roma e il Pd esulta La sinistra ora si attacca a Report Milena Gabanelli, in corsa per il Quirinale, dedica una puntata alle inchieste su Mancini Alemanno annuncia querele ma controbatte solo con un filmato monologo sul suo sito web di Ugo Cataluddi era molta attesa per la puntata di Report andata in onda nella serata di domenica in cui venivano messi sotto la lente d’ingrandimento tutti gli scandali che hanno coinvolto gli ultimi anni di amministrazione comunale capitolina e non solo, con eventuali coinvolgimenti diretti o indiretti dell’attuale sindaco, Gianni Alemanno. Ebbene l’attesa è stata ripagata, quanto meno per le polemiche e gli strascichi che caratterizzeranno il dibattito (?) politico da qui a venire fino al giorno delle elezioni amministrative. A tal proposito, fa riflettere anche la tempistica di tale inchiesta, spiattellata in faccia all’opinione pubblica (come da ammissione della stessa Gabanelli) a poco più di un mese dalla chiamata alle urne per decretare il nuovo primo cittadino. Quello a cui abbiamo assistito è infatti una sequenza di fatti, alcuni già di nostra conoscenza (tangenti filobus), altri (forzatamente) approfonditi. Ciò che è emer- C’ so è un quadro a tratti inquietante, a tratti confusionario di losche dinamiche che vedono come principale protagonista proprio quel Riccardo Mancini, ex Ad di Eur Spa e uomo molto vicino ad Alemanno. Ci sarebbe la longa manus di Mancini in un po’ tutto. Oltre che per il corridoio della Laurentina, anche per la quasi totalità degli appalti, soprattutto metro C. Ma non solo, nel servizio-inchiesta si parla anche di “nuova banda della Magliana” e delle numerose consulenze del comune di Roma. Il vero manovratore, colui che “decideva per tutti gli appalti” è sempre lui: Riccardo Mancini. La sinistra ovviamente non si è lasciata sfuggire l’occasione, ed è partito subito il tripudio di tweet. Da Marino a Luigi Nieri, da Marroni al petulante e stucchevole Marco Miccoli, che chiede addirittura al Pdl “di non ricandidare Alemanno”. Una valanga di “cinguettii” dal quale non è stato esente nemmeno lo stesso Alemanno. Al popolare social network quest’ultimo ha infatti affidato l’unica replica regi- Giovedì il Tar si esprime sui ricorsi Meno consiglieri e assessori: modificato lo statuto regionale strata finora. Il sindaco in due righe ha annunciato che procederà per vie legali nei confronti di Milena Gabanelli. Questo il suo commento: “Alla Gabanelli solo una risposta: querela per diffamazione e risarcimento danni per le menzogne contro Roma in onda su Report”. Per carità giustissimo avviare azioni le- MAXI SEQUESTRO ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO Sbarcano con due valigie piene di stimolanti sessuali contraffatti Denunciati due serbi. Secondo la Guardia di Finanza i farmaci, provenienti dalla Cina, avrebbero potuto mettere a rischio la salute di eventuali acquirenti alla Cina con amore. Di quello focoso, da sostenere tra le lenzuola con una adeguata carica farmacologica. Peccato che si tratti pur sempre di commercio di medicinali, e che sia quindi subordinato a precise regole, che due corrieri delle “pillole del piacere” avevano bellamente trasgredito. Così quindicimila compresse di “Cialis” e mille flaconi di gocce “Spanish Fly” contraffatti sono stati intercettati e sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. A finire nella rete delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino e del personale del Servizio di Vigilanza Antifrode dell'Agenzia delle Dogane sono stati due passeggeri serbi, provenienti da Pechino via Istanbul, fermati agli arrivi internazionali con due grosse valigie colme di confezioni di farmaci stimolanti. Alle prime domande, i due hanno motivato l'arrivo in Italia con il loro lavoro di informatori scientifici ma non hanno esibito documentazione idonea sulla provenienza dei medicinali, verosimilmente di origine cinese. Sono in corso i primi accertamenti, eseguiti dagli specialisti del laboratorio centrale dell'Agenzia delle Dogane sui prodotti, per verificarne il grado di pericolosità. La perfetta imitazione dei medicinali, informa in una nota la Guardia di Finanza, avrebbe on si è potuto modificare prima delle elezioni, ma lo si è fatto dopo. Si tratta dello Statuto regionale, che viene rivisto alla luce delle prescrizioni giunte (non senza creare quello che i lettori de Il Giornale d'Italia ricorderanno come pasticciaccio al Viminale), dal ministero degli Interni lo scorso novembre. Va d’altronde ricordato che, giovedì prossimo, il Tar sarà chiamato a esprimersi in merito al ricorso presentato da Verdi e Radicali, con cui di fatto si rischia l'annullamento delle elezioni, proprio perché non vi erano stati i tempi necessari a modificare lo statuto, a causa dello scioglimento anticipato del consiglio susseguente alle dimissioni di Renata Polverini per le note vicissitudini del gruppo consiliare del Pdl. Fatto sta che ieri mattina il Consiglio Regionale ha dato la luce verde al taglio da 70 a 50 consiglieri. Nel dettaglio, gli eletti nelle circoscrizioni passano da 56 a 40 e gli eletti nel cosiddetto listino da 14 a 10. Il provvedimento è stato votato dall’assemblea all’unanimità. Analogo provvedimento è stati N D gali perché il danno politico di quest’attacco scriteriato e violento è enorme, ma se il sindaco non vuole rimanere totalmente affossato da quello che lui stesso definisce “fango” è bene che risponda punto per punto alle accuse che da troppo tempo da una certa parte politica, vengono mosse contro di lui. Perché si sa, una completa riabilitazione giuridica e quindi sociale, bisognerebbe attendere anni prima di ottenerla (vedi anche caso Storace) mentre le comunali sono alle porte e le operazioni di sciacallaggio sono già iniziate da tempo. Ieri, nel tardo pomeriggio, il sindaco ha pubblicato un video sul suo sito internet in cui prova a controbattere. Ma dovrà utilizzare armi più efficaci per cercare di rendere capillare il messaggio. Ci riuscirà? inoltre adottato anche peri numeri della giunta, con 46 voti favorevoli e uno contrario. Per effetto di questa decisione, gli assessori passano da 16 a 10. “La Giunta regionale si compone oltre che del Presidente della Regione, di dieci componenti. Il presidente nomina un Vicepresidente tra i componenti della Giunta, e la composizione è tale da assicurare l’equilibrio presenza dei due sessi e comunque tale che il numero degli assessori appartenenti allo stesso sesso non sia superiore a due terzi, con arrotondamento all’unità inferiore”, si legge in una nota della Regione che ne chiarisce il contenuto. Il provvedimento andrà rivotato dall'assemblea tra due mesi, con la maggioranza assoluta, perché diventi efficace a tutti gli effetti. La seduta di ieri ha fatto registrare inoltre una protesta di consiglieri e militanti grillini, presentatisi al consiglio regionale con vasetti di marmellata, così lamentando “la spartizione di potere tra Pd e Pdl” e l’assenza di loro rappresentanti nell’ufficio di presidenza. R.V. ALLA CENTRALE MONTEMARTINI APRE I BATTENTI: “OLTRE VERITÀ E GIUSTIZIA” Una mostra per ricordare il rogo di Primavalle “ potuto trarre in inganno qualsiasi persona, nonché mettere seriamente a rischio la salute dei consumatori, trattandosi di composizioni contenenti sostanze pericolose, spesso realizzate senza il minimo rispetto delle norme igieniche. Le compresse e i flaconi di gocce sequestrati, che sarebbero stati immessi clandestinamente in commercio, specie con la rete internet, avrebbero fruttato oltre 200mila euro. I due sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Civitavecchia per importazione di prodotti con marchi contraffatti e reati contro la salute pubblica. Valter Brogino Questa volta vorrei che il ricordo dei miei fratelli non fosse solo una liturgia. Quest’anno mi piacerebbe fosse diverso”. Queste le parole di Giampaolo Mattei. Sono passati quarant’anni dal rogo di Primavalle, nel quale morirono, arsi vivi, i suoi fratelli Virgilio e Stefano, di 22 e 8 anni. “È passato tanto tempo, ma noi ancora speriamo. Non sappiamo nemmeno più in cosa. Ma vorremmo comunque che il domani fosse un giorno migliore”. Giampaolo ha la voce di chi ha vissuto sulla sua pelle una tragedia, ma anche di chi di tutto il dolore provato, ha fatto una forza. Il 17 aprile, infatti, verrà inaugurata alla Centrale Montemartini una mostra fotografico-documentaristica dal titolo evocativo: “Oltre verità e giustizia. Anni di piombo: a quarant’anni dalla strage di Primavalle”. Sarà un evento importante. Non proprio una rievocazione, più un momento d’incontro, per mettere l’odio da una parte. “Interver- ranno il sindaco Alemanno, l’ex sindaco Walter Veltroni e Nicola Rao”. La mostra aprirà i battenti domani e continuerà fino al 12 Maggio. Da sempre, Giampaolo Mattei è impegnato per far conoscere la verità sulla tragedia della sua famiglia. “ Ho chiesto tante volte di andare a parlare nelle scuole. Ma ogni volta ho dovuto pregare l’assessore di turno”. Il problema, anzi, la vergona, è che alla vicenda dei fratelli Mattei, ancora oggi, si vuol dare il colore di una parte politica. Non esiste il concetto della memoria condivisa. Forse non si vuole proprio avere memoria. Eppure, ricordare ciò che avvenne la notte fra il 15 ed il 16 aprile del ’73 in via Bibbiena n.6 è un imperativo categorico. Per tutti. Perché ricordare è l’unico mezzo per impedire che queste atrocità accadano nuovamente. Micol Paglia 8 Martedì 16 aprile 2013 Italia DAL CENTRO E DAL NORD Non si arresta l’ondata dei suicidi legati alle difficoltà economiche Crisi: quattro vittime nel week-end Il dramma della disoccupazione dietro alla morte di una 55enne e di un 38enne. I debiti invece la causa di altre due tragedie di Barbara Fruch L e croci continuano ad aumentare nel cimitero della Grande Crisi. Quattro le vittime di questo fine settimana. Un imprenditore di 65 anni, Andrea Mancini, è stato trovato morto ieri mattina nella sua azienda a Santa Croce sull’Arno (Pisa). L’uomo, titolare di un’azienda di prodotti chimici per il settore conciario, si è tolto la vita durante la notte tra domenica e lunedì. A trovarlo sono stati alcuni dipendenti dell’azienda. Dietro alla tragedia la matrice economica: l’uomo infatti ha lasciato un biglietto in cui spiega chiaramente che le ragioni del suo gesto sono da imputare alle difficoltà economiche della sua ditta. Sul posto sono intervenuti i carabinieri; la salma è stata restituita alla famiglia per il funerale. La crisi ha colpito anche una 55enne del bolognese, il cui corpo è stato provato domenica mattina senza vita in mare. La donna, D.C., separata, disoccupata, era scomparsa da casa venerdì dopo aver detto all’anziana madre di essere diretta ad una festa. In realtà, aveva preso la sua Smart dirigendosi al porto di Vallugola, tra Pesaro e Gabicce mare, dove era solita andare durante il suo matrimonio. Come spiega “Il Resto del Carlino” i carabinieri sono riusciti sabato pomeriggio a rintracciare l’auto parcheggiata vicino al molo grazie al cellulare della 55enne, lasciato in auto. Arrivati sul posto, i militari hanno trovato sul molo anche una bottiglia di liquore e dei medicinali mentre nel sedile della vettura c’erano delle lettere con le quali la donna spiegava di volerla fare finita per la mancanza di lavoro. Lei infatti era stata licenziata un anno fa dal suo la- voro di contabile in un’azienda del bolognese. Non solo: nello scritto la stessa ha motivato anche la scelta del luogo: ha voluto morire nel punto dove aveva vissuto i suoi bei momenti di gioia insieme al marito. Sono stati poi i sub della capitaneria di porto domenica mattina a ritrovare il corpo. La salma è stata rimossa e portata all’obitorio di Pesaro a disposizione dell’autorità giudiziaria. È stato il dramma della disoccupazione ad uccide anche all’Isola del Liri, nel Frusinate, dove sabato pomeriggio è stato trovato impiccato un uomo di trentotto anni, disoccupato da tre mesi con moglie e figlio di pochi mesi a carico. Le ragioni del suicidio, anche in questo caso, sono state spiegate in un biglietto. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Sora. C’è invece un debito con il fisco di decine di migliaia di euro dietro la morte di un grossista di ortofrutta 62enne di Torino, L.M., che si è invece ucciso sparandosi un colpo di fucile alla gola. La convivente, che era in casa con lui, ha raccontato alla polizia che l'uomo aveva manifestato da tempo il pro- posito di togliersi la vita perché sommerso dai debiti e non sapeva più come proseguire nella sua attività lavorativa. Dopo avere minacciato nuovamente di uccidersi, sabato l’uomo ha pulito l’arma regolarmente registrata, si è steso sul letto e si è RAVENNA MILANO Accoltellata per difendere la madre a cercato di difendere la madre che era stata aggredita da tre donne, per questo una 15enne è stata ferita con due coltellate da una di loro, peruviana di 32 anni. È successo alla fermata Corvetto a Milano, la giovane, raggiunta da un fendente alla tempia e uno che dal mento è arrivato fino al seno, è stata medicata con una decina di punti e ha ricevuto 12 giorni di prognosi. L’episodio è avvenuto intorno alle 22:30 di domenica sera a bordo di un vagone della metropolitana dove, come racconta Milano Today, una donna di 40 anni stava viaggiando insieme con i due figli, entrambi minorenni. Secondo quanto riferito dalla donna, tre passeggere latinoamericane hanno iniziato ad insultare lei e i figli senza alcun motivo. La donna avrebbe fatto finta di nulla ma scendendo insieme alla fermata di Corvetto, di fronte alla loro insistenza ha chiesto spiegazioni e per tutta risposta è stata prima spintonata e schiaffeggiata dalle tre, raggiunte da un uomo. La 15enne ha afferrato per i capelli la 32enne peruviana (pregiudicata) che però è riuscita a divincolarsi con gli amici. Mamma e figli si sono allontanati ma sono stati raggiunti dalla peruviana che ha sorpreso la 15enne ferendola con un coltello e poi è fuggita. Sul posto sono intervenuti il 118 e la polizia che ha individuato e fermato la donna che è stata indagata in stato di libertà per lesioni aggravate. sparato Il suicidio si è consumato a poche ore dal grido dall'allarme lanciato da Confindustria proprio a Torino. “Diceva che non ce la faceva più, che voleva farla finita”, ha raccontato la compagna alla polizia, intervenuta sul posto. Eurosky Tower. L’investimento più solido è puntare in alto. H Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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L’uomo, che è un terzista e che vanta crediti proprio nei confronti dell’azienda faentina in crisi, si occupa di commercio all’ingrosso di abbigliamento ed è residente a Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena). Ad accorgersi di ciò che stava succedendo e lanciare l’allarme è stato il responsabile dell’azienda, sul posto sono intervenuti il 118 e la Polizia. Il cinese ha riportato gravi ustioni: al momento si trova in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Bufalini di Cesena dove è stato trasportato d’urgenza con l’elisoccorso. Secondo le prime ricostruzioni il 43enne avrebbe avuto un colloquio con uno dei responsabili della “Germano Zama”, probabilmente per discutere del lavoro che aveva prestato all’azienda e che non gli era ancora stato pagato. Uscendo dalla ditta, nel cortile si sarebbe cosparso il capo di benzina e poi si sarebbe dato fuoco. La crisi continua così a fare registrate gesti eclatanti, ora oltre agli italiani anche gli stranieri si fanno sentire. Carlotta Bravo L’ 9 Martedì 16 aprile 2013 Italia DAL NORD E DAL CENTRO Friuli Venezia Giulia Piemonte Elezioni Pedofilia Continuano gli appuntamenti dei candidati “Famiglia, sociale e lavoro le priorità del partito” Tripla sfida da vincere tra regionali provinciali e amministrative a Udine di Barbara Fruch l Friuli Venezia Giulia è chiamato al voto per le elezioni regionali, provinciali e amministrative. A meno di una settimana dall’apertura dei seggi continuano gli appuntamenti de La Destra. Dopo il tour del segretario nazionale ora sono i candidati a far sentire la loro voce e a spiegare perché è necessario sostenere una coalizione di Centrodestra ma anche l’importanza di rilanciare La Destra che per la prima volta, alle provinciali, si presenta sotto un unico simbolo insieme a Fratelli D’Italia. A ricordare le priorità del partito di Storace sono il segretario provinciale Valerio Toneatto, il segretario regionale Ernesto Pezzetta e il consigliere regionale uscente Franco Baritussio. “L’apporto de La Destra nella coalizione è necessario per tenere alta la guardia sulle politiche sociali e della famiglia. Inoltre, in questo periodo in particolare di crisi per il paese il nostro partito si muoverà per difendere a oltranza il ‘lavoro’, ponendo al centro la piccole e medie imprese I (che insieme rappresentano la più grande azienda), intervenendo con una attenta politica degli ammortizzatori quando il lavoro viene a mancare. Infine anche per dar più forza alle politiche della casa. Nel Lazio infatti La Destra ha dato vita al mutuo sociale, perché giovani coppie, famiglie meno abbienti o cadute in difficoltà, possano anch’esse essere messe nelle condizioni di realizzare una casa propria” spiegano i candidati. Tanti i passi da fare in particolare in Regione, dove è necessaria una “sburocratizzazione e l’abbattimento dei ‘differenziali’ sulle aree di confine: fermare la fuga di aziende e persone verso la Carinzia o all’est; riaprire urgentemente con lo Stato il confronto sulla fiscalità di vantaggio e di sviluppo per le zone montane e di confine” aggiunge Baritussio. Oggi i candidati del partito saranno impegnati in vari appuntamenti: in particolare il consigliere regionale uscente sarà presente alle 11.30 a Codroipo presso il Mercato, a Luincis (Ovaro) e a Colza (Enemonzo) al ristorante “Alla Pagoda”. Abusi sessuali su minori Arrestato prete di Omegna Don Marco Rasia avrebbe commesso almeno sei violenze quando era in servizio nella parrocchia di Castelletto Ticino o scandalo pedofili ha investito la Diocesi di Novara. A finire in manette è stato Don Marco Rasia, un sacerdote della parrocchia di Omegna (Verbania), in Piemonte. Secondo la Procura di Novara, il parroco, di 44 anni, avrebbe commesso le violenze sessuali quando prestava servizio nella parrocchia di Castelletto Ticino. Il provvedimento, di natura cautelare, è stato eseguito dalla squadra mobile di Novara, all’alba di sabato mattina, ma è stato reso noto soltanto domenica, dopo la diffusione di un comunicato della Diocesi di Novara, in cui si esprime “sorpresa, sgomento e tristezza”. “In attesa degli sviluppi della vicenda, garantiamo la massima trasparenza nei confronti della comunità civile ed ecclesiale”, hanno aggiunto. L’ente ecclesiastico ha anche ricordato come, poco tempo fa, Don Marco Rasia aveva chiesto un periodo di allontanamento dalle funzioni pastorali svolte, per alcuni “motivi familiari”. “Aveva parlato di elementi per i quali non era possibile prevedere i successivi sviluppi”, L si precisa nella nota della stessa diocesi, retta dal vescovo Franco Giulio Brambilla. Ordinato sacerdote nel 1997, don Marco Rasia era stato sacerdote a Castelletto Ticino sino al 2009, prima di diventare coadiutore dell’oratorio della parrocchia a Omegna. E proprio a questo periodo di 12 anni, secondo quanto si è appreso, risalgono le accuse di pedofilia che hanno portato la procura guidata da Francesco Saluzzo a chiedere la custodia cautelare per il giovane prete. I fatti contestati partono infatti dagli inizi del 2000 e qualcuno è addirittura prescritto. Sono stati denunciati da alcuni giovani che frequentavano l’oratorio di Castelletto Ticino e si parla di almeno sei vittime, tutte adolescenti: testimonianze raccolte dagli uomini della squadra mobile di Novara. Le indagini della Procura di Novara devono comunque accertare se i comportamenti di cui il sacerdote deve ora rispondere si siano ripetuti anche ad Omegna. Ed è proprio questo, insieme alla delicatezza della vicenda, uno dei motivi per cui investigatori e magistrati non hanno voluto Ieri, l’ex malvivente ha lasciato il carcere di Opera, oggi uscirà anche il suo libro: “Il male ero io” orna libero. Pietro Maso, dopo aver scontato 22 anni di pena per l’omicidio dei genitori è uscito, ieri mattina, dal carcere di Opera a bordo di un suv bianco. Sono venute a prenderlo le due sorelle, Laura e Nadia, e lo hanno portato via. Maso, dunque, è un uomo libero. Dalla pena forse, ma non dai rimorsi. Quell’atroce delitto, infatti, sconvolse l’opinione pubblica e non solo. Il 17 aprile del 1991, Maso, con l’aiuto di tre amici, massacrò suo padre, Antonio (56 anni), e sua madre, Rosa Tessari (48 anni), a Montecchia di Corsara (Verona), colpendoli ripetutamente con un tubo di ferro e con altri corpi contundenti. Tutto questo per intascare la sua eredità. Tutto questo, per i “piccioli”. Simbolo di una generazione senza valori, Maso, reo confesso, viene condannato a 30 anni di carcere. Grazie a 3 anni di indulto e 1800 giorni di liberazione anticipata, l’ex malvivente, ieri, è uscito dal carcere. Definitivamente. Nel 2008, però, ha ottenuto - non senza una pioggia di critiche e proteste - la semi libertà e un lavoro e si è sposato con quella che oggi è la sua attuale moglie, Stefania Occhipinti. Come se non bastasse, proprio questa mattina, inoltre, uscirà anche il suo libro, “Il male ero io”. In cui Maso racconta di quell’atroce eccidio in cui persero la vita i suoi T genitori. “Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello”. Questo, il racconto dell’assassinio: “Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l’acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E’ sangue. E’ il sangue di mio padre. E’ il sangue di mia madre. Ci è schizzato sopra, sulle dita”. Maso non racconta “solo” la storia del duplice delitto dei suoi genitori, ma anche del carcere, della sofferenza e, poco alla volta, della sua redenzione e del suo avvicinamento alla fede grazie all’incontro con Don Guido Todeschini. “Per la prima volta - conclude - non sono solo un mostro. Io che sono stato schiavo tutta la vita di cose inutili, soldi, donne, gioco, discoteche, non voglio più essere prigioniero di nulla”. Un libro atroce, che porterà nelle casse di Maso molti soldi e, perché no, tanta pubblicità. Per aver commesso un delitto orribile, dove hanno perso la vita due “povere” persone, suo padre e suo madre. Tutto questo, non può e non deve essere tollerato. Il giudice del Tribunale di Sorveglianza, Roberta Cossia, ha ricordato che Maso oggi “è un cittadino come gli altri”. Giusto o sbagliato che sia, è quello che dice la legge. rivelare più precisi particolari dell'inchiesta, che è stata condotta per mesi nell'ombra. Fino all’arresto, appunto, che ha suscitato molto scalpore, oltre che nella diocesi anche nella comunità. Nella nota di- ramata, la comunità della Chiesa ha comunque spiegato di “avere profonda fiducia nell’operato della Magistratura inquirente e di attendere gli sviluppi della vicenda”. Carlotta Bravo GROSSETO: L’UDIENZA PRELIMINARE IL 17 APRILE DEL 1991 MASSACRÒ IL PADRE E LA MADRE PER EREDITARE Pietro Maso è libero: aveva ucciso i genitori Don Marco Rasia Concordia: il Comune del Giglio chiede “almeno 80 milioni di euro” l Comune del Giglio chiede “almeno 80 milioni di euro” mentre i legali delle vittime “si accontenterebbero” del sequestro di una nave o di quote azionarie della Cosata Crociere. Sono queste le richieste che hanno “tenuto banco” ieri all’udienza preliminare per il processo sul naufragio della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012. In aula anche il comandante della nave, Francesco Schettino, imputato numero uno per la strage, che ha raggiunto il Teatro Moderno di Grosseto, accompagnato dai suoi legali. “Abbiamo depositato in Procura - spiega l’avvocato Massimiliano Gabrieli, che fa parte di un pool di 30 studi legali che rappresentano un centinaio di passeggeri che erano a bordo della Concordia la notte del naufragio all’Isola del Giglio - una richiesta di estensione delle indagini nei confronti di Costa perché il patteggiamento non ha chiuso la vicenda. Abbiamo chiesto un milione di risarcimento danni per ciascun passeggero e chiederemo il sequestro di una nave o di quote azionarie”. Tra le richieste spunta anche l’amministrazione del- I l’Isola del Giglio che, “nell’interesse dei cittadini, formalizza la costituzione del danno civile che al momento è stato quantificato nella cifra di 80 milioni di euro”, spiega l’avvocato Alessandro Maria Lecci, legale dell’Isola insieme allo Studio Pavia-Ansaldo. Anche la Costa Crociere ha chiesto di essere ammessa come parte civile al processo sul naufragio. Lo ha ripetuto l’avvocato Marco De Luca, sottolineando che “noi abbiamo subito un enorme danno per la perdita della nave e chiederemo di essere parte civile nel processo”. Intanto, il Codacons e l’Associazione Utenti del Trasporto Aereo Marittimo e Ferroviario hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo proprio per aver diritto “al risarcimento di tutti i danni che i due enti hanno direttamente subito a causa delle condotte tenute sia dagli imputati sia dalla Costa Crociere e dal Gruppo Carnival”. L’udienza preliminare della Costa Concordia è stata aggiornata a domani, mercoledì 17 aprile alle 9.30, per consentire di lavorare sulle richieste di costituzione di parte civile presentate. Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) Cell. 347 6927261 06 94546475 10 Martedì 16 aprile 2013 Castellana Bari La Tragedia La favola Italia Taranto Il giallo Ragazza 24enne muore travolta da un treno Minaccia il suicidio Salvato da Equitalia Un’amica ha tentato di salvarla ma ormai era troppo tardi Strozzato dai debiti l’imprenditore scrive una lettera un dipendente dell’Agenzia la legge e gli dà una mano ragedia alla stazione di Castellana Grotte delle Ferrovie Sud Est, nel Barese. Una giovane di 24 anni, Roberta Cometa, è morta, studentessa universitaria, travolta da un treno partito da Martina Franca e diretto a Bari su cui stava tentando di salire. È successo ieri mattina attorno alle 7.30, nel piazzale della stazione affollato di pendolari. Secondo una prima ricostruzione la giovane, in compagnia di un'amica, avrebbe cercato di salire sul treno proprio nel momento in cui le porte si stavano chiudendo. È però scivolata in modo accidentale sui binari finendo sotto il treno. Inutili i tentativi di soccorrerla: le ferite riportate erano troppo gravi. trozzato dalle tasse aveva annunciato il suicidio, e lo aveva fatto con una lettera. A salvargli la vita è stato un responsabile di Equitalia che ha bussato alla sua porta per dargli aiuto. Un incubo che ora potrebbe aver fine, quello che ha vissuto un piccolo imprenditore edile che vive a Bari e che viene raccontato da “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Lui qualche giorno fa era tornato a casa a aveva trovato nella buca delle lettere l’ennesima raccomandata delle poste: un avviso di Equitalia. Nei giorni precedenti ne ha ricevute altre, di lettere del genere, multe, bollette, sanzioni, avvisi, ingiunzioni. L’uomo medita per un attimo di buttarsi sotto una macchina. Rimane perfino a guardarle, La giovane è caduta sui binari T TARANTO L'amica, che ha assistito alla scena, ha battuto i pugni sulla carrozzeria di una vettura perché dall’interno, venisse azionato il freno di emergenza. Ciò in effetti è avvenuto, ma troppo tardi: il treno aveva già tranciato gli arti inferiori della ragazza, non lasciandole scampo. Roberta, per le emorragie subite a causa delle amputazioni, è morta in pochi minuti. Sul posto sono intervenuti anche personale del servizio di emergenza sanitaria 118 e vigili del fuoco. L’esatta dinamica dell'incidente è comunque al vaglio di carabinieri e agenti della Polizia ferroviaria, che stanno hanno ascoltato i numerosi testimoni presenti in stazione e sul treno. Barbara Fruch S DAL SUD davanti casa, sul portone, le automobili in movimento. Poi torna a casa e scrive una lunga lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno. “Diversi mesi fa – scrive l’imprenditore edile – ho ricevuto 11 raccomandate tutte in una volta. Un rollino di posta che non finiva mai, tenete conto che un rollino di una raccomandata misura 30-35 centimetri, ho ricevuto un rollino di tre metri e mezzo. Equitalia, Agenzia delle Entrate, Inps, tasse, cartelle, sanzioni, ingiunzioni. Negli ultimi 5,6,7 anni non riesco più a pagare tutto, non ce la faccio, non è possibile, e così si sono accumulate spese su spese, interessi su interessi, aggio su aggio, more su more, sanzioni su sanzioni. Ci sono errori da parte di Equitalia? Come si fa a saperlo? Bisogne- rebbe andare da un tributarista. E poi questo mica ti fa il servizio gratis. Nel frattempo chissà, da 10mila euro diventano 100mila e poi 200mila. Sto provando alcune strade ma il debito è altissimo e non ce la farò”. Alla fine, conclude l’uomo (che racconta anche dell’acquisto del mutuo da pagare) “penso solo a suicidarmi”. A leggere la lettera sul quotidiano è stato anche Mimmo Brigida, responsabile dell’ufficio Relazioni con i contribuenti della direzione regionale di Equitalia che si mette in contatto con l’uomo per spiegargli che non esiste un problema che non abbia soluzione, lo invita in ufficio e gli spalanca la porta della speranza. Lieto fine o meno, almeno in Italia c’è ancora qualcuno che sa cos’è l’umanità. B.F. Processo Scazzi: attesa la sentenza entro venerdì I giudici si sono riuniti in camera di consiglio I giudici della Corte d’Assise di Taranto (presidente Cesarina Trunfio, a latere Fulvia Misserini più i sei giudici popolari) si sono ritirati in camera di consiglio per la sentenza del processo sull’uccisione di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana strangolata e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010. L'accusa ha chiesto la condanna all'ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, madre e figlia, ritenendole responsabili dell'uccisione di Sarah, e nove anni invece per Michele Misseri, padre di Sabrina, che risponde invece di occultamento di cadavere. Il processo è cominciato il 10 gennaio 2012 ed è durato 52 udienze. La sentenza, prevista non prima di due-tre giorni, potrebbe però anche riservare delle sorprese, e assolvere o mitigare la pena per le due donne imputate, accogliendo invece le ultime versioni di Misseri, che continua a dichiarare di essere l'unico assassino. MESSINA Il referendum sull’Ilva? Un flop Bimba di due anni ritrovata dopo una notte nei boschi ontani, lontanissimi dal quorum. I partecipanti al referendum sul futuro del polo industriale di Taranto non si sono neanche avvicinati dal requisito minimo di adesione richiesto. I dati finali del referendum pro o contro la chiusura totale o parziale dell'Ilva di Taranto sono impietosi: per il primo quesito, quello relativo alla chiusura totale, ha votato il 19,52 per cento, al secondo, invece, quello relativo alla dismissione della sola area a caldo, il 19,51 per cento. Alle urne si sono recati in 33.774 per il primo quesito e in 33.796 per il secondo. Il quorum non è' stato raggiunto e quindi il referendum non è valido: a fronte di 173.061 elettori, tra uomini e donne, era infatti richiesto il 50 per cento più uno, ovvero un'affluenza di 86.351, dato che non è stato raggiunto. A fornire il bilancio finale è stato l'ufficio elettorale del Comune di Taranto. Dallo spoglio delle schede è emerso un risultato a netto favore della chiusura, in particolare di quella parziale. Per il primo quesito i sì hanno raggiunto l'81,29%, i no il 17,25%. Per il secondo i sì hanno riportato il 92,62%, i no il 5,30%. Per il voto nei quartieri, Paolo VI ha registrato il dato più basso di affluenza, cioè 9,97, i Tamburi, il rione più vicino all'Ilva, 14,47. Il dato in tal senso più curioso: il più alto per partecipazione è stato Montegranaro-Salinella, semiperiferia di Taranto, con un 23,38 percento. Si trova esattamente dall'altra parte della città rispetto all’impianto siderurgico. Gustavo Lidis a vagato per una notte intera per i pascoli dei Nebrodi, a mille metri di altezza ed a pochi chilometri da Mistretta. L’hanno ritrovata di prima mattina, dopo una straordinaria mobilitazione delle forze dell’ordine e dei cittadini, a quattro chilometri dal luogo dove era stata vista per l’ultima volta ieri pomeriggio: aveva qualche graffio ed era molto infreddolita ma stava bene, era tutta sporca della fuliggine di un recente incendio e chiamava la mamma. È l’avventura, per fortuna finita bene, della piccola Noemi. Gli inquirenti scartano la possibilità di un rapimento: la piccola si sarebbe solo smarrita, spiegano i carabinieri: anche perché, se fosse stata rapita Noemi sarebbe stata tenuta al chiuso e non all’addiaccio come invece ha passato la notte. La bimba, che ha 23 mesi, domenica si trovava con i genitori per una scampagnata, non lontano dal paese. Ma verso le 17 il fratellino di 4 anni, con cui Noemi aveva giocato fino a poco prima, non l’ ha più vista ed ha dato l’allarme ai genitori, intenti, a qualche metro di distanza, a raccogliere verdura. Immediatamente sono partite le ricerche. Il ritrovamento intorno alle 8.30 di ieri mattina, a circa quattro chilometri dal luogo della sparizione. Lo zio era sul posto insieme ad alcuni amici ed ha sentito la voce della piccola chiamare la mamma. Noemi era sporca di fuliggine, a causa di un recente incendio che ha interessato la zona, ma era illesa. L H Fotografia 11 Martedì 16 aprile 2013 L’arte incontra le carceri italiane: a Lucca un’interessante iniziativa legata alla fotografia Lo scatto per un’“Ora d’aria” Fino alla fine di giugno i detenuti saranno chiamati a far parte di questo progetto di inclusione sociale di Francesca Ceccarelli oinvolgere i detenuti in attività ricreative: questa l'idea alla base di "Ora d'Aria", innovativo progetto sostenuto da Provincia e Fondazione Cassa di Riparmio di Lucca che si svolgerà all’interno del carcere di s.Giorgio. Due parti, teoria e pratica, che si susseguiranno nel corso dei mesi. A presentare il progetto Federica Maineri, assessore provinciale al sociale, Fran- C cesco Ruello, direttore del carcere lucchese, Marcello Petrozziello responsabile comunicazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Nicola Gnesi, fotografo versiliese e Adriano Paoli rappresentante del comitato di S. Francesco. Fino a giugno i detenuti apprenderanno le tecniche fotografiche per poi passare alla pratica. Infatti sono chiamati loro stessi a scattare immagini all'interno della struttura, immortalando i momenti di vita carceraria. Soggetti dei fotografi anche i corsi settimanali di cucina, teatro, pittura e scrittura creativa. In tutto una ventina i partecipanti con grande soddisfazione del direttore Ruello che spera di soddisfare tutte le richieste possibili. "L'annuncio di questa iniziativa, unica nel suo genere,- dichiara Ruello- ha riscosso molto successo".” Il progetto permetterà di rappresentare il carcere da un punto di vista alternativo,- sottolinea invece Maineri- interno alla struttura . Un nuovo modo per i detenuti di socializzare ed allo stesso tempo testimoniare i momenti di aggregazione". Quindici le macchine fotografiche in uso che sono state donate dai cittadini lucchesi, grazie al supporto del Comitato S. Francesco. Possibile per i partecipanti avvalersi di tutte le tecniche possibili, dal digitale alla polaroid. Gnesi, docente responsabile del corso ha così dichiarato: "Personalmente ho intenzione di non scattare nemmeno una foto, per permettere ai detenuti di esprirmersi in prima persona- dando modo di dimostrare come - Le loro capacità siano altre dallo spacciare o rubare". L’OBIETTIVO DI ALCUNI PROFESSIONISTI ENTRA NELL’EX CASA CIRCONDARIALE DI ROVERETO Il vuoto dietro le sbarre Sempre a giugno sarà allestita una mostra ad hoc per far ammirare al pubblico i lavori svolti. In ambienti come il carcere, spesso ai confini dell’umanità, la fotografia può essere davvero un’occasione in più per uscirne fuori più forti e davvero cambiati. Aprirsi alla società e vederla da nuovi punti di vista, questo lo scopo di ‘Ora d’aria’. L’arte si apre al sociale: gli scatti dell’artista per la nuova mission Ferrero Il genio di Caterina Ginzburg per le imprese sociali Una campagna per dare sostegno materiale alle popolazioni in difficoltà sparse per il mondo Fino al 27 aprile è possibile visitare la mostra all’urban centre della città roprio al centro della città, vicino Corso Rosmini, centro pulsante della vita di Rovereto si trova l’ex carcere chiuso ormai da anni. Un edificio che ha segnato la storia cittadina non solo nella sua storia ma anche dal punto di vista urbanistico. Realizzato proprio a ridosso del Tribunale, la struttura è stata da sempre però quasi invisibile agli occhi dei propri cittadini. C’è un muro lungo il quale si parcheggia, un portone di metallo sempre chiuso, un paio di telecamere a riprendere la via, e messe in un’epoca in cui non c’erano le questioni di privacy odierne. Chiuso da due anni lo Stato italiano lo riconosce ancora come carcere (manca un decreto di declassamento, ma ottenere una carta con la burocrazia centrale richiede più tempo che costruire un carcere nuovo) e quindi non visitabile, se non con un permesso speciale e accompagnati da una guardia carceraria. Così quattro fotografi del circolo de L’immagine, Raimondo Calgaro, Flavio Cescotti, Stefano Paglia e Andrea Tonezzer sono entrati per due mattine (la prima, il 14 febbraio 2012 e la seconda il 7 febbraio scorso) per sette ore di visita totali. Alla chiusura della struttura, i detenuti sono stati trasferiti, assieme alle guardie carcerarie, a Trento, mentre il carcere è stato semplicemente abbandonato. Dalle pareti sono stati divelti i quadri elettrici e dalle celle P prelevati le brande e tutti i mobili che potevano ancora essere di qualche utilità. Il superfluo è restato lì: dalle ciabatte in un angolo ai detersivi nell’armadietto del bagno; dai poster alle pareti ai piccoli oggetti autocostruiti dai carcerati: mensole di fortuna, altarini, portatutto.Oggetti semplici, funzionali e testimoni di un’umanità ormai scomparsa nella struttura. Restano solo le scritte sui muri, le sbarre, ovunque, assieme alle finestre troppo alte. L’obiettivo degli artisti è stato di dare un nuovo punto di vista sul mondo della detenzione con tutti i nessi e gli annessi. Quello che si produce è un senso di alienazione, quasi fosse un luogo all’interno del quale tempo e vista restano sospesi. Proprio questo effetto di atemporalità e abbandono viene sottolineato dai reporter nella mostra. La mostra è visitabile fino al 27 aprile presso l’urban center di Rovereto. Ires Morgia Imprese Sociali Ferrero'', un volume fotografico e di testimonianze edito da Skira dove Caterina Ginzburg illustra, esempi di responsabilita' sociale d'impresa realizzato in particolare dal Gruppo Ferrero in India, Camerun e Sudafrica. Si tratta di un progetto voluto in primis da Michele Ferrero e dai suoi figli Giovanni, amministratore delegato del Gruppo, e il defunto Pietro. ''Il Gruppo Ferrero ha sempre avuto sin dalla sua origine un forte senso della responsabilita' sociale che e' parte del suo stesso dna - afferma l'ambasciatore Francesco Paolo Fulci, anche vice-presidente di Ferrero International e presidente delle Imprese Sociali Ferrero - e che poggia su due pilastri: la Fondazione Ferrero e le Imprese Sociali Ferrero''. Ancora Fulci sottolinea come ''le Imprese Sociali Ferrero sono vere e proprie imprese, e “ non opere sociali. Uno degli elementi distintivi che le caratterizzano e' costituito dal fatto che risorse finanziarie commisurate ai quantitativi prodotti vengono devoluti, su base triennale, alla realizzazione di progetti mirati a favorire la salute e la crescita educativa dei ragazzi nelle aree ove esse operano''. Lo scopo del volume fotografico è di aiutare le popolazioni disagiate a migliorare le proprie condizioni di vita attraverso iniziative mirate. Le Imprese Sociali Ferrero del resto credono fermamente che la poverta' si comba in maniera totalizzante solo e soprattutto creando fonti di produzione e posti di lavoro. Tutta l’iniziativa quindi è mirata a dare alle popolazioni locali gli strumenti principali per costruirsi un proprio tessuto lavorativo, proprie fonti di guadagno e quindi la posF.Ce. sibilità di un futuro migliore. 12 Martedì 16 aprile 2013 Lo spagnolo fa registare la vittoria numero 31 in carriera Il samurai Alonso conquista la Cina Il pilota della Ferrari grazie ad una partenza straordinaria e una strategia vincente precede sul traguardo Raikkonen e Hamilton - Domenica il Gp del Bahrain di Federico Colosimo rriva al terzo tentativo il primo successo Ferrari in questo Mondiale di F1. A Shanghai uno strepitoso Fernando Alonso si aggiudica il Gp della Cina e fa registrare la vittoria numero 31 in carriera, cancellando, da vero fuoriclasse qual è, il passo falso commesso in Malesia. Il “samurai” della Rossa, grazie a una partenza straordinaria e una strategia vincente, precede sul traguardo Raikkonen e Hamilton. Della Red Bull, in Asia, non c’è traccia. Il tre volte campione del mondo, Sebastian Vettel, conquista la medaglia di legno. Il compagno di scuderia tanto odiato, Mark Webber, invece, non raggiunge nemmeno il traguardo a causa di una gomma che, evidentemente, non è stata stretta a dovere dai suoi meccanici. Alonso c’è, la F 138 anche. A Maranello si incomincia a sognare. A Shangai la Ferrari è troppo forte, per tutto e per tutti. La vittoria conquistata nel Gp della Cina, è l’ennesimo capolavoro di A Alonso. Un successo meraviglioso quello dello spagnolo, in una carriera eccezionale fatta di imprese, alcune, all’apparenza impossibili. Unica nota stonata, anche questa volta, il sesto posto di Felipe Massa. Non c’è niente da fare, non c’è altro da dire, se non la pura verità. Lo spagnolo è il vero manico della Ferrari, un fuoriclasse dal talento unico e incredibile. Il brasiliano, solo ed esclusivamente un buon pilota. Nulla di più. A Shanghai, però, si è vista anche una combinazione perfetta. Sì, esattamente. Tra quel grande Fernando Alonso Classifica piloti - campionato Formula 1 2013 1. Sebastian Vettel (GER) 52 punti 2. Kimi Räikkönen (FIN) 49 3. Fernando Alonso (ESP) 43 4. Lewis Hamilton (GBR) 40 5. Felipe Massa (BRA) 30 6. Mark Webber (AUS) 26 7. Nico Rosberg (GER) 12 8. Jenson Button (GBR) 12 pilota, Alonso, e la F138. Una delle migliori mai viste. La fotografia della gara è una comunicazione tra lo spagnolo ed il “suo” ingegnere di pista, 9. Romain Grosjean (FRA) 11 10. Paul di Resta (GBR) 8 11. Daniel Ricciardo (AUS) 6 12. Adrian Sutil (GER) 6 13. Nico Hülkenberg (GER) 5 14. Sergio Perez (MEX) 2 15. Jean-Eric Vergne (FRA) 1 Andrea Stella: “Stai dando 34 decimi a settore a tutti gli altri. Non c’è bisogno di spingere”, l’invito dai box. La risposta? Incredibile. “Non sto spingendo affatto”, spiega il corridore dell’Andalusia che continua a far registrare tempi record e completa la gara con oltre 10 secondi di vantaggio Sport L’atleta azzurra si porta al 12mo posto nel ranking Roberta Vinci: la terza tennista italiana più vincente di sempre na immensa, grandiosa Roberta Vinci si aggiudica il torneo di Katowice, in Polonia, superando, nell’antipasto di Fed Cup (in programma il prossimo weekend a Palermo), la ceca Petra Kvitova, numero 1 del tabellone, per 7-6 6-1 in un’ora e 41 minuti di gioco. Un successo voluto con il cuore ma cercato ed inseguito con l’intelligenza e l’astuzia di una giocatrice, Roberta Vinci grande, che migliora a vista d’occhio giorno dopo giorno. La tarantina ha dominato l’ex regina di Wimbledon 2011 e fatto segnare l’ennesimo storico risultato che l’avvicina alla prime dieci giocatrici del mondo. L’azzurra, infatti, con questo successo, si è portata al 12° posto del ranking, scavalcando la russa Maria Kirilenko. Per Robertina Vinci è il primo trionfo stagionale, l’ottavo in carriera, che va a spezzare una carestia cominciata lo scorso 26 agosto, quando sconfisse la serba Jelena Jankovic a Dallas. Con questo ennesimo successo, la Vinci scavalca, in termini di titoli conseguiti, la compagna di doppio Sara Errani, che rimane a quota sette. La formidabile atleta azzurra, infatti, oggi, è la terza tennista italiana più vincente di sempre. Meglio di lei, solo Sandra Cecchini (12 trofei vinti) e Flavia Pennetta (9). F.Co. U sul primo inseguitore, Kimi Raikkonen.Domenica, si riparte. In programma, infatti, c’è il Gp del Bahrain. Meta che la Rossa non raggiungerà prima di domani o, addirittura, di giovedì mattina. Questo, per le turbolenze politiche che consigliano di raggiungere il Me- dio Oriente il più tardi possibile. L’appuntamento, dunque, è sul circuito di Sakhir. Alle 15:00 (le ore 14 :00 in Italia), infatti, si disputerà la quarta gara di questo incredibile Mondiale 2013. Le possibilità che la Rossa possa ripetersi? Tante. Aspettare per credere. Cercateci e ci troverete ovunque. All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org, con un portale all news ed un giornale sfogliabile e scaricabile on-line. Siamo anche su Facebook all’indirizzo: www.facebook.com/ilgiornaleditalia.portale. Siamo anche abili cinguettatori, su Twitter, @Giornaleditalia. Tutti i nostri video sul canale Youtube, Il giornale d’Italia. Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail: [email protected]