Anno II - Numero 90 - Martedì 16 aprile 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
COMINCIA LA CORSA AL QUIRINALE, CENTROSINISTRA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
DEMOCRATICHE ZUFFE ALL’OMBRA DEL COLLE
Volano stracci tra Renzi e Finocchiaro. E i grillini collezionano altre figuracce
di Robert Vignola
La rosa già sfiorita del Pd
di Guido Paglia
ancano quarantott’ore
all’inizio delle votazioni
per il nuovo Presidente
della Repubblica e –come diceva Mao- “grande è la confusione sotto il cielo, situazione
eccellente”. Sì, la situazione
sarà pure eccellente, ma per
chi ? Per il centrodestra in
generale e per il PdL in particolare ? Sembrerebbe paradossale, ma forse è proprio
così. Perché Bersani, con la
sua arroganza e i suoi isterismi,
sembra davvero essersi cacciato in un vicolo cieco. Oggi,
secondo gli impegni sbandierati la settimana scorsa, dovrebbe rendere nota la famosa
rosa di candidati per il Quirinale. Sarà una rosa a tre petali
o a cinque ? E in tutti e due i
casi, uno dei petali corrisponderà o no al nome di Romano
Prodi, tanto per tenere aperta
una porta di servizio per
l’eventuale sostegno dei grillini?
Per ora, sappiamo soltanto che
nel week end gli ambasciatori
del segretario del Pd hanno
sondato quelli berlusconiani
per vedere se ci fosse la possibilità di convergere tutti, fin
dall’inizio, sul nome di Anna
Finocchiaro. Risposta negativa,
con relativa fuga di notizie e
raddoppio della bocciatura
da parte di Renzi. Così, si è
M
STATI UNITI
ritornati sulla rosa, con i nomi
soliti: Amato, Marini, Bonino,
Violante e D’Alema. Candidature che potrebbero essere
considerate con benevolenza
da Berlusconi ? Forse le prime
due, al massimo le prime tre.
Qui si aprono i giochi tattici,
perché non è un mistero che
ormai il leader del centrodestra punti deciso verso elezioni,
sapendo perfettamente che,
finchè nel Pd comanderanno
Bersani e i suoi “giovani turchi”,
un accordo per la “Grande
Coalizione” non ci potrà mai
essere. Quindi, l’ipotesi della
elezione condivisa del Capo
dello Stato, interessa fino a un
certo punto. Tattica, appunto.
Al momento, se la rosa sarà
ritenuta inadeguata, il centrodestra, almeno nelle prime tre
votazioni, quelle cioè che prevedono la maggioranza qualificata, potrebbe votare Berlusconi come candidato di
bandiera. E attendere gli eventi. Sperando che il Pd imploda
ancora di più (come succedeva alla vecchia DC nelle
elezioni quirinalizie della prima Repubblica) e si arrivi al
recupero totale degli elettori
“in libera uscita” dal PdL e al
ridimensionamento di Grillo
e dei grillini in un nuovo turno
elettorale. A fine giugno, o a
fine ottobre con un governicchio di scopo. Non fa troppa
differenza.
a corsa per il Quirinale? La più pazza
del mondo. A chi
affidare sette anni
di potere sempre
più forte, soprattutto dopo il
mandato di Napolitano, che
ha aggiornato in senso assai
presidenziale il ruolo del Capo
dello Stato? Su questa domanda un po’ tutta la scena politica
si arrovella, chi con spirito attendista, chi rischiando l’ultima, definitiva lacerazione e
chi giocandosi un bel po’ della
sua faccia e credibilità.
A lasciare agli altri l’iniziativa
è il Pdl. Il Pd, invece, oggi arriverà alla definizione dei nomi
da proporre gettando la maschera. Ma ieri la giornata è
stata davvero drammatica,
aperta da una lettera di Renzi
a la Repubblica nella quale
ha bollato come “gravissimo
e strumentale il desiderio di
poggiare sulla fede religiosa
le ragioni di una candidatura
a custode della Costituzione
e rappresentante del Paese”,
impallinando Franco Marini,
e rievocato “la splendida spesa all'Ikea con il carrello umano”, affondando Anna Finocchiaro. Ma mentre Marini ha
replicato a tono ma con stile,
la Finocchiaro ha reagito in
maniera scomposta, arrivando
a definire “miserabile” l’attacco del sindaco di Firenze.
Il cui attivismo di questi giorni
è comunque, ad avviso del
“rottamatore”, giustificato perché “personalmente mi sem-
L
bra ingiusto essere attaccato
così solo per aver detto quello
che penso io e che pensano
milioni di italiani. Sono miserabile perché ho detto che a
mio giudizio la Finocchiaro
non è un candidato all’altezza
del Quirinale. Così come ero
indecente agli occhi di Pierluigi Bersani per aver invitato
la politica e i politici a fare
presto”. Renzi ha comunque
ripetuto di voler restare nel
Pd per quanto di stima, in
chi quel partitolo guida, dimostra di averne davvero
poca.
Certo è che così sta facendo
sta rendendo anche la vita
difficile a Prodi, che pure dice
di voler sostenere. Il professore emiliano ieri è stato an-
che oggetto di una bizzarra
esternazione di Gianroberto
Casaleggio. Il guru grillino,
a “urne virtuali” ancora aperte per le Quirinarie, ha detto
di preferire “un candidato
super partes, possibilmente
non politico”. Senza nominarli, ha praticamente bocciato la Bonino e lo stesso
Prodi, che pure erano in lizza.
Fuori dal novero invece Beppe Grillo, che ha preferito
non farsi “contare” in una
gara del genere, col rischio
di non arrivare primo.
Ma per il MoVimento 5 Stelle
sono oggettivamente giorni
difficili. Accade quando si
vuol fare i duri e puri: atteso
che l’uscita di Casaleggio rischia di gettare di nuovo l’om-
Arriva il gruppo degli otto cardinali consiglieri e la segreteria di Stato perde potere
Bombe a Boston,
morti e feriti
PAPA FRANCESCO PENSIONA BERTONE
ue bombe sono esplose
ieri pomeriggio (le 21 in
Italia) al traguardo della maratona di Boston, al termine
della gara. Almeno tre i morti,
secondo le prime e frammentarie notizie, e decine i feriti,
alcuni dei quali in condizioni
molto gravi. Un terzo ordigno
sarebbe stato invece disinnescato dalla polizia. Subito dopo
l’attentato, le tv americane
hanno mostrato spettatori insanguinati portati alle tende
del Pronto Soccorso, montate
per gli atleti. Un testimone,
ripreso dai media americani,
ha affermato di aver visto
"molte persone per terra". La
prima esplosione è avvenuta
tre ore dopo che il vincitore
della maratona ha tagliato il
traguardo, e poco dopo c'è
stata la seconda esplosione.
Le autorità, con il presidente
Obama costantemente informato della situazione, hanno
anche deciso di chiudere lo
spazio aereo sopra Boston.
di Igor Traboni
D
l 16 marzo scorso Papa Francesco lo ha confermato sì segretario di Stato, più che altro
come atto dovuto dopo la ‘reggenza’ vaticana
tra le dimissioni di Ratzinger e la fumata bianca,
ma di fatto per il cardinal Tarcisio Bertone, 79
anni, piemontese e salesiano, la bocciatura è
arrivata con un’altra decisione, presa non più
tardi di 48 ore fa dallo stesso pontefice argentino:
l'istituzione del gruppo di 8 cardinali, un consesso
ristretto e internazionale (c’è un solo italiano)
che avrà il compito di consigliare il Papa nel riformare profondamente la Curia romana. E che
la mossa porti ad una sostanziale riduzione dei
poteri della Segreteria di Stato lo ha confermato
monsignor Marcello Semeraro: vescovo di una
piccola diocesi del Lazio, quella di Albano, Semeraro in realtà è ora un calibro da 90, perché
voluto da Papa Francesco segretario degli otto
‘saggi’ con la porpora. E così ieri, intervistato
I
dal Corriere della Sera, Semeraro ha sottolineato
la necessità di “riadattare le strutture alle
necessita' della Chiesa di oggi. D'altra parte
una cosa è la dottrina della Chiesa e un'altra,
affatto diversa, sono le sue strutture, certo importanti ma di per se' mutevoli. E' un bene che
siano riviste periodicamente, nulla di strano''.
E alla domanda esplicita, fatta dal vaticanista
Gian Guido Vecchi, se il Segretario di Stato
avra' meno poteri, il vescovo Semeraro risponde
con una certa nettezza: ''Diciamo che non e' da
escludere”. E tra le motivazioni, oltre al mutato
periodo storico, tira fuori una ragione solo apparentemente diplomatica: “I prefetti delle congregazioni sentono la necessità di un rapporto
più frequente e diretto con il Papa. Tornare in
qualche modo a com'era prima che la regia effettiva passasse alla segreteria di stato, quando
i capidicastero avevano più autonomia''. Insomma, quel ruolo voluto per la segreteria di
Stato da Paolo VI, a Papa Francesco (i cui
cambiamenti stanno convincendo fedeli e lontani,
come confermano anche dei dati statistici di
cui riferiamo ampiamente a pagina 2) non piace
più di tanto. E non è una bocciatura del buon
Montini, quanto piuttosto degli ultimi sette
anni, con la segreteria di Stato vaticana nelle
mani – ora sempre meno salde – del cardinal
Bertone.
Attualità
Economia
Esteri
Cronaca
Santoro ci pensa,
torna in politica?
La Fornero si sveglia
però ora è tardi
Venezuela, vince
Maduro ma è caos
Altre quattro vittime
a causa della crisi
Federico Colosimo
a pag. 2
Carola Parisi
a pag. 3
Federico Campoli
pag. 6
Barbara Fruch
a pag. 8
bra del dirigismo sul “movimento dei cittadini”, i capigruppo Roberta Lombardi e
Vito Crimi continuano ad inanellare topiche. La Lombardi,
in particolare, ha appreso che
quella che ha letto alla Camera non è la Costituzione
più bella del mondo, dimostrando peraltro di non conoscerla: è infatti caduta dalle
nuvole quando le hanno spiegato, in diretta radiofonica,
che un candidato a Presidente
della Repubblica deve avere
più di cinquanta anni. Vito
Crimi, invece, è stato immortalato mentre dorme (di nuovo) su un “odiato” Frecciarossa, peraltro in prima classe.
Un sonnellino, questa volta
ad alta velocità…
Anniversari
Quarant’anni fa
il rogo di Primavalle
la notte fra il 15 e il 16 aprile del
1973. Primavalle è una delle più
popolari borgate romane. In via Bibbiena n. 6 vive Mario Mattei, sposato
con Annamaria, ed i loro sei figli.
Mattei è segretario della sezione del
MSI del quartiere. Alle tre del mattino,
un commando di tre “compagni” di
Potere Operaio: Achille Lollo, Manlio
Grillo e Marino Clavo si introduce
nella palazzina in cui vive la famiglia.
Versano cinque litri di benzina sotto
la porta e danno fuoco all’abitazione.
Mario e Annamaria riescono a mettere in salvo le tre figlie femmine e il
più piccolo, Giampaolo. Virgilio, il
più grande (22 anni) muore arso
vivo cercando di proteggere Stefano
(8 anni). Fin dal giorno seguente la
stampa e l’intellighenzia di sinistra
mettono in atto una macchina perfetta
per discolpare i tre comunisti responsabili. Si parlerà addirittura di
“autostrage”. Lollo, farà due anni di
carcere preventivo, per poi fuggire
in Brasile. Clavo e Grillo sono latitanti
da sempre. Le condanne definitive
sono state di 18 anni di reclusione,
per omicidio preterintenzionale.
Paglia e Signorelli alle pagg. 4 e 5
È
Attualità
2
Martedì 16 aprile 2013
L’arrivo di Cairo (ri)porta Santoro alla politica?
Il conduttore televisivo, il 21 febbraio scorso ha depositato e registrato il simbolo di un nuovo
movimento: “Partito liquido” – Ma l’opinion leader smentisce: “Serve solo per esperimenti”
di Federico Colosimo
ichele Santoro
prepara il suo ritorno in politica?
Speriamo di no.
Anzi, speriamo
di sì. Sarebbe un fallimento
certo.
Il conduttore televisivo, infatti,
il 21 febbraio scorso, a ridosso
dalle elezioni, ha depositato
e registrato al ministero dello
Sviluppo economico, il simbolo di un nuovo partito politico.
“Partito liquido” - Il nome del
nuovo movimento è, per l’appunto, “Partito liquido”. Insomma, il giornalista Santoro
vuole seguire le orme di Grillo e tornare ad intraprendere
quell’attività che, secondo
M
molti, ha sempre fatto. La sua
trasmissione, Servizio Pubblico, parla chiaro. Una nuova
iniziativa, quella dell’ opinion
leader, con tratti comuni a
quella del leader di M5s: la
Rete.
Il nuovo partito è stato formalmente registrato dalla Zerostudio’s srl di Roma, che è
proprio la società fondata per
produrre la trasmissione tv
“Servizio Pubblico” (quando
Santoro lasciò la Rai). All’inizio
gli azionisti erano solo il conduttore e la consorte, Sanja
Podgayski. Poi mano a mano
sono entrati altri soci, con numerosi ribaltamenti di azionariato. Fra i primi ci fu l’imprenditore televisivo e produttore Sandro Parenzo che,
proprio negli ultimi giorni, è
IL MAGISTRATO SPERA SEMPRE IN CROCETTA
Ingroia piange e strepita:
ad Aosta non ci vado
ntonio Ingroia, il giudice
A
aspirante politico, non
vuole arrendersi alla doppia
uscito separando le strade.
Oggi Santoro e la moglie controllano con quote paritarie
il 50,26% della società, un altro 24,87% è posseduto dalla
L’ex deputato PdL contro l’ex ministro
Casa in affitto a Roma, Milanese chiede 174 mila euro a Tremonti
on solo il fango per la vicenda della sua
residenza romana: ora pure un conto salato da
pagare per Giulio Tremonti. L’ex deputato del Pdl
Marco Milanese ha chiesto per lettera all’ex Ministro
dell’Economia la restituzione di 174mila euro che
avrebbe pagato al posto suo per l’affitto di un appartamento a Roma.
I suoi avvocati hanno già annunciato che se
Tremonti non soddisferà la richiesta, il suo ex collaboratore è pronto a rivolgersi alla giustizia civile.
N
Milanese in una memoria difensiva spiegò che
Tremonti aveva corrisposto dalla seconda metà
del 2008, quale partecipazione all’affitto dell'immobile
di via Campo Marzio occupato fino all’estate 2011,
la somma mensile di circa 4.000 euro. L’ex deputato
è stato condannato lo scorso 28 marzo a otto
mesi di carcere (pena sospesa), per finanziamento
illecito in relazione alla compravendita di una imbarcazione nell’ambito del processo per gli appalti
Enav.
V.B.
ANCHE UN’INDAGINE STATISTICA CONFERMA LA TENDENZA
Scatta l’effetto Papa Francesco:
la gente ritorna nelle chiese
quello che tutti già chiamato “effetto
Papa Francesco” e che sta riportando nelle chiese molte persone
che si erano allontanate. Lo conferma
una ricerca condotta via internet dal Cesnur (centro Studi sulle Nuove Religioni),
presentata ieri a Torino in un incontro
organizzato da Alleanza Cattolica, che
parla di un forte aumento di fedeli e di
confessioni in oltre meta' delle chiese
italiane. Con i suoi semplici appelli ad
affidarsi alla misericordia di Dio, papa
Bergoglio, in un solo mese di pontificato,
ha indotto molti fedeli, specie in questo
periodo di Pasqua, a tornare ad affollare
le chiese e a ricevere i sacramenti. ''Da
dati aneddotici - ha spiegato il direttore
del Cesnur, il sociologo Massimo Introvigne siamo voluti passare a una rilevazione scientifica, per quanto prima e preliminare. Abbiamo
diffuso un questionario attraverso la tecnica
detta a cascata che utilizza i social network Facebook e Twitter, a partire da gruppi particolarmente frequentati da cattolici''. ''Premesso ha continuato il sociologo - che, come tutte le
tecniche, anche questa presenta vantaggi e
limiti quanto al campionamento, e che gli
effetti legati ai primi mesi di un nuovo pontificato
vanno sempre verificati a distanza di mesi per
accertare se siano effimeri o duraturi, su un
campione di duecento sacerdoti e religiosi il
53% ha affermato di avere riscontrato nella
propria comunita' un aumento delle persone
che si riavvicinano alla Chiesa o si confessano,
aggiungendo che queste persone citano esplicitamente gli appelli di Papa Francesco come
ragione del loro riavvicinamento alla pratica
religiosa''. Nel 43,8% di questi casi l'aumento
È
Associazione servizio pubblico (i sottoscrittori volontari
che permisero a Santoro di
andare in onda l’anno scorso),
il 22,61% è detenuto dalla
Editoriale Il Fatto spa che
pubblica il quotidiano diretto
da Antonio Padellaro e Marco
Travaglio e l’ultimo 2,26% è
di Maria Fibbi, una professoressa esperta di scrittura
creativa che investì 45 mila
euro nella nuova avventura
televisiva del suo conduttore
preferito.
La smentita – Attraverso la
redazione di Servizio Pubblico, Santoro conferma solo
la notizia della registrazione
del logo: “Il ‘Partito liquido’
era funzionale a nostri precedenti esperimenti televisivi
e potrebbe servire per altri
dello stesso tipo”. Televisione, (dis)informazione, dunque, ancora. Eppure, l’arrivo
a La7 del nuovo patron, Urbano Cairo, sta creando
grossi problemi alla premiata
ditta Santoro-Travaglio. Per
questo motivo, un ritorno
alla politica (non davanti alla
tv), potrebbe presto diventare una triste realtà.
evidenza: il flop elettorale
della sua lista Rivoluzione
Civile e il fatto che, in virtù
di questo, deve tornare a
lavorare. In Italia (e non
nel lontano Guatemala dove
ha svernato per qualche
settimana). E in Italia, fino
a prova contraria, c’è anche
la ridente cittadina di Aosta,
capoluogo di regione, capoluogo di provincia e, in
quanto tale, dotata di un
Tribunale della Repubblica.
Solo che Ingroia nella Valleè
proprio non vuole andarci.
E ieri lo ha ribadito a gran
voce: “Non credo di andare ad
Aosta, c’è una pratica in corso
con la richiesta del presidente
della Regione Sicilia, Crocetta, di
affidarmi la presidenza della Riscossione Sicilia Spa. Il Csm ha
dato parere contrario, ma ancora
la procedura non è completata.
Sono un po' precario in questo
momento".
Antonio Ingroia, insomma, spera
ancora di farla franca dal rimettersi
a lavorare come magistrato.. Durante la puntata di Codice a Barre,
su Rai Tre, l’ex procuratore aggiunto di Palermo ha infatti chiarito
il ruolo che dovrebbe ricoprire
all’interno dell’ente siciliano: "La
situazione di questo ente non è
una situazione ordinaria, c’è molta
opacità e poca trasparenza, ci
sono sospetti di illeciti, un grosso
buco a fronte di una gestione
piuttosto allegra. Il presidente
Crocetta ha già presentato alcune
denunce alla Procura di Palermo,
quindi più che una gestione ordinaria il mio sarebbe una sorta di
commissariamento dell’ente in linea con il mio profilo professionale. Con tutto il rispetto dei colleghi che lavorano ad Aosta credo
che il mio specifico impegno di
siciliano mi avrebbe aiutato poco
ad Aosta e forse un po' di più in
questo incarico”.
Insomma, i superiori – ovvero il
Consiglio superiore della magistratura – decidono una cosa,
ma Ingroia vuole fare esattamente
il contrario, sicuro magari di spuntarla. Forse per il merito politico
non tanto elettorale, visto il flop
di cui all’inizio, ma per essere vicino a quel presidente Crocetta
al quale in tanti ora come ora
non ‘osano’ dire di no?
Igor Traboni
.
LE RELAZIONI DEI 10 SAGGI DI NAPOLITANO
Che barba, che noia, che barba
ul sito del Quirinale è possibile leggere le relazioni
conclusive del lavoro dei 10 Saggi nominati da Napolitano. La prima, di 85 pagine, è del gruppo di
lavoro in materia economico, sociale ed Europea.
La seconda, di 29 pagine, è del gruppo sulle riforme Istituzionali. Con il dovuto rispetto alla persona del
Capo dello Stato e con il
rispetto dovuto alla professionalità di studiosi e
politici facenti parte dei
due gruppi, le due relazioni
sono un concentrato di
banalità e ovvietà che altro
non sono se non il collage
di analisi e, in parte, proposte rivisitate con un linguaggio scritto da professori Universitari ma che mancano di originalità analitica
e tantomeno di una originalità propositiva.
Ora se per l’ originalità propositiva i Saggi del gruppo
economico e sociale, hanno rispettato il mandato avuto
dal Presidente Napolitano ovvero si sono astenuti dal
“proporre soluzioni” che, come ha detto il Presidente
della Repubblica, spetteranno al “suo successore”, per
l’analisi potevano fare uno sforzo maggiore senza dare
l’impressione di aver utilizzato soltanto dati che, soprattutto
in questi ultimi mesi, sono stati resi noti dai vari Istat, Eurispes, Isfol, Ocse, Eurostat e tanti altri osservatori sociali.
S
di fedeli e' definito come ''consistente'', superiore
al 25%. Lo notano di piu' i religiosi (66,7%) rispetto ai sacerdoti diocesani (50%). E per il
64,2% del campione l'aumento riguarda particolarmente le confessioni. ''Abbiamo condotto
la stessa indagine anche su un campione di
oltre cinquecento laici cattolici - ha spiegato
ancora il direttore del Cesnur -. Percepiscono
l'effetto Francesco meno dei sacerdoti e religiosi, che sono impegnati direttamente nei
confessionali. I dati, ha commentato Introvigne,
''sono, nei limiti dell'indagine, molto significativi.
Un effetto rilevato da oltre meta' di un campione
e' un fenomeno non solo esistente ma di grande
rilievo. Se cercassimo di tradurre il dato in
termini numerici e su scala nazionale, con riferimento a meta' delle parrocchie e comunita',
dovremmo parlare di centinaia di migliaia di
persone che si riavvicinano alla Chiesa accogliendo gli inviti di Papa Francesco''.
I.T.
Anche per quanto attiene la relazione del gruppo Istituzionale
l’analisi, e il timido tentativo di proposta, altro non è che
la riproposizione di ciò che già è stato oggetto di documenti
politici presentati dai vari schieramenti sia alla Camera
che al Senato. Inoltre si propongono soluzioni che erano
contenute nella Riforma
Costituzionale approvata
dal Governo Berlusconi,
contrastata dalla sinistra
che ha cavalcato il referendum del 2006 bocciando la Legge Costituzionale.
In definitiva si avvalora
quanto affermato dal Presidente Emerito della Consulta, nella telefonata con
la finta Margherita Hack,
ovvero che i 10 Saggi nominati da Napolitano servivano
solo a coprire lo stallo politico. All’Italia e agli Italiani si
poteva evitare questa ulteriore “mortificazione Istituzionale”
imposta, purtroppo, proprio dal Presidente della Repubblica.
Non hanno detto niente di nuovo ma, come si dice, lo
hanno detto bene. L’importante è che si arrivi al 18
Aprile, data fatidica della prima votazione per l’elezione
del Capo dello Stato, la formazione del Governo può attendere anche se il Paese va a rotoli.
Tutto il resto è noia anzi… che noia, che barba, che noia.
Massimo Visconti
3
Martedì 16 aprile 2013
Attualità
Il ministro dalla lacrima facile e con le valigie pronte lancia l’allarme cassa integrazione
La Fornero si sveglia quando è troppo tardi
“Un milione di euro potrebbe non bastare” e convoca in gran fretta i sindacati,
Confindustria e Rete Italia - Ma adesso i buoi sono scappati dalla stalla
di Carola Parisi
Un miliardo di euro
potrebbe non bastare”. È quanto affermato dal ministro del
Welfare Elsa Fornero
che stavolta non si fa neanche
un ‘piantarello’. Un allarme serio, quello della cassa integrazione, lanciato a Sky dal segretario Cgil Susanna Camusso
("Se la previsione che viene
fatta è quella della legge di
stabilità, siamo bene la di sotto
delle necessità. Qui rischiano
in 500mila"). Situazione critica
che viene confermata dalle parole della Fornero al Gr1: "Se
riuscissi a destinare al finanziamento della cassa integrazione un altro miliardo di euro
potrei dirmi soddisfatta, anche
se c'è il rischio che possa non
essere ancora sufficiente. Fino
a quando sarò al ministero mi
impegnerò con la massima dedizione a trovare almeno un
po’ di risorse che possano essere utilizzate per chi ha bisogno”. Questa l’assicurazione
del ministro, nonostante i conti
in bilico, i soldi che non si trovano e i dati statistici che de-
Allarme Istat
Mutui in caduta libera
Dagli ultimi rilevamenti nel 2012 c’è stato un vero
e proprio collasso totale delle manovre di credito
“
utui giù come non mai: è questo l’ultimo allarme lanciato
dall'Istat, che ha fornito il nuovo rapporto annuale sulle
compravendite immobiliari e sui mutui. Stime che confermano le impressioni avvertite nel settore negli ultimi mesi. Un
dato shock: "Nel terzo trimestre del 2012", si legge nella nota, "le
concessioni di ipoteche immobiliari a garanzia di mutui, finanziamenti
ed altre obbligazioni verso banche e soggetti diversi dalle banche
registrano una perdita annua del 39,5%. Il calo è particolarmente
accentuato nelle isole (-50,6%) e al Sud (-42,8%)". Guardando
solo al terzo trimestre il ribasso è pari al 37,8% e segue il 41,2% del secondo. L'Istat fa notare come i mutui, i finanziamenti
e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare
accesi nelle due ripartizioni del Nord (Nord-ovest 19.789 e Nordest 15.195) coprono più della metà delle convenzioni effettuate
nel periodo. Inoltre, anche nel terzo trimestre è nei centri minori
che si registra il maggior numero di convenzioni per mutui, finanziamenti e obbligazioni (59,3%). Ciononostante, la variazione
tendenziale negativa (-38,5%) è stata più accentuata di quella riscontrata nelle città metropolitane (-36,8%). Solo qualche giorno
fa anche il sito di comparazione e broker Mutui.it aveva pubblicato
una report in cui si denunciava negli ultimi 6 mesi (ottobre 2012marzo 2013), che solo il 5% delle domande di mutuo presentate
in Italia si è trasformato in un’erogazione. "Analizzando le
erogazioni considerando le professioni dei richiedenti si scopre
che i mutui vengono concessi con più facilità a quadri o funzionari
(14%), insegnanti (10,7%), medici (7,6) restano poco più che un
miraggio per gli operai (che se lo vedono concesso solo nel
3,5% dei casi) e per gli appartenenti alle Forze Armate (4,4%)".
Francesca Ceccarelli
M
scrivono situazioni di mese in
mese più drammatiche, eppure per racimolare altri fondi
per la cassa integrazione "non
sarà necessaria una manovra
aggiuntiva". "Sono convinta ha aggiunto la Fornero - che
se riusciamo a ridurre ancora
qualche spesa, troveremo almeno un po' di risorse". Intanto il ministro del Lavoro
ha convocato per oggi alle
16 sindacati e imprese sul-
l'andamento degli ammortizzatori sociali in deroga. Al
tavolo saranno presenti, tra
gli altri, Cgil, Cisl, Uil, Ugl,
Confindustria e Rete imprese
Italia.
Sulla possibilità di trovare
una collaborazione con le
forze politiche presenti in
Parlamento, la Fornero non
pare molto ottimista: "Mi auguro di sì - dice - ma qualche
volta l’impressione è un po'
negativa. Mi sembra che siano ancora molto concentrate
su questioni più legate ai
partiti e alla loro stessa esistenza e evoluzione piuttosto
che ai problemi del paese".
Tuttavia la Fornero assicura
che il governo Monti, pur essendo "un governo in carica
soltanto per l’ordinaria amministrazione", "non resterà
con le mani in mano". C’è da
preoccuparsi.
4
Mercoledì 16 aprile 2013
Anniversari
Nel criminale attentato perdono la vita, arsi vivi, due dei sei figli dei Mattei
Primavalle: il rogo brucia ancora
La notte fra il 15 e i l 16 aprile del ‘73, un commando di tre comunisti
della Brigata Tanas dà fuoco alla casa di un operaio missino
di Paolo Signorelli
Le sedi dell’Msi si
chiudono con il fuoco con dentro i fascisti, sennò è troppo poco”
Questo era lo slogan della sinistra extraparlamentare, slogan sicuramente pronunciato
anche quella maledetta notte
del 16 aprile del 1973.
Quartiere popolare di Primavalle, periferia romana. Lì vive
la famiglia Mattei, in via Bibbiena 6, per la precisione. Mario Mattei, il capofamiglia, ex
combattente della Rsi, adesso
operaio imbianchino, è il segretario della sezione dell’Msi
del suo quartiere, la “Giarabub”.
È nato a Roma il primo gennaio
del 1926, figlio di un operaio.
Nel 1951 si sposa con Annamaria Mecconi, una ragazza
semplice, di Primavalle, che
per “arrotondare” fa la donna
di servizio. Lo dice con orgoglio: “di quel lavoro andavo
fiera”. Sono queste le parole
della donna, ancora oggi. I
due hanno sei figli. Mario, per
tutti, è un uomo buono che
“non farebbe mai male a nessuno”. E anche i camerati, secondo la testimonianza di Anna
Schiaoncin, moglie di Marcello,
attivista del Msi di Primavalle,
“dicevano che era troppo buono e troppo democratico e di
essere contrario alla violenza”.
Perché lui, Mario, diceva sempre ‘no’ quando lo volevano
coinvolgere in qualche azione
contro i “rossi”, che pure prendevano spesso di mira quelli
della “Giarabub”.
È la notte tra il 15 e il 16 aprile
1973. Sono le due e un quarto
del mattino, ma le luci nell’appartamento di Via Bibbiena 6,
sono ancora accese. Così
Achille Lollo, Marino Clavo e
Manlio Grillo, i tre esponenti
di Potere Operaio, Brigata Tanas per la precisione, decidono
di fare un altro giro in macchina. Stanno per mettere in atto
uno degli attentati più infami
di tutti gli anni di piombo.
La Brigata Tanas è un piccolo
gruppo semiclandestino, interno a PotOp, a comporla,
sembra siano soltanto Lollo,
Clavo, Grillo e qualcun altro.
Si tratta di una squadra di azione militare e illegale, definita
da molti “violenta, oltranzista
e assai influenzata da una sostanziale simpatia per le BR”.
Un odio cieco e feroce verso i
fascisti anima i componenti
del gruppetto. Un odio già rivendicato, pochi mesi prima
del rogo, con una bomba nella
sezione “Giarabub”.
Alle tre meno un quarto, Lollo
e Clavo entrano nella palazzina. “Protetti” dal buio della
notte arrivano dietro la porta
di casa dei Mattei. È li che si
sta per consumare l’atto più
vile, mentre la famiglia si era
“
messa a dormire. Uno di loro
versa circa cinque litri di benzina sotto la porta della casa,
un altro tiene inclinato un ripiano in modo che il combustibile filtri all’interno dell’alloggio. Infine, i due accendono
una miccia e scappano. Ad
aspettarli, in macchina, c’è
Grillo. È il “palo”. Una vampata,
un’esplosione, e quando i familiari che occupano l’appartamento si svegliano e aprono
la porta, il disastro è ormai
compiuto. La cubatura del casermone popolare crea un effetto di aspirazione, la tromba
delle scale si trasforma in una
cappa tirante e l’appartamento
in un camino di combustione.
Quando i Mattei si svegliano
e aprono la porta sono avvolti
dal fumo e dalle fiamme. È
l’inferno più totale. Mario Mattei, si salva gettandosi da una
finestra, mamma Annamaria,
miracolosamente fugge attraverso la porta di casa portando
con sé il figlio più piccolo,
Giampaolo, di soli tre anni e
Antonella di 9. E gli altri?
Lucia, 15 anni, si getta dal balconcino del secondo piano,
presa al volo dal padre; Silvia,
19 , si butta invece dalla veranda della cucina. Si romperà
due costole e tre vertebre, ma
si salva. Per gli altri due fratelli
Virgilio, 22 anni e Stefano, di
soli 8, non c’è scampo. Restano
intrappolati tra le fiamme, morendo carbonizzati.
“Buttati, Virgilio, buttati!”. Il primo grido, quando tutto inizia
a precipitare verso la fine, è
quello del padre Mario. Le
fiamme stanno ormai divorando tutto l’appartamento. Il grido
diventa una successione di
appelli scomposti, invocazioni,
cori disperati. Virgilio non ce
la fa più, è stremato. Abbraccia
il fratellino Stefano, cerca di
proteggerlo. Ma alla fine non
può più resistere, e si arrende
(tratta da “Cuori Neri” di Luca
Telese).
Un fotografo, Antonio Monteforte, immortala Virgilio appoggiato al davanzale della finestra,
agonizzante. Quella macabra
immagine diventerà il simbolo
della tragedia. Stefano e Virgilio.
Due fratelli, uno con il braccio
sulle spalle dell’altro quasi a
proteggersi a vicenda, aspettando una morte atroce, quanto
inevitabile.
In strada, tutto il quartiere assiste
attonito a quella tragedia. Alla
morte dei due fratelli. Arrivano
polizia e vigili del fuoco. Nell’aria si sente l’odore acre del
fumo e della carne bruciata.
Un capannello di persone, assiepato nel cortile di un palazzo,
rivolge lo sguardo verso l’alto
in direzione di una finestra
aperta. Il muro tutto intorno annerito dalle fiamme che fino a
pochi minuti prima ardevano
alte. Nel cortile, intanto, mentre
ancora i pompieri lottano per
spegnere le fiamme, viene trovato il messaggio di rivendicazione: è composto da diversi
fogli di carta a quadretti, sigillati
uno all’altro con il nastro adesivo.
“Brigata Tanas Guerra di classe- morte ai fascisti- la sede
del Msi, Mattei e Schiavoncino
(i dirigenti della locale sezione
missina) colpiti dalla giustizia
proletaria”. Un messaggio agghiacciante.
Secondo le testimonianze di
tal Aldo Speranza, considerato
dagli inquirenti un “doppiogiochista”, spesso ricattato per
debolezza, Lollo andò da lui
più di una volta per chiedergli
l’indirizzo, il piano e l’abitazione
della famiglia Mattei. E si recò
da lui, insieme a Clavo e Grillo,
anche la sera dell’eccidio, verso
le 22. I motivi di quella visita
ancora oggi non sono chiari.
“’Ti siamo venuti a trovare’, mi
dissero , presero il caffè e andarono via”.
Poi, in una perquisizione a
casa di Lollo gli inquirenti trovano un foglio con i nomi dei
Mattei e di altri militanti Msi.
“Non l’ho scritto io”. Si difenderà il giovane. “Bisogna impedire ai fascisti qualsiasi movimento (…)Dobbiamo realizzare non una, ma dieci, cento
Piazzale Loreto”, si legge in
un altro pezzo di carta, ritrovato
sempre a casa di Lollo.
Pochi giorni dopo la strage (il
18 aprile) Achille Lollo, a fronte
degli indizi e riscontri raccolti
sulla sua colpevolezza, viene
arrestato. Gli altri due componenti della Brigata Tanas, si
danno alla latitanza in Svizzera.
Ma negli ambienti di Potere
Operaio, i dirigenti condannano
l’episodio e si dicono all’oscuro
di quanto avvenuto. Da qui scatta la farneticante ipotesi della
“faida interna”, secondo la quale l’incendio sarebbe opera di
“un regolamento di conti tra
fascisti”. Una tesi che verrà
sostenuta anche dalla difesa
degli indagati in sede di dibattimento. Siamo davvero all’inverosimile.
Delirante Il titolo del “Manifesto”, che quattro giorni dopo
titola “per una montatura fallita,
un delitto orrendo, Primavalle”,
avanzando l'ipotesi di una messinscena pensata per incolpare
la sinistra, poi tragicamente degenerata.
Nel libro “Primavalle, incendio
a porte chiuse”, si cerca addirittura di infangare la figura di
Virgilio Mattei, dipinto come
“un feroce anticomunista, disposto a tutto per contestare
l’avanzata del comunismo”.
I compagni dovevano coprire
l’infame attacco. Le vittime diventate i loro stessi carnefici.
Ma non si ricorda mai che, Virgilio, aveva appena 22 anni. Un
diploma da ragioniere ed il sogno di trovare un lavoro sicuro,
magari alla Sip, dove aveva
fatto domanda per essere assunto. Per il concorso studiava
giorno e notte. Era un ragazzo
tranquillo, Virgilio, uno con la
testa sulle spalle e senza alcuna
attitudine per la violenza. In sezione, al Msi, ci andava insieme
ai genitori, quasi fosse un rituale
di famiglia, non certo perché
nutriva un feroce odio contro i
“compagni”. Ma la verità, come
sempre, interessa poco quando
si tratta di giustificare un atto
criminale come il Rogo di Primavalle.
In quegli anni l’impunità per i
rossi era garantita, la latitanza
dei colpevoli quasi giustificata,
e ricordate? “uccidere un fascista non è reato”.
Ma almeno sul piccolo Stefano,
nessuno, ovviamente può inventarsi storie. 8 anni, “un ragazzo allegro”, dice il suo maestro. Sul suo banco vuoto, il
giorno dopo la sua morte, i
suoi compagni di classe avevano deposto un mazzo di fiori
ed acceso un cero. Di lui, certo,
non si può dire che fosse un
“feroce anticomunista”.
Giampaolo Mattei ancora oggi
ricorda: “Noi con la destra extraparlamentare non c’entravamo nulla. Non eravamo né di
Avanguardia Nazionale, né di
Ordine Nuovo. Né tantomeno
rautiani. La mia famiglia era
missina ed eravamo legati ad
Almirante. Tutto qui”.
“Ai funerali l’emozione è enorme. Una folla spontanea, un
mare di gente silenziosa. Ammassati sui muri, sulle gibbosità
del terreno, sui balconi, persino
sui rifiuti. Erano quasi in cinquemila, venuti dal Tiburtino,
dal Tuscolano, da Trastevere,
da ogni angolo di Roma. Un
funerale ‘povero, spontaneo e
popolare’. (tratto dal Il Messaggero, aprile 1973).
Tra tutti i morti ammazzati negli
anni di piombo, l'omicidio dei
fratelli Mattei ha un suo primato
per i tanti silenzi, le doppie
verità e le scelleratezze della
stampa “indipendente”; forse
perché l'ideologia dominante
del tempo trovò difficile digerire
il paradosso del rovesciamento
delle parti tra vittime proletarie
e carnefici borghesi.
Lo sintetizza Luca Telese nel
suo libro "Cuori Neri" . “Tutti i
cliché correnti nell'immaginario
della sinistra vengono d'un tratto ribaltati (...) le vittime sono
di destra, poveri sottoproletari
di borgata (...), gli indiziati sono
giovani benestanti o addirittura
ricchi. E Il loro ritrovo abituale
è la fastosa piazza di Campo
de' fiori nel cuore di Roma”.
“I proletari son pronti alla lotta,
fame o lavoro non vogliono
più, non c’è da perdere che le
catene e c’è un intero mondo
da guadagnare. Via dalle linee,
prendiamo il fucile, forza compagni, alla guerra civile!”. Questo l’inno di Potere operaio, di
cui facevano parte Lollo, Grillo
e Clavo. Non di certo gente
del popolo. Tutti figli della Roma
bene e della buona borghesia
che, autoproclamatisi difensori
del popolo, hanno deciso di
rendersi carnefici di chi proletario era davvero.
Anniversari
5
Martedì 16 aprile 2013
I “processi farsa” tra derubricazioni assoluzioni e condanne (quando era ormai troppo tardi)
Per la morte di Stefano e Virgilio
“quarant’anni senza giustizia”
Gli assassini (tutti e tre di Potere Operai): Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, non hanno mai pagato. Condannati
a 18 anni di carcere, si sono dati alla latitanza, ma hanno concesso grottesche interviste sulla loro “verità”
di Micol Paglia
Sono quarant’anni
senza verità. Senza
Giustizia”. Di quel 16
aprile del 1973,
Giampaolo Mattei, il
più piccolo della famiglia, non
parla e non vuole parlare. Quello che rimane, quattro decenni
dopo il “Rogo di Primavalle”,
è solo il dolore misto alla rabbia. Tanta rabbia. “Quella è
l’unica cosa che non ci possono
togliere, la rabbia”. Rabbia nei
confronti delle istituzioni che,
negli anni, si sono dimenticate
di lui, dei suoi fratelli e dei
suoi genitori. Rabbia perché,
per la morte di Virgilio e Stefano, nessuno ha mai pagato.
Ma cominciamo dal principio.
Roma. 17 aprile 1973. Fin dal
giorno successivo al rogo di
via Bibbiena n.6 iniziano a girare voci strane, assurde, vergognose. Le indagini degli
inquirenti si rivolgono immediatamente verso gli esponenti
di uno dei gruppi più attivi
della sinistra extraparlamentare:
Potere Operaio. PotOp per gli
addetti ai lavori. Ma, perfino a
sinistra, un atto così vile come
dare fuoco alla casa di un proletario, un vero proletario, sembra troppo. L’attentato contro
la famiglia Mattei, le morti di
Virgilio e Stefano, arsi vivi sotto
gli occhi dei genitori e dei
quattro fratelli sopravvissuti,
non può essere rivendicato. E,
allora, la migliore delle soluzioni
possibili è quella di insinuare
l’assurda ipotesi “dell’autostrage”. Il meccanismo perfettamente innescato, comincia a
girare. Il Manifesto del 17 aprile
titola così: “Assassinati due figli
del segretario del Msi di Primavalle in un incendio doloso.
È un delitto nazista. Fermato
un fascista”. E ancora, sempre
lo stesso giorno, non lontano
da via Bibbiena, al Liceo Castelnuovo, viene pubblicato un
volantino a firma congiunta di
studenti e professori: “L’antifascismo non è mai stato e non
è terrorismo. Solo una mente
fascista poteva pensare di appiccare il fuoco ad un appartamento di un lotto proletario,
in una casa in cui dormono
dei bambini”. Il fatto che il volantino venga proprio dal Castelnuovo, non è un caso. Sì,
perché quel liceo scientifico è
lo stesso in cui si è diplomato
uno dei membri più conosciuti
di PotOp, Achille Lollo. Che
viene arrestato appena due
giorni dopo il rogo, il 18 aprile.
È proprio lui che si sta cercando di difendere. È Lollo
che, insieme a Malio Grillo e
Marino Clavo, quella notte, in
“
via Bibbiena, nel cuore della
Roma più proletaria, ha versato
cinque litri di benzina sotto la
porta dei Mattei, appiccando
poi il fuoco. Eppure, è più comodo pensare che siano stati
i fascisti. Sì, perché quella di
Primavalle poteva essere una
vera e propria strage. E le stragi, si sa, non uccidono gli avversari politici, ma solo gli innocenti. E, si sa altrettanto bene,
le stragi le fanno solo “i fascisti”.
Le indagini vanno avanti per
due anni. Lollo rimane in carcere. Grillo e Clavo si danno
alla latitanza. Non verranno
mai arrestati. Nel frattempo, la
macchina costruita appositamente per discolpare il militante di Potere Operaio, va
avanti imperterrita. Ad un anno
dal rogo, nel 1974, viene redatto
e pubblicato dalla Savelli nella
sua collana “la nuova sinistra”,
un opuscolo destinato a passare alla storia. Gli autori fanno
parte tutti del “Collettivo Potere
Operaio”, e l’agghiacciante titolo è “Primavalle: Incendio a
porte chiuse”. È sufficiente
leggere la delirante nota dell'editore, nella prima pagina
dell’opuscolo, per rendersi
conto di che razza di ipotesi si
cerchi di tenere in piedi.
“La montatura sull'incendio di
Primavalle non si presenta
come il risultato di un meccanismo di provocazione premeditato a lungo e ad alto livello, tipo ‘strage di stato’, ‘Primavalle’ è piuttosto una trama
costruita affannosamente, a
‘caldo’ da polizia e magistratura, un modo di sfruttare
un'occasione per trasformare
un ‘banale incidente’ o un
oscuro episodio - nato e sviluppatosi nel vermiciaio della
sezione fascista del quartiere
- in un'occasione di rilancio
degli opposti estremismi in
un momento in cui la strage
del giovedì nero con l'uccisione dell'agente Marino (avvenuta a Milano 3 giorni prima)
ne aveva vanificato la credibilità”. (Corsivo del redattore).
Un complotto costruito ad arte
dalla polizia, così come dai
giudici e magari con l’aiuto di
qualche missino del quartiere,
per incastrare i compagni innocenti. Questa la linea prescelta. Ma, se possibile, c’è di
peggio. Sì, perché a scrivere
la prefazione di “Primavalle:
un incendio a porte chiuse” è
proprio un giudice. Il pubblico
ministero Marrone. Tra i fondatori di “Magistratura Democratica” (sic!).
E ancora non basta, perché a
difendere Achille Lollo ed i
suoi “compagni”-complici-latitanti, scendono in campo an-
Da Il Giornale d’Italia 18 Aprile 1973
che nomi importanti del panorama politico e culturale italiano.
Tantissimi gli intellettuali ed i
giornali che si espongono per
difendere gli imputati. Uno dei
nomi più noti è quello di Franca Rame. Anche la moglie del
futuro Premio Nobel, Dario
Fo, si schiera fra le file degli
innocentisti. Scrive addirittura
una lettera a Lollo dicendogli:
“Ti ho inserito nel Soccorso
Rosso Militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere,
così ti sentirai meno solo”.
Dalla parte degli assassini, si
schiera anche lo scrittore Alberto Moravia.
E ancora. L’editore e direttore
de Il Messaggero, il più autorevole quotidiano romano, Alessandro Perrone si schiera apertamente dalla parte di Potere
Operaio e dei suoi militanti.
Non può fare altrimenti, d’altra
parte, sua nipote, Diana (figlia
di suo fratello Nando, coeditore
del giornale romano) fa parte
di PotOp e verrà in prima persona coinvolta nelle indagini
sul Rogo di Primavalle.
Non basta. A favore di Lollo,
Grillo e Clavo si schierano anche due “padri costituenti”: il
senatore comunista Umberto
Terracini (già presidente dell'Assemblea Costituente) e il
deputato socialista Riccardo
Lombardi (anche lui membro
della Costituente e capo storico
della corrente di sinistra del
PSI). Stesso trattamento solidale,
la stampa e l’intellighenzia faziosa di sinistra, non la riserva
ai Mattei.
È in questo clima che, il 24
febbraio del 1975, si apre il
processo contro i tre “compagni” di PotOp. In aula è presente
solamente Lollo. Clavo e Grillo
sono latitanti dal giorno del
Rogo. La Pubblica Accusa, che
ha rinviato a giudizio tutti e tre
gli imputati, ha chiesto la condanna all’ergastolo. Il capo
d’imputazione è uno solo, uguale per tutti: strage.
Il 28 febbraio, in aula si sta tenendo la IV udienza per il Processo contro Lollo e i suoi. Una
folla di compagni invasati si è
radunata fuori dal Tribunale, a
Piazzale Clodio. L’odio cieco
nei confronti dei “fascisti” esplode in una feroce caccia al missino. A pagare, con la sua vita,
sarà Mikis Mantakas. Lo studente greco ucciso senza pietà
da Alvaro Lojacono a via Ottaviano e lasciato agonizzante
sul marciapiede.
Alla fine dell’istruttoria del processo di primo grado, il capo
d’imputazione è derubricato
e non di poco. Lollo e gli altri
sono accusati solo di omicidio
colposo ed incendio doloso.
Vengono addirittura assolti tutti
e tre per “insufficienza di prove”. Achille Lollo viene rimesso
in libertà. Ha scontato due anni
di carcere preventivo. Saranno
anche gli unici che farà nella
sua vita. Dopo l’assoluzione in
primo grado si dà alla latitanza,
prima in Svizzera, poi in Angola
(dove conosce la sua futura
moglie), infine in Brasile.
All’apertura del Processo d’Appello, nessuno dei tre imputati
è presente. Vengono tutti condannati a 18 anni per omicidio
preterintenzionale. Che, per
chi non conosce il complesso
linguaggio del diritto, vuole
dire “oltre l’intenzione”. Non
volevano uccidere, quindi, Lollo
e i suoi. Hanno cosparso di
benzina l’entrata della casa dei
Mattei, con 8 persone dentro,
che dormivano, (questa è una
delle poche verità processuali),
ma, nonostante questo, per i
giudici, non volevano uccidere.
La sentenza di secondo grado,
è quella definitiva. Grillo apprende la notizia della condanna dal Nicaragua. Lollo è
già a Rio De Janeiro. Per nessuno dei due è possibile l’estradizione. Clavo, non è mai stato
rintracciato.
Nel gennaio del 2005 arriva la
decisione definitiva della Corte
d’Appello di Roma. La pena,
per i tre responsabili del rogo
di Primavalle, è prescritta. Immediatamente dopo la decisione dei giudici, Achille Lollo
decide di tornare in Italia e di
dare la sua versione dei fatti.
Per la prima volta, a modo suo,
ammette le responsabilità nel
Rogo. Coinvolgendo, trent’anni
dopo, anche altri tre “compagni”: Elisabetta Lecco, Paolo
Gaeta e proprio Diana Perrone.
“L’attentato alla casa dei Mattei
venne organizzato da sei persone. Gli altri tre sono liberi e
tranquilli da 32 anni”. Queste
le parole di Lollo al Corriere
della Sera, nel febbraio del
2005. “Il 17 o il 18 aprile, due
giorni dopo il Rogo, noi sei ci
chiudemmo in una stanza appartata della sezione di Potere
Operaio in via del Boschetto e
facemmo un giuramento, lo
chiamai ‘silenzio ideologico’,
era il linguaggio di quei tempi.
Nessuno di noi avrebbe aperto
bocca per trent’anni. Né sui
fatti, nè sui compagni coinvolti”.
Alle accuse, arrivate dopo decenni di omertà, nessuno ha
dato seguito, tantomeno la Procura della Repubblica di Roma.
Eppure, siccome “le parole
sono pietre”, come ricordava
Primo Levi, è bene riportare il
passaggio finale di quell’intervista ad uno dei responsabili –
accertati- del Rogo di Primavalle. “Noi non abbiamo incendiato la casa dei Mattei. Ci
sono troppe cose strane successe quella notte. Nessuno
fece scivolare la benzina sotto
la porta. L’innesco non si accese. E poi loro non vennero
colti nel sonno, ci stavano aspettando”. Allora, non si capisce
perché i Mattei avrebbero permesso che due dei loro figli
venissero arsi vivi davanti ai
loro occhi. “Non so cosa pensare. Ma non mi sto dichiarando
innocente. (…) E se mi avessero dato otto anni invece che
sedici, li avrei scontati senza
scappare. Avevo fiducia che le
indagini ricostruissero i fatti.
Invece ho dovuto farlo io, dopo
32 anni”. Non chiede scusa
alla famiglia Mattei, Achille
Lollo. Non ammette nessuna
colpa. E, ancora oggi, a distanza
di quarant’anni, per la morte
di Virgilio e Stefano, brutalmente uccisi a 22 e 8 anni,
nessuno ha mai pagato. Anche
se si sa chi sono stati i colpevoli.
“Io non perdono. Io non posso
perdonare”, ha detto Annamaria Mattei, la mamma dei due
fratelli morti il 16 Aprile del
‘73 a Primavalle. Sì, perché
non può esserci perdono, quando non è stata fatta giustizia.
6
Martedì 16 aprile 2013
Esteri
L’ex numero due di Hugo Chavez ha ottenuto il 50,6% dei consensi, contro il 49,1% del suo avversario
Venezuela, vittoria di Pirro per Maduro
Un distacco minimo tra i socialisti bolivariani e il centrodestra dei liberisti. Henrique Capriles,
leader dell’opposizione, grida subito ai brogli elettorali e chiede il riconteggio delle schede
di Federico Campoli
lla fine, il delfino del
defunto Hugo Chavez,
Nicolas Maduro, è riuscito ad ottenere la fiducia dei suoi cittadini.
Sull’onda dello slogan “Chavez
lo giuro il mio voto è per Maduro”,
l’ex vicepresidente venezuelano
era in corsa con la vittoria in pugno. Le aspettative non hanno
mentito.“Questo risultato significa
che Chavez vive e continua a
vincere le sue battaglie” ha detto
l’ex sindacalista ai suoi elettori.
Ma i risultati non sono stati così
esaltanti. 50,6% per il candidato
bolivariano, contro il 49,1% per
l’avversario del centrodestra liberista, Henrique Capriles. Un
distacco non tanto netto, tanto
che l’opposizione grida già ai
brogli elettorali e chiede un riconteggio delle schede. Di certo
non ci poteva aspettare che il
numero due della rivoluzione
bolivariana potesse essere popolare quanto il leader. Sarebbe
quasi un controsenso. Si stima
infatti che negli ultimi sei mesi,
cioè da quando Chavez si è ammalato, i socialisti abbiano perso
A
circa 700mila voti. Queste preferenze sarebbero trasmigrate
verso lidi più liberali, come quelli
capeggiati da Capriles. Un numero non indifferente ai fini delle
votazioni. Se si pensa che nel
2012, Chavez registrò una vittoria
schiacciante contro Capriles, si
capisce che questa volta Maduro
se l’è vista brutta. Allora, “El Presidente Comandante” conquistò
il Paese con il 54% dei voti, mentre il centrodestra ne ottenne
solo il 44%. Il Venezuela adesso
si ritrova, invece, spaccato a metà.
Ora la situazione si fa più tesa.
Dopo quindici anni di governo
socialista, il leader del centrodestra venezuelano sperava in
una rivincita sulla sinistra bolivariana. Invece, per l’ennesima
volta, Capriles si ritrova a gridare
allo scandalo e ai brogli. “Io non
faccio patti con l’illegittimità, con
quelli che considero illegittimi
e che hanno ottenuto un risultato
sulla base degli incidenti di oggi,
annunciati dalla Cne” ha dichiarato il capo dell’opposizione,
mostrando 3.200 schede, a sua
detta, irregolari. “Io non faccio
patti con né con le bugie, né
con la corruzione” dato che il
suo patto è stretto “con Dio e
con i venezuelani”. Poi ha aggiunto: “Io sono un democratico
convinto. Il popolo oggi si è
espresso e il risultato non riflette
la realtà del paese. Voglio che si
conosca la verità e faremo di
GRANDE CERIMONIA PER IL “GIORNO DEL SOLE”
Corea del Nord, feste e fregature
a Corea del Nord intimorisce
sempre di più. Ieri c’è stata la
cerimonia per il “Giorno del Sole”,
cioè il 101° compleanno del “Leader
eterno”, Kim Il-Sung, nonno dell’attuale
dittatore, Kim Jong-Un. Le poche immagini riportate dalla stampa nordcoreana fanno vedere folle oceaniche di
militari che, dopo la parata, si apprestano a depositare grandi corone di
fiori ai piedi delle statue dei leader del
paese. Kim ha compiuto la sua prima
uscita pubblica del mese di aprile, anNella foto la commemorazione dei “Grandi leader”
dando a visitare il mausoleo dei suoi
avi: il nonno e il padre. Intanto, Seul
continua a monitorare la situazione. Secondo le campo”. Shinzo Abe, il presidente del Paese del Sol
fonti militari della Corea del Sud, Pyongyang sarebbe Levante, ha elogiato il rinnovato impegno degli Usa
pronta al lancio di missili, anche se fin’ora nulla ha nell’area del Pacifico. “Hanno infuso coraggio in
destato particolare preoccupazione. A quanto pare, tutti noi” ha dichiarato il nazionalista nipponico.
grazie alle strutture satellitari, i militari sudcoreani Kerry inoltre ha chiesto a Pyongyang di tornare al
sono riusciti a tenere d’occhio si siti missilistici. tavolo dei sei per il dialogo, abbandonato nel 2009.
Durante il fine settimana, non sono state registrate Intanto, non si placano le polemiche per il video
particolari attività. “Nessun elemento è stato osser- compiuto dai giornalisti della Bbc in Corea del Nord.
vato” ha dichiarato il portavoce ministero della A quanto pare, un reporter, John Sweeney, accomDifesa di Seul, Kim Min- Seok., il quale ha però as- pagnato dalla moglie e da un collega, sarebbe
sicurato una costante e stretta vigilanza sulle riuscito ad infiltrarsi tra alcuni studenti universitari
prossime mosse di Pyongyang. L’attenzione rimane della London School of Economics, oltrepassando
alta riguardo alle intenzioni dei nordcoreani di così il confine nordcoreano. A quanto pare, l’università
eseguire un nuovo test balistico. La scorsa settimana, britannica non sarebbe stata informata della presenza
il regime ha dato il via a massicce operazioni di di un giornalista estraneo alla missione dei laureandi.
mobilitazione delle forze armate, tra cui il posizio- Ora, la Bbc possiede un documentario inedito
namento sulla costa orientale di due missili Musudan, intitolato “North Corea Uncovered” (Nord Corea
del raggio di circa 3-4mila km. In pratica, sarebbero senza censura). Ma la polemiche ha investito i
in grado di colpire senza problemi il Giappone o la reporter. “Ha usato gli studenti come scudi umani”
stessa capitale sudcoreana. Ieri, l’intelligence di ha commentato Alex Peters-Day, un rappresentante
Seul ha temuto che avvenisse il primo lancio balistico di alcune associazioni studentesche. “Avrebbe potuto
intercontinentale. Ma passata la mezzanotte gli mettere in pericolo i ragazzi che si trovavano lì per i
animi si sono rasserenati. “Gli Stati uniti restano soli motivi di studio” ha aggiunto Peter-Day. Le
aperti ai negoziati con la Corea del Nord, a patto autorità nordcoreane confermano che il giornalista,
che siano onesti sulla denuclearizzazione”. E’ quanto per infiltrarsi, avrebbe chiesto un visto indicandosi
dice il Segretario di Stato americano, John Kerry, come studente della London School of Economics.
dai banchi del Tokyo Institute of Technology (TiTech). Una grande beffa per il regime in massima allerta.
F.Ca.
Poi ha concluso dicendo che “la palla è nel loro
L
tutto perché sia così”. Alla fine
si è rivolto direttamente al neopresidente. “Signor Maduro, si
prima Lei era illegittimo, adesso
si è fatto carico di altre irregolarità. Lei sa che questo è un governo temporaneo, e farò tutto
ciò che è in mio potere, nel
nome della Costituzione e nel
nome del profondo amore per
il cambiamento in Venezuela”.
E conclude poi dicendo che “il
grande sconfitto è Maduro e il
suo governo”.
Il delfino di Chavez, intanto, è
d’accordo ad una verifica sulla
regolarità delle schede, ma è
contrario ad un eventuale riconteggio. Lo dice Julio Borges, de-
putato e dirigente di “Prima la
Giustizia”. Anche Jorge Rodriguez, responsabile della campagna elettorale per Maduro, si
è espresso sulla questione delle
irregolarità. “Ci aspettavamo
che Capriles non avrebbe riconosciuto la vittoria di Maduro”,
denunciando che già da sabato
(giorno prima dell’election day)
l’opposizione si era preparata a
gridare ai brogli, se i risultati
non fossero stati di loro gradimento. Intanto, in Plaza de Caracas, nella capitale, ieri si sono
svolti i festeggiamenti per la cerimonia per la proclamazione
della vittoria di Maduro. Il ministro della Comunicazione, Enri-
que Villegas, ha invitato via Twitter “tutti i simpatizzanti per accompagnare Maduro”, chiudendo con un “Viva Chavez!”. Ma il
delfino del defunto “Presidente
Comandante” ancora non si è
espresso con chiarezza in prima
persona. Non sono giunte infatti
dichiarazioni di smentita su eventuali brogli, né di orgoglio per
la vittoria conquistata. In effetti,
non c’è proprio molto da festeggiare. Sicuramente, Maduro
non possiede né il consenso,
né il carisma del suo predecessore. E le speranze che sia come
Chavez, dal punto di vista personale e politico, sono davvero
molto poche.
IRAN
Ahmadinejad: “Non
vogliamo l’atomica
eheran non ha bisogno
della bomba atomica. E'
quanto ha dichiarato
oggi il Presidente iraniano
Mahmoud Ahmadinejad, ribadendo la natura pacifica del
programma di sviluppo nucleare del suo Paese. In un
discorso all'Università del Benin, Ahmadinejad ha definito
l'energia nucleare un "dono
divino", capace di garantire
elettricità a prezzi accessibili:
"Accusano l'Iran, come tutte
le nazioni che cercano di trovare rapidamente una via di
uscita dall'attuale dominio".
"Noi non abbiamo bisogno della bomba atomica ha aggiunto - e inoltre, non sono le bombe atomiche
a minacciare il mondo, ma la morale e la cultura occidentale di perdita dei valori".
Arrivato ieri sera in Benin, il Presidente iraniano
partirà in giornata alla volta del vicino Niger, uno dei
principali produttori mondiali di uranio. L'Iran ha
bisogno di uranio per il suo programma nucleare e
il Niger ha di recente criticato il suo partenariato
storico "troppo squilibrato" con la Francia, ex potenza
T
coloniale, il cui gruppo Areva sfrutta da oltre 40
anni l'uranio estratto nel nord del Paese. L'uranio
estratto dal Niger viene trasferito nei porti del Benin
per essere esportato, ma il ministro degli Esteri del
Benin ha negato che la questione sia stata affrontata
con Ahmadinejad. Secondo le autorità locali, i
colloqui sono stati incentrati su agricoltura, istruzione
ed energia.
Dopo la visita in Niger, Ahmadinejad volerà in
Ghana, ultima tappa del suo viaggio in Africa.
7
Martedì 16 aprile 2013
Italia
DA ROMA
La trasmissione della Rai entra a gamba tesa nella campagna elettorale per Roma e il Pd esulta
La sinistra ora si attacca a Report
Milena Gabanelli, in corsa per il Quirinale, dedica una puntata alle inchieste su Mancini
Alemanno annuncia querele ma controbatte solo con un filmato monologo sul suo sito web
di Ugo Cataluddi
era molta attesa
per la puntata di
Report andata in
onda nella serata
di domenica in cui venivano
messi sotto la lente d’ingrandimento tutti gli scandali che
hanno coinvolto gli ultimi anni
di amministrazione comunale
capitolina e non solo, con
eventuali coinvolgimenti diretti
o indiretti dell’attuale sindaco,
Gianni Alemanno. Ebbene l’attesa è stata ripagata, quanto
meno per le polemiche e gli
strascichi che caratterizzeranno il dibattito (?) politico
da qui a venire fino al giorno
delle elezioni amministrative.
A tal proposito, fa riflettere
anche la tempistica di tale inchiesta, spiattellata in faccia
all’opinione pubblica (come
da ammissione della stessa
Gabanelli) a poco più di un
mese dalla chiamata alle urne
per decretare il nuovo primo
cittadino. Quello a cui abbiamo assistito è infatti una sequenza di fatti, alcuni già di
nostra conoscenza (tangenti
filobus), altri (forzatamente)
approfonditi. Ciò che è emer-
C’
so è un quadro a tratti inquietante, a tratti confusionario
di losche dinamiche che vedono come principale protagonista proprio quel Riccardo Mancini, ex Ad di Eur
Spa e uomo molto vicino ad
Alemanno. Ci sarebbe la longa manus di Mancini in un
po’ tutto. Oltre che per il corridoio della Laurentina, anche
per la quasi totalità degli appalti, soprattutto metro C. Ma
non solo, nel servizio-inchiesta si parla anche di “nuova
banda della Magliana” e delle
numerose consulenze del comune di Roma. Il vero manovratore, colui che “decideva
per tutti gli appalti” è sempre
lui: Riccardo Mancini.
La sinistra ovviamente non si
è lasciata sfuggire l’occasione,
ed è partito subito il tripudio
di tweet. Da Marino a Luigi
Nieri, da Marroni al petulante
e stucchevole Marco Miccoli,
che chiede addirittura al Pdl
“di non ricandidare Alemanno”. Una valanga di “cinguettii” dal quale non è stato esente nemmeno lo stesso Alemanno. Al popolare social network quest’ultimo ha infatti
affidato l’unica replica regi-
Giovedì il Tar si esprime sui ricorsi
Meno consiglieri e assessori:
modificato lo statuto regionale
strata finora. Il sindaco in due
righe ha annunciato che procederà per vie legali nei confronti di Milena Gabanelli.
Questo il suo commento: “Alla
Gabanelli solo una risposta:
querela per diffamazione e
risarcimento danni per le
menzogne contro Roma in
onda su Report”. Per carità
giustissimo avviare azioni le-
MAXI SEQUESTRO ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO
Sbarcano con due valigie piene
di stimolanti sessuali contraffatti
Denunciati due serbi. Secondo la Guardia di Finanza
i farmaci, provenienti dalla Cina, avrebbero potuto mettere
a rischio la salute di eventuali acquirenti
alla Cina con amore. Di quello
focoso, da sostenere tra le lenzuola
con una adeguata carica farmacologica. Peccato che si tratti pur sempre di commercio di medicinali, e che
sia quindi subordinato a precise regole,
che due corrieri delle “pillole del piacere” avevano bellamente trasgredito.
Così quindicimila compresse di “Cialis”
e mille flaconi di gocce “Spanish Fly”
contraffatti sono stati intercettati e sequestrati dai finanzieri del Comando
Provinciale di Roma all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. A finire
nella rete delle Fiamme Gialle del
Gruppo di Fiumicino e del personale
del Servizio di Vigilanza Antifrode dell'Agenzia delle Dogane sono stati due
passeggeri serbi, provenienti da Pechino via Istanbul, fermati agli arrivi internazionali con due grosse valigie colme di
confezioni di farmaci stimolanti.
Alle prime domande, i due hanno motivato
l'arrivo in Italia con il loro lavoro di informatori
scientifici ma non hanno esibito documentazione idonea sulla provenienza dei medicinali,
verosimilmente di origine cinese. Sono in
corso i primi accertamenti, eseguiti dagli
specialisti del laboratorio centrale dell'Agenzia delle Dogane sui prodotti, per verificarne
il grado di pericolosità.
La perfetta imitazione dei medicinali, informa
in una nota la Guardia di Finanza, avrebbe
on si è potuto modificare prima
delle elezioni, ma lo si è fatto
dopo. Si tratta dello Statuto regionale, che viene rivisto alla luce
delle prescrizioni giunte (non senza
creare quello che i lettori de Il
Giornale d'Italia ricorderanno come
pasticciaccio al Viminale), dal ministero degli Interni lo scorso novembre. Va d’altronde ricordato
che, giovedì prossimo, il Tar sarà
chiamato a esprimersi in merito
al ricorso presentato da Verdi e
Radicali, con cui di fatto si rischia
l'annullamento delle elezioni, proprio perché non vi erano stati i
tempi necessari a modificare lo
statuto, a causa dello scioglimento
anticipato del consiglio susseguente alle dimissioni di Renata
Polverini per le note vicissitudini
del gruppo consiliare del Pdl.
Fatto sta che ieri mattina il Consiglio
Regionale ha dato la luce verde al
taglio da 70 a 50 consiglieri. Nel
dettaglio, gli eletti nelle circoscrizioni passano da 56 a 40 e gli
eletti nel cosiddetto listino da 14
a 10. Il provvedimento è stato votato dall’assemblea all’unanimità.
Analogo provvedimento è stati
N
D
gali perché il danno politico
di quest’attacco scriteriato e
violento è enorme, ma se il
sindaco non vuole rimanere
totalmente affossato da quello
che lui stesso definisce “fango” è bene che risponda punto per punto alle accuse che
da troppo tempo da una certa
parte politica, vengono mosse
contro di lui. Perché si sa, una
completa riabilitazione giuridica e quindi sociale, bisognerebbe attendere anni prima di ottenerla (vedi anche
caso Storace) mentre le comunali sono alle porte e le
operazioni di sciacallaggio
sono già iniziate da tempo.
Ieri, nel tardo pomeriggio, il
sindaco ha pubblicato un video sul suo sito internet in
cui prova a controbattere. Ma
dovrà utilizzare armi più efficaci per cercare di rendere
capillare il messaggio. Ci riuscirà?
inoltre adottato anche peri numeri
della giunta, con 46 voti favorevoli
e uno contrario. Per effetto di
questa decisione, gli assessori
passano da 16 a 10. “La Giunta
regionale si compone oltre che
del Presidente della Regione, di
dieci componenti. Il presidente
nomina un Vicepresidente tra i
componenti della Giunta, e la composizione è tale da assicurare
l’equilibrio presenza dei due sessi
e comunque tale che il numero
degli assessori appartenenti allo
stesso sesso non sia superiore a
due terzi, con arrotondamento all’unità inferiore”, si legge in una
nota della Regione che ne chiarisce
il contenuto. Il provvedimento andrà rivotato dall'assemblea tra due
mesi, con la maggioranza assoluta,
perché diventi efficace a tutti gli
effetti.
La seduta di ieri ha fatto registrare
inoltre una protesta di consiglieri
e militanti grillini, presentatisi al
consiglio regionale con vasetti di
marmellata, così lamentando “la
spartizione di potere tra Pd e Pdl”
e l’assenza di loro rappresentanti
nell’ufficio di presidenza. R.V.
ALLA CENTRALE MONTEMARTINI APRE I BATTENTI: “OLTRE VERITÀ E GIUSTIZIA”
Una mostra per ricordare
il rogo di Primavalle
“
potuto trarre in inganno qualsiasi persona,
nonché mettere seriamente a rischio la salute
dei consumatori, trattandosi di composizioni
contenenti sostanze pericolose, spesso realizzate senza il minimo rispetto delle norme
igieniche. Le compresse e i flaconi di gocce
sequestrati, che sarebbero stati immessi clandestinamente in commercio, specie con la
rete internet, avrebbero fruttato oltre 200mila
euro. I due sono stati denunciati alla Procura
della Repubblica di Civitavecchia per importazione di prodotti con marchi contraffatti
e reati contro la salute pubblica.
Valter Brogino
Questa volta vorrei che il ricordo dei
miei fratelli non fosse solo una liturgia.
Quest’anno mi piacerebbe fosse diverso”. Queste le parole di Giampaolo Mattei.
Sono passati quarant’anni dal rogo di Primavalle, nel quale morirono, arsi vivi, i suoi
fratelli Virgilio e Stefano, di 22 e 8 anni. “È
passato tanto tempo, ma noi ancora speriamo.
Non sappiamo nemmeno più in cosa. Ma
vorremmo comunque che il domani fosse
un giorno migliore”. Giampaolo ha la voce
di chi ha vissuto sulla sua pelle una tragedia,
ma anche di chi di tutto il dolore provato, ha
fatto una forza. Il 17 aprile, infatti, verrà inaugurata alla Centrale Montemartini una mostra
fotografico-documentaristica dal titolo evocativo: “Oltre verità e giustizia. Anni di piombo: a quarant’anni dalla strage di Primavalle”.
Sarà un evento importante. Non proprio una
rievocazione, più un momento d’incontro,
per mettere l’odio da una parte. “Interver-
ranno il sindaco Alemanno, l’ex sindaco Walter Veltroni e Nicola Rao”. La mostra aprirà i
battenti domani e continuerà fino al 12 Maggio.
Da sempre, Giampaolo Mattei è impegnato
per far conoscere la verità sulla tragedia
della sua famiglia. “ Ho chiesto tante volte
di andare a parlare nelle scuole. Ma ogni
volta ho dovuto pregare l’assessore di turno”.
Il problema, anzi, la vergona, è che alla vicenda dei fratelli Mattei, ancora oggi, si vuol
dare il colore di una parte politica. Non
esiste il concetto della memoria condivisa.
Forse non si vuole proprio avere memoria.
Eppure, ricordare ciò che avvenne la notte
fra il 15 ed il 16 aprile del ’73 in via Bibbiena
n.6 è un imperativo categorico. Per tutti.
Perché ricordare è l’unico mezzo per impedire che queste atrocità accadano nuovamente.
Micol Paglia
8
Martedì 16 aprile 2013
Italia
DAL CENTRO E DAL NORD
Non si arresta l’ondata dei suicidi legati alle difficoltà economiche
Crisi: quattro vittime nel week-end
Il dramma della disoccupazione dietro alla morte di una 55enne
e di un 38enne. I debiti invece la causa di altre due tragedie
di Barbara Fruch
L
e croci continuano
ad aumentare nel cimitero della Grande
Crisi. Quattro le vittime di questo fine
settimana.
Un imprenditore di 65 anni, Andrea Mancini, è stato trovato
morto ieri mattina nella sua
azienda a Santa Croce sull’Arno
(Pisa). L’uomo, titolare di
un’azienda di prodotti chimici
per il settore conciario, si è
tolto la vita durante la notte tra
domenica e lunedì. A trovarlo
sono stati alcuni dipendenti
dell’azienda. Dietro alla tragedia
la matrice economica: l’uomo
infatti ha lasciato un biglietto in
cui spiega chiaramente che le
ragioni del suo gesto sono da
imputare alle difficoltà economiche della sua ditta. Sul posto
sono intervenuti i carabinieri;
la salma è stata restituita alla
famiglia per il funerale.
La crisi ha colpito anche una
55enne del bolognese, il cui
corpo è stato provato domenica
mattina senza vita in mare. La
donna, D.C., separata, disoccupata, era scomparsa da casa
venerdì dopo aver detto all’anziana madre di essere diretta
ad una festa. In realtà, aveva
preso la sua Smart dirigendosi
al porto di Vallugola, tra Pesaro
e Gabicce mare, dove era solita
andare durante il suo matrimonio. Come spiega “Il Resto
del Carlino” i carabinieri sono
riusciti sabato pomeriggio a
rintracciare l’auto parcheggiata
vicino al molo grazie al cellulare
della 55enne, lasciato in auto.
Arrivati sul posto, i militari hanno
trovato sul molo anche una bottiglia di liquore e dei medicinali
mentre nel sedile della vettura
c’erano delle lettere con le quali
la donna spiegava di volerla
fare finita per la mancanza di
lavoro. Lei infatti era stata licenziata un anno fa dal suo la-
voro di contabile in un’azienda
del bolognese. Non solo: nello
scritto la stessa ha motivato anche la scelta del luogo: ha voluto
morire nel punto dove aveva
vissuto i suoi bei momenti di
gioia insieme al marito. Sono
stati poi i sub della capitaneria
di porto domenica mattina a
ritrovare il corpo. La salma è
stata rimossa e portata all’obitorio di Pesaro a disposizione
dell’autorità giudiziaria. È stato
il dramma della disoccupazione
ad uccide anche all’Isola del
Liri, nel Frusinate, dove sabato
pomeriggio è stato trovato impiccato un uomo di trentotto
anni, disoccupato da tre mesi
con moglie e figlio di pochi
mesi a carico. Le ragioni del
suicidio, anche in questo caso,
sono state spiegate in un biglietto. Sul posto sono intervenuti
i Carabinieri della Compagnia
di Sora.
C’è invece un debito con il
fisco di decine di migliaia di
euro dietro la morte di un grossista di ortofrutta 62enne di Torino, L.M., che si è invece ucciso
sparandosi un colpo di fucile
alla gola. La convivente, che
era in casa con lui, ha raccontato
alla polizia che l'uomo aveva
manifestato da tempo il pro-
posito di togliersi la vita perché
sommerso dai debiti e non sapeva più come proseguire nella
sua attività lavorativa. Dopo avere minacciato nuovamente di
uccidersi, sabato l’uomo ha pulito l’arma regolarmente registrata, si è steso sul letto e si è
RAVENNA
MILANO
Accoltellata
per difendere
la madre
a cercato di difendere la
madre che era stata aggredita da tre donne, per questo
una 15enne è stata ferita con
due coltellate da una di loro,
peruviana di 32 anni. È successo alla fermata Corvetto a
Milano, la giovane, raggiunta
da un fendente alla tempia e
uno che dal mento è arrivato
fino al seno, è stata medicata
con una decina di punti e ha
ricevuto 12 giorni di prognosi.
L’episodio è avvenuto intorno
alle 22:30 di domenica sera a
bordo di un vagone della metropolitana dove, come racconta
Milano Today, una donna di
40 anni stava viaggiando insieme con i due figli, entrambi
minorenni. Secondo quanto riferito dalla donna, tre passeggere latinoamericane hanno
iniziato ad insultare lei e i figli
senza alcun motivo. La donna
avrebbe fatto finta di nulla ma
scendendo insieme alla fermata
di Corvetto, di fronte alla loro
insistenza ha chiesto spiegazioni e per tutta risposta è stata
prima spintonata e schiaffeggiata dalle tre, raggiunte da un
uomo. La 15enne ha afferrato
per i capelli la 32enne peruviana
(pregiudicata) che però è riuscita a divincolarsi con gli
amici. Mamma e figli si sono
allontanati ma sono stati raggiunti dalla peruviana che ha
sorpreso la 15enne ferendola
con un coltello e poi è fuggita.
Sul posto sono intervenuti il
118 e la polizia che ha individuato e fermato la donna che
è stata indagata in stato di libertà per lesioni aggravate.
sparato Il suicidio si è consumato a poche ore dal grido
dall'allarme lanciato da Confindustria proprio a Torino. “Diceva che non ce la faceva più,
che voleva farla finita”, ha raccontato la compagna alla polizia,
intervenuta sul posto.
Eurosky Tower.
L’investimento più solido è puntare in alto.
H
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso
funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli
aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in
affitto per manager e dirigenti.
Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione,
altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti
al numero 800 087 087.
RE AWARDS
Premio Speciale
Smart Green Building
UFFICIO VENDITE
Roma EUR
Viale Oceano Pacifico
(ang. viale Avignone)
Numero Verde 800 087 087
www.euroskyroma.it
Creditore si dà fuoco
fuori la ditta
azienda gli doveva dei
soldi per questo si è dato
fuoco proprio davanti allo
stabile della ditta. La vittima
è un imprenditore 43enne
di nazionalità cinese, che
ieri mattina attorno alle 9.40
si è recato alla “Germano
Zama” in via degli Olmi a
Faenza, in provincia di Ravenna, per poi darsi alle
fiamme. L’uomo, che è un
terzista e che vanta crediti
proprio nei confronti dell’azienda faentina in crisi,
si occupa di commercio all’ingrosso di abbigliamento
ed è residente a Savignano
sul Rubicone (Forlì-Cesena).
Ad accorgersi di ciò che
stava succedendo e lanciare
l’allarme è stato il responsabile dell’azienda, sul posto
sono intervenuti il 118 e la
Polizia. Il cinese ha riportato
gravi ustioni: al momento
si trova in prognosi riservata
nel reparto di rianimazione
dell’Ospedale Bufalini di Cesena dove è stato trasportato
d’urgenza con l’elisoccorso.
Secondo le prime ricostruzioni il 43enne avrebbe avuto
un colloquio con uno dei
responsabili della “Germano
Zama”, probabilmente per
discutere del lavoro che aveva prestato all’azienda e che
non gli era ancora stato pagato. Uscendo dalla ditta,
nel cortile si sarebbe cosparso il capo di benzina e
poi si sarebbe dato fuoco.
La crisi continua così a fare
registrate gesti eclatanti, ora
oltre agli italiani anche gli
stranieri si fanno sentire.
Carlotta Bravo
L’
9
Martedì 16 aprile 2013
Italia
DAL NORD E DAL CENTRO
Friuli Venezia Giulia Piemonte
Elezioni
Pedofilia
Continuano gli appuntamenti dei candidati
“Famiglia, sociale e lavoro
le priorità del partito”
Tripla sfida da vincere tra regionali
provinciali e amministrative a Udine
di Barbara Fruch
l Friuli Venezia Giulia è
chiamato al voto per le
elezioni regionali, provinciali e amministrative. A
meno di una settimana dall’apertura dei seggi continuano gli appuntamenti de
La Destra. Dopo il tour del
segretario nazionale ora
sono i candidati a far sentire
la loro voce e a spiegare
perché è necessario sostenere una coalizione di Centrodestra ma anche l’importanza di rilanciare La Destra
che per la prima volta, alle
provinciali, si presenta sotto
un unico simbolo insieme a
Fratelli D’Italia. A ricordare
le priorità del partito di Storace sono il segretario provinciale Valerio Toneatto, il
segretario regionale Ernesto
Pezzetta e il consigliere regionale uscente Franco Baritussio. “L’apporto de La
Destra nella coalizione è necessario per tenere alta la
guardia sulle politiche sociali
e della famiglia. Inoltre, in
questo periodo in particolare di crisi per il paese il
nostro partito si muoverà
per difendere a oltranza il
‘lavoro’, ponendo al centro
la piccole e medie imprese
I
(che insieme rappresentano
la più grande azienda), intervenendo con una attenta
politica degli ammortizzatori
quando il lavoro viene a
mancare. Infine anche per
dar più forza alle politiche
della casa. Nel Lazio infatti
La Destra ha dato vita al
mutuo sociale, perché giovani coppie, famiglie meno
abbienti o cadute in difficoltà, possano anch’esse essere messe nelle condizioni
di realizzare una casa propria” spiegano i candidati.
Tanti i passi da fare in particolare in Regione, dove è
necessaria una “sburocratizzazione e l’abbattimento
dei ‘differenziali’ sulle aree
di confine: fermare la fuga
di aziende e persone verso
la Carinzia o all’est; riaprire
urgentemente con lo Stato
il confronto sulla fiscalità di
vantaggio e di sviluppo per
le zone montane e di confine” aggiunge Baritussio.
Oggi i candidati del partito
saranno impegnati in vari
appuntamenti: in particolare
il consigliere regionale
uscente sarà presente alle
11.30 a Codroipo presso il
Mercato, a Luincis (Ovaro)
e a Colza (Enemonzo) al ristorante “Alla Pagoda”.
Abusi sessuali su minori
Arrestato prete di Omegna
Don Marco Rasia avrebbe commesso almeno sei violenze
quando era in servizio nella parrocchia di Castelletto Ticino
o scandalo pedofili
ha investito la Diocesi
di Novara. A finire in
manette è stato Don
Marco Rasia, un sacerdote della parrocchia di
Omegna (Verbania), in Piemonte. Secondo la Procura di
Novara, il parroco, di 44 anni,
avrebbe commesso le violenze sessuali quando prestava
servizio nella parrocchia di
Castelletto Ticino. Il provvedimento, di natura cautelare,
è stato eseguito dalla squadra
mobile di Novara, all’alba di
sabato mattina, ma è stato reso
noto soltanto domenica, dopo
la diffusione di un comunicato
della Diocesi di Novara, in cui
si esprime “sorpresa, sgomento e tristezza”. “In attesa
degli sviluppi della vicenda,
garantiamo la massima trasparenza nei confronti della
comunità civile ed ecclesiale”,
hanno aggiunto. L’ente ecclesiastico ha anche ricordato
come, poco tempo fa, Don
Marco Rasia aveva chiesto un
periodo di allontanamento dalle funzioni pastorali svolte, per
alcuni “motivi familiari”. “Aveva parlato di elementi per i
quali non era possibile prevedere i successivi sviluppi”,
L
si precisa nella nota della stessa diocesi, retta dal vescovo
Franco Giulio Brambilla. Ordinato sacerdote nel 1997, don
Marco Rasia era stato sacerdote a Castelletto Ticino sino
al 2009, prima di diventare
coadiutore dell’oratorio della
parrocchia a Omegna. E proprio a questo periodo di 12
anni, secondo quanto si è appreso, risalgono le accuse di
pedofilia che hanno portato
la procura guidata da Francesco Saluzzo a chiedere la custodia cautelare per il giovane
prete. I fatti contestati partono
infatti dagli inizi del 2000 e
qualcuno è addirittura prescritto. Sono stati denunciati
da alcuni giovani che frequentavano l’oratorio di Castelletto
Ticino e si parla di almeno
sei vittime, tutte adolescenti:
testimonianze raccolte dagli
uomini della squadra mobile
di Novara. Le indagini della
Procura di Novara devono comunque accertare se i comportamenti di cui il sacerdote
deve ora rispondere si siano
ripetuti anche ad Omegna. Ed
è proprio questo, insieme alla
delicatezza della vicenda, uno
dei motivi per cui investigatori
e magistrati non hanno voluto
Ieri, l’ex malvivente ha lasciato il carcere di Opera,
oggi uscirà anche il suo libro: “Il male ero io”
orna libero. Pietro Maso, dopo aver scontato
22 anni di pena per l’omicidio dei genitori è
uscito, ieri mattina, dal carcere di Opera a
bordo di un suv bianco. Sono venute a prenderlo
le due sorelle, Laura e Nadia, e lo hanno portato
via. Maso, dunque, è un uomo libero. Dalla pena
forse, ma non dai rimorsi. Quell’atroce delitto,
infatti, sconvolse l’opinione pubblica e non solo.
Il 17 aprile del 1991, Maso, con l’aiuto di tre
amici, massacrò suo padre, Antonio (56 anni), e
sua madre, Rosa Tessari (48 anni), a Montecchia
di Corsara (Verona), colpendoli ripetutamente con
un tubo di ferro e con altri corpi contundenti.
Tutto questo per intascare la sua eredità. Tutto
questo, per i “piccioli”. Simbolo di una generazione
senza valori, Maso, reo confesso, viene condannato
a 30 anni di carcere. Grazie a 3 anni di indulto e
1800 giorni di liberazione anticipata, l’ex malvivente,
ieri, è uscito dal carcere. Definitivamente. Nel
2008, però, ha ottenuto - non senza una pioggia
di critiche e proteste - la semi libertà e un lavoro
e si è sposato con quella che oggi è la sua attuale
moglie, Stefania Occhipinti. Come se non bastasse,
proprio questa mattina, inoltre, uscirà anche il
suo libro, “Il male ero io”. In cui Maso racconta
di quell’atroce eccidio in cui persero la vita i suoi
T
genitori. “Sono in piedi accanto ai loro corpi.
Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle
vene, nelle ossa, nel cervello”. Questo, il racconto
dell’assassinio: “Vado in bagno. Devo lavarmi.
Apro a manetta l’acqua calda, tengo la testa bassa.
Fisso le macchie sul dorso delle mani. E’ sangue.
E’ il sangue di mio padre. E’ il sangue di mia
madre. Ci è schizzato sopra, sulle dita”.
Maso non racconta “solo” la storia del duplice
delitto dei suoi genitori, ma anche del carcere,
della sofferenza e, poco alla volta, della sua redenzione e del suo avvicinamento alla fede grazie
all’incontro con Don Guido Todeschini. “Per la
prima volta - conclude - non sono solo un mostro.
Io che sono stato schiavo tutta la vita di cose
inutili, soldi, donne, gioco, discoteche, non voglio
più essere prigioniero di nulla”.
Un libro atroce, che porterà nelle casse di Maso
molti soldi e, perché no, tanta pubblicità. Per
aver commesso un delitto orribile, dove hanno
perso la vita due “povere” persone, suo padre e
suo madre. Tutto questo, non può e non deve
essere tollerato. Il giudice del Tribunale di Sorveglianza, Roberta Cossia, ha ricordato che Maso
oggi “è un cittadino come gli altri”. Giusto o sbagliato che sia, è quello che dice la legge.
rivelare più precisi particolari
dell'inchiesta, che è stata condotta per mesi nell'ombra.
Fino all’arresto, appunto, che
ha suscitato molto scalpore,
oltre che nella diocesi anche
nella comunità. Nella nota di-
ramata, la comunità della Chiesa ha comunque spiegato di
“avere profonda fiducia nell’operato della Magistratura
inquirente e di attendere gli
sviluppi della vicenda”.
Carlotta Bravo
GROSSETO: L’UDIENZA PRELIMINARE
IL 17 APRILE DEL 1991 MASSACRÒ IL PADRE E LA MADRE PER EREDITARE
Pietro Maso è libero:
aveva ucciso i genitori
Don Marco Rasia
Concordia: il Comune del Giglio
chiede “almeno 80 milioni di euro”
l Comune del Giglio chiede “almeno 80 milioni di euro” mentre
i legali delle vittime “si accontenterebbero” del sequestro di una
nave o di quote azionarie della Cosata Crociere. Sono queste le richieste che hanno “tenuto banco”
ieri all’udienza preliminare per il
processo sul naufragio della Costa
Concordia avvenuto il 13 gennaio
2012. In aula anche il comandante
della nave, Francesco Schettino,
imputato numero uno per la strage,
che ha raggiunto il Teatro Moderno
di Grosseto, accompagnato dai suoi
legali. “Abbiamo depositato in Procura - spiega l’avvocato Massimiliano Gabrieli, che fa parte di un
pool di 30 studi legali che rappresentano un centinaio di passeggeri
che erano a bordo della Concordia
la notte del naufragio all’Isola del
Giglio - una richiesta di estensione
delle indagini nei confronti di Costa
perché il patteggiamento non ha
chiuso la vicenda. Abbiamo chiesto
un milione di risarcimento danni
per ciascun passeggero e chiederemo il sequestro di una nave o di
quote azionarie”. Tra le richieste
spunta anche l’amministrazione del-
I
l’Isola del Giglio che, “nell’interesse
dei cittadini, formalizza la costituzione del danno civile che al momento è stato quantificato nella
cifra di 80 milioni di euro”, spiega
l’avvocato Alessandro Maria Lecci,
legale dell’Isola insieme allo Studio
Pavia-Ansaldo. Anche la Costa Crociere ha chiesto di essere ammessa
come parte civile al processo sul
naufragio. Lo ha ripetuto l’avvocato
Marco De Luca, sottolineando che
“noi abbiamo subito un enorme
danno per la perdita della nave e
chiederemo di essere parte civile
nel processo”. Intanto, il Codacons
e l’Associazione Utenti del Trasporto
Aereo Marittimo e Ferroviario hanno
chiesto di costituirsi parte civile
nel processo proprio per aver diritto
“al risarcimento di tutti i danni che
i due enti hanno direttamente subito
a causa delle condotte tenute sia
dagli imputati sia dalla Costa Crociere e dal Gruppo Carnival”.
L’udienza preliminare della Costa
Concordia è stata aggiornata a domani, mercoledì 17 aprile alle 9.30,
per consentire di lavorare sulle richieste di costituzione di parte
civile presentate.
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Direttore editoriale
Guido Paglia
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Marketing e Pubblicità
Daniele Belli
Progetto grafico e impaginazione
Raffaele Di Cintio
Nicola Stefani
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità su
Il Giornale d’Italia rivolgiti a
Eco Comunicazione e Marketing
via di San Bartolomeo 9
Grottaferrata (Rm)
Cell. 347 6927261
06 94546475
10
Martedì 16 aprile 2013
Castellana
Bari
La Tragedia
La favola
Italia
Taranto
Il giallo
Ragazza 24enne muore
travolta da un treno
Minaccia il suicidio
Salvato da Equitalia
Un’amica ha tentato di salvarla
ma ormai era troppo tardi
Strozzato dai debiti l’imprenditore scrive una lettera
un dipendente dell’Agenzia la legge e gli dà una mano
ragedia alla stazione di
Castellana Grotte delle
Ferrovie Sud Est, nel Barese. Una giovane di 24 anni,
Roberta Cometa, è morta, studentessa universitaria, travolta
da un treno partito da Martina
Franca e diretto a Bari su cui
stava tentando di salire. È successo ieri mattina attorno alle
7.30, nel piazzale della stazione
affollato di pendolari. Secondo
una prima ricostruzione la giovane, in compagnia di un'amica,
avrebbe cercato di salire sul
treno proprio nel momento in
cui le porte si stavano chiudendo. È però scivolata in
modo accidentale sui binari finendo sotto il treno. Inutili i
tentativi di soccorrerla: le ferite
riportate erano troppo gravi.
trozzato dalle tasse aveva
annunciato il suicidio, e
lo aveva fatto con una lettera. A salvargli la vita è
stato un responsabile di
Equitalia che ha bussato alla sua
porta per dargli aiuto. Un incubo
che ora potrebbe aver fine, quello
che ha vissuto un piccolo imprenditore edile che vive a Bari e che
viene raccontato da “La Gazzetta
del Mezzogiorno”. Lui qualche
giorno fa era tornato a casa a
aveva trovato nella buca delle lettere l’ennesima raccomandata delle poste: un avviso di Equitalia.
Nei giorni precedenti ne ha ricevute altre, di lettere del genere,
multe, bollette, sanzioni, avvisi, ingiunzioni. L’uomo medita per un
attimo di buttarsi sotto una macchina. Rimane perfino a guardarle,
La giovane è caduta sui binari
T
TARANTO
L'amica, che ha assistito alla
scena, ha battuto i pugni sulla
carrozzeria di una vettura perché dall’interno, venisse azionato il freno di emergenza. Ciò
in effetti è avvenuto, ma troppo
tardi: il treno aveva già tranciato
gli arti inferiori della ragazza,
non lasciandole scampo. Roberta, per le emorragie subite
a causa delle amputazioni, è
morta in pochi minuti. Sul posto
sono intervenuti anche personale del servizio di emergenza
sanitaria 118 e vigili del fuoco.
L’esatta dinamica dell'incidente
è comunque al vaglio di carabinieri e agenti della Polizia
ferroviaria, che stanno hanno
ascoltato i numerosi testimoni
presenti in stazione e sul treno.
Barbara Fruch
S
DAL SUD
davanti casa, sul portone, le automobili in movimento. Poi torna a
casa e scrive una lunga lettera
alla Gazzetta del Mezzogiorno.
“Diversi mesi fa – scrive l’imprenditore edile – ho ricevuto 11 raccomandate tutte in una volta. Un
rollino di posta che non finiva mai,
tenete conto che un rollino di una
raccomandata misura 30-35 centimetri, ho ricevuto un rollino di
tre metri e mezzo. Equitalia, Agenzia delle Entrate, Inps, tasse, cartelle, sanzioni, ingiunzioni. Negli
ultimi 5,6,7 anni non riesco più a
pagare tutto, non ce la faccio, non
è possibile, e così si sono accumulate spese su spese, interessi
su interessi, aggio su aggio, more
su more, sanzioni su sanzioni. Ci
sono errori da parte di Equitalia?
Come si fa a saperlo? Bisogne-
rebbe andare da un tributarista.
E poi questo mica ti fa il servizio
gratis. Nel frattempo chissà, da
10mila euro diventano 100mila e
poi 200mila. Sto provando alcune
strade ma il debito è altissimo e
non ce la farò”. Alla fine, conclude
l’uomo (che racconta anche dell’acquisto del mutuo da pagare)
“penso solo a suicidarmi”. A leggere la lettera sul quotidiano è
stato anche Mimmo Brigida, responsabile dell’ufficio Relazioni
con i contribuenti della direzione
regionale di Equitalia che si mette
in contatto con l’uomo per spiegargli che non esiste un problema
che non abbia soluzione, lo invita
in ufficio e gli spalanca la porta
della speranza. Lieto fine o meno,
almeno in Italia c’è ancora qualcuno che sa cos’è l’umanità. B.F.
Processo Scazzi:
attesa la sentenza
entro venerdì
I giudici si sono riuniti
in camera di consiglio
I giudici della Corte d’Assise di
Taranto (presidente Cesarina
Trunfio, a latere Fulvia Misserini
più i sei giudici popolari) si sono
ritirati in camera di consiglio per
la sentenza del processo
sull’uccisione di Sarah Scazzi, la
15enne di Avetrana strangolata e
gettata in un pozzo il 26 agosto
2010. L'accusa ha chiesto la
condanna all'ergastolo per
Sabrina Misseri e Cosima
Serrano, madre e figlia,
ritenendole responsabili
dell'uccisione di Sarah, e nove
anni invece per Michele Misseri,
padre di Sabrina, che risponde
invece di occultamento di
cadavere. Il processo è
cominciato il 10 gennaio 2012
ed è durato 52 udienze. La
sentenza, prevista non prima di
due-tre giorni, potrebbe però
anche riservare delle sorprese, e
assolvere o mitigare la pena per
le due donne imputate,
accogliendo invece le ultime
versioni di Misseri, che continua
a dichiarare di essere l'unico
assassino.
MESSINA
Il referendum
sull’Ilva? Un flop
Bimba di due anni
ritrovata dopo una
notte nei boschi
ontani, lontanissimi dal quorum. I partecipanti al referendum sul futuro del polo industriale di Taranto non si sono
neanche avvicinati dal requisito
minimo di adesione richiesto. I
dati finali del referendum pro o
contro la chiusura totale o parziale dell'Ilva di Taranto sono
impietosi: per il primo quesito,
quello relativo alla chiusura totale,
ha votato il 19,52 per cento, al
secondo, invece, quello relativo
alla dismissione della sola area
a caldo, il 19,51 per cento. Alle
urne si sono recati in 33.774
per il primo quesito e in 33.796
per il secondo. Il quorum non
è' stato raggiunto e quindi il referendum non è valido: a fronte
di 173.061 elettori, tra uomini e
donne, era infatti richiesto il 50
per cento più uno, ovvero un'affluenza di 86.351, dato che non
è stato raggiunto. A fornire il
bilancio finale è stato l'ufficio
elettorale del Comune di Taranto.
Dallo spoglio delle schede è
emerso un risultato a netto favore
della chiusura, in particolare di
quella parziale. Per il primo quesito i sì hanno raggiunto
l'81,29%, i no il 17,25%. Per il
secondo i sì hanno riportato il
92,62%, i no il 5,30%. Per il
voto nei quartieri, Paolo VI ha
registrato il dato più basso di
affluenza, cioè 9,97, i Tamburi,
il rione più vicino all'Ilva, 14,47.
Il dato in tal senso più curioso:
il più alto per partecipazione è
stato Montegranaro-Salinella, semiperiferia di Taranto, con un
23,38 percento. Si trova esattamente dall'altra parte della città
rispetto all’impianto siderurgico.
Gustavo Lidis
a vagato per una notte
intera per i pascoli dei
Nebrodi, a mille metri di
altezza ed a pochi chilometri
da Mistretta. L’hanno ritrovata
di prima mattina, dopo una
straordinaria mobilitazione delle
forze dell’ordine e dei cittadini,
a quattro chilometri dal luogo
dove era stata vista per l’ultima
volta ieri pomeriggio: aveva
qualche graffio ed era molto
infreddolita ma stava bene, era
tutta sporca della fuliggine di
un recente incendio e chiamava
la mamma. È l’avventura, per
fortuna finita bene, della piccola
Noemi. Gli inquirenti scartano
la possibilità di un rapimento:
la piccola si sarebbe solo smarrita, spiegano i carabinieri: anche
perché, se fosse stata rapita
Noemi sarebbe stata tenuta al
chiuso e non all’addiaccio come
invece ha passato la notte. La
bimba, che ha 23 mesi, domenica si trovava con i genitori
per una scampagnata, non lontano dal paese. Ma verso le 17
il fratellino di 4 anni, con cui
Noemi aveva giocato fino a
poco prima, non l’ ha più vista
ed ha dato l’allarme ai genitori,
intenti, a qualche metro di distanza, a raccogliere verdura.
Immediatamente sono partite
le ricerche. Il ritrovamento intorno alle 8.30 di ieri mattina, a
circa quattro chilometri dal luogo
della sparizione. Lo zio era sul
posto insieme ad alcuni amici
ed ha sentito la voce della
piccola chiamare la mamma.
Noemi era sporca di fuliggine,
a causa di un recente incendio
che ha interessato la zona, ma
era illesa.
L
H
Fotografia
11
Martedì 16 aprile 2013
L’arte incontra le carceri italiane: a Lucca un’interessante iniziativa legata alla fotografia
Lo scatto per un’“Ora d’aria”
Fino alla fine di giugno i detenuti saranno chiamati a far parte di questo progetto di inclusione sociale
di Francesca Ceccarelli
oinvolgere i detenuti
in attività ricreative:
questa l'idea alla
base di "Ora d'Aria",
innovativo progetto
sostenuto da Provincia e Fondazione Cassa di Riparmio
di Lucca che si svolgerà all’interno del carcere di
s.Giorgio. Due parti, teoria
e pratica, che si susseguiranno nel corso dei mesi. A
presentare il progetto Federica Maineri, assessore
provinciale al sociale, Fran-
C
cesco Ruello, direttore del
carcere lucchese, Marcello
Petrozziello responsabile comunicazione della Fondazione Cassa di Risparmio di
Lucca, Nicola Gnesi, fotografo versiliese e Adriano
Paoli rappresentante del comitato di S. Francesco. Fino
a giugno i detenuti apprenderanno le tecniche fotografiche per poi passare alla
pratica. Infatti sono chiamati
loro stessi a scattare immagini all'interno della struttura,
immortalando i momenti di
vita carceraria. Soggetti dei
fotografi anche i corsi settimanali di cucina, teatro, pittura e scrittura creativa. In
tutto una ventina i partecipanti con grande soddisfazione del direttore Ruello
che spera di soddisfare tutte
le richieste possibili. "L'annuncio di questa iniziativa,
unica nel suo genere,- dichiara Ruello- ha riscosso
molto successo".” Il progetto
permetterà di rappresentare
il carcere da un punto di
vista alternativo,- sottolinea
invece Maineri- interno alla
struttura . Un nuovo modo
per i detenuti di socializzare
ed allo stesso tempo testimoniare i momenti di aggregazione". Quindici le macchine fotografiche in uso che
sono state donate dai cittadini
lucchesi, grazie al supporto
del Comitato S. Francesco.
Possibile per i partecipanti
avvalersi di tutte le tecniche
possibili, dal digitale alla polaroid. Gnesi, docente responsabile del corso ha così
dichiarato: "Personalmente
ho intenzione di non scattare
nemmeno una foto, per permettere ai detenuti di esprirmersi in prima persona- dando modo di dimostrare come
- Le loro capacità siano altre
dallo spacciare o rubare".
L’OBIETTIVO DI ALCUNI PROFESSIONISTI ENTRA
NELL’EX CASA CIRCONDARIALE DI ROVERETO
Il vuoto dietro le sbarre
Sempre a giugno sarà allestita una mostra ad hoc per
far ammirare al pubblico i
lavori svolti. In ambienti come
il carcere, spesso ai confini
dell’umanità, la fotografia può
essere davvero un’occasione
in più per uscirne fuori più
forti e davvero cambiati.
Aprirsi alla società e vederla
da nuovi punti di vista, questo
lo scopo di ‘Ora d’aria’.
L’arte si apre al sociale: gli scatti dell’artista per la nuova mission Ferrero
Il genio di Caterina Ginzburg
per le imprese sociali
Una campagna per dare sostegno materiale alle
popolazioni in difficoltà sparse per il mondo
Fino al 27 aprile è possibile visitare
la mostra all’urban centre della città
roprio al centro della
città, vicino Corso Rosmini, centro pulsante
della vita di Rovereto si
trova l’ex carcere chiuso
ormai da anni. Un edificio
che ha segnato la storia
cittadina non solo nella sua
storia ma anche dal punto
di vista urbanistico. Realizzato proprio a ridosso del
Tribunale, la struttura è stata
da sempre però quasi invisibile agli occhi dei propri
cittadini. C’è un muro lungo
il quale si parcheggia, un
portone di metallo sempre chiuso, un paio di telecamere a riprendere la via, e messe in un’epoca
in cui non c’erano le questioni di privacy odierne.
Chiuso da due anni lo Stato italiano lo riconosce
ancora come carcere (manca un decreto di declassamento, ma ottenere una carta con la burocrazia centrale richiede più tempo che costruire
un carcere nuovo) e quindi non visitabile, se
non con un permesso speciale e accompagnati
da una guardia carceraria. Così quattro fotografi
del circolo de L’immagine, Raimondo Calgaro,
Flavio Cescotti, Stefano Paglia e Andrea Tonezzer
sono entrati per due mattine (la prima, il 14 febbraio 2012 e la seconda il 7 febbraio scorso)
per sette ore di visita totali. Alla chiusura della
struttura, i detenuti sono stati trasferiti, assieme
alle guardie carcerarie, a Trento, mentre il carcere
è stato semplicemente abbandonato. Dalle pareti
sono stati divelti i quadri elettrici e dalle celle
P
prelevati le brande e tutti i mobili che potevano
ancora essere di qualche utilità. Il superfluo è
restato lì: dalle ciabatte in un angolo ai detersivi
nell’armadietto del bagno; dai poster alle pareti
ai piccoli oggetti autocostruiti dai carcerati: mensole di fortuna, altarini, portatutto.Oggetti semplici,
funzionali e testimoni di un’umanità ormai scomparsa nella struttura. Restano solo le scritte sui
muri, le sbarre, ovunque, assieme alle finestre
troppo alte. L’obiettivo degli artisti è stato di
dare un nuovo punto di vista sul mondo della
detenzione con tutti i nessi e gli annessi. Quello
che si produce è un senso di alienazione, quasi
fosse un luogo all’interno del quale tempo e
vista restano sospesi. Proprio questo effetto di
atemporalità e abbandono viene sottolineato dai
reporter nella mostra. La mostra è visitabile fino
al 27 aprile presso l’urban center di Rovereto.
Ires Morgia
Imprese Sociali Ferrero'', un volume fotografico e di testimonianze edito da Skira
dove Caterina Ginzburg illustra, esempi di
responsabilita' sociale d'impresa realizzato in
particolare dal Gruppo Ferrero in India, Camerun e Sudafrica. Si tratta di un progetto voluto
in primis da Michele Ferrero e dai suoi figli
Giovanni, amministratore delegato del Gruppo,
e il defunto Pietro. ''Il Gruppo Ferrero ha sempre avuto sin dalla sua origine un forte senso
della responsabilita' sociale che e' parte del
suo stesso dna - afferma l'ambasciatore Francesco Paolo Fulci, anche vice-presidente di Ferrero International e presidente delle Imprese
Sociali Ferrero - e che poggia su due pilastri:
la Fondazione Ferrero e le Imprese Sociali Ferrero''. Ancora Fulci sottolinea come ''le Imprese
Sociali Ferrero sono vere e proprie imprese, e
“
non opere sociali. Uno degli elementi distintivi
che le caratterizzano e' costituito dal fatto che
risorse finanziarie commisurate ai quantitativi
prodotti vengono devoluti, su base triennale,
alla realizzazione di progetti mirati a favorire la
salute e la crescita educativa dei ragazzi nelle
aree ove esse operano''. Lo scopo del volume
fotografico è di aiutare le popolazioni disagiate
a migliorare le proprie condizioni di vita attraverso iniziative mirate. Le Imprese Sociali Ferrero del resto credono fermamente che la poverta' si comba in maniera totalizzante solo e
soprattutto creando fonti di produzione e posti
di lavoro. Tutta l’iniziativa quindi è mirata a
dare alle popolazioni locali gli strumenti principali per costruirsi un proprio tessuto lavorativo, proprie fonti di guadagno e quindi la posF.Ce.
sibilità di un futuro migliore.
12
Martedì 16 aprile 2013
Lo spagnolo fa registare la vittoria numero 31 in carriera
Il samurai Alonso conquista la Cina
Il pilota della Ferrari grazie ad una partenza straordinaria e una strategia vincente
precede sul traguardo Raikkonen e Hamilton - Domenica il Gp del Bahrain
di Federico Colosimo
rriva al terzo tentativo il primo successo Ferrari in questo
Mondiale di F1. A
Shanghai uno strepitoso Fernando Alonso si aggiudica il Gp della Cina e fa
registrare la vittoria numero
31 in carriera, cancellando,
da vero fuoriclasse qual è, il
passo falso commesso in Malesia.
Il “samurai” della Rossa, grazie
a una partenza straordinaria
e una strategia vincente, precede sul traguardo Raikkonen
e Hamilton. Della Red Bull, in
Asia, non c’è traccia. Il tre
volte campione del mondo,
Sebastian Vettel, conquista la
medaglia di legno. Il compagno di scuderia tanto odiato,
Mark Webber, invece, non
raggiunge nemmeno il traguardo a causa di una gomma
che, evidentemente, non è stata stretta a dovere dai suoi
meccanici. Alonso c’è, la F
138 anche. A Maranello si incomincia a sognare. A Shangai
la Ferrari è troppo forte, per
tutto e per tutti. La vittoria
conquistata nel Gp della Cina,
è l’ennesimo capolavoro di
A
Alonso. Un successo meraviglioso quello dello spagnolo,
in una carriera eccezionale
fatta di imprese, alcune, all’apparenza impossibili. Unica
nota stonata, anche questa
volta, il sesto posto di Felipe
Massa. Non c’è niente da fare,
non c’è altro da dire, se non
la pura verità. Lo spagnolo è
il vero manico della Ferrari,
un fuoriclasse dal talento unico
e incredibile. Il brasiliano, solo
ed esclusivamente un buon
pilota. Nulla di più. A Shanghai,
però, si è vista anche una
combinazione perfetta. Sì,
esattamente. Tra quel grande
Fernando Alonso
Classifica piloti - campionato Formula 1 2013
1. Sebastian Vettel (GER) 52 punti
2. Kimi Räikkönen (FIN) 49
3. Fernando Alonso (ESP) 43
4. Lewis Hamilton (GBR) 40
5. Felipe Massa (BRA) 30
6. Mark Webber (AUS) 26
7. Nico Rosberg (GER) 12
8. Jenson Button (GBR) 12
pilota, Alonso, e la F138. Una
delle migliori mai viste. La fotografia della gara è una comunicazione tra lo spagnolo
ed il “suo” ingegnere di pista,
9. Romain Grosjean (FRA) 11
10. Paul di Resta (GBR) 8
11. Daniel Ricciardo (AUS) 6
12. Adrian Sutil (GER) 6
13. Nico Hülkenberg (GER) 5
14. Sergio Perez (MEX) 2
15. Jean-Eric Vergne (FRA) 1
Andrea Stella: “Stai dando 34 decimi a settore a tutti gli
altri. Non c’è bisogno di spingere”, l’invito dai box. La risposta? Incredibile. “Non sto
spingendo affatto”, spiega il
corridore dell’Andalusia che
continua a far registrare tempi
record e completa la gara con
oltre 10 secondi di vantaggio
Sport
L’atleta azzurra si porta al 12mo posto nel ranking
Roberta Vinci: la terza tennista
italiana più vincente di sempre
na immensa, grandiosa
Roberta Vinci si aggiudica
il torneo di Katowice, in Polonia, superando, nell’antipasto di Fed Cup (in programma il prossimo weekend a Palermo), la ceca Petra
Kvitova, numero 1 del tabellone, per 7-6 6-1 in un’ora
e 41 minuti di gioco.
Un successo voluto con il
cuore ma cercato ed inseguito con l’intelligenza e
l’astuzia di una giocatrice,
Roberta Vinci
grande, che migliora a vista
d’occhio giorno dopo giorno.
La tarantina ha dominato l’ex regina di Wimbledon 2011 e fatto
segnare l’ennesimo storico risultato che l’avvicina alla prime dieci
giocatrici del mondo. L’azzurra, infatti, con questo successo, si è
portata al 12° posto del ranking, scavalcando la russa Maria Kirilenko.
Per Robertina Vinci è il primo trionfo stagionale, l’ottavo in carriera,
che va a spezzare una carestia cominciata lo scorso 26 agosto,
quando sconfisse la serba Jelena Jankovic a Dallas.
Con questo ennesimo successo, la Vinci scavalca, in termini di titoli
conseguiti, la compagna di doppio Sara Errani, che rimane a quota
sette. La formidabile atleta azzurra, infatti, oggi, è la terza tennista
italiana più vincente di sempre. Meglio di lei, solo Sandra Cecchini
(12 trofei vinti) e Flavia Pennetta (9).
F.Co.
U
sul primo inseguitore, Kimi
Raikkonen.Domenica, si riparte. In programma, infatti, c’è il
Gp del Bahrain. Meta che la
Rossa non raggiungerà prima
di domani o, addirittura, di giovedì mattina. Questo, per le
turbolenze politiche che consigliano di raggiungere il Me-
dio Oriente il più tardi possibile.
L’appuntamento, dunque, è sul
circuito di Sakhir. Alle 15:00
(le ore 14 :00 in Italia), infatti,
si disputerà la quarta gara di
questo incredibile Mondiale
2013. Le possibilità che la Rossa possa ripetersi? Tante.
Aspettare per credere.
Cercateci e ci troverete ovunque.
All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org, con un portale all news
ed un giornale sfogliabile e scaricabile on-line.
Siamo anche su Facebook all’indirizzo:
www.facebook.com/ilgiornaleditalia.portale.
Siamo anche abili cinguettatori, su Twitter, @Giornaleditalia.
Tutti i nostri video sul canale Youtube, Il giornale d’Italia.
Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail: [email protected]
Scarica

democratiche zuffe all`ombra del colle