Idee e società 49
Mercoledì 1 aprile 2009
Cultura
SALUTE
L’esperto del Premio Tropea commenta il trend negativo
I NUMERI REGIONALI
Lettura, la ricetta di Vigini
di CARMEN PUTRUELE
TROPEA (VV) - Mentre si
avvia alla fase finale, dal
3 al 5 luglio con la procalamazione del vincitore,
la terza edizione del Premio letterario nazionale
“Città di Tropea - Una regione per leggere”, si torna a discutere di indici di
lettura ed educazione al
libro in Calabria.
Ne parliamo con uno
dei componenti della giuria, il professor Giuliano
Vigini.
Torinese, classe 1946,
direttore dell'Editrice Bibliografica, è considerato
tra i massimi esperti di
produzione e mercato del
libro.
Nel suo curriculum
tante esperienze: collaboratore del Dipartimento
per l'informazione e l'editoria della Presidenza del
Consiglio e coordinatore
del Gruppo I (Promozione
del libro e della lettura)
della Commissione nazionale del libro presso il Ministero per i beni e le attività culturali; presidente,
dal 1999, del Premio
“Alassio”; collaboratore
per vari quotidiani, tra
cui “Corriere della Sera” e
“Avvenire”.
Con lo stakanovista Vigini commentiamo un
pessimo dato messo in
evidenza, durante l’incontro per l’annuncio dei
finalisti del “Tropea”, dal
vicepresidente della Regione Calabria e assessore alla cultura, Domenico
Cersosimo. La Calabria è
l’ultima regione negli indici di lettura nazionali.
Insomma, nonostante gli
sforzi da parte degli operatori culturali e delle
istituzioni (la Regione sta
supportando gli editori
calabresi nella partecipazione alle fiere del settore), il trend continua ad
essere poco confortante.
Nelle
Confessioni
Sant’Agostino scrive: «E
dire che gli uomini vanno
ad ammirare le vette delle
montagne, i vasti flutti
del mare, la distesa dell'oceano, i giri degli astri; e
abbandonano se stessi».
Vigini, vitale letterato e
grande conoscitore di
Agostino, sostiene che
«c'è sempre un momento
in cui tutto può ricominciare». In questo tempo di
letteraria pronta ad arricchirsi, il 3 giugno prossimo, quando uscirà in libreria l'antologia “L'amicizia di sant'Agostino”
(Oscar Mondadori), mentre in questi giorni è disponibile la ristampa della biografia di Agostino
d'Ippona (San Paolo,
1988), con la prefazione
dell'allora cardinale Joseph Ratzinger.
Tutte opere che rispondono
anche
all'auspicio
dello
studioso torinese di allontanare anche «il pregiudizio diffuso verso ciò
che è cattolico» e di allargare il cerchio culturale
dei lettori.
La filosofia di Giuliano
Vigini, che è anche il suo
messaggio umano, è un
po' quella di Seneca nelle
famose Lettere a Lucilio:
«I maestri, sono quelli,
che, ci hanno dato, non
delle verità trovate, ma
delle verità da cercare».
Sos di Cersosimo
«Calabresi ultimi
negli indici italiani»
Giuliano Vigini
velocità, nemica al relax e
la riflessione offerti dai libri, il professore propone
ai calabresi di ricominciare a leggere perché «i libri
non sono solo racconti,
ma un insieme di emozioni, di passioni».
Lo studioso pensa che
in Calabria bisogni cambiare pagina, costruendo
un dialogo tra libraio ed
editore e creando nuovi
stimoli nelle stesse libre-
le, ha pure le sue responsabilità.
Gli insegnanti con le loro capacità devono «far
riacquistare ai ragazzi, la
gioia di leggere, anche a
voce alta, quei testi, che,
se bene assimilati, non si
dimenticano mai».
Vigini spiega, avvalorato da studi scientifici,
che la modulazione della
voce,
l'espressione
del volto e la
passione
dentro, sono
«mordenti per comunicare e
rimanere
impressi in
chi ci ascolta». Quindi
«anche per la lettura bisogna fare l'orecchio, come
per la musica».
Dalla passione di Vigini per l'editoria, sant'Agostino, la letteratura religiosa (la Bibbia soprattutto) e la letteratura
francese (Bloy, Péguy,
Pascal) sono nate circa
duecento sue pubblicazioni.
Una prolifica carriera
rie, da migliorare anche
in termini di spazi accoglienti e luci.
Secondo Vigini, «un errore probabilmente lo
hanno commesso anche
quei genitori che non sono riusciti a comunicare
l'importanza della lettura
ai propri figli, ancora in
formazione, e che, per
questo motivo, continuano a leggere per dovere e
soltanto a scuola», la qua-
I LIBRI FINALISTI
Passioni narrative a tinte forti
I LIBRI finalisti per questa terza edizione del “Nazionale letterario”, organizzato dall’Accademia
degli Affaticati di Tropea,
sono “Il paese delle spose
infelici” di Mario Desiati,
“Nel cuore che ti cerca” di
Paolo Di Stefano e “Gli anni veloci” di Carmine Abate.
Il romanzo “Il paese delle spose infelici” del pugliese Mario Desiati, edito da Mondadori, racconta di tre ragazzini selvaggi con soprannomi buffi che vagano per le strade, per le campagne dell’hinterland tarantino, distraendosi con il calcio e l’amore.
L’anima del branco si chiama Annalisa, lei è di tutti quelli che la
bramano. Ma per Zazà e Veleno
non è così, la giovane è entrata irrimediabilmente nel loro cuore.
Nel suo romanzo “Nel cuore che
ti cerca”, edito da Rizzoli, il giornalista Paolo Di Stefanoracconta
la storia di un’infanzia violata
prendendo spunto da un fatto di
cronaca, (la storia di Natasha
Kampusch, la ragazza scomparsa a Vienna nel ‘98 e tenuta sequestrata per otto anni). Il risultato è
un noir psicologico dove i
ruoli tra vittima e carnefice si intrecciano ambiguamente.
Lo scrittore di Carfizzi
Carmine Abate, nel suo
ultimo romanzo “Gli anni
veloci”, edito da Mondadori, racconta invece una
storia d’amore con il sottofondo musicale delle
immortali canzoni di Lucio Battisti e Rino Gaetano. Due mitici cantautori
che, nel romanzo, diventano personaggi e gravitano nella vita di Nicola e Anna,
giovani innamorati calabresi con
tanti sogni.
Lui è un promettente corridore,
lei scrive canzoni che poi invia al
suo idolo Battisti. Gli eventi divideranno i due ragazzi, ma grazie
alla musica le loro strade torneranno ad incrociarsi.
Scuole
“Apri gli occhi”
per tutelare
la vista
QUATTROMILATRECENTO alunni, ventisette spettacoli e sette località: questi i numeri di “Apri gli Occhi!”in Calabria, campagna di prevenzione dei disturbi visivi che
oggi si concluderà a Vibo Valentia. L'iniziativa, che si tiene nelle scuole elementari, intende insegnare ai bambini
come proteggere la vista, il
senso che ci fornisce più informazioni sul mondo. Le altre città e cittadine calabresi
interessate dall'iniziativa sono Catanzaro (oltre al Lido),
Nicotera, Mileto, Filadelfia e
Tropea.
La campagna nazionale
“Apri gli Occhi!”è stata ideata
e realizzata dall'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Iapb Italia
onlus ed è portata avanti in
collaborazione col Ministero
del Welfare e alle sezioni provinciali dell'Unione italiana
ciechi ed ipovedenti (Uici). L'iniziativa sollecita la fantasia e
l'intelletto dei bambini grazie
a due attori professionisti; ma
si avvale anche di un dvd che
viene regalato a tutti gli allievi e di opuscoli informativi
pensati per le famiglie.
Secondo l'Istat in Calabria
vivono circa 17.000 ciechi.
Più in generale in Italia i non
vedenti sono oltre 362.000,
mentre coloro che vedono pochissimo si stima che siano
circa un milione e mezzo. È
pertanto fondamentale diffondere precocemente la cultura della prevenzione. Avendo in mente quest'obiettivo il
divertimento e l'apprendimento non vanno mai persi di
vista, specialmente quando ci
si rivolge ai più giovani.
«I bambini - afferma Giuseppe Castronovo, presidente
di Iapb Italia onlus - sono una
gioia straordinaria… proprio
per questo i loro occhi vanno
difesi in modo adeguato. E’
fondamentale che i più giovani, assieme alle famiglie e ai
docenti, capiscano come prevenire gravi disturbi visivi,
accorgendosi
tempestivamente di eventuali problemi
oculari. In Calabria - ha concluso - c'è un alto tasso di minorati della vista proprio per
mancanza di adeguate misure di prevenzione». All'iniziativa hanno collaborato la sezione dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Catanzaro
presieduta da Luciana Lo Prete e quella di Vibo, il cui presidente è Michele Brosio.
L’ANTICIPAZIONE
ESCE IL 3 APRILE PER FAZI IL ROMANZO D’ESORDIO DI MANUELA BISANI, AMBIENTATO IN UNA CITTADINA DEL TIRRENO
“Il gioco delle farfalle” nella Calabria dei segreti familiari
LA Calabria come “location” letteraria, a sorpresa evocativo e fascinoso scenario d’aplomb narrativo.
Anche perché, “Il gioco delle farfalle”, romanzo dell’esordiente Manuela Bisani in uscita il 3 aprile per
Fazi e ambientato in una cittadina
calabrese tirrenica, l’ha scritto una
romana neanche legata al territorio da radici ereditate dalla classica
genealogia di emigrazione meridionale di ritorno.
No, Bisani, insegnante di lettere
in una scuola media della Capitale
dove propone anche attività di
scrittura creativa, semplicemente
adora la Calabria, scoperta alla fine
degli anni ‘70 durante una vacanza
a Bovalino. «Eravamo - racconta -
un gruppo di amici disorganizzati. Un signore
gentilissimo ci trovò un
alloggio in pieno agosto e
ci portava sempre deliziosi fichi d’India già
sbucciati». In quel ricordo, l’atto materico, vagamente sensuale dell’immergere mani e denti nella polpa del frutto è diventato una bella pagina
del romanzo, la prima
iniziazione solidale dei giovani Nicola e Marinella. Lui è un bambino
catapultato insieme alla sorellina
Marzia, dopo anni di incolori ferie a
Ostia, nel roccioso paesino calabrese dei nonni. Qui incontra Marinel-
la, ragazzina selvatica e
additata da tutti come
pazza. Nicola è attratto
dallo spietato autolesionismo delle sue braccia
straziate di graffi, dalla
sua invincibile solitudine. Quell’estate, che denuderà un doloroso segreto familiare, si conclude in tragedia, segnando le vite di Nicola,
Marzia e la madre Olga.
«Ho iniziato a scrivere - spiega
Manuela Bisani - guidata da miei
ricordi d’infanzia, da ferite non rimarginate. Poi i personaggi hanno
preso il sopravvento portandomi a
indagare le sfaccettature del cuore
umano. La paura del passato, la gelosia tra fratelli, la ribellione agli
adulti». E la voce più forte è quella
dei bambini, capaci, in modo istintuale, di accogliere e aiutare l’altro
da sè. La Calabria del romanzo, indomita nella natura e nelle tinte, è
anche emblema di un hinterland
arretrato, dove la rigida struttura
familiare non ammette sgarri e paga i sentimenti illegittimi. «La storia - continua l’autrice -è ambientata negli anni ‘60, ma credo che situazioni come queste esistano ancora nelle microsocietà isolate, non
solo calabresi. Come insegnante,
vedo che l’accettazione della diversità resta problematica».
i. m.
Manuela Bisani; a sinistra il libro
Scarica

Scarica il pdf