Collegiate Quarterly:
Scuola del Sabato per giovani adulti
Lezione 12
12 – 18 marzo
La chiesa militante
«Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta,
io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me»
(Apocalisse 3:20)
Sabato 12 marzo
INTRODUZIONE
Dio ama e c’informa
di Renard K. Doneskey, Keene, Texas, U.S.A.
Apocalisse 1:20
Io credo che Dio, nel libro dell’Apocalisse, abbia rivelato a tutti noi qualcosa
d’importante, specialmente nei brani che parlano delle sette chiese; ecco che cosa: Dio
ci ama e ha un piano per noi. Il primo capitolo è scritto sotto forma di lettera; parla di
come Giovanni ha avuto le visioni e ha ricevuto l’ordine di trasmettere quello che ha
visto. La lettera è indirizzata alle sette chiese dell’Asia Minore. Poiché il capitolo si
serve anche di simboli, gli angeli e candelabri, deduciamo che anche le chiese siano
letterali ma anche simboliche.
E questo ci porta alle quattro possibili interpretazioni del resto del libro: quella
preterista, quella storica (usata dagli avventisti e da altri), quella futurista e quella
idealista. Le prime tre interpretazioni si concentrano sui tempi sottintesi in 1:19:
«Quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito».
L’interpretazione preterista interpreta gli eventi descritti come svoltisi durante la vita di
Giovanni o nel periodo immediatamente seguente.
Secondo gli storicisti, alcuni degli eventi descritti possono essersi verificati durante la
vita dell’autore, ma molti altri si avverarono decenni o secoli dopo; alcuni, poi, non si
sono ancora realizzati. Gli storicisti, dunque, studiano gli altri capitoli dell’Apocalisse e
cercano scrupolosamente di riconoscere se, agli eventi storici attuali possa essere
applicato quanto scritto da Giovanni. Essi, poi, studiano per interpretare gli eventi che
ancora non si sono avverati. Anche secondo l’interpretazione storicista le sette chiese
hanno un valore sia letterale sia simbolico.
L’interpretazione futurista ritiene che tutti gli eventi dell’Apocalisse si debbano ancora
avverare e precisamente poco prima del ritorno di Gesù. Gli idealisti comunque credono
che ogni generazione possa beneficiare dei messaggi dell’Apocalisse: ogni età ha un
anticristo, ogni generazione deve restare fedele, ecc..
Le interpretazioni possibili sono tante! Noi, come avventisti, leggiamo le lettere di
Giovanni alle chiese come importanti sia per il suo tempo sia per il nostro. Teniamo a
cuore le critiche rivolte a ogni chiesa. Al di là delle complessità del libro, il tema
centrale dell’Apocalisse è così semplice che ciascuno di noi, anche un bambino, può
capirlo. Speriamo che, studiando le lezioni di questa settimana, ricorderete sempre la
promessa contenuta in Apocalisse 2:7: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice
alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di
Dio».
Sì, Dio ci ama e ci vuole con lui per l’eternità.
Domenica 13 marzo
EVIDENZA
Ospitalità e ascolto
di Makala Coleman, Keene, Texas, U.S.A.
Apocalisse 3:2,3,20
Nell’antico Israele, il clima desertico e la pericolosità della vita nomade richiedevano
una forte dimensione dell’ospitalità. Un viandante stanco che bussava alla porta era
accolto a braccia aperte e senza nessuna esitazione o domanda1. Il termine ebraico
mitzvah è spesso usato per descrivere un atto di gentilezza, specialmente in rapporto
all’aiuto verso i poveri. La civiltà israelitica passò dalle tribù nomadi a una vita più
sedentaria, ma l’ospitalità rimase parte integrante della sua cultura. L’apostolo Paolo
contribuì alla fondazione di nove chiese, durante i primi anni 60 anni dell’era cristiana.
Al momento della stesura dell’Apocalisse, tre di quelle chiese erano state distrutte da un
terremoto e solo Laodicea era stata ricostruita. A quel tempo esistevano solo sette chiese
cristiane sulla Terra e ognuna di queste dipendeva dalle altre per sopravvivere2.
Che cosa dunque ha a che fare l’ospitalità con l’Apocalisse? L’immagine di Gesù che
bussa alla porta (Apocalisse 3:20) implica l’idea di qualcuno che apre. Tuttavia, nella
cultura giudaica, il quesito non riguardava l’apertura o meno della porta, bensì se la
voce di Dio sarebbe stata udita, in modo che qualcuno andasse ad aprire. Giovanni
ricorda ai membri della chiesa di Sardi di svegliarsi per poter udire la voce di Dio ed
essere pronti per il ritorno di Cristo.
In realtà, ognuna delle sette chiese dell’Apocalisse ha un problema che potrebbe
risolvere, se ascoltasse Dio e gli ubbidisse. Il mondo è sovraccarico di suoni e luci che
oscurano il rapporto con Dio; la suoneria di un cellulare interrompe il momento di
preghiera o di studio della Bibbia. In un solo giorno, generalmente ogni individuo viene
1
«Manners & Customs: Hospitality in the Ancient World», Biblehistory.com, su http://www.biblehistory.com/links.php?cat=39&sub=407&cat_name= Manners+%26+Customs&subcat_name=Hospitality al 19 novembre 2014
2
Ved. «Dating the Book of Revelation», Ecclesia.org, su http://www.ecclesia.org/truth/revelation.html al 19 novembre 2014
in contatto con circa 5.000 pubblicità3, la maggior parte delle quali non ha niente a che
fare con il Salvatore.
Leggendo l’Apocalisse, spesso tendiamo a concentrarci sulle inquietanti profezie che
essa contiene. Eppure l’Apocalisse è molto di più di questo; è anche un costante
richiamo ad ascoltare la voce di Dio per essere pronti ad aprire la porta quando Gesù
bussa. «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Apocalisse 3:6). Non
basta leggere le profezie, dobbiamo anche ascoltare lo Spirito, se vogliamo capirle.
Rispondi
1. In che modo il concetto biblico dell’ospitalità si applica al ritorno di Cristo?
2. Quali metodi puoi usare per evitare di distrarti quando studi la Bibbia?
3. Quale appello Dio ti sta rivolgendo, per cambiare un aspetto della tua vita?
Lunedì 14 marzo
LOGOS
L’amore tradito
di Kelsey D’Ann Laue, San Antonio, Texas, U.S.A.
Apocalisse 2:1-7
Cristo s’identifica con la chiesa di Efeso (Apocalisse 2:1)
La chiesa di Efeso è la prima delle sette chiese alle quali Paolo si rivolge. Il suo
documento «sembra più un opuscolo che una lettera personale, e probabilmente fu
scritto con l’intenzione che fosse una lettera circolare da leggere nelle case/chiese di
Efeso e dell’Asia Minore occidentale (la parte occidentale dell’attuale Turchia)»4.
Insieme, queste chiese formano un unico corpo e Cristo non le osserva da lontano; in
Apocalisse 2:1 è scritto che egli è in mezzo a loro; la preposizione in, in greco è “en”
che può significare “tra, in mezzo a” oppure “in”5. Gesù, dunque, non rimase distante
dalle chiese, ma si avvicinò, le conobbe intimamente e, per questo, fu in grado di fare
osservazioni pertinenti.
Le chiese sono rappresentate dalle sette stelle che Gesù tiene nella sua mano destra. Il
fatto di tenere in mano queste chiese significa che egli è un Dio personale e, come ci
ricorda la parte della lezione di sabato, Dio ci ama e vuole passare l’eternità con noi.
Perseveranza (Apocalisse 2:1-3)
La chiesa di Efeso non sopporta i malvagi e ha messo alla prova chi diceva di essere un
apostolo. Ha sopportato molto per Cristo e non si è stancata; è per questo che Dio la
3
Louise Story, «Anywhere the Eye Can See, It’s Likely to See an Ad», su
http://www.nytimes.com/2007/01/15/business/media/15everywhere .html?_r=0 al 19 novembre 2014
4
5
Disciple Lessons from Ephesians, su CQ 1Trim2016_Modello.doc al 22 dicembre 2014
Ved. Strong’s Hebrew Lexicon, su http://www.eliyah.com/cgi-bin/strongs.cgi?file=hebrewlexicon&isindex=among al 19
novembre 2014
loda. Ha sofferto per fare ciò che è giusto. Cristo è stato testimone dei bisogni di coloro
ai quali stava scrivendo e li ha lodati per la loro fedeltà e pazienza.
Una critica costruttiva (Apocalisse 2:4)
Il tema di Apocalisse 2:4 è l’amore. Cristo aveva visto tutte le buone opere dei membri
della chiesa di Efeso; aveva visto l’amore che inizialmente li legava gli uni agli altri;
però, poi, aveva notato che questo amore si era affievolito. Il termine «amore» nel testo
originale è agapé. Questo è l’amore di Dio per l’umanità6. Lo stesso termine è usato per
descrivere quell’amore che portò il Salvatore alla croce. La chiesa di Efeso aveva
lavorato per Gesù, ma senza l’amore di Dio nel cuore ed è per questo motivo che Cristo
la critica. Egli era stato il loro primo amore, colui che li aveva amati per primo; tuttavia,
a un certo punto della loro esperienza, essi avevano lasciato questo amore.
Pentiti o sopporta le conseguenze delle tue scelte (Apocalisse 2:5,6)
Gesù voleva che i cristiani di Efeso si ricordassero che Dio era il loro primo amore e
che si ricordassero dell’amore che avevano provato verso di lui. Al v. 5 troviamo un
termine significativo che non va ignorato: «caduto»: questi credenti erano stati in alto,
ma poi erano scesi a un livello inferiore della loro esperienza; Cristo ora stava
chiedendo loro di ritornare alla posizione originale e quindi a quell’amore per Dio che
ora avevano abbandonato. Il testo indica chiaramente che il loro pentimento sarebbe
stato contingente alle scelte fatte; se non fossero cambiati, avrebbero dovuto accettare le
conseguenze delle proprie scelte: non riuscire a ricevere la gloria di Dio. Gesù termina il
suo messaggio con una nota positiva: in Apocalisse 2:6 è evidente che la comunità
condivideva il pensiero di Dio sui nicolaiti, un gruppo eretico che creava ostacoli,
seguiva l’esempio di Balaam; essi consumavano le carcasse degli animali sacrificati e,
inoltre, fornicavano; comportamenti inaccettabili sia per Dio sia per i cristiani di Efeso.
La promessa (Apocalisse 2:7)
Cristo portò speranza sia al suo popolo in Efeso sia, in «modo del tutto particolare, a
“tutte le chiese” dei tempi apostolici, rappresentate dalla chiesa di Efeso. Sebbene
particolarmente appropriato al loro caso, si applica anche ai credenti di tutte le età»7.
Quando i cristiani di Efeso ebbero la possibilità di tornare a Dio, lo fecero e l’amore di
Dio si accese nuovamente nei loro cuori. Solo dopo che saremo tornati a Dio potremo
mangiare il frutto dell’albero della vita, perché torneremo alla presenza di Dio e nessuno
potrà mai strapparci dalla sua mano.
Questa lettera agli Efesini c’insegna che la redenzione è per chi decide di voltare le
spalle al male e di tornare a Dio. È una promessa di salvezza per chiunque ascolta la
voce di Dio; il Padre ci vuole con sé per l’eternità. Senza l’amore per il Signore,
nessuno può entrare nel suo regno e il nostro obiettivo è quello di vincere: dunque,
lasciamolo entrare nella nostra vita!
Rispondi
1. Come puoi sapere se il bene che fai è ispirato dall’amore per Dio o da altre
motivazioni?
2. Resterai fedele anche nel caso in cui i tuoi fratelli e sorelle dovessero vacillare?
6
7
Ved. AAVV, The Seventh-day Adventist Bible Commentary, vol. 8, p. 682
Ibid., vol. 7, p. 745
Martedì 15 marzo
TESTIMONIANZA
Schiavi del peccato o figli di Dio
di Kylie Kurth, Indianola, Iowa, U.S.A.
Efesini 6:12; apocalisse 2:8-17
Nei capitoli 1-3 di Apocalisse sono esaminate alcune chiese, ciascuna con la sua propria
caratteristica. La chiesa di Smirne non sembrava avere grossi problemi di coerenza;
comunque le fu raccomandato di «essere fedele fino alla morte» (Apocalisse 2:10).
«Voi non potete dominare i vostri impulsi e le vostre emozioni come vorreste. Siete in
grado, tuttavia, di controllare la volontà e di dare una svolta alla vostra vita. Se
sottomettete la vostra volontà al Cristo, avrete per alleato colui che domina al di sopra
di ogni autorità e potenza. Riceverete forza da Dio e una nuova luce, quella della vostra
fede, che vi illuminerà. Ma la vostra volontà dovrà collaborare con quella di Dio, non
con quella di certi amici di cui Satana si serve per cercare d’ingannarvi e di
distruggervi»8.
I membri di Pergamo stavano iniziando a praticare dottrine false. «A quell’epoca il
popolo d’Israele era fedele a Dio e finché perseverò nell’ubbidienza alla sua legge,
nessuna potenza terrena o infernale riuscì ad avere il sopravvento. Ma Balaam, non
potendo pronunciare la maledizione contro il popolo di Dio, riuscì ad attirarla su di lui
inducendolo a peccare. Quando gli israeliti trasgredirono i comandamenti di Dio si
separarono da lui e subirono le conseguenze del male»9.
Satana «… cerca allora di far allontanare i soldati della croce, dalla loro fortezza (…).
La nostra sicurezza si trova solo nell’umile fiducia in Dio e nell’ubbidienza ai suoi
comandamenti»10.
Questo ci ricorda che c’è un solo e unico Dio e che per il nostro bene dobbiamo
osservare i suoi comandamenti; mettere qualsiasi altra cosa al di sopra di Dio è contrario
alla sua volontà.
Ellen G. White getta uno sguardo rilevante sulla lotta tra il peccato e il desiderio umano.
Si serve di Efesini 6:12 per definire la nostra posizione nel gran conflitto e conclude che
«… la vita cristiana è una guerra (…) e in questo conflitto, che oppone la giustizia alla
giustizia, possiamo riportare la vittoria solo con l’aiuto divino»11.
Rispondi
1. Satana cerca continuamente di portarci fuori strada. Con quali strategie, nel tuo caso?
2. Se desideri vincere contro la natura di peccato che ti caratterizza, su quale aiuto puoi
contare da parte di Dio?
8
9
Ellen G. White, Messaggi ai giovani, p. 153
Ellen G. White, Il gran conflitto, pp. 529, 530
10
11
Ibid., p. 530
Ellen G. White, Messaggi ai giovani, p. 55
Mercoledì 16 marzo
COME FARE
Vinceremo!
di Kerstie Joy Macobmer, Keene, Texas, U.S.A.
Isaia 60:14; Apocalisse 3:7-12
Ogni chiesa descritta nell’Apocalisse ha i suoi lati positivi e negativi. Come la parte di
lezione di domenica afferma, l’Apocalisse non contiene solo profezie, ma anche verità
che possono essere applicate alla vita di ogni giorno. Molti sostengono che noi siamo la
chiesa di Laodicea, di cui il Signore disse: «Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo
né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente!» (Apocalisse 3:15). Se non vogliamo
essere come Laodicea, dobbiamo riflettere sulle cose buone che la chiesa di Filadelfia
faceva, in quanto è stata la più lodata fra le sette chiese.
La chiesa di Filadelfia serbava la parola di Dio (Apoc. 3:8). Immaginiamo di ricevere
una lettera da qualcuno che amiamo con tutto il cuore; non pensate che saremmo presi
dalla voglia di rileggerla più e più volte, memorizzando le parti che più ci hanno
toccato? Forse questa lettera conterrebbe parti meno piacevoli, ma non penseremmo mai
di distruggerla; la conserveremmo comunque, nel corso degli anni, e ne ameremmo ogni
singola parola. Oltretutto, saremmo pronti a seguire ogni suo consiglio ed è così che
dovremmo cercare di seguire la Parola di Dio.
La chiesa di Filadelfia non rinnegò il nome di Dio (Apoc. 3:8). Anche noi non
negheremmo mai di conoscere qualcuno che abbiamo amato. Anzi, coglieremmo ogni
occasione per parlare di questa persona. Se conosceremo Dio, il suo amore e la sua
grazia, troveremo il modo di condividerlo con gli amici, i vicini di casa, i compagni di
scuola e i colleghi di lavoro.
La chiesa di Filadelfia rispondeva all’esortazione di Dio a perseverare (Apoc. 3:10). Se
si ama qualcuno, si cerca di risolvere gli eventuali problemi che potrebbero sorgere nel
rapporto; anche se le cose non andassero bene, c’impegneremmo. Allo stesso modo,
nonostante i problemi e le difficoltà della vita, dobbiamo continuare a coltivare la lettura
della Parola di Dio.
Cristo fece delle bellissime promesse alla chiesa di Filadelfia (Apocalisse 3:8-12).
Dobbiamo fare nostre queste promesse in attesa del ritorno di Cristo. «Teniamo
fermamente quello che [abbiamo], perché nessuno [ci] tolga la [nostra] corona»!
Rispondi
1. Perché è importante esaminare sia gli aspetti positivi che quelli negativi delle chiese
dell’Apocalisse?
2. Dio promette che al suo ritorno darà alla chiesa di Filadelfia grandi soddisfazioni e
ricompense. Qual è, secondo te, la ricompensa più grande e perché?
3. È più importante pensare alle ricompense o alle cose che devi fare prima di riceverle?
Spiega il tuo pensiero in merito.
Giovedì 17 marzo
OPINIONE
Tiepidi o insensibili
di Andre Doneskey, Keene, Texas, U.S.A.
Apocalisse 3:14-22
Nel testo di mercoledì, abbiamo riflettuto su come il messaggio di Laodicea possa
essere rivolto proprio a noi. È vero: molti di noi non bruciano d’amore per il Vangelo.
Molti, tra noi, sono freddi o tiepidi nel rapporto con Cristo e vivono come preferiscono,
che Dio approvi o meno il lo stile di vita che hanno scelto.
Spesso, nei sermoni predicati all’interno delle chiese avventiste, si rileva il vivere la
fede «meccanicamente»; forse il messaggio di Laodicea è diventato, ormai, uno
stereotipo. Forse non sentiamo più questo messaggio spingere il nostro cuore a
riscaldarsi, a mettersi in modo. Forse questo messaggio ormai ci annoia, ci fa
addormentare, ci trova insensibili. È forse stato ripetuto troppo spesso? Personalmente,
quando sento parlare del messaggio di Laodicea applicato a noi, mi metto sulla
difensiva; una cosa è sentire ripetutamente un grido d’allarme, un’altra è sentirsi dire
che la ragione di questo allarme sono proprio io. Sono forse io il responsabile che
spinge Gesù a dire: «Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente io ti
vomiterò dalla mia bocca» (Apocalisse 3:16)?
Sì, questo è un rimprovero fortissimo, ma il v. 19 mi conforta, poiché in esso Gesù
aggiunge: «Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e
ravvediti». Nessuno, sentendosi dire che è meglio essere caldi o freddi anziché tiepidi, si
alzerebbe mai dicendo: «Va bene, allora sarò freddo!». Noi tutti vogliamo maturare le
ricompense insite in un rapporto con Gesù, per cui la sola vera opzione per l’ascoltatore
è di essere caldo. È a questo punto che mi chiedo: «Ma come faccio a sapere se sono
sufficientemente caldo?».
Chiedersi se si è «sufficientemente buoni» per Gesù è molto impegnativo; io so di non
essere Paolo, so di non essere come Maria, la donna che accettò immediatamente un
appello difficile, quello a essere la madre terrena del Salvatore (Luca 1:26-28). Sono
solo un semplice studente che va in classe e che si preoccupa della quotidianità della
vita. Significa forse che non sono caldo? A volte la risposta sembra essere «Sì», perché
anche se cerco di fare del mio meglio per essere come Dio mi vuole, sembra che non sia
mai abbastanza. A volte, poi, mi scoraggio. Insomma, il messaggio va predicato, ma per
incoraggiare, più che per paralizzare gli ascoltatori.
Rispondi
1. Ritieni che il messaggio di Laodicea sia predicato in eccesso? Perché sì o perché no?
2. Il messaggio di Laodicea ti ha mai scoraggiato? Se sì, perché?
3. Che cosa si potrebbe fare per ispirare gli uditori di questo messaggio a reagire
positivamente ai seri rimproveri che esso contiene?
Venerdì 18 marzo
ESPLORAZIONE
Conquistare Laodicea
di Lyn Brewer, Brooklyn, New York, U.S.A.
Matteo 24:13
CONCLUSIONE
Giovanni fu l’ultimo dei 12 apostoli a morire. Oltre al vangelo e alle epistole che
portano il suo nome, scrisse anche l’Apocalisse, che dà un contributo fondamentale alla
nostra comprensione del gran conflitto. Le sette chiese che Giovanni descrive lottano
per la loro identità, proprio come noi, oggi. I membri della chiesa avventista, sono in
linea con Gesù e col suo appello a essere testimoni in un mondo che soffre? O sono
sempre in bilico, cristiani esteriormente ma, nel loro privato, a proprio agio con
dinamiche lontane da Dio? Sebbene ci consideriamo l’ultima delle sette chiese, è chiaro
che, nonostante la diversità delle circostanze, in molti modi ci troviamo ad affrontare le
stesse sfide delle chiese dei secoli passati.
PROVA A
- Elencare alcune delle sfide che stai affrontando e che sono comuni alle sette chiese.
Con quali di queste sfide sei più in lotta e perché?
- Illustrare con un disegno o con una fotografia una sfida che la tua chiesa locale sta
affrontando. Parlane con il pastore o con un altro responsabile.
- Meditare sulle diverse caratteristiche delle sette chiese. Quali di esse si riscontrano
nella tua vita e in quali aspetti devi migliorare?
- Fare una passeggiata nella natura con la tua classe della Scuola del Sabato o con un
amico. Quali cose belle noti, che possano ispirare te o altri ad affrontare i problemi nel
modo giusto?
- Cerca nell’innario della tua chiesa, alcuni anni vecchi inni sul tema del ritorno di
Cristo. Se possibile, cercali anche su You-tube. Forse li troverai anche in lingua inglese,
grazie al titolo originale e al nome dell’autore che, solitamente, figurano sullo spartito.
Molti di questi inni furono ispirati dalla reazione avuta da chi attendeva il ritorno di
Cristo nell’ottobre del 1844.
CONSULTA
Daniele 12:1; Atti 20:29,30; Efesini 6:12; 1 Timoteo 4:1.
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