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WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Maurizio De Vito Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Al voto! L’esortazione ad esercitare quello che è un dovere, ma soprattutto, e malgrado molti, un diritto, non è enfatica e neppure casuale. Maggio, per l’Unione europea, e di converso per l’Italia, ma anche per la Svizzera, è un mese che, congedandosi, ci consegnerà decisioni significative per tutti i cittadini; anche per quelli che, per disaffezione, incertezza e delusione, del diritto-dovere, anziché di un pieno-a-rendere ne fanno un vuoto-a-perdere. In Europa le elezioni, per i 751 deputati al Parlamento europeo (l’Italia ne elegge 73) che resteranno in carica per i prossimi 5 anni, sono in programma nei 28 Paesi membri dell’Unione fra il 22 e il 25 maggio; tra il giovedì e la domenica, a seconda delle tradizioni nazionali. I primi a recarsi alle urne, giovedì 22 maggio, saranno i cittadini della Gran Bretagna e dei Paesi Bassi; seguiranno, venerdì 23, quelli dell’Irlanda e della Repubblica Ceca. Mentre sabato 24, oltre ad essere il secondo giorno di votazioni per la Repubblica Ceca, sarà la volta di lettoni, maltesi e slovacchi. Infine, domenica 25, sarà il giorno prescelto dalla maggior parte degli stati membri: l’Italia, l’Austria, la Francia, la Germania, la Grecia, il Belgio, l’Ungheria, la Bulgaria, la Croazia, Cipro, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, il Lussemburgo, la Spagna, la Lituania, la Polonia, il Portogallo, la Romania, la Slovenia e la Svezia. Una scadenza molto attesa e, forse del pari, temuta. Perché le elezioni Europee 2014 saranno diverse dalle precedenti: per la prima volta il Presidente della Commissione Europea, in seguito al Trattato di Lisbona, non sarà scelto solo dal Consiglio europeo, sulla base di equilibri intergovernativi, ma dovrebbe essere espressione del gruppo di maggioranza relativa. In altre parole, il voto dei cittadini in qualche modo sarà più rilevante in questa tornata elettorale: votando per un determinato schieramento si daranno maggiori possibilità al candidato Presidente della Commissione Ue indicato da quell’area politica di poter esser, successivamente, eletto a capo dell’Istituzione. Ma le attese e, forse del pari, i timori sono legati al fatto che queste elezioni renderanno palese l’evanescenza o la consistenza dello spirito antieuropeo di cui si sono avuti evidenti segnali nelle recenti tornate elettorali in Francia, in Un- gheria, e, anche se fuori contesto, lo scorso 9 febbraio in Svizzera. Lo stesso spirito che, nei vari Paesi dell’Unione, alimenta la non sempre signorile propaganda di molte forze politiche, anche di quelle sedicenti moderate. Fra i tanti dubbi della vigilia, una certezza: un parlamento europeo con una forte presenza di partiti, seppur con dna politici diversi, contrari all’Unione e alla moneta unica, conferma che sarebbe sul viale del tramonto un sogno che non ha mai visto l’alba: l’Unione politica europea. Per l’Italia l’esito di queste elezioni viene letto, purtroppo quasi esclusivamente, come una sorta di Capo Horn del governo: se il partito che ne detiene la premiership lo doppierà con il vento in poppa, potrà dirigersi in mare aperto verso ambiziose mete lontane; diversamente, sarà costretto, per poco ancora, a navigare a vista, cercando l’approdo più vicino. Maggio, anche per la Svizzera, che ovviamente non è per nulla indifferente a quanto succede nell’Unione, ha in calendario un’importante scadenza elettorale: sottoposti al parere dei cittadini, accanto a quelli cantonali, anche 4 quesiti federali di forte impatto sociale, pertanto con ricadute politiche rilevanti, che stanno polarizzando le posizioni. Gli aventi diritto dovranno esprimersi su: - il decreto federale concernente le cure mediche di base, che in virtù del nuovo articolo costituzionale impegna la Confederazione e i Cantoni affinché ovunque in Svizzera tutti ricevano rapidamente cure mediche di base di elevata qualità. - l’Iniziativa popolare «Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli» che chiede che chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente sia definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti. - l’iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)» che chiede che la Confederazione e i Cantoni promuovano contratti collettivi di lavoro che prevedano salari minimi e che sia introdotto un salario minimo nazionale legale di 22 franchi all’ora, pari grosso modo a 4000 franchi al mese. - sulla Legge federale sul fondo per l’acquisto dell’aereo da combattimento Gripen, che prevede di sostituire i 54 aerei da combattimento F-5 Tiger, ormai obsoleti, con 22 moderni Gripen. Contro la legge è stato chiesto il referendum. [email protected] LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA L’ASSOLUTO OPPOSTO ALL’ORDINARIO NUOVA MASERATI GHIBLI, A PARTIRE DA CHF 73’550.– www.MASERATI-TESTDRIVE.CH La Nuova Maserati GhibLi è equipaGGiata coN uNa GaMMa di avaNzati Motori 3 Litri dotati di caMbio autoMatico zF a 8 rapporti, iNcLuso iL Nuovo propuLsore turbodieseL. dispoNibiLe aNche coN iL sisteMa a trazioNe iNteGraLe q4. | www.MASERATI.CH * Il CO2 è il gas a effetto serra principalmente responsabile del riscaldamento terrestre; valore medio CO2 di tutti i modelli di vettura offerti in Svizzera 153 g/km. A3_Q_IT.indd 1 09.12.13 10:48 Sommario La Rivista 1 4 17 Editoriale Sommario PRIMO PIANO 22-25 maggio 2014: Elezioni europee Questa volta è diverso Gli italiani residenti in Svizzera per votare tornano in Italia 21 30 Confederazione elvetica 18 maggio 2014 Su che cosa si vota? INCONTRI «Fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te» Donne in carriera: Alessandra Rotondo 39 46 48 50 52 54 63 66 70 71 76 77 CULTURA Il Patto di Brunnen, 9 dicembre 1315 Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Mikhail Bakùnin visto da Riccardo Bacchelli Ambizioni e traversie dell’uomo meno casalingo d’Europa Pinocchio, le sue avventure e l’UNITRE svizzera “1900–1914. Missione Felicità“ Il mondo prima della Grande Guerra Fino al 13 luglio al Museo nazionale di Zurigo Hans Erni, il grande visionario della pittura svizzera Alla Pinacoteca comunale Casa Rusca, Locarno fino al 17 agosto Donne che raccontano altre donne La violenza di cui sono vittime narrata al Palazzo delle Nazioni di Ginevra DOLCEVITA Un’invenzione della natura e della cultura Anteprima Consorzio Chianti DOCG 2014 Eccellenza italiana in Gran Selezione Anteprima Chianti Classico Gallo Nero l’originale Antica distilleria Sibona La storia & la distillazione Dove, ancora oggi, i costumi, la lingua e il cibo, parlano Arbëresh A Civita, nel Cuore del Parco del Pollino Jorge Lorenzo: Eccezionale Alfa Romeo Fan Opel ADAM VR/46 LE La serie speciale firmata Valentino Rossi Protagonista nei Trofei Abarth 2014 Spirito Harley-Davidson senza confini 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN FIERA Vinitaly 2014- Fiera Internazionale del vino e dei superalcolici Confermata la propria leadership 90 Samoter: Verona Fiere 8 - 11 maggio Nuovi mercati e sostenibilità al centro della 29ª edizione CHIBIMART estate e CHIBIDUE: Fiera di Milano, 16 - 19 maggio Accessori e bigiotteria in fiera Sposaitalia Collezioni: Fiera Milano 23 - 26 maggio Vetrina di novità e tendenze METEF 2014: Verona Fiere, 11 - 13 giugno L’Expo Internazionale Alluminio e Fonderia festeggia il suo decimo compleanno 6 9 11 13 15 25 28 30 31 32 IL MONDO IN CAMERA «Barolo & friends event» il 26 maggio a Ginevra L’école du vin du Piemont à Genève PACK&MOVE: Fiera di Basilea (MCH Messe Schweiz), 9 - 12 settembre Fiera professionale svizzera delle soluzioni per la logistica e tecnica di imballaggio Le Rubriche Sommario La Rivista Madeinnovitaly …non solo “dolce vita“ Colloqui di consulenza individuale: meet the chamber 92 93 94 96 Barolo & Friends event 2014 l’8 maggio alla Zunfthaus zur Saffran di Zurigo Dall’8 al 10 ottobre a Meyrin I vini migliori – in ogni senso Presentate a Ginevra Eccellenze agroalimentari della Sardegna Contatti Commerciali Servizi Camerali In breve Italiche Elvetiche Europee Internazionali Cultura d’impresa Burocratiche Normative allo specchio Angolo Fiscale Angolo legale Italia 33 34 37 45 57 59 61 71 75 Angolo legale Svizzera Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Benchmark Sequenze Diapason Convivio Motori In copertina: 18 e 25 maggio scadenze elettorali importanti per la Svizzera, l’Italia e l’Europa In Breve La Rivista Reto Ceschi nuovo responsabile del Dipartimento Informazione RSI Il Consiglio d’amministrazione della SRG SSR, riunito sotto la presidenza di Raymond Loretan e alla presenza del Direttore generale Roger de Weck, ha nominato Reto Ceschi nuovo responsabile Più carne e più vino senza dazi Dal primo luglio sarà possibile importare in Svizzera 5 litri di vino e un chilo di carne o altri preparati senza pagare dazi. Il Consiglio federale ha emanato oggi una nuove disposizioni doganali per il traffico turistico. Il limite sotto il quale non sarà necessario pagare l’Iva rimane fissato a 300 franchi. Ma nel calcolo sarà inclusa tutta la merce importata, compresi le bevande alcoliche e i tabacchi. La carne rientrerà in un unico gruppo tariffale. La quantità ammessa senza dover pagare dazi sarà di un chilo, che si tratti di carne fresca o di preparazioni di carne, di carne condita o non condita. Il dazio sarà di 17 franchi al chilo per ogni chilo supplementare. Finora era possibile importare mezzo chilo di carne fresca e 3,5 chili di carne lavorata. Rimane in vigore una sola eccezione: la selvaggina può continuare a essere importata senza limitazioni. Si potrà passare la dogana con 5 litri di vino (o altre bevande fino a 18% vol) e un litro di superalcolici (oltre 18% vol.) 6 - La Rivista maggio 2014 del Dipartimento Informazione RSI su proposta della Direzione RSI e del Comitato del Consiglio regionale CORSI. Ceschi succederà, il 1° giugno prossimo, a Maurizio Canetta che, lo stesso giorno, assumerà la Direzione dell’Azienda succedendo a Dino Balestra. Reto Ceschi è nato a Locarno il 7 agosto 1962. Dopo aver conseguito, nel 1982, la patente di docente di scuola elementare, si è iscritto all’Università di Ginevra, dove ha ottenuto la licenza in Scienze politiche (1985) e il diploma di Studi superiori in Scienze economiche e sociali, sezione Scienze politiche (1987). All’Università di Ginevra è stato anche assistente in Scienze amministrative (1985-87). Nel 2014 ha conseguito il Certificate of Advanced Studies (CAS) in Sviluppo delle competenze personali e gestionali alla Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Ceschi inizia alla RTSI il 1° ottobre 1987 quale praticante redattore al Quotidiano. Il 1° ottobre 1989 entra a far parte della redazione del Telegiornale dove sarà redattore, inviato, capo edizione e presentatore. Per quasi 20 anni conduce l’edizione principale delle ore 20.00. Dal 1992 al 1995 e dal 2000 al 2007 è responsabile della redazione Esteri prima di assumere, tra il 2007 e il 2010, la direzione del Telegiornale stesso. Nel 2009 Reto Ceschi assume la responsabilità del settore Approfondimenti e dibattiti radiotelevisivi. Dal 2007 ad oggi è anche produttore e conduttore di Democrazia Diretta, l’appuntamento televisivo sulla politica federale e cantonale e di Classe Politique. Dal novembre 2011 produce e presenta il dibattito settimanale d’attualità 60 minuti. Attualmente, la quantità consentita era di due litri fino a 15% vol., e un litro oltre 15% vol. In base alle nuove disposi- 103 milioni di euro: Campari si beve Averna in contanti zioni, a partire dal sesto litro occorrerà pagare un dazio di 2 franchi al litro (finora: fr. 0.60 dal terzo al ventesimo litro e fr. 3 dal ventunesimo litro). Potranno inoltre essere importati 250 sigarette o 250 sigari o 250 grammi di tabacco (finora: 200 sigarette o 50 sigari o 250 g di tabacco), 1 chilo di burro o panna e un litro di olio. Scopo di questi cambiamenti - precisa un comunicato dell’Amministrazione federale delle dogane - non è né aumentare le entrate doganali né incentivare il turismo degli acquisti. Si tratta piuttosto di semplificare le prescrizioni per i viaggiatori e accelerare la procedura di riscossione dei tributi. A medio termine sarà anche possibile dichiarare elettronicamente mediante smartphone o tablet le merci prima ancora di arrivare in dogana. In questo modo si potrà conoscere in anticipo l’importo del dazio e dell’imposta sul valore aggiunto dovuti per i beni acquistati nonché scegliere il valico di confine. Gruppo Campari ha raggiunto un accordo per acquisire il 100% del capitale sociale di Fratelli Averna Spa, azienda con sede a Caltanissetta, per un controvalore totale pari a 103,75 milioni di euro. La cifra corrisponde a un multiplo di 9,2 volte l’EBITDA pro-forma nell’anno fiscale terminato il 31 dicembre 2013. Il controvalore totale dell’operazione è composto di un prezzo (Equity Value) di 98 milioni e un debito finanziario netto pari a 5,75 milioni al 31 dicembre 2013. Il closing dell’operazione è previsto per il 3 giugno 2014 – si legge in una nota di Campari – e il corrispettivo sarà pagato in contanti. Gruppo Averna è un’azienda leader In Breve nel mercato spirit in Italia, proprietaria di Averna, il secondo amaro più venduto in Italia, e uno dei liquori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo. Inoltre, Gruppo Averna è proprietaria di un portafoglio di prodotti premium, tra cui Braulio, un amaro a base di erbe, Limoncetta, liquore dolce naturale ottenuto dalla scorza di limone, e Grappa Frattina, attraverso la quale il Gruppo Campari fa il suo ingresso nella categoria della grappa. “Con l’acquisizione di Gruppo Averna, continuiamo a migliorare il nostro portafoglio di prodotti premium e ci confermiamo Gruppo di riferimento per quanto riguarda l’offerta di liquori e amari italiani nel mondo – afferma Bob Kunze-Concewitz, Chief Executive Officer di Campari -. Acquisiamo un portafoglio di marche contraddistinte da elevata qualità, profittabilità e forte generazione di cassa. Questa acquisizione rappresenta per noi un’opportunita’ di fare leva sulla nostra struttura distributiva diretta nei mercati chiave dei brand acquisiti al fine di accelerarne la crescita in modo profittevole, in linea con la nostra strategia di crescita per acquisizioni. Oltre all’Italia, consolidiamo la nostra massa critica nei mercati chiave dell’Europa centrale, in particolare in Germania”. A Videoex il cinema sperimentale italiano Videoex Festival di Zurigo - l’unico festival dedicato al cinema e video sperimentale in Svizzera - quest’anno ospiterà, in un programma speciale, il cinema sperimentale italiano. Detto programma si avvale della collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la Cineteca di Bologna, la Cineteca Italiana di Milano, l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e il Seminario di Romanistica dell’Università di Zurigo. Sarà inoltre parte dei programmi speciali del Congresso dell’American Association of Italian Studies (in programma all’università di Zurigo dal 23 al 25 maggio) Il Festival, che si svolge dal 24 maggio al 1° giugno, nel cartellone dedicato alla produzione sperimentale italiana ha inserito: • il remake de La Rabbia di Pier Paolo Pasolini (su ricostruzione di Giuseppe Bertolucci) • Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene • le conquiste e i disastri dell’Italia coloniale di Mussolini in Pays Barbare, di Yervan Gianikian e Angela Ricci Lucchi • lo speciale Underground Sicily, con estratti da Cinico TV e film di canecapovolto • l’approfondimento dedicato al cinema sperimentale degli anni Sessanta e Settanta • due focus sulle opere contemporanee • il progetto Rewind Italia dell’Università di Dundee, sulla nascita della videoarte in Italia. VIDEOEX Experimentalfilm & Video Festival 24 maggio – 1° giugno 2014 Kanonengasse 20 Zürich http://www.videoex.ch http://www.facebook.com/videoex.festival scatola con 2 sigari solamente per un itato periodo lim Disponibili nelle maggio 2014 La Rivista - 7 tabaccherie svizzere I prodotti da forno mediterranei per aperitivi dal gusto unico. Le sfoglie croccanti cotte al forno Olivia & Marino e i cracker Gran Pavesi sono disponibili in diverse gustose varianti. La Rivista Italiche di Corrado Bianchi Porro La politica le istituzioni e la vocazione al servizio comune Rudi Bogni, Ferruccio de Bortoli e Lorenzo Ornaghi invitati dallo studio legale insubrico Vestuti Cairoli, si sono dati appuntamento a Lugano, in terra neutrale presso la Sala Carlo Cattaneo del consolato generale d’Italia, per discutere sull’attuale “disagio italiano”. L’ex ministro italiano per i beni e le attività culturali e per lunghi anni rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha insistito sulla necessità di operare un profondo rinnovamento della classe dirigente del Paese, perché il disagio incomincia da ognuno di noi che ci troviamo in difficoltà nel separare i fatti da ciò che viene rappresentato. Stiamo in effetti perdendo la sana virtù del realismo, ha commentato Ornaghi. Di sicuro a questo disagio contribuiscono i privilegi che talora sfiorano il malaffare in un percorso duale all’interno del quale è difficile dire se si usi la politica o si venga usati dalla politica stessa. La vita politica si caratterizza per lasciare le cose incompiute. Con la crisi economica dopo il 2008 il disagio appare dunque assieme personale e collettivo, seppure comune non solo all’Italia, ma all’insieme di questi odierni e tardi sistemi democratici dell’inizio millennio. Naturalmente per l’Italia le radici di tutto ciò risalgono assai indietro nella storia, con un Risorgimento che ci appare tanto più incompiuto rispetto alle grandi sfide del mondo moderno, con una prassi di stampo più federalistico. Per uscire da questo disagio occorre un ceto politico diverso e una politica meno oppressiva in termini fiscali e amministrativi. La politica deve essere capace di anticipare i tempi in luogo di rimanere sempre più in arretrato, ha ribadito Ornaghi. Ma nemmeno possiamo affidare alla politica la soluzione di tutti i problemi ed occorre che le parti vitali della nostra società quali il volontariato e il mondo imprenditoriale procedano ad un’assunzione di responsabilità superiore per consentirci di essere protagonisti della nostra vita. Rudi Bogni, già nelle alte sfere direttive di SBS e UBS e consulente della famiglia Bertarelli, è oggi nel Consiglio di amministrazione dell’istituto della famiglia regnante del Liechtenstein. Bogni ha sottolineato, con un certo stupore, risorgere a seguito della crisi anche in Italia una sensibile disaffezione nei confronti della mondializzazione. Gli italiani infatti, nella loro storia, sono stati i globalisti per eccellenza a partire dal ‘400. Forse ha influito a questa disaffezione il periodo di autarchia dell’anteguerra che la lasciato un retaggio non ancora digerito. I mercati finanziari moderni in Italia si sono poi sviluppati poco e tardi e, ancora oggi, sono insufficienti per sostenere la crescita internazionale delle imprese, mentre la stessa gestione dei fondi pensione è stata demandata allo Stato più che all’iniziativa privata. Così è nata una sorta di capitalismo dei poveri, basato su salari troppo bassi che ha portato a gonfiare i sussidi, il welfare e lo Stato sociale. Infine, si è creata un’insofferenza nei confronti dell’acquisizione dall’estero di imprese in Italia, con discorsi dai toni sciovinistici da nobili decaduti ed una presunzione di eccezionalità che non giova alla maturità del mercato. Manca la capacità di fare sistema e non bastano più oggi le buone notizie, la qualità della vita o la ricchezza della cultura, che rappresentano un facilitatore per gli investimenti, perché hanno più pregnanza le condizioni quadro. Bisogna dunque iniziare dai giovani promuovendo l’intelligenza di viaggiare e il lavoro all’estero per poi tornare ed essere protagonisti orgogliosi del cambiamento di questo Paese. Ferruccio de Bortoli infine, per anni direttore del Sole 24 Ore e oggi del Corriere della Sera, ha invece sottolineato la forza del mutamento politico ed economico in atto. Non ho mai visto, ha commentato, un momento così favorevole al cambiamento come oggi in Italia, né tanta formazione di alta qualità come nelle nostre università. Molte start-up stanno nascendo, i distretti hanno cambiato pelle e l’export sta ripartendo alla grande, mentre molti laureati che hanno fatto esperienze all’estero desiderano ritornare. Certo, occorre un cambiamento culturale da parte della classe politica e delle aziende: l’informazione spesso non è accettata e le domande scomode da parte dei giornali sono giudicate “impertinenti”. Bisogna invece individuare il centro decisionale e delle responsabilità, perché altrimenti si debilita la democrazia in un paese che si impoverisce nell’ineguaglianza. Ma il nostro, ha commentato de Bortoli, è uno straordinario Paese che ha saputo fare anche a meno del governo. Bisogna uscire da questa idea privatistica della politica. Quanto all’Europa, che oggi è uno dei temi del dibattito, essa deve certo dare risposte di reddito e di crescita, altrimenti rischia di implodere nel solo aspetto maieutico della moneta. Ma oggi sentiamo feroci critiche da parte di Paesi dell’Est che sono entrati nell’UE e dovrebbero ringraziarla per lo sviluppo che ha permesso loro e per il più lungo periodo di pace che abbiamo avuto. L’Europa è una scelta ed abbiamo bisogno di politici maturi che non liscino il pelo agli umori del proprio elettorato, riscoprendo la vocazione al servizio comune delle istituzioni. maggio 2014 La Rivista - 9 La Rivista Elvetiche di Fabio Dozio Se 4 mila franchi vi sembran troppi… La Confederazione Svizzera adotterà un salario minimo, come avviene in molti paesi del mondo? Lo sapremo il prossimo 18 maggio, quando i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimersi sull’iniziativa sindacale “Per la protezione di salari equi”. Promossa dall’Unione sindacale svizzera, l’iniziativa è stata bocciata dal Parlamento e il Consiglio federale invita a respingerla. Si propone di inserire nella Costituzione l’imperativo che “il salario minimo legale ammonta a 22 franchi all’ora”. Considerando la settimana lavorativa di 42 ore, ciò equivale a uno stipendio di 4 mila franchi lordi mensili, per dodici mesi, senza tredicesima. Attualmente si stima che in Svizzera vi siano circa 330 mila posti di lavoro retribuiti meno di 4 mila franchi al mese. Considerate le deduzioni, (AVS, disoccupazione, secondo pilastro) nella busta paga rimangono tre biglietti da mille. Ma c’è di peggio, ovvero salari miseri e scandalosi. Nell’edilizia con il meccanismo dei subappalti, fioriscono i casi di lavoro sottopagato. Il gioco al ribasso sembra non avere limiti. Poche settimane fa in Ticino è stato denunciato un caso di contratto per mille franchi lordi per trenta ore settimanali. Già un anno e mezzo fa la direttrice del Dipartimento Finanze ed economia del Canton Ticino, di fronte ai risultati dei controlli statali, aveva detto: “Sono salari inquietanti, scioccanti e improponibili.” Di fronte a queste situazioni, la rappresentante del partito liberale radicale in governo, ha espresso in più occasioni una “certa simpatia” per il salario minimo, specificando che sarebbe opportuno applicarlo in modo differenziato. Il fatto che l’iniziativa proponga un unico salario minimo di 22 franchi per tutta la Svizzera, sembra essere un tallone di Achille. Tutti gli oppositori, politici, operatori del commercio e dell’economia, sottolineano che non può essere stipendiato nello stesso modo un cameriere di un paesino delle valli ticinesi e un cameriere di Zurigo. Franco Ambrosetti, presidente della Camera di commercio del Canton Ticino, ha scritto che: “Possiamo anche accettare un salario minimo a livelli più realistici che considerino le diverse condizioni regionali”. A questo proposito, va però ricordato che l’iniziativa stabilisce che “per rapporti di lavoro particolari, la Confederazione può emanare normative derogatorie”. E ancora, che “i Cantoni possono stabilire supplementi vincolanti al salario minimo legale”. Dunque, ci sono le premesse per rendere più elastico il minimo di 22 franchi l’ora, che peraltro andrebbe introdotto entro i prossimi tre anni. 4 mila franchi al mese sono troppi? Molti ritengono di sì, e anche l’opuscolo informativo distribuito da Berna in vista della votazione sottolinea che l’Iniziativa propone un “salario minimo superiore a altri paesi”. La verità è che un confronto nominale non ha alcun senso e sfiora il ridicolo (grave però che lo faccia il Consiglio federale o chi per esso in una pubblicazione ufficiale!). Per un confronto, il criterio che sembra più attendibile è quello di far riferimento al rapporto tra il salario minimo proposto e l’universo dei salariati. Prendiamo la Germania: il salario minimo è fissato a 8,50 euro. All’est il 25% dei lavoratori ha salari inferiori a 8,50 euro, mentre all’ovest il 12%. In Svizzera circa il 10% guadagna meno di 22 franchi l’ora. Dunque la Germania intende fissare un minimo legale che, pur essendo molto più basso che in Svizzera, è un obiettivo decisamente più ambizioso e costringerà l’economia tedesca (all’est in particolare) a uno sforzo maggiore rispetto a quella elvetica. Intanto quello di 4 mila franchi mensili è già diventato un obiettivo e un traguardo per molte ditte e per molte aziende. Un fenomeno particolare e degno di nota. Prima ancora che il popolo decida sull’iniziativa, il mercato del lavoro si sta avvicinando ai 4 mila franchi mensili. Significa che la misura è ritenuta sensata da molti imprenditori: Lidl, Aldi, Migros, Coop, Denner, HM. Ma anche CoiffureSuisse adeguerà i contratti portando i minimi da 3500 a 3800. Il mercato si sta adeguando, senza temere catastrofi. Chi continua a pronosticare un futuro economicamente disastroso, se venisse applicato il salario minimo, è superato dai fatti. Difficile oggi prevedere gli effetti della misura. Potranno essere variabili, ma verosimilmente non rovinosi. Se la Svizzera dovesse perdere posti di lavoro sottopagati e occupati spesso e volentieri da frontalieri, non sarebbe un danno, anzi, si rispetterebbe la volontà popolare espressa lo scorso 9 febbraio. È però probabile che il salario minimo legale possa ripercuotersi positivamente sull’economia. La stessa OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) riconosce che possa essere uno stimolo al reinserimento professionale: il salario minimo rende più attrattivo il lavoro rispetto alle misure di aiuto sociale. Papa Francesco, tanto per citare colui che per molti è la massima autorità morale, ha riaffermato l’importanza della “giusta paga contro lo sfruttamento dei lavoratori”. La Costituzione svizzera sancisce che “le persone abili al lavoro possano provvedere al proprio sostentamento con un lavoro a condizioni adeguate”. Dunque, se 4 mila franchi vi sembran troppi… provate voi a campare con meno! maggio 2014 La Rivista - 11 VIVERE ALL’APERTO. © Inter IKEA Systems B.V. 2014 La Rivista Europee di Viviana Pansa Una grande coalizione anche in Europa? Alcune significative indicazioni sul possibile esito delle elezioni europee emergono in queste settimane dai risultati elettorali di due dei Paesi membri dell’Unione: Francia e Ungheria. Non si tratta di una proiezione del peso che le diverse formazioni politiche potrebbero assumere nel nuovo Parlamento, ma piuttosto di tendenze che non potranno non condizionare parte dell’assetto della futura assemblea legislativa e generare una più profonda riflessione sull’impulso da imprimere al progetto europeo negli anni a venire. Pensiamo alle elezioni amministrative francesi, con un elevato astensionismo (un vero e proprio crollo dell’affluenza, con i non votanti che hanno raggiunto la percentuale del 36% al primo turno e il 38,5% al secondo), una sonora sconfitta del partito socialista del presidente François Hollande (una “punizione” nei confronti della sua politica, cui è seguito un rimpasto di governo) ed una imponente avanzata del Front National (arrivato oltre il 6% al secondo turno), il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, che ha fatto dell’uscita dall’euro e della retorica anti-europeista i cardini della sua campagna elettorale. E alle presidenziali ungheresi, con la decisa vittoria del leader nazionalista e conservatore Viktor Orban – che ottiene la maggioranza assoluta al Parlamento anche in seguito alla modifica della legge elettorale decisa dal suo stesso governo nel 2012, - presidente la cui politica è stata più volte aspramente criticata dall’Unione per la progressiva erosione dei meccanismi indispensabili a garantire le libertà democratiche e che contraccambia Bruxelles con la medesima diffidenza (“il posto dell’Ungheria resta nell’Ue ma solo se ha un governo nazionale ancora più forte”- ha detto Orban subito dopo la riconferma). Anche qui le preoccupazioni maggiori derivano però dall’impennata di consensi ottenuti dalla formazione di estrema destra, xenofoba e antisemita Jobbik, arrivata al 21,4%, terzo partito del Paese dopo i socialisti (che ottengono il 22%, poco sopra il risultato ottenuto da Gabor Vona, leader di Jobbik). A gettare le ombre più dense sul voto di fine maggio è dunque l’appello lanciato dalla signora Le Pen per l’unione del fronte anti-europeista, cui negli ultimi mesi hanno già risposto l’olandese Geert Wilders e la Lega Nord italiana e che potrebbe compattare anche i secessionisti fiamminghi, i Veri Finlandesi e il Partito della Libertà Austriaco. La crescita di consensi su questo fronte potrebbe consentire la formazione di un vero e proprio gruppo parlamentare nell’emiciclo di Strasburgo e Bruxelles (occorrono 25 europarlamentari eletti in almeno 7 Paesi dell’Unione per dare vita ad un gruppo) e per scongiurare il pericolo dell’euroscetticismo una delegazione della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo è giunta a Roma alla fine del mese di marzo per discutere anche di future riforme istituzionali dell’Ue, in vista del semestre di presidenza italiano dell’Unione. Se Enrico Letta, nel corso del suo primo incontro pubblico a Parigi successivo alla recente conclusione della sua breve esperienza di capo di governo, definisce la minaccia dei populismi positiva perché “ci costringe a spiegare finalmente perché stiamo insieme e qual è l’anima dell’Europa”, non appare però così semplice offrire a questo quesito una risposta convincente. Soprattutto, se da un lato è matura la consapevolezza che le istituzioni europee, seppure necessarie e fondamentali, risultino incomplete, dall’altro non è affatto semplice procedere di comune accordo ad una loro riforma. Anche in Italia è difficile dire se e quanto gli elettori premieranno il nuovo governo guidato da Matteo Renzi, che sollecita ad uscire dalla sudditanza con l’Europa ma assicura fuori dai confini nazionali il rispetto di tutti i vincoli di bilancio – ma proprio in questi ultimi giorni il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha comunicato ai vertici europei il rinvio del pareggio strutturale di bilancio al 2016, votato dal Parlamento italiano, - o se avrà la meglio il Movimento 5 Stelle, la cui campagna elettorale è affiancata dagli spettacoli del leader Beppe Grillo che insiste sulla necessità di indire un referendum sull’uscita dall’euro e di ridiscutere i trattati. Pesa soprattutto la fragilità della ripresa italiana, con il tasso di disoccupazione che cresce sfondando nuovi record, - peggiore, a febbraio, anche di Cipro e Grecia, - ed è difficile dire quali ripercussioni avranno le parole del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che assicura l’intervento a sostegno della zona euro e contro il pericolo deflazione “anche con misure non convenzionali”. Un intervento auspicato ad inizio aprile nella riunione greca dell’Eurogruppo, grazie anche ad un atteggiamento più morbido della Germania, che ora teme anch’essa la stagnazione. Ottimista su interventi di stimolo all’economia da parte della Bce è lo stesso ministro Padoan, che parla di una “svolta” che potrebbe incidere sulle percentuali di crescita del Pil degli Stati membri di un’area che “ristagna – dice - ormai da 20 anni”. Il suo auspicio per l’Italia è “una crescita molto più alta di quella che abbiamo conosciuto negli anni che hanno preceduto la Grande Crisi, ricca di lavoro, di nuova e buona occupazione”. Tornando ai futuri equilibri del prossimo Parlamento Europeo, c’è da chiedersi se, di fronte alla crescita del numero dei parlamentari anti-euro, non si presenterà quale soluzione effettivamente percorribile anche in questa sede quella di una grande coalizione, alla tedesca, o delle larghe intese, all’italiana. Un accordo tra Popolari e Socialisti che suonerebbe come necessario per la difesa del disegno europeo, accordo che per alcuni segna la fine della politica, o meglio della politica come l’abbiamo sino ad oggi conosciuta, per altri un modo per non perdere il contatto con la storia e con quelli che sono oggi i suoi veri protagonisti. maggio 2014 La Rivista - 13 La Rivista Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza L’immigrazione dal Nord Africa: un problema europeo? L’Italia fu definita negli anni Sessanta la portaerei del Mediterraneo. Ebbene oggi si trova ad essere il punto di accesso all’Europa ricca e benestante per migliaia di immigrati clandestini ogni anno. Va bene, ma cos’è l’Europa? A suo tempo, Henri Kissinger ironizzava sull’idea d’integrazione europea dicendo: “Give me the number.” Intendendo il numero di telefono da poter comporre per parlare con un suo omologo. Oggi si sono fatti passi avanti nel coordinamento della politica estera dei paesi membri rispetto agli anni Settanta. Tuttavia, ciò non toglie che il richiamo del Corriere della Sera del 22 aprile scorso appare quanto mai vago: “Appello all’Europa: servono nove milioni di euro al mese per l’operazione Mare Nostrum”. Europa chi? Unione Europea? Sta di fatto che l’Italia si sta facendo carico di un problema che non è soltanto suo. Perché non pensare ad un intervento in ambito NATO? Non è altrettanto rilevante per la sicurezza dei membri dell’Alleanza Atlantica il Mediterraneo di quanto sia l’Afghanistan? Dall’inizio del 2014 oltre 20’000 migranti sono approdati lungo le coste italiane. Durante tutto il 2013 sono stati oltre 40’000. Un conto è il pattugliamento delle coste di cui la Marina Militare italiana è responsabile, un altro conto è poi l’accoglienza di queste persone che spesso attraversano il braccio di mare che separa la Libia dalla Sicilia dopo mesi di viaggio allucinante. Molti di loro sono eritrei e siriani che fuggono da una dittatura e da una guerra civile rispettivamente. Il diritto allo status di rifugiati sussiste. Per molti di loro l’Italia è soltanto un luogo di transito. E poi ci sono i minorenni. Secondo i dati di Terres des hommes riportati dal Corriere della Sera, l’anno scorso sono arrivati circa ottomila minorenni non accompagnati. che sfruttano il desiderio di queste persone di fuggire dal loro paese alla ricerca di condizioni di vita migliore. Spesso raggiungono un parente in Germania e sono disposti ad indebitarsi pur di pagare il prezzo di un viaggio di vari mesi dall’Eritrea via Sudan e poi in Libia. Lungo le coste libiche pare ci siano migliaia di rifugiati in attesa della traversata. I campi di accoglienza in provincia di Ragusa e dell’isola di Lampedusa sono sotto pressione. Nonostante questo, l’indignazione del paese e la sua naturale generosità s’è risvegliata in seguito al disastro di Lampedusa dell’ottobre scorso. Gli italiani sono stati riportati brutalmente alla realtà dei fatti: ci sono persone disposti amrire pur di emigrare. L’Italia per via della sua posizione geografica si trova ovviamente a dover affrontare la pressione dei migranti da paesi in via di sviluppo molto di più e in maniera assai più seria rispetto ad altre realtà alpine molto sensibili, ma ben lontane dalle coste libiche. La repressione delle organizzazioni criminali che lucrano sulla disperazione dei migranti è affrontata dalla magistratura italiana. Gli scafisti sono arrestati, ma è difficile fermare i veri organizzatori. D’altro canto, la retorica della pace e degli aiuti allo sviluppo quali toccasana di questo problema che riguarda tutta l’Europa occidentale, in assenza di riscontri concreti, può apparire politicamente corretto, ma nei fatti lascia il tempo che trova. [email protected] Ci sono delle vere e proprie organizzazioni criminali maggio 2014 La Rivista - 15 www.saporeitaliano.ch la spesa più conveniente è online! I migliori prodotti italiani a casa vostra con un semplice click entro 48 ore ... e molte altre La Rivista 22-25 maggio 2014: Elezioni europee Questa volta è diverso Le elezioni europee del 22-25 maggio 2014 daranno agli elettori la possibilità di influenzare le politiche future dell’Unione europea, eleggendo i 751 deputati al Parlamento europeo che rappresenteranno i loro interessi per i prossimi cinque anni. Ogni Stato membro ha le proprie leggi elettorali e ciascuno stabilisce le date in cui i cittadini andranno alle urne durante il periodo elettorale di quattro giorni compreso fra il 22 e il 25 maggio 2014. Gli elettori italiani voteranno il 25 maggio per eleggere 73 deputati. I risultati di tutti i 28 Stati saranno annunciati la sera di domenica 25 maggio. Quanti deputati saranno eletti? A seguito dell’adesione della Croazia all’UE nel luglio 2013, i deputati al Parlamento europeo sono diventati 766, ma questo numero sarà ridotto a 751 proprio a partire dalle elezioni del 2014 e rimarrà invariato in futuro. Questi deputati rappresenteranno oltre 500 milioni di cittadini di 28 Stati membri. I seggi sono ripartiti tra i vari Stati dai trattati dell’UE secondo il principio di “proporzionalità decrescente”, in base al quale i paesi con una maggiore consistenza demografica dispongono di più seggi rispetto ai paesi meno popolosi, ma questi ultimi hanno più seggi di quanti sarebbero previsti applicando strettamente il principio di proporzionalità. Perché queste elezioni sono diverse? In un momento in cui l’Unione cerca di superare la crisi economica e i leader europei riflettono su quale direzione prendere in futuro, queste sono, a oggi, le elezioni europee più importanti. Oltre a consentire agli elettori di esprimere un giudizio sugli sforzi dei leader dell’UE per affrontare la crisi dell’eurozona, e dare voce alle loro opinioni sul progetto di una più stretta integrazione economica e politica, sono anche le prime elezioni da quando, nel 2009, il trattato di Lisbona ha conferito al Parlamento europeo una serie di nuovi e importanti poteri. Una delle principali novità introdotte dal trattato consiste nel fatto che, quando gli Stati Membri dell’UE nomineranno il candidato a presidente della Commissione europea, che succederà a José Manuel Barroso nell’autunno 2014, per la prima volta dovranno tenere conto dei risultati delle elezioni europee. Il nuovo Parlamento dovrà poi, riprendendo le parole del trattato, “eleggere” il presidente della Commissione. Ciò significa che gli elettori avranno voce in capitolo su chi subentrerà alla guida dell’esecutivo dell’UE. L’esito del voto determinante per l’elzione del presidente Su 13 partiti politici europei, cinque hanno nominato un candidato per sostituire l’attuale presidente della commissione. L’EPP ha nominato Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo, il PES ha candidato Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento Europeo, i Liberali e i Democratici hanno optato per Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e attuale leader del gruppo dei Liberali al PE, i Verdi hanno nominato una coppia di deputati, il francese José Bové e il tedesco Ska Keller, mentre la Sinistra Europea ha proposto Alexis Tsipras, leader del partito greco SYRIZA. La nuova maggioranza politica che emergerà dalle elezioni, inoltre, contribuirà a formulare la legislazione europea per i prossimi cinque anni in settori che spaziano dal mercato unico alle libertà civili. Il Parlamento, unica istituzione Gli italiani residenti in Svizzera per votare tornano in Italia Alle prossime elezioni Europee gli italiani residenti in Europa voteranno nei seggi allestiti da Ambasciate e Consolati il 23 e 24 maggio. Potranno votare nei seggi anche i connazionali temporaneamente all’estero che lo hanno richiesto entro il 6 marzo scorso. Tutti gli altri – cioè i residenti nei Paesi extraeuropei , Svizzera pertanto compresa,– se vorranno votare, dovranno tornare in Italia. Nonostante l’ordine del giorno approvato dal Governo circa la eliminazione dei seggi per far votare i connazionali nei paesi europei di residenza- che non ha alcuna traduzione pratica, è partita la macchina organizzativa che interessa la rete diplomatico-consolare in Europa. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle votazioni in Italia – fissate domenica 25 maggio – ha scandito i tempi anche per il voto all’estero. Dunque agli elettori iscritti all’AIRE sarà spedito (al momento in cui scriviamo questa nota dovrebbe già essere stato recpaitato) dal Ministero dell’interno il certificato elettorale con indicati gli orari e la località della votazione. Il certificato è spedito anche agli elettori italiani che si trovano temporaneamente in un Paese dell’Unione Europea per motivi di studio o lavoro, e ai loro familiari conviventi, che abbiano presentato apposita domanda entro il 6 marzo scorso. Gli elettori che, entro il quinto giorno precedente quello della votazione – dunque il 20 maggio – non avranno ricevuto al proprio domicilio il certificato elettorale, potranno farne richiesta al Capo dell’Ufficio consolare della circoscrizione di competenza. Tra i compiti di ambasciate e consolati dei Paesi dell’Unione europea, anche quello di allestire i seggi e di provveder al reclutamento di presidenti e scrutatori. È previsto un compenso pari a 143.06 Euro per il Presidente e 122.40 Euro per Segretario e Scrutatore. Tutti dovranno garantire il corretto svolgimento delle operazioni elettorali che, come noto, non implica lo spoglio delle schede o l’attribuzione di voti. maggio 2014 La Rivista - 17 La Rivista europea eletta a suffragio diretto, è oggi uno dei cardini del sistema decisionale europeo e contribuisce all’elaborazione di quasi tutte le leggi dell’UE in parità con i governi nazionali. Compiti del Parlamento Come detto l’esito delle elezioni al Parlamento europeo del 2014 determinerà, per la prima volta nella storia dell’Unione europea, chi sarà alla guida della Commissione europea, organo esecutivo dell’UE. Anche i candidati agli altri portafogli di competenze della Commissione dovranno superare un processo di rigoroso controllo parlamentare prima di poter assumere la carica. Una volta determinata la composizione della Commissione, i deputati si dedicheranno ai loro principali compiti parlamentari. I deputati al Parlamento europeo sono i legislatori dell’UE: senza il loro contributo e la loro approvazione, la stragrande maggioranza delle leggi europee non possono essere adottate. Con il trattato di Lisbona del 2009, il Parlamento ha acquisito un potere effettivo in settori importanti e decisivi, in particolare l’agricoltura e le libertà civili, per i quali in precedenza aveva solo un ruolo consultivo. Il Parlamento ha anche poteri di controllo o di supervisione sulle altre istituzioni dell’UE: controlla il loro operato e come spendono il denaro dei contribuenti. Da ultimo, ma non meno importante, il Parlamento funge da cassa di risonanza delle preoccupazioni della collettività e può inserire nuovi temi nell’agenda politica europea. du 9 au 12 novembre 2014 | Lausanne | www.gastronomia.ch Salon professionnel romand de l’hôtellerie et de la restauration La pLateforme performante et attractive pour déveLopper voS affaireS en SuiSSe romande Assurez votre participation au salon incontournable pour tous les professionnels de la branche HORECA en vous inscrivant dès maintenant sur www.gastronomia.ch ! 18 - La Rivista maggio 2014 Powered by Partenaires médias 2014 La Rivista Procedura per la nomina della Commissione europea • Per la prima volta, gli Stati membri dell’UE dovranno tenere conto dei risultati delle elezioni europee prima di scegliere un presidente designato della Commissione. Queste le varie fasi della procedura: • • • tenendo conto dei risultati delle elezioni europee, i capi di Stato o di governo degli Stati membri propongono un candidato alla carica di presidente della Commissione; il candidato presenta i suoi orientamenti politici (in pratica, un manifesto) al Parlamento; il candidato deve essere approvato dalla maggioranza assoluta dei deputati (376 su 751); se approvato, il candidato è considerato “eletto” dal Parlamento; se non è approvato, gli Stati membri devono presentare un nuovo candidato; il presidente eletto e i governi nazionali dell’UE concordano insieme un elenco di candidati per gli altri portafogli di competenze della Commissione (uno per ogni paese); • • • i candidati sono sottoposti ad audizioni di conferma al Parlamento (queste audizioni non sono formalità: in passato il Parlamento ha respinto candidati che riteneva inadatti); il presidente e gli altri commissari, come organo complessivo, sono quindi sottoposti a un unico voto di approvazione da parte del Parlamento che richiede la maggioranza semplice (maggioranza dei voti espressi); se approvata dal Parlamento, la nuova Commissione è formalmente nominata dai capi di Stato o di governo dell’UE. maggio 2014 La Rivista - 19 Il settore finanziario sta cambiando – siete pronti? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. Non ci fermeremo www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2013. Tutti i diritti riservati. La Rivista Confederazione elvetica 18 maggio 2014 Su che cosa si vota? Domenica di importanti decisioni quella che attende il prossimo 18 maggio i cittadini levetici che, accanto a numerosi quesiti di rilievo cantonale, saranno chiamati ad esprimere il proprio parere su quattro quesiti di carattere federale. Un decreto e tre iniziative, di forte impatto sociale, pertanto emotivo, e come tali capaci di polarizzare l’lettorato. In rapido elenco ecco i quesiti sotto posti a votazione: Decreto federale concernente le cure mediche di base (Controprogetto diretto all’iniziativa popolare «Sì alla medicina di famiglia», ritirata) La domanda che figura sulla scheda è la seguente: Volete accettare il decreto federale del 19 settembre 2013 concernente le cure mediche di base? In virtù del nuovo articolo costituzionale la Confederazione e i Cantoni si impegnano affinché ovunque in Svizzera tutti ricevano rapidamente cure mediche di base di elevata qualità. Iniziativa popolare «Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli» La domanda che figura sulla scheda è la seguente: Volete accettare l’iniziativa popolare «Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli»? L’iniziativa chiede che chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente sia definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti. Iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)» La domanda che figura sulla scheda è la seguente: Volete accettare l’iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)»? L’iniziativa chiede che la Confederazione e i Cantoni promuovano contratti collettivi di lavoro che prevedano salari minimi e che sia introdotto un salario minimo nazionale legale di 22 franchi all’ora, pari grosso modo a 4000 franchi al mese. Legge federale sul fondo per l’acquisto dell’aereo da combattimento Gripen La domanda che figura sulla scheda è la seguente: Volete accettare la legge federale del 27 settembre 2013 sul fondo per l’acquisto dell’aereo da combattimento Gripen (Legge sul Fondo Gripen)? Si prevede di sostituire i 54 aerei da combattimento F-5 Tiger, ormai obsoleti, con 22 moderni aviogetti Gripen. L’acquisto sarà finanziato mediante un fondo. Contro la legge è stato chiesto il referendum. Garantire cure mediche di base di elevata qualità Il sistema sanitario svizzero ha davanti a sé sfide importanti. La popolazione invecchia e aumenta il numero di pazienti affetti da malattie croniche che necessitano di cure mediche. A medio termine c’è il rischio di una carenza di professionisti della salute qualificati. Per questo i cittadini Svizzeri sono chiamati ad esprimersi a favore o contro del decreto federale del 19 settembre 2013 concernente le cure mediche di base. Il fine del nuovo articolo costituzionale è quello di rafforzare le cure mediche di base nel loro insieme, promuovendo in modo mirato anche la medicina di famiglia. La Svizzera ha un sistema sanitario efficiente e di ottima qualità: chi ha disturbi, si ammala o è vittima di un infortunio riceve ovunque e rapidamente cure mediche adeguate. A medio termine, tuttavia, vi è il rischio che quest’assistenza non possa più essere garantita, in particolare a causa della sempre più probabile carenza di medici di famiglia: molti medici di famiglia aventi uno studio proprio si avvicinano all’età del pensionamento e non trovano un successore. Tale professione risulta infatti sempre meno interessante e spesso i giovani medici preferiscono non esercitare in studi individuali. Per preservare l’elevato livello qualitativo delle cure mediche di base e garantire ad ognuno di poterne fruire in tempi brevi è indispensabile disporre di un numero sufficiente di professionisti adeguatamente formati. È inoltre essenziale che i medici di famiglia e le altre figure professionali (medici specialisti, farmacisti, ergoterapisti, fisioterapisti, nutrizionisti, personale curante o assistenti di studio medico) collaborino strettamente. Fondamentale è anche puntare in misura crescente su nuovi modelli di fornitura dell’assistenza sanitaria, ad esempio studi medici associati e centri sanitari, che agevolino la cooperazione tra le varie figure professionali in ambito sanitario. Il nuovo articolo costituzionale getta le basi legali necessarie a tali fini: in virtù del nuovo articolo la Confederazione può infatti influire in modo mirato sulla formazione e sul perfezionamento dei professionisti della salute; può, ove necessario, emanare regole uniformi maggio 2014 La Rivista - 21 La Rivista riguardanti l’esercizio della professione valide in tutta la Svizzera, ed ha anche il compito di provvedere affinché le prestazioni dei medici di famiglia siano adeguatamente remunerate e le cure mediche di base promosse attraverso misure appropriate (ad esempio potenziando l’insegnamento e la ricerca su questo tema nelle università). Consiglio federale e Parlamento raccomandano di accettare l’articolo costituzionale. Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli Com’è possibile che agli autori di abusi sessuali su minori o di violenze contro persone bisognose ricoverate in istituti sia permesso di lavorare ancora con fanciulli o altre persone vulnerabili? Com’è possibile che non sia ancora stato eliminato il rischio che tali terribili fatti si ripetano? Sono queste le domande che stanno alla base dell’iniziativa popolare «Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli». Nonostante il diritto vigente preveda la possibilità di vietare o impedire agli autori di abusi di incontrare la propria vittima o di avere contatti con altre potenziali vittime, tali provvedimenti sono ritenuti troppo deboli: il Codice penale prevede già un’interdizione dell’esercizio di una professione, ma si tratta di un divieto di portata alquanto ristretta, limitato a cinque anni. Può inoltre essere disposto soltanto se l’autore commette un reato nell’esercizio della sua professione e se sussiste il rischio che abusi della sua attività per commetterne altri. Oggi le attività extraprofessionali svolte nell’ambito di associazioni o di organizzazioni ricreative non possono essere vietate in tutti i casi in cui sarebbe necessario. Per esempio, un allenatore di una società calcistica che ha abusato di una giocatrice può eventualmente continuare a svolgere la sua attività e commettere altri abusi. La situazione deve cambiare. L’iniziativa chiede che chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente sia definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti. L’interdizione obbligatoria e a vita di esercitare un’attività richiesta dall’iniziativa è però contraria a principi dello Stato di diritto quali la proporzionalità dell’azione statale. Sarebbe, infatti, sproporzionato obbligare i tribunali a pronunciare in tutti i casi e automaticamente un’interdizione a vita di esercitare un’attività a contatto con fanciulli o persone dipendenti senza distinguere tra un reato grave quale uno stupro e un delitto meno grave. Per questo motivo il Parlamento ha discusso diversi controprogetti indiretti, non riuscendo però a giungere a una soluzione condivisa dalle due Camere. Nella votazione finale il Consiglio nazionale ha accettato l’iniziativa, mentre il Consiglio degli Stati l’ha respinta. A causa di questa divergenza il Parlamento non formula nessuna raccomandazione di voto. Dal canto suo, il Consiglio federale è d’accordo sul fatto che chi è condannato per aver commesso un reato sessuale su un fanciullo – in particolare i pedofili – non debba più poter lavorare a contatto con minorenni. Ha pertanto avviato una modifica del diritto penale ancor prima che l’iniziativa venisse depositata. La modifica di legge, adottata nel frattempo dal Parlamento, prevede un’interdizione di esercitare un’attività più ampia rispetto a quella prevista dall’iniziativa: l’interdizione può infatti essere pronunciata non soltanto in caso di reati sessuali, ma anche in caso di reati contro la vita e l’integrità fisica. Per queste ragioni ritiene che l’iniziativa sia superata. Una questione controversa L’economia svizzera gode di buona salute. La grande maggioranza della popolazione ha un lavoro. Rispetto agli altri Paesi, inoltre, i salari sono elevati e la percentuale dei posti di lavoro a basso salario è esigua. In Svizzera i salari sono negoziati tra le parti sociali per 22 - La Rivista maggio 2014 La Rivista un’intera categoria o un’azienda oppure sono frutto di un accordo individuale tra il lavoratore e l’impresa. Lo Stato cerca deliberatamente di non intervenire in modo diretto nei processi di formazione dei salari, ma si preoccupa di combattere gli abusi in ambito salariale. Anche in Svizzera vi è un certo numero di posti di lavoro retribuiti con salari relativamente bassi. Si stima che questa misura interesserà circa 330 000 posti di lavoro, ossia il 9 per cento del totale. Per combattere la povertà e il dumping salariale, l’iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)» chiede che la Confederazione e i Cantoni promuovano la fissazione di salari minimi nei contratti collettivi di lavoro (CCL) e che la Confederazione introduca un salario minimo nazionale legale di 22 franchi all’ora, pari a circa 4000 franchi al mese per una settimana lavorativa di 42 ore. Questo salario minimo costituirà per tutti i lavoratori di ogni settore in Svizzera il limite inferiore vincolante del salario. Consiglio Federale e Parlamento approvano tali obiettivi, ma considerano il mezzo inadatto e potenzialmente controproducente. Il salario minimo richiesto sarebbe infatti di gran lunga superiore rispetto a quelli esteri; ciò renderebbe significativamente più onerosa l’assunzione di personale poco qualificato e rischierebbe, quindi, di portare all’eliminazione dei posti di lavoro con stipendio più basso. Questo, a sua volta, comporterebbe una drastica riduzione di opportunità di impiego per giovani e persone meno qualificate e un conseguente aumento della disoccupazione, soprattutto nei settori economici già deboli. Le misure di sgravio fiscale e sostegno sociale, unite alla progressività dell’imposta sul reddito, sarebbero, invece, strumenti alternativi più efficaci e durevoli per favorire un’equilibrata redistribuzione dei redditi tra le economie domestiche e aiutare chi percepisce un salario scarso o ha difficoltà nell’inserirsi sul mercato del lavoro. Spreco o necessità? Al fine di garantire una difesa aerea ottimale dello stato svizzero, il Parlamento ha proposto con la legge federale del 27 settembre 2013 l’acquisto di 22 aviogetti del tipo Gripen E, velivoli di ultima generazione forniti dalla Svezia. Questi ultimi si aggiungerebbero alla flotta di 32 F/A-18 già in dotazione alle Forze aeree e servirebbero a sostituire 54 F-5 Tiger, ormai obsoleti. La spesa totale ammonterebbe a 3,126 miliardi di franchi e andrebbe ripartita in maniera omogenea sull’arco di 11 anni mediante la creazione di un apposito fondo, alimentato con le risorse stanziate per le spese ordinarie d’armamento e gestito dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Il Parlamento sostiene la propria scelta argomentando che la sicurezza del Paese, base per la prosperità, l’indipendenza e la neutralità svizzere, debba essere mantenuta anche grazie a un’aviazione militare moderna e, pertanto, efficiente. Poiché i Tiger, in uso da oltre 30 anni e non più in grado di rispondere alle esigenze attuali a causa di limitazioni tecniche, saranno messi fuori servizio entro il 2016, la flotta esistente dovrà essere completata. In caso di bisogno, infatti, i 32 F/A-18 sarebbero insufficienti per permettere un controllo intenso dello stato. La soluzione individuata sembrerebbe essere la più ragionevole in termini di prestazioni tecniche, equipaggiamento e costi di acquisizione ed esercizio. Al posto di 54 Tiger solo 22 Gripen saranno introdotti a partire dal 2018 per almeno 30 anni: l’onere finanziario previsto sarebbe inferiore rispetto alle alternative vagliate e le Forze aeree godrebbero di un armamento ridotto, ma estremamente avanzato ed efficace. Tra il 2016 e il 2018 verrebbero invece noleggiati 11 Gripen C/D dell’armamento svedese. La sostituzione viene considerata necessaria dati i numerosi compiti attribuiti alle Forze aeree svizzere: sorveglianza dello spazio aereo, protezione del territorio, ricognizioni e supporto alle Forze terrestri. Inoltre, si prevede un ritorno positivo sull’economia svizzera, dal momento che il fabbricante del velivolo e i rispettivi fornitori esteri si impegnano ad assegnare a imprese svizzere commesse per un importo pari a 2,5 miliardi di franchi. Tuttavia, contro la legge è stato lanciato un referendum, che chiama al voto i cittadini svizzeri. Gli oppositori dell’acquisto dei nuovi aerei da combattimento ritengono, infatt,i che la spesa sia eccessiva e superflua, non soltanto dal punto di vista finanziario, ma anche da quello della sicurezza. Si chiede che il ruolo di esercito e aviazione venga definito più chiaramente e si auspica che i soldi dei contribuenti vengano impiegati in settori che li necessitano con maggiore urgenza (AVS, svolta energetica) o investiti in formazione e innovazione. Si calcola inoltre che le spese d’uso e il probabile aggiornamento dei mezzi comporterebbero un costo (circa 10 miliardi di CHF) molto superiore rispetto a quello stimato. Infine, si evidenzia come il modello Gripen E non esista ancora fisicamente, ma solo nella documentazione dei fabbricanti e non vi sia dunque certezza riguardo alla sua efficacia. Nel caso in cui la legge venisse respinta, l’acquisto dei Gripen non avrà luogo e il Parlamento stabilirà come impiegare le risorse ancora inutilizzate. maggio 2014 La Rivista - 23 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 La Rivista Cultura d’impresa di Enrico Perversi Sperimentare Innovare Apprendere La sperimentazione è uno dei fondamenti del Management 2.0: per esempio il nuovo auspicato processo di formulazione della strategia consiste in un’evoluzione rapida che sostituisce la pianificazione a lungo termine. Si vuole cambiare attraverso innovazioni che derivano da sperimentazioni avvenute con successo e capitalizzate in apprendimenti collettivi. È noto come nuovi prodotti o servizi vengano introdotti su piccola scala cercando di capire in tempi brevi la reazione del mercato prima di avviare investimenti molto rilevanti, oppure come innovazioni radicali siano nate da qualcosa imparato cercando una soluzione per un problema diverso. Vorrei quindi approfondire l’utilizzo della sperimentazione in ambito manageriale ed è interessante attingere a discipline diverse da quella della pura gestione aziendale. A me sembra molto stimolante il lavoro di Bruno Munari, artista e designer, che nel suo libro Da cosa nasce cosa ci propone una metodologia progettuale che è anche una riflessione interessante sul concetto di creatività. Vediamo come si può applicare al management: un problema aziendale nasce da un bisogno, da una criticità, la strada verso la soluzione tuttavia non risiede in un’idea geniale che magicamente crei la novità, il punto di partenza è invece una definizione accurata del problema DP che ne definisca anche i limiti. A questo punto è chiaro per tutti di che cosa ci si sta occupando e quindi si può fare un altro passo in avanti definendo le componenti del problema CP, che ci consentono di valutare e risolvere tematiche più piccole e limitate, forse anche già affrontate con successo in altri ambiti. Ecco quindi che è necessario documentarsi, avviarsi cioè a capitalizzare l’esperienza attraverso una raccolta dati RD seguita da un’analisi approfondita dei dati stessi AD per trasferire il tutto nel contesto in cui operiamo. Inizia poi la fase di progettazione del nuovo attraverso la creatività C che quindi sostituisce l’idea intuitiva di cui si parlava all’inizio del processo. La creatività quindi si mantiene nei limiti del problema definiti dall’analisi dei dati e dei sottoproblemi e può far ricorso a componenti già note, ma assemblate in maniera nuova. In questa sede vanno esaminati materiali e tecnologie MT disponibili, in senso aziendale si può parlare anche di informazioni, metodologie o strumenti, per arrivare alla soluzione del problema da cui eravamo partiti. Qui il progettista, o il gruppo di lavoro, compirà una sperimentazione SP, che consentirà di valutare la fattibilità, i vantaggi, i nuovi usi di cose esistenti, in una parola si accumulerà conoscenza ed esperienza. Un risultato sono modelli M, cioè funzionamenti possibili su scala ridotta che attraverso le opportune verifiche V ci porteranno ai disegni costruttivi DC (o processi, procedure, strumenti, strutture in ambito aziendale) che rappresentano la soluzione S al problema. Questo è il processo che un grande designer ha applicato alla progettazione di lampade o sedie utilizzando il criterio della semplicità, ma è anche quello che Toyota ha applicato nei suoi programmi di miglioramento continuo chiamati Kaizen, dove viene impiegato il criterio della eliminazione degli sprechi di materiale, tempo o risorse in generale. Tale approccio ha consentito a Toyota di raggiungere i vertici del settore automobilistico ed il suo modo di operare è diventato un vero e proprio modello organizzativo-gestionale che è stato adottato in tutto il mondo in molti settori. In sintesi Sperimentare, Innovare, Apprendere è il principio guida per il raggiungimento di obiettivi in ambiti complessi quali sono quelli in cui si muove un’azienda rispetto al mercato o un manager rispetto al contesto gestionale della sua azienda. Ma è anche il processo tipico di un percorso o di una sessione di coaching, vediamolo insieme: la prima domanda che un coach pone è “di cosa mi vuoi parlare?” e poi “quale obiettivo ti poni?”. È interessante notare che il coaching parla sempre di obiettivi e non di problemi, tuttavia il senso è esattamente lo stesso di quello di Munari, perché si parte da un bisogno, dalla decisione consapevole di perseguire una finalità. L’enunciazione dell’obiettivo tuttavia non è sufficiente, segue una esplorazione per approfondirlo, delimitarlo in un ambito di fattibilità e renderlo quindi raggiungibile. Si scompone quindi l’obiettivo e spesso il coach chiede se in passato il cliente ha già vissuto esperienze simili risolte brillantemente, questo consente di fare leva sui propri punti di forza e di focalizzarsi sul futuro e sull’azione. Si ricerca la consapevolezza su dove ci si trova e su dove si vuole andare, su quali strumenti o modalità ci hanno fornito risposte soddisfacenti in passato, si definisce infine un piano di azione da attuare nel breve termine che ci dia immediato riscontro dell’efficacia delle nostre azioni. Spesso le azioni decise non sono straordinarie, fantascientifiche o mai immaginate prima, sono cose normali che derivano dall’avere esaminato l’obiettivo da punti di vista alternativi. Il coaching quindi esplicita la sua efficacia nel creare consapevolezza nel cliente, nel proporgli di assumersi la responsabilità del proprio obiettivo e nel chiedergli di passare all’azione, cioè nello sperimentare il nuovo. Sperimentazione ed azione sono quindi la chiave del miglioramento che derivano dalla chiarezza e dalla fiducia. Nella mia pratica di coach spesso mi sono trovato ad accompagnare clienti in percorsi di sperimentazione di comportamenti che hanno progressivamente creato apprendimenti e autostima fino a permettere il raggiungimento di obiettivi molto sfidanti, il denominatore comune di queste esperienze molto diverse tra loro è stato il fatto che ognuno ha definito la propria soluzione originale che è risultata essere la migliore per il cliente in quel momento ed in quel contesto. Il coach non ha insegnato nulla, ma ha accompagnato nella sperimentazione e quindi nell’apprendimento. [email protected] maggio 2014 La Rivista - 25 La Rivista Donne in carriera: Alessandra Rotondo “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” di Ingeborg Wedel Questa giovane e bella donna non ancora trentenne, ha già alle spalle una notevole carriera. È capitano della Guardia di Finanza e Comandante di un nucleo operativo. Ma non voglio anticipare altro: potremo conoscere ed apprezzare la storia di Alessandra leggendo quanto lei stessa ci ha confidato. “Durante l’ultimo anno di liceo a Messina, dove sono nata il 13 dicembre 1984, chiacchierando di prospettive future, amici Carabinieri mi parlarono di queste “accademie militari”, alle quali si poteva accedere per concorso dopo aver conseguito il diploma di maturità. Spinta dalla curiosità andai a documentarmi in internet, e, dopo aver fatto una valutazione insieme alla mia famiglia su quale potesse essere l’accademia più adatta a me, ho scelto di concorrere per quella della Guardia di Finanza, Corpo a cui sono particolarmente legata anche per motivi affettivi, avendovi fatto parte mio nonno. A 18 anni sono partita per Bergamo, dove ho frequentato il trienno presso l’Accademia della Guardia di Finanza e ho conseguito la laurea di primo livello. Ho quindi ultimato il mio percorso formativo a Roma, con il biennio di specializzazione ed il conseguimento della laurea magistrale in “Scienze della sicurezza economico finanziaria”. Finiti i 5 anni di Accademia, con il grado di Tenente, ero pronta per cominciare la mia carriera di Ufficiale alla Guardia di Finanza. Nel 2008 sono stata assegnata alla Scuola Ispettori e Sovrintendenti de L’Aquila, con l’incarico di Comandante del Plotone Allievi e di insegnante aggiunto in materie tecnico-professionali. La Guardia di Finanza ha deciso di investire sulle donne anche nella 26 - La Rivista maggio 2014 formazione dei Marescialli di domani. Sono rimasta tre anni in servizio presso la Scuola di Coppito (AQ), un periodo intenso di emozioni ed esperienze; molteplici le sfide affrontate e vinte, nel bene e nel male. Dal terribile sisma dell’aprile 2009 al G8, nel mese di luglio dello stesso anno, la scuola è stata il centro nevralgico dei soccorsi e dell’organizzazione e svolgimento del grande evento internazionale. In diverse e molteplici situazioni ho operato, con incarichi di responsabilità, in team misti; ed è stato soprattutto durante la maxi emergenza sismica, dove emozioni, paura e coraggio sembrano amplificarsi all’unisono, che ho saputo rimanere me stessa, lavorando fianco a fianco con uomini e donne, in una alternanza di ruoli e responsabilità scanditi dal fine comune. Nel 2010 sono stata trasferita al Gruppo di Ancona e destinata a diventare comandante del Nucleo Operativo Pronto Impiego, i cd. Baschi Verdi. Si tratta di un Reparto Speciale della Guardia di Finanza a proiezione esclusivamente operativa e di pronto impiego che rappresenta l’elite della Guardia di Finanza nella lotta al terrorismo ed è, al momento, composto da soli uomini. Come prima donna al loro comando dopo tre anni, dico, con orgoglio, di aver vinto una bella sfida, contro le reticenze ed i retaggi maschilisti che, in taluni casi, ancora tardano a sciogliersi. Dal 14 agosto 2013 comando la Compagnia di Terni, un reparto territoriale, che dà la possibilità di vivere tutte le sfaccettature del nostro mestiere, dalla polizia tributaria a quella giudiziaria ed amministrativa. Formare una famiglia non rientra nei progetti per l’imminente futuro, ma desidererei diventare madre e dare a mio figlio l’opportunità di vivere una vita serena, senza troppi cambiamenti. Come conciliare questo con la carriera, personalmente, non so, ma ho visto colleghe più anziane fare egregiamente entrambe le cose. Ad ogni modo, per i sacrifici affrontati e le soddisfazioni ricevute, non è nelle mie intenzioni abbandonare la carriera”. Cosa significa nel suo ambiente essere donna in carriera? Per fare carriera, in ogni ambito, basta avere le capacità e saperle sfruttare al meglio, continuando a crescere e a migliorarsi giorno dopo giorno. Serve anche, a mio parere, la fortuna di incontrare persone che siano in grado di apprezzare e valorizzare le abilità di ciascuno, che sappiano sfruttarle al meglio per il bene comune dando le giuste gratificazioni, in uno spirito di meritocrazia e giustizia. Quanto ha impiegato per farsi apprezzare, come militare, in un mondo tradizionalmente maschile? La Rivista Il muro delle resistenze viene abbattuto dal carattere e non dal sesso. La diffidenza si supera dopo un periodo minimo di conoscenza reciproca. Normalmente, chi è timido avrà bisogno di più tempo per emergere e farsi apprezzare. Quali difficoltà ha incontrato? Quelle intrinseche del mestiere consistono nel doversi adattare al nuovo ambiente ed al nuovo incarico ad ogni trasferimento. Non mi sono mai sentita in difficoltà in quanto donna. Quando cessata la diffidenza nei suoi confronti’ Nei reparti in cui non ci sono state ancora colleghe di sesso femminile, riscontro maggiore curiosità e diffidenza. Questo, tuttavia, è uno stadio che si supera dopo poco tempo, ossia quando il militare comprende di avere di fronte una “collega” e non una donna. Quali ostacoli ha affrontato? Gli ostacoli sono da ricercare nei limiti imposti da leggi e regolamenti o, peggio, dal pregiudizio, che non ci permettono, ad esempio, di ricoprire incarichi considerati “ad alto rischio” o “pericolosi”. Il vero ostacolo è la discriminazione. Ritiene di godere di particolari vantaggi o svantaggi? Non trovo svantaggi o vantaggi nell’essere donna in un ambiente militare. Privilegi ne ha? C’è chi considera un privilegio ciò che io vedo come un limite, quindi credo sia un discorso molto soggettivo, legato anche alle persone che ti circondano e al loro modo di vedere il nostro ruolo all’interno della Guardia di Finanza. L’intuito è una qualità soprattutto femminile? La differenza si può cogliere nella maggiore sensibilità della donna, che in alcuni casi porta ad un approfondimento maggiore del problema ed allo studio di molteplici soluzioni. Quanto conta per la donna in carriera l’arte della seduzione anche allo stato inconscio? Lascio l’arte della seduzione alla vita privata. Una carriera costruita su queste basi non regala molte soddisfazioni, è effimera. Preferisco essere apprezzata per il mio impegno e per le mie capacità. Tuttavia non nego che trovare nel proprio percorso uomini sensibili al fascino femminile possa portare, inevitabilmente, a dei vantaggi. Credo che, in questo caso, l’importante sia, da parte della donna, non approfittarne, sia per coscienza sia per orgoglio. Qual è la sua maggiore soddisfazione? La stima dei colleghi. Ho sempre tenuto al rapporto umano, poiché il tempo trascorso nell’ambiente di lavoro, in molti casi, è più di quello trascorso in famiglia. Creare, quindi, un clima sereno e di condivisione è fondamentale anche per la buona riuscita del servizio che siamo chiamati a prestare. Che atteggiamento assume verso i sottoposti donne? “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, ergo mi comporto esattamente come vorrei si comportassero i miei superiori con me, con imparzialità e giustizia. A che cosa ha dovuto rinunciare per la carriera? Una professione, fatta con passione e dedizione, assorbe moltissimo tempo, a prescindere da quale esso sia. Ci sono giorni in cui si fa sera in un lampo, senza che me ne renda conto; sono quelli che preferisco, quelli in cui vado a letto stanca, ma soddisfatta. Ciò inevitabilmente comporta delle rinunce, per cui è importante saper conciliare il lavoro con la vita privata, senza far pesare la propria assenza al proprio partner o ai figli, e ciò comporta un sacrificio anche per le nostre famiglie, a cui va un enorme grazie per la comprensione e per l’appoggio che ci danno quotidianamente. Quali hobby riesce a coltivare? Nel tempo libero mi piace fare escursioni in moto, andare al cinema o leggere un buon libro. maggio 2014 La Rivista - 27 La Rivista Burocratiche di Manuela Cipollone Maggio, mese di elezioni, non solo europee Come confermato dal decreto del Presidente Napolitano, il prossimo 25 maggio, in Italia, sarà giorno di votazioni in molte regioni. Risparmio e razionalizzazione hanno fatto del 25 maggio un election day in Abruzzo e Piemonte, per rinnovare la Giunta Regionale, ma anche in 4102 comuni. 51.034.571 milioni gli elettori chiamati alle urne, oltre 47 milioni sul territorio nazionale, 3,6 milioni all’estero: tra loro anche i connazionali in Svizzera che, però, se vorranno votare alle Europee, dovranno tornare in Italia. Non essendo uno Stato dell’Ue, in Svizzera non verranno costituiti seggi, come invece accadrà negli Stati membri, ad opera della rete diplomatico-consolare. Anche per partecipare alle elezioni amministrative, i connazionali dovranno tornare nel comune italiano di residenza, facilitati dagli sconti di Trenitalia e Società autostrade. 730 giorni per rispondere all’istanza dei cittadini Oltre al decreto che ha indetto i comizi elettorali, in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati altri importanti provvedimenti, come il decreto che anche quest’anno ha prorogato la partecipazione italiana alle missioni internazionali e le iniziative di cooperazione allo sviluppo. In vigore dal 2 aprile scorso un decreto dell’ormai ex Governo Letta che – in deroga a quanto previsto per le Pubbliche Amministrazioni - individua “i termini superiori ai novanta giorni per la conclusione dei procedimenti amministrativi di competenza del Ministero degli affari esteri”. Nel decreto, firmato Letta-Bonino-D’Alia – si stabilisce che “nei casi di accertamento del possesso della cittadinanza 28 - La Rivista maggio 2014 italiana e rilascio della relativa certificazione per tutti i casi di acquisto della cittadinanza italiana ivi incluso quello della trasmissione iure sanguinis della stessa”, in caso di “complesse istruttorie legate alla verifica delle documentazione prodotta, sia da autorità amministrative italiane sia da analoghe istituzioni di stati esteri la cui completezza è alla base del prosieguo del procedimento amministrativo”, i consolati hanno 730 giorni di tempo, cioè due anni, per rispondere all’istanza del cittadino. L’abolizione delle province è legge Approvata dal Parlamento, dallo scorso 8 aprile l’abolizione delle province è legge. Accolto e accompagnato da moltissime polemiche che non accennano a spegnersi – anzi – il testo ha l’ambizioso obiettivo di adeguare l’ordinamento degli enti locali “ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza”. Dunque vengono istituite nove città metropolitane - Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, cui si aggiunge la città metropolitana di Roma capitale - viene ridotto il numero delle province e si dispone l’unione di più comuni. In regione di queste modifiche, la legge istituisce quali organi della città metropolitana il sindaco, il consiglio e la conferenza “metropolitani”. Il nuovo assetto dovrà entrare in vigore nel gennaio 2015, dunque la legge prevede che entro il prossimo 30 settembre dovranno svolgersi le elezioni del consiglio metropolitano, mentre entro il 31 dicembre il consiglio metropolitano dovrà approvare il proprio statuto. Il 1º gennaio 2015 le città metropolitane subentreranno alle province omonime, succederanno ad esse in tutti i rapporti attivi e passivi e ne eserciteranno le funzioni, “nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica e degli obiettivi del patto di stabilità interno”. Il sindaco del comune capoluogo – sempre il 1 gennaio 2015 - assumerà le funzioni di sindaco metropolitano. La composizione del consiglio metropolitano varia in base alla popolazione del territorio e dura in carica cinque anni. Quanto a beni e risorse, “spettano alla città metropolitana il patrimonio, il personale e le risorse strumentali della provincia a cui ciascuna città metropolitana succede”. Transitoria in attesa della riforma del Titolo V La disciplina delle province, definite “enti di area vasta”, è espressamente qualificata come transitoria, cioè nell’attesa che venga approvata la riforma costituzionale del Titolo V e delle relative norme di attuazione. Norme specifiche riguardano le province montane, cui le regioni riconoscono, nelle materie di loro competenza, forme particolari di autonomia. Infine, la legge detta alcune disposizioni sulle unioni e fusioni di comuni. La disciplina delle unioni di comuni viene semplificata con l’abolizione dell’unione di comuni per l’esercizio facoltativo di tutte le funzioni e servizi comunali. Restano ferme le altre due tipologie di unione, quella per l’esercizio associato facoltativo di specifiche funzioni e quello per l’esercizio obbligatorio delle funzioni fondamentali. Per quest’ultima viene confermato il limite demografico ordinario pari ad almeno 10.000 abitanti, ma viene abbassato per i soli comuni montani a 3.000, e viene spostato il termine per l’adeguamento dei comuni all’obbligo di esercizio associato delle funzioni fondamentali dal 1° gennaio al 31 dicembre 2014. – per “rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché a riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale” – e, infine, la delega in materia di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali – per “contemperare i tempi di vita con i tempi di lavoro dei genitori”. Ancora all’esame del Parlamento è il decreto che contiene “disposizioni urgenti in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all’estero, nonché altre disposizioni urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi”. Dal testo, è stata espunta la disciplina della voluntary disclosure, che ora è oggetto di altri due disegni di legge che hanno l’obiettivo di disciplinare il rimpatrio e la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero in violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale. Rilanciare semplificando All’esame del parlamento mentre scriviamo un’altra importante riforma del Governo Renzi: le “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”, meglio conosciuto come “jobs act”. Il decreto contiene interventi di semplificazione sul contratto a termine e sul contratto di apprendistato, la smaterializzazione del DURC, la delega in materia di ammortizzatori sociali – che ha lo scopo di “assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori che preveda, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale” – la delega in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive – per “garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, nonché ad assicurare l’esercizio unitario delle relative funzioni amministrative” – la Delega in materia di semplificazione delle procedure e degli adempimenti –che “punta a conseguire obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese” – la delega in materia di riordino delle forme contrattuali Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Un angolo di quiete nel centro storico • A due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro • Al RISTORANTE BELISARIO sfiziosa cucina italiana • Il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo • R. 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I rapporti già esistenti e le potenzialità insite nel contare su un partner commerciale come la Cina sono i presupposti di un Accordo che dovrebbe far aumentare il commercio tra i due Paesi del 50% e le esportazioni svizzere in Cina fino al 63%, con pieno vantaggio per le stesse aziende svizzere che così supererebbero le società estere concorrenti. Per aziende svizzere ci si riferisce a società di diritto svizzero, incluse anche filiali e succursali in Svizzera di società straniere (p.es. italiane), che vantino, in ordine al commercio dei prodotti, il rispetto delle regole di origine necessarie per godere delle agevolazioni dell’ALS, territorialmente valido per la Cina, la Svizzera e il Principato del Liechtenstein. Sebbene l’ALS abbia un vasto campo di applicazione, il presente articolo si focalizza sul commercio dei prodotti, rimandando ad un prossimo numero le considerazioni sul commercio dei servizi, la protezione dei marchi e brevetti e le regole sulla concorrenza. In merito al commercio dei prodotti, per meglio comprendere la reale portata delle nuove regole, è utile premettere che molte delle importazioni da Cina a Svizzera, grazie al sistema di preferenze valido per i paesi in via di sviluppo, erano già in franchigia doganale (cioè esenti dal pagamento di tributi e diritti doganali, perché relativi a una temporanea importazione di materie prime per manufatti da riesportare in Cina). Con l’ALS, i prodotti industriali, agricoli trasformati e di base, saranno esenti da quei dazi svizzeri ancora applicati ai beni industriali cinesi; e l’area dei prodotti in franchigia doganale verrà estesa al tessile e alle scarpe. Con l’Accordo cadrà l’obbligo di pagare dazi per il 20% delle merci esportate dalla Svizzera (ad es. in singoli segmenti dell’export di macchinari come reattori, turbine a vapore e perforatrici di profondità) conferendo a chi esporta dalla Svizzera (incluse anche filiali e succursali in Svizzera di società italiane) un indubbio vantaggio rispetto ai loro concorrenti che esportano dagli USA, UE e Giappone. In particolare, per i prodotti chimici e farmaceutici è previsto uno smantellamento tariffario dei dazi doganali in 5 30 - La Rivista maggio 2014 anni ed in alcuni casi entro 10 o 12 anni come nel caso di pompe per liquidi, macchinari per il riempimento, scambiatori di calore e forni industriali. Le esportazioni di prodotti tessili entreranno in franchigia doganale solo dopo 10 anni dall’ALS, ma per il settore dei “tessili tecnici” il dazio zero è previsto a 5 anni. Anche per gli orologi i dazi saranno ridotti gradualmente in 10 anni. Cioccolato e confetture saranno posti in franchigia doganale entro 5 anni; pasta, vino e bevande dolcificate soltanto entro 10 anni; i biscotti entro 12 anni. Per i formaggi, i dazi doganali verranno diminuiti nell’arco di 10 anni e portati a un tasso finale del 4,8%, mentre quelli applicati ai principali prodotti di caffè nel giro di 10 anni saranno ridotti dal 14,1% al 6%. Da sottolineare la presenza di una clausola di verifica che sottopone le concessioni doganali a riesame ogni due anni. Le regole e i vantaggi descritti valgono se la lavorazione dei prodotti è stata effettuata nel Paese d’origine (per quanto ci riguarda la Svizzera) così come descritta nelle regole di lista. Per i prodotti industriali, l’origine è data dal cambiamento della voce di tariffa doganale (sigla conferita se la trasformazione effettuata nel Paese ha determinato una classificazione del prodotto ottenuto in una voce della tariffa doganale diversa rispetto a ciascuno dei materiali non originari utilizzati) o in virtù di una creazione di valore nel Paese (Svizzera) pari ad almeno il 40% del prodotto, rispetto al prezzo franco fabbrica. L’origine è comprovata dal certificato di circolazione delle merci EUR.1 o da una dichiarazione d’origine riportata sulla fattura o sul bollettino di consegna di cui la controparte può chiedere la verifica entro 6 mesi dalla ricezione. A salvaguardia di un certo equilibrio economico, l’ALS consente di sospendere provvisoriamente determinate concessioni doganali, qualora le importazioni dovessero aumentare tanto da minacciare o recare seri danni a un settore economico nazionale. I vantaggi insiti nell’ALS sono evidenti. Il quadro sinteticamente offerto dimostra che la Svizzera si sta predisponendo a divenire il partner privilegiato di un gigante commerciale come la Cina e che detta collaborazione nasce sotto regole d’origine improntate alla liberalità. L’unica perplessità riguarderebbe le lunghe scadenze temporali per lo smantellamento tariffario (dai 5 ai 10 anni fino ad arrivare in alcuni casi ai 12), i contingentamenti, le prove da fornire e altre disposizioni che non faciliterebbero gli scambi commerciali, con l’effetto di inibire a molte società, comprese le filiali e succursali italiane, di sfruttare l’ALS fino a che lo stesso non risulterà definitivamente vantaggioso. [email protected] [email protected] La Rivista Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Restituzione di azioni da parte di persona fisica: Oneri deducibili e utile in capitale In due recenti sentenze concernenti la restituzione di titoli azionari da parte di una persona fisica, il Tribunale Federale Svizzero si è espresso a favore del contribuente, riqualificando la transazione nel primo caso in onere deducibile dal reddito imponibile e nel secondo caso in utile in capitale esente da imposta. Nella sentenza del 24 marzo 2014 riguardante il carattere di onere deducibile di una restituzione di partecipazione di collaboratori (2C_692/2013 / 2C_693/2013) il Tribunale Federale è stato chiamato a giudicare sulla restituzione di azioni bloccate effettuata da parte dell’allora (2008) presidente del Consiglio di Amministrazione (CdA) dimissionario dell’UBS allo scopo di attenuare il rischio di un processo per responsabilità. Tale rischio derivava dal fatto che, in concomitanza con le dimissioni, il CdA come da contratto aveva ricevuto una sostanziosa somma di buonuscita malgrado la situazione finanziaria disperata della banca. Mentre era chiaro che il pagamento di buonuscita costituisce reddito imponibile, il carattere fiscale della restituzione delle azioni bloccate dipende dalle circostanze. Nella fattispecie l’accordo transattivo concluso nell’ambito delle dimissioni stabiliva che la restituzione delle azioni avveniva su base volontaria da parte del CdA dimissionario. Le circostanze concrete erano tuttavia tali da indurre il presidente dimissionario a restituire le azioni per sfuggire alla minaccia concreta di processo per responsabilità, possibilità esplicitamente non esclusa dall’accordo transattivo che non prevedeva come d’abitudine una clausola di saldo. Visto il nesso chiaramente esistente tra la buonuscita e la restituzione delle azioni bloccate, il Tribunale Federale ha riconosciuto alla restituzione di azioni il carattere di onere deducibile dal reddito imponibile. Nella sentenza del 2 febbraio 2014 (2C_368/2013 / 2C_369/2013) invece la restituzione di azioni era avvenuta in concomitanza con la liquidazione di un patto di risoluzione di un contratto concluso anni prima in vista della successione aziendale. Il successore si era allora impegnato ad entrare in società accettando un incarico lavorativo in posizione dirigenziale e pattuendo quale ricompensa la cessione graduale delle azioni della società. Secondo il contratto un licenziamento era previsto solo in caso di motivi gravi. Quando, due anni dopo la conclusione del contratto, il successore si licenziò e il venditore chiese all’arbitro di statuire sulla restituzione delle azioni nel frattempo trasferite al successore, nell’ambito della transazione quest’ultimo si impegnò tra l’altro a restituire le azioni e l’imprenditore, a sua volta, a pagare a vari titoli 4 milioni di franchi, la somma di 2’157’368 franchi dei quali a titolo di pagamento per le azioni restituite. Il Tribunale Federale, a differenza delle istanze cantonali, ha constatato che la restituzione delle azioni per le quali il successore aveva già acquisito un diritto in virtù della sua attività lavorativa era avvenuta su base perfettamente volontaria e costituiva dunque una cessione a titolo oneroso e non un indennizzo per rinuncia all’esercizio dei diritti derivanti dal contratto di successione. In quanto tale, la cessione dava luogo ad un utile in capitale su patrimonio privato che in Svizzera è esente da imposta. [email protected] maggio 2014 La Rivista - 31 La Rivista Angolo legale Italia di Viviana Sforza Le business warranties nei contratti di acquisizione Nel numero de La Rivista dello scorso febbraio abbiamo avuto modo di occuparci delle c.d. “dichiarazioni e garanzie” (“representations&warranties”) nei contratti di acquisizione, affrontando il tema dell’efficacia delle representations&warranties contenute nel contratto preliminare (le “business warranties”) ma non riprodotte nel contratto definitivo di compravendita. In questo numero analizziamo un tema diverso ma ugualmente attuale, che viene in rilievo in una fase che potremmo definire “patologica” del rapporto negoziale: la natura giuridica e il termine di prescrizione delle business warranties. Ricordiamo che le business warranties rappresentano una parte essenziale del contratto di acquisizione: si tratta di un set in genere molto ampio di dichiarazioni con le quali il venditore garantisce al compratore la consistenza del patrimonio della società target oggetto di compravendita. La prassi negoziale delle business warranties nasce dall’esigenza di tutelare l’acquirente di un pacchetto azionario (o di un’azienda): secondo la dottrina maggioritaria e la giurisprudenza arbitrale, poiché l’oggetto della compravendita è costituito giuridicamente dalle azioni o dalle quote della società, e non dai suoi beni o patrimonio, l’acquirente non potrebbe ex lege invocare le garanzie legali per vizi o mancanza di qualità promesse nel caso di vizi o problemi inerenti i beni o il patrimonio della società compravenduta. Le business warranties, ossia le garanzie contrattuali a favore dell’acquirente che hanno espressamente ad oggetto i beni e il patrimonio della società compravenduta, sono finalizzate a colmare questo gap, dando al compratore uno strumento di tutela (il diritto all’indennizzo) azionabile nei confronti del venditore ogni qual volta le dichiarazioni e garanzie prestate da quest’ultimo in merito ai beni o al patrimonio si rivelino inesatte, non veritiere o non corrette, e ciò determini un danno per il compratore. Il diritto all’indennizzo del compratore si traduce (due facce di una stessa medaglia) in un obbligo all’indennizzo per il venditore: accanto alle business warranties, il contratto prevede l’obbligo del venditore di manlevare e tenere indenne il compratore e/o la società venduta dalle passività insorte a seguito alla non-conformità tra quanto dichiarato dal venditore nelle business warranties e quanto effettivamente esistente nel patrimonio della società (ad esempio, un contenzioso non comunicato, una passività fiscale non emersa, ecc..). Normalmente questo diritto-obbligo può essere fatto valere in un arco temporale, per prassi negoziale, di diciotto o ventiquattro mesi dalla data del closing; fanno eccezione le business warranties di natura giuslavoristica e fiscale, e talvolta ambientale, i cui termini di prescrizione vengono di norma fatti coincidere con i termini di prescrizione di legge applicabili alle situazioni che costituiscono l’oggetto di tali dichiarazioni e garanzie. Vi sono tuttavia una dottrina minoritaria e una giurisprudenza di merito prevalente secondo cui le business warranties sarebbero “qualità 32 - La Rivista maggio 2014 promesse” delle azioni o quote oggetto di compravendita, ex art. 1497 del codice civile, e, in quanto tali, sarebbero soggette al termine di prescrizione di un anno1 dalla consegna delle azioni/quote, di cui all’art. 1495 del codice civile. Tale termine di prescrizione non sarebbe derogabile dalle parti, stante il principio di inderogabilità dei termini di prescrizione di cui all’art. 2936 del codice civile. Questo comporterebbe che il compratore non avrebbe più diritto ad essere indennizzato per quelle passività scoperte dopo oltre un anno dal closing; un rischio concreto se si pensa che le passività ine-renti i beni o il patrimonio di una società difficilmente mergono entro un anno dall’acquisizione. Si tenga poi presente che la giurisprudenza di merito, pronunciatasi a favore di questo orientamento penalizzante per l’acquirente, è quella delle corti di appello, adite in sede di impugnazione dei lodi arbitrali2. Dinanzi a questa pericolosa “zona grigia”, il 20 settembre 2013 è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge volta all’introduzione nel codice civile italiano, nell’ambito del libro dedicato al contratto di compravendita, di una nuova sezione, intitolata “Della vendita di azienda e di partecipazioni sociali”. Tale sezione contiene due articoli, che fisserebbero a cinque anni il termine di prescrizione delle azioni di indennizzo esercitabili dal compratore nei confronti del venditore rispettivamente in caso di vendita di azienda e di partecipazioni sociali. A detta dei proponenti, l’assenza di regole certe in materia rappresenterebbe un ostacolo alla crescita economica dell’Italia, perché, dinanzi al rischio di una tutela giurisdizionale di solo un anno, disincentiverebbe gli investitori stranieri all’acquisto di società italiane. Il 7 novembre 2013 la proposta di legge è stata assegnata alla seconda Commissione Giustizia delle Camere, ed è ad oggi in fase di esame. Nel frattempo, la dottrina sembra non avere manifestato grande interesse per questa proposta, salvo rare eccezioni3. Si tratta sicuramente di una proposta che richiede interventi di approfondimento e revisione (il termine di cinque anni potrebbe, ad esempio, non essere congruo e limitare l’autonomia negoziale delle parti in merito a quegli eventi – come le sopravvenienze fiscali o ambientali – che di norme si verificano dopo cinque anni), ma rappresenta quantomeno l’occasione del affrontare in sede legislativa uno dei temi da sempre più dibattuti nell’ambito delle acquisizioni societarie. [email protected] 1 Il termine di prescrizione di un anno dalla consegna della cosa è stato fissato dal legislatore codicistico (nel 1942) avendo riguardo alla vendita 1di beni tangibili, e allo scopo di non lasciare troppa incertezza sulla conclusione effettiva dell’affare; un caso, quindi, ben diverso da quello della vendita di una società. 2 I contratti di acquisizione prevedono spesso clausole arbitrali mediante le quali le parti concordano di devolvere in arbitrato le controversie inerenti il contratto, incluse, quindi, quelle che possono avere ad oggetto la violazione delle business warranties. 3 Si veda MARCO SPERANZIN E ANDREA TINA, “Una recente proposta legislativa in tema di trasferimento di aziende e partecipazioni sociali”, in Le Società 3/2014. La Rivista Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan Iniziativa popolare federale «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)» Il 18 maggio 2014 in Svizzera il Popolo e i Cantoni sono chiamati a votare l’iniziativa popolare, deposi-tata dall’Unione sindacale svizzera USS) il 23 gennaio 2012, «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)». L’iniziativa vuole modificare la Costituzione federale svizzera e obbligare, da un lato la Confederazio-ne e i Cantoni ad adottare misure intese a proteggere i salari sul mercato del lavoro e a promuovere i salari minimi “usuali” per il luogo, la professione e il ramo nei contratti collettivi di lavoro (CCL), e dall’altro lato la Confederazione a introdurre un salario minimo legale di CHF 22 all’ora (che corri-sponde a CHF 4’000 al mese (x12) per un lavoro a tempo pieno), valido a livello nazionale per tutti i lavoratori. Tale salario minimo legale sarà adeguato al momento dell’entrata in vigore della nuova normativa e in seguito periodicamente, all’evoluzione dei salari e dei prezzi dal 2011 in poi, almeno nella misura dell’indice delle rendite dell’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Per rapporti di la-voro particolari, la Confederazione potrà emanare normative derogatorie. I Cantoni potranno a loro volta stabilire vincoli supplementari al salario minimo legale. Se l’iniziativa sarà accettata dalla maggioranza del Popolo e dei Cantoni, il Consiglio federale dovrà porre in vigore la nuova normativa entro tre anni, quindi entro il 18 maggio 2017. I promotori dell’iniziativa essenzialmente vogliono (i) lottare contro la povertà in Svizzera, introdu-cendo salari minimi “giusti” che consentano a tutti i lavoratori di poter vivere dignitosamente, senza dover ricorrere agli aiuti sociali dei Comuni; (ii) lottare contro il cosiddetto dumping salariale da parte di aziende che mettono lavoratori stranieri e lavoratori locali gli uni contro gli altri corrispondendo loro salari bassi o bassissimi; e (iii) proteggere le aziende corrette che pagano salari “dignitosi” dalla concorrenza sleale da parte delle aziende che pagano salari molto bassi e che, quindi, si possono permettere di offrire prodotti e servizi a prezzi inferiori. I promotori dell’iniziativa sono convinti che aumenterà il potere d’acquisto dei lavoratori, si creeranno nuovi posti di lavoro, si rafforzeranno l’economia e la pace sociale, e che ne trarranno beneficio anche le casse delle assicurazioni sociali. Il Consiglio federale e l’Assemblea federale raccomandano al Popolo e ai Cantoni di respingere l’iniziativa. Malgrado molti condividano nella sostanza le preoccupazioni dei promotori dell’iniziativa, generalmente si dubita dell’efficacia della stessa, al contrario, si ritiene che avrebbe effetti nocivi sul mercato del lavoro svizzero e sul funzionamento del cosiddetto partenariato sociale tra datori di la-voro, sindacati e lavoratori. Nel suo “Messaggio” del 16 gennaio 2013, il Consiglio federale fa notare che i salari più bassi dipendono in ampia misura dal buon funzionamento del partenariato sociale e dei CCL che, dal momento che è loro conferito carattere obbligatorio generale, aiutano a consolidare i salari e le condizioni minime di lavoro in modo idoneo e equo nei diversi rami di attività e nelle varie regioni. Il Governo sottolinea che con l’entrata in vigore il 1° giugno 2004 delle misure collaterali alla libera circolazione delle persone stipulata con l’Unione Europea (tuttora in vigore) è già possibile lot-tare in modo efficiente contro il dumping salariale; qualora in un ramo o in una professione non esi-sta un CCL e si accertino abusi ripetuti, le commissioni tripartite possono far emanare un contratto normale di lavoro che preveda salari minimi. Al contrario dei promotori dell’iniziativa, il Governo è dell’opinione che l’introduzione di un salario minimo nazionale potrebbe avere conseguenze negative sui salari “usuali”, che a medio termine potrebbero appiattirsi sul livello del salario minimo. Le autori-tà sostengono che il mercato del lavoro svizzero funziona e non deve temere il confronto internazionale (vedi il basso tasso di disoccupazione, l’elevato tasso di attività e i salari medi tendenzialmente in ascesa). Sono convinte che salari minimi uguali per tutte le professioni, a tutti i livelli, in tutti i rami e in tutte le regioni potrebbero mettere a repentaglio posti di lavoro e mettere sotto pressione lavo-ratori meno qualificati, alcune regioni e/o determinati rami economici. Il Governo fa notare che le cause della povertà in Svizzera sono molteplici e reputa che la lotta contro la povertà sia complessa e necessiti di interventi a tutti i livelli. Destano preoccupazione le molte iniziative degli ultimi anni con lo scopo di introdurre nuove regole per il mercato del lavoro (controllo dell’immigrazione; aumento del minimo dei giorni di vacanze (non approvata); tetto massimo dei salari dei manager di società quotate in borsa; salari minimi), spesso rigide e contrarie all’idea del mercato di lavoro liberale funzionante che è senz’altro un atout fondamentale per il successo economico della Svizzera. [email protected] maggio 2014 La Rivista - 33 La Rivista Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi Lotta agli strumenti “ibridi” Nel grande mondo della “fiscalità” internazionale gli strumenti ibridi hanno avuto ed hanno la loro fortuna in quanto hanno consentito e consentono di raggiungere uno scopo molto importante che consiste nella deduzione di un costo nel paese (A) e nella non tassazione del provento (o almeno nel deferral della tassazione) nel paese (B). In buona sostanza la società che finanzia una entità residente fiscale in una diversa giurisdizione mediante uno strumento ibrido potrebbe ottenere un duplice (e interessante) effetto: 1) nel paese della finanziata riesce a ridurre la base imponibile mediante l’appostazione di un costo nel conto economico; 2) nel paese di residenza del finanziante non aggiunge materia imponibile in quanto il provento si caratterizza come un provento a tassazione “bassa” o come un provento la cui tassazione viene differita (si pensi ad un semplice gioco come deduzione per competenza e tassazione per cassa). Stabilito questo punto viene di interesse discutere di quale sia l’atteggiamento che oggi le diverse amministrazione finanziarie seguono nel momento in cui si trovano di fronte ad uno strumento “ibrido”. Sarebbe interessante anche discutere di un secondo tema che consiste nel chiedersi se uno strumento ibrido posto in essere anni addietro possa essere oggetto di contestazione alla luce delle considerazioni che attualmente vengono pubblicate in sede OCSE e / o del cd “agressive tax planning”. Formuliamo questa considerazione perché possono certamente esistere degli strumenti ibridi che sono stati implementati anni addietro e che oggi sono oggetto di una contestazione per quanto riguarda le loro conseguenze ma non sono accertabili con riferimento al periodo di imposta della loro implementazione. Commenti Alcuni cenni storici e d’inquadramento Prima di entrare nel merito di quella che è l’attualità del rapporto OCSE in materia di strumenti ibridi appare di un certo interesse fare un cenno storico che ben consente di spiegare la “potenza” di questi strumenti. Fino alla riforma fiscale del 2004 era presente nell’ordinamento italiano l’utilizzo del contratto di Associazione in Partecipazione che era lo strumento ibrido per eccellenza in quanto consentiva una deduzione in capo all’associante (diciamo la società 34 - La Rivista maggio 2014 italiana) ed una non tassazione in capo al soggetto estero e questo per una delle seguenti ragioni: a) caratterizzazione dello strumento come uno strumento di equity e quindi applicazione del regime PEX al quantum percepito; b) riconoscimento di una stabile organizzazione all’estero (in Italia) che il paese dell’associante non vedeva e quindi non tassava ed esenzione del reddito di questa stabile organizzazione nel paese del soggetto associato. In questo modo si otteneva una sostanziale duplice non tassazione: nel paese dell’associato si aveva una deduzione del costo e nel paese del soggetto associante non si aveva alcuna imposizione. Il solo costo che poteva incidere sulla validità economica di una simile operazione era quello della ritenuta alla fonte eventualmente applicabile sul provento che il soggetto associante erogava al soggetto associato. Non è invece uno strumento ibrido quello che si limita a consentire una doppia deduzione e che potrebbe consistere nella seguente struttura: a) (A) apre una stabile organizzazione nel paese (B) in cui deve comprare una partecipazione; b) la stabile organizzazione si indebita e compra la partecipazione e quindi opta per il consolidato fiscale; c) questo consente una deduzione di interessi sia nel paese della stabile organizzazione che nel paese di residenza fiscale di (A). In questa impostazione non esiste alcuno strumento ibrido ma solo un debito che viene contabilizzato due volte in ragione del principio della world – wide taxation che viene applicato nel paese di residenza del soggetto (A). In buona sostanza il legislatore italiano ha cominciato prima di altri una lotta contro gli strumenti di carattere ibrido colpendo ben 10 anni addietro lo strumento forse più semplice e anche più utilizzato. L’OCSE e gli strumenti ibridi In primis va detto che l’OCSE ha dedicato un rapporto agli strumenti ibridi sancendo che “… This report deals with hybrid mismatch arrangements. These are arrangements exploiting differences in the tax treatment of instruments, entities or transfers between two or more countries. Hybrid mismatch arrangements have been encountered by tax administrations in many countries. They often lead to “double non-taxation” that may not be intended by either country, or may alternatively lead to a tax deferral which if maintained over several years is economically similar to double non-taxation …”. E’ del tutto evidente il rischio dello strumento ibrido: esso consente alla ricchezza di non essere tassata e tra un lungo deferral e una non tassazione esiste una linea che è molto sottile e che definire mobile è già dire chiara (quando sia lecito dire che una componente di positiva non è sostanzialmente oggetto di tassazione non è materia di carattere fiscale ma è materia economica). Oggi il paese in cui viene dedotto un costo appare poco propenso a consentire questa deduzione quando capisce che l’onere dedotto non viene tassato o verrà tassato a “babbo morto” nel paese di residenza del soggetto percettore. In maggior dettaglio si intende per Hybrid instrument uno strumento che entra nella seguente casistica: “… Hybrid instruments: Instruments which are treated differently for tax purposes in the countries involved, most prominently as debt in one country and as equity in another country …”. In buona sostanza siamo di fronte ad uno strumento che avendo una diversa caratterizzazione giuridico formale consente di sfruttare una asimmetria che non è informativa ma legislativa e che comporta il generarsi di conseguenze di carattere fiscale come la non tassazione. L’effetto che questi strumenti ottengono è il seguente “…Deduction / no inclusion schemes: Arrangements that create a deduction in one country, typically a deduction for interest expenses, but avoid a corresponding inclusion in the taxable income in another country …”. L’esempio tipico e più semplice di questa problematica di questa problematica è proprio il contratto di AIP che abbiamo menzionato in precedenza: deduzione in un paese e non tassazione del provento nel paese del percettore in ragione di una diversa caratterizzazione giuridica dello strumento e / o di una fictio iuris (esistenza di una stabile all’estero). Questa problematica degli strumenti ibridi genera anche problemi di correttezza in quanto, come indica l’OCSE, “…Fairness relates to the fact that mismatch opportunities are more readily available for taxpayers with income from capital, rather than labour. The ability of a select group of taxpayers to reduce their taxes could be perceived as unfair, thus affecting public confidence in the fairness of the tax system …”. Appare del tutto evidente che la scoperta e quindi la implementazione di uno strumento ibrido non è faccenda per molti ma per pochi eletti che possono intercettare informazioni circa la legislazione di diversi paesi e quindi agire nei meandri della legge facendo uso di maglie legislative che è complesso comprendere e che trovano una chiusura solo mediante modifiche di carattere legislativo e / o interventi della giurisprudenza. La conclusione della organizzazione OCSE è molto chiara e si sostanzia nel dire che “…One preliminary conclusion is that hybrid mismatch arrangements that apparently comply with the letter of the laws of two countries but that achieve nontaxation in both countries, which result may not be intended by either country, generate significant policy issues …”. In buona sostanza il problema dello strumento ibrido, quando viene scoperto, non è solo di tecnicismo fiscal ma è politico: le persone informate dell’utilizzo di questi strumenti formulano una considerazione evidente di scontento e chiedono la eliminazione di aree grigie sfruttate proprio da questi pochi eletti che appaiono sempre più come dei furbi. Avuto chiaro quanto sopra indicato è evidente la conclusione che viene raggiunta in sede OCSE ovvero che si deve “lottare” contro lo strumento ibrido in quanto strumento che lede un principio fondamentale delle convenzioni contro le doppie imposizioni e che consiste nell’evitare certamente la doppia imposizione ma anche la doppia non imposizione dello stesso reddito. In buona sostanza ibrido è brutto (questa ormai la impostazione) e la lotta contro lo strumento ibrido può avvenire in modi molto diversi e tra questi si ha: • Clausola generale antielusiva che però presenta alcune problematiche ed infatti si ha che “… although general anti-avoidance rules are an effective tool, they may not always provide a comprehensive response to cases of unintended double non-taxation through the use of hybrid mismatch arrangements …”. • Clausole specifiche contro gli strumenti di carattere ibrido e qui possiamo dire che “…Domestic law rules which link the tax treatment of an entity, instrumentor transfer in the country concerned to the tax treatment in another country appear to hold significant potential as a tool to address hybrid mismatch arrangements that are viewed as inappropriate …”. Nessuno impone agli Stati il sistema di lotta ma possiamo dire che la organizzazione OCSE chiede ai suoi aderenti di: a) Consider introducing or revising specific and targeted rules denying benefits in the case of certain hybrid mismatch arrangements; b) Continue sharing relevant intelligence on hybrid mismatch arrangements, the deterrence, detection and response strategies used, and monitor their effectiveness; c) Consider introducing or the revising disclosure initiatives targeted at certain hybrid mismatch arrangements. Conclusione La conclusione in merito agli strumenti di carattere ibrido (nello specifico quelli che sono a metà tra il debito ed il patrimonio) è che i suddetti strumenti dovrebbero avere una vita abbastanza breve in ragione dello svilupparsi dello scambio di informazioni tra le diverse amministrazioni finanziarie sempre più capaci di mettere in evidenza atteggiamenti che formalmente sono corretti se letti in modo non globale ma che appaiono tesi ad ottenere un vantaggio fiscale forse non del tutto giustificato se vengono letti in modo unitario. In buona sostanza lo strumento ibrido (diciamo la nostra vecchia AIP) che consente di raggiungere il risultato ottimale della doppia non imposizione ha certamente una vita molto breve in quanto strumento che non ha alcuna sostanziale valenza di carattere economico se non quella di trattenere il reddito presso il contribuente evitando allo stesso l’adempimento fiscale. maggio 2014 La Rivista - 35 BSI è orgogliosa di essere al fianco di Giovanni Soldini e del suo team. Insieme, sfida dopo sfida. Banchieri svizzeri da 140 anni. Con passione. Un’impresa sportiva richiede impegno, preparazione, passione: gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Che si tratti di performance, di persone, di investimenti. www.bsibank.com La Rivista L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Che cosa nasconde la scelta del nome? La scelta del nome dei nostri figli è ben lungi dall’essere un atto banale. È anche ben lungi dall’essere una «vera scelta» da tutti i punti di vista. Di fatto, i genitori e la famiglia sono condizionati da molti fattori. In primo luogo, dalla cultura e dalla società in cui vivono. Basta il confronto tra nazioni vicine come Svizzera e Italia per mostrare già tendenze diverse. Nella Confederazione non ci sono statistiche a livello nazionale, ma soltanto per regione linguistica. Nell’area di lingua italiana la hit parade 2012 vede in testa per i bambini i nomi: Mattia, Alessandro (che occupa stabilmente da tempo i primi posti) e Leonardo; per le bambine: Giulia, Anna e Sofia. Nella Svizzera romanda abbiamo da un lato Gabriel, Noah e Nathan; dall’altro Emma, Cloé e Lara. Nella svizzera tedesca il palmares per i bambini va a Léon, Noah, Lucas; per le bambine a Mia, Lena, Elena. Anche per Italia si potrebbe fare una differenza per regioni. I nomi variano molto dall’Alto Adige alla Sicilia. Ma sarebbe troppo lungo e ci accontentiamo delle statistiche nazionali. I tre nomi preferiti nel 2013 risultano essere: Francesco (effetto Papa?), Alessandro e Andrea per i maschi; Sofia, Giulia e Giorgia per le femmine. La scelta varia a seconda delle epoche storiche. Se si prendono le statistiche dei nomi più diffusi tra la popolazione italiana con oltre quarant’anni di età troviamo appellativi ben più tradizionali. Per i maschi, Giuseppe, Giovanni e Antonio; per le femmine, Maria, Anna e Giuseppina. Andando ancora più indietro nel tempo all’epoca delle famiglie numerose, era abbastanza frequente il ricorso a nomi di battesimo che semplicemente ricalcavano l’ordine di nascita: Primo, Secondo, Quinto. La scelta esprime anche l’appartenenza a una comunità religiosa. Nella comunità ebraica, ad esempio, continuano a essere molto diffusi i nomi evocatori della storia del popolo israelita quali Abramo, Davide, Samuele e Norah, Eva, Rachele, Ruth, Sarah. Inoltre, i nomi di battesimo riflettono il ceto sociale. Ad esempio, presso i comuni mortali è quasi totalmente caduta in disuso la trasmissione del nome da una generazione all’altra. Non così quando la trasmissione comprende anche un regno, un titolo nobiliare, un patrimonio industriale. Il nome di battesimo allora è un marchio di superiorità da perpetuare. Noblesse oblige… Nel corso del tempo sono sorte molte leggende sull’influsso che il nome di battesimo avrebbe sul suo portatore. C’è chi dice che il nome ci influenza attraverso le energie delle lettere che lo compongono (resta da capire come si misurano tali energie!). Altri pensano che sia un marchio dal significato recondito, ma potente che condiziona il nostro carattere e il nostro destino. Nomen omen (Il nome è destino), secondo un detto latino. Altri ancora credono che sia la chiave del nostro successo o insuccesso relazionale, poiché ci rappresenta come un conciso biglietto da visita di fronte al resto del mondo. Così non è, probabilmente. Più semplicemente, il nome reca in sé, in modo più o meno esplicito, le aspettative di chi ci ha generati. Giorno dopo giorno, contatto dopo contatto, queste vengono assorbite dalla prole. I bambini fanno in fretta a capire ciò che fa felici e gratifica mamma e papà, come adattarsi per farli contenti, come provocarli per farli arrabbiare. In effetti, è questo l’elefante invisibile che ci lega al nostro nome: le attese familiari che esso condensa e che noi assorbiamo. Domandiamoci dunque che cosa i genitori vogliono trasmettere? Che cosa vogliono dimenticare? In sostanza, un nome di battesimo più che rivelare qualcosa di chi lo porta, costituisce uno straordinario indizio biografico sui genitori e sulla stirpe familiare. Un filo di Arianna nel labirinto psichico di papà e mamma. Esso parla, a seconda dei casi, delle loro origini, dei legami di appartenenza, delle aspirazioni sociali, dei progetti intimi della coppia, dei sogni per l’avvenire, delle fantasie. Nella scelta del nome c’è tutto il bagaglio culturale dell’individuo che entra in gioco con i suoi lati razionali, affettivi, inconsci. La scelta è un momento chiave nella vita di coppia, che permette di mettere a nudo preferenze, identificazioni, priorità, legami, vecchie e nuove lealtà, capacità di negoziazione. Il nome di tuo nonno? È vero che è bello, ma cosa diranno i miei genitori! Evitiamo i nomi di famiglia! Perché non scegliere qualcosa di più attuale? Vediamo ad esempio tra i calciatori, tra le fotomodelle, gli attori e le attrici! E perché no, un nome mitologico che non passa mai di moda?! Il processo di scelta può essere ancora più complesso nelle coppie miste. Come l’esempio di un futuro papà di origine marocchina, che pur essendo perfettamente integrato nella società italiana, scopre la forza dei legami con la famiglia d’origine nel momento della scelta del nome dell’erede. Dovrà chiamarsi come il nonno! Non si discute. La giovane moglie siciliana non è d’accordo. Il loro futuro è in Italia. Perché far rivivere il passato? Un’altra coppia italo-francese trova un compromesso adottando per i due gemelli i nomi della celebre coppia mista Sarkozy & Bruni: Nicolas e Carla. Rimane da chiedersi che cosa ne fanno le persone del nome di battesimo che è stato loro attribuito. E dei no- mignoli a esso collegati. Li adottano tali e quali? Li cambiano? Come? Qui si può trovare qualche indizio di come ognuno noi tenta di personalizzare il proprio percorso… [email protected] 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago: ricerche di psicoanalisi contemporanea maggio 2014 La Rivista - 37 La Banca che parla con te Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Bellinzona, Biasca, Locarno, Basilea, Berna, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Neuchâtel, MC-Monaco Cerchi una banca accessibile, discreta, ricca di soluzioni per il risparmio, l’economia familiare, la gestione d’impresa? Parliamone. 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La ragion di Stato avrebbe, infatti, indotto l’Imperatore a riconciliarsi con gli Asburgo. E «una delle condizioni dell’intesa» era la restituzione a questi ultimi dei loro vecchi possedimenti, «specialmente quelli della Svizzera centrale». Fu «soltanto la morte improvvisa di Enrico VII» (24 agosto 1313), a impedire la revoca di quelle lettere, che garantivano loro le franchigie imperiali. Ancora una volta, i Confederati si erano resi sempre più convinti «di dover contare soltanto sulle proprie forze» (Charles Gilliard, op. cit., pp. 2324). La loro preoccupazione maggiore era quella di rompere il soffocante accerchiamento degli Asburgo, che dominavano ancora Glarona, Einsiedeln e Lucerna, e li minacciavano quindi da tre lati. Nello stesso tempo i Ludovico IV il Bavaro, Bassorilievo, Palazzo dei Papi Avignone. Waldstätten, con Uri in testa, iniziarono a cercare uno sbocco verso i territori a Sud del Gottardo. La lotta contro gli Asburgo Dopo la morte di Enrico VII si aprì una nuova lotta, per la successione sul trono imperiale, tra gli Asburgo e la Casa di Baviera. I contendenti erano Federico I il Bello (1289-1330), figlio dell’imperatore Alberto I d’Asburgo e di Elisabetta del Tirolo-Gorizia, suo cugino Ludovico (Luigi) IV il Bavaro (1274-1347), figlio di Ludovico II di Baviera von Wittelsbach e di Matilde d’Asburgo, sorella di Alberto I. Federico I il Bello, divenuto, in seguito alla prematura morte del fratello Rodolfo di Boemia e all’assassinio del padre (1308), capo del suo Casato, aveva passato la giovinezza insieme al cugino Ludovico, al quale era legato, oltre che dal forte vincolo di parentela, anche da una stretta e fraterna amicizia. Dopo la morte di Enrico VII di Lussemburgo (24 agosto 1313), i due cugini cominciarono, però, a litigare sul diritto di successione al trono imperiale. Il primo scontro frontale avvenne il 9 novembre del 1313, sui campi di Gammelsdorf nei pressi di Frisinga, dove Ludovico sconfisse Federico, costringendolo intanto a rinunciare ai suoi diritti sull’Alta Baviera. La lotta per la successione portò all’incoronazione contemporanea dei due cugini a Imperatore: Ludovico ad Aquisgrana e Federico a Bonn. I contrasti sfociarono allora in una vera e propria guerra civile, che oltrepassò gli stessi confini della Germania. A fianco di Federico I il Bello si schierò il fratello minore Leopoldo I d’Asburgo (1290-1326), che aveva ottenuto il titolo di duca d’Austria e Stiria. Dopo diversi anni di contrasti, Federico fu nuovamente sconfitto, nella battaglia di Mühldorf (28 settembre 1322), e fatto prigioniero, insieme con 1300 suoi soldati e cavalieri. Leopoldo I d’Asburgo invocò allora la mediazione di re Carlo IV di Francia e intercesse presso papa Giovanni XXII per la liberazione del fratello. Dopo tre anni di prigionia, su pressione dello stesso Papa, Ludovico IV il Bavaro liberò il cugino Federico, che, in cambio della libertà e della riconciliazione, si impegnò con il Trattato di Trasnitz (13 marzo 1325) a riconoscerlo Imperatore e a convincere il fratello a fare altrettanto. Tra anti-Imperatore e anti-Papa Non essendo riuscito, però, a indurre il fratello Leopoldo a compiere quel passo, rispettando il patto sottoscritto, Federico, nonostante il Papa lo avesse dispensato dal giuramento, si consegnò di nuovo prigioniero al cugino, che, commosso da «tanta nobiltà», propose di condividere con lui la corona imperiale come coreggente (1325). Quella decisione non fu però riconosciuta né dal Papa né dai principi elettori. Si rese così necessario un nuovo trattato, quello di Ulm (7 gennaio 1326), secondo il quale Federico avrebbe ottenuto il titolo di Rex Romanorum e Ludovico sarebbe stato incoronato Imperatore. Federico I, passato alla storia come antiimperatore del Sacro Romano Impero anche con il nome di Federico III (dopo Federico I il Barbarossa e Federico II di Svevia), si spense il 13 gennaio 1330. L’incoronazione di Ludovico IV il Bavaro sarebbe stata, però, causa, ancora una volta, di un nuovo scontro senza quartiere tra Papato e Impero. Giovanni XXII, al secolo Jacques Duèse, Pontefice dal 1316 al 1334, il secondo della Cattività avignonese, aveva conferito al francese Roberto I d’Angiò, re di Napoli maggio 2014 La Rivista - 39 La Rivista Bonifacio VIII in un affresco di Giotto, 1300 ca. (1277-1343), la reggenza imperiale per l’Italia centro-settentrionale. Ludovico IV, nel 1327, era sceso in Italia accolto con grandi acclamazioni da parte delle città ghibelline. Al suo seguito c’erano anche vescovi e cardinali che contestavano il Papa di Avignone, che Ludovico IV aveva fatto dichiarare «eretico e indegno», facendosi quindi incoronare Re d’Italia con la corona ferrea dei Re Longobardi, nel Duomo di Milano, da Guido Tarlati, vescovo scomunicato di Arezzo. Dopo aver vagato con le sue truppe e il suo seguito per diverse città e castelli, Ludovico IV marciò su Roma, dove si fece incoronare imperatore in San Pietro, con il nome di Ludovico (Luigi) IV del Sacro Romano Impero (1328), da Giacomo Sciarra Colonna, capitano del popolo romano, diventato già tristemente famoso per l’oltraggio a papa Bonifacio VIII, un episodio passato alla storia come Schiaffo di Anagni (7 settembre 1303). Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, Pontefice dal 1294 al 1303, celebre per aver indetto il primo Giubileo della storia della Chiesa, quello del 1300, era entrato in dissidio con il re di Francia Filippo IV il Bello (1268-1314). Due emissari del sovrano francese, Guglielmo di Nogaret e appunto Giacomo Sciarra Colonna, seguiti da bande armate, si erano recate, nel 1303, ad Anagni, città natale del Papa, per impedirgli la pubblicazione della Bolla Super Petri Solio, che, tra l’altro, conteneva la scomunica del re francese. All’energico rifiuto del Papa di non accettare l’imposizione di Filippo IV, lo presero prigioniero e lo rinchiusero nel palazzo di famiglia, sottoponendolo a varie angherie e privazioni. Fu in quei frangenti che, il 7 settembre 1303, lo Sciarra avrebbe oltraggiato il Papa, reo, tra l’altro, di aver fatto distruggere Palestrina, feudo della sua 40 - La Rivista maggio 2014 stessa famiglia. Per alcuni storici si trattò, comunque, di un oltraggio più morale che materiale. Bonifacio VIII, liberato dai suoi concittadini, fece ritorno a Roma, dove, dopo appena un mese, si spense l’11 ottobre 1303. Per assoggettare il Papato ai suoi voleri e quindi agli interessi della Francia, Filippo IV progettò il trasferimento della sede papale dall’Italia alla Francia. I Papi avignonesi Dopo il breve Pontificato di Benedetto XI (130-1304), e 11 mesi di tempestosa vacanza, per intermediazione del cardinale Napoleone Orsini, la scelta del successore cadde su Bertrand de Got, arcivescovo di Bordeaux, che resse il Soglio di Pietro dal 1305 a1314 con il nome di Clemente V. Dopo essersi fatto incoronare a Lione, a partire dal 1309, il nuovo Papa fissò la sua residenza ad Avignone, allora feudo degli Angioini di Napoli. La sede papale sarebbe rimasta nella città francese fino al 1377, un lungo periodo che passò allo storia della Chiesa sotto il nome di cattività avignonese per indicare la sottomissione dei Papi al sovrano francese di turno. Con uno dei suoi prima atti, Clemente V, creò nove cardinali francesi e uno inglese, mettendo così un’ipoteca a favore del suo Paese sul prossimo conclave. Clemente V riuscì a stento a impedire a Filippo IV la celebrazione di un macabro processo contro il defunto papa Bonifacio VIII, ma, come contropartita, dovette tuttavia concedergli la soppressione dell’Ordine dei Templari (1312) e l’incameramento dei loro ingenti possedimenti da parte della Corona, che, intanto, si era rimpinguata anche con l’esproprio dei beni degli Ebrei francesi. Filippo IV il Bello, figlio di Filippo III e quindi nipote di re Luigi IX il Santo (1214-1270), nella frenesia di rafforzamento della sua dinastia, quella dei Capetingi, dal capostipite Ugo Capeto (940-996), era entrato in aperto conflitto con la Chiesa, per essersi dichiarato unico vicario di Cristo in Francia, cioè Papa nel suo Paese, e per aver imposto delle tasse anche sul clero. Colpito da ictus, Filippo IV morì durante una battuta di caccia nel 1312. La sua morte avrebbe rafforzato la leggenda secondo la quale essa era stata la diretta conseguenza della maledizione del Gran maestro dei Templari francesi, Jacques de Molay, che aveva predetto la fine del monarca entro lo stesso anno della confisca dei beni del suo Ordine. A Filippo IV il Bello sarebbero succeduti sul trono francese Luigi X (12891316); Giovanni I il Postumo, re per soli 5 giorni (15-20 novembre 1316); Filippo V, re di Francia dal 1316 al 1322; Carlo IV, re di Francia dal 1322 al 1328, ultimo regnante della dinastia diretta dei capetingi alla quale sarebbe successa quella cadetta dei Valois con la salita al trono di Filippo VI di Francia. La lotta tra papa Giovanni XXII e l’imperatore Ludovico IV il Bavaro era divenuta intanto sempre più incandescente. Lo scontro si protrasse anche sotto i successivi Papi avignonesi: Benedetto XII, Jacques Fournier (13341342) e Clemente VI (Pierre Roger de Beaufort (1342-1352), che nel 1346 impose l’elezione dell’anti-imperatore Carlo IV di Lussemburgo, ma la morte di Ludovico IV il Bavaro, avvenuta l’11 ottobre dell’anno dopo, evitò l’annunciata guerra tra i due. La battaglia di Morgarten Agli inizi della lotta tra Federico I il Bello e Ludovico IV il Bavaro, i Waldstätten avevano appoggiato con determinazione il secondo. Gli Asburgo, che accerchiavano da tre lati i territori dei Confederati, risposero allora, da La Rivista Battaglia di Morgarten, particolare sulla facciata del Municipio Svitto. una parte con una soffocate guerra commerciale attraverso i loro agenti doganali sul Lago dei Quattro Cantoni, e dall’altra sostenendo l’abbazia di Einsieldeln nella disputa sui confini delle sue proprietà con Svitto. Approfittando, ancora una volta, della lotta tra i due cugini per il trono imperiale, gli Svittesi avevano eretto prima, nell’estate del 1312, un vallo difensivo ad Altmatt a nord di Rothenthurm e poi, nella notte tra il 6 e il 7 gennaio del 1314, avevano addirittura avuto il temerario ardire di assalire la stessa abbazia, posta sotto la protezione asburgica. Dopo aver saccheggiato le riserve del convento, avevano preso «il guardiano e i suoi fedeli», tenendoli poi prigionieri per undici settimane nella fortezza di Altmatt, sulle alture a metà strada tra Einsiedeln e Svitto. A quella blasfema azione, l’abate di Einsiedeln rispose con la scomunica e l’interdetto degli Svittesi e Alberto I d’Asburgo bandì i Waldstätten dall’Impero, dichiarando decadute tutte le franchigie. Quel bando era stato subito dichiarato nullo da Ludovico IV il Bavaro (17 luglio 1315). I Confederati rimanevano così «avogadria imperiale unitaria». La misura era, però colma e gli Asburgo, allarmati anche dal fatto che alcuni sudditi dei loro domini limitrofi cominciavano a simpatizzare per i Paesi forestali, decisero di intervenire con la forza. Si cominciò con il fare attaccare dalla flotta di Lucerna alcuni villaggi di Unterwalden e a incendiare alcune case dei più fervidi sostenitori degli Svittesi. Per dare una lezione a quei «contadini e vaccari», ci voleva però un’esemplare spedizione punitiva. Essendo Federico I impegnato nella lotta con il cugino, ci pensò allora suo fratello Leopoldo I d’Asburgo duca d’Austria (1290 ca. – 1326). Dopo aver raccolto il fior fiore delle sue milizie in Germania, in Austria e nei suoi domini svizzeri, si accampò a Zugo, da dove si mise in marcia verso il passo del Sattel, con l’intenzione di piombare dopo su Svitto. La formazione asburgica pensava a una facile operazione, limitata a dare una lezione a quei ribelli, tanto che al seguito della truppa c’erano anche dei contadini che «portavano con sé le corde che sarebbero servite a condurre il bestiame confiscato ai montanari quale indennità per la spedizione». I Waldstätten, che avevano spiato a dovere i movimenti degli Asburgici, li aspettarono al passaggio obbligato lungo la sponda del lago di Aegeri, predisponendo sbarramenti con dei letzi (mura di pietre e terriccio), palizzate lungo la vallata, trappole di tronchi e macigni sul pendio della montagna. Quando il folto dell’avanguardia asburgica si trovò nell’angusto passaggio, tra il lago e la montagna, fu travolto da tutto un improvviso rovinio di massi e tronchi che, azionati ad arte, rotolavano giù a grande velocità. Cavalieri e cavalli imbizzarriti fuggirono per ogni dove, mentre la fanteria, che seguiva a poca distanza, veniva travolta e terrorizzata. Lo scontro finale tra le forze asburgiche e quelle dei Paesi forestali avvenne il località Morgarten. I pochi Asburgici che poterono si salvarono fuggendo verso i boschi circostanti o gettandosi nel lago, gli altri, la maggioranza, non ebbero scampo. Era il 15 novembre 1315 e a sera sul terreno di battaglia si contarono circa 1500 asburgici massacrati da quei montanari armati di picche e di corte mazze ferrate. I Confederati avrebbero lamentato una perdita di soli 12 uomini. Lo stesso Leopoldo d’Austria, salvatosi a stento, qualche giorno dopo, come racconta un cronista d’epoca, giunse a Winterthur «più morto che vivo, piangendo la perdita di tanti amici ch’erano il meglio del suo esercito». Il Patto di Brunnen L’esito della battaglia di Morgarten destò grande impressione in tutta Europa, perché era «la prima volta» che «la nobiltà feudale era stata battuta da un pugno di montanari» (Guido Calgari, op. cit., pp. 130-132). «Di colpo, i Waldstätten, la vigilia ancora sconosciuti, divennero una potenza del mondo. La rivolta mutò in una rivoluzione, l’alleanza in uno Stato. Per la prima volta si erge di fronte agli Asburgo una potenza che non è l’Impero… Se un secolo più tardi nulla restava della potenza degli Asburgo fra il Regno e le Alpi, ciò lo dobbiamo alla battaglia di Morgarten» (William Martin, op. cit., p. 35). La vittoria di Morgarten fu il trionfo completo e decisivo per la libertà del primo nucleo della Confederazione Elvetica. I Waldstätten, dopo qualche giorno di festeggiamenti per la vittoria riportata, non si addormentarono sugli allori. Sapevano che, prima o dopo gli Asburgo sarebbero ritornati per vendicare l’atroce affronto. Bisognava allora agire su due fronti: uno interno e l’altro esterno, rafforzando l’alleanza e cercando di rompere l’accerchiamento. Così, a tre settimane dalla vittoria di Morgarten, i rappresentanti dei tre Paesi forestali, il 9 dicembre 1315, si riunirono a Brunnen, sulla sponda del Lago dei Quattro Cantoni opposta ai campi del Rütli, per confermare e ampliare il Patto del 1291, trasformando l’alleanza in una Lega difensiva. Nel nuovo Patto fu inserita, a garanzia dell’unità futura della Confederazione, «una clausola nuova e importantissima», cioè «il divieto di contrarre alleanze separate». Il nuovo Patto, non era più segreto maggio 2014 La Rivista - 41 La Rivista Federico I d’Asburgo il Bello. e riservato a pochi congiurati, che conoscessero la lingua latina, ma pubblico e diretto a tutti, per questo fu redatto nel tedesco parlato localmente. E siccome tutti dovevano conoscere e sottoscrivere quel patto con un giuramento solenne, fu deciso di leggerlo e farlo approvare nelle Landsgemeinden, le assemblee pubbliche all’aperto, che funzionavano da Parlamento. Da adesso in poi non erano più Confederati solo i 33 che avevano giurato in segreto sul prato del Rütli, ma tutti gli abitanti dei tre Paesi forestali. Ecco perché c’è anche chi riterrebbe opportuno fissare la nascita della Confederazione al 1315. La disputa sul luogo e la data di nascita della Confederazione, tra il Rütli 1291 e Brunnen 1315, è per Emilio R. Papa «una oziosa questione storiografica». Battaglia di Morgarten, dalla Tschachlatanchronik, 1470 circa. 42 - La Rivista maggio 2014 Lo stesso storico sostiene, tuttavia, che «il nuovo patto», quello di Brunnen, «è un insieme di grandi norme che saranno lette e giurate — e lo saranno per secoli — in ogni Landsgemeinde, dai confederati… uomini uniti per giuramento…» e «un’autentica riforma costituzionale (la prima!) », che attribuisce «la politica estera alla Confederazione» (Emilio Raffaele Papa, op. cit., pp. 34-35). È dunque con il Patto di Brunnen che prende l’avvio pubblico e quindi ufficiale della Confederazione. Infatti, come ci fa osservare il ticinese Stefano Franscini (17961857), studioso attento e puntuale della storia del suo Paese: «Siffatta Lega fu poi conosciuta e rinomata sotto il nome di Confederazione (Eidgenossenschaft), e i popoli, ond’ella formavasi, denominaronsi Confederati (Eidgenossen)». E «questi vocaboli» si trovano per la prima volta «nel patto di federazione conchiuso nel 1315» a Brunnen (Stefano Franscini, Statistica della Svizzera, Lugano 1827, pp. 1-2). Gli Eitgenozen (i Confederati) I nomi di Confederazione e di Confederati li troviamo per secoli a indicare sia la Nazione che i suoi abitanti. E «con questi» nomi sarebbe stata «la Svizzera nominata» ancora «nel trattato di Westfalia l’anno 1648». Infatti «non è ben certo quando le parole Svizzeri e Svizzera siano state primieramente in uso… il nome Svizzero fu per la prima volta udito nella più antica guerra fatta contro la repubblica di Zurigo dai Confederati [22 luglio 1443] fra i quali primeggiando allora per entusiasmo e forse anche per bravura le genti di Svitto (Schwyz), meritarono che il particolare nome loro divenisse quello di tutti gli uomini della lega». «Tal nome», cioè Svizzeri, come nota ancora il Franscini, «fu [tuttavia] in sulle prime un vocabolo di spregio, dato ai Confederati dai loro nemici a qualificarli gente di vil razza; e forse continuò, come più scrittori affermano, a essere parola dispregiativa sino dopo la guerra di Svevia (1500)». «In seguito, [però], il nome [Svizzero] dato per contumelia divenne nome illustre presso gli stessi discendenti di quei primi che ne facevano uso in via di sprezzo» (Ibidem). Fu comunque a Brunnen che per la prima volta fu coniata la parola Eitgenoze, al plurale Eitgenozen, per Eidgenosse / Eidgenossen (Confederato / Confederati). Nel testo originale latino del Patto del Rütli, la parola foederatus o foederati (confederato/i) non compare, nemmeno una volta. In esso, i contraenti si chiamano 6 volte conspirati o conspiratori (cospiratori) La Rivista Giuramento del Rütli, monumento sulla facciata del palazzo federale a Berna. «Priva di un’unità di origine, di razza, di lingua, di religione, la Svizzera non è che l’opera dei suoi figli e non esiste se non in quanto essi lo vogliono... Libertà e democrazia non sono, per il popolo svizzero, una semplice forma esteriore, ma qualche cosa di più e di meglio: una struttura dello spirito, un costume, una tradizione, un modo di vita, una norma costante di condotta individuale e sociale, morale e politica». Presentazione del volume La Svizzera prima della Svizzera Egidio Reale *** «La Svizzera non è un’espressione geografica, ma una realtà politica; la sua unità è morale, fondata cioè sulla volontà e sulla storia; per conseguenza, a rigor di termini non si può parlare di storia svizzera prima del sorgere della Confederazione. E tuttavia appare legittima la curiosità di chi si chiede quali popoli abitassero il territorio elvetico fin dai più antichi tempi, onde… riflettere sulla millenaria mescolanza di razze, di tipi, di costumi, di riti, di linguaggi, dalla quale s’è formato il popolo svizzero odierno, e sorprendersi magari o addirittura edificarsi nel constatare come l’elemento spirituale della volontà di unione abbia superato tante diffidenze fisiche di origine e di stirpe». Sarà presente l’autore Guido Calgari Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Bisogna, infatti, avere un quadro, anche se solo per sommi capi, di quei fatti che furono all’origine del lungo e difficile percorso che, dopo oltre cinque secoli, avrebbe portato all’unità geografica e politica di questo Paese nei suoi confini attuali. Storia molto complessa e ancora più affascinante, se si considera che il suo territorio non ha costituito «mai un’unità né politica né linguistica», né «culturale o economica». C’è dunque una Storia della Svizzera prima della Svizzera, che bisogna conoscere per capire a fondo gli avvenimenti che hanno portato poi alla formazione e al duraturo mantenimento, nei secoli, della Confederazione Elvetica. Tindaro Gatani, nostro prezioso collaboratore, ricercatore e appassionato studioso dei rapporti italo-svizzeri, ha raccolto l’invito di realizzare una sintesi della storia di questo Paese dalle origini€ 20,alla fondazione della Confederazione. Il risultato di questo lavoro sono le 13 puntate apparse sulla Rivista da gennaio 2012 a febbraio 2014, che, ora dopo un’attenta revisione, rispondendo anche alla richiesta di molti lettori, vedono la luce sotto forma di un volume. Alla Svizzera prima della Svizzera risalgono anche le tre più avvincenti e convincenti ipotesi sull’origine della croce federale, detta greca per la sua forma: «La prima ne postula la derivazione dalla Legione tebana, il cui culto era molto diffuso specialmente nel Regno di Borgogna; la seconda ne individua l’origine nella bandiera di guerra del Sacro Romano Impero, la cui esistenza è attestata sin dal XII secolo; la terza la fa risalire ai simboli della Passione di Cristo, le Arma Christi, particolarmente venerati nella Svizzera centrale, e che i Cantoni primitivi sembra potessero apporre a partire dal 1289 sulle loro bandiere rosse (dette “bandiere di sangue”», come era il caso di Schwyz (Svitto) il cui stemma era ed è ancora uno scudo rosso con una croce bianca in alto a destra (Fonte DSS: Dizionario Storico della Svizzera). La bandiera rossocrociata fu, comunque, usata per la prima volta dai Bernesi (alleati con gli Urani, Svittesi, Untervaldesi e Solettesi) nella battaglia di Laupen (21 giugno 1339). Per l’occasione queste truppe, comandate da Rudolf von Erlach, adottarono un vessillo rosso con due strisce di stoffa bianca, estese fino ai bordi, per distinguersi da quelle asburgiche, alleate di Friburgo e dei vescovi di Basilea e di Losanna, che portavano la croce rossa di San Giorgio. Quella della battaglia di Laupen, che si concluse con la sconfitta degli “Austriaci”, non può essere considerata ancora bandiera svizzera, in quanto Berna sarebbe entrata a far parte della Confederazione 14 anni dopo, nel 1353. La bandiera, come la conosciamo oggi, è stata adottata ufficialmente il 12 settembre 1848, ma le sue caratteristiche furono fissate dal Consiglio federale il 12 dicembre del 1889: «Lo stemma della Confederazione è una croce bianca verticale, libera, in campo rosso, i bracci della quale, eguali fra loro, sono un sesto più lunghi che larghi» (art. 111 della Raccolta sistematica del diritto federale). Il formato della bandiera non è fissato da nessuna legge federale, tanto che la Svizzera è l’unica Nazione che, oltre alla quadrata (come la vaticana), ne ha una anche rettangolare, quella navale adottata nel 1941. Il colore standard dello sfondo rosso è stato stabilito per legge soltanto il 1° gennaio 2007: esso deve corrispondere al rosso Pantone 485, che equivale a 100% di magenta e 100% di giallo. *** Tindaro Gatani, siciliano di Librizzi (ME), vive e lavora in Svizzera da quasi cinquanta anni, collabora con «La Rivista» della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, diretta da Giangi Cretti, con il trimestrale «Civis» di Trento, fondato e diretto da Domenico Gobbi e con il Corriere degli Italiani di Zurigo. Si occupa di rapporti italo-svizzeri, di storia della cartografia e di letteratura di viaggi. 00 dez uberein kommen, daz der Lender enkeins noch der Eitgenoze enkeiner dekeinen eit oder dekein Sicherheit zuo dien uzeren tuon ane der anderen lender oder eitgenozen rat. Ez sol ouch enkein unser eitgenoz dekein gespreche mit dien unzeren han ane der ander eitgenoze rat oder an ir urloub, die wile untz daz diu Lender unbeherret sint» (da Die Bundesbriefe zu Schwyz, 1963, S. 44–49). Tindaro Gatani A Wintetrthur il prossimo 15 maggio confederationis, nel senso però, come ha tradotto lo stesso Chiesa, di antico patto e non, quindi di Confederazione. Da un attento confronto dei testi non resta che dare ragione al Franscini e riconoscere che, realmente, la parola Eitgenoze (Eidgenossen / Confederati) ricorre, per prima, ed è ripetuta per ben 13 volte, chiara e netta, nel Patto di Brunnen, come, per esempio, nel seguente brano: «Wir sin ouch Tindaro Gatani La Svizzera prima della Svizzera La Svizzera prima della Svizzera e una volta coniurati (congiurati), e, trattandosi di un atto segreto, non poteva essere altrimenti. Sia in tedesco, così come in italiano, la traduzione, compresa quella fatta da Francesco Chiesa, dal latino conspirati o conspiratori e coniurati, rispettivamente in Eidgenossen / Confederati, è dunque una forzatura. Nel testo latino appare, invece, una sola volta l’espressione antiquam Denis de Rougemon Sulla copertina di Edoardo Lazzara I quattro bracci della Croce, simbo leggiano le quattro diverse lingue e culture della Confederazione Elve tica, e messi insieme, a parità d spazio, rappresentano l’armoniosa unione politica e morale della Na zione. Al centro gli Elvezi costrin gono i Romani a passare sotto i giogo dopo averli vinti nella batta glia di Agen nel 107 a.C., partico lare di un quadro del 1858, olio su tela, di Charles Gleyre (Chevilly 1806 – Parigi 1874). ISBN 978-88-97000-00-0 Il volume sarà presentato il prossimo 15 maggio a Winterthur presso la Vecchia Caserma (Tecnnikumstr. 8) «Probabilmente Tell non è esi stito, ma senza di lui la Svizzera federale che oggi conosciamo non sarebbe divenuta realtà… Prima che nasca il primo germe di ciò che diverrà, con l’aiuto d Dio, la Svizzera odierna, vi sono già stati molti secoli d’Europa e la grande fioritura del Medioevo Vi sono stati lo sviluppo dei mo nasteri, l’impero carolingio, i Sacro Romano Impero, l’arte ro manica e le cattedrali, le Cro ciate, la cavalleria e i Comuni… Gli Svizzeri d’oggi hanno tutto questo in comune con l’Europa intera e i loro antenati vi hanno partecipato con un ardore crea tivo le cui tracce monumental sono ancora visibili ai giorni no stri… La storia di questa re gione, in quanto “Svizzera”, non avrà altri punti d’origine possi bili, altrettanto convincenti, al meno, quanto il 1291?». alle ore 19.30. Organizza la Società Cooperativa di Winterthur Chi fosse interessato può richiedere copia del volume al prezzo speciale di CHF 25.— (+ costi di spedizione) inviando una mail a: [email protected] oppure telefonando allo 044 289 23 19. maggio 2014 La Rivista - 43 Tommaso itore d n e r p m fessione: I La mia pro come a i l g fi a no: Mi Il mio sog ratore t s i n i m m nuovo a delegato s Baer, u i l u : J ta a v ri p nca La mia ba siglia n o c i m perché che nella a n a o i l g il me ccessori u s e n o i z pianifica : e Il mio nom Consulenza di investimento · Gestione patrimoniale · Pianificazione previdenziale · Pianificazione fiscale · Finanziamento immobiliare www.juliusbaer.ch Julius Baer è presente in 15 sedi in tutta la Svizzera. Da Ascona, Basilea, Berna, Crans-Montana, Ginevra, Kreuzlingen, Losanna, Lucerna, Lugano, San Gallo, Sion, St. Moritz, Verbier, Zugo a Zurigo (sede principale). La Rivista Scaffale Stefano Crupi Cazzimma (Mondadori pp. 252; € 16,00) In una Napoli assolutamente autentica, brulicante e famelica, con il suo caos perenne e una folla eterogenea ad animare i suoi vicoli stretti, il giovane Sisto insieme all’amico Tommaso, detto Profumo, commette l’errore di dare vita a un piccolo traffico di droga destinato a una ristretta cerchia di facoltosi clienti. I due ragazzi credono di potersi arricchire indisturbati, trascorrendo la loro vita tra pomeriggi nella sala giochi e serate anfetaminiche, ma non hanno fatto i conti con Cavallaro, il potente boss che tutto vede e tutto comanda. Sarà solo grazie allo zio di Sisto, Antonio, suo padre putativo ed eminente personalità criminale all’interno del quartiere, che il ragazzo avrà salva la vita, a patto però di macchiarsi di un peccato bruciante, capace di segnarlo profondamente. Come riuscirà a liberarsi dal giogo che lo tiene legato a doppio filo alle sue colpe? Esiste un modo per rimediare e rinascere? L’incontro casuale con una ragazza getterà una luce diversa sulla vita di Sisto e lo spingerà verso una nuova direzione, più consapevole, più adulta, capace di farlo crescere e maturare. Con un linguaggio che non concede spazio a digressioni o a riflessioni sociologiche e un ritmo serrato e coinvolgente, Cazzimma racconta il punto di vista di una gioventù senza scopi, abulica, che si consegna agli eventi soffocando ogni sussulto di ribellione, nella convinzione che le cose capitino e che non ci sia nulla da fare, quasi a riflettere implicitamente quel fatalismo tutto partenopeo con cui certi comportamenti sono accettati e considerati immutabili. Stefano Crupi, casertano, laureato nel 2002 in Economia e Commercio presso l’università “Federico II” di Napoli, giornalista dal 2010, si occupa di libri e di economia. Ha scritto per Linkiesta, Tuttiinpiazza.it, Fresco di stampa, Sportcasertano.it. Cazzimma è il suo romanzo d’esordio Wu Ming L’Armata dei Sonnambuli (Einaudi pp. 808, € 21,00) «Te lo si conta noi, com’è che andò. Noi che s’era in Piazza Rivoluzione. Qualchedun altro te lo conterebbe - e magari te l’ha già contato - come son buon tutti, cioè a dire col salinzucca di poi, dopo aver occhiato le stampe sui libri, varda, c’è Madama Ghigliottina, c’è il ritratto di Robespierre, volti la pagina e c’è la mappa delle battaglie, e dal capo alla coda si snocciano gli anni così, come fossero olive: 1789, 1793...» 1794. Parigi ha solo notti senza luna. Marat, Robespierre e Saint-Just sono morti, ma c’è chi giura di averli visti all’ospedale di Bicêtre. Un uomo in maschera si aggira sui tetti: è l’Ammazzaincredibili, eroe dei quartieri popolari, difensore della plebe rivoluzionaria, ieri temuta e oggi umiliata, schiacciata da un nuovo potere. Dicono che sia un italiano. Orde di uomini bizzarri riempiono le strade, scritte enigmatiche compaiono sui muri e una forza invisibile condiziona i destini, in città e nei remoti boschi dell’Alvernia. Qualcuno la chiama «fluido», qualcun altro Volontà. Guarda, figliolo: un giorno tutta questa controrivoluzione sarà tua. Ma è meglio cominciare dall’inizio. Anzi: dal giorno in cui Luigi Capeto incontrò Madama Ghigliottina. Wu Ming è un collettivo di scrittori bolognesi attivo dalla fine del XX secolo. Nel 1999, col nome Luther Blissett, pubblicarono il romanzo Q (Einaudi Stile Libero). A partire dal 2000 hanno scritto romanzi a più mani come 54, Manituana e Altai, romanzi «solisti», l’antologia di racconti Anatra all’arancia meccanica e diversi «oggetti narrativi non-identificati» (Asce di guerra, Timira, Point Lenana). Hanno anche scritto, con Guido Chiesa, la sceneggiatura del film Lavorare con lentezza.. Alessandro Robecchi Questa non è una canzone d’amore (Sellerio pp.432; € 15,00) Il romanzo d’esordio di uno dei migliori giornalisti satirici italiani. Una storia irrefrenabile di delitti e scherzi del destino. Una vicenda sghemba, esilarante e nera, tra malavita male organizzata e zingari di cuore, autori di successo e televisione trash. Un fortunato autore televisivo ha abbandonato la trasmissione cui deve la fama e una discreta agiatezza. Si chiama Crazy Love e racconta la vita sentimentale della «né buona né brava gente della Nazione». Sotterfugi, tradimenti, odio, passioni e rancori, al motto di «Anche questo fa fare l’amore». Un enorme successo, ma lui non ne può più. Felice e orgoglioso della sua scelta, una sera gli si presenta in casa un tizio che cerca di ucciderlo. Si salva la vita, ma da qui in poi cominciano i guai. Una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, una giovane segugia col cuore in frantumi, collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, qualche morto di troppo. Sullo sfondo accanto a una Milano multietnica e luccicante, la vita brulicante del campo rom, la sua cultura, la sua eticità. Questo di Robecchi è un giallo e una commedia, tra Scerbanenco e le canzoni di Enzo Jannacci. Una commedia nera, piena di suspense, di sorprese e paradossi. Raccontata da una voce caustica e cattiva, che tutto commenta e descrive con acuminata ironia, e che tiene in equilibrio il sarcasmo ribelle e sfacciato del suo investigatore chandleriano appassionato di Bob Dylan e il cinismo a suo modo morale del punto di vista criminale e della vendetta. A riprova che un thriller di qualità è sempre anche critica sociale e romanzo di costume. Alessandro Robecchi, è stato editorialista de Il manifesto e una delle firme di Cuore. È tra gli autori degli spettacoli di Maurizio Crozza. È stato critico musicale per L’Unità e per Il Mucchio Selvaggio. In radio è stato direttore dei programmi di Radio Popolare, firmando per cinque anni la striscia satirica Piovono pietre (Premio Viareggio per la satira politica 2001). Ha fondato e diretto il mensile gratuito Urban. Attualmente scrive su Il Fatto Quotidiano, Pagina99 e Micromega. Ha scritto due libri: Manu Chao, musica y libertad (Sperling & Kupfer, 2001) tradotto in cinque lingue, e Piovono pietre. Cronache marziane da un paese assurdo (Laterza, 2011). maggio 2014 La Rivista - 45 La Rivista Mikhail Bakùnin visto da Riccardo Bacchelli di Giuseppe Muscardini Ambizioni e traversie dell’uomo meno casalingo d’Europa. Dal Photogrphisches Atelier Ganz sulla Bahnhofstrasse ai tumulti del Pontelungo, antico viadotto sul fiume Reno alla periferia di Bologna. Vi sono date della storia che ricordiamo per essere state oggetto del nostro personale interesse in anni in cui, lettori onnivori, volevamo scoprire il mondo nelle pagine dei libri. Mikhail Bakùnin, il leggendario anarco-rivoluzionario che tanto influenzò il pensiero dei giovani della sua epoca, nacque il 30 maggio di duecento anni fa nei dintorni di Pryamukhino, in Russia. Ma la ricorrenza bicentenaria non innesca Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo, Milano, Mondadori, 1965 Immagine di copertina 46 - La Rivista maggio 2014 Ritratto fotografico di Michail Aleksandrovic Bakunin realizzato a Zurigo nel 1872 dal fotografo Johannes Ganz. Sul retro è presente la dedica autografa: Per Smirnov come pegno per i futuri atti collettivi rivoluzionari. Bakunin M. Zurigo, 9.VIII.1872. obsolete rivendicazioni ideologiche, e neppure nostalgie per gli slogan sessantottini di mezzo secolo fa, quando le figure dei rivoluzionari del passato si facevano icone di auspicati stravolgimenti. Semmai può tornarci alla mente il Bakùnin del romanzo Il diavolo al Pontelungo, descritto da Riccardo Bacchelli con tutte le sue debolezze e i suoi entusiasmi, le amarezze, i trionfi e gli insuccessi. Nel 1874 si risolse di fatto in un insuccesso il tentativo di portare la rivoluzione a Bologna, con conseguente arresto dei cospiratori e fuga repentina di Bakùnin che, travestito da prete, eluse la sorveglianza della polizia e riparò nuovamente in Svizzera. La città di Zurigo aveva accolto il pensatore russo nel 1872, come attesta un ritratto fotografico realizzato da Johannes Ganz con la dedica autografa: Per Smirnov, come pegno per le future azioni rivoluzionarie collettive. M. Bakunin di Zurigo, 9.VIII.1872. Il destinatario della fotografia era Valerian Nikolaevich Smirnov, uno studente della Facoltà di Medicina espulso nel 1869 dall’Università di Mosca con l’accusa di sedizione politica. Fuggito dalla Russia dopo avere ricevuto una citazione a comparire in giudizio, nel 1871 Smirnov prese dimora a Zurigo, dove divenne Bibliotecario della Russische Bibliothek. Quella dedica apposta su retro suona come un pronostico, se si pensa alla naufragata sommossa di Bologna del 1874, preparata a Zurigo. Il ritratto fotografico del cinquattottenne Bakùnin realizzato da Johannes Ganz nel proprio Atelier sulla Bahnhofstrasse, ci pare quello di un uomo di età ben più avanzata. La barba bianca, la zazzera scomposta, le mani grassocce appoggiate al bastone da passeggio, rendono il suo aspetto ancor più senile. La vita dell’esule e del fuoriuscito gli Ritratto fotografico di Johannes Ganz valse la nomea di uomo meno casalingo d’Europa, costretto com’era a continui spostamenti. Una vita certamente poco confortevole, dettata da angustie, viaggi lunghi e continui espedienti per sfuggire alla Polizia. Ma non per questo priva di vezzi e vanità personali a cui, in una città come Zurigo, era facile cedere. Farsi ritrarre dal noto fotografo Tagliando pubblicitario dell’Atelier zurighese di Johannes Ganz La Rivista Il Pontelungo oggi che tra il 1867 e il 1868 aveva pensato di erigere sulla Bahnhofstrasse accoglienti spazi commerciali, tutto sommato era un’ambizione legittima, da soddisfare senza timore di cadere in contraddizione con le proprie idee. In quello stesso anno 1872 la fama di Johannes Ganz si era poi ampliata grazie alla sperimentazione di un innovativo ritrovato per proiettare immagini, brevettato con il nome di Pinakoskope. L’apparecchio destava stupore, entusiasmando platee di studenti nelle aule universitarie e curiosi in cerca di svago e novità. Ben diverso il clima sociale dell’Italia post-unitaria, dove ancora si avvertivano gli echi della recente breccia di Porta Pia, dell’affermazione della borghesia e del lamento delle masse. Bacchelli sapeva della tradizione libertaria di Bologna, della lotta serrata fra tradizione e innovazione che aveva segnato la storia della città. La generazione di Bacchelli era quella del conflitto, particolarmente aspro in Emilia, Il Pinakoskope di Johannes Ganz fra Chiesa e nascenti idee socialiste. Per l’incipit del romanzo, lo scrittore si appoggiò pertanto ad una vecchia leggenda secondo cui un sacerdote di Borgo Panigale, attraversando il ponte sul Reno per dirigersi verso il centro di Bologna, fu fermato dal diavolo travestito da gentiluomo. Circa il luogo e la data dall’incontro, l’autore è preciso: “Il ponte di rossi mattoni si dice Pontelungo, propriamente, e il giorno era la vigilia di San Giovanni, 23 di giugno”. Con modi pacati l’elegante gentiluomo preannunciò devastazioni ai raccolti e alle coltivazioni, con i rischi di una carestia per la gente del luogo. Ma l’intervento dell’arciprete, che riconobbe il Maligno sotto mentite spoglie, fu tempestivo e tra strepiti e rintocchi di campane riuscì a scongiurare il pericolo. Al travestimento del diavolo corrisponde nelle intenzioni letterarie di Bacchelli, quello di Bakùnin, il corpulento rivoluzionario che per fuggire da Bologna dovette indossare un abito talare. Osservando il ritratto fotografico zurighese di Bakùnin, risulta poco credibile che il lungo viaggio da lui intrapreso alla fine dell’estate del 1874 sia stato compiuto senza inconvenienti. Con i suoi due metri di altezza, la barba folta e gli occhi chiarissimi, Bakùnin non passava di certo inosservato. Anche vestito da prete. Ma il buen retiro svizzero, dove lo attendevano amici fidati, lenì i patemi di un tragitto difficile e rischioso. Bacchelli attribuisce al suo protagonista in partenza da Bologna, parole di speranza dettate dal conforto che sa di trovare negli amici: “Tornerò a Zurigo non per rifugiarmi vinto, ma per celebrar la vittoria col migliore dei miei amici. E vedrai che non avrò più bisogno di cure”. Il migliore degli amici a cui allude Bakùnin nel romanzo era una personalità nota. Qui la finzione Ritratto fotografico di Smirnov letteraria non esige trasposizioni: il nome di Adolf Vogt, il medico che ebbe in cura il rivoluzionario, è preso a prestito da Bacchelli dalle dirette testimonianze biografiche. Il dottor Vogt immaginato da Bacchelli, si interessa personalmente del cuore malandato di Bakùnin, sollecitando amorevolmente l’amico al riposo: “Ma ti sei riposato, come ti prescrissi più di un anno fa? Attento che ora ti parla il medico, e al medico non è lecito mentire. Il medico non è un confessore papista”. Si percepisce nelle pagine de Il diavolo al Pontelungo un clima morale che pone Bakùnin nella condizione di doversi rapportare con i fallimentari fatti di Bologna nel contorno di amicizie zurighesi e italiane, dal possidente pugliese Carlo Cafiero, da cui riceve consistenti aiuti economici, al connazionale Valerian Nikolaevich Smirnov. En passant, tra fughe e arrivi, trova anche il tempo per farsi ritrarre mettendosi in posa nel celebre Photographisches Atelier di Johannes Ganz, Bahnhofstrasse 40, Zurigo. maggio 2014 La Rivista - 47 La Rivista Pinocchio, le sue avventure e l’UNITRE svizzera di Anna Rüdeberg-Pompei L’UNITRE, Università delle 3 Età, emanazione dell’UNITRE Nazionale Torino, ha trovato una sua specifica funzione 10 anni or sono, quando Michelangelo Penticorbo, Presidente della Federazione Svizzera dell’UNITRE, fonda le prime sezioni in Svizzera nei Cantoni di lingua tedesca. L’Unitre, Università delle 3 Età svizzera entra così a far parte di un movimento silenzioso, ma molto efficace, in favore della Lingua e Cultura Italiana, mettendo il suo accento sull’apprendimento continuo in favore soprattutto degli anziani italiani migranti di 1a generazione. Da allora 6 sono le sedi in Svizzera con 3 ulteriori sezioni attive per più di 1000 studenti. La sua peculiarità è, come per l’UNITRE in Italia (250 sedi), di testimoniare la filosofia dell’Umanità, Universalità, Umiltà e Unione delle 3 età, tant’è che tutti i docenti, circa 200 , di cui moltissimi professori italiani in Svizzera, prestano la loro scienza ed il loro sapere in modo totalmente gratuito, forti di un volontariato convinto. Dal 2012 la Federazione Svizzera UNITRE ha aderito con grande entusiasmo alla richiesta di collaborazione richiestaci dal Progetto Europeo del Pinocchio Forum, avvalendosi anche del patrocinio dell’allora Ambasciatore d’Italia in Svizzera Carla Zuppetti. Sostenere il dialogo tra le lingue Come potevamo fuggire la tentazione di un dovere che sentivamo nostro, quello di palesare la valenza artistica e culturale del Pinocchio collodiano capace di valicare ogni confine del globo terrestre ma anche capace tramite l’UNITRE di pervadere le valli svizzere dove molti studenti italiani di 48 - La Rivista maggio 2014 1a generazione ed altri erano pronti a tale ascolto. Questi due aspetti specifici, quali l’identità fiorentina e italiana di Carlo Lorenzini, detto Collodi, il suo contenuto socio-analitico hanno alimentato il progetto internazionale di scambi che anche dalla Svizzera tramite la lingua e cultura italiana possono avere un’attualità internazionale. In un momento storico come quello che stiamo vivendo è di vitale importanza culturale sostenere il dialogo tra le lingue in cui l’opera di Carlo Lorenzini è stata tradotta ed entrare in contatto con tutte quelle culture che l’hanno annessa, valicando i conflitti mondiali del 20° secolo e forse in certo qual modo ponendo delle basi di una solidarietà subliminale nel contesto di quel fenomeno che tocca ognuno di noi, che è quello della globalizzazione mondiale. Quest’ultimo aspetto esprime indubbiamente il viaggio transculturale che l’inconscio umano con le sue emozioni, tormenti e paure mette in atto continuamente nel farci affrontare, esigere ed elaborare “gioie e dolori” senza dover ottemperare a permessi e senza farci pagare dazi o sdoganamenti di sorta: sdoganamenti che Pinocchio ed il suo autore non hanno, forse, mai immaginato. Carlo Lorenzini con il suo fine acume e la sua grande cultura storico-letteraria ha veicolato archetipi comuni a molte delle nostre culture, in particolare di quella della mitologia greco-romana, del mondo sciamanico e totemico, euro-asiatico, africano e americano pre –colombiano, senza escludere le sue radici dalla tradizione giudaico-cristiana. Tali radici quali l’identità fiorentina dei luoghi, l’italianità della lingua e l’appartenenza transculturale ancorata nell’inconscio umano è volta a trovare una sempre rinnovata possibilità evolutiva, capace di accrescersi e di tramandarsi grazie ad una osmosi psichica che in effetti trascende ogni confine. Il progetto europeo del Pinocchio Forum Il Pinocchio Forum è parte del Programma di apprendimento permanente Grundtvig rivolto a persone, istituzioni e organizzazioni che operano nel campo dell’istruzione degli adulti all’interno dell’Unione Europea. L’UNITRE di Berna-Bienne, di Basilea e di Lucerna hanno accompagnato questo programma in tutti gli appuntamenti internazionali, fiorentini ed elvetici, allargando il raggio di interesse intergenerazionale grazie all’inclusione di Pinocchio nei diversi Corsi UNITRE dell’Anno accademico 2013-2014. I corsi di Letteratura italiana, di teatro, delle divere arti e specialità artigianali hanno potuto suscitare l’interesse non solo degli studenti adulti, ma anche degli studenti 65+. Il progetto è, infatti, rivolto alla formazione di una coscienza che sviluppi la creatività e diffonda la conoscenza del territorio, della storia e delle tradizioni, per migliorare la collaborazione e la responsabilità civica, per fornire un supporto per lo sviluppo di programmi innovativi e per valorizzare lo straordinario patrimonio culturale europeo. Tutto ciò viene realizzato con un confronto tra le diverse interpretazioni del racconto di Pinocchio e le fiabe europee e attraverso un Percorso Pinocchio ricco di sorprese e di attività per bambini e cittadini adulti. Il progetto opera in un dialogo intergenerazionale che mira ad aumentare autostima e benessere. Esso s’impegna ad approfondire la conoscenza delle affinità e differenze tra le diverse culture ed incrementare la comunicazione tra i paesi e le organizzazioni partners. In questo contesto supportato dall’UNITRE in Svizzera il progetto si rivolge prevalentemente agli ultra cinquantacinquenni e intende tutelare il La Rivista patrimonio culturale legato alle Avventure di Pinocchio. L’Evento Federale del 18 maggio 2014 si è impegnato nel far conoscere le diverse interpretazioni della fiaba di Pinocchio, nel comprendere altri racconti educativi europei che identificano differenti metodi di apprendimento nei diversi luoghi partendo dall’origine fiorentina verso quella italiana dato che Pinocchio è stato considerato come un modello da esportare in tutto il mondo. Il modello Pinocchio ha avuto il grande vantaggio di traghettare i suoi numerosi riferimenti alla vita quotidiana verso il recupero e la valorizzazione delle botteghe storiche che identificano il “Laboratorio di Pinocchio”, dove chiunque può imparare arti e mestieri, il patrimonio di artigianalità italiana. L’evento Federale UNITRE 2014 realizzato sotto il patrocinio di S.E. Ambasciatore d’Italia in Svizzera Cosimo Risi, s’inserisce con i relatori: dalla pittrice Caterina Balletti al Direttore della Biblioteca Nazionale Generale di Firenze Maria Letizia Sebastiani, al Professor Prandi ordinario presso l’Università di Berna e con i ”laboratori-ateliers” dell’UNITRE in Svizzera, quale pietra miliare a conclusione del percorso biennale internazionale e intende invitare non solo studenti e docenti delle UNITRE Svizzere, ma anche tutte le Famiglie Culturali Italofone che coltivano e promuovono la nostra Lingua e la nostra Cultura in Svizzera, in Italia e in Europa. Domenica 18 Maggio 2014 dalle 10 alle 17 Mattenhofsaal Bahnhofstrasse 4, 3074 Gümligen Ingresso gratuito Programma 10:00 Accoglienza 10:15 Saluto di benvenuto Dott. Michelangelo Penticorbo, Presidente Federazione Svizzera Unitre Onorevole Monica Baldi Ambasciatore Cosimo Risi 10:30 Pinocchio per tutte le età Prof.ssa Ilia Bestetti Izar, Unitre Berna con Studenti Unitre Berna 11:15 Il Pinocchio dentro di noi: la via della trasformazione Dott. Lucio Carraro, Unitre Lucerna 12:00 Musica coro Armonia, Maestro Elvino Arametti 14:30 Danze gruppo di danza Unitre Berna 15:00 Pinocchio nel Paese dei Libri Prof.ssa Maria Letizia Sebastiani, Direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze 15:45 Una classica «bambinata»:Pinocchio e la tradizione letteraria Prof. Stefano Prandi, Ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Berna 16:30 Ringraziamenti e arrivederci Università di Berna - Istituto di Italiano Sezione Letteratura Martedì 20 maggio, ore 10.15 Berna, Lerchenweg 36, aula F -112 Conferenza di chiusura del corso La poesia di Giuseppe Ungaretti dal naufragio alla Terra Promessa, del prof. Carlo Ossola (Collège de France, Chaire des Littératures modernes de l’Europe néolatine) “ils laissent leur formes / à des caveaux de verre”: Perfections du noir e altre perfezioni La Sezione di Letteratura dell’Istituto di Italiano in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Berna organizza Lunedì 2 giugno ore 18.00 Berna, Lerchenweg 36, aula F021 Incontro con Stefano Benni dialogherà con l’autore: Stefano Prandi maggio 2014 La Rivista - 49 La Rivista Fino al 13 luglio al Museo nazionale di Zurigo “1900–1914. Missione Felicità“ Il mondo prima della Grande Guerra Nella sua nuova mostra, il Museo nazionale a Zurigo affronta gli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, un’epoca contraddistinta da una fede incrollabile nella pace e nel progresso, da numerose innovazioni tecnologiche e dalle avanguardie artistiche. Come «La bomba», un’automobile aerodinamica a forma di goccia, artisti quali Picasso, Hodler, Klimt o ancora Schiele incarnano gli sviluppi e il dinamismo di quell’epoca. La mostra «1900–1914. Missione felicità» ricorda sotto certi aspetti l’epoca attuale, senza tuttavia esprimere alcun giudizio di valore. Gli anni tra il 1900 e il 1914 sono segnati da scoperte e invenzioni rivoluzionarie, dal superamento dei ruoli assegnati tradizionalmente ai sessi, dalle avanguardie artistiche, dall’esplorazione dell’inconscio e da un crescente benessere, ma anche e soprattutto da una fede incrollabile nella pace e nella sicurezza. La mostra ripercorre gli anni dirompenti che precedettero la Prima guerra mondiale articolandosi in varie «missioni felicità» tematiche. Piuttosto che presentare una serie di eventi storici, la mostra «1900–1914. Missione felicità» preferisce concentrare la propria attenzione sugli aspetti della vita quotidiana. Gli anni tra il 1900 e il 1914 furono contraddistinti da radicali sconvolgimenti. In un percorso aperto, la mostra rievoca la frenesia – talvolta troppo vertiginosa 50 - La Rivista maggio 2014 – delle novità più o meno positive di quegli anni: il femminismo, la pace nel mondo, il traffico, il consumismo, i grandi magazzini paradisiaci, le spedizioni al polo sud, Montessori e il colonialismo, Proust e Kafka, l’interpretazione dei sogni e le rivoluzioni artistiche di Kandinsky o Picasso. L’esposizione presenta al pubblico l’universo di un’epoca – cent’anni orsono – che potrebbe sembrare molto lontana e che invece ci è molto vicina. Circa 300 oggetti riuniti in un caleidoscopio Per poter mostrare le numerose sfaccettature degli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, i commissari della mostra, Stefan Zweifel e Juri Steiner, hanno riunito opere importanti di artisti quali Ferdinand Hodler, La nascita del nuovo secolo. Sullo sfondo, un ritratto di Valentine Godé-Darel con la figlia Paulette dipinto da Ferdinand Hodler, 1914. Foto: Museo nazionale svizzero. Opere di Kirchner e Picasso con, sullo sfondo, l‘A.L.F.A. 40-60 HP Aerodinamica (modello, 1914). Foto: Museo nazionale svizzero. Donne in gonna lunga in occasione di una corsa durante un picnic degli impiegati della ditta Packard Motor Car Company, 1911, USA. © Bettmann/CORBIS. Egon Schiele, Gustav Klimt, Ernst Ludwig Kirchner, Pablo Picasso e Vassily Kandinsky fino a Emil Nolde o ancora Umberto Boccioni. La mostra presenta di oggetti d’interesse storico e culturale provenienti dalle collezioni del La Rivista L‘A.L.F.A. 40-60 HP Aerodinamica, (modello, 1914), proiezione sullo sfondo del film «Le Voyage à travers l’Impossible» di Georges Méliès. Foto: Museo nazionale svizzero. Museo nazionale svizzero, manoscritti di scrittori, filmati, scatti di fotografi celebri e anonimi appartenenti a musei e a collezioni private, apparecchiature tecniche e sculture africane, nonché registrazioni dell’epoca. Oggi come allora: tutto è possibile La Prima guerra mondiale appartiene alla Storia. La mostra non avanza alcuna tesi in merito alle ragioni o alle circostanze che provocarono la Grande Guerra. Si interessa piuttosto all’atmosfera generale che regnava in un periodo contrassegnato da sconvolgimenti talvolta troppo radicali per essere assimilati dalla popolazione, nonché da un sentimento al contempo di paura ed esaltazione per ogni novità. «L’insicurezza offre alla fantasia e alla creatività spazi insospettati – oggi come allora tutto sembra possibile in ogni momento. Vorremmo offrire ai visitatori la possibilità di immergersi in un’epoca e riviverla come se ci fossero, cent’anni orsono», spiegano Stefan Zweifel e Juri Steiner. I grandi magazzini Jelmoli, 1903, Johannes Meiner, Zürich. © Baugeschichtliches Archiv der Stadt Zürich. maggio 2014 La Rivista - 51 La Rivista Hans Erni, il grande visionario della pittura svizzera Alla Pinacoteca comunale Casa Rusca, Locarno fino al 17 agosto Fino al 17 agosto 2014 la Città di Locarno presenta un’importante personale dedicata a Hans Erni. Testimone di un secolo di storia, Erni è oggi considerato uno degli artisti svizzeri più illustri ed eclettici di fama internazionale. A 105 anni si dedica tuttora al suo lavoro con impegno instancabile, ottimismo, chiarezza di pensiero e spirito combattivo. Nella sua lunga carriera artistica, Hans Erni ha frequentato i più grandi esponenti dell’arte del Novecento: Kandinskij, Mondrian, Gris, Brancusi, Calder, Moore, Arp, Hepworth, Braque e, soprattutto, Picasso che ha influenzato il suo tratto grafico al punto da meritarsi anche l’appellativo di “Picasso elvetico”. Hans Erni nasce a Lucerna nel 1909, terzo di otto figli. Dopo aver seguito Autoritratto, 1993 52 - La Rivista maggio 2014 apprendistati come topografo e disegnatore del genio civile, nel 1927 intraprende la sua formazione artistica e si iscrive alla Scuola di Arti e Mestieri di Lucerna. In seguito diventa allievo dell’Accademia Julian a Parigi e della Scuola di Arti Applicate a Berlino. Tornato a Parigi frequenta molti artisti ed è coinvolto in prima linea nella nascita dell’arte astratta aderendo al gruppo di artisti costruttivisti e surrealisti “Abstraction-Création” e, nel 1937, è tra i cofondatori dell’associazione “Allianz”. In breve tempo sviluppa un proprio stile originale, una sintesi fra l’astratto ed il figurativo con risultati non lontani dal surrealismo, di cui costituisce un esempio il manifesto murale “Die Schweiz, das Ferienland der Völker” (La Svizzera, terra di vacanza dei popoli). Eseguito per l’Esposizione nazionale svizzera del 1939, l’opera monumentale di 100 metri per 5 costituisce una svolta decisiva nella carriera dell’artista. Grazie ad essa Erni ottiene il primo riconoscimento ufficiale e diviene noto al grande pubblico. Dal dopoguerra in poi seguono un periodo di viaggi in Europa, Africa, Stati Uniti, India, Cina, una profusione di lavori su commissione ed esposizioni in Svizzera e all’estero (Londra, Rotterdam, Stoccolma, New York, Seattle, Chicago, Montreal, Osaka, Melbourne, Sydney, etc…) che fanno conoscere il suo talento nel mondo. In mostra una selezione di una settantina di opere presentate in ordine cronologico, dagli esordi degli anni Trenta fino ai giorni nostri, che testimoniano la ricchezza stilistica e la straordinaria prolificità artistica di questo grande visionario, decano dell’arte svizzera. Erni è passato da protagonista nel postcubismo (vedi opera n.1 “Stilleben mit Wasserkrug” nelle immagini Clean energy, 1999 disponibili) e nel surrealismo (vedi opere n.2 “Komposition 15” e n.3 “Neue Satelliten” nelle immagini disponibili), prima di trovare la sua via in una sorta di realismo magico (vedi restanti immagini disponibili). Nel corso della sua lunga attività Erni ha creato migliaia di opere: dai quadri di cavalletto agli affreschi (per la Croce Rossa Svizzera, l’ONU e l’UNESCO), dai manifesti alle litografie, dalle scenografie alle illustrazioni di libri specializzati, enciclopedie e opere letterarie, dalle ceramiche agli arazzi, alle sculture. Artista poliedrico nonché abile comunicatore, Erni privilegia i mezzi espressivi che permettono la diffusione di massa, anzitutto, le arti grafiche e le realizzazioni monumentali. Ad interessarlo sono gli effetti del progresso sul nostro spazio vitale, con uno sguardo attento ai temi sociali e ambientali. Di qui la scelta delle tematiche predilette dall’artista: i miti classici, il corpo, lo sport, la musica, le scienze, i dualismi uomo-tecnica, tecnologia-natura, economia-ecologia. Con un messaggio chiaro: è possibile restare umani in un mondo di uomini. Pur non avendo mai fatto parte di un partito, Erni è sempre stato un artista politico. L’aver vissuto due guerre lo ha portato ad acquisire una peculiare sensibilità per i temi della pace e dei diritti sociali. Ha dato il suo contributo artistico, ad esempio, a campagne elettorali a sostegno del diritto di voto alle donne e contro le armi nucleari. Impegno che però gli costò la messa al bando negli anni del dominio nazista in Europa fino agli anni Sessanta, per il quale l’artista nel 2008 ricevette le scuse ufficiali dall’allora presidente della Confederazione svizzera Pascal Couchepin. Nel 1979 l’artista apre al pubblico un La Rivista Bios 1937, Tempera su pavatex, 120x150 cm Stillleben mit Wasserkrug 1933, Olio su tela, 80x65 cm André Bonnard e la Sfinge 1953, Tempera su tela, 160x194 cm proprio museo - da lui stesso definito “luogo di riflessione” - all’interno del Museo Svizzero dei Trasporti di Lucerna. Il museo raccoglie più di 300 opere coronate dalla grande pittura murale “Panta Rhei” che decora l’auditorium, in cui sono raffigurati i principali scienziati e pensatori dell’Occidente. In occasione del suo centesimo compleanno, il Museo d’Arte di Lucerna e la Fondation Pierre Gianadda di Martigny gli hanno dedicato due importanti retrospettive che rendono omaggio a ottant’anni di inesauribile creatività. Nello stesso anno, Erni presenta la nuova opera monumentale “Ta panta rei” (tutto è in movimento) che orna l’ingresso principale dell’ONU di Ginevra. Il più grande affresco in ceramica della Svizzera simboleggia la lotta per la pace, la giustizia sociale e la libertà di tutti i popoli del pianeta. Nel 1983, d’altronde, le Nazioni Unite lo distinsero attribuendogli la Medaglia della pace. Anche se le sue opere sono state spesso oggetto di dibattiti negli ambienti politici e culturali, Hans Erni conta oggi sicuramente fra gli artisti viventi più affermati e popolari in Svizzera. L’evento espositivo, curato da Rudy Chiappini con la collaborazione di Riccardo Carazzetti, direttore dei Servizi culturali della Città di Locarno, è accompagnato da un catalogo in italiano di 200 pagine, con immagini a colori Albert Einstein 1941, Tempera su tela, 200x180 cm di tutte le opere in mostra e contributi critici di Rudy Chiappini, Karl Bühlmann, Dora Imhof, Hans Ulrich Obrist. SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA SEDE: Casa Rusca Pinacoteca comunale Piazza San Antonio CH - 6600 Locarno Tel: +41 (0)91 756 31 85 ORARI: Da martedì a domenica 10.00–12.00 / 14.00-17.00 Lunedì chiuso BIGLIETTI: Intero Fr. 8.Ragazzi, AVS e gruppi (minimo 10 persone) Fr. 5.Ingresso gratuito per le scuole INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: Servizi culturali - Città di Locarno Casorella Via B. Rusca 5 CH – 6600 Locarno Tel.: +41 (0)91 756 31 70 Fax: +41 (0)91 751 98 71 E-mail: [email protected] www.locarno.ch maggio 2014 La Rivista - 53 La Rivista Donne che raccontano altre donne La violenza di cui sono vittime narrata al Palazzo delle Nazioni di Ginevra di Michele Caracciolo di Brienza Il 26 marzo scorso, in occasione della 25ª seduta del Consiglio dei Diritti Umani, è stata presentata la lettura di “Ferite a morte” nella sala dell’assemblea del Palazzo delle Nazioni a Ginevra. Si tratta di una narrazione delle violenze subite dalle donne in giro per il mondo. Promosso da Serena Dandini, autrice e presentatrice televisiva, l’evento ha attirato circa mille persone. La lettura pubblica è stata introdotta da Michael Møller, Direttore Generale Vicario dell’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, da S.E. Amb. Maurizio Enrico Serra, Rappresentante Permanente della Repubblica italiana presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e le altre organizzazioni Il manifesto dell’evento 54 - La Rivista maggio 2014 internazionali a Ginevra, e S.E. Amb. Alexandre Fasel, Rappresentante Permanente della Svizzera presso le Nazioni Unite di Ginevra. Il progetto ha ricevuto anche il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e dell’associazione Cultura Italia – Sans Frontières. Per quasi due ore c’è stata una toccante carrellata di monologhi letti da voci femminili. Donne che raccontano in prima persona la sofferenza di altre donne. Donne che hanno avuto successo in vari ambiti e che danno voce a questi brevi monologhi raccontando le emozioni e i pensieri delle vittime della violenza domestica, degli aborti selettivi, dell’induzione alla prostituzione. Insomma con questi testi Serena Dandini, in collaborazione con Maura Misiti, tocca tutti i termini che riguardano la violenza e la discriminazione nei confronti delle donne e dà voce alle vittime. Carla Del Ponte, Maria Grazia Cucinotta, Fabiola Giannotti sono tre donne che partecipano a questo progetto. Un magistrato, un’attrice, e una scienziata danno voce alle vittime e mettono in atto una solidarietà femminile spontanea che coinvolge la platea. I brevi monologhi sono tutti in prima persona e queste donne famose prestano la loro visibilità ad una bellissima iniziativa. Il fatto di essere conosciute in Svizzera, in Italia e non solo serve per mobilitare le coscienze di tutti e coinvolgere la società civile su una questione molto dolorosa e che è presente con gradi diversi di gravità in molti paesi. Secondo un rapporto pubblicato l’anno scorso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre un terzo della L’auditorium in attesa dell’inizio popolazione femminile è vittima di violenza fisica o sessuale spesso da parte del proprio partner. La voce delle protagoniste Sentiamo ora direttamente dalle protagoniste di questa lettura e da chi l’ha ideata che cosa porta questo evento pubblico alle Nazioni Unite. Carla del Ponte… e Maria Grazia Cucinotta si soffermano con i giornalisti prima della lettura scenica La Rivista Il palazzo delle nazioni a Ginevra Maria Grazia Cucinotta: “Non lo chiamerei uno spettacolo e neanche una lettura scenica, perché non puoi rendere tua una donna che non c’è. Trovo che non sia corretto poiché non la conoscevo. Per quanto mi riguarda leggerò in modo tranquillo. Dirò però chi era questa donna e cercherò di raccontare quello che lei provava senza interpretarlo come attrice. So da donna cosa può aver provato. Il mio testo è molto forte perché parla di una donna che è stata uccisa con 66 coltellate. Aveva già ricevuto quattro coltellate. Era riuscita a sopravvivere. Aveva denunciato. Questa storia è anche una denuncia contro le istituzioni perché non hanno creduto che quell’uomo potesse uccidere ancora. È molto triste, ma allo stesso tempo è bene parlarne. È bene che le istituzioni aprano gli occhi e siano più severe e più precise perché, quando una donna muore, muore una vita che genera la vita. Bisogna fermare questo tipo di violenza e bisogna capire che uno schiaffo può diventare un coltello, una pistola.” Quale ruolo possono avere le madri nell’educare gli uomini? “Ad accettare la diversità, la non violenza. Le maestre sono fondamentali, non solo le mamme. Le maestre passano molto tempo con i nostri figli, dunque dev’essere un’educazione di base a 360°, dalla famiglia, alle scuole fino alle istituzioni affinché prendano dei provvedimenti più severi contro chi usa violenza.” Una domanda a Serena Dandini. Sono cresciuto a pane e ‘Avanzi’ (programma satirico della RAI andato in onda dal ’91 al ’93, N.d.R.) ho dei ricordi straordinari di quella stagione televisiva. Oggi purtroppo non ritrovo quello spirito. Non riesco più a vedere dei programmi con una tale ironia sulla società attuale. Cosa ne pensa? Non manca la satira in Italia? “Guardi sono assolutamente d’accordo con lei perché abbiamo passato un periodo di oscurantismo televisivo negli ultimi anni. È inutile non dirlo perché la situazione di conflitto di interessi che si è creata in Italia rispetto alle televisioni ha fatto sì che ci fosse una serie di funzionari e di capistruttura quasi più realisti del re. Avevano una forma di terrore e di autocensura perché era chiaramente difficile fare altrimenti e quindi s’è abbassato il livello di creatività. Lo vedevo nei provini dei giovani. Erano sempre di più piccoli tormentoni e piccoli sketch. La satira è andata lentamente morendo. C’è stato un “diserbante” contro la creatività perché quando tu vedi qualcosa che funziona cerchi di rifarlo perché vuoi essere preso. Naturalmente ciò riduce il livello. Adesso mi auguro che la situazione cambi. Alla fine le cose che funzionano rimangono e poi decide anche la rete. Non a caso certi programmi sono ancora cliccati. Grazie alla rete, il primo che riesce ad avere quel tocco di genialità e riesce a passare, allora sfonda senz’altro.” Questo lato drammaturgico di Serena Dandini mi era completamente ignoto, quand’è emerso? “Anche a me era ignoto (risate). Mi è scaturito. Quando io ho avuto difficoltà a fare il mio lavoro in televisione con la libertà che avevo sempre avuto e quindi ho preferito… hanno preferito, mettiamola come vi pare… A volte la crisi è anche un’opportunità e avevo dentro tante cose diverse da dire, da scrivere, da fare entrare nella società civile, avere contatti con altre persone. Questo periodo mi ha dato l’opportunità di far scaturire appunto nuovi interessi, nuove indignazioni che hanno portato al pubblico questo lavoro di cui sono veramente orgogliosa.” Carla Del Ponte è una magistrato svizzero. È stata procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia dal 1999 al 2007 e ambasciatrice della Confederazione in Argentina dal 2008 al 2011. Un suo ricordo di Giovanni Falcone. Nel 2012 si sono commemorati i vent’anni dall’attentato. “Adesso, il 23 maggio, ci sarà di nuovo la commemorazione. Tutti gli anni andiamo a Palermo a commemorare il giudice Falcone. I miei ricordi del giudice Falcone sono tantissimi e ritengo che sia importante quanto fa la sorella Maria Falcone con la fondazione a lui dedicata, affinché il ricordo di questo grand’uomo rimanga e continui da esempio per la magistratura, per la lotta al crimine organizzato, la lotta alla mafia. Sono molto fiera del lavoro che fa la fondazione e io stessa ne faccio parte. Sono nel comitato, anche se purtroppo non posso partecipare direttamente. Tuttavia, è importantissimo che Giovanni Falcone sia sempre presente, non solo per coloro che l’hanno conosciuto ma anche e soprattutto per essere davvero un simbolo per la giustizia e per la lotta al crimine”. maggio 2014 La Rivista - 55 Precisione svizzera e flair italiano… dal 1945 il partner competente e affidabile da e per l'Italia • Linee dirette da e per i maggiori centri commerciali italiani • Competenze tecniche, doganali e linguistiche • Distribuzione capillare • Rappresentanze fiscali • Sdoganamenti comunitari • Logistica vino MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com La Rivista Benchmark di Nico Tanzi SELFIE E l’esposizione di sé diventa la tendenza del momento Nell’ultima puntata di questa rubrica, intitolata “I media siamo noi”, segnalavo la tendenza a trasformare se stessi non solo in aggregatori di notizie, che creano il proprio palinsesto personale, scegliendo fra le migliaia di news con cui si entra in contatto nella vita online, ma anche in contenuto, attraverso l’esibizione di sé che caratterizza i social network. Uno degli aspetti più macroscopici di questa tendenza è il “Selfie”. Ovvero, l’autoscatto realizzato con lo smartphone e diffuso istantaneamente su Facebook, Twitter o Instagram (o qualsiasi altro “social media”). In sé non si tratta di una novità. L’autoritratto esiste da sempre. Lo hanno praticato massicciamente i pittori, e con grande varietà e fantasia: basti pensare a Michelangelo che, nel Giudizio universale, aveva usato l’anamorfosi per nascondere il suo volto nella pelle tenuta in mano da San Sebastiano. Anche la fotografia non ha tardato a scoprirlo, curiosamente per mano di una ragazzina russa, la tredicenne granduchessa Anastasia Nicolaevna, che si ritrasse guardando l’obiettivo attraverso uno specchio (e poi spedì la foto a un amico). Erano i primi del secolo scorso. Non molti decenni dopo, con l’avvento dell’era popolare della fotografia, la diffusione di massa dell’autoritratto sarebbe stata sancita definitivamente con l’introduzione nelle fotocamere a buon mercato della possibilità di ritardare lo scatto, dando al fotografo il tempo di mettersi in posa davanti all’obiettivo. Ma se l’autoritratto prima e l’autoscatto dopo ci sono sempre stati, perché solo adesso è diventato di moda, tanto da portare alla nascita di un apposito neologismo? Una parolina, “Selfie” appunto, cui l’alta cultura ha conferito ufficialmente dignità artistica grazie a uno dei tre o quattro musei più importanti del mondo, il MOMA (Museum of Modern Art) di New York, che nel 2013 ha proposto una mostra (“Art in Translation: Selfie, The 20/20 Experience”) in cui i visitatori erano invitati a fotografarsi davanti a uno specchio. A fare la differenza, naturalmente, non è il gesto in sé (fotografarsi), ma il contesto comunicativo in cui esso ha luogo. Ancora una volta potremmo dar ragione a McLuhan e alla sua lapidaria affermazione che “Il medium è il messaggio”. Il messaggio, fatte le debite proporzioni, è sempre lo stesso da secoli: l’immagine di sé. A cambiare è tutto ciò che sta attorno a quel messaggio: l’immediatezza della fotocamera digitale, che nello stesso istante in cui premiamo il pulsante di scatto ci offre il risultato del nostro gesto. La capacità dei nuovi smartphone di produrre immagini anche esteticamente di notevole qualità, grazie a filtri e software facili da usare e applicazioni miracolose, prima fra tutte Instagram. E soprattutto, la possibilità di inviare quelle immagini agli amici in tempo reale o (ancora meglio) di condividerle sui social network. Ed eccoci trasformati, appunto, in contenuti delle nostre stesse comunicazioni, preda dell’istinto narcisistico che sotto sotto alberga in ognuno di noi. Va da sé che una componente essenziale del processo è la selezione delle immagini da “postare”. Facile comprendere perché, scorrendo i post degli amici su Facebook, spesso si debba trattenere un moto d’invidia. “Perché – ha scritto qualcuno – tutti frequentano bistrot berlinesi, hanno un incarnato fresco di SPA, si nutrono di sole cupcake e sushi e abbracciano amori della vita?” La risposta è ovvia: non ci mostriamo certo mentre siamo in coda in autostrada, o stipati su un treno, o mentre apriamo un barattolo di cibo in scatola in un anonimo appartamento di periferia. Scegliamo con attenzione cosa esporre di noi stessi, in base a quella che col tempo diventa una sorta di immagine ideale di sé. Tutto falso? No, o almeno non del tutto. Non a caso le opinioni sulla moda “Selfie” si dividono. Per alcuni, segnale del disagio diffuso a convivere con la nostra vita e la nostra personalità nel loro complesso. Per altri, come Jenna Wortham, che scrive di tecnologia per il New York Times, “una sorta di diario visivo, un modo per celebrare la nostra breve esistenza e per provare di essere stati qui”. maggio 2014 La Rivista - 57 sole sul viso, il suono delle onde nelle orecchie ed un sorriso negli occhi, vola anche tu comodamente con Helvetic Airways! Con il Piano di volo estate 2014 Destinazioni da / per Zurigo Brindisi Lamezia T. Destinazioni da / per Berna Brindisi Catania Olbia Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Prenotate il vostro volo su www.helvetic.com /+41 (0)44 270 85 00. La Rivista Sequenze di Jean de la Mulière Snowpiercer di Bong Joon Ho Primo film in lingua inglese del regista coreano, Snowpiercer ci porta per mano nel 2031, in un futuro non così lontano, in cui la Terra, in seguito al fallimento di un esperimento per contrastare il riscaldamento globale, conosce una nuova Era Glaciale. Gli ultimi sopravvissuti vivono confinati in un treno rompighiaccio in grado di correre perpetuamente attorno al globo. L’inventore di questa macchina perfetta, il misterioso Wilford, ha anche determinato un sistema sociale su cui si regge l’equilibrio della comunità che abita i vagoni del treno. In coda stanno i miserabili sfruttati che salirono a bordo gratis, verso la testa del treno vivono invece nei privilegi i passeggeri di prima classe. Ma la rivolta degli oppressi dalla coda del treno è oramai imminente e il suo leader, Curtis, attende solo il momento giusto per tentare l’ardimentosa presa della testa del convoglio. Considerato il più costoso film mai prodotto in Corea, violento, teso, mai banale Snowpiercer colpisce grazie alla durezza delle immagini, tra ralenti sanguinari e violenti scontri fisici, con una fotografia cupa, sporca e glaciale, affermandosi come il raro caso di un’opera d’autore di grandi ambizioni commerciali che non sacrifica la visione del suo regista sull’altare del successo di botteghino. In tal senso, Bong Joon Ho ha portato sullo schermo il suo classico di fantascienza, che non è solo un’efficace opera di intrattenimento (seppure saldamente collocata all’estremo oscuro dello spettro dell’intrattenimento), ma anche una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’uomo e le sorti dell’umanità, cupa e inquietante, disperata e appropriatamente raggelante, ma al contempo venata di sapida ironia e aperta, che nel finale cede il posto ad un abbacinante raggio di speranza, in grado di illuminare la via ad un’improbabile ed impensabile salvezza, fisica ma anche, se non soprattutto, umana. 3 Days to kill di McG Ethan Renner (Kevin Costner) è un agente della CIA.Un veterano con infinita esperienza e altrettanto sangue freddo,costretto aa abbandonare la professione dopo che gli è stato diagnosticato un tumore al cervello che gli lascia solo pochi mesi di vita. La CIA gli dà il benservito e a Renner non resta che cercare di riparare il rapporto con moglie e figlia, tenute sempre a debita distanza per proteggerle dai pericoli connessi al suo lavoro. Proprio quando ha ormai deciso di voltare pagina, il passato torna a bussare alla porta con un’offerta impossibile da rifiutare: la nuova e ultima missione offre come ricompensa l’accesso ad una cura miracolosa. L’agente segreto si ritrova così a bilanciare il tentativo di ricostruire il rapporto familiare con l’incarico di fermare il terrorista più ricercato del mondo, trovando un improbabile equilibrio tra i due compiti più difficili che gli siano mai stati assegnati: catturare un pericoloso terrorista e proteggere la figlia adolescente,destreggiandosi tra inseguimenti mozzafiato per la capitale parigina e i comuni problemi di ogni genitore che si trova a gestire figli adolescenti. È vero che la trama è poco plausibile e che le situazioni costeggiano il ridicolo, ma a volte certe remore è meglio ignorarle e godersi lo spettacolo per quello che è. Troppo facile liquidare il film apportando come motivazione i suoi difetti, si tratta comunque di un bel prodotto d’intrattenimento. Prevedibile e fracassone, certo, ma non è da un film d’azione che si può pretendere un solido ancoraggio alla realtà. Allora può capitare anche di divertirsi come negli scambi di battute tra Costner e l’autista di limousine iraniano, l’unico in grado di separare gli affari sporchi del suo lavoro da quelli familiari, e dal quale il protagonista ha continuo bisogno di consigli su come migliorare il rapporto con la figlia. Un film che gigioneggia, gongolandosi nelle situazioni strampalate e surreali che compongono un lavoro che fa gli occhi arcigni ma si ride addosso,come un finto noir in auto riverenze semiserie da commediola dove tutto concorre a formare un malizioso teatrino. Un film d’azione usa e getta, che non vanta pretese se non quella di divertire. Grand Central di Rebecca Zlotowski Gary è un giovane ragazzo alla ricerca di un lavoro e con alle spalle un passato apparentemente burrascoso. Grazie al suo carattere dinamico e spigliato, riesce ad entrare nelle grazie di due responsabili di una squadra di tecnici che lavorano in unacentrale nucleare.Ottiene così un lavoro, un posto dove dormire e una sorta di “famiglia” di cui sentirsi parte integrante. Quando però perde la testa per la bellissima e provocante Karole, fidanzata di uno dei caposquadra, Gary mette in pericolo non il suo lavoro, ma la sua stessa vita e quella dei colleghi. Opera seconda della registaRebecca Zlotowski, Grand Central, può godere di un’ambientazione atipica e fortemente simbolica che le permette di dare nuovo respiro ad un tema abusato come quello dell’amore proibito. Tutta la trama si svolge, infatti, all’interno della centrale stessa, nel campeggio intorno ad essa in cui vivono i dipendenti o comunque in bar o zone adiacenti, quasi come se per i personaggi del film non vi fosse vita alcuna al di fuori della centrale. Mentre Gary col tempo sembra diventare insensibile alle radiazioni assorbite in centrale, e sempre più vittima del desiderio tanto da indurlo ad ignorare la lealtà, l’amicizia, il buon senso,la regista e sceneggiatrice è molto brava a costruire una trama che mantiene la tensione alta per tutta la durata del film, sia per quanto riguarda il pericolo rappresentato dall’adulterio e dall’eventualità di essere scoperti, sia dal rischio che derivadirettamente da un lavoro che non può prescindere da una rigorosa sicurezza. maggio 2014 La Rivista - 59 «EY» indica Ernst & Young SA, Basilea, compagnia membro di Ernst & Young Global Limited, Londra, una società a responsabilità limitata di diritto inglese. ED 1015. Il nostro vero intento. Siamo revisori, consulenti fiscali e legali, consulenti per transazioni, consulenti gestionali e molto altro ancora. Il nostro obiettivo ultimo rimane però sempre lo stesso: rendere la vita più facile e il mondo un po’ migliore. Per i nostri clienti, i nostri collabo ratori e per la società in generale. Affinché tutti possiamo beneficiare di un mondo che funziona meglio. Dovunque. www.ey.com/ch/ betterworkingworld La Rivista Diapason di Luca D’Alessandro Rocco Hunt Papik Ha partecipato e ha vinto: il rapper salernitano Rocco Hunt è stato acclamato nella sezione ‘Nuove Proposte’ al Festival di Sanremo. Il 25 marzo ha poi pubblicato l’album d’inediti intitolato A Verità. Per Hunt, che nella vita ha conosciuto poche soddisfazioni, quel 25 marzo era, come dice anche il titolo di un brano, Nu Juorno Buono, un giorno buono. L’artista è cresciuto nelle case popolari della zona orientale di Salerno, dove nascono inevitabili i sogni di una vita migliore. Traspare il desiderio di poter vivere in una terra libera dai problemi che la stanno devastando. Nonostante i testi diretti, critici e potenti, Hunt crede in un futuro migliore. Oltre alla partecipazione del sassofonista e compositore napoletano Enzo Avitabile, nell’album ci sono altre due importantissime collaborazioni con il mondo della canzone d’autore. S’intitola Come una cometa il brano coprodotto da Rocco Hunt e i Tiromancino, dove Francesco Zampaglione ha curato la produzione e Federico, fratello di Francesco, ha scritto e interpretato il ritornello. L’arrangiatore e musicista romano Nerio Poggi ha dato, negli ultimi anni, uno slancio al panorama Nu-Jazz, Jazz e Lounge internazionale. Per la Irma Records ha avuto l’occasione di pubblicare diversi album, tra cui il suo album d’esordio, Rhythm Of Life, contenente la canzone Staying For Good, cantata da Alan Scaffardi. Con Sounds For The Road, Poggi dà il benvenuto alla bella stagione con un disco doppio contenente i classici del soul, dell’easy listening e del jazz (compreso anche l’acid jazz), completamente rivisti e rallentati sul piano ritmico. Concepito come un progetto di collaborazioni, il disco di Poggi si presenta come un doppio album suddiviso in un album jazz ed uno soul. I nomi presenti sono: Frank Mc Comb, Sarah Jane Morris, Mark Reilly di Matt Bianco, Tom Gaebel, Fabrizio Bosso, Ely Bruna, Alan Scaffardi, Walter Ricci, Francesca Gramegna, Dario Daneluz, Frankie Lovecchio ed Erika Scherlin. Il singolo che ha preceduto l’album s’intitola Special Love, cantato da Ely Bruna. A Verità (Sony) Moreno Incredibile (Universal) Moreno Donadoni è un rapper italiano che ha intrapreso la sua carriera tra l’altro grazie al talent show Amici di Maria De Filippi. Oltre a ciò ha riscontrato diversi successi nell’ambito del freestyle vincendo concorsi regionali e nazionali. Insieme a Rocco Hunt, Moreno può essere considerato uno dei più importanti volti del rap italiano del momento. Lo dimostra con il suo album intitolato Incredibile che non è stato pubblicato solo per il semplice motivo di promuovere un artista giovane, ma soprattutto per valorizzare questo talento, per molti, appunto, “incredibile”. Infatti, non bisogna disprezzare che Moreno possa contare su una folta schiera di featuring presenti all’interno della tracklist. Vi figurano Alex Britti nel brano Giro Tutto Il Mondo, Annalisa in Ferire Per Amare, J-Ax in Col Sorriso e Fiorella Mannoia nel brano Sempre Sarai. Un giovane artista, dunque, che indubbiamente saprà mantenersi a galla e rimanere presente al pubblico. I requisiti sono buoni. Sounds For The Road (Irma) Duo Gazzana Pulenc/Walton/Dallapiccola/Schnittke/Silvestrov (ECM) È il secondo album delle sorelle Natascia e Raffaella Gazzana, una violinista e una pianista, pubblicato presso la ECM New Series; una collana di creazioni classico-moderne aggregata alla celebre etichetta madre, la ECM di Monaco. L’opera è un repertorio di composizioni di provenienza tedesca, francese, italiana, inglese e russa. La Suite In The Old Style di Alfred Schnittke, ad esempio, è una riflessione moderna su Bach e Scarlatti. Manifesta la stessa intenzione Valentin Silvestrov che nella sua composizione Hommage à J.S.B. del 2009 fa risorgere la tradizione di Johann Sebastian Bach, collegandola ai tempi nostri. Luigi Dallapiccola invece con la Tartiniana Seconda s’ispira alla musica barocca di Giuseppe Tartini. Per finire, il Duo Gazzana si avvicina al jazz con Toccata, opera di William Dalton, che all’età di vent’anni ha portato su carta questa composizione ispirata a Duke Ellington. Le due maestre hanno realizzato un mélange acustico che comprende varie tradizioni classiche, combinate con quelle moderne. L’album è stato registrato a Lugano in estate del 2013. maggio 2014 La Rivista - 61 La Rivista Anteprima Consorzio Chianti DOCG 2014 Un’invenzione della natura e della cultura di Rocco Lettieri Quando si parla di Chianti, si parla di un vino, certamente, ma ciò che emerge è la storia di un territorio enologico immenso e vario, della sua storia e della sua cultura enogastronomica. Le anteprime toscane del 2014 saranno ricordate per una complessa organizzazione che ha messo in difficoltà e in vari episodi i giornalisti nostrani, ma ancor di più i giornalisti esteri che non si spiegavano determinati ritardi e notevole disorganizzazione, cambi di hotel senza senso e tempi di spostamento davvero impietosi. Il tutto Il banco dei vini di Chianti Rufina affidato a Toscana Promozione di Firenze. Passiamoci sopra perché questa è la prima edizione “consortile”. Primo vero incontro a Villa Montalto con prima presentazione ufficiale tra giornalisti e buyers che ha prodotto (non per infierire ancora) un caos indescrivibile tra persone sedute e le persone in piedi, tra bottiglie e sommelier, tra chi parlava e chi non ascoltava, senza possibilità di degustazione per più di un’ora e quando è stato dato il via, era impossibile girarsi tra personale di servizio, piatti, gente che beveva e persone che volevano solo mangiare, ecc. Meglio sorvolare sino all’incontro tenutosi domenica mattina nella Fortezza da Basso. Finalmente uno spazio decoroso adeguato alle aspettative, all’interno del Padiglione Spadolini. Terza edizione, ma per la prima volta, il Chianti e i consorzi delle maggiori menzioni specifiche si sono presentate compatte per comunicare una Toscana di qualità. Liberi di degustare per circa due ore e poi conferenza stampa. Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Chianti, ha affermato: “Per la prima volta, siamo riusciti a riunire tutti i consorzi di sottozona e ciò non può che giovare alla manifestazione: il fatto di stare tutti insieme è un vantaggio per chi ci visita e si trova di fronte ad un panorama esteso ma chiaro di ciò che questa regione può offrire, una promozione che va a favore di ogni singola azienda”. Busi ha proseguito dicendo: “Quando si parla di Chianti, si parla di un vino, certamente, ma ciò che emerge è la storia di un territorio enologico immenso e vario, della sua storia e della sua cultura enogastronomica e questo ci rende forti e riconoscibili: è proprio questo che vogliamo comunicare alla stampa e agli operatori durante questa giornata. Il Consorzio si sta impegnando a promuovere in maniera massiccia la diffusione della cultura (e la storia) che sta (dentro e fuori) il bicchiere. Un concetto di territorio e di una denominazione che vuole esprimere qualità e al contempo emozioni forti e vere, durature”. C’è da dire che nella stessa zona e nello stesso padiglione si svolgeva anche la manifestazione BYWINE e, bicchiere alla mano, si poteva dare anche un’occhiata ai numerosi produttori presenti. 269 buyers accreditati provenienti da ogni parte del mondo: Usa, Canada, Brasile, Cina, Sud Corea, Giappone, Danimarca, Vietnam. Per la presentazione ai giornalisti (91 dall’estero e 97 dall’Italia), ben 258 vini di 81 produttori provenienti da Grosseto, Livorno, Arezzo, Pisa, Lucca, maggio 2014 La Rivista - 63 La Rivista Il salone degustazione aveva spazi luminosi, tavolini comodi per degustare con i sommelier e una temperatura ottimale anche per i vini Prato e Pistoia in rappresentanza delle denominazioni: Carmignano, Bolgheri, Terratico di Bibbona, Elba, Val di Cornia, Montecucco, Morellino di Scansano, Cortona, Chianti (Colli Senesi, Colli Fiorentini e Chianti Rufina) e Valdarno di Sopra. Storia del Chianti Il vino Chianti è un’invenzione della natura e della cultura della regione d’Italia più conosciutae amata nel mondo. Le bellezze, la storia, le sensazioni, i sapori unici della Toscana si ritrovano in questo vino che è uno dei primi simboli del Made in Italy. Nella sua vasta area di produzione sono presenti da secoli gli stessi vitigni: il Sangiovese prima di tutti, al quale possono aggiungersene in proporzione minore anche altri, sempre comunque coltivati nel territorio. La loro combinazione e il carattere, la corposità e i profumi che terreni, altitudini e microclimi diversi gli trasmettono, danno vita al Vino Chianti a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Della sua qualità si occupa dal 1927 il Consorzio Vino Chianti. I suoi controlli riguardano l’intero ciclo di produzione - dalla scelta delle uve alla vinificazione, dalla verifica delle caratteristiche chimiche, fisiche e organolettiche all’imbottigliamento – e la fedeltà ai criteri imposti nel 1967 dalla Doc e dalla Docg, riconosciuta nel 1984. Il Consorzio è inoltre competente per i vini dei Colli dell’Etruria Centrale Doc e per il Vin Santo del Chianti Doc. Ad esso è stato affidato dal Ministero delle Politiche Agricole il controllo dell’intera filiera produttiva vinicola italiana (controllo erga omnes). Il lavoro del Consorzio e dei propri soci - produttori, aziende storiche, Il banco di vini dei Colli Senesi 64 - La Rivista maggio 2014 La Rivista Il banco dei vini dell’Elba commercianti e cantine cooperative - garantisce la massima trasparenza della produzione e del mercato del Chianti Docg. Il Chianti DOCG è prodotto nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Origine del consorzio Il Consorzio Vino Chianti si è costituito nel 1927, ad opera, di un gruppo di viticoltori delle province di Firenze, Siena, Arezzo e Pistoia, allargando successivamente la sua operatività a tutta la zona di produzione, riconosciuta dal Disciplinare del 1967, poi recepita nella Denominazione di Origine Controllata e Garantita riconosciuta nel 1984 e aggiornata, per ultimo, con decreto del 19 giugno 2009. Oltre duemilacinquecento produttori, che interessano più di 10.500 ettari di vigneto per oltre 600.000 ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie, sono tutelati dal Consorzio che, per la sua rappresentatività, ha ottenuto il riconoscimento e l’incarico per la valorizzazione, la promozione e la vigilanza sulla denominazione Chianti con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 3 settembre 2012. La zona di produzione del Chianti è costituita da territori delimitati per legge, che si trovano nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Questo ambiente è caratterizzato da un sistema collinare a grandi terrazze con vallate attraversate da fiumi. Sempre con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 3 settembre 2012 è stato concesso il riconoscimento e l’incarico per la valorizzazione, promozione e vigilanza sulle denominazioni Vin Santo del Chianti e Colli dell’Etruria Centrale. La denominazione “Colli dell’Etruria Centrale” si pone in affiancamento alla D.O.C.G. Chianti consentendo la produzione nella stessa zona di vini di qualità diversi dal Chianti prevedendo oltre alla tipologia rosso, il bianco, il rosato, il novello e il Vin Santo. Il riconoscimento della denominazione “Vin Santo del Chianti”, con la possibilità di usare le varie sottozone, segna un’importante tappa per la valorizzazione di questo prodotto che tanto rappresenta per le tradizioni e le capacità produttive nella zona del Chianti e per il quale il Consorzio si è a lungo battuto. I vitigni fondamentali che concorrono alla formazione del vigneto Chianti sono i seguenti: Sangiovese minimo 70%, complementari fino al 30%, con un massimo per i vitigni bianchi del 10% e del 15% per i vitigni Cabernet. La resa massima di uva per ettaro è di 90 quintali per il Chianti, 80 quintali per Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Rufina e Montespertoli, 75 quintali per il Chianti Superiore. (www.consorziovinochianti.it) La mia personale degustazione Torniamo all’Anteprima del Chianti 2014 che ha presentato 82 Chianti DOCG 2013, 40 Chianti DOCG 2012 e 48 Chianti DOCG Riserva 2011. Una vera e interessante “free tasting area” che finalmente aveva spazi luminosi, tavolini comodi per degustare con i sommelier e una temperatura ottimale anche per i vini. Impossibile degustarli tutti. Ho scelto 2 aree: Consorzio Chianti Colli Senesi 2013 e Consorzio Chianti Rufina 2012. Per i vini Colli senesi 2013 (13) le preferenze sono andate a: Castel di Pugna; Il Ciliegio; Bindi Sergardi; Campriano e Vagnoni. Per i Chianti Rufina 2012 (15), la più piccola tra le sette specificazioni del Chianti e distribuita solo su 5 comuni, naturalmente con ben altro carattere e qualità, ho apprezzato: Fattoria Il Capitano, Frascole, Lavacchio, Travignoli e Marchesi Gondi-Tenuta Bossi. Tra le altre numerose aree ho preferito e scelto il Consorzio dell’Elba. Gli ettari vitati iscritti alla doc Elba e docg Elba Aleatico sono circa 165, di cui 35 per l’Elba Aleatico docg, i restanti 130 per le diverse tipologie della doc Elba. Le Aziende vitivinicole che imbottigliano e commercializzano i Vini di loro produzione sono 17 associate Consorzio. La Doc Elba comprende tutto il territorio dell’isola d’Elba. Le norme viticole prevedono principalmente la coltivazione dei vitigni tradizionali nell’isola: Trebbiano Toscano, Ansonica e Vermentino per le varietà a bacca bianca, e il Sangiovese a bacca nera. La Docg Elba Aleatico dev’essere prodotta solo ed esclusivamente dal vitigno Aleatico; è un Vino passito rosso derivante dalla vinificazione di uve appassite naturalmente, senza alcuna aggiunta di alcool o concentrati zuccherini. Obbligatorio un periodo di appassimento delle uve di almeno 10 gg. per raggiungere la concentrazione prevista da disciplinare. Tra i vini più qualificanti: Brut Cuvée A di Mola; L’Ansonica Le Sughere 2012; Le Conche del Granito 2012; Fattoria delle Ripalte 2012. Tra i rossi: L’Alicante della Fattoria delle Ripalte 2011; il Syrah Oglasa 2012 di Cecilia; l’Elba Rosso 2012 di Acquabona. Della DOCG Aleatico Passito: Laurentium 2012 La Sughera, Aleatico Acquabona 2009, Aleatico 2010 della Fattoria delle Ripalte di Piermario Meletti Cavallari che non avrebbe bisogno di presentazioni, ex Grattamacco. Interessante e non solo per noi italiani l’assaggio pomeridiano di “Panino al lampredotto”, un bel boccone di street food che più toscano di così non si può. maggio 2014 La Rivista - 65 La Rivista Anteprima Chianti Classico Gallo Nero l’originale Eccellenza italiana in Gran Selezione Il Chianti Classico Gran Selezione è stato presentato a Palazzo Vecchio, nella famosa sala dei 500 (bellissima e unica al mondo) di Rocco Lettieri Un gioiello del Made in Italy e un capitale da tutelare nella sua unicità e nella sua specificità territoriale non ripetibile altrove Di ritorno da San Gimignano, la solita organizzazione di Toscana Promozione, non calcolando bene i tempi, ha costretto tutti noi giornalisti a partecipare a Palazzo Vecchio, nella famosa sala dei 500 (bellissima e unica al mondo), non come da programma in abito nero (anche per il Gala diner…), ma…vestiti come siete anche con il fango sotto le scarpe. Gran brutta figura che noi non volevamo fare. Presentazione quindi della “novità 2014” il Chianti Classico Gran Selezione, illustrato in pompa magna e con video da validissimi relatori. Chiusura da parte del presidente del Consorzio Sergio Zingarelli. Poi a piedi con poche indicazioni sino a Palazzo Corsini, ma non quello indicato di Santo Stefano al Ponte, quello poco distante, sul Lungarno. Aperitivo con acqua e bibite al prosecco e menta (sic)!!! Appetizer da dimenticare (frittura di palline di semolino al sentore di olio di tartufo) e altre cose frivole e inutili. Fortunatamente la cena, nella sala del Trono, (tre piatti tre ben fatti) e con in abbinamento i 33 vini del Chianti Classico Gran Selezione è stata all’altezza. Anche se degustare 4/5 vini si è rivelata un’impresa sia per noi seduti a tavola sia per chi doveva servirci i vini. Questi i vini GRAN SELEZIONE proposti per l’occasione: Badia a Passignano 2009 (Antinori nel Chianti Classico), Castello di Brolio 2011 (Barone Ricasoli), Vigna del Capannino 2010 (Bibbiano), Mocenni Particella 89 2010 (Bindi Sergardi), Don Vincenzo 2009 66 - La Rivista maggio 2014 (Casaloste), Il Solatio 2010 (Castello d’Albola), Castello di Ama 2010 (Castello di Ama), Castello Fonterutoli 2010 (Castello di Fonterutoli), Bellezza 2010 (Castello di Gabbiano), Castello di Meleto 2010 (Castello di Meleto), Il Puro 2010 (Castello di Volpaia), Bruciagna 2010 (Castello La Leccia), Vigna La Prima 2010 (Castello Vicchiomaggio), Colle Bereto 2010 (Colle Bereto), L’Imperatrice 2010 (Fattoria di Corsignano), Lama della Villa 2010 (Fattoria di Lamole), Montemaggio 2009 (Fattoria di Montemaggio), Beatrice 2011 (Fattoria Viticcio), Vigna del Sorbo 2010 (Fontodi), I Fabbri 2011 (I Fabbri), Il Margone 2010 (Il Molino di Grace), Lornano 2010 (Lornano), Losi Millennium 2007 (Losi Querciavalle), Ottantuno 2010 (Luiano), Sergio Zingarelli 2010 (Rocca delle Macìe), Riserva Ducale Oro 2010 (Ruffino), Cellole 2010 (San Fabiano Calcinaia), Il Grigio da San Felice 2010 (San Felice), Tenuta San Vincenti 2011 (San Vincenti), Lilliano 2010 (Tenuta di Lilliano), La Forra 2011 (Tenuta di Nozzole), Vignole 2009 (Vignole), Vigna Bastignano 2010 (Villa Calcinaia). In cima alla piramide qualitativa della DOCG La tipologia Gran Selezione, come ampiamente spiegato, va a collocarsi in cima alla piramide qualitativa della DOCG, sopra il Chianti Classico Riserva e il Chianti Classico Annata: una top edition che declina con eleganza la migliore espressione dei vigneti aziendali. Il valore di questo prodotto andrà L’anteprima si è tenuta come al solito nel suggestivo scenario della Stazione Leopolda di Firenze, ormai consueta location della manifestazione La Rivista a consolidare sempre di più, in Italia e oltre i confini nazionali, la notorietà e il prestigio di quello che è considerato ormai un vero e proprio brand d’eccellenza, contraddistinto dal marchio Gallo Nero: un gioiello del Made in Italy e un capitale da tutelare nella sua unicità e nella sua specificità territoriale non ripetibile altrove. Le etichette della Gran Selezione si caratterizzeranno per il perfetto equilibrio tra eleganza e potenza, la grande struttura e l’importante capacità di invecchiamento, e grazie alla grande versatilità - che contraddistingue tutti i vini a denominazione Chianti Classico - garantiranno anche gli abbinamenti più audaci con piatti di diverse cucine internazionali. La Gran Selezione, secondo le stime del Consorzio, rappresenta circa il 10% della produzione del Chianti Classico, destinata a volare nel tempo per un valore complessivo che si aggira tra i 70 e i 100 milioni di euro. Sono 35 milioni le bottiglie di Chianti Classico DOCG prodotte annualmente ed esportate in oltre 50 paesi in tutto il mondo, dalla vecchia Europa a Stati Uniti, Russia, Cina e Brasile. La storia (da capire) Esiste da tempo una confusione idiomatico-geografica tra due diverse DOCG: Chianti Classico e Chianti. Se, infatti, in campo enologico convivono i due termini “Chianti Classico” e “Chianti”, da un punto di vista storico-geografico esiste invece solo il termine “Chianti”. Nel consumatore, ma anche negli addetti ai lavori, il confine tra questi due ambiti si perde e il risultato è che troppo spesso il suffisso “Classico” viene tralasciato. In realtà, quel suffisso è veramente importante, perché distingue il vino Chianti Classico dal vino Chianti: due DOCG differenti tra loro, con un disciplinare, una zona di produzione e un Consorzio di tutela diversi. Era il 1716 quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissò in un bando i confini della zona di produzione del Chianti, area compresa tra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino, che già allora riscuoteva grande successo. Allora nel territorio chiamato “Chianti” si produceva il vino “Chianti”. All’inizio del XX secolo, quando la notorietà del vino Chianti aumentava di anno in anno e il territorio di produzione non riusciva più a soddisfare la crescente richiesta nazionale e internazionale, si iniziò a produrre vino al di fuori della zona del Chianti delimitata nel 1716, chiamandolo ugualmente “Chianti” o “vino prodotto all’uso del Chianti”. Fu così che nel 1924, i suoi produttori fondarono il “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine” per tutelarne la produzione. Il simbolo scelto fin da subito fu il Gallo Nero, storico emblema dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari nella sua Allegoria del Chianti sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Nel 1932, attraverso uno specifico decreto ministeriale, fu aggiunto il suffisso “Classico” per distinguere il Chianti prodotto nella zona di origine. Da allora il vino Chianti è quello prodotto al di fuori dell’area geografica chiamata “Chianti” (in diverse zone che si aggiungono spesso al nome: Chianti Rùfina, Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Pisani), mentre il Chianti Classico è il vino prodotto nella zona di origine chiamata “Chianti”. Chianti Classico: il consorzio Dalla sua fondazione il Consorzio Vino Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio, dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione. L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Un sistema che permette ai consumatori di tutto il mondo di verificare la provenienza della bottiglia che hanno acquistato attraverso il sito web www.chianticlassico.com. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita. Anteprima Chianti Classico Collection DOCG 2014 L’anteprima si è tenuta come al solito nel suggestivo scenario della Stazione Leopolda di Firenze, ormai consueta location della manifestazione. Chianti Classico Collection DOCG, ha presentato: 142 aziende con 769 etichette maggio 2014 La Rivista - 67 La Rivista in degustazione per un totale di 7988 bottiglie a disposizione di una squadra di 50 sommelier. Oltre 200 i giornalisti provenienti da 30 diversi paesi del mondo e più di 1300 gli operatori. 20 i campioni da botte 2013 in anteprima e ben 33 etichette di Gran Selezione. Come da tradizione il primo giorno è stato dedicato esclusivamente alla stampa nazionale e internazionale, il secondo, dalle 13.00 in poi, ha visto la partecipazione anche degli operatori del settore per incontrare i produttori e testare le diverse etichette in degustazione. Partner della manifestazione sono stati anche quest’anno importanti nomi dell’enogastronomia e dell’industria a questa legata, come alcuni dei migliori prodotti DOP italiani che, sotto il cappello istituzionale di AICIG (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), si presentano al pubblico della Collection attraverso incontri e degustazioni a cura dei responsabili del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, Consorzio Tutela Grana Padano, Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Pane di Altamura Dop, Consorzio del Prosciutto Toscano, Consorzio Tutela Pecorino Toscano Dop, Consorzio di tutela oliva da mensa D.O.P - La Bella della Daunia - cultivar La Bella di Cerignola, Consorzio Prosciutto di Parma Dop, Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano, Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop, Consorzio Mortadella Bologna. Tra i partner storici della “Collection” anche RCR, Firenze Parcheggi, l’Acqua di Toscana® San Felice e Pulltex. Con le modifiche al disciplinare di produzione approvate dall’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti Classico, nel gennaio 2013 è stato dato il definitivo avvio ad un radicale processo di rinnovamento della storica DOCG toscana, definito dalla critica e dagli addetti ai lavori come un vero e proprio “riassetto” della denominazione. “Il Chianti Classico è la prima denominazione al mondo ad aver introdotto una nuova tipologia di eccellenza nella propria piramide qualitativa” afferma Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico. “Un caso unico, una sfida che il Gallo Nero lancia al mondo enologico nella convinzione che per rinnovare una storia di 300 anni caratterizzata da grandi passioni e grandi successi, per valorizzare ulteriormente il territorio e affermarsi sui mercati internazionali, sia necessario continuare a credere ed investire sulla qualità del prodotto”. É la prima volta che nella legislazione vitivinicola italiana viene introdotta una nuova tipologia di vino posta al vertice della piramide qualitativa di una denominazione, ed è anche la prima volta che una rivoluzione normativa di così ampia portata viene conseguita grazie alle decisione degli stessi produttori, ovvero i circa 600 soci del Consorzio. Il Chianti Classico è la prima denominazione in Italia a puntare verso l’alto, a decidere di valorizzare il tutto partendo dalle sue eccellenze qualitative. Una decisione in controtendenza con quanto avviene nel resto del mondo, con l’obiettivo di stratificare verso l’alto l’offerta enologica del territorio. Chianti Classico Gran Selezione: Carta d’identità La mia personale degustazione 68 - La Rivista maggio 2014 Come detto, l’Anteprima del Chianti Classico si è tenuta alla Stazione Leopolda: location affascinante per noi, un po’ meno per gli stranieri. Basterebbero alcune informazioni in tutte le lingue per spiegarne la storia della Stazione e del suo recupero (oltremodo bellissimo). Comunque gli spazi sono larghi, i tavoli ben distanziati, il servizio dei sommelier ordinato e veloce. Bravi davvero. I numeri: 142 i produttori. 270 i vini in degustazione: 48 per la vendemmia 2012; 76 dell’annata 2011; 25 del 2010; 5 del 2009; 30 le riserve dell’annata 2011; 49 le riserve 2010; 31 le riserve del 2009; 4 le riserve del 2008 e, infine, 2 le riserve del 2007 + le 33 bottiglie di Chianti Classico DOCG Gran Selezione. Come al solito si parte da più giovani ed io ho personalmente degustato tutti i 48 vini del 2012; 28 erano “prova di botte”. Mi continuo a chiedere che senso abbia fare questi assaggi che si potrebbero fare, volendo, bicchiere alla mano presso i produttori. Comunque non tutto il male viene per nuocere, perché anche tra questi vini qualcuno ne esce e a testa alta. Ricordiamo che l’annata è stata una delle più calde degli ultimi anni e quindi alcolicità alta, estrazioni abbastanza cariche che però non hanno fortunatamente influito sui colori (molta intelligenza in cantina) e acidità vivide e nervose, non sempre adeguate ad un buon equilibrio acido/tannico. Profumi netti, puliti, intensi e balsamici; bocca calda ma pochi i segni di vini “prugna”. Tra i miei preferiti: Badia a Coltibuono; Bibbiano; Castellare di Castellina; Castello di Fonterutoli; Castello di San Donato in Perano; Castello di Vicchiomaggio; Fattoria Le Fonti; Fattoria San Giusto a Rentennano; Fèlsina; Monteraponi; Monsanto; La Rivista Querciabella; Rocca di Castagnoli; Rocca di Montegrossi e Ruffino-Santedame. Tra i 76 vini Chianti Classico DOCG 2011 le preferenze sono andate a: Casale dello Sparviere; Castello di Ama; Castello di Radda; Castello di Volpaia; Fietri; Isole & Olena; La Porta di Vertine; Le Cinciole; Nittardi; Panzanello; Podere la Cappella; Poggerino; Riecine; San Fabiano Calcinaia; Tenuta di Nozzole; Tenuta San Vincenti; Terrabianca-Scassino; Villa Calcinaia e Villa Le Corti/Corsini. Già sapevamo dell’annata 2011, dove il caldo di fine Agosto e Settembre ha creato non pochi problemi ai viticoltori. Vendemmie precoci per non portare in casa vino marmellatosi. I vini pertanto, risultano ben equilibrati, con buona acidità e tannini che difficilmente avevano ricevuto dall’uva. Forse qualcuno ha esagerato con il legno e con estrazioni troppo lunghe. In considerazione di ciò si può dire che i vini degustati si possono davvero dimenticare per qualche anno in cantina, che potrà solo affinarli per quello che manca degustandoli oggi. Impossibile degustare tutti i vini e pertanto ho dato spazio alle 33 “news” DOCG Gran Selezione. Poco da dire per non dire tutto. Critiche a questa nuova iniziativa non sono mancate, ma diamo tempo al tempo e chiudiamo qui il discorso. 5 erano i vini dell’annata Gran Selezione 2011 e su tutti un breve commento: Fattoria di Lamole – Vigna Grospoli (profumato, bocca calda e finale con punta amarognola). Fattoria Viticcio – Beatrice (fruttato intenso con balsamicità; buona l’acidità con tannini ancora ruvidi). I Fabbri (naso intenso di profumi di sottobosco; in bocca un bel velluto, piacevole e lungo nel retrogola). San Vincenti – Tenuta San Vincenti (una bella novità: piacevole per intensità e freschezza; in bocca grande armonia e legno appena accennato). Tenuta di Nozzole – La Forra 2011 (naso boisè, spezie pesanti; in bocca i tannini sono ancora astringenti, da farsi). Le mie preferenze tra gli altri in degustazione e solo tra quelli dell’annata 2010 sono andate a: Barone Ricasoli – Colledilà; Bibbiano – Vigna del Capannino; Bindi Serigardi – Mocenni Particella 89; Castello d’Albola – Il Solatio; Castello di Fonterutoli; Castello di Meleto; Castello di Volpaia – Il Puro; Castello Vicchiomaggio – Vigna la Prima; Fattoria di Corsignano – L’Imperatrice; Fattoria di Montemaggio; Fontodi – Vigna del Sorbo; Lornano; Luiano – Ottantuno; Rocca delle Macie – Sergio Zingarelli; San Fabiano Calcinaia – Cellole e Tenuta di Lilliano. Chianti Classico: la leggenda Il marchio che da sempre distingue le bottiglie di Chianti Classico è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio. La storiografia di questo simbolo comprende anche una singolare leggenda ambientata nel periodo medievale. La sua vicenda segnò in pratica la definizione dei confini politici dell’intero territorio chiantigiano, perché fu proprio il comportamento di un gallo nero a deciderne il destino. La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le Repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di dispute pressoché continue. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema. Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato il canto di un gallo. Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso in una piccola e buia stia pressoché digiuno per così tanti giorni da indurlo in un forte stato di esasperazione. Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire Immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere. Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa. maggio 2014 La Rivista - 69 La Rivista Antica distilleria Sibona La storia & la distillazione L’Antica Distilleria Sibona S.p.A. è locata nella zona del Roero, nel Comune di Piobesi d’Alba a pochi chilometri da Alba. Nata un centinaio di anni fa nella stessa area di una vecchia fornace, la distilleria si trova al centro di una importante area vinicola dove sono coltivati i vitigni dei più importanti vini piemontesi : il vitigno di Nebbiolo (da cui si ottengono i vini Barolo, Barbaresco e Roero nelle rispettive zone di produzione), ed i vitigni di Barbera, Dolcetto, Moscato, Chardonnay, Arneis e Brachetto. La Sibona è una delle distillerie storiche del Piemonte e possiede la vecchia licenza di distillazione N° 1 rilasciata dall’U.T.F (l’organo della finanza che sovrintende a tutte le 70 - La Rivista maggio 2014 operazioni effettuate nelle distillerie ); questo è sinonimo di un grande passato e prestigio. Una vecchia locomotiva a vapore Sin dalla sua nascita la Distilleria Sibona si è sempre considerata una azienda artigianale con produzione di grappe di monovitigno, tramite distillazione in corrente di vapore delle vinacce fresche appena portate in distilleria. La distillazione è iniziata tramite l’utilizzo di una vecchia locomotiva a vapore che ha successivamente lasciato spazio ad alambicchi in rame. Le vinacce vengono distillate fresche, al momento del loro arrivo in distilleria, accorgimento che permette di estrarre ancor di più i profumi e gli aromi della vendemmia. Oltre all’attenta selezione delle migliori vinacce della zona, le grappe raggiungono la loro elevatissima tipicità e nobiltà grazie ad accorta distillazione, al costante adeguamento e miglioramento dell’impianto, all’esperienza di tre enologi impegnati da diversi anni nel campo dei distillati, all’eliminazione di teste e code, ed infine ad un lungo periodo di invecchiamento principalmente in tonneau, che oltre a renderle morbide e piacevoli le arricchisce ancor più in aromi e complessità. Ultimamente sono stati fatti diversi investimenti atti a consolidare l’organizzazione commerciale e soprattutto la produzione ed infatti dal 2003 la Distilleria, pur rimanendo sempre nel comune di Piobesi d’Alba, si è trasferita in una nuova struttura, studiata in ogni particolare; mentre è stata recentemente costruita la nuova cantina invecchiamento che ha permesso di ampliare in numero le botti in legno tra cui le speciali botti di Porto, Madeira e Sherry e Tennessee Whiskey da cui derivano alcune delle nostre speciali grappe riserva. Una novità assoluta nel mondo della Grappa La Distilleria Sibona, Storica distilleria è presente anche sul mercato svizzero con il suo nuovo e prezioso gioiello: Grappa XO (eXtra Old ), una novità assoluta nel mondo della Grappa. Una grappa che deriva dalla distillazione di una cuvée dei migliori vitigni di Langa e Roero (Barbera e varietà di Nebbiolo) invecchiata in seguito oltre 6 anni in tonneau. XO significa infatti “extra old” ed è l’appellativo riservato ai migliori distillati, a condizione che siano invecchiati in legno per almeno 6 anni, giungendo a una maturazione ottimale. Nuovo look per le riserve Millesimate Le preziosa linea delle riserve Millesimate Sibona assume un nuovo look più elegante ed attraente. Gli speciali decanter, infatti, sono state ridisegnati e arricchiti con il logo dell’azienda in rilievo sul vetro, stessa cosa per le cassette legno più uniformi ed eleganti. Ogni confezione è inoltre fornita all’interno di una pergamena su cui oltre a diverse notizie sul prodotto viene indicato il numero della bottiglia in questione e l’anno di imbottigliamento. Il tutto si accompagna a grappe dal lunghissimo invecchiamento che rappresentano l’indiscusso apice qualitativo della Distilleria Sibona, un esperienza sensoriale unica e inimitabile. (www.distilleriasibona.it) La Rivista Convivio di Domenico Cosentino A Civita, nel Cuore del Parco del Pollino Dove, ancora oggi, i costumi, la lingua e il cibo, parlano Arbëresh A Cosenza, l’antica capitale dei Bruzi, oggi il più vivace e importante centro economico della Calabria e base principale per le escursioni nella Sila Grande e il Parco del Pollino, il 25 ottobre 2013, nello storico Palazzo di Piazza XV marzo, si è inaugurata la prima Enoteca Regionale Provinciale. In quella occasione, alla presenza di migliaia di persone che hanno partecipato all’evento, il Presidente della Provincia di Cosenza, Gerardo Mario Oliverio, nel tagliare il nastro, tra le altre cose, aveva affermato: “Nasce oggi, nel Palazzo della Provincia di Cosenza, la prima enoteca regionale da noi pensata come il tassello di una rete che ci auguriamo possa vedere protagonisti anche altri territori della Calabria. L’Enoteca – aveva poi concluso il Presidente intende avere una funzione di divulgazione ed informazione sulla viticultura calabrese attraverso i vini, che grazie al lavoro appassionato di tanti viticultori, la nostra regione in questi ultimi anni, ha realizzato importanti traguardi nel settore enologico, proponendo vini di altissima qualità che hanno saputo affermarsi a pieno titolo tra le eccellenze dell’enologia italiana”. marzo, dunque, in attesa che iniziasse il convegno nella moderna sala, pensata a supporto alle numerose attività dell’enoteca, il viaggiatore goloso ha fatto un giro fra gli scaffali integrati negli eleganti arredi in cui primeggia il legno, che contengono più di 1600 bottiglie e che esaltano al meglio le etichette della produzione cosentina e della intera regione. Puntare sulla qualità e non sulla quantità Dopo l’introduzione di Raffaello Senatore, direttore generale dell’azienda, che ha voluto fortemente il convegno, il giornalista della RAI, Antonio Lopez, che coordinava i lavori, ha dato la parola al viaggiatore goloso, in quell’occasione presente in qualità di “Santo Bevitore”, che ha approfondito gli aspetti storici della viticultura. “La Calabria del vino è in crescita – ha affermato il Santo Bevitore – e a tal Terroir vitivinicolo tra tradizione, cultura e innovazione Ed è proprio qui, in questo nuovo “Tempio dell’Enologia Calabrese”, che il viaggiatore goloso per il 10 di marzo, è stato invitato a partecipare ai lavori di un convegno organizzato dalla Senatore Vini, dove si è parlato del “Il Terroir Vitivinicolo Calabrese tra Tradizione Cultura e Innovazione”. Il viaggiatore goloso conosce i Fratelli Senatore, Viticultori da quattro generazioni, ormai da anni. Azienda di grande competenza e passione, oltre a coltivare i vigneti di San Lorenzo, Corfu Vecchiu e Corfu Novu nell’ambito della DOC Cirò in sintonia, in equilibrio e rigoroso rispetto dell’ambiente, “fanno” da sempre, eccellenti vini, ottenuti da uve autoctone e internazionali nel loro patrimonio aziendale che è rappresentato da 40 ettari di cui 30 circa vocati a vigna con produzione di vini DOP e IGP. Quel 10 Il Direttore della Senatore Vini consegna una targa ricordo al Santo Bevitore maggio 2014 La Rivista - 71 proposito è da lodare lo studio condotto dalla Regione Calabria finalizzato a conoscere le peculiarità ambientali e a definire alcuni modelli produttivi identicativi. È necessaria una valorizzazione della “vigna” calabrese attraverso una viticoltura tradizionale, ma anche moderna e innovativa, che punti sulla qualità e non sulla quantità”. Sul valore della viticoltura calabrese si sono anche soffermati il direttore del Quotidiano Matteo Cosenza, il presidente dell’AIS Calabria Gennaro Convertini, e Rosario Branda, presidente dell’Assapori. Le conclusioni del convegno sono state affidate al “padrone di casa”, il Presidente della Provincia Mario Oliverio, che ha voluto ricordare quanto è uova peperone e cotiche stato fatto per la valorizzazione dei vini calabresi, e quanto “cammino dobbiamo ancora da fare, perché malgrado la qualità dei prodotti e del gran lavoro svolto, non siamo ancora presenti su molti mercati. E in Calabria, dove la vigna e il vino hanno fatto storia, non esiste, purtroppo, la cultura del bere bene e non si consumano vini calabresi”. Da Saracena, Terra di Moscato… Luigi viola, produttore del Moscato di Saracena 72 - La Rivista maggio 2014 Dopo il convegno, tutti in sala degustazione. Il Santo Bevitore, però, stanco ed esausto per il lungo viaggio e la lunga nottata, ha preferito andare a dormire, anche perché l’indomani era atteso a Saracena da Luigi Viola, un vignaiolo autentico, che nel Parco Naturale del Pollino, rappresenta la storia del “Moscato di Saracena”. Ed è stato così che di buon mattino, il viaggiatore goloso, anche se il tempo si era messo al brutto, fatta la prima colazione, si è messo al volante della sua automobile e, percorrendo la Reggio Calabria-Salerno, ha puntato verso Nord. È passato per Castrovillari e, in meno di un’ora, ha raggiunto Saracena situata a 606 m. s.l.m. Ad attenderlo in cantina, Luigi Viola stesso con i sui due figli: Claudio ed Alessandro. Un vignaiolo umile, questo Viola. Uno che conosce bene la sua piccola vigna e che produce un vino da meditazione che stava scomparendo e che adesso grazie al duro lavoro e la caparbietà di Luigi è tornato ad occupare un posto di rilievo nel panorama vitivinicolo di tutto il meridione. Premiato con i tre bicchieri per 6 ani consecutivi dalla guida del Gambero Rosso, questo Blend di moscato, guarnaccia e malvasia, durante la degustazione, al Santo bevitore, alla vista, si è presentato limpido, con un colore giallo ambrato lucente. Intenso al naso, dove sono emersi sentore di mele, albicocche e fichi secchi. In bocca, infine, con un bouquet di eleganza straordinaria, dove alle dolci note di frutta tropicale e fichi secchi si sposano – in perfetta armonia – note floreali di rosa appassita, di lavanda e agrumi. Lunghissimo il finale, il Moscato di Saracena si va a nozze con pasticceria secca o formaggi stagionati o erborinati. La Ricetta Strangule me Neneze (Cavatelli al pomodoro e Neneze) Ingredienti per 4 persone: - 500 g di farina, - due uova, - acqua, - sale, - 1 litro di passata di pomodoro, - 40 g di olio extravergine d’oliva, - una cipolla, - 400 g di ricotta fresca di pecora e capra, - 400- 500 g di Neneze (Erbetta della famiglia delle orticacee, che cresce spontanea sui prati del Parco del Pollino), - 50 g di ricotta stagionata da grattugiare. fritelle con la ‘nduja …a Civita, il Paese Arbëreshë incastonato tra le rocce Come previsto, si è messo a piovere. Ma il viaggiatore goloso che non è tipo che si scoraggia al primo scroscio e ritornato indietro e puntando verso Est, dopo Castrovillari, è stato accolto da un piccolo paese incastonato tra le rocce, uno dei Paesi più belli della Calabria, così definito per le immense montagne che circondano la sua vallata, Civita è uno scrigno che custodisce le antiche tradizioni del popolo Arbëreshë (Albanese) che, alla fine del XV secolo s’insediò nella contrada Castrum Sancti Salvadoris, oggi Civita. Arrivando in Paese, molti gli aspetti e gli elementi d’interesse hanno attratto la curiosità del viaggiatore goloso: Il ponte del diavolo (costruito dal diavolo in una sola notte!), Il Canyon o le Gole del Raganello, le case in pietra del centro storico con i loro comignoli, chiamate “Case Kodra”, la fontanella rivestita in pietra grigia e la chiesa Madre di Santa Maria Assunta di rito greco con i suoi preziosi mosaici, situata nella piazza del paese e costruita nella metà del 1660. E non ultimo, l’osteria Kamastra di Enzo Filardi, che dopo la laurea in legge, ha messo il diploma in un cassetto e ha preferito dedicarsi al suo locale dove propone una cucina che esprime tanto la tradizione culinaria della cultura Calabro-albanese. Seduto attorno ad un elegante tavolo, il viaggiatore goloso ha iniziato il suo pranzo con un antipasto misto di affettati del Pollino: Prosciutto crudo di maiale nero, capicollo civatese e soppressata Arbëreshë. Ha proseguito con fette di pecorino-caprino civatese, le rapisà (erbe del pollino saltate in padella), le frittelle alla nduja e la peperonata del pastore(una zuppetta di peperoni, cipolla, pomodori, uova fresche e cotiche di maiale). Ha continuato con un piatto arcaico della tradizione pastorale arbëreshë:”Strangule me Neneze”(Cavatelli con erbette del Polino), poi il cinghiale stufato con patate arrosto, come secondo e, per concludere i Krustull, che sono dei grossi gnocchi aromatizzati alla cannella, farciti con miele. Enzo ha “innaffiato” il pranzo, prima con un Rosso, iö Ricupo igt Esaro del 2005 dell’Azienda Cantine Farneto del Principe di Altomonte(CS) e sul dolce ha servito un bicchiere di Moscato di Saracena della Cantina Viola, Saracena (CS) , senza dimenticare di augurarci : ”ju bëftë mirë!”, Buon pro vi faccia! Come li ha preparati lo chef Algieri: Ha preparato prima i cavatelli, impastando la farina con le uova , l’acqua e un pizzico di sale, fino ad ottenere un impasto omogeneo e morbido. Ha formato tanti bastoncini, li ha tagliati a pezzetti di 2 cm. Li ha incavai con le dita, usando l’indice e il medio. In un tegame con l’olio d’oliva e la cipolla affettata, ha unito la passata di pomodoro, la ricotta e ha fatto cuocere per 10 minuti circa. A parte ha lessato, per alcuni minuti in acqua salata, le foglioline della neneze. Ha lessato anche i cavatelli. Li ha scolati, versati nella padella con la passata di pomodoro e la ricotta, ha aggiunto le erbette, ha amalgamato il tutto, e li ha serviti a tavola ancora fumanti, dopo averli spolverati con ricotta stagionata. Il Vino: Il Rosso Ricupo, Cantine Farneto del Principe, Altomonte (CS). Enzo Filardi grattugia la ricottina sulla pasta alla pastora (ricetta) maggio 2014 La Rivista - 73 Vola in Europa da 109 CHF Da Zurigo a FIRENZE TORINO VERONA GINEVRA DUSSELDORF LIPSIA LIONE LINZ etihadregional.com La Rivista Motori di Graziano Guerra Nuova Vespa Sprint 125cc Il filo rosso della leggenda L’agile scooter continua sulla scia del successo che la Marca ha vissuto negli ultimi 10 anni, passando da circa 60.000 unità l’anno nel 2004 a circa 190.000 nel 2013. Un successo continuo che arricchisce l’ultra milionario parco veicoli Vespa nei suoi quasi 70 anni di storia. Le particolarità stanno nei dettagli, come i filetti rossi sulla cravatta anteriore, la S rossa del logo “Sprint”, la sella di taglio speciale, la fiancata bella liscia e filante, che più Vespa non si può. È d’acciaio; sul manubrio, di nuova concezione, la sola plastica concessa. La strumentazione è di facile lettura, unico neo: le verdi spie delle frecce dovrebbero essere più luminose. Se piace la linea, piaceranno pure le sensazioni in sella, sicuri? Certo, perché la nuova Sprint è sicura in tenuta e in frenata, la prova del nove è arrivata sui sanpietrini delle strade romane in un giorno di pioggia, e il motore è sempre di pronta risposta. La nuova Vespa Sprint si presenta con il faro trapezoidale che aveva il primordiale modello del 1965, ma «sotto» è tutta un’altra cosa. Scocca di acciaio e un moderno ottavo di litro 3 valvole, 4 tempi. La nuova «Sprint» arriva dotata delle tecnologie più moderne del Gruppo. La scocca è di acciaio, come tutte le ultime Vespe, e le ruote sono da 12 pollici (la Primavera le ha da 11”) con cerchi in lega di alluminio. È molto evidente il riferimento alla Vespa Primavera, presentata a Swiss-Moto in prima svizzera lo scorso febbraio, che ha sostituito la Lx. Migliorata in tutto, la Sprint si distingue in particolare per l’ergonomia meglio studiata e la nuova distribuzione dei pesi, oltre a uno spazio sottosella che raggiunge ora i 16,6 litri. Il motore è l’avanzatissimo monocilindrico 4 tempi 125cc con distribuzione a 3 valvole e iniezione elettronica. La nuova Vespa Sprint si potrà scegliere dai concessionari ufficiali nei colori Montebianco, Rosso dragon, Nero lucido, al prezzo di 5’395 franchi; da maggio pure nella versione con ABS, un po’ più cara, costa infatti 5’995 franchi. Vespa Sprint 125 cc – Dati tecnici Motore: Monocilindrico 4 tempi a iniezione elettronica Cambio: Variatore automatico CVT con asservitore di coppia Struttura portante: Scocca in lamiera di acciaio con rinforzi strutturali saldati Sospensioni: Anteriore: monobraccio con molla elicoidale e monoammortizzatore doppio effetto. Posteriore: molla elicoidale con precarico regolabile in 4 posizioni e monoammortizzatore idraulico a doppio effetto Cerchi: in lega di alluminio pressofusa: ant. 2,50x12”; post. 3,00 x12” Pneumatici: Tubeless: ant. 110/70-12”; post. 120/70-12” Lunghezza/larghezza: 1.860/735 mm Altezza sella: 790 mm Passo: 1.340 mm Capacità serbatoio carburante: 8 litri Emissioni gassose e acustiche: Omologata secondo Multidirettiva Euro3 maggio 2014 La Rivista - 75 La Rivista Auto Moto News Jorge Lorenzo Eccezionale Alfa Romeo Fan Jorge Lorenzo, il pluricampione spagnolo sarà l’eccezionale ‘Alfa Romeo Fan’ per tutto il 2014. Un connubio vincente tra uno dei piloti più conosciuti e apprezzati a livello internazionale e il marchio del Biscione che esprime al meglio lo stile e l’esperienza motoristica italiana uniti a uno spirito unico e vincente fatto di Opel ADAM VR/46 LE La serie speciale firmata Valentino Rossi Il testimonial di ADAM, Valentino Rossi, ha voluto apporre la sua firma sulla chic urban car by Opel dando così vita alla serie Addio a Massimo Tamburini Ha disegnato le moto più belle del mondo Dopo una lunga malattia si è spento lo scorso aprile all’età di 70 anni Massimo Tamburini, riconosciuto come il più grande designer di moto al mondo. Tamburini è stato per più di 13 anni a capo del centro di ingegneria e di progettazione MV Agusta Centro Ricerche Castiglioni di San Marino, a cui ha dedicato una significativa parte della sua carriera, progettando con Claudio Castiglioni le moto Cagiva, Ducati e MV Agusta, riconosciute 76 - La Rivista maggio 2014 sfide e competizione. Passione, dedizione, massima attenzione alla tecnologia e alla meccanica, cura del dettaglio per ottenere sempre il meglio: sono questi i valori che Jorge Lorenzo condivide con Alfa Romeo e per i quali ha iniziato questa nuova importante collaborazione. Jorge ha girato uno spot di 30” che propone un susseguirsi d’immagini e suoni a ritmo serrato: la notte subentra al giorno, le strade metropolitane terminano su un circuito dove sullo sfondo s’intravede la Yamaha YZR-M1 di Lorenzo. Alcune scene del filmato sono state girate sulla pista del Centro Sperimentale di Balocco dove il 4 volte campione del mondo ha potuto provare in anteprima la nuova Giulietta Riders. Alla fine della sessione Jorge Lorenzo ha dichiarato: «Giulietta Riders è un’auto da città e da viaggio, non da corsa, ma ti ci puoi divertire tantissimo, soprattutto sulle curve, grazie al sistema DNA che ti permette un settaggio sportivo della vettura togliendo il controllo di trazione. È un’automobile molto comoda all’interno mentre l’esterno rappresenta lo stile Alfa Romeo, allo stesso tempo molto elegante, moderno ma sportivo; questo mi piace molto!». In alcune tappe del Mondiale SBK Superbike 2014 - di cui Alfa Romeo è Top Sponsor - Lorenzo porterà in pista la supercar Alfa Romeo 4C nominata quest’anno Safety Car e Official Car speciale VR|46 Limited Edition: una versione dai tratti marcatamente distintivi. Il pluricampione del mondo ha potuto dare libero sfogo alla sua fantasia e personalizzare la vivace tre porte, facendosi “guidare” dai suoi gusti e passioni. La serie VR|46, ideata sulla base di ADAM SLAM, la personalità sportiva di ADAM, vanta elementi unici come la finitura del tetto, disponibile a scelta tra nero carbon, nero opaco e grigio opaco, che abbinate a quattro colori degli esterni - nero metallizzato, giallo, rosso e bianco - permettono di comporre ben 12 look diversi. A completare la livrea, il logo VR|46 - rigorosamente nel colore di Valentino: giallo fluo – impresso sui montanti e sul battitacco nero lucido. “Opel ADAM mi ha convinto subito: e non solo per le linee, gli accessori, la tecnologia. Trovo davvero divertente la possibilità di poterla personalizzare con mille varianti, ho provato tante combinazioni diverse: non so quante siano, ma di sicuro abbastanza da potersi togliere qualche soddisfazione” – ha commentato Valentino Rossi. come le più belle al mondo. Tra queste i cultori del motociclismo annoverano innanzitutto le eccezionali Ducati 916, MV Agusta F4 e Brutale. Nella foto: C. Castiglioni (sin.) e M. Tamburini con la F4. Protagonista nei Trofei Abarth 2014 Consegnate le Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione Sono state consegnate a Torino, ad aprile nella sede Abarth, le prime 23 Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione, che affiancheranno le Abarth 500 Assetto Corse e le Abarth 695 Assetto Corse nei Trofei Abarth 2014. Tra le vetture consegnate ai Team, dieci esemplari sono nuovi mentre i rimanenti sono stati aggiornati Made in Italy vincente Il team SHARP ha assegnato le 5 stelle di sicurezza al casco GT Veloce di AGV Safety Helmet and Assessment Rating Programme (SHARP) è un programma, iniziato nel 2007 dal Dipartimento dei Trasporti inglese, che ha l’obiettivo di fornire a tutti i motociclisti una valutazione indipendente sulla sicurezza di molti dei caschi oggi in commercio. Una ricerca del Dipartimento ha dimostrato che si potrebbero Spirito Harley-Davidson senza confini Dopo India e Africa gli eventi internazionali H.O.G. 2014 approdano in Europa Chilometri e chilometri da percorrere, mete da sogno in attesa di essere esplorate, l’immancabile profumo dell’amicizia e all’arrivo una grande accoglienza come solo Harley-Davidson sa regalare. Questa la ricetta del club ufficiale H.O.G. (Harley Owners Group): vivere e condividere la passione attraverso il viaggio, breve o lungo che sia. Anche quest’anno Harley-Davidson propone un fitto calendario di eventi internazionali H.O.G., molti dei quali aperti a tutti i motociclisti, che raccoglie le date dei più bei raduni in Europa. Le destinazioni sono varie e abbracciano indistintamente le grandi capitali, le città marittime, piccole province celate dalla natura e siti storici. Il percorso 2014 degli eventi H.O.G. è già iniziato con la prima tappa che si è tenuta a Goa, in India dal 17 al 18 gennaio. Un’inaugurazione di stagione che ha visto migliaia di appassionati prendere parte alla seconda edizione di India Bike Week, unico festival locale dedicato ai motori e alla musica. Evento seguito dai tecnici Abarth, in modo da assicurare le stesse prestazioni per ogni pilota. La nuova versione Evoluzione presenta un motore potenziato, il 1.4 T-Jet, che passa da 200 a 215 CV a 5250 giri/minuto, con una diversa curva della potenza disponibile, ancora più “racing”. La Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione, nei numerosi test cui è stata sottoposta, si è dimostrata più performante del modello precedente, offrendo al pilota la sensazione di una guida ancora più professionale. salvare 50 vite ogni anno se tutti i motociclisti indossassero solo caschi con punteggi elevati della classifica SHARP. GT Veloce di AGV ha ottenuto le 5 stelle anche grazie al rivoluzionario sistema di progettazione che parte dai componenti a diretto contatto con la testa per raggiungere via via la calotta esterna. Il GT veloce è predisposto per un utilizzo GT e Sport Touring. ai primi di maggio a Margate in Sud Africa, e dall’elegante e intramontabile Euro Festival, Golfe de Saint Tropez (8-11 maggio). Quest’ultimo, insieme all’European Bike Week di Faaker See (2-7 settembre), rappresenta uno dei raduni più amati dal mondo H.O.G., da diversi anni forte richiamo anche per tutti gli appassionati di altre fedi motociclistiche. Imperdibile appuntamento sarà inoltre il Croatia Harley Days inc European H.O.G. Rally, Biograd, in programma dal 12 al 15 giugno. Un evento che nel 2011 ha registrato l’affluenza di oltre 65.000 partecipanti. Unico nel suo genere per portata e partecipazione è il World Ride (23-24 giugno) ovvero una due giorni che vedrà frotte di motociclisti solcare contemporaneamente le strade di tutto il mondo. Ogni chilometro percorso sarà registrato nel sito dell’evento e attraverso un contachilometri digitale, verrà calcolata la distanza collettiva percorsa da tutti i rider. L’obiettivo sarà superare il risultato dello scorso anno: 30.280 partecipanti e 10MM di strada! L’anno di grandi eventi internazionali si concluderà nella soleggiata Mallorca, Spagna, con la Bike Week che andrà in scena dal 3 al 9 novembre. Dettagli su date e location sono disponibili on line sul sito www.harley-davidson.it oppure www.hogeuropegallery.com. maggio 2014 La Rivista - 77 La Rivista Starbene L’ora legale non è un problema per la salute L’ora legale è un falso problema per la salute. A ridimensionare i molti allarmi che annualmente si ripetono, è il prof. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus, che sdrammatizza i “presunti effetti sfavorevoli legati all’introduzione dell’ora legale, divenuti più un’astrazione che un vero problema. La questione dell’adeguamento del nostro orologio biologico all’ora legale, che si ripresenta appena la nuova ora subentra a quella solare, modificando temporaneamente alcune abitudini quotidiane, è infatti meno complessa e negativa di quanto si voglia far credere. La variazione di un’ora, infatti, è quasi impercettibile per il nostro corpo: viene assimilata in brevissimo tempo e annullata dalla quotidianità”. Secondo Peverini, “ritmi di vita e timori di crisi ci hanno assuefatto a convivere con dosi elevate di stress e a trovare rapidamente soluzione a molte situazioni difficili (come il lavoro a turni), per cui lo slittamento di un’ora delle lancette dell’orologio ormai rientra, anzi ricade, intollerabili ‘scossoni quotidiani’”. “Ora legale a parte”, ha aggiunto, “non viene invece sottolineata l’esistenza di una più grave e generale mancata presa di coscienza della rilevanza sociale e sanitaria dei disturbi del sonno, in particolare dell’Osas (sindrome delle apnee ostruttive in sonno), che costituiscono un considerevole capitolo di spesa e che sono anche alla base dei micidiali colpi di sonno al volante”. “Per queste patologie - ha proseguito Peverini - spendiamo ogni anno diversi miliardi di euro, da tre a sei secondo stime molto difficili da effettuare. Non si conosce neppure con esattezza la percentuale di soggetti affetti in Italia da apnee notturne; né si investe nella prevenzione e nella terapia di questo disturbo. Anzi, c’è la tendenza a minimizzare culturalmente il problema e a spostare l’attenzione su aspetti legati al benessere del singolo, mentre secondo gli ultimi studi internazionali le percentuali di incidenza della sola Osas sembrano essere in realtà molto più alte di quanto ritenuto finora - fino al 10% delle donne e 20% degli uomini, con punte fino al 30% nel caso di soggetti con più di 45 anni – con una sorprendente correlazione con la bassa condizione socio-economica”. Pomodori verdi per muscoli d’acciaio Altro che body building e palestra. Per sviluppare bene i muscoli e combattere l’atrofia muscolare, basterebbero i pomodori non maturi. Il suggerimento arriva da alcuni ricercatori dell’Università dello Iowa che, dopo avere identificato alcuni composti della 78 - La Rivista maggio 2014 buccia della mele come agente di potenziamento muscolare, ha trovato che anche i pomodori possono essere sfruttati allo stesso scopo. L’agente responsabile si chiamerebbe Tomatina e sembra essere persino più efficace della buccia della mela. L’atrofia muscolare può essere causata dall’invecchiamento o da moltissimi tipi di malattia tra cui insufficienza cardiaca, cancro o lesioni di tipo ortopedico. Le persone divengono subito deboli e stanche, e l’attività fisica viene particolarmente compromessa, così come il proprio stato di benessere psicofisico e la qualità della vita. Tale condizione, inoltre, aumenta il rischio di cadute o fratture. Le persone più colpite generalmente hanno più di sessant’anni e, nei casi più gravi, si è costretti a vivere in case di cura o passare parecchio tempo nelle strutture di riabilitazione. Per tale motivo gli studi si sono concentrati nella ricerca di una sostanza che potesse aiutare queste persone a vivere più serenamente. Attraverso lo studio della Tomatina, utilizzando uno strumento di biologia dei sistemi chiamato “Connectivity Map”, sviluppato dal Broad Institute del MIT e dell’Harvard School. si è potuto scoprire che la sostanza è in grado di generare cambiamenti nell’espressione genica. Sostanzialmente, l’opposto dei cambiamenti che si verificano nelle cellule muscolari quando le persone sono affette da atrofia muscolare. Il team di ricerca ha quindi scelto di testare gli effetti della Tomatina sul muscolo scheletrico. In primo luogo ha scoperto che la sostanza stimola la crescita delle cellule muscolari umane coltivate. Successivamente, ha provato ad aggiungere la Tomatina nella dieta dei topi da laboratorio. Dai risultati è emerso che i topi che hanno assunto supplementi di Tomatina hanno sviluppato muscoli più massicci e sono diventati anche più forti, con maggior resistenza muscolare. Ma la parte più entusiasmante è stata la scoperta che questa sostanza è stata in grado di prevenire e curare l’atrofia muscolare. I risultati complete dello studio sono stati pubblicati sulla versione online sul Journal of Biological Chemistry. Mandorle salubre alternativa ai piccoli snack Che sia mattina o pomeriggio, non c’è niente di meglio di un piccolo snack per tappare quel buco che si fa sentire nello stomaco. Tuttavia, seppur pratici, certi spuntini che si trovano in commercio, spesso non fanno bene alla salute, soprattutto se li consumiamo quotidianamente. Vi sono delle alternative indubbiamente più salutari che possiamo portare sempre con noi, con il vantaggio che non aumentano neppure il peso corporeo. Una di queste è rappresentata dalla frutta secca come le mandorle, che oltre a contenere preziose vitamine (come la E) e grassi monoinsaturi, offrono diversi benefici per la salute. Lo afferma uno nuovo studio pubblicato recentemente sul Journal of Clinical Nutrition che indica la dose di circa 45 grammi di mandorle tostate come un ottimo metodo per ridurre il senso di fame e aumentare il proprio stato di benessere. Uno studio clinico randomizzato condotto dai ricercatori della Purdue University ha perciò scelto di analizzare gli effetti sulla salute e sul peso dei classici spuntini già pronti. A motivo di ciò, sono stati reclutati 137 partecipanti ad alto rischio diabete di tipo 2, poi suddivisi in cinque gruppi. Il primo non avrebbe dovuto assumere nessun tipo di noci e semi; il successivo avrebbe dovuto seguire una colazione a base di mandorle (45 grammi circa) e un altro gruppo la stessa quantità durante la cena. Un ulteriore gruppo consumava uno snack la mattina e, un altro ancora, 1,5 once (ca 45 gr.) di mandorle tra un pasto e l’altro. Gli spuntini dovevano essere consumati entro due ore dall’ultimo pasto o un paio di ore prima del seguente. Per il resto, tutti i volontari, potevano seguire la loro dieta normale senza preoccuparsi neppure dello stile di vita o dell’attività fisica. Dalla valutazione compiuta sia sul tipo di alimentazione seguita, sia analizzando a digiuno i livelli nell’organismo di vitamina E, è emerso che nonostante siano state assunte oltre 250 calorie in più attraverso le mandorle non vi è stato alcun aumento di peso nelle successive quattro settimane. Secondo gli studiosi la ricerca suggerisce che le mandorle possono essere una buona opzione per la merenda, specialmente per le persone interessate al peso corporeo. Se l’assunzione giornaliera di energia non è aumentata, sono stati segnalati livelli di fame e desiderio di mangiare ai pasti successivi notevolmente ridotti, in particolare quando le mandorle sono state consumate come spuntino. È tuttavia da annotare che lo studio non sia stato eseguito a lungo termine al fine di osservare l’effetto del consumo di mandorle nel tempo. I legumi riducono il colesterolo ‘cattivo’ Mangiare tutti i giorni legumi può abbassare significativamente i livelli di colesterolo LDL o “cattivo”. È quanto emerge da una recente ricerca canadese. Non è importante quali legumi scegliate, siano essi piselli, ceci, fagioli o lenticchie, vanno tutti bene, purché prendiate la sana abitudine di consumarli ogni giorno. Purtroppo in Italia, così come in altri Paesi, non è consuetudine assumere legumi in buone quantità; anzi, si è più propensi a mangiare un bel piatto di pastasciutta. Il classico piatto di lenticchie viene relegato alle feste di fine anno o a pochi pasti invernali. Invece ciò che può fare davvero la differenza è il consumo abituale. Lo studio, coordinato dal dottor John Sievenpiper della divisione di Nutrizione Clinica dell’ospedale e Risk Factor Modification Centre, mette in evidenza come una porzione quotidiana di questo genere di cibo possa apportare cambiamenti positivi ai livelli di colesterolo LDL. Ciò si potrebbe tradurre nella riduzione del 5-6% di rischio di malattie cardiovascolari, ancora troppo diffuse. La ricerca, pubblicata sul Canadian Medical Association Journal, mostra come siano sufficienti 130 grammi o ¾ di tazza al giorno di legumi per fare la differenza per la salute cardiovascolare. Per mangiare sano non c’è bisogno di andare a scovare chissà quali cibi esotici, ci sono infatti molti buoni legumi italiani, come per esempio i fagioli di Controne (Salerno), di Bagnasco (Cuneo), i Borlotti di Lamon (Belluno), Le lenticchie di Villalba (Caltanissetta), La Roveja - una sorta di ceci - di Civita di Cascia (Perugia), la cicerchia di Serra Dei Conti (Ancona) o i Ceci di Pisa. Lo studio del Dottor Sievenpiper, per arrivare a tali conclusioni, ha esaminato 26 studi randomizzati e controllati che hanno preso in considerazione oltre mille partecipanti.. Tenere sotto controllo del colesterolo riduce il rischio di demenza Tenere sotto controllo il colesterolo – e in particolare quello cosiddetto cattivo, o LDL – pare riduca in modo significativo il rischio di sviluppare una forma di demenza. A venire in aiuto di questo concetto di prevenzione sarebbero le statine, i controversi e dibattuti farmaci anticolesterolo. Questo tipo di terapia è stata tuttavia trovata essere efficace da uno studio pubblicato sull’International Journal of Cardiology. Sono stati i ricercatori della National Taipei Medical University e della National Yang-Ming University di Taiwan, ad aver trovato nelle statine un valido aiuto nel ridurre fino al 25% il rischio di sviluppare la demenza, quand’anche un possibile declino cognitivo e la malattia di Alzheimer. I risultati dello studio suggeriscono dunque che vi possa essere un ruolo importante del colesterolo in questo tipo di disturbi. In più, pare che l’effetto sia dose-dipendente, ossia più alto era il dosaggio di statine e più lungo era il periodo di trattamento, più si allontanava il rischio. Nello specifico, i ricercatori hanno trovato che da un uso regolare, intrapreso in qualsiasi momento, il rischio di soffrire di problemi al cervello si riduceva in media del 22%, rispetto alle persone che non assumevano le statine. Tra i due sessi, ad avere la meglio sarebbero però le donne, che in questo caso vedono ridursi il rischio in media del 24%. La possibilità che vi sia un’associazione tra il controllo del colesterolo e un rischio più basso di demenza è stata anche confermata da altri studi condotti su popolazioni di altri Paesi, supportando quindi questi nuovi risultati. In definitiva, livelli corretti di colesterolo fanno bene sia alla salute cardiovascolare – che quando non c’è, ricordiamo, è la principale causa di morte nel mondo occidentale – che alla salute del cervello. E, a proposito di cervello e memoria, non dimentichiamocelo la prossima volta che siamo tentati di seguire una dieta scorretta e ricca di grassi nocivi. maggio 2014 La Rivista - 79 L A C O N V E N I E N Z A F O R Z A È L A N O S T R A M O T R I C E . P i ù d i s p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p i a è l a n u ov i s s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co: co n g l i i n n u m e r evo l i m o d e l l i d i s p o n i b i l i – d a l f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a l l ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i s u m i s u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r og n i i n c a r i co d i t r a s p o r to . Pe r og n i c a r i co e og n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e . I V E CO (Sv i z ze r a) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 0 2 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h La Rivista Mondo in Fiera Vinitaly 2014- Fiera Internazionale del vino e dei superalcolici Confermata la propria leadership CHIBIMART estate e CHIBIDUE: Fiera di Milano, 16 - 19 maggio Accessori e bigiotteria in fiera PACK&MOVE: Fiera di Basilea (MCH Messe Schweiz), 9 - 12 settembre Fiera professionale svizzera delle soluzioni per la logistica e tecnica di imballaggio Sposaitalia Collezioni: Fiera Milano 23 - 26 maggio Vetrina di novità e tendenze Samoter: Verona Fiere 8 - 11 maggio Nuovi mercati e sostenibilità al centro della 29ª edizione METEF 2014: Verona Fiere, 11 - 13 giugno L’Expo Internazionale Alluminio e Fonderia festeggia il suo decimo compleanno maggio 2014 La Rivista - 81 La Rivista Vinitaly 2014 Fiera Internazionale del vino e dei superalcolici Confermata la propria leadership Verona - Internazionalizzazione,buye,export,bio e formazione: sono state queste le parole chiave del 48° Vinitaly, svoltosi dal 6 al 9 aprile a Veronafiere insieme a Sol&Agrifood ed Enolitech. Il più importante salone mondiale dedicato al vino e ai distillati con oltre 4.100 espositori presenti su una superficie di 100mila metri quadrati netti si è confermato il punto di riferimento più dinamico e qualificato per la promozione commerciale e culturale di questi prodotti sui mercati globali. Per questo, Vinitaly, riesce ormai ad attrarre a Verona ogni anno una media di oltre 140mila visitatori di questi oltre 50mila sono operatori esteri provenienti da 120 Paesi. La rassegna conferma la sua leadership di principale piazza di affari internazionale del vino, con un aumento degli operatori del 6% . L’affluenza di buyer dall’estero a Vinitaly in costante crescita negli anni è una dimostrazione della centralità della nostra manifestazione per gli operatori professionali di tutto il mondo. Con 56.000 presenze estere quest’anno su un totale di 155.000 saliamo al 36% di buyer internazionali. Nella top ten quest’anno la Germania al primo posto, con gli Usa quasi a pari merito; seguono Gran Bretagna, Canada, Russia, Svizzera, Asia con Singapore, Hong Kong e Cina, la Francia al settimo posto, Austria, Giappone. All’undicesimo posto i Paesi Scandinavi con Danimarca, Svezia e Norvegia. È ancora boom per il vino Made in Italy. Mentre l’Italia a fatica quest’anno sta provando a uscire dalla recessione, il settore vinicolo in questi anni ha continuato a mostrare una solida crescita basata sulla forza dell’export ma anche sulla tenuta dei consumi interni. I dati preconsuntivi del 2013 indicano un balzo del 4,8% a 5,6 miliardi di euro del fatturato aggregato delle che già nel 2012 avevano evidenziato un progresso sostenuto del 7,7%. Il traino dell’export gioca un ruolo decisivo, lo scorso anno la spinta maggiore ancora una volta è arrivata dall’estero (+7,7%) con vendite in Italia a +1,8% che si confronta con la contrazione della manifattura (-0,3%) e il lieve progresso delle industrie alimentari (+0,3%). Il successo del Wine made in Italy lo si evince mettendo a confronto i padiglioni delle regioni di Nord, di Centro e Sud. I padiglioni del Nord Italia: Il Prosecco sembra dimostrarsi essere il prodotto vitivinicolo di punta di questa zona del Belpaese, seguito a ruota dal lombardo Franciacorta, il cui successo è in costante crescita negli ultimi mesi. Grande spazio anche per i bianchi fermi, di cui le regioni settentrionali si confermano essere gran produttrici, in special modo per il Lugana, il Malvasia, il Gewurtztraminer, il Sauvignon e il Pinot Grigio. I padiglioni del Centro Italia: I vini più noti di questa zona d’Italia e di gran lunga più apprezzati dai visitatori di Vinitaly 2014 sono i rossi, tipici dei vitigni delle colline appenniniche e che ben si abbinano ad una cucina saporita ed intensa come quella che solo queste zone offrono. Grande spazio, quindi, per il Chianti (e cos’altro si può abbinare ad una fiorentina?), il Morellino di Scansano e il Montepulciano d’Abruzzo, senza per questo trascurare le innumerevoli varianti di Vin Santo. I padiglioni del Sud Italia e isole: I vini di questa zona italiana si contraddistinguono per essere per lo più rossi, sempre molto corposi e dalle tonalità di gusto davvero molto intense, come quelle che si percepiscono dopo un sorso di Primitivo, di Nero D’Avola o di Negramaro. Menzione speciale, infine, per il Moscato di Pantelleria, dal gusto dolce e in alcuni tratti addirittura liquoroso, ideale da accompagnare ai dolci. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 www.ccis.ch [email protected] 82 - La Rivista maggio 2014 La Rivista PACK&MOVE: Fiera di Basilea (MCH Messe Schweiz), 9 - 12 settembre Fiera professionale svizzera delle soluzioni per la logistica e tecnica di imballaggio Manifestazione biennale di riferimento per il mercato svizzero nel comparto logistico e della tecnica d’imballaggio, è nata come fiera concomitante di Swisstech – Salone professionale internazionale per i materiali, i componenti e la costruzione modulare. Grazie al successo dell’edizione 2012, da quest’anno la fiera si è resa indipendente e si terrà nella cornice del nuovo padiglione del complesso fieristico di Basilea, città che offre un vantaggio competitivo grazie alla sua posizione di confine tra Germania, Francia, Svizzera. Il volume del mercato svizzero della logistica è in continua espansione. Il settore cresce e aumenta anche la sua importanza per l’economia nazionale svizzera e per il mercato del lavoro. Il sesto studio sul mercato della logistica, condotto dall’Università di San Gallo con la collaborazione di GS1 Switzerland, ha evidenziato un ulteriore slancio del mercato svizzero della logistica. Da un punto di vista economico globale, il settore logistico occupa poco meno di 160’000 collaboratori e rappresenta, con un fatturato di 37 miliardi di CHF, il 6,8% del PIL elvetico. Lo studio evidenzia come la globalizzazione dei mercati e la soppressione delle barriere commerciali generino una crescente dinamica in ambito logistico e nei relativi processi. Con oltre 454 milioni di tonnellate di merci trasportate, la logistica assume un valore strategico sempre più importante. Per quanto riguarda l’industria degli imballaggi, è prevista una crescita per il settore dell’imballaggio del 2,1 % nel 2014. L’Istituto Svizzero dell’Imballaggio (SVI) conta circa 250 aziende affiliate che impiegano oltre 19’000 persone. Nel 2011 ha registrato un fatturato di circa 6,7 miliardi di franchi, in linea con i risultati dell’anno precedente. La cifra rappresenta l’1,15% del Prodotto interno lordo (586,8 miliardi di franchi). I settori dell’imballaggio più significativi rimangono l’alimentare e farmaceutico. Nel 2012 la fiera ha attirato un record di 15’581 visitatori, in crescita rispetto al 2010 che ha contato, invece, un volume di 12’086 visitatori. È una fiera settoriale innovativa e di alta qualità, che può coinvolgere sia le piccole imprese, le istituzioni e le associazioni sia i leader con alta competenza gestionale nei vari settori food & beverage, tecnica di produzione, trasporto e spedizione, ecc. Dal 2012 il carattere di PACK&MOVE è stato rafforzato, stimolando l’attenzione dei partecipanti e invogliando i dirigenti a parteciparvi, attraverso l’organizzazione di eventi settoriali di alto livello all’interno dell’area fieristica. Per maggiori informazioni: Sig. Luigi Palma Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 0041/44/289 23 29 Fax 0041/44/201 53 57 [email protected] [email protected] maggio 2014 La Rivista - 83 La Rivista Samoter: Verona Fiere 8 - 11 maggio Nuovi mercati e sostenibilità al centro della 29a edizione La 29ª edizione di Samoter, Salone internazionale triennale dedicato alle macchine da movimento terra, da cantiere e per l’edilizia, in programma dall’8 all’11 maggio 2014 nel quartiere di Veronafiere, rappresenta per il 2014 l’unica manifestazione di riferimento in Europa e in Italia. Il 2014 segna inoltre il 50º anniversario della nascita della manifestazione e vedrà il debutto di Asphaltica, salone delle soluzioni e tecnologie per produzioni stradali, sicurezza e infrastrutture. La grande varietà di prodotti esposti alla fiera Samoter garantisce completezza e qualità dell’esposizione. Le maggiori aziende produttrici di macchinari ed attrezzature possono incontrare, all’interno di un contesto altamente specializzato e professionale, gli operatori del settore edile e della cantieristica, potendo disporre di spazi 84 - La Rivista maggio 2014 e tempi ideali per presentare i prodotti e dedicarsi ad eventuali trattative commerciali. In linea con quanto iniziato nel 2011, Samoter 2014 riproporrà il tema della sostenibilità nella filiera delle costruzioni nella sua accezione più ampia, ovvero di responsabilità economica, sociale e ambientale. Obiettivo della manifestazione sarà fornire un’occasione di conoscenza, formazione e approfondimento sulla tematica, analizzandola da diverse prospettive: la sicurezza e l’attenzione al processo edilizio, il rapporto tra ambiente ed economia, le norme e le leggi sui cantieri, i prodotti e gli strumenti, l’etica e la progettazione. La manifestazione rappresenterà anche l’occasione per un confronto tra il settore e il governo, in particolare con i ministeri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e Trasporti e delle Politiche Agricole e dell’Ambiente per identificare le aree di investimento e i piani di sviluppo per far ripartire il settore, vista la sfavorevole congiuntura economica globale che sta vivendo. Samoter si conferma anche quest’anno luogo privilegiato di incontro e scambi commerciali: una delegazione ufficiale di oltre quaranta operatori iracheni (imprenditori del settore costruzioni, importatori di macchinari per il building, rappresentanti del Ministero dell’Industria e del Commercio) sarà presente alla manifestazione, la quale rappresenterà per essi un’importante occasione per toccare con mano lo stato dell’arte della tecnologia nel settore delle costruzioni dopo anni di isolamento dovuti alle vicende belliche. Il settore delle costruzioni iracheno guarda infatti con estremo interesse alle macchine da cantiere e per l’edilizia europee ed italiane in particolare. “Gli iracheni hanno davvero una predilezione particolare per l’Italia, al punto che le richieste di collaborazione e partnership con imprese italiane da parte loro sono superiori alle offerte da parte delle aziende italiane”: queste le parole di Ygor Scarcia, membro di Unido, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, che opera dal 2007 in Iraq. La 28ª edizione di Samoter, con oltre 900 espositori (di cui il 29% provenienti da Paesi esteri), ha rappresentato un successo e sembra ben promettere per le successive edizioni. L’appuntamento per il 2014 è dunque dall’8 all’11 maggio, dal giovedì al sabato, ore 9:30-18:00 e la domenica, ore 9:30-16:00. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 www.ccis.ch [email protected] La Rivista CHIBIMART estate e CHIBIDUE: Fiera di Milano, 16 - 19 maggio Accessori e bigiotteria in fiera Dopo l’edizione invernale, tornano con l’edizione estiva le mostre d’affari concomitanti ChibiMart e Chibidue, un duplice appuntamento imperdibile per i produttori e i buyer di bigiotteria di tendenza e accessori di moda originali. L’evento è fissato dal 16 al 19 maggio 2014 presso il quartiere cittadino milanese fieramilanocity, dove grossisti e dettaglianti potranno incontrare aziende nazionali e internazionali di punta nel settore, scoprire le ultime novità e cercare proposte creative tra i prodotti offerti dagli 83 espositori presenti in fiera (il catalogo è disponibile on-line sul sito www.ChibiMart.it). Mentre ChibiMart, mostra di bigiotteria e accessori moda, si concentra sui trend attuali già presenti sul mercato, Chibidue, Salone internazionale della bigiotteria e degli accessori moda e capelli, si propone di anticipare lo stile della stagione autunnale e invernale. Protagonisti indiscussi della manifestazione sono dunque la gioielleria, le pietre dure e preziose, l’argento da indosso, gli accessori di moda e per capelli, la pelletteria, gli oggetti etnici e i complementi d’arredo, accanto ad aree dedicate a profumeria, aromaterapia, naturalia, wellness, artigianato e souvenir. Anche quest’anno gli operatori professionali potranno beneficiare di un’opportunità d’acquisto ormai consolidata nell’ambito della manifestazione: al fine di facilitare le transizioni economiche, verrà infatti riproposta la formula Cash&Carry, che consente di vendere e comprare i prodotti sul posto, garantendo così all’acquirente l’immediata disponibilità della merce e l’assenza di spese di spedizione. Un altro vantaggio considerevole nel partecipare alle due mostre d’affari è costituito dalla possibilità per tutti i visitatori preregistratisi sul sito di ricevere l’ingresso gratuito per l’edizione autunnale di HOMI (fieramilano, 13-16 settembre), il Salone internazionale della casa (nuovo MACEF), un altro importantissimo momento commerciale pensato per chi cerca idee originali e utili in grado di attrarre e soddisfare i consumatori. Per i compratori sarà possibile, inoltre, assistere gratuitamente (previa registrazione sul sito) a workshop tematici realizzati da D4B (Data for Business), agenzia di comunicazione specializzata nel web marketing e nel social media marketing. In tale occasione verranno esaminate le strategie migliori per usufruire delle nuove vie di commercio aperte dal mondo digitale in mercati mutevoli come quello della moda e della bigiotteria. Al termine di ogni intervento, gli interessati potranno ulteriormente avvalersi dell’esperienza dei relatori grazie a consulenze personalizzate. Aperte dalle 9:30 alle 18:30 (da venerdì 16 a domenica 18 maggio) e dalle 9:30 alle 16:00 (lunedì 19), ChibiMart e Chibidue si rivelano per i visitatori due occasioni di apprendimento, incontro e acquisto da non perdere. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 www.ccis.ch [email protected] maggio 2014 La Rivista - 85 La Rivista Sposaitalia Collezioni: Fiera Milano 23 - 26 maggio Vetrina di novità e tendenze È fissato dal 23 al 26 maggio 2014 a fieramilanocity (Milano) l’appuntamento annuale con Sposaitalia Collezioni, evento internazionale di riferimento per il settore wedding fashion. La manifestazione si terrà con un mese di anticipo rispetto alle date tradizionali; un cambio voluto per soddisfare al meglio le esigenze dei produttori e dei buyer e per posizionare l’appuntamento in modo ancor più efficiente e competitivo nel calendario. Ospitando le collezioni sposa, sposo, cerimonia e gli accessori più creativi e di qualità, Spositalia Collezioni da sempre permette al compratore, grazie alla particolare attenzione alle tendenze, di avere una vasta e moderna panoramica di tutte le novità di settore. L’edizione 2013 si è chiusa con soddisfazione da parte sia di espositori che di operatori: le 171 collezioni in mostra dedicate a moda sposa, men’s wear e accessori (+11% rispetto alla scorsa edizione) e le sfilate programmate nei quattro giorni di manifestazione hanno attratto 6.798 operatori professionali, registrando un aumento del 3% sul 2012. Ad attirare l’attenzione di operatori italiani e stranieri ha concorso, in particolar modo, la nuova sala sfilate allestita ad hoc all’interno del padiglione, che ha ad esse donato un’atmosfera suggestiva ed affascinante. Tra i Paesi esteri con il numero più alto di buyer presenti in manifestazione ricordiamo il Giappone, che ha segnato un incremento del 44% sul 2012, e la Corea del Sud (+26%). Anche Germania, Gran Bretagna e Belgio hanno registrato aumenti a due cifre, confermando Sposaitalia Collezioni la manifestazione leader a livello mondiale per il settore dell’abbigliamento da Sposa e Cerimonia; un evento ricco di contenuti di qualità e anticipatore di tendenze. Anche per l’edizione 2014 Sposaitalia Collezioni si appresta a presentare un’offerta ricca e completa. Le date e gli orari previsti per la visita sono i seguenti: 23-24-25 maggio ore 10.00 - 19.00; 26 maggio ore 10.00- 16.00. In attesa di Sposaitalia Collezioni a maggio, è possibile restare aggiornati e scoprire le tendenze del settore seguendo la manifestazione su Twitter (@ sisposaitalia, hashtag #SiSposaitalia), Facebook (www.facebook.com/SiSposaitaliaCollezioni) e su Youtube (www. youtube.com/SiSposaItalia). Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 www.ccis.ch [email protected] 86 - La Rivista maggio 2014 La Rivista METEF 2014: Verona Fiere, 11 - 13 giugno L’Expo Internazionale Alluminio e Fonderia festeggia il suo decimo compleanno Con l’appuntamento estivo del 2014, Metef, evento biennale dedicato alla filiera metallurgico-manifatturiera, giunge alla sua decima edizione. Dall’11 al 13 giugno saranno presenti presso lo spazio fieristico di Veronafiere importanti espositori attivi nei settori strategici della trasformazione di alluminio e metalli non ferrosi, delle lavorazioni meccaniche, dell’estrusione, della fonderia, della pressocolata, della laminazione, della finitura, del recupero e del riciclo di materiali industriali e della produzione di tecnologie innovative per la componentistica dei trasporti. La fiera si presenta quest’anno in veste rinnovata. Non solo il calendario espositivo è concentrato in tre giorni (11-13 giugno 2014, dalle 9°° alle 18°°), anziché in quattro come nelle edizioni passate, ma anche la struttura dei saloni tematici specializzati mostra alcune novità: accanto a Metef, Foundeq e Metalriciclo-Recomat, sarà infatti presente l’area Alumotive con soluzioni innovative per l’equipaggiamento di auto, veicoli commerciali e industriali, macchine agricole, macchine per il movimento terra, treni e metropolitane. Particolare evidenza sarà data a contributi di successo nel campo dell’alleggerimento del peso dei veicoli tramite l’iniziativa “Save the weight” e una “Poster Session” permanente all’interno di Alumotive. Tante sono le attività proposte parallelamente: premiazioni, seminari, forum, momenti di dibattito, aggiornamento e networking, workshop, presentazioni di progetti e persino un incontro sportivo – il torneo Metef&Golf. Tra i temi che verranno discussi si annoverano quelli tecnici, come gli standard di qualità dei getti in lega di alluminio, e quelli economici (l’analisi dello status del mercato a livello mondiale, lo sviluppo dell’industria dell’alluminio nei Paesi del Golfo e il suo impatto su quella europea). Il carattere internazionale dell’evento, capace di attrarre progettisti e responsabili acquisti provenienti da tutto il mondo, è confermato dai dati dell’ultima edizione. Nell’aprile 2012 gli espositori furono 500 e 29 i loro paesi di origine, mentre i visitatori, provenienti da 69 nazioni diverse, superarono la cifra di 15mila. L’incidenza dei partecipanti esteri fu di oltre il 30%, con una crescita del 5% rispetto all’edizione 2010. Quest’anno si prevede un ulteriore aumento grazie alle collaborazioni con il Gulf Aluminium Council e l’Iran Foundry Syndicate. L’obiettivo dell’expo è duplice: da un lato si mira a promuovere l’esperienza e l’eccellenza italiane nel contesto di una competitività globale sempre maggiore; dall’altro si offre una notevole opportunità di scambio e confronto con paesi in forte crescita nei campi di produzioni metallurgiche e trasformazioni downstream. Di particolare rilievo è quindi la possibilità di sfruttare, nel corso della manifestazione, incontri B2B e servizi di trade matching con committenti qualificati. La fiera, vetrina di tecniche e prodotti di punta nel settore della metallurgia ferrosa e non ferrosa, è così in grado di offrire soluzioni avanzate e personalizzate a tutti gli interessati. Innovazione, comunicazione e internazionalizzazione fanno di Metef 2014 un appuntamento fondamentale per i protagonisti del comparto. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 www.ccis.ch [email protected] maggio 2014 La Rivista - 87 La Rivista La Rivista Mondo in Camera «Barolo & friends event» il 26 maggio a Ginevra L’école du vin du Piemont à Genève Madeinnovitaly …non solo “dolce vita“ Colloqui di consulenza individuale: meet the chamber Barolo & Friends event 2014 l’8 maggio alla Zunfthaus zur Saffran di Zurigo I vini migliori – in ogni senso Presentate a Ginevra Eccellenze agroalimentari della Sardegna Contatti commerciali Servizi camerali maggio 2014 La Rivista - 89 La Rivista Mondo in Camera «BAROLO & FRIENDS EVENT» IL 26 MAGGIO A GINEVRA comprend plusieurs soirées, les “Wine Tasting Experience ® le Piémont Dans Le verre”, dans lequelles les participants seront introduits à la connaissance du Piémont Il Consorzio I vini del Piemonte, dopo il grande successo del settembre 2013 che ha registrato ben 400 presenze tra professionisti e wine lovers, riconferma nel 2014 la terza edizione a Ginevra di “Barolo&Friends Event” che avrà luogo lunedì 26 maggio, dalle ore 14.00 alle 21.00 presso la “Fumisterie chez Ernest” (rue des Noirettes 21 – 1227 Carouge) per accogliervi in una vera isola del Piemonte in presenza dei produttori di vino e specialità locali! et les grands vins de la région . Le restaurant “La Fumisterie chez Ernest” sera l’hôte des soirées. Un restaurant «ami» du Piémont, siège des deux premières éditions de Barolo & Friends à Genève. Le programme comprend: Informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Marianna Valle Ufficio di Ginevra Telefono: 022 906 85 95 Email: [email protected] L’ECOLE DU VIN DU PIEMONT A GENEVE “L’école du vin du Piémont” prend forme à Genève, un projet ambitieux du consortium “Vins du Piémont” Le programme 90 - La Rivista maggio 2014 - Les Crus du Barolo – 24.06.2014 - Les Crus du Barbaresco – 24.09.2014 - Verticale du Barolo – 15.10.2014 - Une soirée avec le producteur – 19.11.2014 Lors de chaque séance seront présentées les caractéristiques du terroir et de la région et seront dégustés 8 types de vin. Pour plus d’informations: www.amiando.com/MLHJMDG [email protected] MADEINNOVITALY … NON SOLO “DOLCE VITA“ La CCIS organizza il primo evento Madeinnovitaly sull’innovazione high tech italiana in lingua inglese, destinato alla business community italo-svizzera e internazionale di Zurigo, presentando alcune aziende start-up italiane attive in alcuni dei seguenti settori: Design, ICT, Cleantech e Aerospace. Inoltre verrà presentata una start-up italiana operante nel business development and investment che è già inserita con successo nel mercato svizzero (V3NTURES www.v3.vc). Seguiranno le presentazioni sull’innovazione in Svizzera del Prof. Dott. Gian-Luca Bona, Direttore EMPA Svizzera, e dell’Avv. Antonio Pavan, dello Studio Legale Pavan di Treviso, esperto di “crowd funding” e collaboratore del Sole 24 ore. Dopo la presentazione seguirà un momento conviviale e di networking presso il primo « sushi bar italiano » di Zurigo : Dal Nastro. 17 giugno 2014, ore 18 Nadya Brykina Gallery e Ristorante Bar Dal Nastro a Zurigo Ingresso: CHF 80.- (…innovazione e aperitivo inclusi…) Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Bruno Indelicato Tel.: +41 44 289 23 26 Fax: +41 44 201 53 57 E-Mail: [email protected] COLLOQUI DI CONSULENZA INDIVIDUALE: MEET THE CHAMBER Colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è l’attore principale per la promozione economica e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Svizzera e collabora strettamente con l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’ENIT, il Sistema Camerale Italiano, Confindustria, enti locali e associazioni di ca- La Rivista tegoria per sostenere il Made in Italy, gli investimenti italiani in Svizzera e i flussi turistici svizzeri verso l’Italia. • Volete avviare un’attività e non sapete da dove iniziare? • Siete un’impresa italiana interessata ad esportare ed investire in Svizzera? • Siete un’azienda svizzera che vorrebbe crescere sul mercato italiano? • Avete difficoltà di accesso al mercato svizzero o italiano? • Altri quesiti? Le risposte le trovate in Camera! Ecco come: 1. diventate soci (scaricate la scheda) 2. prenotate una delle seguenti date 3. aspettate conferma della data entro 24 ore 4. mandateci i Vostri quesiti con una settimana di anticipo “Meet the Chamber” a Ginevra Presso la sede della CCIS Rue du cendrier 12-14 1201 Genève Marianna Valle/Fabio Franceschini Tel: 0041 22 906 85 95 Email: [email protected] - aprile: giovedi 10, martedì 29 - maggio: ven 9, giov 22 - giugno: giov 5, giov 19 “Meet the Chamber” a Zurigo Presso la sede della CCIS Seestrasse 123 8002 Zurigo Christian Pitardi/Alessandro Babini Ufficio Servizi alle imprese Tel: 0041 44 289 23 23 Email:i [email protected] - aprile: venerdÌ 11 e 25 - maggio: venerdì 9 e 23 - giugno: venerdì 13 e 27 “Meet the Chamber” a Lugano Presso la Seal Consulting SA Via Nassa 5, 6900 Lugano Christian Pitardi/Fabio Franceschini Ufficio Servizi alle imprese Tel: 0041 44 289 23 23 Email [email protected] - maggio: venerdì 16 - giugno: mercoledì 4 Il Vostro team “Meet the Chamber” Christian Pitardi [email protected] Alessandro Babini [email protected] Marianna Valle [email protected] Fabio Franceschini [email protected] «MEET THE CHAMBER PREMIUM» COLLOQUI INDIVIDUALI SU MERCATO EDILIZIO E APPALTI SVIZZERI Colloqui di consulenza individuale a Zurigo per facilitare l’accesso delle aziende associate al mercato edilizio, dell’arredamento e degli appalti pubblici in Svizzera La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera arricchisce il suo programma di colloqui di consulenza individuale gratuita per i soci «Meet the Chamber» con gli incontri a pagamento «Meet the chamber premium». Questi incontro sono riservati ai soci CCIS interessati ad approfondire due aspetti specifici relativi al mercato svizzero: - Il funzionamento del mercato dell’edilizia e dell’arredamento in Svizzera - Le modalità di accesso al sistema degli appalti pubblici in Svizzera Su richiesta delle aziende e previo invio di un elenco di domande specifiche sul tema d’interesse, la Camera calendarizzerà degli incontri di consulenza con due professionisti (inizialmente solo sulla piazza di Zurigo): - Uno studio di architettura di Zurigo per le aziende interessate ad approfondire la loro conoscenza delle dinamiche di funzionamento del mercato dell’edilizia e dell’arredamento in Svizzera - Uno studio legale specializzato di Zurigo per le aziende interessate ad approfondire la loro conoscenza delle possibilità di accesso al sistema degli appalti pubblici federali e cantonali in Svizzera. Ad ogni colloquio sarà presente un’unità di personale della Camera in affiancamento al professionista coinvolto. Ai propri soci, la Camera applicherà la tariffa oraria di Franchi 200 per il colloquio individuale sul mercato dell’edilizia e dell’arredamento e Franchi 350 per il colloquio individuale sul sistema degli appalti pubblici svizzeri. Le tariffe andranno ad esclusiva remunerazione del lavoro dei professionisti coinvolti e se dovessero subire variazioni a causa di un elenco di quesiti particolarmente impegnativi, l’azienda verrà avvisata in anticipo e potrà eventualmente disdire l’incontro. Le modalità e i costi per l’associazione alla Camera sono invece specificati nella scheda che trovate sul cisto camerale: www.ccis.ch. Per informazioni: [email protected] [email protected] [email protected] maggio 2014 La Rivista - 91 La Rivista Barolo & Friends event 2014 l’8 maggio alla Zunfthaus zur Saffran di Zurigo I vini migliori – in ogni senso Il Consorzio i Vini del Piemonte l’8 maggio fa tappa a Zurigo per la quarta volta presentando – in collaborazione con la CCIS – vini e altre specialità del Piemonte e d`Italia per far vivere al pubblico di winelover elvetici un’esperienza esclusiva nel modo del gusto e dell’eccellenza. Grande novità del Barolo & Friends Event 2014 sarà la Lotteria Etica: Adotta un Orto in Africa, un concorso offerto in cooperazione con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e a premi che metterà in palio soggiorni in Piemonte, prodotti enogastronomici, etc. Altra iniziativa per rendere ancora più coinvolgente l’evento sarà la Wine Game Area dove winelover possono testare i loro sensi del gusto. In programma due sessioni di Walking Tasting dove i produttori presenteranno i loro vini DOC e DOCG piemontesi, e due seminari Wine & Food Moments laboratori di abbinamento cibo-vino con degustazioni di prodotti italiani. Vi sarà inoltre la degustazione Verticale di Barbaresco Cru Pajè, condotta da Nicola Mattana, Ambasciatore dei Vini del Piemonte in Svizzera. In calendario anche due serate esclusive “A cena con il Piemonte” al 7 e 9 maggio 2014 presso il Ristorante La Tavola a Brüttisellen e il Ristorante Toscano Puls 5 a Zurigo. Posti limitati, si consiglia di acquistare i biglietti in prevendita! Programma 8 maggio 2014: • 17.00 – 19.00 e 19.30 – 21.30: le due sessioni Walking Tasting • 18.00 e 19.30 Laboratori Wine & Food Moments • 19.30 Verticale Barbaresco Cru Pajé Walking Tasting Session Prevendita: CHF 20.-- ¦ Soci CCIS, Slow Food Svizzera, Carte Blanche e lettori Vinum CHF 15.-Alla cassa: CHF 25.-- ¦ Soci CCIS, Slow Food Svizzera, Carte Blanche e lettori Vinum CHF 20.-Wine & Food Moments 18.00 o 19.30, CHF 20.-Walking Tasting Session & Wine & Food Moments 17.00 & 19.30 o 19.30 & 18.00, CHF 35.-Verticale Barbaresco Cru Pajè 19.30, CHF 40.-Walking Tasting Session & Verticale 17.00 & 19.30, CHF 55.-Piemont Dinner: • 7 maggio ore 19.00 Ristorante La Tavola (www.ristorante-latavola.ch, email: [email protected]) • 9 maggio ore 19.00 Ristorante Toscano Puls 5 (www.ristorante-toscano.ch, email: [email protected]) Adesione e maggiori informazioni: • CCIS: Tel: 044 289 23 26 o email: [email protected] • Prevendita online: www.amiando.com/KDTKAEF 92 - La Rivista maggio 2014 La Rivista Presentate a Ginevra Eccellenze agroalimentari della Sardegna Lo scorso 3 marzo la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera ha organizzato a Ginevra, in collaborazione con la Camera di Commercio di Sassari e l’Azienda Speciale Promocamera, l’evento “Eccellenze agroalimentari della Sardegna” per promuovere le eccellenze enogastronomiche della provincia di Sassari sulla piazza della Svizzera francese. Presso l’elegante Hotel Le Richemond di Ginevra i lavori sono stati aperti da una conferenza stampa alla quale hanno partecipato giornalisti di settore e della stampa specializzata. A dare loro il benvenuto il Segretario Generale della CCIS, Fabrizio Macrì, e il Presidente della Camera di Commercio di Sassari, Gavino Sini, il quale ha presentato non solo le peculiarità e le bellezze del territorio sardo ma anche l’importanza che ricopriva la missione per le ditte sarde e la volontà di approcciare il mercato elvetico con azione strategiche continuative nel tempo e di lungo periodo. Le 11 aziende sarde presenti all’evento hanno incontrato i professionisti elvetici del settore – importatori, ristoratori, sommelier, dettaglianti, grossisti – nel corso di incontri BtoB e degustando la larga gamma di prodotti di nicchia proposti : vini, olio extravergine di oliva, pane carasau, formaggi, conserve di verdure, pasta fresca, pasta di grano duro. A conclusione del workshop, un gruppo selezionato di importatori e giornalisti sono stati invitati a prendere parte alla cena a base di specialità sarde presso il ristorante “Giardino Romano” nel corso della quale i produttori hanno avuto modo di conoscere meglio gli importatori e avere uno scambio proficuo riguardo ai loro prodotti. maggio 2014 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Moquette Besana Moquette Via Don Giacinto Dell’Acqua, 24 I - 23890 Barzago, frazione Verdegò, (LC) Tel. +39 031.860113 Fax. +39 031.860202 E-Mail: [email protected] www.besanamoquette.com Reti per salotti e divani Armetal S.r.l. Via Nazionale, 7-9-11 I - 47017 Rocca S. Casciano - Forlì Tel. 0039/0543.960139 Fax 0039/0543.950063 E-Mail: [email protected] www.armetalitalia.com Complementi d’arredo Stil Décor snc Via A. 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Vito 693 94 - La Rivista maggio 2014 I – 41057 Spilamberto MO Tel. 0039/059 789611 Fax 0039/ 059 789666 E-mail: [email protected] www.proteoeng.com Tappeti Indikon via Roma 25 I – 25060 Collebeato BS Tel. 0039 030 25 11 965 Fax 0039 030 25 19 938 E-mail: [email protected] www.indikon.it Macchine per la trasformazione della plastica 01 Machinery srl Via Bettisi 12 I - 48018 Faenza (RA) Tel. 0039/ 0546 662625 Fax: 0039/ 0546 662625 E-mail:[email protected] www.01machinery.com Stampi per pressofusione materie plastiche SPM s.p.a. 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La linea affumicati comprende oltre al salmone, tonno, spada, storione e altri ittici. Il processo di affumicazione avviene in maniera tradizionale, e richiede non meno di 12 ore. Il prodotto affumicato viene presentato sul mercato in una vasta gamma di formati e confezioni tali da soddisfare le più svariate esigenze del consumatore. L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. • Rapid Srl è una società commerciale nata dalla lunga esperienza di un’azienda trentina leader nel settore del noleggio e vendita di strutture ed allestimenti per eventi. Da qui l’idea imprenditoriale di persone affermate nel medesimo settore, di creare una casetta pieghevole dalle dinamiche eccezionali per tempi d’installazione e gestione logistica. Nella fattispecie il prodotto RAPID si propone in maniera trasversale a diversi ambiti di allestimento che spaziano dalle Manifestazioni Folkloristiche, alle Fiere e mercatini a tema vario oltre che natalizio, all’impiego di questa quale infopoint. • La ditta Baraclit Spa è l’azienda leader sul mercato italiano per la realizzazione di prefabbricati in cemento armato. Fondata nel 1946 nella provincia di Arezzo, grazie all’impiego di sistemi prefiniti all’avanguardia della tecnica e di soluzioni costruttive adatte ad ogni esigenza, dalle piccole realizzazioni agli edifici più complessi ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta nel suo settore. Con una superficie produttiva di 300.000 mq e oltre 350 dipendenti l’azienda serve tutto il territorio nazionale e i mercati esteri limitrofi dallo stabilimento di Bibbiena, il più grande centro di prefabbricazione italiano. centri estetici e parrucchieri, e tutte quelle categorie merceologiche che richiedono una facile apparecchiatura per gestire il front office con rapidità (grazie alla possibilità di un collegamento a periferiche scanner) e necessitano tenere sotto controllo, senza troppe difficoltà, l’incasso, le statistiche del venduto, fino ad arrivare ad una semplice gestione del magazzino per le giacenze e il sottoscorta. L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch • La CEI SYSTEMS, è un’azienda specializzata nella commercializzazione di apparecchiature elettroniche “dedicate” alla gestione del punto cassa. L’azienda è nata nel 1997 e ha sede a Grugliasco (To) in uno stabile di 3 piani suddivisi tra centralino, servizi e amministrazione. La CEI si avvale inoltre del contributo di molti rivenditori in tutta Italia. Ha iniziato la sua attività con la commercializzazione del sistema per la raccolta delle comande in automatico rivolti alla ristorazione per poi allargare i propri orizzonti verso settori anche molto diversi come piccoli alimentari, maggio 2014 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. (disponibili on-line in giornata) • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di partners com merciali italiani e svizzeri • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, socitario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni statistiche ed import/ esport • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma 96 - La Rivista maggio 2014 • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere PUBBLICAZIONI • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Agevolazioni speciali per i Soci • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Il nuovo diritto societario italiano • Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch IVA-Nr. 326 773 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare RECUPERO IVA ITALIANA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale RECUPERO IVA SVIZZERA Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Tel.: +41 44 289 23 23 i propri servizi e prodotti all’estero un’accurataricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] Jeep con ® LA NUOVA JEEP CHEROKEE. ® Anno 105 - n. 05 - Maggio 2014 AL VOTO! Jeep Cherokee da CHF 39 950.–* e 3,9% Leasing. ® La nuovissima Jeep Cherokee ridefinisce gli standard in fatto di comportamento di guida e manovrabilità. 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