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Atti consiliari
SEDUTA DEL
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14 SETTEMBRE 2009
VERBALE
SEDUTA DI LUNEDI' 14 SETTEMBRE 2009
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA BARTOLUCCI
INDICE
Approvazione verbale seduta consiliare del 20 luglio 2009 ........................ p. 3
Comunicazioni della Presidenza — Risposta ad interpellanze ed interrogazioni — Mozioni ed ordini del giorno .. p. 3
Ordine del giorno per il ripristino dell’attività del punto nascita e della emergenza ostetrico e ginecologica dell’ospedale di Novafeltria .............................. p. 4
Sull’ordine dei lavori .......................... p. 21
Ordine del giorno in merito alla proposta di apertura del tavolo di concertazione con i soggetti privati e pubblici
per riprendere e sviluppare le linee di
sangue del cavallo del Catria come razza da carne (Rinvio)............................. p. 21
Ordine del giorno a favore della libertà in Iran ed a sostegno del movimento di protesta contro l’oppressione del
regime teocratico degli ayatollah
(Rinvio) ................................................. p. 22
Ordine del giorno per l’individuazione e la celebrazione della Festa dall’Unità nazionale nella data del 18
febbraio (Rinvio) .................................. p. 23
Ordine del giorno sulla prossima Conferenza di servizi istruttoria in seno al
procedimento autorizzatorio per l’apertura della cava cosiddetta del Bifolco sita nel comune di Pergola (PU) in località Bellisio Solfare .......................... p. 24
Ordine del giorno sui problemi del
centro Italia
Ordine del giorno per l’individuazione e la celebrazione della Festa dall’Unità nazionale nella data del 18
febbraio ................................................ p. 41
Sull’ordine dei lavori .......................... p. 50
Storni e variazioni al bilancio di previsione 2009 e pluriennale 2009/2011 ... p. 50
Ordine del giorno sul riordino del
sistema scolastico ................................ p. 51
Sull’ordine dei lavori .......................... p. 60
Atti Consiliari
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La seduta inizia alle 15,10
Il Presidente invita il Segretario generale dott. Roberto Rondina, a procedere
all'appello nominale, che dà il seguente risultato:
Baldantoni Giorgio
presente
Baldelli Antonio
presente
Bartolucci Luca — Presidente del Consiglio
presente
Berardi Gabriele
assente (entra durante la seduta)
Cancellieri Giorgio
presente
Capanna Bruno
presente
Carloni Silvana
presente
Ceccarini Lorenzo
assente (entra durante la seduta)
Falcioni Francesca Maria
presente
Foronchi Franca
presente
Foschi Elisabetta
presente
Giannotti Roberto
presente
Lunghi Daniele
presente
Magnanelli Giuseppe
assente (entra durante la seduta)
Mariotti Donato
presente
Mei Marcello
presente
Papi Domenico
presente
Papolini Massimo
presente
Pascucci Riccardo
presente
Perlini Vladimiro
presente
Perugini Katia
presente
Ricci Matteo — Presidente della Giunta
assente (entra durante la seduta)
Rognini Massimo
presente
Rossi Giancarlo
presente
Sanchioni Daniele
assente (entra durante la seduta)
Savelli Renzo
assente (entra durante la seduta)
Tagliolini Daniele
presente
Tarsi Mattia
presente
Terenzi Silvia
presente
Tomassoli Giulio
presente
Vergari Gaetano
assente (entra durante la seduta)
Considerato che sono presenti n. 24 componenti il Consiglio provinciale, il Presidente dichiara aperta la seduta e nomina scrutatori i consiglieri Cancellieri, Mariotti e
Papi.
Sono altresì presenti gli assessori Daniela Ciaroni, Massimo Galuzzi, Renato
Claudio Minardi, Alessia Morani, Tarcisio Porto, Davide Rossi.
SEDUTA PRECEDENTE: LUNEDI' 20 LUGLIO 2009
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Approvazione verbale seduta consiliare del
20 luglio 2009
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 1: Approvazione verbale seduta
consiliare del 20 luglio 2009.
ROBERTO GIANNOTTI: Appena arrivato
mi sono trovato sul tavolo la risposta del Presidente Ricci ad una interrogazione per la quale
avevo chiesto risposta in forma orale.
PRESIDENTE: Arriverà anche in forma
orale. Comunque, rispetto all’ordine dei lavori
abbiamo prima l’approvazione dei verbali della seduta precedente, poi le comunicazioni della presidenza e quindi, in questo contesto si
possono formulare tutte le domande e le richieste.
Se non vi sono osservazioni pongo quindi in votazione il verbale della seduta in data 20
luglio 2009.
Il Consiglio approva all’unanimità
Comunicazioni della Presidenza — Risposta ad interpellanze ed interrogazioni
— Mozioni ed ordini del giorno
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 3: Comunicazioni della Presidenza —
Risposta ad interpellanze ed interrogazioni —
Mozioni ed ordini del giorno.
Vista la cortese presenza del sindaco di
Pergola e di una delegazione di cittadini, per
anticipare i tempi propongo una inversione
dell’ordine del giorno. Se siete d’accordo posticipiamo il punto relativo alle interrogazioni
e interpellanze alla conclusione del Consiglio.
Se non vi sono pareri contrari, iniziamo
la discussione degli ordini del giorno.
ANTONIO BALDELLI: E’ però necessaria
la presenza del Presidente Ricci.
PRESIDENTE: Il Presidente Ricci è di
sopra, sta scendendo. Il primo ordine del giorno
riguarda il ripristino dell’attività del punto nascita dell’ospedale di Novafeltria, prima di
arrivare a dibattere il punto all’ordine del giorno che lei ha proposto credo che trascorrerà del
ragionevole tempo e comunque il Presidente
Ricci che è in ufficio ha detto che ci raggiungerà al più presto. Deve concludere delle questioni legate alla sua carica, dopodiché ci raggiungerà. Da questo punto di vista non ci sono
quindi problemi affinché il Presidente della
Provincia sia presente.
C’è una brutta pratica, tutta italiana, che
non deve appartenere a questa Provincia. Quando viene indicato l’orario di inizio dei lavori del
Consiglio, generalmente si dà per scontato che,
essendoci un’ora di tempo o mezz’ora di tempo
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prima della scadenza del tempo massimo di
attesa per dare avvio ai lavori, la si prende tutta.
Invece se convochiamo Il Consiglio per le 15 si
deve iniziare alle 15, chiunque ci sia, maggioranza o minoranza, perché altrimenti fin dalle
prime riunioni iniziamo a scivolare verso una
deriva che non è positiva. Tra le altre cose,
rientrare nelle diverse località della provincia
dopo un Consiglio che sarà necessariamente
lungo significa farlo ad un orario ancora più
tardo. Quindi, per evitare tutto questo abbiamo
deciso di essere puntuali. Quando il Consiglio
verrà indetto il pomeriggio cercheremo il più
possibile di essere fiscali, quindi puntuali il più
possibile. Un quarto d’ora accademico lo si può
anche attendere, però saremo fiscali da questo
punto di vista, per agevolare il rientro a casa ad
un’ora favorevole.
Ho chiesto prima al Consiglio e non mi
sembra che vi siano motivi ostativi a posticipare le interrogazioni all’ultimo punto dell’ordine del giorno.
(Così rimane stabilito)
Ordine del giorno per il ripristino dell’attività del punto nascita e della emergenza ostetrico e ginecologica dell’ospedale di Novafeltria
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 3: Ordine del giorno per il ripristino
dell’attività del punto nascita e della emergenza ostetrico e ginecologica dell’ospedale di
Novafeltria.
Ha la parola, per illustrarlo, il presentatore consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI: Quando l’ho presentato avevamo una situazione diversa dal
punto di vista istituzionale e mi è stato chiesto:
“vuoi mantenerlo?”. Credo che la responsabilità di chi amministra la cosa pubblica, di chi
rappresenta i cittadini debba essere quella di
onorare sempre l’impegno che ha assunto, quindi a partire da questo ho ritenuto confermare
questo atto ispettivo, perché credo che la vita
dei cittadini di Novafeltria, della Valle del
Marecchia, la sicurezza della vita delle donne
in stato di gravidanza debba porsi prima delle
questioni politiche. I cittadini di Novafeltria e
degli altri comuni hanno votato e hanno chiesto
di essere assegnati alla realtà amministrativa di
Rimini, io ho sempre detto che questo è un fatto
di democrazia e al di là di tutto su questa
questione avremo modo, mi auguro, di discutere insieme, non solamente per quanto concerne
l’esigenza di accompagnare questo processo di
distacco ma soprattutto perché, come ho richiamato l’altra volta, esiste il problema del contagio, esiste il rischio di una deriva secessionista
che, se non affrontata, può produrre ulteriori
guasti. Già la provincia di Pesaro e Urbino è la
provincia capofila delle Marche e le Marche
capofila del paese per quello che riguarda questo fatto di lacerazione territoriale, un fatto di
lacerazione territoriale che lo si può vendere
come si vuole ma non deriva da problemi di
distanza o da problemi ambientali ma deriva da
una sfiducia delle popolazioni del Marecchia
rispetto al motore istituzionale, rispetto all’azione della Provincia, rispetto all’azione della
Regione.
Io che ho vissuto i primi tempi dei dibattiti che vi sono stati in quella vallata sull’argomento, ancora era un fatto folcloristico. Se
negli anni è cresciuto questo moto di protesta
dell’opinione pubblica, della popolazione, vuol
dire che la gente si è sentita non soddisfatta dei
propri bisogni.
Detto questo esiste una realtà, quella dell’ospedale di Novafeltria, un ospedale
marginalizzato dalle scelte politiche regionali.
I dirigenti locali dell’azienda sanitaria hanno
fatto il possibile ma devono fare i conti con una
logica strisciante della Giunta regionale di centro-sinistra che è quella della chiusura di tutti i
piccoli presidi ospedalieri dell’interno, negando il diritto alla salute dei cittadini. L’ospedale
di Novafeltria è dentro questa logica. La scelta
di chiudere il punto nascita, la scelta di non
consentire alle donne in gravidanza di essere
assistite presso il proprio ospedale cade dentro
questa logica. Oggi una donna di Novafeltria
per partorire nella sua città deve ricorrere solamente all’intervento del pronto soccorso e questo la dice tutta sul livello di civiltà cui siamo
arrivati.
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Credo che a prescindere da tutto, a prescindere dalle scelte fatte sia opportuno, sia
necessario che la Giunta regionale ripensi questa scelta che non è assolutamente accettabile e
garantisca le condizioni perché le donne di
quella città possano essere curate e servite dal
loro ospedale.
PRESIDENTE: Informo che è pervenuto
in corso di seduta un ordine del giorno avente
per oggetto lo stesso tema, da parte dei consiglieri della maggioranza i quali hanno facoltà
di poterlo illustrare. Verrà consegnata copia a
tutti i consiglieri, quindi avrete modo di riceverlo nel vostro tavolo. Nel frattempo, mentre
i nostri addetti fanno le fotocopie, può essere
illustrato dai proponenti.
ROBERTO GIANNOTTI: Segretario, è legittima questa cosa? In corso di seduta?
PRESIDENTE: Sì, è legittima. In corso
di seduta il regolamento prevede che possa
essere presentato un ordine del giorno. Tra
l’altro è una pratica che si usa in quasi tutti i
Consigli e le Assemblee. Si votano distintamente, ovviamente. Essendo un ordine del giorno che ha come oggetto lo stesso tema viene
discusso insieme, è inutile fare due discussioni.
Ha la parola, per illustrare l’ordine del
giorno presentato, il consigliere Berardi.
GABRIELE BERARDI: Innanzitutto mi
scuso per il quarto d’ora di ritardo non voluto,
ma in autostrada c’è un po’ di traffica a causa
del maltempo.
Ringrazio chi oggi ha proposto questo
ordine del giorno, perché dà la possibilità di
focalizzare l’attenzione su una questione che a
me ma a tutta la maggioranza sta a cuore,
quella, nel caso, specifico, del punto nascita
dell’ospedale di Novafeltria ma che può essere
allargata, come discussione, a tutti gli ospedali
di polo della provincia di Pesaro e Urbino.
Nello specifico, quando si dice che il
punto nascita di Novafeltria, in data 20 aprile
ha visto la chiusura, questo in effetti corrisponde al vero ma non corrisponde al vero quando
si dice che è dipeso da una volontà politica. Per
nove anni in qualità di sindaco di Novafeltria
ho sempre difeso il mantenimento del punto
nascita, anche quando vi erano forze opposte,
vedi l’allora ministro Sirchia, che riteneva tutti
i punti nascita al di sotto dei 500 parti/anno,
insicuri e quindi da dover chiudere. In quella
circostanza abbiamo sempre cercato di difendere il punto nascita di Novafeltria e devo dire
che la forza che abbiamo cercato di esercitare
tutto sommato è stata debole, poiché nei confronti della Regione abbiamo sempre trovato
un interlocutore attento che ha mantenuto negli
anni il punto nascita di Novafeltria, tanto è vero
che il punto nascita ha continuato ad essere
operativo fino allo scorso 20 aprile e si è arrivati
alla chiusura poiché non vi è stato un provvedimento della Regione che ha deciso di chiudere
il punto nascita ma la mancata sostituzione, per
impossibilità di trovare professionisti — vedi
medico pediatrico — di quello in congedo,
purtroppo non ha permesso di continuare l’attività del punto nascita. Un punto nascita che
negli anni per professionalità, per organizzazione, anche per qualità alberghiere, per assistenza è sempre stato molto importante, punto
di riferimento per i cittadini dell’Alta
Valmarecchia e negli anni ha dato un servizio
notevole, dando risposte concrete a una domanda importante di un servizio, proveniente
dalle donne del nostro territorio.
La scelta di arrivare alla chiusura non è
stata una scelta politica, anche perché ritengo
che nessuno a 20 giorni dalle elezioni dei primi
di giugno pensi di decidere di arrivare a una
chiusura di quel tipo, proprio perché non vi era
una volontà politica ma il tutto dipendeva essenzialmente dal fatto di non riuscire a sostituire un medico pediatra. Tanto è vero che la
struttura era organizzata con quattro medici
ostetrici, con quattro ostetriche, con un servizio
infermieristico importante e soprattutto con un
servizio di anestesisti-rianimatori presenti in
ospedale 24 ore al giorno, a supporto dello
stesso punto nascita. Per cui credo che l’organizzazione interna era in grado ed è tuttora in
grado, volendo, con la sostituzione del medico
pediatra, di riuscire ad attivare il punto nascita
stesso.
E’ certo che nel frattempo vi è stato un
evento importante, ovvero la promulgazione
da parte del Presidente della Repubblica della
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legge 117 che sancisce l’aggregazione del territorio dell’Alta Valmarecchia alla regione
Emilia Romagna. Si è già detto su questa aggregazione e credo pertanto oggi, pur personalmente considerando questo ordine del giorno
ormai superato, che volendo il Presidente della
Provincia, da un punto di vista politico possa
interloquire con le due Regioni, la Regione
Marche e la Regione Emilia Romagna per fare
in modo che l’evento nascita a Novafeltria
possa essere ripristinato, tra l’altro anche con la
possibilità di realizzare la “Casa del parto”, una
modalità che la Regione Emilia Romagna sta
realizzando a Porretta Terme, con caratteristiche, dal punto di vista geografico, simili a
quelle del territorio dell’Alta Valmarecchia,
quindi fare in modo che quel servizio, quanto
mai importante ed essenziale, possa essere
riattivato.
Credo che l’impegno politico del Presidente della Provincia in questo senso sarà molto importante, per cui noi chiediamo, attraverso
questo ordine del giorno, di poter esercitare
questa forza nei confronti delle due Regioni e
fare in modo che nella riorganizzazione sanitaria del territorio dell’Alta Valmarecchia che
giocoforza, da adesso in avanti dovrà essere
fatta con la Regione Emilia Romagna, si possa
tener conto di questa esigenza, alla quale è
sempre stata data negli anni una risposta da
parte della Regione Marche e possa quindi
essere riattivato anche attraverso la modalità
della “Casa del parto”, per certi versi differente
rispetto all’evento nascita ma che darebbe ampie risposte in termini di emergenza-urgenza e
di parto nel nostro territorio.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Baldelli.
ANTONIO BALDELLI: Intervengo a sostegno dell’ordine del giorno presentato dal
consigliere Giannotti, stigmatizzando il
malvezzo di presentare un pedissequo ordine
del giorno che ricalca quello già presentato in
precedenza, a volte lo ricopia in maniera servile, solamente per un fatto di bassa politica,
ossia solamente per togliere ad un consigliere
che svolge il proprio lavoro con attenzione, la
paternità di un atto sacrosanto e per strapparlo
all’altra parte politica.
Credo che in un Consiglio provinciale
dove si debbono perseguire gli interessi della
collettività questi artifizi, questi raggiri non
debbano essere compiuti ma ci si debba trovare
tutti insieme a collimare intorno all’interesse
collettivo che il consigliere Giannotti ha perfettamente rappresentato. Quindi, in qualità di
capogruppo del Pdl chiedo al gruppo del Pd di
ritirare il proprio ordine del giorno in quanto
perfettamente in simbiosi con quello presentato dal consigliere Giannotti, di votare l’ordine
del giorno del consigliere Giannotti proprio in
questa ottica di perseguire, senza
strumentalizzazioni politiche di bassa lega, il
bene della collettività.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Cancellieri.
GIORGIO CANCELLIERI: Assolutamente d’accordo con quello che ha appena detto il
capogruppo del Pdl Antonio Baldelli. Mi pare
un malcostume, un brutto vezzo quello di rifare
una mozione assolutamente simile a una mozione già presentata, cosa che in 13 anni di
amministrazione pubblica non ho mai visto
fare nel mio Comune né dall’una parte né
dall’altra. Ritengo — faremo la proposta nella
Conferenza dei capigruppo — che si debba
emendare, eventualmente, la mozione già presentata; l’altra parte politica presenta degli
emendamenti, votabili più o meno, alla fine la
mozione si vota con gli emendamenti ma rimane la paternità della prima mozione e mi sembra
una cosa di basso livello fare queste cose.
Questo vorrebbe die che ad ogni mozione presentata da un consigliere provinciale arriva un
altro che gli fa la fotocopia sopra. E’ una brutta
cosa. Non credevo di vederla, in tanti anni di
amministrazione pubblica, visto che ormai anch’io non sono arrivato da poco nei banchi
dell’amministrazione pubblica.
Il problema dell’emergenza a Novafeltria
per questo punto nascita è sacrosanto, rappresentato anche a me da quelle popolazioni durante la campagna elettorale. E’ vero anche
quello che ha detto Berardi, che reperire i
pediatri in un momento come questo è estrema-
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mente difficile. Fermignano stessa è stata senza
pediatra per più di un anno perché per fare gli
specialisti nell’esercizio della professione
pediatrica non basta una laurea in medicina ma
ci vuole una specializzazione in pediatria. I
pediatri non si trovano, mancano all’ospedale
di Urbino, mancano alle pediatrie di base convenzionata, quindi il problema di fatto esiste.
Capisco bene che per la Regione Marche
non c’è alcun interesse a ricreare un punto
nascita che, se avesse potuto, sicuramente
l’avrebbe perseguito quando la Valmarecchia
era delle Marche (parlo come se fosse già
passata all’Emilia Romagna, anche se la strada
non sarà proprio semplice). La sovranità popolare in un sistema democratico ha la sua importanza: adesso vedremo se, di fatto, qualche
vantaggio — io spero di sì, visto che le popolazioni hanno deciso di passare nella regione di
confine nella Romagna — in termini di servizi
si otterrà. Me lo auguro per la gente stessa, per
il popolo stesso, perché noi siamo qui a rappresentare il popolo e dobbiamo pensare sempre al
popolo, siamo solo degli strumenti del popolo.
Sarà quindi una grande occasione per vedere se
la Romagna risponderà a quei servizi territoriali importanti che sicuramente non siamo stati
molto attenti a dare a quel territorio.
Di fatto le mozioni sono entrambi votabili,
quindi penso che il gruppo della Lega le voterà
positivamente entrambe, premesso tutto quello
che ho detto all’inizio del mio intervento.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Savelli.
RENZO SAVELLI: Ho ascoltato con interesse sia le argomentazioni dell’ordine del giorno presentato in prima battuta e ovviamente il
nostro che io ho sottoscritto come capogruppo
di Rifondazione e le argomentazioni poi addotte successivamente dai due capigruppo di minoranza. A me pare innanzitutto che sia opportuno mettere in evidenza una cosa: quando
abbiamo esaminato, come maggioranza, l’ordine del giorno, abbiamo notato le date. L’ordine del giorno presentato da Giannotti è datato
13 luglio, prima che avvenisse un certo atto,
cioè prima che sulla GU comparisse, in data 15
agosto, la decisione di staccare... (Interruzio-
ne). Non parlo di strumentalizzazione, non mi
sono permesso di dirlo né avevo intenzione di
dirlo, però è chiaro che, siccome quanto pubblicato sulla GU entrava immediatamente in vigore dal giorno dopo, ciò significa che già dal 16
agosto, in teoria la Valmarecchia è provincia di
Rimini. Ci sono una serie di operazioni da fare
per completare questo passaggio.
Nel caso in cui questo territorio fa parte
della provincia di Rimini, il Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino decide per ciò che
dovrà fare, domani, la provincia di Rimini?
Certamente no. Abbiamo esaminato questo
aspetto. Siccome sappiamo che c’è un ricorso
presentato dalla Regione Marche, giustamente,
perché non vuole che una parte del proprio
territorio venga amputata, al di là della volontà
politica, della volontà dei cittadini, da questo
punto di vista abbiamo detto “in questo caso
anche noi interveniamo su questo argomento”.
Quindi abbiamo preparato un ordine del giorno.
D’altra parte non credo che si possa definire malcostume il fatto che una maggioranza o
dei gruppi di partiti o un singolo consigliere su
un argomento possano ragionare, riflettere ed
esprimere il proprio parere, che non è del tutto
identico. Lo stesso argomento può essere affrontato anche da più punti di vista. Non è detto
che le argomentazioni che mi portano alle conclusioni siano necessariamente condivisibili.
Quindi non capisco perché debba essere definito malcostume o un’operazione di basso livello
il fatto che la maggioranza, nella sua autonomia
abbia presentato un proprio documento. Non
dice che la minoranza ha fatto male, che il
consigliere Giannotti non capisce niente, per
carità. Il consigliere Giannotti ha fatto il suo
dovere, è intervenuto in tempi non sospetti nel
nuovo, mutato quadro politico nazionale, noi
nella nostra autonomia abbiamo preparato un
nostro ordine del giorno. Non vedo cosa ci sia
di scandaloso. Questo ordine del giorno non
segue il filo del ragionamento identico a quello
che ha fatto il consigliere Giannotti ma d’altra
parte non c’è nulla di strano, ognuno ha un suo
modus di riflettere sulle vicende. Il nostro parere resta diverso sulla Valmarecchia, però questo non è il momento di parlare della vicenda in
generale. Ciò che è vero è tuttavia che questo
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ordine del giorno, che mi pare tranquillo, sereno, è il risultato di un’analisi precisa, in cui la
colpa non è imputata alla Regione Marche,
perché io sono tra quelli che quando è ora di
arrabbiarsi anche con la Regione Marche, anche se diretta dal centro-sinistra, non ha difficoltà a farlo. Ma in questo caso mi pare che
Sirchia non fosse ministro comunista, di
Rifondazione comunista o del Pd. Quindi in
tempi non sospetti è stato deciso, da un Governo di altro indirizzo politico, nella sua autonomia, che bisognava chiudere tutte le maternità
sotto i 500 interventi. (Interruzione). Sirchia
era ministro della Repubblica Italiana, non di
San Marino e le cose decise negli atti pubblici
di allora fanno parte delle decisioni adottate
non dalla Repubblica di San Marino ma dalla
Repubblica Italiana, di conseguenza hanno vigore di legge, perché il punto nascita è stato
chiuso a Fossombrone, è stato chiuso a Pergola,
è stato chiuso a Cagli, resta solo a Pesaro, Fano
e Urbino e con quell’espediente che è stato
poc’anzi ricordato è stato tenuto aperto dalla
Asl di Pesaro, altrimenti da un punto di vista de
lege sulla carta non c’è più. Questo è un dato di
fatto.
Ecco perché dico che quando è ora io
posso arrabbiarmi con la Regione Marche.
Certo, non ho difficoltà. L’ho fatto per altre
questioni, vedasi la storia di Schieppe, tanto per
capirci, quindi figuriamoci. Però in questo caso
non c’entra niente.
Permettete allora che noi facciamo un
nostro percorso di ragionamento, di riflessione
e se poi arriviamo alle stesse conclusioni va
bene, però la riflessione da noi condotta è
diversa.
Quindi abbiamo presentato questo ordine del giorno e mi pare che come maggioranza
non possiamo che mantenerlo e al momento
opportuno votarlo.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Vergari.
GAETANO VERGARI: Ritengo capziosa
questa polemica sulla primazia relativa all’ordine del giorno. Caso mai il consigliere Giannotti
dovrebbe rallegrarsi che ad adiuvandum rispetto alla sua proposta sia pervenuta, in ritardo,
quella della maggioranza. Penso che non ci sia
nulla da nascondere da questo punto di vista, se
il consigliere Giannotti ha manifestato più attenzione e sensibilità da un punto di vista della
tempistica rispetto al problema.
Ciò che mi interessa invece sottolineare è
quanto affermava il consigliere Cancellieri relativamente alla questione specifica della disponibilità dei medici pediatri e ostetrici sul
territorio, sulle complicazioni derivanti dalla
gestione di strutture sanitarie che per numero di
abitanti e per capacità di corrispondenza alle
esigenze degli utenti possono apparire, in certe
situazioni, non economicamente e
istituzionalmente operative ed efficaci dal punto di vista dell’assistenza sanitaria e soprattutto
verificare il bacino potenziale e il numero delle
nascite che avvengono in questi territori, perché come amministratori dobbiamo anche considerare questo aspetto di efficacia amministrativa e gestionale rispetto al problema. Non
conosco i dati ma se nell’ospedale di Novafeltria
avvengono ad esempio 150 nascite all’anno,
questo è compatibile con la presenza di una
équipe medico-sanitaria specializzata, tale da
garantire la sicurezza ma che può apparire
anche dal punto di vista dell’impegno delle
risorse una presenza finanziaria considerevole?
L’altra considerazione che mi sembrava
interessante, quasi provocatoria, è quella di
verificare se con il passaggio alla provincia di
Rimini — è qui tutto il nodo del contendere,
cioè cambiamo provincia perché sicuramente
con Rimini staremo meglio, otterremo migliori
servizi, saremo più garantiti e tutelati — queste
problematiche verranno superate o, come io
tempo, le questioni economico-gestionali rimarranno forti, presenti e anzi temo che manifesteranno ancor più decisamente, visto il piano sanitario dell’Emilia Romagna, i loro effetti
negativi sulle popolazioni locali.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Rossi.
GIANCARLO ROSSI: Saluto il Presidente,
mi auguro che tutti i colleghi abbiano fatto delle
buone ferie.
Questo ordine del giorno è importante,
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direi, usando un termine socio-filosofico, esistenziale, perché si preoccupa delle nascite e
della tutela della partoriente e del nascituro.
Il consigliere Berardi giustamente si è
vantato, ha sottolineato di essere stato per nove
anni sindaco, ha evidenziato certe situazioni.
Allora mi domando e chiedo: perché sono perdurate, si sono mantenute, si sono aggravate
queste carenze? Dovrei dire deficienze ma dopo
mi accuserebbero di essere demagogo fino all’infinito, quindi uso il termine “carenze”, che
hanno determinato delle situazioni di sicuro
disagio. In certi casi temo anche qualcosa di più
di un semplice disagio.
Penso, sono convinto, purtroppo, perché
da cittadino di questa provincia e, nonostante
tutto, di questa regione, mi ha preoccupato e mi
è molto dispiaciuto che tutti quei comuni, una
ella parte di storia, di cultura, di uomini, di
soggetti, di cose, di lavoro, di imprenditoria, di
artigianato abbiano preferito spostare il confine per rientrare nell’Emilia Romagna e temo
che questa situazione di disagio e di preoccupazione sia stata uno dei tanti motivi. Allora mi
ridomando e chiedo, come diciamo noi avvocati quando non vogliamo coinvolgere colui che
deve decidere nelle nostre argomentazioni, a
questa maggioranza, a coloro che hanno preceduto questa maggioranza, a coloro che hanno
votato per governatori di questa Regione, ai
quali spettava la gestione, il controllo della
sanità, che invece di accorpare e di accentrare
tutto quanto nella regione Marche... Qui è venuto qualche anno fa caro Vergari. Tu non c’eri
ma penso che anche quella volta saresti stato
mio alleato in questa argomentazione. All’allora presidente-governatore della Regione Marche, che aveva partorito la bella idea della
famosa azienda sanitaria unica regionale, io ho
fatto questo discorso, anche se l’altra volta il
collega mi aveva accusato di essere un retrò.
Non sono un retrò, perché è sempre stato attuale
questo, è continuato ad essere attuale. Magari
parlassimo delle guerre puniche invece di cose
che da allora sono rimaste inalterate e hanno
determinato guai, tra cui questo. Ho chiesto
all’allora governatore: “caro governatore, come
cittadino marchigiano, nell’ipotesi diventassi
un paziente, un malato — tocco tutti i ferri
possibili e immaginabili — e tu mi garantissi
che l’azienda sanitaria unica regionale non dico
che mi guarisce e mi fa pagare meno, perché
chiederei forse troppo, mi basterebbe che mi
tranquillizzasse una volta entrato in un ospedale, di uscirne quanto meno o come ero entrato,
perché in molti casi, alle volte si rischia di non
uscire neanche come si era entrati, seppur malati, ma almeno che mi trattassero meglio. E
ovviamente il governatore ha chiesto a qualcuno chi ero e quando il “qualcuno” gli ha riferito
chi ero ha usato il termine demagogia, populismo
ecc. Non era vero, non era demagogia, era
constatazione e la storia mi ha dato regione.
Non sono un retrò, sono un attuale e questa è
attualità. E’ un’attualità tale e tanta che a questo
punto, per poter coprire le magagne dei vostri
compagni di partito che hanno gestito anche la
sanità a livello regionale e anche con la sanità
si sono completamente dimenticati e trascurati
questa parte della regione che è pur bella,
storica, culturale, tale e tanta da essere superiore, in certe situazioni... Non voglio citare Urbino
perché sarebbe troppo ma basterebbe Fano,
basterebbe una parte di Pesaro ad essere superiore ad altre parti della nostra regione, se ne
sono completamente dimenticati, compresa
questa. E adesso cosa fa questa maggioranza?
Fa un “ordinino” del giorno scopiazzato, ha
cambiato qualche riga e poiché nel frattempo è
arrivata la legge del Presidente della Repubblica che dice che quei sette comuni... La coscienza è vostra, la responsabilità è solo vostra, io ho
preso atto con molto dispiacere. Sono nato a un
metro e mezzo dal confine con la Romagna, a
Mercatino Conca, in una casa di contadini,
Linea Gotica, nel 1945. Per cui per me l’Emilia
Romagna non è un fattore estraneo. (Interruzione). Di questo sono contento, non mi è mai
dispiaciuto, anzi tra l’altro ho anche buon sangue romagnolo perché il nonno materno era
romagnolo, per cui di questo non mi può dispiacere. (Si dice: “politicamente non hai preso
tanto dai romagnoli”). Non dimentichiamo
che c’era qualcuno che era romagnolo e si
vantava di esserlo e ha dato natali a Tanti.
Vergari ne è un esempio politico ben preciso.
Cosa dice questa maggioranza? “Ormai
sono di là”, dimenticando un piccolo particolare: che la stessa Giunta, che si è scordata —
come le precedenti — di quel bellissimo terri-
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torio, ha avuto uno scrupolo di coscienza una
bella mattina, ha chiamato un illustre consulente avvocato, sicuramente con parcelle quasi
milionarie, presumo e gli ha detto “mi fai un
ricorso alla Corte Costituzionale per sapere se
per caso tutto quello che è stato fatto, tutti i soldi
spesi, tutti i discorsi fatti...”. Compreso l’intervento del consigliere Berardi il quale allora,
fresco sindaco, giustamente ha detto “cosa devo
fare se i miei cittadini hanno deciso di andare di
là, di fare questa scelta? Devo andare loro
contro? Devo andare in piazza e dire signori
belli, avete sbagliato?”. Oppure “signori belli,
io ho votato per restare in provincia di Pesaro”.
Non lo so, può anche essere che abbia votato
pure lui per andare di là perché la realtà è quella:
in poco tempo si arriva a Rimini. Qualcuno
prima ha detto “sono dovuto passare...”. Ma
perché sei dovuto passare là? Perché nessuno,
in 60 anni è riuscito a fare uno straccio di
collegamento degno di questo nome tra il cosiddetto Montefeltro, chiamiamolo anche Alta
Marecchia che non c’entra niente, perché comunque è Montefeltro e ha lasciato così.
Cosa dice questo ordine del giorno? “Tanto c’è Rimini, adesso”. Neanche la Giunta, il
Presidente. Poi qualcuno mi deve spiegare perché il Presidente e non la Giunta! Il Presidente della Provincia deve intervenire, alla luce
delle comprensibili preoccupazioni manifestate dalla popolazione locale, nei confronti delle
Regioni Marche ed Emilia Romagna. Che
cos’ha fatto finora lui, il “Principe” suo predecessore, che aveva potere, forza, numeri per
poter decidere il caldo e il freddo di questa
Provincia? Che non è riuscito a farlo perché
rischiava di perdere un po’ di voti quando
poteva essere necessario? Questo è vero, lo
sappiamo tutti e voi lo sapete meglio di me,
perché siete stati — e qualcuno ancora c’è —
nella stanza dei bottoni.
Allora cosa fa il nuovo Presidente? Lascia una poltroncina di un assessorato, invece
di farne uno specifico o fare qualcosa di ben
concreto e preciso dal punto di vita amministrativo ed esecutivo, ne lascia uno lì, perché “chissà mai che l’Udc volesse fare l’alleato del Pd
nella prossima campagna regionale?”. Allora,
poverino — e questo vale per te, perché sei
anche segretario di quel partito, “forse ti faccia-
mo assessore”. E tu cos’hai detto? “Vedremo,
cosa succede”.
Dio mio, ben altro si chiama questo comportamento, ma non importa.
Allora cosa si chiede? La “Casa del parto”, mica si chiede la casa per giocare a briscola
e tressette o per giocare alla roulette. Si è
chiesto la “Casa del parto”. L’altro romagnolo
i nascituri e le partorienti le trattava in ben altro
modo inventando l’Onmi, Opera nazionale
maternità e infanzia, non la “Casa del parto”,
che era ben altro e questo lo dico perché la storia
è questa, non faccio né apologia né nulla, faccio
delle constatazioni e nessuno può impedirmi di
poter dire questo.
Allora cosa si fa in questa provincia,
sapendo di questa situazione, sapendo, come
giustamente dice il consigliere Cancellieri che
i pediatri sono quelli che sono? Perché come
sembra, come ha fatto, come poteva fare, il
governatore o chi per lui — chi per lui fa quello
che dice il governatore, da quello che si legge
sui giornali e sulla stampa, anche se alcuni
dicono che non è vero — mentre per altri reparti
dà qualcosa in più, trascura completamente,
purtroppo, una cosa essenziale, esistenziale: la
cura e la tutela del parto, dei nascituri, e c’è chi
si lamenta perché qualcuno non vuole mettere
al mondo figli in questa situazione. E’ chiaro:
non sai neanche dove partorire. Non è l’epoca
in cui Giancarlo Rossi nasceva in un granaio,
grazie a Dio perché avevo una madre bella e
robusta che è campata, fortunata lei, fino a 97
anni. (Interruzione). Tu sei della mia generazione, anche tua madre era forte e bella, ci
mancherebbe altro, ma consentitemi di spendere una parola per mia mamma che mi ha partorito il 6 gennaio, in pieno inverno, a Mercatino
Conca, in un granaio, senza nessuna assistenza
particolare. Sopravvissuta solo perché era robusta per suo conto. Questo è il discorso.
Perché tutto questo? Per quale ragione
l’ordine del giorno presentato da questa forza
politica conclude chiedendo “di intervenire” e
il collega non dice “caro presidente, amico
d’infanzia, amico di giochi” — non dico di
merende perché uno può pensare male. Cosa
dice? Impegna il Presidente e la Giunta provinciale in quanto tale, perché si è di più, si è
istituzionalmente più importanti e volendo si
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possono ottenere più cose. Cosa dice? Dice
“nel frattempo, in attesa che qualcuno faccia un
confine al di qua di Novafeltria, al di qua di
Pennabilli, al di qua di San Leo, facciamo
qualcosa per questa cosiddetta “Casa del parto”, chiamatela come vi pare, non ne faccio un
problema di denominazione. Perché sappiamo
tutti e io più di molti, perché facendo l’avvocato
da quasi 37 anni, come si dice “sono del mestiere”. In Italia non c’è nulla di più definitivo di
quello che è provvisorio, per cui si rischia di
continuare a stare in questa situazione di non si
sa cosa, per molto tempo come giustamente
diceva Vergari, e sono d’accordo con lui.
Cosa dice il consigliere Savelli? Noi votiamo il nostro, perché più bello di così non si
poteva fare. Aveva ragione Cancellieri. Ti riconosco questo diritto, ma non puoi pensare che
io sia d’accordo con il tuo concetto quando
togli mezza riga e ne aggiungi un’altra mezza.
Perché tu dici “parliamo con la Provincia di
Rimini, con la Regione Emilia Romagna e con
la Regione Marche”. Allora, o parli solo con la
Regione Emilia Romagna perché ormai ufficialmente sei di là...
PRESIDENTE: Consigliere, i suoi minuti a disposizione sono conclusi. Ha usato
tutto il quarto d’ora a sua disposizione.
GIANCARLO ROSSI: Ti ringrazio e chiudo.
Per questo non posso fare altro che dire:
la realtà è quella che è stata scritta ed è stata
richiesta, le cose richieste nell’ordine del giorno a firma Giannotti e Falcioni. Un tentativo di
travisamento è quello fatto da questa Giunta ma
è Savelli che ha sottolineato che l’ordine del
giorno era del 13 giugno e voi questa mattina,
a Consiglio provinciale iniziato avete presentato quest’altra cosa. La chiamo “cosa” perché ho
difficoltà a chiamarla in termini diversi. Questo
è inammissibile in termini rituali, invotabile in
termini di contenuto e mi auguro che qualcuno
di voi almeno abbia il coraggio morale...
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Mei. Ha parlato un quarto d’ora, consigliere
Rossi.
GIANCARLO ROSSI: Chiedo scusa, Presidente.
PRESIDENTE: Pensavo che si lamentasse per il fatto che le ho tolto la parola.
MARCELLO MEI: Riguardo l’inizio di questa seduta, circa il richiamo da parte del Presidente del Consiglio alla puntualità alle riunioni
e alla presenza — lo dico bonariamente — fra
i non presenti c’erano 4-5 assessori. Non è un
richiamo ma solo ricordare quello che il Presidente ha detto all’inizio: credo che sarebbe utile
per tutti iniziare per tempo, quindi ricordo a chi
non era presente prima che per quanto possibile
dovremmo cercare di affrettarci.
Su questo ordine del giorno mi sembra
che la situazione sia decisamente kafkiana, al di
là del fatto che sia malcostume o meno. Io
ritengo che sia irrituale presentare in tutta fretta
un ordine del giorno nel corso di un Consiglio
provinciale, anche se fatto a norma di regolamento.
Va ricordato che i punti nascita dei piccoli ospedali sono stati tutti penalizzati nel corso
degli ultimi anni: quello di Novafeltria è l’ultimo di questi esempi, quindi questo è un problema che si è verificato nel corso degli anni un po’
dappertutto.
D’altra parte gli stessi che hanno plaudito,
accondisceso al passaggio ad un’altra regione
di quei territori, ora si interessano di una popolazione, di un territorio che non sono più nella
regione Marche, purtroppo. Questo è comunque un intento lodevole ma a questo punto del
tutto inutile ora che i giochi sono stati fatti.
Credo che qui non si tratti di accattivarsi
le simpatie delle elettrici della Valmarecchia o
di fare delle inutili polemiche tra di noi ma
soprattutto occorre cercare di risolvere i problemi di quella realtà, di quella popolazione.
Guardiamo avanti, ai problemi che abbiamo
invece in questa provincia e che dobbiamo
affrontare come Consiglio provinciale. Forse il
buon senso ci consiglierebbe di unificare, eventualmente, i due testi in un unico testo condiviso, perché credo che sarebbe la cosa più ragionevole.
Quindi pur concordando con lo spirito
delle mozioni, con quella del consigliere
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Giannotti e con quella successiva, se così non
fosse, se non ci fosse una unificazione in un
unico ordine del giorno comunico fin da adesso
la mia eventuale astensione su questi ordini del
giorno, perché di fatto, a questo punto, riguardano la Regione Emilia Romagna.
PRESIDENTE: Ha la parola l’assessore
Ciaroni.
DANIELA CIARONI: Farò un intervento
molto breve. Vorrei richiamare l’attenzione
sull’argomento di questo ordine del giorno,
soprattutto sull’impegno della Regione nel
mantenere aperto il punto nascita che, come ha
spiegato abbondantemente il consigliere
Berardi, è stato fatto pure andando incontro a
difficoltà nel reperimento dei professionisti
interessati. Giustamente il consigliere Cancellieri aveva tirato fuori il problema, nel senso
che questo è un problema diffuso, ma è diffuso
perché dobbiamo fare attenzione su quello che
stiamo proponendo, poiché l’apertura di un
punto nascita nel senso di una struttura adeguata all’aiuto alla donna durante l’espletamento
del parto, di per se stesso non è da solo un
sinonimo di sicurezza per la salute delle donne,
questo è solo l’evento conclusivo. Quello che
una buona sanità deve mettere in atto è una
pratica di diagnosi, di assistenza a tutta la
gravidanza, fino a giungere al momento del
parto in cui, eventualmente, possono verificarsi delle complicazioni, ma le complicazioni
saranno molto meno frequenti e molto meno
gravi se il periodo precedente è stato seguito da
una attenta diagnosi e da una attenta cura di
quello che è stata la progressione della gravidanza. Questo è quanto comunque, al di là della
chiusura del punto nascita di Novafeltria ha
fatto la nostra regione, la nostra sanità, perché
comunque ha preso accordi con la struttura di
riferimento di Rimini, è riuscita a mantenere un
percorso e si è impegnata a potenziarlo —
questo lo dicono i fatti — ed è quello che
probabilmente, forse, verrà fatto ma è anche
quello che è ottimale per la salute delle persone
in tutti i piccoli centri ospedalieri anche del
nostro interno, dove è impensabile poter ritenere, con un numero di 50 o 100 parti all’anno, che
i professionisti che intervengono abbiano una
capacità tale di gestire tutte le situazioni, soprattutto le situazioni di emergenza. Quello che
deve essere messo in rete non è tanto affrontare
l’emergenza ma prevenirla e fare in modo che
nel momento in cui c’è possa essere gestita
dalla struttura in grado di dare delle soluzioni.
Quindi prevenzione, diagnosi ed eventualmente strutture di riferimento che abbiano
la capacità di gestire queste cose.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Tomassoli.
GIULIO TOMASSOLI: Mi voglio allacciare al ragionamento che faceva adesso l’assessore. Innanzitutto sono 150 nascite, quindi
un parto ogni due giorni e non è una cosa da
poco, non è un parto ogni mese, ogni settimana
ma un parto ogni due giorni. Probabilmente
non ci sarà tutta quella materialità disponibile
per l’esperienza, però è da sottolineare questa
cosa.
Il mio intervento non vuol ribattere all’assessore ma solo precisare un punto. Fino
adesso è stato detto che l’argomento è superato
per ovvie ragioni di normative entrate in vigore, che vedono scipparci i territori dell’Alta
Valmarecchia e portarli in Emilia Romagna,
volevo chiedere, e vorrei che almeno il segretario mi rispondesse, se il consigliere Berardi è
ancora legittimato a sedere tra i nostri banchi,
visto e considerato che... Fa ridere? Mi fa
piacere che il consigliere rida, perché la seconda domanda — e qui esco fuori ma me la dovete
permettere, visto che sono il presidente della II
Commissione, “Garanzia” — è come può sedere il consigliere Berardi tra i nostri banchi ed
essere presidente della Marche Multiservizi cui
io dovrei garantire un controllo per tutta la
provincia e allo stesso tempo sedere a fianco
del consigliere che ne è presidente.
PRESIDENTE: Ha la parola il segretario
generale.
Dott. ROBERTO RONDINA, Segretario
generale: Ancora siamo nella fase iniziale,
dovrà essere nominato il commissario, vi sono
degli adempimenti. A me pare, almeno da un
primo esame della questione, che non ci sia un
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obbligo da parte del consigliere o un provvedimento di autorità che esclude il consigliere
dall’incarico di consigliere di questa Provincia.
Naturalmente dipende da lui, potrebbe anche,
di sua iniziativa, dare le dimissioni, ma al
momento, da quello che sappiamo — però
ancora siamo all’inizio delle procedure — avremo il commissario che dovrà sbrigare tutte le
pratiche entro sei mesi, quindi in questo periodo di tempo affronteremo anche il problema del
consigliere.
PRESIDENTE: Ha la parola, per fatto
personale, il consigliere Berardi.
GABRIELE BERARDI: Vorrei ricordare al
consigliere Tomassoli che fintanto che la legge
non prevede una causa di incompatibilità io
sono un consigliere eletto nella provincia di
Pesaro e Urbino e pertanto, in quanto tale
continuo a sedere e ad avere anche diritto alla
parola in questo Consiglio provinciale.
Dopodiché esiste una questione quanto mai
importante, visto che il passaggio è stato sancito con la legge che ha effetto il 15 agosto. Il 16
agosto non è che tutte le pratiche relative al
passaggio si sono esaurite. I cittadini dell’Alta
Valmarecchia, con forte autodeterminazione
hanno chiesto ad un consigliere provinciale
eletto di seguire tutta la questione legata al
passaggio dell’Alta Valmarecchia. Di fronte a
questa richiesta il Presidente della Giunta ha
affidato a me la delega per seguire per suo conto
la questione dell’Alta Valmarecchia, quindi
chiedo di avere pieno titolo a continuare a
lavorare in questa Provincia, anche perché il
commissario, che credo oggi sia stato nominato, ha tempo sei mesi per perfezionare tutti gli
atti relativi al passaggio, più altri sei mesi
qualora abbia necessità di completare. Quindi
credo che di questioni dell’Alta Valmarecchia
nella provincia di Pesaro e Urbino ancora ve ne
saranno per diverso altro tempo e credo quindi,
rispetto a questo, di sedere qui pienamente
legittimato. Dopodiché, nel momento in cui la
questione si sarà totalmente perfezionata — e
io in questo Consiglio rappresenterei me stesso
— credo che sia mia la scelta, come ricordava
il segretario, di eventualmente prendere decisioni. Ma in questo momento io rappresento,
oltre che i cittadini della provincia di Pesaro e
Urbino, in particolare una forte preoccupazione dei cittadini dell’Alta Valmarecchia, perché
dobbiamo essere tutti rispettosi della loro
autodeterminazione, attraverso la quale, con
uno strumento di democrazia diretta, che è un
referendum popolare, hanno deciso di cambiare regione. Le motivazioni ognuno di noi le può
cercare dove vuole ma quella decisione va
rispettata. Quindi oggi, rispetto a questa fase di
passaggio che è quanto mai delicata, che non
può vedere assolutamente l’Alta Valmarecchia
bloccarsi su tutte le questioni, credo che avere
una figura di riferimento loro oltre che dell’intera Giunta provinciale, del Presidente che in
prima persona sta seguendo il passaggio, sia un
loro sacrosanto diritto, quindi nessuno può chiedere a me di dimettermi in questo momento,
perché non ho alcuna intenzione di farlo in
quanto è mio diritto rimanere qui.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Foschi.
ELISABETTA FOSCHI: Intanto mi pare che
il collega Berardi non abbia affatto capito lo
spirito dell’intervento del collega Tomassoli, il
quale sostanzialmente metteva in evidenza un
paradosso: da una parte ci si risponde che
dell’ospedale di Novafeltria sostanzialmente
non dovremmo più occuparci...
PRESIDENTE: Consigliere, così riapre
un altro caso personale.
ELISABETTA FOSCHI: Non riapro un altro
caso personale ma forse evito che intervenga
Tomassoli in questo senso, perché, ripeto, metteva in evidenza una situazione paradossale...
PRESIDENTE: Stiamo sul tema all’ordine del giorno. Questa è una questione, come
ha detto già il segretario, che deve essere affrontata dal punto di vista giuridico e quindi
avremo modo nei prossimi mesi di affrontarla.
Io ho la mia idea, ognuno ha la sua.
ELISABETTA FOSCHI: Non ritengo di esulare dal tema, comunque, Presidente, quindi il
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suo richiamo l’ho ascoltato ma non lo condivido.
Ripeto, non credo si possa dire dell’ospedale di Novafeltria “non siamo tenuti a parlarne” perché è passato all’altra provincia, visto
che siede un consigliere di Novafeltria a parlare, con diritto, come sostiene, in un consesso
provinciale di Pesaro e Urbino. Quindi credo
che Tomassoli volesse sottolineare che come tu
hai il diritto-dovere, a tuo avviso, di parlare in
questo consesso, a maggior ragione questo consesso dovrebbe occuparsi dell’ospedale di
Novafeltria.
In ogni caso, visto che ha voluto farmi
una sottolineatura, Presidente, colgo l’occasione per farne a lei tre di sottolineature. Quando
abbiamo provveduto alla elezione del Presidente del Consiglio provinciale, ricorderà benissimo che anche da parte nostra c’è stato il
sostegno al suo nome quale Presidente, chiedendole però che venisse garantito il ruolo del
Consiglio, una giusta azione tra maggioranza e
opposizione. Mi pare che in questa seduta del
Consiglio questo non si stia verificando, anzitutto perché è vero che è previsto dal regolamento, è anche vero che nella precedente esperienza più volte abbiamo messo in evidenza
come fosse un brutto costume, anche per coloro
i quali assistono a questo dibattito provinciale,
vedere che in data 13 luglio un rappresentante
del Pdl presenta un ordine del giorno, oggi e
non all’indomani del 15 agosto, all’inizio di
seduta del Consiglio provinciale, su un tema
così importante rispetto al quale riempiamo i
giornali per dire “collaboriamo, cerchiamo una
soluzione, cerchiamo un confronto su come
verificare, seguire questo passaggio”, all’ultimo minuto viene presentato un ordine del giorno. Credo che questo non sia un esempi di buon
funzionamento di questo Consiglio provinciale, credo che lei avrebbe potuto...
PRESIDENTE: Avrei dovuto censurare
l’azione di un consigliere. Non lo posso fare né
per la minoranza né per la maggioranza.
ELISABETTA FOSCHI: Avrebbe potuto
sottolineare, nel momento in cui questo ordine
del giorno è stato presentato, che sarebbe buona
cosa non arrivare all’ultimo minuto ma pensar-
ci un po’ prima, onde fare in modo che tutto il
Consiglio abbia possibilità, anche in maniera
più serena — perché indispone un po’ questo
atteggiamento — di confrontarsi su questo tema,
cosa che non è avvenuta.
Seconda cosa. Nell’ordine del giorno ci
sono punti integrati nella Conferenza dei
capigruppo, tre ordini del giorno nuovi presentati nella Conferenza dei capigruppo di cui i
consiglieri non sono a conoscenza perché non
è stato mandato un ordine del giorno integrativo, neanche una e-mail che può essere immediata, può essere anche fatta a seguito della
conclusione della Conferenza dei capigruppo.
Quindi ci sono consiglieri che non sapevano
dell’integrazione, però lei ha provveduto a
mandare un fax a tutti i sindaci della provincia,
poi rettificato con una e-mail, in cui invitava
tutti i sindaci a partecipare al dibattito odierno
in Consiglio provinciale perché si sarebbe discusso, in un ordine del giorno, della
problematica della scuola. Doppia scorrettezza, perché non aveva informato i consiglieri
provinciali di un ordine del giorno integrativo,
però si era preoccupato di invitare tutti i sindaci
della provincia di Pesaro e Urbino ad assistere,
non su un ordine del giorno come punto dell’ordine del giorno, proposto dalla Giunta ma su un
ordine del giorno presentato dal capogruppo di
Rifondazione comunista e dal capogruppo del
Pd, sulla scuola. Ripeto, doppia scorrettezza:
non ha informato i consiglieri, e qui si può
richiamare a un regolamento e non va bene, ma
quella e-mail che non ha mandato ai consiglieri
l’ha mandata ai sindaci. Qui chiudo, ma ci
torneremo dopo quando parleremo di scuola,
però visto che lei ha fatto un richiamo a me io
ne ho fatti tre a lei.
Sul merito credo che questo Consiglio
dovrebbe ribadire quello che veniva scritto
nell’ordine del giorno a firma Giannotti e
Falcioni, che è importantissimo provvedere
all’immediato ripristino dell’emergenza-urgenza ostetrico-ginecologica dell’ospedale di
Novafeltria. Questo, non intavolare con chi di
dovere un confronto affinché la Regione provveda in futuro... ecc. Dovremmo dire questo.
Tra l’altro mi chiedo: quando Spacca
dice che ricorrerà contro la legge che assegna i
sette comuni all’Emilia Romagna, ci crede sul
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serio o va lì solo a spendere i soldi? Perché che
un presidente della Regione faccia un ricorso,
doveroso in quel senso, perché si vede perdere
sette comuni, però contemporaneamente va a
togliere i servizi in quella zona, mi viene da
pensare che forse non ci crede più di tanto o che
lo fa come spot. (Interruzione). Se ci crede sul
serio li vada a potenziare. In ogni caso io credo
che il messaggio che dovremmo dare è quello
di ripristinare nell’immediato, per cui invito il
Consiglio provinciale a convergere su un ordine del giorno, evitando il teatrino di uno vota il
suo, l’altro vota l’altro e arrivare a ribadire
questo concetto che era tanto semplice, tanto
esplicito.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Papi.
DOMENICO PAPI: Credo che su qualche
punto possiamo essere d’accordo.
GIANCARLO ROSSI: Bisogna essere convinti, non d’accordo.
DOMENICO PAPI: Credo, perché siccome
non riguarda solo me, riguarda anche voi, non
ho la capacità della certezza. I miei poteri sono
modesti.
Il primo punto è che la sanità è una cosa
importante, un tema fondamentale che credo
incida profondamente sulla qualità della vita
dei nostri concittadini, quindi noi siamo qui
nella nostra attività politica, amministrativa, di
partito ma istituzionale soprattutto, a garantire
il livello più alto di qualità della vita dei nostri
cittadini, quindi la sanità è una cosa seria.
Qualcuno di voi sa che io vengo da Cagli, le
battaglie sulla sanità per difendere i servizi
sanitari, ospedalieri e territoriali ci hanno visto
particolarmente allenati. Questo credo sia un
punto fondamentale.
L’altra questione è che noi abbiamo guardato con grande attenzione all’ordine del giorno del consigliere Giannotti e se è arrivato oggi
— riconosco che queste cose dovrebbero arrivare per tempo e credo che in futuro saremo un
po’ più attenti — è perché quell’ordine del
giorno ha suscitato al nostro interno anche un
dibattito, un’attenzione, un approfondimento,
se è vero come è vero, che siamo stati lì, intorno
alle 20 di sera che ancora ragionavamo su
questa cosa. E’ evidente che c’erano delle questioni di sostanza, che per certi versi condividevamo, ma c’erano dei punti inevitabili, non
condivisibili ed era quando tutta questa situazione, questa interruzione del 20 aprile dell’attività del punto nascita, che, Mei lo ha ricordato, è rimasta l’unica nel panorama provinciale
rispetto a tutti gli altri poli ospedalieri, è responsabilità della Regione. A noi non risulta
questo. Se poi questo ordine del giorno è un’occasione per intervenire su tutto, sulla secessione,
sul perché, su cose personali, allora è evidente
che è un ordine del giorno che va ricondotto ai
confini precisi del tema.
Il primo è questo: quel punto nascita è
stato disattivato non per volontà politica ma per
mancanza, come lo stesso capogruppo Cancellieri ricordava, di professionisti medici, perché
non ci sono. La seconda cosa è che questo
ordine del giorno è avvenuto in un’epoca in cui
è stato non superato ma modificato dagli eventi, dalla legge che è stata ricordata, dal passaggio dei comuni all’Emilia Romagna, quindi
questo problema non è un problema che non ci
riguarda più ma è un problema che non riguarda
più soltanto noi, è un problema che riguarda
anche altri. In questo ordine del giorno che,
ripeto, è arrivato oggi con la firma di tutti i
capigruppo ma che è il frutto di una discussione
anche dei giorni scorsi, viene sottolineato e ben
specificato questo. Quindi ci sono delle
argomentazioni di fondo che oggi Giannotti
con il suo intervento ha ben chiarito, al di là di
quello che c’è scritto qui nell’individuare le
responsabilità.
Poi voglio aggiungere anche un’altra cosa.
Io nella mia pratica amministrativa, politica, da
sindaco non ho mai applicato la strategia del
basso profilo, del “freghiamoci” e sugli ordini
del giorno abbiamo avuto modo di confrontarci
anche nella Conferenza dei capigruppo. Sapete
qual è il mio pensiero, qual è anche il senso
degli ordini del giorno. Quindi non abbiamo
praticato questa attività, non era nelle nostre
intenzioni. Se abbiamo dato questa sensazione,
è una sensazione sbagliata, che dobbiamo sicuramente correggere ma vi prego di considerare
anche le nostre posizioni come posizioni one-
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ste, responsabili, trasparenti e che vanno nella
direzione — e riprendo il secondo punto che
dovrebbe vederci in qualche modo convergenti
— di garantire i servizi alle nostre popolazioni.
E’ la garanzia dei servizi alle nostre popolazioni e noi delle aree interne — non fatemi passare
come quello che viene qui a rappresentare solo
Cagli, perché non è questo il tema — lo sappiamo, bisogna garantire servizi che abbiano tutti
i criteri della qualità, soprattutto sul tema della
sanità, perché vuol dire sicurezza, vuol dire
dare sicurezza ai nostri cittadini. E’ un servizio
del tutto speciale quello sanitario, a volte sfugge veramente alla conoscenza del fenomeno,
perché c’è una sicurezza reale, c’è una sicurezza percepita, lo sappiamo. Quindi non vorrei
scivolare nel dibattito che mi richiama, però
credetemi, da parte nostra non c’è volontà né di
fare i furbi né di fare i furbetti e tanto meno
quelli che vogliono appropriarsi di un ruolo, di
una capacità, di una posizione nei confronti di
quelle popolazioni.
Quindi vi prego di ripensare a certe accuse che in qualche modo sono state avanzate su
questo nostro modo di porre l’ordine del giorno, che non ci appartengono veramente. Il
futuro ci dirà poi questo, certificherà questa
cosa.
Sull’essere inusuali nella presentazione
di un ordine del giorno, credo che dobbiamo
registrare i tempi, dobbiamo forse rivedere
alcuni regolamenti. Adesso partiremo anche
con la Commissione che avrò l’onore e l’ordine
di presiedere, quindi insieme vedremo se c’è
qualcosa da cambiare per il buon funzionamento del Consiglio, in modo che tutti possano
essere messi nelle condizioni e nei tempi giusti
per essere a conoscenza e per portare, attraverso la conoscenza, un contributo concreto, vero,
forte, magari da posizioni assolutamente diverse, comunque con l’obiettivo di essere qui
nell’interesse dei nostri concittadini, naturalmente di tutta la provincia.
Questo è stato il senso vero di questo
ordine del giorno che abbiamo pensato anche
potesse essere in qualche modo integrato, modificato, ma ci siamo resi conto che l’ordine del
giorno di Giannotti, seppure vero — perché è
chiaro, è un ordine del giorno che risponde a un
problema, quindi non è che Giannotti inventa le
cose: è anche abituato, è anche esperto, è anche
capace di cogliere i problemi che sono anche
politici. Poi, la discussione qui è stata più
politica che concentrata su quel servizio —
sostanzialmente conteneva degli obiettivi, delle condizioni, dei punti di partenza che non
potevano essere da noi condivisi. Quindi prendete questa nostra posizione come un contributo e un senso di responsabilità.
Chiudo con l’ultima cosa. Poli ospedalieri:
è venuto un ministro che si chiamava Sirchia,
che a un certo punto aveva chiaramente detto
che i poli ospedalieri — l’ha detto pubblicamente — andavano chiusi. I nostri poli
ospedalieri. Perché erano troppo costosi e pericolosi. Per fortuna quella strada non è stata
percorsa. I nostri poli ospedalieri — l’ospedale
di Pergola, quello di Cagli, quello di
Fossombrone, ecc. — hanno una loro funzione,
una loro ragione d’essere lì, presidi all’interno
di un sistema sanitario che si basa sulla
differenziazione-integrazione e a loro sono assegnati dei compiti, dei servizi io ritengo importanti, fondamentali, insostituibili, che debbono raccordarsi con l’ospedale di rete e con
quello più di area vasta che spero possa raggiungere livelli di qualità superiori all’interno
di una sanità marchigiana che mi auguro veda
sempre meno questa mobilità passiva, queste
fughe verso altre regioni ma che sappia organizzare la propria attività all’interno di una
regione che ha un servizio di qualità che viene
riconosciuto e che spero possa dare, in qualche
modo, qualità e certezze ai nostri concittadini.
PRESIDENTE: Ha la parola, per la conclusione del dibattito, il Presidente Ricci.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Intanto mi pare che dal punto di vista del
metodo questa è una questione che dovete
discutere nella Conferenza dei capigruppo, l’ha
chiesto il consigliere Cancellieri. Io ho partecipato come consigliere. Precedentemente ho
visto fare questo tipo di operazioni sia da un
verso che dall’altro. Anche in corso di seduta
sullo stesso argomento. Ma se i capigruppo
hanno margini per modificare un regolamento
che compete loro, non ho nulla in contrario.
Però non nascondiamoci dietro un dito,
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qui c’è un problema di merito, non di metodo.
La differenza tra l’ordine del giorno proposto
dal consigliere Giannotti e quello proposto dal
consigliere Berardi è la premessa. La premessa
del consigliere Giannotti è quella che sentiamo
dire da mesi: che tutti i problemi della
Valmarecchia oggi sono frutto della mancanza
di interesse da parte della Provincia e della
Regione, compreso il voto di secessione. La
premessa di Berardi è esattamente opposta: ha
ricostruito esattamente come sono andate le
cose, l’assessore Ciaroni l’ha ulteriormente
chiarito.
Se mi permetti la battuta Giannotti, forse
quell’ordine del giorno è datato luglio perché
pensavi ancora di lucrare u po’ elettoralmente
sulla vicenda della Valmarecchia, pensando
che votassero nelle Marche, invece voteranno,
probabilmente, dall’altra parte. Ma stiamo al
merito.
Questa è una delle tante cose — l’ha
sollevato giustamente il consigliere Mei — è
uno dei tanti problemi che in questi giorni
stanno emergendo su questa vicenda. Problemi
enormi, che riguardano la Regione e anche la
Provincia, inerenti il patrimonio, il personale, i
mutui in corso, i costi della burocrazia. Vedo
che si è aperto finalmente un dibattito anche
all’interno del centro-destra marchigiano, meno
elettorale e più pragmatico di chi ammette che
la perdita di sette comuni non è un problema per
una parte politica ma è un problema istituzionale per tutta la regione e per tutta la provincia e
c’è addirittura chi auspica — tant’è che le
pressioni sul presidente Spacca affinché facesse ricorso sono state pubblicamente scritte sui
giornali — che il ricorso possa anche far pensare al Parlamento oltre che alla Corte costituzionale, un ritorno indietro.
Su questo bisogna fare chiarezza, perché
questa è l’unica regione, laddove ci sono stati i
referendum, nella quale il territorio nel quale
risiedevano questi comuni non ha
unanimemente espresso un giudizio negativo
sulla secessione. Il consigliere Giannotti, insieme ad altri consiglieri del Pdl hanno votato a
favore, in nome della autodeterminazione, del
rispetto della volontà popolare. Oggi ci sono
problemi enormi. Qualcuno dice “voi potevate
non dare il parere, bloccando l’iter parlamenta-
re”. Non ce la siamo sentiti, anzi da questa
Provincia abbiamo detto “esprimiamo un parere negativo ma non vogliamo bloccare l’iter
democratico”. Se avessimo voluto fare i furbi,
forse a questo punto non ci sarebbe stata neanche la presa di posizione del Parlamento.
Però su queste questioni bisogna fare
chiarezza, non si può dire “è giusto, sono d’accordo che vadano in Emilia Romagna” e poi
ributtare sempre la colpa al centro-sinistra, a
chi governa le Marche, a chi governa la Provincia, è un giochino che non funziona più.
Vi chiedo di aprire una fase nuova su
questo perché se affrontiamo le elezioni regionali così come abbiamo affrontato le elezioni
provinciali su questo tema, pensando che qualcuno ci può lucrare ne usciamo danneggiati
tutti. Vi chiedo di aprire una fase nuova, perché
o ci rendiamo conto, innanzitutto, in attesa
dell’esito del ricorso alla Corte costituzionale,
che servono risorse, altrimenti si rischia una
conflittualità enorme tra le due Regioni e tra le
due Province, e noi oggi qui non solo rappresentiamo i cittadini della Valmarecchia ma
rappresentiamo i cittadini di tutto il resto della
provincia e non possiamo far sì che questo
passaggio, che io ritengo negativo, assurdo dal
punto di vista istituzionale, alla fine danneggi i
cittadini della provincia di Pesaro e Urbino.
Quindi da una parte il ruolo di Berardi è
ancora utilissimo, perché c’è una fase di transizione da gestire ed è l’unico eletto in
Valmarecchia, quindi ovviamente il suo rapporto qui è un rapporto di collante molto importante con quelle popolazioni. Dall’altra dobbiamo renderci conto che i problemi verranno
al pettine.
Qualche giorno fa c’è stato un incontro
ufficiale tra me e il presidente della Provincia di
Rimini perché abbiamo interesse a collaborare
anche su altre vicenda, ma c’è stato un incontro
informale tra gli uffici della Provincia di Pesaro
e quelli della Provincia di Rimini. Ciò che noi
diamo per scontato non è per nulla scontato,
anche perché la legge è completamente sbilanciata verso Rimini. Il commissario non è stato
ancora nominato ma verrà nominato dal Ministero, “d’intesa” con la Provincia di Rimini e
non “sentita” la Provincia di Rimini e “sentita”
la Provincia di Pesaro e Urbino. C’è una confu-
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sione totale su chi ha la competenza in questa
fase di transizione, discussioni anche su chi
deve autorizzare una gara ciclistica, problemi
enormi, un guazzabuglio che non finisce più.
In attesa che la Corte costituzionale si
esprima su questo e su altri problemi, noi dobbiamo avere la serietà di chiedere insieme un
fondo straordinario, se vogliamo gestire la transizione e se vogliamo evitare che i danni si
ripercuotano sulla cittadinanza della
Valmarecchia o sui cittadini del resto della
provincia. Un fondo straordinario.
L’altro aspetto demagogico di questa legge è che è a costo zero. Capisco che i parlamentari che l’hanno proposta — l’On. Pini ed altri
— in Parlamento, per portarla avanti dovevano
dimostrare che non costava niente. E’ una bufala
che non costa niente. Solo per l’impegno dei
funzionari della Provincia di Pesaro e Urbino,
della Regione Marche, della Regione Emilia
Romagna, della Provincia di Rimini su questa
vicenda. E’ un costo enorme.
Credo che noi dobbiamo evitare
conflittualità, sia nella fase di transizione e, una
volta che la Corte costituzionale si sarà espressa, insieme, da questo Consiglio provinciale, in
maniera unanime dovremmo chiedere un fondo straordinario per la questione della
Valmarecchia al Governo, già dalla discussione nelle prossime settimane.
Questo è un tema. Ogni settimana ne
viene fuori uno. Mei prima giustamente diceva
che è quasi paradossale: noi dobbiamo discutere di una cosa che non compete più a noi. Noi
faremo la nostra parte affinché il punto nascita
rimanga a Novafeltria, sapendo però — diciamoci la verità — che in un incontro fatto tra i
due assessori alla sanità, marchigiano ed
emiliano-romagnolo — e qui viene la preoccupazione di Novafeltria — quello emilianoromagnolo ha detto “non ci penso neanche che
lì rimanga il punto nascita”, perché in Emilia
Romagna hanno un’altra filosofia, che funziona ma che è diversa rispetto a quella delle
Marche. Negli ultimi anni hanno chiuso gli
ospedali di polo, rafforzando gli ospedali di
rete. E’ l’esatto contrario di quello che si sta
facendo in questa regione. Domani andrà in
Consiglio regionale l’approvazione dell’azienda Ospedali riuniti Pesaro-Fano in una rete
provinciale dove rimangono tutti gli ospedali di
polo. (Interruzione). Non voglio riprendere tutte le questioni polemiche. E’ il mio pensiero
Baldelli, non è la Bibbia. Posso anche sbagliare, ma penso che sia giusto anche informarvi di
questo, poi so che il Presidente Bartolucci si è
preso anche l’impegno di fare un Consiglio
monotematico sulla Valmarecchia, quindi avremo modo di affrontare la questione, però siccome questo tema che oggi emerge è uno dei tanti
che verranno, sappiate che la situazione è questa e credo che se vogliamo dare un contributo
ad aprire una fase nuova, in attesa dell’esito
della Corte costituzionale dobbiamo chiedere
da questo Consiglio comunale, e mi auguro
anche dal Consiglio provinciale di Rimini —
domani incontrerò, con Berardi, i sindaci della
Valmarecchia e chiederò che venga fatto anche
nei loro Consigli comunali — un fondo straordinario per gestire questa fase di transizione. E
se la Corte costituzionale darà parere contrario
al ricorso delle Marche, anche l’effettivo passaggio.
Questa è la situazione. Sul punto nascita
di Novafeltria siamo tutti d’accordo, gli ordini
del giorno sono diversi nelle premesse, quindi
per questo è stato presentato l’altro. Se poi nella
Conferenza dei capigruppo per i prossimi Consigli individuerete un’altra metodologia più
snella e che garantisca tutti, sia maggioranza
che opposizione, ovviamente non ho nulla in
contrario.
PRESIDENTE: Passiamo alle dichiarazioni di voto.
ROBERTO GIANNOTTI: Chiedo la parola
per fatto personale.
PRESIDENTE: Mi dica in cosa consiste
il fatto personale.
ROBERTO GIANNOTTI: Dovevo avere il
diritto di replica.
PRESIDENTE: Non ha il diritto di replica. Io sono qui a garantire i lavori. Se vuole
esprimere la dichiarazione di voto può farlo.
ROBERTO GIANNOTTI: Il Presidente
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della Provincia ha parlato di strumentalizzazione
politica. Più fatto personale di questo?
ANTONIO BALDELLI: Visto che non è
consentito al consigliere Giannotti di parlare a
titolo personale quando evidentemente è stato
citato, in qualità di capogruppo lascio la dichiarazione di voto al consigliere Giannotti.
PRESIDENTE: Il regolamento è stato
pensato per garantire, non dico in modo eccessivo, la minoranza. Il gruppo al proprio interno
può chiedere all’estensore dell’ordine del giorno, di fare la dichiarazione di voto. Che senso
ha che nello stesso gruppo ci siano più dichiarazioni di voto? A meno che ci sia una distinzione.
Quindi, ora le do la parola per la dichiarazione di voto a nome di tutto il gruppo di cui
lei fa parte.
ROBERTO GIANNOTTI: Il documento è
stato firmato da me e Falcioni ma rispetta un
impegno che abbiamo assunto in campagna
elettorale, quindi rappresenta tutto il gruppo.
Non voglio reagire alle polemiche
pretestuose del Presidente. Gli debbo dire che
lui è Presidente delle omissioni, perché questo
Presidente e il Presidente della Giunta hanno
fatto gravissime omissioni. Mi sarei aspettato
che dopo il 15 agosto il Presidente avesse
convocato una seduta urgente del Consiglio
provinciale per discutere del fatto che 15.000
cittadini se ne erano andati, per discutere di una
lacerazione territoriale gravissima, per la prima
volta nella storia delle Marche. Mi sarei aspettato che il Presidente della Giunta e la Giunta
avessero convocato il Consiglio provinciale
prima di domani, prima che il Consiglio regionale decida l’unificazione delle aziende
ospedaliere di Pesaro e Fano, con implicazioni
enormi rispetto al contesto della sanità provinciale. MI sarei aspettato dal presidente una
convocazione straordinaria del Consiglio provinciale per discutere della scelta del secondo
casello autostradale di Pesaro, che non è una
cosa di poco conto rispetto alla situazione provinciale. Quindi se vogliamo parlare di
strumentalizzazioni, rilancio sul piano delle
inadempienze di questa Giunta. Ma io ho fatto
un’accusa diversa. Mi interessa dire che c’è una
strategia politica della Giunta regionale di chiudere i piccoli ospedali e questo dovete avere il
coraggio di dirlo e di ammetterlo, a cominciare
da Rifondazione comunista e dai Comunisti
italiani. Dovete avere il coraggio di farlo. La
“vicenda Novafeltria” sta tutta dentro, perché
quando non si garantisce il turn-over del personale a Pergola, a Fossombrone, a Novafeltria, a
Cagli, a Sassocorvaro, quando non si arresta il
degrado tecnologico, quando non si innova la
tecnologia è chiaro che l’ospedale è destinato
pian piano a chiudere per forza di inerzia. Non
c’è bisogno di fare un atto deliberativo o una
delibera del Consiglio provinciale per chiudere.
La “questione Novafeltria” sta dentro
questa logica Berardi, non facciamo ridere.
Non sta dentro la carenza del personale ed è
banale questo tentativo di scaricare le responsabilità sul direttore dell’azienda territoriale n.
1. Il direttore dell’azienda territoriale fa quello
che il padrone gli dice di fare, quello che la
politica gli dice di fare.
C’è una logica strisciante. Per inciso,
oltre al personale c’è il rischio di perdere anche
il primario, perché in questa situazione credo
che nessuno voglia rimanere in quell’ospedale.
Mi dispiace veramente avere assistito a questo
scarico di responsabilità per un ordine del giorno limpido, lineare, corretto, che chiede una
cosa elementare.
Adesso non c’è il passaggio formale,
quindi la responsabilità della sanità e dell’ospedale di Novafeltria è della Regione Marche,
non è della Regione Emilia Romagna. Fin quando non ci sarà il passaggio formale noi dobbiamo farci carico di chiedere e sollecitare che ci
sia una risposta adeguata ai bisogni dei cittadini, bisogni che tutti avete condiviso.
Io dico che avete perso una grande occasione. Ancora no per la verità, perché se ritirare
quell’ordine del giorno indegno e votate il
nostro... (Interruzione). Te lo motivo, non ti
arrabbiare. Posso avere usato un termine improprio.
C’è un modo per marcare la dignità della
politica ed è che l’assunzione della responsabi-
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lità vuol dire fare gli interessi della gente e non
della politica. Il nostro ordine del giorno chiede
una cosa che fa gli interessi della gente. La
vostra proposta fa gli interessi della politica,
perché non ammette una situazione e rimanda
sine die a qualche altro soggetto la responsabilità di scegliere. Perché io devo rimandare in
maniera generica a futuri accordi fra le Regioni
Emilia Romagna e Marche la possibilità di
istituire nuovamente il punto nascita quando
sapete meglio di me che se questo sarà il livello
del passaggio, questo livello sarà confermato
dalla Regione Emilia Romagna, perché è nella
logica delle cose.
Io dico che avete perso una grande occasione per fare una scelta coraggiosa. Le differenze sono chiare. Noi siamo per un impegno
preciso, per una questione chiarissima, per il
ripristino dell’emergenza-urgenza, per il ripristino dell’operatività. Non siamo per rimandare così come ci chiedete. Vi chiediamo di fare
uno sforzo. Non è vero che le premesse dell’ordine del giorno sono premesse di carattere
tecnico. Se siete d’accordo sul contenuto non
dovreste fare molta fatica a sottoscriverlo.
La causa tirata fuori del passaggio, a me
sembra una causa banale. Arrivare a dire che
siccome c’è il passaggio non dobbiamo più
interessarci se la gente in Valmarecchia vive o
muore a me sembra... (Interruzione). No, hai
detto una cosa errata: tutti i 15 consiglieri del
Pdl delle Marche hanno votato a favore, tutti,
non io. E’ una cosa diversa. Se mai qualche mal
di pancia c’è stato — tu che hai voluto anche
strumentalizzare qualche parere diverso che
c’è rispetto a questa posizione, legittimo —
all’interno dei consiglieri di maggioranza che
Pascucci conosce molto bene, che sono usciti
dall’aula al momento del voto, non certamente
noi.
Mi spaventa questo scontro fra burocrazia e diritti dei cittadini, perché questo richiamo
agli aspetti burocratici che permea tutto l’ordine del giorno presentato dai partiti di maggioranza mi sembra proprio questo.
Su Sirchia mi viene da ridere. Io c’ero
quella mattina quando ha fatto quelle affermazioni. Intanto Sirchia non ha parlato dei punti
nascita, ha parlato dei piccoli ospedali, ha fatto
un discorso nazionale parlando della
razionalizzazione. Se c’è un esponente politico
che ha chiesto la chiusura dei punti nascita e del
punto nascita di Novafeltria è stato l’ex assessore alla sanità, il diessino Melappioni.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Cancellieri.
GIORGIO CANCELLIERI: Solo per dire
che, come ho già affermato nel mio intervento
il gruppo della Lega voterà a favore di entrambi
gli ordini del giorno, perché entrambi sono
votabili, entrambi hanno delle motivazioni e
delle ragioni che vanno verso il territorio e
verso la popolazione. Però devo dire che in
particolare mi ha convinto l’intervento del
capogruppo del Pd sindaco Domenico Papi,
perché è una persona credibile e io voglio
credere alle motivazioni per le quali è stato
presentato questo contrordine del giorno. Però
all’ufficio di presidenza faccio presente che
dobbiamo rivedere queste cose. Secondo me
dobbiamo rivedere il regolamento e con i
capigruppo ne parleremo nelle sedute; secondo
me non ha un senso, anche se si chiama “ordine
del giorno”, presentare gli ordini del giorno
all’ultimo momento, non dando la possibilità ai
consiglieri...
PRESIDENTE: Sono questioni di garanzia per le minoranze. Quindi non c’è nessun
problema, si rafforza il compito della maggioranza. L’ordine del giorno all’ultimo minuto,
visto che la maggioranza ha il governo, è uno
degli strumenti che ha l’opposizione per controllare, per indirizzare, per discutere rispetto
agli argomenti. Se volete farne a meno vi ringraziamo.
GIORGIO CANCELLIERI: Secondo me,
in ordine a qualsiasi cosa che si discute, ogni
consigliere, maggioranza o minoranza che sia,
deve avere la possibilità di poter entrare in
merito alla materia che si discute, cioè deve
avere del tempo, tutto qua. Il mio pensiero va in
questa direzione.
PRESIDENTE: Se non vi sono altri in-
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terventi pongo in votazione l’ordine del giorno
a firma Giannotti.
Il Consiglio non approva con 18 voti contrari,
(Bartolucci, Ricci, Perugini,
Ceccarini, Terenzi, Papi, Tagliolini, Foronchi,
Capanna, Sanchioni, Berardi, Magnanelli,
Mariotti, Carloni, Pascucci, Papolini, Savelli
e Vergari)
10 favorevoli (PDL e Lega)
e 1 astenuto (Mei)
Pongo ora in votazione il secondo ordine
del giorno a firma Papi, Savelli, Pascucci e
Vergari.
Il Consiglio approva con 20 voti favorevoli,
8 contrari (Tomassoli, Baldelli, Tarsi, Rossi,
Rognini, Falcioni, Giannotti e Perlini)
e 1 astenuto (Mei)
re espletati in maniera veloce, per evitare in
questo momento votazioni sulla possibilità o
meno, proverei a discutere i prossimi ordini del
giorno. E’ stato presentato un ordine dei lavori
nella Conferenza dei capigruppo. E’ evidente
che non è stato stravolto perché questo ordine
dei lavori è stato rispettato. Abbiamo fatto già
uno strappo proprio per anticipare. A questo
punto direi di andare avanti con i lavori, a meno
che chiediate la votazione dell’anticipo del
punto all’ordine del giorno.
Il regolamento recita che, nonostante il
diniego del Presidente si può chiedere al Consiglio di votare la proposta, pongo in votazione
la richiesta di anticipazione della discussione
sulla cosiddetta “Cava del Bifolco”.
Sull’ordine dei lavori
Il Consiglio non approva con 11 voti favorevoli
e 18 contrari (Ricci, Perugini, Ceccarini,
Papi,
Tagliolini, Terenzi, Foronchi, Capanna,
Sanchioni,
Berardi, Mariotti, Carloni, Vergari, Savelli,
Magnanelli, Bartolucci, Pascucci e Papolini)
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare,
sull’ordine dei lavori, il consigliere Baldelli.
Ne ha facoltà.
Procediamo pertanto secondo l’ordine
dei lavori che è stato stabilito nella Conferenza
dei capigruppo.
ANTONIO BALDELLI: Come è già stato
detto anche dal Presidente, sono presenti il
sindaco di Pergola e l’intera Giunta comunale,
oltre ad altri cittadini. Faccio presente che l’
Amministrazione comunale ha indetto per questa sera un Consiglio comunale. Se i lavori si
protrarranno così per ogni ordine del giorno,
renderemo impossibile, oggettivamente, la presenza del sindaco e della Giunta del Comune di
Pergola su un ordine del giorno di primaria
importanza per la città di Pergola stessa. Quindi
chiedo l’anticipazione dell’ordine del giorno,
che non dovrebbe recare danno ad alcuno ma
darebbe invece la possibilità all’Amministrazione comunale di essere presente, per poi
dirigersi presso il proprio Comune di appartenenza e celebrare il Consiglio comunale.
PRESIDENTE: Siccome ci sono punti
all’ordine del giorno che ritengo possano esse-
Ordine del giorno in merito alla proposta di
apertura del tavolo di concertazione
con i soggetti privati e pubblici per
riprendere e sviluppare le linee di sangue del cavallo del Catria come razza
da carne
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 4: Ordine del giorno in merito alla
proposta di apertura del tavolo di concertazione
con i soggetti privati e pubblici per riprendere
e sviluppare le linee di sangue del cavallo del
Catria come razza da carne.
Ha la parola il consigliere Tomassoli per
illustrare l’ordine del giorno.
GIULIO TOMASSOLI: Rinuncio a discu-
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terla in questo Consiglio e rimando la presentazione al prossimo Consiglio utile.
PRESIDENTE: La ringrazio. Dovrebbe
decadere ma visto il gesto di cortesia ritengo
che sia importante portare l’ordine del giorno al
prossimo Consiglio provinciale che si terrà il
28 settembre.
Ordine del giorno a favore della libertà in
Iran ed a sostegno del movimento di
protesta contro l’oppressione del regime teocratico degli ayatollah (Rinvio)
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 5: Ordine del giorno a favore della
libertà in Iran ed a sostegno del movimento di
protesta contro l’oppressione del regime
teocratico degli ayatollah.
E’ pervenuto al tavolo della presidenza
un emendamento che integra l’ordine del giorno. Mentre viene distribuito l’emendamento,
ha la parola il consigliere Baldelli.
ANTONIO BALDELLI: Anticipo il voto
favorevole del gruppo Pdl all’ordine del giorno, anche se infarcito di alcuni ideologismi.
Noi siamo a favore, chiedo solamente di scrivere Governo Italiano con le lettere maiuscole.
PRESIDENTE: Mi sembra giusto Governo con la maiuscola.
Ha la parola il consigliere Cancellieri.
GIORGIO CANCELLIERI: Penso che siamo completamente fuori dal mondo. Non avevo mai partecipato ai Consigli provinciali ma
se queste sono le premesse siamo di fronte a
delle ridicolaggini, a delle brutture continue.
Non ho capito cosa vuol dire tutto questo
atteggiamento. C’è una Giunta che deve espletare il proprio servizio e ha convocato un servizio comunale questa sera ma non c’è la solidarietà da parte di un’altra istituzione nel rimescolare le carte e cambiare l’ordine dei lavori
quando già è stato fatto? Mi pare che siamo
fuori dal mondo ed è un brutto modo per cominciare.
Mi appello al sindaco Papi che conosco
per la sua saggezza ad intervenire. Mi pare che
siamo fuori dal mondo.
L’ordine del giorno sull’Iran lo voglio
discutere, perché l’ho portato in Consiglio comunale, ho fatto un’azione a favore della comunità iraniana ma allo stesso tempo devo dare
la possibilità di discutere il loro ordine del
giorno. Per me è una priorità: discutiamo prima
quell’ordine del giorno, poi discutiamo gli altri
ordini del giorno tutti, compreso quello che
Tomassoli ha ritirato proprio per solidarietà.
Presidente, se continuiamo di questo passo, con tutti questi ordini del giorno, facciamo
i Consigli provinciali fino a mezzanotte, perché
è così. Dovremmo discutere nella Conferenza
dei capigruppo anche di questo: ci dovremmo
dare una regolata. Vanno dati, secondo me, dei
tempi e comunque non possono essere presentati tutti questi ordini del giorno, con i fogliettini
di integrazione che arrivano sul tavolo che non
riusciamo a leggere, di cui prendere atto.
Diamoci una regolata perché stiamo facendo tutti una brutta figura.
PRESIDENTE: Il suo voleva essere un
intervento rispetto al punto dell’ordine del giorno o solo un richiamo?
GIORGIO CANCELLIERI: Un commento.
PRESIDENTE: Un richiamo. Andiamo
avanti.
Ci sono interventi rispetto all’ordine del
giorno? Non ci sono interventi né dichiarazioni
di voto, quindi lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva all’unanimità
PRESIDENTE (in risposta al commento
di un consigliere): Per il prossimo Consiglio
abbiamo la Conferenza dei capigruppo. In quell’occasione si deciderà anche l’ordine. Se ci
sono dei casi che riteniamo urgenti proviamo a
discutere e a organizzare l’ordine dei lavori.
Per quanto riguarda la presenza delle persone o
delle istituzioni in aula — in questo caso il
sindaco e ho visto anche un onorevole, che
saluto — non possiamo, come istituzione,
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stravolgere i lavori che ci siamo dati, altrimenti
ogni occasione diventa un’occasione per stravolgere i nostri lavori.
Ci siamo dati un ordine dei lavori e lo
manteniamo, altrimenti ogni occasione per venire a manifestare o per strumentalizzare un
punto all’ordine del giorno o altro diventa un’occasione per bloccare i lavori del Consiglio. Per
evitare che questo diventi costume noi manteniamo l’ordine dei lavori che ci siamo detti
nella Conferenza dei capigruppo. Sapevamo
tutti che questo era l’ordine dei lavori e magari
dovevamo comunicarlo alle persone che sarebbero venute ad assistere ai lavori.
Ordine del giorno per l’individuazione e la
celebrazione della Festa dall’Unità
nazionale nella data del 18 febbraio
(Rinvio)
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 6: Ordine del giorno per
l’individuazione e la celebrazione della Festa
dall’Unità nazionale nella data del 18 febbraio.
E’ pervenuto un ordine del giorno che si
richiama al punto all’ordine del giorno che
discutiamo, quindi li discutiamo insieme per
evitare che ci sia perdita di tempo e che si
ridiscuta sullo stesso punto. (Interruzione). Ho
salutato e ringraziato la presenza del Sindaco e
dell’onorevole, dopodiché ho stigmatizzato il
fatto che ad ogni Consiglio provinciale ci può
essere una ragione perché delle comunità siano
presenti per discutere. Non possiamo cedere a
questo che può diventare un ricatto e una brutta
abitudine. Ho detto questo. Quindi andiamo
avanti nei lavori.
GIULIO TOMASSOLI: Chiedo una copia
scritta delle parole del Presidente.
PRESIDENTE: Benissimo, comunque è
tutto verbalizzato, lei lo sa.
GIULIO TOMASSOLI: Chiedo copia scritta delle sue parole.
PRESIDENTE: La copia scritta c’è ogni
volta.
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GIULIO TOMASSOLI: Io la voglio sulla
scrivania del gruppo.
PRESIDENTE: Benissimo.
Ha la parola il consigliere Vergari per
illustrare l’ordine del giorno a sua firma.
ROBERTO GIANNOTTI: Vorrei fare una
proposta.
PRESIDENTE: Nessuna proposta, andiamo avanti secondo l’ordine dei lavori.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
La faccio io. Il Presidente Bartolucci ha giustamente ribadito un modo attraverso il quale
vuole gestire il Consiglio, che garantisce tutti.
Non voglio dare l’idea che non vogliamo discutere, perché è all’ordine del giorno e quindi non
c’è nessun problema.
Invece di anticipare l’ordine del giorno
successivo, posticipiamo questo ordine del giorno sull’Unità d’Italia, insieme all’ordine del
giorno sul centro Italia. Quindi, invece di abbinare la discussione adesso la abbiniamo dopo,
così abbiamo un ordine del giorno in meno
prima dell’ordine del giorno di Pergola. Lo
faccio anche per stemperare un po’ il clima,
poiché nessuno di noi vuole creare problemi,
però bisogna tenere conto delle regole di funzionamento del Consiglio. Anche perché, con
tutto il rispetto per il sindaco Baldelli, questa
non è una richiesta ufficiale da istituzione a
istituzione, è una manifestazione di pseudoprotesta organizzata, con un pullman — così
era annunciata sulla stampa — che può avvenire in ogni Consiglio provinciale per qualsiasi
motivo, quindi a mio parere le considerazioni
che ha fatto il Presidente Bartolucci sono giuste. Se poi il pullman non era pieno non lo so,
ma così era scritto sul giornale. Quindi, per
stemperare il clima, la discussione dell’ordine
del giorno di Vergari la posticipiamo. Era questa la proposta, Giannotti?
ROBERTO GIANNOTTI: Il dibattito sul
centro Italia ormai ha travalicato il territorio
della nostra provincia. Ieri c’è stato un articolo
giusto, fatto abbastanza bene, del presidente
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della Giunta regionale. Mi sembra che queste
tematica meriti una seduta del Consiglio provinciale. Quindi propongo di rinviarlo ad un’altra seduta, ponendolo magari come primo punto, perché credo che sia materia di ampia discussione.
Chiedo pertanto di accantonare temporaneamente questa cosa, discutendola la prossima volta in maniera più adeguata.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Per rafforzare le cose che ha detto il Presidente
Bartolucci, non vi nascondo che sabato ho
chiesto sia rispetto al punto all’ordine del giorno sul centro Italia sia rispetto al punto sulla
scuola, essendo per me di grande importanza
politica — oggi è il primo giorno di scuola —
l’anticipazione all’inizio dei lavori. Mi è stato
risposto come è stato risposto sull’ordine del
giorno che ha proposto il consigliere Baldelli.
Ripeto, per stemperare il clima propongo di
posticipare la discussione dell’ordine del giorno di Vergari insieme alla discussione dell’ordine del giorno sul centro Italia perché sono
simili. Vedremo poi l’orario e valuteremo se
discuterlo o meno. Io ritengo utile approvarlo
prima possibile perché per me è importante
aprire lo stesso dibattito in tutti i Consigli
provinciali del centro Italia, quindi il prossimo
Consiglio, che si terrà il 28 settembre, mi sembra troppo in là rispetto all’attualità del problema. (Interruzione). Insieme all’assessore avevo fatto richiesta di anticipare la discussione
dell’ordine del giorno sulla scuola, considerato
che oggi c’è stata l’apertura delle scuole, e mi
è stato risposto come è stato risposto a voi,
quindi evitiamo di fare polemiche che non
servono a nulla.
PRESIDENTE: Se non vi sono obiezioni, posticipiamo questo punto dell’ordine del
giorno, per andare alla discussione dell’ordine
del giorno sulla “Cava del Bifolco”.
(Così rimane stabilito)
Ripeto, non può essere fatta pressione
indebita in nessun modo dai presenti rispetto
all’ordine dei lavori che ci siamo dati. D’accordo da qui al futuro? Benissimo
Ordine del giorno sulla prossima Conferenza di servizi istruttoria in seno al procedimento autorizzatorio per l’apertura della cava cosiddetta del Bifolco
sita nel comune di Pergola (PU) in
località Bellisio Solfare
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca:
Ordine del giorno sulla prossima Conferenza di
servizi istruttoria in seno al procedimento
autorizzatorio per l’apertura della cava cosiddetta del Bifolco sita nel comune di Pergola
(PU) in località Bellisio Solfare.
Ha la parola, per illustrare l’ordine del
giorno, il presentatore consigliere Baldelli. (Interruzione). Caro consigliere, lei sa benissimo
di cosa stiamo parlando. C’è un ordine dei
lavori che deve essere rispettato. Questo è il
regolamento.
GIANCARLO ROSSI: ...sono pentito di avere
votato a favore di lei Presidente, sono pentito!
Speravo di potermi pentire fra due anni, non
dopo due mesi.
ANTONIO BALDELLI: Signor Presidente
della Provincia di Pesaro e Urbino, la ringrazio
per la sua saggezza, anche se inizialmente non
era stata tale. Forse, dopo il rimprovero ricevuto anche dal capogruppo della Lega nonché
sindaco di Fermignano, ha voluto riflettere un
attimo dicendo di non voler fare polemica,
anche se poi ha irriso i presenti sulla pienezza
o meno di un pullman e le spiego anche la
presenza del Sindaco... (Interruzione). Signor
Presidente, recuperiamo il tempo? (Interruzione). Signor Presidente, noi non siamo abituati a
ricattare, non l’abbiamo ricattata, lei non ci
ricatti.
Lei ha aperto questa polemica sulla pienezza o meno di un pullman. Gli amministratori sono venuti tutti con le proprie auto, senza
usare auto blu come spesso usano altri politici
e le dico che la presenza del sindaco di Pergola
e dell’intera Giunta non è una presenza di
protesta ma una presenza per sottolineare — mi
dispiace che lei abbia detto diversamente, prima — quanto è sentito questo problema dall’Amministrazione comunale di Pergola ma
dall’intera cittadinanza, facendole presente che
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i comitati che si sono costituiti contro l’apertura di questa cava, così come accaduto in altre
situazioni, sono per il 98% costituiti da persone
che magari alle ultime elezioni provinciali hanno dato il voto a lei e alla sua maggioranza
provinciale. Mi lascia sgomento lo spiegamento
di forze dell’ordine. E’ la prima volta che
succede che in Provincia assistano tre agenti di
polizia provinciale. L’Amministrazione comunale è fatta da gente per bene, non c’era certo
bisogno di chiamare tre agenti di polizia provinciale. Mi sembra un’offesa ai presenti.
Do per letto l’ordine del giorno, voglio
fare un appello a tutti i 30 consiglieri che
formano questo Consiglio provinciale. Non
appello al gruppo del Pd, al gruppo della Lega,
al gruppo dell’Udc, al gruppo del Pdl, al gruppo
Idv o al gruppo Socialisti, voglio fare un appello ai singoli consiglieri, un appello alla loro
integerrimità, alla loro onestà, che riconosco,
politica e intellettuale, perché siamo di fronte
ad un argomento che non può trovare schieramenti che, per partito preso, esprimano anche il
loro voto.
Alcuni consiglieri che già sedevano su
questi banchi nella precedente legislatura ben
conoscono questa problematica. I nuovi, magari, la conoscono meno. Si tratta dell’apertura di
una cava posta a Pergola, sita in località Bellisio
Solfare, una delle frazioni più popolose di Pergola, che comporterà, come da documentazione tecnica acquisita dall’Amministrazione comunale, anche dalla precedente, un disastro
paesaggistico — io lo chiamo così — ed ecologico, oltre che provocare un grave problema di
viabilità lungo le strade provinciali, in particolar
modo lungo la strada provinciale 424, perché
ogni giorno da quel sito estrattivo potrebbero
partire oltre 100 camion e tornarne altrettanti,
per trasportare il materiale estratto.
Per questo chiedo, per illustrare meglio e
per far meglio comprendere ai consiglieri la
questione di cui stiamo trattando, di poter consegnare ai colleghi delle foto che riguardano il
sito, che fra l’altro mi sono state consegnate dai
comitati “no-cava”. Anche per far capire alcune singolarità che presenta il procedimento
amministrativo che l’Amministrazione comunale di Pergola ha già impugnato davanti al Tar
e il relativo ricorso è stato già da tempo notifi-
cato all’Amministrazione provinciale che lei
rappresenta.
Non chiedo di votare questo ordine del
giorno sulla fiducia di quello che vi dice il
consigliere che ora sta parlando, vi chiedo di
votare questo ordine del giorno sulle considerazioni di natura giuridica e tecnica che vengono
espresse nel ricorso che è stato già da tempo
notificato al Consiglio provinciale o meglio
all’Amministrazione provinciale.
Parlavo delle singolarità. Sono molte.
Sforerei il tempo a me concesso, quindi ne
indico solamente alcune.
I tecnici — geologi, ingegneri — e gli
avvocati che hanno redatto questo ricorso, hanno indicato nel ricorso stesso alcune singolarità. Innanzitutto la prima singolarità riguarda la
localizzazione della cava, che non è conforme
alle previsioni del piano regionale per le attività
estrattive. In secondo luogo il sito di cava è
stato indicato nel Prae quale cava dismessa e
quindi come zona da rinaturalizzare e non certo
quale zona in cui è possibile escavare nuovamente.
Cosa assai grave — e qui mi rivolgo
anche all’assessore all’ambiente — è che nei
pressi del sito di escavazione sono presenti i
pozzi di captazione di acqua potabile del comune di Pergola.
Un’altra singolarità. La Provincia di
Pesaro e Urbino ha individuato il sito di cava
come unità minima di intervento, che quindi
può essere valutata intorno ai 150 metri cubi di
estrazione. Le previsioni di estrazione che invece l’Amministrazione provinciale andrà ad
autorizzare sono addirittura di 419.000 metri
cubi. Già le singolarità sono abbastanza. Proseguo.
All’interno del sito estrattivo è presente
un’area floristica ed è presente un bosco che,
come tali, sarebbero soggetti alla tutela del
piano paesaggistico. Non può accettarsi quindi
— ma la Provincia l’ha fatto — che venga
taciuta o addirittura negata, all’interno del progetto della stessa Provincia, la presenza di un
bosco e di un’area floristica. Addirittura viene
detto nel progetto di coltivazione che “è assente
la presenza della fauna, sono assenti le tane di
animali, le cove, i nidi nell’area di escavazione”.
Le fotografie credo che parlino chiaro. D’al-
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tronde è presente nell’area una zona floristica
ed è conosciuta molto bene, forse anche dall’ex
Presidente Ucchielli, da molti cacciatori. Quindi sicuramente conosciuta anche dall’ex Presidente di questa Provincia.
Nel progetto di escavazione è stata esclusa la presenza della fauna, come già detto e
quindi del bosco ma “ai fini della realizzazione
della cava — è scritto con la nota avente protocollo 52018 del 2008: ascoltate bene la contraddizione che viene riscontrata in questo progetto — si prevede l’asportazione di superficie
boscata …., si prevede l’asportazione di un
bosco per 2,6 ettari.
Credo che questo sia sufficiente a illustrare la particolarità di questo procedimento
amministrativo e, consentitemi, anche la mancanza di serenità mia nei confronti dell’Amministrazione provinciale nei momenti in cui, nei
mesi scorsi, ho letto su un giornale locale un
articolo titolato: “Quel filo rosso di appalti e di
ditte fino alla stella in più per l’Hotel”. In
questo articolo un giornalista, che non so per
quali privilegi è riuscito ad accedere a degli atti
istruttori di un’indagine della procura della
Repubblica di Pesaro, si parla di un amministratore della Provincia, di cui taccio il nome
per correttezza, anche se è stato pubblicato su
un giornale, il quale è accusato di corruzione
perché avrebbe garantito a “...” — non faccio il
nome — un noto scavatore della nostra provincia, di ottenere permessi per scavare una cava a
Pergola.
Questo amministratore, a detta del giornale — nessuno lo ha smentito — avrebbe
avuto — le lascio la copia del giornale, signor
Presidente — una tangente per favorire l’apertura di questa cava a Pergola. Un fatto gravissimo che, mi consenta, mi rende non sereno
nell’accettare questo procedimento amministrativo e la sua conclusione. Credo che dovrebbe rendere non sereno nemmeno lei, signor
Presidente della Provincia, nemmeno il
Vicepresidente della Provincia, nemmeno gli
assessori di questa Giunta provinciale. Senza
poi parlare di altre indagini in corso sempre
sulle attività estrattive nella nostra provincia.
Mi riferisco all cava di Ponte Alto di Cagli,
dove, sempre per un imprenditore e per altri
politici, è stato disposto il rinvio a giudizio.
D’altronde ricordo che nella passata legislatura ebbi a convocare, proprio sulla cava di
Ponte Alto, una Commissione di garanzia e
controllo, la stessa che oggi presiede il consigliere Tomassoli, e andò deserta perché nessun
membro della sua vecchia maggioranza partecipò alla Commissione.
Le dico, signor Presidente, che dopo aver
letto il ricorso al Tar, i motivi aggiunti della
nuova Amministrazione di fronte agli atti che
sono stati emanati dalla sua Amministrazione
provinciale, presenterò un esposto alla procura
della Repubblica contenente solamente l’articolo di giornale riguardante le indagini in corso
e il ricorso al Tar con tutte le illegittimità che
non ha riscontrato un’Amministrazione comunale di centro-sinistra prima e di centro-destra
poi ma ha riscontrato un legale, anzi un pool di
legali e un pool di tecnici. Chiederò alla procura, senza proferire alcuna accusa, di verificare
la regolarità di questo procedimento, perché di
fronte a queste notizie ho il legittimo sospetto,
ho legittimamente la curiosità di accertare come
si sono svolti i fatti, come si è svolto il procedimento amministrativo. Vi chiedo se in questa
zona, cari colleghi consiglieri, vi possa essere
l’assenza di fauna. Nemmeno nel deserto del
Sahara è assente la fauna, signor Presidente.
Eppure l’Amministrazione provinciale, mi corregga se sbaglio, sembra avere accettato queste
affermazioni.
E’ per questo che, come ho detto prima,
non mi rivolgo al gruppo del Pd, non mi rivolgo
al gruppo del Pdl né a quello della Lega né
all’Udc né all’Italia dei Valori che ha fatto della
sua politica una difesa della legalità, né mi
rivolgo a Rifondazione comunista né ai Socialisti ma mi rivolgo ai singoli consiglieri e alla
loro coscienza: è possibile accettare che l’Amministrazione provinciale dia, con la prossima
conferenza di servizi il via libera a questa cava
e con la prossima conferenza di servizi, per chi
non conosce il procedimento amministrativo
— prima non lo conoscevo neanch’io, poi per
ovvie ragioni mi sono dovuto informare — una
volta conclusa con il parere favorevole degli
intervenuti il sindaco sarà costretto — sindaco
Capanna, sindaco Papi, sindaco Cancellieri —
entro 120 giorni, approvata la convenzione, o
meglio l’ufficio tecnico dell’Amministrazione
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comunale sarà costretto a firmare l’autorizzazione alla cava. Ciò non è possibile.
Faccio un appello che non vuol essere
solamente retorico ma per chi mi ha conosciuto
in questi cinque anni ha un valore quello che sto
dicendo, perché a volte anche i membri della
maggioranza, allora, mi hanno trovato a favore.
Ricordo il voto negativo con Rifondazione
comunista a una modifica del piano per le
attività estrattive. Io ho votato contrariamente,
distinguendomi anche dal mio partito che si è
astenuto, quindi quello che vi dico ora, signor
Presidente, non è una strumentalizzazione, è
una battaglia che lei dovrebbe apprezzare, lei
che parla ogni giorno di green economy. Lei
parla ogni giorno di green economy e poi consente che venga accettata un’affermazione del
genere, ossia un’affermazione che parla di assenza di fauna in questo luogo che, grazie
all’esponente del comitato contrario alla cava
questa sera sono in grado di fornirvi. Questa è
la fotografia del luogo ove verrà realizzato il
sito estrattivo. Lascio a voi ogni ulteriore considerazione e lascio a voi la libertà di voto,
come avete, ma secondo coscienza.
PRESIDENTE: Ha la parola l’assessore
Galuzzi.
MASSIMO GALUZZI: E’ un tema delicato, cerco di essere molto chiaro, come ha fatto
il capogruppo del Pdl Baldelli, nel pieno rispetto e avendo bene ascoltato le cose che il consigliere ha detto.
Cerco di fare rapidamente Presidente ma
la questione è un po’ complessa, oltretutto c’è
anche pubblico, quindi datemi due minuti di
tempo.
Il consigliere avv. Baldelli, capogruppo
del Pdl ha sollevato la questione che adesso ha
illustrato sulla prossima conferenza di servizi
istruttoria, in realtà, non sulla questione della
cava ecc., perché l’oggetto, come avete visto, è
la questione della conferenza di servizi istruttoria in merito alla cava del Bifolco in comune di
Pergola. Sono state illustrate le premesse facendo riferimento anche alle questioni di merito che il capogruppo Baldelli ha riferito citando
le questioni relative al ricorso al Tar che è stato
fatto, che sono le questioni fondamentali e
principali di merito. Alla fine avrò anche su
questo qualcosa da dire. Però la questione è di
metodo, di accoglibilità dell’ordine del giorno
che è stato proposto e in questo senso, siccome
il settore cave fa riferimento all’assessorato che
devo seguire, abbiamo condotto una verifica
con gli uffici della Provincia sul piano giuridico, sul piano amministrativo, per valutare questo aspetto, ovvero l’accoglibilità e la legittimità e che, come scritto nell’ordine del giorno, si
impegni la Giunta ecc. Perché quello si dice.
Il consigliere ricorderà che già nello scorso marzo si era fatto promotore della presentazione di un ordine del giorno con motivazioni e
finalità del tutto analoghe, anzi uguali a quella
odierna, terminando la propria proposta con la
stessa richiesta, cioè “impegna il Presidente
della Provincia e la Giunta provinciale tutta a
esprimere il proprio parere negativo nella conferenza di servizi che dovrà tenersi prossimamente nell’ambito del progetto di coltivazione
della cosiddetta cava del Bifolco, in ogni caso
a stralciare il citato sito estrattivo dal Ppae”.
Questo era già scritto nell’ordine del giorno del
mese di marzo.
A quella proposta di ordine del giorno si
rispose allora che la proposta era inaccoglibile.
Il consigliere ricorderà che il Consiglio bocciò
quella proposta. Credo, dal mio punto di vista,
che fece bene in quanto fu ritenuta inaccoglibile
perché la conferenza di servizi prevista ai sensi
della legge regionale 71 “esprime parere circa
la conformità del progetto di cava alle disposizioni regionali e provinciali e tiene quindi luogo all’istruttoria avendo carattere esclusivamente tecnico e non politico”. Si ragionò così la
volta scorsa e il Consiglio bocciò dicendo che
era inaccoglibile.
Le conferenze di servizi lei sa, consigliere, che sono di due tipi: la conferenza di servizi
sulla base della 241 decisoria e la conferenza di
servizi istruttoria sulla base della legge regionale 71. Due questioni diverse. Questo è importante perché ha un significato il fatto che è una
conferenza di servizi istruttoria e non decisoria.
La composizione e il funzionamento della conferenza di servizi non è che non sono
indicati, sono stati stabiliti e indicati dal regolamento attuativo dal Ppae che il Consiglio
provinciale ha votato il 22.3.2004, in conformi-
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tà alle disposizioni regionali e tale regolamento
all’art. 4 elenca i componenti specifici, che
oltretutto sono due rappresentanti i servizi dell’Amministrazione provinciale, il dirigente del
servizio regionale competente, il coordinatore
del Corpo forestale dello Stato, che credo sia
anche polizia giudiziaria e il dirigente responsabile dell’ufficio comunale competente al rilascio dell’autorizzazione della coltivazione.
Quindi sono previste tutte le garanzie. C’è il
Corpo forestale dello Stato, c’è il Comune che
anche in quella sede ha la possibilità di dire
tutto quello che vuole dire. Non prevedendo né
la presenza né la competenza in tal senso né del
Presidente della Provincia né della Giunta provinciale. Non hanno nessuna competenza, non
possono neanche essere presenti e comunque
non possono parlare e non possono essere presenti quando si vota, quando si discute e quando
si svolge la conferenza di servizi.
Non costituisce elemento di novità la
questione del ricorso del Comune di Pergola al
Tar sul piano istruttorio, in quanto la prossima
discussione di tale atto non è da annoverare tra
le cause tecniche che possano comportare una
sospensione del procedimento amministrativo.
I tecnici... (Interruzione). No, non è mai stato
speso niente. Avvocato, in cinque anni io non
ho mai litigato con lei. Lei è avvocato, io non
sono arrivato neanche alla laurea, però ho avuto
qualche esperienza anche nel Comune di Urbino,
questioni un pochino complesse. Quindi abbia
pazienza, se sbaglio le chiedo scusa poi lei farà
ricorso al Tar, ricorso al presidente del Consiglio, tutto quello che vuole. Però mi faccia
terminare.
Non vi è nessun motivo di non dover
procedere con la conferenza di servizi, per
quello che abbiamo accertato. Del resto, la
natura stessa del provvedimento della conferenza si configura come un parere tecnico importante, indispensabile ma non sufficiente, in
quanto la competenza a rilasciare l’autorizzazione alla cava ce l’ha il sindaco, tanto è vero
che deve fare la convenzione con la ditta per
mettersi d’accordo, con tutti gli annessi e connessi. (Interruzione). Consigliere, lei richiama
sempre tutti quanti, abbia pazienza. Lei è tanto
bravo che non interrompe mai nessuno e chiede
sempre massimo rispetto. La prego di fare così
anche con me.
Quindi la piena titolarità a rilasciare l’autorizzazione è dell’Amministrazione comunale, che può far valere le proprie convinzioni. E’
così chiaro, è così lampante che sia tutto illegittimo? Meglio: o l’annulla il Tar, oppure, dato
che avete fatto un altro ricorso al Tar il Tar può
annullare anche la questione della conferenza
di servizi e se ci sono motivi amministrativi,
giuridici o di altro tipo è evidente che l’Amministrazione comunale ha più titolo dell’Amministrazione provinciale... (Interruzione).
PRESIDENTE: Per cortesia non disturbiamo. Lasciamo parlare l’assessore. Lei ha
parlato e non è stato interrotto.
MASSIMO GALUZZI: Quando le dico così
è nervoso? Quando le dico che è di competenza
dell’Amministrazione comunale lei si arrabbia. Perché? Dovrebbe essere contento se è
vero che è tutto illegittimo. (Interruzione).
PRESIDENTE: Per cortesia non interrompiamo, consigliere. Ognuno deve essere
lasciato libero di parlare.
ANTONIO BALDELLI: Doveva dire le
stesse cose anche al Presidente della Giunta
prima, quando mi ha interrotto.
MASSIMO GALUZZI: La conferenza di
servizi ha la composizione che ho riferito, svolge i compiti tecnici che sono stati indicati, le
procedure sono stabilite dalla legge per filo e
per segno, vi sono i ricorsi al Tar e quindi se non
sono state seguite sarà il Tar che annullerà, non
c’è alcun problema, quindi saremo tutti felici e
contenti. Ma sono stabilite per filo e per segno
dalla legge.
Il Consiglio, secondo me, deve essere
attento a esercitare le proprie competenze ma
anche a stare a guardare il rispetto delle competenze degli altri organi dell’Amministrazione.
Non può formulare atti che siano configurabili
come minima pressione nei confronti di servizi
tecnici dell’ente su procedure in corso, regolati
scrupolosamente dalla legge, non credo possa
fare un lavoro del genere il Consiglio. Non si
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possono creare neanche precedenti, perché adesso c’è questa questione e domani ce ne possono
essere di continuo in tutti i fatti che riguardano
l’istruttoria dei servizi su cui io metto becco
come Giunta, Presidente o Consiglio. Non si
possono neanche creare precedenti. Io non voto,
ma se fossi consigliere ci penserei bene.
Questa è la parte che riguarda il metodo,
la questione di accoglibilità che credo sia la
questione dirimente per quanto mi riguarda,
per cui riteniamo, come Amministrazione, che
non si può accogliere un ordine del giorno del
genere per le ragioni che ho cercato di indicare.
Però il consigliere Baldelli ha elencato,
sia nell’ordine del giorno che nella esposizione
che ha fatto, legittimissima, una serie di questioni che riguardano il merito in parte, facendo
riferimento anche al Tar. Su questo, siccome
nell’ordine del giorno ci sono alcune affermazioni, come “il limiti e le incongruenze del
citato progetto”, osservazioni ambientali e
paesaggistiche di trasporto e di viabilità che
non sarebbero state accolte, secondo me anche
nella dizione dell’ordine del giorno ci sono
molte incongruenze e cose che non condividiamo. (Interruzione). Baldelli, abbia pazienza,
non mi interrompa sempre.
PRESIDENTE: Consigliere, per favore,
lasciamo sviluppare l’intervento.
MASSIMO GALUZZI: Lei non mi distoglie da un metodo corretto con lei, abbiamo
sempre ragionato tranquillamente, se si arrabbia mi dispiace però io non mi muovo di una
virgola, nel senso che vi sono alcune cose anche
nella dizione dell’ordine del giorno che non mi
convincono.
Con precisione, parliamo del progetto a
cui si fa riferimento con la conferenza di servizi. Prima c’era un altro progetto. Il progetto al
quale si fa riferimento con la conferenza di
servizi è il progetto presentato il 10.10.2007
per la coltivazione della cava del Bifolco, per
375.000 mc. in dieci anni. Però la quantità è
quella che dice lei, 432.500 per la precisione. E’
stato fatto un progetto che escava 60.000 mc. in
più rispetto alla possibilità che dava il piano.
Abbiamo detto qual è il punto dirimente ma è
bene che tutti si sia tranquilli, siccome si è
parlato di trasparenza, magistratura ecc. è bene
che tutti quanti si sia tranquilli. Io non voto però
voglio stare tranquillo anch’io, perché qualche
competenza, se non nelle cose che sto dicendo,
ce l’ho.
Sul progetto l’Amministrazione provinciale ha espresso il 25.7.2008 il giudizio di
compatibilità ambientale con valenza di autorizzazione paesaggistica che sarebbe la VIA. Il
ministro all’ambiente e alla tutela del territorio
e del mare con nota 5.3.2009 ha confermato la
legittimità dell’autorizzazione paesaggistica
rilasciata dalla Provincia. Il progetto della cava
era sulla base del piano-programma provinciale delle attività estrattive del 20.10.2003 e del
programma esecutivo delle attività estrattive
del 22.3.2004. Questo lo dico per dire a tutti che
caso mai bisognava vedere un po’ prima, il
Consiglio provinciale, il Comune di Pergola
ecc. (Interruzione). Lei ha presentato le osservazioni su un altro progetto, sul progetto precedente. Sono state tenute nella massima considerazione, tanto è vero che in gran parte sono
state recepite dal progetto successivo. (Interruzione). Non solo lei ha fatto osservazioni, anche
altri hanno fatto osservazioni.
C’è quindi stata la questione del programma provinciale delle attività estrattive.
Sono andato a vedere anche come si è votato e
debbo dire che Rifondazione si è arrabbiata per
altri motivi, non so per quali motivazioni perché nella delibera non c’è scritto, però ha votato
contro tutti e due i piani. Il Polo e An si sono
astenuti. Quindi non c’era una contrarietà bestiale nemmeno sulla ubicazione della cava del
Bifolco. Queste sono le delibere, vada a leggerle. (Interruzione). Non ho detto lei, prima. Nel
2003-2004 lei non c’era per niente. Prima,
anche il Polo, An, Forza Italia si sono astenuti,
non c’era tutto questo scandalo, questa contrarietà, questa questione per cui succedeva il
finimondo. Bisognava vedere meglio lì.
Approvato il Ppae e il Prae il Comune di
Pergola ha fatto delle osservazioni a firma del
sindaco Conti, chiedendo “una valida viabilità
alternativa all’attuale statale e provinciale 12
che scavalchi Bellisio Solfare e il capoluogo”.
Prescrizione che è stata recepita, tanto è vero
che nel programma esecutivo c’è scritto “l’Amministrazione comunale richiede inoltre che
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venga valutata la possibile soluzione viaria
integrativa tra i due poli estrattivi di Monte
Romano...” ecc. Ed è stato accolto nel piano
esecutivo. Il Comune di Pergola, infine, ha
fatto ricorso al Tar, quello che conosciamo —
se ritiene che sia giusto ha fatto bene — e ha
depositato presso il tribunale la richiesta di
sospensiva. La sospensiva non è stata data,
però è stata accomunata alla discussione di
merito, e viene fuori la discussione di merito.
(Interruzione). Avrà ragione lei, ma non è venuta fuori la sospensiva. E l’ha aggregata al
giudizio di merito.
La Provincia è dovuta andare avanti con
la procedura della conferenza di servizi per
quello che vi dicevo prima: perché è prevista
dalla legge regionale 71, perché è prevista dal
regolamento provinciale, da tutti i regolamenti
approvati da questo Consiglio provinciale. Ha
dovuto fare così, è andata avanti. Ma non “ha
fatto da matti” per mettere in difficoltà qualcuno, per correre il più possibile ecc., ha fatto
quello che doveva fare tecnicamente e correttamente, perché un primo invito al Comune di
Pergola a presentare i propri pareri lo ha fatto il
27.1.2009, poi è passato un po’ di tempo, il
secondo invito l’ha fatto il 15.6.2009, quindi
non dice “oggi ti ho invitato a... e domani
premo perché ti invito a...”. Questi sono i due
inviti che la Provincia ha fatto.
Nel frattempo — tutti quanti vogliamo
stare attenti, essere tranquilli, perseguire la
trasparenza come dice lei — c’è stato, il
12.3.2009 il parere...
ANTONIO BALDELLI: Non è un parere...
PRESIDENTE: Consigliere Baldelli, la
richiamo all’ordine. Il pubblico non può intervenire.
MASSIMO GALUZZI: Non è un parere.
Però ha ragione il Presidente, sia il pubblico che
il consigliere Baldelli non possono intervenire.
“Con nota acquisita dall’Amministrazione provinciale il 12.3.2009 il Ministero dell’ambiente, direzione per la difesa del suolo, ha
comunicato la non rilevanza di motivazioni”,
dicendo che rilevava la direzione della Qualità
della vita. Gli uffici volevano essere scrupolo-
si, quindi hanno trasmesso la richiesta alla
direzione Qualità della vita. La direzione Qualità della vita ha risposto l’11.5.2009 con l’assenza di aspetti di competenza della direzione
Qualità della vita. Qualcuno l’ha vista questa
cosa.
Ho visto poche volte pratiche istruite con
lo scrupolo, l’attenzione che vi sono stati in
questi casi, poche volte. Non sono avvocato ma
qualche esperienza c’è. Sono stati fatti i solleciti, il 21.7.2009 è arrivata la risposta del Comune di Pergola che dice parere negativo, “già
abbiamo fatto ricorso al Tar, quindi siamo
contrari anche a questa cosa qui”. Però è arrivata la risposta. Dall’arrivo della risposta, secondo la legge 13/71 della Regione e secondo il
regolamento provinciale ci sono 60 giorni di
tempo per esprimere il parere della conferenza
di servizi. La conferenza di servizi è stata
convocata il 61° giorno. C’è la domenica di
mezzo, mi dicono che va bene lo stesso, ma
sarebbe un giorno di più.
Questo per dirvi che si è cercato di fare
attenzione a tutte le cose possibili e
immaginabili.
Chiudo dicendo che lei ha fatto bene a
indicare e sollevare tutte quelle cose. Voglio
dire al Consiglio provinciale che non le ha
inventate Baldelli questa sera, sono gli argomenti indicati nel ricorso al Tar, verso i quali la
Provincia ha fatto precise, dettagliate
controdeduzioni punto per punto in maniera
scrupolosa. C’è il Tar, il Tar non siamo noi,
deciderà il Tar se bisogna bloccare, non bloccare e fare quello che deve fare. Quindi tutti i
consiglieri hanno la possibilità di vedere lì in
modo scrupoloso e preciso tutte le risposte alle
cose che diceva Baldelli, che ci sono nel ricorso
che è stato fatto al Tar. C’è il Tar, deciderà il
Tar, se il Tar chiude siamo tutti felici e contenti.
Se non sarà così, vorrà dire che ci sarà anche
qualche altro diritto e vorrà dire che le procedure sono state messe bene.
Ci sono le indagini della magistratura.
Lei in modo sibillino, rivolgendosi a me dice
che c’erano colleghi. Non so a cosa lei si
riferisce, pensando che vi sia qualche problema. Assolutamente nessun problema, non sono
a conoscenza di alcuna questione della magistratura, mi metta a conoscenza lei. Sono sicuro
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che la magistratura farà fino in fondo tutto
quello che deve fare, lei fa benissimo a fare un
esposto in procura per fare in modo che le cose
siano accertate nei tempi più rapidi possibili e
con la massima trasparenza possibile. Fa bene
a presentare un esposto in procura, secondo me.
Noi siamo tenuti, per le cose che ho detto
all’inizio, a non accogliere l’ordine del giorno
che è stato formulato. Secondo me non si può
premere sui servizi che, sulla base della legge,
portano avanti la loro procedura. Il Comune ha
piena facoltà, se si è così convinti — può darsi
che ci sfugga qualcosa — a fare altri ricorsi al
Tar, al Consiglio di Stato, a fare tutto quello che
deve fare per dare l’autorizzazione e risolvere
tutti i problemi. Mi sembra una cosa un po’
curiosa, avvocato consigliere Baldelli, dire che
il sindaco o l’Amministrazione sarebbero costretti, a quel punto, a rilasciare l’autorizzazione senza poter fare niente e noi che siamo un
organo politico-amministrativo nei confronti
di un servizio della Provincia che sta svolgendo, sulla base di tutte le normative, il suo
compito preciso, senza che la politica possa
intervenire minimamente, dovremmo intervenire, bloccare e fare quello che si deve fare.
Questa cosa mi pare un po’ curiosa. Scusate la
lunghezza ma la questione era un po’ complicata. Mi scusi dott. Baldelli, ma non volevo essere
maleducato.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Foronchi.
FRANCA FORONCHI: Intervengo essendo non solo consigliere provinciale ma essendo
anche sindaco di un Comune, quindi capisco
quali sono le difficoltà dei primi cittadini che si
trovano ad amministrare realtà con
problematiche così particolari e la fotografia
che il consigliere Baldelli ci ha distribuito è
molto chiara.
Intervengo semplicemente perché volevo portare una mia esperienza in qualità di
amministratrice. Quello che ha detto l’assessore in maniera chiarissima lo vorrei di nuovo
sottolineare.
E’ successa anche a me una cosa di questo genere. Ovviamente non ho cave ma ci sono
siti particolari e delicati in ogni comune, dove
si può chiedere anche di mettere a riposo materiali di un certo tipo, la “legge Ronchi” questo
lo permetteva soprattutto in territori agricoli,
quindi anche di una bellezza particolare. L’Amministrazione comunale ha facoltà, anzi ha la
possibilità di bloccare... Non dica di no, è così.
Si deve prendere delle responsabilità. (Interruzione). La prego, io sono anche abbastanza
breve, la prego di non interrompermi.
PRESIDENTE: Consigliere, sono costretto davvero alla nota di biasimo. Non riusciamo
a lavorare. Forse lei vuol farsi espellere dall’aula, io non glielo consento. Per cortesia, è la
libertà della persona che deve essere rispettata.
La libertà di una persona. E’ la libertà di un
consigliere di poter esprimere il proprio parere.
(Interruzione). Ci sono modi e modi, consigliere. Un conto è interloquire e un conto è attaccare.
FRANCA FORONCHI: No, non era un
attacco e io lo capisco anche, perché chi vive
queste realtà in qualche modo le vuol difendere
a spada tratta, ma lo potete fare, è vostra facoltà.
Lo potete fare perché la conferenza di servizi dà
semplicemente un parere tecnico ma il Comune
ha la possibilità di contrastare. Ci mancherebbe: sul proprio territorio vengono a decidere gli
altri quello che si può fare? Ovviamente assumendosi le proprie responsabilità, perché qui ci
sono delle responsabilità che noi come consiglieri, in questo momento non possiamo prendere, altrimenti mi troverebbe al suo fianco. Ma
noi, in questo momento non le possiamo prendere. Penso che voi potete fare la vostra battaglia — e quando dico “voi” lo dico come
Consiglio comunale e come Giunta comunale,
come primo cittadino — se siete convinti che
sia una battaglia valida, e penso che lo sia visto
le foto, assumendovi le vostre responsabilità. I
vostri cittadini sono al vostro fianco, la Provincia non ha facoltà. L’assessore le ha fatto un
quadro molto chiaro di quello che è: non possiamo prenderci responsabilità che non ci competono.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Cancellieri.
Atti Consiliari
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SEDUTA DEL
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GIORGIO CANCELLIERI: Non ho ascoltato bene l’intervento del sindaco Foronchi, ma
vorrei semplicemente ribadire che questo è uno
dei grandi problemi dei sindaci sul territorio. E’
vero, le questioni ambientali sono le più difficili da gestire, io stesso mi sono trovato in una
battaglia, praticamente il giorno dopo, contro
una zincatura. La questione la conoscete tutti.
Devo dire che ancora oggi io ho questo
“taglione” sulla testa, che per me è anche una
questione politica. Io devo rispondere ai miei
cittadini, che on vogliono, come me,, quel
nuovo insediamento di zincatura. Noi ne abbiamo già un altro molto forte, una delle più grandi
zincature d’Italia. Quindi capisco anche la tensione che provoca su di noi, su chi ha esercitato
amministrativamente questo ruolo. Tensione
perché da un canto è ovvio che non si può
bloccare il processo industriale, perché questo
vuol dire occupazione, vuol dire lavoro e quindi è importante perché porta ricchezza sul territorio, ma d’altro canto, con questi insediamenti
industriali o queste cave c’è un impatto ambientale clamoroso che deve essere gestito e
valutato con saggezza da tutti gli organi competenti.
D’altro canto non conosco bene questa
questione ma so che anche quello delle cave è
un nervo aperto in tutta la provincia ma in tutta
la regione. Bisogna stare attenti alle ubicazioni
delle cave, ai siti dove si vogliono aprire le
cave.
Per tutte le motivazioni che ho sentito da
diversi cittadini della zona, comprese le motivazioni dell’avv. Baldelli, penso che sia il caso
che in qualche modo si tuteli anche la sovranità
popolare, cioè quello che vogliono o non vogliono i cittadini che sono nella zona.
Quindi in merito dico di essere contrario
all’insediamento di questa cava in questo sito,
sentendo anche i cittadini della zona, pertanto a
favore della mozione, che voteremo favorevolmente.
Pur rendendomi conto che la Provincia
ha un ruolo marginale in questa conferenza di
servizi, dico però che da un punto di vista
politico, se non altro una posizione politica la
può prendere.
Cos’altro dire? Mi pare che laddove si
vuol insediare questa cava pare che ci siano
delle grotte tipo quelle di Frasassi, o lì vicino.
Ho sentito da voi cittadini di Bellisio Solfare
questa cosa, e Baldelli questa mattina me lo
confermava. Quindi bisogna che anche la Provincia prenda una posizione. Io intendo almeno
una posizione politica. Non dico tanto una
posizione tecnica nell’ambito della conferenza
di servizi, cioè di quello che si può fare all’interno di quella conferenza ma per lo meno esca
e sia d’opinione pubblica che anche la Provincia è contraria a questo insediamento.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Papolini.
MASSIMO PAPOLINI: Saluto in particolare i cittadini pergolesi. Noi dell’Italia dei
Valori, in particolare Massimo Papolini e
Riccardo Pascucci, accogliendo l’invito a ragionare scavando ognuno nella propria coscienza, siamo vicini e solidali alle
problematiche della cava. Infatti vogliamo prima di tutto esprimere la nostra perplessità, a dir
poco, su questo progetto, avallata anche dalle
foto che abbiamo appena visto. Tant’è che,
come Italia dei Valori, sia su Pergola tramite
l’amico Fusco ma anche a livello nazionale con
l’on. Scilipoti che non più tardi di sabato — lui
è messinese — si trovava a Schieppe, ha espresso la propria opinione. Questo per dire che
l’Italia dei Valori è molto attenta alle
problematiche ambientali. Anche l’on. Scilipoti,
che tra l’altro è membro della Commissione
ambiente della Camera, sta seguendo passo
passo questa questione.
Quello che possiamo dire è che un’ulteriore cava nel territorio pergolese danneggerebbe l’immagine di questa bellissima realtà,
secondo me uno dei più bei paesi della provincia. Ovviamente il traffico ulteriore, il rumore,
l’inquinamento porterebbero ad abbassare il
tenore di vita di chi vi abita. E’ quello che noi
più volte in quest’aula abbiamo detto. Ci piacerebbe, al termine dei cinque anni, lasciare ai
nostri figli, ai nostri nipoti un territorio migliore di quello che avevamo trovato all’inizio. In
questa maniera, permettendo opere di questo
tipo verremmo meno al nostro impegno, a mio
modo di vedere.
Inoltre, come è stato da più parti detto,
Atti Consiliari
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sono in corso delle indagini della magistratura,
tanto amministrativa quanto penale e quindi
credo che sarebbe buon senso attendere quanto
meno il termine di queste procedure, prima di
andare avanti su questo progetto. Tanto più che
è un progetto avversato da tutte le forze politiche pergolesi e dalla cittadinanza quasi nel suo
complesso.
Però, oltre a condividere le motivazioni
dobbiamo essere onesti fino in fondo e separare
l’ambito politico nel quale ognuno di noi deve
dire la propria, deve esprimersi nel merito, da
un ambito democratico in cui riconosciamo
anche la validità e la legittimità di altri poteri.
Chiedendo alla conferenza di servizi di dare un
parere determinato in questa sede, ovviamente
si viene meno a un principio democratico, si
finisce per non essere più una forza politica ma
una forza che travalica gli altri poteri. Da questo punto di vista, invece, ci vogliamo distanziare dall’ordine del giorno, nel senso che il
documento, nella sua ultima parte viene meno
a un principio democratico.
Voglio concludere dicendo che comunque questo non significa non continuare ad
essere sul territorio, a cercare a livello comunale come Italia dei Valori, a livello provinciale e
a livello nazionale con l’on. Scilipoti, ad essere
vicini ai cittadini ed anzi ad essere disponibili
in ogni momento ad organizzare degli incontri
e a tenere aperto un tavolo che mantenga aperto
il problema e lo sollevi in tutti gli ambiti.
Grazie.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Foschi.
ELISABETTA FOSCHI: Ho seguito abbastanza attentamente sia l’esposizione da parte
del capogruppo Baldelli di un argomento che in
realtà già conoscevo bene, perché già nella
precedente legislatura Baldelli ha avuto modo
ogni qualvolta se ne è presentata l’occasione, di
farci presente questa problematica che interessava da vicino il suo Comune e per la quale si
è sempre battuto con una coerenza decisamente
apprezzabile ed encomiabile, sia l’intervento
dell’assessore Galuzzi, però non ho capito una
cosa. Innanzitutto, se dipendesse da lui, se
direbbe noi a questa cava, perché sostanzial-
mente ha detto “c’è l’apparato tecnico”, come
per dire “io non voto”.
E’ vero che non abbiamo la competenza
tecnica, però è anche vero che negli enti locali
l’apparato tecnico è chiamato a realizzare e a
compiere un indirizzo politico, quindi questo
voler dire, quando si è in difficoltà, che è
l’apparato tecnico, il tecnico, il settore tecnico,
che è ben distaccato dal settore politico a procedere... Consigliere Foronchi, lei è nuova a
questa esperienza, però già nei precedenti cinque anni noi abbiamo fatto un dibattito sostanzialmente simile sulla centrale a biomasse di
Schieppe. Avevamo in conferenza di servizi
schierati inizialmente nella stessa maniera il
Comune, la Provincia e la Regione, perché
inizialmente erano tutti per il sì. Il Comune di
Orciano a un certo punto si rende conto che le
cose non stavano come all’inizio pensava che
fossero, quindi comincia a dire di no. A quel
punto in questa assise si comincia a dire “forse
anche da parte della Provincia è bene rivedere
le proprie posizioni”, e nonostante da parte
della Provincia, sempre da parte dell’apparato
tecnico, perché anche allora in conferenza di
servizi interveniva il settore tecnico, mai
Ucchielli, mai l’assessore competente Capponi
ma l’apparato tecnico, vi fosse stato un primo
pronunciamento a favore di quella centrale,
dopo un lungo e approfondito dibattito in questa assise — ci sono volute un po’ di interrogazioni e un po’ di mozioni — arrivammo allora,
su quel tema, ad avere una posizione unanime,
ovvero quella di dire no alla centrale di Schieppe,
o per lo meno non a quel tipo di centrale. Sta di
fatto che tutto il Consiglio provinciale — due
sedute fa abbiamo sentito ribadire lo stesso
concetto dal Presidente Ricci — è contrario.
Non è che avevamo un organismo politico
contrario e poi un organismo tecnico che andava per i fatti suoi, perché si arrivò al risultato
che siamo chiamati a realizzare. Se devo pensare di venire qui in un’assise politica, fare discorsi sapendo che poi, dal punto di vista tecnico nessuno dà seguito a questo, non è che
funziona così un ente locale. Arrivammo, in
quel caso, a far sì — non voglio dire che ci fu un
obbligo, è chiaro che non ci fu un obbligo —
che dentro la conferenza di servizi, la Provincia, la stessa che si era pronunciata in maniera
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positiva, si pronunciasse in maniera negativa,
lasciando solo la Regione a esprimersi favorevolmente sul progetto.
Questo per dire che non credo siamo così
ininfluenti rispetto a un organismo tecnico.
Forse può essere esplicitato in altra maniera se
siete convinti, come noi, che quella cava non
vada realizzata, badate bene, non per un principio di no in assoluto alle cave, perché non è
questa la nostra posizione, conoscete benissimo come la pensa il Popolo della libertà e anche
quando Galuzzi ricordava le varie votazioni
precedenti, le astensioni del 2004 quando nessuno di noi, se non forse Rossi era presente, era
per dire che in linea di principio, laddove è
possibile reperire siti per le cave in loco evitando importazioni, intasamenti al porto e tutto il
resto lo si faccia, nel rispetto però: primo della
volontà degli enti locali, dei cittadini, perché
entrare in collisione non credo sia utile a nessuno: secondo nel rispetto della legalità, perché
come giustamente ricordava Baldelli, quelle
esternazioni mai smentite da nessuno, non fanno stare troppo tranquilli. Guarda caso riguardano un sito particolare che è questo, prestiamoci un attimo di attenzione. Anche questo
dire da parte dell’assessore “ baderei bene, per
fortuna che non voto”, da parte mia potrei dire
“baderei bene, fossi in voi, a votare su una cosa
sulla quale la magistratura, non Pinco Pallo,
dice certe cose”.
Cerchiamo un attimo di serenità e torno a
dire che sono convinta — perché, ripeto, è
questo il nostro compito — che l’indirizzo
politico sia sopra la esternazione o la dichiarazione di un tecnico e laddove l’indirizzo politico fosse di contrarietà all’apertura di quel sito,
l’apparato tecnico non farebbe altro che adeguarsi.
Visto che mi pare di cogliere che in realtà
sareste contrari “ma, porca miseria, c’è questo
apparato tecnico”, diciamo chiaramente che
siamo contrari e che nella prossima conferenza
di servizi si trovi il modo di dire no all’apertura.
Quanto meno non era convinto Papolini di
questa dicitura, non ho capito se ha proposto
qualcosa di diverso. Mi sembra solo che abbia
detto che non era d’accordo su come fosse
scritto questo ordine del giorno ma non ho
capito se proponeva qualcosa di diverso. In
ogni caso cerchiamo il modo per dire che a
Pergola quella cava non va aperta.
GIANCARLO ROSSI: Intendo presentare
un emendamento.
PRESIDENTE: Devo accettarlo o meno
in corso di seduta? Sì, perché il regolamento lo
prevede, a tutela della minoranza. D’accordo,
in corso di seduta accettiamo un emendamento.
Ha la parola il consigliere Tomassoli.
GIULIO TOMASSOLI: Due considerazioni. La prima è che a me suona ancora nelle
orecchie lo spot elettorale del Presidente del
Consiglio: “la provincia del sole e del vento”.
Qui è la “Provincia delle sabbie”, Presidente.
Tra l’altro lei, probabilmente, Presidente, nel
suo spot lei non solo ha sbagliato questa dicitura ma sbaglia anche quando si riferisce a lei
come Presidente più giovane d’Italia, visto che
in questo bellissimo opuscolo abbiamo trovato
due altri presidenti più giovani.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
L’ho già detto.
GIULIO TOMASSOLI: Lo ripetiamo, visto che c’è anche la stampa. Speriamo che lo
scrivano. Repetita iuvant, dicevano i romani...
Forse dalla parte dei latinisti arriva male il
suono. Ho fatto cinque anni di latino anch’io,
cari signori, quindi non c’è problema. (Interruzione del consigliere Vergari). Vergari, forse le
è rimasto solamente di citare le frasi in latino.
Per quanto riguarda invece l’oggetto, le
controdeduzioni che l’assessore Galuzzi prima
definiva come importantissime perché smontano tutto quel castello accusatorio dell’ordine
del giorno, a me piacerebbe entrare nel concreto, perché ci sono controdeduzioni che vanno a
smontare il fatto che nell’insediamento della
cava, esista o non esista il bosco, esista o non
esista la fauna, a me sembra o che gli uffici
quando scrivono queste cose pensano, probabilmente, ad altro, o c’è un errore oggettivo. Se
c’è un errore oggettivo non riesco a capire
perché l’assessore Galuzzi continui a dire al
Consiglio “non vi preoccupate, fidatevi dell’apparato tecnico, perché l’apparato tecnico è
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bravissimo, sono fior fiore di tecnici capacissimi nell’individuare là dove ci sono delle
problematiche”. Però all’apparato tecnico è
sfuggito che esistono i boschi, esistono gli
uccelli, esiste la fauna e quant’altro. Proprio lì,
in quella sede riesce a ricavare il posto per una
cava.
Il mio intervento vuole solamente essere
un consiglio: visto che l’assessore ha tenuto
tanto a ribadire il fatto che nessuno si deve
preoccupare a votare, io mi preoccupo molto e
siccome so che quando il Consiglio si esprime
l’espressione di ogni singolo consigliere ricade
anche nelle sue responsabilità, dato che tengo
molto alla mia responsabilità di amministratore, mi guarderò bene quando voterò e in questo
senso vorrei allertare anche i consiglieri di
maggioranza che invece sembrano pendere dalle
labbra dell’assessore.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Vergari.
GAETANO VERGARI: Colleghi consiglieri, Presidente, premesso che per quanto mi
riguarda io sono contrario a qualsiasi cava, a
qualsiasi attività estrattiva che ferisca il territorio, mi piacerebbe che lo si potesse riportare ab
antiquo, in condizioni ambientali gradevolissime — ma, ahinoi, abbiamo bisogno di un po’ di
inerti da qualche parte, non possiamo soltanto
e sempre farli venire dalla Jugoslavia e far
arrivare le navi al porto di Pesaro con tutto
quello che ne consegue, qualche necessità dal
punto di vista economico l’abbiamo — mi
sembra che la questione sia stata posta in termini politici e non squisitamente giuridico-amministrativi. Sotto il profilo politico mi sento di
sottoscrivere qualsiasi ordine del giorno che
vada nella direzione di bloccare un’attività
estrattiva. Però qui non viene ricordato che è
stato approvato un piano provinciale di attività
estrattive nel 2003, un piano che è stato discusso con le amministrazioni comunali locali, un
piano che ha avuto il confronto con tutti coloro
che erano interessati, un piano che è stato
presentato, che è stato oggetto di osservazioni.
Allora delle due l’una. La 142 del 1990 cosa
dice, Baldelli? Divisione dei poteri: indirizzo e
controllo agli organi politici, gestione agli or-
gani tecnici. Questi organi tecnici cosa sono,
inutili idioti? Qualche volta possono anche
commettere delle “cappelline” ma sostanzialmente sono dei funzionari titolati a svolgere la
loro funzione nella pienezza della responsabilità che viene loro affidata, tant’è che le indennità non sono neanche modeste per certi aspetti.
Quindi la responsabilità è in capo agli organi
tecnici per quanto attiene la gestione.
Quanto dica l’assessore Galuzzi non fa
una piega: in conferenza di servizi non ci vanno
gli amministratori, ci vanno i tecnici. Si obietta
sul fatto che le valutazioni tecniche non avrebbero tenuto conto di dati oggettivi. Su questo si
può consentire. Credo allora che sarebbe stato
molto più efficace un ordine del giorno che,
piuttosto che sollevare in maniera strumentale,
anche per compiacere una esigenza localistica,
impegnando il Presidente della Provincia e la
Giunta su un impegno che non possono prendere, si sarebbe potuto chiedere la modifica del
piano provinciale delle cave. Però la modifica
del piano non blocca il procedimento in questa
fase, quindi è una richiesta a futura memoria.
Chieda allora, il capogruppo del Pdl, gli altri
intervenuti ma anche da parte nostra, uno stralcio
del piano provinciale delle cave, nel quale si
possa ripensare ad una modifica del piano stesso. Ma questo non comporta che la conferenza
di servizi non abbia l’obbligo comunque di
esprimersi, perché la responsabilità, poi, sarebbe totalmente in capo a quei funzionari che non
avessero espresso il parere e potrebbero essere
accusati di omissione di atti d’ufficio. Siccome
io sono un responsabile d’ufficio amministrativo, seguo certe pratiche ecc., so perfettamente
quali sono le responsabilità a cui si va incontro.
(Interruzione). Scusa, io sono d’accordo nel
merito. Quando si dice che l’ordine del giorno
è inaccoglibile, come proponevano l’assessore
ed altri, è nella substantia delle cose. Capisco,
c’è il gioco delle parti, c’è il teatrino della
politica. Lo vogliamo fare? Facciamolo. Hai
l’Amministrazione comunale con i cittadini
che vogliono ascoltare certe cose ed è piacevole
ascoltare certe cose, però è anche bene che chi
fa l’amministratore si assuma fino in fondo la
responsabilità di indirizzare. Questo è il compito della politica: indirizzo. Indirizzare la gente
non sull’onda emotiva di proteste che poi van-
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no a cozzare con situazioni di impraticabilità
giuridico-amministrativa, bisogna spiegare bene
come stanno le cose, che a suo tempo nel 2003
dal Comune di Pergola non è partito il veto
assoluto, il niet alla realizzazione di questa
cava, perché se fosse partito probabilmente la
Provincia avrebbe detto “lì la cava non si fa”,
punto e basta. Invece sono partite solo delle
indicazioni a fare in modo che l’impatto ambientale di quel tipo di attività estrattiva fosse il
meno pesante possibile. Quindi non un no ma
un “nì” che era un via all’attività stessa.
Pertanto ritengo che non possa che essere
ribadita la stessa posizione assunta in Consiglio
provinciale in occasione della presentazione
dell’altro ordine del giorno, cioè quella della
inaccoglibilità, perché esiste l’impraticabilità
amministrativa da parte del Consiglio provinciale ad esprimersi, in quanto il Consiglio provinciale è lo stesso, anche se modificato nei
soggetti, che ha votato quel piano e quindi
sarebbe totalmente incoerente.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Rossi per presentare l’emendamento che ha
annunciato.
GIANCARLO ROSSI: Contrariamente alla
mia prassi utilizzerò tre minuti, il tempo di
leggere. Preso atto dell’ordine del giorno a
firma del collega Baldelli, considerato che le
premesse sono più o meno condivisibili per
tutti, “Impegna il Presidente della Provincia e
la Giunta provinciale tutta a stralciare il citato
sito estrattivo del Ppae prima della scadenza
dei termini autorizzatori”. Il precedente dispositivo poteva essere variamente interpretato
non solo dal punto di vista civilistico e amministrativo ma anche in altri settori, per ovvie
ragioni. Quindi si è ritenuto opportuno modificare in questo senso, nel senso di dire, come
affermava il collega Vergari, esperto in materia
in quanto amministratore da moltissimo tempo
e che ha anche nel sangue l’amministrazione,
“siamo d’accordo sul merito di certe cose, però
ovviamente non si può andare oltre le regole di
tipo giuridico-burocratico e amministrativo”.
Pertanto il Pdl presenta lo stesso ordine
del giorno con questa sostanziale modifica nel
dispositivo: “Impegna il Presidente della Pro-
vincia e la Giunta provinciale tutta a stralciare
il citato sito estrattivo del Ppae prima della
scadenza dei termini autorizzatori”, onde anticipare le procedure anche di tipo burocraticoamministrativo.
PRESIDENTE: L’estensore dell’ordine
del giorno Baldelli ci deve dire se è d’accordo
o meno. Ha quindi la parola.
ANTONIO BALDELLI: Accetto l’emendamento per un solo motivo, e mi rivolgo ai
consiglieri che hanno dimostrato grande sensibilità, anche il consigliere di Rifondazione comunista: perché la limitrofa Provincia di
Ancona, su un sito estrattivo speculare e lo sa
bene il consigliere di Rifondazione comunista,
perché è stata una battaglia del suo partito della
provincia di Ancona — noi siamo al confine tra
la provincia di Pesaro e quella di Ancona — ha
stralciato il sito estrattivo che era stato previsto,
speculare, al di là della collina — stesso sito,
stessi procedimenti — dal piano per le attività
estrattive, su pressione di un membro di una
componente della sua maggioranza.
Quindi, Presidente, dico una cosa che
può essere riscontrata, anche se lei dice di no.
Sono una persona che nessuno può affermare
che non sia di parola: la Provincia di Ancona ha
stralciato il sito. Volevo attendere che qualcuno si esprimesse in tal senso. Si è espresso lei,
consigliere Vergari e le rispondo che la Provincia di Ancona, piano per le attività estrattive
approvato, ha stralciato — ed è storia, non è
un’invenzione di questo consigliere — il sito
speculare. Quindi siamo nella stessa, identica
condizione. Poi, cara Giunta, potete trovare le
scuse che volete... (Interruzione). No, Presidente, questa irriverenza...
PRESIDENTE: Andiamo avanti. Presidente, le chiedo di non interrompere il consigliere Baldelli.
ANTONIO BALDELLI: E’ logico, ognuno
tiene più al partito che a un fattore di coscienza,
magari, però vi dico per mia coscienza, che così
come nella passata legislatura ho votato distinguendomi dal mio partito, chiedo di farlo voi,
ora, perché la Provincia di Ancona ha stralciato
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il sito previsto nel piano per le attività estrattive.
Non è una considerazione del consigliere
Baldelli ma è storia ed è una battaglia meritevole che ha portato avanti il partito di Rifondazione
comunista che ringrazio e spero di ringraziare
questa sera anche il consigliere di Rifondazione
comunista che siede nel Consiglio provinciale
di Pesaro e Urbino.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Savelli.
RENZO SAVELLI: Colleghi consiglieri,
cari amici, è fuor di dubbio che, come
Rifondazione comunista noi non abbiamo particolari problemi, perché nel 2003 abbiamo
votato contro il piano estrattivo provinciale.
Non so cosa c’è scritto nel verbale, se il mio
collega allora ha portato le motivazioni, però
ricordo che abbiamo fatto una pre-consiliare e
in quella riunione parlammo del logo, del
Lupaiolo, della Valmarecchia, non ricordo se
parlammo anche di questo. Così come ricordo
le contraddizioni tra la tavola 7 e la tavola 7 bis.
Mi riferisco a sei anni fa, quindi non sono cose
successe l’altro ieri. Però queste cose me le
ricordo.
Così come non posso non evidenziare il
fatto che allora fu fatta una lettera da parte del
sindaco Conti e del vicesindaco Borri in cui si
dichiaravano disponibili a far partire quella
cava, anche se a certe condizioni, sub-condizioni. Nell’area del Tarugo erano stati indicati
tre siti per fare le cave ma il Comune di
Fossombrone ha detto “niet”, perché quella
valle è di pregio, perché quella valle è bella,
perché quella valle è importante e nella Valle
del Tarugo non si scavano neanche dieci centimetri cubi di terra. Le cose vanno sempre dette
tutte, poi ciascuno si assume, rispetto ai cittadini, rispetto alla storia le proprie responsabilità.
Noi dicemmo no a quel piano, per una
serie di ragioni. Il Comune di Fossombrone
fece una scelta.
Per quel che mi riguarda sottolineo subito che condiviso le preoccupazioni espresse
tardivamente da chi allora disse sì e nel momento in cui la questione è andata sotto discussione, da parte di coloro che hanno detto no. I
miei hanno detto no, quindi figuriamoci se io
sono per il sì. Io sono per il no, ma il no non può
essere ideologico, perché non siamo come quando eravamo a Fossombrone nel 2003-2004 che
dicemmo no alla valle del Tarugo. Adesso
diventa più difficile perché ci sono stati tutti
quei passaggi che sappiamo e che ci sono stati
raccontati sia da parte del consigliere Baldelli
sia da parte dell’assessore Galuzzi.
Quindi su queste cose io rifletto. E’ vera
la battaglia che è stata fatta ad Ancona, però c’è
un aspetto che ci differenzia: la tempistica
nell’approvazione dei piani di escavazione.
Nella provincia di Ancona c’era Monte Sant’Angelo, sopra Arcevia, un’altra delle questioni poste e c’era questo sito di cui si parlava
poc’anzi. Ma il piano della Provincia di Ancona
rispetto al nostro piano ha avuto una tempistica
diversa. Non è che i nostri sono intervenuti
quando il piano era già in vigore e nello stesso
tempo le ditte private si sono mosse, sono
partiti prima, giustamente. Ho fatto l’esempio
di Fossombrone per capirci. Lo so che va a
merito nostro, so che qualche altra battaglia
non l’abbiamo vinta, l’abbiamo persa, però
questo è stato possibile nella fase in cui si
trovava in quel momento il piano provinciale.
Bisogna capire sempre i vari passaggi. Come
un piano regolatore: un conto è quando è in
pubblicazione, un conto quando è approvato
ecc. Quindi queste cose le devo dire.
Per quel che riguarda la questione di
Schieppe sta in questi termini: Schieppe era
una ZIC, zona di interesse comunitario, elemento che in prima battuta era anche sfuggito,
se ricordo bene. L’intervento fu proprio per
questa ragione, perché c’erano motivi tecnici.
A parte che lì fin dall’inizio erano andati fuori
strada. Questo l’abbiamo sostenuto tranquillamente. Ricordo di avere presentato degli ordini
del giorno che poi furono votati.
Quindi non è la stessa cosa, perché ogni
storia ha il suo percorso, ha il suo tracciato che
dobbiamo ricordare.
Ho ascoltato con grande interesse, ho
preso appunti come è mia abitudine, le cose che
ha detto il capogruppo del Pdl e ho preso
appunti perché è una questione estremamente
interessante. Ho ascoltato le cose dette dal
nostro ottimo assessore Massimo Galuzzi. Lui
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ha posto due questioni. Una di procedibilità e
l’altra sui contenuti.
Sulla procedibilità a me pare che abbia
perfettamente ragione, però dato che vi sono
qui anche consiglieri di prima nomina, vorrei la
piena conferma su questo da parte del segretario generale dott. Rondina.
Dott. ROBERTO RONDINA, Segretario
generale: Ha riferito brillantemente il consigliere Vergari.
Circa la conferenza di servizi è prevista
dall’art. 13 della legge regionale 71 del 1997, la
Provincia esprime il parere di conformità del
progetto di cava alle disposizioni regionali e
provinciali, quindi, in pratica, tiene luogo
l’istruttoria avente un carattere esclusivamente
tecnico e non politico.
Naturalmente le procedure per la convocazione, per il funzionamento della conferenza
di servizi sono regolate da un apposito regolamento che è stato a suo tempo approvato, credo
nel 1997, quindi è un discorso di una procedura
già anche collaudata, perché non c’è solo la
cava di Pergola ma nell’ambito provinciale ci
sono state diverse cave. Quindi si adotta la
stessa procedura.
RENZO SAVELLI: Ho fatto questa domanda non a caso, per capire esattamente se si
era ancora, in qualche modo, come si appalesava
dall’ordine del giorno presentato dal capogruppo
del Pdl, nella fase tecnica o nella fase politica,
se quindi era possibile in qualche modo fermare la conferenza di servizi che è stata convocata
a livello istruttorio. Da come mi è stato risposto
ciò non è possibile in quanto ormai c’è la
distinzione tra la scelta politica e la pratica
gestionale. Su queste cose bisogna fare estrema
chiarezza, perché bisogna distinguere tra volontà politica che è chiara e i mezzi attraverso
i quali si può o non si può raggiungere un fine.
Io ho chiaro l’obiettivo politico, però cerco la
strada che sia percorribile, non quella che non
è percorribile. Quindi in questo momento ho la
conferma da parte del segretario che, trattandosi di una conferenza di servizi istruttoria, questa
procede secondo il regolamento attuativo che è
stato a suo tempo approvato dal Consiglio
provinciale e che se ne va per i fatti suoi, nel
senso che segue il suo percorso secondo le
scadenze temporali ivi inserite.
Quindi, al di là della volontà politica e
della condivisione delle battaglie, in questo
momento su questa strada non possiamo fare
granché.
Tuttavia, per quel che riguarda i contenuti sono state fatte una serie di considerazioni,
sempre da parte del consigliere Baldelli, che
destano qualche preoccupazione, che fanno
immaginare o supporre che da parte degli uffici
possa esserci stata una qualche dimenticanza,
una qualche distrazione, una qualche non precisa, puntuale risposta alle osservazioni fatte
dagli avvocati, quelle stesse osservazioni che
sono state poi inviate al Tar. Io non le conosco
tutte, ne ho lette alcune e altre che qui sono state
dette non le conosco. E’ certo che per quanto
riguarda questo luogo, che appare un luogo
sicuramente splendido, sarebbe stato fin da
allora necessario dire no, “non lo vogliamo
inserire”, come abbiamo fatto noi a
Fossombrone. Lo ribadisco per l’ennesima
volta, perché poi ognuno si deve assumere le
sue responsabilità per il passato, il presente ed
il futuro.
Tuttavia, siccome queste questioni che
giustamente l’avv. Baldelli ha posto sono numerose — ad alcune ha risposto bene il nostro
assessore Galuzzi, però non è stato possibile
rispondere a tutte — propongo — la mia presenza è garantita — che prima del 21, quindi a
strettissimo giro di posta, si convochi la Commissione di controllo, magari con la Commissione ambiente — io non ne faccio parte,
però come capogruppo ci sarò, lo garantisco fin
da adesso — in modo che in quella sede si
possano esaminare tutti gli elementi controversi, perché ci possono essere elementi controversi. Diversi li aveva accennati Baldelli. Su
alcuni la risposta data dall’assessore mi ha
convinto, altri sono rimasti senza risposta.
Quindi chiedo che si faccia questa Commissione. Penso che nessuno della maggioranza diserterà quella riunione, l’assessore è invitato ad
essere presente. Altrimenti questo Consiglio
provinciale non è in grado di entrare, questa
sera, in tutti i particolari che vengono detti.
So che il Comune ha fatto un bel malloppo
tramite il Tar, quindi chiedo che venga esami-
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nato il discorso prima del 21, a tempi stretti,
perché penso che sia stato tutto fatto in buona
fede e trasparenza, dopodiché se gli errori sono
stati fatti in buona fede, si possono fare. La
buona fede non risparmia dal fare un errore,
però un conto è la buona fede, altro conto la
cattiva fede.
Per quel che riguarda questo articolo che
concerne l’ex Vicepresidente, proprio non mi
tocca e non mi fa niente, nel senso che se la
magistratura indaga deve fare il suo dovere, è
giusto che faccia il suo dovere, senza pressioni.
Io non ho niente da aggiungere. Di solito loro
hanno chi tutti i giorni legge gli articoli per
vedere se c’è il fumus del reato. Lo stanno
facendo, sono questioni loro. Più che altro è una
comunicazione. Quell’articolo non è firmato.
Caso mai mi pare, piuttosto, una fuga di notizie
di qualcuno che dice “sappiate che io ho saputo,
per vie traverse, che la magistratura si sta muovendo nei confronti dell’ex Vicepresidente,
così e cosà”.
PRESIDENTE: Questa non è un’aula di
tribunale. Se abbiamo delle comunicazioni le
facciamo alla procura e a chi di dovere. Devo
chiederle di chiudere.
RENZO SAVELLI: Questa è la mia proposta.
PRESIDENTE: Quindi una Commissione congiunta entro il 21 per poter discutere e
approfondire tutte le questioni che sono state
sottoposte al Tar.
RENZO SAVELLI: Siamo tutti qui, si può
decidere questa sera stessa.
PRESIDENTE: Ha la parola, per le conclusioni, l’assessore Galuzzi che ha seguito
tutto l’iter dall’inizio alla fine.
MASSIMO GALUZZI: Mi pare che le
argomentazioni sono state portate tutte e tutti
abbiamo avuto modo di capire il percorso ed
entrare nel merito dei vari aspetti, di avere gli
elementi necessari.
Nel merito non aggiungo altro. Ci sono
state alcune domande che mi sono state fatte: se
votavo la cava o non votavo. Bisognava essere
allora. In Consiglio provinciale tutti gli elementi, si votava il piano e lì si esaminavano le
questioni. Quindi lasciamo da parte questi aspetti. Anche su altre questioni, come Schieppe o
non Schieppe. Su Schieppe c’era un giudizio
negativo da parte del tecnico dell’Amministrazione in conferenza di servizi, quindi è evidente
che qualche parola in più l’abbiamo detta. Non
è andato il Presidente alla conferenza di servizi
a dire “dovete fare così”. Sulla parte della
compatibilità ambientale, dei pareri per quello
che c’è bisogno, il giudizio è diverso. Il giudizio della Provincia da un punto di vista tecnico
è che non ci sono motivi ostativi. Quindi, come
facciamo a dire “no, devi cambiare il parere che
hai dato, che stai dando, lo devi mettere negativo”? Sull’emendamento proposto dal consigliere Rossi mi sembra che non possa, anche
quello, essere accolto, nel senso che l’ordine
del giorno chiede di impegnare il Presidente e
la Giunta a esprimere parere negativo e non è
possibile, perché non ci si è nella conferenza di
servizi. Ma esprimo forti dubbi sullo stralciare
una previsione di piano nel momento in cui è in
corso una pratica di concessione non è una cosa
possibile. E’ come se ci fossero le previsioni del
piano regolatore, io ho la pratica in Commissione edilizia e il sindaco, prima che la Commissione edilizia approvi stralcia quella parte di
piano per permettere a te di costruire la casa. Mi
sembra difficile. Tanto è vero che l’altra volta
il consigliere Baldelli non aveva messo questo
punto nelle richieste dell’ordine del giorno,
c’era solo il primo punto.
Concludo dicendo che per questa ragione
si debba necessariamente votare contro per una
questione di inaccoglibilità e perché non è
possibile, da quel punto di vista, sia l’emendamento che è stato avanzato sia l’ordine del
giorno. Invece accoglierei di buon grado la
proposta che ha fatto il consigliere Savelli,
perché se vogliamo approfondire, essere trasparenti, avere tutti gli elementi, avere le cose
più precise ancora, facciamo la Commissione e
lì entriamo più ancora nel merito. Quella mi
pare una proposta per dare più elementi a tutti,
che possa essere accolta.
PRESIDENTE: Il dibattito è concluso.
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Ha la parla, per dichiarazione di voto, il consigliere Baldelli.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Voti contro, Baldelli?
ANTONIO BALDELLI: Io non sono così
felice come è felice lei ma la capisco. Le va
bene anche questo, però ritornerà come un
boomerang. Lei che poi è presidente della green
economy, però è cattivo emulo del presidente
Obama.
Vi è un istituto giuridico che si chiama
autotutela della pubblica amministrazione. Non
so se lei lo conosce signor Presidente, ma è un
istituto conosciuto da tutti coloro che si occupano di pubblica amministrazione. Quando una
pubblica amministrazione si accorge che è incorsa in un evidente, palese, oggettivo errore
— e lo dice la foto che è stata portata all’attenzione di tutti i consiglieri — indipendentemente da chi sia il Presidente, il tecnico — questi
scaricabarile sono vecchi come i mondo —
esercitando questo istituto giuridico torna sui
suoi passi. E’ stato fatto tante volte quando
l’errore è macroscopico e che l’errore sia
macroscopico lo dice una fotografia che è riuscita a parlare più di tutti noi. Quella fotografia
è stata molto più espressiva del consigliere
Baldelli.
Detto questo vi chiedo un atto di coraggio
a questo punto, visto che siete stati in qualche
modo sollecitati più volte dall’assessore, dal
Presidente. Naturalmente ognuno valuta se far
prevalere le opportunità politiche, non sono
certo io a condannarvi, non sono nessuno per
biasimarvi o condannarvi però vi chiedo un atto
di coraggio: se prevale una tessera politica, una
misera tessera oppure prevale la coerenza, l’onestà, la felicità, la mattina, di guardarsi allo
specchio e dire “ho fatto quello che avevo
intenzione di fare, posso guardarmi allo specchio senza dover arrossire”. Lei ride consigliere, non so cos’ha da ridere, comunque non
credo che questa sia un’affermazione tanto
strampalata. Dopo deciderà la magistratura se
quell’amministratore è vero o non è vero... Non
sono io, comunque, ad avere le carte processuali
ma se fossi in voi userei maggiore cautela,
Presidente.
L’ho annoiata, Presidente della green
economy su questo argomento importante
con gli ordini del giorno sulla necessità di
istituire il caciocavallo nella provincia di
Pesaro? Credo che questo sia un ordine del
giorno importante, signor Presidente. Lei ha
riso più volte, l’ho annoiata, però si ricordi
che lei, magari in buona fede, ne sono sicuro,
sta commettendo un errore che costerà caro
alla comunità cittadina di Pergola e all’intera
provincia, oltre che alla sua immagine di
giovane amministratore.
PRESIDENTE: Mi ha chiesto la parola
il Presidente. Ha un minuto.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta. Intervengo non nel merito dell’ordine del
giorno, sono perfettamente d’accordo con
ciò che ha detto l’assessore, ma per una
questione di rispetto fra di noi. Sapeva bene
che non ridevo di lei.
Noi abbiamo iniziato questo Consiglio
con un metodo anche civile fra di noi, di
rispetto, sapendo che voi fate l’opposizione,
noi dobbiamo governare e nessuno fa sconti
a nessuno. Però mi pare che anche in questa
seduta non ho esitato, quando serviva, a dare
un segnale distensivo. Vorrei evitare invece
che ogni volta ritorni a punzecchiarmi ecc.
Lo dico per lavorare meglio, anche in un
rapporto di rispetto tra maggioranza e opposizione. Siccome io tengo questo atteggiamento nei suoi confronti, avevo iniziato bene,
oggi capisco che ci tiene a questa vicenda e
comprendo anche, però spero che si proseguano i rapporti fra di noi come li avevamo
avviati.
PRESIDENTE: Pongo in votazione
l’ordine del giorno presentato dal consigliere
Baldelli, come emendato dal consigliere Rossi.
Il Consiglio non approva con 12 voti favorevoli,
17 contrari (Bartolucci, Ricci, Perugini,
Ceccarini,
Terenzi, Tagliolini, Papi, Baldantoni, Foronchi,
Capanna, Sanchioni, Berardi, Magnanelli,
Mariotti, Carloni, Vergari e Savelli)
e 2 astenuti (Pascucci e Papolini)
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Ordine del giorno sui problemi del centro
Italia
Ordine del giorno per l’individuazione e la
celebrazione della Festa dall’Unità
nazionale nella data del 18 febbraio
PRESIDENTE: Abbiamo ora l’ordine del
giorno sui problemi del centro Italia, che presenta il Presidente Ricci. Questo ordine del
giorno viene accorpato con l’ordine del giorno
presentato dal consigliere Vergari sulla data del
Risorgimento, in modo da fare un’unica discussione. (Interruzione del consigliere
Baldelli)
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Eh no, allora non funziona. Noi abbiamo anticipato, per quello che potevamo, su mia richiesta, la discussione sulla cava del Bifolco. Adesso abbiamo altri ordini del giorno importanti,
come quello della scuola che dovrebbe riguardarla, visto che lei è anche il capogruppo del
principale gruppo di opposizione. Poi ognuno
può andare a casa a fare quello che vuole, io
ritengo che non è un comportamento corretto.
(Interruzione).
PRESIDENTE: Era impegnato di sopra.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Va bene Baldelli, cambieremo atteggiamento,
dovremo cambiare atteggiamento se continua
così. Mi dispiace per tutta l’opposizione, perché l’atteggiamento di Cancellieri anche oggi è
stato un altro, Mei non ne parliamo neanche e
anche gli altri consiglieri hanno avuto un atteggiamento molto diverso dal suo. Anche
Giannotti, con il quale abbiamo polemizzato,
ha avuto un atteggiamento diverso dal suo.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Ha la parola il Presidente Ricci.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Questo ordine del giorno vuole da una parte
segnalare una preoccupazione, dall’altra vuole
provare a diventare, se ce la faremo, se questa
mia preoccupazione è condivisa, anche un indirizzo di lavoro per i prossimi mesi e mi riferisco
in particolar modo all’autunno, perché tutti noi
abbiamo seguito con un certo imbarazzo da una
parte, preoccupazione da parte, questo scontro
che da mesi ormai è avviato, sulla famose
questione settentrionale e meridionale. Questo
scontro si sta dibattendo all’interno del Governo ma si sta dibattendo anche all’interno del
Parlamento. E’ uno scontro che esce anche
dalle coalizioni di chi sta in maggioranza e di
chi sta all’opposizione. Avrete sentito sulla
questione meridionale il “Partito del sud” lanciato da Lombardo, alcune assonanze da parte
di diversi amministratori del sud Italia appartenenti al centro-sinistra. Ma è un dibattito a mio
parere molto pericoloso per l’unità del paese e
molto pericoloso per i territori che noi rappresentiamo. Intanto perché la crisi economica è
tutt’altro che passata. Avete visto che è stata la
prima priorità del Consiglio di questo nuovo
mandato e anzi, purtroppo, le preoccupazioni
che avevamo, cioè il fatto che nel periodo
autunnale si fossero raggiunti maggiori picchi
di tensione sociale e di difficoltà, in particolar
modo occupazionali, purtroppo è stato una previsione che in questi giorni stiamo verificando
in maniera positiva, nel senso che avevamo
ragione, purtroppo.
Anche coloro che prevedono una ripresa
nel 2010 ammettono che in termini occupazionali i risultati si vedranno almeno un anno o due
dopo. Il tema occupazionale rischia di colpire
in particolar modo quelle regioni italiane che
hanno un sistema di sviluppo economico
imperniato sulle piccole e piccolissime imprese, perché hanno meno ammortizzatori o nessun ammortizzatore sociale e nel nostro caso
comincia a esserci un settore molto in crisi,
quello della meccanica, non solo per quanto
riguarda le grandi aziende direttamente ma
anche per l’indotto, per i piccoli artigiani che
per primi stanno soffrendo.
Paradossalmente, mentre si parla di questione settentrionale e di questione meridionale, il centro Italia, che è la zona del paese che ha
la più alta qualità della vita, grazie anche a
questo sistema di piccole imprese, di coesione
sociale, rischia di uscire dalla crisi economica
addirittura con problemi peggiori rispetto ad
altre parti d’Italia. Credo che occorra organizzare il centro Italia.
Ho già scritto a tutti gli amministratori
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del centro Italia, molti mi hanno risposto —
Firenze, Perugia, Ravenna, Grosseto — diversi
parlamentari, il presidente Spacca qualche giorno fa è uscito sui giornali, la presidente della
Provincia di Ancona. Il tema c’è e vi cito degli
esempi.
Infrastrutture. Avevo auspicato sulla
Fano-Grosseto — credo che dovremo farlo
nella prima Commissione lavori pubblici possibile, ne ho parlato con Magnanelli — un patto
bipartisan. Dobbiamo tutti sapere che sul project
financing non è stato fatto un passo avanti, anzi
il project financing non è stato neanche indetto,
quindi la Fano-Grosseto, che è un’opera che
rischia di rimanere un’incompiuta, diventa
un’opera sulla quale non c’è alcuna attenzione
nell’agenda di questo autunno da parte del
Governo e del Parlamento.
Altro tema, il federalismo fiscale, anche
questo in discussione nei prossimi mesi. Il
federalismo ancora è un titolo, nei prossimi
mesi si andrà a mettere i numeri, i criteri e non
vorrei che dentro questo scontro nord-sud per
portare a casa il federalismo, proprio il centro
Italia possa diventare la parte d’Italia più penalizzata. Pongo delle preoccupazioni, poi spero
di avere torto.
Così come sui fondi europei, così come
su tutte quelle questioni strategiche che richiedono un rapporto costante con il Governo e il
Parlamento da parte delle Regioni del centro
Italia.
Quindi credo che occorra prendere un’iniziativa, anche dal punto di vista positivo,
propositivo. Io sono preoccupato di questa crisi
e dell’effetto che sta avendo. L’effetto che sta
avendo non è una richiesta di più giustizia
sociale ma un effetto di nuovo egoismo sociale
e il ritorno di questo scontro tra nord e sud del
paese, tra richiami alla Padania libera come è
venuto ieri e amministratori del sud che si
organizzano per battere cassa, è un dibattito che
fa danni al paese e rischia di romperlo non solo
dal punto di vista istituzionale ma ancor di più
dal punto di vista sociale.
E’ anche per questo che condividendo
l’appello del presidente Napolitano abbiamo
candidato — qui c’è l’assonanza con l’ordine
del giorno di Vergari — la Provincia di Pesaro
e Urbino ad ospitare un evento per il 150°
anniversario dell’Unità d’Italia, perché abbiamo intanto alcuni riferimenti storici e uno riguarda proprio Pergola che è Medaglia d’Oro
per il Risorgimento, abbiamo figure importanti
come Sara Levi Nathan, come Mamiani, figure
intorno alle quali possiamo costruire un evento
importante anche dalla nostra Provincia. Quindi non solo un centro Italia che si organizza per
evitare di essere schiacciato dentro questo scontro nazionale ma anche un centro Italia che sa
benissimo che la sua funzione è quella di essere
una cerniera che tiene unito il paese.
Per questo abbiamo abbinato entrambe le
questioni.
Capisco che in questo momento le Regioni del centro Italia politicamente sono tutte
governate dal centro-sinistra ma questo è un
tema che non riguarda solo il centro-sinistra,
riguarda chiunque governi in questo momento.
Riguarda me, riguarda il presidente della Provincia di Macerata che è di un altro colore,
riguarda tutto il Consiglio provinciale. C’è un
rischio vero, enorme rispetto a questo aspetto.
Voi dite “perché Pesaro lancia questo appello?”. Perché noi siamo una provincia di confine
e come abbiamo detto nel documento di indirizzi programmatici, che vogliamo giocare questo ruolo di provincia di confine, su questo tema
abbiamo anche un ruolo simbolico per suonare
il campanello d’allarme, provare ad organizzarci.
Quindi invito su queste mie considerazioni a riflettere. Non è un’azione contro qualcuno, è un campanello d’allarme su preoccupazioni vere che vengono confermate quotidianamente. Siamo tra l’altro in un periodo di vacche
magre. Non voglio fare l’avvocato del diavolo
ma siamo in un periodo di vacche magre, i
Comuni non hanno una lira, le Province ugualmente, il Governo non ha tutte queste risorse da
distribuire, è evidente che si hanno grandi pressioni dal sud Italia, grandi pressioni dal nord
Italia perché la Lega è portatrice di quell’interesse, noi rischiamo di rimanere schiacciati.
Quindi il tentativo di organizzare il centro Italia
per far pesare questo ruolo spetta ovviamente,
in particolar modo, ai presidenti di Regione, me
ne rendo conto, però siccome ha una valenza
anche sui bilanci provinciali, sui bilanci comunali, sulle scelte strategiche di questo territorio,
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credo che sia giusto svolgere un’azione politica
sia da una parte difensiva ma dall’altra anche di
proposta per ribadire la nostra volontà di tenere
unito il paese e chi più di noi può svolgere
questa funzione di cerniera. (Interruzione).
Alcuni mi hanno risposto. Vedremo chi mi
risponderà. Mi ha risposto anche un parlamentare del Pdl, condividendo le mie preoccupazioni. A Macerata un parlamentare del Pdl
proprio questa estate ha fatto una serie di iniziative su questo tema, perché la preoccupazione
di chi governa è identica. Poi, se uno non la vuol
vedere perché oggi al Governo c’è il centrodestra allora è un altro discorso ma è la preoccupazione di molti amministratori di centrodestra che governano nel centro Italia.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Vergari per illustrare il proprio ordine del
giorno.
GAETANO VERGARI: Colleghi consiglieri, Presidente, sono sincero, voterò questo ordine del giorno perché capisco le motivazioni da
cui parte, però mi dà un po’ di mal di pancia e
ti spiego subito perché, Presidente.
Va incontro proprio al disegno perverso
delineato vent’anni fa da Miglio e dalla Lega
Nord e sposato da Bossi, quello delle
macroregioni, di dividere l’Italia in tre parti, di
tripartire l’Italia. E’ proprio il gioco loro.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Non ho detto questo.
GAETANO VERGARI: Aspetta. Dico forte e chiaro attenzione a non cadere in questo
gioco. Poi è evidente che dobbiamo tutelare i
nostri territori, la nostra gente, e in questo
essere migliori di quello che hanno fatto al nord
i leghisti. Ne abbiamo le capacità, le potenzialità,
l’intelligenza e l’esperienza, perché se i nostri
avessero fatto altrettanto al nord non gli avrebbero consegnato le città e i paesi, perché si sono
persi dietro situazioni ideologiche, dietro atteggiamenti pregiudiziali, non considerando
che la priorità era sostenere e difendere gli
interessi reali della gente e non correre dietro
altre posizioni che erano lontane dal sentire
reale sulla vicenda, ad esempi dell’immigra-
zione. La sinistra, per anni se non decenni, ha
traccheggiato, non ha affrontato seriamente la
questione, non l’ha posta in maniera seria.
Tenendosi su un piano ideale alto non si è resa
conto di quello che realmente accadeva.
Comunque voglio illustrare l’ordine del
giorno presentato che è riferito alla opportunità, direi necessità, di celebrare in Italia, cosa
che avviene in tutti i paesi del mondo, in particolare in Europa, un giorno da dedicare alla
unità della nazione, cioè il conseguimento dell’Unità d’Italia. Poiché il 18 febbraio del 1861
si riuniva il primo Parlamento italiano a Torino,
potrebbe essere quel giorno, visto che abbiamo
dedicato un giorno alla memoria, un giorno alle
foibe e quant’altro, nel quale viene ricordata
quella data come il momento conclusivo di un
processo storico che ha visto tanti giovani,
all’epoca, dedicarvisi con entusiasmo, con grande passione e lasciarci la vita. Venivano ultimamente ricordati, in un articolo di Repubblica i
martiri di Belfiore, la località nella quale vennero impiccati decine e decine di giovani
mantovani. Guarda caso l’Unità d’Italia avviene principalmente su spinta del lombardo-veneto
e non da parte, in maniera massiva, di altre
località, anche se abbiamo avuto i 300, Pisacane,
Pepe e chi più ne ha più ne metta, però è il
lombardo-veneto che fu il promotore, la spinta,
l’artefice principale di questa iniziativa, tant’è
che se andiamo a vedere la Spedizione dei
Mille, all’80% erano veneti e lombardi.
Quindi proporre una giornata da dedicare
a una riflessione, a un pensiero riguardo all’Unità d’Italia, che poi è proseguita e per noi è
anche elemento di forte coesione e spinta ideale, con il recupero della democrazia legato alla
lotta partigiana che ha riscattato l’Italia dalla
dittatura fascista e dalla vergognosa operazione badogliana dell’armistizio che ha praticamente tolto alle forze armate italiane ogni dignità e ogni possibilità, anche, di difendersi, in
questa prospettiva noi riteniamo, come socialisti, di proporre al Consiglio provinciale di approvare questo ordine del giorno e di inoltrarlo
alle istituzioni sovraordinate affinché ne facciano tesoro e aprano nell’occasione del 150°
anniversario dell’Unità d’Italia che sta sollevando molte discussioni anche sulle modalità
con le quali verrà celebrato. Bene ha fatto
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l’ottimo presidente Napolitano a richiamare
tutti a far sì che venga ricordato in maniera
culturalmente alta e non inaugurando qualche
strada, qualche ponte o quant’altro, ma in modo
che ci sia effettivamente un senso comune di
appartenenza e venga in maniera chiara e
inequivoca cancellato tutto il ciarpame che è in
circolazione con tutte le stupidaggini che provengono in particolare dalla Lega Nord sulla
Padania libera e altre idiozie del genere.
PRESIDENTE: Il Presidente Ricci vuol
fare una precisazione. Ne ha facoltà.
MATTEO RICCI, Presidente della Giunta.
Per evitare che si apra un dibattito su una cosa
che non volevo dire.
Consigliere Vergari, lungi da me pensare
o assecondare quel pensiero, tant’è che l’ordine
del giorno che ho proposto va invece verso il
ruolo che il centro Italia svolge per l’unità del
paese. Al tempo stesso però il problema c’è,
non possiamo nascondercelo. Nessuno propone il Partito del centro o l’indipendenza del
centro Italia. Dico che il problema c’è, è grande
come una casa e che occorre da parte degli
amministratori del centro Italia, a prescindere
dal colore politico, coordinarsi in particolar
modo in questo autunno, giocando questo ruolo
di cerniera per l’unità del paese, non per fare ciò
che vogliono fare al sud e al nord, proprio per
evitare che ciò che vogliono fare al sud e ciò che
vogliono fare al nord schiacci il centro Italia
geografico di questo paese.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Falcioni.
FRANCESCA MARIA FALCIONI: Questo
pericolo di frattura dell’Italia non lo vedo. Non
credo che ci troviamo in una zona dell’Italia
dove dobbiamo temere che quelli del nord ci
assaltino o lo facciano quelli del sud o cose di
questo tipo. In questo ordine del giorno, Presidente Ricci, se me lo permette vedo innanzitutto
un po’ di aria fritta, cioè tante parole ma poca
sostanza, perché comunque questi tavoli di
discussione, queste parole che si usano quando
i problemi seri sono quelli effettivamente pra-
tici, di tutti i giorni, non mi convincono e non mi
convinceranno mai.
Poi mi sembra quasi creare un habitat
naturale per questa zona dell’Italia dove ancora
il Pd e i suoi collegati resistono, creare una
specie di isola felice dove tutti noi che la
pensiamo alla stessa maniera, forse possiamo
fare qualcosa o possiamo trovarci per capire
cosa sta succedendo al nord, cosa sta succedendo al sud, perché altrimenti non riusciamo a
capirlo. Allora, siccome succede qualcosa di
strano nelle altre parti d’Italia, noi qui cosa
dobbiamo fare?
Mi sembra una cosa veramente poco utile
per gli interessi della gente che vive in questa
zona d’Italia. Io ho vissuto tanti anni al nord,
pur essendo nata a Fano, sono rientrata qui
ormai da più di dieci anni, quindi la realtà che
ho vissuto prima rispetto a quella che vivo
adesso è molto diversa, piacevolmente diversa,
purtroppo non dal punto di vista politico, perché su stavo meglio. Però da un punto di vista
di vivibilità, qui si sta decisamente molto meglio.
Quindi la ricchezza è effettivamente in
quello che sono l’ambiente, le persone e tutta la
rete che si è riusciti a instaurare sul territorio a
livello umano. C’è una differenza fondamentale in questo. Dobbiamo mantenere le positività
di questa zona d’Italia ma non temere interferenze o problemi derivanti da altri.
Quando si fanno queste citazioni sulla
Lega che sta spaccando l’Italia e allora noi
dobbiamo correre ai ripari, su questo non mi
troverete mai d’accordo. Il federalismo non lo
vedo come un elemento di rottura ma come un
elemento di unione.
Sull’ordine del giorno di Vergari non ho
problemi, cioè destinare una giornata al ricordo
e alla informazione su quello che è successo
non mi sembra una cosa sbagliata. Sapere qualche cosa di più della nostra storia non è mai
sbagliato se l’informazione viene fatta in modo
corretto, per cui non credo che ci siano assolutamente problemi da parte del gruppo ad appoggiare un ordine del giorno sulla giornata
individuata nel 18 febbraio.
Invece su quello del Presidente Ricci che
è impostato in tutt’altro modo, ho delle serie
perplessità. L’Unità d’Italia non la si ha solo
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politicamente, la si deve conquistare in tanti
altri modi e se punto di divisione sono le disparità tra le varie regioni, allora, secondo me, il
federalismo fiscale, una volta attuato nel modo
giusto è un punto per ritrovarci e riunirci di
nuovo.
Io la vedo così, è un discorso molto lungo
che non mi metterò a fare adesso, però non lo
vedo come punto di rottura, lo vedo molto più,
invece, come punto di incontro, di unione.
Lei dice “gli amministratori e i Consigli
provinciali dell’Italia centrale”. Siete già tutti
voi, non credo nemmeno che abbiate bisogno di
inventarvi tavoli strani. E’ tutto, purtroppo, un
pool di Regioni, di amministrazioni tutte gestite allo stesso modo e se ci sono problemi,
purtroppo i problemi ve li siete creati da soli e
adesso ve li dovete anche risolvere, non chiedete aiuto a noi.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Cancellieri.
GIORGIO CANCELLIERI: Vedo gli ordini del giorno presentati diversi l’uno dall’altro,
molto diversi. In che senso? Il primo, quello
che ha illustrato il Presidente Ricci vede una
preoccupazione per le regioni del centro Italia
di essere, nel dibattito politico, considerate
meno e in questa minore considerazione la
conseguenza potrebbe essere quella di avere a
disposizione meno risorse. Dico allora che è
ora che la nostra classe dirigente politica, intesa
in maniera bipartisan — parlamentari, presidenti di Regione, presidenti di Provincia, sindaci e amministratori tutti — cominci a tirarsi
su le maniche, ad andare, come hanno fatto al
nord, magari come fanno al sud, a far pesare a
Roma le nostre proposte, a farci pesare politicamente. E’ ora che tutti insieme, in maniera
bipartisan cominciamo a farci sentire presso il
Governo nazionale. Come? Certamente i nostri
parlamentari debbono avere un ruolo. I nostri
presidenti di Regione, i nostri presidenti di
Provincia, i nostri amministratori a 360 gradi
devono cominciare a farsi sentire presso il
Governo nazionale, portando le proprie istanze, difendendole con forza, impegnandosi in tal
senso.
Questo perché alla luce, spero presto,
anche dell’applicazione del federalismo fiscale, quando sarà diventato attuativo, queste regioni meriteranno più trasferimenti, più risorse
sul territorio. Anzi, meriteranno di trattenere
già a monte, sul territorio, le proprie tasse, gran
parte del proprio gettito fiscale. Quindi aspetto
proprio con ansia l’applicazione di questo
federalismo fiscale. Essendo le nostre regioni
virtuose, che danno a Roma molto più di quello
che ottengono, spero, con l’attuazione del
federalismo fiscale, di avere molte più risorse a
disposizione.
Però la pagnotta ce la dobbiamo conquistare. Dobbiamo tenere il livello alto e dobbiamo impegnarci di più. La nostra classe dirigente deve essere più “pesante” nei confronti di
Roma. Questo lo dico da amministratore, al di
là dell’appartenenza politica.
Invece dico a Vergari che più il ragionamento è in tal senso più la Lega ha voti. Più
analisi semplici, con delle battute anche fuori
luogo, più voti alla Lega. Questo è stato il
problema: avere sottovalutato le due questioni,
la questione settentrionale e quella meridionale. Oggi siamo presi in mezzo e ci sentiamo
anche trascurati, ma il problema è nato a monte,
visto che vogliamo celebrare l’Unità d’Italia.
E’ nato quando, nel 1861, si è cercato di annettere il meridione al Piemonte, al Regno Sabaudo.
Questo è stato il grande problema. Aveva ragione Cavour: “cerchiamo di fare l’Italia ma
sarà dura fare gli italiani”, mettere insieme dei
tessuti sociali, una cultura così eterogenea.
L’Italia non doveva nascere in quel modo,
doveva nascere federalista. Se fosse nata così,
probabilmente la Lega non sarebbe mai esistita, probabilmente le spinte secessioniste del
nord non ci sarebbero mai state, probabilmente
le classi dirigenti meridionali sarebbero state
più responsabilizzate e forse non avrebbero
creato il disastro economico e culturale che
hanno creato. Questo è il grande problema,
nasce da lì il problema. Abbiamo voluto annettere e creare un’Italia centralista. Dovevamo
farla federale fin da quei tempi.
Sapete chi ha fatto l’Unità d’Italia, a
parte quelli del nord che ci hanno lasciato la vita
assieme a Garibaldi? L’Unità d’Italia l’hanno
fatta due grandi classi dirigenti: la grande borghesia del nord e i latifondisti del sud. Questa
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gente, compresi soprattutto i latifondisti del
sud, classe dirigente che pensava a se stessa,
non ha pensato minimamente alle proprie popolazioni. L’Italia è nata male. Quindi c’è poco
da fare iniziative, “celebriamo l’Unità d’Italia”. Ma quale Unità d’Italia? Non c’è l’Unità
d’Italia neanche adesso. Il federalismo è l’unica cerniera, spero, che può unire questa Italia e
la può far migliorare, responsabilizzandola, da
nord a sud. E’ l’unico sistema per evitare le
spinte secessioniste.
Allora facciamo un ragionamento in tal
senso... (si dice: “tu l’imbracci il fucile?”). No,
no, io non l’imbraccio, io sono una persona
civile e democratica e sono un profondo difensore del mio territorio. Io non sono un difensore
del territorio della Bergamasca o del Veneto,
sono un difensore del Montefeltro, del mio
territorio, io difendo la mia identità, la mia
cultura, le mie energie, quelle che hanno
contraddistinto i miei nonni, i miei padri che
hanno investito su questo territorio. Io sono
federalista, profondamente federalista e se fossimo stati più scaltri... Ci sono stati Cattaneo,
Minghetti, c’è stata della gente che aveva capito in che direzione dovevamo andare.
Tornando a noi, dico che dovremmo conquistarcela, noi amministratori del centro, e
dovremmo andare a Roma a chiedere con forza
la Fano-Grosseto, per esempio, alla luce anche
del federalismo fiscale che spero arrivi presto.
Il nostro gruppo si asterrà sulla prima
mozione, ovviamente visti i toni voterà contro
la seconda mozione.
mente aprirsi e in un certo senso dare un messaggio contrario a quella che è la chiusura
automatica e sistematica che avviene in questo
momento con i timori e con la difesa sempre
marcata del proprio territorio, della propria
identità e della propria cultura. E’ giusto questo, ma è giusto anche aprirsi e portare un
modello di sviluppo che nel nostro territorio e
nel centro Italia è da tenere in considerazione,
come in tutte le altre parti della nazione.
Allora perché non iniziare a collaborare
con le altre Regioni, con le altre amministrazioni, con i soggetti che possono essere
interlocutori, al di là delle appartenenze politiche, per cercare di sviluppare un modello che
nel centro Italia ha da insegnare, penso senza
presunzione, a tante altre parti del nostro paese
in equità, in benessere, in qualità della vita, in
uno sviluppo migliore che da altre parti perché
più equo, più moderato e sicuramente più attento a certe dinamiche e a certe peculiarità?
Per cui lo vedo un messaggio nuovo, che
fino adesso non è stato portato avanti, però
accolgo di buon grado questo atteggiamento di
apertura che non va a ricadere in quelle divisioni e in quelle chiusure che mettono le persone
sempre in condizioni di pensare alle paure, al
timore che qualcuno altro possa arrivare ma
aprirsi e cercare di condividere il più possibile,
di aprire il più possibile le barriere per cercare
di condividere quello che è un modello di
sviluppo secondo me di primaria importanza
come il nostro, nel nostro territorio e nel centro
Italia in particolare.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Ceccarini.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Savelli.
LORENZO CECCARINI: Il mio intervento
è diametralmente opposto a quello che ha fatto
in questo momento il consigliere Cancellieri
sindaco di Fermignano, per un motivo molto
semplice: perché mi sembra che in questo ordine del giorno emerga una proposta molto chiara: quella di uscire da queste contrapposizioni
dettate solo dalla chiusura e dalla
contrapposizione con i paesi limitrofi, con le
culture diverse, con la possibilità di poter
interloquire, aprire e portare una condivisione
sugli obiettivi da raggiungere ma vuole vera-
RENZO SAVELLI: Condivido entrambi
gli ordini del giorno che sono stati predisposti
e brevemente ne motiverò le ragioni.
Ho ascoltato, come mia abitudine, con
grande attenzione le ragioni degli altri, quando
ci sono. Quando non ci sono dico perché non
sono d’accordo.
Vedi amico Cancellieri, è fuor di dubbio
che quando parliamo di Unità d’Italia, l’Italia è
il paese che arriva per ultimo, nel quadro europeo, ad avere una sua unità ed arrivando per
ultimo questo processo è stato molto più lento:
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solo nel 1861. Non solo, ma se consideriamo
come gli altri paesi sono giunti alla loro unità
nazionale, non è che sia stato tutto rose e fiori,
basti ricordare la crociata contro gli albigesi
che erano tranquilli, solo che con la scusa e con
il pretesto religioso arrivarono dal nord per
impossessarsi per quei territori ecc. O basti
ricordare Filippo il Bello che sciolse i Templari.
Quindi i processi unitari degli altri paesi non
sono stati un pranzo di gala, per usare una frase
cara al compagno Vladimir Ulianovic ma sono
stati, naturalmente, fuoco e sangue.
Per quel che riguarda l’Italia ci sono delle
differenze tra il centro e il sud, anche su questo.
Se è vero che l’esercito piemontese ha occupato
lo Stato Pontificio, perché lo ha occupato, non
lo ha liberato, è anche vero però che in questi
territori, così come in Toscana, si fecero i
cosiddetti plebisciti, cioè per la prima volta tutti
gli uomini, a prescindere dal censo potevano
votare per il Regno d’Italia o con il precedente
sovrano. Le risposte furono a stragrande maggioranza, ove più ove meno, in favore del sì. Fra
l’altro Pergola si liberò da sola, senza aspettare
che Cialdini sconfiggesse le truppe papaline
guidate da Lamoricière a Castelfidardo.
Invece ciò che successe in meridione è
un’altra storia. Già Gramsci nella sua “Questione meridionale” e Salvemini avevano affrontato questo argomento. In seguito alla occupazione, non è stata una liberazione, del
meridione, è successo che le condizioni di vita
sono peggiorate, è successo che sono morti più
soldati italiani — per la maggior parte erano
piemontesi — nella repressione del brigantaggio
meridionale che in tutte le tre guerre d’Indipendenza. E potrei continuare. Questa però non è
una buona ragione per non riflettere se sia stata
o no importante l’Unità d’Italia, perché la proposta dell’amico Vergari non mette in discussione le modalità, ti dice “comunque sia l’unità
nazionale raggiunta era un fatto positivo o
negativo”. Poi, sulle modalità ci ragioniamo.
Tra l’altro posso dire che giorni fa ho parlato
con il presidente della Oliveriana e proprio per
il 2011 si terrà un convegno per spiegare il
contributo dato dalla Legazione di Pesaro e
Urbino al Risorgimento italiano. Su questo
argomento è stato già in parte pubblicato un
libro a più voci — si dice collettaneo — in cui
c’è anche un mio saggio, nel quale si parla dei
moti de 1831 e del 1848-49. Alla difesa della
Repubblica Romana erano andati anche i nostri, anche i forsempronesi, i fanesi, i pesaresi
ecc. Perciò noi abbiamo delle pagine di storia
che per fortuna sono emerse in questa prima
pubblicazione, che erano sconosciute. E altre
cose potranno emergere.
Quindi la grande storia non è passata solo
a Roma, Firenze e Torino, è passata anche a
Fermignano, è passata anche nei nostri territori.
Certo, era appannaggio delle classi nobiliari,
delle classi borghesi, non del popolo e dei
contadini perché non ci credevano molto all’Unità d’Italia.
Poi le truppe bergamasche furono inviate. Non solo fra i famosi Mille. Poi vennero
quaggiù e rimasero qualche tempo fra noi. A
Fossombrone c’era un battaglione che veniva
da Breno, nell’Alta Val Camonica. Ci sono dei
documenti dell’epoca di ringraziamento.
Da questo punto di vista ragioniamoci
pure, però fra il ragionare, il mettere in evidenza gli errori c’è una differenza, perché, come ho
detto prima, non è stato un “pranzo di gala”.
All’ipotesi federalista certo che c’erano, ma
ieri leggevo sul Corriere della Sera che il
ministro Bondi ha anticipato ciò che sembra lui
dirà tra un paio di giorni nell’apposito Comitato. Mette sullo stesso piano Vincenzo Gioberti
— anche lui parlava di confederazione — e
Carlo Cattaneo. Sono due ipotesi completamente diverse, perché il Gioberti voleva una
confederazione degli stati italiani così com’erano, con a capo il Papa, mentre Carlo Cattaneo
perseguiva un federalismo repubblicano, di
stampo elvetico, quindi europeo, perché aveva
un esempio preciso che era la Svizzera, ma
intrinsecamente e squisitamente laico, che è
tutta un’altra cosa.
Lo stesso Mazzini che era repubblicano e
voleva l’Unità d’Italia e l’Italia repubblicana,
si dovette accontentare di averla monarchica,
Italia unita ma monarchica.
Il fatto che si ricordi il 18 febbraio mi
sembra una cosa giusta. Questo però deve essere lo spunto non per dire che tutto è andato bene,
tutto è stato bello. No, al contrario: per mettere
in evidenza anche questo errore.
Una delle cose che non tutti sanno è che
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fu istituita la leva obbligatoria. Andate a leggere gli atti della magistratura di Urbino: i primi
anni i carabinieri non fanno altro che cercare i
renitenti alla leva. E’ chiaro che questo ha
sconvolto l’economia, le famiglie ecc.
Quindi questa sarà l’occasione anche per
rivisitare, però io distinguo fra l’Unità d’Italia
che è stato un fatto positivo di per sé, rispetto ad
una serie di modalità che ci sono state. Su
questo, quindi, cum toto corde.
Per quello che riguarda l’altra questione
posta giustamente dal nostro Presidente, esiste
una frammentazione nella società ed una
frammentazione che sta andando avanti anche
nella testa dei partiti, oltre che degli amministratori: “io difendo il mio territorio”. Certo,
però non basta. Sta venendo sempre meno, caro
Cancellieri, il disegno ideale che va da Canicattì
alla Valle d’Aosta, dal Trentino a Santa Maria
di Leuca, dove Ionio e Adriatico si incontrano.
Di fronte a fatti come questi la sua preoccupazione la capisco, perché in una
frammentazione di questo genere ognuno ha il
suo particulare, per citare Guicciardini, e viene
meno quel disegno generale di cui invece parlava il buon Machiavelli.
Ecco perché sono d’accordo. Condividevo la sua preoccupazione della tripartizione,
quindi da questo punto di vista noi non saremo
la riserva indiana delle “regioni rosse”, perché
ci saranno le votazioni il 21-22 marzo. Qualche
regione si perderà, altre si manterranno, ma i
problemi restano e siccome i problemi restano
e come amministratori vogliamo risolvere i
problemi, vogliamo ridiscutere la storia, la geografia, le scienze, l’economia, però vogliamo
anche dare una prospettiva alle nostre popolazioni.
Questo è il senso dei due ordini del giorno
rispetto ai quali non possiamo che essere pienamente favorevoli.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Lunghi.
DANIELE LUNGHI: Fino adesso sono stato zitto, lamento anch’io questo discorso dei
documenti, poi ho i miei dubbi che si possano
portare tutte queste cose: per lo meno vanno
messe ai voti. Comunque auspico che nei pros-
simi Consigli, se in via d’urgenza almeno tre
giorni prima, se non in via d’urgenza almeno
cinque giorni prima, possiamo avere il materiale, altrimenti veniamo qui ad ascoltare lezioni
di storia interessanti, però insomma... Questa è
una mia opinione.
PRESIDENTE: Mi scuserà, però io sono
tenuto ad osservare il regolamento. Possiamo
anche interpretarlo, abbiamo avuto, giovedì, la
Conferenza dei capigruppo.
DANIELE LUNGHI: Però, Presidente, io
devo espletare il mio mandato, quindi penso
che il regolamento debba tenerne conto. Non so
se questo regolamento è proprio regolare, scusate il gioco di parole.
PRESIDENTE: Però si mette in discussione e lo si cambia, ma finché c’è deve essere
applicato. Mi sembra l’ABC. Io sono d’accordo con lei: troppo tempo. Sono tutte norme che
sono state pensate a garanzia della minoranza,
figuriamoci se non sono d’accordo di tagliare.
Infatti dalla prossima Conferenza dei
capigruppo iniziamo a tagliare i tempi, così
riusciamo a discutere. Abbiamo voglia di fare.
DANIELE LUNGHI: Però, se permettete, a
questo proposito usare bene il tempo. Gli argomenti che abbiamo trattato adesso sono poco
attinenti con la Provincia. Sul fatto che la Lega
divide c’è tutto un discorso da fare. La Lega è
l’unico partito innovatore e ovviamente per
tenere uniti bisogna rispettare le diversità, altrimenti non si sta uniti. Poi, ovviamente, è un
partito che rappresenta il territorio. Noi rappresentiamo il nostro, le Marche, quelli della
Romagna la Romagna. E’ la stessa cosa che
fanno gli altri partiti, non è che io sono succube
della Lega Veneto o della Lega Lombarda. Poi,
se l’attuale sistema da tutti viene ritenuto obsoleto è un’opinione comune. Poi la storia ad ogni
momento ha le sue esigenze. In questo momento si ritiene che il sistema federale sia quello
migliore, molti stati sono federali, vedo che
vanno bene. Certo è un forte banco di prova per
la Lega, perché se non dovesse funzionare ci
giochiamo tutto.
Per esempio si è andati al contrario con
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PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Magnanelli.
stradine del 1800. Continuare a pensare che è
identitaria, che quei poveri cristi della Provincia di Pesaro difendono... Il senso generalizzato è questo, non di difendere il colore o meno.
Poi i partiti si modificheranno. (Interruzione).
Collega Falcioni, glielo posso dire, visto che ho
pochi capelli e, quei pochi, bianchi. Visto che
vengo da lontano in politica, le dico che la Dc,
il Pci, il Psi ed altri, in situazioni di questa
natura in Parlamento hanno trovato soluzioni
condivise e hanno risolto tanti problemi. Ad
esempio — io vengo da Urbino — le leggi
speciali, le leggi per le mura e quant’altro,
andando proprio alle cose più spicciole, quanto
quelle più generali. Non che così si facevano
confusioni partitiche, per carità. Il collega Rossi sa quanto era super accesa la politica negli
anni ‘70, ‘80. Mi pare che l’intervento del
Presidente vada in questa direzione, cioè ci
troviamo, per diverse problematiche, in una
situazione di difficoltà e in particolar modo la
madre di tutte le battaglie, la Fano-Grosseto, a
mio modo di vedere, perché il lotto 10, Santo
Stefano di Gaifa-Bivio Borzaga che il ministro
Matteoli aveva detto l’anno scorso, in determinate conferenze, incontri che sarebbe andato
avanti — ed era positiva questa sua indicazione
— mi pare che langua. Per cui il significato è
questo. Non è un laboratorio politico, per dire
“mettiamoci insieme perché dobbiamo sconfiggere gli austro-ungarici” ma perché dobbiamo cercare, in questo gioco difficile, di difendere alcune scelte fondamentali. Questo è il
senso.
GIUSEPPE MAGNANELLI: Mi fa piacere
che la collega Falcioni abbia detto “qui si vive
meglio”, anche perché non dipende solo dal
colore politico ma dipende, oltre che dalla
conformazione territoriale, anche da chi ha
governato ieri e da chi governa oggi. Quanto
proposto dal Presidente non è un laboratorio
politico, lo comprendiamo o non lo comprendiamo che la Fano-Grosseto è interesse generale? Come ha detto con molta onestà il sindaco
Cancellieri. Non perché è nostra, la FanoGrosseto è di tutti. Se immaginate che si dovesse interrompere la ferrovia, mi dite qual è il
modo per collegare l’Adriatico con il Tirreno?
Questa è una domanda in maniera seria, non le
PRESIDENTE: Scusi consigliere, la verifica del numero legale si chiede dopo che è
stato fatto l’intervento, non si può chiedere
durante. Dove governate voi e facciamo così,
voi ci riprendete, giustamente, perché prima si
chiude la discussione e poi si chiede la verifica
del numero legale.
E’ stata chiesta la verifica del numero
legale, quindi procedo alla conta. Sono presenti
n. 16 consiglieri, quindi il numero legale è
garantito. Sono presenti Pascucci, Savelli,
Vergari, Perugini, Ceccarini, Terenzi, Foronchi,
Capanna, Berardi, Magnanelli, Mariotti,
Sanchioni, Papi, Ricci, Bartolucci e Mei. Ringrazio Mei che ha avuto un senso di grande
l’Ici. L’Ici è stato un passo contro il federalismo
ma speriamo che con altri provvedimenti venga
compensata la cosa. Non è che qui siamo
monolitici. Siamo un po’ titubante di fronte agli
stipendi differenziati, ma sono test, dopo il
partito dovrà dimostrare a che altezza è. Le
Marche non dovrebbe neanche avere paura di
queste cose, perché è una delle otto regioni che
produce più di quello che spende, quindi dovremo reclamare i nostri soldi.
La Padania libera da cosa? Dall’oppressione degli enti superiori. Ogni ente subisce
quello superiore, in un certo modo. Io ente che
rispondo direttamente al territorio devo essere
libero di usare i miei soldi, libero il più possibile di decidere sul mio territorio. Tutti i soldi che
verso in tasse dovrebbero venirmi indietro.
Sulle celebrazioni penso che questo non
sia un tema necessario, si vive anche senza,
quindi su quello ci asteniamo, come ha detto
prima Cancellieri. Penso che queste mozioni
sono un modo di declinare le responsabilità del
passato, perché scaricare adesso sulla Lega i
discorsi sul federalismo fino adesso non ha
funzionato. Magari ci impegnassimo tutti insieme per la Fano-Grosseto e per temi di questo
tipo. Sono il primo a mettermi in fila.
Dico che se questo modello federale funziona in tanti stati — la Svizzera è lo stato più
vecchio — non vedo perché debba essere un
problema in Italia.
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responsabilità, mentre biasimo la maggioranza.
E’ una vergogna!
Ha la parola il consigliere Mei.
MARCELLO MEI: La preoccupazione largamente condivisibile evidenziata dal Presidente della Provincia riguardo questo dibattito molto pericoloso, riguardo questa crisi economica,
può e deve giustamente spingere gli amministratori dell’Italia centrale a fare squadra, questo mi
sembra un proposito positivo.
Occorre organizzare il centro Italia, ha
detto il Presidente. Certo, però questo va fatto
nell’operatività concreta, nel rapporto tra amministrazioni, nella indicazione di scelte condivise
e non nelle enunciazioni o nei documenti che
non siano concreti.
Credo che vada posta attenzione ad
enfatizzare o a non enfatizzare nell’immagine
collettiva una ulteriore divisione, una
parcellizzazione del paese. Forse, come ha detto
il consigliere Falcioni non vi sono problemi
concreti, reali all’orizzonte riguardo questo tema,
per l’unità del paese. Credo che di questo passo
possano sorgere dei problemi tra la gente e chi tra
può lasciarsi prendere dalle parole d’ordine e
dagli slogan elettorali. Un conto è sentir parlare
gli amici come Cancellieri e un conto è sentire le
enunciazioni di Calderoli e di Bossi. Certo,
siamo in periodo elettorale, però questo lascia
dei segni, lascia delle tracce, checché ne pensi la
signora Falcioni.
Il tema posto da questo ordine del giorno,
dal Presidente è sicuramente serio e concreto. Va
dato atto ai proponenti di essere sensibili a
questo tema. Il coordinamento tra le Regioni è
prioritario ed è da sostenere qualsiasi spinta vada
in questo senso. Ritengo apprezzabile anche la
richiesta di ospitare iniziative legate alle celebrazioni per l’Unità d’Italia, come quella di
celebrare in una data precisa questa ricorrenza.
Però va fugato soprattutto il pericolo, questo sì,
di dare adito all’idea che si punti ad una ulteriore
divisione e questo è passato sulla stampa. Quindi, pur apprezzando la sensibilità che l’ordine
del giorno esplicita ma non ritenendo quello il
metodo più appropriato a tutelare nei fatti la
difesa degli interessi di queste aree, credo che
l’Udc riguardo questo tema si asterrà.
PRESIDENTE: Non vi sono altri inter-
venti né dichiarazioni di voto, quindi pongo in
votazione l’ordine del giorno presentato dal consigliere Vergari per l’individuazione e la celebrazione della Festa dall’Unità nazionale nella
data del 18 febbraio.
Il Consiglio approva con 23 voti favorevoli
e 2 contrari (Lunghi e Cancellieri)
Pongo ora in votazione l’ordine del giorno
sui problemi del centro Italia presentato dal
Presidente Ricci.
Il Consiglio approva con 18 voti favorevoli,
4 contrari (Falcioni, Rognini, Tomassoli
e Foschi)
e 3 astenuti (Lunghi, Cancellieri e Mei)
Sull’ordine dei lavori
PRESIDENTE: L’assessore al bilancio
mi ha chiesto di discutere, se non vi sono obiezioni, la delibera sugli storni e variazioni al
bilancio, poiché ha un impegno, poi procederemo con l’ordine del giorno sulla scuola.
(Così rimane stabilito)
Storni e variazioni al bilancio di previsione
2009 e pluriennale 2009/2011
PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca,
al punto 7: Storni e variazioni al bilancio di
previsione 2009 e pluriennale 2009/2011.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione questo punto dell’ordine del giorno.
Il Consiglio approva con 18 voti favorevoli
e 8 astenuti (Lunghi, Cancellieri, Falcioni,
Mei, Rognini, Foschi, Tarsi e Tomassoli)
Pongo in votazione l’immediata
eseguibilità.
Il Consiglio approva con 18 voti favorevoli
e 8 astenuti (Lunghi, Cancellieri, Falcioni,
Mei, Rognini, Foschi, Tarsi e Tomassoli)
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Ordine del giorno sul riordino del sistema
scolastico
PRESIDENTE: Passiamo ora all’ordine
del giorno sul riordino del sistema scolastico,
presentato dai consiglieri Savelli e Papi.
Ha la parola, per illustrarlo, il consigliere
Savelli.
RENZO SAVELLI: L’ordine del giorno
che vede come firmatari il sottoscritto e il
collega Papi e naturalmente condiviso dai colleghi della maggioranza, attiene ad alcune questioni che non sono puramente formali ma vuol
mettere il dito su una questione centrale nella
storia del nostro paese, cioè che fine farà la
scuola italiana, che fine rischia di fare la scuola
italiana se non c’è un momento di ripensamento,
di riflessione e di dibattito rispetto ad una serie
di questioni. L’ordine del giorno — lo dico per
i nuovi consiglieri che siedono su questi banchi
— riassume un serie di leggi, di decreti legge
trasformati poi in legge, che sono stati approvati in parte lo scorso anno e in parte quest’anno.
Sulla scorta di quelle decisioni si sono poi avute
le conseguenze.
A nessuno sfugge che in questi giorni la
scuola è al centro dell’attenzione di milioni di
famiglie italiane, è al centro dell’attenzione di
decine di migliaia di lavoratori della scuola,
siano essi insegnanti, docenti, siano essi personale Ata, cioè applicati, segreteria, bidelli ecc.
Dico con grande fermezza che la scuola italiana
non è che fosse il regno di Bengodi dove tutto
andava bene, dove tutto era perfetto, dove non
bisognava toccare niente, anzi era opportuno
fare una serie di scelte. Una parte le ha fatte la
Moratti, una parte sono state fatte dal Governo
successivo, adesso si è ricominciato a fare uno
zig-zag rispetto alle precedenti impostazioni.
L’elemento vero è che mentre la Moratti non
cominciava con il dire “licenzio” ma cominciava a dire “ne approfittiamo per approvare la
riforma complessiva della pubblica istruzione”, sulla scorta della quale, poi potevano avvenire, se non licenziamenti delle riduzioni,
delle modificazioni — questo è normale — qui
invece si è partiti programmando i tagli famosi,
sia del personale docente che del personale Ata
e sulla scorta di questo bisogna adeguarsi. E’
talmente vero che allora è stata fatta anche
quella famosa legge che prevedeva all’art. 4 poi
trasformato in 4 quinquies relativo alle piccole
sedi, soprattutto, che poi per quanto ci riguarda
sono sedi di montagna, con preoccupazioni
evidenti da parte degli amministratori di quei
Comuni. Tra l’altro, come è noto, il modo per
far chiudere certi plessi si trova, perché se non
si dà personale adeguato, evidentemente molti
plessi chiudono, perché dal Ministero viene un
numero ridotto di docenti, questi vengono assegnati alle varie, regioni, l’ufficio scolastico
regionale li distribuisce ai vari provveditori,
ora direttori degli uffici scolastici provinciali i
quali a loro volta li distribuiscono ai vari istituti
comprensivi, direttori didattici ecc., a cascata.
Se ne arrivano 1.300 di meno una parte,
piccola, può essere anche surrogata attraverso
i pensionamenti ma per il resto ci sono le
situazioni che vedete. Non è un caso che da un
punto di vista operativo una serie di manifestazioni sono tuttora in atto da parte dei precari,
perché il problema non è solo occupazionale, il
problema riguarda la qualità della scuola.
Nel frattempo si sono fatti un passo avanti e un passo indietro. Per esempio si doveva
procedere nella strada della liceizzazione e
anche qui un passo avanti e un passo indietro. Si
doveva procedere ai famosi istituti tecnici superiori: anche su questi prima sì, poi no, poi sì.
Praticamente vi si accede dopo avere fatto
l’Itis. Ci siamo trovati di fronte alla Conferenza
Stato-Regioni che non ha concluso i lavori
perché non è stato trovato l’accordo per quel
che riguarda i piccoli plessi di montagna o di
piccoli comuni. Anche questo è un altro capitolo che ci preoccupa.
Tra l’altro vorrei ricordare che l’operazione di concentramento in una stessa scuola di
bambini provenienti da ex plessi scolastici —
oggi si chiama “punto di erogazione servizio”
— ha spazi inadeguati. Già l’Associazione nazionale consumatori ha presentato dei ricorsi,
perché le classi sono adeguate per 15-18 bambini mentre ve ne sono 25-30 e con i parametri
attualmente in vigore non è possibile. Eppure si
andrà su questa strada.
In una riunione che abbiamo fatto qualche mese fa, quando ero ancora assessore, la
nostra collega di Macerata metteva in evidenza
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come anche gli edifici scolastici che loro avevano realizzato l’anno precedente — parlava di
un liceo di Tolentino — erano stati fatti con i
parametri allora attuali, che sono 25, non 30.
Mentre invece le classi che si stanno facendo
sono sempre più numerose, con anche rischi
per l’incolumità dei ragazzi, perché gli standard
hanno un senso. Le leggi o si rispettano o non
si rispettano.
Sull’altro problema, quello che riguarda
la sicurezza in senso generale, mentre con la
legge 23 erano stati previsti dal Governo P rodi
dei finanziamenti a tre livelli — un terzo lo
metteva lo Stato, un terzo le Regioni, un terzo
i Comuni e le Province — questo flusso di
finanziamenti è stato, se non del tutto chiuso,
profondamente ridotto. E’ allora chiaro che
siamo preoccupati per tutto il sistema scolastico italiano, a prescindere se i comuni sono
diretti dal centro-destra o dal centro-sinistra. E’
indifferente, perché poi gli amministratori di
centro-destra come quelli di centro-sinistra troveranno le popolazioni che diranno “non ci
chiudete la scuola, non ci accorpate, non...”.
Perché togliere la scuola a piccoli comuni significa dequalificarli. Purtroppo la Conferenza
Stato-Regioni anche in questo senso non ci
aiuta perché va in una direzione che è quella di
voler scaricare, da parte dello Stato sulle Regioni, sempre più anche questa competenza. E
i tagli vanno avanti.
Non voglio fare polemica, perché si fa
quando è ora ma non sempre bisogna farla, però
non posso non ricordare un episodio: che erano
stati tagliati i finanziamenti alle scuole private
lo scorso anno, oltre a quelle pubbliche, per 170
milioni di euro. Dopo un richiamo all’ordine,
non ricordo se su L’Avvenire o su L’Osservatore, sta di fatto che immediatamente i 170 milioni di euro per le scuole private sono stati trovati
subito. Quelli per le scuole pubbliche invece
non si trovano, anzi si usano le forbici.
Ne parliamo in un momento in cui non
c’è neanche pubblico, quindi non lo facciamo
perché vogliamo trascinare le grandi folle, ma
come riflessione rivolta a tutti i colleghi: da
questo punto di vista è innegabile che se quest’anno il taglio ha già prodotto i disagi che
sappiamo, disagi che non saranno acuiti con la
“Carta della disoccupazione”, ridotta e non per
tutti i precari, perché sarà per un numero limitato di precari, questa non è una Carta che può
essere in grado di risolvere la questione. Se poi
consideriamo che questa operazione sarà ripetuta per l’anno scolastico 2010-2011 e per
quello 2011-2012, allora la domanda è: dove va
la scuola italiana? Che fine farà la scuola italiana? Il che, ripeto, non significa non fare niente,
mettersi a sedere e dire “va tutto bene, viviamo
nel migliore dei mondi”, per dirla con Pangloss,
non viviamo in questa situazione, però è anche
vero che un conto è che bisogna fare, un conto
è se la direzione di marcia è condivisa.
In un momento come questo esprimo
preoccupazione. Non è personale perché io ho
figli maggiorenni, non ho neanche nipoti, quindi non è questo. E’ un problema che riguarda
oggettivamente tutti noi amministratori periferici che si trovano di fronte a questi problemi.
Quindi l’ordine del giorno richiama l’attenzione su tutti questi problemi che io ho sinteticamente evidenziato e alla fine dice “invita il
Governo ad attivare un serio, aperto confronto”. Perché il problema vero è il confronto,
“sulle azioni da intraprendere per qualificare il
sistema scolastico”. Lo vogliamo tutti. Poi,
“individuare i provvedimenti organizzativi conseguenti”.
Per esempio, devo essere sincero, i provvedimenti che ha già presi il vecchio Governo,
che sta continuando anche con l’attuale, sull’università, mi trovano d’accordo. Basta con i
corsi-fantasma: dieci insegnanti, tre ragazzi
iscritti.
PRESIDENTE: Consigliere, sono le
20,20.
RENZO SAVELLI: Sarà perché il dibattito
politico mi mantiene giovane... Comunque finisco.
“Tale confronto dovrà vedere il
coinvolgimento di tutti i soggetti attori, fruitori
del mondo della scuola (studenti, docenti, organi collegiali, famiglie, personale Ata e organizzazioni sindacali) nonché il mondo della ricerca e dell’università e gli enti locali stessi, a
partire dagli enti comunali e provinciali”. La
parte narrativa è quella che ho enunciato, la
parte dispositiva di questo ordine del giorno mi
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pare che sia estremamente chiara e anche molto
conciliante, non c’è la barricadera forma che
potrebbe giustamente far venire ma semplicemente un appello all’ordine che venga dal basso, perché non si continui su questa strada,
altrimenti l’anno prossimo c’è il massacro totale.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Magnanelli.
GIUSEPPE MAGNANELLI: Giustamente, Presidente della Provincia e Presidente del
Consiglio, siamo stati tre ore su un tema importantissimo. La cura dell’ambiente è cosa primaria per quelli orgogliosi di vivere qui, come
anche la collega Falcioni sottolineava. Però
nell’economia dei lavori non si può non considerare molto importante un problema di questa
natura. Oggi si aprono le scuole e in questa
settimana 8.750.000 studenti rientrano nelle
classi. Capisco, se anch’io fossi nei panni degli
altri colleghi, vedere uno che si alza a parlare mi
farebbe dispiacere perché l’ora non è adatta.
Questa doveva essere la madre di tutte le discussioni. Se è importante — è andato via il
collega Rossi, qualcuno glielo riferisca — il
punto nascite, perché la nuova nascita è fondamentale, è la gioia non solo dei genitori ma
della comunità, il punto formazione è importante lo stesso. A quest’ora come è possibile
fare un’analisi completa? Comunque leggerò
una paginetta, tanto per esprimere velocemente
il pensiero, però comprendo che i colleghi non
ascoltano più di tanto, quindi mi affido al loro
buon cuore.
PRESIDENTE: Avevano chiesto di anticipare questo argomento al primo punto dell’ordine del giorno. Io ho negato dicendo “manteniamo tutti i punti come è stato deciso nella
Conferenza dei capigruppo”.
GIUSEPPE MAGNANELLI: Credo che
quando viene formulato un punto di questa
natura, debba essere discusso prima. E’ solo
una richiesta.
La domanda che tutti dovremmo porci è
quante probabilità ha oggi un bambino italiano
di raggiungere il successo formativo previsto
dalla Carta Costituzionale. In Italia la percentuale di ragazzi che non raggiungono l’obiettivo minimo del completamento della scuola di
base (elementare e media inferiore) è del 20%.
Nelle Marche del 19% (dati 2007-2008). Se tali
esiti li comparassimo ai dati europei avremmo
di che inorridire. La Conferenza di Lisbona già
dieci anni fa fissava — parlo di responsabilità
che partono anche da lontano. Quando si parla
di un tema così non si tratta di un tema di partito
o di coalizione, ma è un tema formativo che
parte da lontano — per tutti gli stati membri
l’obiettivo del contenimento al 10%. E comunque, di questi 100 bambini, il 5,5% diventerà
dislessico, con le conseguenze che possiamo
immaginare: analfabetismo grave di ritorno,
impedimento a partecipare alla società della
conoscenza.
Per quanto riguarda gli 80 ragazzi che
riescono a conseguire la licenza media inferiore le statistiche ci dicono che rispetto al livello
di competenze rilevate a 15-16 anni, cioè nel
primo anno di scuola superiore, per quanto
riguarda matematica e scienze ci collochiamo
ultimi in Europa — dopo di noi solo la Grecia
— e quart’ultimi nei paesi Ocse. Dopo di noi
Turchia, Messico, Brasile. Per le competenze
linguistiche siamo venticinquesimi.
Perché questo, in particolar modo? Anche perché il metodo e il contenuto tra le
elementari e le medie non sono in sintonia.
E allora sappiamo che solo un’esigua
percentuale di diplomati sceglie le facoltà di
tipo scientifico e che la percentuale totale dei
laureandi è davvero esigua.
Se questo è il quadro, che viene anche da
lontano, ci dovranno essere delle risposte, indipendentemente da chi ha governato e da chi
governa. Certo oggi noi, hic et nunc ci riferiamo a chi governa ora, però non voglio dare
responsabilità totali a nessuno. Sta di fatto che
la scuola è questa e la scuola elementare è il
fiore all’occhiello.
Preso atto di questi dati l’impegno di
tutti, a cominciare dal Governo, dovrebbe essere quello di una radicale inversione di tendenza,
non seguendo semplicemente la strada della
diminuzione della spesa ma mettendo in campo
azioni di qualificazione della scuola e di garanzia del diritto allo studio, altrimenti lo decline-
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remo ma non lo realizzeremo mai, per collocarci nella media degli altri paesi europei.
Siamo proprio certi che la proposta introdotta a seguito della legge 133 vada in questa
direzione o invece sia iniziata l’era del doposcuola? Attenzione, per questa strada e in nome
del risparmio si potrebbe tornare alle pluriclassi.
Esagerato dirà qualcuno. Forse. Lo dico perché
io vengo da questa esperienza. Io sono figlio di
una pluriclasse e nelle nostre zone disagiate di
campagna, negli anni miei, 1955-60, questo
era: un maestro aveva la prima e la seconda, un
maestro aveva la terza, la quarta e la quinta. Io
ho fatto questa esperienza di due maestri in
cinque anni. Questa vuol essere una provocazione. Ovviamente non si può parlare di 50 anni
fa, però per invitare a guardare avanti e non
girare la testa indietro o fare solo calcoli. Occorre tagliare, nel 2009-2012, 4 milioni di euro.
Questa è la richiesta.
Oggi, inoltre, la globalizzazione richiede
un aumento dei saperi e delle conoscenze, quindi di risorse, per non uscire dal circuito della
competitività. Inoltre ci sono anche i diritti dei
disabili da non calpestare, perché non basta
solo piangere e battersi il petto (mi riferisco
anche a chi si definisce cristiano), bisogna
testimoniarlo nei luoghi deputati, in maniera
laica ma testimoniarlo nelle scelte che si fanno.
I diritti dei disabili. Basta solo avere un
rapporto con un disabile in famiglia. Chi non ce
l’ha o chi non ha frequentazioni di questa
natura non può parlare. Non pare che ci sia un
adeguato rapporto tra le esigenze di questi e il
numero degli insegnanti di sostegno. Ma tornando alla nostra provincia e al potenziamento
della scuola materna statale, a fronte di un
aumento di 7.774 alunni dai 3 ai 5 anni, sono
previste le stesse risorse dell’anno scorso. E’
quindi evidente che non possono bastare.
Se è vero che i dati sono: 131.841 fra
insegnanti e Ata — spero che non sia vero —
provate a immaginare: è come se fossero mille
aziende di 131 unità che chiudono. Non voglio
essere catastrofista, ci sono delle cose da tagliare, ci sono delle sacche, c’è forse qualche
doppione. Ormai quello è stato già superato.
Questa, colleghi e amici del centro-destra, è
una battaglia non di parte, questa è una battaglia
generale che, come si faceva quando era mini-
stro Jervolino, quando c’erano ministri democristiani — è una storia che non rinnego — va
fatta anche oggi. Non è una questione di politica e basta — politica fuori dalle scuole: mi
viene da ridere, perché dipende dall’intelligenza e dalla sensibilità degli insegnanti — ma
andiamo più a fondo e cerchiamo, se possibile,
quando è possibile, almeno di dare più saperi
possibile con le risorse limitate che abbiamo.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Ceccarini.
LORENZO CECCARINI: Già l’intervento
del consigliere Magnanelli è stato puntuale,
perfetto su alcuni punti.
Nel precedente Consiglio, quando si parlava di linee programmatiche e anche di
tematiche su cui fare attenzione nell’azione
politica del nostro consesso, avevo evidenziato
questa situazione difficile che stiamo vivendo e
che purtroppo molte parti del nostro territorio
stanno subendo. Ci troviamo davanti a scuole
che stanno chiudendo e a frazioni, comuni
piccoli che non hanno un numero sufficiente
per mantenere aperte le scuole, vediamo negare
il diritto primario che un bambino ha, di istruirsi, legato ovviamente allo studio. Penso quindi che sia un fatto gravissimo questo “decreto
Gelmini”. Sono convinto che è più legato al
ministro dell’economia piuttosto che al ministro dell’istruzione, perché ritengo che sia
Tremonti che l’abbia determinato in quanto
non si spiega assolutamente. Chiedo quello che
chiedeva prima il collega Baldelli, che adesso
non c’è più: di mettersi una mano sulla coscienza, guardare in faccia la realtà e rendersi conto,
al di là delle appartenenze, di quello che è il
danno che sta facendo questa legge a tanti
territori, a tante scuole, a tante istituzioni, a
tante possibilità delle famiglie di avere una
scuola nella propria frazione, nel proprio territorio per i propri bambini, per poter dare loro
un’istruzione adeguata. Invece no, bisogna
mettersi in condizioni di spostarsi, di dover
accorpare scuole, di doverle chiudere e non è
soltanto una questione di quest’anno ma si
andrà incontro, negli anni prossimi, a numeri
ancora più alti, perché sono previsti 15 bambini
per classe, perché poi ci sarà il maestro unico,
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perché poi ci sarà tutto un insieme di situazioni
che andranno ancora di più a mettere le scuole
in condizioni di essere grandi strutture e su
questo possiamo ragionare, però sicuramente
bisogna guardare al danno che alcune località e
alcuni posti che sono marginali nel territorio
subiscono, con difficoltà a mandare i bambini a
scuola. Chiedo se vi sembra normale che un
bambino per fare la prima elementare debba
alzarsi alle 6,30 del mattino per poter arrivare a
scuola alle 8.
Queste sono le realtà che stanno accadendo nel nostro territorio, non inventiamo niente
perché questa è la situazione. Per i prossimi
anni avremo situazioni ancora più difficili davanti da dover espletare.
Faccio una proposta all’assessore di riferimento e al Presidente della Provincia affinché
si tenga in considerazione questo aspetto. A
breve, sia come Comuni che come Provincia
dovremo programmare la pianificazione per gli
anni prossimi. Chiedo fermamente di evitare di
fare questa cosa. Facciamolo come protesta,
non andiamo a prestare il fianco a una situazione che l’anno prossimo sarà ancora più difficile
da gestire. E’ una forma di protesta seria da
parte delle istituzioni che non si possono prendere a carico una responsabilità di questo tipo
che va contro il bene e soprattutto il diritto
primario nei confronti dei cittadini ma dei bambini che devono avere i diritti come tutti quelli
che abitano nei posti dove vi sono molti abitanti, dove la densità abitativa è elevata, dove ci
sono i servizi e tutto il resto. Dobbiamo avere a
cuore i diritti di tutti, specialmente di chi abita
e vive in situazioni e in luoghi che sono marginali. Questo penso che sia il motivo principale
per il quale poterci muovere e giustificare,
magari, una reticenza e una mancata programmazione per poter andare nella direzione che
giuridicamente ci tocca come Amministrazione, come Provincia, come ente per pianificare
gli anni prossimi. Fermiamoci un attimo, cerchiamo di far capire al Governo che non è
questa la strada giusta, perché penso che sia
veramente un atto che dobbiamo fare per far
capire che da queste parti i diritti, soprattutto
dei più deboli e di chi ha più necessità, li
vogliamo tutelare e non vogliamo calpestarli
come sta facendo questo Governo.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Cancellieri.
GIORGIO CANCELLIERI: Solo per ribadire quello che ho detto — era presente l’assessore — nell’incontro pubblico tenuto ad Urbania
e organizzato dal sindaco Lucarini sulla scuola.
Dico le stesse parole: siamo in tempi di
vacche magre. I tagli questo Governo — ma
secondo me li avrebbe fatti qualsiasi Governo
— li ha fatti in tutti i settori. Per noi Comuni il
patto di stabilità lo vedo come un taglio. Pensate ai tagli sulla sanità. Questo è, in mancanza di
risorse, un taglio alla scuola. Ma sollevo anche
un altro aspetto, quello che da amministratore
vedo e che ho molto vicino: il problema dell’edilizia scolastica. Il taglio non c’è soltanto
sulla questione degli insegnanti, sulla questione della disabilia. L’anno scorso noi abbiamo
integrato 30.000 euro, come Comune, al taglio
del rapporto disabile-insegnante. Per mantenere lo stesso standard dell’anno prima abbiamo
integrato il servizio con 30.000 euro presi dal
bilancio.
Ma la mia grande preoccupazione è quella dell’edilizia scolastica. Mi diceva l’assessore regionale che nelle Marche solo il 20% degli
edifici sono a norma. Il mio edificio non è a
norma e non ha neanche l’agibilità. Questo mi
preoccupa molto.
Non solo. C’è un grande bisogno di risorse per ampliare gli edifici esistenti, perché ci
sono comuni come il mio che hanno annualmente un aumento costante di iscrizioni che ci
porta ad avere non solo le scuole non agibili, da
ristrutturare ma evidentemente da ampliare,
insufficienti strutturalmente, piccole. Non abbiamo posto per nuove aule, per nuove classi.
La preoccupazione la voglio allargare,
diventa a 360 gradi. Però capisco anche chi
come questo ministro — ma poteva essere
anche di un’altra coalizione — ha da fare con i
conti, ha da fare con le risorse.
Non è una cosa semplice. E’ giusto che
Savelli abbia posto sul tavolo questa discussione, però da questi banchi è difficile poter dare
dei consigli a chi ha sotto un bilancio come ha
il Presidente della Provincia, come hanno i
Comuni, che fa acqua da tutte le parti.
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PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Papi.
DOMENICO PAPI: Prendo pochissimi minuti su questo argomento, poiché anch’io sono
tra quelli che lo ritiene di importanza fondamentale. Credo che abbiamo fatto bene —
insieme a Savelli ho sottoscritto l’ordine del
giorno — a mantenere accesa la lampadina su
questo tema in un momento complicato.
Non entro nello specifico, non porto dati
altrimenti l’intervento si allungherebbe troppo,
però è evidente che la scuola è in difficoltà. Lo
raccoglievo da amministratore, lo raccolgo
anche in questi giorni. E’ in difficoltà perché
c’è disorientamento, c’è incertezza e le scuole
non sono più in grado di garantire quel livello
formativo di qualità che avevano in qualche
modo messo in piedi, per le ragioni più diverse.
Cancellieri ne citava alcune. Le ore a disposizione sono diminuite, gli insegnanti sono diminuiti, è un ridimensionamento costante che non
consente più ai dirigenti scolastici di attuare un
modello della scuola che in qualche modo
aveva dato e stava dando risultati molto buoni
se è vero come è vero che la scuola elementare
è considerata all’avanguardia per qualità nel
mondo e man mano che si sale, purtroppo,
ahimè, la scuola perde di competitività e di
qualità.
Siamo veramente ad un livello nel quale
i margini di ulteriori interventi credo non siano
più possibili.
La razionalizzazione, questo termine brutto che significa per molti di noi avere un po’
chiuso, un po’ tagliato, ormai è passata e siamo
arrivati a un punto in cui ulteriori chiusure,
ulteriori ridimensionamenti sono difficili. Alcuni presidi questa mattina mi rappresentavano
le difficoltà ad attuare la scuola perché non
avranno le condizioni per poter assumere supplenti, per poter sostituire, perché ormai tutte le
ore sono piene, strapiene, frontali, non si sono
più i margini né di compresenza né di disponibilità. Alcune esperienze scolastiche, anche
delle mie parti, che avevano sperimentato il
tempo anche nel pomeriggio, con due rientri
pomeridiani, già dall’anno scorso sono state
cancellate, in particolare un’esperienza che
veniva portata avanti da anni perché non c’è più
il personale che possa garantire un’organizzazione di quella scuola. Concludendo, credo
che dobbiamo stare attenti, con una convinzione. Credo che sulla scuola, sulla sanità e sulla
sicurezza lo Stato non possa arretrare. Eliminiamo gli sprechi, eliminiamo i doppioni, cerchiamo di ottimizzare, ma sulla qualità e su
questo servizio fondamentale da dare ai nostri
cittadini credo che non si possa fare marcia
indietro. Rispetto al sistema aritmetico, seppure
deve essere applicato perché i conti debbono
tornare, credo che bisogna investire sulla qualità e bisogna tutelare alcuni territori che, se
ricondotti a un calcolo aritmetico puro, semplice e freddo, significherebbe veramente spegnere la lampadina che noi cerchiamo di mantenere
accesa e molti territori si vedrebbero veramente
privati di una qualità, di un servizio che poi si
scaricano sui Comuni, perché quando c’è l’insufficienza si va dal sindaco, si va dall’amministrazione e si chiede di intervenire, di integrare.
Vorrei dire di più ma mi fermo qui, dicendo che questo tema, che meriterebbe un dibattito molto più lungo, molto più approfondito,
però abbiamo fatto bene nel giorno dell’apertura della scuola, a sollevare questa preoccupazione e, insieme all’assessore e insieme ad altri,
a cercare di essere attenti e precisi nei confronti
di una situazione che, se oggi è preoccupante,
domani potrebbe diventare drammatica.
PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Foschi.
ELISABETTA FOSCHI: Condivido l’importanza dell’argomento. Proprio per questo
non condivido affatto il modo con cui si è
arrivati a discutere di questo ,ma, non perché lo
si discuta a quest’ora, perché sono abituata a
Consigli comunali che continuano fino a mezzanotte, ma più che altro per come è stato
inserito questo tema.
Io sono stata contattata da un sindaco,
questa mattina, che mi ha detto “di cos’è che si
parla oggi pomeriggio, visto che il Presidente
Ricci e Bartolucci ci hanno chiesto di essere
presenti? Si parla del sistema del riordino scolastico? Che cosa avete da approvare?”. Ho
risposto “guardo l’ordine del giorno” e non
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c’era nulla che riguardasse il riordino del sistema scolastico. Ho allora detto “credo che tu ti
stia sbagliando perché non c’è niente che faccia
riferimento alla scuola”. Nella lettera di convocazione che io ho avuto, a cui è allegato l’elenco
degli argomenti inseriti all’ordine del giorno
non c’era nulla di specificato. Ho detto “a meno
che si tratti di una interrogazione”, visto che
non vengono esplicitate punto per punto. “Mi
mandi questa lettera?”. La lettera, inviata a tutti
i sindaci, dice: “Si comunica che nella seduta
consiliare di lunedì 14 settembre, alle ore 15
presso la sala consiliare Pierangeli in via
Gramsci 4, verrà discusso un ordine del giorno
sulla riorganizzazione del sistema scolastico
italiano. Considerata l’importanza dell’argomento, la S.V. è invitata a presenziare”. Poi, in
neretto, “Si raccomanda vivamente la partecipazione. Cordialmente”. Firmato Bartolucci e
Ricci. Tra l’altro ancora con carta intestata al
sen. Ucchielli, quindi aggiorniamo almeno la
carta.
Cosa contesto di quella lettera? Che vengano chiamati i sindaci per ascoltare un dibattito di quel tipo, di cui non si precisa se all’ordine del giorno c’è effettivamente una delibera
proposta da un assessore, si dice “ordine del
giorno”, non si precisa che è un ordine del
giorno firmato, con tutto il rispetto che ho per
Savelli, dal capogruppo di Rifondazione comunista e dal capogruppo del Pd. Quindi altra
scorrettezza, perché andava precisato, eventualmente. Inoltre si dice “è venuta giù la gente
da Pergola” come se fosse chissà che, quindi il
sindaco di Pergola che si interessa della cava e
porta i suoi amministratori ha destato un po’ di
sorpresa, chi ha convocato tutti i sindaci della
provincia per sentir parlare di scuola, forse...
(Interruzione). Non c’entra che fosse il primo
punto o l’ultimo. Qualcuno si è reso conto di
averla fatta un po’ grossa, perché poi è arrivata
una e-mail in cui si dice: “A rettifica di quanto
recapitato, si comunica che la presenza dei
sindaci non è necessaria in quanto al discussione avviene solo all’interno del Consiglio provinciale”, senza precisare, di nuovo, che si
tratta di un ordine del giorno firmato da
Rifondazione e Pd. “Ci scusiamo per il disguido e comunque resta inteso che è gradita la
presenza del sindaco qualora volesse partecipare”. Scorretta anche la rettifica. (Interruzione). Non è problema di avere ragione o meno,
sto notando che come consigliere provinciale...
(Interruzione). Prendo per buona questa cosa.
La lettera è firmata da tutti e due, Presidente.
Addirittura c’è l’indicazione “ore 16”. Avete
proprio fatto il calcolo che prima ci sono le
interrogazioni e le interpellanze. I sindaci vengono quindi informati di una cosa che non c’è,
il consigliere non viene informato di una cosa
che in realtà c’è.
Questo per dire che condivido con quanti
sono intervenuti che il tema della scuola è
importante. A me sarebbe piaciuto venire qui e
non prendere questa mattina il documento per
rispondere a quel sindaco e dire “sì, effettivamente si parla anche di scuola” ma poter replicare punto per punto. Tra l’altro, circa l’utilità
di farlo oggi, con l’apertura delle scuole imminente noi pensiamo che questo documento serva a qualcosa? Penso che, siccome le scuola
aprono oggi e c’è fior fiore di gente che si
scatena contro la Gelmini, “scateniamoci anche noi contro la Gelmini, perché quale migliore occasione del primo giorno di scuola?”. Mi
viene da pensare questo.
Papi, con questo ordine del giorno votato
oggi, lei sull’anno scolastico che cosa ottiene?
Questo mi viene da chiedere. Cosa ottiene in
termini concreti? (Interruzione). Vedremo. Io
già vi attendo a fare dichiarazioni a destra e a
manca... (Interruzione). Con questo ordine del
giorno oggi, ad anno scolastico iniziato...
DOMENICO PAPI: Vale per il prossimo.
ELISABETTA FOSCHI: Non c’era bisogno
del 14.
Non è solo questione di tagli, non tagli, di
provvedimenti di questo tipo, perché quando
leggo dei tagli agli insegnanti di sostegno e che
occorre dare, ovviamente, tutto l’aiuto possibile agli alunni disabili, collega Savelli, lei è di
Fossombrone e conosce meglio di me che nella
scuola di Fossombrone ci sono due ragazzi che
vanno in prima media, entrambi disabili, che
hanno bisogno di una rampa: il Comune di
Fossombrone ha provveduto? Esiste la rampa?
La rampa non c’è.
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RENZO SAVELLI: La rampa c’è.
ELISABETTA FOSCHI: La rampa non c’è.
RENZO SAVELLI: E’ di fianco all’edificio.
ELISABETTA FOSCHI: Ci sono persone
che si rivolgono preoccupate, perché questi
ragazzi non arrivano ai laboratori, sono discriminati dagli altri perché non hanno la possibilità di accedervi.
RENZO SAVELLI: Tu dici dentro?
ELISABETTA FOSCHI: Certo, dentro, nelle aule. Più che avere l’insegnante di sostegno
per tutte le ore, l’umiliazione di non poter
raggiungere le stanze che gli altri raggiungono
non è solo una questione di tagli da qualunque
Governo, perché tutti hanno tagliato, ma è
anche questione di organizzazione, perché poi
il Comune di Fossombrone dice “i soldi non li
ho, mi deve aiutare la Provincia”, e siamo
sempre ai piedi del pero.
Come pure un altro tema da affrontare è
quello della presenza degli immigrati nelle
scuole, perché Ceccarini parlava di una situazione che lo riguarda da vicino, quella di Pieve
di Cagna che adesso è abbinata con Schieti,
però torno a dire che lì andrebbe rivista anche
la questione Ca’ Lanciarino. Galuzzi sa benissimo, perché è stato chiamato a un’assemblea
di genitori, che a Trasanni abbiamo il caso di
una scuola dove in prima elementare su 17
ragazzi iscritti ci sono cinque — non li voglio
chiamare “italiani” perché non considero gli
altri — con nomi italiani e 12 no. Questo
comporta che anche i genitori di Trasanni preferiscono non portare i figli a Trasanni e portarli a Urbino. Questo comporta una ghettizzazione
in quella scuola, che forse è bene che affrontiamo, perché queste sono le competenze più
specifiche nostre, non solo protestare per i tagli
ma anche evitare che si realizzino ghetti autentici. Mi chiedo che tipo di integrazione possiamo realizzare in quelle classi dove, a maggioranza albanese, macedone o marocchina sarà
difficile... Anzi, mi stupisco di come quei cinque genitori abbiano voluto lasciare i figli lì e
non abbiano preferito, come tanti altri, portarli
ad Urbino.
Questi sono problemi nostri, della nostra
Provincia, che è bene che siano conosciuti,
affrontati e magari risolti, perché se ci fermiamo solo a dire che ci sono i tagli e assolutamente non va attuata questa politica, possiamo
anche essere tutti d’accordo ma evadiamo l’impegno in ogni settore.
GIULIO TOMASSOLI: Io ho ritirato i
documenti del Consiglio sabato 12 alle ore 12
circa e non c’era traccia di questo ordine del
giorno. Mi devono spiegare, lor signori, quando devo ritirare i documenti. Li devo ritirare la
domenica per averli il lunedì?
PRESIDENTE: L’ordine del giorno era
presente da mercoledì.
GIULIO TOMASSOLI: Non era presente.
Le porterò il plico che mi è stato consegnato e
non era presente, né come indicazione né tanto
meno nei documenti allegati.
Circa il merito non mi voglio esprimere
perché già si è espressa benissimo la collega
Foschi ma tengo a ribadire che comunque,
questo documento è stigmatizzabile dal punto
di vista della correttezza, perché il Presidente
del Consiglio, secondo il mio modesto parere,
nulla deve entrare con l’attività politica del
Presidente Ricci, che può sì invitare i sindaci
della sua provincia a partecipare a un Consiglio
ma che questo debba essere controfirmato da
chi in questo consesso deve cercare di far avere
gli stessi diritti a tutti quanti non è condivisibile.
Mi sembra che non ci siamo.
Verificherò con i miei colleghi se al prossimo Consiglio presentare un atto, un ordine
del giorno, una censura che la riguarda.
PRESIDENTE: Ha la parola, per le conclusioni, l’assessore Morani.
ALESSIA MORANI: Questo vuol essere
solamente un inizio. i dispiace che i consiglieri
Tomassoli e Foschi si siano più che altro
soffermati su una sorta di vizio procedurale
piuttosto che sul merito della questione, cosa
che immagino abbiate approfondito anche voi,
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perché comunque è un argomento di una tale
importanza che i consiglieri provinciali ne saranno sicuramente edotti ed avranno approfondito bene l’argomento.
Detto questo voglio riportarmi al merito
della questione. Come è possibile evincere dal
tono dell’ordine del giorno che abbiamo presentato e soprattutto dalle conclusioni, si tratta
di un documento che non è semplicemente di
protesta, è un ordine del giorno che si caratterizza per l’invito al ministro e al Governo ad un
confronto sulle problematiche della scuola.
Perché l’abbiamo impostato in questa maniera? Perché crediamo, come ha detto giustamente il consigliere Cancellieri, che ci voglia una
buona dose di realismo nel fare le cose e siccome siamo tutti consapevoli che il momento è
difficilissimo per le finanze dello Stato e siamo
consapevoli che l’andamento dell’economia di
certo non agevola neppure l’azione di un Governo che voi sapete non condiviso ma che
auspicherei riuscisse a fare qualche cosa di
buono per l’economia italiana e perché i cittadini italiani stiano meglio, partendo da una sana
dose di realismo sappiamo che i tagli alle risorse della pubblica istruzione non si fermeranno,
per le motivazioni che ho detto e perché la
ministra è giustamente convinta della bontà
della sua riforma.
E’ chiaro che quando si fanno tagli matematici da Roma, i tagli matematici sono come
una scure, non hanno la capacità di plasmarsi
sulle caratteristiche di ogni singolo territorio,
quindi anche in questo senso credo che la
sensibilità della Lega sia una sensibilità che ci
viene in accordo su questo punto. E’ per questo
che credo che anche voi dobbiate votare questo
ordine del giorno.
Il problema della riforma della scuola,
soprattutto riguardo al nostro territorio, non
concerne solo ed esclusivamente tagli al numero di docenti, tagli al numero di personale e
tutte le problematiche connesse all’offerta
formativa, all’eliminazione delle compresenze,
all’eliminazione dei moduli e tutte le cose che
potremmo stare qui a discutere ma riguarda
soprattutto il fatto che su un territorio come il
nostro questa riforma rischia di avere degli
effetti devastanti. Lo dico perché, in quanto
proveniente da un piccolo comune
dell’entroterra, sono consapevole del fatto che
soprattutto i piccoli centri e in particolare quelli
montani, subiranno, a causa di questa riforma,
una contrazione delle possibilità di dare ai
propri cittadini dei servizi essenziali. Non voglio paragonarli alle Poste o altre cose perché
non sono paragonabili, ma si tratta del fatto che
i piccoli Comuni non saranno più in grado di
garantire un diritto che è costituzionale. Stiamo
parlando di una cosa ben diversa rispetto ad un
uffici postale o allo sportello di una banca,
stiamo parlando del cuore vero dei diritti della
nostra Costituzione.
L’ordine del giorno volutamente non è
animoso. Si potevano scrivere, dal punto di
vista politico, delle cose molto più pesanti,
volendolo fare. Non l’abbiamo voluto fare per
tutte le ragioni che ho elencato prima.
Assieme al Presidente stiamo cercando
di portare avanti un’azione amministrativa tesa
alla proposta piuttosto che alla protesta, quindi
sarebbe opportuno che coloro che sono deputati alla riforma della scuola si occupino di questa
riforma ma cercando di plasmarla sui singoli
territori.
E’ per questo che invitiamo il Ministero,
assieme a tutti gli altri attori della scuola — i
docenti, le famiglie, le confederazioni sindacali e tutti coloro che si occupano della scuola —
a riflettere su questa riforma, a riflettere su
come poter fare in modo che, nonostante la
necessità del taglio di risorse, comunque questa
riforma non devasti il nostro territorio.
Questo è lo spirito con cui abbiamo affrontato questo ordine del giorno e siamo consapevoli che domani, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno non è che le cose cambieranno in maniera sconvolgente. Certamente
cerchiamo di aprire una breccia per fare in
modo che tutti gli attori che ho nominato prima
si mettano d’impegno per salvaguardare questo
territorio, per salvaguardare il diritto allo studio dei nostri bambini e ragazzi, perché questo
è l’obiettivo che credo un’amministrazione
pubblica, sia di centro-destra che di centrosinistra, si deve porre.
Per questo non solo invito i consiglieri di
maggioranza a votarlo — e non ho dubbi che lo
facciano — ma invito anche i consiglieri dell’opposizione a votare questo ordine del gior-
Atti Consiliari
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SEDUTA DEL
Provincia di Pesaro e Urbino
14 SETTEMBRE 2009
no, perché importante e strategico per il futuro
del nostro territorio.
PRESIDENTE: Non vi sono dichiarazioni di voto, quindi pongo in votazione l’ordine
del giorno.
Il Consiglio approva con 19 voti favorevoli,
4 contrari (Tomassoli, Foschi, Rognini e
Falcioni)
e 2 astenuti (Lunghi e Cancellieri)
delibera è stata approvata. Vi sono le interrogazioni.
C’è una richiesta di rinvio. Se non vi sono
opposizioni le rinviamo al prossimo Consiglio
provinciale che si terrà il 28 settembre, nella
mattinata, perché prima, quando i rapporti erano cortesi avevamo accettato questa alternanza
mattina-pomeriggio. Rivedremo anche questo,
visto anche l’orario. Quindi mi pare di capire
che non vi sono opposizioni al rinvio delle
interrogazioni al prossimo Consiglio.
(Così rimane stabilito)
Sull’ordine dei lavori
La seduta è tolta.
PRESIDENTE: A questo punto abbiamo
esaurito tutti i punti all’ordine del giorno, la
La seduta termina alle 21,06
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14 settembre - Provincia di Pesaro e Urbino