ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE STATALE
ETTORE MAJORANA
TORINO
LICEO SCIENTIFICO E ISTITUTO TECNICO SETTORE ECONOMICO
150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELLO STATO ITALIANO
Alle lavoratrici ed ai lavoratori del Majorana,
Alle studentesse e agli studenti del Majorana,
vi consegno questo breve estratto di brani significativi con l’intenzione di offrire un’occasione di riflessione
comune sul valore della nostra storia, che è storia di libertà e di partecipazione. Prendere consapevolezza delle
luci e delle ombre del nostro passato significa assumersi un’eredità di cittadinanza, unica garanzia di un futuro
che rinnovi ed amplifichi la parte più nobile della nostra tradizione.
Il dirigente scolastico
prof. Fulvio Allegramente
“.Per parte mia, non ho alcuna fiducia nelle dittature e soprattutto nelle dittature civili. Io credo che con un
Parlamento si possano fare parecchie cose che sarebbero impossibili per un potere assoluto. Un’esperienza di
tredici anni m’ha convinto che un ministero onesto ed energico, che non abbia nulla da temere dalle rivelazioni
della tribuna e non si lasci intimidire dalla violenza dei partiti, ha tutto da guadagnare dalle lotte parlamentari. Io
non mi sono mai sentito debole se non quando le Camere erano chiuse. D’altra parte non potrei tradire la mia
origine, rinnegare i principi di tutta la mia vita. Sono figlio della libertà: è ad essa che debbo tutto quel che sono.
Se bisognasse mettere un velo sulla sua statua, non sarei io a farlo. Se si dovesse riuscire a persuadere gli italiani
che hanno bisogno di un dittatore, essi sceglierebbero Garibaldi e non me. Ed avrebbero ragione.”
Camillo Benso conte di Cavour, dalla lettera alla Contessa di Circourt del 29 dicembre 1860,
all’indomani della spedizione dei Mille.
“..Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev’essere fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è
composto di individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza prepararla colla
cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai. Se al contrario tutti dicessero: la rivoluzione deve farsi dal
paese e siccome io sono parte infinitesimale del paese, così ho io pure la mia parte infinitesimale di dovere da
adempiere, e l’adempisse, la rivoluzione sarebbe fatta immediatamente e riuscirebbe invincibile perché
immensa. […] Io non ho la pretesa, come molti oziosi me ne accusano per giustificare se stessi, di essere il
salvatore della patria. No: ma io sono convinto che nel mezzogiorno dell’Italia la rivoluzione morale esiste: che
un impulso energico può spingere le popolazioni a tentare un movimento decisivo ed è perciò che i miei sforzi
sono diretti al compimento di una cospirazione che deve dare quello impulso.”
Carlo Pisacane, Testamento politico (1857)
“Quel due giugno, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola, avevo paura di sbagliarmi fra il segno della
repubblica e quello della monarchia. Forse solo le donne possono capirmi e gli analfabeti. Era un giorno
bellissimo, si votava in vista di un giardino dove i bambini giocavano mentre i grandi, calmi e sorridenti,
aspettavano di entrare. Una riunione civilissima. Gli elettori erano tutti di campagna, mezzadri e manovali.
Quando i presentimenti neri mi opprimono, penso a quei giorni, e spero.”
Testimonianza di Anna Banti, 1946, dall’opuscolo “Vivere la Costituzione” a cura del Museo
della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino
“E' importante che soprattutto i giovani riscoprano il pensiero di Mazzini, leggano e studino le sue opere perché
esse ci aiutano a comprendere il significato autentico dei valori posti a fondamento della nostra Costituzione
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repubblicana, quegli stessi valori che hanno ispirato, e tuttora ispirano, il processo di edificazione della comune
Patria europea.
Mazzini, con i suoi scritti e con il suo agire, ci ha insegnato che "la Patria è una comunione di liberi e d'eguali
affratellati in concordia di lavori verso un unico fine", che non v'è "patria senza un diritto uniforme" e non v'è
patria "dove l'uniformità di quel diritto è violata dall'esistenza di caste, di privilegi, d'ineguaglianze". Ancor più
Mazzini ci ha insegnato che i nostri primi doveri sono verso l'Umanità e che tutti dobbiamo lavorare per il suo
Progresso. Con parole che oggi sentiamo più che mai attuali, Mazzini ci ha esortato ad essere apostoli della
Fratellanza delle Nazioni e dell'unità del genere umano: "In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo
combatte pel diritto, pel giusto, pel vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall'errore,
dall'ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, SIETE TUTTI FRATELLI". Mi piace
concludere questo mio saluto, rivolgendo ai giovani, non solo a quelli presenti a questa cerimonia, ma a tutti i
ragazzi che frequentano le scuole della nostra Repubblica, l'esortazione mazziniana all'educazione: "avete il
dovere d'educarvi per quanto è in voi, e diritto a che la società alla quale appartenete non v'impedisca nella vostra
opera educatrice, v'aiuti in essa e vi supplisca quando i mezzi d'educazione vi manchino. La vostra libertà, i vostri
diritti, la vostra emancipazione da condizioni sociali ingiuste, la missione che ciascun di voi deve compiere qui sulla
terra, dipendono dal grado di educazione che vi è dato raggiungere".
Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana, Palazzo del Quirinale, 1 dicembre 2005
“La scuola è organo centrale della democrazia, perché serve alla formazione e al rinnovamento della classe
dirigente. Quando penso a una classe dirigente aperta in continuo rinnovamento, che deriva dall’affluire dal
basso degli elementi migliori, mi viene in mente la vallisneria, una pianticella che vive negli stagni e che ha le sue
radici immerse al fondo. Nella stagione invernale non si vede perché è giù nella melma. Ma quando viene la
primavera, da ognuna di queste pianticelle comincia a svolgersi uno stelo a spirale, che piano piano si snoda e si
allunga finché arriva alla superficie dello stagno, che era cupa e buia e appare coperta da una fioritura, come un
prato. A questo deve servire la scuola: permettere a ciascuno di avere la sua parte di sole e di dignità.
da un discorso di Piero Calamandrei, 1950
“Una democrazia ha bisogno, certo, di istituzioni adatte, ma non vive se queste istituzioni non sono alimentate da
saldi principi. Là dove i principi che hanno ispirato le istituzioni perdono vigore negli animi, anche le istituzioni
decadono, diventano, prima, vuoti scheletri, e rischiano poi al primo urto di finire in polvere. Se oggi c’è un
problema della democrazia in Italia, è più un problema di principi che di istituzioni. […] Il cammino della
democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al
peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità. Oggi
non crediamo, come credevano i liberali, i democratici, i socialisti al principio del secolo, che la democrazia sia un
cammino fatale. Io appartengo alla generazione che ha appreso dalla Resistenza europea qual somma di
sofferenze sia stata necessaria per restituire l’Europa alla vita civile. La differenza tra la mia generazione e quella
dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti. Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in
allarme.”
Norberto Bobbio, I principi della democrazia, “Risorgimento”, 1958
Torino, 17 marzo 2011.
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