(01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 71 Rifugio Banff Testo e foto di Patrizia Zilio I l motivo. Ciascuno di noi porta in sè una geografia dell’anima, un paesaggio interiore che viaggio dopo viaggio curiosamente ricerca. Alcuni sono fortunati nel trovare gli elementi principali in breve tempo e così coscientemente saperli godere ed apprezzare fino in fondo, sapere scivolare tra essi come l’acqua sopra un sasso trasportata dalla forte corrente. Altri meno fortunati passano di luogo in luogo senza riuscire mai a scorgerne nemmeno i tratti principali. Una parte del mio paesaggio interiore è costituito di natura selvaggia contornata da un’intensa serenità di assoluto silenzio. Per questo motivo cerco di esplorare territori che rispecchiano queste caratteristiche e mi diano l’op- portunità di percepire quelle magiche emozioni dettate dalla profonda sensibilità dello spirito. Partecipo a viaggi trekking cercando di liberarmi dalle ansie della vita quotidiana. Camminando aiuto la mente a liberarsi da stress e problemi, a scaricare l’energia negativa accumulata in mesi di lavoro. Scopro la pace interiore della lentezza, imparo a camminare con passo lento, a guardarmi intorno: c’è sempre un fiore nuovo, un insetto, un colore che riescono a sorprendermi, stuzzicando la mia curiosità. Quando pensiamo al Canada ognuno di noi fantastica su una leggendaria nazione con sconfinati territori formati da immense distese di boschi sempreverdi, di impetuosi fiumi, di strabilianti ca- scate, di bianche montagne, di animali lasciati vivere liberamente nel loro habitat naturale, di laghi tipicamente alpini. Insomma un paese dove l’affascinante natura, intesa come esplosione di vivaci colori e amabili suoni, riesce ancora ad offrire spettacolari visioni grazie all’immenso amore dei canadesi per la loro terra. Sebbene il Canada sia la seconda nazione più grande del mondo come estensione geografica, solo 30 milioni di persone popolano i suoi territori. Il paese ha sempre tutelato il proprio patrimonio naturale tanto da farne un simbolo inconfondibile per tutti: la foglia di acero che campeggia orgogliosamente sulla bandiera bianco-rossa ne è un classico esempio. AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 71 (01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 72 CANADA La scelta. Dopo la positiva esperienza con Avventure nel Mondo del viaggio Camino Real del Dicembre 1995 ( Pisco, Coca... Pakines), avevo nuovamente deciso di inserirmi in un gruppo per la prossima vacanza; ma questa volta desideravo effettuare un viaggio trekking verso l’ultima frontiera : Yukon ed Alaska! Far North Trek proponeva l’itinerario ideale, quello che ripercorrendo remote e sconfinate distese mi avrebbe condotto negli immensi territori del mio paesaggio spirituale. L’affascinante spettacolo dell’arcipelago di Alessandro costellato da migliaia di piccole isole con montagne strapiombanti nel blu intenso dell’oceano; il leggendario Chilkoot Trail nel Klondike, ripercorrendo le orme del vecchio sentiero della febbre dell’oro ( tra l’altro quest’anno cadeva il centenario della scoperta); viaggiare sulla Dempster Highway, l’autostrada non asfaltata lunga circa 730 km fino ad Inuvik, nel circolo polare artico; trekking nel Denali park ai piedi del Mt. Mckinley, la montagna più alta del Nord America. Così scelsi di iscrivermi con adeguato anticipo, di prepararmi opportunamente con conseguente ricerca di guide, cartine topografiche, informazioni richieste ai consolati canadese ed americano. Ormai tutto era pronto : materiale, attrezzatura, l’intero viaggio minuziosamente analizzato e ripetutamente sognato. Invece ad una settimana dalla partenza ricevo una telefonata : « Pronto Patrizia ? Qui “ Avventure nel Mondo “, ti devo informare che il viaggio Far North Trek è stato annullato a causa dell’esiguo numero di partecipanti! » Non vi dico la profonda delusione nell’apprendere che il mio viaggio in un attimo era svanito nel nulla... un’intensa fitta al cuore. « Se lo desideri c’è ancora un posto nel Canadian Rockies con partenza 31 Luglio 1996. » « Concedimi alcune ore per rifletterci sopra; ci risentiamo più tardi. » Canadian Rockies ?!? Un particolare campanellino di allarme risuonava debolmente nella mente nel nominare questo nome; ma cosa? Sfogliando avidamente il giornalino alla ricerca di qualche indizio lo trovai dopo poche pagine : " Acqua, Fango e Neve "; titolo della relazione gruppo Civera Agosto 1995. Bella pro- 72 spettiva mi veniva offerta in alternativa, una vacanza trekking in tenda costantemente accompagnata dal maltempo. Ma vale realmente la pena effettuare un così grande viaggio per incorrere nel rischio di essere quotidianamente bagnati come pulcini ed intravvedere a malapena il paesaggio circostante a causa della perpetua pioggia o neve? E’ vero, bisogna imparare ad accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un trekking i contrattempi sono all’ordine del giorno. Passeggiare sotto l’acqua, perdere il sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove ci si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci. Così decisi di intraprendere questa avventura. Ormai dopo alcune settimane dalla conclusione del viaggio, in cui cerco di riassumere in queste poche righe la mia storia, posso spassionatamente affermare che le emozioni percepite, hanno portato l’esperienza canadese in un’immersione di intensa gioia, nell’aver vissuto a stretto contatto con una natura così viva e pura, nell’aver scoperto, passo dopo passo, magiche visioni ed incontrato animali così bizzarri e curiosi .... e dopo tutto la mia buona stella mi ha seguito anche in Canada; a parte qualche saltuaria leggera pioggerellina nei primi giorni, per tutti i successivi, i colori della mia vacanza sono stati: il blu intenso del cielo, il bianco candido dei ghiacciai e l’acceso verde dei boschi. Lo scenario. Il luogo è l’estremo sud-ovest del Canada, e in particolare la striscia di confine tra due stati: Alberta e British Columbia, un agglomerato di parchi nazionali e provinciali che racchiudono le magnifiche Canadian Rockies. Storici parchi nazionali come quelli di Banff, Jasper, Yoho e Kootnay; e famosi parchi provinciali come quelli del Mt. Robson, Bugaboo Glacier e Mt. Assiniboine ( nei quali sorgono le omonime maestose cime ). Il parco di Banff, la cui zona venne dichiarata riserva naturale nel lontano 1886, è il più antico delle Canadian Rockies; mentre il parco di Jasper, fondato nel 1907, è il più esteso dell’area. Entrambi si trovano nello stato di Alberta, con un fuso orario di - 8 ore rispetto all’Italia. Yoho, è una parola indiana cree che significa stupore, meraviglia. Da lì si possono ammirare innumerevoli cascate, tra cui la più spettacolare di oltre 254 m di altezza : la Takakkaw Fall. Il parco si estende nel versante orientale delle montagne rocciose ed è il più piccolo dei quattro confinanti. Kootnay Park, istituito nel 1920, è situato nei pendii occidentali delle Canadian Rockies, nella British Columbia come il precedente. Nonostante nella British Columbia sia in vigore un orario che differisce da quello italiano di -9 ore, nel Kootnay Park si segue l’ora dello stato di Alberta. Per chi ama l’immensità : un mare di colline digradanti verso un orizzonte azzurro; una raggiera di valli, gole e calanchi, laghi e mille torrenti, torbiere e ovunque ristagni l’acqua del disgelo. Oltre 3.000 km di sentieri tracciati attraverso fiabeschi paesaggi e dove, da punti panoramici, la vista può spaziare su uno dei numerosi laghi glaciali della regione, famosi per il colore turchese brillante. Per chi ama gli animali: è il regno dell’alce, del bisonte, dell’orso e del lupo, oltre a capre di montagna, cervi, daini, marmotte, castori, scoiattoli e i famosi salmoni. E chi ama vivere a stretto contatto con la natura non ha che l’imbarazzo della scelta. Può decidere di gustarsi i panorami in modo AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 passivo, comodamente seduto in auto dal finestrino, percorrendo l’agevole "Icefields Parkway" ( Highway 93) che dal parco di Jasper scorre attraverso i ghiacciai del Continental Divide fino a giungere nel Kootnay Park nei pressi delle terme calde di Radium Hot Springs; oppure transitare sulla Trans Canadian Highway 1, la quale collega la città di Calgary con quella di Vancouver, intersecandosi con la Icefields nei pressi del famoso Lake Louise nel Banff National Park. In alternativa, si può scegliere un modo più attivo, raggiungendo isolati territori a piedi. Il nostro viaggio si è rivelato una giusta combinazione di tutto ciò : abbiamo percorso con confortevoli fuoristrada noleggiati a Calgary ( punto di arrivo dall’Italia ) ben 3.000 km per spostarci da un parco all’altro, e ben oltre 200 km di sentieri percorsi a piedi in soli 19 giorni ( francamente il viaggio meriterebbe una durata di almeno 4 settimane ). MT. Robson Provincial Park (Il gigante del Canada) Il risveglio è previsto alle prime luci dell’alba con la speranza di poter arrivare per primi all’Information Centre di Jasper ( situato circa 445 km a nord-ovest di Calgary ) per ottenere il permesso di percorrere lo Skyline trail, uno dei trekking più famosi e per questo contingentato dell’area, che partendo dal Maligne Lake percorre ben 45 km in costa, attraversando deliziosi prati alpini fino al Maligne Canyon e offrendo generosamente splendidi punti di osservazione sul mt. Cavell, mt. Pyramid e sull’Athabasca Valley. Purtroppo veniamo informati dai Ranger che solo due persone sono rientrate, e se lo desideriamo il nostro gruppo può effettuare trekking minori in alternativa ( il gruppo “Aversa” è formato da nove persone : otto ragazzi ed una ragazza, cioè io ). Lo splendore di queste aree viene preservato ed adeguatamente protetto dall’invasione massiccia dei turisti. Se da una parte si può rimanere amarreggiati per essere giunti fin qui e non poter effettuare tutto ciò che si desidera, dall’altra, dopo più attenta riflessione, si comprende l’estrema importanza di queste norme, atte a far rispettare i giusti e millenari equilibri naturali del paese. Delusi, ma ormai pronti ad affrontare qualche giorno di elettrizzante cammino, prendiamo la decisione di lasciare il parco di Jasper. Nei giorni precedenti avevamo già effettuato alcune escursioni giornaliere come al Mt. Edith Cavell con la sua maestosa lingua di ghiaccio magicamente fissata alla parete rocciosa : Angel Glacier (trail lungo 12 km; dislivello 600 m); alle Miette Hot Springs con le sue deliziose e rigeneratrici terme calde ( trail Sulphur Skyline : lunghezza 10 km; dislivello (01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 73 CANADA 700 m ); all’Opal Hills Circuit di lunghezza 8,2 km, dislivello 460 m con la sua spettacolare vista panoramica sul Maligne Lake ed al successivo giro di 3,7 km attraverso le insenature del Maligne Canyon. E così optiamo di dirigerci verso un’altra ambita meta: Mt. Robson Provincial Park, nello stato canadese della British Columbia, tra l’altro parco non contingentato. La giornata non promette per niente bene con una noiosa leggera pioggerellina, che seguendoci, non ci permetterà di godere del paesaggio circostante a causa delle basse nuvole, e ci accompagnerà lungo la Yellowhead Highway 16, fino all’Information Centre del Mt. Robson ( 84 km ovest di Jasper ). Qui ci registriamo regolarmente compilando dei formulari e pagando la quota di permesso ad alcuni ranger. Riceviamo anche le ultime informazioni per effettuare nel miglior modo l’escursione; per esempio come affrontare un incontro con l’orso. Lungo tutto il sentiero, infatti, è possibile imbattersi sia nell’orso nero ( Ursus Americanus ), sia nel temibile Grizzly. In genere gli orsi evitano l’uomo, ma si stanno abituando a considerare il turista come dispensatore di cibo e quindi ad avvicinarsi alle tende ed agli zaini per procurarselo. Il vero pericolo resta comunque l’incontro inaspettato con una madre accompagnata dai cuccioli; allora le probabilità di attacco diventano elevate. “ Non lasciare mai incustodito lo zaino con i viveri; non andare a dormire con gli abiti che si indossavano al momento di cucinare; appendere viveri, sapone, dentifricio, lontano dalla tenda e fuori portata dagli animali; in caso di incontro non fuggire, non cercare di arrampicarsi su un albero, ma come ultima risorsa lasciarsi cadere a terra in posizione prona e restare immobili...” Lette nel tepore del minuscolo ufficio dei ranger, le raccomandazioni mi sembrano più che altro una teorica formalità. A circa due chilometri alle spalle della particolare costruzione di legno si trova il parking area; il Berg Lake Trail inizia dal Robson River Bridge (altitudine 855 m), percorso lungo circa 24 km, dislivello 795 m, massima elevazione 1652 m. Percorreremo il sentiero due volte, una all’andata e una al ritorno. Abbiamo programmato di effettuare il giro in tre giorni con l’installazione del campo base a circa metà tragitto ( date le condizioni metereologiche non favorevoli ), presso il Whitehorn Campground (dopo 10,5 km), in modo che il giorno seguente possiamo camminare per l’intera giornata con poco peso sulle spalle, e ritornare alla sera trovando un posto asciutto dove eventualmente cambiarci senza la preoccupazione di dover cercare delle piazzuole libere per le tende. Dopo aver preparato i pesanti zaini, valutando accuratamente il contenuto, dato che ognuno conoscendo le proprie forze deve caricarselo sulle spalle per diversi giorni, ci avviamo lungo l’agevole sentiero. Normalmente lo zaino contiene : tenda, materassino, sacco a pelo, indumenti, fornellino, viveri, acqua, macchine fotografiche e le immondizie che mano a mano si accumulano. Siamo fortunati: il tempo volge a migliorare, smette di piovere. La via si addentra in una lussureggiante foresta, costeggiando l’impetuoso corso del Robson River con costante leggera pendenza in salita ed attraversando un incantevole sottobosco ricco di colorato muschio, funghi porcini e fiori variopinti. Il terreno, le rocce, i tronchi ca- duti sono ricoperti di un verde tappeto di muschi e il sottobosco risulta impenetrabile. La timida luce dei raggi solari, riuscendo ad infiltrarsi tra i fitti rami, dona a questo luogo incalcolabile bellezza, dettata inoltre, da particolari intensi profumi. Il clima è così umido che sembra di camminare tra le navate di una verde antica cattedrale. Dopo circa un’ora di cammino arriviamo presso le rive del Kinney Lake ( 6,7 km ), racchiuso gelosamente da splendide montagne completamente ricoperte da una fitta macchia verde inerpicata su scoscesi pendii, che confluisce direttamente nelle bianche acque del sottostante lago ( l’acqua proveniente da un ghiacciaio assume un insolito colore : azzurro-lattiginoso ). Quello che colpisce passo dopo passo, immagine dopo immagine, sono i colori, la silenziosità, la calma. Sensazioni ispirate dalla magica atmosfera generante una pace assoluta, principalmente con se stessi. Camminando ancora per un’altra ora, giungiamo al Robson River Suspension Bridge ( caratteristico ponte sospeso nel vuoto ), oltre al quale troveremo l’area del nostro campo base. Qui, le acque del Robson river, depositando rocce e fango, formano un delizioso pianoro all’ombra di torreggianti cime innevate e dalle quali prendono vita migliaia di minuscole cascate confluenti direttamente nel fondo valle. Dall’altra parte del fiume avvistiamo la deliziosa casetta di legno con camino fumante dei ranger. Ma all’interno troveremo proprio le leggendarie giubbe rosse canadesi, con la loro magnifica uniforme? Profonda delusione! In realtà sono per lo più giovani studenti ( abbiamo incontrato più ragazze che ragazzi a guardia dei parchi ) con una semplice divisa, molto simile a quelle indossate dai nostri boy-scout, ma di colore verde militare. Il campground si presenta del tutto essenziale e spartano : un misterioso punto di accoglienza per la notte nascosto tra gli alberi e del quale riusciamo a malapena a scorgere l’esistenza solo per alcuni particolari. Notiamo delle discrete piazzuole delimitate da assi di legno ed accuratamente riempite di corteccia dove poter piazzare una tenda rimanendo isolati dall’umido terreno, una cabina adibi- ta a bagno e uno shelter di legno completamente aperto lateralmente allestito con tavoli, panchine e con nel mezzo una calda apprezzata stufa a legna ( accendere un fuoco all’esterno degli shelter è rigorosamente proibito ). A volte capita di dover cercare più volte le aree dei campground, date le loro così celate ubicazioni. Cosa realmente bizzarra di questi luoghi isolati riservati al pernottamento sono i cosidetti pali “anti-orso”, alti trespoli generalmente situati ai margini delle aree e provvisti di rudimentali carrucole atte ad issare alla sera i cestini contenenti tutto ciò che, profumando gradevolmente, potrebbe indurre eventuali orsi a frugare nelle nostre tende. Per di più, lungo il perimetro dell’area, troviamo numerose palline di naftalina per ingannare l’olfatto degli orsi. Eh sì l’orso! Mitico animale canadese ed uno dei naturali abitanti di questi luoghi. Ma allora si può realmente incorrere nel pericolo di incontrarlo!!! Un pò dappertutto aleggia il timore per l’orso : dai vari cartelli di precauzione, ai simpatici campanellini da appendere sugli zaini.... alle profonde e marcate impronte riscontrate sui vari pali “anti-orso”.. eh già, quindi esiste veramente!!! Anche se ci pesa, ogni sera prima di ritirarci nelle nostre tende, il rito del palo viene automaticamente eseguito senza alcuna esitazione da ciascuno di noi. Comunque le uniche volte in cui abbiamo avuto il piacere, e così si sono rivelate, di un incontro ravvicinato con l’orso sono state lungo la Icefields Parkway ( orsi da strada ), ai bordi della strada asfaltata ( ben tre volte ). Però riflettendoci, gli orsi devono essere stati ingaggiati dall’azienda autonoma di soggiorno, dato che si lasciano tranquillamente fotografare come dei divi, anche da breve distanza. Dopo una rapida perlustrazione della zona, ci affrettiamo a piazzare le tende e a prepararci per la notte, cercando di sfruttare gli ultimi momenti di luce, perchè una volta giunta sera l’intero luogo sprofonderà nell’oscurità. E qui si rendono necessarie le preziose pile frontali, utili ad illuminare il percorso per non inciampare in sporgenti radici o eventuali rami o alberi caduti. Una volta giunto il buio, lo shelter si rivela valido AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 73 (01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 74 CANADA sione di questa montagna tutt’oggi viene considerata una delle più difficili. Semplicemente evocando questo luogo, avverto dentro di me strane sensazioni di suprema placidità. Vi sono certi paesaggi della natura nei quali, con un brivido di piacere, riscopriamo, noi stessi : è il modo più bello di avere un sosia. Bugaboo Glacier Provincial Park and Alpine Recreation Area Ghiacciaio Mount Robson luogo di ritrovo a carattere internazionale per preparare una fumante cena, dopo aver, durante la giornata, bruciato tutte le energie, e per passare una piacevole serata in compagnia, semplicemente chiacchierando. Vi posso assicurare una sensibile collaborazione di tutti i partecipanti alla preparazione della tradizionale cena serale, con particolare attenzione al fuoco dei fornellini a gas, in modo di ottenere dei buoni risultati nel più breve tempo possibile. Ricordo con piacere le indimenticabili sensazioni percepite nel gustare semplici minestre liofilizzate, che nemmeno il nostro migliore ristorante potrebbe farmi risentire nell’offrirmi le gustose pietanze della cucina italiana. Il mattino seguente ci svegliamo di buon’ora udendo un ritmico rumore di gocce d’acqua che colpiscono violentemente la nostra tenda; purtroppo ha ricominciato a piovere. Senza farci prendere dallo sconforto, decidiamo di effettuare ugualmente il giro tentando di sfidare la sorte, nella speranza di trovare bel tempo ad una quota superiore. In fila indiana ci incamminiamo seguendo il tracciato, giungendo poco dopo al successivo Robson River Suspension Bridge, il cui frastornante boato di acqua ci accompagnerà per lungo tempo. In effetti da questo punto il cammino inizia ad arrampicarsi verticalmente, superando rapidamente 450 m di dislivello. La via, mano a mano che si eleva, offre magistralmente in sequenza le visioni di tre spettacolari ed imponenti cascate : White Falls, Falls of the Pool ed Emperior Falls (altezza di quest’ultima 60 m). Una volta giunti in cima e lasciandoci alle spalle la “Valley of a Thousand Falls “, così battezzata dai canadesi, il sentiero diventa pianeggiante proseguendo lungo il letto del fiume in secca. Come per incanto e con giusto sincronismo della sorte, le nuvole davanti ai nostri occhi scompaiono magicamente, come a teatro quando il sipario si alza svelando la scenografia fino ad allora nascosta. Appare inaspettatamente un’incantevole visione : la parete nord del Mt. Robson (3.954 m) con due lunghe lingue di ghiaccio ( Berg and Mist Glacier ) riversanti direttamente nelle bianche acque ghiacciate del sottostante Berg Lake. La nostra meta per la giornata è di giungere fino ai piedi del Robson Glacier, dopodichè, gustandoci il paesaggio, lentamente far ritorno al nostro Whitehorn Campground, dove arriveremo solo in tarda serata. Il Mt. Robson, la vetta più alta delle montagne rocciose canadesi, fu scalato per la prima volta nel 1913 dal leggendario alpinista canadese Conrad Kain; l’ascen- 74 ( Paradiso per alpinisti ) Appena rientrati dal giro al Mt.Robson, con i cuori colmi di gioia, progettiamo già un’altra escursione di più giorni, ma questa volta desideriamo immergerci in un ambiente con caratteristiche diverse : ascensione su un nevaio. Il parco del Bugaboo Glacier fa proprio al caso nostro, essendo situato nelle Purcell Mountains ed includendo svariati ghiacciai. Durante il tragitto verso il nuovo parco con le nostre comode Ford Explorer, effettuiamo alcune particolari soste. Sulla Jasper Tramway ( funivia ), con la scenografica vista sul parco e relativa graziosa cittadina di Jasper; all’Athabasca Falls, con le imponenti cascate; all’Athabasca Glacier ( 109 km a sud di Jasper ), con il suo povero ghiacciaio ormai destinato ad una quotidiana ascensione di autobus con gomme chiodate per un turismo di massa ( sinceramente questa visione stravolge enormemente il mio spirito naturalista ); alla breve passeggiata fino al Bow Summit ( altitudine massima 2.085 m, lunghezza 5 km, dislivello 300 m ), dal quale si può osservare dall’alto l’incantevole Peyto Lake con la sua singolare forma a stella cometa e dallo stupefacente colore turchese; presso le placide acque dei Bow and Hector Lake ( 211 km a sud di Jasper), nei quali perfettamente si riflettono alcune sagome di roccia calcarea, come il Mt. Jimmy Simpson, e dove risiede uno strepitoso lodge con il tetto di un colore rosso acceso. Il rifugio fu proprio costruito dallo stesso Jimmy nel lontano 1940, primo pioniere a giungere in quest’area. Tra l’altro in questa lussuosa dimora, chiamata Num-Ti-Jah Lodge, completamente costruita da tronchi di legno e con appesi alle pareti svariati animali imbalsati, facciamo una sostanziosa colazione americana : caffè, uova, bacon, toast, pamcake, succo d’acero e yogurt. Prima di ogni partenza per qualche escursione che duri più di una giornata, bisogna sempre approvvigionarsi del necessario, valutando attentamente quanti giorni si sta in giro, quanti viveri occorrono per cena, quanti per colazione e per il pick-nick giornaliero. Lungo i sentieri non esistono rifugi dove poter trovare una buona cena calda, ma bisogna comprare tutto al supermercato ( attenzione al peso! ). Per lo shopping gastronomico decidiamo di fermarci a Golden; piccola cittadina a circa 323 km a sud-ovest di Jasper nello Yoho Park e situata lungo la Trans Canadian Highway 1. Per accedere al Bugaboo Glacier Park bisogna lasciare la Highway 95, che unisce Golden a Radium Hot Springs ( 111 km di percorso), a Brisco svoltando a destra; dove si imboccherà una tortuosa strada sterrata lunga circa 45 km fino all’area di parcheggio. Il tragitto si snoda costeggiando le rapide del fiume, circondato da un fitto bosco di conifere. Poco prima del parcheggio una grande vallata di prati in fiore si spalanca dinnanzi ai nostri occhi, confluendo orgogliosamente in un maestoso ghiac- AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 ciaio con al centro una singolare sporgente roccia circolare : Hound’s Tooth ( 2.819 m ). Sembra di trovarsi in paradiso. Una volta giunti nell’Area Parking Lot (1.590 m) una curiosa sorpresa ci attende. In ogni posto riservato alle auto si trovano adagiate per terra delle strane reti metalliche, legni e pietre. Ma per cosa??? Per proteggere i nostri pneumatici da ghiotti roditori, quali i porcospini. Il percorso dal Parking Lot al Conrad Kain Hut (rifugio dedicato al famoso scalatore canadese) è lungo 5 km con un dislivello di 670 m; durata due ore. La via inizia scorrendo su una passerella di legno e addentrandosi in un fitto bosco per poi uscire poco dopo allo scoperto. Da questo punto si prosegue fiancheggiando la morena nord del Bugaboo Glacier. Si presenta ai miei occhi come un lungo boa di ghiaccio di colore nero-azzurro, che trascina con sè materiale roccioso disgregato dalle pendici montuose circostanti. Il sentiero è faticosamente ripido; si inerpica decisamente aprendosi la strada tra massi di pietra imponenti ed a volte riservando alcuni passaggi attrezzati con catena nei punti più esposti (c’è anche una scaletta di ferro da risalire). E pensare che proprio quella mattina mi sono alzata con una forte fitta al ginocchio sinistro, probabilmente una distorsione. Colgo l’occasione per ringraziare calorosamente Bruno (soprannominato Messner, per la sua incredibile assomiglianza con il leggendario alpinista) e Roberto del CAI di Alpignano; compagni inseparabili di mille avventure, che con la loro pazienza e soprattutto gentilmente imprestandomi le loro utili racchette, mi hanno incitata, sostenendomi per l’intero percorso. Grazie amici !!! Il Conrad Kain Hut ( 2.260 m ) è una simpatica costruzione di legno situata proprio a ridosso di uno strapiombo. Il rifugio riesce ad accogliere fino a 50 persone mettendo a disposizione un locale adibito a cucina ed alcuni utensili, però non è gestito da personale e nei mesi estivi risiede un solo ranger per sorvegliare l’intera area, al quale si dovrà pagare la quota di permesso. L’aria che si respira nei pressi del rifugio è elettrizzante e diffonde un senso di euforia in tutti i presenti, che pur provenendo dalle diverse parti del mondo hanno un’unica comune passione : arrampicare. Si incontrano persone provenienti dai più svariati paesi, tutte intente a preparare meticolosamente le loro pesanti attrezzature, progettando di aprire nuove vie o di scalare quelle già attrezzate. Il posto è circondato da magnifici ghiacciai di color bianco-azzurro, da cime maestosamente innevate e da pareti rocciose terribilmente a strapiombo. Data la giornata calda, il gruppo decide di campeggiare al Boulder Camp (2.190 m), oltre il rifugio 70 metri al di sotto, racchiuso da un bosco di abeti, tra l’altro abitato da simpatici piccoli animaletti. Alessandro ed io, con il quale condivido strettamente la tenda date le dimensioni eccezionalmente contenute, decidiamo di piazzare la nostra magnifica canadese rossa proprio su una piazzuola terrazzata ( 3 mq ); oltre la quale un lunghissimo precipizio mostra direttamente lo splendido fondo valle. La posizione non è molto stabile, però offre una superba osservazione sull’incredibile anfiteatro naturale della zona. La mattina seguente veniamo svegliati all’alba da un’intensa luce accompagnata da un caldo sole. Per diversi istanti rimaniamo beatamente paralizzati contemplando l’incalcolabile bel- (01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 75 CANADA lezza della verde valle, timidamente illuminata dai primi raggi solari del nuovo giorno. Il programma concordato per la giornata è di effettuare una passeggiata fino al Cobalt Lake ( circa 20 km ), superando ben tre colli innevati, dopodichè far ritorno al Boulder Campground. Ritorneremo al rifugio nel tardo pomeriggio, dopo aver trascorso una straordinaria giornata camminando sulla neve ed osservando supreme cime, morene di ghiaccio ( tra l’altro curiosamente spruzzate di terra rossa ) e piccoli laghetti a forma di chiazze di leopardo di un azzurro-cristallino incontrati lungo la via. Il colore blu del Cobalt Lake fa sorprendentemente da contrasto con il colore bianco candido di centinaia di piccoli galleggianti iceberg. Inoltre poco più in alto del rifugio ( circa 300 m ) sorge un altro campground : Mout Applebee, sopranominato “campeggio degli arrampicatori“; insolitamente le tende vengono saldamente ancorate su massi di pietra levigata, data la posizione esposta al vento. Il vigoroso sole della giornata, accompagnato da un blu intenso del cielo, contribuiscono ad una sublime esaltazione dei contrasti dei colori naturali dell’area. Ah !!! Attenzione a non scordare di mettere nello zaino crema solare con un fattore di protezione alto ed indispensabili occhiali per proteggersi dal riverbero dei raggi solari sulla neve. Per di più, prima di avventurarsi in questa zona, bisogna rifornirsi di buoni insetticidi anti-zanzare canadesi ( quelli italiani sono pressocchè inefficienti ), indispensabile difesa per proteggersi dall’attacco di infiniti stormi di assetate zanzare, in particolare all’alba e al tramonto. Mt. Assiniboine Provincial Park ( il "Cervino" canadese ) Dopo diverse decine di chilometri macinati a piedi, decidiamo finalmente di concederci un breve, ma meritato riposo. Il gruppo Aversa, giungendo a Radium Hot Springs in una splendida mattina di sole stravolge letteralmente la vita del tranquillo Addison’s Bungalows, normalmente frequentato da famigliole e situato proprio a ridosso delle terme calde ( le piscine hanno una temperatura gradevole dell’acqua di circa 39 °C ). Prime cose impellenti da fare : grandiosa doccia e bucato generale per tutti. Ricordo gli infinti metri di cavo per stendere i panni che circondavano letteralmente la nostra deliziosa casetta di legno. Sembravamo dei profughi più che dei turisti... e invece i soliti disordinati italiani! Per la sera programmiamo una succulenta cena all’aperto a base di salmone e costate di manzo cucinati sul grill e ovviamente come primo piatto un’abbondante pastasciutta. La magnifica stellata del cielo notturno, con il riverbero di alcune candele, accompagnano egregiamente la serata. Il giorno seguente, a malincuore, decidiamo già di lasciare quest’oasi di pace immersa in uno splendido bosco, e di avviarci per intraprendere un’altra escursione. I giorni di permanenza in Canada sono rimasti pochi e i luoghi da visitare ancora tanti. Ci immettiamo sulla Highway 93 che porta fino alla cittadina di Banff ( 137 km a nord-est di Radium e 315 km a sud di Jasper ), concedendoci lungo il tragitto alcune tappe intermedie : all’ Olive Lake ( 14 km da Radium ) dove nell’adiacente parcheggio, è impresso su un cartello il singolare calco di un impronta d’orso; al Paint Pots Trail lungo circa 3 km ( 86 km da Radium), con la sua terra rossa dovuta all’ossido di ferro nell’immediato sottosuolo, che in passato veniva utilizzata dalle popolazioni indiane per dipingersi il viso o come colorazione dei tessuti; passeggiata di 3 km nel Marble Canyon ( 89 km da Radium ). Il blu dell’acqua proveniente dai ghiacciai, le pareti grigie di calcare e i verdi dirupi fanno di questo posto uno dei più colorati canyon dell’area. Al successivo Johston Canyon ( lunghezza trail 5,5 km ) addentrandoci in stretti sentieri che serpeggiano vicino alle rapide del fiume. A ben 96 km da Radium è situata la linea di demarcazione del Continental Divide. La vetta del Vermillion Pass (1.651 m) segna il punto di confine tra Kootnay e Banff National Park, tra British Columbia ed Alberta e mostra la linea di displuvio dello spartiacque tra Pacifico ed Atlantico. Dopo aver esaminato diverse possibilità di percorso per raggiungere il cuore del Mt. Assiniboine Provincial Park ( Magog Lake ), il gruppo concorda di iniziare l’escursione dal Sunshine Village Ski Area ( 2.195 m ); rinomata località turistica di sport invernali. L’itinerario inizia nel Banff Provincial Park nello stato canadese di Alberta ed oltrepassa i valichi "Quarts Hill" e "Cita del Pass"; per poi continuare nel Mt. Assiniboine Provincial Park nello Stato canadese della British Columbia, attraversando la "Valley of the Rocks", il Lake Og e giungendo dopo 29 km al Lake Magog. La percorriamo due volte questa via, sia all’andata che al ritorno, programmando una durata del giro di tre giorni e installando il campo base presso le rive dell’ Og Lake (dopo 22 km di marcia). Prima di iniziare il trail è buona norma farsi registrare dai ranger del Park Information Centre in Banff, in modo da ricevere tutte le istruzioni necessarie per avventurarsi opportunamente nella zona, ed inoltre far sapere sempre chi e da quanto tempo si è addendrato nell’area. Il tempo è la variabile che condiziona di più la programmazione. Chiedere sempre ai ranger le previsioni : sono molto attendibili e precise. Cosa singolare posta all’esterno dei centri d’informazione dei parchi sono delle speciali cassettine adibite a raccogliere utili notizie riportate dai trekker appena rientrati dai vari giri, per segnalare ad esempio avvistamenti di orsi, stato dei campground e delle vie, ect... Devo dire che, grazie al prezioso e responsabile contributo di persone anonime, abbiamo costantemente ricevuto informazioni aggiornate sui percorsi. Posso immaginare come questo civile comportamento si riveli di aiuto ai ranger per una continua sorveglianza capillare dei territori. In più, i vari centri forniscono gratuitamente mappe ed opuscoli che descrivono dettagliatamente gli itinerari. Come al solito ci procuriamo tutto l’indispensabile al supermercato, tenendo presente questa volta che dal punto “ Cita del Pass “ non troveremo più una goccia d’acqua per ben 11 km fino a giungere ad Og Lake. La strada per accedere all’area di Sunshine Meadows è situata a 10 km sud-est dalla cittadina di Banff, lungo la Highway 1; lasceremo le auto nel Parking Lot dopo altri 9 km. Da questo punto, nella stagione estiva, ogni mattina partono alcuni Shuttle Bus diretti al Sunshine Village ( se il gruppo è numeroso è consigliabile la prenotazione telefonica ). Per i più sportivi esiste sempre la possibilità di accedere alla ski area a piedi costeggiando la strada sterrata lunga 6,5 km. L’escursione può essere effettuata teoricamente in ogni stagione, ma ovviamente in inverno è un’impresa riservata a pochi; la temperatura può oscillare tra i 5°C fino ai - 35°C e le abbondanti nevicate possono raggiungere i 5 metri di altezza; le valanghe poi sono frequenti in tutta l’area dei parchi. In effetti svariate volte ho notato sui dorsi delle colline intere fasce di terreno prive di alberi, spazzati via dalle valanghe. La regione Sunshine Meadows offre una generosa osservazione panoramica di picchi ricoperti di ghiaccio e singolari pareti di roccia calcarea. Per di più, nei mesi invernali, grazie ad un particolare ciclo atmosferico proveniente dal Pacifico si riversa nella zona molta neve ed acqua, contribuendo così alla nascita nei successivi mesi di un lussureggiante giardino di rocce alpine corredato da una spettacolare varietà di fiori di campo. Il più appariscente è la " Castilleja Miniata ", di altezza non superiore ai 20 cm e di un colore rosso vivo predominante su tutti gli altri. Finalmente iniziamo la nostra escursione incamminandoci per un solcato sentiero in salita. Il tracciato rimane sempre in costa su splendide colline con ai lati meravigliosi prati in fiore; il mio occhio può liberamente spaziare per diversi chilometri senza incontrare alcun ostacolo. Uscire dal percorso è rigorosamente vietato. Il primo valico da superare è il Summit of Great Divide, che solo dopo 1,2 km ci porterà ad una quota di 2.300 m rispetto al livello del mare. Da questo punto il tracciato serpeggia con continui saliscendi per altri 4,6 km, fino al Howard Douglas Lake e dal quale l’inconfondibile vetta del Mt. Assiniboine ( 3.618 m ) spicca primeggiando sulle altre per la sua singolare forma appuntita ed altezza. Lasciandoci alle spalle Quartz Hill la via inizia a scendere lentamente per poi successivamente risalire fino a Cita del Pass (2.360 m). Questo punto segna il confine tra i due stati canadesi e i relativi parchi. Si continua percorrendo il sentiero con costante pendenza in discesa e attraversando una rada foresta di abeti. Quando ormai siamo certi di essere vicini alla nostra meta, date le precarie condizioni fisiche del gruppo, dopo aver camminato per l’intera giornata, ci imbattiamo in un cartello con l’indicazione : Og Lake 5,6 km. Non vi dico lo sconforto generale; ma giungeremo??? Ed invece incoraggiandoci e chiacchierando riusciamo, attraversando l’arida Valley of the Rocks ed aprendoci la strada tra massi imponenti, a giungere finalmente al nostro campo ba- AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 75 (01) Articoli 3-03-2003 11:41 Pagina 76 CANADA se. Arriviamo appena in tempo per sfruttare gli ultimi raggi di sole in modo da piazzare comodamente le tende, senza ricorrere all’ausilio delle torce. E anche qui, Alessandro ed io, decidiamo di installare la tenda in un punto bizzarro : su una piccola e precaria collinetta di roccia calcarea, da cui si può godere dello splendido colore blu dell’ Og Lake con la punta del Mt. Assiniboine sullo sfondo. Curiosamente scopriremo più tardi che il lago è abitato da migliaia di minuscoli crostacei di colore arancione. Al centro del campground c’è una bacheca di legno con consigli, avvertimenti e precauzioni. Inoltre troviamo una cassetta di legno, simile a quelle delle lettere, dove inserire il denaro per aver usufruito del servizio. Vi potete immagginare cosa succederebbe in Italia se venisse adottato questo sistema ? Appena fissata la tenda un’inaspettata scena ci coglie di sorpresa sopra le nostre teste : uno strepitoso tramonto ricopre improvvisamente il cielo diffondendo diverse gradazioni di colore rosso ed illuminando con uno spettacolare fascio di luce le cime delle montagne circostanti. Questa magica visione ci farà restare col fiato sospeso per qualche istante... è stato proprio un attimo fuggente. Giusto il tempo di memorizzarlo nella nostra mente e, per fortuna, fissarlo negli obiettivi delle nostre macchine fotografiche. Il giorno seguente decidiamo di proseguire lentamente fino al Magog Lake e di effettuare brevi giri nei paraggi. Una splendida giornata di sole intenso ci accompagnerà anche in questa escursione. Scopriamo ad ogni passo estasianti immagini; come un piccolo rigagnolo di acqua apparso ai miei occhi completamente esposto contro sole. I sassi sul fondo sono completamente ricoperti di muschio di un colore verdegiallo e i contrasti di colore brillano magicamente. E’ il risultato di un curioso gioco di riverbero dell’acqua. La suprema cima del Mt. Assiniboine impera regalmente, ergendosi signorilmente su un lato del Magog Lake ed esibendo il gigantesco ghiacciaio. Tra l’altro, la notte precedente, abbiamo udito, alcune volte, l’eco di forti tonfi di lastre di ghiaccio staccarsi e violentemente cadere in acqua. Durante la giornata ci sentiamo costantemente spiati e pedinati; centinaia di piccole marmotte si affacciano timorose al nostro passaggio: nella zona hanno scavato innumerevoli buche nel terreno come loro tane. Skoki Valley Trail ( la tranquillità ) Ma l’area delle Canadian Rockies non offre solo totale immersione nella natura, ma riserva graziose cittadine ricche di piacevoli attrazioni. In particolare quella di Banff propone lungo la via principale, la pullulante Banff Avenue, un susseguirsi di negozietti che espongono le più svariate mercanzie : abbigliamento sportivo tecnico, T-shirt, felpe, mocassini, dischi, favolosi libri, pelli di orso, ect... Anche qui la febbre del consumismo dell’era moderna ha lasciato il suo segno, contagiando i turisti. Davanti a noi abbiamo un’intera giornata di relax e di shopping. Primo desiderio è di giungere sulla vetta più alta per dare un’occhiata sull’intera area; infatti prendiamo la Sulphur Mountain Gondola ( funivia ), che ci porterà dopo otto minuti all’altezza di 2.285 m per osservare l’immensa distesa di verdi abeti della spettacolare Bow Valley. Una volta ridiscesi, ci dirigiamo al " Luxtor Museum ", il piccolo museo a forma di vecchio forte raccoglie antichi cimeli dei primi pionieri ed inoltre in una speciale ala è stata riprodotta fedelmente la vita di un vecchio villaggio indiano. Cave and Basin, le antiche terme calde, la cui scoperta contribuì alla nascita di Banff. La sorgente è situata all’interno di una piccola grotta, in cui si avverte un intenso odore di idrogeno solforato. I minerali presenti nell’acqua sono: pirite e gesso idratato. Buffalo Puddock, descritta nella varie guide come grande riserva con ultimi bisonti; in realtà effettuiamo con l’auto un circuito breve, lungo il quale vediamo a distanza ravvicinata in tutto solo una decina di vecchi e scalcinati bisonti ( mi fanno molta compassione ). Minnewanka Lake nei pressi di Banff, la località è famosa per poter noleggiare alcune barche ed effettuare un giro sul lago. Il giorno seguente ci spostiamo nell’area del famoso Lake Louise ed eseguiamo alcuni giri. In particolare porto nel cuore la spettacolare vista del Moraine Lake gelosamente racchiuso dalla Valley of the ten Peaks. Il colore dell’acqua è sorprendentemente di un azzurro turchese brillante, dovuto a particolari alghe che crescono sul fondale. Il gruppo decide di fare un ultimo trekking prima di prendere la via del ritorno verso Calgary : lo Skoki Valley Trail. Lasciamo la Trans Canadian Highway svoltando a destra all’indicazione per Lake Louise Ski Area. Dopo 2 km svoltiamo nuovamente a destra im- Mount Robson 76 AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 mettendoci sulla Temple Lodge Road fino a giungere al Fish Creek Parking Area dopo altri 1,1 km ( altitudine 1.705 m ). Ci attende una lunga passeggiata; l’escursione prevede un giro completo ad anello lungo 42 km; massima elevazione 2.475 m; dislivello totale 770 m. Ci incamminiamo lungo la Temple Lodge Road. La strada è sterrata e serpeggia all’interno di un fitto bosco di conifere per 3,9 km fino a giungere al Temple Lodge ( 2.010 m ). Da questo punto la via si addentra nella foresta per poi proseguire lungo campi fioriti. Giungiamo all’Half Way Hut dopo circa 7,1 km. La modesta dimora di legno offre un riparo per la notte ai viandanti. Il sentiero continua a salire con pendenza costante fino al Boulder Pass ( 2.345 m ) offrendo la vista del Mt. Richardson, Pika Peak e Ptarmigan Peak. Costeggiamo anche il piccolo laghetto alpino Ptarmigan Lake al termine del quale inizia la ripida salita fino al Deception Pass ( 2.485 m ). Una bufera di neve ci coglie di sorpresa, tanto da farci balenare l’idea di ritornare indietro. Ma la caparbietà delle persone supera i limiti normali. Continuiamo con scarsissima visibilità. Poco sotto la vetta il tempo muta completamente e riappare uno splendido sole. Di fronte ai miei occhi si apre una magnifica vallata ( Skoki Valley ) racchiusa da spettacolari cime innevate con splendidi ghiacciai e due piccoli laghetti : Skoki Lake. Proseguiamo la dolce discesa fino allo Skoki Lodge ( 2.165 m ), dopo 14,4 km. Una sosta è doverosa, anche solo per soddisfare la nostra curiosità nel vedere un rifugio alpino canadese gestito. All’interno della splendida costruzione di legno tutto è estremamente curato : mobili in stile, antiche stufe a legna, confortevoli divani di stoffa, grandi tappeti, quadri, vecchi attrezzi utilizzati dagli alpinisti, libri e un maestoso camino al centro della parete. In un lato della grande stanza c’è una scala di legno che porta al piano superiore, dove si trovano alcune stanze da letto. La calorosa ospitalità del proprietario della baita ed in particolare le sue deliziose torte appane sfornate, ci fanno rimpiangere amaramente di dover ripartire al più presto e non poterci fermare per qualche giorno. La gradevole sensazione che avverto in questo luogo è di un benessere interiore; un’isola dispersa di pace e serenità. Dopo una lunga pausa riprendiamo il cammino. La via gira intorno al Fossil Mountain fino a giungere in riva alle placide acque di un colore scuro del Baker Lake. Qui sentiamo all’improvviso anche l’ululato di un lupo; tutti noi ci guardiamo negli occhi sorpresi : un brivido freddo è sceso lungo la schiena. Al Ptarmigan Lake il sentiero si ricongiunge con quello percorso alla mattina. Arriviamo nuovamente al Fish Creek Parking Area in prima serata completamente sfiniti ed affamati, ma con un grande appagamento nel cuore. Sono le cose più semplici a farci sentire felici.