! " # $ & ' , diario di un’occupazione server di indymedia , ( suicidio di stato Il comunicato che ha " del Coordinamen$ to contro il razzismo e la repressione . Bush e Kerry, i due lati della Resoconto di / / $ $ Morire per la patria, ) $ $ , pensare per non fermarsi * Brevi +" Sante 0 1 $ A proposito del $ # $ dei % & ' % + .: Fafi - locarno autogestita [email protected] :. Nell'ormai lontano 1971 a Locarno si sono alzate le prime voci che rivendicavano il diritto di avere uno spazio autogestito per attività sociali. Da allora sono passati 33 anni, pieni di tentativi. Due anni fa si è formato l’ ultimo gruppo: Lokarno Autogestita, che ha trovato nell' ex-macello (ormai da più di dieci anni usato solo come magazzino comunale) gli spazi ideali per un centro sociale autogestito. Il gruppo ha sempre scelto la mediazione con il Municipio, al quale ha anche presentato un avamprogetto, ma i risultati ottenuti sono stati scarsi e i bidoni troppi. Lokarno autogestita in questi due anni ha organizzato serate di musica, teatri e proiezioni di film con lo scopo di portare a Locarno una voce alternativa. Man mano il numero dei suoi simpatizzanti è aumentato. Sabato 28 agosto Lokarno Autogestita ha detto basta! E l'ex-Macello pubblico di Locarno è diventato il tanto bramato Centro Sociale Occupato Autogestito (CSOA). E’ partito infatti un primo programma di "gestione sperimentale" della durata di 14 giorni, il cui scopo era quello di dimostrare anche ai più scettici che l' autogestione, a Locarno come ovunque, è possibile. La mattina di sabato 28 è avvenuta senza il minimo problema l’okkupazione, si sono rotti i lucchetti dei cancelli e gli autonomi si sono impossessati dello stabile; subito una cinquantina di compagni e compagne ha cominciato a ripulire gli spazi che si trovavano in condizioni di assoluto abbandono. Appena entrati, Lokarno Autogestita ha chiesto di poter parlare con la municipale designata per i rapporti fra loro e le autorità, autorità che da subito hanno deplorato l’ azione chiedendo agli okkupanti di abI massi ingenuamente posati dalla poli- bandonare immediatamente lo stabile. A dimozia per bloccare l’accesso allo stabile strazione della loro scarsa apertura al dialogo, in serata hanno tolto a tutto l’ex-macello sia la corrente elettrica che l’acqua. Per quel che riguarda l’acqua è stata presto ripristinata dagli autonomi, per l’elettricità invece grazie a tre generatori si è potuto lo stesso svolgere l’attività serale (tre concerti) e rispondere ai bisogni più importanti. Ma gli okkupanti si sono ritrovati a far fronte a un altro problema: senza elettricità le carcasse di animali contenute in una cella frigorifera si stavano decomponendo. Il giorno dopo il municipio ha ricevuto una delegazione di Lokarno Autogestita ma non è stato possibile instaurare un dialogo. Le possibilità erano due: o en- tro mezzogiorno di lunedì gli autonomi lasciavano lo stabile o sarebbero stati sgomberati. In assemblea Lokarno autogestita ha deciso di non abbandonare lo stabile ma di indire una conferenza stampa per lunedì, appunto, alle 12. I giornali borghesi si sono rilevati per di più dalla parte degli autonomi. In serata è arrivata una letteraultimatum dal municipio in cui finalmente prendeva una decisione sull’avamprogetto di Lokarno Autogestita , la risposta fu: NO! Per quel che riguarda questo municipio l’ex-macello non è un luogo adatto per attività socio-culturali né ora né in futuro. Nella lettera c’era anche una proposta di poter usufruire di due aule e di una palestra di una scuola per poter finire di svolgere il periodo di sperimentazione gestionale, ovviamente bisognava sottostare a una lista di divieti e finite le due settimane di attività abbandonare lo spazio. La lettera finiva avvertendo gli autonomi che avevano tempo fino a martedì alle 10 di mattina per lasciare lo stabile. Si sono susseguite infinite assemblee, sta di fatto che gli autonomi sono rimasti dentro lo stabile fino a mercoledì pronti in caso di uno sgombero a fare resistenza passiva. Mercoledì gli animi erano un po’ troppo accesi e nell’aria si sentiva lo sgombero troppo imminente. Nella serata gli autonomi hanno deciso di abbandonare lo stabile per evitare uno scontro violento con la polizia. Cinque persone (esterne durante i due anni di esistenza a Lokarno Autogestita) hanno lo stesso deciso di rimanere dentro, per controllare la situazione una ventina di automi ha passato la notte sul marciapiede fuori dall’ ex-macello. A svegliarli alla mattina (quando ormai anche i 5 erano usciti) ci ha pensato un ingente numero di polizia fra cui alcuni in tenuta antisommossa, è stato vietato alla stampa di accedere alla zona e una quindicina di compagni e compagne sono stati raccolti da terra (erano su suolo pubblico) e caricati sulle camionette. Sono stati portarti in pretura e interrogati, a loro carico sono stati inflitti tre capi d’accusa (danneggiamento, violazione di domicilio, disobbedienza a decisioni dell’autorità); in mattinata sono stati tutti rilasciati. Il giorno seguente sono stati chiamati in polizia a far rapporto anche gli autonomi che avevano fatto parte alla delegazione per l’incontro con il municipio domenica mattina. Come protesta verso un sistema di governo che vede nella repressione la soluzione dei problemi, per chiedere l’annullamento delle accuse ai compagni/e arrestati/e e soprattutto per rivendicare a grande voce un centro sociale a Locarno, sabato 11 settembre è stata indetta una manifestazione a cui hanno partecipato circa 200 persone. Ma l’unica risposta che il Municipio è stato in grado di dare ai manifestanti è la decisione di mettere all’asta il terreno dell’ex-macello! La lotta a Locarno non si fermerà di certo qui, ma si annuncia molto dura e difficile… Per l’autunno sono già previste tante occasioni per far sentire la voce di chi rivendica un diritto, perché l’autogestione è un diritto. 2 % $ / .: Luca - [email protected] :. Con questo articolo non voglio presentarmi come concorrente leader degli studenti dicendo agli stessi cosa devono fare o meno per intraprendere la lotta per una scuola diversa ( o per una non-scuola); il mio unico scopo è quello di trasmettere una voce dissonanante rispetto a tutte quelle fatate dei vari sindacalisti, membri di comitato e collettivi (?) che hanno fatto della lotta studentesca un mero strumento per saziare la loro infinita sete di protagonismo. Lo voglio poco dopo l'inizio dell'anno scolastico per evitare di sentirmi rinfacciare che noi anarchici arriviamo sempre in ritardo nelle lotte studentesche in Ticino. Penso, che sia importante cercare di fare un bilancio di quanto sia successo l'anno scorso e cogliere l’occasione per iniziare a pensare al futuro. Per evitare di ripetere gli stessi imperdonabili errori. Sono tre anni che seguo e partecipo alle lotte studentesche e sono tre anni che non vedo progredire di un passo le rivendicazioni urlate in piazza e sostenute da molti studenti e non noto grandi, o lievi, cambiamenti o miglioramenti nella scuola. La scintilla che fa scattare tutti gli anni, e che fa levare spade a destra e manca, è sempre la stessa: i soldi! Poi, il tutto viene abbellito, altrimenti che brutta figura da venali e assetati di potere che si farebbe. Allora, si mettono in gioco paroloni come plularismo della scuola, libertà dello studente e delle studentesse, rapporti più umani fra le parti della scuola... insomma un mucchio di bellissimi concetti che servono solo a mascherare un unico interesse, quello di avere una scuola più ricca perché solo così potremmo ottenere un istruzione di alto livello. "Tagliamo i fili ai nostri burattini" Con questo slogan, cantato a scuarciagola da migliaia di ragazzi che sono scesi in piazza con la voglia di cambiare la scuola, ci si è presentati al palazzo del Governo. Ma come, tagliamo fili ai nostri burattini e poi si chiede dialogo e si va ad elemosinare qualche franco in più dagli stessi Mangiafuoco? Io forse ho una visione un poco diversa di emancipazione. Ma vediamo di andare con ordine per ricostruire a grandi linee quel che è successo nell'anno scolastico appena passato. Da quest'anno esiste un organo che dovrebbe rappresentare gli studenti e le loro lotte: il S.I.S.A ( Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti ). Fin dall'inizio, esso si è fatto portavoce delle esigenze che dovevano venire direttamente dagli studenti e quindi si è opposto indicendo scioperi - che sono in buona parte nati spontaneamente - e manifestazioni ai tagli imposti alla scuola dal preventivo del Governo. Inizialmente mi sono detto che era fantastico vedere tanti studenti e studentesse lottare assieme e scioperare per ottenere qualcosa di meglio di questo schifo che ogni giorno dobbiamo affrontare e sopportare e che osano propinarci come scuola di vita e cultura. Trovai molto stimolante e magnifico vedere così tanta gente partecipare ai punti di discussione organizzati. Nonostante ritenessi ciò che stava succedendo veramente positivo e da sostenere, una pulce nell'orecchio mi infastidiva tremendamente, mentre mi trovavo sul piazzale della scuola a cantare "Bella ciao" e ad ascol- tare i diversi discorsi susseguirsi. Infatti, erano proprio quest'ultimi che mi lasciarono un po'di amaro in bocca. Tagli tagli tagli.... si sentiva parlare solo di questo, e dietro le nostre spalle i professori che ridevano contenti. Come?! Ridevano contenti durante uno sciopero che loro non avevano indetto e al quale non partecipavano? Un po'bizzarra come cosa: insomma, è come se il padrone, o il capo reparto, di una fabbrica ridesse contento di uno sciopero in corso. Qualcosa cominciava a non convincermi, sarà per la particolare avversione verso i professori che non mi andava di veder sorridere beati durante uno sciopero che, a mio modo di vedere, doveva far male anche a loro in quanto nostri nemici, o chissà forse il continuo ritorno di questa parolina magica: SOLDI. Ad ogni modo gli scioperi e le discussioni sono continuate e si organizzava la prima mobilitazione studentesca dell'anno. Qualcuno già osava dire che non erano i soldi che mancavano, era la libertà e la partecipazione degli allievi e delle allieve. Nessuno ascoltava, si voleva andare diritti fino in fondo rivendicando il ritiro del preventivo (anche perché così era più semplice ricevere l'appoggio di alcuni partiti e sindacati ). Abbiamo fatto la manifestazione e hanno cercato il dialogo con il governo. Tutti gli allievi e tutte le allieve se sono ritornati sui banchi di scuola e hanno continuato e seguire in modo del tutto distante e distaccato quel che stavano facendo Governo e sindacati. Invece di continuare sulla via degli scioperi, perché no, anche ad oltranza se necessario, chiedere la vera emancipazione della scuola da ogni forma di governo sia economico che politico, domandare la possibilità di autogestire la scuola nella sua totalità dagli allievi; hanno continuato a chiedere il dialogo con il Governo che ha fatto completamente i fatti suoi. Risultato? La scuola non è cambiata per niente e i tagli sono stati fatti comunque. Quello che di positivo abbiamo potuto constatare è che la possibilità di coinvolgere tutti quanti nella lotta per qualcosa di diverso esiste ed è concreta. Però, adesso bisogna cominciare ad ambire, tutti assieme a qualcosa di veramente alternativo e smetterla con i discorsi da bravi politici “corretti” Vorrei concludere questo breve scritto con una frase di Michele Bakunin che, a mio modo di vedere, calza a pennello per l’occasione: “E'ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo.” . ( %$ $ .: Giampi :. Sabato 18 settembre, il movimento dei Senza Voce in Ticino e il CSOA il Molino di Lugano, hanno indetto una manifestazione per le strade di Bellinzona per richiedere sia un’inchiesta sulla morte di Anthony, un minorenne nigeriano trovato morto in una cella delle carceri pretoriali della capitale, sia la chiusura immediata di queste famigerate prigioni. Nel corso del presidio, di fronte alle pretoriali, ecco l’intervento di un nostro compagno, Gianpi. & alle carceri pretoriali sono ulteriormente peggiorate, con l'instaurazione dell'isolamento assoluto del/della detenuto/a e di trattamenti puramente vessatori che nulla hanno a che fare con lo scopo delle indagini, quali: - la privazione dell'orologio (anche di plastica), allo scopo di fare perdere la nozione del tempo; - la privazione dell'ora d'aria giornaliera, allo scopo di rendere particolarmente duro l'isolamento totale svolto in celle non arieggiate e male illuminate; - la privazione della possibilità giornaliera di lavarsi e (per gli uomini) di radersi (con il sequestro anche del rasoio elettrico), allo scopo di abbruttire l'essere umano; - la privazione della possibilità di usufruire di pasti caldi nei giorni in cui si svolgono gli interrogatori, allo scopo di fiaccare resistenza e lucidità; - la privazione della possibilità di avere qualsiasi strumento di passatempo, persino di walk-man musicali con cuffie (cosa che genera regolarmente dissapori tra i detenuti e tra i responsabili carcerari e la magistrata dei minorenni, la quale acconsente alla distribuzione di simili oggetti), in modo da aumentare lo stress e lo stato di angoscia. 3 $4 - $ 5 % - la detenzione preventiva alle carceri pretoriali é stata sottoposta alla Polizia cantonale, che si rifiuta di emanare un regolamento carcerario che permetta al/ alla detenuto/a di conoscere i suoi diritti; - che al momento dell'incarcerazione non viene spontaneamente comunicato al detenuto alcun suo diritto (nemmeno quello di ottenere il necessario per l'espletamento dei bisogni corporali fisiologici); - che molti suicidi vengono evitati soltanto perché i secondini, infrangendo le istruzioni di polizia, permettono qualche passeggiata nei corridoi ai detenuti che stanno per scoppiare; Dal decennio scorso la sicurezza dei cittadini è diventata l’imperativo di ogni programma di governo. In questi anni lo Stato sociale sembra aver sempre più difficoltà a sopravvivere, e a poco a poco si sta trasformando in Stato penale. Infatti, i problemi vengono sempre maggiormente addebitati al singolo: la povertà, l’emarginazione non sono più problemi sociali, ma il risultato della condotta individuale, questioni di competenza, di responsabilità. Lo Stato fa quindi ricorso come referente unicamente all’individuo, o alla famiglia come controllo sui suoi membri, e non alla società, com’è organizzata. Arido di progetti di cambiamento - se non quello di assecondare gli interessi del liberismo - cerca di rispondere, nei confronti della precarizzazione del lavoro, della disoccupazione e quindi dell’ ”insicurezza” generale, avvalendosi sempre più dell’apparato repressivo che aumenta a vista d’occhio: magistratura, polizia, carceri, militarizzazione della società (vedi per es. anche le proposte di 6500 soldati per Davos). Qui, stiamo parlando di prigioni. Il carcere appare una delle risposte più semplici ed economiche al reale o sedicente disordine sociale. Ma è veramente aumentato il numero dei reati? L’allarme sicurezza non è forse rimasto costante? Questo obiettivo di annebbiare la realtà non è forse stato alimentato dalla demagogia degli apparati statali e dal sensazionalismo dei media? In particolare, le pretoriali, sono luoghi di penitenza, di tortura, di agonia, condannate da tutti gli Stati dell’UE. Ma qui, in Ticino, resistono ancora. Certamente sono in fase di realizzazione le nuove carceri e bisognerà aspettare solo qualche anno, e forse qualche suicidio ancora. Dopo la morte di Anthony, le richieste di trovare soluzioni più adeguate sono state accolte e per i minorenni, fra poche settimane, probabilmente, non ci saranno più le pretoriali. Ma per gli adulti? Non sarebbe possibile inserirli provvisoriamente alla Stampa attuale, nelle celle attualmente a disposizione di detenuti posteggiati da altri cantoni? Tuttavia, anche se le carceri possono essere migliorate, rimarranno sempre disumane: sono luoghi non luoghi, fuori della società e del suo eventuale controllo, di segregazione, distruzione, fabbrica di inumanità, di desolazione, di sofferenza, di suicidio fisico e/o morale. Sostitute alla condanna a morte, ma spazio d’esercizio indiretto del diritto di morte. La nostra società non ha voluto trovare risposte al crimine diverse dall’internamento e scoprire sistemi di riparazione più che di espiazione. Ma se accettiamo le prigioni come il male minore, necessario, ciò significa accettare che vi siano vincenti e perdenti, ricchi e poveri, boia e vittime, dittatori e sudditi, governanti e governati, e così via ... 1 $ $$ .: Coordinamento contro il razzismo e la repressione :. Lugano, 11 ottobre 2004 A seguito della mobilitazione e dell’interesse creatosi attorno al caso di Antony, il giovane nigeriano che, secondo la versione ufficiale, si sarebbe suicidato nelle carceri pretoriali di Bellinzona il 1. settembre scorso, nonché in ragione della volontà di non rimanere indifferenti alle logiche di repressione ed al decadimento delle leggi migratorie svizzere, si è creato in Ticino un c oor dinam ento, c he tr ova l’adesione di diverse realtà che si muovono attorno a tali temi, con lo scopo di promuovere iniziative volte alla sensibilizzazione e alla lotta contro il mancato rispetto della dignità delle persone. Non a caso ciò avviene anche a seguito dei risultati delle recenti votazioni, che hanno bocciato tra l’altro le proposte per le naturalizzazioni facilitate, e che dimostrano che esiste un clima di insicurezza, diffuso da chi, con temi razzisti ed indegni, segue una logica ben precisa volta allo sfruttamento a profitto di un’economia capitalista ed antisociale. Il Coordinamento contro il razzismo e la repressione vuole dunque battersi contro le nuove e più subdole forme di razzismo che influenzano la popolazione autoctona attraverso le scelte legislative e istituzionali, legittimando pratiche di discriminazione che tendono ad identificare il migrante come nemico per la sicurezza e il benessere delle nazioni occidentali. In un vortice di luoghi comuni e pregiudizi, che si costruiscono anche grazie alle scelte informative che i mass media propongono al pubblico, spesso fuorvianti e incapaci di rappresentare la complessa realtà che l’epoca della new economy e della globalizzazione implica, questo gruppo si propone di studiare, sensibilizzare ed informare la popolazione sui temi più ampi che riguardano le migrazioni e la repressione che tutta la società è costretta a subire. Il tentativo è quello di smascherare le facili banalizzazioni e di creare una coscienza di solidarietà attraverso una corretta informazione ed una presa di posizione alternativa a quelle esistenti in Ticino. Crediamo che alla base di qualsiasi opinione e scelta politica dovrebbero sempre esserci il rispetto delle convenzioni internazionali che sanciscono le libertà individuali e i diritti umani. Alcuni esempi a noi vicini dimostrano il contrario: un ragazzo che viene picchiato a sangue dopo un carnevale da due poliziotti, persone che vengono fermate e perquisite cinque volte al giorno solo in ragione del colore della loro pelle, agenti in tenuta antisommossa che intervengono ad una festa di liceali trattandoli come i peggiori delinquenti, l’autorità competente che si rifiuta di dare i nomi dei poliziotti che hanno partecipato ad un intervento soggetto a denuncie di violenza ed abuso di potere. Questi fatti, che sono solo alcuni di quelli noti, dimostrano che si stanno oltrepassando limiti che in realtà dovrebbero essere invalicabili. Riteniamo gravissimo che un comandante della polizia cantonale si senta autorizzato dai suoi superiori e dalla classe politica di affermare “un africano non ha mica scritto in fronte se è uno spacciatore”, o ancora “tutte le denuncie contro i funzionari di polizia per violenza sono false”. In questo modo si garantisce l’impunità, di fronte ad abusi ed atti di violenza, di chi ha il mandato di esercitare la forza pubblica e, d’altra parte, si legittima la criminalizzazione delle persone in base ad un pregiudizio relativo all’appartenenza sociale, fatto grave che minaccia seriamente la sicurezza di tutti/e e il rispetto della dignità dell’essere umano. Ancor più deplorevoli sono le affermazioni del signor Brioschi, ex municipale di Lugano che aveva la gestione della seconda forza poliziesca del cantone, il quale, esprimendosi sull’uso delle “botte” da parte della polizia comunale, addirittura sostiene che farebbero bene. La sicurezza sociale non passa attraverso la criminalizzazione generalizzata e l’impunità degli uomini in divisa. Anzi. Contro queste pratiche vigileremo e ci opporremo sempre, poiché non sono degne di una società che si vuole civile. Il gruppo si incontra ogni mercoledì alle 20’30 presso il CSA il Molino di Lugano 6 $ $ $ .: Lorenzo :. Insomma, la solita menata. E come tutti gli anni mi pren( + $ %1 dono d’improvviso dei brutti & 7 $ e fastidiosi conati di vomito al sol pensiero di dovermi / $8/ sorbire la mia 16esima festa nazionale. + Decido dunque di comme$ 9 morare diversamente la “mia” nazione e così alle $ $ / 9.00 di mattina partiamo per $$ la manifestazione antifasci/ 8 $ $sta….direzione Lucerna. $ 8# Dopo un bel colonnone al Gottardo e una sana dose di $ hardcore e crust verso mez8 $ $ zogiorno siamo a Lucerna. $ Entrando in città passiamo $ $$ davanti ai tendoni del circo $ $ $ nock e già lì partono un paio di bestemmioni. Posteggia: ; mo la macchina e del tutto ignari di dove sia il ritrovo per la manif ci aggiriamo spaesati per la vie di Lucerna , tappezzando la città con adesivi di propaganda animalista. Cominciano subito i primi dubbi-incertezze visto che non vediamo nessuna faccia losca che potrebbe sapere dove si svolge la manifestazione. Decidiamo di dirigerci verso la stazione e dopo una decina di minuti tiriamo un sospiro di sollievo quando dei ragazzi ci dicono dov’è la partenza e ci dirigiamo con loro sul posto. Arriviamo davanti al fiume vicino al vecchio ponte e notiamo che ci sono solo una decina di ragazzi che stanno mangiucchiando qualcosa. Ritornano in un lampo i dubbi-incertezze, della serie “minchia siam messi bene!”. Conoscendo la puntualità delle manifestazioni non ci facciamo grossi problemi e decidiamo di mangiare anche noi qualche cosa nell’attesa che arrivi altra gente. Non facciamo in tempo a finire di mangiare che arrivano dalla stazione un centinaio di compagni antifascisti in prevalenza svizzeri tedeschi, ci uniamo a loro e ci spostiamo vicino ad una banca. Incontriamo subito dei compagni ticinesi per la maggior parte amici del gruppo Bonnot. Dopo qualche minuto arrivano dalla parte opposta un altro centinaio di persone se non vado errato gli antifascisti di Losanna e Ginevra che ci vengono incontro scandendo cori antifascisti e antinazionalisti. Si capisce al volo che si aspettano degli scontri visto che tutti sono muniti di passamontagna occhiali anti-lacrimogeni, petardi, guanti, caschi,…noi non siamo da meno ci copriamo il volto ci scambiamo un po’ di petardi portati da casa. Inoltre uno dei due gruppi principali che hanno organizzato la manif ha provveduto ad un minimo di sicurezza e d’aiuto in caso la situazione diventasse tragica ovvero: un servizio sanitario e dei numeri di telefono da chiamare in caso d’arresti o abusi da parte della polizia. In effetti, vista dal fuori sembra una manifestazione black block poiché è difficile trovare qualcuno non vestito di nero con il volto scoperto. È circa l’1.30 e il corteo parte dopo il discorso iniziale fatto nelle tre lingue (in italiano dal nostro caro compagno del Bonnot Cristian) nel quale si spiegano le motivazioni di questa presa di posizione dei gruppi antifascisti svizzeri il primo d’agosto, ovvero: è inaccettabile che nel 2004 si permetta ancora che gruppi nazi-fascisti, o in ogni modo razzisti possano pestare, linciare, maltrattare e perseguitare, minoranze etniche e tutto questo non viene fermato anzi è in continuo aumento. Ma soprattutto, per premiare questi cervelloni, gli si concede di nuovo (dopo che gli era stato proibito) di festeggiare in allegria la festa nazionale sul praticello del Grütli; tutti assieme ad alzare il braccio destro davanti alla bandiera. Principalmente é questa la rivendicazione della manifestazione alla quale naturalmente si aggiunge il discorso antinazionale per ribadire che noi non vogliamo più né bandiere né frontiere. Così il corteo parte ed a prima vista contando la gente che si sta a poco a poco unendo a noi siamo circa in 250-300 (incredibile ma vero non si vede polizia nei paraggi). Passiamo sul ponte principale bloccando tutto il traffico e ci dirigiamo verso la città vecchia. L’ambiente inizia a scaldarsi quando arrivati di fronte ad una banca che finanzia l’esercito qualcuno spara un paio di razzi contro le finestre. Continuiamo a costeggiare il lago e ancora neanche l’ombra di uno sbirro. A un certo punto svoltiamo a sinistra e entriamo nelle viuzze della città vecchia. Tutti distribuiscono volantini d’ogni genere sia tra noi che ai passanti, i petardi vengono sparati a raffica, lo slogan più frequente è “Nazi raus” e si può dire che ci stiamo facendo sentire. Non s o se & $$ / .: red :. La pedagogia libertaria è una grande sconosciuta: resta tuttora ignota non solo al grande pubblico, ma anche a coloro che si occupano di scuola e ai cosiddetti esperti di pedagogia. Eppure molte delle ideeforza dell' educazione libertaria sono diventate parte del senso comune pedagogico e hanno fatto da lievito alle sperimentazioni educative più avanzate e interessanti. Il libro è strutturato come un lessico essenziale (di oltre quaranta voci, con riferimenti intertestuali) che, attraverso una ricognizione dei temi, delle esperienze e dei protagonisti fondamentali, offre una prospettiva di lettura di quasi due secoli di elaborazioni pedagogiche libertarie. Libertarie in senso stretto (da Bakunin a Faure, da Kropotkin a Ferrer...), ma anche in senso lato (da John Dewey a Mario Lodi, da Alexander Neill a Marcello Bernardi, da Paulo Freire a Ivan Illich...). Idee per pensare l' educazione, ma anche strumenti di lavoro per cambiarla. &/ $ 8 $ = > È un periodico che vive grazie al contributo di tutt* i/l e militant* che in viano annunci e scrit ti di diffusione avvien attualità e non. La e grazie al supp di chiunque vogl orto ia contribuire. ? &/ % InfoSpazio, CSA il Molino, Lugano Circolo Carlo Va nza, Locarno CIRA, Rue de Be aumont 44, Losa nna @ // % Vedi tagliando in ultima pagina ( gruppobonnot@ inve red-liberazione@ ntati.org bluemail.ch &+@ Filippo Trasatti (Rho, 1958) insegna filosofia e storia in un liceo alla periferia di Milano. Si occupa di pedagogia libertaria e di formazione nella didattica della filosofia. È stato redattore di "Volontà" e attualmente è redattore per la sezione pedagogia della rivista "école", oltre a collaborare da anni con il mensile "A rivista anarchica". = 5 " [email protected] rg > è l’impressione dei vicoli più stretti ma mi sembra che la gente sia aumentata e stimo con Benji un buon 500 persone. La tensione cresce un po’ quando passiamo davanti al McDonald’s perché molta gente vorrebbe sfasciarlo ma alcuni ragazzi dell’organizzazione lo proteggono poiché vogliono evitare che si rompa qualcosa e la colpa ricada su di loro. Dopo quest’attimo d’agitazione il corteo riparte. Ci fermiamo poi in alcune piazzette dei vicoli dove vengono tenuti dei discorsi dagli organizzatori. Discorsi dei quali però non capisco praticamente niente visto che il mio livello di tedesco equivale (per rimanere in tema) al mio sentimento nazionale ovvero: nullo. Usciamo dalla città vecchia e ci dirigiamo verso un altro ponte per tornare nella zona della stazione. Il corteo continua tranquillamente a suon di slogan volantini e petardi a manetta e non incontriamo nessun (se non un povero sfigato agente comunale) poliziotto. Ad un certo punto quasi subito dopo aver passato il ponte arriviamo davanti a due aste di una 10ina di metri, una con una bandiera svizzera e se non erro l’altra aveva la bandiera del cantone Lucerna. Dopo alcuni tentativi di togliere la bandiera svizzera finalmente un ragazzo si arrampica fino in cima e riesce a strapparla e tutti esultano. Arriviamo infine alla stazione dove dopo un discorso finale dopodiché ognuno se ne torna a casa per la sua strada. Anche noi salutiamo gli amici e ci dirigiamo alla ricerca della macchina. L’impresa si fa ardua dato che non ci ricordiamo affatto della strada che stiamo percorrendo e siamo costretti a chiedere informazioni. Sono più o meno le 16.00 quando ripartiamo (un po’ fiacchi e assonnati) verso Lugano. In conclusione posso dire di essermi stupito parecchio per non aver visto neanche un misero poliziotto per tutto il corteo visto che tutti si aspettavano scontri notevoli con le forze del disordine e magari con gruppi d’estrema destra. Una manifestazione dunque molto tranquilla e pacifica nonostante l’aspetto guerrigliero che avevamo, e altrettanto positiva per il fatto che è stata una manifestazione solo ed esclusivamente antifascista senza nessun infiltrazione partitica o qualsiasi altra pippa che spezzetti il corteo. Grande esempio dunque d’unità tra individui senza la solita divisione in gruppi politici. < % % $ $ $ 8 $ .: Benji :. Manca poco più di un mese alle presidenziali negli Stati Uniti e George Bush è dato in vantaggio sul suo avversario. Il momento decisivo del faccia a faccia deve ancora venire; decisivo perché, secondo ciò che si legge sui giornali, questo scontro ha il potere di spostare un buon venti per cento di voti da una parte o dall’altra. Nonostante questo, è un dato di fatto che la linea folle ma decisa, seguita dal presidente uscente, riguardante la guerra al terrorismo, batte fino ad ora la linea tentennante di Kerry. Sembra quasi che all’elettorato non interessino i molti e grandi errori commessi dall’amministrazione Bush; a partire dal fatto che se si voleva combattere il terrorismo, il paese da attaccare non era l’Iraq di Saddam, per quanto spietato e tiranno fosse, bensì l’Arabia Saudita visto il suo ruolo di finanziatore di gruppi terroristici. Anzi probabilmente se si voleva combattere il terrorismo era meglio stare a casa visto l’effetto contrario ottenuto attaccando l’Iraq: attentati tutti i giorni, sequestri di civili (ora addirittura di operatori umanitari), tutte cose che nell’ottica dei terroristi sembrano aver poco senso se non quello di destabilizzare l’area mediorientale, dimostrando così agli USA di aver per ora indubbiamente perso la guerra. Ma questo sembra non contare perché, facendo leva su odio e paura, naturali effetti dell’attacco dell’undici di settembre, Bush rischia ancora di vincere con chissà quali conseguenze per la pace, ormai quotidianamente calpestata. Potesse almeno tranquillizzarci “l’alternativa Kerry”… Lui per lo meno ritiene sbagliata la guerra in Iraq, però, qualche tempo fa, ha affermato che pure lui avrebbe attaccato l’Afghanistan. Mi pare una posizione un po’ ambigua e per niente rassicurante; certo, se la sua vittoria servisse a migliorare la situazione in Medio Oriente sarei felice, ma se devo essere sincero non vedo segnali che facciano pensare ad un futuro migliore. Solo ieri la maggioranza degli svizzeri si è espressa contro la facilitazione di naturalizzare gli stranieri di seconda e terza generazione, dando ancora grande importanza alla nazionalità di un individuo, vista come un valore che bisogna desiderare, meritare e soprattutto difendere. E a riaccendere l’amore per la patria, o forse la xenofobia, nei cuori di chi non dava così importanza al sentimento nazionale ecco arrivare nelle nostre case opuscoli di propaganda a stampo razzista, con niente a che vedere con l’oggetto in votazione, visto che gli islamici possono venire in Svizzera a fare attentati anche senza farsi naturalizzare (ormai islamico è sinonimo di terrori- ) sta per troppa gente). Bell’esempio di civiltà libera e democratica! Così mi ritrovo molto spesso a riflettere sul senso di continuare a credere in qualcosa che, se messo in relazione a chi e a ciò che mi circonda, appare sempre la cosa più perfetta da immaginare ma che apparentemente è anche molto distante. Quando arriverà una società eguale, giusta, anarchica? Viene da sé la seguente domanda: Che futuro ha la Rivoluzione? Guardando al futuro della Rivoluzione dobbiamo porci altre domande, concernenti le sue cause, la probabilità che si verifichi, il luogo ove essa possa avvenire e le modalità di svolgimento. Le cause di uno scoppio rivoluzionario si concentrano essenzialmente nell’incapacità delle istituzioni nel far fronte ai nuovi bisogni sociali. È necessario sottolineare l’importanza che assumono le risposte date dalle autorità politiche alle domande di un mutamento radicale; bisogni sociali e risposta del sistema hanno dunque il ruolo di promotori inarrestabili dei movimenti rivoluzionari. Non è sempre andando di male in peggio che si cade nella Rivoluzione. Accade più spesso che un popolo, dopo aver sopportato quasi con indifferenza le leggi più dure, le respinga violentemente quando il loro peso diminuisce. Il male, che pazientemente si tollerava come inevitabile, sembra impossibile da sopportare dal momento che si affaccia l’idea di sottrarvisi. Questa teoria, sviluppata da Tocqueville, importante studioso della Rivoluzione nel XIX secolo, collega lo scoppio rivoluzionario alla diminuzione dell’oppressione e ad un lieve miglioramento delle condizioni di vita, che non tiene tuttavia il passo con le aspettative popolari. In maniera differente, Marx indica come causa primaria della Rivoluzione la crescente pauperizzazione del proletariato; neppure un aumento del tenore di vita dei lavoratori sarà sufficiente ad evitare lo scoppio. Sia che si accetti la prima teoria, sia che si accetti la seconda, le probabilità che uno o tutti questi avvenimenti si verifichino, nelle società industrializzate o nelle società in via di sviluppo, non sono affatto limitate. Dunque una Rivoluzione è possibile. L’introduzione di tecnologie avanzate porta all’emarginazione di strati sempre crescenti di lavoratori e ad una “nuova” categoria di essi che, pur lavorando, vista anche la crescente precarizzazione del lavoro, non riesce a guadagnare abbastanza per vivere. Questa sempre maggiore presenza della tecnologia nel sistema produttivo rischia di metter fuori gioco il lavoratore salariato, coprotagonista del sistema capitalista. In questo senso possiamo dire che lo sviluppo economico capitalista stia entrando in contraddizione. Inoltre nei paesi sviluppati si rischia di andare in contro ad una crisi di rappresentatività: gli esponenti politici tendono ad essere sempre più uomini = > $ $ ricchi e potenti che rappresentano sempre meno il cittadino medio. Tanto per riallacciarmi al discorso delle presidenziali: in linea teorica tutti potrebbero diventare presidente degli USA, ma in realtà solo chi ha tanti soldi può pensare anche solo di organizzare una campagna elettorale. La democrazia è sempre più una maschera dietro cui si nasconde un sistema oligarchico. Un’alternativa che in genere si pone alla Rivoluzione sono le riforme; quanto è ancora ampio lo spazio riformistico per migliorare i sistemi capitalistici e per adeguarli alle nuove esigenze? Le opinioni a proposito non sono concordi: vi sono da un lato coloro che sostengono che questo spazio è ancora ampio, e dall’altro coloro che sostengono che il capitalismo stia finendo le proprie riserve ed è prossimo al suo crollo, aprendo la strada al socialismo. Seguendo questo ragionamento si potrebbe ipotizzare che, visto che il capitalismo perirà dopo aver sviluppato ed esaurito tutte le sue forze produttive, la Rivoluzione socialista avrà prima luogo nei paesi industrializzati avanzati. Avendo visto le cause di una Rivoluzione, possiamo però dire che la probabilità che si verifichi uno scoppio rivoluzionario nei paesi in via di sviluppo non è minore di quella che si verifichi “da noi”. Ovunque però, affinché l’occasione rivoluzionaria non vada perduta, è importante l’avanguardia rivoluzionaria organizzata attiva nella propaganda e - nell’elaborazione ideologica, poiché sono proprio l’imborghesimento e l’apatia i due maggiori ostacoli. Dal momento che un cambiamento radicale è tutt’altro da escludere, mi auto-rispondo alla domanda iniziale dicendo che ha sicuramente senso continuare a credere nell’anarchismo; non avrebbe piuttosto senso essere la causa della non riuscita di un esperienza rivoluzionaria, non avendoci creduto. Purtroppo, a causa della crescente potenza dei mezzi di coercizione e di controllo a disposizione dello Stato la riuscita di una Rivoluzione è più difficile. Infatti, fintantoché l’esercito e la polizia costituivano l’unico mezzo a disposizione del governo per reprimere i conati rivoluzionari, la sua disgregazione significava la fine della resistenza governativa: al momento in cui i soldati si rifiutano di sparare sui manifestanti la Rivoluzione è partita. Gli attuali armamenti permettono a pochi detentori del potere di far fronte anche ad un gran numero di rivoluzionari, aumenta quindi il rischio di alta violenza in un ipotetica repressione. +" .: red :. B Il prossimo 25 novembre presso il tribunale Civile di Roma comincerà il processo intentato da Trenitalia contro Fabrizio Acanfora; l' azienda, dopo aver rifiutato il ricorso presso l' Ufficio Provinciale del Lavoro, ha denunciato Fabrizio per ottenere il riconoscimento della legittimità del provvedimento disciplinare di dieci giorni di sospensione, comminatogli nell' agosto 2003 dalla dirigenza trenitaliota ligure. Fabrizio, capotreno genovese, in una lettera inviata al quotidiano a tiratura nazionale "Il Secolo XIX" solidarizzava da un lato con gli utenti costretti a sopportare ritardi cronici e gravi disservizi; dall’altro difendeva e riabilitava i suoi colleghi del personale viaggiante, colpiti da mesi di insulti sulla carta stampata e sui treni e lasciati in splendida solitudine dalla dirigenza aziendale. Fabrizio, RSU all' epoca dei fatti narrati, è stato sanzionato per aver esercitato il diritto di espressione garantito dalla Costituzione ed il suo dovere di rappresentante dei lavoratori. Noi tutti in qualità di lavoratori, cittadini e utenti condividiamo il contenuto della lettera inviata il 16 luglio 2003, lottiamo per un trasporto pubblico e sociale e sosterremo Fabrizio fino in fondo in questa battaglia di civiltà. Il 25 novembre 2004 presentiamoci tutti in tribunale. Dimostriamo che punendone uno, ne colpiscono cento. E cento rispondono. ( % $ A , "A Il 16 settembre, cogliendo il pretesto di una sfilata di auto d' epoca, gli arnesi della reazione locale (l' ex sindaco Ferri divenuto famoso una quindicina d' anni addietro, quando era ministro, per il limite di velocità a 90 sulle autostrade) e nazionale (gli organizzatori della sfilata) hanno pensato bene di inserire alla guida di una delle sopraddette la cariatide pretendente al trono dei Savoia. Ad accogliere la sfilata, sulla piazza principale, spiccava uno striscione: W Bresci, in ricordo del tessitore di Prato tornato dall' America per giustiziare il tiranno Umberto I. Quando da qualche curioso o benpensante si è levato il grido "andate a lavorare!" rivolto ad un gruppetto di anarchici che contestavano "l' invitato d' onore" (guai pensare di mandare a lavorare Lui, deve continuare a spassarsela sulla pelle dei comuni mortali!), alta si è levata la risposta da parte di un compagno che indossava la maglietta con la dicitura "il lavoro nuoce gravemente alla salute". Istantaneo l' intervento, con tanto di manette, della forza pubblica, con conseguente fermo per identificazione di tre anarchici presenti, e successivo rilascio. Interpellato dai giornalisti, il pretendente re ha ammesso di non essersi stupito più in tanto, in quanto abituato a subire contestazioni. Meno male! * 2 # $ $ - C .: di www.indymedia.ch—[email protected] :. Comunicato stampa 12 ottobre 2004 Giovedi'7 ottobre 2004, l' FBI, su ordine federale, ha richiesto a Rackspace (un provider statunitense) di consegnare loro l' hardware dei due server che ospitano oltre venti nodi del network indymedia, tra cui anche quello italiano e molti progetti no-profit internazionali. I due server si trovavano nella loro filiale londinese e Rackspace li ha consegnati immediatamente, senza prima avvisare gli amministratori delle macchine e senza rendere note le basi legali di questa consegna in territorio britannico. E'un atto intimidatorio. Un atto teso ad inviare un chiaro segnale a indymedia e a tutt* coloro che immaginano una realta'altra impedendo tra l' altro il rapido ripristino dei siti. Una delle fotografie incriminate dei poliziotti travestiti da casseur DDD C Le fotografie in questione ritraevano i due agenti, travestiti da "casseurs" e infiltrati fra i/le manifestant* quanto meno per fotografare e schedare i/le partecipant* se non per fomentare la violenza come si è potuto osservare in più occasioni. Le immagini erano apparse in rete in risposta alla pubblicazione delle fotografie di manifestanti "presunt* blackblock" sul sito della polizia ginevrina, invitando la popolazione alla delazione. L' operazione ha avuto poi risultati minimi: nonostante gli ingenui sforzi censori del potere costituito, le pagine indymedia dei vari paesi sono tornate in rete nell' arco di poche ore e grazie allo sforzo coordinato di dozzine di mediattivist* in ogni parte del globo. Le fotografie "incriminate" sono tornate in rete, più visibili di prima grazie all' eco mediatica provocato dalla vicenda e sono tuttora raggiungibili anche dalle pagine di indymedia svizzera italiana. Gli accordi multilaterali per estendere la legislazione di emergenza a ogni aspetto della vita e del globo trovano in questo episodio una loro drammatica conferma, a dispetto di ogni definizione di diritti civili, delle stesse legislazioni nazionali e delle liberta' universali. Se per noi fare informazione equivale a dare ad ognun@ la possibilita'di pubblicare il proprio punto di vista e le proprie esperienze sui siti di indymedia, allora difendere la liberta'di espressione significa agire, ognun@ con modi, tempi e immaginazione propri, contro questo e tutti gli Anche l' ultimo frammento altri atti che la violentano quotidianamente cercandi liberta'che rimane piu' do di assoggettarla e rinchiuderla nei confini della intimamente legato a o- logica strumentale di emergenza e unita'internagnuno di noi: la possibilita' zionale. di esprimere le proprie opinioni e conoscere quel- Pensiamo che questo attacco generalizzato alle le altrui non e'piu'possibi- liberta'di ogni individuo necessiti di una risposta le ne' nel proprio paese, vasta. Invitiamo quindi tutt* ad esercitare pressione ne'a livello internazionale. e ad attivarsi sia sul piano delle forme che delle pratiche, sia nella rete che nelle proprie realtà terriinformazione e'sovversione: Uno milIndymedia non conosce toriali. Oggi l' ancora i motivi della sot- le centinaia di migliaia di sovversivi in ogni luogo. trazione dei propri dati e questo non e'un caso, perche'non e'più nemmeno Nota della redazione: Le due ahimsa (gli hd sequeFBI ad indymedia) sono state restituite a necessaria alcuna giustifi- strati dall' cazione pubblica per nega- rackspace nella notte del 13 novembre, restano re la liberta'di informazio- tuttavia ancora oscuri i motivi che hanno portato al ne e di espressione. Se sequestro. fosse però confermata l' ipotesi che l' intervento è stato eseguito su mandato del governo svizzero (o su richiesta dei due ispettori ginevrini che hanno sporto Come i mercati finanziari, oggi sono globalizzati anche il controllo, la repressione della liberta'di informazione, la guerra preventiva senza frontiere. Come d' altronde sta accadendo anche nel nostro quotidiano. La posa indiscriminata di telecamere di videosorveglianza, le schedature di massa in occasione di proteste (Landquart 03), le schedature dei profili DNA, l' irruzione della polizia nel mediacenter dell' Usine a Ginevra durante il G8, sono solo alcuni esempi di questa inquietante tendenza. " C è un sito di contro-informazione indipendente a pubblicazione aperta, nato in occasione delle proteste di Seattle nel 1999 e presente in Svizzera dal 2001 come in altri centinaia di regioni sparse in tutto il mondo. Giornalmente offre, grazie ai contributi dei/delle mediattivist*, numerosi articoli, dossier, punti di vista alternativi e informazioni sulle varie mobilitazioni. denuncia dopo che le loro foto erano apparse su indymedia) si tratterebbe dell' ennesimo caso in cui con arroganza il potere utilizza la polizia per reprimere e mettere a tacere le voci discordanti. , - % $ .: Vasco :. Chi mai crederebbe che al giorno d’oggi in Italia esistano popoli che vivono in mezzo alla natura, lontani dai beni materiali, che hanno scuole autogestite e che non sono allacciati alla corrente elettrica? Penso proprio che pochi ci crederebbero, invece dagli anni ‘80, nell’appennino pistoiese, la comunità degli elfi ha occupato un agglomerato di ruderi e terre abbandonati rivitalizzandoli incredibilmente. Essi sono ca.150 e vivono di ciò che coltivano nei loro orti, di ciò che raccolgono (frutti ed erbe spontanee) e grazie all’allevamento di animali in maniera totalmente indipendente. Gli elfi alloggiano in case di pietra e legno e prediligono il lavoro manuale ma hanno accettato piccoli compromessi, quali l’impiego, solo se indispensabile di un trattore e di un generatore. Ognuno è libero di coinvolgersi nelle attività secondo la propria attitudine e disponibilità; tutte le fatiche che il singolo compie sono per il benessere della collettività. Promuovendo feste (v. raccolti) e partecipando a manifestazioni vendendo i loro prodotti genuini riescono a mantenere una cassa comune utile per acquistare alimenti e beni primari che non sono in grado di autoprodurre. Un sistema economico di questo tipo è molto efficiente, in quanto le distanze dal luogo di produzione sono inesistenti, i prodotti sono perfettamente sani e conosciuti, non c’è sovrapproduzione e tutti ricevono ciò che hanno bisogno per sopravvivere. Le notizie arrivano solo di tanto in tanto, ma agli elfi non manca nulla. La filosofia che essi seguono @ - è basata sul rispetto e dalla lontananza dai beni materiali ( il rapporto con i soldi è quasi inesistente) senza però essere chiusi di mentalità. ( $ E% Tutti sono importanti ma www.aamterranuova.it/rive nessuno è indispensabile. www.sostenibile.org/rive/ Tutto viene condiviso e mensilmente, quando la 1 $F5 , G luna è piena, avviene l’incontro-festa dove in E'UN LABORATORIO UMANO DI cerchio si discute ogni RICERCA E SPERIMENTAZIONE i problema sorto per ripricui membri pensano e lo dimostinare la fiducia e per strando che un mondo diverso è conoscersi meglio, in sepossibile da subito. guito si canta e balla attorno al fuoco canzoni , 5% popolari fino a tarda notte. - UN INSEDIAMENTO COMPLETO Da una decina d’anni è abbastanza piccolo da permettere inoltre in funzione una ai partecipanti di conoscersi, relascuola autogestita in semi zionarsi ed interagire fra loro, di collaborazione con una riconoscere ed essere riconosciuti scuola pubblica. in modo che l' individuo possa avere Chi si reca in questo picuna effettiva voce - ma grande abcolo paradiso deve avere bastanza da soddisfare, se non solo buona volontà e spitutti, la gran parte dei bisogni umarito d’attamento. ni. - UN INSEDIAMENTO A TUTTO CAMPO che cerchi di soddisfare i bisogni di avere una abitazione, da mangiare, lavoro, divertimento oltre ai bisogni sociali, all' educazione e ai bisogni spirituali. Ma NON tutti i bisogni economici possono essere soddisfatti all' interno del villaggio. - IL SODDISFACIMENTO DEI BI% SOGNI UMANI DI SVILUPPO abbondanza, confronto, contributo attivo, auto-realizzazione, sensazione di essere a "casa", celebrazione, rituale, autostima. - PROVVEDERE ALLA PROPRIA CONTINUITA'NEL TEMPO PRESERVANDO IL FUTURO è un modello (ecologicamente, socialmente ed economicamente) sostenibile, agisce prevedendo gli effetti avanti nel tempo per almeno 7 generazioni. - RISPETTOSO DELL' AMBIENTE NATURALE E DI TUTTO IL RESTO per questo sono utilizzate fonti di energia rinnovabili, riciclaggio dei rifiuti come risorse, utilizzo di tecnologie appropriate, si custruisce utilizzando materiali e fornitori locali, si mantiene la popolazione e le attività all' interno della capacità di portata dell' ambiente naturale, si favoresce una economia locale. " $ .: gli Anarchici :. 2 1 3 # 3 " 8 7 ! ( 1 # ! ! ! ! "# $ % & % ' ( " 9 ! ! ) % * ! ! . : + , ( & . ! ; <8 3 %= ,%<%8 ; = 8 >81;: $= ? @% ; ,@= >>; A 8 &%@8B $= ? @% $? @<8 %, 8 %8 A8 =38 ?: ! / ( &0 1 34 3 2 ( 556 ! È sul sito elvetico ( indymedia. ch) che il 7 ottobre sono apparsi i primi messaggi in lingua tedesca inneggianti la necessità di mobilitarsi in occasione del 23 e 24 ottobre: « I ticinesi vogliono fare qualcosa – si legge – altre informazioni seguiranno » . Poi, come detto, il messaggio ‘ brescinese’ inviato alle redazioni da un indirizzo hotmail: « Vogliamo veramente accogliere nella nostra città questo personaggio? » . E ancora, riferendosi all’entourage forzista: « Saremo pronti ad accoglierli come meritano » . Domanda: Berlusconi, il ministro degli esteri Franco Frattini e quello del programma Claudio Scaiola (quest’ultimo preso di mira per la sua gestione del turbolento G8 di Genova) correvano davvero il rischio di dover fare i conti in terra elvetica con la rabbia dei loro nemici? Il quai di Lugano e l’attiguo salotto cittadino sarebbero veramente stati lo scenario di una guerriglia urbana? Difficile dirlo, ma anche crederlo Da ‘la regione’ del 13 10 04 1 @ L' esercito israeliano ha assassinato una tredicenne con ben 20 proiettili. Pensavano che aveva con se una bomba. Hanno trovato solo libri. La ragazza aveva lasciato la strada erroneamente per via della nebbia mattutina. Negli ultimi giorni terribili dell' attacco israeliano già sono stati uccisi 86 palestinesi du cui almeno 15 ragazzi. 300 persone sono state ferite. Le persone malate di cancro non possono recarsi agli ospedali per curarsi numeri precisi non si sanno. Sharon, il primo ministro/assassino ha annunciato che queste azioni continueranno. I morti vengono trasformati in cifre. Ma ognuno che ha potuto vedere con i propri occhi i territori occupati può immaginare i bambini che scappano dai militari, le case bombardate e demolite, la polvere soffocante, quella tremenda sensazione di impotenza che sorge nella gola, la paura paralizzante, il frastuono delle granate ad urto, i gas lacrimogeni, le sparatorie, il dolore... e tutte quelle persone arrestate e portate via dalle loro case. E Sharon continua a fare il dio, continua a dire che si ritirerà... ma gli attacchi proseguono. Continua a fingere che la morte di tante persone a causa delle razze Kazam a Shderot non è colpa sua. E Bush si finge arrabbiato... ma ogni minuto guadagna da ogni pallottola. E il silenzio è assordante. A Tel Aviv si stanno preparando per il Love March. Non c' è piazzetta senza la sua festa. La distanza di pochi kilometri. Non di più. Bastano pochi kilometri perché le persone diventano solo delle cifre senza alcun significato. E'possibile non vedere, non sentire, non curare. Venite venerdì alle ore 13 davanti al cinema Maxim (all' angolo di Ben Zion e King George) per un corteo di protesta dove grideremo la nostra opposizione all' atrocità. Portate qualsiasi cosa purché fate un chiasso tremendo e gridate anche voi. Dobbiamo gridare il più forte possibile... così forse qualcuno sentirà e forse non lo dimenticheranno. Anarchici e anarchiche di Tel Aviv (trad di ainfos) $ H C8 / / .: Tratto liberamente da Umanità Nova, numero 31 del 10 ottobre 2004, Anno 84 :. In procinto di lasciare la Casa Bianca, alla fine del novembre 2000 Bill Clinton si fece fare un' intervista dal mensile Rolling Stone (che venne pubblicata solo nel febbraio dell' anno successivo quando alla guida dell' Impero c' era già George Bush Junior), in cui faceva un franco bilancio dei suoi otto anni di presidenza. Dopo essersi attribuito vittorie e meriti soprattutto in politica estera (ahimè), l' ex Governatore dell' Arkansas dedicava gran parte delle sue risposte ad una descrizione impietosa della società statunitense dove povertà, denutrizione, mortalità infantile, mancanza d' igiene, abbandono scolastico colpivano le classi meno abbienti e dove la quantità di detenuti era ormai "quasi paragonabile a quella dell' Unione Sovietica, prima della Caduta del Muro". Tanto per non sbagliarsi, Clinton si dichiarava favorevole a tutta una serie di riforme "radicali", dall' istituzione di un sistema di assistenza sanitaria pubblica alla depenalizzazione delle droghe leggere, dal riconoscimento delle unioni omosessuali ai sussidi per i disoccupati e all' aumento delle tassazioni per le grandi imprese e per i redditi più alti. Alla candida domanda dell' intervistatore su come mai nei suoi otto anni alla Casa Bianca non avesse neanche provato a realizzare questi suoi buoni propositi, Clinton altrettanto candidamente rispondeva che durante il suo primo mandato non poteva perché altrimenti non sarebbe stato rieletto e durante il suo secondo mandato non voleva danneggiare il candidato democratico che avrebbe preso il suo posto. Clinton, secondo Gore Vidal (che pure lo considera il presidente più colto e progressista della storia degli Stati Uniti) è l' emblema più significativo di un Partito Democratico incapace di realizzare una propria politica autonoma e di fatto ostaggio dell' aggressività della destra statunitense. Dal 1980, da quando Ronald Reagan è diventato presidente degli Stati Uniti, l' alleanza tra destra del Partito Repubblicano, fondamentalisti cristiani e Moral Majority ha imposto un' agenda politica fatta di guerre "umanitarie" e "preventive", restrizione dei diritti civili, selvaggia deregulation neoliberista. Il risultato è che se il pianeta è percorso dalle bellicose armate statunitensi che impongono la Pax Americana a suon di bombe e torture, negli USA dai primi anni Ottanta ad ora la popolazione carceraria è quadruplicata (ed ha sorpassato da tempo i due milioni di reclusi), mentre la mortalità infantile è raddoppiata e i lavoratori americani che alla fine degli anni ' 70 avevano l' orario di lavoro più basso tra quelli dei paesi industrializzati, sono da tempo quelli che lavorano di più. In questa situazione, gli otto anni di presidenza democratica tra il 1992 e il 2000 non hanno certo rappresentato un momento di svolta, anzi, il Clinton che definisce nell' intervista a Rolling Stone il concetto di tolleranza zero "una barbarie giuridica" e che dice che il primo problema da risolvere dovrebbe essere quello della diffusione della povertà, è il presidente che firmò la legge dei Three Strikes Out per cui viene comminato automaticamente l' ergastolo a chi commette un nuovo reato dopo esser già stato condannato tre volte al carcere per altri reati (il primo caso in cui fu applicata fu per un ex detenuto che aveva rubato UNA pizza) e che decise di sospendere i sussidi per le ragazze-madri. Sicuramente, l' arrivo di George Bush Jr alla Casa Bianca ha rappresentato un' ulteriore accelerazione in questo processo di disfacimento della società statunitense. Presentatosi in campagna elettorale come campione di un conservatorismo compassionevole attento ai bisogni dei ceti meno abbienti, dopo la sua fortunosa vittoria elettorale legata ai brogli in Florida Bush è arrivato alla Casa Bianca circondato dai più noti falchi dell' estrema destra statunitense, dai neocon Dick Cheney e Condoleeza Rice al fondamentalista cristiano Joh Ashcroft a Donald Rumsfield che un intenditore come Henry Kissinger definisce "la persona più crudele che abbia mai conosciuto". La politica di Washington si è fatta ancora più aggressiva dopo l' 11 settembre e mentre il Patriot Act faceva stralo delle libertà di espressione e di associazione, gli Stati Uniti post Twin Towers diventavano il regno della paranoia e del sospetto e il governo si lanciava nelle sanguinose avventure militari in Afganistan e in Iraq, ormai protrattesi molto oltre le ottimistiche previsioni degli inizi. Nonostante la sua politica evidentemente sciagurata, però, Bush non ha incontrato alcuna resistenza da parte del Partito Democratico i cui esponenti alla Camera e al Senato hanno quasi tutti votato a favore anche delle decisioni più dissennate dell' attuale amministrazione statunitense. Per questo non si capisce perché tanto entusiasmo da parte della sinistra nostrana per la campagna elettorale in corso negli Stati Uniti. John Kerry è soprattutto un candidato d' immagine. Se Bush è il classico rampollo disgraziato di buona, ex studente ultimo della classe, imboscato ai tempi della Guerra del Vietnam, ex alcolizzato ed ex cocainomane, con una Happy Family formata da due figlie che hanno iniziato da minorenni a frequentare le cliniche per alcolizzati e tossicodipendenti e una moglie che va in televisione a dire che il Prozac le ha salvato la vita, Kerry è il suo contraltare rispettabile, ex studente modello, ex eroe di guerra in Vietnam, ex attivista pacifista una volta congedatosi, con una lunga storia di impegno politico e sociale alle spalle. È molto più problematico però capire quali siano le differenze tra i loro programmi politici. Durante il confronto televisivo che ha aperto la stagione dei dibattiti elettorale, il candidato democratico ha fulminato l' avversario con l' azzeccata battuta per cui "invadere l' Iraq come risposta agli attacchi terroristici dell' 11 settembre 2001 è stato come se Roosevelt avesse invaso il Messico dopo l' attacco giapponese a Pearl Harbour", ma ha dichiarato al tempo stesso che le truppe non si possono ritirare dal . J $ $ * 1 8 I =J 2> $ “La Lunigiana, coi suoi castelli e i suoi paesaggi ameni, in realtà è uno dei territori maggiormente militarizzati d’Italia…vi sono depositi di armi “segrete” fra le quali non è pura fantasia immaginare quelle nucleari leggere e pesanti. Fabbriche di esplosivi e d’armi, poligoni di tiro ove si sperimentano anche i “nuovi” metalli (uranio impoverito), discariche fuori dei limiti di accesso dell’uomo comune, campi di addestramento ad uccidere anche all’arma bianca” Quello sopraccitato è solo uno dei diversi motivi che ha spinto i libertari della vicina penisola ad organizzare una festa antimilitarista di quattro giorni in Lunigiana (territorio situato a nord-ovest della toscana). La festa, che più precisamente si è svolta a Coloretta di Zeri durante uno splendido fine agosto, è stato un incontro costruttivo ed interessante, dove si poteva incontrare gente venuta da diverse regioni d’Italia. I pomeriggi della festa erano dedicati alle discussioni ed ai dibattiti; citandone sinteticamente alcuni, ricordo quelli di Italino Rossi, storico e studioso dell’anarchismo e Maria Matteo della redazione di Umanità Nova. Italino, ha fatto una panoramica dell’antimilitarismo di inizio novecento, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, senza tralasciare di descrivere minuziosamente il caso Masetti, e la “settimana rossa”. Maria Matteo, ha affrontato invece 1 temi più attuali: guerra preventiva, propaganda militarista nelle scuole, professione militare. L’intervento di Maria è servito per introdurre un dibattito sui metodi e sulle azioni che si potrebbero intraprendere per contrastare la propaganda governativa; quella che ogni giorno attraverso televisioni e giornali, ci vuole far sembrare indispensabile l’esistenza del “proprio” esercito. Ci siamo poi chiesti con che diritto i potenti della Terra possono dichiarare se una guerra é: “umanitaria”, “giusta” o “portatrice di libertà”, mentre altre: “illegali”, “disumane” o “sporche”. Concludendo sembra quasi inutile dirlo, ma a mio avviso la critica al sistema militare ed a quella del Potere deve continuare con coerenza e tenacia. Si sa che finché esisteranno soldati pronti ad ubbidire, ci saranno sempre fiumi di sangue che bagneranno la Terra, i quali fiumi faranno solamente germogliare i fiori dell’odio. Questo sinceramente non lo voglio, la Terra vorrei abitarla fraternamente, insieme a tutti, e nel rispetto di tutti, lavorando e collaborando per il bene della comunità, per la vera pace. Disprezzo quelle persone che ci tengono divisi con i loro confini e fanatismi religiosi, presupposti che servono a mantenere i loro sporchi giochi di potere e ricchezze. Mai più in divisa! Né Patria Né Chiese Né Guerre! % paese mediorientale e ha mostrato di accettare la stessa impostazione aggressiva di Bush verso Iran e Corea del nord. Quando si è trattato di parlare della guerra al terrorismo, ha usato lo stesso linguaggio da cowboy di Bush, dichiarando "Io credo che si debba essere forti, risoluti e determinati. Io darò la caccia e ucciderò i terroristi, ovunque si trovino" e si è mosso agilmente sul terreno della paranoia diffusa parlando della proliferazione nucleare come della minaccia più grave per la sicurezza nazionale e descrivendo uno scenario fosco in cui "nell' ex Unione Sovietica e in Russia ci sono più di 600 tonnellate di materiale nucleare non sorvegliato (..) Ora, oggi, ci sono terroristi che stanno cercando di mettere le mani su cose di questo tipo". Bush e Kerry, d' altronde, non sono neanche troppo diversi tra di loro a livello biografico. Entrambi vengono dalla cosiddetta aristocrazia del New England, formati dai discendenti dei primi coloni inglesi del XVII e XVIII secolo e che da sempre rappresenta l' elite politica ed economica degli Stati Uniti. Le loro stesse vicende personali si sono incrociate più di una volta. Entrambi ex studenti di Yale, George W. Bush e John F. Kerry sono tutti e due membri attivi della più potente ed elitaria setta segreta d' America, la "Skull and Bones" ("Teschio e Ossa", o "Teschio e Tibie") con sede proprio all' università di Yale. Fondata 172 anni fa sul modello di analoghe associazioni segrete tedesche e con sede in un edificio di Yale denominato "The tomb" (la Tomba), la setta è fra le più esclusive, potenti e meno conosciute degli interi Stati Uniti. Per decenni ha ammesso solo i figli dell' aristocrazia "wasp" (bianca anglosassone e protestante), fino a diventare un' anticamera del po- .: di DB :. tere americano: non solo vi sono passati Bush padre e figlio, ma anche l' altro ex presidente William Howard Taft, l' ex ambasciatore americano nella Mosca di Stalin, Averell Harriman, il fondatore del settimanale "Time" Henry Luce, l' ex capo della Cia James Woolsey, il sottosegretario agli armamenti John Bolton, il braccio destro di Cheney, Lewis Libby, Paul Bremer III, ex capo dell' amministrazione alleata in Iraq, e appunto il democratico John Kerry. Tra l' altro, essendo Kerry entrato a Yale nel 1966 e Bush nel 1968, non si può neanche escludere che i due si siano incrociati durante i rituali nella "Tomba". Anche particolari di questo tipo dimostrano quanto la politica istituzionale statunitense sia dominata dal puro e semplice spettacolo che nasconde la dura realtà di un Partito Unico ancora formalmente diviso in due correnti che affidano le proprie differenze allo stile piuttosto che ai contenuti. Gli scommettitori di Londra, che di queste cose se ne intendono, hanno intanto deciso per la maggior parte di non accettare più scommesse sulle elezioni presidenziali USA fino a quando non verranno pubblicati i sondaggi elettorali dopo la cattura di Bin Laden (data per certa entro il 2 novembre). I cittadini americani, da parte loro, sono tutt' altro che interessati alla scelta del loro prossimo imperatore. Alle elezioni del 2000 ha votato solo il 27% degli aventi diritto al voto e nulla fa pensare che questa volta saranno di più a farsi prendere all' amo del Kerry o del Bush di turno. + - $$ .: Olivier Fonte:”il canto anarchico in Italia” Franco Schirone, Santo Catanuto Ed: Zero in condotta :. 2 - 0 1 $ % 8 Sono molte le canzoni scritte per ricordare l’eroico gesto del givane Caserio, nato a Motta Visconti, in provincia di Milano, e ghigliottinato a Lione nel 1894. Originario di una famiglia di contadini, diventa panettiere e si trasferisce a Milano prendendo contatto con i movimenti anarchici locali riconosce la fondatezza degli ideali libertari e decide di unirsi a chi lotta per la liberazione degli oppressi. Durante una manifestazione nel capoluogo lombardo, viene arrestato e schedato come sovversivo, per questo motivo viene posto sulla lista nera, trovandosi così negata la possibilità di trovare un lavoro in Italia. Decide quindi di partire, si sposta in Svizzera, dove conosce Pietro Gori che verrà in seguito accusato di essere stato il mandante spirituale dell’attentato, e successivamente in Francia, sempre allacciando contatti con i movimenti antiautoritari del luogo. Il 24 giugno 1894 si reca a Lione per la visita dell’allora presidente francese Sadi Carnot e avvicinatosi alla sua carrozza lo uccide pugnalandolo al fegato al grido di: “Vive la Revolution! Vive l’Anarchie!”. Durante il processo, che si concluderà con la sua condanna a morte e di cui riportiamo alcune frasi significative, mai rinnegherà il suo gesto ne le sue convinzioni libertarie andando al patibolo con la testa alta e gli sfruttati del mondo nel cuore. @ $$ % Presidente: Nel 1892 foste arrestato perche’ facevate propaganda anarchica tra i soldati? Caserio: Sissignore! P : Nel 1893 disertaste e rinnegaste, dopo la famiglia, la patria. C : La patria è per me il mondo intero! P : Avete frequentato certi anarchici ben noti a Milano? C : Anche se li avessi frequentati, non lo direi. P :L’accusa pretende che frequentavate un parrucchiere anarchico. C : Non potevo andare da un fornaio a farmi tagliare i capelli. P : Quale diritto avete voi di uccidere il presidente della repubblica? C’e’ una legge naturale che impedisce di uccidere! 1 $ C : I governanti uccido- 2 no però… =& / 2 1 $ > P : Non avete anche 1894 detto che se foste tro- Testo di Pietro Gori - Musica di vato in Italia avreste A. Capponi colpito il re e il papa? C : Oh no! Non escono Lavoratori a voi diretto è il canto mai assieme. di questa mia canzon che sa di pianto e che ricorda un baldo giovin forte Ardua è stata la scelta che per amor di voi sfidò la morte. dei canti da pubblicare A te Caserio ardea nella pupilla tra i molti a nostra di- de le vendette umane la scintilla sposizione, abbiamo ed alla plebe che lavora e geme scelto uno dei più famo- donasti ogni tuo affetto ogni tua speme. si e più significativi. Il Eri nello splendore della vita primo di cui non si co- e non vedesti che notte infinita nosce l’autore, narra la notte dei dolori e della fame delle risposte del Case- che incombe sull'immenso uman carnario al giudice che lo sta me. interrogando. E ti levasti in atto di dolore Il secondo, che non è d'ignoti strazi altero vendicatore potuto essere pubblica- e t'avventasti tu sì buono e mite to per mancanza di a scuoter l'alme schiave ed avvilite. spazio, come quello Tremarono i potenti all'atto fiero pr ec edente, r is al e e nuove insidie tesero al pensiero all’anno della morte del e il popolo cui l'anima donasti protagonista, ma in non ti comprese e pur tu non piegasti. questo caso l’autore è E i tuoi vent'anni una feral mattina conosciuto: si tratta del gettasti al mondo dalla ghigliottina, già citato Pietro Gori, al mondo vil la tua grand'alma pia autore di numerosi can- alto gridando: Viva l'Anarchia!. zoni libertarie, sua la Ma il dì s'appressa o bel ghigliottinato mai dimenticata”Addio che il tuo nome verrà purificato Lugano bella”. quando sacre saran le vite umane e diritto d'ognun la scienza e il pane. Dormi Caserio entro la fredda terra donde ruggire udrai la final guerra la gran battaglia contro gli oppressori la pugna tra sfruttati e sfruttatori. Voi che la vita e l'avvenir fatale offriste su l'altar dell'ideale o falangi di morti sul lavoro vittime de l'altrui ozio e dell'oro Martiri ignoti o schiera benedetta già spunta il giorno della gran vendetta della giustizia già si leva il sole il popolo tiranni più non vuole. ( - 1 $$ ) / * 12=>@ @/ J %2 % VE 29.10-23:00 2L"J ,2 (ska alcolpunk da Brissago) + (punk-rock) % VE 5.11-21’00 NO ?"6"BM6 M ?@&&@ (@&,2B" @P Serata di discussione, dibattito e immagini a seguito dell’esperienza vissuta in Palestina da alcuni militanti del C.S.A. il Molino durante la raccolta delle olive. Seguirà proiezione del film “Check Point” 23:00 B@J @&,2 ?, 1L"("& (latinoamericana militante) Il loro é un misto di ska, reggae, folk con forti influenze balcaniche e testi in italiano e spagnolo. Due ore di concerto da ascoltare ma sicuramente da ballare! % SA 6.12-23:00 :M@ (@6BQ % VE 12.11-23:00 :&"M::"B@ "sono i figli dell’emigrazione: sono i nomadi forzati, le radici senza terra. Per puro caso in Africa ho scoperto le radici e le regole dei “griot”, i musicisti di corte. Si tramandano il loro sapere oralmente da secoli, seguendo la linea paterna arrivando a parlare coi tamburi per comunicare a chilometri di distanza, ma soprattutto inventano portando dentro i loro segreti. % SA 13.11-23:00 6"J MI"M , HM@BB@ (ska da Torino) La ska band Rimozionekoatta si forma nel 1994 a Torino (in tempi non sospetti, visto la commercializzazione dello ska oggi) e ha all’attivo oltre 130 concerti in tutta Italia. % VE 19.11-23:00 B@ :MJ @2 (tango argentino) Una serata di Tango Argentino con un quartetto d' eccezione! Violino: Esteban Raspo, fisarmonica: Luisa Beffa, pianoforte: Nuccio Trotta contrabbasso: Domenico Ceresa % VE 26.11-23:00 6@?"1@& 2MR ? (reggae, afrohiphop) + " ?6@ (crossover) % SA 27.11-23:00 BM6(,?M (ska, dub) L' ingranaggio è un viaggio tra dub e punk, miscelato con ritmiche e sonorità elettroniche. S K - % / K - % & si tengono ogni venerdì alle 21’00 presso il CSA il Molino di Lugano (ex-macello). Stiamo lavorando al nuovo circolo, chi avesse libri o altro materiale prenda contatto! 6M 1M % SA 30.10-21:30 2BM6"@ ?,&&@ B":6, (commedia di Dario Fo) con Marco Fasola: narratore, Ioana Butzu: attrice, Dargo Raimondi: creazione musicale e i musicisti dal vivo: Ioana Butzu: canto e percussioni, Marco Trosi: flauti, piccolo, percussioni, Marco Fratantonio: accordeon, armonium, percussioni, Dargo Raimondi: contrabbasso, basso, gmbri, rabab, Marco Fasola - voce, percussioni 23:00 @6B,J M ?"(i musicisti della Tigre con una sorpresa) %SSD D D * * - & 6 2,6A "6, ,22R M ,+ @BM (, uenze represERRA e le sue conseg GU DI TO STA LO RO CONT rni”: immigrati, confronti dei “nemici inte sive e discriminanti nei i, oppositori sociali. lavoratori non sottomess PARATO MILIESERCITI ED OGNI AP I GL , CONTRO LA NATO ale, europeo o atlantico. TARE, sia questo nazion CIETA’ E DEL E MILITARE DELLA SO ION AZ UP CC L’O RO NT CO k all’Italia. PER i all’Afghanistan, dall’Ira LE CONTRO TERRITORIO, dai Balcan CIA SO UBORDINAZIONE e i salari LO SVILUPPO DELL’INS iali soc se spe le RA che taglia a 3 miliardi tat L’ECONOMIA DI GUER cos r enti (la portaerei Cavou R LO PE o. per finanziare gli armam ian ital no ver rventiste del go GLI DE RA di euro) e le imprese inte ER PER FERMARE LA GU LE NA ZIO NA SCIOPERO GENERALE ER INT E PER L’ALLEANZA STATI E DEL CAPITAL TRA GLI SFRUTTATI/E ” tto il segno della NATO novembre: convegno “So o. ian Fla io A, ,6 ?W Enn di i ver po guerra spiegata ai La le tra tea . nto ZIA rve NE inte e omà, VE Calegheri - Campo S.T Ore 15:00, Scuola dei litarista - antiutori: manifestazione antimi bre em nov . M @B 2@ rdini di via Piave per corteo ore 14:30, gia taria, concentramento STRE. (di fronte stazione), ME o Veneto Coordinamento Anarchic – Antiautoritaria Assemblea Antimilitarista iana Ital a hic arc Federazione An ni: sio Info e ade oo.it coord_senzapatria@yah @ // ( / U& / @ 8 // + 1L T 8 $ )) ) V $ - ! 079 237 66 10 - gruppobonnot@ inventati.org Gruppo Bonnot - CP 122 - 6987 Caslano versamenti: ccp 65-756109-1