Città dell’uomo - Sezione di Roma Associazione fondata da Giuseppe Lazzati PENSARE POLITICAMENTE Lettera agli amici Luglio 2008 L’INSEGNAMENTO DI GIUSEPPE LAZZATI I cattolici e la politica: imparare a pensare e ad agire politicamente* – Avendo compiuto quel numero di anni che destina ciascuno ad andare in pensione, come si dice per gli universitari, sono andato a riposo. Ora, terminato il mio servizio universitario e ripensando a quello che si voleva fare quarant’anni fa e che si è fatto, mi è venuta l’idea di scrivere un opuscolo provocatorio: La città dell’uomo. Quarant’anni fa, con gli amici con i quali ho poi condiviso un periodo di servizio politico alla Costituente e nella prima legislatura, si era pensato a quale forma di Stato si sarebbe potuta creare al momento della liberazione dal fascismo. Si erano anche tracciate alcune linee politiche, ma si era detto che, se si voleva raggiungere un risultato costruttivo, bisognava prima preparare i cattolici a pensare e ad agire politicamente, perché essi non erano preparati a farlo. La situazione non era tale per colpa dei cattolici. Vi erano, infatti, ragioni storiche che giustificavano questa impreparazione. Ragioni che risalgono al momento in cui si è costituito lo Stato unitario: l’Italia come unità. E’ noto, infatti, che questa unità è avvenuta togliendo al Papa il suo Stato. Si è trattato di un fatto di cui tutti, oggi, ringraziano Dio, a cominciare dai sommi pontefici. Al momento, però, l’aver tolto al papato lo Stato pontificio ha rappresentato una certa ferita per il papato stesso e per la Chiesa. La conseguenza è stata un pronunciamento papale col quale si proibiva ai cattolici italiani di interessarsi di politica e, in particolare, di votare. In questo consisteva il “non expedit” pronunciato da Pio IX nel 1874 Tale pronunciamento ha pesato molto sui cattolici italiani. Essi, infatti, sono rimasti esclusi dall’intervenire nel momento in cui si formava e cominciava a vivere lo Stato unitario. Il “Non expedit” ha proibito loro di partecipare alla sua costruzione. Venuta meno la rigidità pontifica, è stato un sacerdote a disegnare la linea di partecipazione dei cattolici stessi alla vita politica: don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare Italiano. Sappiamo tutti, però, qual è stata la fine sua: il Partito Popolare Italiano è stato soppresso dal fascismo e don Luigi Sturzo ha dovuto lasciare il paese Così, con l’avvento del fascismo, i cattolici si sono trovati ancora nella impossibilità di fare politica liberamente. Infatti o accettavano di fare la politica dettata dalla “voce del padrone”o dovevano agire clandestinamente, così come hanno fatto De Gasperi e altri in Italia e fuori, oppure dovevano rimanere inerti e aspettare. I cattolici hanno poi preso parte attiva alla liberazione dall’oppressione fascista, ma, ottenuta la libertà, su di loro si è rovesciata improvvisamente la maggiore responsabilità politica del Paese. *Dal discorso di Giuseppe Lazzati fatto a Cosenza il 13 febbraio 1985 LA RESPONSABILITA’ DEL CRISTIANO LAICO NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA’ ASSEMBLEA DELLA SEZIONE E RICORDO DI LAZZATI Pasquale De Sole Sabato 24 maggio, in associazione con l'Assemblea annuale della nostra Sezione ed in occasione della commemorazione del 22° anniversario della morte del prof. Giuseppe Lazzati, si è tenuto a Sant'Ivo alla Sapienza un convegno sul ruolo del laico cristiano nella società civile e in rapporto con la gerarchia ecclesiastica. La relazione è stata tenuta da p. Bartolomeo Sorge sj, dopo la celebrazione della S. Messa presiduta da mons. Chiarinelli, vescovo di Viterbo. Partendo dalla constatazione che una delle sfide del 21° secolo consiste nella necessità di coniugare unità e molteplicità, secondo di p. Sorge si pone l'esigenza di una laicità matura la quale renda possibile il superamento delle posizioni tipiche di un vecchio laicismo e contemporaneamente permetta di superare i pericoli di un confessionalismo sia religioso che ideologico. Alla luce del pensiero del prof. Lazzati è risaltata ancora più chiara la figura del laico cristiano capace di costruire la “città dell'uomo” attraverso la paziente opera di mediazione con quanti lavorano per il raggiungimento degli stessi obbiettivi. E' scaturita così l'urgente necessità di un laicato maturo basato su cristiani capaci di preghiera (“indiosati” come direbbe Dante), di ascolto attento del Magistero ma contemporaneamente pienamente responsabili delle decisioni che di volta in volta si trovano a dover prendere per il massimo bene possibile nelle determinate circostanze in cui si vengono a trovare nella piena competenza professionale. In questo contesto l'opera di mediazione del laico cristiano è fondamentale: ferma restando l'impossibilità di integrazione a livello di principi non negoziabili e inconciliabili, si pone la necessità di integrazione partendo da piani condivisi (Costituzione, neopersonalismo di tipo sociale e laico); parimenti, fermo restando il dovere della Chiesa gerarchica di parlare con voce profetica capace di dare luce e forza spirituale, rimane in tutta la sua forza la funzione “creativa” del laico cristiano con il dovere di “attuare”, mediando e concretizzando sotto la propria autonoma responsabilità. E' alla luce di queste riflessioni che abbiamo posto fine al convegno ma non al nostro compito di una approfondita riflessione che possa contribuire a fare chiarezza su un tema così importante che nella società italiana è ancora fonte di contrasti e divisioni. BENEDETTO XVI ALL’ONU Dell’importante discorso tenuto da Benedetto XVI all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 aprile 2008 vorrei soffermarmi ora su un punto soltanto, che mi sempre costituisca il contributo, e se vogliamo - la sfida dottrinalmente più ambiziosa della allocuzione, già in sé molto ricca. Il papa osserva che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata 60 anni fa, fu il risultato di una convergenza di tradizioni religiose e culturali, tutte motivate dal comune desiderio di porre la persona umana al cuore delle istituzioni, leggi e interventi nella società, e di considerare la persona umana essenziale per il mondo della cultura, della religione e della scienza. Sostiene insieme che quando si è, come oggi, di fronte a nuove e insistenti sfide, “è un errore ritornare indietro a un approccio pragmatico, limitato a determinare un ‘terreno comune’, minimale nei contenuti e debole nei suoi effetti”. E’ da pensare che il papa giudichi che questo errore minimalistico sia oggi tutt’altro che assente. La cosa viene approfondita e ribadita in altri punti della allocuzione. Il papa accentua ad esempio che i diritti umani “sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà”, sicché rimuoverli da questo contesto “significherebbe restringere il loro ambito e cedere a una concezione relativistica”. Ancora, il papa afferma che quando vengono presentati semplicemente in termini di legalità (separata dalla giustizia) i diritti “rischiano di diventare deboli proposizioni staccate dalla dimensione etica e razionale, che è il loro fondamento e scopo”. E’ Marco Ivaldo evidente la critica verso una versione neutralistica – separata dalle e ignara delle radici ‘personalistiche’ - e proceduralistica – separata da valori sostantivi della difesa e promozione dei diritti umani. Ora, dato che la ricerca e addirittura la costruzione di un “terreno comune” è proprio ciò che la nostra tradizione spirituale e culturale ‘lazzatiana’ ci spinge a ricercare, è interessante interrogarci sul modo in cui questo approccio di Benedetto XVI ci interpella. Il tema è molto vasto, ha analogie con l’ardua questione della mediazione politica dei cosiddetti “valori non negoziabili”, sicché mi limito ad accennare un approccio possibile. E’ evidente che una omologazione dottrinale fra culture e religioni diverse non è possibile e non è nemmeno legittimamente desiderabile in quanto omologazione o uniformazione (e ciò anche se non si può dire che le diverse tradizioni culturali e religiose sono eguali ed equivalenti). Si tratta invece di cercare “convergenze” (vocabolo che usa anche il papa) sul piano delle leggi, delle istituzioni, degli interventi politici. Ora, queste convergenze dovrebbero – se sviluppiamo il discorso del papa partire da premesse forti, anche se ciascuna di queste premesse, propria dell’una o dell’altra tradizione culturale o religiosa, non dovrebbe pretendere di determinare da sola il terreno di convergenza. La domanda è: diviene possibile delineare il profilo di una convergenza non minimalistica fra dottrine comprensive diverse, una convergenza alimentata da premesse che siano sostanziali e insieme capaci di presentarsi, nell’arena pubblica, come non esclusive ed escludenti? Maritain si è posto un problema analogo, proprio a proposito dell’opera degli organismi internazionali, ed ha avanzato una soluzione. Il pluralismo culturale attuale non consente di accordarsi su una comune ideologia speculativa né su comuni principi di spiegazione del fondamento dei diritti umani. Diverso è invece se si tratta di principi d’azione, riconosciuti allo stato vitale se non in forma esplicita, dalla coscienza dei popoli, che costituiscono come una sorta di residuo comune, una comune legge non scritta, e che si trovano nel punto di convergenza pratica di ideologie teoriche e di tradizioni spirituali fra loro diverse. Su questi principi può prodursi l’incontro (che avvenendo su principi non sarebbe minimalistico). Ogni tradizione spirituale potrebbe giustificare questi principi pratici a partire dalle proprie premesse teoretiche (quindi nessun neutralismo dottrinale), ma al tempo stesso potrebbe trovarsi d’accordo sui principi pratici stessi (anche se non sulle premesse) con altre tradizioni e dottrine, che li giustificano a loro volta a partire dalle loro proprie premesse. Dato che una possibile obiezione verso questo approccio è che la secolarizzazione o meglio il secolarismo moderno-contemporaneo avrebbero precisamente eroso quel “residuo comune” di cui parla Maritain, sicché il richiamo ad esso resterebbe in definitiva privo di efficacia, si potrebbe replicare che la ri-motivazione teorica dei principi pratici, da parte di ogni famiglia spirituale e dottrina comprensiva, non viene affatto posta da lato da questo approccio mediativo, ma continuamente richiesta, con la precisazione che la sua esplicazione dovrebbe essere “sensibile alla verità” (Habermas) e declinarsi attraverso argomenti universalizzabili. Superfluo puntualizzare che una simile pratica richiede, fra i cattolici, un laicato non clericalizzato, cioè un laicato adulto. LA PERDURANTE ATTUALITA’ DI LAZZATI NELLA VITA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE E DEL NOSTRO TERRITORIO 18 maggio 1986. Quando il Prof. Lazzati si spense, io non avevo ancora compiuto 16 anni. Teoricamente avrei potuto già conoscerlo, ma due fattori hanno giocato a mio sfavore: 1) non essere di Milano, dove forse avrei potuto incontrarlo più facilmente, 2) vivere un esperienza religiosa mediata attraverso persone molto valide dottrinalmente e a cui sarò sempre grato, ma del tutto prive di sensibilità verso i temi della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC). Ci vorranno altri nove anni affinché l’incontro avvenga. È il 1995 e la chiesa italiana è scossa dal convegno ecclesiale di Palermo. Anche dal nostro clero locale arrivano stimoli in quantità e alcune tematiche non sono più tabù: progetto culturale, impegno sociale e politico… Con altri due amici organizzammo un seminario di approfondimento post-convegno a cui partecipò il Prof. Rino Fisichella. Il grande successo di pubblico ci confermò che stavamo intraprendendo la strada giusta. Nei due anni precedenti avevamo riflettuto e studiato sulle figure dei grandi cattolici democratici fra cui De Gasperi, Dossetti, La Pira, ma fu soprattutto Lazzati a colpirci. La cosa però sarebbe rimasta lì se il caso non volle che un nostro amico trasferitosi a Milano per lavoro, entrasse in contatto con l’Associazione Città dell’Uomo. Tornato caparbiamente a Roma, mettemmo a frutto i contatti che aveva acquisito e conoscemmo Armando Oberti. In poche settimane nacque l’Associazione Maurizio Romano* Culturale Agorà, poi formalizzata nel 1998, che oggi compie 10 anni di vita. Siamo quindi “Lazzatiani di seconda generazione”. In due lustri il curriculum dell’Associazione si è arricchito di tante attività ed alcuni eventi hanno lasciato il segno nel quartiere. La biblioteca A.Castelli c/o la parrocchia di S.Maria del Buon Consiglio in via Tuscolana, curata dall’Associazione, costituisce una importante raccolta di testi Lazzatiani nella quale è presente anche “Il Cristiano nella Città dell'uomo”, inedito intervento di Lazzati tenuto a Cosenza il 13 febbraio 1985, pubblicato da Agorà in collaborazione con l'Associazione Città dell'Uomo, Sezione di Roma”. Come spesso accade però, le fasi della vita associativa non sono sempre ricche di entusiasmo, e negli ultimi anni abbiamo vissuto una fase di progressivo letargo, pur mantenendo dei punti fermi nella proposta culturale e di formazione politica. Spesso però è proprio nelle fasi di difficoltà che si riescono a cogliere dei frutti insperati, che hanno portato da qualche mese ad un risveglio delle coscienze soprattutto nelle giovani leve e a concretizzare la presenza sul territorio attraverso l’espressione di un Consigliere, proveniente dal corpus dei soci fondatori, eletto al Municipio X nella recente tornata amministrativa nelle file del PD. La consapevolezza e l’impegno di oggi dell’Associazione sono costantemente in relazione con gli insegnamenti di Lazzati che costituiscono insieme al resto del patrimonio della DSC la base culturale a cui fa riferimento ogni attività, come previsto anche statutariamente. In particolare ben presenti sono sempre i concetti dell’unità dei distinti, sulla base della quale si è costruita in questi anni l’autonomia dell’attività di formazione politica e sociale dell’Agorà rispetto all’attività pastorale delle parrocchie del territorio, portata avanti con spirito autenticamente “laico” (non nel senso anticlericale contemporaneo, ma della laicità lazzatiana). Costruire la città dell’uomo a misura d’uomo è poi il criterio di discernimento che ci ha portato a scegliere i partner con cui costruire insieme i nostri progetti, prima fra tutti ovviamente l’Associazione Città dell’Uomo e le altre associazioni in rete con essa, per concludere con il sostegno ai candidati politici che hanno saputo interpretare secondo noi tale “spirito universale” pur partendo da un’antropologia e valori cristiani. Ovviamente l’impegno politico dell’Associazione rimane sul piano della formazione ed è quindi per sua natura by-partisan, aperto al dialogo con tutti e distinto dall’impegno partitico (anche ovviamente per l’ex socio, ora consigliere municipale). Ed anzi, fanno o hanno fatto parte dell’Associazione persone con orientamenti politici diversi, per le quali le attività di formazione ed approfondimento hanno costituito una palestra di dialogo rispettoso e confronto aperto sulle diverse posizioni che, come insegna il concilio (ma potremmo dire “con ispirazione lazzatiana”), in virtù dell’autonomia delle realtà terrene, sono legittime e degne di attenta considerazione (se maturate in buona fede, ovviamente). Non di rado, le elaborazioni culturali su alcuni temi come ad esempio quelli della solidarietà verso i più deboli, il sostegno alla famiglia, la dignità del lavoro, hanno portato a sintesi e convergenze originali fra posizioni politiche spesso ritenute inconciliabili. In conclusione, il Lazzati-pensiero costituisce per noi un metodo intellettuale col quale affrontare le novità che l’evoluzione della società ci impone e ci chiede. *Presidente Associazione Culturale Agorà SEMINARI ESTIVI AGIRE POLITICAMENTE “Il sessantotto” – una provocazione attuale “1948-2008 - 60 Anni di Costituzione” 19-23 luglio 2008 27-31 agosto 2008 Villa della Speranza – Villanova di Ostini (BR) Hotel Taverna Mendola - Mendola Raffù (TN) Prenotazioni: P.G. Maiardi 051/490687 - 333/215 9157 PRAXIS “Sulla ricerca dell’ideale” Seminario d’estate 2008 - V edizione, Roccaraso 21-27 luglio - Dibatteremo con Enrico Letta, Francesco Mengozzi, Padre G. Salvini, Francesco Boccia e molti altri amici. 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Ogni numero, composto di quattro pagine, inizia con un insegnamento del prof. Giuseppe Lazzati a cui fanno seguito note sull’attualità, informazioni, proposte di incontri, letture e iniziative varie. Pensare politicamente viene spedito via e-mail in formato pdf e per posta a chi non ha o non ci ha ancora fornito il suo indirizzo elettronico. Per cercare di conoscere il livello di accettazione di questa “Lettera”, le chiediamo di voler gentilmente rispondere al seguente questionario via e-mail all’indirizzo [email protected] o per posta a: Città dell’uomo – Sezione di Roma c/o Centro Pastorale UCSC – Largo Francesco Vito 1 – 00168 Roma Ritiene che Pensare politicamente sia un modo efficace di comunicare con associati e simpatizzanti della sezione di Roma? SI NO Trova che Pensare politicamente sia adeguato alle sue aspettative? SI NO E’ soddisfatto del modo in cui le viene spedito Pensare Politicamente? SI NO Preferirebbe la forma cartacea? SI NO Preferirebbe la via elettronica? SI NO Desidera continuare a ricevere notizie dalla Sezione di Roma? SI NO Preferisce interrompere il rapporto con la Sezione di Roma? SI NO Eventuali commenti ……………………………………………………….. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Sarebbero graditi il nome e i riferimenti aggiornati per le prossime comunicazioni …………………………………………………………………………….. ……………………………………………………………………………..