QUI E ORA, SI RIDE!
Una commedia comica
di
Filippo Armaioli Magi
PERSONAGGI
ULISSE ORSUCCI, intellettuale
LAPO TOSCANO, giullare
ERSILIA SARCAPONE, compagna di Ulisse
MARIO POLLO
UMBERTO PON
UOMO CON LA MASCHERA
Un tipo e altri tipi.
ATTO PRIMO
Su un tavolo sta un mappamondo. Entra Ulisse Orsucci.
Subito dietro lui la fidanzata, Ersilia Sarcapone.
ULISSE
Tanta confusione in città, Ersilia. Non conviene più uscire di casa.
ERSILIA
Eviteremo di andare fuori. Staremo qui.
ULISSE
Sono stanco di non fare.
ERSILIA
Ti capisco…
ULISSE
Stanco di rinunce, non ce la faccio a stare fermo tra quattro mura.
ERSILIA
Anch’io sono soffocata dal silenzio.
1
ULISSE
Sediamoci, e riscaldiamoci con le nostre parole.
ERSILIA
Sono tutto ciò che abbiamo.
Entra Lapo Toscano.
LAPO
Eccomi! Amici e nemici, bravi e cattivi, uomini o dei, sono arrivato perché ci sono!
ULISSE
Chi sei?
LAPO
Mi chiamo Lapo Toscano da Pistoia, e quelli di Pisa mi dettero l’incarico di raccogliere i
loro scritti, prima che da Lucca, Firenze e Livorno se ne facesse l’oltraggio di cancellarne le
tracce.
E poiché noi da Pistoia di quelli di Pisa non abbiamo nessun odio, ecco che dirò delle loro
cose come fossero mie e nostre.
ULISSE
Io sono Ulisse da Milano e lei è Ersilia, la mia compagna bolognese.
LAPO
Mi siedo con voi. Ulisse, parla tu, che le mie cose possono attendere tempo.
ULISSE
Parole, parole, parole…
ERSILIA
2
Parlaci, Ulisse. Ti ascoltiamo.
ULISSE
I fari delle auto, alla sera, mi facevano paura, quand’ero piccolo; poi sono cresciuto, ed è
stato il tempo, e non so se è una colpa, o solo il destino, se oggi devo fare molte più cose di
prima per guadagnarmi di poter dire alla fine che ho ben fatto per la mia vita.
ERSILIA
Quando ti ho conosciuto respiravi tabacco macuba sotto l’aria della città.
ULISSE
Fumo, e respiro catrame, e sudo cenere. La città è un luogo pieno di sapori. Uomini, donne
e semafori, col rosso giallo verde acceso che mi balugina sulle pupille. Ed ecco il richiamo:
Ulisse, alzati e esci. Gambe, alzatevi. Corpo, muoviti. Ed esco. La strada è tutta un popolo
in movimento, ma io non vedo nessuno, tutti i colori della gente si diffondono in un caos
di luci e ombre per dissolversi in un ricordo visivo che stenta a permanere nella memoria.
Ogni giorno è un giorno così. Quando scopro di avere disagio alle papille gustative, allora
perdo appetito, e mi sento costipato. Allora, mi sale una rabbia che nessuno nota, divento
guardingo, ascolto rumori che non ode nessuno, e talvolta vedo l’invisibile.
ERSILIA
Noi siamo come te, e per questo ti amiamo.
ULISSE
3
E un giorno vi ringrazierò, quando l’avrò capito davvero…
ERSILIA
Lapo, chi sei?
LAPO
Un giullare al tempo in cui la risata fa da padrona nei desideri di chi ha ancora il cuore
vivo!
Un guitto che sa che è storto e che è dritto. Un attore che non conta più le ore!
ERSILIA
Ci dirai di te?
LAPO
Quel che potrò, ma non di me, io non sono se non il guscio di ciò che dico.
La parola è tutto.
ULISSE
La parola è niente!
ERSILIA
Non badargli. Crede che solo lui può dire, e che valga che lui solo si ascolti.
4
ULISSE
La parola è un’arma in un mondo senza nemici!
LAPO
E’vero, che la parola è un’arma…Ma un mondo senza nemici!...Dov’è?
ULISSE
Questo teatro!
LAPO
Oh, sì!...Questo teatro è un mondo senza nemici…ma non è il mondo…
ULISSE
Il teatro non è il mondo…Questo teatro…così chiuso…siamo come dentro le mura di un
bastione…
Si respira solo se ricordiamo chi siamo!
LAPO
Quanto pathos, Ulisse! Ne sarei preso, soggiogato, se non fosse che vivo della risata.
E’ il riso che mi muove, e chi vive come me, ridendo, e ascoltando chi ride del mio dire,
chi vive così, comicamente, non ha paura di nulla, e prima di tutto non teme le parole!
ULISSE
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Ecco ciò che non amo di chi ride: parla tanto, senza dire niente.
ERSILIA
Lapo, continua…e non far caso a Ulisse…lui sopporta il peso del silenzio…
LAPO
Forse è una virtù...Io non sopporto il buio del suono. Mi piace la festa vivace, il trillo
allegro, il sollazzo gaudente di chi si trova assieme…Vi dico una storia. Ecco, una bella
storia.
ERSILIA
E noi ti ascoltiamo!
LAPO
Questa è la storia di Olivio, il Ragazzo dei Boschi. Una storia vera. Ascoltate.
Olivio camminava fra gli alberi come se ognuno di essi potesse sradicarsi e seguirlo, un giorno o
l’altro, come se uno di essi o più fosse un amico vegetale rigoglioso di vita! Che stupida fantasia!
Olivio era sciocco quanto semplice era il suo pensiero, e il suo pensiero era semplice tanto quanto
vasta era la valle che percorreva. A piedi, svelto, a corsa, andava e andava, Olivio!
E si fermava a quest’albero, e poi a quel fusto, e ogni sosta la faceva apposta! Certe volte, rideva
dell’aria che gli entrava nelle narici! Altre volte, piangeva, perché stillava della resina, così viscosa
che quando si avvicinava fino a sfiorare il legno, gli si impiastricciavano le guance, e se stava, allora
vi si formava una maschera, e quella viscida essenza lo turbava, fino a farlo piangere come un
marmocchio! Povero scemo Olivio! Senza nessuno al mondo, non diceva nulla, e faceva parlare la
natura, ma quando la voce della terra gli percuoteva i timpani titillando i suoi segreti nelle viscere
delle sue orecchie, il solletico della verità lo inebriava, e restava ancora muto, gli occhi al sole e al
cielo, e rideva, e piangeva, e piangeva ridendo, e rideva piangendo,
6
Olivio, come chi nascesse or ora al mondo! E pare che non conobbe mai nessuno, e che
nessuno lo incontrò mai, tranne un giullare come me, che parlando di lui come faccio io
ora, fece sì che, sepolto senza ricordo, avesse almeno il conforto dell’onore di questo mio
narrare.
ERSILIA
E’una strana storia. Un po’ triste, un po’ bella. Non trovi, Ulisse?
ULISSE
Sono d’accordo. Lapo, io credo di non aver da dire molto quanto te. Quindi continua, se
c’è altro che vuoi dire…continua…
Io pensavo ad altro…Allo smog che ci ammorba la mattina, alla voglia delle donne di star
sole, mentre gli uomini le cercano come api in caccia di miele, pensavo agli stormi di
uccelli in fuga verso un altro domani, prede della paura più oscura…
LAPO
Pensi a tutto questo, Ulisse? Hai ancora una luce davanti a te, bravo! Ersilia, tu? Tu pure
pensi a cose così? Né tanto nobili da esser trascritte ai posteri, né così ovvie da meritare
l’oblio di chi pensando di non valer nulla il proprio dire, zitto tace nell’ombra…
LAPO
Per quei pensieri come quelli che hai già sentito dir da lui, per seguire quelle immagini
così puerili, ecco, egli non è più qui, ma in un lontano altrove! Non vedi, come la sua
fronte volge lontano? Come il suo sguardo annega nel profondo?
La sua anima, pure essa, è assente, persa nel limbo di un lontano addio…Ci saluta
dall’altrove…Ulisse non è più…
7
ERSILIA
Ulisse!
ULISSE
Sono qui, Ersilia. Non credere alle parole dei giullari, che ti confondono con le cantilene di
vecchie pergamene, tratte dalla cornucopia che ripone nel suo fagotto! Essi sono abili al
riso, tanto quanto a una sagace filosofia, che può confondere, e farci perdere dentro sé
come la malìa del canto di una sirena!
LAPO
Ed io allora non dovrei seguire le vostre peripezie, e invece son qui, con voi, a sudare il
vostro stesso umore! Basta! Non volete più ascoltarmi? Allora, vado, che se resto ancora
cado!
(Ed esce)
ERSILIA
Che tipo strano!
ULISSE
Racconta belle storie, ma è così appiccicoso, pare non volesse andar via più!
ERSILIA
Io ne avrei ascoltate altre!
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ULISSE
Ecco, donne! Voi siete così! Quando caldo è il centro dello stomaco, perché sazio è il ventre
di buon cibo! Quando il calore tiene lontano il gelo, quando il dovere è compiuto ed è
tempo del piacere, quando il sole lascia alla notte ciò che essa vuole, ecco, voi donne volete
la parola!
ERSILIA
E tu dilla ancora, la tua saggia opinione!
ULISSE
Lo dico, sì! La parola ve la dà l’uomo!
ERSILIA
Quanto non è affatto vero!
ULISSE
Dici al contrario che siete voi che l’avete?
ERSILIA
Dico che si ragiona di cose di poco conto, comunque, a ben dire, siamo noi che ve la si dà.
ULISSE
E come, se parlate poco, e se quel che dite spesso è illogico e vuoto?
9
ERSILIA
Vi si dà, vi si dà, la parola.
ULISSE
Ma che dici!
ERSILIA
Pensa un po’.
ULISSE
Penso che non sai che dici.
ERSILIA
E’ banale, ma se non nascete da noi, voi uomini non siete. Così, senza la donna, non è
l’uomo.
Donna che vi fa strada, sotto la gonna! Donna che soffre, dopo che vi si offre! Donna che
piange,
ma a voi ciò non tange! Donna che si fa madre, e che vi rende padre!
ULISSE
E’della vita del figlio che non abbiamo di cui dici, e mi rinfacci ora l’ aborto della mia
accidia…
ERSILIA
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Forse…Sono nata madre, Ulisse, sono nata donna…Ma tu non hai voluto darmi mio
figlio…
E io non ho voluto un altro padre per lui.
ULISSE
Ersilia, sai come abbiamo passato il nostro tempo insieme, ed è come abbiamo voluto…
Un figlio? Ce ne avrebbe tolto la metà, e tre quarti del nostro denaro per i suoi bisogni, e
tutto il nostro respiro per seguirne i passi. Vuoi che facciamo oggi questo gran passo?
ERSILIA
Ti chiederei troppo, no…Ormai si è deciso insieme, che non l’ho voluto…
ULISSE
Perché questo pensiero, oggi e ora?
ERSILIA
La storia del giovane Olivio mi ha toccata…pareva di sentire quel fanciullo soffrire e
chiamare da lontano, tanto vivido ne era il ritratto che Lapo ci ha fatto di lui.
ULISSE
Ti è piaciuto il racconto del giullare? Lo inviteremo domani, se vuoi.
ERSILIA
A domani, allora.
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ULISSE
A domani.
Sipario
ATTO SECONDO
Entra Lapo.
LAPO
Arrivo, ci sono. Mi hanno chiamato. Sì, perché parlo bene, perché ho qualcosa da dire,
perché la mia presenza ha una sua essenza…Ci sono. Che è, qui? Sento il silenzio, la cosa
non mi piace.
Nel silenzio sta la paura…Si muove quatto quatto, e perché fugga e non torni, occorre che
lo si segua e lo si schiacci…Questa è l’indifferenza e l’ignoranza…
Entrano Ersilia e Ulisse.
ERSILIA
Amico, parlateci ancora.
ULISSE
La mia ragazza vuole ancora parole.
LAPO
E tu non hai più da dirle?
ULISSE
Devo trovare me stesso.
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LAPO
Sei tornato adolescente?
ULISSE
Sto invecchiando.
LAPO
Anch’io…ma non mi lamento.
ULISSE
Nemmeno io. Se fossi ancora giovane, mi ribellerei agli anni.
Il fatto è che lo accetto. Quindi, è così.
LAPO
Ersilia, tu trovi che Ulisse sia cambiato? Io non lo conosco, che posso dire.
ERSILIA
Sì, è cambiato. Oggi ti ascolta. Anni fa, non avrebbe accettato che nessuno dicesse la sua.
E’ vero, Ulisse, che eri tutto tu e solo tu fino a qualche anno fa?
ULISSE
Ho perso la compagnia degli altri, da tempo.
LAPO
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Ma hai ancora tempo…Ne abbiamo, fin quando non si sa…
ERSILIA
Non si sa! Quindi ora ci divertiamo! Lapo, racconta!
LAPO
Questo è il mio repertorio. Allora, tutti voi sapete che oggi, 12 marzo 2045, noi viviamo in
Uropa.
Questo continente, si chiamava Europa, fino al maggio del 2023. Poi è arrivato il demiurgo
Kishnar, e ha imposto la sua dittatura. Queste son cose che sappiamo tutti.
ERSILIA
No! No! Non ricordare! La dittatura è una brutta parola!
LAPO
E’un fatto orribile. Accade, e può avvenire sotterranea e repentina, fino a soffocarsi
mentre perisce il tiranno.
ERSILIA
Kishnar non è morto.
LAPO
E’ vero. Olaf vive ancora.
ERSILIA
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E’tra noi?
LAPO
Spero di no. Comunque, non pensiamo a lui. Dicono che sia ridotto a un manichino, e che
quel burattino che è adesso è lo spettro stupido di quell’Immenso e Unico che diceva di
essere, quando ogni sua parola era legge.
ERSILIA
Io non conoscevo ancora Ulisse, avevo quattro anni quando morì.
LAPO
Non avresti potuto conoscerlo, perché Olaf Kirshnar odiava le coppie, ed impediva che la
gente si amasse. Olaf odiava l’amore, perché nessuno lo aveva mai amato, e nessuno lo
aveva mai amato,
perché Olaf non sapeva cos’era, l’amore.
ERSILIA
Serve una vita intera per impararlo.
LAPO
Ma che ne so, io sono giullare, ho amato tutte le donne, o nessuna, forse…
ERSILIA
Non ne avete una.
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LAPO
(Ammiccando, nel goffo tentativo di una seduzione impossibile)
Non ho voi ora, attaccata alle mie labbra?…
ERSILIA
Voi scherzate, scherzate sempre…
LAPO
Scherzo, infatti. Nessuno può avere un’altra persona. Ognuno appartiene a sé stesso.
ERSILIA
Io sono di Ulisse, e Ulisse è mio…
LAPO
Tu sei tua, Ersilia, invece, come Ulisse è suo, e siete uno per l’altra proprio perché è così, o
non avreste nulla da dire all’altro, se non foste attratti proprio dal fascino che ognuno a
suo modo custodisca, come in un guscio, qualche segreto ancora difficile da penetrare. E
questo perché ci sono stati anni e anni in cui non vi conoscevate. E quel mistero vi fa
ancora oggi guardare negli occhi con curiosità, per cercare ancora l’uno l’altra.
ERSILIA
Lapo, siete un poeta! Quanta dolcezza!
LAPO
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No, no! Sono un giullare, niente più. Non so molto, e anche quel che dico come se lo
sapessi, no, no, sono un giullare…Non so nemmeno quel che dico!
ULISSE
Vi schernite, come se ogni cosa che ci state dicendo faccia parte di una ribalta cui non vi
abbiamo chiamato, e che vi siete arrogato di offrirci.
LAPO
Vado via, se vuoi, Ulisse.
ULISSE
No, Ersilia si diverte. Intrattienici ancora.
LAPO
Sono qui per questo.
ERSILIA
Parlaci delle favole di Uropa!
LAPO
Sono tante! Davvero tante! Ho con me un opuscolo, si chiama Il Breviario dell’ Abacista.
ULISSE
17
Titolo curioso.
LAPO
Trovi? Te ne leggo degli estratti. Devi pensare che l’autore, Dimitri Alejandrovic Ruskov,
russo di madre italiana, per scriverlo rinunciò all’amore per la bella Adele, che lo aspettò
per anni, dopo aver ricevuto da lui mazzi di fiori di ogni tipo, i cui petali secchi lei adagiò
in una scatola trasparente colma di formalina, affinché, seppur avvizzendo, quei fiori
trovassero vita duratura presso di lei, che li ha cari come fossero un adorato animale
domestico. Li tiene tuttora a fianco dell’abat-jour, sul comodino.
ERSILIA
Una cosa romantica e triste.
LAPO
Davvero. Veniamo alle storie del Breviario. Le leggeremo un po’ per uno.
Tu Ulisse, leggerai quelle più serie, io quelle comiche, e Ersilia quelle romantiche.
ERSILIA
Evviva! Amo le storie d’amore!
ULISSE
Bene, Lapo, anche perché io non so essere comico.
LAPO
Né io so non esserlo. Vedete? Ognuno è come è.
ULISSE
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Inizia tu, Lapo.
LAPO
Ben contento che siate con me! Bene. Iniziamo col Ballo del Cavallo!
IL BALLO DEL CAVALLO
Fallo il ballo del cavallo: schiaccia la focaccia? No. Allora, credeteci: ‘un c’è perìolo di fa danni a
danzare questi passi. Il ballo del cavallo è la moda di vesto seòlo…Con questo ballo, si schiaccia il
mallo della noce dopo aver fracassato il gheriglio. Il ballo del cavallo non è come il guizzo di un
semplice serpente, ma come lo scatto di una biscia fetente, che non chiede mai niente. Il ballo del
cavallo è un moto di chiappe, un sobbalzare di gualdrappe, un brivido di schiene fugaci che trottan
veraci. Il ballo del cavallo, non è come l’impennare d'un gallo, ma è un passo duro come un callo.
Lo zoccolo freme,il deretano tentenna, la coda ondeggia: tranquilli, è solo una equina scorreggia! La
danza dell'asino, invece? E'differente di molto. E'un moto già noto, che io però so poco: è un culo
che va su e giù, e non chiedete di più. Il somaro ha pepe in corpo, e va anche di corpo. Quando vede
te, caca come un re...e dico così per dire tanto vanto. Anche nel ballo del cavallo, lo stallone defeca, e
chi annusa certo è che impreca. Il ballo del cavallo lo si danza al Bolscioj, e la danza del ciuco la si
replica a Broadway. Son movimenti lenti che ci alzan su...andamenti lenti! Che ci scombussolano,
che ci sconquassano, che ci piroettano nel blu dipinto di blu.
Ersilia ride, UIisse si trattiene [Ma se l’attore dovesse ridere, non importa]
LAPO
Qualcuno ha riso, tra gli spettatori? Spettatori, ci siete? Oh! Ecco allora Il caso del brasato
scomparso…Fu un mistero il contenuto della trascrizione di una registrazione segreta, che
tanto impensierì un bravo detective. Ecco che diceva il nastro:
“Mamma, buono il brasato, stasera?”
“Che cuoca che hai in casa, eh?”
“Buonissimo! Posso andare ora a giocare con Skip, il mio cane?”
“Vuoi troppe cose. Il cane, tesoro, cosa chiedi? Non hai voluto…
la carne?”
“…”
Che caso oscuro.
19
Quella bambina felice.
Quella carne ben cotta.
Quel cane ben sparito
Che storia: cos’era successo?
Quel cane felice.
Quella carne sparita in pochi bocconi.
Quella bambina cotta dal sole d’agosto.
Era un fatto che non si spiegava.
Quella bambina ora sparita.
Quella carne felicemente imbandita.
E, soprattutto, quel cane cotto davvero.
ERSILIA
Che tristezza! Povero cucciolo!
LAPO
LA FALSA LEGGENDA DELLE TRE LAMPADE
Narra una falsa leggenda che Isabella di Spagna mandasse, per femminile scherzo, il pirata Ramon
il Portoghese sulle navi che aveva affidato a Cristoforo, indefesso viaggiatore ed esploratore di terre
lontane. Le tre caravelle erano ancorate all’ispanico molo in modo non troppo saldo. Ramon
portoghese, detto anche il Timoniere, ebbe
appena il tempo si salire sulla Nina che la fune si staccò immantinente. Accadde lo stesso alla Pinta,
e la Santa Maria non tardò ad imitare in ciò le due gemelle. Ramon corse fino alla stiva della Nina,
trafugando un monile da una cassapanca. Rubò anche sulla Pinta, e saccheggiò ugualmente la terza
nave, scalzando perfino la polena di palissandro. Proprio sulla Santa Maria, Cristoforo scoprì il
bottino di Ramon: tre lampade dorate.
-Contengono del raro thé indico. Lo restituisca!-Colombo, oltre a quell’erba profumata, in una delle tre lampade, stava il placido genio Lando.-Vi giaceva uno spirito!?-Esatto. Che ha miniaturizzato le altre due lampade, e se ne è appropriato.-Col vostro aiuto! Perché?-Per tre desideri che ne ho ottenuto in cambio.-E cosa ha scelto? Di aver scoperto le Americhe al mio posto?-No, signor Cristoforo. Che affondasse la Nina.-No!La Nina era infatti sparita dal panorama.
-Per secondo ho espresso il desiderio che svanisse la Pinta.E questa non c’era già più, infatti.
-E il terzo?-, chiese tremando Colombo, orfano di due caravelle.
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-Niente di speciale Solo che si cessasse di esistere sulla Santa Maria.E così fu, per l’uno e per l’altro, tanto che nessuno più si ricorda di tre navi, e di due navigatori.
Sipario
ATTO TERZO
Entrano Mario Pollo e Umberto Pon.
UMBERTO
Ma cos’è, tutto questo teatro, io non lo capisco, Mario!
Cos’è?
MARIO
Non so…
UMBERTO
Cos’è, questo tempo che scorre attorno a noi, fra tutta questa gente, cosa sono gli attimi, i minuti e
le ore dei nostri giorni?
MARIO
Non so…
UMBERTO
Cos’è questo luogo? Cos’è questa ribalta, chi è che abbiamo davanti a noi…
E che c’è, dietro le quinte?
MARIO
Non so, davvero...
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UMBERTO
Mario, mi preoccupi…Io non so nulla, ma neanche tu sai un cazzo…
[E si nomina il membro virile in quel detto tanto usato, per dire: tu non sai niente, nel modo più
incisivo e forte che si può…]
MARIO
Umberto, nessuno nasce imparato nella vita…
UMBERTO
Nessuno nasce istruito, vuoi dire…
MARIO
Eh…
UMBERTO
(Scimmiottando l’amico) Eh! Mario, neanche sai parlare!
MARIO
Ci provo…
UMBERTO
Come, ci provi! Mario, la lingua italiana!...Mario!...
E’ tutto ciò che siamo!...
MARIO
22
Scusa…
UMBERTO
Non scusare me….scusa il tuo Paese…scusa tua madre che ti ha creato…scusa l’Italia!
MARIO
(Contrito) Scusa…
UMBERTO
Ti si scusa, ti si scusa…Sai quanti sono come te…
Tutti che nascono senza essere imparati, come dici tu…
Entrano Lapo, Ersilia e Ulisse.
LAPO
Ancora c’è teatro qui!
UMBERTO
Chi siete?
LAPO
Siamo un giullare e due guitti…Voi chi siete?
UMBERTO
Due poveri cristi, signore.
LAPO
23
Bene, fate al caso nostro. Unitevi a noi, siamo una compagnia di “raccattati” davvero messi bene.
UMBERTO
Se è per esserci, io e il mio amico qui ci siamo, ma che si deve fare?
LAPO
Leggiamo delle pagine insieme di un libro mai letto.
UMBERTO
Interessante!
MARIO
Io non leggo. Scusate, per principio. Io non recito, non leggo, non voglio sapere niente…
LAPO
Bene, signore. Lei? (Dice rivolto a Umberto)
UMBERTO
Io sono qui, mi sento chiamato, eccomi…ci sono, ci sto!
LAPO
Bene. Allora iniziate subito.
UMBERTO
Leggo come è scritto.
24
LAPO
Una parola dopo l’altra, via…Dai, che vai bene.
UMBERTO
Vado…Allora…
Quando si scartabellano i nomi dei compositori più celebri, sembra ai più scemi di poter dire
corbellerie. Come se quei nomi fossero dei rumori.
-A te sembra che va sempre tutto Mahler!-E' che odo strani rumori!-Quando suono il clacson la mia auto fa: Schubert !-E quando freni?-Sostakovic.-Io quando rutto fo: Beethoven!-E quando scorreggi?-Prokof 'ev.E poi, ragazzi! Ci son nomi che paiono una formazione calcistica!
Sentiamo che direbbe lo speaker!
(ed elenca una improbabile squadra di calcio, come farebbe un cronista sportivo)
Scendono in campo Monteverdi, Rossini, Debussy, Ravel, Mendelssohn...Per completare la
squadra fino a 11 ci vuole qualche pittore, però! E quindi è la volta di Turner, Velazquez, El Greco,
Murillo, Bernini, Memling, De la Tour...
ERSILIA
A me non fa ridere…
UMBERTO
Signorina, sono cazzate. Io le trovo qui, le dico come le trovo, dette una in fila all’altra…
Lapo, mi diverte la cosa, andiamo, via, altre storie così. Al limite, ci viene l’orticaria
all’ugola, e si va tutto dall’ otorino.
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MARIO
Tutti a Torino? Io no, eh…io non viaggio.
UMBERTO
Grullo, che a Torino? Dall’otorino!
MARIO
Laringoiatra?
UMBERTO
Oh, bravo, ciccio! Vedi che connetti, se vuoi?
LAPO
Continuiamo.
E da dietro le quinte entra un tipo.
UN TIPO (1)
(Recando con sé un cesso in ceramica, ponendolo davanti a sé al centro della scena)
IL MONOLOGO DEL W.C.
Da quando nacqui, nacqui pitale. La ceramica è la mia pelle, e la tua amica, nel momento del
bisogno. E se cacare a volte è un sogno, lo sa
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lo stitico, che di tutti mi è meno amico. Non per cattiveria: lo vedo poco. La mia vita non è mai sola,
e vedo tante chiappe. E son culi che vedrò e rivedrò, sempre gli stessi. E quanti! Sono un cesso
pubblico!
Ne avrei di storie da dì, se i bùi di 'ulo chiocciassero come cuculo!
E invece, mi scoraggio: sento solo scoregge. Aspetto: e odo solo un peto. Assonanze sordide.
Consonanze ruvide. Rumori molli. E la mia vita scorre così, tra uno sciacquone e una diarrea...
Accanto, ci sono altri miei simili, ma son divisi da me da una parete divisoria.
Mai nessuno che dica:
-Signor cesso, scusi...Direi:
-Avanti, cacate!Oppure:
-Oggi son proprio pieno, scusate!E invece, no! Cacca e merda! Finché ne è piena la sacca!
E non dico più nulla. Anzi, no, aspettate, ecco, vi dico dell’altro:…
7 REGOLE PROPRIO PER RIDERE
1) Pe' ride davvero, occorre che si abbia una bocca ben prona ad aprirsi;
2) Le scorregge devono aver più rumore che odore (altrimenti si lacrima pe' i' puzzo fradicio);
3) Le donne devono esse' più ignude che vestite, e impudiche;
4) I rutti devono entrare in scena spesso;
5) La sporcizia deve aver voce in capitolo in ogni forma (dalla A di appestare alla Z di zaffata);
6) I protagonisti di ogni storia devono avere Sfiga, con la s grande;
7) La satira deve essere indagata a fondo.
E se poi alla fine nessuno ride, è perché non c'è nessuno.
Ed esce.
LAPO
Ecco, questo è uno che ha capito qualcosa, nella vita. E’ uno che ha il guizzo.
UMBERTO
Il guizzo?
LAPO
Sì, dai, quel lampo di noi toscani, che ci viene dietro la nuca, e ci sale su su alla testa, che ci
fa seguire tutte le ragazze e le donne fin dal mattino quando ci si sveglia, facendoci credere
che saranno nostre. Io lo chiamo così…E’ essere convinti di essere “ganzi”, essere convinti,
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come si dice…Avere il guizzo…Questo tipo, ce l’ha. E’proprio uno di noi. Peccato è già
andato via. Via…Allora…
ERSILIA
Protesto Lapo! Ora basta! Son tutte storie sconce!
LAPO
Oh, bimba cara…Siamo uomini, ci si diverte così!... Vero? Dico male?
MARIO
Via, si fa per scherzare, Ersilia…
Ulisse non è scandalizzato, ma esce.
ERSILIA
Ulisse!
LAPO
Ersilia, lascialo stare! Si vede che le storie del Breviario dell’Abacista, non gli aggradano.
Almeno tu, sta al gioco…
ERSILIA
Sto, sto… Son qui…
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Entra un tipo.
UN TIPO (2)
CHIMERE IN CHIAROSCURO
Quando Valerio Semiserio sentì che di sua moglie dicevano:
-Se il barbagianni esce con furia dal nido, è perché va in cerca di coccoveggia...Allora partì in Amazzonia, tanto per distrarsi prima del divorzio. Incontrò caimani cannibali che
ingoiavano alligatori e coccodrilli; tartarughe che uscivano dal guscio, vi salivano sopra e ballavano
la rumba; lontre grasse come cinghiali, ed infatti erano cinghiali che parevano lontre; castori grossi
come stambecchi, ed infatti erano stambecchi in cerca di refrigerio; alci che sembravano fiori di loto,
ed infatti…infatti erano fiori di loto; rane che parevano pachidermi ed infatti erano ippopotami; un
indigeno che pareva Valerio, mentre era proprio Valerio che pareva un indigeno. E questo perché
aveva visto caimani, cinghiali, stambecchi ed ippopotami presso fiori di loto, e tanto era stato questo
spettacolo faunistico che la sua faccia era esplosa in un'espressione ebete da muflone buzzurro.
Tutte chimere in chiaroscuro che non avrebbe mai scordato, ma comunque presenze
assai preferibili a sua moglie Brunilde detta la pigmea.
Ed esce.
Entra un tipo.
TIPO (3)
Ricordate le fiabe, ragazzi? Quelle storie tutte belle, tutte dolci…
Voi non lo sapete, ma Cappuccetto Rosso e Cenerentola si son conosciute.
Erano due belle fanciulle, ma avevano poco in comune… Davvero molto poco…
Cappuccetto aveva fame di pane e sete di vino.
Cenerentola aveva vino di fame e pane di sete.
Cappucetto aveva un berretto, ed aveva paura di un lupetto.
Cenerentola aveva un lupetto, ed aveva paura di un berretto.
Cappuccetto era vergine, e non sapeva che volesse dire essere donna...
Cenerentola era donna, e non sapeva che volesse dire essere vergine...
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Cappuccetto aveva il cappuccio rosso.
Cenerentola non aveva il "cappuccio" (infatti è incinta).
Cappuccetto amava molto gli uccelli e voleva fare da grande l'ornitologa.
Cenerentola amava anche lei gli uccelli molto, e da grande
voleva farsi l'ornitologo,… ma anche già adesso...
Cappuccetto e Cenerentola si presero a botte fino a non vedere più nè il sotto né il
sopra. E morirono picchiandosi stese una ad un angolo del ring, l'altra all'opposto.
E c'era una volta chi disse anche che morirono felici e contente.
Entra l’Uomo con la Maschera.
UOMO CON LA MASCHERA
Ecco! Questo teatro! L’angoscia della tragedia attica vi colpisce col suo dardo, per fondere
le antiche Arti in un unico sussurro!...
LAPO
Oh, chi sei!
UOMO CON LA MASCHERA
Chi siete voi, improvvidi attori dell’ultima ora! Che vi spinge a questo teatro?
Il delirio! Il delirio! Vedo ombre che vi si posano sulla schiena, e prevedo presagi
funesti.
LAPO
A parte che se lei è greco, io sono livornese…
UOMO CON LA MASCHERA
Dirò della Grecia antica…
LAPO
Ecco che la tragedia invade la commedia. Si è detto quel che si è potuto.
Chi ci ama ci segua, ma non ascolti più quest’Uomo con la Maschera,
e le sue tristi sventure.
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ERSILIA
Sento qualcosa di brutto in lui! Qualcosa di ostile! Ho paura!
Entra Ulisse.
ERSILIA
Ulisse! Amore!
ULISSE
So io cosa succede! (avvicinandosi e togliendogli la maschera) E’ Olaf il Dittatore!
TUTTI, IN CORO
No! No! No!
UOMO CON LA MASCHERA/ OLAF KIRSHNAR
Sono proprio io, ma non ho più potere! Sono qui a dire che non è più tempo di teatro.
ULISSE
Lo sappiamo, (avvicinandosi e tappandogli la bocca con la mano) ma preferiamo dirlo noi,
ora che tu che hai governato a lungo nel terrore non sei più nessuno, che questa è l’ora
che del nostro spettacolo sia la fine…
Sipario
FINE
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QUI E ORA, SI RIDE!