QUI E ORA, SI RIDE! Una commedia comica di Filippo Armaioli Magi PERSONAGGI ULISSE ORSUCCI, intellettuale LAPO TOSCANO, giullare ERSILIA SARCAPONE, compagna di Ulisse MARIO POLLO UMBERTO PON UOMO CON LA MASCHERA Un tipo e altri tipi. ATTO PRIMO Su un tavolo sta un mappamondo. Entra Ulisse Orsucci. Subito dietro lui la fidanzata, Ersilia Sarcapone. ULISSE Tanta confusione in città, Ersilia. Non conviene più uscire di casa. ERSILIA Eviteremo di andare fuori. Staremo qui. ULISSE Sono stanco di non fare. ERSILIA Ti capisco… ULISSE Stanco di rinunce, non ce la faccio a stare fermo tra quattro mura. ERSILIA Anch’io sono soffocata dal silenzio. 1 ULISSE Sediamoci, e riscaldiamoci con le nostre parole. ERSILIA Sono tutto ciò che abbiamo. Entra Lapo Toscano. LAPO Eccomi! Amici e nemici, bravi e cattivi, uomini o dei, sono arrivato perché ci sono! ULISSE Chi sei? LAPO Mi chiamo Lapo Toscano da Pistoia, e quelli di Pisa mi dettero l’incarico di raccogliere i loro scritti, prima che da Lucca, Firenze e Livorno se ne facesse l’oltraggio di cancellarne le tracce. E poiché noi da Pistoia di quelli di Pisa non abbiamo nessun odio, ecco che dirò delle loro cose come fossero mie e nostre. ULISSE Io sono Ulisse da Milano e lei è Ersilia, la mia compagna bolognese. LAPO Mi siedo con voi. Ulisse, parla tu, che le mie cose possono attendere tempo. ULISSE Parole, parole, parole… ERSILIA 2 Parlaci, Ulisse. Ti ascoltiamo. ULISSE I fari delle auto, alla sera, mi facevano paura, quand’ero piccolo; poi sono cresciuto, ed è stato il tempo, e non so se è una colpa, o solo il destino, se oggi devo fare molte più cose di prima per guadagnarmi di poter dire alla fine che ho ben fatto per la mia vita. ERSILIA Quando ti ho conosciuto respiravi tabacco macuba sotto l’aria della città. ULISSE Fumo, e respiro catrame, e sudo cenere. La città è un luogo pieno di sapori. Uomini, donne e semafori, col rosso giallo verde acceso che mi balugina sulle pupille. Ed ecco il richiamo: Ulisse, alzati e esci. Gambe, alzatevi. Corpo, muoviti. Ed esco. La strada è tutta un popolo in movimento, ma io non vedo nessuno, tutti i colori della gente si diffondono in un caos di luci e ombre per dissolversi in un ricordo visivo che stenta a permanere nella memoria. Ogni giorno è un giorno così. Quando scopro di avere disagio alle papille gustative, allora perdo appetito, e mi sento costipato. Allora, mi sale una rabbia che nessuno nota, divento guardingo, ascolto rumori che non ode nessuno, e talvolta vedo l’invisibile. ERSILIA Noi siamo come te, e per questo ti amiamo. ULISSE 3 E un giorno vi ringrazierò, quando l’avrò capito davvero… ERSILIA Lapo, chi sei? LAPO Un giullare al tempo in cui la risata fa da padrona nei desideri di chi ha ancora il cuore vivo! Un guitto che sa che è storto e che è dritto. Un attore che non conta più le ore! ERSILIA Ci dirai di te? LAPO Quel che potrò, ma non di me, io non sono se non il guscio di ciò che dico. La parola è tutto. ULISSE La parola è niente! ERSILIA Non badargli. Crede che solo lui può dire, e che valga che lui solo si ascolti. 4 ULISSE La parola è un’arma in un mondo senza nemici! LAPO E’vero, che la parola è un’arma…Ma un mondo senza nemici!...Dov’è? ULISSE Questo teatro! LAPO Oh, sì!...Questo teatro è un mondo senza nemici…ma non è il mondo… ULISSE Il teatro non è il mondo…Questo teatro…così chiuso…siamo come dentro le mura di un bastione… Si respira solo se ricordiamo chi siamo! LAPO Quanto pathos, Ulisse! Ne sarei preso, soggiogato, se non fosse che vivo della risata. E’ il riso che mi muove, e chi vive come me, ridendo, e ascoltando chi ride del mio dire, chi vive così, comicamente, non ha paura di nulla, e prima di tutto non teme le parole! ULISSE 5 Ecco ciò che non amo di chi ride: parla tanto, senza dire niente. ERSILIA Lapo, continua…e non far caso a Ulisse…lui sopporta il peso del silenzio… LAPO Forse è una virtù...Io non sopporto il buio del suono. Mi piace la festa vivace, il trillo allegro, il sollazzo gaudente di chi si trova assieme…Vi dico una storia. Ecco, una bella storia. ERSILIA E noi ti ascoltiamo! LAPO Questa è la storia di Olivio, il Ragazzo dei Boschi. Una storia vera. Ascoltate. Olivio camminava fra gli alberi come se ognuno di essi potesse sradicarsi e seguirlo, un giorno o l’altro, come se uno di essi o più fosse un amico vegetale rigoglioso di vita! Che stupida fantasia! Olivio era sciocco quanto semplice era il suo pensiero, e il suo pensiero era semplice tanto quanto vasta era la valle che percorreva. A piedi, svelto, a corsa, andava e andava, Olivio! E si fermava a quest’albero, e poi a quel fusto, e ogni sosta la faceva apposta! Certe volte, rideva dell’aria che gli entrava nelle narici! Altre volte, piangeva, perché stillava della resina, così viscosa che quando si avvicinava fino a sfiorare il legno, gli si impiastricciavano le guance, e se stava, allora vi si formava una maschera, e quella viscida essenza lo turbava, fino a farlo piangere come un marmocchio! Povero scemo Olivio! Senza nessuno al mondo, non diceva nulla, e faceva parlare la natura, ma quando la voce della terra gli percuoteva i timpani titillando i suoi segreti nelle viscere delle sue orecchie, il solletico della verità lo inebriava, e restava ancora muto, gli occhi al sole e al cielo, e rideva, e piangeva, e piangeva ridendo, e rideva piangendo, 6 Olivio, come chi nascesse or ora al mondo! E pare che non conobbe mai nessuno, e che nessuno lo incontrò mai, tranne un giullare come me, che parlando di lui come faccio io ora, fece sì che, sepolto senza ricordo, avesse almeno il conforto dell’onore di questo mio narrare. ERSILIA E’una strana storia. Un po’ triste, un po’ bella. Non trovi, Ulisse? ULISSE Sono d’accordo. Lapo, io credo di non aver da dire molto quanto te. Quindi continua, se c’è altro che vuoi dire…continua… Io pensavo ad altro…Allo smog che ci ammorba la mattina, alla voglia delle donne di star sole, mentre gli uomini le cercano come api in caccia di miele, pensavo agli stormi di uccelli in fuga verso un altro domani, prede della paura più oscura… LAPO Pensi a tutto questo, Ulisse? Hai ancora una luce davanti a te, bravo! Ersilia, tu? Tu pure pensi a cose così? Né tanto nobili da esser trascritte ai posteri, né così ovvie da meritare l’oblio di chi pensando di non valer nulla il proprio dire, zitto tace nell’ombra… LAPO Per quei pensieri come quelli che hai già sentito dir da lui, per seguire quelle immagini così puerili, ecco, egli non è più qui, ma in un lontano altrove! Non vedi, come la sua fronte volge lontano? Come il suo sguardo annega nel profondo? La sua anima, pure essa, è assente, persa nel limbo di un lontano addio…Ci saluta dall’altrove…Ulisse non è più… 7 ERSILIA Ulisse! ULISSE Sono qui, Ersilia. Non credere alle parole dei giullari, che ti confondono con le cantilene di vecchie pergamene, tratte dalla cornucopia che ripone nel suo fagotto! Essi sono abili al riso, tanto quanto a una sagace filosofia, che può confondere, e farci perdere dentro sé come la malìa del canto di una sirena! LAPO Ed io allora non dovrei seguire le vostre peripezie, e invece son qui, con voi, a sudare il vostro stesso umore! Basta! Non volete più ascoltarmi? Allora, vado, che se resto ancora cado! (Ed esce) ERSILIA Che tipo strano! ULISSE Racconta belle storie, ma è così appiccicoso, pare non volesse andar via più! ERSILIA Io ne avrei ascoltate altre! 8 ULISSE Ecco, donne! Voi siete così! Quando caldo è il centro dello stomaco, perché sazio è il ventre di buon cibo! Quando il calore tiene lontano il gelo, quando il dovere è compiuto ed è tempo del piacere, quando il sole lascia alla notte ciò che essa vuole, ecco, voi donne volete la parola! ERSILIA E tu dilla ancora, la tua saggia opinione! ULISSE Lo dico, sì! La parola ve la dà l’uomo! ERSILIA Quanto non è affatto vero! ULISSE Dici al contrario che siete voi che l’avete? ERSILIA Dico che si ragiona di cose di poco conto, comunque, a ben dire, siamo noi che ve la si dà. ULISSE E come, se parlate poco, e se quel che dite spesso è illogico e vuoto? 9 ERSILIA Vi si dà, vi si dà, la parola. ULISSE Ma che dici! ERSILIA Pensa un po’. ULISSE Penso che non sai che dici. ERSILIA E’ banale, ma se non nascete da noi, voi uomini non siete. Così, senza la donna, non è l’uomo. Donna che vi fa strada, sotto la gonna! Donna che soffre, dopo che vi si offre! Donna che piange, ma a voi ciò non tange! Donna che si fa madre, e che vi rende padre! ULISSE E’della vita del figlio che non abbiamo di cui dici, e mi rinfacci ora l’ aborto della mia accidia… ERSILIA 10 Forse…Sono nata madre, Ulisse, sono nata donna…Ma tu non hai voluto darmi mio figlio… E io non ho voluto un altro padre per lui. ULISSE Ersilia, sai come abbiamo passato il nostro tempo insieme, ed è come abbiamo voluto… Un figlio? Ce ne avrebbe tolto la metà, e tre quarti del nostro denaro per i suoi bisogni, e tutto il nostro respiro per seguirne i passi. Vuoi che facciamo oggi questo gran passo? ERSILIA Ti chiederei troppo, no…Ormai si è deciso insieme, che non l’ho voluto… ULISSE Perché questo pensiero, oggi e ora? ERSILIA La storia del giovane Olivio mi ha toccata…pareva di sentire quel fanciullo soffrire e chiamare da lontano, tanto vivido ne era il ritratto che Lapo ci ha fatto di lui. ULISSE Ti è piaciuto il racconto del giullare? Lo inviteremo domani, se vuoi. ERSILIA A domani, allora. 11 ULISSE A domani. Sipario ATTO SECONDO Entra Lapo. LAPO Arrivo, ci sono. Mi hanno chiamato. Sì, perché parlo bene, perché ho qualcosa da dire, perché la mia presenza ha una sua essenza…Ci sono. Che è, qui? Sento il silenzio, la cosa non mi piace. Nel silenzio sta la paura…Si muove quatto quatto, e perché fugga e non torni, occorre che lo si segua e lo si schiacci…Questa è l’indifferenza e l’ignoranza… Entrano Ersilia e Ulisse. ERSILIA Amico, parlateci ancora. ULISSE La mia ragazza vuole ancora parole. LAPO E tu non hai più da dirle? ULISSE Devo trovare me stesso. 12 LAPO Sei tornato adolescente? ULISSE Sto invecchiando. LAPO Anch’io…ma non mi lamento. ULISSE Nemmeno io. Se fossi ancora giovane, mi ribellerei agli anni. Il fatto è che lo accetto. Quindi, è così. LAPO Ersilia, tu trovi che Ulisse sia cambiato? Io non lo conosco, che posso dire. ERSILIA Sì, è cambiato. Oggi ti ascolta. Anni fa, non avrebbe accettato che nessuno dicesse la sua. E’ vero, Ulisse, che eri tutto tu e solo tu fino a qualche anno fa? ULISSE Ho perso la compagnia degli altri, da tempo. LAPO 13 Ma hai ancora tempo…Ne abbiamo, fin quando non si sa… ERSILIA Non si sa! Quindi ora ci divertiamo! Lapo, racconta! LAPO Questo è il mio repertorio. Allora, tutti voi sapete che oggi, 12 marzo 2045, noi viviamo in Uropa. Questo continente, si chiamava Europa, fino al maggio del 2023. Poi è arrivato il demiurgo Kishnar, e ha imposto la sua dittatura. Queste son cose che sappiamo tutti. ERSILIA No! No! Non ricordare! La dittatura è una brutta parola! LAPO E’un fatto orribile. Accade, e può avvenire sotterranea e repentina, fino a soffocarsi mentre perisce il tiranno. ERSILIA Kishnar non è morto. LAPO E’ vero. Olaf vive ancora. ERSILIA 14 E’tra noi? LAPO Spero di no. Comunque, non pensiamo a lui. Dicono che sia ridotto a un manichino, e che quel burattino che è adesso è lo spettro stupido di quell’Immenso e Unico che diceva di essere, quando ogni sua parola era legge. ERSILIA Io non conoscevo ancora Ulisse, avevo quattro anni quando morì. LAPO Non avresti potuto conoscerlo, perché Olaf Kirshnar odiava le coppie, ed impediva che la gente si amasse. Olaf odiava l’amore, perché nessuno lo aveva mai amato, e nessuno lo aveva mai amato, perché Olaf non sapeva cos’era, l’amore. ERSILIA Serve una vita intera per impararlo. LAPO Ma che ne so, io sono giullare, ho amato tutte le donne, o nessuna, forse… ERSILIA Non ne avete una. 15 LAPO (Ammiccando, nel goffo tentativo di una seduzione impossibile) Non ho voi ora, attaccata alle mie labbra?… ERSILIA Voi scherzate, scherzate sempre… LAPO Scherzo, infatti. Nessuno può avere un’altra persona. Ognuno appartiene a sé stesso. ERSILIA Io sono di Ulisse, e Ulisse è mio… LAPO Tu sei tua, Ersilia, invece, come Ulisse è suo, e siete uno per l’altra proprio perché è così, o non avreste nulla da dire all’altro, se non foste attratti proprio dal fascino che ognuno a suo modo custodisca, come in un guscio, qualche segreto ancora difficile da penetrare. E questo perché ci sono stati anni e anni in cui non vi conoscevate. E quel mistero vi fa ancora oggi guardare negli occhi con curiosità, per cercare ancora l’uno l’altra. ERSILIA Lapo, siete un poeta! Quanta dolcezza! LAPO 16 No, no! Sono un giullare, niente più. Non so molto, e anche quel che dico come se lo sapessi, no, no, sono un giullare…Non so nemmeno quel che dico! ULISSE Vi schernite, come se ogni cosa che ci state dicendo faccia parte di una ribalta cui non vi abbiamo chiamato, e che vi siete arrogato di offrirci. LAPO Vado via, se vuoi, Ulisse. ULISSE No, Ersilia si diverte. Intrattienici ancora. LAPO Sono qui per questo. ERSILIA Parlaci delle favole di Uropa! LAPO Sono tante! Davvero tante! Ho con me un opuscolo, si chiama Il Breviario dell’ Abacista. ULISSE 17 Titolo curioso. LAPO Trovi? Te ne leggo degli estratti. Devi pensare che l’autore, Dimitri Alejandrovic Ruskov, russo di madre italiana, per scriverlo rinunciò all’amore per la bella Adele, che lo aspettò per anni, dopo aver ricevuto da lui mazzi di fiori di ogni tipo, i cui petali secchi lei adagiò in una scatola trasparente colma di formalina, affinché, seppur avvizzendo, quei fiori trovassero vita duratura presso di lei, che li ha cari come fossero un adorato animale domestico. Li tiene tuttora a fianco dell’abat-jour, sul comodino. ERSILIA Una cosa romantica e triste. LAPO Davvero. Veniamo alle storie del Breviario. Le leggeremo un po’ per uno. Tu Ulisse, leggerai quelle più serie, io quelle comiche, e Ersilia quelle romantiche. ERSILIA Evviva! Amo le storie d’amore! ULISSE Bene, Lapo, anche perché io non so essere comico. LAPO Né io so non esserlo. Vedete? Ognuno è come è. ULISSE 18 Inizia tu, Lapo. LAPO Ben contento che siate con me! Bene. Iniziamo col Ballo del Cavallo! IL BALLO DEL CAVALLO Fallo il ballo del cavallo: schiaccia la focaccia? No. Allora, credeteci: ‘un c’è perìolo di fa danni a danzare questi passi. Il ballo del cavallo è la moda di vesto seòlo…Con questo ballo, si schiaccia il mallo della noce dopo aver fracassato il gheriglio. Il ballo del cavallo non è come il guizzo di un semplice serpente, ma come lo scatto di una biscia fetente, che non chiede mai niente. Il ballo del cavallo è un moto di chiappe, un sobbalzare di gualdrappe, un brivido di schiene fugaci che trottan veraci. Il ballo del cavallo, non è come l’impennare d'un gallo, ma è un passo duro come un callo. Lo zoccolo freme,il deretano tentenna, la coda ondeggia: tranquilli, è solo una equina scorreggia! La danza dell'asino, invece? E'differente di molto. E'un moto già noto, che io però so poco: è un culo che va su e giù, e non chiedete di più. Il somaro ha pepe in corpo, e va anche di corpo. Quando vede te, caca come un re...e dico così per dire tanto vanto. Anche nel ballo del cavallo, lo stallone defeca, e chi annusa certo è che impreca. Il ballo del cavallo lo si danza al Bolscioj, e la danza del ciuco la si replica a Broadway. Son movimenti lenti che ci alzan su...andamenti lenti! Che ci scombussolano, che ci sconquassano, che ci piroettano nel blu dipinto di blu. Ersilia ride, UIisse si trattiene [Ma se l’attore dovesse ridere, non importa] LAPO Qualcuno ha riso, tra gli spettatori? Spettatori, ci siete? Oh! Ecco allora Il caso del brasato scomparso…Fu un mistero il contenuto della trascrizione di una registrazione segreta, che tanto impensierì un bravo detective. Ecco che diceva il nastro: “Mamma, buono il brasato, stasera?” “Che cuoca che hai in casa, eh?” “Buonissimo! Posso andare ora a giocare con Skip, il mio cane?” “Vuoi troppe cose. Il cane, tesoro, cosa chiedi? Non hai voluto… la carne?” “…” Che caso oscuro. 19 Quella bambina felice. Quella carne ben cotta. Quel cane ben sparito Che storia: cos’era successo? Quel cane felice. Quella carne sparita in pochi bocconi. Quella bambina cotta dal sole d’agosto. Era un fatto che non si spiegava. Quella bambina ora sparita. Quella carne felicemente imbandita. E, soprattutto, quel cane cotto davvero. ERSILIA Che tristezza! Povero cucciolo! LAPO LA FALSA LEGGENDA DELLE TRE LAMPADE Narra una falsa leggenda che Isabella di Spagna mandasse, per femminile scherzo, il pirata Ramon il Portoghese sulle navi che aveva affidato a Cristoforo, indefesso viaggiatore ed esploratore di terre lontane. Le tre caravelle erano ancorate all’ispanico molo in modo non troppo saldo. Ramon portoghese, detto anche il Timoniere, ebbe appena il tempo si salire sulla Nina che la fune si staccò immantinente. Accadde lo stesso alla Pinta, e la Santa Maria non tardò ad imitare in ciò le due gemelle. Ramon corse fino alla stiva della Nina, trafugando un monile da una cassapanca. Rubò anche sulla Pinta, e saccheggiò ugualmente la terza nave, scalzando perfino la polena di palissandro. Proprio sulla Santa Maria, Cristoforo scoprì il bottino di Ramon: tre lampade dorate. -Contengono del raro thé indico. Lo restituisca!-Colombo, oltre a quell’erba profumata, in una delle tre lampade, stava il placido genio Lando.-Vi giaceva uno spirito!?-Esatto. Che ha miniaturizzato le altre due lampade, e se ne è appropriato.-Col vostro aiuto! Perché?-Per tre desideri che ne ho ottenuto in cambio.-E cosa ha scelto? Di aver scoperto le Americhe al mio posto?-No, signor Cristoforo. Che affondasse la Nina.-No!La Nina era infatti sparita dal panorama. -Per secondo ho espresso il desiderio che svanisse la Pinta.E questa non c’era già più, infatti. -E il terzo?-, chiese tremando Colombo, orfano di due caravelle. 20 -Niente di speciale Solo che si cessasse di esistere sulla Santa Maria.E così fu, per l’uno e per l’altro, tanto che nessuno più si ricorda di tre navi, e di due navigatori. Sipario ATTO TERZO Entrano Mario Pollo e Umberto Pon. UMBERTO Ma cos’è, tutto questo teatro, io non lo capisco, Mario! Cos’è? MARIO Non so… UMBERTO Cos’è, questo tempo che scorre attorno a noi, fra tutta questa gente, cosa sono gli attimi, i minuti e le ore dei nostri giorni? MARIO Non so… UMBERTO Cos’è questo luogo? Cos’è questa ribalta, chi è che abbiamo davanti a noi… E che c’è, dietro le quinte? MARIO Non so, davvero... 21 UMBERTO Mario, mi preoccupi…Io non so nulla, ma neanche tu sai un cazzo… [E si nomina il membro virile in quel detto tanto usato, per dire: tu non sai niente, nel modo più incisivo e forte che si può…] MARIO Umberto, nessuno nasce imparato nella vita… UMBERTO Nessuno nasce istruito, vuoi dire… MARIO Eh… UMBERTO (Scimmiottando l’amico) Eh! Mario, neanche sai parlare! MARIO Ci provo… UMBERTO Come, ci provi! Mario, la lingua italiana!...Mario!... E’ tutto ciò che siamo!... MARIO 22 Scusa… UMBERTO Non scusare me….scusa il tuo Paese…scusa tua madre che ti ha creato…scusa l’Italia! MARIO (Contrito) Scusa… UMBERTO Ti si scusa, ti si scusa…Sai quanti sono come te… Tutti che nascono senza essere imparati, come dici tu… Entrano Lapo, Ersilia e Ulisse. LAPO Ancora c’è teatro qui! UMBERTO Chi siete? LAPO Siamo un giullare e due guitti…Voi chi siete? UMBERTO Due poveri cristi, signore. LAPO 23 Bene, fate al caso nostro. Unitevi a noi, siamo una compagnia di “raccattati” davvero messi bene. UMBERTO Se è per esserci, io e il mio amico qui ci siamo, ma che si deve fare? LAPO Leggiamo delle pagine insieme di un libro mai letto. UMBERTO Interessante! MARIO Io non leggo. Scusate, per principio. Io non recito, non leggo, non voglio sapere niente… LAPO Bene, signore. Lei? (Dice rivolto a Umberto) UMBERTO Io sono qui, mi sento chiamato, eccomi…ci sono, ci sto! LAPO Bene. Allora iniziate subito. UMBERTO Leggo come è scritto. 24 LAPO Una parola dopo l’altra, via…Dai, che vai bene. UMBERTO Vado…Allora… Quando si scartabellano i nomi dei compositori più celebri, sembra ai più scemi di poter dire corbellerie. Come se quei nomi fossero dei rumori. -A te sembra che va sempre tutto Mahler!-E' che odo strani rumori!-Quando suono il clacson la mia auto fa: Schubert !-E quando freni?-Sostakovic.-Io quando rutto fo: Beethoven!-E quando scorreggi?-Prokof 'ev.E poi, ragazzi! Ci son nomi che paiono una formazione calcistica! Sentiamo che direbbe lo speaker! (ed elenca una improbabile squadra di calcio, come farebbe un cronista sportivo) Scendono in campo Monteverdi, Rossini, Debussy, Ravel, Mendelssohn...Per completare la squadra fino a 11 ci vuole qualche pittore, però! E quindi è la volta di Turner, Velazquez, El Greco, Murillo, Bernini, Memling, De la Tour... ERSILIA A me non fa ridere… UMBERTO Signorina, sono cazzate. Io le trovo qui, le dico come le trovo, dette una in fila all’altra… Lapo, mi diverte la cosa, andiamo, via, altre storie così. Al limite, ci viene l’orticaria all’ugola, e si va tutto dall’ otorino. 25 MARIO Tutti a Torino? Io no, eh…io non viaggio. UMBERTO Grullo, che a Torino? Dall’otorino! MARIO Laringoiatra? UMBERTO Oh, bravo, ciccio! Vedi che connetti, se vuoi? LAPO Continuiamo. E da dietro le quinte entra un tipo. UN TIPO (1) (Recando con sé un cesso in ceramica, ponendolo davanti a sé al centro della scena) IL MONOLOGO DEL W.C. Da quando nacqui, nacqui pitale. La ceramica è la mia pelle, e la tua amica, nel momento del bisogno. E se cacare a volte è un sogno, lo sa 26 lo stitico, che di tutti mi è meno amico. Non per cattiveria: lo vedo poco. La mia vita non è mai sola, e vedo tante chiappe. E son culi che vedrò e rivedrò, sempre gli stessi. E quanti! Sono un cesso pubblico! Ne avrei di storie da dì, se i bùi di 'ulo chiocciassero come cuculo! E invece, mi scoraggio: sento solo scoregge. Aspetto: e odo solo un peto. Assonanze sordide. Consonanze ruvide. Rumori molli. E la mia vita scorre così, tra uno sciacquone e una diarrea... Accanto, ci sono altri miei simili, ma son divisi da me da una parete divisoria. Mai nessuno che dica: -Signor cesso, scusi...Direi: -Avanti, cacate!Oppure: -Oggi son proprio pieno, scusate!E invece, no! Cacca e merda! Finché ne è piena la sacca! E non dico più nulla. Anzi, no, aspettate, ecco, vi dico dell’altro:… 7 REGOLE PROPRIO PER RIDERE 1) Pe' ride davvero, occorre che si abbia una bocca ben prona ad aprirsi; 2) Le scorregge devono aver più rumore che odore (altrimenti si lacrima pe' i' puzzo fradicio); 3) Le donne devono esse' più ignude che vestite, e impudiche; 4) I rutti devono entrare in scena spesso; 5) La sporcizia deve aver voce in capitolo in ogni forma (dalla A di appestare alla Z di zaffata); 6) I protagonisti di ogni storia devono avere Sfiga, con la s grande; 7) La satira deve essere indagata a fondo. E se poi alla fine nessuno ride, è perché non c'è nessuno. Ed esce. LAPO Ecco, questo è uno che ha capito qualcosa, nella vita. E’ uno che ha il guizzo. UMBERTO Il guizzo? LAPO Sì, dai, quel lampo di noi toscani, che ci viene dietro la nuca, e ci sale su su alla testa, che ci fa seguire tutte le ragazze e le donne fin dal mattino quando ci si sveglia, facendoci credere che saranno nostre. Io lo chiamo così…E’ essere convinti di essere “ganzi”, essere convinti, 27 come si dice…Avere il guizzo…Questo tipo, ce l’ha. E’proprio uno di noi. Peccato è già andato via. Via…Allora… ERSILIA Protesto Lapo! Ora basta! Son tutte storie sconce! LAPO Oh, bimba cara…Siamo uomini, ci si diverte così!... Vero? Dico male? MARIO Via, si fa per scherzare, Ersilia… Ulisse non è scandalizzato, ma esce. ERSILIA Ulisse! LAPO Ersilia, lascialo stare! Si vede che le storie del Breviario dell’Abacista, non gli aggradano. Almeno tu, sta al gioco… ERSILIA Sto, sto… Son qui… 28 Entra un tipo. UN TIPO (2) CHIMERE IN CHIAROSCURO Quando Valerio Semiserio sentì che di sua moglie dicevano: -Se il barbagianni esce con furia dal nido, è perché va in cerca di coccoveggia...Allora partì in Amazzonia, tanto per distrarsi prima del divorzio. Incontrò caimani cannibali che ingoiavano alligatori e coccodrilli; tartarughe che uscivano dal guscio, vi salivano sopra e ballavano la rumba; lontre grasse come cinghiali, ed infatti erano cinghiali che parevano lontre; castori grossi come stambecchi, ed infatti erano stambecchi in cerca di refrigerio; alci che sembravano fiori di loto, ed infatti…infatti erano fiori di loto; rane che parevano pachidermi ed infatti erano ippopotami; un indigeno che pareva Valerio, mentre era proprio Valerio che pareva un indigeno. E questo perché aveva visto caimani, cinghiali, stambecchi ed ippopotami presso fiori di loto, e tanto era stato questo spettacolo faunistico che la sua faccia era esplosa in un'espressione ebete da muflone buzzurro. Tutte chimere in chiaroscuro che non avrebbe mai scordato, ma comunque presenze assai preferibili a sua moglie Brunilde detta la pigmea. Ed esce. Entra un tipo. TIPO (3) Ricordate le fiabe, ragazzi? Quelle storie tutte belle, tutte dolci… Voi non lo sapete, ma Cappuccetto Rosso e Cenerentola si son conosciute. Erano due belle fanciulle, ma avevano poco in comune… Davvero molto poco… Cappuccetto aveva fame di pane e sete di vino. Cenerentola aveva vino di fame e pane di sete. Cappucetto aveva un berretto, ed aveva paura di un lupetto. Cenerentola aveva un lupetto, ed aveva paura di un berretto. Cappuccetto era vergine, e non sapeva che volesse dire essere donna... Cenerentola era donna, e non sapeva che volesse dire essere vergine... 29 Cappuccetto aveva il cappuccio rosso. Cenerentola non aveva il "cappuccio" (infatti è incinta). Cappuccetto amava molto gli uccelli e voleva fare da grande l'ornitologa. Cenerentola amava anche lei gli uccelli molto, e da grande voleva farsi l'ornitologo,… ma anche già adesso... Cappuccetto e Cenerentola si presero a botte fino a non vedere più nè il sotto né il sopra. E morirono picchiandosi stese una ad un angolo del ring, l'altra all'opposto. E c'era una volta chi disse anche che morirono felici e contente. Entra l’Uomo con la Maschera. UOMO CON LA MASCHERA Ecco! Questo teatro! L’angoscia della tragedia attica vi colpisce col suo dardo, per fondere le antiche Arti in un unico sussurro!... LAPO Oh, chi sei! UOMO CON LA MASCHERA Chi siete voi, improvvidi attori dell’ultima ora! Che vi spinge a questo teatro? Il delirio! Il delirio! Vedo ombre che vi si posano sulla schiena, e prevedo presagi funesti. LAPO A parte che se lei è greco, io sono livornese… UOMO CON LA MASCHERA Dirò della Grecia antica… LAPO Ecco che la tragedia invade la commedia. Si è detto quel che si è potuto. Chi ci ama ci segua, ma non ascolti più quest’Uomo con la Maschera, e le sue tristi sventure. 30 ERSILIA Sento qualcosa di brutto in lui! Qualcosa di ostile! Ho paura! Entra Ulisse. ERSILIA Ulisse! Amore! ULISSE So io cosa succede! (avvicinandosi e togliendogli la maschera) E’ Olaf il Dittatore! TUTTI, IN CORO No! No! No! UOMO CON LA MASCHERA/ OLAF KIRSHNAR Sono proprio io, ma non ho più potere! Sono qui a dire che non è più tempo di teatro. ULISSE Lo sappiamo, (avvicinandosi e tappandogli la bocca con la mano) ma preferiamo dirlo noi, ora che tu che hai governato a lungo nel terrore non sei più nessuno, che questa è l’ora che del nostro spettacolo sia la fine… Sipario FINE 31