LA GRANDE GUERRA Italia/Francia, 1959, DCP, 135’, b/n Regia: Mario Monicelli; Supervisione regia: Giovanni Pastrone (accreditato come Piero Fosco); Soggetto: Mario Monicelli, Age&Scarpelli, Luciano Vincenzoni Fotografia: Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi Interpreti: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Folco Lulli, Bernard Blier, Romolo Valli, Vittorio Sanipoli, Nicola Arigliano, Geronimo Meynier, Mario Valdemarin. La Grande Guerra SCHEDA FILM Montaggio: Adriana Novelli Musiche: Nino Rota Scenografia: Mario Garbuglia Costumi: Danilo Donati 1916: Oreste Jacovacci, romano, e Giovanni Busacca, milanese, sono due furbastri scansafatiche. Dopo aver cercato invano di imboscarsi si trovano arruolati e al fronte. Da quel momento vivono tutte le disgrazie di una guerra e in una cosa i due sono sempre in prima fila: nell'evitare le grane, piccole o grandi che siano. Riescono a farla franca tutte le volte, ma una notte si trovano per caso in una cascina che viene presa dai nemici. La Grande Guerra: tra retorica e antiretorica Diversi critici cinematografici danno la propria opinione su La Grande Guerra. Chiaretti rimprovera agli sceneggiatori di aver troppo calcato la mano sugli aspetti satirici e sull’uso del dialetto. Aristarco sottolinea l’utilità di un film come questo nel mostrare, per la prima volta, degli aspetti “proibiti” e scomodi della Storia recente. Spinazzola e Gromo si lamentano dell’eccessiva retorica, soprattutto nella sequenza finale della fucilazione. Entusiasta è invece Visentini che parla di film “onesto” e “riuscito”. Il nuovo spettatore cinematografico, 1959, n. 5, (pag 112-113) Francesco Rosi ricorda di aver impiegato un mese alla scrittura dei dialoghi del film. Mario Gromo, a differenza di molti altri critici dell’epoca, sottolinea il carattere fortemente “antiretorico” del film di Monicelli. Sandro Zambetti invece si lamenta dell’eccessivo ricorso agli aspetti comici, che hanno fatto sprofondare il film nello “scherzo”, dando, paradossalmente, di nuovo credibilità a tesi del passato riguardo alla concezione “eroica” della guerra. Opuscolo Teatro Civico Vercelli La critica più diffusa a La Grande Guerra, è sempre stata quella di essere un film sostanzialmente ed eccessivamente retorico. Ma c’è stato anche chi ha sostenuto una tesi diametralmente opposta, giudicando il film antiretorico.