CARITAS
NEWSLETTER
CARITAS DIOCESANA DI SAVONA-NOLI
FEBBRAIO 2016 n° 126
IL DIRETTORE: UNA QUARESIMA DI MISERICORDIA
FEBBRAIO E MARZO: MALATTIA E SOFFERENZA
ESITO DELLA RACCOLTA DI AVVENTO PER L’EMPORIO CARITAS
PARTE PROGETTO NELLE MEDIE INFERIORI SULLE VIOLENZE INVISIBILI
ELEONORA E DANIELE: SULLA ROTTA DELLE MIGRAZIONI NEI BALCANI
PROGETTO GARANZIA GIOVANI E SERVIZIO CIVILE REGIONALE
APPUNTAMENTI DIOCESANI DI FEBBRAIO PER L’ANNO GIUBILARE
IL DIRETTORE: UNA QUARESIMA DI MISERICORDIA
Il soffrire e la salvezza. La misericordia e le nostre ferite.
Sofferenza e salvezza sono due elementi che facciamo
fatica a tenere insieme. Abbiamo quasi l’impressione che
siano due eterni nemici inconciliabili. Come facciamo a dire che
è possibile per noi una salvezza, che Dio proponga a noi un
cammino di salvezza quando la strada è segnata, a volte in
maniera profonda, dal soffrire, dalla malattia, dall’indigenza….
L’esperienza del soffrire si accompagna purtroppo con il
sentimento della colpa e della condanna: difficile non
assumere i tratti della punizione o della responsabilità. Ma che male ho fatto per meritare
questo?
Il cammino della Quaresima ci può aiutare a riportare la riflessione e il nostro sentire
sul giusto cammino, evitando così pericolosi sbandamenti o smarrimenti. È un tempo nel
quale siamo invitati a entrare nel profondo del nostro quotidiano sotto l’esperienza del
deserto: un tempo e uno spazio nel quale lasciare uscire il proprio vissuto, le proprie
“tentazioni”, le letture “angoscianti” del nostro esistere, per ritrovare un volto. Occorre
infatti comprendere se questo volto sia tirannico, castigatore, terribile, oppure diverso: se
sia il volto che ci siamo costruiti come risposta “ferita” al nostro soffrire oppure se c’è
spazio perché l’altro si possa rivelare.
Facciamo infatti fatica a pensare che il voler bene si accompagni al soffrire. Sovente
proprio il soffrire “urla” il suo dolore e quello che esce ne è solamente il frutto: quando gli
occhi sono segnati dalle lacrime non si vede con nitidezza e quello che abbiamo di fronte
appare distorto.
La misericordia di Dio è la sua capacità di accogliere la nostra umanità ferita e di darle
un luogo, il suo abbraccio, nel quale potersi sfogare e dire tutta la sua fragilità e il suo
dolore. La misericordia di Dio è il suo esserci là dove siamo, senza sottrarsi al soffrire,
offrendo un legame capace di consolare e di tenere insieme il nostro esistere. La
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misericordia di Dio è lasciarsi lentamente scoprire come alleato di fronte alla sofferenza e
non come causa tremenda di essa. La misericordia di Dio è il suo guarire i nostri legami
sfilacciati e recisi chiamandoci per nome e avendo per ciascuno di noi la possibilità di
rispondere al suo abbraccio che salva.
La misericordia è un cammino che passa attraverso le nostre ferite e sa non fermarsi ad
esse, ma porta alla scoperta di un volto: è esperienza personale, unica, irripetibile. Questa
Quaresima è occasione di fare esperienza di misericordia perché ci attende la luce della
Pasqua, il dono più bello, la risurrezione.
FEBBRAIO E MARZO: MALATTIA E SOFFERENZA
L’importanza della misericordia quando si è più deboli e vulnerabili.
Dopo la sottolineatura del tema del cibo nel bimestre
dicembre/gennaio con l’inaugurazione dell’Emporio Caritas in
via Romagnoli a Savona, siamo qui a presentare un secondo
ambito di vita che vuole essere approfondito nel nostro anno
straordinario giubilare della misericordia. È il tema della
sofferenza/malattia. È nostra intenzione informare su alcuni
servizi diocesani che tentano di dare risposte concrete alle
persone nel momento in cui si è più deboli nel corpo e nello
spirito: l’Hospice gestito dalle Suore Rossello, la Cappellania dell’ospedale S. Paolo e
l’attività dell’Ufficio di Pastorale sanitaria. Sul Letimbro appena uscito potete trovare
maggiori informazioni. Evento di questo bimestre sarà la Giornata del malato che sarà
realizzata domenica 7 febbraio.
L’Hospice delle suore Rossello. Un’eccellenza sul territorio per le cure palliative ai
pazienti oncologici terminali. Lo scopo ultimo di questo servizio è custodire la dignità della
vita fino alla fine. Situato in via Naselli Feo alla Villetta, nasce nel 2002 dal desiderio di
dare una seria risposta ad una reale necessità sul territorio. Nell’Hospice il malato viene
curato dal punto di vista fisico, psicologico e spirituale. Nel 2005 è stato insignito della
medaglia d’oro al merito per la salute pubblica. La responsabile dell’opera è Madre
Giovannina e il direttore sanitario è la dottoressa Federica Debenedetti. Conta 10 posti letto
ed è integrato nella rete territoriale della Asl2 savonese, quindi la degenza è gratuita fino a
sessanta giorni di permanenza. Un’equipe multidisciplinare di circa 25 elementi, medici,
infermiere, suore, fisioterapisti, assistente spirituale (fra Luca), psicologa, operatori, segue
quotidianamente ogni malato. Un’attenzione particolare viene data anche ai parenti per la
elaborazione del lutto.
La Cappellania dell’Ospedale S. Paolo e la Pastorale sanitaria. Un’assistenza
spirituale, umana e religiosa che da 20 anni la diocesi svolge in questa struttura in
convenzione con la Asl2 di Savona. Un servizio che viene offerto a tutti coloro che
frequentano questo luogo: personale, parenti e degenti. In questo momento come
cappellani troviamo un sacerdote diocesano don Agostino Paganessi e tre sacerdoti
francescani, fra Sergio, fra Luca e fra Paolo, con una decina di volontari laici, in particolare
Luisa Veronesi e Carlo Galletti responsabili della Pastorale sanitaria diocesana. Questa
presenza è fatta di ascolto, incontro, sostegno e offerta dei sacramenti. C’è una messa
quotidiana alle 16 e per la domenica alle 9.30, mentre presso l’obitorio si propone
quotidianamente un incontro di preghiera animato dai volontari ospedalieri alle ore 18.30.
Anche nella Residenza protetta del Santuario e in sinergia con le parrocchie, la Pastorale
sanitaria realizza il suo servizio di supporto e di animazione con la collaborazione di altre
realtà: associazione medici cattolici, Movimento apostolico ciechi, Centro volontari
sofferenza, Unitalsi e Comunità di S. Egidio.
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ESITO DELLA RACCOLTA DI AVVENTO PER L’EMPORIO CARITAS
Un interesse e un coinvolgimento al di là delle nostre attese.
Per moltiplicare la solidarietà non aspettare un miracolo! E
così è stato per tante persone che si sono date da fare
nell’avvento scorso a favore del nostro Emporio Caritas. In
particolare la domenica 13 dicembre ha visto la mobilitazione
di parrocchie e privati per una raccolta fondi che ha dato i suoi
frutti per un totale di € 19.285,36. Grazie di cuore a tutti.
Sotto abbiamo riportato le offerte ad oggi pervenute. In
questo momento l’Emporio Caritas sta dando risposte a tanta
gente: sono state consegnate 174 tessete a punti che corrispondono a circa 350 persone. Il
tutto gestito da un operatore responsabile e una squadra di 25 volontari.
Ci sono oggi parrocchie che si sono impegnate a dare nel corso dei mesi un quantitativo
di alcuni prodotti specifici: S. Lorenzo di Quiliano pomodoro e riso, S. Ambrogio di Legino
olio e tonno, la parrocchia della Villetta farina e caffè e la Stella Maris di Albisola Capo
pomodoro e sale. Anche il mondo delle Scuole superiori savonesi si sta muovendo. I
rappresentanti degli studenti sensibilizzeranno i propri compagni al fine di realizzare
raccolte alimentari mirate all’interno delle proprie strutture. Tutto è partito da loro, segno
di una sensibilità che riconosciamo presente nel nostro mondo giovanile.
PARROCCHIE ISTITUTI E CONFRATERNITE
Parr. Albisola Capo
500
Parr. S. Giorgio e Filippo Vezzi Portio
170
Parr. S. Ignazio Tosse
60
Parr. S. Cuore Savona
170
Parr. S. Giovanni Battista e Andrea
1.000
Parr. SS. Trinità Savona
285
Parr. SM. Rossello Savona
200
Parr. S. Pietro Savona
235
Parr. S. Ambrogio Legino
680
Parr. S. Paolo
540
Parr. S: Bernardo
200
Parr. S. Ermete
300
Parr. S. Maria Maggiore Cogoleto
800
Parr. S. Lorenzo Quiliano
391,12
Parr. Stella S. Giustina
25
Parr. Stella S. Bernardo
45
Parr. Stella S. Giovanni
45
Parr. Perti
80
Parr. Finalborgo
525
Parr. Nostra Signora Fornaci Savona
120
Parr. S. Pietro Noli
692,24
Parr. N. S. Concordia Albissola Marina
1.000
Parr. Maria ausiliatrice Savona
777
Parr. S. Giovanni
325
Parr. S. Bartolomeo
100
Confraternita S: Rocco Varazze
100
Istituto Figlie di Maria
500
Suore della Pietà Albisola Capo
50
Diocesi Savona-Noli
3.000
PRIVATI
6.370
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PARTE PROGETTO NELLE MEDIE INFERIORI SULLE VIOLENZE INVISIBILI
Un lavoro maggiormente approfondito a scuola per scovare le violenze che non vediamo.
Violenze invisibili: mettiamole a fuoco, è una nuova
sfida, non certo semplice, ma che sentiamo essere
importante per costruire insieme una migliore società del
domani, attenta al prossimo, chiunque esso sia. Il progetto
coinvolgerà 20 classi e 5 istituti comprensivi tra Savona e
Quiliano. Ogni laboratorio si strutturerà in quattro incontri
da due ore ciascuno nell'arco di quattro mesi, da febbraio a
maggio 2016. Il 21 maggio si terrà poi l'evento conclusivo:
l'inaugurazione di una mostra aperta al pubblico, che per
una settimana esporrà gli elaborati fotografici che le diverse classi avranno concretizzato,
frutto delle riflessioni e dei lavori svolti durante i laboratori. Durante l'evento i presenti
potranno votare l'elaborato preferito, che decreterà la foto da utilizzare come copertina di
un opuscolo che verrà regalato ad ogni scuola.
Attraverso l'esperienza della Pace di Corsa, progetto che per 5 anni abbiamo realizzato
sul territorio, nasce quest'anno un nuovo progetto, frutto dei confronti avuti con docenti e
studenti delle scuole secondarie di primo grado in questi ultimi anni. Una crescita comune
che ha permesso di focalizzare tra le pieghe del quotidiano alcuni bisogni emergenti nei
nostri giovani studenti: primo fra tutti, vivere un'esperienza che metta in gioco le emozioni
dei ragazzi, svelando le violenze invisibili che implicitamente finiscono per disarmonizzare
la bellezza delle relazioni e della diversità.
In una quotidianità sempre più scandita dagli impegni, dagli orari e da doveri da
assolvere, l'emotività dei ragazzi rischia di essere soffocata a favore di una maggiore
produttività. Per questo si è sentita l'esigenza di aprire nuovi spazi di ascolto, accoglienza e
condivisione in cui trovare insieme nuovi modi di affrontare i malintesi, imparando a
relazionarsi con l'altro attraverso un linguaggio non violento. Si proverà ad inoltrarsi nella
delicata tematica della violenza, cercando di affrontarla partendo dall'esperienza dei ragazzi
per destrutturare quegli atteggiamenti apparentemente innocui ma che in realtà
nascondono tensioni e sono fonte di malessere.
ELEONORA E DANIELE: SULLA ROTTA DELLE MIGRAZIONI NEI BALCANI
Un viaggio in Grecia, Macedonia e Serbia.
Nello scorso dicembre Eleonora Raimondo, nostra
operatrice responsabile del servizio Sprar, e Daniele
Albanese di Caritas Biella si sono recati nelle zone
interessate dalla rotta dei migranti nei Balcani. Il loro
compito era quello di studiare la situazione per la
preparazione di un nuovo progetto che Caritas Italiana vuole
realizzare con il coinvolgimento di alcune diocesi italiane.
Trasmettiamo la loro testimonianza. “I riflettori sembrano
oramai essersi spenti sulla rotta balcanica. Nei campi
profughi i giornalisti sono scomparsi o quasi.
Una volta raggiunta la Grecia il viaggio per siriani, iracheni e afgani sembra destinato a
procedere senza eccessivi pericoli, in maniera abbastanza spedita e con costi tutto
sommato non proibitivi. Gli altri - invece - devono cercare vie alternative, più rischiose e
costose, passano da Bulgaria, Romania o altri percorsi... Oramai è stato allestito un vero e
proprio sistema a tappe, con le sue procedure burocratiche, permessi temporanei di
transito. Il passaggio dei profughi è entrato nella normalità quotidiana dei paesi
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attraversati dalla rotta balcanica e per qualcuno sta diventando anche un buon affare. I
campi sono di giorno in giorno più attrezzati.
Tutta la zona si sta attrezzando per l’inverno. Il freddo non è ancora intensissimo, ma
potrebbe arrivare e colpire duro da un momento all’altro. Stanno facendo la loro comparsa
moduli abitativi e tende riscaldate. A muoversi sono ancora molte famiglie: la novità sono
le donne sole con i loro bambini. Vanno a raggiungere i mariti, che hanno superato il
tragitto mesi fa e che oggi le aspettano nel nord Europa.
Idomeni (Grecia). Al campo greco di Idomeni, porta d’ingresso della Macedonia,
l’atmosfera è rilassata. Ogni tanto arriva qualche autobus, il ritmo non è frenetico.
Volontari distribuiscono vestiti e qualche genere alimentare, un ambulante vende
hamburger di pollo e patatine, mentre un poliziotto dà un'occhiata ai documenti dei
profughi che stanno per imboccare la strada che li porterà in Macedonia. Davanti a loro
rotoli di nastro spinato ed un lungo reticolato. Dall’altra parte del confine militari e poliziotti
macedoni vigilano attenti la barriera. La porta è aperta appena, un poliziotto macedone ed
una poliziotta greca esaminano i documenti. Il controllo è pignolo.
Arrivano dei siriani. Un operatore umanitario ci assicura che lo si capisce benissimo
dall’accento. Li fanno tornare indietro. Non avevano il certificato originale, ma una copia
scannerizzata: devono tornare ad Atene e rifare la pratica. Viaggeranno con lo stesso
autobus che li ha portati ad Idomeni. Il biglietto costerà molto di meno e se proprio non
avranno soldi l’autista probabilmente li farà salire lo stesso. Altri ragazzi vengono respinti.
Hanno tentato di fare i furbi presentandosi con un attestato ellenico falso. Fino a pochi
giorni fa rimanevano in zona a protestare davanti al muro macedone. Alcuni si erano
addirittura cuciti la bocca. Ora sono stati sgomberati e la situazione è tornata alla
normalità. Quelli che i macedoni considerano “migranti economici” possono chiedere asilo
in Grecia, oppure possono tentare di ripassare la frontiera. Molti fanno così la spola tra
Atene ed il confine macedone, altri tentano di passare per altre vie…
Gevgelija (Macedonia). Una volta entrati in Macedonia, i profughi devono
attraversare a piedi circa mezzo chilometro per arrivare al campo profughi di Gevgelija. Lo
sterrato è percorso incessantemente da camionette della polizia e dell’esercito. Sul tragitto
polveroso, tra vigneti e rifiuti, sbucano venditori locali di sigarette ed altra paccottiglia.
Prima di entrare nel campo la polizia fa un’altra minuziosa verifica. Qualcuno viene
rispedito indietro: non ha i documenti in regola. Le pratiche burocratiche sembrano
procedere spedite. I profughi attendono in un tendone, dove viene dato loro cibo e
vestiario. Fa freddo: il riscaldamento è carente. Un gruppo di ragazzini e ragazzine si
affretta a mettere in carica il cellulare. Si naviga sui social network e si parla al telefono. La
scena non è molto diversa da quella che si può vedere di fronte ad una qualsiasi scuola o
ad un locale alla moda.
Tabanovce (Macedonia). Si resta poco nel campo. La struttura non è nemmeno
attrezzata per far dormire le persone. Quando si raggiungono le mille persone arriva un
treno speciale che parte alla volta di Tabanovce, l’altro campo macedone a due passi dal
confine serbo. Un'altra polverosa strada porta verso la città. Al suo ingresso una marea di
taxi aspetta i profughi. Qualcuno sceglie di proseguire in macchina. I migranti potrebbero
scegliere di muoversi liberamente per la Macedonia, ma preferiscono spostarsi in gruppi ed
in maniera organizzata. In poche ore si arriva a Tabanovce. Volontari ben organizzati
offrono assistenza. Il capo allestito sembra ben organizzato. Oramai si è quasi in Serbia.
Per arrivarci ci sono alcuni chilometri da fare a piedi. I profughi affrontano il cammino in
gruppo ed evitano di fare il tragitto la notte. Le cronache registrano qualche brutta
esperienza per chi aveva deciso di avventurarsi da solo nella terra di nessuno.
Preševo (Serbia). I serbi dall’altra parte vorrebbero sistemare l’ultimo tratto del
sentiero, per evitare di far passare la gente nel fango. A Miratovac c’è un piccolo campo
attrezzatissimo, fatto di moduli abitativi riscaldati. E’ stato allestito alcuni giorni fa per
sostituire la tendopoli assolutamente inadatta al periodo invernale. Per espletare le
formalità del caso si va a Preševo, una cittadina di poco più di 10.000 abitanti a
maggioranza albanese che è la principale porta di ingresso in Serbia nella rotta balcanica. Il
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paese era stato il centro della guerriglia albanese contro il governo serbo al tempo della
guerra nel Kosovo. Il luogo è desolato: la presenza dello stato si vede solo dalle barricate
erette da tempo, fatte con sacchetti di sabbia, nella zona della stazione ferroviaria.
L'atmosfera è mesta. Difficilmente si potrebbe dire che negli ultimi decenni qualcuno si sia
occupato della gestione del territorio o della ricerca del bello. Intorno al campo venditori
ambulanti, locali con esposte locandine in arabo, cani randagi, fango, rifiuti, autobus e taxi.
I profughi si incolonnano in lunghe file fuori dalla ex manifattura di tabacchi. Dopo i
controlli con il metal detector, e il sacchettino di cibo fornito dalla Croce Rossa, le persone
vengono registrate e ricevono il permesso di tre giorni. Possono anche fare domanda di
asilo ma in pratica non lo fa nessuno. I profughi possono scegliere come proseguire il loro
viaggio, una lunga fila di autobus li attende fuori dal campo e a pochi passi c’è anche il
treno, che consente di far viaggiare gratis i bambini.
Dimitrovgrad (Serbia). Le condizioni nel centro di identificazione sono “molto
spartane”, come spiega un volontario. La permanenza dura solitamente poche ore. Dopo
l'identificazione, ai profughi viene fornito un permesso di 72 ore per attraversare il
territorio serbo. Fuori dal centro ci sono un autobus, e alcuni taxi. Andare a Belgrado costa
25 euro con l'autobus, 200 con il taxi. Intorno ai migranti della rotta balcanica fiorisce una
discreta economia, anche in questo centro sperduto del meridione serbo. Molti afgani però
non hanno più nulla, tranne i vestiti sporchi di fango, e alcuni si guardano intorno smarriti.
I volontari presenti cercano di aiutare, ma non sembrano bene accolti dalla gente del
posto, che forse li considera come concorrenza.
Belgrado (Serbia). In città la situazione si è decisamente normalizzata rispetto
all’estate con le oltre 10mila presenze alla stazione centrale. Attualmente vi è un centro
ben organizzato e gestito dalla società civile cittadina (Miksaliste) che durante il giorno
ospita le persone in transito dalla città e fornisce loro ristoro, la possibilità di una doccia, le
informazioni essenziali per proseguire il viaggio e generi di prima necessità.
A Belgrado vi è poi un centro di accoglienza per richiedenti asilo (simil CARA) che si trova
fuori dal centro cittadini, vicino ad un campo Rom e difficilmente raggiungibile coi mezzi.
Ospita in baracche fatiscenti migranti africani bloccati in Serbia senza risorse e fornisce loro
il minimo essenziale per l’assistenza e il vitto. Anche qui si stanno attrezzando per
l’eventuale accoglienza.
Šid (Serbia). I diversi flussi, quello proveniente dalla Macedonia e quello proveniente
dalla Bulgaria, confluiscono poi poco a nord di Šid, da dove i profughi entrano in Croazia.
Un motel sull’autostrada è in fase di allestimento per l’accoglienza in vista della paura di
chiusura delle frontiere con la Croazia. Ad oggi però le persone transitano solamente per un
breve ristoro e proseguono il viaggio per la stazione dei treni dove prendono la direzione di
Slavonsky Brod in Croazia; il grande campo di accoglienza da 10mila posti interno
all’Europa da cui poi partono le vie per Slovenia, Austria, Germania o Nord Europa oppure
verso l’Italia entrando da Gorizia e Trieste”.
PROGETTO GARANZIA GIOVANI E SERVIZIO CIVILE REGIONALE
L’accoglienza di giovani nei nostri servizi. Secondo giro di boa per questo progetto europeo.
Oggi 23 giovani della nostra provincia hanno iniziato
un’esperienza in campo sociale per la durata di sei mesi.
Quattro di loro hanno scelto di entrare nei servizi della Caritas
e specificamente nel Centro diurno di solidarietà, nell’Emporio
Caritas, nell’Emergenza profughi e nello Sprar. Stiamo
parlando del progetto europeo Garanzia Giovani che con la
misura del Servizio civile regionale è arrivato al secondo giro
di boa. Per tutti loro ci sono 30 ore settimanali di servizio con
un rimborso spese, la possibilità di mettersi alla prova in contesti sconosciuti, e forse la
scoperta di attitudini e inclinazioni personali da sviluppare per il proprio lavoro futuro.
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Accanto a Caritas, gli altri enti che hanno accolto i giovani sono: Anpas (pubbliche
assistenze), Inac (un patronato), Confcooperative, Comune di Savona ecc… Ai nostri
quattro giovani auguriamo una bella esperienza dal punto di vista umano e relazionale. Ve
li faremo conoscere più avanti.
APPUNTAMENTI DIOCESANI DI FEBBRAIO PER L’ANNO GIUBILARE
Un calendario da tenere presente con occasioni culturali e di spiritualità.
Pubblichiamo con piacere nella nostra newsletter gli
appuntamenti del mese di febbraio che la diocesi propone a
tutte le comunità cristiane e civili in occasione dell’anno
giubilare. Si sono organizzate iniziative di preghiera e di
riflessione sul tema indicato da papa Francesco. Tale progetto
intende affiancarsi, e spesso unirsi, a proposte provenienti da
altri enti, allo scopo di costruire un percorso comune
contrassegnato da una serie di attività culturali che coprano l’intero arco dell’anno con
scadenza mensile. Si tratta di un itinerario religioso e culturale rivolto alla scoperta del
ricco patrimonio di fede e arte dedicato alla Madonna di Misericordia conservato nella
Basilica del Santuario e nella Cattedrale di Savona. Una proposta variegata che prevede la
presentazione di nuovi studi e la predisposizione di visite guidate, finalizzate ad ammirare
questo patrimonio e ad approfondirne la conoscenza con il contributo di studiosi della
materia.
Spiritualità: domenica 7 febbraio in Cattedrale ore 10.30 Giornata del malato
promossa dall’Ufficio di Pastorale sanitaria insieme all’Associazione medici cattolici, la
Comunità di don Peluffo, il Movimento apostolico ciechi, il Centro volontari sofferenza,
l’Unitalsi e la Comunità di S. Egidio. Il programma contiene la celebrazione dell’Eucaristia
presieduta da mons. Vescovo e concelebrata da un cappellano dell’ospedale S. Paolo, un
pranzo conviviale per tutti i partecipanti nei locali della parrocchia di S. Pietro a Savona.
Cultura: venerdì 19 febbraio in piazza del Santuario dalle ore 21.00 Iniziativa del
Gruppo astrofili savonesi. L’iniziativa dal titolo “Il cielo sopra il Santuario – segni di luce” è
realizzata in occasione della dodicesima edizione di “M’illumino di Meno” per la
sensibilizzazione al risparmio energetico. Sarà una riscoperta della volta celeste a occhio
nudo o al telescopio.
Cultura e spiritualità: sabato 20 febbraio Città dei Papi, via dei mille 4 Savona, ore 16
Lorenzo Perosi e Mozart: un tema inedito per Maria e la genesi del Requiem.
Presentazione analitica e ascolto dell’inedito Maria Mater Gratiae che Lorenzo Perosi scrisse
ad Alcamo nel 1939 per due sposi savonesi. Storia del ritrovamento dello spartito e paralleli
con novità sui presupposti del Requiem di Mozart nei primi mesi del 1791.
Paolo Venturino con la Cappella Musicale Bartolomeo della Rovere e l’Istituto Diocesano di
Musica Sacra. Introduzione di p. Piergiorgio Ladone.
Cultura e spiritualità: giovedì 25 febbraio Città dei Papi via dei mille 4 Savona ore 17,
Il Priorato diocesano invita alla presentazione del libro “Confraternite della Diocesi di
Savona-Noli”.
INCONTRO SETTIMANALE DI PREGHIERA
Gli operatori e i volontari della Caritas e della Fondazione si ritrovano per le lodi mattutine
nella cappella di San Massimiliano, presso la sede diocesana di via Mistrangelo 1, il lunedì
mattina alle 8.30. Tutti possono partecipare.
VISITA I NOSTRI SITI
www.caritas.savona.it
www.comunitaservizi.org
Caritas newsletter febbraio 2016
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