L’Eco di Roccasecca
Anno 8, n.41
Febbraio 2003
L’Eco di Roccasecca su internet : www.ciociari.com
Il grande flagello
T
rovo che la televisione sia uno strumento molto educativo: ogni volta che
qualcuno accende l'apparecchio vado nella stanza accanto a leggere un libro.
Questa tagliente battuta sullo strumento più
utilizzato negli ultimi 60 anni dai cosiddetti esseri umani civilizzati appartiene alla fertile
mente di Groucho Marx, il più “colto” dei quattro scatenati Fratelli protagonisti in film d’altri
tempi ma incredibilmente attuali. E mi sembra di
grande attualità anche la suddetta frase, visto
il livello così basso in cui tutte le TV, di Stato e
private, hanno scelto di collocarsi. Purtroppo, a
sentire i dati di ascolto, non sono tanti coloro
che scelgono di seguire il consiglio di Groucho.
La maggior parte della gente resta impalata davanti al piccolo schermo a seguire ciò che le viene regolarmente propinato. La TV odierna straripa di volgarità gratuite (di parola e di immagine) e utilizza sistematicamente cruenti fatti di
cronaca e drammi familiari come basi di lunghi
talk-shows, con la scusa dell’informazione a tut-
to tondo. Noi non abbiamo la possibilità di scegliere realmente cosa vedere; anche il telecomando serve a poco, vanificato il più delle volte
dalla scarsa qualità degli spettacoli proposti sulle varie reti. E l’audience domina su tutto. Sarebbe interessante poter spedire i dati di “non
gradimento” basati sul giudizio dello spettatore
e non tanto sul fatto che abbia guardato o meno
il tale programma. Succede ad esempio che uno
guardi il G. F. e scappi in bagno a rigettare, ma
dal momento che ciò che conta ai fini
dell’audience è “il contatto”, le scorie fisiologiche del tizio in questione si trasformano automaticamente in dati aggregati positivi!!! Non solo. I dati vengono stilati solo sulle Televisioni
“importanti” escludendo di fatto tutte quelle
realtà cosiddette inferiori che secondo me, soprattutto in certe serate flagellate, fanno il
pieno degli ascolti, con inossidabili film con Gary
Cooper o Humphrey Bogart. Ma quei dati nessuno può conoscerli. Non si ha il coraggio né la voglia di proporre in prima serata SPESSO - e non
solo occasionalmente - il Teatro, i Concerti (di
qualunque tipo: musica classica, rock, etnica), la
Cultura in genere (in ogni veste: sceneggiati
tratti da classici della letteratura, programmi
storici e scientifici), l’Intrattenimento intelligente (laddove divertimento non è necessariamente sinonimo di vacua stupidità, come cultura
non è antitesi di divertimento né sinonimo di
noia). Purtroppo attualmente, fatte le debite e
sparute eccezioni, questa TV basata soltanto
sugli indici d’ascolto, che a loro volta condizionano gli introiti pubblicitari, è il trionfo della
stupidità. Del resto – e cito di nuovo Groucho
Marx - se vedete un uomo che sembra uno stupido e si comporta come uno stupido non fatevi
ingannare, è veramente uno stupido!
Il Direttore
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L'Eco di Roccasecca
Ancora una puntata dedicata ai
Dischi Strani
Ci scrivono da tutto il mondo (veramente!!!) per
chiedere ulteriori copertine di dischi il più possibile curiose ed … incomprensibili! Eccovi accontentati. Rammentiamo che spesso di questi
dischi ci giungono soltanto informazioni scarne,
e che non sempre abbiamo avuto la fortuna (!) di
ascoltarli - eccetto per quelli che fanno parte
dell’archivio dell’Eco – per cui non è possibile
aggiungere un commento all’aspetto musicale
degli oggetti in questione.
Dedichiamo la maggior parte dello spazio a disposizione ad un unico LP che abbiamo “sezionato” in più parti per poter commentare meglio
questa copertina così ricca di elementi.
“DO IT YOURSELF” il titolo dell’album, ovvero
“FAI DA TE”. Più che un disco sembra un manifesto di un negozio di bricolage. Il sottotitolo ci
avverte che questa è una musica per vivere graziosamente, con un “cartoon” che mostra una
moglie mentre fa la calza ed il marito che lavora
con una sega al suo fianco, molto graziosamente!
Ed ora andiamo ad osservare i particolari, uno
ad uno.
La moglie, pettinatura anni ’50, borsa di paglia e
tutto l’occorrente per cucire, si apresta alla nobile arte del cucito, mentre il marito ed il figlioletto sono al banco di lavoro.
Mentre la donna di casa sembra molto sobria nel
vestire, i due ometti non fanno mistero di gusti
alquanto diversi, portati al disegno geometrico
coloratissimo, come si può osservare meglio zoomando sui calzini e sulla camicia.
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Per concludere il quadretto familiare, non mancano i … quadri appesi al muro!!! Lasciamo a voi
qualunque giudizio sulle qualità del novello Picasso.
Certamente siamo di fronte a delle persone veramente attive in differenti arti e mestieri. Un
fulgido esempio di vita ricca di impegno e di
soddisfazioni per una tipica famiglia americana
degli anni 50!
Passiamo ad un argomento più serio e, ahimè, di
grande attualità, visti i venti di guerra che ci
soffiano intorno. Parliamo ancora una volta di
“apparecchie americane”, non quelli dei nostri
poeti Iorio e Filancia, bensì di quelli reali: gli
aerei americani da guerra, che pure “sgancia
bombe e se ne va”!!!. E cosa c’entrano mai con la
rubrica sui dischi bizzarri? Presto detto, guardate un po’ quello che segue.
L'Eco di Roccasecca
Non ci credete? Ebbene esistono dischi di questo genere!!! Invece della musica proveniente da
strumenti musicali qui si può ascoltare la musica
dei motori e delle bombe sganciate dagli “apparecchie americane” … in stereofonia e ad alta
fedeltà: SOUND EFFECTS U.S. AIR FORCE
FIREPOWER.
Ovviamente c’è bomba e bomba, quindi c’è suono
e suono … in questo album ci sono quasi 40
tracce diverse. Il tutto è presentato con orgoglio dalla U.S. Air Force, ovviamente.
Se poi avete paura della bomba atomica ecco il
disco che vi spiega come “sopravvivere” nel caso
che “LA BOMBA CADA” …
Una voce illustra tutte le istruzioni per il caso,
mentre su un allegato libretto vengono date informazioni per trovare un rifugio per voi e le
vostre famiglie!
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L'Eco di Roccasecca
Forse sarà meglio tornare ad argomenti meno
cruenti, non è vero?
Come non detto. Guardate cosa sono andati ad
inventarsi! Tale Jay White ci canta una “SCENA
DELLA STRADA” ovvero un incidente stradale,
con tanto di fotografia … forse era successo a
lui stesso e cercava i testimoni per la denuncia
all’assicurazione? Impossibile commentare oltre.
Chiudiamo con un LP incredibile: “QUESTO E’
IL TUO FUNERALE”. Tal Dr. Dallas Billington ci
informa sul lato A (se sei cristiano, e dunque
sarai salvato) sul nostro servizio funebre; viceversa il lato B (se muori non salvato) è riservato
ai peccatori. Osservare bene le due copertine (A
e B) per rendersi conto!!! No comment. Ciao!
E siamo ora ad uno dei primi esempi di ANTIFURTO a microsolco!!!!!!!!!!!!!!!!!
L’album che segue infatti fu realizzato come
sistema di sicurezza per abitazione. L’unica cosa
che bisognava fare era inserire il tasto “REPEAT” sul giradischi in modo che il disco ricominciasse dall’inizio in continuazione. Allora si poteva tranquillamente uscire da casa per andare a
cena, al cinema, o a fare una passeggiata. La casa ed i beni preziosi in essa contenuti sarebbero
stati totalmente al sicuro dai malintenzionati.
Perché il ringhioso abbaiare di SEBASTIANO
(SEBASTIAN SPEAKS per la Grr-r-records) li
avrebbe tenuti lontani!
Avete capito bene. Sul disco era stato registrato il furioso latrato di un cane, chissà perché
chiamato Sebastiano, nome apparentemente pacifico, che secondo le intenzioni del curatore di
questo “infallibile” sistema di sicurezza avrebbe
fatto desistere i rapinatori più incalliti.
Siamo proprio sicuri che i vicini avrebbero gradito allo stesso modo questo inenarrabile concerto? Bei gonzi questi ladri che avrebbero dato
credito ad un animale mai visto prima nei loro
proverbiali “appostamenti” … Bah!
RM
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C’è un posto per San Tommaso?
A Roccasecca, cittadina con luminoso passato storicoculturale e dal presente alquanto oscuro può succedere anche che venga commissionata una statua dedicata al suo più illustre compaesano, San Tommaso, e che
successivamente non si riesca a trovare una sistemazione adeguata per la medesima. Tanto si è detto e
scritto sull’argomento e L’Eco vuol partecipare al dibattito concedendo ampio spazio a questa appassionante vicenda che in qualche modo esce dal piccolo
fatterello di cronaca cittadina per assumere le fattezze di singolare evento di “storia patria”, valicando
velocemente i confini del Monte Asprano e della Valle
del Liri.
Abbiamo ricevuto due dotti contributi che volentieri
pubblichiamo, scritti da personaggi che non hanno
bisogno di presentazione tra i lettori dell’Eco: Fernando Riccardi e Mario Izzi. Impeccabile nella collocazione storico-aneddotica l’intervento del primo,
gustoso come sempre il lungo saggio critico del secondo. Non in antitesi bensì a completamento l’uno
dell’altro
La statua di San Tommaso fra corsi e ricorsi
di Fernando Riccardi
Quando nel corso del XVIII secolo il filosofo
napoletano Giambattista Vico elaborò, con intuito tutto meridionale, la celebre “teoria dei corsi
e dei ricorsi storici”, non immaginava certo il
successo che la sua formulazione avrebbe avuto
a distanza di secoli.
Non a caso, all’inizio del terzo millennio,
nell’epoca
della
tecnologia
avanzata
e
dell’informatica, siamo ancora qui a parlare della
sua impostazione ciclica.
Concetto questo che sembra attagliarsi alla perfezione ad una vicenda che a Roccasecca sta de-
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stando un discreto interesse nell’opinione pubblica disorientata da un dubbio amletico: la
grande statua di San Tommaso “si mette o non si
mette”? La risposta, tutto sommato, sembra
scontata: essendo già in loco la statua, prima o
poi, sarà collocata. E poco importa se mancano le
autorizzazioni di rito: dalle falde dell’Asprano
essa sarà spostata più in basso, seguendo, neanche a farlo apposta, quel movimento pendolare
che alla fine dell’età di mezzo, indusse i roccaseccani ad abbandonare il torvo maniero sulla
vetta del monte, per accomodarsi nella più agevole spianata della Valle. Su ciò non possono esistere dubbi.
A noi però, in questa sede, preme far notare
come la storia, a volte, si ripeta con diabolica
presenza. Già nel 1874, in occasione del VI centenario della morte di San Tommaso, a Roccasecca si pensò di realizzare una grande statua in
onore del Santo, da erigere sull’Asprano. Il proponimento però rimase tale specie per difficoltà
di natura economica. Una ventina di anni dopo,
verso la fine del secolo, l’idea fu ripresa: anche
questa volta però non se ne fece niente. Nel
1974, ricorrendo il VII centenario della morte,
ancora una volta, e sono tre, si tornò sul luogo
del delitto: puntualmente però il progetto fu
accantonato.
Ed eccoci ai giorni nostri: quando tutto pareva
procedere per il meglio, arriva il divieto della
Soprintendenza. Sembra proprio insomma che la
statua di San Tommaso “non s’ha da mettere”.
Questa volta però c’è una novità tangibile: la
corposa presenza della statua stessa, la cui realizzazione, commissionata allo scultore Giuliano
Vangi, è costata all’amministrazione fior di quattrini. Non sarà più possibile dunque gettare nel
dimenticatoio il progetto e far finta di niente.
Anche San Tommaso dall’alto della sua celeste
residenza se ne avrebbe sicuramente a male.
Il tutto si risolverà quindi per il meglio e Roccasecca potrà avere la sua straordinaria opera
d’arte. Con buona pace del caro Giambattista
che, dopo essersi sfregato soddisfatto le mani
per la ripetuta conferma del suo assunto, sarà
disposto a chiudere un occhio pur di vedere sanata, ed in maniera definitiva, la secolare questione.
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L'Eco di Roccasecca
A margine d’una polemica
di Mario Izzi
La testa di San Tommaso – statua di recente
fatta costruire dall’Amministrazione Comunale e
non ancora collocata in sito, in paese, date l sue
dimensioni fuori dell’ordinario (intorno a 10 metri d’altezza col basamento) – ha creato discussioni a non finire tra la popolazione.
A parte la spesa e tralasciando per ora le non
sopite dispute su dove collocarla, non si riesce a
comprendere la ragione sia delle dimensioni della testa – piccolina in rapporto al volume del
cervello che avrebbe dovuto contenere – sia delle sembianze di efebo stilizzato con cui sono
stati dallo scultore rappresentati il volto ed il
corpo del grande pensatore. Nell’insieme, infatti, la statua può dare l’impressione a chi
l’osserva che il Santo abbia avuto la figura d’un
agile angelo piuttosto che la sagoma con cui è
stato da sempre raffigurato dalla iconografia
ufficiale, laica ed ecclesiale: quella, cioè, d’un
omone, grosso e grasso. Tanto che sin da giovanissimo, quando era oblato presso il Monastero
di Montecassino, un suo biografo dell’epoca racconta di essere stati costretti, al convento, a
tagliare il banco per consentirgli di mettersi a
sedere. Non a caso il suo Maestro – prima a Parigi e poi a Colonia – Alberto Magno, ai condiscepoli che avevano appioppato al frate il nomignolo
di “bue muto” proprio per le sue dimensioni fisiche e per il fatto di essere taciturno, disse una
volta che “quel ‘bue’ avrebbe un giorno emesso
muggiti la cui eco avrebbe inondato il mondo”,
come in realtà avvenne.
Ed il cui pugno sul tavolo – aggiungo io – alla
mensa del Re di Francia Luigi IX, quando gli era
venuto in mente un argomento per confutare una
tesi filosofica dei manichei, aveva fatto tremare, per la potenza con cui l’aveva vibrato, piatti,
bicchieri e stoviglie dei tanti commensali assisi
all’enorme tavolata reale, i quali per un attimo
pensarono al terremoto, mentre il Re, informato
della ragione di quel fracasso, dispose subito
perché venissero messe a disposizione del frate
carta e penna affinché egli potesse fissare per
iscritto i concetti che gli erano all’improvviso
sopravvenuti. Ma agli artisti tutto è concesso,
anche falsare la realtà, purché espressa, come
nel caso, nelle forme artistiche a lui congeniali e
condivise e celebrate da critici e ammiratori.
***
Il caso, però, rimane; resta inalterato il problema di fondo della collocazione del monumento,
diventato ormai una sorta di tormentone, intorno al quale dissertano sia l’Amministrazione Comunale che le varie rappresentanze locali ma che
all’opinione pubblica si presenta inserito
nell’atmosfera che le è più congeniale. Come dire
che la collocazione della statua viene ormai vista
sotto il proverbiale profilo dell’ironia, avendo
constatato la validità anche nel merito
dell’aforisma, secondo cui “la cosa facile diventa
difficile attraverso l’inutile”.
Un problema certo, che avrebbe dovuto esser
risolto prima o in coincidenza con la decisione di
costruirla; ma l’assenza di questa iniziale e pur
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semplice metodologia non giustifica l’inerzia di
chi oggi ha l’obbligo, e non l’assolve, di dirimere
la ‘vexata questio’, il macchinoso dilemma. Oltretutto vi sono decine di sottoscrittori che nel
monumento hanno creduto, elargendo somme
anche considerevoli, e che apprendono dalle cronache la non lieta novella secondo la quale i pezzi
della statua giacciono da circa un anno in uno dei
magazzini comunali in attesa di decisioni che non
arrivano e che ciascuno dei responsabili scarica
sull’altro.
Per la verità l’ideatore del monumento il posto
dove sistemarlo l’aveva in mente sin da quando
sostenne la tesi, da tutti i responsabili allora
accolta, delle sue dimensioni: avrebbe dovuto
dominare dall’alto del monte la sottostante pianura quasi fosse la materiale trasposizione delle
idee del personaggio, rappresentate per invadere visuale e prospettiva che gli stavano davanti.
In altre parole, il ‘muggito’ preconizzato da Alberto Magno si sarebbe dovuto riprodurre
nell’eco poderosa delle circostanti valli per inondare il mondo proprio a partire dalle pendici
dell’Asprano, il monte che aveva visto nascere il
“bue muto”. E non credo che l’idea fosse pregiudizialmente balzana. Ma gli organi preposti alla
tutela del paesaggio e delle antichità rappresentate dagli antichi ruderi del borgo medioevale –
per secoli, peraltro, dimenticati – non sono stati
del medesimo parere, e la statua, col suo enorme
peso, è rimasta impantanata tra le norme di legge, fissate, si sostiene, “a difesa dell’impatto
ambientale”.
E a distanza di anni non si trova ancora la strada
giusta per superare “l’impasse”, cioè l’impaccio,
l’impiccio. Vieppiù intricato perché le tesi sostenute dalle opposte correnti sono spesso inficiate
L'Eco di Roccasecca
all’origine dalla natura della fazione che le formula. Ogni proposta viene rigettata perché aprioristicamente valutata in senso negativo in
considerazione del colore di partenza. Così viene
fuori la singolare soluzione della nuova Amministrazione Comunale, che avrebbe scelto di collocarla all’ingresso del paese. E nessuno s’azzardi
a dire che la zona scelta è quella del cimitero
perché questo non c’entra, secondo il Sindaco.
Sarà pur vero ciò che afferma il primo cittadino
ma il luogo prescelto dista in realtà poche decine di metri dal camposanto. Il luogo ‘abitato’ più
vicino al monumento sarebbe infatti – piaccia o
non piaccia – quello dei ‘loculi’, se lì venisse eretto il monumento.
E dato che c’è libertà di parola e di stampa, mi
permetto di dire in proposito lamia, pur consapevole del fatto che, stando, come si dice da noi
“più di là che di qua”, l mie eventuali stupidaggini, diavolerie, volgarmente dette ‘cazzate’, saranno perdonate in quanto formulate come amava scrivere il compianto Indro Montanelli “sub
specie aeternitatis”. Anche se dovrebbe essere
proprio tale non invidiabile posizione a dare alla
proposta il crisma della serietà e della proponibilità, essendo oggettivamente scevra da interessi personali o di parte, attuali o di prospettiva.
Mi permetto quindi di esprimere la mia opinione,
partendo da una indispensabile ulteriore premessa, che deve essere a mio avviso alla base
della discussione. La disamina cioè dei motivi per
cui le statue si fanno e si collocano solitamente
nei centri abitati e non fuori.
Premessa semplice ed importante insieme, in
quanto le statue si erigono e si sistemano nei
centri abitati allo scopo di richiamare la perenne
attenzione degli abitanti, dei visitatori, dei passanti sulle idee per le quali il personaggio celebrato visse e si distinse.
Le statue vengono perciò collocate nei centri
abitati in modo che lo scopo per il quale sono
innalzate sia con immediatezza e continuità in
ogni momento raggiunto.
E’ quanto si afferma anche in rapporto al sito
prescelto vicino al cimitero, e può essere che sia
così.
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Ma è corretto chiedersi se non vi siano
all’interno del centro abitato altri luoghi dove
l’effetto che si intende conseguire possa essere
realizzato pur con maggiore utilità sia per
l’ambiente in cui si inserisce che per il paese in
generale. A mio avviso gli spazi offerti dalla
“piazza longa” e quelli che costeggiano la Via
Vittorio Veneto, da una parte, ed il vecchio lavatoio con la villa dall’altra, sono lì a dimostrarlo.
A preferire gli stadi del concentrico urbano
rispetto al livello di periferia prescelto, stanno
invero due ragioni di fondo.
La prima: quella di avere sempre e dovunque visibile il monumento come fosse un reciproco abbraccio del paese al suo grande unico, illustre
figlio e di questi al paese.
La seconda: essere in linea con l’indirizzo seguito dalle ultime Amministrazioni comunali con
continuità e coerenza, vale a dire l’arredamento
urbano.
Rimanendo nell’ambito della seconda ragione – la
prima non avendo bisogno di spiegazioni, tanto
ne sono chiari i motivi e gli scopi – non si riesce
infatti a comprendere come una spesa
dell’entità
di
quella
raggiunta
per
l’approntamento della statua – alcune centinaia
di milioni di vecchie lirette, senza trascurare il
suo pur notevole valore intrinseco ed artistico –
non sia utilizzata anche per arricchire, abbellire, storicizzare l’arredamento del concentrico.
Ciò, indipendentemente da quale possa essere il
sito prescelto, quale che sia, cioè, la posizione
precisa nella quale il monumento, in quell’ambito,
venga eretto. L’indifferenza sorge dalla constatazione che ogni luogo, all’interno del centro
urbano, è adatto per dare al grande concittadino
degna collocazione, pur considerando la eccezionalità del peso, del volume, dell’altezza del monumento.
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Sono invero note le dimensioni della ‘piazza longa’, di cui consta per tanta parte il centro storico del paese, invidiatoci dai tanti comuni contermini proprio per l’ampiezza e la capacità volumetrica della sua strada principale, non a caso
tradizionalmente chiamata la della ‘piazza longa’.
Lunga oltre cento metri e larga, con i marciapiedi che la percorrono in tutta la sua lunghezza
qyasi fossero dei controviali, dai venti ai trenta
metri, e con i palazzi del sei-settecento che la
costeggiano per tutta la sua lunghezza solo da
un lato – il versante nord – quello opposto restando libero, esposto all’aria, alla luce ed al sole
del lato sud, nella detta piazza esiste attualmente soltanto il monumento ai Caduti al suo
culmine altimetrico mentre nell’adiacente largario di recente è stato aggiunto un busto a Severino Gazzelloni.
Si sa, inoltre, che il paese si presenta a pendìo,
on le costruzioni allineate al monte Camarca che
lo protegge al limite nord del sistema montuoso
(la parte meridionale del pre-appennino morsicano), all’inizio dell’ampia pianura del basso Liri
sulla quale il paese s’affaccia come da una grande e panoramica balconata. Ebbene: alla già
menzionata ‘piazza longa’ corrisponde, più in
basso, una superficie libera piana intorno a
2000 metri quadrati, al limite esterno della quale si snoda la Via Vittorio Veneto, la cosiddetta
‘strada nova’, la prima circonvallazione (la seconda, in alto, è rimasta, come si sa, bloccata), aperta durante il primo conflitto mondiale, intorno al 1916. Su tale strada sono state costruite
negli ultimi decenni nuove e belle abitazioni,
mentre nella sua parte corrispondente alla sovrastante area del giardino comunale – la ‘villa’ –
c’è un ampio spazio dove settimanalmente ha
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luogo il mercato delle verdure e dei fiori, e del
quale si servono negli altri giorni i ragazzi per le
loro più svariate attività sportive. Per dare il
senso delle dimensioni dell’area, colà sostano
anche i ‘baracconi’ per gli spettacoli popolari,
che vi vengono per tradizione allestiti un paio di
volte l’anno da compagni e ambulanti e per le
giostre. Da qualche tempo vi affacciano anche
alcuni uffici pubblici, insediati nei locali del vecchio lavatoio, ristrutturati recentemente per
destinarli, appunto, alle nuove funzioni.
Per completare il quadro della zona, proprio al
limite del suindicato spazio piano disponibile,
quantificato intorno a 2000 metri quadri, confluisce la nuova strada di accesso al paese – la
via E. Fermi, se non erro – strada che dalla frazione San Rocco sale verso il concentrico tra
moderne e signorili abitazioni e seguendo un
percorso breve e facilmente agibile rispetto
all’altra strada, che pure accedendo al paese,
passa nelle adiacenze del cimitero attraversando la parte più vecchia della zona, non certo meglio tenuta della prima accennata. Si tratta,
quindi, come si può capire, di una zona molto ampia del centro storico del paese, che meriterebbe di essere meglio arredata e vitalizzata. Quale occasione migliore per dotarla di un bel monumento, dedicato dopo secoli al suo più illustre
cittadino, noto in tutto il mondo civile, avendo
altresì disponibili vasti spazi circostanti tanto
necessari alle manifestazioni pubbliche, civili e
religiose, che con la statua di quel personaggio,
e di quelle dimensioni, sarebbero più frequenti e
popolate?
Se poi lo spazio sottostante la ‘piazza longa’ dovesse – come si presume – restare libero, non me
ne adonterei. Credo che, alla fine, non ne sarei
nemmeno dispiaciuto, e non solo perché sarà il
futuro a stabilire se il luogo prescelto per la
collocazione della statua, vale a dire nelle vicinanze del cimitero e, comunque, nell’anticamera
del concentrico o, se si vuole, in un suo posto di
servizio, sia stato più felice; e nemmeno per fare, come suol dirsi, “buon viso a cattivo gioco”.
Se lo spazio in questione non venisse occupato
dalla statua, resterebbe integra la proposta, in
altra sede avanzata a proposito della ‘sala polivalente’ e del ‘mercato coperto’ , immaginati
proprio là dove si sarebbe dovuto porre la statua. E’ a tutti evidente che la utilizzazione dello
stesso luogo anche per le cennate strutture a-
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vrebbe complicato di certo il lavoro dei tecnici
impegnati a realizzarle.
Che se poi l’area citata dovesse restare così
come è ora, si finirebbe per dare ragione a quel
mio amico il quale, in quel luogo, vede solo e soltanto lo spazio per gli scampati ed eventuali
pubbliche sciagure che dovessero arrivare ai
danni della popolazione, rientrando, tra l’altro, il
nostro territorio nella zona qualificata dalle relative mappe ‘a rischio sismico di 2° livello’. E
saremo nel caso oltre che previdenti – aggiunge
il mio amico – sicuramente meglio attrezzati per
affrontarle.
A questo punto possiamo chiudere l’argomento
con un paio di battutine note e trite, che valgono tuttavia ad esprimere in maniera conclusiva il
mio parere, secondo le quali ‘chi si contenta gode1 ed ancora, ‘ogni giusto avrà la sua ragione’.
Non senza l’aggiunta, per ‘scaramanzia’ dei debiti immancabili scongiuri …
Ho detto la mia e sono perciò soddisfatto, anche
se la mia proposta è probabile giunga a decisione
ormai consolidata. Ma, giacché ci sono, mi permetto suggerire l’epigrafe che apporrei sul
frontespizio della statua, e che ho tratto da una
pubblicazione specialistica (Tommaso d’Aquino,
L’uomo e l’universo – opuscoli filosofici a cura di
Antonio Tognolo, Rusconi Libri, spa, 1982, CDE,
Milano, 1991 su licenza Rusconi Libri, pag 84):
“DALL’ALTO DELLA TUA DIMORA
IRRIGHI I MONTI”
Versetto 13 del Salmo 103
‘Principium’ – o prolusione – con cui Tommaso iniziò l’insegnamento alla Sorbona, Parigi, nel 1256,
quale “magister actus regens”
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L'Eco di Roccasecca
Aneddotica calcistica
Sulla scia di quanto scritto da Ferdinando
sull’ultimo Eco pubblicato, ho rovistato nella
memoria e ho rintracciato alcuni dei molti aneddoti sul mondo del calcio, ascoltati in tanti anni.
Uno dei più gustosi è quello narrato alcuni mesi
fa dal centravanti del Bologna (ma anche d Catanzaro, Genoa) Bruno Pace. Ebbene egli
all’epoca del fatto militava tra i felsinei, allenati
dal mitico Oronzo Pugliese. Pace ha detto che
l’allenatore lo marcava stretto, a causa del suo
comportamento un po' troppo libertino. Un giorno in un cinema Pace si accorge che qualche fila
davanti a lui c'era uno che da dietro gli somigliava moltissimo. Allora chiama Bulgarelli e gli dice:<<vai da Pugliese e digli che mi hai visto fumare>>. Infatti l'ignaro signore si stava godendo
lunghe boccate da un grosso sigaro. Bulgarelli si
reca dall'allenatore e gli fa:<<guardi che c'è Pace che sta fumando>>. Pugliese allora si alza
striscia fino alla fila indicatagli da Bulgarelli e
bham!! molla uno scapaccione sulla testa dello
spettatore. Questi, che era più alto e grosso di
Pace, si alza inviperito e prende Pugliese per il
bavero pronto a frollarlo di botte. Inutili le scuse di Pugliese che in perfetto barese diceva al
colosso:<<mi scusi, credevo che lei fosse Pece>>
con una rigorosa “E” al posto della “A”.
Due rare figurine del
“bolognese a vita” Giacomo Bulgarelli: a sinistra nel 1960, a destra
nel 1962.
Pugliese era noto per le sue uscite in “dialetto”
stretto. Se fate un giro su internet farete
l’incredibile scoperta che alcune sue espressioni
sono nbcora ricordate con ironia mista ad affetto da vecchi appassionati. Frasi come:
"Date, pigghiate... fescite, fescite.
Acciaffat' a cudde... Vedite, Vedite.
Uagliò,la palle: ca se no ji t'accide"
"Acciaff'a cudde... vite,vite.
Uagliò la palla, ca se no t'accide"
"Uagnune, nda denz'a le uà,
nu amà scì in serie A.
Forz' alle gamme, forz'a le becchine
non zite facenne le signorine.
Forza, uagnune...
Acciaffate ddò, acciaffate ddà,
non zite facenne le baccalà
perchè ama scì in serie A"
"Acciaff'a cudde... vite, vite:
uagliò la palla, ca se no t'accite"
Oronzo Pugliese si agita in panchina, come sempre!
Sempre riguardo al povero Pugliese un altro aneddoto fu narrato da Peirò (mezz’ala che giocò
nell’Inter e nella Roma) e riguardava la comprensione del lessico adoperato dal ruspante
“mister”. Dice Peirò:<<Io con Pugliese andavo
d'accordo, ma non sempre riuscivo a capire
quando parlava e considerate che io l'italiano
l'avevo imparato bene>>.
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Questi erano grosso modo i mitici anni ’60, ma
l’aneddotica è grande anche in tempi recenti.
Prendiamo il sofisticato Milan di Arrigo Sacchi.
Il profeta del nuovo calcio entrò come un ciclone a Milanello. Una delle prime cose che cercò
d’insegnare a Franco Baresi fu come egli si dovesse muovere per fare la diagonale e come punto di riferimento gli consegnò una cassetta contenente le esibizioni di Signorini nel Parma. Non
contento quando alla seconda giornata d’andata
a Milano arrivò la Fiorentina, spostò Tassotti
centrale difensivo e immise sulle corsie laterali
Mussi e Bianchi. Il risultato fu che Roby Baggio
si divertì come un matto e segnò un gol, dopo
essersi dribblato varie volte i basiti difensori
rossoneri.
Sempre nell’anno del suo avvento, Sacchi impose
alle sue truppe delle sedute di yoga, in cui l’unico
suono ammesso era il rituale <<ohm, ohm>>. Mentre tutti erano ad occhi chiusi, ecco che Massaro scivola alle spalle di tutti e spara con una
scacciacani. Si sussurra che Sacchi perse qualcuno dei suoi già rarissimi capelli. È, viceversa,
una realtà il trasferimento di Massaro alla Roma
la stagione successiva.
Di quel tellurico primo impatto sacchiano serba
un gran bel ricordo il grande Filippo Galli.
Una notte fu svegliato da urla atroci, giungenti
dalla stanza dell’allenatore. Ovviamente era
Sacchi che in piena trance agonistico-onorica
urlava nel sonno: <<Francoooooooooooo, esciiiiiiiiiiiiiiiiiiii, il fuorigioco!!!!!!!>>. Povero Sacchi!
Al Milan si tramandano varie altre leggende. La
prima è quella riguardante Marcel Desailly. Ve lo
ricordate? Un armadio a tre ante, sconsigliabile
irritarlo o provocarlo. Tuttavia il gigante buono
si rifiutava di giocare al fianco di Baresi in difesa. Il motivo? Semplice: aveva paura che il grande capitano lo sgridasse!
Altra storia quella di Tassotti. Il Tasso, romano
di San Basilio (quartiere accuratamente evitato
dalle SS, durante l’occupazione nazista della
capitale nel 43-44) all’inizio della carriera passava per uno dai modi spicci (i tacchetti piantati
nella faccia di Oriali - o Altobelli? - durante un
derby suscitarono più di una perplessità nei lamentosi nerazzurri), ma con il proseguire degli
anni affinò molto la sua tecnica e si meritò il
soprannome di Djalma Santos. Tuttavia era rispettatissimo dagli avversari e quando durante
un Bari - Milan, un difensore avversario lo sbat-
L'Eco di Roccasecca
tè per terra, bastò un’occhiataccia per indurre
l’incauto barese ad esclamare:<<mi scusi signor
Tassotti>>.
Non meno ricca la fucina di leggende riguardanti
la Lazio. Chinaglia era uno dei boss e quando
c’era da farsi da rispettare non andava per il
sottile, neanche con i compagni di squadra. Sicché durante una partita la Lazio si vede assegnare un calcio di punizione. Si avvicina D’Amico
deciso a calciare il pallone. Ma Long John era di
tutt’altro parere e per renderne partecipe il,
allora giovane, talentuoso centrocampista lo prese a calci nel sedere.
Sempre D’Amico fu
protagonista di un
altro episodio, da
lui stesso ricordato. Ultima giornata
del campionato di
B, Cavese- Lazio,
pare che le squadre si siano accordate per un pareggio (che sta bene a
tutti), tuttavia i
campani sono in
vantaggio 2-1: arriva provvidenziale un calcio di
rigore, “capitato” a proposito. Sul dischetto va
D’Amico – Chinaglia non c’è più – il portiere avversario gli va incontro e D’Amico gli dice:<<lo
batto sulla destra, tu vai dall’altra parte>>. Il
portiere, per essere certo, ribatte:<<alla destra
di chi?>>. Per la cronaca il rigore andò a segno, la
partita finì 2-2, Cavese salva, Lazio in A.
Chiudo con una richiesta per Ferdinando, non mi
ricordo più bene la storia tra De Sisti e Bierhoff ai tempi dell’Ascoli, in cui il primo anziché
dare indicazioni tattiche al centravanti gli raccontava storie di strade che sembravano in salita e invece erano in discesa.
Gianni Sarro
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L'Eco di Roccasecca
Opere in dialetto
Torna a collaborare con il nostro giornale, dopo
qualche tempo e numerosi viaggi per il mondo, il
medico di famiglia ,come lui stesso ama definirsi
(e lo è davvero!) Luigi Probo, per gli amici Probo
Luigi.
E torna con una canzone in dialetto di Trasacco
(sua città d’origine, insieme a Palestrina, proprio
quella di san Luigi da …) dedicata ad un medico
particolarmente arzillo e ad una paziente fisicamente “generosa”.
Il testo è sufficientemente comprensibile, la
storia velatamente boccaccesca.
Il medico condotto, Zi Peppuine, si reca a far
visita ad una signora alquanto appetibile che di
mestiere cura le capre. Il dottore la trova proprio mentre sta trasportando la tinozza colma di
“iozza” (che non sta per sporcizia, come nel dialetto ciociaro, ma per “pappone per capre”) sorretta sul capo col cercine, quel panno ripiegato
sulla testa che penso abbiate ben presente.
La signora chiede un rimedio per i suoi dolori ed
il dottore la visita accuratamente “toccando” e
“ritoccando” le parti del corpo più dolenti (o più
provocanti?); quindi si accinge a scrivere la ricetta per i medicinali del caso. A questo punto
accade l’imprevisto! Un caprone, forse impaziente di avere il cibo, o addirittura geloso della sua
padrona, carica i due “umani” che finiscono “faccia a faccia” e barcollano; Zi Peppuine non si
perde d’animo e per cascar “bene” (fuine) abbraccia la prosperosa signora alla quale casca la
tinozza rovesciando il contenuto nell’aia.
Aggiungo che in data 21 gennaio alle ore 20 ho
avuto il privilegio di ascoltare in diretta telefonica ed in esclusiva mondiale, per l’Eco di Roccasecca, la suddetta canzone eseguita “a due voci”
dall’amico Luigi e dal padre (anche lui medico di
famiglia!) Alfonso; un’esperienza unica ed indimenticabile, due voci storiche per quello che
sarà, almeno per me, l’evento musicale del 2003!
Canzone in dialetto di Trasacco
Questa che segue e' una canzone di Anonimo trasaccano dell'800, ispirata a "Zi Peppuine", medico condotto dell'epoca, chiamato a visita domiciliare....
"Colla tinozza n'cape,
piena di jozza pe' la da' alle capre,
na' ziona della uilla,
dicette a ji mediche de reguarilla,
allora Zi Peppuine,
dalla saccoccia caccia ji taccuine,
tocca, ritocca,
e la ricetta scrive pe la fa guari'.......
ma ne' caprone dietro al groppone,
che te fa questa bestiaccia....
co n'incornata all'impazzata,
ti ji jetta faccia a faccia....
ma Zi Peppuine pe' casca' fuine,
quella ziona allora abbraccia....
se casca la tinozza, jozza, jozza, jozza.
19-1-'03
Da divulgare al giornale "L’Eco di Roccasecca da
parte del Dr. Luigi Probbo, abruzzese, medico di
famiglia
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L'Eco di Roccasecca
Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno scritto dedicato al decennale della scomparsa di Severino Gazzelloni. Autore è Orazio Manente, coetaneo ed amico del
“maestro”, il quale vive a Montefiascone da molti anni,
ma non per questo ha dimenticato le sue origini. La
commemorazione si è tenuta il 23 novembre scorso
nell’ambito della MANIFESTAZIONE PER IL DECENNIO DELLA DIPARTITA DEL FLAUTISTA
SEVERINO GAZZELLONI ed il suddetto intervento è
stato letto dal fratello del flautista, Valerio.
Certi di fare cosa gradita a chi non ebbe modo di
partecipare alla manifestazione, ed in generale a
tutti coloro che amano la buona musica (e tra i
lettori dell’Eco di Roccasecca i musicofili sono
moltissimi!) trascriviamo integralmente il testo.
Il maestro in un quadro di Rocco Tanzilli
IN MEMORIA DI
SEVERINO GAZZELLONI
Dieci anni orsono, nel novembre 1992, Severino Gazzelloni veniva a mancare in Cassino,
lasciando un vuoto incolmabile ed un ricordo
imperituro nella sua città, nell’Italia, nel mondo.
Egli era nato qui a Roccasecca nel gennaio
1919. Trascorse la fanciullezza legato alla sua
famiglia, vicino al padre Peppino che amava e
stimava e dal quale aveva appreso molte cose.
Fu proprio il padre a scoprire le tendenze del
piccolo Severino per la musica e ad avviarlo
pertanto alla scuola del maestro Creati.
Amò il suo paese e ne parlò sempre con entusiasmo, felice di appartenere alla gente di Ciociaria. Bruciò le tappe nello studio della musica e nel suono del flauto, tanto da essere accolto prestissimo al conservatorio di Santa
Cecilia. I suoi esami furono un vero trionfo e
il maestro Tassinari, che lo ebbe fra i migliori
alunni, presagì la spettacolare ascesa del suo
allievo a eccelsi traguardi. Il nome di Severino
Gazzelloni si divulgò assai rapidamente.
Egli è ormai noto in ogni angolo del mondo.
Animo nobile, studioso attento e puntiglioso,
vero talento della musica d’avanguardia, Severino si distinse fra i migliori cultori della musica del novecento.
Per conoscere la sua vita, gli studi, i sacrifici e
la grande volontà del maestro, con i conseguenti successi, basterebbe scorrere il volume
“Il flauto d’oro” (Ediz. ERI, RAI), nel racconto della scrittrice Emilia Granzotto che ne ha
curato la stesura e la pubblicazione.
“Soffiando dentro questa canna, ho portato la
musica a tutti, in tutto il mondo”- così si esprimeva il flautista.
La sua valentia, il suo grande talento, la sua
vena artistica, sono stati riconosciuti ed esaltati da musicisti, poeti, scrittori e narratori italiani, tedeschi, russi, americani ed altri. Grandi
compositori hanno voluto scrivere musica per
Severino, con grande gioia del maestro, dando
spazio al suo flauto d’oro e riconoscendo il
valore dell’artista.
Eugenio Montale, il poeta genovese, scrittore
e grande giornalista, premio Nobel per la Letteratura, autore di “Ossi di seppia” ci ha lasciato in “Prime alla Scala”, raccolta di giudizi e critiche, delle testimonianze, miste a
grandi elogi, su Severino Gazzelloni. In “Sonatine per flauto solo”, di Pierre Boulez, scritta per il nostro maestro, Montale così si esprime:
“Il pubblico ha applaudito con entusiasmo il
fenomenale Gazzelloni ed il valente pianista
Frederik Rzewski”ed ancora: “Severino Gazzelloni non è soltanto un mago del flauto, ma
anche un mimo ed un imbonitore eccezionale.
Entrato di corsa portandosi sotto braccio ben
tre flauti, egli ha cominciato a saltabeccare
dall’uno all’altro dei quattro leggii predispo-
14
L'Eco di Roccasecca
sti per lui, emettendo non proprio suoni, ma
soffi, rantoli ed acutissime strida. Il pianista
che lo accompagnava in alcuni numeri del
programma toccava raramente i tasti, preferiva grattare le corde del suo strumento. Anche
il Gazzelloni, del resto, si affacciava spesso
all’interno del pianoforte per farci sentire gli
‘armonici’ dei suoi ‘soffi’ “
Il poeta Montale ha voluto esprimere giudizi
assai lusinghieri e tanta lode per il grande
flautista.
Un altro famoso poeta, Giuseppe Ungaretti,
nella grande gioia per aver gustato il suono e
la musica di Gazzelloni, gli dedicò una meravigliosa poesia che, mi auguro, sia uno tra i
migliori ricordi di Severino.
Non va trascurato o addirittura dimenticato il
ruolo di Severino, quale professore
dell’Accademia Chigiana di Siena, frequentata
da numerosi allievi che hanno attinto dal maestro nozioni basilari e preziosi consigli per il
miglioramento del suono del flauto.
Ma Severino ha tenuto con grande prestigio la
cattedra anche a Colonia e a Vienna riscuotendo successi straordinari. Il suoè stato un
messaggio senza confini e la musica non ha
confini.
Nella sua vita e nel suo carattere hanno prevalso la costanza, la tenacia, il sacrificio e la
dedizione completa per far sempre meglio ed
essere ogni ora sulla cresta dell’onda. Si può
ben dire che abbia giustamente meritato elogi,
stima, onore e tanti applausi.
Ci resta la sua musica, il suo sorriso con la
grande soddisfazione per gli allori conquistati
in tutti i suoi concerti. Riascolteremo tutta la
sua musica, i dischi, le cassette, i CD e sentiremo sempre con gusto il flauto d’oro. Rivivremo con lui, seguiteremo a godere e ad amarlo per quanto ci ha donato e per il grande
contributo che ha portato alla musica con il
suo flauto.
Grazie, caro Severino, non potremo giammai
dimenticarti.
UN GRAZIE
Grazie di cuore, cari concittadini, per l’affetto
dimostrato per il maestro in tutte le occasioni.
Grazie per aver promossa l’iniziativa encomiabile del Festival di musica classica che si
tiene nel settembre di ogni anno tra lo splendido scenario delle chiese locali.
Grazie ancora per aver dato alla nuova banda
il nome di SEVERINO GAZZELLONI.
Orazio Manente
(scritto in Montefiascone il 14.11.2002)
15
L'Eco di Roccasecca
DOCUMENTI D’EPOCA
Il diploma che pubblichiamo, per gentile concessione dei discendenti, apparteneva a Lorenzo Di Rollo. Si tratta dell’
attestato di compimento del corso elementare inferiore, rilasciato il 28 luglio 1922. Ci scusiamo per la qualità non eccellente della copia, ma pensiamo sia ugualmente di grande interesse scorrere questo prezioso documento, stampato quando
Roccasecca era ancora provincia di Caserta.
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L'Eco di Roccasecca
Avvisi ai … viandanti!
Oggi questo esercizio osserva “APERTURA
A SORPRESA” – se la serranda è “SU”
forse siamo aperti / se la serranda è “GIU’
forse siamo chiusi
Questo l’incredibile cartello apparso, per un
solo giorno, sulla vetrina della più famosa bottega di cicli e motocicli di Roccasecca!
La cosa bella non e' il cartello che, fra l'altro,
e' un falso visto che e' stato architettato da me
(che sono un buontempone), ma le reazioni
sconcertate della gente.
Il massimo dell'incertezza, neanche quando la
serranda e' su si ha la certezza che sia aperto.
Sulla autenticità di questo secondo “avviso”
per i compaesani garantisce l’autore della fotografia, Franco Nardi della Nardi Communications.
Si tratta di una agenzia di Assicurazioni che
informa la gentile clientela sul “breve” periodo di riposo previsto per … l’estate:
DAL 14 AGOSTO 2001 AL 20 AGOSTO
2010
Circa NOVE anni di ferie ci fanno pensare ad
un viaggetto abbastanza impegnativo, magari
addirittura nei pressi di Arpino; certo che se la
meta fosse stata Santopadre ci sarebbe voluta
qualche settimanella in più!
Ancora da Franco questa “primizia” proveniente da Filettino. Una targa a memoria
dell’INGENDIO che “distrusse questa parte
del paese”. Della serie “scrivi come parli” …
Entra di diritto tra le prime cinque targhe più
importanti della storia dell’Eco! Grazie Franco, prosegui così, macchina fotografica a tracolla ….
Il sorriso sardonico del titolare
Gigio
A cura di F. Nardi e Gigio
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L'Eco di Roccasecca
Lo avevamo pronosticato 5 anni fa!
Little Tony & Bobby Solo
insieme!
“Due nomi, due garanzie di successo dunque,
che hanno tracciato nel cuore dei roccaseccani un solco profondo colmo di simpatia, popolarità e rispetto. E noi li inviteremo di nuovo:
magari tutti e due insieme!”
Con questa esortazione si concludeva l’articolo
dell’Eco di Roccasecca n. 15 dell’agosto 1998.
Ebbene, a 5 anni di distanza, il felice connubio si
farà! I due emuli di Elvis più celebri d’Italia (con
buona pace del bravo Michele!) si esibiranno per
la prima volta insieme sul palco in una competizione canora. Purtroppo non si tratterà
dell’Estate roccaseccana ed il palco non sarà
quello della prestigiosa piazza della stazione di
Roccasecca, si parla, ben più semplicemente, del
Festival di Sanremo 2003 e del palcoscenico del
Teatro Ariston. Ma si sa, nella vita non si può
aver tutto, bisogna sapersi accontentare.
In attesa di assistere all’attesissima esibizione
dei due “ciuffi” ribelli, ritorniamo, con l’aiuto del
“testimone oculare” Ferdinando, a quelle storiche occasioni in cui vennero, sia pure in momenti
diversi, a Roccasecca, sperando che tale rivisitazione sia di buon auspicio per un ritorno in
coppia dalle nostre parti.
In effetti forse non tutti lo ricorderanno, ma
sia Little Tony che Bobby Solo sono venuti, in
occasioni diverse, a Roccasecca. Uniti dalla sviscerata adorazione per il loro idolo Elvis Presley, ne hanno seguito stile, movenze, pettinature e abbigliamento stretto e sfrangiato per anni. Il terzo elvisiano d’Italia, come citavo in precedenza, è stato il più nordico Michele, quello di
“Se mi vuoi lasciare” “Dite a Laura che l’amo” e
“Susan dei marinai”, in verità un pò torvo e meno
estroverso dei due “romani”, forse per questo
non invitato mai a Roccasecca.
Tenete presente, nei fatti che andiamo a narrare, che nel periodo in cui avvennero queste visite
(parliamo di fine anni ’70 – inizio anni ’80) i cantanti che avevano furoreggiato negli anni ‘60
erano in forte ribasso, pressoché spariti, spazzati via dalla successiva ondata musicale che
aveva portato in auge il rock, la musica d’autore
ed infine la prima disco-music.
Little Tony mostra l’adesivo di “Radio Sirio”
Il primo ad onorarci con una sua visita fu il mitico Little Tony, ospite, tra la fine degli anni ‘70 e
l’inizio degli ‘80, presso gli studi (!!!) della locale
Radio Sirio.
Il programma era presentato da Ferdinando e
Gianfranco che avevano preparato una scaletta
di canzoni dell’ospite d’onore, reperendo alcuni
dischi chissà da dove, essendo già allora divenuti
pezzi d’antiquariato, scalzati dagli LP degli arrembanti gruppi “progressive” d’oltre manica
che tanto successo ebbero in Europa, in particolare in Italia e ancor più specificatamente a
Roccasecca in quegli anni: Emerson Lake and
Palmer, Genesis, Yes e Van Der Graaf Generator.
Fortunatamente il prode Little aveva con se un
nuovo album da pubblicizzare e dunque durante
l’ora abbondante di trasmissione vi fu la possibilità di mandare in onda soprattutto brani recenti, alternati a qualche vecchio successo.
Giunsero molte telefonate in diretta e il cantante romano rispose a tutti con grande serenità,
anche a chi lo criticava senza mezzi termini.
Ad una telefonata un po' più aspra, in cui si imputava a lui ed altri di aver cantato solo canzonette mentre c’erano personaggi ben più impe-
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gnati ed importanti, egli rispose con molta dignità ammettendo il poco spessore dei testi delle
sue canzoni, ma rivendicando la matrice
rock’n’roll della sua musica, senza la quale non
sarebbero nati neanche i cantautori citati.
Il vestiario di Little Tony era chiaramente in
chiave “Elvis” anche se moderato rispetto ad
altre occasioni: stivali con tacco alto marroni
decorati con disegno messicano, pantaloni attillatissimi, maglione bianco e giubbotto nero di
pelle a vita corta. Il mezzo di trasporto? Una
automobile sportiva un po' datata ma di grande
effetto (una Lamborghini?).
Il suo saluto: “Ciao Roccasecca, mi resterai nel
L'Eco di Roccasecca
boccaccesco la famosa frase “prendi questa mano, Zingaraaaaaa...” (una battutaccia che troverebbe oggi facile accoglienza in tanti programmi
TV; ma che possiamo far passare all’epoca, considerando la frustrazione di quel gruppetto di
impavidi giovincelli che cercavano qualunque scusa per riuscire a scaldarsi un po’).
cuore”.
Ristampato su CD e autografato da Bobby!
Little Tony assalito dai fans roccaseccani
Bobby Solo, di cui abbiamo parlato a lungo recentemente grazie al memorabile concerto sul
pontile di Ostia del luglio 2002, venne a Roccasecca due volte nell’arco di due anni.
La prima occasione è datata marzo 1981, in occasione della Festa di San Pietro Martire; lo
spettacolo si tenne nella piazzetta del Castello,
alle ore 21, con un freddo polare, di fronte a 21
spettatori circa, di cui 13 facenti parte della
banda capeggiata da Ferdinando.
Il Bobby nazionale si presentò a bordo di una
127 color verde pisello, targata Roma P ..., ovviamente anche lui vestito da rocker anni ‘50.
Nonostante la temperatura bassa e la scarsa
affluenza di pubblico, terminò lo spettacolo con
grande professionalità e impegno.
Il secondo concerto di Bobby-Elvis si svolse
nell’ambito dell’Estate Roccaseccana, in condizioni climatiche opposte. Era una calda sera
dell’agosto 1983, sul palco di San Rocco. Bobby
attaccò il concerto con una serie di canzoni in
stile “country”, ovviamente in inglese, lasciando
il numeroso pubblico molto perplesso. Nella seconda parte dello spettacolo, viceversa, furono
snocciolati tutti i brani più noti del repertorio
bobbysoliano: da “Se piangi se ridi” a “Non c’è
più niente da fare”, da “Siesta” a “Una lacrima
sul viso”, da “Domenica d’agosto” a “Cristina”, e
così via. Di nuovo il bis fu “Zingara” a grande
richiesta (soprattutto dei soliti lazzaroni di cui
sopra). Anche se all’epoca Bobby Solo era già
ritornato al successo con partecipazioni al Festival di Sanremo dei primi anni ‘80 (ci pare con
“Gelosia”, “Non posso perderti” e “Tu stai”) si
dice che percepì oltre all’assegno pattuito (alquanto piccolo) anche qualcosa in natura (olio,
polli, uova, vino). Ma questo fa parte, come tante
altre storie, delle leggende roccaseccane …
Blek & Miki
Diede anche un bis - “Zingara” - durante il quale
Bobby rispose con grandi sorrisi ai cori allusivi
di quei ragazzacci che modificavano in senso
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Poesia in dialetto
L'Eco di Roccasecca
Saddam mazzà
Chisse s’ha messe ‘n cape de fa la guerra
Nen ze vo’ propria convince a lassà sta
Nen tè manche paura de finì atterra
Dice c’accussì glie malamente po’ acchiappà
I ripete saddàm saddàm s’add’ammazzà
A fatte preparà suldate e armamènte:
Nave, apparecchie, bombe e cannune
De cunsiglie e parole n’n gliene frega niente
Va’ pe’ la strada sìa i nen sente nisciune.
I ripete saddàm saddàm s’add’ammazzà
Abbiamo recuperato una poesia di anonimo
roccaseccano pronipote di un emigrato negli
Stati Uniti d’America del secolo scorso, il
quale, preoccupato per i venti di guerra degli ultimi mesi, dedica questi versi al proprio
figlio, roccaseccano di origini ma ovviamente
americano a tutti gli effetti e quindi soggetto ad eventuale arruolamento.
Questo padre, nella sua ingenua ed accorata
ode pacifista, probabilmente non si rende
conto di criticare, sia pur con rispetto e dignità, le più alte gerarchie del libero Paese
che accolse i suoi progenitori e che successivamente diede la possibilità di restare anche a lui ed ai suoi figli. Ma si sa, l’ignoranza
è cattiva consigliera, ed il poveretto, pur
sempre erede di emigranti ciociari dei primi
del 900, non si è reso conto di dove il suo
sentimento lo avesse portato.
Noi pubblichiamo il documento quale esempio di ode post-roccaseccana in rima scritta
da chi roccaseccano doc non è più, in quanto
nato altrove, senza considerare i contenuti
soggettivi della stessa.
Si intitola “Saddammazzà”.
Sti povere vagliune se stave a preparà
Ma lo sanne ca se possene fa propria male.
Cumm’è ita l’ata vota n’se lo ponne scurdà
Tante giovanotte turnarene orizzuntale.
Ippure saddàm saddàm s’add’ammazzà
La matre guarda gliu figlie e preca
Isse guarda la matre i la conzola
Gliu patre penza a ‘sta guerra e ‘mpreca!
Gliu munne intere nen trova ‘na parola
Ippure saddàm saddàm s’add’ammazzà
Gliu patre vurria che gli Cape se fermasse
Gliu Cape vurria che stu patre capisse
E che sarà nu figlie morte dente a 4 asse?
Tante a partì so’ gli avete mica isse!
Periscopius
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Eco revisited
Una puntata “doppia” questa dedicata agli articoli
apparsi sui vecchi numeri de “L’Eco di Roccasecca”.
Si tratta di due interventi del nostro Uomo dal Profondo Sud pubblicati rispettivamente sul lontanissimo Eco
n.5 del dicembre 1996 e sul più recente n.20 dell’ aprile 1999.
Il primo articolo risulta tuttora attuale ed istruttivo, il
secondo divertentissimo.
DALL’AUSTRALIA
Il nostro corrispondente in Australia, prof. Angelo
Scienziato ci ha recapitato una impressionante mole di materiale interessantissimo sulla situazione
socio-politico-economico-antropologica
dell’Australia, con particolare riguardo ai rapporti
con la Ciociaria. La documentazione è talmente
vasta e corposa che sarà pubblicata a puntate.
Innanzitutto, il nostro corrispondente precisa il
significato del nome della città in cui risiede, Footscray. “Non vuol dire - precisa Scienziato - Piede
Scrauso, in quanto l’origine, stranamente, non risulta essere roccaseccana, ma inglese. Deriverebbe, infatti, dal nome del villaggio del Kent, Foot’s
Cray, o Foot’s Creek (che significa Il Fiume di
Foot, dove Foot non sta per piede, bensì è il cognome di un capo Sassone vissuto nel settimo secolo nel Kent, Godwin Fot). Tra le altre cose il
fiume Cray, sul tipo del Melfa, ora ha anche cambiato nome in Marybirnong!”.
L'Eco di Roccasecca
Altro argomento trattato è quello delle diverse etnie presenti in Australia. Dalla pagina dei programmi radiotelevisivi, apprendiamo che sul canale ZZZ 92.3 Mhz, si può ascoltare il notiziario in
lingua Albanese, Bosniaca, Turca, Giapponese,
Spagnola, alle 13, e Catalana (!!!) alle 14, Libanese, Assira, Greca, Irlandese, Croata, Malese, Filippina, etc; sul canale SBS 93.1 Mhz, si può ascoltare il notiziario in lingua Maltese, Italiana, Hindi,
Urdu, Ucraina, Ceca, Slovacca, Russa, Finlandese,
Tedesca, etc.; sul canale CR 855 kHz, alle 17, è
possibile ascoltare “The Voice of Turkish and Kurdish Workers”, mentre a NEWS RADIO 1026
kHz, alle 14 e 10 è in programma l’incontro di
calcio West Coast-North Melbourne da Subiaco
(!!!). “Siamo di fronte - afferma Scienziato - ad
uno dei tanti esempi di multiculturalismo. Anche
altri Paesi dovranno autoeducarsi ad essere multietnici”.
Passando ai rapporti con la Ciociaria, emergono un
“Comitato della Coreno Ciociaria”, composto da
ben 8 soci, apparentati a due a due, che sta organizzando un gustoso pic-nic natalizio; poi un Montemurro Social Club, che ha organizzato la Festa
del Patrono “San Rocco” nella Chiesa di Santa
Brigida in Fitzroy.
Alla Dallas Brooks Hall di Melbourne, il 12 ottobre ha avuto luogo l’appuntamento canoro
dell’anno, il Festival Internazionale della Canzone Italiana con nomi di prestigio, quali Anthony
Speranza, Gino Zocco, Contessa Elvira Terlizzi,
Tony Montesalvo, e tanti altri, oltre ad un nutritissimo numero di ospiti, tra cui il prestigiatore Enzo
Ficco, Maria Fusillo Beck, il chitarrista Nicola de
Roma e così via.
Altre curiosità, per concludere questa prima puntata, riguardano la riunione annuale del “Comitato
Italiano per migliorare i servizi nei cimiteri” ,
l’apertura di un grandissimo Supermarket chiamato Piedimonte’s; l’offerta di svariati e convenientissimi “concimi vergini di pecora naturale, nelle
versioni macinato e non-macinato”, e “concimi di
gallina con consegna gratuita”; la pubblicità del
“Giardino della Pietà” (di cui offriremo il poster in
un numero successivo, a Natale non ci sembrava
appropriato), Mausoleo di cui vengono offerte
cripte con grandi opportunità di risparmio, diritto
di possesso perpetuo (!!), protezione contro tutte le
intemperie, pavimenti con tappeti, etc..
Per questa volta è veramente tutto.
Alla prossima, con un nuovo “Special” di Angelo
Scienziato dalla Terra dei koala e dei canguri.
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Pillole australiane
Il sempre solerte UDPS (Uomo Dal Profondo
Sud), alias Angelo Scienziato, ci invia un’altra
corrispondenza ricca di notizie curiose ed insolite.
Si parte con alcune inserzioni - scelte tra le centinaia pubblicate sul "Globo di Melbourne" – apparse sulla rubrica "Il Mercatino delle pulci". Si potrebbe pensare che in tale contesto si offrano al
miglior acquirente merci di vario genere, collezioni, piccola oggettistica, etc. Ebbene, state a sentire.
Si comincia con "Antichi oggetti di terracotta di
3.000 anni fa, romani greci, egiziani" a partire da
140 dollari. Ignota la provenienza, ovviamente, ma
ignoravamo che in Australia esistessero reperti
europei così lontani!
Abbiamo poi, per la modica cifra di 300 dollari
trattabili, un autentico "Treno a vapore"!!! Mentre per un "Trattore diesel Fordson Delta a 3 cilindri, motore Perkins" ci vogliono 2.500 verdoni.
Un altro tizio vende, contemporaneamente, due
oggetti di una certa importanza … ed imponenza:
"Organo elettronico con sedile in pelle" a 600
dollari, "Escavatrice modello JCB con cabina
coperta" per dollari 23.000.
In un ulteriore annuncio troviamo in vendita sia
una "Lampada da salotto bellissima" per 350
dollari trattabili, che una "Bicicletta da corsa –
modello Corsa" (elementare Watson!) sempre a
350 dollari trattabili. Sono sufficienti invece 80
dollari per una "Bicicletta da bambina con elmetto".
Centouno dollari trattabili cadauna le "Tovaglie
rotonde con tovaglioli bianchi e rosa"; chissà che
trattando non si arrivi a 100 dollari tondi?
Infine per soli 9 dollari l’una si possono avere "25
Travi da ferrovia lunghe 235 cm e larghe 10
cm". A saperlo, quante ne abbiamo avute a Roccasecca? A 9 dollari cadauna molti di noi avrebbero
potuto arricchirsi!
E passiamo al mondo dei defunti, che non sarebbe
un argomento allegro se non lo rendessero tale gli
ineffabili australiani con le loro pubblicità incredibili che vi descriviamo.
E torniamo su questo argomento, già affrontato in
un reportage di due anni fa, perché nel frattempo ci
sono stati degli sviluppi e delle novità in proposito.
Cominciamo con i grandi spazi pubblicitari apparsi
sui maggiori quotidiani relativi al "Rocco Surace
Mausoleum Complex", presso il "Necropolis
Springvale" (di fronte al Sandown Racehorse!). Si
L'Eco di Roccasecca
tratta solo della "prima fase" del progetto, eppure
già sono a disposizione "ottimi spazi". "Progettata
secondo i più alti standard internazionali, protezione in ogni condizione di tempo, diritto di possesso illimitato, sicurezza, cripte a muro" la "Chapel of Eternal Rest" è aperta al pubblico per ispezione sette giorni a settimana. E’ ufficialmente
aperto anche "Il Giardino De La Pietà" che ha scelto come immagine pubblicitaria la "Pietà" del Michelangelo (!). Tra i vantaggi offerti il più significativo ci sembra quello per cui "una volta acquistato, è vostro per sempre". L’indirizzo, Frankston –
Dandenong Road, ricorda vagamente Frankestein…
"Investite ora nel riposo eterno. Un luogo di riposo
di grande prestigio che sarà per sempre vostro e
della vostra famiglia" ci informa il "Melbourne
General Cemetery" di Carlton, che invita gli interessati a ritirare l’opuscolo a colori illustrato, ma
solo nei giorni pari.
Per chiudere in bellezza, si fa per dire, ecco una
pubblicità senza precedenti. La "Rock of Ages"
(che starebbe meglio come nome di una casa discografica!) ci presenta un monumento funebre
stile "letto" con tanto di cuoricino dietro la spalliera (!?!) e spazio per il nome sul davanti. Non specifica se sono disponibili sia letti, pardon, tombe
singole o anche matrimoniali…
Sigh!
Una ultimissima informazione, sempre sul tema
"morti" ci viene dal Texas, dove una ditta di pompe funebri, la "Celestial", promette una "sepoltura
spaziale", capace di trasformare il defunto in un
"postumo astronauta"!
E’ proprio tutto. A presto risentirci …..
Vostro affezionatissimo UDPS.
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Il grande flagello