L’Eco di Roccasecca Anno 8, n.41 Febbraio 2003 L’Eco di Roccasecca su internet : www.ciociari.com Il grande flagello T rovo che la televisione sia uno strumento molto educativo: ogni volta che qualcuno accende l'apparecchio vado nella stanza accanto a leggere un libro. Questa tagliente battuta sullo strumento più utilizzato negli ultimi 60 anni dai cosiddetti esseri umani civilizzati appartiene alla fertile mente di Groucho Marx, il più “colto” dei quattro scatenati Fratelli protagonisti in film d’altri tempi ma incredibilmente attuali. E mi sembra di grande attualità anche la suddetta frase, visto il livello così basso in cui tutte le TV, di Stato e private, hanno scelto di collocarsi. Purtroppo, a sentire i dati di ascolto, non sono tanti coloro che scelgono di seguire il consiglio di Groucho. La maggior parte della gente resta impalata davanti al piccolo schermo a seguire ciò che le viene regolarmente propinato. La TV odierna straripa di volgarità gratuite (di parola e di immagine) e utilizza sistematicamente cruenti fatti di cronaca e drammi familiari come basi di lunghi talk-shows, con la scusa dell’informazione a tut- to tondo. Noi non abbiamo la possibilità di scegliere realmente cosa vedere; anche il telecomando serve a poco, vanificato il più delle volte dalla scarsa qualità degli spettacoli proposti sulle varie reti. E l’audience domina su tutto. Sarebbe interessante poter spedire i dati di “non gradimento” basati sul giudizio dello spettatore e non tanto sul fatto che abbia guardato o meno il tale programma. Succede ad esempio che uno guardi il G. F. e scappi in bagno a rigettare, ma dal momento che ciò che conta ai fini dell’audience è “il contatto”, le scorie fisiologiche del tizio in questione si trasformano automaticamente in dati aggregati positivi!!! Non solo. I dati vengono stilati solo sulle Televisioni “importanti” escludendo di fatto tutte quelle realtà cosiddette inferiori che secondo me, soprattutto in certe serate flagellate, fanno il pieno degli ascolti, con inossidabili film con Gary Cooper o Humphrey Bogart. Ma quei dati nessuno può conoscerli. Non si ha il coraggio né la voglia di proporre in prima serata SPESSO - e non solo occasionalmente - il Teatro, i Concerti (di qualunque tipo: musica classica, rock, etnica), la Cultura in genere (in ogni veste: sceneggiati tratti da classici della letteratura, programmi storici e scientifici), l’Intrattenimento intelligente (laddove divertimento non è necessariamente sinonimo di vacua stupidità, come cultura non è antitesi di divertimento né sinonimo di noia). Purtroppo attualmente, fatte le debite e sparute eccezioni, questa TV basata soltanto sugli indici d’ascolto, che a loro volta condizionano gli introiti pubblicitari, è il trionfo della stupidità. Del resto – e cito di nuovo Groucho Marx - se vedete un uomo che sembra uno stupido e si comporta come uno stupido non fatevi ingannare, è veramente uno stupido! Il Direttore 2 L'Eco di Roccasecca Ancora una puntata dedicata ai Dischi Strani Ci scrivono da tutto il mondo (veramente!!!) per chiedere ulteriori copertine di dischi il più possibile curiose ed … incomprensibili! Eccovi accontentati. Rammentiamo che spesso di questi dischi ci giungono soltanto informazioni scarne, e che non sempre abbiamo avuto la fortuna (!) di ascoltarli - eccetto per quelli che fanno parte dell’archivio dell’Eco – per cui non è possibile aggiungere un commento all’aspetto musicale degli oggetti in questione. Dedichiamo la maggior parte dello spazio a disposizione ad un unico LP che abbiamo “sezionato” in più parti per poter commentare meglio questa copertina così ricca di elementi. “DO IT YOURSELF” il titolo dell’album, ovvero “FAI DA TE”. Più che un disco sembra un manifesto di un negozio di bricolage. Il sottotitolo ci avverte che questa è una musica per vivere graziosamente, con un “cartoon” che mostra una moglie mentre fa la calza ed il marito che lavora con una sega al suo fianco, molto graziosamente! Ed ora andiamo ad osservare i particolari, uno ad uno. La moglie, pettinatura anni ’50, borsa di paglia e tutto l’occorrente per cucire, si apresta alla nobile arte del cucito, mentre il marito ed il figlioletto sono al banco di lavoro. Mentre la donna di casa sembra molto sobria nel vestire, i due ometti non fanno mistero di gusti alquanto diversi, portati al disegno geometrico coloratissimo, come si può osservare meglio zoomando sui calzini e sulla camicia. 3 Per concludere il quadretto familiare, non mancano i … quadri appesi al muro!!! Lasciamo a voi qualunque giudizio sulle qualità del novello Picasso. Certamente siamo di fronte a delle persone veramente attive in differenti arti e mestieri. Un fulgido esempio di vita ricca di impegno e di soddisfazioni per una tipica famiglia americana degli anni 50! Passiamo ad un argomento più serio e, ahimè, di grande attualità, visti i venti di guerra che ci soffiano intorno. Parliamo ancora una volta di “apparecchie americane”, non quelli dei nostri poeti Iorio e Filancia, bensì di quelli reali: gli aerei americani da guerra, che pure “sgancia bombe e se ne va”!!!. E cosa c’entrano mai con la rubrica sui dischi bizzarri? Presto detto, guardate un po’ quello che segue. L'Eco di Roccasecca Non ci credete? Ebbene esistono dischi di questo genere!!! Invece della musica proveniente da strumenti musicali qui si può ascoltare la musica dei motori e delle bombe sganciate dagli “apparecchie americane” … in stereofonia e ad alta fedeltà: SOUND EFFECTS U.S. AIR FORCE FIREPOWER. Ovviamente c’è bomba e bomba, quindi c’è suono e suono … in questo album ci sono quasi 40 tracce diverse. Il tutto è presentato con orgoglio dalla U.S. Air Force, ovviamente. Se poi avete paura della bomba atomica ecco il disco che vi spiega come “sopravvivere” nel caso che “LA BOMBA CADA” … Una voce illustra tutte le istruzioni per il caso, mentre su un allegato libretto vengono date informazioni per trovare un rifugio per voi e le vostre famiglie! 4 L'Eco di Roccasecca Forse sarà meglio tornare ad argomenti meno cruenti, non è vero? Come non detto. Guardate cosa sono andati ad inventarsi! Tale Jay White ci canta una “SCENA DELLA STRADA” ovvero un incidente stradale, con tanto di fotografia … forse era successo a lui stesso e cercava i testimoni per la denuncia all’assicurazione? Impossibile commentare oltre. Chiudiamo con un LP incredibile: “QUESTO E’ IL TUO FUNERALE”. Tal Dr. Dallas Billington ci informa sul lato A (se sei cristiano, e dunque sarai salvato) sul nostro servizio funebre; viceversa il lato B (se muori non salvato) è riservato ai peccatori. Osservare bene le due copertine (A e B) per rendersi conto!!! No comment. Ciao! E siamo ora ad uno dei primi esempi di ANTIFURTO a microsolco!!!!!!!!!!!!!!!!! L’album che segue infatti fu realizzato come sistema di sicurezza per abitazione. L’unica cosa che bisognava fare era inserire il tasto “REPEAT” sul giradischi in modo che il disco ricominciasse dall’inizio in continuazione. Allora si poteva tranquillamente uscire da casa per andare a cena, al cinema, o a fare una passeggiata. La casa ed i beni preziosi in essa contenuti sarebbero stati totalmente al sicuro dai malintenzionati. Perché il ringhioso abbaiare di SEBASTIANO (SEBASTIAN SPEAKS per la Grr-r-records) li avrebbe tenuti lontani! Avete capito bene. Sul disco era stato registrato il furioso latrato di un cane, chissà perché chiamato Sebastiano, nome apparentemente pacifico, che secondo le intenzioni del curatore di questo “infallibile” sistema di sicurezza avrebbe fatto desistere i rapinatori più incalliti. Siamo proprio sicuri che i vicini avrebbero gradito allo stesso modo questo inenarrabile concerto? Bei gonzi questi ladri che avrebbero dato credito ad un animale mai visto prima nei loro proverbiali “appostamenti” … Bah! RM 5 C’è un posto per San Tommaso? A Roccasecca, cittadina con luminoso passato storicoculturale e dal presente alquanto oscuro può succedere anche che venga commissionata una statua dedicata al suo più illustre compaesano, San Tommaso, e che successivamente non si riesca a trovare una sistemazione adeguata per la medesima. Tanto si è detto e scritto sull’argomento e L’Eco vuol partecipare al dibattito concedendo ampio spazio a questa appassionante vicenda che in qualche modo esce dal piccolo fatterello di cronaca cittadina per assumere le fattezze di singolare evento di “storia patria”, valicando velocemente i confini del Monte Asprano e della Valle del Liri. Abbiamo ricevuto due dotti contributi che volentieri pubblichiamo, scritti da personaggi che non hanno bisogno di presentazione tra i lettori dell’Eco: Fernando Riccardi e Mario Izzi. Impeccabile nella collocazione storico-aneddotica l’intervento del primo, gustoso come sempre il lungo saggio critico del secondo. Non in antitesi bensì a completamento l’uno dell’altro La statua di San Tommaso fra corsi e ricorsi di Fernando Riccardi Quando nel corso del XVIII secolo il filosofo napoletano Giambattista Vico elaborò, con intuito tutto meridionale, la celebre “teoria dei corsi e dei ricorsi storici”, non immaginava certo il successo che la sua formulazione avrebbe avuto a distanza di secoli. Non a caso, all’inizio del terzo millennio, nell’epoca della tecnologia avanzata e dell’informatica, siamo ancora qui a parlare della sua impostazione ciclica. Concetto questo che sembra attagliarsi alla perfezione ad una vicenda che a Roccasecca sta de- L'Eco di Roccasecca stando un discreto interesse nell’opinione pubblica disorientata da un dubbio amletico: la grande statua di San Tommaso “si mette o non si mette”? La risposta, tutto sommato, sembra scontata: essendo già in loco la statua, prima o poi, sarà collocata. E poco importa se mancano le autorizzazioni di rito: dalle falde dell’Asprano essa sarà spostata più in basso, seguendo, neanche a farlo apposta, quel movimento pendolare che alla fine dell’età di mezzo, indusse i roccaseccani ad abbandonare il torvo maniero sulla vetta del monte, per accomodarsi nella più agevole spianata della Valle. Su ciò non possono esistere dubbi. A noi però, in questa sede, preme far notare come la storia, a volte, si ripeta con diabolica presenza. Già nel 1874, in occasione del VI centenario della morte di San Tommaso, a Roccasecca si pensò di realizzare una grande statua in onore del Santo, da erigere sull’Asprano. Il proponimento però rimase tale specie per difficoltà di natura economica. Una ventina di anni dopo, verso la fine del secolo, l’idea fu ripresa: anche questa volta però non se ne fece niente. Nel 1974, ricorrendo il VII centenario della morte, ancora una volta, e sono tre, si tornò sul luogo del delitto: puntualmente però il progetto fu accantonato. Ed eccoci ai giorni nostri: quando tutto pareva procedere per il meglio, arriva il divieto della Soprintendenza. Sembra proprio insomma che la statua di San Tommaso “non s’ha da mettere”. Questa volta però c’è una novità tangibile: la corposa presenza della statua stessa, la cui realizzazione, commissionata allo scultore Giuliano Vangi, è costata all’amministrazione fior di quattrini. Non sarà più possibile dunque gettare nel dimenticatoio il progetto e far finta di niente. Anche San Tommaso dall’alto della sua celeste residenza se ne avrebbe sicuramente a male. Il tutto si risolverà quindi per il meglio e Roccasecca potrà avere la sua straordinaria opera d’arte. Con buona pace del caro Giambattista che, dopo essersi sfregato soddisfatto le mani per la ripetuta conferma del suo assunto, sarà disposto a chiudere un occhio pur di vedere sanata, ed in maniera definitiva, la secolare questione. 6 L'Eco di Roccasecca A margine d’una polemica di Mario Izzi La testa di San Tommaso – statua di recente fatta costruire dall’Amministrazione Comunale e non ancora collocata in sito, in paese, date l sue dimensioni fuori dell’ordinario (intorno a 10 metri d’altezza col basamento) – ha creato discussioni a non finire tra la popolazione. A parte la spesa e tralasciando per ora le non sopite dispute su dove collocarla, non si riesce a comprendere la ragione sia delle dimensioni della testa – piccolina in rapporto al volume del cervello che avrebbe dovuto contenere – sia delle sembianze di efebo stilizzato con cui sono stati dallo scultore rappresentati il volto ed il corpo del grande pensatore. Nell’insieme, infatti, la statua può dare l’impressione a chi l’osserva che il Santo abbia avuto la figura d’un agile angelo piuttosto che la sagoma con cui è stato da sempre raffigurato dalla iconografia ufficiale, laica ed ecclesiale: quella, cioè, d’un omone, grosso e grasso. Tanto che sin da giovanissimo, quando era oblato presso il Monastero di Montecassino, un suo biografo dell’epoca racconta di essere stati costretti, al convento, a tagliare il banco per consentirgli di mettersi a sedere. Non a caso il suo Maestro – prima a Parigi e poi a Colonia – Alberto Magno, ai condiscepoli che avevano appioppato al frate il nomignolo di “bue muto” proprio per le sue dimensioni fisiche e per il fatto di essere taciturno, disse una volta che “quel ‘bue’ avrebbe un giorno emesso muggiti la cui eco avrebbe inondato il mondo”, come in realtà avvenne. Ed il cui pugno sul tavolo – aggiungo io – alla mensa del Re di Francia Luigi IX, quando gli era venuto in mente un argomento per confutare una tesi filosofica dei manichei, aveva fatto tremare, per la potenza con cui l’aveva vibrato, piatti, bicchieri e stoviglie dei tanti commensali assisi all’enorme tavolata reale, i quali per un attimo pensarono al terremoto, mentre il Re, informato della ragione di quel fracasso, dispose subito perché venissero messe a disposizione del frate carta e penna affinché egli potesse fissare per iscritto i concetti che gli erano all’improvviso sopravvenuti. Ma agli artisti tutto è concesso, anche falsare la realtà, purché espressa, come nel caso, nelle forme artistiche a lui congeniali e condivise e celebrate da critici e ammiratori. *** Il caso, però, rimane; resta inalterato il problema di fondo della collocazione del monumento, diventato ormai una sorta di tormentone, intorno al quale dissertano sia l’Amministrazione Comunale che le varie rappresentanze locali ma che all’opinione pubblica si presenta inserito nell’atmosfera che le è più congeniale. Come dire che la collocazione della statua viene ormai vista sotto il proverbiale profilo dell’ironia, avendo constatato la validità anche nel merito dell’aforisma, secondo cui “la cosa facile diventa difficile attraverso l’inutile”. Un problema certo, che avrebbe dovuto esser risolto prima o in coincidenza con la decisione di costruirla; ma l’assenza di questa iniziale e pur 7 semplice metodologia non giustifica l’inerzia di chi oggi ha l’obbligo, e non l’assolve, di dirimere la ‘vexata questio’, il macchinoso dilemma. Oltretutto vi sono decine di sottoscrittori che nel monumento hanno creduto, elargendo somme anche considerevoli, e che apprendono dalle cronache la non lieta novella secondo la quale i pezzi della statua giacciono da circa un anno in uno dei magazzini comunali in attesa di decisioni che non arrivano e che ciascuno dei responsabili scarica sull’altro. Per la verità l’ideatore del monumento il posto dove sistemarlo l’aveva in mente sin da quando sostenne la tesi, da tutti i responsabili allora accolta, delle sue dimensioni: avrebbe dovuto dominare dall’alto del monte la sottostante pianura quasi fosse la materiale trasposizione delle idee del personaggio, rappresentate per invadere visuale e prospettiva che gli stavano davanti. In altre parole, il ‘muggito’ preconizzato da Alberto Magno si sarebbe dovuto riprodurre nell’eco poderosa delle circostanti valli per inondare il mondo proprio a partire dalle pendici dell’Asprano, il monte che aveva visto nascere il “bue muto”. E non credo che l’idea fosse pregiudizialmente balzana. Ma gli organi preposti alla tutela del paesaggio e delle antichità rappresentate dagli antichi ruderi del borgo medioevale – per secoli, peraltro, dimenticati – non sono stati del medesimo parere, e la statua, col suo enorme peso, è rimasta impantanata tra le norme di legge, fissate, si sostiene, “a difesa dell’impatto ambientale”. E a distanza di anni non si trova ancora la strada giusta per superare “l’impasse”, cioè l’impaccio, l’impiccio. Vieppiù intricato perché le tesi sostenute dalle opposte correnti sono spesso inficiate L'Eco di Roccasecca all’origine dalla natura della fazione che le formula. Ogni proposta viene rigettata perché aprioristicamente valutata in senso negativo in considerazione del colore di partenza. Così viene fuori la singolare soluzione della nuova Amministrazione Comunale, che avrebbe scelto di collocarla all’ingresso del paese. E nessuno s’azzardi a dire che la zona scelta è quella del cimitero perché questo non c’entra, secondo il Sindaco. Sarà pur vero ciò che afferma il primo cittadino ma il luogo prescelto dista in realtà poche decine di metri dal camposanto. Il luogo ‘abitato’ più vicino al monumento sarebbe infatti – piaccia o non piaccia – quello dei ‘loculi’, se lì venisse eretto il monumento. E dato che c’è libertà di parola e di stampa, mi permetto di dire in proposito lamia, pur consapevole del fatto che, stando, come si dice da noi “più di là che di qua”, l mie eventuali stupidaggini, diavolerie, volgarmente dette ‘cazzate’, saranno perdonate in quanto formulate come amava scrivere il compianto Indro Montanelli “sub specie aeternitatis”. Anche se dovrebbe essere proprio tale non invidiabile posizione a dare alla proposta il crisma della serietà e della proponibilità, essendo oggettivamente scevra da interessi personali o di parte, attuali o di prospettiva. Mi permetto quindi di esprimere la mia opinione, partendo da una indispensabile ulteriore premessa, che deve essere a mio avviso alla base della discussione. La disamina cioè dei motivi per cui le statue si fanno e si collocano solitamente nei centri abitati e non fuori. Premessa semplice ed importante insieme, in quanto le statue si erigono e si sistemano nei centri abitati allo scopo di richiamare la perenne attenzione degli abitanti, dei visitatori, dei passanti sulle idee per le quali il personaggio celebrato visse e si distinse. Le statue vengono perciò collocate nei centri abitati in modo che lo scopo per il quale sono innalzate sia con immediatezza e continuità in ogni momento raggiunto. E’ quanto si afferma anche in rapporto al sito prescelto vicino al cimitero, e può essere che sia così. 8 Ma è corretto chiedersi se non vi siano all’interno del centro abitato altri luoghi dove l’effetto che si intende conseguire possa essere realizzato pur con maggiore utilità sia per l’ambiente in cui si inserisce che per il paese in generale. A mio avviso gli spazi offerti dalla “piazza longa” e quelli che costeggiano la Via Vittorio Veneto, da una parte, ed il vecchio lavatoio con la villa dall’altra, sono lì a dimostrarlo. A preferire gli stadi del concentrico urbano rispetto al livello di periferia prescelto, stanno invero due ragioni di fondo. La prima: quella di avere sempre e dovunque visibile il monumento come fosse un reciproco abbraccio del paese al suo grande unico, illustre figlio e di questi al paese. La seconda: essere in linea con l’indirizzo seguito dalle ultime Amministrazioni comunali con continuità e coerenza, vale a dire l’arredamento urbano. Rimanendo nell’ambito della seconda ragione – la prima non avendo bisogno di spiegazioni, tanto ne sono chiari i motivi e gli scopi – non si riesce infatti a comprendere come una spesa dell’entità di quella raggiunta per l’approntamento della statua – alcune centinaia di milioni di vecchie lirette, senza trascurare il suo pur notevole valore intrinseco ed artistico – non sia utilizzata anche per arricchire, abbellire, storicizzare l’arredamento del concentrico. Ciò, indipendentemente da quale possa essere il sito prescelto, quale che sia, cioè, la posizione precisa nella quale il monumento, in quell’ambito, venga eretto. L’indifferenza sorge dalla constatazione che ogni luogo, all’interno del centro urbano, è adatto per dare al grande concittadino degna collocazione, pur considerando la eccezionalità del peso, del volume, dell’altezza del monumento. L'Eco di Roccasecca Sono invero note le dimensioni della ‘piazza longa’, di cui consta per tanta parte il centro storico del paese, invidiatoci dai tanti comuni contermini proprio per l’ampiezza e la capacità volumetrica della sua strada principale, non a caso tradizionalmente chiamata la della ‘piazza longa’. Lunga oltre cento metri e larga, con i marciapiedi che la percorrono in tutta la sua lunghezza qyasi fossero dei controviali, dai venti ai trenta metri, e con i palazzi del sei-settecento che la costeggiano per tutta la sua lunghezza solo da un lato – il versante nord – quello opposto restando libero, esposto all’aria, alla luce ed al sole del lato sud, nella detta piazza esiste attualmente soltanto il monumento ai Caduti al suo culmine altimetrico mentre nell’adiacente largario di recente è stato aggiunto un busto a Severino Gazzelloni. Si sa, inoltre, che il paese si presenta a pendìo, on le costruzioni allineate al monte Camarca che lo protegge al limite nord del sistema montuoso (la parte meridionale del pre-appennino morsicano), all’inizio dell’ampia pianura del basso Liri sulla quale il paese s’affaccia come da una grande e panoramica balconata. Ebbene: alla già menzionata ‘piazza longa’ corrisponde, più in basso, una superficie libera piana intorno a 2000 metri quadrati, al limite esterno della quale si snoda la Via Vittorio Veneto, la cosiddetta ‘strada nova’, la prima circonvallazione (la seconda, in alto, è rimasta, come si sa, bloccata), aperta durante il primo conflitto mondiale, intorno al 1916. Su tale strada sono state costruite negli ultimi decenni nuove e belle abitazioni, mentre nella sua parte corrispondente alla sovrastante area del giardino comunale – la ‘villa’ – c’è un ampio spazio dove settimanalmente ha 9 luogo il mercato delle verdure e dei fiori, e del quale si servono negli altri giorni i ragazzi per le loro più svariate attività sportive. Per dare il senso delle dimensioni dell’area, colà sostano anche i ‘baracconi’ per gli spettacoli popolari, che vi vengono per tradizione allestiti un paio di volte l’anno da compagni e ambulanti e per le giostre. Da qualche tempo vi affacciano anche alcuni uffici pubblici, insediati nei locali del vecchio lavatoio, ristrutturati recentemente per destinarli, appunto, alle nuove funzioni. Per completare il quadro della zona, proprio al limite del suindicato spazio piano disponibile, quantificato intorno a 2000 metri quadri, confluisce la nuova strada di accesso al paese – la via E. Fermi, se non erro – strada che dalla frazione San Rocco sale verso il concentrico tra moderne e signorili abitazioni e seguendo un percorso breve e facilmente agibile rispetto all’altra strada, che pure accedendo al paese, passa nelle adiacenze del cimitero attraversando la parte più vecchia della zona, non certo meglio tenuta della prima accennata. Si tratta, quindi, come si può capire, di una zona molto ampia del centro storico del paese, che meriterebbe di essere meglio arredata e vitalizzata. Quale occasione migliore per dotarla di un bel monumento, dedicato dopo secoli al suo più illustre cittadino, noto in tutto il mondo civile, avendo altresì disponibili vasti spazi circostanti tanto necessari alle manifestazioni pubbliche, civili e religiose, che con la statua di quel personaggio, e di quelle dimensioni, sarebbero più frequenti e popolate? Se poi lo spazio sottostante la ‘piazza longa’ dovesse – come si presume – restare libero, non me ne adonterei. Credo che, alla fine, non ne sarei nemmeno dispiaciuto, e non solo perché sarà il futuro a stabilire se il luogo prescelto per la collocazione della statua, vale a dire nelle vicinanze del cimitero e, comunque, nell’anticamera del concentrico o, se si vuole, in un suo posto di servizio, sia stato più felice; e nemmeno per fare, come suol dirsi, “buon viso a cattivo gioco”. Se lo spazio in questione non venisse occupato dalla statua, resterebbe integra la proposta, in altra sede avanzata a proposito della ‘sala polivalente’ e del ‘mercato coperto’ , immaginati proprio là dove si sarebbe dovuto porre la statua. E’ a tutti evidente che la utilizzazione dello stesso luogo anche per le cennate strutture a- L'Eco di Roccasecca vrebbe complicato di certo il lavoro dei tecnici impegnati a realizzarle. Che se poi l’area citata dovesse restare così come è ora, si finirebbe per dare ragione a quel mio amico il quale, in quel luogo, vede solo e soltanto lo spazio per gli scampati ed eventuali pubbliche sciagure che dovessero arrivare ai danni della popolazione, rientrando, tra l’altro, il nostro territorio nella zona qualificata dalle relative mappe ‘a rischio sismico di 2° livello’. E saremo nel caso oltre che previdenti – aggiunge il mio amico – sicuramente meglio attrezzati per affrontarle. A questo punto possiamo chiudere l’argomento con un paio di battutine note e trite, che valgono tuttavia ad esprimere in maniera conclusiva il mio parere, secondo le quali ‘chi si contenta gode1 ed ancora, ‘ogni giusto avrà la sua ragione’. Non senza l’aggiunta, per ‘scaramanzia’ dei debiti immancabili scongiuri … Ho detto la mia e sono perciò soddisfatto, anche se la mia proposta è probabile giunga a decisione ormai consolidata. Ma, giacché ci sono, mi permetto suggerire l’epigrafe che apporrei sul frontespizio della statua, e che ho tratto da una pubblicazione specialistica (Tommaso d’Aquino, L’uomo e l’universo – opuscoli filosofici a cura di Antonio Tognolo, Rusconi Libri, spa, 1982, CDE, Milano, 1991 su licenza Rusconi Libri, pag 84): “DALL’ALTO DELLA TUA DIMORA IRRIGHI I MONTI” Versetto 13 del Salmo 103 ‘Principium’ – o prolusione – con cui Tommaso iniziò l’insegnamento alla Sorbona, Parigi, nel 1256, quale “magister actus regens” 10 L'Eco di Roccasecca Aneddotica calcistica Sulla scia di quanto scritto da Ferdinando sull’ultimo Eco pubblicato, ho rovistato nella memoria e ho rintracciato alcuni dei molti aneddoti sul mondo del calcio, ascoltati in tanti anni. Uno dei più gustosi è quello narrato alcuni mesi fa dal centravanti del Bologna (ma anche d Catanzaro, Genoa) Bruno Pace. Ebbene egli all’epoca del fatto militava tra i felsinei, allenati dal mitico Oronzo Pugliese. Pace ha detto che l’allenatore lo marcava stretto, a causa del suo comportamento un po' troppo libertino. Un giorno in un cinema Pace si accorge che qualche fila davanti a lui c'era uno che da dietro gli somigliava moltissimo. Allora chiama Bulgarelli e gli dice:<<vai da Pugliese e digli che mi hai visto fumare>>. Infatti l'ignaro signore si stava godendo lunghe boccate da un grosso sigaro. Bulgarelli si reca dall'allenatore e gli fa:<<guardi che c'è Pace che sta fumando>>. Pugliese allora si alza striscia fino alla fila indicatagli da Bulgarelli e bham!! molla uno scapaccione sulla testa dello spettatore. Questi, che era più alto e grosso di Pace, si alza inviperito e prende Pugliese per il bavero pronto a frollarlo di botte. Inutili le scuse di Pugliese che in perfetto barese diceva al colosso:<<mi scusi, credevo che lei fosse Pece>> con una rigorosa “E” al posto della “A”. Due rare figurine del “bolognese a vita” Giacomo Bulgarelli: a sinistra nel 1960, a destra nel 1962. Pugliese era noto per le sue uscite in “dialetto” stretto. Se fate un giro su internet farete l’incredibile scoperta che alcune sue espressioni sono nbcora ricordate con ironia mista ad affetto da vecchi appassionati. Frasi come: "Date, pigghiate... fescite, fescite. Acciaffat' a cudde... Vedite, Vedite. Uagliò,la palle: ca se no ji t'accide" "Acciaff'a cudde... vite,vite. Uagliò la palla, ca se no t'accide" "Uagnune, nda denz'a le uà, nu amà scì in serie A. Forz' alle gamme, forz'a le becchine non zite facenne le signorine. Forza, uagnune... Acciaffate ddò, acciaffate ddà, non zite facenne le baccalà perchè ama scì in serie A" "Acciaff'a cudde... vite, vite: uagliò la palla, ca se no t'accite" Oronzo Pugliese si agita in panchina, come sempre! Sempre riguardo al povero Pugliese un altro aneddoto fu narrato da Peirò (mezz’ala che giocò nell’Inter e nella Roma) e riguardava la comprensione del lessico adoperato dal ruspante “mister”. Dice Peirò:<<Io con Pugliese andavo d'accordo, ma non sempre riuscivo a capire quando parlava e considerate che io l'italiano l'avevo imparato bene>>. 11 Questi erano grosso modo i mitici anni ’60, ma l’aneddotica è grande anche in tempi recenti. Prendiamo il sofisticato Milan di Arrigo Sacchi. Il profeta del nuovo calcio entrò come un ciclone a Milanello. Una delle prime cose che cercò d’insegnare a Franco Baresi fu come egli si dovesse muovere per fare la diagonale e come punto di riferimento gli consegnò una cassetta contenente le esibizioni di Signorini nel Parma. Non contento quando alla seconda giornata d’andata a Milano arrivò la Fiorentina, spostò Tassotti centrale difensivo e immise sulle corsie laterali Mussi e Bianchi. Il risultato fu che Roby Baggio si divertì come un matto e segnò un gol, dopo essersi dribblato varie volte i basiti difensori rossoneri. Sempre nell’anno del suo avvento, Sacchi impose alle sue truppe delle sedute di yoga, in cui l’unico suono ammesso era il rituale <<ohm, ohm>>. Mentre tutti erano ad occhi chiusi, ecco che Massaro scivola alle spalle di tutti e spara con una scacciacani. Si sussurra che Sacchi perse qualcuno dei suoi già rarissimi capelli. È, viceversa, una realtà il trasferimento di Massaro alla Roma la stagione successiva. Di quel tellurico primo impatto sacchiano serba un gran bel ricordo il grande Filippo Galli. Una notte fu svegliato da urla atroci, giungenti dalla stanza dell’allenatore. Ovviamente era Sacchi che in piena trance agonistico-onorica urlava nel sonno: <<Francoooooooooooo, esciiiiiiiiiiiiiiiiiiii, il fuorigioco!!!!!!!>>. Povero Sacchi! Al Milan si tramandano varie altre leggende. La prima è quella riguardante Marcel Desailly. Ve lo ricordate? Un armadio a tre ante, sconsigliabile irritarlo o provocarlo. Tuttavia il gigante buono si rifiutava di giocare al fianco di Baresi in difesa. Il motivo? Semplice: aveva paura che il grande capitano lo sgridasse! Altra storia quella di Tassotti. Il Tasso, romano di San Basilio (quartiere accuratamente evitato dalle SS, durante l’occupazione nazista della capitale nel 43-44) all’inizio della carriera passava per uno dai modi spicci (i tacchetti piantati nella faccia di Oriali - o Altobelli? - durante un derby suscitarono più di una perplessità nei lamentosi nerazzurri), ma con il proseguire degli anni affinò molto la sua tecnica e si meritò il soprannome di Djalma Santos. Tuttavia era rispettatissimo dagli avversari e quando durante un Bari - Milan, un difensore avversario lo sbat- L'Eco di Roccasecca tè per terra, bastò un’occhiataccia per indurre l’incauto barese ad esclamare:<<mi scusi signor Tassotti>>. Non meno ricca la fucina di leggende riguardanti la Lazio. Chinaglia era uno dei boss e quando c’era da farsi da rispettare non andava per il sottile, neanche con i compagni di squadra. Sicché durante una partita la Lazio si vede assegnare un calcio di punizione. Si avvicina D’Amico deciso a calciare il pallone. Ma Long John era di tutt’altro parere e per renderne partecipe il, allora giovane, talentuoso centrocampista lo prese a calci nel sedere. Sempre D’Amico fu protagonista di un altro episodio, da lui stesso ricordato. Ultima giornata del campionato di B, Cavese- Lazio, pare che le squadre si siano accordate per un pareggio (che sta bene a tutti), tuttavia i campani sono in vantaggio 2-1: arriva provvidenziale un calcio di rigore, “capitato” a proposito. Sul dischetto va D’Amico – Chinaglia non c’è più – il portiere avversario gli va incontro e D’Amico gli dice:<<lo batto sulla destra, tu vai dall’altra parte>>. Il portiere, per essere certo, ribatte:<<alla destra di chi?>>. Per la cronaca il rigore andò a segno, la partita finì 2-2, Cavese salva, Lazio in A. Chiudo con una richiesta per Ferdinando, non mi ricordo più bene la storia tra De Sisti e Bierhoff ai tempi dell’Ascoli, in cui il primo anziché dare indicazioni tattiche al centravanti gli raccontava storie di strade che sembravano in salita e invece erano in discesa. Gianni Sarro 12 L'Eco di Roccasecca Opere in dialetto Torna a collaborare con il nostro giornale, dopo qualche tempo e numerosi viaggi per il mondo, il medico di famiglia ,come lui stesso ama definirsi (e lo è davvero!) Luigi Probo, per gli amici Probo Luigi. E torna con una canzone in dialetto di Trasacco (sua città d’origine, insieme a Palestrina, proprio quella di san Luigi da …) dedicata ad un medico particolarmente arzillo e ad una paziente fisicamente “generosa”. Il testo è sufficientemente comprensibile, la storia velatamente boccaccesca. Il medico condotto, Zi Peppuine, si reca a far visita ad una signora alquanto appetibile che di mestiere cura le capre. Il dottore la trova proprio mentre sta trasportando la tinozza colma di “iozza” (che non sta per sporcizia, come nel dialetto ciociaro, ma per “pappone per capre”) sorretta sul capo col cercine, quel panno ripiegato sulla testa che penso abbiate ben presente. La signora chiede un rimedio per i suoi dolori ed il dottore la visita accuratamente “toccando” e “ritoccando” le parti del corpo più dolenti (o più provocanti?); quindi si accinge a scrivere la ricetta per i medicinali del caso. A questo punto accade l’imprevisto! Un caprone, forse impaziente di avere il cibo, o addirittura geloso della sua padrona, carica i due “umani” che finiscono “faccia a faccia” e barcollano; Zi Peppuine non si perde d’animo e per cascar “bene” (fuine) abbraccia la prosperosa signora alla quale casca la tinozza rovesciando il contenuto nell’aia. Aggiungo che in data 21 gennaio alle ore 20 ho avuto il privilegio di ascoltare in diretta telefonica ed in esclusiva mondiale, per l’Eco di Roccasecca, la suddetta canzone eseguita “a due voci” dall’amico Luigi e dal padre (anche lui medico di famiglia!) Alfonso; un’esperienza unica ed indimenticabile, due voci storiche per quello che sarà, almeno per me, l’evento musicale del 2003! Canzone in dialetto di Trasacco Questa che segue e' una canzone di Anonimo trasaccano dell'800, ispirata a "Zi Peppuine", medico condotto dell'epoca, chiamato a visita domiciliare.... "Colla tinozza n'cape, piena di jozza pe' la da' alle capre, na' ziona della uilla, dicette a ji mediche de reguarilla, allora Zi Peppuine, dalla saccoccia caccia ji taccuine, tocca, ritocca, e la ricetta scrive pe la fa guari'....... ma ne' caprone dietro al groppone, che te fa questa bestiaccia.... co n'incornata all'impazzata, ti ji jetta faccia a faccia.... ma Zi Peppuine pe' casca' fuine, quella ziona allora abbraccia.... se casca la tinozza, jozza, jozza, jozza. 19-1-'03 Da divulgare al giornale "L’Eco di Roccasecca da parte del Dr. Luigi Probbo, abruzzese, medico di famiglia 13 L'Eco di Roccasecca Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno scritto dedicato al decennale della scomparsa di Severino Gazzelloni. Autore è Orazio Manente, coetaneo ed amico del “maestro”, il quale vive a Montefiascone da molti anni, ma non per questo ha dimenticato le sue origini. La commemorazione si è tenuta il 23 novembre scorso nell’ambito della MANIFESTAZIONE PER IL DECENNIO DELLA DIPARTITA DEL FLAUTISTA SEVERINO GAZZELLONI ed il suddetto intervento è stato letto dal fratello del flautista, Valerio. Certi di fare cosa gradita a chi non ebbe modo di partecipare alla manifestazione, ed in generale a tutti coloro che amano la buona musica (e tra i lettori dell’Eco di Roccasecca i musicofili sono moltissimi!) trascriviamo integralmente il testo. Il maestro in un quadro di Rocco Tanzilli IN MEMORIA DI SEVERINO GAZZELLONI Dieci anni orsono, nel novembre 1992, Severino Gazzelloni veniva a mancare in Cassino, lasciando un vuoto incolmabile ed un ricordo imperituro nella sua città, nell’Italia, nel mondo. Egli era nato qui a Roccasecca nel gennaio 1919. Trascorse la fanciullezza legato alla sua famiglia, vicino al padre Peppino che amava e stimava e dal quale aveva appreso molte cose. Fu proprio il padre a scoprire le tendenze del piccolo Severino per la musica e ad avviarlo pertanto alla scuola del maestro Creati. Amò il suo paese e ne parlò sempre con entusiasmo, felice di appartenere alla gente di Ciociaria. Bruciò le tappe nello studio della musica e nel suono del flauto, tanto da essere accolto prestissimo al conservatorio di Santa Cecilia. I suoi esami furono un vero trionfo e il maestro Tassinari, che lo ebbe fra i migliori alunni, presagì la spettacolare ascesa del suo allievo a eccelsi traguardi. Il nome di Severino Gazzelloni si divulgò assai rapidamente. Egli è ormai noto in ogni angolo del mondo. Animo nobile, studioso attento e puntiglioso, vero talento della musica d’avanguardia, Severino si distinse fra i migliori cultori della musica del novecento. Per conoscere la sua vita, gli studi, i sacrifici e la grande volontà del maestro, con i conseguenti successi, basterebbe scorrere il volume “Il flauto d’oro” (Ediz. ERI, RAI), nel racconto della scrittrice Emilia Granzotto che ne ha curato la stesura e la pubblicazione. “Soffiando dentro questa canna, ho portato la musica a tutti, in tutto il mondo”- così si esprimeva il flautista. La sua valentia, il suo grande talento, la sua vena artistica, sono stati riconosciuti ed esaltati da musicisti, poeti, scrittori e narratori italiani, tedeschi, russi, americani ed altri. Grandi compositori hanno voluto scrivere musica per Severino, con grande gioia del maestro, dando spazio al suo flauto d’oro e riconoscendo il valore dell’artista. Eugenio Montale, il poeta genovese, scrittore e grande giornalista, premio Nobel per la Letteratura, autore di “Ossi di seppia” ci ha lasciato in “Prime alla Scala”, raccolta di giudizi e critiche, delle testimonianze, miste a grandi elogi, su Severino Gazzelloni. In “Sonatine per flauto solo”, di Pierre Boulez, scritta per il nostro maestro, Montale così si esprime: “Il pubblico ha applaudito con entusiasmo il fenomenale Gazzelloni ed il valente pianista Frederik Rzewski”ed ancora: “Severino Gazzelloni non è soltanto un mago del flauto, ma anche un mimo ed un imbonitore eccezionale. Entrato di corsa portandosi sotto braccio ben tre flauti, egli ha cominciato a saltabeccare dall’uno all’altro dei quattro leggii predispo- 14 L'Eco di Roccasecca sti per lui, emettendo non proprio suoni, ma soffi, rantoli ed acutissime strida. Il pianista che lo accompagnava in alcuni numeri del programma toccava raramente i tasti, preferiva grattare le corde del suo strumento. Anche il Gazzelloni, del resto, si affacciava spesso all’interno del pianoforte per farci sentire gli ‘armonici’ dei suoi ‘soffi’ “ Il poeta Montale ha voluto esprimere giudizi assai lusinghieri e tanta lode per il grande flautista. Un altro famoso poeta, Giuseppe Ungaretti, nella grande gioia per aver gustato il suono e la musica di Gazzelloni, gli dedicò una meravigliosa poesia che, mi auguro, sia uno tra i migliori ricordi di Severino. Non va trascurato o addirittura dimenticato il ruolo di Severino, quale professore dell’Accademia Chigiana di Siena, frequentata da numerosi allievi che hanno attinto dal maestro nozioni basilari e preziosi consigli per il miglioramento del suono del flauto. Ma Severino ha tenuto con grande prestigio la cattedra anche a Colonia e a Vienna riscuotendo successi straordinari. Il suoè stato un messaggio senza confini e la musica non ha confini. Nella sua vita e nel suo carattere hanno prevalso la costanza, la tenacia, il sacrificio e la dedizione completa per far sempre meglio ed essere ogni ora sulla cresta dell’onda. Si può ben dire che abbia giustamente meritato elogi, stima, onore e tanti applausi. Ci resta la sua musica, il suo sorriso con la grande soddisfazione per gli allori conquistati in tutti i suoi concerti. Riascolteremo tutta la sua musica, i dischi, le cassette, i CD e sentiremo sempre con gusto il flauto d’oro. Rivivremo con lui, seguiteremo a godere e ad amarlo per quanto ci ha donato e per il grande contributo che ha portato alla musica con il suo flauto. Grazie, caro Severino, non potremo giammai dimenticarti. UN GRAZIE Grazie di cuore, cari concittadini, per l’affetto dimostrato per il maestro in tutte le occasioni. Grazie per aver promossa l’iniziativa encomiabile del Festival di musica classica che si tiene nel settembre di ogni anno tra lo splendido scenario delle chiese locali. Grazie ancora per aver dato alla nuova banda il nome di SEVERINO GAZZELLONI. Orazio Manente (scritto in Montefiascone il 14.11.2002) 15 L'Eco di Roccasecca DOCUMENTI D’EPOCA Il diploma che pubblichiamo, per gentile concessione dei discendenti, apparteneva a Lorenzo Di Rollo. Si tratta dell’ attestato di compimento del corso elementare inferiore, rilasciato il 28 luglio 1922. Ci scusiamo per la qualità non eccellente della copia, ma pensiamo sia ugualmente di grande interesse scorrere questo prezioso documento, stampato quando Roccasecca era ancora provincia di Caserta. 16 L'Eco di Roccasecca Avvisi ai … viandanti! Oggi questo esercizio osserva “APERTURA A SORPRESA” – se la serranda è “SU” forse siamo aperti / se la serranda è “GIU’ forse siamo chiusi Questo l’incredibile cartello apparso, per un solo giorno, sulla vetrina della più famosa bottega di cicli e motocicli di Roccasecca! La cosa bella non e' il cartello che, fra l'altro, e' un falso visto che e' stato architettato da me (che sono un buontempone), ma le reazioni sconcertate della gente. Il massimo dell'incertezza, neanche quando la serranda e' su si ha la certezza che sia aperto. Sulla autenticità di questo secondo “avviso” per i compaesani garantisce l’autore della fotografia, Franco Nardi della Nardi Communications. Si tratta di una agenzia di Assicurazioni che informa la gentile clientela sul “breve” periodo di riposo previsto per … l’estate: DAL 14 AGOSTO 2001 AL 20 AGOSTO 2010 Circa NOVE anni di ferie ci fanno pensare ad un viaggetto abbastanza impegnativo, magari addirittura nei pressi di Arpino; certo che se la meta fosse stata Santopadre ci sarebbe voluta qualche settimanella in più! Ancora da Franco questa “primizia” proveniente da Filettino. Una targa a memoria dell’INGENDIO che “distrusse questa parte del paese”. Della serie “scrivi come parli” … Entra di diritto tra le prime cinque targhe più importanti della storia dell’Eco! Grazie Franco, prosegui così, macchina fotografica a tracolla …. Il sorriso sardonico del titolare Gigio A cura di F. Nardi e Gigio 17 L'Eco di Roccasecca Lo avevamo pronosticato 5 anni fa! Little Tony & Bobby Solo insieme! “Due nomi, due garanzie di successo dunque, che hanno tracciato nel cuore dei roccaseccani un solco profondo colmo di simpatia, popolarità e rispetto. E noi li inviteremo di nuovo: magari tutti e due insieme!” Con questa esortazione si concludeva l’articolo dell’Eco di Roccasecca n. 15 dell’agosto 1998. Ebbene, a 5 anni di distanza, il felice connubio si farà! I due emuli di Elvis più celebri d’Italia (con buona pace del bravo Michele!) si esibiranno per la prima volta insieme sul palco in una competizione canora. Purtroppo non si tratterà dell’Estate roccaseccana ed il palco non sarà quello della prestigiosa piazza della stazione di Roccasecca, si parla, ben più semplicemente, del Festival di Sanremo 2003 e del palcoscenico del Teatro Ariston. Ma si sa, nella vita non si può aver tutto, bisogna sapersi accontentare. In attesa di assistere all’attesissima esibizione dei due “ciuffi” ribelli, ritorniamo, con l’aiuto del “testimone oculare” Ferdinando, a quelle storiche occasioni in cui vennero, sia pure in momenti diversi, a Roccasecca, sperando che tale rivisitazione sia di buon auspicio per un ritorno in coppia dalle nostre parti. In effetti forse non tutti lo ricorderanno, ma sia Little Tony che Bobby Solo sono venuti, in occasioni diverse, a Roccasecca. Uniti dalla sviscerata adorazione per il loro idolo Elvis Presley, ne hanno seguito stile, movenze, pettinature e abbigliamento stretto e sfrangiato per anni. Il terzo elvisiano d’Italia, come citavo in precedenza, è stato il più nordico Michele, quello di “Se mi vuoi lasciare” “Dite a Laura che l’amo” e “Susan dei marinai”, in verità un pò torvo e meno estroverso dei due “romani”, forse per questo non invitato mai a Roccasecca. Tenete presente, nei fatti che andiamo a narrare, che nel periodo in cui avvennero queste visite (parliamo di fine anni ’70 – inizio anni ’80) i cantanti che avevano furoreggiato negli anni ‘60 erano in forte ribasso, pressoché spariti, spazzati via dalla successiva ondata musicale che aveva portato in auge il rock, la musica d’autore ed infine la prima disco-music. Little Tony mostra l’adesivo di “Radio Sirio” Il primo ad onorarci con una sua visita fu il mitico Little Tony, ospite, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80, presso gli studi (!!!) della locale Radio Sirio. Il programma era presentato da Ferdinando e Gianfranco che avevano preparato una scaletta di canzoni dell’ospite d’onore, reperendo alcuni dischi chissà da dove, essendo già allora divenuti pezzi d’antiquariato, scalzati dagli LP degli arrembanti gruppi “progressive” d’oltre manica che tanto successo ebbero in Europa, in particolare in Italia e ancor più specificatamente a Roccasecca in quegli anni: Emerson Lake and Palmer, Genesis, Yes e Van Der Graaf Generator. Fortunatamente il prode Little aveva con se un nuovo album da pubblicizzare e dunque durante l’ora abbondante di trasmissione vi fu la possibilità di mandare in onda soprattutto brani recenti, alternati a qualche vecchio successo. Giunsero molte telefonate in diretta e il cantante romano rispose a tutti con grande serenità, anche a chi lo criticava senza mezzi termini. Ad una telefonata un po' più aspra, in cui si imputava a lui ed altri di aver cantato solo canzonette mentre c’erano personaggi ben più impe- 18 gnati ed importanti, egli rispose con molta dignità ammettendo il poco spessore dei testi delle sue canzoni, ma rivendicando la matrice rock’n’roll della sua musica, senza la quale non sarebbero nati neanche i cantautori citati. Il vestiario di Little Tony era chiaramente in chiave “Elvis” anche se moderato rispetto ad altre occasioni: stivali con tacco alto marroni decorati con disegno messicano, pantaloni attillatissimi, maglione bianco e giubbotto nero di pelle a vita corta. Il mezzo di trasporto? Una automobile sportiva un po' datata ma di grande effetto (una Lamborghini?). Il suo saluto: “Ciao Roccasecca, mi resterai nel L'Eco di Roccasecca boccaccesco la famosa frase “prendi questa mano, Zingaraaaaaa...” (una battutaccia che troverebbe oggi facile accoglienza in tanti programmi TV; ma che possiamo far passare all’epoca, considerando la frustrazione di quel gruppetto di impavidi giovincelli che cercavano qualunque scusa per riuscire a scaldarsi un po’). cuore”. Ristampato su CD e autografato da Bobby! Little Tony assalito dai fans roccaseccani Bobby Solo, di cui abbiamo parlato a lungo recentemente grazie al memorabile concerto sul pontile di Ostia del luglio 2002, venne a Roccasecca due volte nell’arco di due anni. La prima occasione è datata marzo 1981, in occasione della Festa di San Pietro Martire; lo spettacolo si tenne nella piazzetta del Castello, alle ore 21, con un freddo polare, di fronte a 21 spettatori circa, di cui 13 facenti parte della banda capeggiata da Ferdinando. Il Bobby nazionale si presentò a bordo di una 127 color verde pisello, targata Roma P ..., ovviamente anche lui vestito da rocker anni ‘50. Nonostante la temperatura bassa e la scarsa affluenza di pubblico, terminò lo spettacolo con grande professionalità e impegno. Il secondo concerto di Bobby-Elvis si svolse nell’ambito dell’Estate Roccaseccana, in condizioni climatiche opposte. Era una calda sera dell’agosto 1983, sul palco di San Rocco. Bobby attaccò il concerto con una serie di canzoni in stile “country”, ovviamente in inglese, lasciando il numeroso pubblico molto perplesso. Nella seconda parte dello spettacolo, viceversa, furono snocciolati tutti i brani più noti del repertorio bobbysoliano: da “Se piangi se ridi” a “Non c’è più niente da fare”, da “Siesta” a “Una lacrima sul viso”, da “Domenica d’agosto” a “Cristina”, e così via. Di nuovo il bis fu “Zingara” a grande richiesta (soprattutto dei soliti lazzaroni di cui sopra). Anche se all’epoca Bobby Solo era già ritornato al successo con partecipazioni al Festival di Sanremo dei primi anni ‘80 (ci pare con “Gelosia”, “Non posso perderti” e “Tu stai”) si dice che percepì oltre all’assegno pattuito (alquanto piccolo) anche qualcosa in natura (olio, polli, uova, vino). Ma questo fa parte, come tante altre storie, delle leggende roccaseccane … Blek & Miki Diede anche un bis - “Zingara” - durante il quale Bobby rispose con grandi sorrisi ai cori allusivi di quei ragazzacci che modificavano in senso 19 Poesia in dialetto L'Eco di Roccasecca Saddam mazzà Chisse s’ha messe ‘n cape de fa la guerra Nen ze vo’ propria convince a lassà sta Nen tè manche paura de finì atterra Dice c’accussì glie malamente po’ acchiappà I ripete saddàm saddàm s’add’ammazzà A fatte preparà suldate e armamènte: Nave, apparecchie, bombe e cannune De cunsiglie e parole n’n gliene frega niente Va’ pe’ la strada sìa i nen sente nisciune. I ripete saddàm saddàm s’add’ammazzà Abbiamo recuperato una poesia di anonimo roccaseccano pronipote di un emigrato negli Stati Uniti d’America del secolo scorso, il quale, preoccupato per i venti di guerra degli ultimi mesi, dedica questi versi al proprio figlio, roccaseccano di origini ma ovviamente americano a tutti gli effetti e quindi soggetto ad eventuale arruolamento. Questo padre, nella sua ingenua ed accorata ode pacifista, probabilmente non si rende conto di criticare, sia pur con rispetto e dignità, le più alte gerarchie del libero Paese che accolse i suoi progenitori e che successivamente diede la possibilità di restare anche a lui ed ai suoi figli. Ma si sa, l’ignoranza è cattiva consigliera, ed il poveretto, pur sempre erede di emigranti ciociari dei primi del 900, non si è reso conto di dove il suo sentimento lo avesse portato. Noi pubblichiamo il documento quale esempio di ode post-roccaseccana in rima scritta da chi roccaseccano doc non è più, in quanto nato altrove, senza considerare i contenuti soggettivi della stessa. Si intitola “Saddammazzà”. Sti povere vagliune se stave a preparà Ma lo sanne ca se possene fa propria male. Cumm’è ita l’ata vota n’se lo ponne scurdà Tante giovanotte turnarene orizzuntale. Ippure saddàm saddàm s’add’ammazzà La matre guarda gliu figlie e preca Isse guarda la matre i la conzola Gliu patre penza a ‘sta guerra e ‘mpreca! Gliu munne intere nen trova ‘na parola Ippure saddàm saddàm s’add’ammazzà Gliu patre vurria che gli Cape se fermasse Gliu Cape vurria che stu patre capisse E che sarà nu figlie morte dente a 4 asse? Tante a partì so’ gli avete mica isse! Periscopius 20 Eco revisited Una puntata “doppia” questa dedicata agli articoli apparsi sui vecchi numeri de “L’Eco di Roccasecca”. Si tratta di due interventi del nostro Uomo dal Profondo Sud pubblicati rispettivamente sul lontanissimo Eco n.5 del dicembre 1996 e sul più recente n.20 dell’ aprile 1999. Il primo articolo risulta tuttora attuale ed istruttivo, il secondo divertentissimo. DALL’AUSTRALIA Il nostro corrispondente in Australia, prof. Angelo Scienziato ci ha recapitato una impressionante mole di materiale interessantissimo sulla situazione socio-politico-economico-antropologica dell’Australia, con particolare riguardo ai rapporti con la Ciociaria. La documentazione è talmente vasta e corposa che sarà pubblicata a puntate. Innanzitutto, il nostro corrispondente precisa il significato del nome della città in cui risiede, Footscray. “Non vuol dire - precisa Scienziato - Piede Scrauso, in quanto l’origine, stranamente, non risulta essere roccaseccana, ma inglese. Deriverebbe, infatti, dal nome del villaggio del Kent, Foot’s Cray, o Foot’s Creek (che significa Il Fiume di Foot, dove Foot non sta per piede, bensì è il cognome di un capo Sassone vissuto nel settimo secolo nel Kent, Godwin Fot). Tra le altre cose il fiume Cray, sul tipo del Melfa, ora ha anche cambiato nome in Marybirnong!”. L'Eco di Roccasecca Altro argomento trattato è quello delle diverse etnie presenti in Australia. Dalla pagina dei programmi radiotelevisivi, apprendiamo che sul canale ZZZ 92.3 Mhz, si può ascoltare il notiziario in lingua Albanese, Bosniaca, Turca, Giapponese, Spagnola, alle 13, e Catalana (!!!) alle 14, Libanese, Assira, Greca, Irlandese, Croata, Malese, Filippina, etc; sul canale SBS 93.1 Mhz, si può ascoltare il notiziario in lingua Maltese, Italiana, Hindi, Urdu, Ucraina, Ceca, Slovacca, Russa, Finlandese, Tedesca, etc.; sul canale CR 855 kHz, alle 17, è possibile ascoltare “The Voice of Turkish and Kurdish Workers”, mentre a NEWS RADIO 1026 kHz, alle 14 e 10 è in programma l’incontro di calcio West Coast-North Melbourne da Subiaco (!!!). “Siamo di fronte - afferma Scienziato - ad uno dei tanti esempi di multiculturalismo. Anche altri Paesi dovranno autoeducarsi ad essere multietnici”. Passando ai rapporti con la Ciociaria, emergono un “Comitato della Coreno Ciociaria”, composto da ben 8 soci, apparentati a due a due, che sta organizzando un gustoso pic-nic natalizio; poi un Montemurro Social Club, che ha organizzato la Festa del Patrono “San Rocco” nella Chiesa di Santa Brigida in Fitzroy. Alla Dallas Brooks Hall di Melbourne, il 12 ottobre ha avuto luogo l’appuntamento canoro dell’anno, il Festival Internazionale della Canzone Italiana con nomi di prestigio, quali Anthony Speranza, Gino Zocco, Contessa Elvira Terlizzi, Tony Montesalvo, e tanti altri, oltre ad un nutritissimo numero di ospiti, tra cui il prestigiatore Enzo Ficco, Maria Fusillo Beck, il chitarrista Nicola de Roma e così via. Altre curiosità, per concludere questa prima puntata, riguardano la riunione annuale del “Comitato Italiano per migliorare i servizi nei cimiteri” , l’apertura di un grandissimo Supermarket chiamato Piedimonte’s; l’offerta di svariati e convenientissimi “concimi vergini di pecora naturale, nelle versioni macinato e non-macinato”, e “concimi di gallina con consegna gratuita”; la pubblicità del “Giardino della Pietà” (di cui offriremo il poster in un numero successivo, a Natale non ci sembrava appropriato), Mausoleo di cui vengono offerte cripte con grandi opportunità di risparmio, diritto di possesso perpetuo (!!), protezione contro tutte le intemperie, pavimenti con tappeti, etc.. Per questa volta è veramente tutto. Alla prossima, con un nuovo “Special” di Angelo Scienziato dalla Terra dei koala e dei canguri. 21 Pillole australiane Il sempre solerte UDPS (Uomo Dal Profondo Sud), alias Angelo Scienziato, ci invia un’altra corrispondenza ricca di notizie curiose ed insolite. Si parte con alcune inserzioni - scelte tra le centinaia pubblicate sul "Globo di Melbourne" – apparse sulla rubrica "Il Mercatino delle pulci". Si potrebbe pensare che in tale contesto si offrano al miglior acquirente merci di vario genere, collezioni, piccola oggettistica, etc. Ebbene, state a sentire. Si comincia con "Antichi oggetti di terracotta di 3.000 anni fa, romani greci, egiziani" a partire da 140 dollari. Ignota la provenienza, ovviamente, ma ignoravamo che in Australia esistessero reperti europei così lontani! Abbiamo poi, per la modica cifra di 300 dollari trattabili, un autentico "Treno a vapore"!!! Mentre per un "Trattore diesel Fordson Delta a 3 cilindri, motore Perkins" ci vogliono 2.500 verdoni. Un altro tizio vende, contemporaneamente, due oggetti di una certa importanza … ed imponenza: "Organo elettronico con sedile in pelle" a 600 dollari, "Escavatrice modello JCB con cabina coperta" per dollari 23.000. In un ulteriore annuncio troviamo in vendita sia una "Lampada da salotto bellissima" per 350 dollari trattabili, che una "Bicicletta da corsa – modello Corsa" (elementare Watson!) sempre a 350 dollari trattabili. Sono sufficienti invece 80 dollari per una "Bicicletta da bambina con elmetto". Centouno dollari trattabili cadauna le "Tovaglie rotonde con tovaglioli bianchi e rosa"; chissà che trattando non si arrivi a 100 dollari tondi? Infine per soli 9 dollari l’una si possono avere "25 Travi da ferrovia lunghe 235 cm e larghe 10 cm". A saperlo, quante ne abbiamo avute a Roccasecca? A 9 dollari cadauna molti di noi avrebbero potuto arricchirsi! E passiamo al mondo dei defunti, che non sarebbe un argomento allegro se non lo rendessero tale gli ineffabili australiani con le loro pubblicità incredibili che vi descriviamo. E torniamo su questo argomento, già affrontato in un reportage di due anni fa, perché nel frattempo ci sono stati degli sviluppi e delle novità in proposito. Cominciamo con i grandi spazi pubblicitari apparsi sui maggiori quotidiani relativi al "Rocco Surace Mausoleum Complex", presso il "Necropolis Springvale" (di fronte al Sandown Racehorse!). Si L'Eco di Roccasecca tratta solo della "prima fase" del progetto, eppure già sono a disposizione "ottimi spazi". "Progettata secondo i più alti standard internazionali, protezione in ogni condizione di tempo, diritto di possesso illimitato, sicurezza, cripte a muro" la "Chapel of Eternal Rest" è aperta al pubblico per ispezione sette giorni a settimana. E’ ufficialmente aperto anche "Il Giardino De La Pietà" che ha scelto come immagine pubblicitaria la "Pietà" del Michelangelo (!). Tra i vantaggi offerti il più significativo ci sembra quello per cui "una volta acquistato, è vostro per sempre". L’indirizzo, Frankston – Dandenong Road, ricorda vagamente Frankestein… "Investite ora nel riposo eterno. Un luogo di riposo di grande prestigio che sarà per sempre vostro e della vostra famiglia" ci informa il "Melbourne General Cemetery" di Carlton, che invita gli interessati a ritirare l’opuscolo a colori illustrato, ma solo nei giorni pari. Per chiudere in bellezza, si fa per dire, ecco una pubblicità senza precedenti. La "Rock of Ages" (che starebbe meglio come nome di una casa discografica!) ci presenta un monumento funebre stile "letto" con tanto di cuoricino dietro la spalliera (!?!) e spazio per il nome sul davanti. Non specifica se sono disponibili sia letti, pardon, tombe singole o anche matrimoniali… Sigh! Una ultimissima informazione, sempre sul tema "morti" ci viene dal Texas, dove una ditta di pompe funebri, la "Celestial", promette una "sepoltura spaziale", capace di trasformare il defunto in un "postumo astronauta"! E’ proprio tutto. A presto risentirci ….. Vostro affezionatissimo UDPS.