Formaggi a latte crudo a breve maturazione e problemi igienici: approfondimenti su alcune produzioni tradizionali in relazione ai criteri normativi DOMENICO CARMINATI CRA - FLC Centro di Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero Casearie - LODI Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 1 I formaggi a latte crudo sono considerati fra gli alimenti a maggior rischio igienico. L’uso di latte non pastorizzato e di pratiche casearie tradizionali (non utilizzo di innesti acidificanti; uso di caglio aziendale; impiego di materiali o ambienti di non facile sanificazione), accrescono i rischi igienici per questi formaggi. Nel caso di formaggi freschi/molli, il breve periodo di maturazione necessario per ottenere i caratteri di struttura e/o di freschezza del formaggio, non aiuta la naturale mortalità microbica. Formaggi a breve stagionatura vs. stagionati si caratterizzano per: > umidità (diversa rottura del coagulo, assenza cottura) salatura breve minor calo peso > presenza residui lattosio e galattosio → formaggi maggiormente predisposti a modificazioni per sviluppo microbico e/o per attività enzimatiche di origine microbica, del caglio e di enzimi propri del latte Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 2 Formaggi a latte crudo sono ampiamente diffusi sul territorio nazionale. Importanti per l’economia e la salvaguardia di zone rurali. Piattaforma Europea FOOD FOR LIFE Valorizzazione dei prodotti tradizionali, in particolare quelli che sono in grado di promuovere le zone rurali. Aumentare la partecipazione delle PMI nella gestione dei processi per raggiungere elevati standard di qualità per i prodotti tradizionali al fine di accrescere la fiducia dei consumatori. Migliorare le conoscenze per prevedere e monitorare i rischi biologici e chimici. Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 3 Stati Uniti 1998-2007 190 episodi da prodotti lattiero caseari 30% (57) da formaggi 4,7% (9) da formaggi a latte crudo Sistema Allerta Rapido Comunitario (RASFF) dal 1997 a metà 2010 62 prodotti caseari italiani segnalati non conformi (nessuno espressamente a latte crudo) 55 L. monocytogenes 4 Salmonella 3 E. coli elevato Torino 21/09/2010 3,6% II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 1,0% 0,7% 4 Reg (CE) 1441/2007 (modifica 2073/05) Criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari I prodotti alimentari non devono contenere microrganismi patogeni, né loro tossine o metaboliti, in quantità tali da rappresentare un rischio inaccettabile per la salute umana. criteri di sicurezza: definiscono l’accettabilità di un prodotto e si applicano ai prodotti immessi sul mercato → assenza patogeni e tossine batteriche Listeria monocytogenes Assente in 25 g (uscita azienda) Salmonella spp. Assente in 25 g (sul mercato durante la conservazione) Enterotossine stafilococciche Non rilevabili in 25 g (sul mercato durante la conservazione) Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 5 I prodotti studiati formaggi Siciliani a pasta filata e non (Provola, Primo sale, Pecorini, Vastedda) (65) formaggi Lombardi (Formaggella, Stracchino, Caciotta, Robiola, Pannerone) (56) Le caratteristiche comuni Artigianalità Latte crudo di vacca, pecora o capra Assenza di impiego di innesto Stagionatura breve da 2 a 30 giorni Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 6 Requisiti igienici formaggi a latte crudo Reg (CE) 1441/2007 → criteri di sicurezza: assenza patogeni e tossine batteriche ricercati: Listeria monocytogenes Salmonella spp. assenti Escherichia coli O157:H7 Ricerca di enterotossine stafilococciche: Negativa anche in presenza di 105 ufc/g Nessuna garanzia di sicurezza in generale, tuttavia dato interessante pur nella sua limitatezza (circa 60 campioni). Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 7 Requisiti igienici formaggi a latte crudo Reg (CE) 1441/2007 criteri di igiene di processo: stafilococchi coagulasi pos. (m: 104, M: 105 ufc/g) definiscono il funzionamento accettabile del processo di produzione. Non si applicano ai prodotti immessi sul mercato, fissano un valore indicativo di contaminazione al di sopra del quale sono necessarie misure correttive volte a mantenere l’igiene del processo . formaggi media minimo massimo 1,2 x 103 5,0 x 100 4,1 x 104 63/65 < 104 altri 4,3 x 105 5,0 x 100 6,5 x 106 21/30 < 105 Pannerone 1,5 x 102 5,0 x 100 3,5 x 103 24/26 < 102 siciliani lombardi I livelli più elevati di stafilococchi coagulasi positivi non sono risultati correlati né con la presenza di tossine, né con elevati livelli di E. coli (origine di contaminazione diversa) Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 8 criteri di igiene di processo: stafilococchi coagulasi positivi (m: 104, M: 105 ufc/g) riferito alla fase del processo di lavorazione in cui si prevede che il numero sia il più alto 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 latte cagliata prescottatura cagliata dopo sale formaggio p.v. Formaggi siciliani con scottatura della cagliata > 104 ufc/g prima della scottatura della cagliata 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 latte cagliata precagliata dopo filatura filatura formaggio dopo sale formaggio p.v. 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 latte Cagliata 1g 2 gg Torino 21/09/2010 3 gg Formaggi siciliani a pasta filata > 105 ufc/g a fine maturazione cagliata Miglioramento condizioni igieniche in produzione e/o valutazione materia prima. Per valori > 105 ufc/g la partita di formaggio deve essere sottoposta alle prove sulle enterotossine stafilococciche Formaggio lombardo Pannerone > 104 ufc/g a inizio stufatura 4 gg 8 gg 15 gg II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 9 Reg (CE) 1441/2007 (2073/05) Riferimento all’analisi dei rischi e alla necessità di analizzare il processo per individuare e controllare le fasi che possono portare un pericolo oltre i limiti ammessi. Per garantire la sicurezza igienica è pertanto necessario comprendere a fondo i processi, se si vuole provare a salvaguardare anche questi formaggi tradizionali, riducendo i rischio associabili al loro consumo. Art.3. - punto 2. Se necessario, gli O.S.A. effettuano studi, in conformità all’all. II, per verificare se i criteri sono rispettati per l’intera durata del periodo di conservabilità. All. II - .... studi ulteriori possono comprendere: — modelli matematici predittivi stabiliti per il prodotto alimentare in esame, utilizzando fattori critici di sviluppo o di sopravvivenza per i microrganismi in questione presenti nel prodotto, — prove per determinare la capacità dei microrganismi in questione, debitamente inoculati, di svilupparsi o sopravvivere nel prodotto in diverse condizioni di conservazione ragionevolmente prevedibili, — studi per valutare lo sviluppo o la sopravvivenza dei microrganismi in questione che possono essere presenti nel prodotto durante il periodo di conservabilità, in condizioni ragionevolmente prevedibili di distribuzione, conservazione e uso. Non basta analizzare il prodotto finito. Studiare i processi per capire dove/come intervenire per risolvere i problemi. Individuare le fasi di processo migliorabili per valorizzare i prodotti nel rispetto delle pratiche produttive tradizionali ed implementarne la sicurezza. Studi pilota in condizioni di laboratorio e di caseificio sperimentale finalizzati a comprendere il ruolo di: Scottatura Acidificazione Stufatura Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 11 La pratica della scottatura nel caseificio Siciliano Immersione della forma nel siero residuo della lavorazione della Ricotta Applicata indifferentemente nella produzione di formaggi a breve, media o lunga stagionatura. Grande variabilità di applicazione (forme di numero e dimensioni diverse), rapporti variabili tra formaggio e volume di siero. Gestione non controllata delle condizioni di temperatura (ambiente e della scotta). Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 12 Condizioni di scottatura applicate nella produzione di altri formaggi tradizionali Formaggio Pecorino Siciliano Piacentinu Ennese (Sicilia) Pecorino Foggiano Canestrato Pugliese Pecorino Filiano (Basilicata) Canestrato Moliterno (Molise) Halloumi (Cipro) Malatya (Turchia) Urfa (Turchia) Baladi (Giordania) Torino 21/09/2010 Massa del formaggio (kg) Temperatura del fluido (°C) Durata (min) 2-12 60-90 120-180 Giudici et al. (1997) Patti et al. (1984) 3,5-4,5 78 180 Fallico et al. (2007) Nd 80-85 2-3 Santillo et al. (2007) 3-7 80 0,5 Albenzio et al. (2001) 2,5-5 90 < 15 DOP standard (CE) 2-5,5 90 <3 IGP Standard (CE) 0,25 90-96 30-60 0,25 60-90 3 Hayaloglu & Brechany 2007 0,25 90 3 Ozer et al. 2004 0,25 86-100 2-3 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL Papademas & Robinson (1998) Haddadin & Al-Tahiri (2010) 13 La scottatura genera una diversificazione di temperatura tra zone esterne superficiali ed interno della cagliata variabili (C°) Cagliata (C°) Scotta ± QUANTITA’ DI CALORE DA DISSIPARE / ASSORBIRE Rapporto Superficie/Volume LENTO TRASFERIMENTO DI CALORE TRA CUORE E SUPERFICIE EFFETTI DESIDERATI aumentare permeabilità alla superficie della forma facilitare spurgo favorire crescita flora lattica e ridurre flora contaminante (pastorizzazione superficiale) 21/09/2010 migliorare aspetto della forma Torino Conducibilità termica (k) della cagliata GRADIENTE TERMICO NELLA FORMA EFFETTI INDESIDERATI arresto della fermentazione lattica condizioni favorevoli per la crescita di flora microbica contaminante termoresistente rischio insorgenza difetti (gonfiori) rischi igienici 14 Comportamento in cagliata a 63 °C carica microbica (log UFC /g) 8,0 7,0 6,0 5,0 L plantarum 4,0 Studio cinetiche microbiche in cagliate trattate a temperature diverse L helveticus 3,0 S thermophilus 2,0 S aureus 1,0 E coli 0,0 0 5 10 15 Produzione cagliate modello contenenti flore differenti, trattate a 63, 54, 45°C per ≠ tempi 20 durata del trattamento (minuti) a secondo delle temperature raggiunte nei vari punti e dei rapporti quali/quantitativi fra le microflore zone Comportamento a 54 °C carica microbica (log UFC /g) 8,0 7,0 6,0 5,0 L plantarum 4,0 L helveticus 3,0 S thermophilus 2,0 S aureus 1,0 E coli 0,0 0 60 120 180 240 conseguenze positive sviluppo flora lattica distruzione di flore indesiderate durata del trattamento (minuti) conseguenze negative arresto/rallentamento fermentazione lattica sopravvivenza/sviluppo flore contaminanti Comportamento a 45 °C carica microbica (log UFC /g) 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 L. plantarum 4,0 L. helveticus 3,0 S.thermophilus 2,0 S. aureus E. coli 1,0 0,0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 durata del trattamento (ore) Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 15 Studio dello scambio di calore della cagliata per sviluppare modelli in grado di prevedere le modificazioni di temperatura I meccanismi di scambio termico oggetto di studio sono stati la conduzione (per solidi come cagliata, stampo, ecc.) e la convezione (per fluidi come scotta o aria) Parametri considerati k = conducibilità termica r = densità cp = calore specifico = diffusività termica T∞ = temperatura esterna h = coefficiente convettivo AMBIENTE (T∞ h) Approssimazioni adottate temperature cagliata, mezzo uniformi (no nelle condizioni reali) parametri caratteristici della matrice (cp, k) costanti riduzione dimensioni non simulati rivoltamenti forma non considerati A1 50 C9 B1 45 t0 40 B9 t1 t2 t3 C1 35 30 A9 25 A3 C6 B3 B6 C3 A6 Il modello di previsione finora sviluppato non si è dimostrato efficace per prevedere l’evoluzione della temperatura durante la scottatura. I dati teorici non descrivevano con sufficiente coerenza i dati sperimentali. Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 16 Studio dello scambio di calore della cagliata per sviluppare modelli in grado di prevedere le modificazioni di temperatura È stato invece sviluppato un modello predittivo capace di descrivere lo scambio di calore in cagliata e formaggio durante il raffreddamento. Simulazione forma di 9 kg posta a 24°C: (1) inizio, (2) dopo 2 ore e ½ , (3) dopo 5 ore Il modello (--------) è stato validato dal confronto con dati sperimentali (--------). Per poter prevedere gli andamenti di temperatura in una cagliata/formaggio e quindi predire gli effetti sui microrganismi (distruzione/sopravvivenza/crescita) 50 50 centro 45 52 sotto-crosta (1 cm) 45 centro 50 35 30 40 46 Temperature (°C) 40 Temperature (°C) Temperature (°C) 48 35 30 44 42 40 25 25 38 36 20 20 0 120 240 360 480 Time (min) 600 720 840 960 0 120 240 360 480 600 720 840 Time (min) 960 34 0 60 120 180 240 300 Time (min) raffreddamento formaggio a 48°C in ambiente a 22°C Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL raffreddamento cagliata a 51°C in ambiente a 21°C 17 acidificazione cagliata a 25°C 7,0 6,5 senza con 5,5 5,0 4,5 0 2 4 6 8 6,5 6,0 senza con 5,5 5,0 4,5 2 4 6 8 pH 6,0 con 5,0 4,5 Torino 21/09/2010 6 8 0,0 2 6 24 10 12 14 16 18 20 ore 2 6 24 comportamento in cagliata a 32°C 5,0 E. coli S. aureus 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 6 24 3 6 24 ore senza 5,5 4 1,0 3 acidificazione cagliata a 38°C 2 2,0 ore 7,0 0 S. aureus 3,0 10 12 14 16 18 20 6,5 = senza innesto; = con innesto. E. coli 4,0 ore acidificazione cagliata a 32°C 0 5,0 ore 7,0 Comportamento di E. coli e S. aureus in cagliate modello prodotte con latte crudo senza e con aggiunta di starter termofilo, a 3 ≠ temperature. comportamento in cagliata a 25°C 10 12 14 16 18 20 incremento di carica (log UFC/g) pH Incremento di carica (log UFC/g) Effetto dell’acidificazione sul comportamento di microflore contaminanti 6,0 incremento di carica (log UFC/g) Studio cinetiche di acidificazione in cagliata comportamento in cagliata a 38°C 5,0 E. coli S. aureus 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 2 6 24 2 ore 6 24 18 Studio degli effetti di un particolare processo di stufatura Figura1)Evoluzionedellatem peraturadurantela produzionedi Pannerone Pannerone processo produttivo 35 30 25 20 °C 15 10 5 0 0 24 48 72 96 120 144 168 192 216 192 216 ore am biente form aggio Figura 2) Evoluzione del pH durante la produzione di Pannerone. 7 6 pH 5 4 0 24 48 72 96 120 144 168 ore Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 19 Studio degli effetti di un particolare processo di stufatura g / 100 g pH Lattosio Ac. lattico Ac. acetico Ac. propionico Ac. butirrico Latte 6,60 5,13 Nd Nd Nd Nd Cagliata (12 h) 6,05 1,32 0,67 0,04 Nd 0,02 Formaggio (4 g) 5,10 Nd 1,50 0,12 0,02 0,09 Formaggio (11 g) 5,70 Nd 0,23 0,04 0,18 0,76 Formaggio (30 g) 5,68 Nd 0,11 0,08 0,16 0,75 batteri propionici clostridi butirrici Latte 3 x 101 9 x 100 Formaggio 4 gg 7 x 103 2 x 101 5 4 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 latte Formaggio 11 gg 9 x 10 2 x 10 Formaggio 30 gg 5 x 105 3 x 104 Cagliata 1g 2 gg S. aureus 3 gg 4 gg 8 gg 15 gg 7,0 E. coli Sensibilità all’acido butirrico pH 5,0 pH 5,5 30°C 6,0 log ufc / ml 5,0 4,0 5,5 3,0 5,0 2,0 1,0 0,0 7,0 0 5 7 giorni H. alveii 6,0 log ufc / ml 5,0 4,0 5,5 3,0 5,0 2,0 1,0 0,0 7,0 0 5 7 S.giorni aureus 6,0 log ufc / ml 5,0 4,0 5,5 3,0 5,0 2,0 1,0 0,0 7,0 0 5 giorni 7 L. monocytogenes 6,0 5,0 log ufc / ml Lo studio del prodotto e del processo ha evidenziato: 4,0 5,5 3,0 5,0 2,0 1,0 S E N S I B I L I T A P R E S E N Z A caratteristiche compositive particolari fase di processo (stufatura prolungata a temperatura elevata ) decisiva possibile ruolo di regolazione del comportamento microbico riduzione stafilococchi coag. pos. 0,0 0 Torino 21/09/2010 5 7 giorni II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 21 Conclusioni Formaggi a latte crudo a breve stagionatura sono in genere ottenuti secondo modalità tradizionali rimaste sostanzialmente invariate e difficilmente modificabili senza alterare le caratteristiche del prodotto. L’assenza di controllo di parametri tecnologici – cicli termici e di spurgo del siero – rende difficile gestire in modo riproducibile la microflora del latte crudo. Per molti formaggi l’impiego di un innesto adatto al processo potrebbe aiutare nel controllo di flore contaminanti, riducendo le difettosità e migliorando l’igiene dei prodotti. Valutare vantaggi e svantaggi tra riduzione di eccessiva variabilità e mantenimento di una caratteristiche “accettabili” → possibili modifiche del prodotto Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 22 Conclusioni La produzione di formaggi a latte crudo a breve stagionatura rappresenta una opportunità per piccoli produttori. Tale opportunità non è esente da rischi, in quanto la sicurezza di questi prodotti non può essere garantita. Acquisire la consapevolezza che non è sufficiente solo la qualità della materia prima o l’adeguatezza di strutture e attrezzature, ma che è importante capire l’origine dei problemi e comprendere cosa accade in ogni fase della trasformazione, può aiutare a ridurre i rischi igienici ed a valorizzare questi prodotti. Torino 21/09/2010 II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 23 RINGRAZIAMENTI Barbara Bonvini Romina Iezzi Roberta Ghiglietti Germano Mucchetti Salvatore Francolino CRA-FLC di Lodi Torino 21/09/2010 Dipartimento Ingegneria Industriale Università di Parma II° Congresso Lattiero Caseario AITeL 24