Organo Ufficiale
Associazione
Riabilitatori
dell’Insufficienza
Respiratoria
Rivista Italiana
di Fisioterapia
e Riabilitazione
Respiratoria
ANNO XII NUMERO TRE
SETTEMBRE-DICEMBRE 2013
in questo numero
Periodico quadrimestrale Sped. in A.P. 45% - art. 2 comma 20/B - legge 662/96 - Filiale di Milano - Aut. Trib. Monza n. 1552 del 13/12/2001
L’associazione BPCO Onlus dà voce ai malati
affetti da malattie respiratorie croniche e invita
gli operatori sanitari al confronto: ARIR risponde
Il Direttivo ARIR
Riabilitazione respiratoria: imparare dal passato
per creare il futuro
F. D’Abrosca, E.M. Clini
Esperienza di un intervento condotto
da fisioterapista respiratorio e infermiere
per favorire la cessazione del fumo in pazienti
degenti in un reparto di Pneumologia
S. Brogi, L. Lupetti, F. Aquilini, B. Conti, G. Puppo, F. Pistelli, L. Carrozzi, A. Palla
Epidemiologia ed effetti sulla salute del fumo
di tabacco
B. Conti, G. Puppo, F. Pistelli, L. Carrozzi, S. Brogi, A. Palla
Basi fisiopatologiche, diagnosi e trattamento
del tabagismo
Questo numero
ha ricevuto un supporto
finanziario da:
Vivisol
G. Puppo, B. Conti, F. Pistelli, L. Carrozzi, S. Brogi, A. Palla
Immagini scintigrafiche del
polmone registrate prima (fig.1)
e dopo l’impiego di UNIKO® (fig.2)
in un paziente ipersecretivo.
Le immagini mostrano un
significativo aumento delle
superfici polmonari ventilate.
Sia il paziente che l’operatore
hanno un immediato feedback
circa l’esito positivo dell’atto
respiratorio.
Rivista Italiana
di Fisioterapia
e Riabilitazione Respiratoria
Anno XII
Settembre-Dicembre 2013 - NUMERO 3
Editor-in-Chief
Direttore Responsabile
Mara Paneroni
Fisioterapista, Lumezzane (BS)
Direttore Scientifico
Gabriela Ferreyra
Fisioterapista, Torino
Deputy Editor
Simone Gambazza
Fisioterapista, Milano
Associate Editors
Enrico Clini
Pneumologo, Modena
Vincenzo Squadrone
Intensivista, Torino
Michele Vitacca
Pneumologo, Lumezzane (BS)
Editorial Office
Giancarlo Garuti
Pneumologo, Correggio (RE)
Giuseppe Gaudiello
Fisioterapista, Milano
Maurizio Grandi
Pneumologo, Costa Masnaga (CO)
Cesare Gregoretti
Intensivista, Torino
Salvatore Maggiore
Intensivista, Roma
Sara Mariani
Fisioterapista, Milano
Lino Nobili
Neurologo, Milano
Elisa De Mattia
Fisioterapista, Milano
Giovanni Oliva
Fisioterapista, Milano
Barbara Garabelli
Fisioterapista, Milano
Franco Pasqua
Pneumologo, Roma
Carla Simonelli
Fisioterapista, Lumezzane (BS)
Vincenzo Patruno
Pneumologo, Udine
Paolo Banfi
Pneumologo, Milano
Francesco Blasi
Pneumologo, Milano
Cesare Braggion
Pediatra, Firenze
Annalisa Carlucci
Pneumologo, Pavia
Direzione
Redazione
Mario Nosotti
Chirurgo, Milano
Sergio Arlati
Intensivista, Milano
Spedizione in A.P. 45%
art. 2 comma 20/B legge 662/96
Filiale di Milano
Stefano Nava
Pneumologo, Bologna
Francesco D’Abrosca
Fisioterapista, Veruno (NO)
Nicolino Ambrosino
Pneumologo, Pisa
Periodico quadrimestrale
Reg. Tribunale di Monza
n° 1552 del 13 dicembre 2001
Via F.lli Kennedy, 1L
25080 Mazzano (BS)
[email protected]
Rita Maria Nobili
Psicologa, Milano
Roberto Adone
Fisiatra, Milano
Rivista Italiana di Fisioterapia
e Riabilitazione Respiratoria
Cristina Martorana
Fisioterapista, Milano
Stefania Brogi
Fisioterapista, Pisa
Editorial Board
Organo Ufficiale
Associazione
Riabilitatori
dell’Insufficienza
Respiratoria
Luciana Ptacinski
Fisioterapista, Milano
Paola Quadrelli
Fisioterapista, Massa
Mario Ravini
Chirurgo, Milano
c/o MIDIA Edizioni
Progetto Grafico
MidiaDesign
Grafica e stampa
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Galliate Lombardo (VA)
Pubblicità e Marketing
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Edizione
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Via Cesare Beccaria, 3
34133 Trieste
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Fax +39 040 3721012
[email protected]
www.midiaonline.it
Elena Repossini
Fisioterapista, Busto Arsizio (VA)
Luigi Santambrogio
Chirurgo, Milano
Debora Scorsone
Fisioterapista, Genova
Maurizio Sommariva
Fisioterapista, Milano
Piero Ceriana
Pneumologo, Pavia
Antonio Spanevello
Pneumologo, Tradate (VA)
Roberto Cosentini
Pneumologo, Milano
Soo-kyung Strambi
Fisioterapista, Pisa
Diana Costantini
Pediatra, Milano
Tartali Chiara
Fisioterapista, Verona
Erminia D’Amanzio
Fisioterapista, Varese
Andrea Vianello
Pneumologo, Padova
Pamela Frigerio
Fisioterapista, Milano
Elisabetta Zampogna
Fisioterapista, Tradate (VA)
Questo periodico viene spedito
in abbonamento postale
Prezzo copia e 10,00
Abbonamento a 3 numeri e 30,00 da
versare sul C/C postale n° 34827204
intestato a Midia srl
Via Cesare Beccaria, 3 - 34133 Trieste
L’abbonamento è gratuito per i soci ARIR.
Tutti i diritti sono riservati.
È vietata la riproduzione di testi
e immagini senza il permesso
scritto dell’Editore.
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Rivista Italiana
di Fisioterapia
e Riabilitazione Respiratoria
Sommario
Comunicato del direttivo
L’associazione BPCO Onlus dà voce ai malati affetti da malattie
respiratorie croniche e invita gli operatori sanitari al confronto:
ARIR risponde
Il Direttivo ARIR ...........................................................................................................
6
Editoriale
Riabilitazione respiratoria: imparare dal passato per creare il futuro
F. D’Abrosca, E.M. Clini ................................................................................................
8
Lavoro originale
Esperienza di un intervento condotto da fisioterapista respiratorio
e infermiere per favorire la cessazione del fumo in pazienti degenti
in un reparto di Pneumologia
S. Brogi, L. Lupetti, F. Aquilini, B. Conti, G. Puppo, F. Pistelli, L. Carrozzi, A. Palla ........ 11
Contributi
Epidemiologia ed effetti sulla salute del fumo di tabacco
B. Conti, G. Puppo, F. Pistelli, L. Carrozzi, S. Brogi, A. Palla .......................................... 19
Expert opinion
Basi fisiopatologiche, diagnosi e trattamento del tabagismo
G. Puppo, B. Conti, F. Pistelli, L. Carrozzi, S. Brogi, A. Palla .......................................... 26
Eventi ................................................................................................................ 36
Informazioni generali . .............................................................................. 38
Scheda di iscrizione .................................................................................. 39
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
3
ARIR
Associazione
Riabilitatori
dell’Insufficienza
Respiratoria
Sede
A.O. Ospedale Niguarda Ca’Granda
c/o Unità Spinale
P.zza Ospedale Maggiore, 3
20162 Milano
Segreteria
c/o Anna Brivio
Via Abetone, 14 - Milano
Cell.: 347 8044525
Fax: 02 700557594
E-mail: [email protected]
Sito: www.arirassociazione.org
Consiglio direttivo
Presidente
Marta Lazzeri
Vice Presidente
Andrea Lanza
Segretario
Anna Brivio
Tesoriere
Alessia Colombo
Consiglieri
Elisa De Mattia
Francesco D’Abrosca
Simone Gambazza
Giancarlo Piaggi
Emilia Privitera
Sergio Zuffo
DALLO STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE
Art. 1È costituita l’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria
(A.R.I.R.).
Art. 3L’Associazione non ha finalità di lucro e intende promuovere la prevenzione e la riabilitazione delle patologie respiratorie.
Per il conseguimento dei suoi scopi l’Associazione concorre a:
• diffondere in campo clinico, terapeutico e home care, la pratica della fisioterapia e riabilitazione respiratoria;
• organizzare la formazione, l’aggiornamento, il coordinamento, la promozione dello sviluppo professionale dei fisioterapisti con specifiche
competenze in ambito respiratorio;
• sostenere in campo scientifico e sociale l’educazione e l’igiene respiratoria;
• promuovere la ricerca scientifica nel campo della fisioterapia e della riabilitazione respiratoria.
Art. 4Sono soci le persone e gli enti che verranno ammessi dal Consiglio e che
verseranno la quota di Associazione.
Art. 5I soci si dividono in quattro categorie:
a – Soci fondatori,
b – Soci ordinari,
c – Soci sostenitori,
d – Soci onorari.
Sono Soci fondatori coloro che hanno sottoscritto l’atto costitutivo
dell’Associazione e coloro ai quali, pur non avendo sottoscritto l’atto costitutivo, sia attribuita dal Consiglio tale qualifica
Sono Soci ordinari i fisioterapisti accettati dal Consiglio direttivo e che
versano annualmente la quota associativa stabilita.
Sono Soci sostenitori persone fisiche o giuridiche che, intendono soste
nere gli scopi che l’Associazione si prefigge
Sono Soci onorari le persone e gli enti ai quali il Direttivo attribuisce tale
qualifica, ritenendole in grado, per qualità, titoli o attività, di dare all’Associazione un contributo di opera o di prestigio.
Art. 6L’Associazione trae i mezzi per conseguire i propri scopi dai contributi dei
soci e da ogni altro provento che le affluisca.
Art. 9 I soci hanno diritto:
• di partecipare alle assemblee,
• di usufruire del materiale tecnico e didattico dell’Associazione, così come, in via prioritaria, di beneficiare delle iniziative promosse dall’Associazione,
• di essere informati sulle attività in essere e allo studio dell’Associazione,
• di richiedere all’Associazione, nei limiti degli scopi istituzionali della
stessa, collaborazione per la soluzione di problemi concreti,
• di richiedere al Consiglio Direttivo o al Presidente di inserire problemi
di carattere generale all’ordine del giorno della successiva assemblea,
• di richiedere al Presidente, in casi di estrema urgenza ed importanza, la
convocazione di un’assemblea straordinaria per la trattazione di problemi di carattere generale.
Detta richiesta dovrà essere sottoscritta da almeno il 10% dei soci iscritti.
Consiglieri Onorari
Roberto Adone
Andrea Bellone
Italo Brambilla
Giovanni Oliva
Commissione Scientifica
Paolo Banfi
Cesare Braggion
Luigi Olper
Luciana Ptacinsky
Elena Repossini
Elisabetta Roma
Antonella Sanniti
Maurizio Sommariva
ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE Ora anche online!
Iscrizione all’Associazione ARIR: e 55,00.
Iscrizione congiunta ARIR-AIPO: e 75,00.
Iscrizione per i soci AIFI: e 45,00
Può essere effettuato tramite bonifico bancario o versamento su conto corrente postale a favore di
ARIR, specificando nome e causale
 Banca Intesa BCI filiale 2690 – Paderno Dugnano (MI)
IBAN IT79P0306933521000032494100 – C/C 32494\1 – ABI: 03069 – CAB: 33521 – CIN: P
 Conto corrente postale n° 76542463 – IBAN IT43V0760101600000076542463
Nota bene: L’iscrizione congiunta non consente di usufruire di tutte le prerogative derivate dall’iscrizione all’AIPO; per ulteriori dettagli consultare i siti www.arirassociazione.org o www.aiponet.it
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
5
comunicato del direttivo
L’associazione BPCO Onlus dà voce ai malati
affetti da malattie respiratorie croniche e invita
gli operatori sanitari al confronto: ARIR risponde
Il 20 novembre 2013, in occasione della XII Giornata Mondiale della BPCO, si è tenuta a Roma presso l’UNA Hotel,
l’VIII Conferenza Nazionale BPCO organizzata dall’Associazione Italiana Pazienti BPCO Onlus.
Il convegno intitolato “Affrontare insieme le sfide per essere più forti” si è posto come obiettivo principale quello
di promuovere il confronto tra pazienti, associazioni, professionisti sanitari ed istituzioni sulla gestione delle malattie respiratorie croniche.
Si è partiti dall’analisi dei risultati preliminari del “Questionario sulla BPCO/Malattie Respiratorie Croniche e criticità correlate” che l’Associazione Italiana Pazienti BPCO
Onlus ha inviato nel periodo tra luglio e agosto 2013 a
3450 contatti tra pazienti, associazioni, strutture ospedaliere, centri di riabilitazione e professionisti sanitari.
L’Audit realizzato mediante la somministrazione di questo
specifico questionario ha indagato quali siano i bisogni
principalmente avvertiti dai pazienti in merito a percorsi
di diagnosi e cura, organizzazione attuale e prospettive future relative alle malattie respiratorie croniche ed in particolare alla BPCO.
L’ARIR è stata invitata a partecipare alla sessione “AUDIT
BPCO: I pazienti, le associazioni di pazienti e i professionisti a confronto”, tavola rotonda dedicata all’analisi e al dibattito
aperto tra pazienti e operatori dei vari settori dell’assistenza sanitaria rispetto alle principali problematiche e ai
bisogni emersi dai risultati preliminari del questionario.
In rappresentanza della nostra associazione ha partecipato all’evento il vice-presidente Andrea Lanza.
Tra gli argomenti oggetto di dibattito, il problema della
fruibilità e adeguatezza dei programmi di riabilitazione respiratoria ha rappresentato uno degli aspetti più sentiti
dai pazienti. Si è lamentata infatti la mancanza di percorsi
riabilitativi ben definiti e condotti da personale specializzato. In particolare è emerso che alla difficoltà di accesso
a percorsi riabilitativi sul territorio si somma troppo spesso la mancanza di fisioterapisti con competenze specialistiche nella gestione delle malattie respiratorie. La tanto
raccomandata e prescritta attività fisica, caposaldo e condizione considerata sine qua non nell’approccio terapeutico
del paziente BPCO, contrasta con una realtà sanitaria incapace di evadere l’enorme richiesta. Infatti, ad esclusione dei pochi centri di riabilitazione specialistica, non
sembrano esserci sul territorio strutture idonee a gestire
programmi di riallenamento allo sforzo e mantenimento
del paziente con BPCO, specie nelle fasi avanzate o molto
avanzate di malattia. I centri predisposti alla promozione
dell’attività fisica della persona sana, palestre e centri benessere presenti pressoché in ogni città, e i progetti di
6
Attività Fisica Adattata (AFA), non sono in grado di fornire
un intervento specialistico mirato e personalizzato quale
quello previsto nei programmi di riabilitazione pneumologica e fortemente raccomandato da tutte le line guida
emanate dalle principali società scientifiche nazionali ed
internazionali di area respiratoria.
Anche da parte dei pazienti tali realtà vengono considerate non idonee a soddisfare i loro reali bisogni di salute e
cura e più volte è stato ribadito come indispensabile il
confronto con personale sanitario capace di comprendere
i “sintomi” specifici della malattia e di gestire i “bisogni”
ad essa correlati.
In relazione a questo aspetto, nel corso del dibattito, si è
affrontato anche il problema della formazione universitaria di base che abitualmente “non forma” fisioterapisti con
adeguate competenze in ambito respiratorio. A tal proposito abbiamo sottolineato che, anche se molto resta da
fare rispetto al curriculum formativo di base del fisioterapista, esistono, nell’ambito della fisioterapia respiratoria,
percorsi di formazione universitaria post-laurea (Master,
Corsi di Perfezionamento) dedicati e strutturati già da diversi anni e come, seppur in numero ancora sicuramente
insufficiente, sul territorio nazionale siano già presenti fisioterapisti “specializzati” in quest’ambito.
La possibilità di poter arrivare, un giorno, a garantire
un’adeguata risposta alla richiesta del paziente, dovrà necessariamente passare da una collaborazione tra istituzioni, professionisti sanitari e associazioni pazienti, con l’intento comune di superare il concetto di fisioterapista “tutto fare” prevedendone una specializzazione così come
d’altronde lo è per altre professioni sanitarie quali quella
medica.
Un altro problema lamentato dai pazienti che hanno risposto all’AUDIT è quello del ritardo nella diagnosi (la
media del tempo intercorso tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi corretta di malattia è di 6 anni) insieme
alla carenza di informazioni sulla malattia, sulla sua evoluzione e sulla corretta gestione della terapia. Tale aspetto ha rappresentato un altro argomento di dibatto, dibattito che ha visto, a tal proposito, il susseguirsi di proposte
volte allo screening e gestione dei follow-up da attuarsi
sul territorio e non più esclusivamente all’interno degli
ospedali e dei centri specialistici in quanto ormai strutturalmente incapaci di accogliere un numero così elevato di
soggetti a rischio, con conseguenti liste d’attesa interminabili. Anche in merito a questo argomento abbiamo sottolineato come esistano già esperienze a livello nazionale
e internazionale di valutazione e gestione della BPCO sul
territorio con risultati incoraggianti e di come ARIR sposi
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
l’idea di poter realizzare progetti di
questo genere in collaborazione con
le altre figure professionali coinvolte, gli home care provider e le aziende di settore che producono strumentazioni adatte ad uno screening
e un monitoraggio del paziente sul
territorio.
Insomma, a conclusione di un evento promotore di un approccio certamente moderno di gestione del pro-
a | 2007 | ANNO IX
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e i suoi bisogni, allo scopo di costruire, tramite un confronto diretto tra le
figure coinvolte, un sistema il più
possibile funzionale, sono emerse
criticità “note” e tanti “buoni vecchi
propositi” che ci si augura trovino
terreno fertile e persone, forse prima
che professionisti, capaci di metterli
finalmente in opera. Ringraziamo l'Associazione Italiana
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Critical Care
Per maggiori informazioni relative all’VIII
Conferenza Nazionale BPCO e ai risultati
dell’AUDIT promosso dall’associazione
pazienti BPCO Onlus, consultare il sito
www.pazientibpco.it
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Pazienti BPCO Onlus per averci invitato a partecipare e tutti i colleghi
che hanno collaborato distribuendo i
questionari all’interno delle loro
strutture.
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Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
7
editoriale
Riabilitazione respiratoria:
imparare dal passato per creare il futuro
Francesco D’Abrosca, PT
Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
Enrico M. Clini, MD
Università di Modena e Reggio Emilia-DU di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto
Ospedale Villa Pineta, Pavullo n/F-MO
“Dimmi e dimenticherò,
mostrami e forse ricorderò,
coinvolgimi e comprenderò”
Confucio
A poco più di sei anni dal precedente Statement congiunto, le due società respiratorie più rappresentative a livello
mondiale, European Respiratory Society (ERS) e American Thoracic Society (ATS), hanno elaborato il nuovo manifesto della Riabilitazione Respiratoria (da taluni anche
detta Riabilitazione Pneumologica a sostegno dell’accezione specialistica di questa disciplina). È il frutto di un
mastodontico lavoro di revisione iniziato nel giugno 2010,
cui hanno partecipato 46 autorevoli rappresentanti provenienti da 4 continenti. La pubblicazione ufficiale è dello
scorso ottobre 2013, ma l’anteprima è stata presentata al
congresso ERS di Vienna del 2012 da alcuni dei membri
della Task Force internazionale.
Il documento rappresenta un aggiornamento con diverse
novità, a partire dalla nuova definizione di questo intervento terapeutico:
“Pulmonary rehabilitation is a comprehensive intervention based on
a thorough patient assessment followed by patient-tailored therapies
which include, but are not limited to, exercise training, education and
behavior change, designed to improve the physical and psychological
condition of people with chronic respiratory disease and to promote the
long-term adherence to health-enhancing behaviors”.
[La riabilitazione polmonare è un intervento onnicomprensivo che si basa su una valutazione approfondita del
paziente seguita da terapie su misura che comprendono,
ma non sono limitate a, esercizio fisico, educazione e
cambiamento comportamentale, progettata per migliorare la condizione fisica e psicologica delle persone affette
da patologie respiratorie croniche e promuovere l’aderenza a lungo termine di comportamenti vantaggiosi per la
salute].
Nella precedente definizione si sottolineava come aspetto
principale che l’intervento deve essere basato sull’evidenza scientifica, deve essere multidisciplinare e deve rivolgersi al miglioramento dei sintomi e della qualità di vita
dei pazienti. Benché questi aspetti fossero (e siano) ampiamente condivisi, occorre realisticamente ancora am8
mettere che molte delle pratiche comunemente utilizzate
in riabilitazione respiratoria sono frutto di anni di esperienza clinica e di opinione di esperti, piuttosto che ancorate su una forte evidenza scientifica, senza nulla togliere
a validità ed efficacia degli interventi.
Dal nuovo documento è scomparso il concetto espresso
di intervento multidisciplinare, aggettivo che è stato utilizzato per anni come un manifesto della ideale collaborazione
tra i professionisti che ruotano intorno al malato respiratorio. Tuttora la realtà racconta troppo spesso di eterni
consulenti che, nella frenesia delle quotidiane urgenze e
carenze organizzative, si interfacciano con la patologia più
che con la persona e si relazionano con le cartelle cliniche
piuttosto che con i componenti del team. In questa edizione viene proposto più specificamente il concetto di intervento interdisciplinare: all’apparenza una sottile differenza
linguistica, che però richiede un’importante adeguamento
culturale nel modo di concepire l’integrazione dei ruoli
nel team. La scelta di spostare l’attenzione sull’interdisciplinarietà è un messaggio molto forte che indica la strada
per il futuro della riabilitazione respiratoria. Non si vogliono, cioè, fornire ricette per erogare servizi e prestazioni, ma indicazioni di un percorso concettuale da seguire e
attuare in contesti organizzativi e sociali anche molto differenti tra loro.
Questa attenzione traspare anche dalla scelta di coinvolgere nella Task Force tutte le figure professionali che quotidianamente si occupano di riabilitazione respiratoria, in
proporzioni nettamente maggiori rispetto a quanto accaduto in precedenza (Tabella 1).
È interessante notare che più di metà dei delegati rappresenta i cosiddetti allied professionals, i professionisti sanitari
che con il medico collaborano e quotidianamente si occupano della persona con problematiche respiratorie: un altro segno tangibile di quel progressivo cambiamento che
sposta l’attenzione dalla patologia alla persona. In particolare colpisce la presenza di 12 delegati del gruppo fisioterapisti (26% dei delegati). Negli ultimi anni, infatti, è
cresciuto esponenzialmente il numero dei colleghi nonmedici che collaborano attivamente nelle società scientifiche promotrici (anche in posizioni dirigenziali) e alla diffusione della cultura respiratoria attraverso pubblicazioni
autorevoli e progetti di formazione molto avanzata.
Ma torniamo al documento: un testo piuttosto esteso e
ricco di spunti di riflessione per il nostro lavoro quotidiano.
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Ad ogni rilettura si coglie tutta la ricchezza di anni di pubblicazioni e di
esperienze raccontate e riassunte
nelle numerose revisioni della letteratura più recente.
Oltre alla costruzione della nuova
definizione, una delle discussioni
più importanti, rivelano gli autori, è
stata la collocazione della riabilitazione respiratoria all’interno del modello di cure integrate, che rappresenta il gold standard nella gestione
delle malattie respiratorie croniche.
Il risultato è un contenitore che racchiude in sé non solo le singole strategie di intervento e di gestione della
malattia (ad esempio l’allenamento
muscolare, la rimozione delle secrezioni bronchiali, l’utilizzo di supporti
di ventilazione, ecc.), ma anche tutto
ciò che serve per dotare il paziente
della capacità autonoma di controllare la propria condizione di salute. Il
modello prevede che la presa in carico del paziente non si esaurisca con
il programma di riabilitazione respiratoria, ma vi sia una rete di assistenza in grado di supportare la persona nel tempo (Chronic Care Model).
Le chiavi di lettura possono essere
molte, ma passano tutte attraverso
la prospettiva interdisciplinare, di integrazione di saperi, esperienza e
professionalità per dirigersi in un
percorso di cura integrato che coinvolge la persona e il suo mondo.
Nel nuovo documento vi è spazio anche per interessanti suggestioni che
offrono numerosi spunti di riflessione sul ruolo emergente del fisioterapista respiratorio. Ne sottolineiamo
alcune.
Innanzitutto il timing e l’accessibilità
della riabilitazione respiratoria. Crescenti evidenze indicano la necessità
di una presa in carico precoce del paziente, specie quando è critico o si
trova nell’immediata fase post acuta,
in cui alla corretta gestione della
problematica respiratoria si deve associare una valutazione delle abilità
motorie residue per una corretta impostazione delle attività fisiche più
utili. A tale riguardo, si coglie l’urgenza di modificare l’assetto organizzativo attuale che normalmente prevede l’accesso del fisioterapista nelle
terapie intensive e semi-intensive
come un qualsiasi consulente specialistico e solo negli “orari d’ufficio”:
da più parti nel mondo, e recentemente anche in Italia, si sta sperimentando con successo l’inserimento del fisioterapista respiratorio come figura stabile del team professionale, con una presenza più costante
e distribuita sull’arco intero della
giornata (H24 e 7 giorni su 7!). Significa dare spazio davvero ad un gruppo di lavoro interdisciplinare che si
occupa del paziente più complesso
con la presenza garantita di uno o
più specialisti in grado di intervenire
con competenza sulle necessità respiratorie ed extra-respiratorie.
Tabella 1
2006
2012
24
46
Continenti
2
4
Nazioni
7
11
38
48
Medici
62,5
41,3
Fisioterapisti
12,5
26,1
Infermiere
16,6
10,8
Nutrizionisti
4,2
2,2
Fisioterapisti occupazionali
–
2,2
Psicologi
–
4,4
Epidemiologi
4,2
13,0
Membri della Task force
Donne (%)
Professione (%)
Altra necessità ormai inderogabile è
quella di migliorare l’accessibilità alla
riabilitazione respiratoria per rispondere alla crescente incidenza delle
patologie polmonari croniche. Nuovi
modelli organizzativi che mirano a ridurre il numero e i tempi di ricovero
ospedaliero sono studiati da tempo
(tele-riabilitazione, action plan per il
monitoraggio e la gestione delle riacutizzazioni, creazione di reti di cure
domiciliari, sistemi integrati che permetto la realizzazione della cosiddetta Home Care). Tutte sfide che richiedono un grande salto di qualità da
parte delle istituzioni sanitarie, ma
prima di tutto da parte di professionisti che devono uscire dalla mentalità dell’ospedale per andare nei luoghi di vita del paziente, al domicilio
(fisicamente o in modalità remota) e
nell’ambulatorio territoriale. Un
cambio che richiede ancor più responsabilità da parte dei professionisti e rende indispensabile l’acquisizione di competenze specifiche in
campo pneumologico per fornire un
intervento sicuro e di qualità. Il fisioterapista respiratorio, per missione e
competenze, è una delle figure che
meglio risponde a questa esigenza.
Sebbene nel mondo vi siano diversi
assetti organizzativi ed una gestione
molto variabile delle problematiche
respiratorie croniche, tre capisaldi
sembrano emergere come essenziali
in tutti i contesti: l’esercizio fisico,
l’educazione e la promozione di stili
di vita salutari. Ancora una volta
“esercizio ed educazione” come strumenti
essenziali per il paziente respiratorio
cronico, ma questa volta l’invito è a
salire più in alto per avere una visione ancora più ampia di ciò che sta
prima e (soprattutto) dopo la riabilitazione. La parola d’ordine è oggi “collaborative self-management”: il percorso
riabilitativo deve prima di tutto responsabilizzare il paziente migliorando la consapevolezza delle proprie possibilità (self-efficacy), rendendolo partecipe e attivo nella gestione
della propria malattia attraverso la
collaborazione nel processo di cura e
di ripresa della vita quotidiana.
Il coinvolgimento e la condivisione
di obiettivi e strategie da parte di
tutti i componenti del team diventa
quindi essenziale per evitare la fram-
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
9
mentazione delle esperienze, per dare al paziente tutti gli strumenti necessari per ricucire quello strappo
che la malattia (e l’evento acuto in
particolare) ha creato nel continuum
esistenziale e accompagnarlo nella
ricostruzione dell’immagine di sé nel
nuovo presente. Anche quando condiviso, gran parte del percorso di accompagnamento coinvolge inevitabilmente il fisioterapista, che per sua
natura professionale ha con l’utente
un contatto temporale, fisico ed emotivo preponderante rispetto ad altri
componenti del gruppo di assistenza. Tra paziente e fisioterapista si
crea spesso una relazione di fiducia
che lo investe di responsabilità, ma
lo pone anche in una posizione privilegiata per svolgere il ruolo educativo e di promozione al cambiamento.
Ogni intervento si inserisce quindi in
un quadro più ampio che va ben oltre l’erogazione della prestazione, e
diventa un momento educativo e di
abilitazione fisica e comportamentale.
La consapevolezza di essere in prima
persona strumento educativo e di
empowerment del paziente è un punto
cruciale che può modificare l’approccio terapeutico.
Ma questi concetti come si traducono nella pratica quotidiana? Come si
può modificare il nostro modo di lavorare? Forse con un piccolo, ma essenziale salto di qualità.
Fermo restando il riferimento alla
letteratura scientifica e alle evidenze
più o meno robuste che rappresentano il punto di partenza per guidare le
scelte terapeutiche quotidiane, l’invito è rileggere questo sapere nell’ottica di “liberare” il paziente e non di
ingabbiarlo in una rigida prescrizione, basata sulla mera misura dei parametri fisiologici e ancora troppo
spesso condivisa solo con una firma
sul consenso informato o sui documenti di progetto e programma riabilitativo. Prendiamo ad esempio
l’esercizio fisico: è consuetudine scegliere lo strumento e la modalità di
allenamento che massimizza le potenzialità funzionali residue del paziente (o più semplicemente quello
più comodo per il contesto organizzativo), tenendo conto dell’efficacia
dimostrata in termini clinici; se però
consideriamo che la persona avrà
10
cronicamente necessità di svolgere
attività fisica, forse dovremmo includere nella nostra valutazione anche
tutte quelle caratteristiche che rendono la proposta accettabile e facilmente trasferibile nella vita quotidiana. Così in alternativa al classico
modello di allenamento (su cicloergometro o pedana ruotante) possono emergere proposte alternative
che si basano sulla più sensata ed
economica attività motoria per la vita di un uomo: il cammino. Sono per
esmpio stati studiati programmi di
allenamento che utilizzano la tecnica
del Nordic Walking con ottimi risultati per ottenere maggiore aderenza
a lungo termine, suggerendoli come
alternative sensate all’abituale (e più
costoso) allenamento tradizionale. E
ancora le tecniche di disostruzione
bronchiale devono rispondere non
solo agli essenziali requisiti di efficacia e sicurezza, ma anche a gradimento e preferenza del paziente.
In questo numero monotematico
della rivista, curato dai colleghi
dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa, ci concentreremo sul tema della disassuefazione dal fumo di
sigaretta: un argomento che spesso
rimane ai margini del progetto riabilitativo, pur essendo uno degli obiettivi mandatori per il paziente che si
avvia alla riabilitazione respiratoria.
I due primi contributi di Conti, Puppi
e coll. ci introducono alla dimensione del problema offrendo una panoramica sulle basi fisiopatologiche,
sugli effetti dannosi del fumo e sui
vantaggi della cessazione, fornendoci indicazioni e strategie spendibili
all’interno di progetti di prevenzione
e dello stesso programma terapeutico di riabilitazione.
Brogi e coll. ci raccontano l’esperienza di un intervento strutturato e interdisciplinare attuato nel corso del
ricovero ospedaliero, in cui si evidenziano gli spazi che il fisioterapista può e deve avere anche in questo
ambito; ci ricorda in particolare l’importanza del lavoro di squadra, della
continua necessità di formazione e
di condivisione tra i professionisti
sanitari per rendere sistematico e
uniforme l’intervento.
In definitiva, e ancora di più, il messaggio che questi elaborati vogliono
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
sottolineare è la cura della persona
nel presente con lo sguardo fisso
verso il suo futuro, in un ottica responsabilizzazione collaborativa che
possa tradursi in aderenza verso
comportamenti utili per la salute. Il
fisioterapista che acquisisce competenze specifiche in ambito respiratorio non è solo riabilitatore della funzione ed esecutore di tecniche e manovre, ma deve diventare promotore
di prevenzione e cura, educatore e coach del cambiamento, promotore di
cultura della Respiratory Care sia all’interno del mondo sanitario che nella
società. Capace di valutare, misurare
e cucire su misura il trattamento (patient-tailored) più adatto per il paziente
che a lui si affida.
Bibliografia
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Task Force on Pulmonary Rehabilitation. An official American Thoracic Society/European Respiratory Society statement: key concepts and
advances in pulmonary rehabilitation. Am J
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create the future: the 2013 ATS/ERS statement
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> Spruit MA, Pitta F, Garvey C, et al. on behalf of
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content and organizational aspects of pulmonary rehabilitation programs. Eur Respir J
2014; [in press].
lavoro originale
Esperienza di un intervento condotto da fisioterapista
respiratorio e infermiere per favorire la cessazione del
fumo in pazienti degenti in un reparto di Pneumologia
Stefania Brogi, PT; Lucia Lupetti, IP; Ferruccio Aquilini, ST; Barbara Conti, MD; Gianfranco Puppo, MD; Francesco Pistelli, MD;
Laura Carrozzi, MD; Antonio Palla, MD
UO Pneumologia 1 Universitaria, Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa
Riassunto
Abstract
Premessa: Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano che gli interventi comportamentali condotti da personale sanitario non medico,
che includono almeno un contatto a distanza di un mese dalla dimissione, promuovono la cessazione del fumo in pazienti ospedalizzati.
Obiettivo: Descrivere l’esperienza preliminare di un intervento di
primo livello condotto da fisioterapista e infermiere per favorire la
cessazione del fumo di tabacco in pazienti degenti in un reparto
pneumologico.
Metodi: I pazienti fumatori correnti identificati dal pneumologo del
reparto sono stati sottoposti a un intervento individuale, che comprendeva un colloquio iniziale di valutazione dell’abitudine tabagica e
incontri successivi educazionali durante la degenza e follow up telefonico a distanza di 1 settimana, 1-3 mesi e 1 anno dalla dimissione.
Risultati: Sono stati reclutati 27 pazienti, dei quali 22 seguiti
nel follow up. 5 pazienti sono stati inviati al Centro Antifumo locale.
A 1 settimana, 1-3 mesi e 1 anno dalla dimissione sono risultati
astinenti, rispettivamente, l’86,3, il 77,2 ed il 66,6% dei pazienti.
Conclusioni: Fisioterapisti e infermieri possono svolgere efficacemente, nell’ambito della loro pratica clinica, un intervento di primo
livello per la cessazione del fumo in pazienti degenti in un reparto
specialistico pneumologico. Per facilitare l’intervento è importante l’utilizzo di un protocollo standardizzato e di strumenti operativi dedicati.
Background: Scientific evidences show that behavioural interventions conducted by non-medical personnel, including a follow-up
of at least one month after the discharge, promote smoking cessation in hospitalized patients.
Aim: To assess the preliminary experience of a first-level intervention, conducted by physiotherapist and nurse, to promote smoking
cessation in patients hospitalized in a respiratory ward.
Methods: Current smokers identified by the pulmonologist of the
ward underwent an individual intervention, including a baseline
smoking habit assessment and subsequent educational meetings
during the hospital stay, and follow up telephone calls at 1 week,
1-3 months and 1 year after the discharge.
Results: Out of 27 patients enrolled, 22 were followed up by telephone calls. 5 patients were referred to the local Smoking Cessation Centre. 86.3%, 77.2% and 66.6% of the enrolled patients
were abstinent from smoking at 1 week, 1-3 months and 1 year
after the discharge, respectively.
Conclusions: Physiotherapists and nurses, within their clinical
practice, can effectively conduct a first level clinical intervention for
smoking cessation in patients hospitalized in a respiratory ward. In
order to facilitate the intervention it is important using a standardized protocol and dedicated operative instruments.
Corrispondenza
PAROLE CHIAVE
Keywords
Brogi Stefania
UO Pneumologia 1 Universitaria
Via Paradisa, 2 – 56124 Cisanello, Pisa
Tel. 050 995355 – 348 2995154
Fax 050 995356
[email protected]
Cessazione fumo, counselling,
fisioterapisti, infermieri.
Smoking cessation, counselling,
physiotherapists, nurses
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
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Introduzione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un approccio di tipo globale nella lotta al tabagismo, incoraggiando il coinvolgimento di tutte le figure professionali
sanitarie [1]. L’approccio globale
comprende strategie diverse, dalle
campagne mediatiche per la prevenzione primaria agli interventi di primo e secondo livello (Medico di famiglia, Centri Antifumo), e si basa su
solide evidenze scientifiche che riguardano anche i programmi di
counselling breve [2]. Nel 2008, in 10
Paesi appartenenti all’OMS, è stata
condotta un’indagine fra gli studenti
di diverse professioni sanitarie sul
loro coinvolgimento nel counselling
per la cessazione del fumo; la maggior parte degli intervistati riteneva
che la propria figura professionale
avesse un ruolo specifico nel
counselling breve, ma solo il 5-37%
dichiarava di ricevere una formazione specifica al riguardo [3]. Una recente revisione Cochrane [4] ha affrontato il tema della valutazione
dell’efficacia della formazione degli
operatori sanitari nel counselling
breve, evidenziando che l’intervento
effettuato da operatori formati è efficace nel ridurre la prevalenza di fumo e mantenere l’astinenza.
La presa in carico riabilitativa, sia in
regime di ricovero ospedaliero sia in
ambulatorio, pone in rilievo la figura
del fisioterapista nella partecipazione ai programmi per la cessazione
del fumo, specialmente nella fase
d’identificazione del paziente tabagista e di counselling breve [5]. Il fisioterapista respiratorio, infatti, intercetta numerosi pazienti fumatori correnti nell’ambito chirurgico (cardiotoracico, addominale), pneumologico e di riabilitazione respiratoria. La
presa in carico riabilitativa, inoltre,
consente un contatto prolungato e
cadenzato nel tempo con il paziente
e può favorire l’intervento sia informativo sia di counselling breve. Allo
stesso modo, anche l’infermiere
nell’ambito della propria attività professionale, si trova in una posizione
privilegiata per svolgere azioni di
promozione della salute, educazione
sanitaria e educazione terapeutica
[6-8]. Tuttavia, sia la figura del fisio12
terapista sia quella dell’infermiere,
sono attualmente poco coinvolte nei
programmi antifumo e non ricevono
una formazione specifica nel proprio
corso di studi [9,10].
Il ricovero ospedaliero rappresenta
l’occasione per intercettare il paziente fumatore e implementare un intervento per favorire la cessazione del
fumo. Il fumatore degente si trova in
una situazione di maggior disponibilità a considerare l’idea di smettere di
fumare e il regime di ricovero lo obbliga a sospendere l’abitudine tabagica. È dimostrato che gli interventi
antitabagici iniziati durante il ricovero ospedaliero, che comprendono un
successivo contatto a distanza di almeno un mese, sono efficaci nel promuovere la cessazione del fumo in
pazienti ospedalizzati [11].
All’interno dell’Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana (AOUP) è attivo
il Centro per lo Studio e il trattamento del Tabagismo (CeST) in cui operano pneumologi e due operatori
tecnici addetti agli interventi di supporto ai centri antifumo. In collaborazione col CeST e sulla base delle
attuali linee guida per il trattamento
del tabagismo, è stato implementato
un protocollo di intervento clinico di
primo livello applicabile in pazienti
fumatori degenti, da parte di fisioterapisti respiratori o infermieri senza
una specifica formazione.
Il presente lavoro descrive l’esperienza di applicazione di questo intervento in pazienti degenti in un reparto pneumologico, proponendosi di
valutarne, in via preliminare, la fattibilità nella pratica clinica ed i risultati in termini di cessazione del fumo.
Materiali e metodi
Popolazione studiata
Sono stati reclutati i pazienti ricoverati presso la Pneumologia Universitaria dell’AOUP dal febbraio 2012 al
giugno 2013, che risultavano fumatori correnti all’anamnesi eseguita al
momento dell’ingresso in reparto e
che venivano segnalati dallo pneumologo del reparto indifferentemente alla fisioterapista (SB) o all’infermiera (LL) coinvolte nel protocollo,
senza una specifica attribuzione dei
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
casi. L’arruolamento non era sistematico e non prevedeva criteri d’inclusione/esclusione; con l’unica eccezione che sono stati esclusi i pazienti fumatori che rifiutavano il colloquio sulle loro abitudini di fumo.
Intervento
Il protocollo d’intervento antitabagico, basato sulle attuali linee guida
per la cessazione del fumo [12,13],
era lo stesso sia per la fisioterapista
sia per l’infermiera, e consisteva in
colloqui individuali (counselling di primo livello) eseguiti al letto del paziente durante la degenza e follow up
telefonico dopo la dimissione. L’inizio dell’intervento non era standardizzato rispetto alla data di ingresso
in reparto e poteva variare anche in
rapporto alle condizioni cliniche dei
singoli pazienti. Per condurre l’intervento, il personale coinvolto non ha
ricevuto una formazione specifica ma
era seguito dallo Pneumologo del
CeST, col quale venivano discussi i
singoli casi, concordando strategie
di counselling, come ad esempio quali
messaggi motivazionali o strategie
comportamentali personalizzate trattare col singolo fumatore. L’intervento educazionale si avvaleva del materiale informativo e di auto-aiuto
(opuscoli) previsto dal “Percorso
d’intervento clinico sul paziente tabagista – 6elle” sviluppato dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – AIPO [14]. Si tratta di 11
opuscoli che, attraverso un linguaggio semplice ed immediato, pongono l’attenzione sui principali aspetti
del percorso antitabagico: i danni
del fumo, i benefici della cessazione,
la dipendenza, la decisione e le strategie per smettere, l’uso dei farmaci.
La scelta tra gli 11 opuscoli 6elle disonibili da consegnare era fatta seguendo la metodologia del Percorso
6elle e considerando la propensione
personale e le condizioni cliniche del
singolo fumatore, che ne potevano
favorire o meno l’utilizzo. I colloqui
seguivano una traccia standardizzata, utilizzando questionari e schede
(Allegati 1 e 2) che servivano sia come strumento di raccolta dati sia come base per individuare abitudini di
fumo da considerare e gestire nell’intervento di counselling. Non era prevista
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Allegato 1 Questionario sulle abitudini di fumo.
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Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
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Allegato 2 Scheda di intervento clinico sul paziente fumatore.
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Legenda
6elle n. 8 “Prendi la strada per smettere di fumare”
6elle n. 4 “Non fumare in ospedale”
[v. 09feb2012]
 pensato a quanto fumano i tuoi polmoni?” 6ellen.
utilizzare
pagina
per annotazioni
6elle
n. 1 “Fumare fa male...scopri perché”
9 “Comeretro
evitare
di accendere
sigarette” |
6elle n. 5 “Hai mai
 n. 2 “Smettere di fumare fa bene... scopri perché”
6elle
6elle n. 6 “Non puoi fare a meno di fumare... scopri perché” 6elle n. 10 “Un diario per smettere di fumare”
6elle n. 3 “Fumo e polmoni”
14
6elle n. 7 “Hai mai provato a smettere di fumare?”
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
6elle n. 11 “Come assumere i farmaci antifumo”
una misura di verifica della comprensione dell’intervento educazionale,
anche se l’operatore aveva cura di
utilizzare modalità comunicative personalizzate che favorissero il coinvolgimento del paziente. Nel caso fossero rilevati sintomi di astinenza da
nicotina con indicazione alla prescrizione di un trattamento farmacologico, il paziente era segnalato allo
pneumologo del CeST. Un supporto
intensivo presso il CeST era eseguito
solo nel caso di una specifica richiesta da parte del paziente oppure per
il monitoraggio del trattamento farmacologico dopo la dimissione.
Primo colloquio
Al primo contatto col fumatore, l’infermiera o la fisioterapista proponeva al fumatore di compilare un “Questionario sulle abitudini di fumo”
(Allegato 1), appositamente elaborato per raccogliere informazioni relative all’abitudine tabagica (livello corrente di fumo, calcolo degli annipacchetto, grado di dipendenza nicotinica mediante il Fagerström Test
for Nicotine Dependence [15], intenzione a smettere di fumare e disponibilità a usufruire del supporto antitabagico). Tutti i pazienti (anche coloro
che rifiutavano un colloquio successivo) ricevevano gli opuscoli informativi e di auto-aiuto e le informazioni per eventuali prenotazioni
presso il CeST dell’AOUP o ad altri
Centri Antifumo censiti nell’Elenco
dell’Istituto Superiore di Sanità [16].
Secondo colloquio
e successivi
Nel secondo colloquio, l’infermiera o
fisioterapista approfondiva le informazioni sulle caratteristiche tabagiche del paziente (livelli di fumo attuali e pregressi, storia dei tentativi
di cessazione del fumo, esperienze
precedenti con farmaci per la disassuefazione da fumo, propensione
all’impegno nell’astinenza da fumo)
e pianificava il proseguimento
dell’intervento, utilizzando come
guida una “Scheda di intervento clinico sul paziente fumatore” (Allegato
2). Si valutavano, inoltre, i sintomi di
astinenza da fumo, rilevati attraverso
il questionario “Sintomi di astinenza” (Allegato 3).
Allegato 3 Questionario “Sintomi di astinenza”.
Indichi con quale intesità, negli ultimi
7 giorni, ha avuto:
Desiderio necessità di fumare
Irrequietezza
Irritabilità, rabbia, frustrazione
Concentrazione
Ansia
Umore triste o depresso
Insonnia
Aumento appetito
Viene chiesto di graduare la risposta tra
0 = per niente; 1 = lieve; 2 = moderata;
3 = forte; 4 = molto forte.
Nell’intervento di counselling venivano
affrontati diversi temi. Ad esempio,
si cercava di motivare il paziente facendo riferimento alle condizioni cliniche personali. Si cercava di capire
quali erano le ragioni di eventuali
precedenti ricadute, discutendo con
il paziente strategie per prevenirle e
suggerendo soluzioni adottate anche
da altri pazienti. Si cercava di anticipare le eventuali difficoltà che il paziente avrebbe potuto incontrare una
volta rientrato nell’ambiente domestico, con la ripresa delle abitudini
quotidiane, aiutando il paziente a
trovare strategie di gestione delle situazioni critiche e rinforzando comportamenti adeguati. Si cercava di
coinvolgere i familiari dei pazienti;
nel caso fossero anch’essi fumatori,
offrendo loro l’occasione di intraprendere un tentativo di cessazione
del fumo e, nel caso fossero non fumatori, cercando di costruire un’alleanza positiva finalizzata a sostenere
il paziente.
Il sanitario, insieme al paziente, decideva sull’opportunità di svolgere
un numero maggiore di incontri durante il ricovero, sulla base delle esigenze emerse durante il colloquio;
per esempio, il bisogno di monitorare sintomi di astinenza importanti,
verificare e rinforzare la motivazione
alla cessazione prima della dimissione, discutere strategie per affrontare
a domicilio momenti di forte desiderio. Il colloquio veniva sempre concluso con l’accordo su un obiettivo
condiviso che era discusso nell’ in-
contro successivo, per esempio:
elencare le motivazioni personali per
smettere di fumare; trovare soluzioni
per anticipare e gestire situazioni critiche di desiderio di fumare prevedibili col rientro a casa.
Durante l’ultimo colloquio, veniva
proposto al paziente di essere ricontattato telefonicamente a tempi programmati: 1 settimana, 1-3 mesi e 1
anno dopo la dimissione.
Follow up telefonico
Il colloquio telefonico era condotto
in modo informale. L’operatore si
qualificava, spiegava la ragione della
telefonata ricordando i colloqui svolti durante la degenza, ricordava
l’obiettivo del contatto, verificando
lo stato di astinenza o di ricaduta
nell’abitudine tabagica, indagava su
eventuali sintomi di astinenza e forniva supporto, offrendo un eventuale
appuntamento al CeST qualora il paziente lo richiedesse.
Stato di fumo
Sono stati definiti astinenti i pazienti
che riferivano di non fumare ai colloqui. L’astinenza riferita è stata confermata con la misura del monossido
di carbonio (CO) espirato in un sottogruppo di pazienti, attraverso l’uso
di apparecchio portatile tipo Micro 4
Smokerlyzer della Bedfont, Scientific
LtD, England Rochester. Dopo aver
acceso e azzerato lo strumento, si
chiedeva al paziente di inspirare profondamente e mantenere un’apnea
di 10 secondi ed espirare successivamente all’interno dello strumento,
attraverso un boccaglio di cartone.
L’astinenza riferita era oggettivamente confermata dal riscontro di un livello di CO espirato non superiore a
4 ppm [17].
I sintomi di astinenza sono stati valutati in un sottogruppo di pazienti attraverso l’ uso di un questionario (Allegato 3); la graduazione del sintomo
era la seguente: “per niente”, “lieve”,
“moderato”, “forte”, “molto forte”.
Risultati
Sono stati reclutati 27 pazienti-fumatori di cui 25 (92,5%) maschi e 2
(7,5%) femmine. I pazienti erano
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
15
ricoverati per i seguenti motivi: 6 pazienti (22%) per embolia polmonare,
14 (52%) per insufficienza respiratoria in broncopneumopatia cronica
ostruttiva (BPCO), 4 (15%) per tumore del polmone, 2 (7%) per polmonite e 1 (4%) per complicanze respiratorie postchirurgiche di sostituzione
valvolare aortica.
22 pazienti (81,4% dei reclutati) hanno accettato di essere intervistati e
richiamati al follow up mentre 5
(18,6% dei reclutati), sono stati intervistati durante la degenza ma hanno
rifiutato di essere richiamati dopo la
dimissione per proseguire il follow
up telefonico (Figura 1).
Le caratteristiche tabagiche dei pazienti vengono riassunte nella Tabella 1. Solo 3 pazienti (11,1%) fumavano anche il sigaro e uno la pipa saltuariamente. 7 pazienti (25,5%) convivevano con altri fumatori e 17
(62,5%) avevano contatti abituali con
altri fumatori. La misura del CO espirato è stata effettuata su 8 pazienti
(29,6%); il valore medio rilevato era
di 2.25 ppm [17].
Al momento del colloquio tutti i pazienti hanno dichiarato di essere
astinenti dal momento dell’ingresso
in reparto. Solo un paziente dichiarava di aver fumato 1-2 sigarette anche
durante la degenza. La mediana del
tempo trascorso tra il primo colloquio in reparto e l’ultima sigaretta
fumata era di 7 giorni (Q1=5; Q3=11).
La valutazione dei sintomi di astinenza da nicotina è stata effettuata
in 10 (37%) pazienti; tra questi, un
terzo riferiva di avere sintomi di astinenza da lievi (punteggio: 1+/4+) a
molto forte (punteggio: 4+/4+) un
terzo dei pazienti riferiva di non avere sintomi di astinenza.
Le caratteristiche dell’intervento sono riassunte nella Tabella 2. 6 pazienti non hanno ricevuto materiale
educazionale, poiché rifiutavano la
modalità di lettura nel seguire l’intervento educazionale proposto. I restanti pazienti hanno ricevuto uno o
più opuscoli. 5 (22,7%) pazienti sono
stati riferiti al CeST, dove è stato programmato il follow up: 3 pazienti a 1
settimana e 2 pazienti 1-3 mesi. Riguardo l’intenzione a mantenere
l’astinenza dopo la dimissione: 1
(4%) paziente ha dichiarato di voler
16
Tabella 1 Caratteristiche tabagiche dei pazienti al primo contatto nel reparto pneumologico di degenza.
Caratteristica
Media (± ds)
Età inizio fumo (anni)
15,6 (± 3,6)
Anni di fumo (n)
44,8 (± 12,5)
Anni-pacchetto (n)
49,1 (± 19,4)
Tentativi di cessazione (n)
1,2 (± 1,5)
FTND (punteggio)
4,8 (± 1,4)
Sigarette fumate al giorno (n)
22,7 (± 9,3)
I dati sono espressi come media e deviazione standard (± ds). Gli anni-pacchetto sono stati
calcolati come: numero di sagarette fumate al giorno x numero di anni di fumo / 20.
FTND = Fagerström Test for Nicotine Dependence.
Tabella 2 Caratteristiche del primo intervento clinico nel reparto pneumologico di degenza.
Accetta colloquio n. (%)
27
(100)
Durata colloquio in minuti n. (%)
> 20 12 (45)
11-20 5 (21,7)
1-10 9 (39,3)
Pazienti che rifiutano follow up n. (%)
5
(18,5)
Pazienti seguiti dal FT e INF n. (%)
FT
INF
15 (55,5)
12 (45,5)
Pazienti che hanno ricevuto materiale informativo n. (%)
21
(77,7)
I dati sono espressi come percentuale del totale dei pazienti-fumatori arruolati.
FT = fisioterapista; INF = infermiere.
riprendere a fumare; 21 (77%) di proseguire nell’astinenza senza aiuto e 5
(19%) di voler essere assistiti dal
CeST. Solo 2 (7,4%) pazienti hanno
ricevuto una valutazione antitabagi-
ca aggiuntiva da parte del pneumologo durante la degenza e 4 (14,6%)
pazienti hanno ricevuto una terapia
farmacologica (terapia sostitutiva
nicotinica).
27 reclutati
(15 seguiti da infermiere, 17 seguiti da fisioterapista)
5 accettano
solo
intervento
22 accettano intervento e follow up
17 follow up
telefonico
5 astinenti
alla
dimissione
15 astinenti a 1 s
14 astinenti a 3 m
8 astinenti a 1 a*
5 follow up
presso CeST
4 astinenti a 1 s
3 astinenti a 3 m
0 astinenti a 1 a **
Figura 1 Trial profile dello studio.
* Dato relativo agli 11 pazienti per cui è stato possibile il follow up a un anno.
** Dato relativo a 1 pazienti per cui è stato possibile il follow up a un anno
s = settimana; m = mese; a = anno.
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Tasso astinenza a 1 settimana
4,54% P
9,1% F
86,3% A
Tasso astinenza a 1-3 mesi
9,1% P
13,63% F
Tasso astinenza a 1 anno su 12 pz
77,27% A
16,66% P
16,66% F
66,68% A
Figura 2 Evoluzione dell'abitudine del fumo al follow up (tasso di astinenza a 1 settimana, 1-3 mesi e 1 anno).
F = fumatore; A = astinenti; P = persi al follw-up.
La Figura 2 mostra il risultato relativo al tasso di astinenza a 1 settimana
e a 1-3 mesi nei 22 pazienti seguiti in
follow up. Viene inoltre presentato il
tasso di astinenza dei 12 pazienti
per cui è disponibile un periodo di
follow up di 12 mesi al momento della stesura del presente lavoro.
Discussione
Il presente lavoro si configura come
un’esperienza preliminare che sperimenta la fattibilità di un intervento
per favorire la cessazione del fumo,
condotto da un fisioterapista e un infermiere e inserito nella pratica clinica di cura del paziente degente in un
reparto specialistico pneumologico.
I risultati preliminari ottenuti mostrano che questo tipo di intervento
clinico condotto da figure non mediche e non specificamente formate è
effettivamente applicabile nell’ambito della routine lavorativa, seguendo
un protocollo prestabilito e utilizzando strumenti dedicati (questionario, scheda raccolta dati, materiale
informativo).
Tra i pazienti arruolati è stato osservato, ad un mese dalla dimissione,
un tasso di cessazione pari a 77,6%.
Il dato è sicuramente incoraggiante e
l’andamento rimane molto positivo
anche a distanza di un anno (66,6%)
nei 12 pazienti che è stato possibile
monitorare fino alla stesura del presente lavoro. Recentemente Murray
RL. [18] ha condotto uno studio randomizzato e controllato (gruppo di
intervento n = 264 e gruppo di controllo n = 229), che prevedeva l’identificazione ed il trattamento sistema-
tico di pazienti ricoverati in reparti di
medicina. I risultati dimostrano un
tasso di astinenza ad un mese dalla
dimissione nel gruppo dei trattati
doppio (38%) rispetto ai non trattati
(17%). La numerosità e le caratteristiche di quello studio non sono ovviamente comparabili con la presente esperienza, tuttavia una delle ragioni delle differenze osservate potrebbe essere la diversità e la gravità
della patologia di base della popolazione osservata da Murray, tra cui
non compaiono malati respiratori,
che invece rappresentano la totalità
dei nostri casi. Possiamo ipotizzare
che la motivazione e, a causa delle
condizioni cliniche, la necessità di
sospendere l’abitudine tabagica, sia
maggiore in pazienti ricoverati per
una patologia respiratoria acuta.
Il tasso di astinenza a 3 mesi osservato nel presente studio è più alto di
quello osservato nella coorte di fumatori non degenti, provenienti dalla popolazione generale, seguiti dal
CeST negli anni 2007-2011 (77,2% vs
30,5%) (dati non pubblicati). Nei limiti della confrontabilità dei due interventi e della popolazione osservata si conferma un segnale di efficacia
e l’importanza di arruolare pazienti
ricoverati.
L’intervento in una popolazione di
pazienti con patologia respiratoria
ha caratteristiche particolari. Al momento del primo contatto, infatti, i
pazienti-fumatori erano già astinenti
per la presenza di una patologia respiratoria acuta o cronica riacutizzata. Si è rilevato che sia la componente fisica sia quella comportamentale
dell’astensione da fumo non erano
particolarmente rilevanti; ad esem-
pio, il punteggio dei sintomi di astinenza al primo colloquio era basso.
Si trattava pertanto di cogliere l’occasione di consolidare il risultato ottenuto, piuttosto che favorire la cessazione del fumo a partire da una
data prestabilita. È importante sottolineare che l’astensione dal fumo
in una fase acuta di malattia respiratoria consente di ridurre i sintomi e
modificare il decorso della patologia
di base.
L’intervento condotto dalle due figure, fisioterapista e infermiere, aveva
caratteristiche leggermente diverse.
Rispetto ai contatti maggiormente
occasionali e pianificati svolti dall’infermiere, quelli del fisioterapista erano spesso integrati nel programma
di riabilitazione respiratoria, che permetteva di attuare quotidianamente
azioni mirate a rinforzare l’astensione dal fumo.
Il nostro studio non ha valutato l’influenza di fattori, quali la modifica
dello stile di vita e gli aspetti nutrizionali, che tuttavia possono essere
importanti al fine di favorire la cessazione del fumo. La ricerca dovrebbe
procedere anche in tal senso.
Nel valutare l’esperienza dell’intervento è necessario tenere in considerazione i diversi limiti che lo caratterizzano. Innanzitutto l’esigua numerosità del campione e la segnalazione non sistematica del soggetto fumatore corrente alle figure predisposte. Le ragioni sono diverse: dall’insufficiente diffusione del protocollo
tra il personale medico e non medico, alle condizioni cliniche dei pazienti che, per la loro criticità, potevano talvolta non consentire l’arruolamento per l’intervento.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
17
Un altro limite è la raccolta dati incompleta rispetto al CO espirato e ai
sintomi di astinenza, dovuta fondamentalmente a problemi di tipo organizzativo (ad esempio la disponibilità dello strumento per la misura
del CO).
Lo studio, inoltre, è stato inserito
nella pratica clinica corrente, senza
prevedere tempi dedicati; d’altra parte ciò conferma che sia il fisioterapista respiratorio, sia l’infermiere possono svolgere un intervento antitabagico nell’ambito della loro pratica
professionale. Anche i diversi messaggi educazionali che i pazienti reclutati possono aver ricevuto da parte del personale sanitario del reparto
non coinvolto nell’intervento possono aver interferito con il percorso antitabagico. A tal proposito riteniamo
che sia fondamentale implementare
un percorso informativo specifico su
tutto il personale sanitario che consenta un approccio sistematico e un
comportamento uniforme da parte
dei sanitari che si avvicinano al paziente fumatore.
In prospettiva futura è sicuramente
necessario implementare una maggiore sensibilizzazione del personale
sanitario, per promuovere un cambiamento culturale e coinvolgere più
figure nella gestione del paziente tabagico partendo, fin dai corsi di laurea per arrivare ai corsi di formazione
aziendale.
Nella valutazione iniziale e nel follow-up del paziente potrebbe essere
utile, inoltre, inserire l’attività fisica
e l’aspetto nutrizionale.
Infine, i risultati preliminari ottenuti
incoraggiano ad intraprendere nel
futuro un protocollo che abbia come
obiettivo l’estensione sistematica
dell’intervento a tutti i fumatori
correnti ricoverati nel reparto pneumologico.
Conclusioni
Infermieri e fisioterapisti senza una
formazione specifica possono efficacemente svolgere, nell’ambito della
loro pratica clinica, un intervento di
primo livello per favorire la cessazione del fumo in pazienti ricoverati. Per
facilitare l’intervento è importante
utilizzare un protocollo standardizza18
to e strumenti operativi dedicati. Nei
limiti della numerosità della popolazione studiata sottolineiamo il risultato positivo del tasso di cessazione
ottenuto. Infine riteniamo che il lavoro svolto abbia offerto ai sanitari
coinvolti un’occasione di confronto
con esperti nel trattamento del tabagismo, trasformando la stessa esperienza clinica in strategia formativa.
Ringraziamenti
Gli autori desiderano ringraziare tutto il personale del reparto di Pneumologia Universitaria dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria Pisana che
ha collaborato alla raccolta dei dati
necessari allo svolgimento del protocollo d’intervento antitabagico.
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contributi
Epidemiologia ed effetti sulla salute
del fumo di tabacco
Barbara Conti, MD; Gianfranco Puppo, MD; Francesco Pistelli, MD; Laura Carrozzi, MD; Stefania Brogi, PT; Antonio Palla, MD
UO Pneumologia 1 Universitaria, Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa
Riassunto
Il fumo di tabacco rappresenta la principale causa di morte prematura e prevenibile; l’impatto epidemiologico ed economico delle
patologie fumo-correlate è uno dei principali problemi sanitari del
pianeta. Da molti anni sono noti gli effetti del fumo di sigaretta
sull’organismo e i benefici derivanti dalla sua sospensione. Ciò nonostante l’attenzione verso il problema fumo, verso la sua diagnosi
e trattamento sono ancora lontani dalla pratica clinica di molti operatori sanitari.
Questo articolo riassume i dati relativi all’epidemiologia del fumo di
sigaretta, i suoi effetti sulla salute e i benefici associati alla sua
cessazione.
Summary
Tobacco smoking is the leading cause of premature and preventable death; epidemiological and economic impact of smoking-related diseases is one of the major health problems of the planet.
Cigarette smoking effects on the body and the benefits arising
from its cessation are well known. Nevertheless, the interest towards diagnosis and treatment of smoking are still far from clinical
practice of many health professionals.
This paper summarizes data on the epidemiology, health effects
and benefits associated with cessation of cigarette smoking.
Epidemiologia del fumo di tabacco
Il fumo di tabacco rappresenta uno dei principali problemi di sanità pubblica. L’OMS ha definito il fumo di tabacco come “la più grande minaccia per la salute nella regione europea”. Nel mondo i fumatori sono circa un miliardo
e di questi l’80% vive in paesi a basso e medio reddito, nei
quali il carico della malattia e della mortalità legato al tabacco è ancora più importante [1]. Il 40% dei bambini, il
33% dei non fumatori e il 35% delle non fumatrici è esposto al fumo passivo.
Il fumo di tabacco uccide circa 6 milioni di persone ogni
anno, compresi 600.000 non fumatori esposti al fumo passivo. Considerando che i fumatori diverranno circa 2 milioni nel 2030, si stima che in quell’anno il numero delle
morti causate dal fumo possa aumentare a 8,3 milioni, se
non verranno attuati provvedimenti volti a invertire questa preoccupante tendenza [2].
Attualmente le percentuali più elevate di fumatori si riscontrano nei Paesi asiatici, nel continente africano e
nell’Europa dell’est. Nei paesi sviluppati, l’abitudine tabagica ha seguito un andamento caratterizzato da un’acme
intorno agli anni ’60, un dimezzamento intorno agli anni
’90, stabilizzandosi al momento a circa un terzo del valore
iniziale. Sulla base delle stime riportate nel WHO Report on
the Global Tobacco Epidemic 2011, il tasso standardizzato di
prevalenza di abitudine al fumo più elevato si riscontra in
Austria, mentre il più basso in Congo [3] (Tabella 1). Negli
Stati Uniti, ad esempio, la prevalenza del fumo di sigaretta, dal 1965 al 2010, si è ridotta dal 42% al 19%, a fronte di
un incremento della quota di cessazione, pertanto, così
come in altri Paesi dove è stata osservata un’analoga riduzione della prevalenza dei fumatori, i trend di mortalità
per malattie fumo-correlate hanno subito un arresto ed
una riduzione [4].
L’andamento della distribuzione dell’abitudine al fumo
nel tempo segue un modello secondo il quale la prevalenza
dei fumatori, inizialmente appannaggio degli strati sociali
più alti, aumenta rapidamente in tutta la popolazione raggiungendo un’acme. Successivamente, segue un periodo
di relativa stabilità e quindi una graduale riduzione, a causa
del crescente numero di ex-fumatori (che inizia sempre a
partire dalle classi culturalmente più avanzate) e della ri-
Corrispondenza
PAROLE CHIAVE
Keywords
Dr. Francesco Pistelli
Via Paradisa, 2 – 56124 Cisanello, Pisa
Tel. 050 996933 – Fax 050 995240
[email protected]
Tabagismo, cessazione fumo,
prevalenza, popolazione generale,
patologie fumo-correlate.
Smoking, smoking cessation,
prevalence, general population,
smoking-related diseases.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
19
Tabella 1 Prevalenza di fumatori correnti, standardizzata per età, in alcuni paesi del mondo.
Continente
Paese
Uomini (%)
Africa
Sud Africa
20
5
5
<1
Argentina
22
13
Stati Uniti
16
13
Tailandia
33
2
7
<1
Austria
41
46
Italia
27
15
Tunisia
44
9
Pakistan
24
3
Australia
17
15
Cina
42
2
Congo
Americhe
Sud-est asiatico
India
Europa
Mediterraneo est
Pacifico ovest
duzione del numero di nuovi fumatori. Il dato infine si stabilizza, mantenendosi tuttavia su valori non trascurabili. Nel mondo, popolazioni
diverse e, all’interno di queste, gruppi diversi (donne/uomini, soggetti di
classi sociali elevate/meno elevate)
si trovano in fasi diverse dell’andamento descritto costituendo la distribuzione del tabagismo a livello
globale. Ai trend di prevalenza
Donne (%)
dell’epidemia fumo corrispondono
trend e fasi di mortalità per le patologie fumo-correlate che, pur differite nel tempo di 2 o 3 decenni a seconda del quadro patologico, seguono lo stesso andamento [5].
Una fonte aggiornata sulla distribuzione del fumo nella popolazione generale italiana è quella dei dati raccolti ogni anno nell’indagine promossa dall’Istituto Superiore di Sa-
30
Maschi
Femmine
25
20
15
10
5
0
nord
centro
sud
Figura 1 Prevalenza del fumo di sigarette fra gli uomini e le donne nelle aree geografiche italiane.
20
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
nità e condotta da Doxa su un campione rappresentativo della popolazione italiana, pubblicata ogni anno
il 31 maggio nel “Rapporto sul Fumo
in Italia" (www.iss.it/fumo) [6]. Nel
2013 è stata rilevata una percentuale
di fumatori pari al 20,7% (10,6 milioni di persone) e di ex fumatori pari al
13,1% (6,7 milioni di persone). Fuma
il 25,9% degli uomini e il 15,8% delle
donne, rispetto al 18,1% degli ex-fumatori e all’8,5% delle ex-fumatrici.
La più alta prevalenza di fumo negli
uomini si riscontra nella fascia di età
compresa tra i 25 ed i 44 anni
(31,9%), mentre nelle donne si riscontra nella fascia di età compresa
tra i 45 e i 64 anni (21,5%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la più alta prevalenza di fumo è al
Centro per gli uomini (28,5%) e al
Sud/Isole per le donne (16,9%) (Figura 1). Negli ultimi decenni la prevalenza di fumo in Italia è in costante
diminuzione; nel 1990 fumava il
38,3% degli uomini e il 25,9% delle
donne, a fronte del 24,6% e 17,2%, rispettivamente, nel 2012. Qualche lieve flessione è stata registrata negli
ultimi 4 anni; la variazione tra il 2012
e il 2013 è stata di +1,6% negli uomini e di –1,9% nelle donne.
Effetti del fumo di
tabacco sull’organismo
Il fumo di sigaretta ha importanti effetti su molti organi ed apparati.
Molteplici documenti si sono susseguiti nel tempo confermando i già
noti danni indotti dal tabacco e evidenziandone sempre di nuovi. A
questo proposito vanno segnalati
due documenti fondamentali, il Report of the Surgeon General del 2004 ed il
suo aggiornamento del 2010 [7,8].
L’evidenza scientifica raccolta in questi due documenti dimostra che il fumo di tabacco danneggia quasi tutti
gli organi del corpo causando malattie e riducendo in generale la salute
dell’individuo; soltanto la cessazione
del fumo ha effetti immediati e a lungo termine nel ridurre il rischio di
malattie fumo-correlate e nel migliorare la salute generale. La Tabella 2
riepiloga sinteticamente i vari effetti
del fumo sui vari organi e apparati,
che qui di seguito sono brevemente
descritti.
Tabella 2 Effetti del fumo di tabacco su vari organi e apparati.
Organi ed apparati
Effetti del fumo
Apparato respiratorio
Maggiore rischio di sviluppare enfisema, bronchite
cronica, BPCO, malattie interstiziali e tumore del
polmone. Maggiore declino della funzione polmonare.
Apparato cardiocircolatorio
Maggior rischio di sviluppare malattia coronarica,
cerebrovascolare e arteriopatia vascolare periferica.
Minore apporto di ossigeno ai tessuti.
Apparato muscolo-scheletrico
Maggior rischio di sviluppare osteoporosi.
Apparato tegumentario
Manifestazioni cutanee d’invecchiamento precoce.
Maggiore rischio di sviluppare carcinoma squamoso
della cute.
Neoplasie
Maggiore rischio di sviluppare tumore del polmone,
del cavo orale, dell’esofago, della laringe, della
vescica, della pelvi renale, del pancreas, dello
stomaco, della cervice uterina, del fegato, del pene,
del retto e Linfoma di Hodgkin.
Apparato riproduttivo e gravidanza
Effetti negativi sulla fertilità e maggiore rischio di
disfunzione erettile. Maggior rischio di complicanze
durante la gravidanza, di parto prematuro, di ridotte
dimensioni di alcuni organi del nascituro.
Apparato respiratorio
Il fumo di sigaretta ha importanti effetti sull’apparato respiratorio, aumentando significativamente il rischio di sviluppare tumore del polmone e malattie polmonari croniche
come bronchite cronica, enfisema e
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). La mortalità fumo-correlata sia per tumore del polmone
sia per BPCO ammonta al 20% [9].
L’abitudine tabagica determina un
peggioramento della funzione polmonare con un declino annuale
(espressa in termini di riduzione del
flusso espiratorio forzato nel primo
secondo – FEV1) maggiore rispetto a
quello di coloro che non hanno mai
fumato e degli ex fumatori [10]. Dopo 11 anni di follow-up, tra i fumatori con ostruzione al flusso aereo partecipanti al Lung Health Study [11], è
stato osservato che il declino annuale del FEV1 nei fumatori persistenti
era pari a 60 mL, contro i 48 mL nei
fumatori intermittenti ed i 27 mL nei
fumatori che avevano definitivamente smesso di fumare. Nei fumatori,
rispetto ai non fumatori, è stata osservata una maggiore prevalenza di
sintomi respiratori quali tosse,
espettorato, dispnea e sibili, come
dimostrato anche in campioni di popolazione generale italiana [12];
inoltre i fumatori hanno mostrato un
rischio aumentato di infezioni delle
vie respiratorie [13]. I risultati di studi prospettici e retrospettivi hanno
mostrato un aumento del rischio di
mortalità per BPCO, influenza e polmonite tra i fumatori rispetto ai non
fumatori [14]. Il fumo di sigaretta è
riconosciuto anche come agente
causale di alcune malattie interstiziali polmonari quali la malattia interstiziale polmonare associata a
bronchiolite respiratoria, la istocitosi polmonare a cellule di Langerhans
e, in molti casi, anche la polmonite
interstiziale desquamativa. Inoltre
può essere considerato un agente
precipitante di alcune polmoniti eosinofiliche acute. I fumatori sono ad
alto rischio di sviluppare fibrosi polmonare idiopatica e malattia polmonare interstiziale associata ad artrite
reumatoide [15].
Apparato cardiovascolare
Le malattie cardiovascolari sono responsabili del 40% di tutte le morti
fumo-correlate [16]. Nel 2000 in tut-
to il mondo più di 1 decesso su 10
per malattie cardiovascolari era attribuibile al fumo di sigaretta [17]. I fumatori hanno un rischio più elevato
di sviluppare malattia coronarica, cerebrovascolare e arteriopatia vascolare periferica [18]. Le specifiche
componenti tossiche e i precisi meccanismi chiamati in causa nella disfunzione cardiovascolare indotta
dal fumo di sigaretta non sono ancora completamente conosciuti ma è
noto che il fumo si sigaretta incrementa l’infiammazione, la trombosi
(aumento dell’aggregazione piastrinica e del fibrinogeno circolante) e
l’ossidazione delle lipoproteine a
bassa densità, aumentando lo stress
ossidativo (fattore che potrebbe essere il primum movens nell’inizio alla
disfunzione cardiovascolare) [19].
Uno studio ha dimostrato che la sopravvivenza a lungo termine dopo un
infarto acuto del miocardio era maggiore tra coloro che smettevano di
fumare prima o dopo l’evento o tra i
mai fumatori, rispetto a coloro che
continuavano a fumare [20]. Il fumo
di sigaretta, inoltre, determina una
riduzione del trasporto di ossigeno
da parte del sangue e pertanto è necessario che si instauri un circolo
iperdinamico per mantenere un corretto apporto di ossigeno a tutti gli
organi [21].
Apparato muscolo-scheletrico
Il fumo di sigaretta ha effetti deleteri
sul sistema muscolo-scheletrico e
peggiora la prognosi e la gravità dei
disordini ortopedici e delle procedure chirurgiche [22]. Esiste una stretta
associazione tra il fumo di sigaretta e
lo sviluppo di osteoporosi poiché il
fumo riveste un ruolo centrale nel favorire la perdita ossea in tutti i distretti scheletrici [23]. Il fumo di sigaretta esercita un’azione ossidativa
diretta sulle proteine muscolari, senza indurre un significativo aumento
dell’infiammazione muscolare [24].
Esperimenti sui topi hanno dimostrato che l’esposizione al fumo di
sigaretta determina una riduzione
del peso muscolo-scheletrico e un
aumento dell’espressione di geni
pro-infiammatori. Inoltre l’intensità
degli eventi segnalati dalla cellula a
seguito dell’esposizione al fumo au-
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
21
mentano parallelamente alla durata
dell’esposizione all’agente nocivo. Tale segnale ritorna ai livelli di normalità dopo un periodo prolungato di
astensione da fumo di sigaretta [25].
Apparato tegumentario
I forti fumatori possono essere tipicamente identificati da caratteristiche manifestazioni cutanee e mucose quali la colorazione giallastra dei
baffi, in precedenza chiari, e alterazione del colore delle unghie, che
appaiono macchiate dalle sostanze
contenute nel tabacco. Parallelamente alla cessazione del fumo, infatti, si
osserva una netta demarcazione tra
la parte distale pigmentata dell’unghia e quella prossimale normale.
Un terzo dei fumatori, inoltre, ha una
pigmentazione del cavo orale visibile
con la lingua scura e villosa. I fumatori hanno un invecchiamento precoce della cute che si manifesta con le
rughe prominenti, magrezza della
faccia con evidenza dei contorni ossei sottostanti e un aspetto atrofico
e grigio della pelle [26]. Molti studi
hanno dimostrato che il fumo di sigaretta rappresenta un importante
fattore di rischio indipendente per lo
sviluppo di carcinomi squamosi della cute e in particolare a carico del
pene, della vulva, della cervice uterina e dell’ano [27], ma anche per lo
sviluppo di forme aggressive di carcinoma a cellule basali [28]. Infine il
fumo rappresenta un fattore di rischio nello sviluppo di dermatiti da
contatto, atopiche, psoriasi, lupus
eritematoso cutaneo, caduta prematura dei capelli, ulcere cutanee e malattie virali della pelle [29].
Neoplasie
Il fumo di tabacco contiene sostanze
cancerogene capaci di influenzare la
cancerogenesi sia nelle fasi iniziali
sia in quelle più avanzate [30]. Il fumo può essere causa del tumore del
polmone, del cavo orale, dell’esofago, della laringe, della vescica, della
pelvi renale e contribuire allo sviluppo di neoplasie del pancreas, dello
stomaco, della cervice uterina, del
fegato, del pene e del retto [31]. I fumatori, inoltre, hanno un rischio più
elevato di sviluppare linfoma di
22
Hodgkin [32]. Il rischio di sviluppare
tali neoplasie incrementa parallelamente alla durata dell’esposizione al
fumo di sigaretta [33]. Si può concludere che il fumo di sigaretta gioca un
ruolo chiave nella patogenesi di molte neoplasie. In queste malattie, pertanto, la cessazione del fumo determina la riduzione del rischio di insorgenza, il miglioramento della prognosi nei soggetti con una diagnosi
già nota e una migliore risposta alle
terapie con riduzione degli eventi avversi legati al trattamento [34].
Apparato riproduttivo
e gravidanza
Il fumo di sigaretta ha effetti negativi
sulla motilità e sulla vitalità degli
spermatozoi, sulla frammentazione
del DNA, sui livelli seminali di zinco
e di specie reattive dell’ossigeno e
sulla fertilità dell’uomo [35]. Il fumo
di sigaretta, inoltre, aumenta significativamente il rischio di disfunzione
erettile [36]. Durante la gravidanza
l’abitudine tabagica si associa una
ridotta crescita del cervello, del polmone e del rene e, pertanto, le dimensioni del feto e della placenta
possono essere più piccole rispetto a
quelle di madri non fumatrici [37]. Il
fumo si associa, inoltre, a complicanze durante la gravidanza (come
ritardo di crescita intrauterino) e a
parto prematuro [38]. Alcune sostanze cancerogene presenti nel fumo di
sigaretta sono in grado di attraversare la barriera placentare determinando danni al feto con il meccanismo
del danno ossidativo [39]. Tutti gli
stadi della fase riproduttiva possono
essere bersaglio delle sostanze tossiche del fumo (follicologenesi, sviluppo embrionale, maturazione dell’endometrio, vascolarizzazione uterina e
l’attività del miometrio etc.) [40]. L’esposizione prenatale al fumo di sigaretta materno determina una riduzione delle cellule germinali e somatiche
delle gonadi del nascituro comportando potenziali effetti negativi sulla
sua futura fertilità [41]. Infine, nelle
donne che si sottopongono a trattamenti contro l’infertilità il fumo di
tabacco ne riduce significativamente
la probabilità di successo [42].
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Effetti del fumo passivo
sulla salute
Anche l’esposizione a fumo passivo
ha importanti effetti sulla salute. Le
conclusioni maggiori del Surgeon General Report del 2006 [43] possono riepilogare in estrema sintesi quanto
siano rilevanti le evidenze scientifiche su questo argomento:
1. il fumo passivo causa morte prematura e malattia nei bambini e
negli adulti che non fumano;
2. i bambini esposti al fumo passivo
hanno un rischio aumentato di sindrome della morte improvvisa del
neonato (SIDS), infezioni respiratorie acute, problemi dell’orecchio
e asma più grave; il fumo dei genitori causa sintomi respiratori e rallenta la crescita nei loro figli;
3. l ’esposizione degli adulti al fumo
passivo ha effetti nocivi immediati
sul sistema cardiovascolare e causa
malattia coronarica e cancro polmonare;
4. l ’evidenza scientifica indica che
non ci sono livelli di esposizione a
fumo passivo privi di rischio.
Nonostante i grandi progressi compiuti in molti paesi del mondo riguardo alle normative sul divieto di
fumo nei luoghi pubblici, ancora oggi la possibilità di esposizione a livelli non trascurabili di fumo passivo
resta elevata. Un recente studio condotto in otto paesi europei, ad esempio, ha dimostrato come il divieto di
fumo nei bar e ristoranti sembra aver
spostato l’esposizione a fumo passivo nelle aree adiacenti a questi locali; i livelli più elevati di fumo passivo
(concentrazione media di nicotina
pari a 4,23 mcg/m3 e di particolato
PM 2,5 pari a 43,64 mcg/m3), in particolare, sono stati trovati nelle aree
esterne semi-chiuse dei locali in cui
vigeva il divieto di fumare all’interno
[44]. Inoltre l’ambiente domestico
resta un’importante fonte di esposizione a fumo passivo [45,46], mentre
altri ambienti confinati ristretti (ad
esempio l’abitacolo dell’auto) possono rappresentare situazioni estreme di esposizione [47].
In questo contesto è da rilevare l’importanza del ruolo degli operatori sanitari nel fornire ai loro pazienti fumatori informazioni corrette sui danni alla salute causati dal fumo passi-
vo, svolgendo interventi educazionali
finalizzati a tutelare la salute di coloro che non fumano.
Benefici della cessazione
del fumo di tabacco
È ben dimostrato che i fumatori che
smettono di fumare vivono più a lungo. Il famoso studio prospettico condotto in Inghilterra dal 1950 al 2001
su 34.439 medici inglesi ha valutato
la mortalità in relazione alla storia di
fumo, dimostrando che il rischio di
morte relativo al fumo può essere ridotto smettendo di fumare a qualsiasi età. L’eccesso di mortalità può
essere eliminato cessando prima dei
44 anni, mentre successivamente tale eccesso si riduce progressivamente senza mai annullarsi. In quello
studio, la cessazione del fumo all’età
di 60, 50, 40 o 30 anni determinava
un guadagno dell’aspettativa di vita
rispettivamente di 3, 6, 9 e 10 anni se
paragonato a coloro che continuavano a fumare [48]. Un altro studio
prospettico di popolazione, iniziato
nel 1950 in Giappone (che ha esaminato 27.311 uomini e 40.662 donne),
ha valutato l’impatto del fumo sulla
mortalità generale e sull’aspettativa
di vita, concludendo che coloro che
iniziavano a fumare precocemente e
continuavano in tale abitudine perdevano circa 10 anni di vita, mentre
chi smetteva prima dei 35 anni riduceva quasi completamente l’eccesso
di rischio di mortalità fumo correlata
specialmente se l’interruzione avveniva più precocemente [49]. Uno studio recente condotto negli Stati Uniti
(su 113.752 donne e 88.496 maschi
con età maggiore o uguale a 25 anni,
intervistati tra il 1997 ed il 2004 relativamente alle abitudini tabagiche)
ha confermato che i fumatori perdevano almeno una decade di aspettativa di vita, se confrontati con coloro
che non avevano mai fumato, e che
la cessazione dell’abitudine tabagica
prima dei 40 anni riduceva il rischio
di morte associato al fumo di circa il
90%. In questo studio, la probabilità
di sopravvivenza tra i 25 e i 79 anni
era circa doppia in coloro che non
avevano mai fumato rispetto ai fumatori correnti (70% vs 38% nelle
donne e 61% vs 26% negli uomini);
tra coloro che smettevano di fumare
tra 25 e 34 anni (mediana 29), tra 35
e 44 (mediana 39), tra 45 e 54 (mediana 49) o tra 55 e 64 anni (mediana
59) si osservava un guadagno rispettivamente di 10, 9, 6 e 4 anni di vita
rispetto a coloro che continuava a fumare [50].
I benefici conseguenti alla cessazione del fumo di sigaretta si manifestano secondo andamenti temporali diversi che rispecchiano i meccanismi
di danno indotto dalla noxa patogena; ad esempio, entro il primo giorno
si può osservare un ritorno della
temperatura delle mani e dei piedi a
valori normali, una riduzione della
frequenza cardiaca e una riduzione
del livello di monossido di carbonio
ematico e dell’espirato entro 12 ore
con relativo aumento dei livelli ematici di ossigeno. Nella prima settimana migliorano il gusto e l’olfatto, si
riduce l’alitosi e i denti non si macchiano ulteriormente. Nel primo mese si ha un miglioramento della circolazione (2-12 settimane), della funzione muco-ciliare con netta riduzione della tosse e del catarro e della tendenza alle infezioni e delle crisi allergiche. Ovviamente a lungo termine si
hanno benefici sia in termini di aumento della sopravvivenza sia di riduzione di malattie fumo correlate.
Per quanto concerne l’apparato respiratorio, la cessazione dell’abitudine tabagica ha importantissimi effetti considerando che nei pazienti con
BPCO tale intervento è l’unico in grado di modificare l’aumentato declino
della funzione polmonare. Inoltre,
anche i sintomi respiratori quali tosse, catarro, fischi e sibili si riducono
in modo significativo fino alla remissione con la cessazione del fumo di
sigaretta nell’arco di 8 anni se confrontati con coloro che continuano a
fumare [51].
Esiste inoltre una ben nota correlazione tra cessazione del fumo e tumore del polmone. Negli ex fumatori
il rischio di sviluppare una neoplasia
polmonare si dimezza con una latenza di circa 10 anni dalla cessazione
del fumo, tuttavia senza mai azzerarsi [52]. Il rischio relativo di sviluppare un tumore del polmone è 12,7 per
coloro che smettono di fumare prima
dei 60 anni e 5,6 per quelli che cessano prima dei 30 se confrontato con il
rischio di coloro che non hanno mai
fumato [52]. I pazienti con diagnosi
di cancro polmonare che smettono
di fumare presentano una migliore
risposta alla chemioterapia e radioterapia, un ridotto rischio di recidiva
e di una seconda neoplasia [33].
In letteratura sono ormai ampiamente conosciuti gli effetti benefici della
sospensione dell’abitudine tabagica
anche sull’apparato cardiovascolare.
Il fumo rappresenta infatti il principale fattore di rischio modificabile
per le malattie cardiovascolari. La
cessazione del fumo determina una
riduzione del rischio di eventi cardiovascolari (ictus e malattia coronarica) e inoltre riduce significativamente la mortalità nei pazienti con pregresso infarto del miocardio acuto
[53]. In un recente studio di coorte
basato sulla popolazione tedesca tra
i 50-74 anni è stato osservato che il
rischio di morte per infarto del miocardio o per ictus si riduceva entro
cinque anni dalla cessazione del fumo [54]. Analogamente, Wannamethee SG et al. hanno confermato che
la cessazione del fumo di sigaretta si
Tabella 3 Riassunto dei principali benefici della cessazione del fumo di tabacco per i vari organi e
apparati.
Organi ed apparati
Benefici della cessazione del fumo
Apparato respiratorio
Rallenta il declino della funzione polmonare, migliora i sintomi
respiratori, riduce il rischio di sviluppare tumore del polmone.
Riduce i livelli del monossido di carbonio espirato e ematico.
Apparato cardiocircolatorio
Riduce il rischio di eventi cardiovascolari (ictus e malattia
coronarica) e la mortalità nei pazienti con pregresso infarto
del miocardio acuto. Riduce la frequenza cardiaca.
Apparato tegumentario
Ritorno della temperatura corporea alla normalità.
Migliore colorazione delle mucose.
Organi di senso
Miglioramento del gusto e dell’olfatto.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
23
associava con un rapido decremento
del rischio di ictus, specialmente nei
fumatori di meno di 20 sigarette al
giorno, mentre nei forti fumatori tale
rischio non si azzerava mai [55].
La Tabella 3 riassume i principali benefici della cessazione del fumo per i
vari organi e apparati.
Conclusioni
Il fumo di tabacco danneggia quasi
tutti gli organi e gli apparati del corpo, causa gravi patologie che possono condurre a morte e compromette
il livello di salute in generale. Smettere di fumare ha benefici immediati
e a lungo termine, aumenta l’aspettativa di vita, riduce il rischio di sviluppare malattie causate dal fumo e
migliora la salute in generale. Ogni
operatore sanitario ha il dovere di
conoscere l’entità dei rischi associati
all’abitudine al fumo e i benefici sulla salute che si possono ottenere con
la sua cessazione; tali informazioni
possono essere efficacemente utilizzate nell’ambito della propria pratica
professionale per svolgere interventi
educazionali e motivare i pazienti fumatori a smettere di fumare.
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Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
25
expert opinion
Basi fisiopatologiche, diagnosi e trattamento
del tabagismo
Gianfranco Puppo, MD; Barbara Conti, MD; Francesco Pistelli, MD; Laura Carrozzi, MD; Stefania Brogi, PT; Antonio Palla, MD
UO Pneumologia 1 Universitaria, Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa
Riassunto
Summary
Il tabagismo è una dipendenza patologica cronica e recidivante
causata dalla nicotina contenuta nel tabacco, un alcaloide che,
agendo come agonista dei recettori colinergici neuronali, determina
il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina a livello del circuito mesolimbico della gratificazione. L’esposizione ripetuta alla nicotina determina lo sviluppo di un neuroadattamento, che rappresenta il substrato neurobiologico del meccanismo della dipendenza, al
quale si somma, nel tempo, lo sviluppo di comportamenti acquisiti
che agiscono come rinforzo positivo dell’abitudine tabagica.
Il tabagismo è definito da specifici criteri di diagnosi e ne può essere graduata la gravità applicando strumenti validati. Il trattamento mira a gestire sia la dipendenza fisica da nicotina sia gli aspetti
comportamentali legati all’abitudine al fumo, mediante un approccio, eventualmente integrato, che comprenda sia l’uso di farmaci
(sostituti nicotinici, vareniclina, bupropione cloridrato) sia interventi
di tipo non-farmacologico (minimal advice, counselling). Le Linee
Guida raccomandano che gli interventi di cessazione siano strutturati seguendo un percorso standardizzato conosciuto come le 5A
(Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange), che è applicabile dedicando
anche pochi minuti durante la pratica clinica di routine. Sono forniti i riferimenti per accedere da Internet a una selezione di materiale
per l’autoformazione e strumenti per l’applicazione pratica d’interventi clinici sul tabagismo, basato sulle raccomandazioni della
Evidence Based Medicine.
Tobacco smoking is a chronic relapsing disease caused by nicotine, an alkaloid acting as an agonist of neuronal cholinergic receptors, which causes the release of neurotransmitters such as
dopamine in the mesolimbic reward circuit. Repeated exposure to
nicotine determines the development of a neuroadaptation process, which represents the neurobiological substrate of addiction, to
which the development of acquired behaviors is added over time,
acting as positive reinforcement of smoking.
Nicotine addiction is defined by specific diagnostic criteria and can
be graded by applying validated instruments. The aims of treatment are to manage both physical addiction to nicotine and behaviors related to smoking, by using an integrated approach, which
includes both the use of medications (nicotine replacement, varenicline, bupropion hydrochloride) and non-pharmacological interventions (minimal advice, counseling). Current guidelines recommend that interventions for smoking cessation be performed following a strategy known as 5A (Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange), which is applicable even in a few minutes during clinical
practice. References are provided to download from Internet a selection of material for self-training and tools for practical application of clinical interventions on tobacco, based on the recommendations of Evidence Based Medicine.
Corrispondenza
PAROLE CHIAVE
Keywords
Dr. Francesco Pistelli
Via Paradisa, 2 – 56124 Cisanello, Pisa
Tel. 050 996933 – Fax 050 995240
[email protected]
Nicotina, tabagismo, cessazione fumo,
terapia di sostituzione con nicotina,
vareniclina, bupropione, counselling.
Nicotine, nicotine addiction, smoking
cessation, nicotine replacement therapy,
varenicline, bupropion hydrochloride,
counselling.
26
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Introduzione
Il tabagismo è una dipendenza patologica cronica e recidivante causata
dalla nicotina contenuta nel tabacco.
È definito da specifici criteri di diagnosi e ne può essere graduata la
gravità applicando strumenti validati. Spesso richiede ripetuti interventi
e tentativi di cessazione. La ricaduta,
infatti, è frequente e riflette la natura
cronica di questa condizione, non il
fallimento del fumatore, del trattamento seguito o del sanitario che lo
svolge, e pertanto non deve scoraggiare dal ripetere nuovi tentativi. Il
trattamento del tabagismo mira a
gestire sia la dipendenza fisica da nicotina sia gli aspetti comportamentali legati all’abitudine al fumo, mediante un approccio, eventualmente
integrato, sia di tipo farmacologico
sia cognitivo-comportamentale [1].
Caratteristiche neurobiologiche della nicotina
e aspetti fisiopatologici
del tabagismo
La nicotina è un alcaloide che agisce
come agonista a livello dei recettori
colinergici centrali e periferici. I recettori a livello neuronale sono canali ionici ligando-dipendenti costituiti
da 5 subunità transmembrana costituiti secondo varie combinazioni di
subunità alfa e beta il cui ligando endogeno è rappresentato dall’acetilcolina. La maggior parte di tali recettori sono localizzati a livello presinaptico dove hanno il compito di
modulare il rilascio di neurotrasmettitori [2].
Quando si fuma una sigaretta, la nicotina inalata col fumo è veicolata
nei polmoni attraverso le piccole
particelle di tartaro che si formano
durante la combustione del tabacco.
Una volta arrivata nelle vie respiratorie e negli alveoli, la nicotina passa
rapidamente nel sangue arterioso
che la distribuisce in tutto il corpo
[3]. La velocità con cui la nicotina, dopo una singola inalazione di fumo,
raggiunge i recettori a livello del sistema nervoso centrale è molto elevata, nell’ordine dei 10-20 secondi,
determinando concentrazioni molto
elevate nei tessuti cerebrali [3]. Gli
effetti farmacologici della nicotina si
manifestano attraverso una complessa relazione dose-risposta sui sistemi
nervoso, cardiovascolare, metabolico, endocrino e neuromuscolare. Gli
effetti psicotropi della sostanza consistono nell’aumento della vigilanza,
nel miglioramento delle capacità di
concentrazione, dei tempi di reazione e della capacità di risolvere problemi, nella riduzione dei sintomi
depressivi e dell’irritabilità [4].
Con l’esposizione ripetuta alla nicotina inalata col fumo si sviluppa un
neuroadattamento. La nicotina, dopo essersi legata ai recettori e averli
attivati, li desensibilizza (tolleranza
acuta) e, nel tempo, questo meccanismo determina un aumento del numero dei recettori nicotinici cerebrali
(tolleranza cronica) [5]. Il fumatore
abituale prova smania di fumare e
sintomi d’astinenza (quali, irrequietezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ansia, etc.) quando i recettori nicotinici desensibilizzati divengono nuovamente reattivi a causa
della progressiva riduzione dei livelli
di nicotina nel cervello, che avviene
con l’astensione prolungata dal fumo. Infatti, l’emivita della nicotina
(che è metabolizzata dal fegato per
l’80-90% prima che sia escreta dai reni) è breve, circa 2 ore, e pertanto il
fumatore necessita di fumare frequentemente per mantenere adeguati livelli ematici [2,3].
Inoltre, l’associazione ripetuta nel
tempo tra, da un lato, situazioni ambientali, stati d’animo, etc. e, dall’altro, gli effetti attesi dal fumare una
sigaretta (gratificazione, piacere, sollievo dai sintomi di astinenza), determina lo sviluppo di un condizionamento (comportamenti acquisiti).
Esempi di condizionamento sono:
fumare vedendo altri che fumano; fumare guardando la tv, accendere una
sigaretta rispondendo al telefono,
etc. Pertanto, il fumatore fuma, oltre
che per mantenere livelli ematici di
nicotina che prevengono l’insorgenza di sintomi di astinenza, anche per
ricercare gli effetti psicoattivi del fumo in occasione di comportamenti
acquisiti [5].
Il concetto di dipendenza
da fumo di tabacco
Il tabacco produce dipendenza agendo, come tutte le sostanze con tali
caratteristiche, a livello della regione
cerebrale della gratificazione del sistema mesolimbico, che si estende
dall’area ventrale del tegmento al
nucleo accumbens, con proiezioni
dirette alla regione prefrontale della
corteccia cerebrale [2,5]. L’uso prolungato della nicotina contenuta nel
fumo di tabacco produce modificazioni, che nel tempo diventano irreversibili, a carico dell’attività metabolica, della disponibilità recettoriale, dell’espressione genica e della risposta a stimoli ambientali, che si
traducono in una variazione della disponibilità di dopamina ed altri neurotrasmettitori come il glutammato e
l’acido gamma-amminobutirrico
[2,5]. Da un punto di vista medicoclinico, la dipendenza può essere definita come “l’uso compulsivo di sostanze dovuto alla necessità di evitare i disturbi psicofisici dell’astinenza,
associato ad una serie di alterazioni
patologiche derivanti dall’esposizione cronica ad alte dosi di tali sostanze e dei loro contaminanti” [6-8]. Si
tratta dunque di una malattia
dell’encefalo dotata di uno spettro
sindromico definito in base alla presenza di una serie di criteri, tra cui
l’assunzione persistente della sostanza, lo sviluppo di tolleranza (cioè
un aumento della dose necessaria
per raggiungere l’effetto desiderato)
e una sindrome di astinenza conseguente alla mancata assunzione. La
Tabella 1 mostra, in modo comparativo, i criteri per la diagnosi di dipendenza da tabacco definiti nell’International Classification of Diseases revisione
10 (ICD-10) [6] e nel Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders, revisione della quarta edizione (DSMIV-TR) [7]. L’aspetto che caratterizza
l’essenza della dipendenza è quello
del “craving”, ossia il desiderio compulsivo che arriva fino alla perdita di
controllo nella ricerca e nell’uso della sostanza che l’ha prodotta, nonostante la consapevolezza delle conseguenze sociali e sulla salute legate
all’uso della sostanza.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
27
Tabella 1 Criteri dell’International Classification of Diseases revisione 10 (ICD-10) e del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, revisione
della quarta edizione (DSM-IV-TR) per la diagnosi della dipendenza da tabacco.
ICD-10 – Dipendenza da tabacco
DSM-IV-TR – Dipendenza da nicotina
Un insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui
nel singolo individuo l’uso del tabacco assume una priorità maggiore
rispetto ad altri comportamenti che una volta avevano un più grande
valore. La diagnosi si pone quando 3 o più delle seguenti manifestazioni si presentano contemporaneamente per almeno 1 mese o, se
persistono per periodi inferiori a 1 mese, devono presentarsi ripetutamente in contemporanea in un periodo di 12 mesi:
Uso di nicotina che porta a disagio o stress clinicamente significativo, come dimostrato dalla presenza delle seguenti 3 o più manifestazioni che si presentano nel corso di un periodo di 12 mesi:
1. Forte desiderio o senso compulsivo di assumere tabacco.
2. Evidenza di tolleranza agli effetti del tabacco, cioè c’è la necessità
di quantità significativamente maggiori di tabacco per ottenere l’effetto desiderato, o l’effetto è marcatamente ridotto con l’uso continuato della stessa quantità di tabacco.
3. Uno stato di astinenza fisica quando il tabacco viene ridotto o sospeso, come dimostrato dalla caratteristica sindrome di astinenza o
dall’uso di tabacco (o di sostanze strettamente correlate) con l’intenzione di alleviare o evitare i sintomi di astinenza.
4. Capacità compromessa nel controllo dell’assunzione di tabacco, in
termini d’inizio, fine o livello d’uso, come evidenziato da: il tabacco
è spesso assunto in quantità maggiori o per un periodo più lungo
rispetto a quanto voluto; desiderio persistente o tentativi falliti di
ridurre o controllare l’uso del tabacco.
5. Preoccupazione per il modo di usare tabacco, come interrompere o limitare attività piacevoli o interessi, o impiegare una grande
quantità di tempo in attività necessarie per procurarsi o utilizzare
il tabacco.
6. Uso persistente del tabacco nonostante la chiara evidenza di conseguenze dannose, come evidenziato dall’uso continuato del tabacco quando l’individuo è, o ci si possa aspettare sia, consapevole
della natura e dell’entità del danno.
Il livello di dipendenza da nicotina è
molto variabile da fumatore a fumatore ma può essere graduato usando
una serie di questionari validati per
tale scopo, il più diffuso dei quali è il
test di Fagerström per la dipendenza
da nicotina (Fagerström test for nicotine
dependance – FTND), un breve questionario di 6 domande che può essere
auto- o etero-somministrato [9].
Per le sue caratteristiche neurobiologiche, la dipendenza da tabacco è un
disordine cronico e recidivante. I due
terzi dei fumatori che seguono un
percorso assistito di disassuefazione
dal fumo ricadono entro un anno
dalla cessazione [1,8]. Pertanto, riconoscere il tabagismo come malattia
cronica è fondamentale per prevenire le ricadute, svolgendo interventi
basati sul counselling e sul trattamento farmacologico [10].
28
1. C’è un desiderio persistente di assumere nicotina o tentativi falliti
di ridurne o controllarne l’uso.
2. Tolleranza, definita da una delle seguenti condizioni:
a. n ecessità di aumentare in modo marcato l’uso di nicotina per
ottenere l’effetto desiderato
b. marcata diminuzione dell’effetto con l’uso continuato della
stessa quantità di nicotina.
3. Astinenza, dimostrata da una delle seguenti condizioni:
a. la caratteristica sindrome di astinenza da nicotina
b. l’assunzione di nicotina (o di sostanze strettamente correlate)
per alleviare o evitare i sintomi di astinenza.
4. La nicotina è spesso assunta in quantità maggiori o per un periodo più lungo rispetto a quanto voluto.
5. Una grande quantità di tempo impiegato in attività necessarie
per procurarsi o utilizzare la nicotina.
6. Importanti attività sociali, professionali, o ricreative sono interrotte o limitate per assumere nicotina.
7. Continuare ad assumere nicotina nonostante sapere di avere un
problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che possa
essere stato causato o esacerbato dalla nicotina stessa.
Interventi per la
disassuefazione
dal tabagismo
Oggi sono disponibili diversi trattamenti farmacologici e non-farmacologici dimostrati efficaci per il trattamento del tabagismo, e linee guida
basate sull’evidenza per l’impiego
clinico [11,12]. La loro combinazione
è più efficace dei singoli tipi di trattamento applicati separatamente
[1]. Nella sezione che segue, il livello
di evidenza e forza della raccomandazione per i vari interventi è graduato facendo riferimento alle “Linee
guida cliniche per promuovere la
cessazione dell’abitudine al fumo”
pubblicate dall’Istituto Superiore di
Sanità (ISS) nel 2008 [11]. L’evidenza
di efficacia di tutti gli interventi di
seguito descritti è anche riportata in
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
dettaglio in un successivo documento di “Sintesi delle revisioni sistematiche Cochrane sulla efficacia degli
interventi di cessazione e prevenzione del fumo di tabacco” pubblicato
dall’ISS nel 2011 [13].
Trattamenti non
farmacologici
L’auto-aiuto
L’auto-aiuto consiste in programmi
strutturati per i fumatori che cercano
autonomamente di interrompere
l’abitudine al fumo senza altra terapia; le evidenze disponibili dimostrano che il materiale per l’auto-aiuto è
efficace e può pertanto essere consigliato per favorire la cessazione del
fumo [14,15] (evidenza 1 A).
Il minimal advice
Il counselling
Il minimal advice o consiglio breve si
riferisce a un intervento singolo, di
breve durata (almeno 3 minuti), che
può essere condotto da medici o infermieri in contesti diversi, e svolto
di routine per fornire ai fumatori informazioni finalizzate ad aiutarli a
smettere di fumare [1,11,15,16]. Per
la facilità con cui può essere svolto,
può raggiungere numerosissimi pazienti. È uno strumento che serve a
incentivare la motivazione a smettere, cogliere i pazienti che già stanno
pensando di smettere di fumare (in
fase di cosiddetta contemplazione,
in genere circa il 20% della popolazione fumatrice), e permettere di avviare un processo virtuoso di impegno verso la cessazione (evidenza 1
A). Le tappe da seguire sono essenzialmente tre:
1. stabilire una relazione di aiuto. Il
paziente deve essere posto in un
clima favorevole in cui è possibile
per l’operatore sollevare il problema e porre alla sua attenzione la
questione del fumo;
2. verificare la motivazione e capire
se il paziente è pronto, se è incerto
o se non è pronto a smettere;
3. nel caso di un paziente pronto a
smettere si può offrire la possibilità di iniziare un intervento terapeutico direttamente o tramite invio a un centro antifumo. I pazienti
incerti vanno invece aiutati a riflettere sui benefici derivanti dalla
cessazione del fumo e spinti adeguatamente verso la decisione di
impegnarsi a smettere di fumare.
A coloro che non sono pronti o
non hanno considerato ancora la
possibilità di smettere, invece, deve essere comunque offerta una
disponibilità di aiuto.
Il consiglio di smettere di fumare,
quando dato dal medico, migliora i
tassi di cessazione del 2,5% rispetto
ai gruppi di controllo, mentre quando dato dall’infermiere all’interno di
un percorso strutturato dell’1%, in
particolare tra i fumatori leggeri [13],
tuttavia gli interventi più intensi, più
frequenti e di durata maggiore non
sembrano avere efficacia diversa da
quelli meno intensi.
Il counselling è definito come una specifica modalità di comunicazione interpersonale, che fa proprie le caratteristiche della relazione d’aiuto e
dell’intervento pragmatico sul processo decisionale, tesa ad aiutare le
persone ad utilizzare le proprie risorse e a favorire l’adattamento e/o il
cambiamento. L’approccio prevalente
è di tipo cognitivo-comportamentale
e l’intervento può variare in intensità
e complessità, ricalcando gli elementi fondamentali che caratterizzano
l’intervento clinico nelle dipendenze,
dal consiglio breve di un operatore
sanitario ad un ciclo strutturato di
colloqui di durata molto maggiore,
effettuato da uno specialista di metodi per smettere di fumare [15].
Il counselling si differenzia dal consiglio
breve per il fatto che è un intervento
di definizione e sostegno che presuppone varie tappe nell’ambito di
un trattamento. La figura del counsellor è quella di una persona adeguatamente formata, motivata ad assumere questo ruolo, tecnicamente istruita, che identifica e delinea insieme al
suo interlocutore un problema. Il
counsellor sostiene la motivazione nel
percorso intrapreso verso un obiettivo condiviso e fissato attraverso un
“contratto terapeutico”, per mezzo di
una “relazione d’aiuto”.
Ci sono tre tipi di counselling (individuale, di gruppo e telefonico) che variano in relazione al modo di procedere alla terapia ed al tempo impiegato [15].
Counselling individuale
Il counselling individuale è definito come l’incontro diretto paziente-consulente esperto nella cessazione
dell’abitudine al fumo. Secondo le
più recenti revisioni, utilizzando tale
approccio, sono necessari 25 pazienti
da sottoporre a counselling individuale
per ottenere un ex-fumatore [4]. È riportata una forte relazione dose-risposta tra la lunghezza della sessione
di counselling, il numero delle sessioni
e l’efficacia del trattamento; inoltre
gli interventi intensivi hanno dimostrato più efficacia che gli interventi
meno intensivi [1,13] (evidenza 1 A).
Counselling di gruppo
La terapia di gruppo offre agli individui l’opportunità di apprendere
quelle tecniche comportamentali
utili alla cessazione dell’abitudine al
fumo e provvedere a sostenersi in
maniera reciproca, permettendo a
più persone di essere trattate da un
unico terapista con un migliore rapporto costo-efficacia rispetto al
counselling individuale. Tale approccio
è migliore sia del non avere alcun intervento di aiuto sia della terapia di
auto-aiuto, mentre il confronto di efficacia rispetto al counselling individuale non è conclusivo [13,15].
Counselling telefonico
Il counselling telefonico offre l’opportunità di integrare gli interventi faccia a faccia o di sostituirlo come pure
di aggiungersi agli interventi di autoaiuto. Può essere proattivo o reattivo
a seconda del fatto che sia il terapista ad iniziare le telefonate dando al
fumatore il supporto per fare un tentativo di cessazione (approccio proattivo) oppure che il contatto avvenga attraverso linee telefoniche dedicate che rispondono alle chiamate
dei fumatori (approccio reattivo)
[15]. Nel counselling proattivo, tre o
più chiamate aumentano le probabilità di smettere di fumare rispetto ad
un intervento minimo, come fornire
materiali di auto-aiuto standard o effettuare il consiglio breve (evidenza 1
A), o rispetto alla farmacoterapia da
sola [17].
Trattamenti farmacologici
I farmaci per la disassuefazione dal
fumo di tabacco sono raccomandati
in tutti i fumatori che provano a
smettere, eccetto quando siano presenti controindicazioni o in casi specifici, nei quali c’è un’insufficiente
evidenza di efficacia: fumatori leggeri
(< 10 sigarette al giorno); gravidanza/
allattamento; fumatori adolescenti
[1,18,19]. Si distinguono in farmaci
di prima linea (terapia sostitutiva
con nicotina, nicotine replacement therapy – NRT, bupropione cloridrato e
vareniclina) e farmaci di seconda linea (nortriptilina, clonidina). Entrambi hanno evidenza di efficacia
ma solo quelli di prima linea sono
approvati dalla Food and Drugs Administration (FDA) negli Stati Uniti con
l’indicazione al trattamento della di-
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
29
Tabella 2 Principali caratteristiche dei farmaci di prima linea per il trattamento della dipendenza da fumo di tabacco.
Farmaco
Formulazione
Dosaggio e durata
del trattamento
Principali effetti
collaterali
Controindicazioni
Cerotto transdermico
alla nicotina
21, 14, 7 mg/24h
1 cerotto 16 o 24h /die per
8 settimane, di cui almeno
4 con cerotto a dosaggio max
Irritazione cutanea,
insonnia
Gomma da masticare
alla nicotina
2 mg
1 gomma ogni 1-2h o
ad libitum nelle prime
6 settimane, poi ridurre fino
a 3 mesi. Riservare la gomma
4 mg ai forti fumatori
Irritazione orofaringea
e gastrica, singhiozzo,
dolore alla masticazione
Nelle 2 settimane seguenti
un infarto del miocardio;
aritmie gravi; angina
pectoris instabile
Bocchino inalatore
alla nicotina
10 mg
6-12 cartucce/die o ad libitum; Irritazione orofaringea
3 mesi a dosaggio pieno,
da ridurre fino a sospendere
nei successivi 3 mesi
Pastiglia alla nicotina
1,5 mg
1 pastiglia ogni 1-2h o
ad libitum per 6 settimane,
poi ridurre fino a 3 mesi.
Riservare la pastiglia 4 mg
ai forti fumatori
Irritazione orofaringea
e gastrica, singhiozzo,
nausea
150 mg /die per 6 giorni,
poi 150 mg x 2 /die
(con almeno 8 h tra le
due somministrazioni) per
7-12 settimane
Insonnia, secchezza
delle fauci.
0,5 mg /die per 3 giorni,
poi 0,5 mg x 2 /die per
4 giorni, poi 1 mg x 2 /die
fino a 12 settimane
Nausea, insonnia,
alterazione attività onirica.
15, 10, 5 mg/16h
4 mg
2 mg
4 mg
Bupropione cloridato
Vareniclina
Compresse 150 mg
Compresse 0.5 mg
Compresse 1 mg
pendenza da tabacco, perchè quelli
di seconda linea sono gravati da
maggiori potenziali effetti collaterali
[1,18].
La Tabella 2 riassume il dosaggio, la
durata di trattamento e i principali
effetti collaterali e controindicazioni
dei farmaci di prima linea.
Trattamenti farmacologici
di prima linea
La NRT aumenta del 50-70% i tassi di
cessazione in confronto al placebo,
indipendentemente dalla durata del
trattamento, dall’intensità di un supporto addizionale o dal contesto in
cui viene offerta [20]. L’efficacia delle
varie forme di NRT (gomme da masticare, cerotti transdermici, inalatori
orali, spray nasali, compresse sublin30
Segnalate: convulsioni
Segnalati: depressione,
ideazione suicidiaria,
aggressività
guali e pastiglie) è la stessa, nonostante ci siano tra loro differenze
nell’aderenza, nella farmacocinetica,
nella durata d’azione, nella via di
somministrazione e negli effetti collaterali [1,18]. Pertanto la decisione
sul tipo di prodotto da utilizzare dovrebbe essere guidata dalle preferenze individuali. È dimostrato che la
combinazione del cerotto con una
forma di NRT a più rapido rilascio di
nicotina è più efficace di una singola
forma di NRT [20] (evidenza 1 A).
I dosaggi raccomandati variano in relazione al grado di dipendenza [21].
Il trattamento con NRT viene iniziato
nel giorno prestabilito per smettere
di fumare, con lo scopo di ridurre i
sintomi associati alla cessazione del
fumo, rimpiazzando nel sangue la nicotina inalata con le sigarette. L’uso
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Storia di patologie
convulsive, bulimia,
anoressia nervosa, disturbi
bipolari; uso d’inibitori
delle monoamino-ossidasi;
cirrosi epatica grave
Grave insufficienza renale
(clearance creatinina
< 30 mL/min); storia di
depressione maggiore
dei sostituti nicotinici dovrebbe essere limitato alla durata autorizzata
nella prescrizione, tuttavia, in caso di
persistente dipendenza da nicotina,
può essere continuato ben oltre i tre
mesi ma dovrebbe essere sospeso in
ogni caso se il fumatore inizia nuovamente a fumare [19,20].
Le uniche controindicazioni alla NRT
riguardano il periodo post-infartuale
(2 settimane), le aritmie gravi, i casi
di angina instabile. È possibile l’uso
in gravidanza se il medico valuta che
i rischi collegati alla persistenza del
fumo siano maggiori di quelli potenziali della NRT [1,11]. Gli effetti avversi più comuni sono irritazioni locali, come ad esempio irritazione cutanea con i cerotti, o irritazioni della
mucosa orale o faringea con le formulazioni orali [1,18]. La NRT è stata
utilizzata anche con rationale diverso
dalla immediata cessazione del fumo. Ad esempio: in preparazione al
giorno prestabilito per smettere di
fumare (reduction to quit) [22]; per indurre astinenza in fumatori che dichiarano non volontà o incapacità di
smettere di fumare all’improvviso
[23]; nella prevenzione della ricaduta
[24]; per la riduzione dei livelli di fumo [25,26]; nell’astinenza temporanea [27]. La NRT è disponibile in Italia sotto forma di cerotti transdermici, gomme da masticare, pastiglie,
compresse sublinguali ed inalatori,
che sono classificati come prodotto
da banco e non necessitano di prescrizione medica [11].
Il bupropione è un antidepressivo
che agisce inibendo il riassorbimento a livello neuronale della noradrenalina e della dopamina, con effetto
minimo sul riassorbimento della serotonina e nessun effetto inibitore
sulle mono-amino-ossidasi, determinando inoltre, attraverso un meccanismo di inibizione non competitiva, una down-regulation dei recettori
nicotinici dell’acetilcolina [18]. È
stato dimostrato che il farmaco riduce l’attività dei neuroni dopaminergici e conseguentemente può disattivare i circuiti della ricompensa e ridurre il bisogno di fumare.
Il bupropione è stato dimostrato determinare un tasso di cessazione
doppio rispetto al placebo [1] (evidenza 1 A). Nel trattamento a lungo
termine il bupropione può limitare
in modo significativo l’aumento di
peso associato alla cessazione del
fumo rispetto al placebo e alla NRT
[18] (evidenza 2 B). Lo schema di
trattamento prevede di assumere
una compressa da 150 mg una volta
al giorno per 5 giorni ed una compressa da 150 mg due volte al giorno
a partire dal sesto giorno, per un periodo complessivo di 7-12 settimane.
Con l’inizio del trattamento il fumatore continua a fumare ma deve impegnarsi a sospendere completamente il fumo nella seconda settimana di trattamento [1,18]. I più comuni effetti collaterali sono disturbi
del sonno e secchezza delle fauci. Un
effetto grave ma molto raro (1:1000)
è costituito dalle convulsioni [1]. È
pertanto controindicato in fumatori
con storia di crisi epilettiche, traumi
cranici, abuso di alcool, anoressia o
bulimia [18]. Il bupropione necessita
di prescrizione medica.
La vareniclina è un agonista parziale
del sottotipo di recettori neuronali
nicotinici composti dalle subunità alfa4 e beta2, che combina sia la funzione agonista sia quella antagonista,
riducendo così sia i sintomi di astinenza da nicotina sia la gratificazione legata al fumare, qualora il soggetto in trattamento fumi [18]. Le attuali evidenze dimostrano che la vareniclina è, in monoterapia, il farmaco più efficace per il trattamento
della dipendenza da fumo di tabacco
[1,13] (evidenza 1 A).
Lo schema di trattamento prevede di
assumere una compressa da 0,5 mg
una volta al dì per 3 giorni, una compressa da 0,5 mg due volte al dì per 4
giorni e quindi una compressa da 1
mg due volte al dì per 11 settimane.
Con l’inizio del trattamento il fumatore continua a fumare ma deve impegnarsi a sospendere completamente il fumo dopo 1-2 settimane; è
possibile seguire anche un approccio
più flessibile, stabilendo un quit day
entro 4 settimane dall’inizio del trattamento [28]. I più comuni effetti
collaterali sono nausea, insonnia, alterazione dell’attività onirica [1,18]
mentre particolare attenzione è stata
posta alla segnalazione in alcuni pazienti di eventi quali depressione,
ideazione suicidaria e aggressività,
che ne impongono pertanto l’uso
dietro stretto controllo medico [29].
L’uso della vareniclina deve essere
pertanto attentamente valutato in
soggetti con comorbilità psichiatrica. Questo farmaco necessita di prescrizione medica.
La strategia delle 5A
per la disassuefazione
dal tabagismo
Le Linee Guida nazionali e internazionali raccomandano che gli interventi per promuovere la cessazione
del fumo siano organizzati secondo
una struttura d’intervento conosciuta come le 5 A: Ask, Advice, Assess, Assist, Arrange [1,11,12].
La strategia è anche denominata “Intervento clinico minimo”: essa si sviluppa seguendo una logica a cascata
e può essere applicata secondo livelli diversi di disponibilità di tempo, di
conoscenze e di impegno da parte
degli operatori, a partire da un tempo minimo stimato di circa 3 minuti.
L’efficacia di ognuna delle cinque
azioni, messe in atto seguendo uno
schema standardizzato, è stata dimostrata dall’evidenza scientifica;
ogni operatore sanitario deve avere
dimestichezza con questa struttura
d’intervento nell’approccio ai pazienti, da svolgere in ogni occasione di
contatto, al fine di fornire un messaggio consistente nel tempo. Le
cinque azioni sono dettagliatamente
riportate nelle linee guida citate alla
cui consultazione (disponibile online) si rimanda per una descrizione
puntuale (Tabella 3 per il riferimento
delle Linee Guida Italiane). Di seguito ne vengono sottolineati alcuni
aspetti operativi per la loro applicazione nella pratica clinica.
ASK: chiedere se fuma
Domandare durante ogni contatto
con i pazienti se sono fumatori, non
fumatori, ex fumatori, indipendentemente dalla loro età, sesso, motivo
per cui si rivolgono alla struttura sanitaria (evidenza 1 A). La formalizzazione del dato in cartella clinica o
ambulatoriale, così come nei referti
rilasciati ai pazienti, è un dato clinico di fondamentale importanza ed è
la fonte d’informazione basilare dalla
quale partire per impostare (direttamente o da parte di altri operatori)
un intervento strutturato di disassuefazione (evidenza 2 B).
ADVICE: raccomandare
di smettere
Raccomandare sempre ai pazienti
che risultano fumatori correnti di
smettere di fumare ed illustrarne,
anche molto brevemente, i benefici
(evidenza 1 A). L’intensità della raccomandazione terrà conto della presenza di altri fattori di rischio o comorbidità, così come della percezione della disponibilità del soggetto
all’ascolto, evitando di porsi in una
posizione di conflitto con il paziente
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
31
Tabella 3 Riferimenti su materiale di autoformazione ed intervento sul tabagismo.
Materiale
Istituzione
Descrizione
Linee guida cliniche per
promuovere la cessazione
dell’abitudine al fumo –
EDIZIONE 2008
Istituto Superiore di Sanità
Raccomandazioni pratiche per svolgere http://www.iss.it/binary/fumo4/
interventi sui fumatori seguendo la
cont/linee_guida_brevi_2008.pdf
strategia delle 5A
Percorso d’Intervento Clinico
sul Paziente Tabagista (6elle)
Associazione Italiana
Pneumologi Ospedalieri
(AIPO)
http://www.6elle.net
Fornisce una traccia per facilitare
nella pratica clinica l’intervento sul
paziente tabagista, mettendo
a disposizione strumenti quali:
1. domande standardizzate;
2. criteri semplificati per la diagnosi
e stadiazione del tabagismo;
3. linee d’indirizzo per la prescrizione
dei farmaci per la disassuefazione
da fumo;
4. strumento informatico per calcolare
indici individuali di beneficio correlati
alla cessazione del fumo;
5. opuscoli informativi e di auto-aiuto
da consegnare al paziente;
6. modello di lettera al medico curante
per comunicare l’intervento antitabagico svolto sul paziente.
Manuale di Sensibilizzazione
e Informazione sulle tematiche
collegate al fumo di tabacco
Istituto Superiore di Sanità,
Azienda Ospedaliera
S. Camillo Forlanini di Roma
Strumento formativo per supportare
gli operatori sanitari nella loro attività
clinica d’intervento sul tabagismo
http://www.iss.it/binary/fumo4/
cont/Manuale_di_sensibilizzazione.pdf
Le carte del rischio per BPCO
e Tumore al polmone
Istituto Superiore di Sanità,
CNR, ASL RME
Consentono di stimare, sulla base
del numero di sigarette fumate
quotidianamente, dell’età e del sesso,
il rischio di sviluppare, nei successivi
10 anni di vita, la BPCO o il cancro
polmonare, aumentando nel fumatore
la consapevolezza dei danni causati
dall’abitudine al fumo
http://www.iss.it/binary/fumo4/
cont/carte_del_rischio_BPCO_e_
TaP.pdf
Elenco dei Servizi per la
Cessazione dal Fumo di Tabacco
attivi presso strutture del Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) e della
Lega Italiana per la Lotta contro
i Tumori (LILT)
Istituto Superiore di Sanità
Riporta indirizzi, numeri di telefono,
modalità di funzionamento e accesso
ai Centri, aggiornato a maggio 2013
http://www.iss.it/binary/publ/
cont/13_S1_web.pdf
Telefono Verde contro il Fumo
Istituto Superiore di Sanità
Servizio nazionale, anonimo e gratuito, svolge attività di consulenza sulle
problematiche legate al tabagismo e
rappresenta un punto d’ascolto e di
monitoraggio
http://www.iss.it/binary/fumo4/
cont/brochure_fumo_maggio_2013.pdf
La cessazione del fumo in
pazienti con malattie respiratorie:
alta priorità, componente
integrante della terapia
European Respiratory
Society (ERS)
Traduzione del documento prodotto
dalla ERS Task Force on Smoking
Cessation sulle raccomandazioni
per la cessazione del fumo in pazienti
respiratori
http://www.iss.it/binary/fumo4/
cont/Traduzione_ERS_Task_
Force_on_Smoking.pdf
32
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
URL
(evidenza 5 C). Al riguardo è utile ricordare (cfr paragrafi precedenti)
l’importanza della presenza della dipendenza da tabacco, condizione di
cui il fumatore non ha spesso la percezione, ma che gioca un ruolo determinante nella sua difficoltà o volontà a smettere di fumare, specialmente in pazienti già portatori di patologia fumo-correlata. A questo livello può essere utile avere a disposizione materiale di auto-aiuto da
fornire al paziente (evidenza 1 A).
ASSESS: identificare
i fumatori intenzionati
a smettere
È necessario accertare la volontà e la
motivazione del paziente a smettere
e ad intraprendere un percorso di disassuefazione. Se il paziente si dichiara non intenzionato e/o non motivato è cruciale dedicare un po’ di
tempo per cercare di stimolarlo e/o
di far emergere le sue motivazioni a
smettere; ripetuta nel tempo, tale
azione avvicina il fumatore verso una
decisione operativa (evidenza 4 C).
Se invece si coglie l’intenzione positiva del paziente è fondamentale fornire da subito consigli comportamentali o terapeutici, intraprendendo l’azione successiva.
ASSIST: stabilire un percorso
terapeutico per la cessazione
È cruciale concordare con il fumatore una strategia per aiutarlo a smettere, stabilendo con lui una data per
smettere che sia vicina (entro le due
settimane) (evidenza 5 C). La strategia scelta dovrà essere identificata
alla luce delle prove di efficacia disponibili mantenendo prioritaria
l’integrazione e la complementarietà
degli interventi di tipo comportamentale e di quelli farmacologici
(evidenza 1 A). Sulla base del tempo
disponibile, delle possibilità dell’operatore al momento del contatto, e
della complessità del paziente, può
essere necessario indirizzarlo verso
un eventuale sostegno più intensivo
e strutturato fornendo indirizzi, riferimenti e appuntamenti.
ARRANGE: pianificare
il follow-up
Proporre al fumatore un incontro entro la prima settimana dalla data fissata per la cessazione; ulteriori contatti dovrebbero essere presi entro
un mese e quindi, con cadenza regolare, entro l’anno successivo. I contatti, o alcuni di essi, possono essere
anche telefonici. Come la pianificazione dell’intervento anche il followup può essere affidato a un livello
più intensivo di assistenza specifica
(evidenza 5 C). Data la natura cronico-recidivante della dipendenza da
nicotina il follow-up del recente ex
fumatore ha anche l’obiettivo di valutazione di esito a medio-lungo termine, prevenendo o trattando le ricadute. La ricaduta non deve essere
intesa né vissuta dal fumatore come
un fallimento e va quindi trattata come tutte le riacutizzazioni di una patologia cronica: con una terapia più
intensa. Al riguardo si ricorda di fornire sostegno e incoraggiamento, di
evitare di colpevolizzare il fumatore
ma di analizzare con lui le cause di
ricaduta, spiegargli che ogni tentativo, conferendo nuove esperienze e
conoscenze, avvicina al successo
(evidenza 5 C).
Materiale di
autoformazione
ed intervento clinico
sul tabagismo
È disponibile online moltissimo materiale per l’autoformazione e l’applicazione pratica d’interventi sul tabagismo, sviluppato a partire dalle raccomandazioni delle attuali linee guida basate sull’evidenza scientifica
[1,11,12]. Le varie figure sanitarie
non mediche, come i fisioterapisti,
possono far riferimento a queste risorse per aumentare le loro competenze su questo argomento, ed utilizzare gli strumenti messi a disposizione per svolgere attività per favorire la
cessazione del fumo durante la loro
pratica professionale. La Tabella 3
elenca riferimenti e indirizzi elettronici di questo materiale.
Conclusioni
Il tabagismo è una patologia cronica
e recidivante il cui trattamento si avvale sia dell’uso di farmaci sia di interventi non-farmacologici (minimal
advice, counselling). Le Linee Guida
pubblicate a livello nazionale ed internazionale raccomandano che gli
interventi di cessazione siano strutturati seguendo un percorso standardizzato conosciuto come le 5A (Ask,
Advice, Assess, Assist, Arrange), che è applicabile dedicando anche soltanto
pochi minuti durante la pratica professionale. Riconoscere il tabagismo,
come patologia trattabile nel fumatore e patologia prevenibile nell’exfumatore, è il primo passo che ogni
sanitario deve compiere in ogni paziente che incontra nella propria pratica professionale quotidiana.
Il presente articolo si propone di
contribuire alla diffusione, anche tra
il personale sanitario che si occupa
di fisioterapia, della conoscenza del
problema tabagismo e dell’esistenza
di una metodologia d’intervento efficace, che può avvalersi dell’uso di
strumenti e materiali facilmente reperibili e utilizzabili nella pratica
professionale, senza necessità di una
formazione specifica.
Bibliografia
[1] Fiore MC, Jaén CR, Baker TB, et al. Treating
Tobacco Use and Dependence: 2008 Update.
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Center for Chronic Disease Prevention and
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JAMA: The Journal of the American Medical
Association 2012;307(2):129-130.
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34
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Master Universitario di I livello in
Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
Ottava edizione - Anno Accademico 2013/2014
È stato attivato il bando di iscrizione del Master Universitario di I Livello in “Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria” della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, coordinato dal Prof.
L. Santambrogio e realizzato in collaborazione con ARIR.
Il Master quest’anno è alla sua ottava edizione e i 128
fisioterapisti che hanno frequentato le precedenti edizioni e la presenza, di anno in anno, di nuovi iscritti,
rappresentano la prova di una grande bisogno formativo in questo ambito, che questo percorso formativo
universitario dimostra di saper colmare.
Il Master rappresenta un valido strumento che contribuisce al riconoscimento e la diffusione in Italia della
figura del Fisioterapista Respiratorio.
La frequenza del Master ha offerto, ai partecipanti delle
scorse edizioni, la possibilità di acquisire e potenziare
conoscenze e competenze indispensabili allo svolgimento dell’attività del Fisioterapista Respiratorio e occasione di nuove opportunità occupazionali.
L’obiettivo è la formazione del Fisioterapista attraverso
un percorso didattico, teorico e pratico di eccellenza in
ambito riabilitativo respiratorio. Ambito nel quale, in
questi ultimi anni, si sono sviluppati numerosi campi
d’applicazione, e dove lo sviluppo tecnologico e scientifico rendono indispensabile la presenza di professionisti della salute con competenze specifiche. Il Master
avrà la durata di un anno accademico da marzo 2014
a febbraio 2015 ,con accesso a selezione, con un numero massimo di 15 partecipanti. Il piano di studi prevede l’acquisizione di 60 CFU (crediti formativi universitari) consentendo di acquisire il titolo di professionisti
specialisti ai sensi dei DM 509/99 e 270/04.
L’offerta formativa comprende:
idattica frontale: che si svolgerà in sei seminari a
•D
cadenza mensile (le lezioni sono previste anche nei
giorni di sabato e domenica). Le docenze saranno
tenute da fisioterapisti e medici con elevate competenze in materia di riabilitazione respiratoria.
• Tirocinio formativo: si svolgerà nelle differenti Unità
Operative di competenza all’interno di strutture convenzionate con l’Università degli Studi di Milano in
diverse regioni italiane. Il tirocinio si distingue per un
apprendimento di tipo cognitivo, organizzativo, operativo e relazionale all’interno dei vari ambiti della
materia e pone la sua forza sulla concreta integrazione dello studente nell’equipe sanitaria, grazie alla
supervisione di tutor preposti.
• A ddestramento: utilizzo di apparecchiature e osservazione/applicazione di tecniche specifiche sul paziente.
• Studio guidato: esercitazioni su casi clinici, lavori di
gruppo su temi di ricerca assegnati.
• Laboratorio informatico: con utilizzo di banche dati
biomediche.
• Visione di interventi chirurgici.
• Esercitazioni: in ambulatori di fisiopatologia respiratoria.
Il Master possiede dalla quinta edizione i requisiti richiesti dalla Commissione dell’International Council for
Respiratory Care – ICRC dell’AARC.
Il Master ha sede presso la Fondazione I.R.C.C.S.
Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Via Francesco Sforza 35, 20122 Milano, Dipartimento Toraco
Polmonare e Cardiocircolatorio (Sezione di Chirurgia
Toracica), Tel. 02 5503.5570, Fax 02 5503.5587,
e-mail [email protected]. Il contributo d’iscrizione è di euro 2.582,00.
Il bando d’iscrizione avrà scadenza il giorno 3 febbraio
2014 alle ore 12:00
Per informazioni consultare www.unimi.it e
www.arirassociazione.org.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
35
eventi
ASSOCIAZIONE RIABILITATORI
dell’INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
CORSI ARIR 2014
Potete trovare i programmi dettagliati dei corsi e le modalità di iscrizione sul sito
www.arirassociazione.org
Tecniche di clearance delle vie aeree tramite l’utilizzo di dispositivi oscillatori ad alta frequenza
Un’alternativa per la disostruzione bronchiale e la riespansione polmonare
Firenze, 21-22 febbraio 2014
Aula Magna, Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, Viale Pieraccini 24, Firenze
Obiettivi
Lo scenario delle tecniche di disostruzione bronchiale a
disposizione del fisioterapista si è arricchito nel corso degli
anni di nuovi dispositivi che offrono opportunità terapeutiche diverse. Il fisioterapista respiratorio necessita di solide
conoscenze di base, a partire dalla fisiologia e fisiopatologia
del trasporto muco ciliare, per potersi orientare correttamente nella proposta di un dispositivo rispetto all’altro. Le
oscillazioni ad alta frequenza, più utilizzate in altri paesi,
sono in Italia poco conosciute ed è per questa ragione che
ARIR quest’anno propone un approfondimento su questo
argomento di grande attualità.
Docenti
Tra i docenti il
Fisioterapista belga
Meyskens Alvin esperto
nell’utilizzo dei sistemi
di percussione
intrapolmonare ad
alta frequenza
Iscrizione
>S
oci ARIR:
€ 150,00 (IVA inclusa)
>A
ziende ospedaliere
ed Enti pubblici:
€ 200,00 esente IVA
> Non Soci ARIR, Aziende
ed Enti privati:
€ 220,00 (IVA inclusa)
Durata complessiva
del corso 14 ore
Il corso è stato accreditato
presso la Commissione
Nazionale ECM per
consentire ai partecipanti
l’acquisizione di Nr. 13,5
crediti formativi per la figura
professionale di Fisioterapista, Medico (Pneumologo,
Neuropsichiatra infantile,
Pediatra, Fisiatra, Anestesista, Chirurgo Toracico)
Valutazione clinica dell’apparato respiratorio. Esame clinico e semeiotica respiratoria.
Esame chinesiologico del sistema toraco-addominale
Milano, 15 marzo 2014
Aula Didattica 1° piano Clinica Pediatrica De Marchi, Via della Commenda 9, Milano
Obiettivi
L’individualizzazione rappresenta la chiave di successo per un
programma di riabilitazione respiratoria. La valutazione, oltre
a costituire l’approccio iniziale al paziente, è fondamentale
per un’attenta selezione degli interventi e consente la scelta
di misure sensibili a documentare i risultati ottenuti.
All’interno delle varie tecniche di valutazione del paziente
respiratorio, il corso prevede anche di descrivere l’utilizzo
delle mani per “ascoltare” e valutare il movimento nei vari
campi polmonari e di mostrare la corretta tecnica e
applicazione della percussione e auscultazione del torace.
Sono previste dimostrazioni pratiche dei docenti;
esercitazione tra partecipanti e con pazienti e l’uso di
materiale audiovisivo.
36
Orari
Ore 8.00 registrazione
partecipanti
Ore 8.30 inizio corso
Ore 18.30 fine corso
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Iscrizione
>S
oci ARIR:
€ 130,00 (IVA inclusa)
>A
ziende ospedaliere
ed Enti pubblici:
€ 150,00 esente IVA
> Non Soci ARIR, Aziende
ed Enti privati:
€ 170,00 (IVA inclusa)
Il corso è in fase di accreditamento presso la Commissione Nazionale ECM
per la figura professionale
di Fisioterapista
Test da campo
Milano, 11 aprile 2014
Aula Didattica 1° piano Clinica Pediatrica De Marchi, Via della Commenda 9, Milano
Obiettivi
La valutazione del paziente respiratorio è un elemento
cardine del lavoro del fisioterapista. In letteratura, la
valutazione funzionale fa, perlopiù, riferimento a test costosi,
di difficile esecuzione e di prerogativa del laboratorio. Si
pone la necessità, quindi, dello sviluppo ed utilizzo di test da
campo che, seppur semplici dal punto di vista tecnico,
necessitino di un approccio standardizzato in modo che i dati
forniti possano essere utilizzati con appropriatezza allo
scopo. Questo corso si propone di fornire un’analisi
approfondita dei test a disposizione e l’indicazione alla loro
corretta esecuzione, identificando tutti i parametri utili ai fini
di un’interpretazione completa e valida.
Orari
Ore 8.30 registrazione
partecipanti
Ore 9.00 inizio corso
Ore 17.30 fine corso
Iscrizione
> Soci ARIR:
€ 130,00 (IVA inclusa)
> Aziende ospedaliere
ed Enti pubblici:
€ 150,00 esente IVA
> Non Soci ARIR, Aziende
ed Enti privati:
€ 170,00 (IVA inclusa)
Il corso è in fase di accreditamento presso la Commissione Nazionale ECM
per la figura professionale
di Fisioterapista
La grave patologia neurologica acquisita: gestione del paziente con tracheostomia e disostruzione
bronchiale nel paziente non collaborante
Milano, 13-14 giugno 2014
Obiettivi
Il corso si propone di affrontare le problematiche che emergono nel percorso riabilitativo di soggetti con cerebrolesione
acquisita e di fornire conoscenze e competenze utili alla
gestione della disabilità complessa di tali pazienti per quanto
riguarda l’aspetto respiratorio.
Iscrizione
>S
oci ARIR:
€ 230,00 (IVA inclusa)
>A
ziende ospedaliere
ed Enti pubblici:
€ 280,00 esente IVA
> Non Soci ARIR, Aziende
ed Enti privati:
€ 290,00 (IVA inclusa)
Durata complessiva
del corso 16 ore
Il corso è in fase di accreditamento presso la Commissione Nazionale ECM
per la figura professionale
di Fisioterapista, Medico
Possiamo riallenare a respirare?
L’allenamento dei muscoli respiratori nella patologia ostruttiva e restrittiva
Milano, data da definire
Obiettivi
Il corso affronta la controversa tematica del riallenamento dei
muscoli respiratori, riportando le migliori evidenze
disponibili in letteratura nonché le modalità attualmente
utilizzabili nel contesto sanitario. Il ruolo potenziale
dell’allenamento alla forza e alla resistenza verrà declinato
all’interno dei modelli di patologia ostruttiva e restrittiva,
illustrando anche le più appropriate misure di outcome per
valutarne gli effetti.
Il corso sarà accreditato
presso la Commissione
Nazionale ECM per la figura
professionale di
Fisioterapista, Medico
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
37
Informazioni generali
per la partecipazione alle iniziative ARIR
Segreteria Scientifica:
Segreteria Organizzativa:
Angela Bellofiore
Sara Mariani
Emilia Privitera
Martina Santambrogio
Victory Project Congressi Srl
[email protected]
Tel. 02 89053524
Fax 02 201395
Iscrizione
Attenzione
Per accedere al corso inviare la scheda di iscrizione tramite fax 02 201395 o e-mail [email protected] allegando
copia dell’avvenuto pagamento, previo contatto con la
segreteria organizzativa per verificare l’effettiva disponibilità dei posti.
Per informazioni rivolgersi a:
Victory Project Congressi Srl
[email protected]
Tel. 02 89053524 - Fax 02 201395
Pagamento iscrizione
Il saldo della quota di iscrizione deve essere effettuato entro e non oltre 30 gg. dall’inizio dell’iniziativa scelta. Si
prega di inviare copia del bonifico bancario alla Segreteria
Organizzativa.
Nota bene: nella causale del versamento va specificato con
esattezza il nome del partecipante ed il titolo dell’iniziativa cui il pagamento si riferisce.
Modalità di pagamento
Tramite bonifico bancario a favore di:
Victory Project Congressi Srl
Bonifico bancario sul seguente conto corrente:
Conto corrente bancario 9340484 intestato a
Victory Project Congressi Srl
Unicredit Banca - Agenzia 21903 - Via C. Poma, Milano
IBAN: IT58 Z 02008 09403 00000 9340484
L’accettazione all’iniziativa scelta è subordinata alla data
del bonifico di pagamento, pertanto si invita il partecipante a trasmettere tempestivamente alla Segreteria Organizzativa l’avvenuto versamento. L’accettazione
dell’iscrizione verrà comunicata dalla Segreteria stessa
tramite email. Le iscrizioni in esubero, saranno (a discrezione del partecipante) considerate valide per il corso successivo. La
disdetta dell’iscrizione sarà interamente rimborsata
(escluse spese di segreteria 30 e) se verrà comunicata alla
Segreteria Organizzativa via fax entro 20 gg. della data di
inizio del corso.
Dipendenti di Enti Pubblici
Per le iscrizioni fatte da Enti Pubblici la fattura sarà emessa in assenza di IVA secondo l’art. 10 DPR 633/72 a ricevimento di un’attestazione scritta da parte dell’Ente alla
scheda di iscrizione e al bonifico bancario.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE: la quota scontata è esclusivamente riservata ai Soci (fisioterapisti e medici) in regola con l’iscrizione. La scelta della quota di partecipazione deve fare riferimento all’intestatario della fattura e
non al partecipante. Nel caso l’iscrizione di un socio persona fisica (fisioterapista o medico) debba essere intestata ad un Socio persona giuridica (azienda o ente) oppure ad un NON Socio la quota di partecipazione non
sarà quella scontata.
Fisioterapisti neolaureati
Per i fisioterapisti laureati negli anni accademici 2011-12 o
2012-13 è prevista una riduzione del 10% dalla quota socio.
38
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Scheda di iscrizione
Compilare la scheda in stampatello
SCHEDA DI ISCRIZIONE da inviare alla Segreteria Organizzativa unitamente a copia dell’avvenuto pagamento
Victory Project Congressi srl – Via Poma, 2 – 20129 MILAN, Italy – Tel. 02 89 05 35 24 – Fax +39 02 20 13 95 – [email protected]
(si prega di compilare la scheda in stampatello in tutte le sue parti)
Cognome.............................................................................................................. Nome.......................................................................................................................
Nato a................................................................................................................... il.............................................................................................................................
Socio ARIR  Socio AIPO  N. socio........................................... Scadenza iscrizione ........................................................................... Non Socio ARIR o AIPO 
Via/piazza....................................................................................................................................................................................................... N. ..............................
CAP................................................. Città....................................................................................................................................................... Prov. ..........................
Tel................................................................................ Fax......................................................................... Cell. . ............................................................................
E-mail (scrivere chiaramente: obbligatoria per ricevere conferma iscrizione) . .......................................................................................................................................
Codice fiscale
Partita IVA
Professione........................................................................................................... ..Specialità...............................................................................................................
Se diverso dall’iscritto intestare la Fattura a:....................................................................................................................................................................................
Via/piazza....................................................................................................................................................................................................... N. ..............................
CAP................................................. Città....................................................................................................................................................... Prov. ..........................
Partita IVA
Il saldo della quota di iscrizione deve avvenire entro un mese dall’inizio del corso. Per le iscrizioni fatte da enti pubblici, la fattura sarà emessa in assenza di IVA su richiesta
dell’interessato e a ricevimento di un’attestazione scritta da parte dell’Ente da allegare alla copia del bonifico. La disdetta dell’iscrizione sarà interamente rimborsata (escluse
spese di segreteria 30 €) se verrà comunicata alla Segreteria Organizzativa via fax entro 20 gg. della data di inizio del corso.
In allegato invio fotocopia dell’avvenuto bonifico bancario per l’importo di € .............................................................................................................................................
EFFETTUATO a favore di: Victory Project Congressi Srl – Bonifico bancario sul seguente conto corrente: Victory Project Congressi Srl - c/c 9340484 intestato a
Victory Project Congressi Srl Unicredit Banca - Agenzia 21903 - Via C. Poma, Milano - IBAN: IT58 Z 02008 09403 00000 9340484
Causale: Titolo corso e nome iscritto
Autorizzo,ai sensi del D Lgs. 196 del 30/6/2003 la Segreteria del Corso al trattamento dei miei dati personali contenuti nel presente modulo per le finalità di
organizzazione e gestione del Corso suddetto.
Data..................................................................................................................... Firma....................................................................................................................
Iscrizione al corso:

Tecniche di clearance delle vie aeree tramite l’utilizzo di dispositivi
oscillatori ad alta frequenza. Un’alternativa per la disostruzione
bronchiale e la riespansione polmonare
Firenze, 21-22 febbraio 2014
Valutazione clinica dell’apparato respiratorio. Esame clinico e semeio

tica respiratoria. Esame chinesiologico del sistema toraco-addominale
Milano, 15 marzo 2014
Test da campo

Milano, 11 aprile 2014

La grave patologia neurologica acquisita: gestione del paziente con
tracheostomia e disostruzione bronchiale nel paziente non collaborante
Milano, 13-14 giugno 2014

Possiamo riallenare a respirare? L’allenamento dei muscoli respiratori
nella patologia ostruttiva e restrittiva
Milano, data da definire
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
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Istruzioni per gli autori
La Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria accetta lavori
scientifici, in lingua italiana e/o inglese, inerenti la ricerca e le osservazioni cliniche pertinenti la fisioterapia e la riabilitazione respiratoria.
Invio del Manoscritto
I manoscritti devono essere inviati per mezzo e-mail al seguente indirizzo:
[email protected]
I lavori devono essere accompagnati da una richiesta di pubblicazione e da
una dichiarazione, firmata da tutti gli autori, che il manoscritto non è stato inviato ad altra rivista. La segreteria editoriale invierà comunicazione di ricevimento del manoscritto. Vengono presi in considerazione per la pubblicazione
articoli originali, revisioni, expert-opinion, editoriali, case report, note tecniche e
lettere al direttore.
Preparazione del Manoscritto
I manoscritti devono pervenire in formato .doc o .rtf, con pagine progressive
numerate, utilizzando carattere 12, interlinea doppia. È necessario redigere il
manoscritto secondo il seguente ordine: Titolo, Autori, Abstract, Parole chiave,
Testo e Bibliografia.
Pagina di Titolo
Nella prima pagina deve essere indicato:
Titolo: iniziali e cognome degli autori, denominazione ed indirizzo del centro di
appartenenza degli autori, indirizzo completo con numeri telefonici, fax ed
e-mail dell’autore al quale inviare le comunicazioni.
Abstract: deve essere obbligatoriamente redatto in italiano ed inglese, strutturato con: premessa, scopo, metodi, risultati e conclusioni, della lunghezza massima di 250 parole.
Parole chiave: in numero massimo di 5, in italiano ed inglese, conformi alle
norme dell’Index Medicus.
Pagine di Testo
Il testo deve essere suddiviso in: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati,
Discussione, Conclusioni e Ringraziamenti. La lunghezza del testo di articoli di
revisione ed articoli originali non deve eccedere le 4000 parole.
Bibliografia
Le citazioni bibliografiche devono essere segnalate nel testo con numeri arabi
in ordine progressivo di apparizione, posti fra parentesi, e devono essere elencate seguendo la medesima numerazione, secondo lo stile utilizzato nell’Index
Medicus (Vancouver), come mostrato nei seguenti esempi:
Lavoro pubblicato su rivista: 1. Noseda A, Carpiaux JP, Schmerber J, Yernault
JC. Dyspoea assessed by visual analogue scale in patients with chronic obstructive lung disease during progressive and high intensity exercise. Thorax
1992;47:363-368.
Se un articolo citato è in corso di stampa, è necessario allegare al manoscritto
due copie dello stesso.
Libro e Monografia: 2. Muiesan G, Sorbini CA, Grassi V. Pneumologia. UTET,
Torino, 1987:25-28.
Capitolo di un libro a contributi: 3. Raschi S, Costantini D. Meccanismi fisiopatologici dell’ostruzione bronchiale. In: Brivio A, Lazzeri M, Oliva G, Zampogna E. La
Disostruzione bronchiale. Dalla teoria alla pratica. Masson, Milano, 2001:3-9.
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for Respiratory Therapists.
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Tabelle
Le tabelle devono completare il testo, evitando ripetizioni dello stesso. Devono
essere numerate in ordine progressivo e richiamate nel testo. Ogni tabella deve essere intestata. Tutte le tabelle devono essere fornite in formato .doc. La
legenda delle tabelle deve essere scritta alla fine del testo, dopo le Conclusioni.
Il materiale estrapolato da altre fonti deve essere accompagnato da permesso
scritto dell’autore e dell’editore.
Figure
Tutte le figure devono essere numerate in ordine progressivo e richiamate nel
testo. Le didascalie devono essere riportate nella Pagina di Testo, dopo le Conclusioni. Il materiale estrapolato da altre fonti dovrà essere accompagnato da
permesso scritto dell’autore e dell’editore. Le figure devono pervenire in un file
separato, formato .xls o .jpeg.
Statistica
È necessario definire chiaramente la/le misura/e di outcome ed illustrare sinteticamente i metodi statistici standard utilizzati, altrimenti descriverli per esteso.
Le variabili normalmente distribuite devono essere riportate come media e deviazione standard (DS). Nel caso di distribuzioni non normali, utilizzare la mediana e il range interpercentile. Il P-value dovrebbe essere sempre riportato e
presentato come uguaglianza, quando possibile, con una o due cifre decimali
(e.g. P = 0,03 e non P < 0,05). In presenza di P value molto piccolo, riportarlo
a P < 0,001. Per ulteriori informazioni, consultare SAMPL Guidelines
(www.equatornetwork.org).
Case Report e Note tecniche: La rivista accetta anche brevi comunicazioni,
casi clinici di particolare interesse scientifico e note tecniche relative a strumentazioni o metodiche utilizzate. La lunghezza del manoscritto, compilato secondo le norme sopra esposte, non deve superare le 2000 parole, e non deve
contenere più di 10 riferimenti bibliografici.
Lettere al direttore: Possono riguardare argomenti di particolare rilevanza scientifica, o commentare articoli comparsi sulla rivista. Il manoscritto non deve superare le 1000 parole e citare fino a 5 riferimenti bibliografici.
Abbreviazioni, Unità di misura, Nomi di Farmaci: La prima citazione di un’abbreviazione deve essere preceduta dal termine per esteso. Quando possibile utilizzare
abbreviazioni riconosciute (es: COPD, EPP). Le unità di misura devono essere
espresse secondo i sistemi internazionali. Utilizzare il nome generico dei farmaci.
Revisioni o Referee: Gli autori sono invitati ad indicare i nomi dei possibili revisori. La redazione si avvarrà di revisori scientifici anonimi per la revisione del
lavoro e l’eventuale pubblicazione potrà avvenire con o senza richiesta di correzione. Gli autori verranno informati della accettazione o meno del manoscritto entro sei settimane dall’invio.
Conflitto di interesse: Il conflitto di interesse è un rapporto di interesse finanziario, o intellettuale, o un altro insieme di circostanze che può ragionevolmente comportare (o ragionevolmente essere percepito da altri come aver comportato) un cambiamento del giudizio o comportamento degli autori ed aver influito sulla stesura del manoscritto. Tutti gli autori devono fornire una lista dei potenziali conflitti di interesse relativi al manoscritto, e tale lista verrà specificata
dopo il titolo. L’assenza di conflitto di interesse va dichiarata e firmata su apposito modulo da ciascun autore al momento della sottomissione dell’articolo.
Trattamento etico dei pazienti/soggetti in studio
Per ciascuno studio che includa pazienti o soggetti umani è necessario specificare l’organismo di controllo che ha supervisionato e approvato lo studio (istituzioni locali, comitato di revisione, comitati etici, etc). Gli autori devono specificare se è stato ottenuto un consenso informato dai pazienti per le procedure
cui sono stati sottoposti e per il trattamento dei dati personali sensibili.
Ai lettori
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La rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria è spedita in abbonamento postale. L’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per l’invio di questa e di altre pubblicazioni. Ai sensi ed in conformità con l’art. 10 Legge 31 dicembre 1996, n. 675, MIDIA informa che i dati inseriti nell’indirizzario della rivista e quelli ricevuti via fax o lettera
di aggiornamento verranno archiviati nel pieno rispetto delle normative vigenti e saranno utilizzati a fini scientifici. È nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio
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