TEMPUS LE FORME DELLA MEMORIA 1 TEMPUS LE FORME DELLA MEMORIA Alice: “Per quanto tempo è per sempre?” Bianconiglio: “A volte, solo un secondo”. Lewis Carrol, Alice in Wonderland Il racconto della memoria è al tempo stesso riflesso di sé e dell’altro da sé, punto di incontro tra la storia (singolare, particolare, contingente) e la Storia (plurale, universale, trascendente). Le storie di vita, da ascoltare, scrivere, leggere e custodire rappresentano il punto d’incontro tra epoche, culture e individui. Tempus si propone di raccogliere le memorie e raccontare la Memoria, disegnando una linea tra passato e presente. Anna Sanfelice Visconti Emilia e i suoi Una famiglia del Sud dentro il Risorgimento Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, 15 00040 Ariccia (RM) (06) 93781065 isbn 978-88-548-8960-6 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: febbraio 2016 A Emilia e ai suoi, con infinito affetto e riconoscenza Indice 11 Nota dell’Autrice 13 Indice delle abbreviazioni 15 Introduzione 17 Capitolo I Emilia, Gaetano, i figli 1.1. Emilia, l’irlandese, 17 – 1.2. Provinciali di successo, 19 – 1.3. Maria Adelaide, Giulia, Errico e Laura, 23 – 1.4. Ferdinando, scapestrato e affettuoso, 29 – 1.5. Eduardo, il giovane capofamiglia, 33. 41 Capitolo II La Storia 2.1. Arresto e confino di Ferdinando, 41 – 2.2. Garibaldi a Napoli. Carlo Poerio si commuove a Torino, 49 – 2.3. Turbolenze politiche, 55 – 2.4. 1866, Venti di guerra, 58 – 2.5. I volontari napoletani, 62 – 2.6. Pace deludente e rientro, 68 – 2.7. Elezioni e lotte politiche, 74 – 2.8. Muore Emilia, 78 – 2.9. Ferdinando ed Eduardo eletti in Parlamento, 85 – 2.10. Dolori e gioie, morte di Giulia, matrimonio di Eduardo, 92 – 2.11. Ferdinando ed Eduardo tornano a vita privata. Morte di Eduardo poco dopo quella della moglie, 98. 103 Capitolo III La fine 3.1. Gaetano ed Emilia, l’ultima generazione, 103 – 3.2. Gaetano parte volontario nella Grande Guerra, 106 – 3.3. Caporetto e Tribunale militare di Alessandria. Gaetano muore nell’epidemia di febbre spagnola, 110 – 3.4. Morte di Emilia, si estingue la famiglia Pandola, 114. 117 Album di famiglia 153 Nota finale 155 Indice dei nomi 9 La famiglia Baillie, di Thomas Gainsborough (Tate Gallery, Londra). Rappresenta James Baillie, sua moglie Colina Campbell, i loro figli. La maggiore, col cappello di paglia, è Janet Baillie sposata Higgins, madre di Emilia Higgins Pandola. Nota dell’Autrice Questo libro è nato dalla passione per la storia, napoletana e nazionale, di Massimiliano (Max) Vajro, gentiluomo coltissimo, giornalista e fine scrittore. Ne ha curato fin nei minimi dettagli la veste per pubblicarlo nella sua casa editrice, Il Millennio, nell’autunno del 2003, organizzarne la presentazione alla libreria La Feltrinelli di piazza dei Martiri, a Napoli, e morire qualche mese dopo per una grave malattia. La seconda edizione, rivista e corretta in minima parte, non può non iniziare con il ricordo di questa straordinaria figura del panorama culturale napoletano, e dell’amore per la sua, per la nostra città. Roma, febbraio 2016 Anna Sanfelice Visconti 11 Indice delle abbreviazioni ACD ASMAE ASN PRO Archivio della Camera dei Deputati Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri Archivio di Stato di Napoli Public Records Office, Kew Gardens, Richmond 13 Introduzione Della trisnonna Amelia, o Emilia come si rassegnò a chiamarsi, adottando la grafia corrispondente alla pronuncia inglese del suo nome, sono rimasti tre ritratti giovanili ed una quantità di lettere, appunti, annotazioni, commenti ad opere letterarie e riflessioni personali. Anche i figli e i nipoti, altrettanto grafomani, hanno contribuito al seguito della storia di famiglia, così come i loro amici Carlo Poerio, Francesco De Sanctis, Luigi Settembrini, Pasquale Villari e Guglielmo Capitelli. E dato che nessuno buttava via niente, insieme ad una infinità di cose inutili queste carte si sono in gran parte conservate. La storia dei Pandola attraversa le vicende del Risorgimento, dalla seconda guerra di indipendenza alla conquista dell’Italia meridionale da parte di Garibaldi, fino al termine del primo conflitto mondiale, e il pretesto per metterla insieme è stato il tentativo di riordinare i documenti sparsi nella loro residenza originaria di Lauro. A Londra ho trovato la maggior parte delle notizie sul lato angloirlandese della famiglia, nei registri parrocchiali, nell’archivio notarile di Somerset House, nella corrispondenza consolare dell’epoca presso il Public Records Office e nei registri di stato civile alla St. Catherine House. La maggiore difficoltà, oltre all’impossibile calligrafia di qualche parroco del tempo, è stata la mancanza di riferimenti incrociati tra nascite, matrimoni e morti. Ho dovuto sfogliare un volume dopo l’altro nella speranza di incontrare nomi conosciuti o date corrispondenti a quelle che avevo. La costruzione della stazione di King’s Cross e la conseguente distruzione del cimitero di St. Pancras non mi hanno permesso di ritrovare la tomba di Matthew Higgins, padre di Emilia, e nella parte cattolica del cimitero di Fulham non risulta quella del fratello Matthew James, che pure avrebbe dovuto esserci. Preziose invece sono state le notizie ricavate da almanacchi e cronache dell’epoca nella biblioteca pubblica di Ealing. Ho trovato moltissimo nei documenti consultati presso l’Archivio di Stato di Napoli, quello di Stato e Notarile di Avellino e l’Archivio Arcivescovile di Nola, grazie alla cortese disponibilità degli addetti. 15 16 Emilia e i suoi Purtroppo la distruzione dell’archivio parrocchiale di Lauro, nell’incendio appiccato dalle truppe francesi nel 1799, non mi ha permesso finora di risalire nel tempo oltre un certo limite per quanto riguarda la famiglia, ma per questa seconda edizione ho potuto avvalermi delle ricerche di una studiosa della storia locale, che, rintracciando i Pandola vissuti nel XVII secolo, mi ha permesso di ampliarne la genealogia. Sono poi debitrice nei confronti dell’Archivio del Ministero degli Affari Esteri e dell’Archivio Storico dell’Esercito, dai quali ho ricevuto, con efficienza e cortesia, notizie utili a chiarire e completare fatti e circostanze. Altre informazioni ho potuto facilmente raccogliere presso la biblioteca della Camera dei Deputati. Le tombe di quasi tutti i Pandola, da Emilia e suo marito in poi, si trovano nella cappella della Congrega dei Bianchi dello Spirito Santo, nel cimitero di Poggioreale a Napoli. Un crollo, tempo fa, ne ha danneggiato gravemente le lapidi; per fortuna il loro testo era stato copiato, anche se con qualche inesattezza, e conservato. L’iscrizione della tomba di Emilia, composta da Luigi Settembrini, si può leggere anche sulla sua sepoltura originaria, nella chiesa dell’allora convento di S.Giacomo, ora albergo a quattro stelle, a Fontenovella di Lauro. Nostra nonna, ultima dei Pandola, ha affascinato gli anni giovani di noi nipoti parlandoci del padre volontario nella terza guerra d’indipendenza, dello zio arrestato e mandato al confino per aver manifestato a favore delle vittorie piemontesi, del fratello presente nella prima guerra mondiale e morto poco più tardi. Nel suo ricordo ho cercato di raccontare il resto della storia come meglio ho potuto. Capitolo I Emilia, Gaetano, i figli 1.1. Emilia, l’irlandese Amelia, detta Emilia, fu battezzata il 7 febbraio 1802 nella chiesa di S. Maria Concepta a Dublino, primogenita di Matthew Higgins e di Janet o Janette Baillie. Gli Higgins, vecchia famiglia di nobiltà terriera irlandese1 , erano originari della contea di Westmeath; le loro proprietà, confiscate al tempo di Cromwell, vennero poi almeno in parte recuperate, visto che risiedevano nel castello di famiglia a Bennown, ora Bunnowen, almeno dalla metà del Settecento. Si diceva che Matthew avesse ricoperto una carica ufficiale presso il Regno di Sicilia, ma l’unica notizia certa che lo riguarda è la sua morte a Londra nel 1814, a cinquantatré anni. Fu sepolto a St. Pancras, Marylebone, da qualche parte fra le vecchie lapidi ora ammucchiate sotto gli alberi con britannico distacco. I Baillie2 appartenevano alla nobiltà terriera scozzese. Il suocero di Matthew, James, secondogenito di Hugh Baillie di Dochfour, aveva accumulato una enorme fortuna come agente del Re nell’isola di Grenada. Forte della posizione raggiunta aveva comperato nel 1791 la villa del duca di Argyll ad Ealing Grove, e si era fatto ritrarre con tutta la famiglia da uno dei più celebri pittori del tempo3 . Difficile 1. J.O’ Hart, Irish Pedigrees, or The origin and stem of the Irish Nation, rist. Genealogical Publishing Co., Baltimora, 1976, p. 485. 2. Vedi la voce “Baillie of Dochfour”, in History of the Landed Gentry of Great Britain and Ireland, pp. 54–55. 3. Sull’acquisto della villa v. A.E. Richardson, Robert Mylne, Architect and Engineer 1733 to 1811, London, B.T. Batsford Ltd., 1955. pp. 143–144. Le annotazioni nel diario dell’architetto portano rispettivamente le date del 2 giugno 1791: « Incontro con il signor Baillie riguardo all’acquisto di Ealing Grove etc. »; dell’11 giugno: « Ad Ealing. Incontro con la signora Baillie; dato direttive. Incontro con Christie; dato istruzioni per la vendita dei mobili »; del 1 luglio: « Vendita ad Ealing. Sono andato e me ne sono occupato per conto del Duca. . . »; del 5 luglio: « Ad Ealing tutto il giorno per completare la vendita. Esaminato le rimanenti questioni, dato istruzioni etc. » , e del 12 luglio: « Finita la questione di Ealing, dato il possesso al signor Baillie. 17 18 Emilia e i suoi immaginare ai nostri giorni Ealing come un elegante luogo di villeggiatura del diciottesimo secolo, con ville neoclassiche circondate da giardini. Al suo posto c’è un dignitoso quartiere della periferia ovest di Londra, casette tutte uguali allineate lungo la strada; il viottolo dietro la chiesa parrocchiale di St. Mary si chiama però ancora Baillie Walk4 . Poco più di due anni dopo James moriva. Impossibile identificarne la tomba tra le lapidi corrose intorno alla chiesa di Ealing, ma il registro parrocchiale ne annota la sepoltura avvenuta il 16 settembre 1793, e il Gentleman’s Magazine ne da’ notizia tra i Necrologi di persone eminenti, con aneddoti biografici5 , ricordando la sua nomina a parlamentare per il collegio di Horsham, Sussex, e le sue immense ricchezze. Nel ritratto, uno dei pochi in cui Gainsborough raffigura una intera famiglia, Janet, madre di Emilia, è la ragazza tredicenne con l’espressione seria e il cappello di paglia sui capelli scuri. Ebbe tre figlie e un figlio, sopravvisse a lungo al marito e morì a Hampstead, altro quartiere di Londra che all’epoca era un borgo autonomo, nel 1841; di vecchiaia, come annota il certificato di morte in un tempo in cui non era frequente raggiungere i settant’anni. Nessuno dei figli, infatti, vivrà così a lungo. Suoi doni sono molti dei libri appartenuti ad Emilia, tutti firmati da Janet nel rovescio di copertina, opere letterarie, libri di giardinaggio, saggi sull’educazione dei figli, a testimoniare la varietà di interessi di entrambe. Oltre ad Emilia Matthew e Janet ebbero altre due figlie, Alicia e Harriett, ed un figlio, Matthew James, di statura eccezionalmente alta per l’epoca (sei piedi e otto inches, corrispondenti circa ad un metro e ottantatré), scrittore e polemista, grande esperto di cavalli, amico di Peel e Thackeray, liberale convinto e fautore di riforme in senso meritocratico nella pubblica amministrazione inglese. Scritto una lunga lettera al D. di Argyll per riferire ». Il dipinto di Thomas Gainsborough intitolato The Baillie Family, che avrebbe dovuto essere esposto alla mostra dell’Accademia del 1784, e non lo fu per dissapori dell’artista con gli organizzatori, fu donato da Alexander Baillie, figlio di James, alla National Gallery dopo la sua morte, da dove è stato trasferito alla Tate Gallery nel 1951. 4. Unica descrizione della località che ho potuto rintracciare è nell’opuscolo A Perambulation in Ealing in 1766 di H. Smith, pubblicato a cura della Ealing Museum Art and History Society, 1980, pp. 8 e segg. James Baillie avrebbe acquistato la villa trent’anni più tardi. 5. Obituary of Considerable Persons; with Biographical Anecdotes, « Gentleman’s Magazine », parte II, vol.63 p. 869, presso la Ealing Public Library. i. Emilia, Gaetano, i figli 19 Più che per una ipotetica missione ufficiale in Italia gli Higgins saranno probabilmente venuti a Napoli, come tanti altri viaggiatori del tempo, alla ricerca di un clima mite e di bellezze monumentali e paesistiche6 . Facile prevedere che le giovani, bionde e rosee, così diverse dal tipo bruno predominante, avrebbero avuto successo nei salotti napoletani trovando più o meno rapidamente marito. Emilia sposa Gaetano Pandola nel 1823, Alicia, due anni più tardi, Vincenzo Capece Minutolo di Bugnano; Harriett, nel 1829, Francesco Ciccarelli di Cesavolpe, morendo soltanto sei anni dopo, forse per le conseguenze di una frattura. Rispetto a quelli delle due sorelle minori, appartenenti all’aristocrazia napoletana, il marito di Emilia non era che un borghese benestante venuto dalla provincia. Come e quando si siano incontrati resta, per il momento, un mistero. 1.2. Provinciali di successo Le prime notizie sui Pandola le ho trovate nella Rivela di Tomaso De Pannola in data 18 dicembre 17537 , cioè nella dichiarazione prescritta dalla revisione del Catasto Onciario durante il regno di Carlo III di Borbone, in cui i sudditi “rivelano” la loro situazione familiare e patrimoniale elencando proprietà, redditi e pesi. 6. « . . . in quegli anni (Matthew James Higgins) viaggiò in Italia e in Spagna, e spesso trascorreva l’inverno a Napoli dove le sue sorelle sposarono degli italiani ». Memoir of M.J. Higgins, che introduce i suoi Essays on social subjects, raccolta di articoli su temi di carattere sociale, rielaborati e pubblicati nel 1857. La commemorazione è di sir W. Stirling Maxwell, Smiths, Elder and Co., 15, Waterloo Place, 1875. La citazione è a p. X. Tra i numerosi scritti di Matthew James, quasi sempre sotto lo pseudonimo di Jacob Omnium, si possono inoltre ricordare le Letters on Military Education, Bradbury and Evans, Londra 1855, le Letters on the Purchase System, Bradbury and Evans, Londra 1857, Three Letters to the Editor of the Cornhill Magazine on Public School Education (con lo pseudonimo di Paterfamilias), Smith, Elder & Co., Londra 1861, oltre a moltissimi articoli pubblicati sul Times, — fino ad una querela che interruppe la sua collaborazione nel 1863, — sulla Edimburgh Review, e sul Cornhill. Scrisse anche delle Occasional Notes sotto forma di rubrica sulla Pall Mall Gazette, che costituirono una novità giornalistica per l’epoca. Le date dei matrimoni delle tre sorelle (1823, 1825 e 1829) mostrano che i loro soggiorni napoletani non erano necessariamente legati alla presenza del padre, visto che continuarono ben oltre la morte di quest’ultimo. 7. ASN, Catasto Onciario, vol.957, fol. 449/450. 20 Emilia e i suoi Tomaso si definisce “mastro d’ascia”, di trentaquattro anni, sposato con Carmina Graziano di quaranta, e con due figli piccoli, Antonio e Margherita. Segue l’indicazione delle rendite provenienti da un noccioleto e da alcuni quartini dati in affitto nella casa che Tomaso aveva comperato a Lauro dai confinanti religiosi di S. Maria Maddalena per centodieci ducati — che compaiono nelle passività — pagati nella misura di dieci ducati e mezzo all’anno. Il figlio riscatterà il residuo debito nel 1794. Un artigiano, quindi, un piccolo imprenditore, che possedeva “un cavallo per uso proprio” e poteva spostarsi nella zona secondo le sue esigenze e in modo autonomo. Nella Rivela si parla anche di una cognata Maddalena, che si accollava parte dell’affitto di un castagneto, e che molti anni dopo verrà indicata nell’atto di morte di Antonio come sua madre. Perduta la prima moglie Tomaso ne avrebbe quindi sposato la sorella, e all’epoca della morte del figlio il nome della madre naturale sarà stato più o meno dimenticato. Tomaso aveva un fratello più giovane, Francesco, canonico della Chiesa Collegiata di Lauro, che viene ricordato nelle cronache del luogo per il ruolo svolto al momento della proclamazione della Repubblica Partenopea. Gli abitanti di Lauro, per nulla contagiati dalle idee rivoluzionarie, avevano reagito formando bande armate e abbattendo gli alberi della libertà eretti nelle piazze. Negli scontri che seguirono i francesi ebbero la meglio, e mentre i lauretani fuggivano sulle montagne, si abbandonarono ad uccisioni, saccheggi e incendi, finché non vennero richiamati per intervenire su altri focolai di ribellione. Sembra che Francesco abbia cercato di agire da intermediario, ricevendo assicurazioni che la popolazione sarebbe stata risparmiata e che di conseguenza, fidando sulla parola delle truppe di Championnet, abbia involontariamente ritardato la fuga degli abitanti. Un resoconto anonimo della metà dell’Ottocento, forse opera di un impiegato comunale perché consiste in un elenco delle famiglie notabili di Lauro, da’ tuttavia una differente versione dei fatti: il canonico Pandola avrebbe pagato di tasca propria i francesi perché se ne andassero senza ulteriori distruzioni, « e così Lauro non tutto fu bruggiato »8 . 8. Vedi P. Moschiano 1799, Saccheggio e incendio di Lauro„ pubblicato a cura della Pro Loco Lauro, 1979, che contiene una cronaca accurata e ben documentata di quegli avvenimenti, e M. Giunto, La Repubblica diffusa: il 1799 nel Vallo di Lauro, Luciano editore, Napoli 1999.