Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
2
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Giuseppe Guarino
Verità o tradizione?
Gli insegnamenti della Chiesa Cattolica Romana
alla luce della Parola di Dio.
3
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
4
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
INDICE
Introduzione all'edizione del 2015
Introduzione
1. La Bibbia e la Tradizione
2. Il Capo della Chiesa
3. Istituzioni fondamentali della dottrina cattolica
4. La Messa come sacrificio
5. La salvezza per Grazia
6. Insegnamenti su Maria e i santi
7. Cattolicesimo teorico e pratico
Conclusione
Appendice I. La Cena del Signore
Appendice II. Il celibato del clero
Appendice III. Giacomo 2:14
5
7
11
15
29
49
65
71
93
113
123
131
165
175
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
6
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Introduzione all'edizione del 2015
Ho riletto e sistemato questo libro fra dicembre
2012 e gennaio 2013. Non me ne vogliamo i miei
amici e lettori cattolici se lo ripropongo senza
modifiche sostanziali. Quello che pensavo oltre
vent'anni fa quando ho buttato giù la sua prima stesura
è quello che penso oggi.
In questo libro la polemica verso il cattolicesimo è
forte e molto sentita - allora la sentivo più di oggi a
dire il vero. Quello che mi muoveva era un sentimento
misto fra voglia di scuotere le coscienze religiose
intorpidite della mia gente e spiegare l'essenza del mio
dissenso - ma, più in generale, del mondo evangelico e
protestante - nei confronti della Chiesa Cattolica
Romana.
Alcuni diranno che un libro come questo è
anacronistico. Io mi permetto di dissentire.
E' verissimo che il cattolicesimo ha fatto molti
passi in avanti, che non è più quello del concilio
tridentino e che il Concilio Vaticano II, come lo
dimostra il recente Catechismo della Chiesa Cattolica,
(opera sostanzialmente di Ratzinger, papa Benedetto
XVI, che allora presiedeva la commissione incaricata
di redigerlo) che presenta diverse importanti aperture
7
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ed una teologia più rispettosa delle altre confessioni
cristiane e del popolo ebraico. Ma da protestante mi
permetto di dire che ciò non basta. E se la protesta
delle chiese evangeliche e la loro allarmante espansione
serve - oltre che a risvegliare la spiritualità di molti
avvicinandoli ad una più consapevole conoscenza di
Cristo - da sprone per "costringere" la chiesa romana
ad avvertire la necessità di cambiamento, allora la
cristianità intera è costretta ad ammettere quanto
importante - anzi irrinunciabile - sia il nostro apporto.
Sul finire del Medioevo le voci di vari uomini di
Dio si alzarono contro la corruzione della Chiesa
Cattolica e contro le false dottrine che propinava alle
masse ignoranti. Alcuni, incuranti dei rischi che
correvano sfidando le autorità ecclesiastiche del
tempo, osarono abbandonare il latino per predicare la
Parola di Dio liberamente nella lingua dei fedeli - Ian
Hus pagò con la vita per questo! Altri osarono tradurre
la Bibbia e porgerla al popolo, reclamando il diritto di
ognuno di leggere e comprendere la Parola di Dio. La
Chiesa Cattolica seppe rispondere soltanto mettendo
la Bibbia all'indice dei libri proibiti, affidando poi alla
spada, con l'inizio della "santa" Inquisizione, il
compito di convincere i popoli della terra che la
Chiesa Cattolica era l'unica vera Chiesa di Cristo evidentemente lo Spirito Santo da solo non bastava in
quella circostanza.
8
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
E' vero che noi protestanti abbiamo contribuito a
dividere il mondo cristiano, ma è anche vero che
siamo stati noi i primi a proclamare il diritto alla libertà
di religione ed ad adoperarci per la sua diffusione fra i
popoli. E' anche vero che con la dottrina del libero
esame e cioè che ognuno ha diritto (ma anche il
dovere) di leggere la Parola di Dio e la possibilità, con
l'aiuto dello Spirito Santo, di comprenderla, le nazioni
protestanti promossero l'alfabetizzazione del popolo.
In parole povere, visto che la concorrenza migliora
sempre il mercato, ritengo che parte del merito dei
miglioramenti nella dottrina e nella prassi cattolica
siano proprio di noi evangelici e protestanti in genere.
Quindi, proprio adesso che tanto è stato fatto, ma che
ancora tanto si può e si deve fare, non ha senso
accontentarsi dei progressi ottenuti, ma dobbiamo
spingere perché si vada ancora avanti e si faccia di più,
non per l'unità della Chiesa (perché la Chiesa non è
mai stata divisa) ma per una migliore e più diffusa
autentica conoscenza del nostro Signore Gesù, per
condurre sempre un numero maggiore di individui alla
salvezza in Cristo, per spronare ogni uomo a non
sottostare, nell'ignoranza, alla tirannide spirituale di
nessun individuo o organizzazione, ma a servire Dio
con gioia ed intelligenza della Parola di Dio.
Con questi sentimenti in cuore, ripresento il mio
libro sugli insegnamenti della Chiesa Cattolica alla luce
9
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
della Parola di Dio ai visitatori del mio sito nell'anno
2015
10
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Introduzione
“l’ignoranza delle Scritture
è l’ignoranza di Cristo”
S. Girolamo.
Ho scritto questo libro espandendo l’opuscolo che
porta lo stesso titolo. Sebbene alcuni lo potranno
ritenere inutile o ripetitivo, per me rappresenta
qualcosa di particolarmente importante. E’, infatti, più
che una semplice la raccolta di informazioni o di
opinioni, quanto il tentativo di condividere con il
lettore un'esperienza autentica e profonda, la
straordinaria scoperta della Verità che ha determinato
l’indirizzo dell’intera esistenza di chi scrive.
Ero poco più che un ragazzino quando un pastore
evangelico mi regalò una Bibbia, invitandomi a leggerla
per conoscere meglio la persona e la volontà di Dio.
Lì, in quel libro, io ho trovato la Verità e la salvezza. In
quelle pagine io ho trovato elementi sufficienti per
poter finalmente giudicare se quello che mi era stato
insegnato in materia di religione era la Verità, era
realmente conforme alla Parola di Dio.
La Bibbia è il libro considerato sacro da tutte le
confessioni cristiane, Parola di Dio, regola e metro
anche per la Chiesa Cattolica. Questo era un ottimo
11
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
punto di partenza datomi dalla stessa mia fede
cattolica per avvicinarmi alla Sacra Scrittura.
Leggendo la Bibbia io scoprii che alcune dottrine
della Chiesa Romana erano false, infondate, contrarie
all’insegnamento di quegli apostoli, dai quali essa dice
di derivare il suo credo. Leggendo la Bibbia imparai la
Verità. Una Verità tanto grande e tanto importante che
non poteva lasciare spazio a compromessi.
Rimasi molto colpito dalla lettura del “Decalogo”, i
Dieci Comandamenti, che nella Bibbia non erano
come me li avevano ancora piccolissimo fatti mandare
a memoria. Non trovai nessun fondamento per la
confessione auricolare al prete, o per il celibato del
clero, per la messa intesa come sacrificio e per tanti
altri insegnamenti - i dettagli nelle pagine a venire - che
invece mi erano stati proposti come Parola di Dio.
Questo per quanto concerne la scoperta del
significato della prima parola del titolo che ho dato a
questo libro, “Verità”.
Cosa dire invece della “tradizione”? Questa
tradizione non è la Tradizione, dottrina e norma di
fede cattolica. L’interrogativo che pongo con questo
mio studio non riguarda complicate sottigliezze
dottrinali, quanto la scelta da fare da parte
dell’individuo davanti all'evidenza degli errori negli
insegnamenti religiosi che ha ricevuto. Una scelta che
“impone” una rottura con il passato, con la propria
tradizione, in buona sostanza un rinnegare se stessi,
12
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ciò che si è sempre pensato o creduto per amore di
Verità.
L’approccio al cattolicesimo di questo libro non
sarà squisitamente dottrinale, sebbene possa sembrare
così. Il cattolicesimo messo in discussione sarà quello
di ogni giorno, vissuto anni fa da chi scrive e che
riguarda il cattolico italiano medio. Perché parlare di
“Verità” vuol dire anche mettere da parte la teoria e le
belle parole per la sostanza e la realtà vissuta delle
cose. Il cattolicesimo considerato non è, quindi, quello
ufficiale del Catechismo della Chiesa Cattolica, che gli
stessi cattolici in buona parte ignorano, quanto la
concreta esperienza religiosa che io ho vissuto e che
forse il lettore ha bisogno di vivere.
Spero che questo scritto trasmetta più che la
conoscenza teorica di chi lo ha prodotto e sia stimolo
perché chi non lo ha fatto già, cominci ad accostarsi
alla conoscenza della Verità rivelata in Cristo e
tramandata dalle Sacre Scritture.
Possa il Signore utilizzare questo mio lavoro per la
sua gloria.
13
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
14
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
1. La Bibbia e la Tradizione
La Bibbia: Parola di Dio
Cos’è la Bibbia? Che valore ha per i cristiani? Cosa
vuol dire che la Bibbia è la Parola di Dio?
Rispondere a questi quesiti è l’indispensabile punto
d’inizio per la nostra discussione e persino perché
questa possa avere un senso.
Due gli aspetti delle Sacre Scritture che più ci
interessano in questo contesto sono il suo significato
storico e quello religioso.
Da un punto di vista storico, la Bibbia è la raccolta
di libri ritenuti sacri dai cristiani. Si divide in Antico e
Nuovo Testamento. L'Antico Testamento è stato
composto molto tempo prima della venuta di Gesù e
racchiude il patto stretto da Dio col popolo di Israele.
Il Nuovo Testamento racchiude gli insegnamenti del
cristianesimo, come tramandati dagli apostoli di Gesù
in forma scritta.
I primi cinque libri della Bibbia, denominati anche
Pentateuco o Legge, sono stati scritti da Mosè e
narrano la storia dell’umanità dalle sue origini fino al
15
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
patto che Dio strinse con Mosè ed Israele sul Sinai e le
Leggi date in virtù di quel patto.
Seguono, nella raccolta cristiana, i libri "storici":
Giudici, 1 e 2 Samuele, ecc., che narrano la storia
politico-sociale e religiosa della nazione ebraica dal suo
insediamento in Palestina, fino al ritorno dalla cattività
babilonese.
Ultima parte, quella dei "profeti", divisi in maggiori
e minori, a seconda delle dimensioni dei loro scritti. I
profeti hanno accompagnato il cammino di Israele
parlando al popolo in vece di Dio, invitando al
ravvedimento quando il popolo trascurava il Suo
volere.
Sebbene nel canone, nella lista dei libri sacri,
ispirati, gli ebrei e i cristiani annoverino gli stessi libri, i
cristiani usano una disposizione diversa rispetto all’uso
ebraico. Nulla di rilevante, visto che i libri sono i
medesimi - almeno secondo il canone accettato dai
protestanti.
Era con l’intento di richiamare l’interezza delle
Scritture ebraiche, facendo riferimento alla sua
naturale divisione, che Gesù disse ai discepoli: “Poi,
disse loro: Queste sono le cose che io vi dicevo quand’ero ancora
con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella Legge
di Mosè, nei profeti e nei Salmi, fossero adempiute.” (Luca
24:44)
Per i primissimi cristiani, quelli dell’era apostolica,
la Bibbia comprendeva, ovviamente, solo l’Antico
16
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Testamento. L’apostolo Filippo, per citare un esempio
che troviamo nel Nuovo Testamento stesso, dimostrò
all’eunuco Etiope, di fede ebraica, che Gesù era il
Messia attraverso la lettura dell’Antico Testamento, del
libro di Isaia (Atti 8:26-40).
Molto presto, però, acquistarono valore di Parola
di Dio anche gli scritti degli apostoli, che vennero
affiancati alle Scritture ebraiche. Nacque, quindi, la
distinzione fra Antico e Nuovo Testamento.
Il Nuovo Testamento comprende i quattro
Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le epistole e il libro
dell’Apocalisse.
I Vangeli sono delle narrazioni della vita e degli
insegnamenti di Gesù. Sono scritti autorevoli di
individui che erano stati testimoni oculari del
ministero di Gesù (Matteo e Giovanni) o che ne
avevano raccolto le memorie (Marco e Luca).
Matteo, autore del primo vangelo, era uno degli
apostoli, come Giovanni, autore del quarto. Marco,
invece, autore del secondo vangelo, sembra abbia
raccolto le memorie di Pietro. Luca discepolo di Paolo,
precisa egli stesso d’avere ricercato con cura presso
fonti attendibilissime, mostrando uno spirito di
indagine tipico del mondo greco, dal quale questo
autore sembra provenisse. Lo stesso Luca scrisse poi
gli Atti degli Apostoli, la storia dei primi passi della
Chiesa, dalla Pentecoste alla prigionia di Paolo a
Roma.
17
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nelle diverse epistole indirizzate a varie chiese, gli
apostoli confermano alle chiese locali la fede ricevuta
da Gesù. Uno dei brani più significativi del Nuovo
Testamento che sintetizza il suo significato storico e
religioso, lo troviamo proprio nelle epistole, quando
Pietro afferma: “Perchè non è andando dietro a favole
artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la
potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, ma perché
siamo stati testimoni oculari della sua maestà. ” (2 Pietro
1:16)
In ultimo, chiude il Nuovo Testamento e la Bibbia,
l’Apocalisse, scritta da Giovanni, unico libro
prettamente profetico del Nuovo Testamento.
All’Antico Testamento, ancora prima della metà
del II secolo d.C. i cristiani avevano sommato il
Nuovo, nella struttura da tutti accettata di: Vangeli,
Atti, Epistole, Apocalisse.
Il valore storico del Nuovo Testamento è evidente:
morti gli apostoli, i testimoni oculari, i loro scritti,
ritenuti autentici dalla Chiesa, divennero i custodi della
autentica dottrina apostolica per le generazioni a
venire.
Il significato storico delle Sacre Scritture, per il
cristiano almeno, va comunque solo ad affiancarsi e
passa addirittura in secondo piano quando si considera
il loro significato religioso, spirituale.
L’idea dell’apostolo Paolo e, quindi, della Chiesa
apostolica, a riguardo era chiara: In 2 Timoteo 3:16,
18
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
egli scrive: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio utile a
insegnare, a riprendere, a correggere ad educare alla giustizia,
affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni
buona opera.”
Il termine “ispirata” fa comprendere l’intervento
determinante di Dio nella composizione delle
Scritture, talché in esse Dio stesso ha parlato e parla
all’uomo. Il valore dell’affermazione che segue
possiamo benissimo estenderlo a tutta la Bibbia: “Ben
parlò lo Spirito Santo ai vostri padri per mezzo del profeta
Isaia...” (Atti 28:25)
Anche Pietro parla apertamente dell’ispirazione
della Sacra Scrittura in termini inequivocabili: “non è
dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli
uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo
Spirito Santo.”, (2Pietro 1:21)
Nella Bibbia, allora, Dio stesso parla, si rivela
all'uomo. Il suo Spirito ha guidato gli autori sacri
affinché ciò che essi scrivevano fosse realmente ed in
ogni senso Parola di Dio.
Per questo motivo, i cristiani hanno bisogno e
“debbono” conoscere le Sacre Scritture. Per
apprendere da Dio e conoscere la sua volontà.
Diciamo subito che la Chiesa Cattolica dispensa i
suoi fedeli dalla lettura della Bibbia, sostituendo ad
essa il catechismo.
Molto diverso l’uso della Chiesa primitiva. Paolo
stesso, ad esempio, raccomandava lo scambio e la
19
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
lettura delle sue epistole fra le diverse comunità.
Scriveva, infatti, alla fine della sua prima epistola ai
Tessalonicesi, “Io vi scongiuro per il Signore a far si che
questa epistola sia letta a tutti i fratelli.” (1 Tessalonicesi
5:27). Quanti cattolici conoscono il contenuto di
questi scritti che l’apostolo addirittura scongiurava di
leggere?
Sempre Paolo, scrive nella conclusione della sua
epistola indirizzata alla chiesa della città di Colosse, “E
quando questa epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia letta
anche nella chiesa dei Laodicesi e che anche voi leggiate quella
che vi sarà mandata da Laodicea.” (Colossesi 4:16)
La conoscenza della Parola di Dio è elemento
indispensabile della vita cristiana. E non vi può essere
esitazione nell’affermare con S. Girolamo che
“l’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo”.
La conversione stessa a Dio origina dalla Parola di
Dio: “...poiché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma
incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente...e
questa è la parla della Buona Novella (l'Evangelo) che vi è
stata annunciata.”, (1 Pietro 1:23-25)
Nessuno può dirsi veramente cristiano se non ha
sperimentato quel ravvedimento, la fede che origina
dal credere il messaggio dell’Evangelo che troviamo
nella Bibbia.
Nella Parola di Dio il cristiano trova inoltre il cibo
spirituale necessario per la sua crescita spirituale. La
lettura, la meditazione della Bibbia, lo sforzo di
20
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
mettere in pratica quanto Dio stesso ci insegna, sono
essenziali, un’esperienza personale che riguarda ogni
vero credente.
Gesù stesso disse: “Non di pane soltanto vivrà l'uomo
ma da ogni parola che procede dalla bocca di Dio”, citando
l'Antico Testamento in Matteo 4:4. Le parole di Dio
cui fa riferimento Gesù le troviamo nella Sacra
Scrittura, ispirata dallo Spirito Santo.
“Io ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare
contro di te. Tu sei benedetto, o Eterno; insegnami i tuoi statuti.
Ho raccontato con le mie labbra tutti i giudizi della tua bocca.
Io gioisco nella via delle tue testimonianze, come se possedessi
tutte le ricchezze. Io mediterò sui tuoi precetti e considerò i tuoi
sentieri. Io mi diletterò nei tuoi statuti, non dimenticherò la tua
parola.” (Salmo 119: 11-16)
“La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce
sul mio sentiero.” (Salmo 119:105)
Nella Bibbia troviamo le parole che ci guidano in
questa vita ed alla vita eterna.
“Da allora molti dei suoi discepoli si ritrassero indietro e
non andavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: Non ve
ne volete andare anche voi? Simon Pietro gli rispose: Signore, a
chi ce ne andremo noi? Tu hai le parole di vita eterna."
(Giovanni 6:66-68)
In verità, la risposta data dagli apostoli a Gesù deve
essere il sintomo del bisogno suscitato dallo Spirito
Santo in ogni vero credente.
21
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
L’aspetto più sconfortante del cattolicesimo
pratico è la totale deresponsabilizzazione del fedele
laico nei confronti del proprio ruolo nella
comprensione ed anche nella messa in pratica della
Rivelazione. Nella Chiesa romana sembra che solo il
clero abbia la responsabilità, come anche il privilegio
di potere avere diretto accesso alla Parola di Dio. Il
laico sa ciò che la Chiesa gli fa sapere, compie i riti
previsti dalla Chiesa, ma a volte, ho constatato, non ne
comprende nemmeno del tutto il loro significato.
La diffusa ignoranza dei cattolici sulla Bibbia è la
triste eredità dell’assolutismo del clero cattolico in
materia spirituale - ne parlerò meglio più avanti
quando discuterò del Magistero della Chiesa Cattolica che nella pratica ha allontanato i fedeli dalla Bibbia,
come da un libro di formule arcane riservato a pochi
iniziati.
I cristiani che si professano tali e sconoscono la
Bibbia si illudono soltanto, a qualunque confessione
appartengano o dicano di appartenere.
Leggendo il Nuovo Testamento esso risulterà
molto semplice alla comprensione, edificante e di
benedizione alla lettura fatta con fede. Scopriremo,
poi, che più ci dedicheremo con impegno, più
chiederemo a Dio di illuminarci, più sarà facile e bello
far nostre le parole del Signore rendendole vive in noi,
mettendole in pratica.
22
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Prima che il cristianesimo apparisse i libri
dell’Antico Testamento venivano regolarmente letti e
spiegati nella sinagoga ebraica - equivalente della
chiesa locale nella religione cristiana -la parrocchia
cattolica. Gli apostoli stessi non erano uomini istruiti
eppure conoscevano la Bibbia. Anche i più umili del
popolo ebraico – alcuni apostoli erano pescatori potevano avere accesso alla Parola di Dio ed erano
stimolati in tal senso.
Molti cattolici, sebbene istruiti, sono ignoranti
quando si parla di Bibbia.
Nella chiesa primitiva, la lettura della Parola di Dio
era essenziale quanto nella sinagoga ebraica. Ciò a
dispetto delle difficoltà del tempo: esistevano pochi
manoscritti, spesso custoditi dalla comunità come
autentici tesori; forse non tutti i libri del Nuovo
Testamento erano a disposizione di tutti. Le
persecuzioni dell'impero romano inoltre tentarono
persino di distruggere l'eredità cristiana e per
preservarla molti pagarono la loro fedeltà a Dio con la
vita. E’, quindi, vergognoso che i cristiani di oggi
lascino marcire in bellissime librerie quel libro per la
preservazione del quale alcuni loro confratelli hanno
persino dato la vita.
Nelle pagine che seguiranno scopriremo l’aperto
contrasto esistente fra l’autentica dottrina cristiana
come riportata dal Nuovo testamento, come vissuto
dalla chiesa primitiva e insegnato direttamente dagli
23
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
apostoli e l’insegnamento, le dottrine e la prassi
cattolico-romane.
La Bibbia risulterà allora incredibilmente chiara,
così come comparirà la sua importanza quale
strumento per appurare il vero insegnamento
apostolico e distinguerlo dall’invenzione umana.
Persino le parole dell'apostolo Paolo furono pesate
dalle prime comunità alla luce della Bibbia. In Berea,
una città greca, i neocredenti “...ricevettero la parola con
ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se
le cose stavano così.” (Atti 17:11). Fare altrettanto è un
dovere ed un diritto che nessuno che si reputi
veramente cristiano può delegare ad altri.
Quanto sia importante non il “credere” astratto in
“qualcosa”, bensì all’Evangelo della grazia che
rinveniamo nella Parola di Dio, lo apprendiamo dalla
forte affermazione dell’apostolo Paolo: “Fratelli, io vi
rammento l'Evangelo che vi ho annunziato, che voi ancora avete
ricevuto, nel quale state saldi, e mediante il quale siete salvati, se
pur lo ritenete quale ve l'ho annunziato; a meno che non abbiate
creduto in vano.” (1 Corinzi 15:2)
La Tradizione: spina dorsale del cattolicesimo.
La divergenza maggiore fra la dottrina cattolica e
protestante o evangelica è l'importanza attribuita alla
Tradizione a discapito dell’autorità esclusiva della
Parola di Dio scritta.
24
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nella Chiesa romana il Papa ed i Concili sono
anch’essi infallibili in materia dottrinale quanto la
Bibbia. A loro si affianca il cosiddetto Magistero della
Chiesa Cattolica, che è di fatto l’unica infallibile
interprete della Verità rivelata.
La Tradizione cattolica si vuole affiancare alla
Rivelazione “scritta” ed ha senso in quanto concorre a
tramandare in maniera fedele l’insegnamento
apostolico, completando quanto troviamo nella Sacra
Scrittura.
“Per la Chiesa cattolica la Sacra Scrittura non è che
uno dei fondamenti della conoscenza religiosa.
L’essenziale è la Tradizione, insieme di verità incluse o
meno nella Bibbia ma insegnate dall’autorità della
Chiesa. La Sacra Scrittura non è per così dire che il
primo anello della Tradizione, evidentemente il più
importante; non esiste il <<libero esame>> dei testi
sacri, come per la maggior parte dei protestanti; la
Chiesa ne dà una interpretazione ufficiale a tal punto
che solo le edizioni della Bibbia annotate ed approvate
dalla gerarchia ecclesiastica possono essere lette dai
fedeli. Per il cattolico il libro che fa fede non è tanto la
Bibbia, testo spesso oscuro e che può essere
interpretato in modi molto diversi, quanto il
catechismo, che è una sintesi concisa e didattica della
Tradizione.”, Jean-Baptiste Duroselle, Jean-Marie
Mayeur, “Storia del Cattolicesimo”, Edizione Tascabili
Economici Newton, pag.10.
25
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nell'introduzione della Bibbia della CEI si legge:
"La comunità cristiana, dalle origini ad oggi, ha
considerato la Sacra Scrittura, insieme alla Tradizione,
regola suprema della fede ... "
In realtà la Tradizione prova a dare un significato
autenticamente cristiano a quel processo storico che
nella prassi cattolica ha visto sommarsi al semplice
dato evangelico una serie di usi e pratiche che non
provengono dalla Bibbia, quindi, dalla forma più
autentica e vera del cristianesimo.
La Tradizione crea degli evidenti contrasti fra la
dottrina della Chiesa romana e quella biblica.
Qualcosa di molto simile accadde alla religione
ebraica dei tempi di Gesù. Quest’ultimo, infatti,
censurò apertamente il clero ebraico perché aveva dato
vita ad un sistema rigorosissimo di regole ma
trascuravano l’essenza della Rivelazione. Il giudaismo
dei tempi di Gesù era scaduto in un apparato religioso
basato sul formalismo, il legalismo, il ritualismo, a
discapito dell’amore, della giustizia, della vera essenza
della Parola di Dio data a Mosè ed ai profeti.
Ma leggiamo quanto Gesù stesso dice loro nel
vangelo di Marco, al capitolo 7. “E i Farisei e gli scribi
domandarono: Perché i tuoi discepoli non seguono essi la
tradizione degli antichi, ma prendon cibo con mani impure? Ma
Gesù disse loro: Ben profetò Isaia di voi ipocriti, com’è scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lontano
da me. Ma invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine
26
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
che son precetti d’uomini. Voi, lasciato il comandamento di Dio,
state attaccati alla tradizione degli uomini. E diceva loro
ancora: Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per
osservare la tradizione vostra!”
Anche nel cattolicesimo, lo sfarzo, la complessa
ritualità, le infinite regole, un crescente atteggiamento
camaleontico, hanno finito per tradire la semplicità e la
vera essenza, prettamente spirituale, dell’autentico
messaggio cristiano.
La Tradizione cattolica non trova alcuna
giustificazione scritturale e non può semplicemente
sommarsi alla Rivelazione scritta, come è facilmente
dimostrato dal fatto che questa non solo non si trova
nella Bibbia, ma addirittura contrasta con
l'insegnamento della Parola di Dio.
Ciò sarà dimostrato in dettaglio nelle pagine a
venire.
27
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
28
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
2. Il Capo della Chiesa
La Chiesa: Tempio di Dio e corpo di Cristo. Gesù suo
fondamento e capo.
L’uso comune del termine “chiesa” rischia di far
perdere di vista all’uomo medio il reale significato di
questa parola ed è fondato il timore che non pochi
considerino “chiesa” solo il locale consacrato, adibito
al culto a Dio.
E’ chiaro, però, dal significato letterale e dall’uso
del termine, nel greco originale del Nuovo
Testamento, ma comprensibilissimo anche nella
traduzione italiana, che per Chiesa bisogna intendersi
l’insieme di coloro che abbracciano la fede in Cristo e
sono stati rigenerati dallo Spirito Santo di Dio.
La Chiesa non è, quindi, un luogo.
Non è neanche una struttura gerarchica fra Dio e
l’uomo, perché tutti coloro che hanno creduto ne
fanno parte.
Il Nuovo Testamento ci parla della Chiesa come:
Tempio di Dio e Corpo di Cristo.
Secondo le credenze giudaiche, Dio abitava nel
Tempio visibile edificato da Salomone a
29
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Gerusalemme. Ed in un certo senso era vero. Quel
luogo Dio aveva scelto per mostrare ad Israele,
attraverso delle figure materiali, delle realtà spirituali,
celesti.
Gli apostoli usano il linguaggio che viene
dall’Antico Testamento, ma in modo che faccia
comprendere il carattere transitorio di quello alla luce
del profondo significato della nuova dispensazione.
Scrive perciò Paolo: “Non sapete voi che siete il Tempio di
Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinzi 3:1617)
“... noi siamo il Tempio dell'Iddio vivente, come disse Iddio:
io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio,
ed essi saranno mio popolo.” (2 Corinzi 6:16)
“Voi dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma
siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio,
essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti,
essendo Cristo Gesù la pietra angolare, sulla quale l'edificio
intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un
tempio santo nel Signore. Ed in lui voi pure entrate a far parte
dell'edificio, che ha da servire di dimora a Dio per lo Spirito
(Santo).” (Efesini 2:19-22)
Scrive ancora l’apostolo Pietro: “Accostandovi a lui Gesù -, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi
a Dio eletta e preziosa, anche voi come pietre viventi, siete
edificati qual casa spirituale, per esser un sacerdozio santo per
offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù
Cristo. Poiché si legge nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion
30
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
una pietra angolare, eletta, preziosa; e chiunque crede in lui non
sarà confuso.” (1Pietro 2:4-5)
Ecco che la Chiesa, Tempio di Dio, è l’avverarsi
d’una promessa realtà spirituale riguardante l’era
messianica: Dio abita adesso con noi ed in noi, tramite
lo Spirito Santo, promesso a tutti coloro che credono,
il quale ci rigenera, ci ammaestra, ci guida, ci conforta,
ci sigilla. Le parole di Pietro richiamano tutte il culto
giudaico, il tempio, il sacerdozio, i sacrifici mosaici, per
confermarne l’adempimento spirituale nella Chiesa,
dimora spirituale di Dio.
Di questo edificio santo, di questa casa spirituale,
Gesù è il fondamento, la pietra angolare; su di lui esso
è edificato.
La Chiesa è anche chiamata il Corpo di Cristo.
“Ogni cosa egli gli ha posta sotto i piedi, e l'ha dato per
capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di
colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.” (Efesini
1:22-23)
“Ed egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa.” (Colossesi
1:18)
La Chiesa, edificio spirituale di Dio, è il corpo di
Cristo, e quest'ultimo ne è il capo.
Il papa
Il linguaggio della Bibbia è davvero molto diretto e
semplice. La Chiesa cattolica romana ha, però, un capo
31
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
che non è Cristo, il Papa; un capo definito visibile; ciò
facendo va al di là di quanto la Sacra Scrittura insegna.
La figura del Papa e le sue prerogative di Sommo
Pontefice, Vicario di Cristo, Successore di Pietro nella
sede apostolica romana, Capo della Chiesa, erano
sconosciute nel periodo apostolico e tali rimasero per
diversi secoli. Furono le particolari circostanze della
sede romana, il suo prestigio, a dare inizio ad un
processo culminato nell’infallibilità papale decretata
dal Concilio Vaticano I nel XIX secolo.
La lettura del Nuovo Testamento rivelerà un
silenzio totale su quella che è la figura più importante
del cattolicesimo! Ciò sarebbe impensabile se questa
fosse stata riconosciuta dai primi cristiani.
San Paolo elenca i ministeri necessari alla
sopravvivenza della Chiesa, per ben due volte:
“ ... or voi siete il corpo di Cristo, e membra d'esso, ciascuno
per parte sua. E Dio ha costituito nella cosa primieramente degli
apostoli; in secondo luogo dei profeti; in terzo luogo dei dottori
...” (1 Corinzi 12:28)
“Ed è lui - lo Spirito Santo - che ha dato gli uni, come
apostoli; gli altri come profeti; gli altri come evangelisti; gli altri
come pastori (o vescovi) e dottori, per il perfezionamento dei
santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del corpo di
Cristo.” (Efesini 4:11)
Come poteva omettere l’apostolo il ministero che
avrebbe dovuto essere il più importante, persino più
32
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
importante di tutti quelli da lui citati messi insieme se
la dottrina apostolica l’avesse previsto?
Lo stesso Paolo non fa, significativamente, nessun
cenno ad un "papa" nella narrazione del suo primo
viaggio a Gerusalemme; in particolare, ci rendiamo
conto che Pietro è posto allo stesso livello degli altri
apostoli: “Ma quelli che godono di particolare considerazione
(quali già siano stati a me non importa; Iddio non ha riguardi
personali), quelli, dico, che godono maggior considerazione non
m’imposero nulla di più; anzi, quando videro che a me era stata
affidata la evangelizzazione degli incirconcisi, come a Pietro
quella de’ circoncisi (poiché Colui che aveva operato in Pietro per
farlo apostolo della circoncisione aveva anche operato in me per
farmi apostolo dei Gentili), e quando conobbero la grazia che
m’era stata accordata, Giacomo e Cefa (Pietro) e Giovanni,
che sono reputati colonne, dettero a me ed a Barnaba la mano
d’associazione perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai
circoncisi; soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri; e
questo mi sono studiato di farlo.” (Galati 2:6-10)
Pietro, che secondo la Tradizione Cattolica
avrebbe dovuto essere il primo "Papa", è nominato
con gli altri due apostoli Giacomo e Giovanni ed è con
loro definito “colonna”. Le decisioni non sono prese e
imposte da lui soltanto, ma dalla comunità.
Paolo specifica inoltre un ruolo particolare affidato
a Pietro: il suo apostolato presso i Giudei. Se fa
attenzione persino a citare un dettaglio del genere sulla
figura di Pietro, come avrebbe potuto trascurare il
33
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
fatto che l’apostolo rivestisse la carica più importante
della Chiesa?
A dimostrazione della inesistente superiore autorità
di Pietro sugli altri apostoli, la nota che riporta lo
stesso incidente nel libro degli Atti, al capitolo 15 dal
v.22. Infatti, poco prima, nello stesso libro, è detto: “or
gli apostoli che erano a Gerusalemme, avendo inteso che la
Samaria aveva ricevuto la Parola di Dio, vi mandarono Pietro e
Giovanni.” (Atti 8:14)
Pietro è inviato dagli altri apostoli.
Certamente la credenza che Pietro sia stato il
primo "Papa" non viene dalla Bibbia, che anzi prova il
contrario. Ciò non per sminuire il significato della
figura dell’apostolo, ma per dargli i giusti contorni, che
lui non tentò mai di prevaricare.
Matteo 16:16-18 è il passo biblico usato di solito
dai credenti cattolici per dimostrare che è su Pietro che
Gesù fondò la sua Chiesa. Esaminiamo, però, questo
brano da vicino e alla luce dell’intera Rivelazione e
trarremo tutt'altre conclusioni.
“Poi Gesù, venuto nelle parti di Cesarea di Filippo,
domandò ai suoi discepoli: Chi dice la gente che sia il Figliuol
dell’uomo? Ed essi risposero: Gli uni dicono Giovanni Battista;
altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti. Ed egli disse loro:
E voi, chi dite ch’io sia?
Simon Pietro, rispondendo, disse: Tu sei il Cristo, il Figliuol
dell’Iddio vivente.
34
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
E Gesù, replicando, gli disse: Tu sei beato, o Simone, figliuol di
Giona, perché non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo,
ma il Padre mio che è nei cieli. E io altresì ti dico: Tu sei
Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte
dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno
dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’
cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli.”
(Matteo 16:13-19)
Gesù non dice a Pietro: Vai a Roma e fonda lì la
mia Chiesa della quale tu e i tuoi successori sarete a
capo. Egli annuncia all’apostolo che Lui - Gesù edificherà la Sua Chiesa su quella confessione di fede
che Pietro aveva fatto poco prima, sulla verità di Gesù,
“Cristo, il Figliuolo dell'Iddio vivente”, su se stesso. La
Chiesa infatti è edificata su Cristo, non su di un uomo.
Cristo è il centro e il fondamento di tutta l'opera di
Dio che è la nuova dispensazione e la Chiesa è
edificata da lui e su di lui.
Pietro non è la Pietra. Paolo lo definisce, con gli
altri "sommi apostoli", "colonna" dell'edificio di Dio
che è la Chiesa; ma non "fondamento", "pietra
angolare" perché quel ruolo è di Gesù.
E’ ovvio che il brano di Matteo non è di facile
lettura, ma è solo un esame parziale della Rivelazione
che può indurre a credere che la Chiesa sia edificata su
Pietro. I brani più semplici e immediati che abbiamo
esaminato prima ci mostrano Gesù come Pietra
Angolare, fondamento della Chiesa intesa come
35
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
edificio spirituale, Tempio di Dio, nonché come Capo
della Chiesa, suo corpo. Queste affermazioni dirette
non lasciano spazio per alcuna speculazione di sorta.
Come avviene in altri punti della Bibbia, conviene
ricorrere a passi più semplici ed immediati per
interpretare con sicurezza quelli più oscuri.
Gesù si riferisce a se stesso come la pietra
angolare, in Matteo 21:42-44: “Gesù disse loro: Non avete
mai letto nelle scritture: “La pietra che gli edificatori hanno
riprovata è quella che è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto
dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"? Perciò io vi
dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente
che ne faccia i frutti. E chi cadrà su questa pietra sarà
sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale cadrà.”
Anche qui il Signore parla della pietra in terza
persona, sebbene si riferisca chiaramente a se stesso.
L'uso di un linguaggio figurato e di un affiancarsi
di parole simili o uguali è caratteristico di molti detti di
Gesù e non deve stupirci, è una caratteristica delle
lingue ebraica ed aramaica usate dal Signore e dagli
apostoli che lascia il segno anche nella costruzione
delle frasi del Nuovo Testamento.
E’ un linguaggio figurato anche quello delle
“Chiavi” di cui Pietro sarebbe stato depositario.
Gesù dirà più avanti nello stesso Vangelo di
Matteo al clero giudaico: “Ma guai a voi, Scribi e Farisei
ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente, poiché
36
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
né vi entrate voi né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.”
(Matteo 23:13)
Nel Vangelo di Luca le parole di Gesù contro i
giudei diventano ancora più significative: “Guai a voi,
dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della scienza! Voi
stessi non siete entrati, ed avete impedito quelli che entravano.”
(Luca 11:52)
“Io ti darò le chiavi”, dice Gesù a Pietro in Matteo.
Quindi in quell'occasione Pietro non riceve le “chiavi”
del regno dei cieli, ma ha la promessa. Promessa
ribadita dallo stesso Gesù a tutta la Chiesa in Matteo
18:18: “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate
sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete
sciolte sulla terra, saranno sciolte in cielo.”
Secondo il significato che le parole di Gesù ci
impongono, capiamo che Pietro fece uso di queste
chiavi, quando aprì, lui per primo, la porta della
salvezza ai Giudei nel giorno della Pentecoste (Atti 2)
e più tardi ai Gentili, i non ebrei (Atti 10).
Il silenzio totale della Bibbia sulle prerogative
papali è definitivo e, inevitabile, se si considera il dato
storico.
La storia infatti ci spiega come il papato, nella forma in
cui lo conosciamo ora, sia originato da un processo
storico legato alle vicende politico-sociali di Roma.
Agli albori della cristianità la comunità romana
godeva di grande prestigio, come conferma l’epistola
di San Paolo ai romani che troviamo nella Bibbia. Sul
37
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
finire del I secolo questo prestigio è ancora immutato,
come si capisce dalla lettera della comunità romana a
quella di Corinto, comunemente chiamata I Clemente.
Ma ciò che accadrà nei secoli a venire è una triste
storia di arroganza e di bramosia di potere, che, con il
pretesto del bisogno di unità della cristianità, finisce
per sfociare nelle prerogative papali del Medio-evo.
L’irrigidimento dottrinale e gerarchico della Chiesa
era stato causato dalle molte eresie sorte fra il I e II
secolo. In particolare la “gnosi” aveva messo
seriamente in crisi l’interpretazione ortodossa grazie
alla sua complessa ed elaborata lettura ed espressione
della fede cristiana. Già Ireneo, nel II secolo, intuendo
la difficoltà di una risoluzione sul solo campo biblico,
nel suo famoso “Contro le Eresie”, parla della
tradizione apostolica, come del fedele tramandarsi
dell’insegnamento biblico nella Chiesa, per sostenere e
convalidare la sua posizione. Ma quando scriveva
Ireneo, nonostante le ingenuità e gli errori, non
generalizzati, comunque, da nessuna imposizione
centralizzante, la Chiesa era ancora fedele al dato
evangelico.
Non senza errori, dicevo. Se leggiamo I Clemente,
composta tra il 95 e il 96 d.C., comprendiamo
benissimo perché lo Spirito Santo non abbia permesso
che questo scritto fosse a lungo e nemmeno per breve
tempo unanimemente catalogato fra le Scritture Sacre.
Sebbene
Clemente
fosse
ben
fondato
38
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
sull’insegnamento di Cristo, e si suppone con lui tutta
la comunità di Roma, prende uno strafalcione che in
virtù di nessuna tradizione si potrebbe oggi sostenere.
Grazie ad un possibile fraintendimento di un brano
della traduzione greca dell'Antico Testamento dei
Settanta, Clemente nutre l’idea che la Bibbia avvalori la
leggenda dell’araba fenice.
Errori di questo genere possono evitarsi
concentrandosi sul vero significato, approfondendolo,
del dato biblico.
Il tragitto storico del papato
Roma sede imperiale, centro dell'impero. Roma
che perseguita i cristiani. Ciò fino all'editto di
Costantino. Da quello in avanti Roma spalleggerà i
cristiani.
Costantino convoca il primo concilio ecumenico a
Nicea, per la risoluzione della questione ariana, dove il
futuro "Papa", allora semplice vescovo di Roma, non
partecipa nemmeno in prima persona. Diverrà solo in
seguito facoltà esclusiva del Sommo Pontefice romano
convocare i Concili nella Chiesa cattolica.
Ancora nel III secolo il termine "papa", che vuol
dire "padre", non era riferito esclusivamente per quello
che all’epoca era ancora soltanto il vescovo di Roma.
39
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Dalla pace con l’impero romano e l’infiltrarsi di usi
e costumi pagani nel cristianesimo, la figura del
vescovo di Roma comincia ad assumere connotati più
definiti.
Il titolo di Sommo Pontefice, ad esempio, non
viene dalla Bibbia, è un titolo pagano (Pontifex
Maximus) che era riferito agli imperatori romani. Lo
stesso appellativo di "papa", "padre", utilizzato in
maniera assoluta e distintiva non viene dal Nuovo
Testamento. L’uso del termine "Santo Padre" per
definire il "Papa" romano, conclude il tragitto del
crescendo di questa terminologia.
Scusate se mi permetto un’osservazione un po’
forte, ma sono convinto che un cristiano dovrebbe
riservare l’uso d’un termine tanto forte e significativo
quale “Santo Padre” a Dio il Padre soltanto.
Leone I (440-461) rafforza la posizione della sede
romana e quella del pontefice, successore di Pietro e
quindi depositario dello stesso primato concesso da
Gesù all’apostolo.
“..la funzione di Leone Magno fu importante
soprattutto in materia disciplinare: egli riuscì ad
estendere e precisare il potere del papa rispetto ai
vescovi.
Nei primi secoli il papa era soltanto il vescovo
della piccola diocesi di Roma, eletto come tutti i suoi
colleghi dal popolo e dal clero, spesso non senza
contrasti. All'inizio del IV secolo egli fu anche il
40
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
metropolita dell'Italia suburbicaria (Italia peninsulare
ed isole) di cui consacrava i duecento vescovi. Lo si
considerava ancora come il patriarca di Occidente.
Infine rivendicò, come successore di San Pietro, il
primato universale: la tradizione della fondazione della
Chiesa romana da parte di San Pietro era molto viva
all'inizio del V secolo. Egli pretese con risultati alterni
di essere al di sopra degli altri patriarchi, di prendere,
in materia di dogmi, decisioni valide per tutta la Chiesa
e di avere diritto di giudicare in ultima istanza in
materia disciplinare.”, Storia del Cattolicesimo, pag.24.
Da qui in avanti sarà una scalata al potere, nel
senso più terreno possibile di questo termine.
Dapprima era solo prestigio, poi divenne autorità
spirituale, e nel Medioevo potere temporale vero e
proprio.
Abbandonando in maniera sempre più definita
l'insegnamento apostolico, la semplicità degli apostoli,
il Papa cominciò ad assumere sempre di più i
connotati dell’imperatore romano che ormai non
esisteva più.
Sebbene l’Evangelo e la tradizione primitiva
richiedessero povertà e modestia, dalla Roma pagana il
clero ora veramente definibile “cattolico romano”
assimilò sfarzo e ritualità. Gli onori richiesti dal
Pontefice erano gli onori dei Cesari: infatti gli sfarzi in
cui questi cominciò sempre di più ad essere immerso
41
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ricordavano più le corti imperiali che non la sede di un
autentico successore di Pietro.
Nonostante la semplicità dell’apostolo al quale
diceva di succedere, ed in suo nome, il papa cominciò
a pretendere reverenze ed inchini, ossequi ad una
autorità che andò sempre più definendosi ed
ampliandosi.
Si comprende come la figura del pontefice romano
sia molto suggestiva, ma la semplicità e povertà
dell'apostolo sono i requisiti che Dio richiedeva ad un
suo vero servitore.
Nonostante sia stato iniziato e continuato l’uso del
bacio del piede della supposta statua di San Pietro,
l’unico episodio nella Bibbia che ci parla di un mite
tentativo fatto da qualcuno di rendere omaggio
all’apostolo Pietro, non suscita la reazione che è stata
dei pontefici romani.
“E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si
gettò ai piedi e l'adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Alzati,
anch’io sono uomo.” (Atti 10:25-26)
Pietro non aveva dimenticato le parole del suo
maestro. La bramosia e l’arroganza dei suoi supposti
successori non lo riguardavano. Pietro obbedì
all’insegnamento di Gesù, comprendendone il
significato spirituale che riguardava l’intera
dispensazione del Nuovo Patto. I papi preferirono
trascurarlo.
42
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Ben presto le pretese spirituali dei papi si
tramutarono in pretese materiali, come la storia ci
racconta. Comparve quel documento che la sede
romana utilizzò per estendere la sua supremazia
persino sulle autorità civili: la lettera con cui
Costantino affidava al pontefice cristiano tutti i
territori dell'impero. Considerato autentico per molto
tempo, questo documento è finito poi per rivelarsi un
clamoroso falso. Ciononostante, i privilegi ottenuti
anche per mezzo d’esso non furono mai rinunciati.
Nel Medioevo, affermato indiscutibilmente il suo
primato in occidente, il Papa proseguì indisturbato la
sua politica regnando spiritualmente e politicamente.
Gli eccessi di cui la sede papale si rese colpevole in
quel periodo sembrano oggi dimenticati.
La sede romana inaugurò fra l'altro quel terribile
capitolo della storia dell'umanità che è l'inquisizione.
In nome di Dio, di Cristo, di Maria e dei santi,
cominciò una caccia all’eretico che per ferocia superò
persino la persecuzione romana dei cristiani. Migliaia
le vittime. Atroci le torture cui questi vennero
sottoposti per rinnegare le loro teorie contro la Chiesa
Cattolica.
Cito da un testo di Scuola Media Superiore, “Dal
Comune alle Monarchie Nazionali” di Augusto
Camera e Renato Fabietti: “L’inquisizione era un
tribunale creato dalla Chiesa alla fine del XII secolo
allo scopo di ricercare gli eretici e condannarli; al
43
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
tempo di (Papa) Innocenzo III la condanna poteva
giungere alla pena capitale mediante abbruciamento. In
alcuni paesi, come la Spagna, il Tribunale
dell'Inquisizione funzionò fino al sec. XVIII.”
E circa gli eccessi raggiunti: “Nel 1208 Innocenzo
III (Papa) incoraggiò addirittura la preparazione di una
crociata contro i catari, detti anche Albigesi perché
particolarmente numerosi nella città di Alby, in
provenza, dove godevano della protezione dei signori
della regione. Un grosso esercito guidato da avidi
feudatari francesi e tedeschi, tra il 1209 e il 1213, si
gettò su questa fiorente e disgraziata contrada che
venne letteralmente devastata; tutti gli abitanti della
città di Alby, eretici e cattolici, uomini e donne, vecchi
e bambini, vennero passati a fil di spada.”, pag. 20
Fu in quegli anni che morirono uomini del calibro
di Wicliffe, Hus, Tyndale, messi al rogo perché
avevano osato porgere la Parola di Dio al popolo nella
sua autentica semplicità, andando contro la corruzione
papale allora dilagante, e avevano “osato” tradurre la
Bibbia e leggerla al popolo.
In quegli anni , la Bibbia stessa venne messa
all’indice come libro proibito e le sue traduzioni in
volgare, - non in latino - furono proibite! Andando
apertamente contro l’insegnamento di quegli apostoli
che la sede romana pretendeva di seguire, facendo
peggio del clero ebraico censurato da Gesù, nella sua
determinazione a mantenere il suo potere ad ogni
44
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
costo, il clero della chiesa medievale chiuse la porta
della salvezza a milioni di individui, curandosi soltanto
che gli fossero soggetti.
Il papato finì per mettere da parte la Parola di Dio
imponendosi, con un clero potentissimo (e
ricchissimo), come unica fonte autentica di ogni
ammaestramento religioso.
Non bisogna confondere gli uomini con gli ideali,
mi diceva la mia professoressa di italiano delle
superiori. Ma cosa fare quando sono gli uomini a
creare gli ideali? Fu il Concilio di Trento ad impedire
che i vari movimenti di rinnovamento cambiassero la
Chiesa cattolica. Fu il concilio di Trento ad irrigidirsi, a
proibire le traduzioni della Bibbia. Fu la Chiesa che
inquisiva a prendere la più importante decisione per il
cattolicesimo. E' dalla Chiesa cattolica che inquisiva
che la Chiesa Romana ha ereditato la sua fede. Quegli
uomini che non potevano essere ispirati se non da
demoni a perseguitare, a torturare e ad uccidere,
entravano in camera conciliare e subito diventavano
agenti dello Spirito Santo?
E’ la Chiesa cattolica al servizio di Dio, o Dio,
comunque, qualunque cosa essa faccia, a sua
disposizione?
La corruzione del papato per secoli non può essere
trascurata, non se il Papa deve essere considerato
l’infallibile Vicario di Cristo. Quegli stessi uomini che
affermavano di essere successori di Pietro, si
45
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
macchiarono d’una condotta amorale e corrotta,
avendo molti come unico cui vero fine l’arricchimento
personale e il potere. Le cariche ecclesiastiche
venivano vendute. I papi avevano figli illegittimi,
spesso beneficiari di loro personali favori. Le
indulgenze venivano vendute con enormi profitti
carpendo la semplicità delle persone e disprezzando la
grazia di Dio.
Nonostante tutto, il papato ha continuato la sua
ascesa, culminata nel XIX secolo con la decisione del
Concilio vaticano I di confermare e persino ampliare,
se era possibile, le prerogative del pontefice romano.
La sede romana e l'ufficio papale sta ancora oggi
godendo i massimi consensi, grazie alla propria
strategica capacità di adattamento ai tempi. E’ ovvio
che gli eccessi e le pretese del passato non si
conciliano con un’era illuminata quale è la nostra.
Quindi nessuno si sognerebbe più di ribadire le pretese
temporali del Papa o ribadire che l’obbedienza al
pontefice romano è essenziale per la salvezza
dell’anima. Ma è un brutto segno che ciò non sia stato
voluto da Roma in prima persona, ma che delle
contingenze abbiano richiesto questi cambiamenti e
che il potere temporale gli sia stato tolto a forza.
Gesù non ha istituito l’ufficio di Pontefice
Massimo per la religione cristiana. Non ha edificato la
sua Chiesa su alcun fondamento umano. Pietro non è
46
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
stato il primo Papa. Nessuna autorità viene trasmessa
ai suoi supposti successori. Il vescovo di Roma non è
il Vicario di Cristo, Cristo in terra.
Gesù stesso è ancora il Capo della Sua Chiesa;
sono ancora vere in ogni senso le sue parole: “Ogni
potestà mi è stata data in cielo e sulla terra.” (Matteo 28:18)
47
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
48
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
3. Il Clero. Il Magistero della Chiesa. I Concili.
Abbiamo già visto quali sono i ministeri che lo
Spirito Santo ha voluto nella Chiesa. Non vi abbiamo
trovato nessuna menzione di sacerdoti o preti,
cardinali, ecc... In buona sostanza di una gerarchia
come quella che ci propone il cattolicesimo.
E’ sul principio di una ripartizione di compiti che
la Bibbia enumera diversi ministeri e non con l’intento
di costituire una scala gerarchica. Difatti aveva
specificato Paolo che questi ministeri erano dati ”per il
perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la
edificazione del corpo di Cristo”, in altre parole per l’unico
fine del bene comune ed avanzamento dell’Evangelo.
Rimaneva poi sempre valido il monito di Gesù: “Voi
sapete che i principi delle nazioni li signoreggiano, e che i grandi
usano podestà sopra di esse. Ma non è così tra voi; anzi,
chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore.”
(Matteo 20:25-26)
Ma procediamo con ordine.
Nell’antico patto stretto con Israele, Dio ordinò
una casta sacerdotale per offrire a Dio quei servigi
divini che il libro biblico del Levitico descrive nei
dettagli. I sacerdoti erano veramente distinti dal
49
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
popolo e in un certo senso fungevano da tramite fra il
popolo e Dio. A loro soltanto, ed in determinate
circostanze, era permesso accedere alle zone del
tempio chiamate Luogo Santo e Luogo Santissimo
(ovvero Santo dei Santi). Il loro compito più
importante era offrire i sacrifici richiesti dalla Legge
mosaica per l’espiazione dei peccati e perciò erano
chiamati sacerdoti.
Col Nuovo Testamento questa situazione è
drasticamente mutata. La Legge di Mosè, infatti, come
ci insegna il Nuovo Testamento, prefigurava soltanto
le realtà spirituali del Nuovo, definitivo patto fra Dio e
l’uomo in Gesù.
“Poiché la legge (mosaica), avendo un'ombra dei futuri
beni, non la realtà stessa delle cose...” (Ebrei 10:1)
Grazie all’opera perfetta di redenzione compiuta
da Gesù l’accesso alla presenza di Dio è stato dato a
tutti coloro che credono in lui.
“Avendo dunque, fratelli, libertà d'entrare nel santuario in
virtù del sangue di Gesù, per quella via recente e vivente che egli
ha inaugurato per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua
carne.” (Ebrei 10:19-20)
Quando Gesù morì la cortina del tempio che
divideva il Luogo Santo dal Luogo Santissimo si fendé
in due, come riporta il Vangelo di Matteo. Con il
sacrificio perfetto di Cristo, la riconciliazione con Dio
prefigurata dai servizi ebraici era stata compiuta e
l’accesso a Dio garantito a chiunque crede.
50
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Per questo nel Nuovo Testamento non troviamo
nessuna
previsione di servizi divini nel senso
veterotestamentario, e di conseguenza non vi è
bisogno di una casta sacerdotale che medi fra Dio e
l’uomo.
Tutti i veri cristiani sono sacerdoti di Dio, in un
senso spirituale, e a nessuno si può riferire questo
termine in senso restrittivo e nel significato che era
vero per l’Antico Patto.
Scrive l’apostolo Pietro: “Accostandovi a lui, pietra
vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e
preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa
spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrifici
spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo.” (1
Pietro 2:4-5)
Eppure è proprio in senso esclusivo ed attribuendo
al termine un significato restrittivo che la Chiesa
cattolica ritiene tutt’oggi il ministero “sacerdotale”.
A capo della chiesa locale, secondo l’insegnamento
di Paolo, sta il pastore, o vescovo: termini sinonimi
che designano la stessa figura che soprintende alla
comunità.
Nessuna menzione di sacerdoti nel
Nuovo Testamento, nessuna descrizione del ministero
del prete cattolico e dei suoi compiti.
Scrive Paolo a Timoteo e poi a Tito: “Certa è questa
parola: se uno aspira all’ufficio di vescovo, desidera un’opera
buona. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito
di una sola moglie, sobrio, assennato, costumato, ospitale, atto
51
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ad insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non
litigioso, non amante del danaro che governi bene la propria
famiglia e tenga i figlioli in sottomissione e in tutta riverenza
(che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver
cura della chiesa di Dio?), che non sia novizio, affinché,
divenuto gonfio d’orgoglio, non cada nella condanna del diavolo.”
(1 Timoteo 3:1-6)
“Per questa ragione t’ho lasciato in Creta: perché tu dia
ordine alle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani
per ogni città, come t’ho ordinato; quando si trovi chi sia
irreprensibile, marito d’una sola moglie, aventi figlioli fedeli, che
non siano accusati di dissolutezza o insubordinati. Perché il
Vescovo bisogna che sia irreprensibile, come economo di Dio...”
(Tito 1:5-7)
“Badate a voi stessi - dice Paolo ai responsabili
(anziani) della Chiesa di Efeso - e a tutto il gregge, in
mezzo del quale lo Spirito Santo vi ha costituiti Vescovi, per
pascere la Chiesa di Dio...” (Atti degli Apostoli 20:28)
Scrive Pietro: “Io esorto dunque gli anziani che sono fra
voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di
Cristo e che sarò pure partecipe alla gloria che ha da essere
manifestata: Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non
forzatamente, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile
guadagno, ma di buon animo; e non signoreggiando quelli che vi
sono toccati a sorte, ma essendo gli esempi del gregge.” (1 Pietro
5:1-3)
52
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Lo ribadisco. Nessuna descrizione dell'ufficio di
sacerdote per il nuovo patto. Nessuna menzione delle
caratteristiche del sacerdote cattolico.
Nessuna menzione del celibato, pietra portante del
sacerdozio cattolico. Al contrario, Paolo specifica che
il vescovo può essere sposato. E’ doveroso aggiungere
in questo contesto che sebbene la Bibbia non
proibisca il celibato, ne condanna apertamente
l’imposizione.
“Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire
alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti
seduttori, e a dottrine di demoni per via della ipocrisia di uomini
che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro
propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e
ordineranno l'astensione da cibi che Dio ha creati...” (1
Timoteo 4:1-3)
Nessun motivo biblico costringe il clero in
generale a non prendere moglie. Paolo non era
sposato, ma per sua scelta personale. Pietro lo era e
sua moglie lo seguiva: Scrisse Paolo: “Non abbiamo noi
il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo noi il diritto di
condurre attorno con noi una moglie, sorella in fede, come fanno
gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa (Pietro).” (1
Corinzi 9:5)
Il celibato è stato imposto al clero dal Concilio di
Elvira (in Spagna) nel 360 d.C.
“Nel III secolo, tanto in Occidente quanto in
Oriente, si nota l’affermarsi del celibato del clero e,
53
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
contemporaneamente,
della
progressiva
determinazione delle norme per la scelta e la
formazione dei ministri, che si distinguono sempre più
dai semplici fedeli. Dell'obbligo del celibato si parlerà
per la prima volta nel concilio provinciale di Elvira
(Granata), in Spagna, verso il 360: inizierà così la
disciplina caratteristica della Chiesa latina.”, Storia
della Chiesa, pag. 90.
Certamente questa pratica non viene dalle Sacre
Scritture, non può essere stata trasmessa dagli apostoli,
perché tutt’altra era la regola apostolica. L’uso della
Chiesa Cattolica è frutto d’un estremismo che non
trova sostegno nell’autentico insegnamento del Nuovo
Testamento.
Nessuna menzione nel Nuovo testamento anche
della Confessione Auricolare al prete.
“Tra il sec. VIII e IX si generalizza la pratica della
confessione segreta, con penitenza segreta, per tutti i
peccati. Tale pratica è iniziata nei monasteri irlandesi.
Introdotta nel continente europeo dai monaci
missionari, è stata poi generalizzata, mentre la
confessione e la penitenza pubbliche, con la
riconciliazione pubblica, cadevano in disuso, prima in
Occidente e poi in Oriente.”, Storia della Chiesa, nota
di pag. 95.
Ci dice la Scrittura della Confessione: “Se diciamo di
essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in
noi. Se confessiamo ("riconosciamo", "ammettiamo" e
54
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
non “enumeriamo”) i nostri peccati, egli è fedele e giusto da
rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di
non avere peccato lo facciamo bugiardo e la Verità non è in
noi.” (1 Giovanni 1:8-10)
Il silenzio completo della Scrittura sulla
Confessione come è intesa nella Chiesa Cattolica non
poteva essere più significativo ed eloquente. Non
troviamo nessuna menzione di cerimoniali o formule
che la riguardino; non è detto che debba essere fatta al
prete, ma è chiaro che è a Dio che bisogna rivolgersi;
niente è detto di penitenze. L’unica affermazione che
troviamo nel Nuovo Testamento è il sunto dell’amore
di Dio verso la creatura che torna a lui: ravvedimento
ed efficacia dell'opera di Cristo: “il sangue di Gesù suo
Figlio ci purifica da ogni peccato.” (1 Giovanni 1:8)
Il ruolo di mediazione fra l’uomo e Dio compiuta
dal prete non è nemmeno preso in considerazione nel
Nuovo Testamento, dove al contrario ci viene
insegnato che Dio può e vuole ascoltare gli uomini e
che tutti i credenti hanno in Cristo libero accesso alla
presenza Dio.
Mi è stato chiesto una volta: “Ma come si fa a
sapere che Dio ci ha perdonato?” E io chiedo allora:
come hanno fatto i cristiani per secoli a sapere d’essere
stati perdonati da Dio prima che la confessione al
prete entrasse in uso?
55
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nella chiesa romana il ritualismo ha sostituito
l’opera dello Spirito Santo e la penitenza un autentico
ravvedimento e sottomissione alla Parola di Dio.
La pratica della confessione auricolare comincia a
diffondersi fra l’VIII e il IX secolo.
E’ il Concilio Lateranense nel 1215 d.C. a
formalizzare l’obbligo della confessione al prete
almeno una volta l’anno - obbligo per molti cattolici
caduto oggi nel dimenticatoio.
Vengono di solito addotti dei passi biblici a difesa
della confessione auricolare al prete. Ma se questi
parlassero
della
Confessione
cattolica,
ciò
implicherebbe che per secoli la Chiesa non li avesse
realmente compresi. Li aveva compresi benissimo,
invece, ed è solo un allontanamento dagli ideali che
propongono ed una forzatura del testo che permette al
clero cattolico di addurli a motivo delle sue
innovazioni.
La complessa ritualità della Messa, dei sacramenti e
delle cerimonie solenni in genere che vedono i
sacerdoti come protagonisti nella prassi della Chiesa
Romana non vengono dal Nuovo Testamento. Più
avanti parlerò in un capitolo a parte della Messa e del
suo significato visto in relazione all'insegnamento
apostolico.
La figura del prete è nata da uno sviluppo interno
alla Chiesa, da una “evoluzione” che, però, ancora una
volta assume più i caratteri di una involuzione, visto
56
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
l’inconciliabile distacco con l’ideale della Chiesa
primitiva.
L’ “evoluzione” che ha portato alla nascita della
figura del prete, ha anche creato la gerarchia cattolica
come noi la conosciamo. Nella Bibbia infatti non
esistono cardinali e neanche vescovi nel senso
cattolico del termine. L'abbiamo già detto.
L’importanza del clero nella Chiesa Cattolica, il
divario netto che esiste fra questo e i laici, sfocia in
importanti conseguenze che avranno a sua volta delle
ripercussioni nella dottrina della chiesa di Roma.
Il Concilio, che riguarda esclusivamente il clero e
cui nessun laico può mai opporsi, è stato determinante
per la formazione della Chiesa Romana come noi la
conosciamo. Sebbene la Scrittura ci offra l’esempio di
qualcosa che è molto simile ad un Concilio, i connotati
che questo assume nella Chiesa cattolica non vengono
certo dalla Bibbia. Come il Papa, e, forse, con una
autorità persino superiore, il Concilio è infallibile;
sostanzialmente cioè le sue affermazioni sono alla
stessa stregua delle affermazioni della Bibbia, sono
Parola di Dio.
Eppure nel IV secolo la Chiesa sconosce ancora il
sistema assolutistico del clero romano. Il primo
Concilio Universale è convocato da Costantino, a
Nicea, nel 325 d.C., per deliberare sulla questione
ariana. Il “papa” (l’allora vescovo di Roma) non vi
parteciperà nemmeno in prima persona.
57
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Il seme è stato gettato, però, e negli anni a venire il
Concilio si attribuirà un potere maggiore e persino
inappellabile.
Una volta affermatosi sul popolo, sui laici, era
ovvio che il clero mirasse a guadagnare sempre
maggiore potere, o, per meglio dire, che persone senza
scrupoli potessero utilizzare le alte cariche
ecclesiastiche per i propri fini. La Riforma protestante
giunse proprio quando la corruzione del clero
cattolico, indisturbato, era al suo più sfacciato culmine.
Oggi viviamo chiaramente in un periodo dove
questo processo è addirittura invertito - alcuni
conservatori della Chiesa Cattolica non vedono difatti
di buon occhio le recenti aperture. Ma di questo ne
parleremo più avanti.
Con questa solida struttura gerarchica ormai ben
definita, il clero romano finisce per porsi fra l’uomo e
Dio. La Chiesa cattolica diventa il tramite per arrivare
a Dio; gli sforzi hanno senso solo se compiuti
attraverso lei. Il concetto di religione personale, di
relazione ristabilita fra il credente e Dio in virtù
dell’opera di Cristo è completamente stravolto, con un
danno alla spiritualità del cattolico medio a tutt’oggi
evidente.
La Chiesa diviene sinonimo della gerarchia clericale
e i fedeli sono come tagliati fuori dall’accesso diretto a
Dio.
58
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
La Chiesa Cattolica Romana, istituzione
organizzata in una struttura gerarchica che ricorda più
un corpo militare che il corpo di Cristo, anziché
fungere da ponte, finisce per porsi fra Dio e l’uomo.
La Parola di Dio non può essere esaminata
liberamente dai cristiani, è la Chiesa che la insegna in
maniera infallibile, ed a questo magistero nessuno può
opporsi. La gerarchia cattolica finisce per identificarsi
con la Chiesa, non a rappresentarla soltanto.
Se il Papa ed i Concili sono infallibili, a completare il
quadro viene a sommarsi il cosiddetto Magistero della
Chiesa, anch’esso infallibile.
A questa tirannia dottrinale – mi spiace utilizzare
un termine tanto forte, ma sono convinto di questo si
parli - la Riforma e il movimento protestante
opposero la teoria del libero esame. Che vuol dire?
Il Magistero infallibile della Chiesa romana implica
che corrisponda a Verità solo quello che è ratificato
dalla Chiesa Cattolica e per logica conseguente che
tutto ciò che non è conforme sia eresia. Per quanto
insegna, la Chiesa Cattolica chiede ai suoi fedeli fede
come Parola di Dio, in quanto, per l’autorità che Dio
ha dato alla Chiesa Romana, essa sostiene di non poter
errare in materia dottrinale.
Alla domanda “Che cosa bisogna credere?”,
risponde così Giuseppe De Rosa nel suo “Fede
Cristiana Tecnica e secolarizzazione”, pag.41: “devono
essere credute con fede divina e cattolica (= l’assenso
59
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
di fede che meritano Dio come infallibile e la Chiesa
come depositaria, custode ed annunciatrice della sua
Parola) tutte quelle cose che sono contenute nella
Parola di Dio scritta o tramandata e che la Chiesa
propone alla fede dei cristiani come divinamente
rivelate sia con una definizione solenne sia nel
magistero ordinario ed universale. Cioè, i cristiani
devono dare l'assenso di fede alle verità contenute
nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, che sono
proposte dalla Chiesa come rivelate da Dio non
soltanto nelle solenni definizioni dogmatiche,
pronunciate dai Concili ecumenici o dal papa parlante
ex cathedra, ma anche nel magistero ordinario ed
universale, cioè quando il papa ed i vescovi
moralmente unanimi, pur non uniti in Concilio ma
sparsi per il mondo, insegnano una verità rivelata da
Dio.”
Da qui consegue l’assoluto – direi persino
motivato - disinteresse in materia spirituale del
cattolico medio. Se la Bibbia non può interpretarsi, se
l’ultima parola spetta ai preti, perché leggerla, può
concludere cinicamente il cattolico medio. Basta
ascoltare quello che dice il catechismo – ma in verità
oggi non esiste nemmeno questa pressante
preoccupazione.
L’errore di questa concezione, è chiaro, e risiede
ancora nell’idea troppo restrittiva di ciò che è
60
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
veramente la Chiesa e l'ingiustificata esaltazione del
ruolo del clero.
Tutti coloro che fanno parte della Chiesa hanno
ricevuto lo Spirito Santo e da questo sono guidati nella
comprensione della verità. Lo Spirito Santo non è una
prerogativa di pochi, ma di tutti coloro che hanno
veramente creduto: “In lui (in Cristo) voi pure, dopo avere
udito la parola della verità, l'evangelo della vostra salvezza, in
lui avendo creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che
era stato promesso.” (Efesini 1:13). Ancora lo stesso
apostolo Paolo spiega ai romani: “...tutti quelli che sono
condotti dallo Spirito di Dio, sono figliuoli di Dio.” (Romani
8:14)
Dio non ci ha lasciati soli. Quando Gesù promise
lo Spirito Santo, ci spiegò perché Egli doveva abitare
in noi.
“ ... io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro
Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della
verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo
conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
... Queste cose v’ho detto, stando ancora con voi; ma il
Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio
nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che
v’ho detto
... quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte
del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli
testimonierà di me; e anche voi mi renderete testimonianza,
perché siete stati meco fin dal principio.
61
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
... Pure, io vi dico la verità, egli v’è utile ch’io me ne vada;
perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se
me ne vo, io ve lo manderò."
Da questi brani è chiaro come nessun uomo è il
Vicario (“sostituto” terreno di Gesù), bensì lo Spirito
Santo! (Consiglio un'attenta lettura del vangelo di
Giovanni, capitoli 14, 15 e 16, da dove tratto le
citazioni su riportate)
Tutti i cristiani hanno non solo il diritto ma anche
e, forse, soprattutto, il dovere di accedere ai dati della
Rivelazione. Se lasciano che Dio li guidi, se sono
pronti a sottomettersi a Lui, Dio è fedele, li illuminerà,
tramite il suo Spirito.
Il problema di fondo che la creazione della
complessa struttura Chiesa Cattolica mira a risolvere è
l’unità della Chiesa. Ma l’unità voluta da Cristo è
spirituale, nella Verità e non un vuoto uniformarsi a
parole a regole imposte dall’esterno. Certo la Chiesa
Romana è veramente unita: un unico credo, un unico
capo, gli stessi riti e gli stessi usi in tutto il mondo, la
stessa dottrina imposta da Roma. Ma è un’unità fittizia,
apparente, che risulta in un inaridimento del fedele
medio, più spettatore che partecipe alla vita della
Chiesa, di fatto essendo quest’ultima identificata con il
clero e distinta dai credenti in genere.
Unità
fittizia, ho detto, perché in pratica non ho mai
conosciuto due cattolici che la pensassero esattamente
alla stessa maniera (ma è umano che sia così) o che
62
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
avessero cura di uniformarsi al magistero cattolico.
Non ho conosciuto nessuno che mi ha detto: ci credo
perché la Chiesa Cattolica lo insegna ed io obbedisco
alla sua autorità. Molti propongono un quasi
rassegnato: mi hanno insegnato così.
L’unità esistente fra le comunità dei primi secoli e
quelle evangeliche di oggi non è nel credo ma nello
Spirito. E’ più concreta e vera dell’unità voluta dalla
Chiesa Cattolica e non corrisponde ad una piatta o
artificiale uniformità. Nella Chiesa originaria, è chiaro
leggendo le epistole di Paolo, esistevano diverse
comunità locali, ognuna indipendente, quindi anche
diversa dall’altra. Nessuna si imponeva sull'altra,
arrogandosi una supremazia di qualsivoglia genere.
Lo stesso accade oggi nei movimenti evangelici e
protestanti in genere.
Le chiese valdesi, metodiste, pentecostali, battiste,
e così via, sono tutte l’espressione della libertà
dell’individuo nell'indagine della Parola di Dio ...
Nessuna di queste denominazioni osa arrogarsi la
perfezione, ma vive con convinzione il suo credo nel
rispetto di chi ha delle differenze di vedute su dettagli
minori. Fra tutte le confessioni evangeliche,
comunque, va evidenziato, vi è consenso sui dettami
principali della fede.
Per noi la Bibbia è l’unica fonte per le dottrine
cristiane ed è stupefacente come la libertà del credente,
nell'autentica guida dello Spirito Santo, operi in queste
63
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
diverse chiese in maniera diversa ma con i medesimi
risultati.
La Bibbia non è un libro difficile. E’ piuttosto un
libro pericoloso, scomodo, perché annuncia la Verità
senza mezzi termini. Purtroppo la Verità non è sempre
piacevole. Specie quando questa cozza contro gli
interessi degli uomini, ancora oggi più naturalmente
interessati alla ricerca del denaro, del prestigio e del
potere piuttosto che della vita al servizio della
semplicità dell'Evangelo di Cristo.
64
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
4. La Messa come sacrificio
E’ stato il Concilio di Trento a stabilire con suo
decreto (infallibile) che la Messa cattolica è un
sacrificio, ribadendo il dogma della transustanziazione,
secondo il quale l’ostia e il vino “offerti” dal prete
sull'altare si tramutano realmente in corpo e sangue di
Cristo del quale viene in questo modo rinnovato il
sacrificio.
La celebrazione di questo rito è molto fastosa,
segue un rituale ben definito, elaborato durante i
secoli, e può essere officiata solo dal clero - sebbene
sembra che di recente vi siano state delle aperture in
questo senso.
Leggiamo comunque cosa ci dice la Bibbia della
Cena del Signore, della sua istituzione e della sua
celebrazione nella Chiesa primitiva.
“E quando l’ora fu venuta, egli si mise a tavola, e gli
apostoli con lui. Ed egli disse loro: Ho grandemente desiderato
di mangiar questa pasqua con voi, prima ch’io soffra; poiché io
vi dico che non la mangerò più finché sia compiuta nel regno di
Dio. E avendo preso un calice, rese grazie e disse: Prendete
questo e distribuitelo fra voi; perché io vi dico che oramai non
berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio.
65
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Poi, avendo preso del pane, rese grazie e lo ruppe e lo diede loro,
dicendo: Questo è il mio corpo il quale è dato per voi: fate questo
in memoria di me. Parimente ancora, dopo aver cenato, dette
loro il calice dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio
sangue, il quale è sparso per voi.” (Luca 22:14-20)
Scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi, 11:23-26: “Poiché
ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che
il Signor Gesù, nella notte che fu tradito, prese del pane; e dopo
aver reso grazie, lo ruppe e disse: Questo è il mio corpo che è
dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver
cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo
patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in
memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e
bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore,
finch’egli venga.”
Sebbene la Chiesa Romana non porga il calice ai
fedeli, in nessun modo può parteciparsi alla Santa
Cena in maniera vera senza avere parte anche al calice.
La Bibbia non ci tramanda formule particolari, né
obbliga la celebrazione della Santa Cena un certo
numero di volte al giorno o la settimana.
L'aspetto della Messa cattolica su cui mi voglio
particolarmente soffermare è il fatto che questa sia una
vera e propria ripetizione del sacrificio di Cristo. Ciò
non trova nessun sostegno nei brani biblici che ho
appena citato, dove è presente invece il semplice
ordine del Signore "fate questo in memoria di me" ed è
spiegato che la Cena del Signore è ripetuta dai credenti
66
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
per annunciare la morte del Signore e ciò fino al suo
ritorno.
E' seguendo la semplicità del dettato biblico che gli
evangelici celebrano il ricordo di quell'ultima cena di
Gesù con gli apostoli, partecipando tutti sia al calice
che al pane.
Nell'antico patto Dio aveva ordinato a Mosè dei
sacrifici, da offrirsi periodicamente e con dei riti ben
precisi. Questi, però, in se stessi non avevano alcuna
reale efficacia ed erano soltanto un “tipo”, una
“figura” del perfetto sacrificio che un giorno sarebbe
stato compiuto da Gesù.
L’epistola agli Ebrei si dilunga su questo
argomento. Ne consiglio vivamente un’attenta lettura
per comprendere l’unicità, irripetibilità del sacrificio di
Gesù e la perfezione della redenzione che ha
acquistato per i credenti.
"Ma venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri
beni, egli, attraverso il tabernacolo più grande e più perfetto, non
fatto con mano, vale a dire, non di questa creazione, e non
mediante il sangue di becchi e di vitelli (il cui sacrificio era
previsto dalla Legge mosaica), ma mediante il proprio
sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario,
avendo acquistata una redenzione eterna.”
Il sacerdozio dell’Antico Testamento era solo
un’immagine del sacerdozio di Cristo. Il Tempio era
un’immagine del Cielo. Le offerte e i sacrifici previsti
dalla Legge mosaica miravano al perfetto sacrificio di
67
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Cristo sulla croce. L’Antico Patto annunciava il
Nuovo. Il Nuovo completava ogni cosa e Gesù poté
così dire sulla croce: “E’ finita!”
Ciò che era tipologico e visibile nell’antico patto,
transitorio, diviene ora nel nuovo vero e spirituale,
definitivo.
La Chiesa Cattolica sembra aver perso di vista
questo fatto e dietro la bellezza della sua complessa
ritualità è tornata indietro al vecchio patto anziché
gioire nella completezza del nuovo.
Più che partecipare alla Cena del Signore i cattolici,
infatti, sembrano esserne spettatori soltanto. E bisogna
ricordare a riguardo che fino a non molti anni fa la
messa veniva officiata in latino soltanto. E' come se
alla stessa stregua di quanto avveniva nell' Antico
Testamento i cattolici non possano entrare alla
presenza di Dio e deleghino il sacerdote per farlo al
posto loro.
Con la morte di Gesù sulla croce col suo sacrificio
gradito a Dio, egli ha riconciliato a sé l’umanità, sicché
chiunque crede ha libero accesso al Luogo Santissimo,
al Cielo, alla presenza di Dio. Se noi non siamo degni,
Gesù ci ha reso degni per la sua opera di redenzione.
“Avendo dunque, fratelli, libertà d'entrare nel santuario
(nel cielo stesso) in virtù del sangue di Gesù, per quella via
recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso la
cortina, vale a dire la sua carne...” (Ebrei 10:19)
68
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Non vi è bisogno di alcun intermediario, di
nessuno che offre al posto nostro sacrifici per i nostri
peccati, noi stessi possiamo avere accesso al cielo, da
dove “... offriamo del continuo a Dio un sacrificio di lode: cioè,
il frutto delle labbra confessanti il suo nome.” (Ebrei 13:15)
Il sacrificio di Gesù perfetto, proprio in quanto
tale, non ha alcun bisogno di essere ripetuto. La messa
cattolica, il sacrificio, non ha alcun senso nel nuovo
patto. La devastante semplicità della Parola di Dio e le
meravigliose realtà spirituali alle quali ci invita a
partecipare, non li troviamo nella fastosa ritualità
dell'inutile ripetizione di un sacrificio irripetibile che è
la messa cattolica.
Proprio perché nel nuovo patto non sono previsti
alcuni sacrifici, il Nuovo Testamento non parla di un
sacerdozio, se non riferendosi a tutti i credenti i quali
offrono i sacrifici spirituali della propria lode.
"Accostandovi a lui (a Cristo), pietra vivente, rifiutata dagli
uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, anche voi, come
pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un
sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per
mezzo di Gesù Cristo." (1 Pietro 2:4-5)
La Messa cattolica è un argomento davvero
complesso ed importante. Per questo aggiungo
un’appendice dove la questione viene approfondita.
69
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
70
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
5. La Grazia. Il battesimo. Il Purgatorio
La salvezza per Grazia mediante la Fede
Il Concilio di Trento prese una storica decisione,
quando contro le idee dei protestanti, affermò in
maniera definitiva che per la Chiesa Cattolica non
bastava la fede soltanto per essere giustificati davanti a
Dio, ma occorrevano anche le opere.
Il risultato della cultura cattolica in questo senso,
ha portato persino ad una totale distorsione del
significato autentico del cristianesimo e della stessa
persona di Cristo. La filosofia di base del cattolico
medio ha finito per bandire il Cristo dalla sua vita e
trascurare la sua opera salvifica. “L'importante è
comportarsi da brava persona, non fare male a
nessuno, fare il bene quando si può, ecc...”, sono le
frasi che ci sentiamo ribattere quando parliamo di
salvezza dell’anima, di peccato e di condanna per gli
impenitenti.
Questa filosofia spiccia non è la logica del
cristianesimo, neppure del cattolicesimo, grazie a Dio quantunque il clero cattolico non si sforzi poi tanto di
71
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
correggere gli strafalcioni in materia spirituale dei suoi
fedeli.
La Bibbia ci dice che “La ricompensa del peccato è la
morte ...” (Romani 6:23). Ci dice anche che tutti gli
uomini hanno peccato “Tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio” (Romani 3:23) e che “Se diciamo di
essere senza peccato inganniamo noi stessi, e la verità non è in
noi.” (1 Giovanni 1:8)
Solo dopo aver compreso il nostro stato di
peccatori, possiamo comprendere che abbiamo
bisogno di una salvezza dal peccato. Dio stesso ha
provveduto una via per la redenzione dell’uomo. Nel
suo Figlio Gesù Cristo ha provveduto il prezzo del
perfetto riscatto da pagare per liberare dalla prigionia
del peccato coloro che ripongono la loro fede in Lui.
Gesù è la perfetta Rivelazione di Dio, un esempio
da seguire, un maestro, ma è anche e soprattutto il
nostro Salvatore! Scrive l'apostolo Paolo: “In lui
abbiamo noi abbiamo la redenzione” (Efesini 1:7)
Il cristianesimo non getta le basi per una nuova
religione che dica ciò che bisogna fare per giungere al
Paradiso, per scampare alla condanna che l'uomo
immagina debba esistere per i malvagi al termine di
questa esistenza terrena. Il cristianesimo diffonde la
buona notizia, tecnicamente definita come l’Evangelo:
che Dio stesso ha dato agli uomini un modo per
salvarsi dal peccato e dalle sue inevitabili conseguenze
e che questa salvezza è in Gesù, Figlio di Dio.
72
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
“Iddio ha tanto amato il mondo che egli ha dato il suo
unigenito figliuolo affinché chiunque crede in lui non perisca ma
abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)
Dio stesso tramite la sua Parola ci dice che
credendo in lui, in Gesù, il Figlio di Dio inviato dal
Padre per pagare per i nostri peccati sulla croce
abbiamo vita eterna. Ma questa semplice verità abita
male nella mente dell’uomo che ancora una volta non
vuole comprendere le vie di Dio, e preferisce fare di
testa propria: “se c’è una salvezza io riuscirò a
guadagnarmela.”, è il pensiero innato nell’uomo.
La Chiesa Cattolica asseconda questo bisogno di
sentirsi “remunerato” dell’uomo, partecipe, anzi
protagonista della sua vita, anche futura.
I primi cristiani credevano, però, che la salvezza
fosse per fede soltanto, come ci confermano le parole
del Nuovo Testamento in diversi punti.
La Chiesa Cattolica, stabilitasi come sistema
gerarchico assoluto, ritenne utile per consolidare il suo
potere sul popolo e la dipendenza dei laici dalla sua
opera mediatrice di stabilire che la fede soltanto non
bastasse. La fede quindi passava per la Chiesa.
Bisognava partecipare, ad esempio, ai sacramenti – che
solo la Chiesa ha il potere di impartire. In altri tempi,
si potevano persino comprare delle indulgenze.
Ancora oggi, abusando della credulità popolare e del
radicato culto dei morti della nostra tradizione, è
diffuso l’uso delle messe offerte a suffragio per i
73
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
defunti, per abbreviarne il soggiorno in Purgatorio ed
ingrossare la borsa della Chiesa. In generale, una serie
di obblighi lega il cattolico all'istituzione gerarchica,
stabilendo la sua totale dipendenza da essa per la
salvezza.
Ma questo non è il semplice evangelo della Bibbia:
è una religione fatta a misura d’uomo. Dov’è l'amore
di Dio di cui abbiamo letto nella Sacra Scrittura? E’
stato sostituito da dei miseri sforzi umani.
La salvezza ci insegna lo Spirito Santo, è un dono
di Dio:
“... perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di
Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani
6:23)
L’unica maniera per accedere a questo
meraviglioso dono, la maniera voluta e rivelata da Dio
è la fede, anzi per essere ancora più esatti la grazia
mediante la fede:
“ ... tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, e
sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la
redenzione che è in Cristo Gesù.” (Romani 3:24)
Vediamo in che termini stabilisce la questione la
Parola di Dio.
L’intera epistola di Paolo ai Galati è stata scritta
dall’apostolo perché quella comunità si era convertita a
Cristo attraverso l’ascolto dell’autentico Evangelo della
Grazia in Gesù Cristo, ma adesso stava per ricadere
nel formalismo giudaico attribuendo troppa
74
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
importanza dell’osservanza dei precetti stabiliti dalla
Legge mosaica per la salvezza. Paolo non usa con
loro mezze parole. “Sapendo pur nondimeno che l'uomo non
è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo
della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo
Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le
opere della legge, poiché per le opere della legge nessuna carne
(nessun uomo) sarà giustificata.” (Galati 2:16)
“Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si
ottiene per mezzo della legge (delle sue opere), Cristo dunque è
morto inutilmente” (Galati 2:21)
Certamente se Cristo è morto, è morto per i nostri
peccati e se siamo salvati per via delle nostre opere,
perché è morto Cristo?
Nessuno sarà considerato giusto davanti a Dio,
sarà salvato, per le sue opere: è l’insegnamento della
Parola di Dio.
“Perché siete tutti figlioli di Dio, per mezzo della fede in
Cristo Gesù” (Galati 3:26)
Con dei termini più tecnici dice l’apostolo: “in
Cristo Gesù, né la circoncisione né l'incirconcisione hanno valore
alcuno; quel che vale è la fede operante per mezzo dell'amore.”
(Galati 5:6)
Oggi diremmo, che poco contano i precetti e le
regole se non c’è stato un cambiamento nello spirito,
se non c’è una fede autentica in Dio, uno zelo ad
obbedire alla Verità che passa per la Fede e che
diviene buone opere per l'amore che Dio mette nei
75
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
nostri cuori. Le opere infatti non salvano, ma sono
evidenza della salvezza.
Osservare la Legge, l’idea dell’operare per ottenere
la propria salvezza, al tempo degli apostoli fatto da
alcuni secondo le regole dell’Antico testamento, oggi
fatto secondo le nuove regole del cattolicesimo o di
altri movimenti religiosi, non è in armonia con la
libertà ottenuta con il sacrificio di Cristo, mediante la
Grazia salvifica di Dio, che ci ha liberato anche dal
peso di osservare regole senza fine.
Ispirato dallo Spirito Santo, spiegò in questi
termini la questione l'apostolo Pietro: “Ma alcuni della
setta dei Farisei che avevano creduto, si levarono dicendo:
Bisogna circoncidere i Gentili, e comandare loro d’osservare la
legge di Mosè. Allora gli apostoli e gli anziani si radunarono
per esaminare la questione. Ed essendone nata una gran
discussione, Pietro si levò in piè, e disse loro: Fratelli, voi sapete
che fin dai primi giorni Iddio scelse fra voi me, affinché dalla
bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero.
E Dio, conoscitore dei cuori, rese loro testimonianza, dando lo
Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna differenza fra
noi e loro, purificando i cuori loro mediante la fede. Perché
dunque tentate adesso Iddio mettendo sul collo de’ discepoli un
giogo che né i padri nostri né noi abbiamo potuto portare? Anzi,
noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù, nello
stesso modo che loro." (Atti 15:5-11)
Nessuno può costringere alcun uomo Bibbia alla
mano a fare questo o fare quello, qualsiasi cosa sia, per
76
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ottenere la salvezza, perché l’unica opera che ci è
richiesta è la fede, credere.
Gesù disse: “Adoperatevi per il cibo che non perisce, ma
per il cibo che dura in vita eterna, il quale il figliolo dell'uomo vi
darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio
sigillo. Essi dunque gli dissero: Che dobbiamo fare per operare le
opere di Dio? Gesù rispose e disse loro: Questa è l'opera di Dio:
che crediate in colui che egli ha mandato.” (Giovanni 6:2729)
Gesù non si sofferma coi discepoli ad impartire le
regole della nuova religione, non da dei nuovi precetti
da osservare alle folle, ma dice: “Chi crede nel Figlio ha
vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita,
ma l’ira di Dio dimora sopra di lui.” (Giovanni 3:36)
“In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e
crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in
giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” (Giovanni
5:24)
Tante affermazioni circa l'importanza della fede in
Giovanni per il motivo che ci spiega lo stesso autore
del vangelo: “... queste cose sono scritte, affinché crediate che
Gesù è il Cristo, il Figliolo di Dio, e affinché, credendo, abbiate
vita nel suo nome.” (Giovanni 20:31)
Credendo in Gesù abbiamo vita eterna. Può essere
più semplice di così? Poco spazio per i miseri tentativi
dell'uomo all'interno del piano di salvezza di Dio,
unico Salvatore. L’incredulità è il più grande peccato
dell’uomo nei confronti di Dio. Dio stesso non può
77
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
nulla - nel suo rispetto per la libertà dell’uomo - dove
vi è incredulità. Gesù stesso, ad esempio, ci narra la
Scrittura non poté operare a causa dell’incredulità degli
uomini: “... e non fece qui – in Capernaum - molte opere
potenti a causa della loro incredulità.” (Matteo 13:58)
Prima di operare un qualche miracolo Gesù
richiedeva una cosa soltanto: la fede. Era la fede che
permetteva a Gesù di operare la guarigione, non
qualche merito particolare del guarito che lo rendeva
degno di essere salvato. Anche oggi per operare una
guarigione spirituale nella nostra vita egli non chiede
altro che la nostra fede.
L’affermazione che segue, fatta da Paolo nella sua
epistola agli Efesini è autoconclusiva, in quanto non
rimprovera nulla alla comunità destinataria della sua
epistola, ma ribadisce soltanto un credo ormai
consolidato e definito: “... è per grazia che siete salvati,
mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non
in virtù d'opere, affinché nessuno si glori.” (Efesini 2:8-9)
Altrove l’apostolo mette in chiaro, contro le
aspirazioni dei giudei del tempo, che Dio non vuole
salvare alcuno per mezzo delle opere, anche se queste
sono una scrupolosa osservanza della Legge mosaica.
Scrive infatti Paolo alla Chiesa di Roma: "Ora, però,
indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia
di Dio, attestata dalla legge e dai profeti: vale a dire la giustizia
di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti;
poiché non v’è distinzione; difatti, tutti hanno peccato e sono
78
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la
sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù, il
quale Iddio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede
nel sangue d’esso, per dimostrare la sua giustizia, avendo Egli
usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo
della sua divina pazienza; per dimostrare, dico, la sua giustizia
nel tempo presente; ond’Egli sia giusto e giustificante colui che ha
fede in Gesù. Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale
legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché noi
riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede, senza le
opere della legge." (Romani 3:20-28)
L’argomentazione dell’apostolo è sostenuta in
maniera talmente semplice, che basta soltanto leggere
senza preconcetti perché la Rivelazione di Dio si
schiuda davanti ai nostri occhi!
L’orgoglio dell’uomo deve arrendersi davanti a
Dio, perché quest'ultimo possa operare.
Il ruolo delle opere nella vita del cristiano salvato per grazia.
Ma se basta la fede per essere salvati, qual è il ruolo
delle opere nella vita cristiana, se ne hanno alcuno?
Intanto chiariamo che non si può essere salvati per
fede ed opere insieme, perché l’una cosa esclude l’altra:
l’operare per la salvezza esclude l’essere salvati per
grazia e l'essere stati salvati per fede esclude il bisogno
di operare per essere salvati. Dice infatti la Scrittura:
79
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
“Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti grazia non
è più grazia.” (Romani 11:6). Perché “a chi opera, il salario
non è messo in conto di grazia ma di debito; mentre a chi non
opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli è
messa in conto di giustizia.” (Romani 4:4-5). I salvati non
possono vantarsi di alcunché davanti a Dio, ma solo
ringraziarlo ed adorarlo per il suo grande amore.
Le opere sono consequenziali in chi ha veramente
creduto, inevitabili quasi, perché prodotte sotto
l’impulso dello Spirito Santo che guida l’esistenza del
cristiano.
“... è per grazia che siete salvati, mediante la fede; e ciò non
viene da voi; è il dono di Dio. Non in virtù d'opere, affinché
nessuno si glori; perché noi siamo fattura di lui, essendo stati
creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha
innanzi preparate affinché le pratichiamo.” (Efesini 2:8-10)
Chi ha veramente gustato l’amore di Dio, chi ha
veramente creduto, opera secondo la sua fede e le sue
opere, in osservanza dei comandamenti di Dio, non
possono che essere buone. Le opere che i cristiani
compiono sono la prova che hanno creduto realmente
ed hanno in loro la vita che viene da Dio.
“E da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se
osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice io l'ho conosciuto e
non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in
lui; ma chi osserva la sua parola, l’amor di Dio è in lui
veramente compiuto.”, (1 Giovanni 2:3-5)
80
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Se abbiamo già gustato l’amore di Dio, siamo già
stati salvati dalla sua grazia. Operare secondo il suo
volere è inevitabile - se abbiamo creduto veramente, se
possediamo quella fede che permette alla grazia di Dio
di avere operato e di operare in noi.
Lo stesso apostolo Giovanni dirà: “Figlioletti, non
amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità.”
(1Giovanni 3:18)
Paolo mette in guardia i cristiani di Roma - dopo
aver spiegato loro la salvezza per fede - perché la
libertà donataci da Cristo non sia motivo per fare ciò
che non è lecito, piuttosto per servire la giustizia di
Dio.
“... essendo stati liberati dal peccato, siete diventati servi
della giustizia.” (Romani 6:18-19)
Le opere compiute dal cristiano secondo la Legge
di Dio dimostrano che l’amore di Dio dimora in lui,
che lui è già un figliolo di Dio. Non sono opere
meritorie che acquistano la salvezza, ma dimostrano
che si è veramente creduto e si è stati veramente
salvati.
“Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto,
illudendo voi stessi.” (Giacomo 1:22)
L’apostolo Giacomo è spesso frainteso. Alcuni
vogliono vedere nei suoi scritti la giustificazione per
sostenere che la salvezza si ottenga per opere, o anche
per opere. Leggendo la sua epistola con vero desiderio
di comprendere e con in mente l’interezza dei dati
81
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
della Rivelazione di Dio nel Nuovo Testamento, sarà
chiaro che è vero il contrario. Egli infatti scrive: “Che
giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può
la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi e
mancanti del cibo quotidiano, e un di voi dice loro: Andatevene
in pace, scaldatevi e satollatevi; ma non date loro le cose
necessarie al corpo, che giova? Così è della fede; se non ha opere,
è per se stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: Tu hai la fede,
ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io
con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che v’è un sol
Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano. Ma vuoi
tu, o uomo vano, conoscere che la fede senza le opere non ha
valore? Abramo, nostro padre, non fu egli giustificato per le
opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che
la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la
sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrittura che
dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di
giustizia; e fu chiamato amico di Dio. Voi vedete che l’uomo è
giustificato per opere, e non per fede soltanto. Parimenti, Raab,
la meretrice, non fu anch’ella giustificata per le opere quando
accolse i messi e li mandò via per un altro cammino? Infatti,
come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le
opere è morta.” (Giacomo 2:14-26)
La fede è vista dall’esterno, è la “fede” che si rivela
essere vera, evidente, per mezzo delle opere che
produce. E’ la fede ad essere morta senza opere, non
le opere ad essere vane perché compiute senza fede; è
la fede ad essere mostrata al terzo per mezzo delle
82
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
opere; è la fede ad essere compiuta per mezzo delle
opere. E’ la salvezza per fede ad essere protagonista
del discorso di Giacomo. Il suo monito è d'accertarsi
che questa fede sia vera, salvifica, in quanto
visibilmente evidente nelle opere che ci spinge a
compiere: "mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le
mie opere ti mostrerò la mia fede" è il senso del suo
discorso. La fede vera, quindi, stiamo attenti a non
illuderci, è il monito dell’apostolo e della Parola di
Dio, non è un passivo e statico credere nell’esistenza
di Dio soltanto, ma una fede viva, vera, che non può
non agire, non concretizzarsi in una condotta coerente
con l'insegnamento della Parola di Dio. Quella fede
emotiva, momentanea, fatta solo di parole, il vuoto
temporaneo affermare "credo in Dio" o il diffusissimo
credere in "qualcosa" non potrà salvare alcuno, per il
semplice fatto che non è una vera fede. E' di questo
credere a parole soltanto che scrive l'apostolo: “può la
fede - questa fede che lui dice di avere - salvarlo?”
La vera fede non può non palesarsi.
“Gesù gli rispose: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola;
e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso
di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola
che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato.”
(Giovanni 14:23-24)
Ho parlato fin qui di grazia, di fede e di credere.
"Fede in cosa? E credere cosa?" - potrebbe chiedere il
lettore. Rispondo con un passo della Bibbia: "perché, se
83
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto
con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca
si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice:
"Chiunque crede in lui, non sarà deluso". (Romani 10:9-11).
Per il resto invito alla lettura del Nuovo
Testamento chiunque voglia veramente comprendere
il messaggio della salvezza annunciato dagli apostoli e
dalla Chiesa al mondo.
La certezza della salvezza - il Battesimo - il Purgatorio
Il Concilio di Trento lanciò un anatema contro
tutti gli “arroganti” che asserivano di possedere la
certezza della loro salvezza.
La Parola di Dio lancia, però, un monito contro
tutti coloro che sono tanto presuntuosi da credere di
potere ottenere la salvezza mediante le proprie opere,
da una parte, e, dall’altra, consola i cuori di coloro che
hanno creduto accertandoli sul loro destino futuro.
Scrive l'apostolo Giovanni: “Io vi ho scritto queste cose
affinché sappiate di avere la vita eterna, voi che credete nel nome
del Figlio di Dio.” (1 Giovanni 5:13)
Come i patriarchi e coloro che ci hanno preceduto
nella fede non possiamo dubitare della certezza delle
promesse di Dio (Ebrei 11).
84
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
La certezza della fede deriva dall’oggetto della
nostra fede, che è Dio; dalla natura della fede che ci fa
credere nelle promesse di Dio; dalla fedeltà di Dio che
ci ha resi Suoi figli in Cristo.
Come Paolo ogni cristiano che ha veramente
creduto e sperato in Dio per la sua salvezza può e deve
dire: “io so in chi ho creduto” (2 Timoteo 1:12)
Per ogni cristiano può e deve essere concreta la
certezza di Paolo: “...per me il vivere è Cristo, e il morire
guadagno.” (Filippesi 1:21). Se non è così è bene
rivedere il proprio stato spirituale.
Ludovico Geymonat spiega così la forza dei primi
(veri) cristiani: “Qui sta la radice dell'umiltà cristiana, e,
nel contempo, della sicurezza che il credente sente
dentro di sé: la forza che lo porterà alla salvezza non è
qualcosa di fragile e umano, ma la forza di dio stesso.”,
Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico, Vol. I,
pag.441.
Questa è la certezza dei veri credenti che Dio e
nessun altro stesso compirà in loro l’opera di salvezza.
La Chiesa Cattolica, prevede, però, oltre alle opere
meritorie i cosiddetti sacramenti, che solo la Chiesa
Romana può conferire e che, essendo essenziali per
ricevere la grazia di Dio, vincolano la salvezza
dell’anima alla sottomissione al clero cattolico.
Nella Chiesa Romana il battesimo è il primo ed il
più importante dei sacramenti, essenziale per la
85
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
salvezza ed è praticato anche ai bambini per evitare
che questi muoiano in peccato mortale.
Un tempo veniva detto che i bambini morti senza
battesimo finivano in un luogo chiamato Limbo,
neppure nominato nella Sacra Scrittura. Nel più
recente catechismo cattolico questo insegnamento è
comunque scomparso, e, come abbiamo sempre
asserito noi evangelici, i bambini morti ma non
battezzati, essi vengono rimessi alla grazia di Dio.
Il battesimo amministrato agli infanti non ha
alcuno spazio nelle dottrine bibliche. Alcuni lo
giustificano mettendolo in relazione alla circoncisione
dell’Antico Testamento praticata sui neonati ebrei. Ma
la circoncisione era stato ordinata da Dio all’ottavo
giorno dopo la nascita e, comunque, non aveva in sé
alcun “potere magico” di cancellare i peccati, era
soltanto un segno.
Il battesimo è più antico del cristianesimo.
Giovanni il battista battezza prima ancora che Gesù
cominciasse il suo ministero. Negli Atti è narrata la
storia di due persone ribattezzate nel battesimo
cristiano sebbene avessero ricevuto già il battesimo di
Giovanni. Il battesimo era in uso presso gli ebrei e
veniva impartito a quegli individui che volevano
entrare a far parte della religione giudaica pur non
essendo ebrei.
Il cristianesimo non “inventa” il battesimo, lo
adotta.
86
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Come impariamo dal Nuovo Testamento il
battesimo è per coloro che hanno creduto, i quali,
appunto avendo creduto, sono già stati salvati, i loro
peccati sono già stati rimessi da Dio in Cristo, e
sigillano la loro fede col battesimo dando
testimonianza al mondo della meravigliosa opera che
Dio ha fatto nella loro vita ed entrando a tutti gli
effetti a far parte della Chiesa, corpo di Cristo,
spiritualmente e visibilmente.
Il battesimo, secondo il comando del Signore, va
amministrato soltanto a delle persone adulte e
coscienti che lo richiedono.
I brani biblici che ce lo attestano sono molti.
Marco 16:16 : “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato
sarà salvato...”. E ancora, Atti 2:41, 8:12, 16:30-33, 18:8.
Il battesimo non purifica dai peccati, semmai è,
come dicevo, una figura della purificazione operata nel
credente dallo Spirito Santo.
Nella epistola ai Romani, Paolo spiega il
simbolismo del battesimo cristiano: “Che diremo dunque?
Rimarremo noi nel peccato onde la grazia abbondi? Così non
sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in
esso? O ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo
Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo
dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nella sua
morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la
gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.
Perché, se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte
87
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
somigliante alla sua, lo saremo anche per una risurrezione simile
alla sua, sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato
crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato fosse annullato,
onde noi non serviamo più al peccato; poiché colui che è morto, è
affrancato dal peccato. Ora, se siamo morti con Cristo, noi
crediamo che altresì vivremo con lui, sapendo che Cristo, essendo
risuscitato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia
più. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per
sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.” (Romani 6: 1-11)
Vale la pena evidenziare che sebbene sia ormai uso
consolidato della Chiesa Cattolica battezzare per
aspersione, il battesimo è un rito di immersione.
“Immergere” è l’idea del termine utilizzato
nell’originale greco del Nuovo Testamento, dal quale
deriva la nostra translitterazione “battesimo”.
Nelle Chiese non cattoliche, in ossequio alla
volontà di Dio e per non svuotare il comandamento
del Signore del suo significato simbolico, si battezza
(immerge) per immersione.
In questa maniera fu battezzato Gesù, così
battezzavano gli apostoli e i primi cristiani.
Il battesimo simboleggia: nell'immersione la
vecchia vita, la vita vissuta nel peccato; nell'emersione
la rinascita a Cristo, la nuova vita che ci si impegna a
vivere con Cristo.
Il battesimo non rigenera lo spirito, ma
simboleggia quell’opera di rigenerazione che lo Spirito
Santo ha già operato in chi ha creduto, e credendo il
88
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
primo passo concreto che è richiesto è l'obbedienza a
Dio nel battesimo.
Scrive ancora Paolo: “Egli ci ha salvati non per opere
giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la sua misericordia,
mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello
Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi per
mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché giustificati per
la sua grazia, noi fossimo fatti eredi secondo la speranza della
vita eterna.” (Tito 3:5-7)
La rigenerazione operata dallo Spirito Santo è
essenziale, senza di essa non si può far parte della
Chiesa.
“Gesù gli rispose dicendo: In verità in verità ti dico che se
uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
Nicodemo gli disse: come può un uomo nascere quand’è vecchio?
Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e
nascere? Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno
non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di
Dio. Quel che è nato dalla carne è carne, quello che è nato dallo
Spirito è spirito.” (Giovanni 3:3-6)
L’uomo nel suo stato naturale è lontano da Dio,
non comprende le cose spirituali. Con la fede, che
permette a Dio di intervenire personalmente nelle
nostre vite, Dio ci dà una vita spirituale, mediante il
suo Santo Spirito che viene a dimorare in noi.
Lo stesso Gesù dirà in altri termini: “In verità, in
verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che
89
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, anzi è
passato dalla morte alla vita.” (Giovanni 5:24)
Quando la Bibbia parla di morte non si riferisce a
quella fisica soltanto. La prima morte dalla quale Gesù
ci ha liberati è stata quella spirituale in cui ci tenevano i
nostri peccati. “E voi pure ha vivificati, voi ch'eravate morti
nei vostri falli e nei vostri peccati.” (Efesini 2:1)
E' lo Spirito Santo che opera la rigenerazione per la
fede nella Parola di Dio e non un atto esteriore.
Nel libro degli Atti vediamo delle persone ripiene
di Spirito Santo prima ancora d’essere battezzate in
acqua. E’, lo ribadisco per l’ennesima volta, la fede che
apre la porta a Dio e permette allo Spirito Santo di
operare nella nostra vita quel meraviglioso
cambiamento che è la “nuova nascita.” – vedi Efesini
1:13.
Basta avere fede, credere nell’evangelo della grazia
in Gesù Cristo, nella sua opera salvifica e Dio
adempirà la sua promessa, verrà a dimorare in noi,
rigenererà il nostro spirito, ci farà delle nuove creature,
dei figlio di Dio, pronti e capaci di compiere la sua
volontà – Vedi Giovanni1:12.
Allora se lo Spirito Santo abita nel cuore del
credente, Egli gli rende testimonianza della sua
salvezza. Se lo Spirito Santo abita nel suo cuore egli è il
tempio di Dio, una pietra spirituale dell’edificio che il
Signore sta costruendo, la Sua Chiesa.
Ho già citato i passi che attestano queste verità.
90
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Altro metodo per vincolare il fedele alla fedeltà
della Chiesa romana e - perché non dirlo, visto che è
vero- ottima fonte di guadagno, sono le messe di
suffragio per i defunti. Certo se la salvezza si ottiene
per mezzo delle opere, c’è pericolo che in vita non si
sia fatto abbastanza. Si può rimediare a patto che si
paghino delle messe che abbrevino il tempo che il
defunto trascorre in un luogo di passaggio definito
Purgatorio. Di questo luogo temporaneo di pena,
però, non esiste il minimo cenno in tutta la Bibbia: è
totalmente un’invenzione della chiesa medievale.
Che significato può avere il Purgatorio se Gesù ci
ha già “purgati”, cioè purificati dai nostri peccati.
Forse l’opera di Gesù è incompleta, insufficiente? Non
è questo che ci insegna la Bibbia.
“...ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui Gesù-, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a
se santi ed immacolati e irreprensibili.” (Colossesi 1:22)
“...con un'unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli
che sono santificati.” (Ebrei 10:14)
Non i nostri miseri sforzi, ma la grazia di Dio, il
suo amore, ci ha salvato in maniera completa e
definitiva.
Se Cristo ha pagato per noi, qual è ancora la nostra
condanna?
La risposta data alla domanda di del carceriere di
Filippi da Pietro non ha oggi meno senso di allora.
Egli chiese: “Che debbo fare per essere salvato?” (Atti
91
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
16:30). Pietro rispose: “Credi nel Signor Gesù, e sarai
salvato...” (Atti 16:31).
Dio vuole soltanto che l’uomo accetti il suo dono,
riconoscendo Gesù come suo Salvatore personale,
come l’agnello di Dio che, offrendo se stesso, ha
pagato il riscatto per la nostra liberazione dal peccato.
Ciò, ho visto con l’esperienza, è talmente semplice da
essere per molti irrimediabilmente difficile a credersi è la mancanza di quella fede che invece Dio esige da
noi.
92
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
6. La Madonna. I santi. Statue ed immagini
Eccoci a quella che è certamente la nota dolente
della nostra discussione: la devozione per Maria e i
santi.
Molti cattolici trovano in questo punto un motivo
di insormontabile disaccordo con gli evangelici.
Chiariamo subito che non è che gli evangelici non
“credano” ai santi; è soltanto che questi non ne fanno
oggetto di culto alcuno, di venerazione, di adorazione;
non li pregano, non li servono.
I cristiani dell’era apostolica credevano in Dio
soltanto, pregavano soltanto Dio, esaltavano e
servivano soltanto Dio, mostrandoci ancora la via
giusta per la salvezza dell’anima.
Nessuna valida ragione può addursi per giustificare
questo allontanamento dalla fede originaria dei
cristiani.
Maria
La Madonna della Chiesa cattolica ha davvero
pochissimo in comune con la figura della madre di
93
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Gesù come ricordata dalla Sacra Scrittura. E’ stato un
lungo accumulo di storie totalmente inventate, di
favole, di fantasie umane a creare nei secoli quello che
oggi è divenuto un oggetto di vera e propria
adorazione, a fare di Maria la madre di Gesù, La
Madre di Dio, la Regina dei Cieli...
L’unica fonte che ci possa fornire dati certi sulla
vita di Maria e il suo ruolo rispetto al figlio è la Sacra
Scrittura. Tutto il resto insegnato dalla Chiesa Cattolica
non è attendibile e il fatto che cozzi letteralmente con
quanto detto nella Bibbia conferma che ci troviamo
davanti a null’altro che invenzioni, fantasie umane e
non Verità rivelate.
Il titolo di madre di Dio, ad esempio, fu conferito
a Maria per la prima volta dal Concilio di Efeso nel
431 d.C. E’ superfluo dire che sebbene la dichiarazione
conciliare avesse come fine il ribadire la divinità di
Gesù, i suoi risultati sono almeno discutibili. Maria
non è chiamata dalla Bibbia Madre di Dio neanche una
sola volta. Ma Gesù non era Dio? Certamente. Ma
Maria era madre dell’uomo Gesù, genitrice della natura
umana di Gesù, del suo corpo, del suo essere fisico,
non certo della sua natura divina!
L’aggiunta più antica al dato biblico, comunque, è
la credenza nella perenne verginità di Maria, la
credenza cioè che Maria sia rimasta vergine anche
dopo avere partorito Gesù. E’ molto antica, come
attestano documenti quale il cosiddetto Protovangelo
94
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
di Giacomo - un vangelo apocrifo mai riconosciuto
dalla Chiesa come ispirato - ma certamente non viene
dalla Bibbia. La Bibbia tace in proposito. Ma solo
perché, ed è significativo, tutta l’attenzione degli autori
sacri è per Gesù, non certo per sua madre.
La verginità di Maria, la verginità della madre del
Messia era stata predetta dal profeta Isaia secoli prima
che Gesù nascesse. Matteo scrive: “Or tutto ciò avvenne,
affinché si adempiesse quello che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta Isaia: “Ecco, la vergine sarà incinta e
partorirà un figliolo, al quale sarà posto nome Emmanuele”, che
interpretato vuol dire Dio con noi.” (Matteo 1:22-23)
Lo scopo dell'evangelista non è esaltare Maria,
quanto evidenziare il segno messianico della nascita di
Gesù; né più né meno come quando afferma che Gesù
nacque a Betlemme, non intende parlare d'un posto
santo degno d'essere visitato o degno in modo
particolare, ma far risaltare che Gesù era il Messia
promesso in quanto in lui si avverava anche quella
profezia. Anche nell’affermazione dell’evangelista in
Matteo 1:25, Cristo è il tema centrale: la sua
miracolosa nascita attesta la sua natura di Figlio di Dio.
Più avanti la narrazione dello stesso evangelo si
sofferma sulla visita dei magi. Questi si prostrano
davanti a Gesù, ma la Bibbia non ci dice di alcun
onore reso a sua madre.
“Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua
madre; e prostratisi lo adorarono...” (Matteo 2:11). Gesù è il
95
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
centro della narrazione – e come avrebbe potuto
essere altrimenti?
La Bibbia ci parla apertamente di fratelli e sorelle
di Gesù che sembrano doversi intendere veramente
come figli di Maria e Giuseppe, sebbene il fatto che
anche questo dato abbia poco significato all'interno
dell'opera di Gesù lo rende secondario nelle narrazioni
dei vangeli e, quindi, non sufficientemente
approfondito da consegnarci dei dati certi. La Chiesa
Cattolica insegna che il termine “fratelli” è da
intendersi nel senso ampio della parola possibile nella
lingua ebraica, e che si tratta non di "fratelli" di Gesù
in senso stretto, bensì di suoi cugini. Se la verginità
perenne di Maria era tanto importante, Luca greco
scrivendo in lingua greca e rivolgendosi a dei non ebrei
avrebbe dovuto evitare ogni fraintendimento, tanto
più che non chiama Elisabetta “sorella” di Maria, sua
cugina, ma definisce il loro grado di parentela con un
vocabolo più appropriato atto a non creare
confusione. Se Luca si prende la briga di specificare
che Maria ed Elisabetta erano non sorelle, bensì
cugine, tanto più avrebbe dovuto essere chiaro per
evitare fraintendimenti circa i fratelli e le sorelle di
Gesù. Invece parla chiaramente di fratelli e sorelle di
Gesù.
Lo stesso dicasi per Paolo che conosce benissimo
il greco e sa di scrivere a delle persone che non sono
96
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ebrei; eppure pur conoscendo la parola “cugino”, parla
invece di "fratelli" di Gesù.
Se la perenne verginità di Maria era un
insegnamento tanto importante perché tale
noncuranza da parte degli autori sacri?
Nei primi secoli, quando si parlava di Giacomo si
credeva che egli fosse veramente fratello di Gesù, non
suo cugino, perché così si capiva dai brani biblici.
Persino Flavio Giuseppe, storico ebreo del I secolo,
conosce Giacomo come fratello di Gesù.
Quando nascono le teorie che vorrebbero fare di
Gesù il figlio unico di Maria, per giustificare il fatto
che la Scrittura parlasse di fratelli di Gesù viene
avanzata l’ipotesi che Giuseppe fosse vedovo ed
avesse avuto già dei figli dalla sua prima moglie, tra i
quali vi era appunto Giacomo. E’ così che il
Protovangelo di Giacomo difende la perenne verginità
di Maria.
Nel II secolo Egesippo, storico cristiano, parla di
Giacomo, quale primo vescovo di Gerusalemme e
fratello di Gesù, al quale sarebbe succeduto il cugino
di Gesù. E' fuori dubbio che nel II secolo fosse
credenza diffusa quella che Gesù avesse dei fratelli.
Ancora nel IV secolo, Eusebio nella sua storia
Ecclesiastica, parla di Giacomo fratello di Gesù. E
visto il carattere di quest’opera è verosimile che questo
fosse riconosciuto da buona parte se non da tutta la
comunità cristiana di allora.
97
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Sarà Girolamo, con le sue manie sul celibato e sulla
verginità a volere che anche Giuseppe fosse vergine
come Maria e a proporre la teoria a tutt'oggi
accreditata dalla Chiesa Romana dei fratelli-cugini di
Gesù. Ma anche in Girolamo, comunque, la figura di
Maria non è concepita come la dipinge oggi la Chiesa
Cattolica, né Maria è esaltata, ma Gesù. Lo spostarsi
dell’attenzione da Gesù a Maria è lontano molti secoli
dagli apostoli.
La preghiera cattolica dell’ “Ave Maria” sintetizza
benissimo lo sviluppo dell’esaltazione di Maria,
avvenuto nei secoli al di fuori e contro il dato biblico.
La prima parte della preghiera recita:
“Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei
la benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo
seno Gesù.”
Questo brano è chiaramente tratto dal vangelo di
Luca – vedi Luca 1:26-45.
Il centro del brano è l'opera di Dio. Maria non è
esaltata, bensì “benedetta tra le donne”, in quanto ha
“trovato grazia presso Dio”, avendo ricevuto il grande
onore di diventare la madre del Messia tanto atteso da
Israele.
Il tono della preghiera, però, cambia drasticamente
nella seconda parte, che non viene dalla Bibbia ma è
palesemente un’ aggiunta molto posteriore.
“Santa Maria (ecco l'esaltazione di Maria assente
nella prima parte) Madre di Dio (attributo non biblico)
98
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra
morte. (esaltazione dell’opera di intercessione di Maria
per i credenti e quelli morti)”.
La seconda parte è stata aggiunta verso il XIII o
XIV secolo d.C. e non può quindi essere altrettanto
autorevole come le parole dell'evangelista Luca.
Così come la cosiddetta “Ave Maria” non viene
dalla Bibbia ma è frutto d'un discutibilissimo
“sviluppo” del cattolicesimo che può benissimo
definirsi come involutivo, lo stesso vale per molti dei
titoli o attributi che la Chiesa Cattolica riferisce a
Maria, quali: Madonna, Immacolata Concezione,
Assunta, Regina del Cielo, Madre della Chiesa,
Comediatrice, Corredentrice.
Madonna
“Madonna” significa “Signora”. L’uso d’un tale
termine in maniera esclusiva nei confronti di una
creatura, sia pure essa la madre di Gesù, non è
giustificato dalla Parola di Dio, non è in armonia con
l’esclusività del culto richiesto da Dio.
Molti infatti si definiscono mariani, servitori di
Maria, mentre Dio ci insegna per bocca dello stesso
Gesù: “adora il Signore Iddio tuo, e servi a lui solo.” (Matteo
4:7)
99
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Immacolata Concezione – Assunta - Regina del Cielo
Che Maria sia stata concepita senza peccato, che
sia stata assunta in cielo, che sia stata incoronata
Regina del cielo, non sono verità che vengono dalla
Bibbia. Se sono dati della rivelazione tanto importanti
come dimostrerebbe la venerazione dei fedeli cattolici
e della chiesa romana, perché la Parola di Dio tace su
di esse in maniera tanto definitiva?
Gli apostoli non ne sapevano nulla, eppure erano
loro i testimoni oculari delle Verità del cristianesimo.
La chiesa primitiva li ignora completamente e per
diversi secoli, come attestano i molti scritti di quelle
epoche. E’ concepibile un tale unanime silenzio, se la
figura di Maria dovesse realmente avere il rilievo che le
si attribuisce nella Chiesa Romana?
Madre della Chiesa
Visto che il titolo sottintende “Chiesa Cattolica”,
potrebbe anche interessarci poco. Prima di provarsi
fondato bisognerebbe provare che la Chiesa Cattolica
incarni in esclusiva la vera Chiesa di Cristo. Maria non
è Madre della Chiesa, quest’ultima intesa in senso
autenticamente biblico. Sembra assurdo ribadirlo, ma
Maria è stata la madre del Messia, dell’uomo Gesù
Cristo. Ciò non la rende una semi divinità.
100
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
La motivazione biblica che è usata di solito per
dare un fondamento all’uso d’un tale titolo è il brano
biblico riportato da Giovanni nel suo Vangelo, quando
sulla croce Gesù affida Maria all'apostolo Giovanni.
Quest'ultimo, va adesso evidenziato, cugino di Gesù.
“Gesù dunque, vedendo sua madre e presso a lei il discepolo
ch’egli amava, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi
disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento, il
discepolo la prese in casa sua.” (Giovanni 19:26-27)
L’interpretazione della Chiesa romana è una
forzatura del testo, una prodezza di retorica e persino
fantasia, come dimostra il silenzio della Scrittura in
merito ad una maternità oggi invece tanto sottolineata.
La Chiesa Cattolica anziché raccogliere o custodire,
come dice lei, la verità evangelica, sembra trascurarla e
travisarla. Se i significati di questo brano, evidenziati
dall’esegesi cattolica, riempiono pagine e pagine,
generando forme di venerazione tanto appariscente e
incontenibile, se la Scrittura è capace di dire così tanto
in così poche parole - tanto da farci credere invece che
venga svuotata del suo autentico significato, come
interpreteremo le parole di Gesù nel brano biblico che
riporto qui di seguito?
“Mentre Gesù parlava ancora alle turbe, ecco sua madre e i
suoi fratelli che, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli. E uno
gli disse: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono la fuori che
cercano di parlarti. Ma egli, rispondendo, disse a colui che gli
parlava: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E,
101
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
stendendo la mano sui suoi discepoli, disse: Ecco mia madre e i
miei fratelli! Poiché chiunque avrà fatta la volontà del Padre
mio che è ne’ cieli, esso mi è fratello e sorella e madre.” (Matteo
12:46-50)
Ancora, altrettanto significativo un altro passo: “Or
avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna fra la
moltitudine alzò la voce e gli disse: Beato il seno che ti portò e le
mammelle che tu poppasti! Ma egli (Gesù) disse: Beati
piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l'osservano!”
(Luca 11:27-28)
Comediatrice e Corredentrice
Quanto finora detto è soltanto un preludio
all’ultimo stadio dell’esaltazione di Maria. Senza che
alcuna speculazione biblica, storica o altro lo
giustifichi, la Chiesa Cattolica proclama Maria
Comediatrice, cioè mediatrice con Cristo in un senso
più ampio di quello che intende la mediazione quale
intercessione soltanto, e cioè di tramite fra Dio e
l’uomo.
Sembra che la Chiesa Cattolica ami mettere degli
ostacoli, delle tappe, fra Dio e l’uomo. La Chiesa
(intesa come organizzazione gerarchica), i sacramenti
che solo questa può somministrare validamente, Maria,
i santi, tutti mezzi preposti teoricamente per arrivare a
102
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Dio, ma che essendo imposti come tramiti necessari,
finisco per diventare invece dei veri e propri ostacoli.
Così non è la mediazione di Cristo. La mediazione
di Cristo ci ha dato libero accesso alla presenza del
Padre, come ci spiegano gli apostoli più volte nel
Nuovo Testamento. Gesù ci ha riconciliati con Dio e
ci ha adottati a Dio, per mezzo della sua perfetta opera
redentrice.
“Giustificati dunque per fede abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore...” (Romani 5:1)
“… mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio
mediante la morte del suo Figlio.” (2 Corinzi 5:18)
“... Dio ... ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo.”
(Efesini 2:18)
“... per mezzo di lui ... abbiamo accesso al Padre ...”
(Efesini 3:12)
Le favole che fanno di Maria la “Madre
misericordiosa”, attraverso la quale si può avere
accesso a Dio, “Padre irato” non le troviamo nella
Bibbia. Al contrario, da questa apprendiamo che Dio
ci ha amati prima ancora che Maria fosse nata e ha
preparato la salvezza compiuta attraverso il suo Figlio.
Il Lui e per mezzo di Lui, i credenti hanno libero
accesso alla presenza del Padre.
La Bibbia ci dice che Gesù Cristo è l'unico
mediatore fra Dio e l’uomo: “Poiché v'è un sol Dio ed
anche un sol mediatore fra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo,
103
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
il quale ha dato se stesso qual prezzo di riscatto per tutti.”
(1Timoteo 2:5-6)
Com’è vero che vi è un solo Dio, vi è ancora un
solo mediatore fra Dio e l’uomo: Gesù Cristo. La
Bibbia ci ribadisce ancora una volta che Gesù è l’unica
via di salvezza che Dio ha provveduto, necessaria e
sufficiente per salvare appieno l’uomo. Questa è
l’essenza stessa del Vangelo di Cristo che la Chiesa è
chiamata ad annunciare.
“E in nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il
cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale
noi abbiamo ad essere salvati.” (Atti 4:12). Il soggetto della
frase è Gesù!
“Gesù gli disse: Io sono la Via, la Verità e la Vita;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni
14:6)
Il Nuovo Testamento intero rende testimonianza
all’unica opera di salvezza e di perfetta mediazione di
Gesù, tanto che da ogni pagina di esso ciò traspare
come la vera essenza dell’autentica predicazione
apostolica, quello che gli studiosi chiamano
tecnicamente il Kerygma, ma che più correttamente
possiamo definire Evangelo, cioè la "buona notizia".
La Chiesa oggi è chiamata a predicare lo stesso
Evangelo che annunciavano gli apostoli, al quale
nessuno ha diritto d’aggiungere o togliere alcunché.
Insegnare che esista un’altra via per giungere a
Dio, che Gesù non abbia permesso d’avere libero
104
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
accesso alla presenza del Padre, significa rinnegare il
credo apostolico, sconfessare la fede vera che, è
chiaro, solo la Bibbia, la Parola di Dio, tramanda
fedelmente.
I Santi - le statue - le immagini - le preghiere loro rivolte
Secondo il credo romano, non soltanto Maria
intercede per noi presso Dio. Sono affiancati a lei in
questo compito i santi, cioè quei cristiani che per
meriti particolari in vita la Chiesa Cattolica crede che
stiano già al cospetto di Dio.
Chiariamo, innanzi tutto, che nel Nuovo
Testamento sono chiamati “santi” tutti i credenti
quando ancora in vita. Citiamo quindi subito un brano
che lo dimostra. “Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà
di Dio, ai santi che sono in Efeso ed ai fedeli in Cristo Gesù.”
(Efesini 1:1)
All’inizio di molte delle epistole di Paolo e in alcun
anche all’interno, i credenti sono chiamati santi. Ed in
realtà il vero credente è “santo”, già in vita, e, come
abbiamo visto, ciò non è presunzione, perché è Dio
che ci santifica, ci rende santi, e non le nostre opere.
Per quanto riguarda l’ opera di intercessione dei
santi già morti, quindi alla presenza di Dio, la Bibbia
non ne fa alcuna menzione. E’ vero i cristiani possono
- anzi debbono continuamente - intercedere presso
105
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Dio quando sono in vita, ma certamente non è biblico
credere che dopo morti in cielo si aspettino le
suppliche di chi è vivo per rapportarle a Dio.
La Bibbia ci dice che Gesù è in cielo, alla destra del
Padre ed intercede per noi. Credo che Egli sia capace
di svolgere tale compito senza avere bisogno dell’aiuto
di alcuno e che in nessun punto della Scrittura sia
detto che tale opera di intercessione o mediazione
celeste sia devoluta ad altri.
“Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica.
Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto;
e, più che questo, è resuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche
intercede per noi.” (Romani 8:34)
Nessuno può intercedere per noi presso Dio se
non Gesù, colui che ha pagato per il nostro peccato
affinché in lui fossimo riconciliati con Dio.
Vale la pena vedere più da vicino quel brano
biblico di solito usato dai cattolici per giustificare
un'intercessione che non sia quella di Gesù.
“Tre giorni dopo, si fecero delle nozze in Cana di Galilea, e
c’era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi
discepoli alle nozze. E venuto a mancare il vino, la madre di
Gesù gli disse: Non hanno più vino. E Gesù le disse: Che v’è
fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta. Sua
madre disse ai servitori: Fate tutto quel che vi dirà. Or c’erano
quivi sei pile di pietra, destinate alla purificazione de’ Giudei, le
quali contenevano ciascuna due o tre misure. Gesù disse loro:
Empite d’acqua le pile. Ed essi le empirono fino all’orlo. Poi
106
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
disse loro: Ora attingete, e portatene al maestro di tavola. Ed
essi gliene portarono. E quando il maestro di tavola ebbe
assaggiata l’acqua ch’era diventata vino (or egli non sapeva da
dove venisse, ma ben lo sapevano i servitori che avevano attinto
l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: Ognuno serve prima il vin
buono; e quando si è bevuto largamente, il meno buono; tu,
invece, hai serbato il vin buono fino ad ora. Gesù fece questo
primo de’ suoi miracoli in Cana di Galilea, e manifestò la sua
gloria; e i suoi discepoli credettero in lui.” (Giovanni 2:1-11)
Non c'è alcun altro simile incidente nella vita di
Gesù ed è significativo che questo occorra all’inizio del
suo ministero. La risposta di Gesù a Maria la chiama a
non esulare dai suoi compiti, a non interferire. Maria
comprende e si fa da parte: da qui in avanti, infatti,
non interferirà più con l’opera di Gesù!
Nessuna menzione nella Bibbia di preghiere a santi
o a Maria. Gesù al contrario fu molto chiaro a
spiegarci: “In verità, in verità, vi dico che quel che chiederete al
Padre, Egli ve lo darà nel nome mio. Fino ad ora non avete
chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra
allegrezza sia completa.” (Giovanni 16:23-24)
Perché andare ad un altro quando la Parola di Dio,
le parole di Gesù, ci dicono che il Padre ci darà tutto
ciò che gli chiederemo nel suo nome?!
Un altro dettaglio piuttosto evidente: sappiamo che
Dio ascolta tutte le nostre preghiere in quanto
onnisciente ed onnipresente; sappiamo che Gesù, in
quanto Dio, può adempiere alle sue promesse che ci
107
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
assicurano la sua presenza nella vita comunitaria;
sappiamo che lo Spirito Santo, in quanto anch'egli
Dio, è con noi e dentro di noi ed opera in tutti i
credenti. Ma come possono Maria ed i santi ascoltare
le preghiere loro rivolte dai fedeli cattolici di tutte le
parti del globo allo stesso momento? Sebbene in cielo,
Maria e tutti i veri credenti morti in Cristo - non
possiamo dubitare che il loro spirito sia adesso alla
presenza di Dio - non sono certo divenuti onnipotenti
o onnipresenti.
E’ presente nell’uso comune una evidente
tendenza a perdere di vista l’insegnamento del
catechismo teorico sul tipo di culto da rendere ai santi
ed a Maria, che fa sfociare la devozione dei cattolici in
qualcosa che va ben oltre la semplice venerazione. I
"santi" il cui culto è promosso dalla Chiesa Cattolica
sembrano assumere dei connotati che li avvicinano agli
"dei" del pantheon pagano de quali – siamo onesti –
hanno preso il posto, gradualmente, nell'espressione
popolare della fede. Possono accompagnare,
proteggere, fare grazie, miracoli, guarire, ecc … tutte
credenze che sono tipiche del credo cattolico pratico e
che il clero non sembra interessato seriamente a
scoraggiare.
Il culto di Maria e dei santi è intimamente
connesso all’uso di statue e di immagini.
Le Chiese Cattoliche sono piene di statue. Statue
che si trovavano nei fastosi templi greci e romani; ma
108
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
non nelle modeste sinagoghe ebraiche o nelle prime
comunità cristiane. Nella Bibbia è apertamente
proibito l’uso e l’adorazione di statue ed immagini. Il
vero e proprio servizio che si rende loro con addobbi
dorati o processioni, l’uso di inginocchiarsi davanti a
queste e di pregare rivolti verso loro, non sono in
armonia con la Parola di Dio.
I dieci comandamenti, come li troviamo nella
Bibbia - anche nelle edizioni cattoliche ovviamente non sono esattamente come la Chiesa Cattolica li
insegna ai suoi fedeli. Essa preferisce evitare di
menzionare per esteso il comandamento “Non avere
altri dii nel mio cospetto”, perché nel libro dell'Esodo, cap.
20, questo prosegue così: “Non ti fare scultura alcuna né
immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù
sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a
tali cose e non servire loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono
un Dio geloso.”
Ancora in Levitico 26:1 leggiamo: “Non vi farete
idoli, non vi eleverete immagini scolpite né statue, e non
collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure per
prostrarvi dinanzi ad esse; poiché io sono l'Eterno, l’Iddio
vostro.”
Quando con l'editto dell'imperatore Costantino il
cristianesimo fu dichiarato religione di stato e
terminarono le persecuzioni, essere cristiano divenne
utile per avanzare nelle cariche statali e nei privilegi
imperiali. Fu così che molti divennero “cristiani” solo
109
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
di nome e per interesse, senza un vero coinvolgimento
spirituale. Il cristianesimo, così semplice e immediato,
ma spirituale, andò a scontrarsi con lo sfarzo del
paganesimo, con la sua complicata struttura religiosa.
Fu così che la prassi dei cristiani, spesso tali solo di
nome, finì per assorbire usi e costumi pagani.
La Storia del Mondo Medievale, Garzanti, Vol. I,
pag.142, afferma: “La chiesa cattolica romana, trovò il
modo di conciliare molte festività care al popolo, con
il dominante sentimento cristiano. Se era peccato
festeggiare Bacco e Cerere, non c'era nulla di male nel
celebrare pubblicamente la vendemmia ed il raccolto.
E persino i “Lupercalia” furono trasformati da Papa
Gelasio in una festa cristiana. Molti numi tutelari
divennero santi patroni, e il popolo conservò le sue
processioni rustiche, le sue feste...”
Non fu una vittoria del cristianesimo, quanto del
paganesimo. Quanti cattolici sanno che la devozione ai
santi patroni, le processioni, non sono usi cristiani, ma
pagani incorporati e “cristianizzati” dalla chiesa
romana? E’ un dato storico incontrovertibile, ma il
silenzio è assoluto e la Chiesa di Roma non mostra il
minimo cenno a voler tornare indietro.
Atenagora è uno scrittore cristiano del II secolo.
Sono arrivate sino a noi due sue “apologie” del
cristianesimo del suo tempo. E’ davvero degno di nota
il modo in cui attacca l’idolatria pagana. “Perché il
volgo, incapace come è di distinguere tra la materia e
110
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Dio e di comprendere l’enorme differenza che passa
tra le due cose, si avvicina agli idoli che sono fatti di
materia, anche noi per assecondarlo, dovremmo
avvicinarci alle statue per adorarle, mentre sappiamo
distinguere e separare l’increato dal creato, l'essere dal
non essere, l’intelligibile dal sensibile e ad ogni cosa
attribuiamo un nome che si conviene?”, Supplica XV.
Parole attualissime di un cristiano che non accetta
compromessi nella sua fedeltà a Dio, molto lontane
dalla retorica e dalle scuse della Chiesa Cattolica dei
secoli a venire. Atenagora esprime il cristianesimo del
suo tempo, un cristianesimo non scevro da colpe, ma
senz’altro ancora fedele alla chiamata di Dio ed
all’insegnamento apostolico. Continua così nel suo
scritto contro le obiezioni dei pagani del tempo:
“...alcuni sostengono che queste sono soltanto delle
immagini e che sono dei quelli cui esse sono dedicate,
che le processioni e i sacrifici fatti in loro onore si
riferiscono agli dei e per essi ... per dimostrare che la
cosa sia così, presentano come prova le meravigliose
operazioni di alcuni idoli...”
Ho proposto questo autore perché 1800 anni fa lui
cristiano, si è sentito rivolgere le medesime obiezioni
che oggi io evangelico mi sento muovere
costantemente dai cattolici.
L’avversione della Chiesa primitiva verso gli idoli
era estrema.
111
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
“Or mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli si
inacerbiva dentro a vedere la città piena di idoli.” (Atti 17:16)
Gesù ci insegna nel vangelo di Giovanni: “Ma l'ora
viene, anzi è già venuta che i veri adoratori adoreranno il Padre
in ispirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre
richiede.” (Giovanni 4:23-24)
Vogliamo imparare da Dio come egli vuole essere
adorato e non da alcuna tradizione. Vogliamo
comprendere che l’amore di Dio e la sua Divina
Maestà richiedono un culto esclusivo. Vogliamo gioire
con i cristiani che ci hanno preceduti ed imitarli, come
loro lodare il Creatore di ogni cosa e nessun altro.
112
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
7. Cattolicesimo teorico e pratico
Che il cattolicesimo stia cambiando è un dato di
fatto che sta sotto gli occhi di tutti. Che questo
cambiamento sia in meglio è anche questo indubbio.
Alla luce del suo passato, anche non tanto remoto,
non è azzardato ritenere, comunque, che le manovre
della Chiesa Cattolica stanno soltanto confermando il
suo opportunismo storico. Messo da parte
l’assolutismo degli anni passati, il cattolicesimo, si
propone oggi come garante internazionale della pace e
della giustizia, è in prima linea per la difesa dei più
deboli e nel collaborare agli sforzi delle nazioni per la
pace nel mondo.
Anche dal punto di vista dottrinale sono stati fatti
diversi cambiamenti, che mirano a rendere più
accettabile il credo romano all’uomo del ventunesimo
secolo. In verità il Nuovo Catechismo della Chiesa
Cattolica mostra delle aperture e delle sfumature che lo
rendono senz’altro più apprezzabile del catechismo
insegnato nella nostra stessa terra fino a non più di
quarant’anni fa.
113
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Alcuni cambiamenti, però, per quanto si cerchi di
evitarlo, non possono non creare grandi
contraddizioni con il passato.
Se da una parte vi è una crescente tendenza
favorevole all’apertura verso i protestanti, o verso le
religioni non cristiane, con il favore del cattolicesimo
più “liberale”; dall’altra, per non sconvolgere chi vuole
un cattolicesimo conservatore, si mantiene l’autorità
del Papa, dei vescovi, l’efficacia e l’indispensabilità dei
sacramenti, l’unicità della Chiesa Cattolica quale sola
vera Chiesa di Cristo.
La contraddizione è evidente: se si sostiene che il
papa è infallibile, se si sostiene che la Chiesa Cattolica
è l’unica mediatrice fra l’uomo e Dio, che il Magistero
della Chiesa romana è l’unico vero interprete dei dati
della Rivelazione, se si sostiene che i sacramenti sono
indispensabili per la salvezza, come può ammettersi
che anche dei non cattolici siano salvati ?
Una presa di posizione netta come in passato
provocherebbe il riso d’una generazione come la
nostra, troppo imbevuta e compiaciuta del suo acceso
spirito sincretista ed umanista. D’altro canto, rinnegare
del tutto il passato vorrebbe dire svuotare di
significato l’esistenza dell’apparato gerarchico
cattolico.
Diamo concretamente uno sguardo indietro e
vediamo cosa insegnava il catechismo della Chiesa
114
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
romana in proposito della salvezza e dell’appartenenza
alla Chiesa Cattolica:
“Non tutti quelli che di nome si dicono cristiani,
sono nella Chiesa di Gesù Cristo; ma soltanto i veri
cristiani. Per essere “vero cristiano” sono necessarie
tre cose: 1) essere battezzato; -2) credere a tutte le
verità insegnate da Gesù Cristo; -3) obbedire al Padre
(il Papa) e ai vescovi uniti con lui.", Scienza Vera del
sac. Luigi Locatelli, Torino 1952, pag.123.
E’ spontaneo chiedersi: quanti sono i cattolici oggi
che, pur battezzati, sanno persino di dovere credere a
tutte le verità insegnate da Cristo? Quanti sono quelli
che sanno cosa ha insegnato Cristo? Quanti sono i
cattolici che obbediscono al Papa, al vescovo o ai
preti?
"Altri tempi" - si dirà. Ma la Chiesa Cattolica non è
infallibile? Se lo era anche allora, quanto insegnava
deve essere vero e vincolante per i cattolici anche oggi.
Perché è ovvio e risaputo che il più importante di
tutti i pronunciamenti conciliari e papali e fondamento
della Chiesa Cattolica, è quello che vuole l’infallibilità
della Chiesa di Roma, sostenuta ancora oggi
nonostante le grandi incongruenze storiche che non
possono, se la questione viene debitamente ponderata,
darle il minimo significato religioso e storico.
“...Gesù Cristo, - proprio e solo, a S. Pietro e al suo
successore continuato - diede: -il Primato - e la
115
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Infallibilità...avere il “Primato” significa: - essere primo
- su tutti - per tutto - in tutto", Scienza Vera, pag. 128.
“Gesù Cristo, quindi, diede alla S. Chiesa
l’infallibilità nell’insegnare la Religione. Infallibilità
significa: - che il Papa, e i Vescovi uniti con lui,
quando insegnano verità e cose di Religione non
possono sbagliare: - perché, in tutto ciò, è lo Spirito
Santo che insegna, per mezzo di essi. I Vescovi riuniti
in Concilio, sono infallibili, solamente se uniti al Papa,
e solamente in quanto uniti al Papa. Il Papa, invece, è
infallibile - in sé - e da solo.”, Scienza vera, pag. 129
E ancora: “La sola vera Chiesa di Gesù Cristo è - la
S. Chiesa cattolica Romana, - unica custode degli
insegnamenti di Gesù Cristo, - unica arca di salvezza di
tutti gli uomini.”, Scienza Vera, pag. 124.
Mi chiedo quanti cattolici credono in questo?
Qui, nell’autorità attribuita alla struttura gerarchica
della Chiesa e nell’identificare le due cose, sta la
maggiore differenza fra cattolicesimo e movimenti
evangelici.
Vittorio Subilia nel suo “I tempi di Dio” considera
la concezione di Chiesa Cattolica intesa come
“Istituzione di Dio”. Se la Chiesa Cattolica è stata
istituita e voluta da Dio, ne consegue che essa sia
comunque e sempre la Chiesa di Cristo, assistita
sempre in tutti i suoi pronunciamenti dallo Spirito
Santo. Egli scrive giustamente: “Se non si comprende
questa concezione, non si comprende il Cattolicesimo
116
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
e non si comprendono le ragioni di fondo del
contrasto istituzionale.”, pag. 230.
Questa “istituzionalizzazione dello Spirito Santo e
di Dio”, il considerare quasi Dio a disposizione della
Chiesa e non il contrario, non è accettata dagli
evangelici.
Paolo VI ha affermato: “La Chiesa è qui. Noi
siamo qui la Chiesa... Ora se qui è la Chiesa, qui è lo
Spirito Paraclito, che Cristo ha promesso ai suoi
apostoli.” La deduzione: noi siamo la Chiesa quindi
abbiamo lo Spirito, rinnega l’insegnamento della
Bibbia, diametralmente opposto: dov'è lo Spirito, lì è la
Chiesa di Cristo!
L’unico vero successo di questa politica, è l’unità
“fittizia” dei fedeli attorno al pontefice romano e il
conseguente inaridimento spirituale del cattolico
medio, poco coinvolto, che lascia completamente nelle
mani del clero la sua spiritualità. La Chiesa Cattolica
allora è una istituzione alla quale il fedele aderisce con
il battesimo e gli altri sacramenti ed essere cristiano
diviene sinonimo di aderenza e fedeltà alla Chiesa
Romana, in quanto voluta da Cristo.
Inevitabile lo scandalo avvertito dal cattolico
medio, per la molteplicità delle denominazioni esistenti
negli ambienti evangelici. Ma per questi ultimi non è
importante tanto la denominazione cui si appartiene,
sebbene questa esprima un credo, delle opinioni, ecc.,
quanto il rapporto personale del fedele con Dio, la sua
117
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
spiritualità, la sua conoscenza biblica e condotta
personale. La semplice appartenenza a questa o quella
"denominazione", a questa o quella chiesa, non ci
renderà parte del corpo di Cristo. Ma tutti coloro che
hanno veramente riposto in Cristo la loro fiducia per
essere salvati, sono stati rigenerati spiritualmente dallo
Spirito Santo e vivono una condotta degna
dell’Evangelo, qualsiasi denominazione appartengano,
formano tutti insieme il corpo spirituale di Cristo e il
tempio di Dio che è la vera Chiesa.
Oggi si parla molto di unità, di recuperare l’unità
della Chiesa. Ma quello che gli istituzionalisti di Dio
trascurano è che la Chiesa di Cristo non è mai stata
divisa e mai potrà essere divisa, perché l’unità della
Chiesa non è nella sottomissione ad un uomo o
nell’appartenenza ad un movimento religioso, bensì
nella fede in Gesù Cristo, il Salvatore.
L'insegnamento che ha sempre caratterizzato le
chiese evangeliche - e che non compare adesso per
mero opportunismo - lo zelo per la Parola di Dio che
le ha mantenute fedeli alla Verità biblica, col solo
scopo di glorificare Dio come Lui vuole essere
glorificato, sfugge un esclusivismo ed un assolutismo
ingiustificabile: nessuno ha il monopolio di Dio e dello
Spirito Santo!
“Voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Gesù
Cristo”, abbiamo letto. Allora non è l’appartenenza ad
una organizzazione, qualunque essa sia, persino
118
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
evangelica, a renderci membri della Chiesa di Cristo,
bensì la nostra fede, la fede di cui abbiamo parlato fin
qui, nel Cristo della Parola di Dio, Salvatore e Signore.
Se molte sono le denominazioni, la fede è una sola,
e nessuno ha il monopolio del cielo.
L’aderenza del cattolico alla Chiesa intesa come
istituzione, mediante il battesimo, la comunione, la
cresima, lo rende cattolico, ma troppo spesso non ne
fa un cristiano.
Il sonno spirituale e l’ignoranza del cattolico
medio, spesso persino sui fondamenti della fede
cristiana, sono a volte a dir poco disarmanti. Troppo
spesso mi sono imbattuto in cattolici battezzati e
comunicati che ignorano che la Bibbia è la Parola di
Dio, che non credono nella realtà del peccato, quindi
nella salvezza dell’anima, che per logica conseguenza
ignorano lo scopo della venuta di Gesù su questo
mondo, che non sanno che parte del credo cristiano è
l’attesa per il ritorno di Cristo, che vi sarà una
condanna e una beatitudine, non per chi si comporta
bene o chi si comporta male, bensì per chi crede o
meno al Cristo Salvatore, ecc...
Vale la pena perciò puntualizzare qualche
fondamento della fede cristiana che gli evangelici
condividono con il cattolicesimo, perché il cattolico
medio che si imbattesse in questo scritto e lo
disapprovi non si scopra ad essere in disaccordo anche
con il credo cattolico. Se così fosse, lo stesso ipotetico
119
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
lettore farebbe meglio a riconsiderare attentamente la
sua condizione spirituale e la propria coerenza di vita.
Se Dio non avesse Lui stesso parlato, allora gli
uomini veramente sarebbero stati in balia di se stessi,
non potremmo parlare di Rivelazione, di Parola di
Dio, e ogni opinione su Dio sarebbe buona. Ma Dio
ha parlato. C’è stato un momento storico ben preciso,
in Giudea, quando un uomo ha detto di essere stato
inviato da Dio per dirci chi è Dio e cosa intende fare
per riparare allo stato in cui la sua creatura è scaduta.
Quell’uomo ha confermato che la conoscenza religiosa
del Dio unico dei giudei era più che un'intuizione,
proveniva da Dio stesso e che lui era venuto per
completarla ed adempierla con lo scopo di salvare
l’uomo.
L’apparizione di Gesù di Nazareth ha chiuso
qualsiasi dibattito su Dio. Dio stesso ha parlato in lui.
Agli uomini non resta che ascoltare.
“Iddio, dopo avere in molte volte e in molte maniere parlato
anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi
giorni ha parlato a noi mediante il suo Figlio.” (Ebrei 1:2)
Da qui l’essenza del vangelo e l’obbligo di
adempiere al mandato di Cristo: “Andate per tutto il
mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura. Chi avrà creduto e
sarà stato battezzato sarà salvato, ma chi non avrà creduto sarà
condannato.” (Marco 16:15-16).
E’ Parola di Dio, sono parole uscite dalla bocca di
Gesù, il nostro Maestro.
120
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
L’obbedienza a tutto l’Evangelo e solo
all’Evangelo è richiesta ad ogni vero cristiano. E non è
in ballo una questione morale o sociale, ma la nostra
salvezza stessa. Per dirlo con le parole dell'apostolo
Paolo: "Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato,
che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante
il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho
annunziato; a meno che non abbiate creduto invano ..."
(1Corinzi 15:1-2)
L’Evangelo della salvezza in Cristo Gesù è difficile
da accettare per l’uomo dei nostri giorni,
irrazionalmente imbevuto di razionalità o di ciò che
vuole spacciarsi come tale. Ma è nostro obbligo
insegnarlo come lo rinveniamo nella Scrittura e non
adattarlo al pensiero dei nostri contemporanei,
rischiando di svuotarlo della sua essenza.
La Chiesa del nostro tempo subisce lo stesso
attacco che le è stato fatale nel quarto secolo, l'attacco
dell'ottimismo greco, dei compromessi, del “tutto va
bene” e del nulla è veramente sbagliato, quel
relativismo che disconosce Dio e rinnega la Sua
Parola. Per noi vale quello che diceva Paolo: “Ma noi
predichiamo Cristo crocifisso che è scandalo per i Giudei e
pazzia per i gentili (i non ebrei).” (1Corinzi 1:23)
Questo Evangelo la Chiesa di Roma ha già smesso
da un bel po’ di annunciarlo; ad esso preferisce - a
discapito della salvezza delle anime di chi le presta
fiducia - una dottrina che le garantisca maggiore favore
121
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
da parte dell'opinione pubblica, un evangelo "sociale"
che contribuisce al bene dell'umanità, ma che non è
conforme al mandato che Gesù ha affidato alla sua
Chiesa. "E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: "Ogni
potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e
fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a
osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io
sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente".
(Matteo 28:18-20)
Io chiedo scusa se parlo con franchezza, ma non
mi sento di indorare la pillola. Dipingo la realtà che
vedo.
Il cristianesimo non è un'altra religione, buona
quanto le altre. L'insegnamento di Gesù non è buono
quanto quello di altri profeti o santoni. Comportarsi
bene non basta, non basta credere in "qualcosa".
Questo è l'Evangelo dell'uomo, non di Dio.
Gli altri prelati e buona parte del clero cattolico
riescono a leggere le parole di Cristo al clero giudaico e
non sentirsi compunti dalla Parola di Dio? "Ma guai a
voi scribi e farisei ipocriti, perché chiudete il regno dei cieli
dinanzi alla gente, poiché non vi entrate voi e non permettete che
entrino quelli che cercano di entrare."
122
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Conclusione
Perché gli evangelici o i protestanti in genere si
sono separati dalla Chiesa di Roma? Perché hanno
creato questa frattura nel mondo cristiano ?
La ricerca e il mantenimento dell’unità nella Chiesa
è una delle preoccupazioni maggiori della Chiesa
Cattolica Romana; ma è l’unità di una chiesa
sottoposta ad un'inappellabile autorità della gerarchia
cattolica, uniformata all’infallibile Magistero papale e
conciliare. La preoccupazione degli evangelici, è invece
l’obbedienza alla Parola di Dio.
Quando il cristianesimo si accorse che la religione
ebraica del suo tempo non voleva accettare il Messia,
non vi fu spazio per compromessi. Quando gli
apostoli furono portati davanti agli organi religiosi
giudaici, non ebbero esitazione e risposero così alle
autorità religiose che volevano proibirgli di parlare di
Gesù al popolo: “Giudicate voi se è giusto nel cospetto di
Dio, di ubbidire a voi anzi che a Dio.” (Atti 4:19).
Obbedirono al mandato di Gesù, nonostante questo
comportasse una frattura definitiva con il mondo
ebraico.
123
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Gli apostoli decisero di abbandonare la loro
tradizione per abbracciare la Verità. Lo stesso chiedo
di fare al lettore: se la sua tradizione religiosa non è
conforme alla Verità, egli ha l’obbligo morale, verso
Dio e verso se stesso, di abbandonarla per abbracciare
e vivere la Verità come Gesù l’ha insegnata e l’ha fatta
arrivare fino ai nostri giorni, nella Sacra Scrittura, la
Bibbia, Antico e Nuovo Testamento.
Mi rendo conto che questo è molto più facile a
dirsi che a farsi.
Il cattolicesimo, con il suo sfarzo nei riti e nelle
varie cerimonie, con l’inquietante grandezza dei suoi
monumenti, con la complessità dei suoi riti ed usi,
mette in particolare risalto l’esteriore della religiosità.
Così il cattolico medio finisce per confondere la
religione con un insieme di atti da compiere: recitare le
preghiere, dire il rosario, seguire il prete nella liturgia
della Messa, festeggiare i santi o determinate
ricorrenze, ecc …
Vi sono, è vero, anche dei comportamenti esteriori
nel cristianesimo, ma questi non possono soppiantare
gli atteggiamenti e le condizioni spirituali che essi
debbono soltanto simboleggiare e non sostituire. Il
battesimo, ad esempio, è un atto esteriore, ma non
rigenera in sé; simboleggia la meravigliosa opera di
rigenerazione compiuta dallo Spirito Santo, ma non la
compie. Invece il "sacramento" della Chiesa Romana è
quasi un rito magico, con il quale, la “Chiesa”
124
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
(istituzione) conferisce la grazia. Se il battesimo
cattolico ha forza in sé, allora ciò vuol dire che
qualunque sia l’atteggiamento della persona, Dio la
rigenera? Se, però, la sua efficacia è subordinata alla
fede dell'individuo, la fede non può essere risposta
nell’acqua, nel rito, o in una gerarchia, ma in Dio;
perché allora è fondamentale e non si può essere
rigenerati senza o prima del battesimo? La
rigenerazione avviene anche nei bambini battezzati?
Ciò implica che Dio ha mutato la natura sottoposta al
peccato di quei neonati per renderli "figli di Dio", a
prescindere da chi saranno e cosa faranno una volta
adulti? Ma se è vero che dall’albero si riconoscono i
frutti, basterà darsi un’occhiata intorno per capire che
il battesimo da se e per se non ha alcuna virtù
“magica” di rendere cristiani.
Se poi la nostra comunione con Dio l’abbiamo
grazie ad un’ostia consacrata, allora dove si compiono
le parole degli apostoli che abbiamo letto e che ci
descrivono ogni vero credente come la dimora dello
Spirito Santo e di Gesù, il Tempio stesso di Dio senza
nemmeno citare la liturgia della Messa?
Non mi fraintenda il lettore cattolico sincero. Sono
convinto che anche tra i cattolici vi siano dei cristiani
autentici - perché il giudizio appartiene a Dio e a
nessun uomo. Quanto voglio sottolineare qui, però, è
la facilità con la quale l’esteriorità ha soppiantato
l’autentica spiritualità nel cattolico medio, dandogli
125
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
l’illusione di potersi ritenere cristiano per ciò che fa e
non in virtù di ciò che crede, conosce o è in Cristo.
Eppure se non possiamo fare nostre le parole di
Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che
vivo, ma è Cristo che vive in me.” (Galati 2:20), nessun’ostia
potrà far si che ciò diventi realtà! E se le parole
dell'apostolo non ci riguardano, come possiamo dirci
veri cristiani? Forse ci stiamo solo illudendo.
Voglio offendere? No! Ma scuotere la coscienza di
chi legge, quello si; per spingerlo, se ve n'è bisogno,
non verso questa o quella religione, ma per spronarlo
ad avere una consapevolezza maggiore sulla vera
essenza della propria fede. Perché sento il dovere di
dire che se non mangiamo carne il Venerdì, se
recitiamo il rosario ogni giorno, se ci flagelliamo, se
andiamo a Messa ogni domenica, se facciamo tutte le
buone opere che possiamo, pure se frequentiamo la
chiesa evangelica sette giorni su sette, se facciamo
queste e altre mille cose per conquistarci la salvezza,
ma trascuriamo l’autentica conoscenza di Dio rivelata
da Dio stesso agli apostoli e, quindi, fedelmente
riportata nella Sacra Bibbia, tutto ciò sarà inutile agli
occhi di Dio. Scrive Paolo parlando del suo popolo:
“...io rendo loro testimonianza che hanno lo zelo per le cose di
Dio, ma zelo senza conoscenza. Perché ignorando la giustizia di
Dio, e cercando di stabilire la propria, non si sono sottoposti alla
giustizia di Dio.” (Romani 10:2-3)
126
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi rifiuta di
credere al Figlio non vedrà la vita.” (Giovanni 3:36).
I nostri sforzi allora non ci condurranno a Dio,
perché non siamo noi a dover decidere il “come”,
stabilendo la nostra giustizia, ma è stato Dio a rivelarci
il modo, tramite la sua Parola. Ogni sforzo per
raggiungere Dio che trascuri Dio, non ha senso.
Non abbiamo nessun diritto ed è ad ogni modo
inutile cercare di sostituire la nostra religione alla
volontà di Dio.
Ammetto di aver usato un linguaggio forte. Stento
a volerlo mettere per iscritto, perché so che mi renderà
antipatico al lettore cattolico medio. Anche Gesù,
però, non va per il sottile quando afferma: "Non
chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli,
ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi
diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi
profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in
nome tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non
vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!" (Matteo
7:21-23)
Sono convinto che quanto ho raccolto in questo
mio piccolo libro sia la Verità. So che dire le cose
come stanno non rende simpatici a tutti. Ma tacere
sulla realtà dei fatti mi renderebbe colpevole verso il
mio prossimo e questo è ancora peggio che stargli
antipatico.
127
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Io stesso sono stato un cattolico per molti anni. Da
piccolo sono stato battezzato; poi, quando ancora non
capivo nemmeno cosa volesse dire cristianesimo,
ignoravo la sola esistenza della Bibbia, sapevo a
malapena che era esistito un uomo di nome Gesù, ho
preso la prima comunione. Io so cosa vuol dire essere
cattolici. Adesso so pure cosa significa essere un vero
cristiano e la grande differenza che può esservi fra le
due cose.
Ho provato sconforto e rabbia quando mi hanno
mostrato i dieci comandamenti come sono nella
Bibbia e ho dovuto riscontrare mio malgrado delle
differenze sostanziali col decalogo imparato a memoria
fino da piccolo. Mi sono sentito ingannato quando
non ho trovato nella Bibbia il cattolicesimo: ma cosa
mi avevano insegnato?
Nella Bibbia ho trovato qualcosa di molto più
grande di una religione; vi ho trovato Cristo! E non è
la rabbia o la voglia di polemica che mi hanno spinto a
scrivere questo libro, piuttosto l’amore per coloro ai
quali la Verità è taciuta.
E’ per me indubbio, infatti, che la Chiesa Cattolica
abbia chiuso la porta della salvezza davanti a molti dei
suoi fedeli. Molti cattolici infatti con i quali ho avuto
modo di parlare non capiscono nemmeno cosa voglia
dire "salvezza", ignorano la condanna definitiva del
peccato dopo la morte, non hanno mai sentito
predicare l’Evangelo della Grazia in Gesù Cristo; sono
128
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
stati colpevolmente illusi che il loro credere in un
Essere Superiore sia sufficiente, che basta essere fedeli
alla Chiesa (Cattolica).
“Fratelli io vi rammento l’Evangelo che vi ho annunciato,
che voi ancora avete ricevuto, nel quale ancora siete stati saldi,
mediante il quale siete salvati, se pur lo ritenete quale ve l’ho
annunciato.” (1 Corinzi 15:1-2)
Per essere salvati: 1) Bisogna avere udito la
predicazione dell’Evangelo e 2) Credere. L’evangelo,
del quale parla l’apostolo, l’unico che salva, lo
troviamo nella Sacra Scrittura. L’ho già descritto al
lettore: Dio ha amato il mondo e gli ha dato Gesù, che
è morto per i nostri peccati ed è resuscitato dai morti
al terzo giorno; credendo in lui abbiamo la vita eterna.
Un altro evangelo che non sia questo, non può salvare,
come è chiaro da quel "se" che ho messo in evidenza
nella citazione. Quindi, al di là della polemica o della
mera questione teorico-dottrinale, vorrei esser riuscito
non a convincere il lettore delle mie idee, bensì a
stimolarlo a non affidarsi ad alcuno per la propria
salvezza, neanche a se stesso, ma solo a Dio, l'unico
che lo può veramente illuminare e salvare in Cristo.
Spero vivamente di essere riuscito in questo
intento.
129
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
130
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Appendice I
La Cena del Signore
131
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
132
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Indice
Introduzione
I riferimenti biblici
Il pane e il vino
La Messa Cattolica
Conclusione: La Cena del Signore
133
135
137
142
149
158
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
134
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Introduzione
L'ultima cena di Gesù con i suoi apostoli è uno dei
momenti più solenni riportati dai vangeli. E' un
momento importante perché Gesù rivede il significato
della Pasqua ebraica alla luce del sacrificio che stava
per compiere: egli perfetto agnello di Dio stava per
essere immolato per la salvezza degli uomini. Egli
perfetto sacrificio stava per prendere il posto delle
disposizioni della Legge mosaica, che, alla fine, erano
soltanto un rimedio temporaneo ai peccati del popolo,
fino all'arrivo del perfetto sacrificio, per dirlo come lo
disse Giovanni: "l'agnello di Dio che toglie il peccato del
mondo".
Il cristianesimo non è una religione di ritualismi.
L'ebraismo con i suoi infiniti precetti e prescrizioni,
lascia il posto alle realtà vere, celesti ed interiori, della
nuova fede. Il tempio visibile di Gerusalemme è ora
l'edificio spirituale della Chiesa, dove persino ogni
cristiano diviene "tempio di Dio" in quanto in lui
individualmente dimora Dio, lo Spirito Santo. Tutti i
sacrifici previsti dalla Legge vengono sostituiti
dall'unico perfetto sacrificio di Gesù. Una religione
esteriore e visibile, molto complessa, viene sostituita
da una religione semplicissima, ma allo stesso tempo
profondissima perché tutta imperniata sulla spiritualità
135
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
dell'individuo e sul rapporto personale con Dio, al
quale, ormai, la Grazia permette, a motivo dell'opera
completa e definitiva di Gesù, di avere accesso diretto
- Vedi Ebrei 19:23.
Che di ritualismi vi fosse poco posto nella nuova
fede, l'attesta il totale disinteresse del Nuovo Patto
verso le mille prescrizioni che invece troviamo
nell'Antico. Al contrario, il Nuovo spazza via tutto, in
Cristo. Eppure troviamo che la voglia di religione degli
uomini, a misura d'uomo e quindi, comodamente
visibile, cerca sempre di farsi spazio anche nella vera
fede. Il cattolicesimo, abbandonando l'interiorità,
sublima l'esteriorità; trascurando la sostanza, sublima
l'apparenza. E un semplice atto commemorativo
diviene un solenne sacrificio, complesso quanto le
prescrizioni dei leviti. Tanto complesso e sofisticato
quanto inutile e non richiesto dal Nuovo Patto, non
previsto e non necessario.
E' stato, come spesso accade, discutendo su piccoli
dettagli che riguardavano la composizione degli
elementi del pane e del vino che ho deciso di scrivere
anche su questo argomento. Come è mia abitudine ho
dato un'occhiata alla storia, alla realtà che mi circonda
ed alla patristica. Ma è nella Scrittura che ho trovato la
Verità. Una Verità talmente semplice che rischia di
sfigurare agli occhi di chi è incantato da suggestive
ritualità; ma parliamo di una Verità così profonda e
radicale che stupendamente fa trionfare solo l'amore di
136
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Dio e la perfezione del suo piano di redenzione per
l'uomo. Nelle religioni fatte a misura d'uomo trionfa
l'uomo e il suo bisogno di una religione e di segni
visibili.
I riferimenti biblici
Nei tre vangeli sinottici troviamo la narrazione di
quanto accade durante l'ultima cena di Gesù con gli
apostoli, quando egli celebrò con loro l'ultima Pasqua,
prima della crocefissione.
Riporto il testo dei tre vangeli per completezza.
Matteo 26:20-30: “Quando fu sera, si mise a tavola con
i dodici discepoli. Mentre mangiavano, disse: "In verità vi dico:
Uno di voi mi tradirà". Ed essi, profondamente rattristati,
cominciarono a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io, Signore?"
Ma egli rispose: "Colui che ha messo con me la mano nel piatto,
quello mi tradirà. Certo, il Figlio dell'uomo se ne va, come è
scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo
è tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato".
E Giuda, il traditore, prese a dire: "Sono forse io, Maestro?" E
Gesù a lui: "Lo hai detto". Mentre mangiavano, Gesù prese del
pane e, dopo aver detto la benedizione, lo ruppe e lo diede ai suoi
discepoli dicendo: "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo".
Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo:
"Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del
patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi
dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna,
137
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre
mio". Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al
monte degli Ulivi.”
Marco 14:17-26: “Quando fu sera, giunse Gesù con i
dodici. Mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: "In
verità io vi dico che uno di voi, che mangia con me, mi tradirà".
Essi cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro:
"Sono forse io?" Egli disse loro: "È uno dei dodici, che intinge
con me nel piatto. Certo il Figlio dell'uomo se ne va, com'è
scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo
è tradito! Meglio sarebbe per quell'uomo se non fosse mai nato!"
Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione,
lo spezzò, lo diede loro e disse: "Prendete, questo è il mio corpo".
Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero.
Poi Gesù disse: "Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che
è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più del frutto
della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio".
Dopo che ebbero cantato gli inni, uscirono per andare al monte
degli Ulivi.”
Luca 22:14-23: “Quando giunse l'ora, egli si mise a
tavola, e gli apostoli con lui. Egli disse loro: "Ho vivamente
desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire;
poiché io vi dico che non la mangerò più, finché sia compiuta nel
regno di Dio". E, preso un calice, rese grazie e disse: "Prendete
questo e distribuitelo fra di voi; perché io vi dico che ormai non
berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di
Dio". Poi prese del pane, rese grazie e lo ruppe, e lo diede loro
dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in
138
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro
il calice dicendo: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue,
che è versato per voi. "Del resto, ecco, la mano di colui che mi
tradisce è con me sulla tavola. Perché il Figlio dell'uomo, certo,
se ne va, come è stabilito; ma guai a quell'uomo per mezzo del
quale egli è tradito!" Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni
gli altri chi sarebbe mai, tra di loro, a far questo.”
Il vangelo di Giovanni si sofferma su particolari
dettagli che non hanno alcuna pertinenza con la nostra
discussione e tralascia (intenzionalmente, vista la
presenza e diffusione degli altri vangeli?) di
menzionare l'accaduto.
Notiamo alcuni dettagli. Luca, al contrario degli
altri sinottici, ritiene importante premettere il calice al
pane, citandolo poi due volte. Forse perché sia Marco
che Matteo vengono dalla tradizione ebraica, dove la
celebrazione pasquale prevede il mangiare il pane
azzimo ma nulla dice sulle bevande utilizzate. Luca,
ormai cristiano quasi di seconda generazione e
discepolo di Paolo, percepisce e trasmette la forza del
simbolismo del calice e del sangue del nuovo patto.
La stessa preminenza la ritroviamo nel famoso
scritto antico chiamato Didaché. Il Didaché,
“Insegnamento” in greco, era anche conosciuto
nell’antichità come “L’insegnamento dei dodici
apostoli”. E’ uno scritto molto antico ed è di solito
inserito in quella raccolta di antichi scritti cristiani
chiamata “Padri Apostolici”. Alcuni lo hanno datato
139
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
persino verso l’anno 50 d.C. Altri al più tardi verso il
150 d.C. L’edizione che utilizzo, The Apostolic Fathers,
Greek Texts and English Translations of Their Writings,
seconda edizione, J.B. Lightfoot and J.R. Harmer,
editori e traduttori. Michael W. Holmes Editor and
Reviser, data lo scritto verso la fine del I secolo.
Questo è il testo che utilizzerò qui per le mie citazioni
dai Padri Apostolici. La traduzione dall’inglese (con
qualche sguardo dato al greco a fronte) è mia.
Nel Didaché il "ringraziamento" (in greco
eucaristias) avviene prima per il calice e poi per il pane,
sebbene poi venga detto "nessuno ne mangi o beva...",
premettendo il mangiare al bere, come logico del resto,
oltre che scritturale.
Paolo ricorda la Cena del Signore (è così che la
chiama, 1 Corinzi 11:20 ) e, rimproverando i fedeli
della chiesa di Corinto, ricorda la solennità di una tale
celebrazione:: “Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho
anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu
tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse:
"Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria
di me". Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il
calice, dicendo: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue;
fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché
ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi
annunciate la morte del Signore, finché egli venga”. (1Corinzi
11:23-26)
140
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nell’epistola ai Corinzi abbiamo una importante
testimonianza sulle circostanze durante le quali la
celebrazione della Santa Cena avveniva. Paolo infatti
scrive: “Quando poi vi radunate assieme, quel che fate, non è
mangiar la Cena del Signore; poiché, al pasto comune, ciascuno
prende prima la propria cena; e mentre l'uno ha fame, l'altro è
ubriaco. Non avete voi delle case per mangiare e bere? O
disprezzate voi la chiesa di Dio e fate vergogna a quelli che non
hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò io? In questo io non vi
lodo”. (1 Corinzi 11:20-22).
Nella chiesa primitiva era quindi in uso riunirsi
insieme per la cena, e questa culminava nella
celebrazione della Cena del Signore. Questo tipo di
incontro veniva chiamato agape, termine che
comunque in greco significa letteralmente “amore”.
Anche le lettere di Ignazio, vescovo di Antiochia
all’inizio del I secolo d.C., fanno parte di quella
raccolta di scritti chiamati Padri Apostolici. Nella
lettera che scrisse alla chiesa di Smirne, Ignazio dice:
“Non è permesso senza il vescovo né battezzare né
tenere un agape”. Anche qui, visto il contesto, visto
che l’agape viene menzionata dopo il battesimo, è
facile dedurre che tale circostanza, anche per Ignazio,
fosse considerata un momento importante e che, in
quel contesto, l’ultima cena del Signore con gli apostoli
venisse ricordata. Non vi è nella Scrittura alcuna
menzione circa altre modalità o dettagli della
141
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
celebrazione della Santa Cena. Non è detto quante
volte e quando debba essere celebrata.
Giustino Martire è un cristiano vissuto nella prima
metà del II secolo. Giustino nella sua prima Apologia,
ai capitoli 65, 66 e 67, che citerò per esteso più in là in
questo studio, testimonia che la Domenica è il giorno
in cui i cristiani si riuniscono e, tra le altre cose,
ripetono il memoriale dell’ultima cena di Gesù.
Il pane e il vino
Passiamo a considerare gli elementi della Cena del
Signore.
Il pane mangiato da Gesù e dagli apostoli è pane
azzimo, cioè non lievitato. Nella narrazione dei
Vangeli non si fa alcuna menzione espressa circa la
qualità del pane. Ma il contesto e la nostra conoscenza
circa le previsioni delle festività pasquali ebraiche ci
consentono di affermare con certezza che il pane
dell’ultima cena di Gesù fosse pane azzimo.
Leggiamo da Matteo, il preludio alla narrazione che
abbiamo citato all'inizio: “Il primo giorno degli azzimi, i
discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti
prepariamo la cena pasquale?" Egli disse: "Andate in città dal
tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la
Pasqua da te, con i miei discepoli". E i discepoli fecero come
Gesù aveva loro ordinato e prepararono la Pasqua. Quando fu
142
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
sera, si mise a tavola con i dodici discepoli.” (Matteo 26:1720).
La ricorrenza che sarà l’occasione per l’ultima cena
con gli apostoli, è quella pasquale e degli azzimi.
Leggiamo quali sono le prescrizioni per il pane da
utilizzare nella celebrazione pasquale ebraica nel libro
dell’Esodo.
Cito per esteso Esodo 12:1–20: “Il SIGNORE parlò
a Mosè e ad Aaronne nel paese d'Egitto, dicendo: "Questo mese
sarà per voi il primo dei mesi: sarà per voi il primo dei mesi
dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il
decimo giorno di questo mese, ognuno prenda un agnello per
famiglia, un agnello per casa; se la casa è troppo poco numerosa
per un agnello, se ne prenda uno in comune con il vicino di casa
più prossimo, tenendo conto del numero delle persone. Voi
conterete ogni persona secondo quello che può mangiare
dell'agnello. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio,
dell'anno; potrete prendere un agnello o un capretto. Lo serberete
fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la
comunità d'Israele, riunita, lo sacrificherà al tramonto. Poi si
prenda del sangue d'agnello e lo si metta sui due stipiti e
sull'architrave della porta delle case dove lo si mangerà. Se ne
mangi la carne in quella notte; la si mangi arrostita al fuoco, con
pane azzimo e con erbe amare. Non mangiatelo poco cotto o
lessato nell'acqua, ma sia arrostito al fuoco con la testa, le
gambe e le interiora. Non lasciatene avanzo alcuno fino alla
mattina. Quello che sarà rimasto fino alla mattina, bruciatelo
con il fuoco. Mangiatelo in questa maniera: con i vostri fianchi
143
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
cinti, con i vostri calzari ai piedi e con il vostro bastone in mano;
e mangiatelo in fretta: è la Pasqua del SIGNORE. Quella
notte io passerò per il paese d'Egitto, colpirò ogni primogenito
nel paese d'Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali, e
farò giustizia di tutti gli dèi d'Egitto. Io sono il SIGNORE. Il
sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; quand'io vedrò il
sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per
distruggervi, quando colpirò il paese d'Egitto. Quel giorno sarà
per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una
festa in onore del SIGNORE; lo celebrerete di età in età come
una legge perenne. Per sette giorni mangerete pani azzimi. Fin
dal primo giorno toglierete ogni lievito dalle vostre case; perché,
chiunque mangerà pane lievitato, dal primo giorno fino al
settimo, sarà tolto via da Israele. Il primo giorno avrete una
riunione sacra, e un'altra il settimo giorno. Non si faccia nessun
lavoro in quei giorni; si prepari soltanto quello che è necessario a
ciascuno per mangiare, e non altro. Osservate dunque la festa
degli Azzimi; poiché in quello stesso giorno io avrò fatto uscire le
vostre schiere dal paese d'Egitto; osservate dunque quel giorno di
età in età, come un'istituzione perenne. Mangiate pani azzimi
dalla sera del quattordicesimo giorno del mese, fino alla sera del
ventunesimo giorno. Per sette giorni non si trovi lievito nelle
vostre case, perché chiunque mangerà qualcosa di lievitato, sarà
eliminato dalla comunità d'Israele, sia egli straniero o nativo del
paese. Non mangiate nulla di lievitato; dovunque abiterete,
mangerete pani azzimi”.
E' quindi certo che il pane mangiato dagli apostoli
con il Signore fosse azzimo.
144
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nessuna prescrizione circa le bevande viene
rinvenuta nella pasqua tramandata secondo
l’insegnamento di Mosè. Il dettaglio importante di una
tale ricorrenza erano l’agnello e il pane azzimo.
Mentre, come ci sembra sottolineare Luca nel suo
parlare del calice prima e del pane poi, la transizione
nella celebrazione cristiana vede molto importante la
presenza del vino, del calice, in quanto simbolo del
sangue versato da Gesù, l’Agnello di Dio.
Circa la qualità del vino utilizzato da Gesù
nell’ultima cena con gli apostoli, nulla viene detto. Il
dettaglio singolare è che la menzione del vino è
indiretta: si parla di un calice, ma non espressamente di
vino. Vedi ad esempio la citazione del testo paolino.
Anche nelle narrazioni degli evangeli, viene specificato
solo indirettamente che il calice contenesse del vino.
“Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo:
"Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del
patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi
dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna,
fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre
mio”. (Matteo 26:27-29)
“Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne
bevvero. Poi Gesù disse: "Questo è il mio sangue, il sangue del
patto, che è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più
del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno
di Dio”. (Marco 14:23-25)
145
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
“E, preso un calice, rese grazie e disse: "Prendete questo e
distribuitelo fra di voi; perché io vi dico che ormai non berrò più
del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio”. (Luca
22:17-18)
La parola tradotta di solito “calice” corrisponde
all’originale poterion che nulla sembra indicare circa la
bevanda in esso contenuta.
La International Bible Standard Encyclopedia,
scrive: “Ai tempi dell’Antico Testamento il vino era
bevuto non diluito, e il vino mischiato ad acqua era
considerato rovinato (Isaia 1:22)… Più tardi però,
l’uso dei greci di utilizzare vini diluiti ha ottenuto una
tale diffusione che lo scrittore di 2 Maccabei parla di
vino non diluito come “sgradevole” (polemion). Una tale
diluzione è tanto comune nei secoli a venire che la
Mishna la considera scontata e, in verità, R. Eliezer ha
persino proibito che si dicesse la benedizione della
tavola con del vino non diluito (Berakhot 75). La
quantità di acqua era molta, solo un terzo o un quarto
del composto era vino (Niddah 2 7; Pesachim 108b)”.
Interrompo la citazione per aggiungere il brano
richiamato, 2 Maccabei, che legge: Come il bere solo
vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa
come il vino mescolato con acqua è amabile e procura
un delizioso piacere, così l’arte di ben disporre
l’argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di
leggere la composizione. E qui sia la fine”. Tratto dalla
traduzione “La Bibbia di Gerusalemme”
146
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Continuo la citazione: “… Il vino dell’ultima cena,
quindi, può essere definito in termini moderni come
un vino dolce, rosso, fermentato e piuttosto diluito.
Visto che indubbiamente era questo il vino in
commercio, non vi è alcuna ragione per supporre che
quello utilizzato in quella occasione fosse
particolarmente “puro”.
Ho rinvenuto questo commento nella versione 4.8
del software biblico Sword Searcher, ed è firmato da
Burton Scott Easton.
Altri ambienti cristiani ritengono che il vino
utilizzato da Gesù durante l'ultima cena fosse vino non
fermentato, succo d'uva, in parole povere. Ciò anche
in armonia con il modo in cui la bevanda viene
definita nei vangeli: "frutto della vigna". Questa
opinione è particolarmente diffusa negli ambienti
anglosassoni. Personalmente sono membro di una
chiesa americana dove la Cena del Signore avviene
puntualmente con succo d'uva e pane azzimo. Di
solito in quegli ambienti la condanna di bevande
alcoliche è assoluta. Non voglio andare nei dettagli di
una tale opinione, che riporto per amore di
completezza come una possibile interpretazione, ma
che non mi sento di poterla sostenere o avvalorare.
Siamo certi, quindi, che, sebbene di pane e di vino
ci parla il Nuovo Testamento, lo fa in un contesto
diverso dal nostro, con i termini che possono avere
147
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
per noi, uomini del ventunesimo secolo, un significato
leggermente diverso da quello che allora servivano ad
indicare o descrivere. Non parliamo certamente di
differenze sostanziali, ma, qualora per desiderio di
approfondimento volessimo sapere cosa in realtà
stavano ad indicare, scopriremmo, che, per quello che
ci permettono di sapere la Scrittura e la nostra
conoscenza storica, ciò che il Nuovo Testamento
definisce genericamente pane è nello specifico pane
azzimo, non lievitato, secondo l’uso pasquale ebraico,
e la bevanda chiamata vino o, più esattamente “frutto
della vigna”, assomiglia ma non è identica al vino oggi
in commercio, come noi lo conosciamo. In sostanza
pane e vino biblici sono qualcosa di simile ma non
perfettamente rispondente agli elementi della nostra
realtà quotidiana.
Del resto anche oggi la composizione o la
lavorazione di questi due elementi, come di molti altri,
varia anche a seconda del luogo. E’ notevole ad
esempio la differenza fra il caffè italiano e quello
americano. Eppure sono entrambi chiamati con lo
stesso termine, ed a ragione. Il grano utilizzato per il
pane oggi non è lo stesso di cento anni fa. C’è poi un
ritorno alle farine integrali, ma sempre di pane si parla.
Circa la prassi della chiesa primitiva apprendiamo
da Giustino che accanto al calice col vino, era presente
anche l’acqua. Egli scrive: “Quindi ci alziamo tutti
insieme e preghiamo, e, come abbiamo già detto in
148
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
precedenza, al termine della nostra preghiera, il pane, il
vino e l’acqua vengono portati, e colui che presiede
allo stesso modo offre preghiere e ringraziamenti,
secondo la sua abilità, e gli intervenuti assentono,
dicendo Amen”. Apologia, capitolo 67.
Concorderebbe con questa prassi dell’antica
Chiesa, cioè la presenza di acqua nella cena eucaristica,
la precisazione di Ireneo, vescovo di Lione vissuto nel
secondo secolo, sull’uso dei cristiani in contrasto con
quello degli eretici, i quali utilizzavano acqua soltanto.
Contro le Eresie, libro V, capitolo 1.
La Messa Cattolica
La nostra discussione non sarebbe completa (non
lo è comunque, ma almeno diamogli una parvenza di
completezza) se non accennassi alla maniera di
celebrazione della Santa Cena nelle chiese cristiane.
Avendo considerato i brani della Scrittura sopra
citati, appare evidente come la celebrazione della
Messa cattolica si distacchi profondamente dalla Cena
del Signore della Bibbia. Sono troppi i punti di chiaro
contrasto con la prassi della Chiesa primitiva.
Innanzi tutto il calice non è offerto a tutti i
partecipanti alla celebrazione. Eppure abbiamo letto
così nella Scrittura: “Mentre mangiavano, Gesù prese del
pane e, dopo aver detto la benedizione, lo ruppe e lo diede ai suoi
149
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
discepoli dicendo: "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo".
Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro,
dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il
sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei
peccati.” (Matteo 26:26-28)
Il Concilio di Trento proibì che il calice venisse
porto ai fedeli. Qualsivoglia potessero essere le
motivazioni, la Chiesa Cattolica ha peccato almeno di
presunzione, revocando un comando del Signore per
imporre la propria volontà.
Certo
sfugge,
comunque,
come
un
pronunciamento infallibile come quello conciliare (lo
so, sono polemico) abbia dovuto essere rivisto dal
Concilio Vaticano II che oggi, in linea teorica,
ammette che anche i fedeli abbiano accesso, o meglio
possano avere accesso, dietro particolari disposizioni e
condizioni, alla comunione completa, prendendo
anche il calice. Nella prassi ciò non avviene, non nelle
chiese italiane almeno e non nelle celebrazioni
ordinarie della Messa.
Un tale scostamento dalla celebrazione della Cena
del Signore è ingiustificabile, dottrinalmente, in base al
dato biblico, e storicamente, avendo la Chiesa per
molti secoli reso partecipi tutti i fedeli anche del calice
fino alla decisione del Concilio di Trento.
La Cena del Signore, è così che viene chiamata
nella Scrittura, nel già citato brano di 1 Corinzi 11:20,
istituita per ricordare il sacrificio di Cristo, è invece
150
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
nella Chiesa Cattolica la ripetizione del sacrificio di
Cristo, non una “rammemorazione”, come indicato
dalla Scrittura. “Transustanziazione” è il termine
complicato che esprime un concetto inesistente nella
celebrazione autentica prevista dalla Scrittura.
Possiedo un vecchio libro, per me prezioso, di
catechismo del Sac. Luigi Locatelli, dal titolo “Scienza
Vera”, Società Editrice Internazionale, Torino 1964. A
pagina 50 del III Volume si legge: “La Santa Messa è il
sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che,
sotto le specie e apparenze del pane e del vino, viene
offerto dal sacerdote a Dio sull’altare, in memoria e
rinnovazione del sacrificio della Croce.” La frase “in
memoria” va benissimo, è in accordo con la Scrittura,
ma “rinnovazione” no.
Il testo che utilizzo come riferimento per la
dottrina cattolica, è ovviamente il Catechismo della
Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, pubblicato
durante il pontificato di Giovanni Paolo II e sotto la
supervisione di papa Joseph Ratzinger. E’ un’opera
definitiva e apprezzabile per completezza, chiarezza
nell’esposizione e anche molto leggibile per la sua
schematicità.
Sebbene apprezzi quest’opera e la rispetti, in
diversi punti mi trovo costretto a dovere concludere
che essa espone benissimo, in maniera erudita e
convincente delle dottrine comunque biblicamente
errate.
151
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nella sintesi al termine dell’Articolo 3, Il
Sacramento dell’Eucaristia, pagina 367 dell’edizione in
mio possesso, si legge: “In quanto sacrificio,
l’Eucaristia viene anche offerta in riparazione dei
peccati dei vivi e dei defunti, e al fine di ottenere da
Dio benefici spirituali o temporali”.
Oltre a quanto sopra citato, propongo, alla fine di
questo scritto, sperando di non violare i diritti di
autore (se accade non è per colpa ma per ignoranza) la
riproduzione di alcune pagine di un prezioso scritto
cattolico che fa parte della mia collezione personale di
libri antichi, dove è discusso della Messa come
sacrificio.
Che si arrivi dal dato biblico, così semplice ed
immediato, ad una tale complicata ed intricata
concezione del significato della Cena del Signore,
sebbene sia spiegabile e rintracciabile storicamente nel
tragitto della dottrina di una chiesa che diviene nei
secoli tanto più ritualista e piena di esteriorità tanto più
si allontana dalla Scrittura spiritualmente e
temporalmente dall’epoca degli apostoli, non è
conciliabile con l’autentico credo cristiano, apostolico,
tramandato nelle Sacre Scritture.
La Cena del Signore non può essere un sacrificio.
La Parola di Dio è così chiara in tal proposito da
lasciare perplessi sul peso che viene dato alla Sua
testimonianza circa la volontà di Dio per la dottrina
della Chiesa Cattolica. Possiamo riferire anche al clero
152
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
cattolico quanto Gesù disse a quello ebraico? “Voi,
lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione
degli uomini. E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare il
comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! ”
(Marco 7:8-9)
La lettura dell’epistola agli Ebrei risulta essere
molto illuminante. L’autore di questo straordinario
trattato, forse Paolo, forse Luca, o forse Paolo in
ebraico tradotto da Luca in greco, lingua nella quale
questo scritto ci è pervenuto, si sforza di spiegare
proprio il senso del perfetto sacrificio di Cristo che
pone fine ai sacrifici previsti dalla Legge mosaica.
Quest’ultimi erano imperfetti e dovevano quindi
ripetersi fino all’arrivo del perfetto e quindi unico
sacrificio compiuto da Cristo sulla croce, il quale una
volta per tutte, toglieva il peccato del mondo.
Ebrei 7:22-28: “Ne consegue che Gesù è divenuto garante
di un patto migliore del primo. Inoltre, quelli sono stati fatti
sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di
durare; egli invece, poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che
non si trasmette. Perciò egli può salvare perfettamente quelli che
per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive
sempre per intercedere per loro. Infatti a noi era necessario un
sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato,
separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non
ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi
sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo;
poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha
153
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
offerto sé stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti
uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento fatto
dopo la legge, costituisce il Figlio, che è stato reso perfetto in
eterno”.
Ebrei 9:24-28: “Ne consegue che Gesù è divenuto garante
di un patto migliore del primo. Inoltre, quelli sono stati fatti
sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di
durare; egli invece, poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che
non si trasmette. Perciò egli può salvare perfettamente quelli che
per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive
sempre per intercedere per loro. Infatti a noi era necessario un
sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato,
separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non
ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi
sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo;
poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha
offerto sé stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti
uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento fatto
dopo la legge, costituisce il Figlio, che è stato reso perfetto in
eterno”.
Considerando l’assenza di “sacrifici” nel nuovo
patto, l’autore dell’epistola agli Ebrei chiarisce quale sia
l’unico “sacrificio” nella Chiesa: “Per mezzo di Gesù,
dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè,
il frutto di labbra che confessano il suo nome”. (Ebrei 13:15).
In tal proposito, evidenziamo che nella Chiesa
Cattolica, visto il ruolo della Messa quale sacrificio, il
ministro è chiamato “sacerdote”. Il sacerdozio,
154
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
proprio per i molteplici servizi divini legati ai sacrifici
richiesta dalla legge mosaica, era proprio della fede
giudaica, ma nessuna menzione ne è fatta nel Nuovo
Testamento. Non viene menzionato nei ministeri della
Chiesa e questo proprio perché di sacerdoti in senso
stretto non ne sono richiesti nel Nuovo Patto, dove
non è previsto alcun sacrificio.
Quando Paolo menziona i ministeri necessari per
la Chiesa non parla di sacerdozio. Egli scrive in Efesini
4:11-12: “È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come
profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il
perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e
dell'edificazione del corpo di Cristo”.
Riepilogando, la Bibbia parla di: apostoli, profeti,
evangelisti, pastori e dottori.
Lo stesso Paolo, nella sua prima epistola a
Timoteo, al capitolo 3, parla di Vescovi e Diaconi, i
quali sovrintendono la comunità locale. Quello di
vescovo e di pastore sono lo stesso ufficio.
Tanto fondamentale è la figura del sacerdote nella
Chiesa Cattolica, quanto sconosciuta alla Chiesa
primitiva! Se il sacerdozio fosse davvero così
importante, così come il sacrificio offerto
quotidianamente, come spiegare non solo il silenzio
assoluto della Scrittura, ma addirittura l’indirizzo
totalmente opposto contro la creazione di una casta
sacerdotale e dei servizi che motiverebbero la sua
esistenza?
155
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nel Nuovo Testamento, al contrario, tutti i
credenti sono “sacerdoti” e lo sono in senso spirituale,
in quanto hanno accesso alla presenza di Dio ed
offrono sacrifici spirituali, come abbiamo appena letto
in Ebrei 13:15. Leggiamo ancora in Apocalisse 1:4-6:
“Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace
da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono
davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il
primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci
ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha
fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui
sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita un brano
degli scritti di Giustino, lo stesso che ho già richiamato
io in questa discussione, nella sua prima Apologia, per
parlare dell’uso della Chiesa primitiva. Sebbene
quest’opera utilizzi il brano (davvero molto bello e
ricco di valore storico) per sostenere che “La Liturgia
dell’Eucarestia si svolge secondo una struttura
fondamentale che, attraverso i secoli, si è conservata
fino a noi” e quindi a sostegno storico della Messa
cattolica, esso, a mio avviso, è prova del distacco della
prassi e liturgia cattolica dall’uso della Chiesa primitiva.
Riprendiamo tutto questo brano, come viene citato
proprio nel catechismo cattolico, e non solo per
polemica ma anche per apprezzare la bellezza della
continuità della nostra fede nei secoli: “Nel giorno
chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti
156
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
delle città o delle campagne. Si leggono le memorie
degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo
consente. Poi, quando il lettore ha terminato, il
preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad
imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci
alziamo in piedi ed innalziamo preghiere sia per noi
stessi … sia per tutti gli altri, dovunque si trovino,
affinché appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti
buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di
conseguire la salvezza eterna. Finite le preghiere, ci
salutiamo l’un l’altro con un bacio. Poi al preposto dei
fratelli vengono portati un pane e una coppa d’acqua e
di vino temperato. Egli li prende ed innalza love e
gloria al Padre dell’universo nel nome del Figlio e dello
Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie (in greco:
eucharestian) per essere stati fatti degni da lui di questi
doni. Quando egli ha terminato le preghiere ed il
rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama:
“Amen”. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento
di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi
chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei
presenti il pane, il vino e l’acqua “eucaristizzati” e ne
portano agli assenti”.
Esaminiamo alcuni dettagli di questo brano. Il
giorno chiamato “del Sole” è chiaramente la domenica.
Nella lingua inglese quest’uso di riferire un giorno al
sole è rimasto nella parola utilizzata per indicare
proprio il giorno della domenica, e cioè Sunday,
157
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
letteralmente “giorno del sole”. Giustino non parla di
sacerdoti, al contrario menziona un “preposto” o
“preposto dei fratelli”, nel quale è facile rinvenire la
figura del pastore richiamata da Paolo. La preghiera,
come l’omelia e la lettura della Parola di Dio è libera e
spontanea. Quindi i diaconi distribuiscono il pane, il
vino e l’acqua. “Eucaristizzati” deve intendersi come
“sui quali si è reso grazie”. Nessuna menzione di
sacrifici o di complesse liturgie o formule. Se la
citazione di questo antichissimo scritto vuole essere
utilizzata a favore della Messa cattolica, sono convinto
invece che, il lettore attento e informato sulle prassi
delle chiese di oggi, non potrà non riconoscere la
maggiore affinità con l’uso delle chiese evangeliche o
protestanti in genere.
Conclusione - La Cena del Signore
Il dato biblico è talmente semplice! Quella
semplicità tipica del Nuovo Testamento la rinveniamo
nella prassi cristiana dei primi secoli, tanto più fedele
all'evangelo tanto più antica, più prossima al periodo
apostolico. Abbiamo riportato delle citazioni. Tale
semplicità è oggi osservata nella prassi delle chiese
evangeliche.
Rileggiamo il brano dell’epistola di Paolo: “Poiché ho
ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il
158
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo
aver reso grazie, lo ruppe e disse: "Questo è il mio corpo che è
dato per voi; fate questo in memoria di me". Nello stesso modo,
dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è
il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne
berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che mangiate questo
pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del
Signore, finché egli venga.” (1 Corinzi 11:23-26)
Nelle chiese evangeliche la Cena del Signore viene
celebrata esattamente come ci dice la Scrittura che
debba essere. Prendiamo il pane, rendiamo grazie, e lo
distribuiamo a tutti i fedeli. Allo stesso modo, il vino,
si rende grazie e si distribuisce ai fedeli. Facciamo
queste cose in memoria di Cristo, così che mangiando
il pane e bevendo il vino, annunciamo la morte del
Signore e ciò fino al suo ritorno.
In alcune chiese evangeliche ho visto utilizzare
pane normale, acquistato in un qualsiasi panificio e
vino comune. Del resto anche Gesù si servì del pane e
del vino allora disponibili, perché il simbolismo non
era tanto negli elementi quanto in ciò che
spiritualmente rappresentavano. E la realtà spirituale
del Cristo vivente in noi non dipende da elementi
esterni quanto dalla nostra comunione spirituale con
lui e con il Padre per mezzo dello Spirito Santo, dono
di Dio a tutti coloro che credono.
In altre chiese il pane utilizzato è azzimo e il vino è
succo d’uva non fermentato, visto che alcuni
159
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
ritengono, così facendo, di essere più vicini alla realtà
storica del pane e del vino utilizzati da Gesù.
La bellezza dell’autentica Cena del Signore non è in
questi piccoli dettagli o nella ricerca di gesti mistici
stereotipati e imposti, quanto nella certezza che, in un
simbolismo in fondo così semplice, troviamo un
attimo di riflessione per verità tanto profonde e
spirituali.
Nella Chiesa Cattolica la vera spiritualità è stata
sostituita da un suggestivo ritualismo. Ma non è questa
la religione cristiana autentica, come chiunque
veramente voglia accertarsi della Verità, potrà appurare
leggendo il Nuovo Testamento.
Nella sua ultima cena con gli apostoli, nel
simbolismo degli elementi della celebrazione pasquale
ebraica, Gesù annuncia la sua imminente morte, la
morte dell'agnello di Dio che una volta per tutte
rimpiazza l'antico patto e i suoi ritualismi che in Cristo
ormai diventano realtà e trovano il loro definitivo
adempimento. Il rito è stato definitivamente sostituito
dalla realtà dello Spirito di Dio ora dimorante in noi,
grazie a quell'unico, prezioso, perfetto, definitivo
sacrificio e alla unica, perfetta e definitiva redenzione
che è in Cristo.
160
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
161
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
162
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
163
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
164
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Appendice II
L’obbligo del celibato del clero
165
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
166
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
E’ una questione venuta recentemente alla ribalta
che, comunque, nonostante le nuove prese di
posizione della sede pontificia, rimane sempre oggetto
di critica anche negli stessi ambienti cattolici: il celibato
del clero.
Le problematiche che stanno alla base delle scelte
della Chiesa Romana sono molto complesse e toccano
l’essenza stessa dell’esistenza dell’organizzazione
ecclesiale cattolica. Quindi, sebbene da una parte si
avverta il bisogno di una revisione di certi presupposti,
dall’altra si ribadisce periodicamente che il celibato del
clero cattolico non si tocca. Infatti, quello che risulta
difficile percepire al cattolico medio è che la rimozione
di un tale caposaldo della dottrina romana scuoterebbe
dalle fondamenta l’ordine gerarchico della Chiesa
Cattolica come noi lo conosciamo.
Nelle chiese protestanti i preti, da noi, seguendo
l’insegnamento biblico, chiamati pastori o anziani o
vescovi, possono sposarsi. Anzi, di solito, si ritiene più
congeniale che non siano single. Del resto, ciò è in
armonia con quanto accadeva nella Chiesa primitiva,
rintracciata nel Nuovo Testamento. Paolo scriveva
infatti a Timoteo: “Bisogna dunque che il vescovo sia
irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente,
dignitoso, ospitale, capace di insegnare …” (1 Timoteo 3:2)
Scrive ancora a Tito, “Per questa ragione ti ho lasciato a
167
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e
costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni,
quando si trovi chi sia irreprensibile, marito di una sola moglie,
che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né
insubordinati. Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile,
come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non
dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto,
ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo,
temperante, attaccato alla parola sicura, così come è stata
insegnata per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina
e di convincere quelli che contraddicono.” (Tito 1:5-9)
Ma, visto che non se ne parla nella Bibbia, come è
accaduto che il clero cattolico venga costretto al
celibato? Utilizzo volontariamente la parola
“costretto” perché nella Bibbia si parla di celibato, ma
volontario. Ne parla lo stesso Gesù “Poiché vi sono degli
eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali
sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali
si sono fatti eunuchi da sé (è una scelta volontaria e personale) a
motivo del regno dei cieli.” (Matteo 19:12)
L’imposizione del celibato è condannata dalla
Bibbia. "Ora, lo Spirito (Santo) dice espressamente che nei
tempi a venire alcuni si allontaneranno dalla (vera)
fede...proporranno cose false per ipocrisia...vieteranno il
matrimonio e comanderanno d'astenersi da cibi che Iddio ha
creati.” (1 Timoteo 4:1-3). Lo Spirito Santo parlando
alla Chiesa primitiva ha previsto che ci sarebbe stato
qualcuno che, allontanandosi dall’insegnamento
168
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
autentico, avrebbe vietato il matrimonio. (Così come
avrebbe anche vietato l’astensione da certi cibi. Ci
spiace doverlo dire, ma è doveroso farlo per amore
della verità, ma fu sempre la Chiesa Cattolica a
proibire di mangiare carne il Venerdì, cosa che, come
vediamo, non solo non è contemplato nella Bibbia ma
viene addirittura considerato un insegnamento
contrario alla dottrina cristiana autentica).
Ad un certo punto della storia della Chiesa sono
iniziate alcune tendenze che l’hanno portata ad
allontanarsi dall’autentico insegnamento apostolico.
Come un fiume è più puro alla fonte e nel suo
cammino porta con se detriti e sporcizie che incontra
per strada, così la pura dottrina del Nuovo Testamento
nel suo tragitto storico venne a contaminarsi con
tendenze filosofiche, ascetiche ed estremismi di vario
genere. Basti pensare ad esempio ad Origine, il quale,
nel III secolo, in un eccesso di interpretazione letterale
delle parole di Gesù, si evirò. Girolamo, traduttore
della Bibbia ufficiale in latino della Chiesa Cattolica,
scrisse sulla verginità. E, sebbene io lo trovi da una
parte, visto il mio amore per la patristica, davvero
interessante, dall’altra non posso non vedere il seme di
quelle idee che hanno portato ad una visione
estremista della concezione della sessualità nella
Chiesa. Il celibato quale requisito essenziale per il clero
origina infatti palesemente da una visione peccaminosa
del sesso in sé, anche in seno al matrimonio. Sappiamo
169
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
tutti, ad esempio, che per la Chiesa romana anche i
rapporti sessuali all’interno della coppia sposata, del
matrimonio, se non hanno il fine della procreazione,
sono considerati peccato. Nulla di più esasperato.
L’unione matrimoniale infatti è benedetta da Dio. Essa
è istituita da Dio stesso! E, come Paolo ci chiarisce
nelle sue epistole, la vita sessuale all’interno del
matrimonio è fondamentale. Leggiamo quello che dice
la Parola di Dio in proposito. “… ma, per evitare le
fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il
proprio marito. Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo
stesso faccia la moglie verso il marito. La moglie non ha potere
sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non
ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l'uno
dell'altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi
alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti
a motivo della vostra incontinenza.” (1 Corinzi 7:2-5)
Il matrimonio è un’istituzione santa, e il sesso
all’interno del matrimonio non “sporca” la santità del
cristiano. L’uomo e la donna sposati non sono meno
santi di chi si mantiene “vergine” fisicamente per il
Signore. L’incredibile visione della Chiesa Romana
sull’astinenza che dovrebbero praticare i coniugi e la
sua posizione contro i metodi contraccettivi portano
alla mente le parole che disse il Signore al clero
giudaico “caricate la gente di pesi difficili da portare” (Luca
11:46).
170
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Il pensiero che troviamo in Girolamo e le
riflessioni che ne conseguirono, portarono con il
tempo all’imposizione del celibato al clero, nell’assurda
ricerca di una purezza e santità estrema, dove la Bibbia
nemmeno ci dice di cercarla. M. Lemmonier nella sua
Storia della Chiesa, scrive: "Dell'obbligo del celibato si
parlerà per la prima volta nel concilio provinciale di
Elvira (Granata), in Spagna, verso il 360: inizierà così
la disciplina caratteristica della chiesa latina", pag.90.
Bisogna aspettare, comunque, i Concili
Lateranense II del XII secolo e soprattutto quello di
Trento del XV secolo perché la pratica della Chiesa
Cattolica, ormai struttura con organizzazione quasi
militare ed internazionale, venisse realmente applicata.
E’ storia e non dico nulla che oggi, l’era del computer e
di wikepedia, non sia facilmente verificabile con qualche
click in rete. Nella Chiesa medievale il clero non
sposato convogliava tutte le proprie sostanze,
donando non solo tutta la propria persona e vita al
servizio della Chiesa, ma anche tutto il resto, nel
patrimonio della Chiesa. Fra amici cattolici sento
parlare contro il celibato del clero anche in occasione
delle recenti accuse di pedofilia mosse in diverse
nazioni contro la Chiesa Cattolica. Non condivido
l’associazione di idee fra pedofilia e celibato del clero,
perché chi si macchia di un tale orribile peccato è
energicamente condannato anche dalla Chiesa
Cattolica. Vi sono anche preti molto attivi contro la
171
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
pedofilia a rischio della loro stessa incolumità
personale. Semmai condivido chi sanziona la
consuetudine radicata nelle autorità ecclesiastiche
romane a volere provvedere personalmente (spesso
con semplici provvedimenti) contro chi si è macchiato
di tali crimini, senza riferire alle autorità giudiziarie
degli stati dove tali crimini (perché di ciò si parla nello
Stato di Diritto) sono stati commessi. Il nostro
obiettare all’imposizione al clero del celibato, quindi,
non trae origine da circostanze, da eventi particolari.
Non vogliamo fare merce del dolore altrui. Le
motivazioni della posizione evangelica nascono dal
desiderio di aderire alla Verità della dottrina cristiana
apostolica come ce la insegna la Bibbia. L’uomo di Dio
che vuole servire il Signore a tempo pieno nei
ministeri, può fare sue le parole dell’apostolo Paolo:
“Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella
in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore
e Cefa (altro nome di Pietro)?” (1 Corinzi 9:5)
Privare un servitore di Dio del suo diritto a
contrarre matrimonio e peggio ancora ad avere figli,
una sua famiglia, è solo un’inutile crudeltà che il piano
di Dio non ha mai immaginato per gli uomini devoti al
servizio della Chiesa.
172
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Appendice III
Giacomo 2:14
(esempio di articolo anaforico)
173
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
174
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Giacomo 2:14 è un famoso brano del Nuovo
Testamento che da decisamente l’impressione di essere
in contraddizione con le famose affermazioni degli
scritti di Paolo sulla salvezza per mezzo delle fede.
“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò
non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere
affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo
stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha
precedentemente preparate affinché le pratichiamo.”
(Paolo agli Efesini 2:8-10 – Nuova Riveduta)
In una lucida e chiara affermazione l’apostolo
Paolo riassume qui sopra quanto altrove aveva già
spiegato per esteso, ai galati ed ai romani in
particolare. Quanto però scrive l’apostolo Giacomo
nella sua epistola sembra sostenere esattamente il
contrario della dottrina paolina.
“A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha
opere? Può la fede salvarlo?” (Giacomo 2:14 - NR)
Se ne sarà reso conto lo stesso lettore: i due brani
citati, opera di due autori sacri diversi, si trovano in
due punti diversi della Scrittura, e letti così come li
175
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
troviamo nelle nostre traduzioni in italiano della
Bibbia, sembrano dire due cose diverse.
Vi sono diversi fatti che vanno considerati
nell’interpretazione della Sacra Scrittura: Per
comprendere infatti cosa esattamente intendesse dire
un autore (e ciò in realtà è vero nella lettura di
qualunque testo) bisogna, per grandi linee, tenere
conto delle circostanze che inducono a scrivere, del
contesto e della lingua utilizzata.
In questo articolo considereremo in particolare il
fenomeno linguistico di Giacomo 2:14 che, insieme
al contesto, concorre a far comprendere che la
contraddizione fra le affermazioni dei due apostoli è
solo apparente. Infatti, un attento esame ed un
corretto raffronto dei vari passi biblici ci offrono un
quadro completo, dove la Parola ci insegna che la fede
in Dio è, si, una realtà interiore ma si manifesta e
rende visibile in azioni che ne comprovano l’esistenza:
le opere di cui parla Giacomo.
La Bibbia non è una sterile raccolta di precetti o
regole, di storielle moraleggianti o epiche gesta del
passato. Essa è ispirata da Dio e data all’uomo perché
egli abbia la certezza della propria fede e la viva in
maniera attiva, quotidiana, offrendo il proprio
contributo positivo, aiutando ed edificando il
prossimo, testimoniandogli fattivamente – e non solo
verbalmente – la salvezza del proprio Dio.
176
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Paolo scrisse così al suo pupillo Timoteo:
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a
riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché (greco
ἵνα) l'uomo di Dio sia completo ( greco ἄρτιος ) e ben
preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3:16-17)
Nella lingua greca la posizione delle parole in una
frase non ne indica il caso, come accade in italiano: ad
esempio il complemento oggetto non è tale per la
posizione che occupa, bensì per la declinazione. Ne
consegue che scrivendo a Timoteo, l’apostolo Paolo
può enfatizzare subito che lo scopo della Scrittura è di
rendere “ἄρτιος” (completo) l’uomo di Dio ponendo
questo aggettivo, per rafforzare la sua affermazione,
subito dopo “ ἵνα”, “affinché”.
E’ significativo, a sostegno di quanto affermavo
prima, che accanto a quella che è ritenuta (anche se da
alcuni indirettamente) la formulazione più teorica
dell’ispirazione della Sacra Scrittura Paolo si premuri di
chiarire il senso dell’intervento di Dio: la Bibbia è
ispirata perché, affinché, allo scopo di, preparare l’uomo
attivamente a ciò che in essa apprende.
Vediamo il testo greco originale di Giacomo 2:14.
177
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Τί τὸ ὄφελος, ἀδελφοί µου, ἐὰν πίστιν λέγῃ τις ἔχειν,
ἔργα δὲ µὴ ἔχῃ; µὴ δύναται ἡ πίστις σῶσαι αὐτόν;
Analizziamolo da vicino, prima con una traduzione
interlineare
Τί
τὸ ὄφελος, ἀδελφοί µου, ἐὰν πίστιν
Qual (è)
l’utile,
fratelli miei, se
fede
τις
qualcuno
ἔχειν, ἔργα
di avere, opere
λέγῃ
dice
δὲ
µὴ ἔχῃ;
però non ha?
µὴ δύναται ἡ πίστις σῶσαι αὐτόν;
può
la fede
salvarlo?
Notiamo un dettaglio fondamentale per la nostra
discussione: l’assenza prima e la presenza poi
dell’articolo davanti alla parola “fede”.
Τί τὸ ὄφελος, ἀδελφοί µου, ἐὰν πίστιν λέγῃ τις ἔχειν,
ἔργα δὲ µὴ ἔχῃ; µὴ δύναται ἡ πίστις σῶσαι αὐτόν;
La prima volta che compare la parola “fede” non è
preceduta dall’articolo (πίστιν). La seconda volta,
invece, è preceduta dall’articolo (ἡ πίστις). Ciò non è
casuale.
Premetto che in greco si parla semplicemente di
articolo, non essendovi un articolo indeterminativo da
178
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
contrapporre a quello determinativo. Quindi per noi di
lingua italiana, nella quale esistono determinativi ed
indeterminativi, nasce il pericolo di cercare una logica
(quella italiana) che in greco non esiste.
In questo caso particolare ci troviamo davanti ad
un esempio di articolo anaforico, che per mezzo di
un riferimento specifico riconduce ad un sostantivo
precedentemente utilizzato.
Quindi quando è presente l’articolo la seconda
volta che la parola “fede” compare (ἡ πίστις),
dobbiamo comprendere che ciò sia un riferimento
specifico alla sua prima occorrenza (πίστιν).
Alla luce di ciò propongo di seguito una
traduzione meno letterale – in inglese si chiamerebbe
expanded, ovvero amplified, in italiano direi “estesa” o
parafrasata – allo scopo di comunicare il senso di
come a mio avviso, alla luce della grammatica greca,
dovrebbe correttamente intendersi questo brano
biblico.
“A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non
ha opere? Può la fede, questa fede che il tale dice di
avere e che non produce opere, salvarlo?”
Quindi il riferimento dell’apostolo Giacomo non è
alla fede che non salva, in generale, come regola, bensì
al caso specifico di chi dice a parole di aver fede ma
non ha opere che ne dimostrino l’esistenza.
179
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
Nessuna contraddizione fra il passo biblico che
abbiamo esaminato qui e le idee espresse dall’apostolo
Paolo nelle sue epistole. Anzi, perfetto accordo nella
ricerca del giusto equilibrio fra fede ed opere. Stesso
equilibrio che troviamo anche nella prima epistola
dell’apostolo Giovanni ed in tutto il Nuovo
Testamento. La somma di tale equilibrio sta nelle
parole che lo stesso Giacomo utilizzerà poco più
avanti:
“Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le
tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.”
(Giacomo 2:18 - NR)
180
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
181
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
182
Giuseppe Guarino – Verità o tradizione?
183
Scarica

verita o tradizione per amazon marzo 2015