ITALIANI LIBERI E FORTI: UN ATTO DI INTELLIGENZA CHE HA BISOGNO DI TANTI SOSTENITORI di Giovanni Palladino Segretario Politico di ITALIANI LIBERI E FORTI (documento inviato a tutti i partecipanti all’Assemblea Nazionale del 9 febbraio) 1. UN PREZIOSO PATRIMONIO POCO UTILIZZATO 2. PERCHÈ ABBIAMO RINUNCIATO ALLE ELEZIONI POLITICHE 3. SCOMPARSA O IRRILEVANZA DEI CATTOLICI IMPEGNATI IN POLITICA? 4. NON ABBIAMO ALCUNA INTENZIONE DI ALZARE BANDIERA BIANCA 5. UN VUOTO DI PENSIERO DA RIEMPIRE CON UN PENSIERO FORTE 6. LA NOSTRA UTILE ESPERIENZA IN SICILIA 7. ANDARE OLTRE LA DESTRA E LA SINISTRA 1.UN PREZIOSO PATRIMONIO POCO UTILIZZATO Circa due secoli fa Carlo Cattaneo, economista, filosofo e grande politico federalista, scriveva: “Non v’è lavoro, non v’è capitale che non cominci con un atto di intelligenza. Prima d’ogni lavoro, prima d’ogni capitale, quando le cose giacciono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera e imprime in esse per la prima volta il carattere di ricchezza”. Il 18 gennaio 2012 un piccolo gruppo di cattolici, provenienti in gran parte da una lunga esperienza di lavoro e di arricchimento culturale svolta nel Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo (C.I.S.S.), decise di fondare un nuovo partito politico : ITALIANI LIBERI E FORTI (ILEF). Quella decisione, a mio parere, fu un atto di intelligenza, perché aveva e ha il grande obiettivo di rinnovare profondamente il modo di fare politica in Italia con l’utilizzo di un prezioso patrimonio culturale, che giaceva (e ancora giace) non curato dal mondo politico. È quindi ignoto ai più, compresi molti uomini di Chiesa. È un prezioso patrimonio capace di creare una ricchezza di tipo spirituale, morale, sociale, civile, materiale. È un patrimonio che affonda le sue radici nelle verità evangeliche, affinato e modernizzato di continuo dalla Dottrina Sociale Cristiana, testato e testimoniato in Italia da grandi statisti come Luigi Sturzo e Luigi Einaudi, ma da oltre 50 anni per non dire da due millenni per le verità evangeliche - è un prezioso patrimonio poco utilizzato (vedi la mia prefazione all’opuscolo inserito nel sito ilef.it “La DSC, illustre sconosciuta”). A un anno di distanza da quel 18 gennaio, i risultati del nostro coraggioso atto di intelligenza sono ancora scarsi, tanto da far ritenere a qualcuno che l’atto sia stato fatto con poca intelligenza. Essendo io uno dei principali responsabili dell’iniziativa, ci tengo a chiarire con questo documento come sono andate le cose, quali errori sono stati fatti e quante speranze abbiamo di realizzare il nostro obiettivo. Questo documento sarà poi discusso dai soci ILeF nel corso della nostra Assemblea Nazionale del 9 febbraio a Roma. 2.PERCHÈ ABBIAMO RINUNCIATO ALLE ELEZIONI POLITICHE Il 13 maggio 2012, nel corso della nostra prima Assemblea Nazionale, dissi: “Abbiamo bisogno che entro i prossimi mesi aderiscano al partito diverse migliaia di persone qualificate. Tutto dipende da noi. In questa sala siamo in 150. Se ciascuno di noi riuscisse nei prossimi giorni a portare nel partito 5 nuovi soci di qualità, avremmo già 750 soci in più. Se entro il 30 giugno ciascuno di questi nuovi soci riuscisse a convincere altre 5 persone qualificate a entrare in ILEF, avremmo 3.750 soci in più. E non vado oltre in questa proiezione di numeri in aumento. Sono convinto che abbiamo un enorme potenziale di crescita. Milioni di italiani sono disponibili a darci fiducia, se saremo capaci di conquistarla in modo innovativo e con l’offerta di soluzioni comprensibili e realizzabili. (…….) Se riusciremo ad ampliare di molto la base associativa, sarà poi più facile attirare l’attenzione dei ‘mass-media’, che mostrano ancora una certa freddezza nei nostri confronti. È una freddezza naturale, che riflette lo scetticismo con cui la nostra iniziativa è stata accolta da chi ritiene che non sia possibile cambiare il modo di fare politica in Italia senza disporre di tanti soldi e soprattutto senza disporre di soldi pubblici. Attenzione: non diciamo che è possibile fare buona politica ‘con pochi soldi’, ma che è possibile farla ‘senza disporre di tanti soldi’ e solo con soldi privati. VOGLIAMO DIMOSTRARE CHE L’ETICA DEL DONO E DEL VOLONTARIATO È LA MIGLIORE GARANZIA PER FARE POLITICA CON AUTENTICO SPIRITO DI SERVIZIO”. Purtroppo i seguenti dati dimostrano che il mio ottimismo sulle nostre capacità di crescita non era fondato. Dai 150 soci del 13 maggio siamo passati ad appena 564 soci a fine anno, per il 77% concentrati in soltanto tre regioni. E abbiamo potuto quadrare i conti grazie ai contributi volontari superiori al tetto dei 10.000 euro. ILEF SUL TERRITORIO CONTO ECONOMICO AL 31/12/2012 COSTI ISCRITTI IMPORTO ELEZIONI IN SICILIA 54.027 SICILIA 239 42% 9.560 26% PERSONALE 50.100 LAZIO 140 25% 18.405 49% AFFITTO 35.505 ABRUZZO 57 10% 1.595 4% BENI STRUMENTALI 31.363 PIEMONTE 31 5% 1.620 4% TIPOGRAFIA 27.071 VENETO 31 5% 400 1% TRASPORTO 16.977 EMILIA ROMAGNA 18 3% 400 1% ALBERGHI E RISTOR. 7.671 SARDEGNA 14 2% 240 1% CANCELLERIA E FOTOCOPIE 7.371 LOMBARDIA 12 2% 4.070 11% POSTALI E TELEFONICHE 3.428 TOSCANA 8 1% 350 1% NOTARILI 2.066 PUGLIA 5 1% 300 1% VARIE 1.420 LIGURIA 5 1% 90 - 237.000 CAMPANIA 2 - 120 - CALABRIA 1 - 100 - TOTALE COSTI RICAVI CONTRIBUTI DEI SOCI 37.300 MOLISE CONTRIBUTI VOLONTARI 199.700 TOTALE TOTALE RICAVI 237.000 564 100% 37.300 100% L’obiettivo minimo era di ricevere 500.000 euro da parte di 5.000 soci. Obiettivo mancato e di molto! Abbiamo ricevuto complimenti e ammirazione per il nostro coraggio e “purezza” di mezzi e di intenti, ma al dunque… è prevalso lo scetticismo sul buon esito del nostro impegno ed è mancata – da parte di chi ci avrebbe potuto sostenere – la fiducia, la generosità e la capacità di visione che io e i soci fondatori di ILeF ci attendevamo. Forse il nostro errore più grande è stato quello di pretendere troppo da un “mercato” politico sfavorevole, dove il vento contrario non faceva che aumentare nel corso del 2012 a causa dei vari Fiorito o di un governo impegnato più a tappare i buchi con maggiori imposte che non a rilanciare la speranza dello sviluppo. Spesso ci sentivamo dire: “Un altro partito ?! Basta, non ne possiamo più….”. Il che contraddiceva, paradossalmente, il gran desiderio di cambiamento e di pulizia manifestato da gran parte degli italiani, e sul quale noi puntavamo. La conferma ci è venuta dall’esperienza fatta in Sicilia, dove ben il 60% degli elettori – tra astensioni, schede bianche e schede nulle – ha espresso la sua sfiducia nei confronti dei soliti politici. Con l’aggiunta del voto di protesta dei grillini, si è arrivati a tre quarti degli elettori. Il nostro 1% è venuto in gran parte da persone che intendevano astenersi e che al momento del voto hanno invece creduto nel nostro progetto innovativo. Se avessimo avuto più tempo a disposizione, maggiori risorse finanziarie e una migliore struttura organizzativa, avremmo forse raccolto molti consensi in più. Ma l’esperienza siciliana ci è stata molto utile, come dirò più avanti. È evidente che lo stato delle nostre finanze e la scarsa penetrazione territoriale di Ilef in gran parte delle regioni hanno influito nella decisione presa dalla Direzione Nazionale il 14 dicembre scorso. Non potevamo affrontare le elezioni politiche con un “esercito” scarso e con la “fureria” quasi vuota. Di qui la decisione del “back to basics”, cioè di concentrare l’impegno a livello locale (vedi ILFLASH del 16 dicembre). 3.SCOMPARSA O IRRILEVANZA DEI CATTOLICI IMPEGNATI IN POLITICA? Quanto è avvenuto dopo il 14 dicembre ha confermato la bontà della decisione (d’altronde obbligata) di passare il turno. Infatti, con l’arrivo di Monti e con il ritorno di Berlusconi, la campagna elettorale sta avvenendo in un clima di grande conflittualità e confusione, con poco spazio per le voci nuove, soffocate dalle promesse demagogiche e truffaldine dei politici di lungo corso confermati dal “porcellum”. È molto probabile che il 25 febbraio si avrà un risultato di difficile governabilità del Paese. Pertanto la prossima legislatura potrebbe essere di breve durata. Un periodo che ci dovrà vedere più presenti sul territorio per essere pronti – con una struttura organizzativa più solida e con le opportune alleanze che decideremo insieme – a partecipare alle elezioni politiche del 2014 o del 2015. Il 28 gennaio scorso sul “Corriere della Sera” il Prof. Giuseppe De Rita concludeva così il suo editoriale sulla scomparsa (o, meglio, irrilevanza) del mondo cattolico in politica: “In questa non entusiasmante prospettiva a breve termine, forse sarebbe stato più utile saltare il turno delle elezioni di febbraio e prepararsi alla prossima volta, facendo maturare quella unitaria capacità di discernimento e proposta che oggi non risulta in gioco”. Nell’articolo la “non entusiasmante prospettiva a breve termine” era così spiegata da De Rita: “…restiamo provinciali sostenitori del primato dello Stato; laicamente obbedienti a tenere la religione circoscritta nella sfera privata e fuori della dinamica statuale; affezionati all’impiego statale; devoti al Welfare State che copre i nostri bisogni sociali; assuefatti all’idea che solo lo Stato è titolare del perseguimento del bene comune; e tutti quindi occupati oggi a capire quali forze politiche lo occuperanno e guideranno; e chi simbolicamente lo impersonificherà come Capo dello Stato. In cotanto antropologico statalismo, il mondo cattolico sembra purtroppo vivere bene, senza troppe preoccupazioni per quel bene comune che a parole dice di perseguire. Vede la povertà del contesto, ma non ha la visione sociopolitica necessaria per andare oltre; e se l’avesse, avrebbe paura delle potenziali accuse di fondamentalismo; per cui si premunisce disperdendosi un po’ in tutte le formazioni che vanno alle elezioni; tirando un po’ a campare, ma promettendo che si mobiliterà se e quando saranno in pericolo i cosiddetti valori non negoziabili”. Peccato che l’Autore si sia dimenticato di ricordare che negli anni 50 Luigi Sturzo mise in guardia la Dc dal non cadere nella trappola dello “antropologico statalismo”, che avrebbe portato – fu la profezia del sacerdote di Caltagirone – alla “frantumazione del partito” e a grandi guai per il Paese. Ma qui mi preme sottolineare che il mondo cattolico non arriverà mai a “quella unitaria capacità di discernimento e di proposta” auspicata da De Rita, se continuerà a dividersi in una molteplicità di partiti. Pertanto non posso essere d’accordo con il Segretario Generale della CEI, Mons. Mariano Crociata, secondo il quale tale divisione è “l’espressione della varietà e della ricchezza del mondo cattolico, nella sua tensione a contribuire alla dinamica politica. Tale varietà non è dispersione, ma espressione di una ricchezza portatrice di una unità di fondo, di una condivisione di un insieme di valori e di una potenziale visione del futuro del Paese che si traduce in opzioni diverse, ma che concorrono a unità nella ricerca del bene comune”. Ma quanto è avvenuto in Italia negli ultimi 20 anni dimostra chiaramente il contrario: la diaspora ha creato (naturalmente) dispersione e quindi debolezza dei cattolici in Parlamento. ILeF non può dimenticare il famoso invito di Benedetto XVI all’emersione di “una nuova generazione di cattolici impegnati in politica” capace di innovare e rinnovare – quanto più possibile uniti – la loro presenza nelle aule parlamentari. È un invito che non possiamo disattendere. 4.NON ABBIAMO ALCUNA INTENZIONE DI ALZARE BANDIERA BIANCA Ci tengo pertanto a respingere un timore, che ho sentito all’indomani della decisione del 14 dicembre: non abbiamo alcuna intenzione di alzare bandiera bianca e di rinunciare al nostro “atto di intelligenza”. Ma è un “atto” che dovremo compiere “con grande intelligenza”. Elenco senza dare un ordine di importanza, perché sono tutte esigenze importanti – una serie di impegni e di iniziative che dovremo prendere subito dopo l’Assemblea Nazionale del 9 febbraio a Roma: un forte aumento dei soci; una migliore organizzazione a livello locale con la nomina di tutte le persone da responsabilizzare nei diversi ruoli previsti dallo Statuto, così da poter organizzare il primo Congresso Nazionale entro la prossima primavera; un sensibile miglioramento dei siti ILeF nazionale e periferici per sentirci tutti più vicini, uniti, informati e propositivi (ne parlerà il 9 febbraio Marco Ruopoli, responsabile del nostro sito web); curare molto i contenuti delle nostre proposte (di politica economica, fiscale, etc.) e delle nostre critiche alle proposte governative o dell’opposizione che non condividiamo; avviare la Scuola di Formazione Politica in collaborazione con il C.I.S.S. (ne parlerà il 9 febbraio Gaspare Sturzo); organizzare frequenti convegni a Roma e a livello locale per aumentare la visibilità di ILeF. Quindi bando alla bandiera bianca e rimbocchiamoci le maniche! Abbiamo poco più di un anno di vita e tanto lavoro da fare, ricchi di un pensiero e di un patrimonio culturale di cui la povera Italia – dilapidata dalla peggiore classe politica del mondo sviluppato – ha un gran bisogno. 5.UN VUOTO DI PENSIERO DA RIEMPIRE CON UN PENSIERO FORTE Benedetto XVI, nella “Caritas in veritate”, lamentava il fatto che nel mondo odierno vi è un preoccupante “vuoto di pensiero” e le conseguenze negative le vediamo. Bisogna invece riconoscere che tutte le Encicliche Sociali – da Leone XIII sino all’attuale Pontefice – sono sempre state formidabili promotrici di un “pensiero forte”, che purtroppo – soprattutto in Italia – i governi non hanno saputo o voluto interpretare e seguire. Da tempo uno dei nostri soci fondatori, l’economista d’impresa Marco Vitale, insiste sulla necessità di colmare questo vuoto, che sta nutrendo lo sviluppo dell’ignoranza e della corruzione, purtroppo unico tipo di sviluppo oggi visto in Italia. Il 9 febbraio consegneremo ai partecipanti della nostra Assemblea Nazionale un libro di Luisa Bonini (“ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO”) con la prefazione del Prof. Dario Velo, componente del Comitato TecnicoScientifico di ILeF, e con la postfazione del Prof. Marco Vitale. Anticipo qui le parole finali della postfazione: “La partita in gioco non è più fatta di minuetti sul concetto astratto di mercato o di profitto. La partita in gioco è se e come riusciremo a salvare la democrazia, lo Stato di diritto e un decente benessere; se riusciremo a ricostruire un’economia umana e al servizio dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini; se riusciremo a salvare lo Stato sociale alleggerito di tutte le degenerazioni assistenzialistiche; se sapremo far regredire le dimensioni mostruose assunte dall’azione diretta dello Stato nelle economie della maggior parte dei Paesi, e certamente in Italia; se sapremo preservare il cammino verso uno Stato federale sovranazionale; se sapremo riportare il concetto di responsabilità personale nel ruolo essenziale che gli compete. È un compito immane, per il quale abbiamo bisogno non solo di visione e di capacità creativa proiettate sul futuro, ma abbiamo bisogno di recuperare, come guida e puntello, tutto ciò che di buono ci riviene dal passato. E certamente la DSC e l’Economia Sociale di Mercato, singolarmente e ancor più se unite tra loro, appartengono a questa categoria di cose buone. E, tanto per incominciare, occorre iniziare a studiarle entrambe, seriamente.” Questo invito di Marco Vitale, per noi di ILEF, equivale a un…ordine: dobbiamo prenderlo seriamente. Dal nostro sito si possono scaricare fior di opuscoli del C.I.S.S. che aiutano a “corazzarci” di buona cultura. Di recente abbiamo inserito anche una pubblicazione che contiene gli articoli più interessanti di RINASCIMENTO POPOLARE. Grazie alle stampanti, nelle nostre case abbiamo una vera e propria tipografia in grado di arricchirci culturalmente. Sfruttiamola! Dobbiamo considerarlo come un dovere nei confronti dei nostri futuri elettori. Potremo fare fior di convegni traendo spunti e proposte operative da tanta ricchezza culturale. Per di più abbiamo una certezza: non dovremo mai vergognarci di “recuperare, come guida e puntello, tutto ciò che di buono ci riviene dal passato”; non ci sentiremo mai “feriti”, come di recente si è sentito Bersani per il ricordo del 1921 (quando nacque il PCI), se qualcuno ci dovesse dire “ma il vostro partito è vecchio, ha le radici nel 1919…”. Sono radici di cui siamo orgogliosi, anche se siamo molto delusi per il loro mancato trapianto nella Dc e nei successivi partitini post-Dc. E se è vero che alla fine degli anni 70 Enrico Berlinguer chiese a gran voce di affrontare e risolvere la “questione morale”, Luigi Sturzo sin dall’inizio del secolo teorizzò e praticò il principio che la moralizzazione della politica è alla base di qualsiasi risanamento o sviluppo economico. Un principio, purtroppo, del tutto dimenticato o ritenuto inutile dal mondo politico. 6.LA NOSTRA UTILE ESPERIENZA IN SICILIA Negli ultimi mesi a Palermo, Catania, Agrigento e Caltanissetta i soci ILeF si sono riuniti spesso e hanno completato il necessario processo organizzativo richiesto dallo Statuto. In altre province siciliane si sta facendo lo stesso. È una positiva conseguenza della “lezione” ricevuta nel corso dei tre mesi di campagna elettorale in Sicilia. Qualcuno ci ha detto che la nostra decisione di partecipare a quel primo test non è stata coraggiosa, ma da…incoscienti. “Eravate appena nati e quindi ancora molto disorganizzati, soprattutto a Roma”. Verissimo. Abbiamo corso un rischio, ma con il senno di poi possiamo dire che ne è valsa la pena. Se fossimo stati assenti, oggi saremmo ancora più sconosciuti e con poca esperienza diretta sul campo. E il 14 dicembre non avremmo pensato al “back to basics”, perché è proprio dalla Sicilia (oltre che da Roma e dall’Abruzzo) che ora sta partendo un serio processo organizzativo di ILeF, di cui parlerà Paolo Arquilla nel suo intervento all’Assemblea Nazionale del 9 febbraio. Il lavoro svolto in Sicilia da Gaspare e da circa un centinaio di persone (tra candidati e loro collaboratori) è stato formidabile, anche in considerazione delle scarse risorse finanziarie che avevamo e del debole supporto organizzativo fornito da Roma. È stata una esperienza che ha rafforzato nei partecipanti l’identità di ILeF, quell’idem sentire, quel consenso condiviso da tutti intorno a valori e principi molto diversi da quelli prevalenti negli altri partiti. Abbiamo acceso in molti una speranza e una voglia di partecipare che prima di entrare in ILEF non sentivano. Abbiamo fatto conoscere il nostro modo di operare, attirando l’interesse “acquisitivo” dei nostri concorrenti: nella recente corsa all’acquisto di personaggi credibili da inserire in lista, Gaspare è stato tra i più “ricercati” in Sicilia, non tanto per il suo cognome, ma per le grandi capacità dimostrate nel corso della campagna elettorale, capacità non sfuggite ai professionisti della politica. Stiamo ora ricevendo via e.mail frequenti resoconti delle riunioni che si stanno svolgendo nelle varie sezioni comunali e provinciali. Nell’ultimo resoconto ricevuto dal Prof. Benedetto Torrisi, coordinatore per la provincia di Catania, ho letto con soddisfazione la seguente frase: “La nostra prossima occasione di incontro servirà anche per conoscere cosa gli amici di ILeF delle altre province siciliane hanno pensato di fare o di proporre per il processo di disseminazione della nostra identità sul territorio”. È questo che ci è mancato nel 2012, perché eravamo ancora…in fasce. Ora abbiamo più di un anno ed è tempo di crescere con maggiore convinzione ed esperienza, ossia con quella necessaria intelligenza senza la quale è vano sperare di “estrarre” la ricchezza di cui parlava Carlo Cattaneo poco meno di due secoli fa. 7. ANDARE OLTRE LA DESTRA E LA SINISTRA So che Monti non è molto popolare, come anche altri protagonisti – vecchi e nuovi – di questa confusa campagna elettorale. È certamente difficile dare una indicazione di voto. Ne parleremo il 9 febbraio, ma io propendo – essendo ILeF assente - per la libertà di coscienza che può anche portare alla astensione. Dopo il 25 febbraio vedremo forse con maggiore chiarezza l’evoluzione (o l’involuzione) dello scenario politico. A molti (me compreso) è piaciuta l’intenzione di Monti di andare oltre l’antiquata divisione tra centro-destra e centro-sinistra, essendo presenti in entrambi gli schieramenti i conservatori e i riformisti. Il suo obiettivo, come d’altronde il nostro (lo capiremo meglio il 9 febbraio), è di isolare quei conservatori, che desiderano conservare il peggio, e quei riformisti, che desiderano riformare... la luna. I conservatori e i riformisti moderni e intelligenti possono invece “fare squadra” per portare l’Italia fuori dalla pericolosa palude in cui è caduta. Pertanto il mio personale invito è quello di non cadere nell’errore di affrettate demonizzazioni. Nel nostro percorso dobbiamo essere guidati da quanto Marco Vitale ha scritto nell’opuscolo edito dal C.I.S.S. “Sturzo e La Pira, due visioni per un solo obiettivo: il bene comune” e che i partecipanti all’Assemblea del 9 febbraio troveranno nella loro cartella. Riporto la parte iniziale dell’ultimo capitolo: “Abbiamo visto che le divergenze tra La Pira e Sturzo, in materia di politica economica, furono forti e contrassegnate da momenti di grande asprezza. Ma oggi, dopo l’opera decantatrice della storia, forse siamo in grado di vedere quelle divergenze con maggiore obiettività. Forse oggi, anche con l’aiuto della grande crisi nel mezzo della quale ci aggiriamo smarriti, il pensiero e l’ispirazione di fondo dei due grandi pensatori e operatori sociali e politici cattolici, possono apparirci più vicini di quanto comunemente si creda, e soprattutto di quanto essi stessi credettero”. E Marco conclude così la sua interessante riflessione: “Oggi entrambi sarebbero in prima linea, insieme, per battersi contro questa economia, che sta facendo l’ultimo sforzo decisivo per renderci tutti schiavi dei signori del denaro, per distruggere ogni umanità, ogni socialità, ogni rispetto per l’uomo e per la sua dignità e libertà. Sarebbero entrambi in prima linea per difendere la loro e la nostra Costituzione, guidati e ispirati dall’umanesimo economico cristiano, che è la speranza dell’Europa e del mondo. È questo il dono che l’Europa porta a un mondo umiliato e sottomesso dai signori del denaro. Per difendere e dispensare questo dono abbiamo bisogno di profeti. Per questo abbiamo bisogno di entrambi. Dell’utopista e sognatore La Pira, del rigoroso e ispirato don Sturzo”. Secondo una banale ed errata divisione delle parti, il volgo poneva La Pira a sinistra e Sturzo a destra, pur avendo entrambi lo stesso obiettivo. Oggi noi siamo chiamati a non commettere lo stesso errore di giudizio. Ad esempio Marco Vitale e la maggioranza (il 70%) dei nostri amici, che hanno risposto al sondaggio ILeF sulla candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Lombardia, si sono dichiarati favorevoli all’accordo elettorale di questi con la sinistra. Anche perché leggendo il Programma economico-sociale di Ambrosoli si vede poca sinistra (intesa secondo i vecchi schemi) nelle cose da fare. E la si vede poco, anche perché gran parte di quel Programma è stato ispirato dal pensiero di Marco, certamente un “pensiero forte”, essendo saldamente ancorato alle nostre stesse radici. In caso di vittoria di Ambrosoli, sarà poi interessante vedere se questi riuscirà a imporre il suo metro di giudizio (ad esempio, fuori la politica dalla sanità) o se prevarrà la vecchia logica dell’apparato di un partito, che tarda a modernizzarsi (vedi la sconfitta di Renzi alle primarie). Il mio invito è di osservare con attenzione e speranza queste “aperture” al cambiamento, senza tuttavia stare fermi, ben consci che il mondo cattolico ha la possibilità di realizzare un progetto di moralizzazione e di modernizzazione del Paese. Purché non si ripetano i gravi errori del passato (vedi il deleterio monopolio di Cl in Lombardia) e con i cattolici divisi in sterili “sette” prodotte da una diaspora causata dalla convinzione che a destra o a sinistra si potessero trovare alleanze utili per alimentare gli ideali di giustizia e di libertà. Giocare in casa, sul campo amico, è sempre meglio che giocare in trasferta, dove è tuttavia possibile convertire i tifosi locali, se si possiede un pensiero davvero forte. Il problema è che molti cattolici impegnati in politica ritenevano e ritengono tuttora di non possederlo. A distanza di diversi anni dalla “Caritas in veritate”, l’on. Savino Pezzotta (ex Cisl, ex Udc e ora Rosa Bianca) ha confessato lo scorso ottobre nel corso di un convegno a Caltanissetta: “Io non so dove è la verità, sono confuso”. ILeF ha una prateria da occupare insieme ai giusti alleati, che un giorno dovremo pur fare. Per favore non pensiamo alla bandiera bianca, ma rimbocchiamoci davvero le maniche! C’è tanta fame di vera giustizia e di vera libertà intorno a noi.