Christine de Pizan
1362/1431tfcura diu
Virtutes. Ha poi seguito presso la stessa Università i corsi
di perfezionamento in Didattica del Latino e Storia del
MezzogVVVVVv medievale. BorsisTta nell'ambito della Seconda
Settimana di Studi tardoantichi e romanobarbarici (Monte
SanChristine de Pizan [1], scrittrice francese di origini italiane, si distingue dalle altre
scrittrici medievali, non solo per l’erudizione che acquisì fuori dalle mura del convento, ma
anche per il coraggio dimostrato nel difendere l’‘onore’ del genere femminile [2].
La sua opera, Le Livre de la Cité des dames, si colloca cronologicamente solo cinque anni
dopo la morte di Chaucer, ma la struttura anticipa quella poi propria di alcuni scritti
rinascimentali. Confezionata nel 1405, l’opera potrebbe ricollegarsi ai primi cataloghi per
l’applicazione giudiziosa di fonti autorevoli e per la presenza dell’opinione personale
dell’autrice [3]. Christine de Pizan, riecheggiando il Mulierum Virtutes di Plutarco, sostiene
che la virtù degli uomini e delle donne sono identiche e, di conseguenza, struttura la sua
opera come una difesa retoricamente strutturata, e rende la Cité des dames quasi un ponte
naturale tra il modello di catalogo medievale e quello del Rinascimento, caratterizzato dal
dibattito sulla querelle des femmes [4]. Allo stesso tempo, la trattazione offre un modello di
self-definition femminile [5], redatto (finalmente, ed è questa la novità più eclatante rispetto
a tutte le testimonianze precedenti) da una donna-narratore, la quale si oppone
all’antagonista che incarna l’auctoritas misogina. Il libro esorta le lettrici a seguire un simile
percorso di self-definiton, difendendosi dai detrattori.
Difficile stabilire la fonte da cui Christine derivò l’ispirazione per comporre un tale
catalogo. Riferimento principale della sua opera fu – è evidente – il De mulieribus claris di
Boccaccio, che poteva aver conosciuto nella sua traduzione francese.
Il catalogo boccacciano non poteva non attrarre la sua attenzione. Il padre di Christine,
laureato all’università di Bologna e ufficiale della città di Venezia, conobbe certo Boccaccio
di fama e, forse, anche di persona. Quando compose la Cité des dames, Christine aveva già
redatto una accanita difesa delle donne (L’Epitre au Dieu d’Amours), supportando la tesi
dello scritto attraverso l’esemplificazione, e cioè con l’inserzione di un breve catalogo [6].
Di certo, dunque, l’autrice francese lesse il De claris mulieribus [7] ma sembrerebbe
riduttivo affermare che questa sia la sua unica fonte [8]. Dulac, Willard e, recentemente,
Phillippy hanno dimostrato con buoni argomenti che Christine revisionò significativamente
temi e luoghi dello scritto di Boccaccio [9]. Inoltre la struttura, le figure retoriche, la
funzione allegorica dei personaggi nella Cité des dames non sono riscontrabili nella
canonica tradizione dei cataloghi di donne; anzi è possibile individuare diverse riprese dal
De casibus virorum illustrium [10], di Boccaccio. G. McLeod ha evidenziato come la Cité
des dames risponda, in realtà, ad entrambi i cataloghi del Boccaccio: mentre il contenuto è
desunto dal De mulieribus claris, la struttura si presenta assai più vicina a quella del De
casibus virorum illustrium. Sia il catalogo maschile del Boccaccio, che quello femminile di
Christine si aprono, infatti, con la visita di una guida inviata dalla Provvidenza che giunge
ad aiutare i narratori nella loro opera. La guida di Boccaccio, Fortuna, e le donne coronate di
Christine (Raison, Droitture e Justice) spiegano le vie attraverso cui opera la Provvidenza.
La Cité des dames è simile al Mulierum Virtutes per l’assioma che i due autori, a distanza di
molti secoli, si propongono di dimostrare, e a The Legend of Good Women per la funzione
assunta dal narratore.
Inoltre accanto all’effetto delle tipiche inclinazioni umanistiche si apprezza la volontà di
fornire alle donne il riconoscimento della pratica di quelle virtù che fino ad allora erano
state loro negate. La stessa Christine preannuncia un’inclinazione alla revisione nell’incipit
della Cité des dames, definendo la sua città (cioè l’opera in chiave allegorica) [11] una
‘difesa’ per il sesso femminile mai sino a quel momento intrapresa.
L’opera di Christine tenta, dunque, di scardinare dalle fondamenta i principi della tradizione
misogina e di condurre i lettori verso un nuovo modo di guardare alla sfera delle donne,
utilizzando, certo, un catalogo di figure femminili note per aver compiuto atti con cui si
erano particolarmente distinte, ma in modo innovativo. Tale nuova direzione emerge con
chiarezza nella preparazione dell’opera di Christine, che diversamente da quella di
Boccaccio, è strutturata con cura.
Per molti versi la sua difesa del genere femminile si snoda attraverso una struttura
tipicamente medievale: l’opera consta di tre libri, si evoca l’ammaestramento di tre guide e
ricostruisce un’allegoria che paragona la stesura dell’opera alla costruzione di una città.
Il De inventione di Cicerone funge da modello per la struttura in sei parti (era l’articolazione
adoperata per i discorsi da pronunciarsi in tribunale nella Roma classica). L’asserzione
ciceroniana che la retorica è civilis ratio, risultava particolarmente adatta per vari aspetti alla
‘difesa’ operata da Christine, la quale aveva anche il fine di avvicinare le donne alla vita
politica di una comunità. Nel De inventione [12] Cicerone consigliava all’oratore di
procedere attraverso l’exordium, alla narratio, partitio, confirmatio, refutatio e peroratio.
Christine non solo rispetta questa suddivisione, ma in ogni sezione della propria opera lei
sembra seguire pedissequamente le prescrizioni di Cicerone [13]. Il confronto di apertura tra
il narratore e l’auctoritas misogina costituisce oggetto dell’exordium, che cerca di rendere il
lettore bendisposto (benevolens), attento (attentus) e recettivo (docilis). La narratio si apre
con la visita di tre donne coronate: Raison (la ragione), Droitture (la rettitudine) e Justice
(la giustizia), le quali criticano la tradizione letteraria misogina. Nel I libro, con la partitio,
della Raison introduce l’assioma che Christine cercherà di provare, cioè che le donne sono
capaci di azioni virtuose. La costruzione della città nel I libro, la costruzione di case e
l’introduzione di cittadini comuni nel II libro, forniscono la materia per la confirmatio,
sezione in cui l’autrice espone le proprie argomentazioni per conferire credito ed autorità
all’assunto iniziale. Anche la refutatio appare nel II libro, dove Droitture in modo esplicito
polemizza con gli argomenti stereotipi della misoginia tradizionale [14], sostenendo che le
argomentazioni addotte risultano, in realtà, inconsistenti [15]. Il III libro, in cui Christine
parla della tradizione agiografica, fornisce ai lettori una digressione etica.
L’esortazione alle lettrici, posta nella parte conclusiva dell’opera, include poi tutti e tre gli
elementi di una peroratio: riassume le conclusioni, provoca indignazione nei calunniatori
(indignatio) e suscita simpatia per il narratore e la sua condizione (conquestio).
Naturalmente l’utilizzo da parte di Christine di tale schema non costituisce di per sé
un’operazione originale. La struttura ciceroniana viene ripresa come modello in numerosi
altri scritti, come in quelli rinascimentali [16]. Significative ‘tecniche’ sono, invece, gli
artifici con cui Christine colloca i propri argomenti attraverso questa organizzazione e,
soprattutto, il fine della dimostrazione.
L’allegoria delle tre donne coronate, ognuna delle quali domina uno dei tre libri della Cité,
conduce il narratore/lettore attraverso un percorso mirabilmente definito, dalla ragione (I
libro) alla rettitudine (II libro) alla giustizia (III libro). Ed è significativo che si affermi – in
ragione del riconoscimento di questa nuova visione, anche in rapporto alla dottrina della
Chiesa – come coloro che si sono ‘macchiati’ di feroci pregiudizi misogini, e non le donne,
debbono essere escluse dalla tradizione cristiana [17].
Ora, ammesso che il suo catalogo presenti una definizione positiva della femminilità,
possiamo rivendicarla – come talvolta accade di leggere specie negli scritti di scuola
americana – come l’opera di una ‘femminista’? L’applicazione di una tale categoria appare
certo anacronistica, poiché il termine ‘femminista’ apparve nella lingua inglese forse quasi
cinque secoli dopo la morte di Christine [18]. È tuttavia indubbio che la sua opera
costituisce un momento assai significativo nella storia della riflessione sulla questione
femminile [19], proprio in ragione del tentativo di restituire alle donne un angolo nello
scrigno della memoria e un ruolo all’interno dell’ordine sociale e storico [20]. Ogni
movimento sociale e culturale vanta le proprie radici anche in momenti lontani nel tempo e
la Cité des dames può a buon diritto essere ritenuta una delle prime riflessioni esplicite da
parte femminile sui secolari pregiudizi misogini [21] che impregnarono spesso di sé non
solo la tradizione classica ma, talora quasi senza soluzione di continuità, anche i secoli a
venire.
Il catalogo di Christine de Pizan, pertanto, poteva costituire non solo un primo passo verso
la creazione di un nuovo modo di ‘pensare alle donne’, ma uno stimolo, rivolto alle donne
perché finalmente ‘pensassero a sé stesse’.
1
Il cancelliere Gerson offre una definizione dell’autrice francese, che ben rispecchia la sua
personalità: «insignis femina, virilis femina»; cfr. D. Regnier-Bohler, Voci letterarie, voci
mistiche, in G. Duby - M. Perrot, Storia delle Donne. Il Medioevo, a c. di C. Klapish-Zuber,
Roma-Bari 1990, p. 472.
2
K. Brownlee, Discours of the self: Christine de Pizan and the «Rose», in «Romanic
Review», LXXIX (1988), pp. 199-221.
3
Per una bibliografia sull’autrice, si veda A. Kennedy, Christine de Pizan, London 1984;
E. Yenal, Christine de Pizan: A Bibliography of Writings by Her and about Her, Metuchen
1989.
4
Cfr. E. Tell, L’Oeuvres de Marguerite d’Angoulême: reine de Navaree e la Querelle des
Femmes, Geneve 1937; J. Kelly, Did Women Have a Renaissance?, in Becoming Visible:
Women in European History, ed. R. Bridenthal e C. Koonz, Boston 1977, pp. 139-164; B.
H. Dow, The Varying Attitudes toward Women in French Literature of the Fifteenth
Century Years, New York 1936.
5
G. McLeod, Virtue and Venom. Catalogs of Women from Antiquity to the Renaissance,
Manchester 1994, p. 112.
6
T. Fenster, «Epitre au Dieu d’Amours» and «Dit de la Rose» with Thomas Hoccleve’s
“Letter of Cupid”, Leiden 1900.
7
Per la fortuna dell’opuscolo di Boccaccio in Francia, cfr. L. Sozzi, Boccaccio in Francia
nel Cinquecento, in Il Boccaccio nella cultura francese, a cura di Pellegrini, Firenze 1971,
pp. 227-236.
8
A. Jeanroy (Boccace et Christine de Pizan: le De claris mulieribus principale source du
Livre de la cité des dames, in «Romania», XLVIII (1922), pp. 93-105) non solo sostiene che
il De claris mulieribus sia la fonte principale della Cité des dames, ma afferma anche che
Christine avrebbe ripreso Boccaccio senza aggiungere elementi di originalità.
9
L. Dulac, Un mythe didactique chez Christine de Pizan: Sèmiramis ou la veuve héroique,
in Mélanges de philologie romane offerts à Charles Camproux, Montpellier 1978, pp. 315343; C.C. Willard, Christine de Pizan: Her Life and Works, New York 1984; P. Phillippy,
Establishing Authority: Boccaccio’s De Claris Mulieribus and Christine de Pizan’s Le
Livre de la Cité des Dames, in «Romanic Review», 77 (1986), pp. 167-195.
10
G. McLeod, op. cit., pp. 116-117.
11
La metafora della ‘città’ ha una dimensione storica, basata sull’eco del De civitate Dei di
sant'Agostino.
12
De Inv., I, 19.
13
G. McLeod, op. cit., p. 114.
14
Nell’opera di Moderata Fonte (pseudonimo con cui firmò i propri scritti Modesta dal
Pozzo), invece, alcuni indizi intratestuali avvertono il lettore della aleatorietà di quelle
opinioni, espresse attraverso la disputa, che, in realtà, finiscono con l’affermazione di una
“verità stabile”: «Voi con queste vostre ragioni […] venite a confonder tutto il regno
d’amore, tutte l’istorie de passati e tutta la fede de i moderni e in somma mettete ogni cosa
in scompiglio»; cfr. Moderata Fonte, Il merito delle donne, a c. di A. Chemello, Venezia
1988, p. XL.
15
Christine, infatti, afferma: «Che non mi si accusi di sragionare, di essere arrogante, di
osare, io donna, oppormi e rispondere ad un autore così acuto, né diminuire l’elogio dovuto
alla sua opera, mentre lui, soltanto un uomo, ha osato mettersi a diffamare e biasimare senza
eccezioni con tutto il sesso femminile»; cfr. E. Hicks, Le Débat sur la Roman de la Rose,
Paris 1977, p. 6.
16
Il merito delle donne di Moderata Fonte, opuscolo costruito secondo gli statuti canonici
dell’ars oratoria, che utilizza con perizia il potere suasivo della parola; Moderata Fonte, Il
merito delle donne cit., p. XLIV.
17
E. J. Richardson, Christine de Pizan and the Question of Feminism Rhetoric, in
«Teaching Literature through Language», 22, n. 2 (1983), p. 23.
18
Cfr. Oxford English Dictionary, s.v. feminism. Tale termine localizza la sua più antica
attestazione nell’articolo di un giornale inglese del 1894.
19
Cfr. G. Lerner, The Majority Finds its Past, New York 1975.
20
J. Cherchigli, L’éntrangère, in «Revue des langues romanes», XCII (1988), p. 240; D.
Regnier-Bohler, op. cit., p. 475.
21
Soltanto un secolo più tardi Moderata Fonte ne Il merito delle donne afferma che la
giovane «romita» è divenuta «ardita»: recuperando il paradigma di virtù celebrate nei trattati
sulla «nobiltà et eccellenza» della donna («modestia»/ «cortesia»/ «castità»/«virtù»), i suoi
«pensier puri» possono procurare quella «fama e gloria» evocate nell’introduzione; cfr.
Moderata Fonte, Il merito delle donne cit., p. XV.
Nel Web può essere utile consultare, su Christine
www.millersv.edu/~english/homepage/duncan/medfem/pizan.html
© Valentina Francillotti.
http://www.mondimedievali.net/pre-testi/francillotti.htm
no e Storia del Mezzogiorno medievale.
de
Pizan,
il
sito:
pere in francesOpere in francese89'O
Bibliografia
• Oeuvres Poétiques de Christine de Pisan, publiées par M. Roy, Paris, Firmin Didot, vol. 1-3,
1886; 1891; 1896
• Mathilde Laigle, Le livre des Trois vertus de Christine de Pisan, Paris, Honoré Champion,
1912, 375 pages.
• L'Avision-Christine, edited by M. L. Towner, Washington D. C., The Catholic University of
America, 1932
• Le Livre des Fais et Bonnes Meurs du Sage Roy Charles V, edité par S. Solente, Paris, H.
Champion, 1940, 2 voll.
• Le Livre de la Mutacion de Fortune, edité par S. Solente, Paris, Picard, 1959-1966, 4 voll.
Epistres sur le "Roman de la Rose" in Ch. de Pisan - J. Gerson - J. De Montreuil - G. e P.
Col, Le Débat sur le Roman de la Rose, edité par E. Hicks, Paris, H. Champion, 1977
• Le Ditié de Jehanne d'Arc, edited by A. J. Kennedy - K. Varty, Oxford, Society for the
Study of Medieval Languages and Literature, 1977
• Epistre a la Royne, ed. by J. A. Wisman, New York-London, Garland, 1984
• Le Livre des Trois Vertus, edité par C. C. Willard - E. Hicks, Paris, H. Champion, 1989
• Le Livre du Corps de Policie, edité par A. J. Kennedy, Paris, H. Champion, 1998
• Epistre Othéa, edité par G. Parussa, Genève, Droz, 1999
• Le Chemin de Longue Etude, edité par A. Tarnowski, Paris, Librairie générale française,
2000
Traduzioni italiane
• La Città delle Dame, a cura di P. Caraffi. Edizione di E. J. Richards, Milano-Trento, Luni
Editrice, 1998
Studi
•
K. Brownlee, Discourses of the self: Christine de Pizan and the “Rose”, in “Romanic
Review”, 79 (1988)
• E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo Latino, a cura di R.Antonelli, Firenze 1992
• J. Cerchiglini, L’étrangère, Revue des langues romanes, 92 (1988), N°2:
• Christine de Pizan C. C. Willard, Christine de Pizan: from poet to political commentator, in
Politics, gender & genre. The political thought of Christine de Pizan, San Francisco –
Oxford 1992
• Michela Pereira, Nè Eva, nè Maria. Condizione femminile e immagine della donna nel
Medioevo, Bologna, 1981
Borsista nell'ambito
VII Convegno Internazionale
Christine de Pizan
Bologna, 22 - 26 Settembre 2009
Dipartimento di Italianistica - Alma Mater Studiorum Università di Bologna
1.Traduzioni e riscritture / Traductions et
réécritures / translations and rewriting
Edith Benkov (San Diego State University) Transmitting Culture: Can You Take
the Pisana out of Pizan?
Danielle BUSCHINGER (Université de Picardie Jules Verne) La traduction hautalémanique du "Livre des faits d'armes et de chevalerie de Christine de Pizan"
Stephanie Downes (University of Sydney) Manuscript and Print: The Body of
Polycye in Sixteenth-Century England
Thelma Fenster (Fordham University) L’“Epistre au dieu d’Amours”: une poésie
de circonstance?
Philipp Jeserich (Freie Universität Berlin) La vérité de la fiction: Christine et
Dante
Didier Lechat (Université de Caen) La traduction en français du “Chemin de long
estude” par Jean Chaperon (1549)
Anne PAUPERT (Université Paris Diderot Paris 7) Du nouveau sur “La Cité des
Dames?” A propos d'une nouvelle édition bilingue en français
François Rouget (Queen’s University, Ontario) Un aspect de la réception de
Christine de Pizan au XVIe siècle: L’“Advision Christine” et les “Discours” de
Pierre de Ronsard
Anna Slerca (Università Cattolica di Milano) Christine de Pizan, Geoffrey Chaucer
et le voyage allégorique
Andrea Tarnowski (Dartmouth College) Faithful to Letter and Spirit?
Translating Christine de Pizan
Ester Zago (University of Denver) Ovidio, Dante e l’Ovide Moralisé: incontri
intertestuali nel “Le Chemin de long estude” di Christine de Pizan
Lori Walters (Florida State University) The Petrarchan Seulette
2. Sogni, visioni e profezie: viaggio oltremondano,
parola profetica, parola politica / Rêves, visions et
prophéties: voyages outretombe, parole prophétique,
parole politique / Dreams, visions and prophécies:
journeys to the Other World, prophetic utterance,
political commentary.
Tracy Adams (University of Auckland) The Political Significance of Christine de
Pizan’s Third Estate in the “Livre du Corps de Policie”
Mary Ann CASE (University of Chicago Law School) Showing that “femme est a
l'omme pareille”: Novella, daughter of Giovanni d’Andrea, in the “Livre de
Leesce” and the “City of Ladies”
Dominique Demartini (Université Sorbonne Nouvelle Paris 3) La prophétie de
Sibylle de la Tour dans le Livre du duc des vrais amans: fin de la fiction
romanesque
Susan J. Dudash (Fordham University) Christine de Pizan, Soldiers, and the Art
of Warfare
Karen Green (Monash University Melbourne) Christine de Pizan and the
Prophetic Tradition
Anna Loba (Université Adam Mickiewicz - Poznań) Christine de Pizan et
Philippe de Mézières, voyageurs à la recherche de la sagesse
Kimberly KOCH (University of Illinois Urbana-Champaign) The Three Genders
of Prophetic Authority in Christine de Pizan’s “La Mutacion de Fortune”
Michela Pereira (Università di Siena) La parola profetica
Jeff Richards (Università di Wuppertal) Les aspects politico-théologiques du
pouvoir de la reine dans les écrits de Christine de Pizan
Benjamin Semple (Gonzaga University) Christine’s Dream Body: Functions and
Transformations of the Body in Dream-Vision Narratives of Christine de Pizan
Andrea VALENTINI (Collège de France) Du paternalisme courtois au féminisme
de la vague zéro: antécédents de la querelle du “Roman de la Rose” et nouveauté
de Christine de Pizan
3. Colori e simboli: l’immagine e la scrittura /
Couleurs et symboles: l'image et l'écriture / Colors
and symbols: Image and writing
Anne-Marie Barbier (Università Charles de Gaulle Lille 3) Représentations
d’emblèmes dans l’“Epistre Othea”: un miroir critique offert aux princes ?
Kevin Brownlee (University of Pennsylvania) Christine écrivaine italienne:
stratégies de l’auto-représentation
Vera Fortunati (Università di Bologna) L’iconografia delle donne illustri nelle
miniature del “De claris mulieribus” di Boccaccio
Giuseppina MUZZARELLI (Università di Bologna) La “divisa” di Christine e la
moda del suo tempo
Olga Vassilieva-Codognet (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris)
La Roue de Fortune comme forme symbolique de sa demeure dans le “ Livre de la
mutacion de Fortune”
Margarete Zimmermann (Freie Universität Berlin) Corps, gestes et émotions
dans les miniatures du ms.Harley 4431
Mary Weitzel Gibbons (Independent Scholar) Speaking Hands
Tavola rotonda: Rapport sur 'Christine de Pizan: the Making of the
Queen's Manuscript (London, British Library, Harley MS 4431)’:
James Laidlaw (University of Edinburgh) Introduction to the project web-site:
from 'diplomatic to scholarly'
Marie-Thérèse Gousset (BNF Paris) Masters and ornemanistes: who were the
artists whom Christine engaged to illustrate the Queen's Manuscript?
Tania Van Hemelryck (Université de Louvain) e Christine Reno (Vassar College):
The structure of Harley MS 4431
Gabriella Parussa (Université Sorbonne Nouvelle Paris 3) Linguistique du
corpus: l’étude des systèmes graphiques dans le Manuscrit Harley 4431
4. Christine e la città: Bologna e Parigi / Christine
et la ville: Bologne et Paris / Christine and the city:
Bologna and Paris
Olivier Delsaux (Université de Louvain) “Le Pin” de Jean Castel père: nouvelles
perspectives sur un intertexte mère-fils
Stefano Rapisarda (Università di Catania) Astrologia alla corte di Carlo V
Anna Laura Trombetti (Università di Bologna) Bologna tra XIV e XV secolo
Nikolai Wandruszka (Independent Scholar) Tommaso di Pizzano e l’Università di
Bologna
Tavola rotonda: Christine e gli studi di genere a Bologna
<
Vita FORTUNATI, Rita MONTICELLI, Fiorenza TAROZZI, Marta
CAVAZZA, Anna Maria TAGLIAVINI, Paola GOVONI, Gilberta
GOLINELLI
5. Mito e memoria femminile / Mythe et mémoire
féminine / Feminine myths and memory
Sonia Maura Barillari (Università di Genova) La Sibilla appenninica fra mito
letterario e memoria folclorica
Jane Chance (Rice University, Houston) Re-Membering: Christine de Pizan’s
Refiguration of Isis as Io
Carla Corradi (Università di Bologna) La donna in volo verso la conoscenza
Valentina DENZEL (Université Paris Diderot Paris 7) La continuazione del
personaggio della virago dopo Christine de Pizan: una figura ambigua nella
«querelle des femmes» del Cinquecento italiano e francese
Claire Le Ninan (Université Paris III – CEMA) La veuve et le tyran: l’exemplum
de Judith dans l’œuvre de Christine de Pizan, ses enjeux politiques et esthétiques
Christopher Lucken (Université Paris VIII et Genève) Tisbé dans la “Cité des
dames” ou les amants séparés
Alessia MARCHIORI (Università di Verona) La “parabole couverte” conservata
nelle “Heroides”: alcune rielaborazioni del materiale ovidiano da parte di
Christine de Pizan
Julia Nephew (Dominican University, River Forest) Christine as seen by feminists
in the 21st century: her portrayal in art and on the Internet
Cécile Ricard (Università di Bologna) Judith, Esther, Suzanne … des figures
exemplaires comme les autres ?
Shigemi Sasaki (Università di Tokyo-Meisei) De l' "Accointance" de " RenomméeRoyauté" au Mythe d'Opinion
Franca Zanelli Quarantini (Università di Bologna) “Les Angoisses amoureuses
qui procèdent d’amour” di Hélisenne de Crenne: pour une lecture au féminin
Progetto:
Christine Workshop: Creating an Internet Christine de Pizan Edition
Christine MCWebb (University of Waterloo, Ontario) James Laidlaw
(University of Edimburgh) e Lori WALTERS, Florida State University
sabato 8 m
aggio 2010
Christine Cristina: Stefania Sandrelli debutta alla regia
Pubblicato da Patrizia Frattini in Cinema,
E’ arrivato ieri nella sale italiane, distribuito da 01 Distribution, “Christine Cristina” opera di
debutto per Stefania Sandrelli dietro la macchina da presa, alla regia insieme a Giovanni
Soldati.
La polare attrice ha voluto raccontare nella sua opera prima la storia di una artista donna nel
periodo ostile del passaggio dal Medioevo all’Umanesimo, un periodo in cui era l’uomo il centro di
ogni universo economico, politico e sociale. Figura protofemminista, Cristina, la protagonista,
riesce a sopravvivere e ad avere successo con la sua tenacia ma anche con pacatezza, in una società
prettamente maschile.
Presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Roma, il film è la storia di Cristina da Pizzano,
nota anche come Christine de Pizan, che nella Francia del 1380 precipita nella miseria dopo anni
di vita agiata alla corte di Carlo V. Cristina si ritrova senza più sicurezze economiche e con due
figli piccoli cui assicurare un futuro. Scoprirà così il suo talento per la scrittura, che la aiuterà a
risollevarsi. E’ il ritratto di una donna, una madre, in grado di affermarsi come scrittrice e di avere
successo, senza però abbandonare la sua dolcezza.
Christine de Pizan è una figura storica sulla quale le scrittrici femministe di inizio ’900 si sono
spesso ritrovate a discutere: certamente considerata anticipatrice e testimonianza delle capacità di
emancipazione delle donne, spesso è stata guardata con sospetto per la sua accettazione e quasi
esaltazione di virtù attribuite tradizionalmente alle donne come pazienza, gentilezza e
compassione. Stefania Sandrelli ha commentato così al Corriere della Sera questo aspetto del
personaggio: ” Il film ci insegna la grazia e la pazienza, doti messe da parte come se il femminismo
si dovesse adattare a un modo di pensare maschile“.
Ancora sul personaggio di Cristina, la neo-regista ha dichiarato: “La sua vita ricca di imprevisti
dolorosi, romantici, allegri, la sua forza piena d femminilità e di grazia mi toccò il cuore e provai un
senso di vicinanza con una donna così lontana. Cristina non è una donna che si risparmia, si
consegna nelle mani di un destino che spesso le sembra ostile, ma che in fondo le ha dato
l’occasione per far ammirare al mondo la bellezza e la potenza della sua femminilità.”
della
Seconda
Settimana
di
Studi
tardoantichi
e
romanobarbarici
(Monte
Sant'Angelo,
ottobre
1999),
ha
frequentato
corsi
di
specializzazione
in
tecniche
informatiche e un master per «Animatore dell’innovazione
sociale» gestito da Tecnopolis CSATA Novus Ortus - Valenzano
(BA).
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