Elementi di scenografia
La prospettiva e la
nascita della
scenografia moderna
Nel Rinascimento, ad opera di alcuni
artisti-scienziati, quali Leon Battista
Alberti, Piero della Francesca e lo
stesso Leonardo, venne codificata in
maniera scientifica la cosiddetta
perspectiva artificialis; in campo
scenico ritroviamo, attraverso alcuni
significativi esempi, i momenti della
svolta verso la nuova concezione
dello spazio.
Architettura e
scenografia del XVI
secolo
Si stabilì un saldo e immediato rapporto tra scenografia e architettura che per alcuni secoli vide una
sostanziale coincidenza dei due termini che, fra contaminazioni e interpolazioni, formarono un binomio
inscindibile nelle tematiche del disegno e della rappresentazione dello spazio architettonico.
La misura nella quale la ricerca dell’illusionismo prospettico abbia influenzato l’evoluzione della
scenografia, e viceversa, può essere ricercata in una serie di celebri opere pittoriche nelle quali i
rimandi tra la composizione pittorica e la teatralità della scena appaiono con maggiore evidenza.
Il Teatro Olimpico di
Vicenza
Un significativo esempio del
nascente sviluppo del teatro
rinascimentale e della scenografia è
testimoniato dal Teatro Olimpico di
Vicenza di Andrea Palladio, con le
prime scenografie costruite in
prospettiva solida da Baldassarre
Peruzzi.
Per prospettiva solida accelerata si
intende quella costruzione
geometrica che, imponendo studiate
deformazioni agli elementi plastici
della scena, permette di simulare
illusoriamente profondità molto
maggiori di quelle realmente
disponibili lungo il piano del palco.
Le scene del Teatro
Olimpico di Vicenza
Le sette prospettive solide accelerate
sono costituite da scene fisse e
immutabili che servirono per la prima
rappresentazione dell’Edipo re e
raffigurano le vie di Tebe.
Le tre principali si dipartono dalla
porta regia (varco centrale del fronte
scena), due dagli hospitalia (archi
laterali) e altre due dalle porte delle
versure.
Le scene del Teatro
Olimpico di Vicenza
La via regia, pavimentata in legno
come tutte le altre, si sviluppa in una
profondità reale di 12 m, ma la sua
apparente estensione viene
notevolmente accresciuta dagli
artifici adottati dallo Scamozzi: la
finta strada infatti è soggetta a una
forte accelerazione prospettica nei
due lati in fuga dovuta al
restringimento verso il fondo della
sezione trasversale; il ripido
pavimento presenta una pendenza
del 20% e le rette di colmo dei vari
edifici che la fiancheggiano tendono
a un punto di comune convergenza.
Sebastiano Serlio
Il primo trattato sulla costruzione
delle scene, pubblicato nel 1545
dall’architetto e geometra Sebastiano
Serlio, dà inizio a una lunga
tradizione di trattatistica sulla
scenografia teatrale, che tuttavia si
riallaccia ancora ad autori del
passato quali Vitruvio ed Euclide.
Va riconosciuto al Serlio il merito di
aver intuito per primo che il punto di
fuga F delle rette ortogonali al fronte
del palco non coincide con il punto
principale P della prospettiva dipinta
sul fondale, ma si trova oltre il piano
stesso, verso il quale quelle rette
convergono con il metodo del
“traguardare”.
Le scene di Sebastiano
Serlio
La scena tragica
Il trattato del Serlio, I Sette libri
dell'architettura, descrive poi i tre tipi
essenziali di scene che, seguendo la
tradizione vitruviana, sono la tragica,
la comica e la satirica. La solennità
dell’evento narrato nella scena
tragica è simboleggiata dagli edifici
nobiliari in perfetto stile
rinascimentale mentre nella seconda
scena, invece, compaiono case
popolari di stampo tardo-medievale.
A partire da questo autore un
numero sempre crescente di
trattatisti comincia a dedicare intere
parti della propria opera alla
scenografia teatrale, e al modo di
adattarvi le leggi prospettiche.
Le scene di Sebastiano
Serlio
La scena comica
Le principali caratteristiche del
successivo teatro barocco sono la
creazione di “atmosfere suggestive”,
mediante l’ausilio di effetti ottici e
sonori volti a un godimento dello
spettacolo di natura prevalentemente
sensuale e la spettacolarità,
ossessivamente ricercata. La
necessità di stupefacenti e frequenti
mutamenti di scena stimolò la
fantasia degli scenografi barocchi
verso la ricerca di nuovi meccanismi
per facilitare la rapidità delle
sostituzioni.
Le scene di Sebastiano
Serlio
La scena satirica
Mutevoli paesaggi marini, nuvole
cupe improvvisamente incombenti
dall’alto, scorci di strade cittadine,
caverne e rocce possenti sono solo
alcuni degli elementi sui quali il
teatro barocco basava la sua
spettacolarità.
Gli impossibili paesaggi
di Giacomo Torelli
Proprio in quegli anni la
progettazione degli edifici teatrali
ebbe il suo massimo sviluppo,
arrivando a un modello largamente
accettato da tutte le nazioni: la pianta
a ferro di cavallo, l’area riservata agli
orchestrali, la ricchezza del
boccascena e l’estensione del palco
condizionata dalla presenza dei
nuovi macchinari.
Gli impossibili paesaggi
di Giacomo Torelli
Per rendere possibili tali spettacolarità fu
necessario abbandonare la disposizione
a casamenti della scenografia
rinascimentale, formata da ingombranti
elementi volumetrici, per adottare
soluzioni progettuali più agili quali ad
esempio i pannelli a telaio,
assolutamente piatti, in posizione
frontale rispetto agli osservatori, e ripetuti
in serie uno dietro l’altro. Il soggetto
viene dunque scomposto in una serie di
immagini pittoriche disposte per lo più
parallelamente al boccascena: la
scenografia barocca dunque non
costruisce più lo spazio ma lo raffigura
dipinto al fine di rendere più agevole
l’illusione di paesaggi fantastici.
E’ possibile cogliere il passaggio dalla
scena costruita rinascimentale a quella
dipinta nelle scenografie di Giacomo
Torelli, nella quali la visionarietà barocca
diventa la protagonista dell’immagine e
dello spazio della scena.
Andrea Pozzo
Il gesuita Andrea Pozzo, nel suo
trattato Perspectiva pictorum et
architectorum, propone chiare regole
prospettiche per la costruzione delle
scene.
Il problema geometrico, affrontato
chiaramente per la prima volta,
consiste nell’individuare nella sala il
punto di visione privilegiato, centro
della proiezione che regola lo spazio
prospettico della scena (indicato nel
testo originale con la lettera F).
Prolungati i fianchi del palco, i relativi
allineamenti risulteranno convergenti
verso un unico punto (punto di fuga
della scena in prospettiva solida), la
cui distanza, ribaltata dal lato del
pubblico, individuerà il punto di vista
cercato.
Dai disegni dello stesso autore, il
centro di vista così definito cade in
una zona inaccessibile agli
spettatori, così da non privilegiare
alcuna specifica posizione in sala.
Sebbene con alcune non sostanziali
modifiche, il sistema proiettivo
definito da Andrea Pozzo, ancora
oggi rappresenta la base della
moderna prospettiva solida teatrale.
La scena d’angolo dei
Bibiena
Il teatro barocco mostra dunque con
orgoglio il suo valore di “illusione”: in
tale clima comincia ad affermarsi un
nuovo tipo di scena grazie alla
prospera attività della famiglia
Bibiena, audaci propositori della
“scena d’angolo”, caratterizzata dalla
posizione accidentale di ogni
elemento rispetto al piano del
boccascena. Non è più la facciata di
un edificio ad apparire in primo piano
ma piuttosto un suo spigolo, dal
quale dinamicamente si dipartono le
rette verso punti di fuga diversi
dall’unico centrale presente nella
scenografia rinascimentale. Lo
spigolo respinge in tal modo lo
sguardo dello spettatore,
inducendolo a scivolare lungo le
facciate laterali, liberandolo dalla
necessità di collocarsi in posizione
centrale per la migliore percezione
dello spazio scenico.
La scena d’angolo dei
Bibiena
La fama dei Bibiena e della
scenografia italiana fu così vasta da
varcare i confini nazionali, creando
larghi consensi di pubblico,
soprattutto in Francia.
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