Acque sotterranee
A cura di Arpa - Sezione di Piacenza
CARATTERISTICHE QUALITATIVE E QUANTITATIVE DEGLI
ACQUIFERI DELLA PROVINCIA DI PIACENZA
1. Aspetti idrogeologici
2. Vulnerabilità degli acquiferi
3. La rete di monitoraggio
4. L'evoluzione piezometrica
5. Principali criticità
1. ASPETTI IDROGEOLOGICI
IDROLOGIA DELLA MEDIA E BASSA COLLINA
1. MEDIA COLLINA
• La media collina non dispone di serbatoi naturali capaci di accumulare ed erogare per tutto l'anno
quantitativi di acqua di una certa rilevanza pratica.
• Dal punto di vista geologico ciò trova una logica giustificazione nella grande diffusione di rocce
impermeabili o semimpermeabili.
• Le risorse idriche sotterranee sono fluttuanti nell'arco dell'anno solare, con cali cronici estivi e/o autunnali.
Esse, nelle zone in cui sono disponibili anche nelle stagioni più aride, sono costituite dalle falde di subalveo
dei corsi d'acqua principali.
• Lo sfruttamento delle falde di subaleveo non presenta a tutt'oggi problemi dal punto di vista della quantità.
Esso potrebbe tuttavia implicarne altri per quanto attiene alla qualità (inquinamenti collegati agli scarichi
che vengono dispersi negli alvei di alcuni corsi d'acqua).
2. BASSA COLLINA
• Nella zona di bassa collina ed in particolare nelle porzioni occidentale ed orientale del territorio
provinciale, le risorse idriche sotterranee sembrerebbero, a tutt'oggi, modeste ma a differenza di quanto
accade nella media collina non si riscontrano forti escursioni stagionali.
• Le risorse idriche sotterranee di questa zona sono legate alla presenza di falde relativamente profonde (20 30 m.) che, in alcuni casi, vengono ad assumere un comportamento idrologico di tipo artesiano.
• Dal punto di vista geologico tale situazione si ricollega alla presenza di serie sedimentarie marine,
trasgressive, ad assetto monoclinale con immersione verso l'antistante pianura (zone di Castell'Arquato,
Rezzano di Carpaneto, Sariano di Gropparello, Ziano).
• In tali successivi monoclinali le falde acquifere sono ovviamente insediate nei livelli permeabili (arenarie e
conglomerati, più o meno sabbiosi), che vengono alimentati in parte dalle precipitazioni meteoriche, ma
soprattutto dai vari corsi d'acqua locali, attraverso processi di dispersione delle falde di subalveo. Questo
particolare tipo di alimentazione risulta purtroppo esposto al pericolo di inquinamenti.
IDROGEOLOGIA DELLA PIANURA
Nella pianura vera e propria le risorse idriche sotterranee risultano, di norma, più cospicue e più uniformemente
distribuite. Esse sono identificabili nella falda freatica, presente pressochè ovunque, e molto spesso anche in altre
artesiane soggiacenti a questa (sedi naturali di falde acquifere sono le intercalazioni ghiaiose e sabbiose comprese
nella coltre di sedimenti fluviali deposti dal Po e dai suoi affluenti appenninici durante l'era quaternaria)
E' possibile distinguere tre compartimenti idrogeologicamente differenziati sia per la disponibilità di risorse
idriche sotterranee sia per la vulnerabilità delle medesime in rapporto al pericolo di potenziali inquinamenti:
1. SETTORE OCCIDENTALE:
•
Nelle zone di Borgonovo e Castelsangiovanni, stante la modesta profondità del substrato marino (da 35 a
50 m.), le falde idriche risultano numericamente ridotte (una, due al massimo) e caratterizzate da una bassa
resa specifica (portate medie dei pozzi comprese fra 2 e 8 l/s).
2. SETTORE ORIENTALE:
• Nelle zone di Carpaneto ed Alseno la situazione idrogeologica è analoga a quella del settore occidentale del
territorio provinciale.
3. SETTORE CENTRO SETTENTRIONALE:
• Si riscontrano condizioni idrogeologicamente migliori, in particolare fra gli alvei del Tidone e dell'Arda: si
rileva un notevole incremento dello spessore della coltre alluvionale (60 - 150 m.) ed un notevole sviluppo
degli orizzonti dei paleconoidi (conoidi del Tidone, del Luretta, del Trebbia, del Nure, del Riglio e del
Chero).
• Le disponibilità idriche sotterranee risultano uniformemente elevate, con un palese massimo nella fascia
impostata sul paleconoide del F. Trebbia.
• L'unico aspetto negativo di questo ricco sistema idrogeologico, collegato alla conoide del Trebbia, è
rappresentato dalla scarsa protezione contro gli inquinamenti. La sola formazione geologica che potrebbe,
in una certa misura, opporsi alla penetrazione in profondità di sostanze inquinanti è rappresentata dai
conglomerati che, proprio nella conoide del Trebbia, presentano un eccezionale sviluppo. Una adeguata
protezione naturale contro il rischio di possibili inquinamenti delle falde idriche produttive non sussiste
purtroppo anche per le conoidi degli altri corsi d'acqua precedentemente menzionati, con particolare
riferimento alle zone di Ponte dell'Olio, S. Giorgio e Fiorenzuola.
2. VULNERABILITA' DEGLI ACQUIFERI
La vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento rappresenta la possibilità di penetrazione e di propagazione, in
condizioni naturali, di inquinanti provenienti dalla superficie nei serbatoi naturali ospitanti la falda generalmente
libera e da questa, quando possibile, nel sistema acquifero più profondo.
Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stata definita una zonazione qualitativa del territorio
provinciale per aree omogenee, in funzione del grado di vulnerabilità degli acquiferi (basso, medio, elevato ed
estremamente elevato):
a) Settore posto ad Ovest del T.Tidone:
• Grado di vulnerabilità Medio e Basso, dovuto essenzialmente agli apporti di materiali fini dei torrenti
appenninici.
b) Settore Centrale e Sud Orientale:
• Grado di vulnerabilità Alto, dovuto alle alluvioni grossolane delle conoidi del F.Trebbia e del T.Nure
(essenzialmente ghiaiose e ghiaioso-sabbiose);
• Le aree più vulnerabili, quelle a grado di vulnerabilità classificato come Estremamente Elevato, sono
limitate agli attuali alvei dei principali corsi d’acqua;
• Le aree a grado di vulnerabilità Elevato sono localizzate ai margini degli alvei attuali dei principali corsi
d’acqua in corrispondenza delle relative fasce golenali;
• Allontanandosi dalle aste fluviali, si nota una diminuzione del grado di vulnerabilità del sistema; in
particolare nelle zone di interconoide il grado di permeabilità è Medio.
c) Settore Orientale (Est del T.Nure):
• In corrispondenza della via Emilia, potenti coperture di natura prevalentemente argillosa, a bassa
permeabilità, costituiscono importanti fattori di protezione dell’acquifero più superficiale e tali da
caratterizzare l’intera area con un grado di vulnerabilità Basso. Inoltre, la presenza di falde in pressione
garantisce un ulteriore ostacolo alla propagazione in profondità di potenziali sostanze inquinanti;
• A Nord dell’allineamento Caorso, San Pietro in Cerro, Busseto si rientra in un grado di vulnerabilità
Medio, fino al limite del dominio dei depositi di pertinenza del fiume Po;
•
Più articolata si presenta la situazione attorno agli abitati di S.Giorgio e Pontenure per la presenza di
depositi superficiali o affioranti del T.Nure caratterizzati da una granulometria grossolana ed un grado di
vulnerabilità Alto (questi sedimenti costituiscono un paleoalveo del T.Nure avente direzione NE).
d) Dominio sedimentario e idraulico del fiume Po:
• E' caratterizzato da un grado di vulnerabilità Alto e/o Elevato, determinato da una soggiacenza ridotta e
dalla presenza di litologie superficiali sabbioso-limose.
3. LA RETE DI MONITORAGGIO
La rete regionale di controllo delle acque sotterranee è stata avviata nel 1976 nell’ambito della predisposizione del
progetto di piano per la salvaguardia e l’utilizzo ottimale delle risorse idriche. Dall’anno di costituzione della rete, i
rilievi vengono effettuati tramite quattro campagne all’anno, per il controllo della piezometria e della conducibilità
elettrica specifica. Per indagare nel complesso l’acquifero sotterraneo, negli anni 1987-88 le indagini sono state
estese alla componente qualità, organizzando una rete di controllo "quali-quantitativo".
Per quanto attiene nello specifico la provincia di Piacenza, la rete di monitoraggio delle acque sotterrane consta
attualmente di 57 stazioni di controllo (pozzi ad uso agricolo e civile) localizzati nelle fasce di pianura e media
collina. Il livello piezometrico e i parametri chimico-fisico-microbiologici vengono determinati su 41 pozzi, su 15
pozzi vengono effettuati i soli rilievi piezometrici, e su un unico pozzo soltanto il chimismo. Il monitoraggio delle
caratteristiche idroqualitative viene effettuato tramite due campagne semestrali, in primavera e in autunno.
RETE DI MONITORAGGIO DELLE ACQUE SOTTERRANEE
UBICAZIONE DEI PUNTI DI CONTROLLO DEL COMUNE DI PIACENZA
4. L'EVOLUZIONE PIEZOMETRICA
LIVELLO PIEZOMETRICO: è ottenuto sperimentalmente misurando la distanza tra il livello statico di falda,
all’interno del pozzo, rispetto ad un punto di riferimento in superficie, quotato con livellazione topografica.
Le serie storiche delle misure di livello di falda hanno da tempo individuato, nella maggior parte delle zone
dell’acquifero, inversioni di tendenza nell’andamento del lungo periodo, la cui ricostruzione allo stato attuale ha
raggiunto i 21 anni (1976-1997). Tali inversioni di tendenza sono correlabili a due fenomeni:
• Impulsi esterni, principalmente variazioni nel regime dei prelievi, che hanno consentito di conoscere ed
individuare gli effetti degli interventi antropici sugli aspetti quantitativi dell’acquifero;
• Presenza di oscillazioni ed elasticità dell’acquifero con tempi di rientro (ciclicità pluriennale, 7-8 anni)
leggermente più lunghi di quelli associabili al solo intervento antropico.
•
Distribuzione media annuale della piezometria relativa all’anno 1997: nella fascia delle conoidi compresa fra
Nure e Arda si raggiungano i massimi valori piezometrici della Regione (120 mslm) che fanno pensare ad un’alta
percentuale di materiali permeabili in grado di permettere una cospicua infiltrazione delle acque.
Variazione media annua nel periodo di riferimento 1976-1997: C'è una tendenza all’abbassamento generale dei
livelli piezometrici nel territorio provinciale con l’eccezione di alcune aree (zona di conoide compresa tra Nure ed
Arda, piccola area di pianura tra Besenzone e Busseto) in cui si registra un recupero dei livelli ed una tendenza
all’innalzamento.
5. PRINCIPALI CRITICITA’
In linea generale le acque sotterranee della nostra provincia presentano caratteristiche conformi allo standard di
qualità previsto per l’utilizzo potabile.
Senza dubbio la principale preoccupazione è legata alla tendenza all’aumento dei Nitrati, che in alcune aree
presentano concentrazioni superiori ai limiti fissati per l’utilizzo potabile. Su scala regionale tale fenomeno si
presenta con intensità maggiore nell’area emiliana rispetto a quella romagnola e con una incidenza maggiore nelle
zone di alta pianura in cui l’acquifero è libero e, quindi, più vulnerabile.
In sede locale quindi è stato attivato un progetto specifico – PROGETTO NITRATI – che vede la collaborazione
di tutti i soggetti socialmente ed istituzionalmente coinvolti, progetto di durata poliennale, finalizzato alla
standardizzazione di un’apposita rete di monitoraggio, ad una campagna di misura ad hoc, alla individuazione delle
zone vulnerabili ai nitrati, mediante studi di vulnerabilità intrinseca e stime dei carichi inquinanti e, infine, alla
individuazione di strumenti di contenimento degli apporti azotati di origine agricola, secondo le indicazioni del
codice di buona pratica agricola (G. U. 102 del 4/5/99); la sua articolazione è la seguente:
FASE
SOGGETTI COINVOLTI
1. elaborazione dati di precedenti serie storiche (1994-2000) e di altre
indagini idrogeologiche (conoide Trebbia-Nure)
2. scelta e georeferenziazione dei pozzi:
• previsti dalla rete regionale di monitoraggio delle acque sotterranee
• dalla rete provinciale per il controllo della potabilità
• dalla rete regionale di monitoraggio delle acque dolci superficiali
destinate alla produzione di acqua potabile
• i pozzi caratterizzati da un contenuto di nitrati superiore al limite di
50 mg/l
• punti di campionamento che per particolari caratteristiche territoriali
(sorgenti, piezometri, rete regionale di monitoraggio delle acque
superficiali) sono utili alla mappatura dello stato di inquinamento del
territorio provinciale
• i pozzi della rete regionale per l’isotopia ambientale
3. applicazione di modelli matematici previsionali di diffusione
dell’inquinamento idrico elaborando i dati ambientali in
collaborazione con CNR-GNDCI, U.O. 4.15, Università Cattolica del
Sacro Cuore
4. controllo della concentrazione di nitrati, come NO3- nelle acque dolci
sotterranee e superficiali (in particolare quelle destinate alla
produzione di acqua potabile)
5. analisi specifiche su campioni mediante la tecnica dell’Isotopia
ambientale, atte a caratterizzare le fonti di provenienza
6. stima del carico inquinante di origine organica, proveniente da reflui
di allevamenti, da spandimenti (elaborazione dati catasto L. R. 50/95
e D. Lvo 99/92)
ARPA, TESA
7. stima del carico inquinante di origine inorganica, proveniente
dall’applicazione di concimi azotati (raccolta dati dai tecnici
assistenza e di uso reale del suolo)
8. campagna di sensibilizzazione e di formazione del mondo agricolo:
realizzazione e diffusione di un opuscolo informativo sull’utilizzo
quantitativamente corretto degli apporti azotati, con il coinvolgimento
delle Associazioni di categoria, dei Produttori, nell’ottica del Codice
di buona pratica agricola, S. O. - G. U. n° 102 del 4/5/99
ARPA, TESA, AUSL,
PROVINCIA
(Serv.
Ambiente)
CNR-GNDCI
4.15
U.O.
ARPA
ARPA, LAB. SPEC.
PROVINCIA
Ambiente,
Agricoltura,
Pianificazione
Progettazione)
PROVINCIA
Pianificazione
Progettazione)
PROVINCIA
Agricoltura,
Ambiente),
Associazioni
Categoria,
specializzati
(Serv.
Serv.
Uff.
(Uff.
(Serv.
Serv.
di
Enti
Il progetto, al suo terzo anno di attività, ha portato a conclusione alcune delle fasi suelencate ed ha prodotto alcuni
risultati che, lontani dal considerarsi conclusivi, costituiscono un consistente progresso nell’approccio a questo
complesso problema ambientale e sociale: le mappe di distribuzione territoriale dell’inquinamento; la mappa del
rischio di inquinamento; l’opuscolo informativo sulla corretta fertilizzazione azotata, che si può consultare sul sito
regionale ARPA.
Anno 2000: distribuzione della concentrazione (mg/l) di nitrati nelle acque sotterranee della rete di
monitoraggio.
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Confini Amministrativi
Pozzi
Limite Acquifero
Reticolo idrografico
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Modello previsionale messo a punto dal gruppo di ricerca afferente a CNR-GNDCI, U.O. 4.15, Università Cattolica
del Sacro Cuore, Piacenza.
PROVINCIA DI PIACENZA
ARPA – PIACENZA
FERTILIZZANTI AZOTATI e NITRATI
COME - QUANDO - DOVE - PERCHE’
Federazione
Provinciale Coltivatori
Diretti Piacenza
Confederazione
Italiana Agricoltori
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Piacenza
Opuscolo informativo sulla corretta fertilizzazione dei suoli
Progetto “NITRATI”, ARPA – Provincia di Piacenza
Febbraio 2002
Unione
Provinciale
Agricoltori
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Acque sotterranee - Arpae Emilia