Ecco come ci puoi incontrare IL 22 NOVEMBRE C’È L’INCONTRO DIOCESANO • Sabato 22 novembre alle ore 15 in Seminario minore, viale Solferino 25 (ingresso auto viale Conforti), si terrà l’incontro diocesano delle Caritas parrocchiali. Interviene anche il vesovo, monsignor Enrico Solmi. 17 OTTOBRE 2008 8 I l 17 ottobre è stato presentato a Roma l’ottavo volume su povertà ed esclusione sociale in Italia, a cura di Caritas italiana e Fondazione Zancan. Il volume rappresenta la risposta all’interrogativo che aveva dato il titolo al precedente rapporto: “Rassegnarsi alla povertà?”. Punto di partenza: la consapevolezza che la condizione precaria di persone e famiglie non solo permane nel tempo, ma si aggrava, costituendo non più un fenomeno congiunturale legato a cicli episodici o ricorrenti, ma una condizione strutturale, radicata anche, come affermano i curatori dello studio, “nell’incapacità di dare risposte al problema”. E sono sempre i numeri ad essere più eloquenti delle parole: in Italia, i soggetti in condizioni precarie sono più di 7,5 milioni, senza contare quelle 900.000 (e forse oggi anche più) che nel 2007 oscillavano sulla cosiddetta “soglia di povertà”. Scenario inquietante, di fronte al quale non bastano risposte parziali, capaci di tamponare i buchi solo momentaneamente; occorrono, invece, “soluzioni di sistema”. Scegliendo, come indica il titolo dell’attuale rapporto di “Ripartire dai poveri”, restituendo loro i diritti di cittadinanza. Scrivono nell’introduzione monsignor Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana e monsignor Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan: «Il superamento della povertà non può ridursi soltanto ad un cambio di strategie politiche e amministrative. C’è bisogno di promuovere e garantire una piattaforma etica e valoriale, che dia consistenza alla costruzione della democrazia». C’è perciò da interrogarci, continuano Nozza e Pasini, se la persona venga recepita come un valore unico e irrepetibile; se si attribuisca all’uguaglianza tra i cittadini la valenza di lievito della democrazia; se si riconosca alla società un’inalienabile impostazione solidaristica; se di conseguenza si consideri dovere di giustizia e di equità garantire alle fasce più deboli un supplemento di attenzione e di risorse, accettando qualche inevitabile sacrificio per i cittadini più benestanti”. Nella consapevolezza che «nessuna politica di riduzione delle gravi disuguaglianze sociali è infatti praticabile senza sacrifici». Ma non solo enunciazioni di principi: il Rapporto, dopo aver sottolineato il ruolo insostituibile del potere politico ai vari livelli, nazionale, regionale, comunale, anche se coadiuvato da tutte le componenti della società civile, ribadisce la necessità di partire dalla consapevolezza che la povertà è una realtà multidimensionale. Ciò implica il prendere in considerazione non solo l’indicatore “reddito”, ma anche altri fattori, quali: deficit di salute, scarsità di istruzione, carenze abitative, vuoto di relazioni umane. E, di conseguenza, il coinvolgere le varie politiche, in materia di occupazione, sanità, istruzione, casa, assistenza, trasporti, ecc. L’elenco di indicatori illustrato nel volume è stato formato tenendo conto delle sette priorità politiche definite nel 2005 dalla Commissione Europea. E, per rispondere alla domanda su come impostare un nuovo welfare, tenendo conto che la spesa per la protezione sociale si attesta, in Italia, su livelli inferiori alla media europea, il Rapporto presenta anche i punti cardini necessari: incrementare spesa per assistenza sociale, attraverso alcuni passaggi: da trasferimenti monetari a servizi, da gestione centrale a decentrata, da un approccio categoriale ad un approccio basato sulla persona. CARITAS QUANDO da lunedì a venerdì: ore 8.30-12.30 e 15-18 sabato: 8.30-12-30 a cura della Caritas Diocesana Per i profughi della Georgia Anche la Caritas diocesana partecipa al progetto “Georgia chiama Parma”, proseguendo un impegno che, a livello nazionale come locale, la vede in prima linea sul fronte delle emergenze umanitarie. E lo fa in sinergia con le altre realtà che si fanno promotrici di solidarietà. Presso l’Unione Parmense Industriali con Pino Agnetti i rappresentanti di Comune e Provincia di Parma Diocesi Unione Parmense Industriali Fondazione Cariparma e Fondazione Monte si sono riuniti per puntualizzare gli estremi dell’iniziativa benefica che permetterà di devolvere somme alla Caritas Georgiana. Offerte su c\c Banca Monte Parma IBAN IT91D0693012700000000046027 oltre che su Cariparma Crédit Agricole IBAN IT93j0623012700000036636979. Anche la Fondazione Caritas S. Ilario ha un conto dedicato: IBAN IT42S0623012700000036322034. Causale: “ Emergenza profughi Georgia Tempo di Avvento e Natale Anche quest’anno, Caritas italiana predispone un itinerario per il tempo di Avvento e Natale. Il titolo, scelto dalla Cei, è tratto dalla Lettera dell’apostolo Paolo a Tito: “E’apparsa la grazia di Dio”, si sviluppa poi in diversi percorsi e con strumenti realizzati e diffusi, per la prima volta, dalla casa editrice Città Nuova. «Il Verbo si è fatto carne, la Parola si fa persona, un bambino che porta la salvezza a tutti», così si legge nell’introduzione. Presentiamo brevemente i diversi sussidi. Per le famiglie : contiene le testimonianze di chi ha toccato con mano la grazia di Dio, perché ha riacquistato speranza e gioia di vivere dopo difficoltà e prove. Propone anche preghiere e riflessioni di un missionario, una coppia di sposi, un gruppo di giovani, ospiti di una casa famiglia, una signora rom. L’itinerario ci aiuta a caminare liberandoci da pregiudizi e sospetti. Per i bambini: l’album, dal titolo: “Una bellissima sorpresa” è pensato per stimolare la partecipazione attiva dei bambini stessi. A questi opuscoli, si aggiunge il poster, un piccolo salvadanaio e una scheda per l’animazione pastorale. Dal 2000 sono quadruplicate le famiglie che si sono rivolte al Centro di ascolto. Perché non sanno come pagare l’affitto o devono scegliere se pagare le bollette o comprare le medicine La fotografia delle povertà a Parma zoom Proposta di un nuovo welfare piazza Duomo 3, Parma telefono 0521.235928, 0521.234765; fax 0521.284111 e-mail: [email protected] informa Progetto per la Georgia - Sussidi per l’Avvento Dai dormitori alle docce alle difficoltà economiche,i numeri dell’emergenza U na fotografia delle povertà, scattata da don Andrea Volta, direttore della Caritas diocesana, Nello Calvi, vicedirettore e suor Patrizia Bin, responsabile del Centro di ascolto Santa Maria del Cammino. Una fotografia scattata adesso, per delineare i bisogni già presenti ed emergenti oggi, e non per parlare di quelli che si possono prevedere, magari con l’arrivo dei mesi invernali. E partiamo parlando di una data, quella del prossimo 27 ottobre, giorno di apertura del dormitorio Padre Lino, presso il convento dell’Annunziata, con una disponibilità di circa 24 posti letto. «Secondo noi — commenta don Volta — ci sarebbe bisogno in città non di un sistema similare, magari più ampio, ma di una struttura flessibile, che consentisse di poter alloggiare in forma temporanea soggetti che sono in transito. Dovrebbe essere un ambiente grande, gestito da un’associazione deputata a questo, quale la Protezione civile». L’auspicio corale è che ci sia un ambiente «civico, frutto di un sistema più ampio di collaborazioni, che permetta al numero più alto di persone di dormire al caldo». E correlato a questa necessità, c’è un altro problema di tipo igienico-sanitario, che può diventare a breve un’emergenza: il problema delle docce, ovvero i posti dove potersi lavare. Lo segnalano don Volta e Calvi: «Le docce gestite dalla Caritas sono aperte 2 pomeriggi la settimana, con un giro di circa 30 persone, che ogni volta fanno anche il cambio di tutta la biancheria intima, con costi economici non indifferenti. Però il numero di chi può avere bisogno di questi servizi è senz’altro superiore. Chi vive “in giro”, non sa dove andare a lavarsi. E questo provoca anche lo scatenarsi di malattie». Luoghi, strutture, ma soprattutto persone e, in particolare, nuclei familiari. La situazione di famiglie in SUCCEDE IN CARITAS • Nello Calvi, vicedirettore della Caritas con suor Patrizia Bin, responsabile Centro Santa Maria del Cammino. Alcuni momenti dell’attività degli Uffici: ascolto, colloqui, richieste di lavoro e pacchi viveri. difficoltà sta diventando un’emergenza: ogni settimana se ne affaccia una nuova. E’ suor Bin a sciorinare qualche dato: «A fine agosto il nostro Centro ha già raggiunto la somma spesa in tutto l’anno precedente». E alle situazioni che si presentano, per lo più famiglie con minori, donne con bambini, non si può non dare risposte. E se ogni situazione ha una storia particolare, certamente «c’è una condizione generale che penalizza sempre più le fasce deboli, unita ad una frequente mancanza di reti parentali». Anche qui sono i numeri a parlare e l’osservatorio è quello del Centro di Santa Maria del Cam- mino: nel 2000 si sono registrati dai 1.000 ai 1.400 interventi; nel 2007 gli interventi sono stati oltre 4.500. «Da segnalare che oltre al numero di persone che vengono seguite in senso globale, un indice significativo è l’affacciarsi continuo di nuove situazioni». Nel 2007, su 500 famiglie che si presentano, 200 sono nuove. Nel 2008, al 30 settembre, sono 263 le nuove situazioni di grave emergenza che si sono rivolte alla Caritas. La gamma dei problemi è ampia: dalla morosità allo sfratto, alle difficoltà di reinserimento lavorativo, alla fatica di sostenere spese fisse. «E’ in aumento anche la richiesta per gli interventi sanitari: le persone povere devono scegliere se pagare le bollette o le medicine. E anche la risposta del pubblico rappresenta una goccia nel bisogno». Altra richiesta, anche questa in aumento, quella dei «buoni libri, per cui capita che figli di famiglie numerose vadano a scuola senza libri, come a dire che la scuola è sì un diritto, ma non ancora per tutti anche nel nostro Paese. Anche perchè il buono - libri prevede il rimborso, cosa che implica però la possibilità di pagare i libri in contanti». Altro dato su cui riflettere è la richiesta pressante di viveri: «non si riesce a far fronte a tutte le richieste». Un altro osservatorio significativo è quello della Mensa, dove si recano persone sia italiane che straniere. Al 30 settembre 2008 sono 568 le persone che hanno fatto richiesta di accesso alla Mensa. 263 più 568: 831 i nuovi poveri che in questo spaccato del 2008 si sono rivolti agli uffici della Caritas diocesana. Sono poveri non immediatamente riconoscibili: «è superata e appartiene al passato, l’immagine del povero trasandato, che veste male; i poveri di oggi si mimetizzano, per questo non li vediamo». E poi, aggiunge Calvi «vengono quando sono con l’acqua alla gola: questo rende ancora più difficile il poter dare delle risposte, perchè ci costringe ad agire sull’emergenza. La gente viene quando ormai le stanno per tagliare i fili del telefono o della luce...». Ma l’elenco delle situazioni difficili non è ancora terminato: si va da chi viene dimesso troppo presto dall’ospedale, pur mancando di una rete familiare, o a chi subisce delle violenze, soprattutto donne, che vengono colpite durante il fine settimana: «proprio durante il fine settimana, quando gli uffici sono chiusi, il Pronto intervento Caritas riceve molte segnalazioni», sottolinea Calvi. Aumento di poveri ma anche aumento di consumi. «La vicenda che ha visto un bambino rimanere incastrato nel cassonetto — commenta don Volta— ha messo in luce un aspetto su cui forse non abbiamo riflettuto abbastanza: la città è in grado di un riciclo notevole di materiale». Da una parte aumentano le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese, dall’altra, ad esempio, non cala la vendita di cellulari, sempre alla rincorsa dell’ultimo modello, e si assiste alla ricerca di «sprazzi di felicità nel fine settimana. E poi la nostra città propone tante iniziative e la gente sembra essere contenta di questa vitalità. Forse si illude che poi non vada così male». Il contatto con le povertà, la ricerca col Vangelo in mano, la risposta alla chiamata Dalla Caritas al seminario, per gli altri 9 La scelta di Matteo Di Paola,dopo un anno di Servizio civile M atteo Di Paola, 24 anni, studente in Psicologia, un anno di servizio civile volontario presso la Caritas diocesana di Parma, da due settimane è entrato nella Comunità del Pre-Seminario di Piacenza, città di cui è originario. Lo raggiungiamo telefonicamente, per una intervista. Nel raccontarsi, spiega il ruolo significativo che ha avuto l’anno trascorso in Caritas: «Fino all’anno scorso ero convinto che la mia vita sarebbe stata con i ragazzi e anche l’esperienza del servizio civile l’avrei dovuta svolgere con loro. Poi la Provvidenza ha voluto che questo non fosse possibile, per cui mi sono trovato a lavorare in Caritas, a contatto con persone di tante nazionalità, con situazioni e problemi diversi. Questo mi ha spinto a fare un passo in più nella consapevolezza di me e nella ricerca. E mi ha fatto capire che volevo spendere la mia vita per gli altri e non solo per i ragazzi». Importante, per Matteo, è stato il potersi confrontare «con persone lontane dalla fede, col loro modo di vivere». Conoscenze e contatti che «mi hanno spronato molto, spingendomi a chiedere cosa volevo dalla vita, o meglio su quello che volevo fare della mia vita». Una ricerca fatta col vangelo in mano, «per capire come comportarmi», una ricerca «dentro il Vangelo, che ho cominciato ad aprire più spesso e che, non a caso, ribadiva il tema della chiamata: Dio che chiama, che mi chiama...». E poi il contatto con le povertà e con i poveri: «l’incontro con chi non ha niente, con chi viene da lontano e, per contro, l’esperienza di avere tutto, magari anche di sprecare le possibilità ricevute... Anche questo confronto mi ha portato a chiedermi e a cercare di capire cosa volevo». Un percorso personale, ma non fatto da solo: «in particolare un prete mi ha accompagnato e aiutato in questo fase di discernimento». E adesso una prima risposta, in un cammino che è ancora di discernimento: la comunità del Pre - seminario: «viviamo nel vecchio seminario diocesano; siamo in quattro gio- vani, seguiti dal direttore spirituale del Collegio Alberoni, che è per noi una presenza importante. E poi gli studi appena iniziati: il biennio filosofico». Una scelta, quella di Matteo, sostenuta, anche se in modi diversi dalla famiglia: «mia mamma è contenta, mio papà non è molto entusiasta, perchè è un po’ lontano dalla pratica religiosa, ma è comunque contento, perchè ha capito che non è una scelta immotivata, buttata via. Anche la mia comunità condivide questo passo: sento un grosso appoggio, soprattutto in termini di preghiera e di vicinanza». In Caritas, sia con gli altri giovani, che con don Andrea e con Nello e con i volontari, la “partenza” di Matteo è stata un’occasione di ulteriore confronto e dialogo: «Mi sono sentito libero e contento di parlarne e tutti hanno capito il senso profondo della mia decisione, anche se sofferta». Un passo non previsto, questo: «quando ero in terza media, all’insegnante di italiano che mi chiedeva cosa volevo fare da grande, ricordo di aver risposto: l’astronauta o il prete. Ma ho buttato lì queste idee, senza pensarci troppo, quasi per scherzo. Poi ho anche passato un periodo di fatica nella fede e di allontanamento anche dalla Chiesa stessa, pur continuando a partecipare alla Messa. Quando ho pensato di fare il servizio civile non avrei certamente pensato di arrivare qui; forse pensavo di poter avere agganci lavorativi in settori sociali». Il tono di Matteo è quello di sempre, vivace, sereno: «La scorsa domenica è stato un continuo rispondere alla domanda: come va? Come ti trovi? Ci sto bene. Con i miei tre compagni mi sono trovato subito molto bene. E, se posso aggiungere una cosa, che può sembrare strana: non mi sono mai divertito così tanto!». Davvero, buona strada, Matteo. E che l’allenamento compiuto durante l’anno di servizio civile, ti aiuti a camminare spedito, o a non avere timore di rialzarti, quando ti capiterà di inciampare! 17 OTTOBRE 2008 zoom EDITORIALE DOVE NOTIZIE IN BREVE