IL
RIDOTTO
ORGANO UFFICIALE DELLA COMPAGNIA DE CALZA I ANTICHI - BOLLETTINO MENSILE
anno 3
numero 21
settembre 2009
S
direttore Luca Colferai ♥
iamo molto tristi. Veo
ramente. E anche un poco
incazzati. CuginoMicheo
le, al secolo Michele Busetto,
è scomparso improvvisameno
te, colpito da un cancro rapido
feroce invincibile. Era un uoo
mo buono gentile mite e geniao
le. Era un grande compagno de
Calza, in senso fisico umano e
morale. Era anche giovane, alo
meno nell’accezione che coloro
che hanno superato i quaranta
danno al termine «giovane».
A CuginoMichele abbiamo
idealmente dedicato la nostra
Vendemmia del 2009, in una
dionisiaca e scaramantica rio
venezia
san marco 2674
campo san maurizio
– divertirsi divertendo –
giunta alla seconda edizione e
quest’anno verrà specialmeno
te rappresentata una momao
ria dedicata al santo; più ovo
viamente una cena in campo e
la tombola finale (con il bussoo
lotto più rumoroso del mondo,
usato – solo come minaccia –
anche nei Piombi per i prigioo
nieri eccessivamente reticenti).
In questo numero articoli: di
Michael Krondl (il nostro gao
stronomo giramondo torna a
raccontare dei dolci indiani);
di Lucas Christ (l’infaticabio
le melomane melologo e meo
lografo) sulla Traviata; di Mao
rilù (la nostra esperta d’arte)
♥ priore Roberto Bianchin
in questo numero
Addio a Michele Busetto
Festa di San Maurizio
Paralipomeni alla beata Contissa Tagliapietra
Dal Mondo: dolci indiani seconda parte
Il Marinaio Johnny: prede e cacciatori
La Traviata – Glass Stress: il ritorno del vetro
Storie di Parole Veneziane
¥ in programma in settembre µ
martedì 1 settembre
Vigna di Bottega a Godega di Sant’Urbano
co’ fa scuro
Una vendemmia del Settecento
a seguire cena
martedì 22 settembre
Campo San Maurizio
co’ fa scuro
«Onor a San Mauritio»
Festa in onore del santo eponimo del campo de I Antichi
momaria – cena in campo – tombola
domenica 27 settembre
Basilica di San Giovanni e Paolo
orario da destinarsi
In ricordo di Michele Busetto
cerimonia in costume cinquecentesco
in onore del Compagno de Calza CuginoMichele
ad un mese dalla scomparsa
SanMaurizio raffigurato nel bassorilievo nella facciata
della ex Scuola degli Albanesi, fianco della chiesa di San Maurizio
bellione alla tristezza alla meo
stizia e al dolore che se presi in
dosi eccessive rendono la vita
ancor peggiore di quel che è. A
pagina 8 trovate una panoplia
fotografica dell’evento tra le vio
gne di Bottega in quel di Godeo
ga di Sant’Urbano .
Altro grandissimo appuno
tamento la festa di San Mauo
rizio, santo guerriero eponio
mo del nostro campo: la festa è
sulla grande mostra di vetro
contemporaneo Glass Stress;
di Enzo Rossi Ròiss (quest’estao
te ha fatto grandi scoperte aro
chivistiche di cui saprete in seo
guito) che conclude la trilogia
dedicata alla Beata Contissa
Tagliapietra.
In più inevitabilmente tante
altre belle cosette che trovereo
te sfogliando.
Buona lettura.◉
leggete e diffondete
« il ridotto »
de i antichi
è divertente
e anche
intelligente
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pagina 2 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
Un tuffo nel passato. 15 settembre 1989: A cena con Paolo Veronese
Una grande cena-spettacolo in onore del pittore Paolo Caliari detto Il Veronese, è stata organizzata dagli Antichi a Palazzo Giusti del Giardino, in Verona, la sera
del 15 settembre, in occasione del centodecimo anniversario della fondazione dell’azienda orafa Carlo Weingrill. «Avendo preso come riferimento visivo le famose
cene di Paolo Veronese – spiegava il Gran Priore Paolo Zancopè – abbiamo cercato di ricreare lo stesso ambiente, aggiungendovi quello che di nostro è più veneziano nell’onnicomprensività della Veneta Repubblica, per ritrovare quell’atmosfera cinquecentesca tanto favoleggiata ma difficile da riprodurre. Assai liberamente
abbiamo messo a tavola dei personaggi che rispecchiassero i caratteri dell’epoca scegliendoli fra i nostri compagni e secondo l’indole di questi stessi abbiamo creato situazioni probabili, per allora, con un pizzico d’ironia. Abbiamo riprodotto le musiche e i balli. Abbiamo ricreato gli eventi spettacolari. Abbiamo riproposto gli
antichi cibi, anche i vini sono gli stessi. Accanto ai Compagni de Calza abbiamo chiamato i migliori artisti possibili, come allora, e ci siamo inoltre ispirati alla letteratura e alla cultura di quel secolo. Abbiamo cercato infine di calarci nella forma mentis dell’uomo del ‘500. Tutto ciò per divertirvi divertendoci».
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venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 3
S
i è spento nel sonno la
notte tra il 26 e i 27 agoo
sto scorso nell’ora più duo
ra della notte (alle tre e mezo
za) all’ospedale civile di Veneo
zia dopo una breve malattia,
stroncato da un tumore più che
maligno nel giro di poche seto
timane, il Compagno de Calo
za Michele Busetto. Aveva soo
lo 49 anni, che aveva compiuto
proprio pochi giorni fa. I funeo
rali si sono svolti sabato 29 alo
le ore 9 nel Duomo di Carpeneo
do. È il terzo grave lutto nel gio
ro di un anno per gli Antichi,
dopo la scomparsa dello stilio
sta Pier Voltolina e del Conte
Emile Targhetta d’Audiffret de
Gréoux.
Veneziano, ingegnere elettroo
nico, Michele Busetto viveva
da molti anni a Milano, dove
lavorava come dirigente addeto
to ai rapporti internazionali di
una nota multinazionale di teo
lefonia mobile. Il suo lavoro lo
aveva portato spesso all’estero.
Era da poco tornato da un sogo
giorno di due anni a Dubai doo
ve si occupava dell’installazio
ne di reti di telefonia mobile nei
paesi arabi.
Nonostante i suoi molti impeo
L’ultimo saluto a CuginoMichele
nostro impareggiabile Gran Khan
Il magnifico Compagno de Calza Michele Busetto, improvvisamente
scomparso dopo breve e cruda malattia, verrà solennemente ricordato
dagli Antichi nella basilica di San Giovanni e Paolo il 27 settembre
di roberto bob r. white bianchin gran priore de i antichi
In questa pagina e nella successiva
alcune delle supreme interpretazioni di
CuginoMichele. Sopra, accompagnato
da Marco Polo (Maurice Agosti), sbarca
in Piazza San Marco come Gran Khan,
per insegnare il pechinese ai veneziani
di garbo e ai turisti de sesto; a sinistra
è uno dei campioni de I Antichi nella
Festa de I Marìi, a destra un ineffabile
serafico cardinale; a lla pagina quattro :
in alto è il terribile Domatore di Uomini
, in basso a sinistra il Grande Emiro
Bianco. e in basso a destra è nei panni
dell’Onfalomante (alias Michael von
Bohrug) a Palazzo Merati d’Audiffret de
Gréoux lo scorso carnevale, a fianco di
Daniela Barovier.
gni tornava spesso a Venezia e
non mancava mai, prendendoo
si qualche giorno di ferie, agli
spettacoli e alle iniziative della
Compagnia de Calza «I Antio
chi» alla quale era molto legao
to da profondi vincoli affettivi
e artistici.
Uomo buono, generoso, dio
vertente, era un grande espero
to in campo tecnologico, e cono
temporaneamente un raffio
nato umanista, appassionao
to e studioso di musica e cineo
ma, poesia e letteratura, circo
e teatro.
Le sue competenze le aveo
va messe a disposizione della
Compagnia, dov’era chiamato
da tutti semplicemente «Cugio
no Michele», essendo appunto
cugino della moglie del Gran
Priore, e dove il suo apporto nel
corso degli ultimi dieci anni è
stato spesso insostituibile.
Per gli Antichi, proprio per le
sue competenze specifiche, rio
copriva l’incarico di «Direttoo
re ai suoni e alle luci» e di reo
sponsabile delle installazioni
tecniche degli spettacoli, degli
effetti speciali e delle immagio
ni video. Si deve al suo lavoro,
tra l’altro, il montaggio e la
pagina 4 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
raccolta in dvd degli spettacoo
li del ciclo dedicato a Giacomo
Casanova che gli Antichi hano
no messo in scena ai Carnevao
li di Venezia degli anni 2000,
2001 e 2002, e che nel 2006 sono
stati trasmessi alle Sale Apollio
nee del Gran Teatro La Fenice
in occasione delle celebrazioni
per i 25 anni della Compagnia.
Ma non solo competenze teco
niche. Michele Busetto era doo
tato anche di un grande seno
so artistico e moltissime volo
te è andato in scena con i suoi
personaggi, spesso stravagano
ti, agli spettacoli degli Antio
chi, sia in città italiane che euo
ropee, da Venezia a Berlino, dal
festival di Mantova a quello di
Brisighella, fino alla Cavalchio
na del Gran Teatro La Fenice. Il
Gran Khan Kubilai, che parlao
va solo a monosillabi «con aco
centi abbaianti», è stato il suo
personaggio più celebre, che
ha portato in scena molte volte
con successo, accanto al Maro
co Polo interpretato da Maurio
ce Agosti, negli spettacoli «Il
ritorno di Marco Polo» e «La
sorella segreta di Marco Polo»,
che sono stati rappresentati dao
gli Antichi anche alla rassegna
dedicata al grande viaggiatore
veneziano dalla Biennale Teo
atro diretta da Maurizio Scao
parro nel 2006. Tra gli altri pero
sonaggi che ha interpretato,
Michele Busetto è stato anche
un circense «domatore di uoo
mini», un esuberante «mario
to» alla «Festa dei Marìi», pao
rodia della celebre «Festa delo
le Marie», un bizzarro disc-joo
ckey, «Cuginomicheledj», speo
M
a posso portare anche Cuginomichele?» La prima
volta che ho sentito citare Michele Busetto è apparso
così: tutto attaccato e con una maiuscola sola. E che
maiuscola. Era Mobu che interrogava per un capodanno di chissà quanti anni fa. Ovvio che sì! «Cuginomichele è grandissssssimo!» aggiunse a conferma ulteriore Bob R. White. Non era facile
abbracciare interamente CuginoMichele (con due maiuscole,ma
sempre tutto attaccato) neanche per Colo de Fero che a braccia
spalancate fa centonovantacentimetri misurati. Si potrebbero dire moltissime cose. Ma io ne dirò solo alcune. Stocastiche (che saria
casuali) e inopinate (saria senza alcun criterio). La lavagna luminosa per proiettare i lucidi delle Tavole Bonigolate progettate per
la disfida in campo (San Maurizio) dei dodici candidati alla carica di sindaco di Venezia, l’ultimo giorno di una campagna elettorale, il primo di aprile: «Mi sa che siamo gli ultimi ad averne comprata una, in tutta Europa». Le scarpe del settecento
erano una delizia «solo dopo averle tolte». Il caldo «porco» di
Mantova necessitava di uno stracotto di asino che fu memorabile. Gli spinotti dei cavi elettrici venivano infissi con forza sovrumana e precisione inflessibile nei loro alveoli, toglierli era più che disagevole: «No so’ miga ingegner par
niente». La pensantissima borsa medica con i terribili
strumenti dell’onfalomante. CuginoMichele girava il
mondo, per lavoro e per diletto. «Credo che in Brasile la stoffa per i costumi da bagno sia preziosissima e costosissima. Li fanno così piccoli».
CuginoMichele mangiava sempre, non tanto: sempre: «Penso che adesso ci starebbe bene anche un gelato». Quando arrivò, quel capodanno, aveva con sé un pacco di bottiglie di Moët
Chandon, le bottiglie finirono e cominciò l’avventura. Finita troppo presto, però.
Colo de Fero
«
cializzato in un improbabio
le rock finlandese con tanto di
cappello con le orecchie da reno
na alle feste da ballo degli Ano
tichi, e un raffinato e setteceno
tesco «Onfalomante», che rio
prendeva una storica tradizioo
ne degli Antichi della previsioo
ne del futuro attraverso la leto
tura dell’ombelico.
«Il nostro dolore è immeno
so. Perdiamo un grande amio
co e un grande artista. La sua
scomparsa lascia un vuoto ino
colmabile. Ci mancherà», ha
dichiarato il Gran Priore deo
gli Antichi Roberto Bianchin,
che ha decretato il lutto per la
Compagnia fino a martedì 1
settembre, giorno in cui gli
Antichi sono andati in scena
con gli abiti settecenteschi lio
stati a lutto allo spettacolo delo
la «Vendemmia in costume» a
Bibano di Godega Sant’Urbao
no (Treviso) presso le distillerie
Bottega, in una doverosa libao
gione bacchica alla memoria.
Una delegazione degli Antichi
ha preso parte ai funeralndoso
sando i colori della Calza.
Il «Gran Khan» Michele Buo
setto verrà ricordato da tutta la
Compagnia de Calza a un meo
se dalla scomparsa, il 27 seto
tembre prossimo, con una ceo
lebrazione in costume che si
terrà nella basilica veneziao
na dei Santi Giovanni e Paolo.
Gli Antichi si uniscono al doo
lore dei suoi cari e si stringoo
no accanto ai suoi familiari. ◉
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 5
S
econda edizione della Festa di San Maurio
zio. Quest’anno i festego
giamenti per il santo a cui è ino
titolato il nostro campo, e che
per questa ragione, ma anche
moltissime altre, ci è particolaro
mente caro si arricchiscono ano
che di una Momaria, o Rappreo
sentazione Iconica, dedicata al
nostro eponimo, che aprirà i feo
steggiamenti. A seguire la Cena in Campo in Onor de San
Mauritio, cui farà seguito di
stecca una Tombola de I Antichi (con tanto de tabeon, balote e cartele) per i partecipano
ti; martedì 22 settembre co’ fa
scuro. Piano piano, anno dopo
anno, la cena e la tombola dio
venteranno una Fiera di San
Maurizio che nelle nostre fero
vide e scatenate fantasie preveo
de, in futuro, cortei in armi e coo
stumi, sacre rappresentazioni,
banchetti gastronomici e tuto
to quanto pertiene ad una veo
ra e propria festa in campo, sao
gra e fiera. L’unica a San Maro
co, ciàpa!
San Maurizio
San Maurizio, noto anche coo
me Moritz, Morris, o Maurio
tius, sarebbe stato un generale
dell’impero romano attorno al
300, a capo della leggendaria leo
gione Tebea (Tebe in Egitto non
in Grecia) appunto egiziano-roo
mana, prima in Mesopotamia e
poi nell’Europa centrale, a Coo
lonia ed a nord delle Alpi. Dopo
aver sconfitto Quadi e Marcoo
manni, furiosi barbari che dal
fiume Reno premevano in Galo
lia il console Massimiano decio
se di usarli per una pulizia etnio
ca contro i cristiani della zona.
Per essersi ripetutamente rifiuo
tati di farlo, nonostante ripetuo
te flagellazioni e decimazioni,
i legionari di Maurizio (in tuto
to seimilaseicentosessantasei)
sarebbero stati infine stermio
nati per ordine dell’imperatoo
re Diocleziano. Il luogo dell’eco
cidio, Agaunum in Raetia, è ogo
gi Saint Maurice-en-Valais, in
Svizzera. Altre versioni raccono
tano similmente che la legione
si rifiutò di eseguire gli ordini
dopo aver scoperto che un vilo
laggio che avevano appena dio
strutto era di poveri e innocenti
contadini cristiani; oppure che
l’imperatore aveva ordinato la
loro esecuzione al rifiuto ripetuo
to di offrire sacrifici agli dei pao
gani. In ogni caso è quasi certo
trattarsi di leggenda, ma ciò non
ha importanza. Per complicate
questioni geopolitiche, alcuni
decenni prima dell’anno Milo
Festa di San Maurizio, martedì 22 settembre
CenainCampoeMomaria(RappresentazioneIconica)
associazione culturale
COMPAGNIA DE CALZA
«I ANTICHI»
fondata da zane cope
venezia
Festa di
San Maurizio
Campo San Maurizio
martedì 22 settembre 2009
co’ fa scuro
Cena in Campo
Con Rappresentazione Iconica
detta Momaria
informazioni:
Circolo de I Antichi
Campo San Maurizio 2674
le, San Maurizio divenne patroo
no del Sacro Romano Impero, e
la sua spada e la sua lancia fuo
rono per secoli considerate reo
liquie potenti. La spada faceva
parte del corredo degli imperao
tori austroungarici fino alla fine
(dell’Impero Austrungarico) e
si voleva che la lancia con il suo
nome scritto sopra fosse proprio
quella che ferì il costato di Gesù
sulla croce. Secondo l’etimoloo
gia, e la leggenda, san Maurizio
era moro: Mauritius (in copto
Maurikios) deriva da Mau-
pagina 6 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
rus, originariamente «abitante
della Mauretania», la regione
dell’Africa che oggi va dall’Alo
geria fino al Marocco e alla paro
te settentrionale della Mauritao
nia, perciò molto spesso è raffio
gurato con tratti africani e qualo
cuno suppone un’origine nubiao
na, o di discendenza mista egio
ziana e nubiana. Iconologicao
mente è interessante sapere che
la raffigurazione di San Maurio
zio con tratti moreschi (egiziao
ni) o negroidi (nubiani) appare
e si diffonde a partire dal tardo
medioevo (attorno al 1240), rago
giungendo il vertice immaginio
fico nel 1520 nell’opera L’incontro di Sant’Erasmo e San Maurizio del potentemente visionao
rio pittore tedesco Mathis Goo
thard Neithard detto Matthias
Grünewald (Würzburg, ca.
1480 – Halle sul Saale, 31 agoo
sto 1528). Abbiamo scelto questa
versione afro di San Maurizio
per il manifesto dell’edizione
2009 della festa, come richiamo
grande tradizione di civiltà tolo
leranza e apertura della cultuo
ra veneziana, necessario in queo
sti tempi intolleranti. San Mauo
rizio ha dato, anche di sbieco, il
nome a molte ridenti località del
pianeta, che qui non ricordereo
mo. Ecco alcune varianti: frano
cese: Maurice; inglese: Maurice, Morris; olandese: Maurtiz;
russo: Movr; spagnolo: Mauricio; tedesco: Moritz; popolare:
Mòri(s); femminile: Maurizia.
I Antichi e San Maurizio
Per esempio, rapidi: il Principe
Maurice Agosti incredibile ino
terprete di Giacomina Casanoo
va e Marchetta Polo, il grande
amico e regista Maurizio Scao
parro che ci ama sfrenatameno
te ricambiato; e poi Maurizio
Bastianetto che anche se non
ci ama più ha pur sempre creo
ato cose indimenticabili; e poi,
tremenda, Maurizia Paradio
so senza la quale non avremo
mo con enorme soddisfazione
litigato a mezzo stampa con la
Zia Marina. E poi, la vicenda di
San Maurizio, leggendaria o reo
ale che sia, tocca uno dei puno
ti fondamentali dell’etica de I
Antichi: può lo Stato decidere
la Morale dei suoi sudditi, ogo
gi cittadini? Secondo noi, e seo
condo San Maurizio, no. Fede,
pensiero, sfera sessuale, orieno
tamento politico sono affari prio
vati. Ma di questo un’altra volo
ta. Ricordiamo infine che mio
glior santo non avrebbe potuto
darsi come levatrice alla nascita
della Compagnia, data la bellio
cosissima e pugnace natura del
nostro Priore Fondatore Paolo
Emanuele Zane Cope Zancoo
pè, uomo d’armi e di sogni.
La chiesa di San Maurizio
La geometrica e abbagliante
facciata della chiesa, candego
giata da un non più recente reo
stauro che ha dimenticato da
qualche parte santo e angeli soo
prastanti il frontone, nasconde
una storia interessantissima.
Scrive Giulio Lecomte, ufficiao
le di marina e scrittore franceo
se, nel suo Venezia, colpo d’occhio letterario, artistico, storico,
poetico e pittoresco sui monu-
menti e curiosità di questa città
del 1844: «È una chiesa nuova.
Il patrizio Pietro Zaguri, morto nel 1806, proponendosi d’imitare la demolita chiesa di s. Geminiano del Sansovino, la quale sorgeva alcuni anni prima
in piazza s. Marco ov’è adesso
il nuovo Palazzo reale, diede il
primo disegno di questa. Morto
lo Zaguri, il nob. Antonio Diedo
(segretario dell’Accademia delle Belle Arti) e l’architetto Selva
(morto nel 1819) lo posero in esecuzione, facendovi quelle riforme ed aggiunte che parvero opportune. La facciata è di semplice ed elegante disegno del Selva, riformato dal Diedo. Le stature e i bassi rilievi furono scolpiti dal professore Zandomeneghi e da B. Ferrari. Tutte le scolture dell’interno sono buoni lavori del valente Domenico Fadiga veneziano, il quale si occupò
altresì dell’esecuzione della facciata. [...] In mezzo alla chiesa è
la tomba di Pietro Zaguri, autore del primo disegno». Accano
to al patrizio (di cui parleremo
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 7
diffusamente un’altra volta) fu
sepolto anche, nell’agosto del
1768, «senza pompa alcuna di
stemmi, o iscrizioni» il titanio
co Zorzi Alvise Baffo. Nelle pao
gine seguenti un meraviglioso
raffronto pittorico e fotografico
tra il campo San Maurizio prio
ma e dopo la costruzione della
chiesa in stile sansoviniano.
La Momaria
Sferragliare d’armature e
sguainare di lame: fedeli alo
la tradizione veneziana dello
spettacolo di piazza I Antichi
mettono in scena una breve rafo
figurazione animata del martio
rio di San Maurizio, con partio
colare attenzione all’insanabio
le dissidio secolare tra fede e poo
tere, pubblico e privato: Bob R.
White è l’Imperatore, il Princio
pe Maurice è ovviamente San
Maurizio, i Giovani Antichi
e I Antichi i soldati di entramo
be le fazioni. Per i veterani delo
le nostre feste è un curioso ritoro
no alle abitudini marziali delo
la Calza, da tempo giustameno
te desuete.
La tombola
Parente povera e familiare del
Lotto è comunque tecnicameno
te un gioco d’azzardo anche se
blando. Il Lotto a Venezia ha
storia antica e appassionante,
fu governativamente proibitiso
simo e poi sfruttatissimo per la
sua peculiarità di dilapidare pao
trimoni, capacità in ogni temo
po considerata legittima e sana
quando esercitata dagli Stati per
loro beneficio. Scrive Giovanni
Grevembroch nel suo Gli abiti
de’ Veneziani di quasi ogni età
con diligenza raccolti e dipinti
nel secolo xviii da cui è tratta la
figura dell’Impressario del Lotto qui a fianco: «Sia come si voglia, il rischio di minuto esborso
ridonda più della Grazia anelata negli antichi Lotti di Elagabalo, appresso cui (secondo il Detto di Lampridio) taluno guadagnava dieci famelici Camelli, alcuno dieci sfrenati Cavalli, altro
dieci Grilli, o Mosche».
San Maurizio oggi e ieri
Concludiamo questa rapida
scorribanda con un documeno
to di piccola ma eccezionale imo
portanza: il dipinto settecenteo
sco di autore a noi ignoto che
raffigura campo San Maurizio
e la chiesa prima della ristruttuo
razione di cui sopra, ed è consero
vato nella sacrestia. In queste
due pagine, per i raffronti del cao
so, un’immagine attuale (di difo
ficile realizzazione, dato che la
frenesia lavorativa contempoo
ranea apre continuamente cano
tieri nel nostro campo, l’ultimo
per dotare anche noi di idranti
antincendio, indispensabili per
contenere le fiamme in una cito
tà d’acqua). Come potete ossero
vare ad un’attenta e anche no
contemplazione delle due imo
magini, vi sono delle differeno
ze e delle simiglianze, alcune
macroscopiche, altre minime,
in entrambi i casi. Il punto di
vista è proprio all’ingresso del
circolo, un po’ spostati sulla deo
stra. Alcuni esempi di confrono
to (non troppi per non togliero
vi il gusto della ricerca). C’erao
no due campanili: il superstite
ha perso la cupola. C’erano ano
che due pozzi: nel quadro il seo
condo pozzo, che ora non esio
ste più, è in basso a destra. ◉
pagina 8 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
A Tavola con I Antichi: Vendemmia da Bottega!
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venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 9
S
torica vendemmia settecentesca, e in dialetto per edito
to priorale, de I Antichi nel vigneto di prosecco doc dei fratelo
li Bottega, a Godega di Bibano di Sant’Urbano vicino a Coneo
gliano. La vendemmia è stata triplicemente storica: non solo perché
in costume, ma soprattutto perché è la prima con il nuovo disciplinao
re per l’uva prosecco doc, a tutela da falsificazioni e garanzia di eco
cezione; e perché si è tenuta nel ventesimo compleanno del celebre (e
bevutissimo) prosecco «Vino dei Poeti». La spettacolare e caldissio
ma dionisiaca festa ancestrale è stata seguita da un impareggiabile
banchetto di deliziose leccornie, con profusione di vini e (alla fine) dio
stillati della casa. Nella panoplia alcuni momenti in ordine cronoloo
gico. Come spesso, nessuna didascalia per non far torto a nessuno. ◉
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pagina 10 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
C’
è una bellissima
questione di storia di
parole veneziane che
sembra fatta apposta per cono
fondere, ingannare, intrigare,
disordinare; e che molti ha dio
sordinato, intrigato, ingannao
to e confuso. Ma andiamo con
calma.
Tanto tanto tanto tempo fa la
Piazza San Marco non si chiao
mava così, e non era neanche
tanto una piazza. Ci scorreo
va in mezzo il canale Batario.
Al posto della Basilica c’era la
chiesa di San Teodoro (el Todaro, che a quel tempo era pao
trono cittadino) e di fronte la
chiesa di San Geminiano (poi
rifatta e infine abbattuta per
far luogo all’Ala Napoleonio
ca) erette entrambe dal generao
le bizantino Narsete (478 – 574)
che iniziò una vittoriosa caro
riera militare a sessant’anni e
con i veneziani sconfisse i Goti.
La non piazza veniva chiao
mata Morso, dalla durezza e
tenacità del suolo, oppure Brolo (o bruolo e broilo e poi broglio) perché era erbosa e cinta
d’alberi.
Data la vicinanza con il Moo
lo, il Brolo divenne da subito il
luogo d’incontro dei mercanti
e dei nobili, un po’ come il Foo
ro dei Romani dei primi tempi
(ma senza le mucche). Il termio
ne brolo continuava il tardo lao
tino brōgilu(m) di origine celtio
ca (forse brog, sollevamento, rio
gonfiamento) che indicava un
orto recintato e più tardi anche
un frutteto. Parenti latini erao
no anche brollus e bruillus «boo
sco selva luogo piantato d’albeo
ri»; nell’antico tedesco brohel
(brüchel brüchl brühl) «campo
palustre, prato, da far pascolao
re le bestie».
La parola brolo con le sue
varianti era molto diffusa
nell’Italia settentrionale del
medioevo, usata comunemeno
te per indicare il luogo recintao
to e poi la piazza centrale o ano
che per estensione il palazzo
destinati alle attività commero
ciali, pubbliche e politiche. Il
continuo tramestio d’affari che
si faceva quotidianamente nel
brolo apparve presto (già con
Dante) una splendida metafora
per indicare un gran daffare; e
Storie di parole veneziane:
quel maledetto imbroglio in Piazza San Marco
di luca colo de fero colferai profesor de letere a riposo
con il passare del tempo assuno
se presto e forse inevitabilo
mente il significato di
«imbroglio, falsio
ficazione, intrigo
per ottenere cario
che e simili» coo
S
me scrive l’umanista, scrittoo
re e storico Benedetto Varo
chi (1503 – 1565). Semo
bra però che la suo
premazia nella dio
vulgazione
dell’aco
enza alcun riguardo si può dire compreso nel molto
numero degli più infimi pubblici sallariati, anche il Scopatore del rispettabile Broglio. Questo è quel Luogo destinato al passeggio de soli Patrizj li quali ogni giorno vi si uniscono
per trattare promiscuamente li loro affari, et affettare quelle cerimonie, e preghiere al caso d’essere invogliati d’alcun Magistrato, o
Regimento, secondo usavano li Candidati in Roma. Convenendo
però, che quel Sito sempre comparisca polito da ogni bruttura solita succedere nelle vaste Piazze fù anche in antichi tempi destinato
un tale per questo uffizio, cura essendo degli Procuratoi di Supra lo
eleggerlo, e stipendiarlo.
Già alquanti anni, che era deputato a questa faccenda sapeva
procacciarsi anche degl’utili straordinarj, poiché dottato di felice
memoria conosceva tutta la Nobiltà, e riccercando cortesia chiamava cadauno col nome, e cognome.
Più vantaggiosa era quella mattina, ch’un Giovane Nobile in veste faceva pompa della sua prima comparsa; poiche presentandosi avvanti costui, e rammentandole, che con più fina diligenza addempito haveva al proprio debito in riguardo della Funzione se le
conveniva generosa la mancia. Con questo incontro innaugurava il Novizzo a primari honori della Repubblica, e le rappressagiva sino alla Ducea. Il Dottor Faustini Padovano, che non isdegnò
di formalizarsi a sì fatta incombenza merita, che il di lui vero rittrato qui preserviamo».
Da Giovanni Grevembroch «Gli abiti de Veneziani...»
«
cezione negativa del termine
sia veneziana. Secondo il Boeo
rio, Brogio o Piazza del Brogio
chiamavasi sotto il Governo
Veneto tutto il tratto della Piazzetta di San Marco, ch’è verso
il palazzo ducale, dove concorreva la Nobiltà patrizia in vesta a brogliare pubblicamente,
per ottener le cariche lucrose o
d’onore che si disponevano dal
Maggior Consiglio ed anche
dal Senato. Quando i giovani
patrizii indossavano per la prima volta la veste pubblica, facevano il loro solenne ingresso nel Foro, cioè nel luogo del
broglio, passeggiando più volte, e dicevasi Entrar o Vegnir in
brogio.
Curiosamente, e qui scatta
come di sovente la paretimoo
logia o etimologia popolare o
semplicemente sbagliata, imbroglio non c’entra né con i pao
trizi veneziani, né con gli orti,
e tanto meno con i frutteti. Per
cui diffidate dai molti che prio
ma o poi vi definiranno i pao
trizi veneziani come imbroo
glioni, mentre invece erano
più astutamente adusi al broo
glio. Imbroglio deriva direttao
mente dal verbo imbrogliare,
che fin dal Trecento significa
«intrigare, operare con malio
zia o per ignoranza con altrui
danno», e poi anche «mescoo
lare disordinatamente più coo
se» (1584) ovviamente con il
fine di «dare ad intendere coo
se non vere» (1531) «ingannao
re qualcuno per il proprio ino
teresse o vantaggio» (1887).
L’origine di imbrogliare è dal
francese brou, brodo (dal gero
manico non attestato *brôd un
tipo di cibo per niente usuao
le nelle mense romane, introo
dotto insieme alla zuppa) che
diede origine anche al franceo
se antico brouillier «sbrodoo
lare». Altra parola appareno
te parente di broglio è anche
brogliaccio però più vicina a
imbroglio: lo scartafaccio ino
casinato diffusosi in italiano
agli inizi dell’ottocento derio
va dal francese brouiller «meo
scolare», da cui si è sviluppao
to poi il significato di «metteo
re in disordine» e quindi «scrio
vere malamente». Non c’è
che dire: un bell’imbroglio. ◉
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 11
S
crivo per chi ha letto
ciò che è stato pubblicao
to da Il Ridotto dell’ano
no III n. 18 e 19, con l’intenzioo
ne di rievocare e ricordare ulo
teriormente la Beata Contissa
Tagliapietra venerata e festego
giata a Venezia, la cui miracoo
losità è stata invocata durante
cinquecento anni (1300-1800)
dalle mamme che hanno poo
sto i loro infanti a sedere sulo
la sua bara (prima cassa di leo
gno, poi urna di marmo), espoo
sta sopra l’Altare dei Calcineri
(e di S. Antonio Abate) nell‘ano
tica Chiesa di S. Vio demolio
ta nel 1808. Compiendo una rio
tualità propiziatoria foriera di
salvezza (sopravvivenza) in
ogni caso di caduta nell’acqua:
«..coll’opinione certa che in cao
so di naufragio debbano (doo
vessero) rimanere sopra l’aco
qua tanto tempo, quanto fosseo
ro stati a sedere sopra la cassa,
o sopra l’altare».
Scrivendo ciò che scrivo doo
po aver supposto che tra queo
sti infanti possano essere ano
noverati anche tre veneziani ilo
lustri per aver compiuto prodio
gi scrittòri: Ferrante Pallavicio
no, scrittore seicentesco morto
arso vivo ad Avignone all’età
di 29 anni, per avere scritto e
pubblicato un libro intitolao
to «La retorica delle puttane»,
alludendo a poteri chiesastio
ci esercitati puttanescameno
te; Giorgio Baffo poeta erotio
co settecentesco, morto inedio
to over 70 dopo aver versificao
to la mona a futura memoria
delle sue imprese copulatorie;
Giacomo Casanova scrittore e
avventuriero libero-libertariolibertino, archetipo inimitabile
per ogni amatore collezionista
d’innamoramenti utili e futili
finalizzati.
La Beata Contissa Tagliao
pietra, nacque borghese e beo
nestante da Nicolò ed Elena
nel 1288 a Venezia nell’attuao
le Campo San Vio, dove morì il
1° novembre 1308. Successivao
mente ebbe inizio «…l’uso di
porre i bambini a sedere sul suo
corpo conservato nella Chiesa
di S.Vio, perchè in caso di nauo
fragio potessero galleggiao
re sull’acque»: come lei steso
sa aveva galleggiato sull’aco
Paralipomeni alla Beata Contissa Tagliapietra:
breve panorama storico di cinquecento anni
di culto veneziano
di enzo rossi ròiss
qua del Canal Grande (autoo
miracolandosi) per traghettaro
si sul suo velo navigante dalla
riva di Campo San Vio alla rio
va opposta, attesa nella Chieo
sa di S. Maurizio da un Direto
tore Spirituale per colloqui dio
sapprovati e osteggiati dai suoi
genitori. Non fu mai beatificao
ta dall’Autorità Ecclesiale Vatio
cana, però. Nel 1581 il suo culo
to fu vanamente proibito, pero
ché considerato «superstizioo
so» da alcuni Visitatori Apoo
stolici memori delle norme rio
formatrici del Concilio di Treno
to (1545-1563) e allarmati dalla
diffusione del protestantesio
L’unico ritratto esistente (postumo) della Beata Contissa Tagliapietra
è attribuito al pittore graco veneziano Antonio Vassilacchi, Αντώνιος
Βασιλάκης (Milos, 1556 – Venezia, 27 agosto 1629) detto l’ Aliense (vedi p. 10).
Dichiarazione giurata di Tomaso Bernardi Pittor Consiglier,
rilasciata «adì 19 Aprile 1765, Venezia»:
«Attesto io sottoscritto con mio giuramento qualmente mi son conferito
come Pittore nella Chiesa de R.R. Padri Monaci Cisterciensi della Madona
dell’Orto di questa Città di Venezia per esaminare il Ritratto della Beata
Contessa Tagliapietra Nob. Ven., qual da me ben considerato a mia opinione, è
di mano dell’Aliense fatto nell’anno 1600 c., e in detto Ritratto vi è la sua Arma
gentilizzia, e le seguenti parole B. Contessa Tagliapietra. Di più circondata la
Testa da Raggi, cusicchè attesto, che tanto detti splendori, quanto detta Pittura
è della stessa mano, e di detto secolo.»
mo generato da Martin Luteo
ro (1483-1546) affiggendo le sue
95 tesi sulla porta della chieo
sa di Wittenberg il 31 ottobre
1517. Fu beatificata soltanto
dalla opinione popolare cono
divisa per convenienza (cono
gruità) dall’Autorità Ecclesiao
le Veneziana. Una formale rio
chiesta di beatificazione inolo
trata dall’Autorità Patriarcao
le veneziana al Pontefice Cleo
mente XIII nel 1765 fu ignorata.
Fino al momento in cui il Caro
dinale Jacopo Monico, Patriaro
ca veneziano dal 1827 al 1851,
al termine di una sua Santa Vio
sita, non decretò la sospensioo
ne del suo culto, promuoveno
do un aprofondito chiarimeno
to della questione riguardante
la sua personalità. Una persoo
nalità con proprietà taumaturo
giche riferite oralmente «…per
fama antica e costante e insistio
ta tradizione…mai interrotta»,
e «…per averle sentite da tutti li
vecchi della Parrocchia», e «…
per aver trovato certi tratti di
queste verità in carte vecchie»
che non erano sopravvissute
ai roghi disinfestanti durante
ogni peste: col di più distrutto
probabilmente dall’incendio
delle scritture della Chiesa di
S. Maurizio residenza del Dio
rettore Spirituale della Tagliao
pietra, il venerabile Antonio
Del Corpo, citato da Leonaro
do Carrara in una memoria reo
gistrata nel 1632. Una personao
lità descritta sommariamente
e leggendarizzata di secolo in
secolo da persone invecchiate,
insomma, portavoci acritiche
di antenati ancora più vecchi a
cominciare dal 1300, anno meo
dioevale durante il quale furoo
no utilizzate (strumentalizzao
te) reliquie generate e accredio
tate a gogò per ogni uso chieo
sastico, compresa la Sacra Sino
done: viventi Dante Aligheri
(1265-1321) già autore di molti
libri impegnato a scrivere dal
1300 la Divina Commedia (nel
supposto tempo «mezzo del
cammin» di sua vita), e Frano
cesco Petrarca (1304-1374) imo
pegnato a scrivere i testi per il
suo «Canzoniere». Il più antio
co e unico documento tipograo
fico consultabile è un opuscolo
stampato nel 1765, illustrao
pagina 12 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
to con la riproduzione calcoo
grafica di un dipinto agiografio
co: quasi certamente un dipino
to appartenuto ai Fratelli Luco
chini, «…di mano antica e beo
ne espresso, fatto al terminare
del 1400, venendo il 1500», coo
me si legge in un expertise dei
pittori Giuseppe Angeli e Too
maso Bernardi, sottoscritto il
10 settembre 1764. Il testo che
segue si legge sul frontespizio:
Alla Santità del Nostro Signoo
re Clemente XIII Memoriao
le di Monsig. Patriarca di Veo
nezia e Vescovi Suffraganei
per la conferma ed augmeno
to del culto della Beata Cono
tissa detta volgarmente Cono
tessa Tagliapietra vergine noo
bile veneta in Venezia MDCo
CLV. La raffigura anche un dio
pinto (cm.104x77) espertizzao
to il 19 aprile 1765 dallo stesso
pittore Bernardi come «…opeo
ra di mano dell‘Aliense fatto
dell’anno 1600», collocato dal
1620 con altri 27 (stesse dimeno
sioni) raffiguranti altri Santi e
Beati veneziani, nella Cappelo
la della Natività di Gerusalemo
me della Chiesa dei R.R. Pao
dri Cistercensi della Madonna
dell’Orto (sestiere Cannarego
gio). Le sue spoglie superstio
ti, con abbigliamento e acceso
sori settecenteschi, sono cono
servate (e visibili) nella sacreo
stia dell’attuale Chiesa S. Mauo
rizio che si affaccia sul Campo
B. Iuliana con De Collalto –
B. Euphemia Abatissa Sta – B.
Paulus Iustinianus – B. Mato
teus Fundator Capucino –
B.Antonius Veneto – B. Ano
na Michael – B. Comtissa Tao
leapetra – B. Ursus Baduario
Dux – B. Petrus Urseolus Dux
– S. Titianus EPS Cenetensis –
S. Magnus Episcopus – S. Lauo
rentius Ustinianus Pat. – B.
Bartolomeo Michael – B. Ano
tonius Corarius Card. - Mao
theus Contareno Patr. - - Ano
tonius Bembo - .Hieron Miao
ni Fundat. Somasch. - B. Ano
tonius Pizzamano – B. Nicoo
laus Iustiniano – B. Ghirardus
Sagredo – B. Ioannes Mar Noo
nus Cler Reg – B. Ioannes Plao
ban S.Ioan. Decoll. - B- Jacoo
bus Salamon Patr. Venet. - B.
Leo Bembus Patritius Venet. B. Francis Querini – B. Petrus
Acotanto – S. Dimitri Minoo
to. (Complessivamente: 5 Sano
ti, 18 Beati, 5 Beate. Compreno
denti 3 Patriarchi, un Cardio
nale, 1 vescovo, 2 Fondatori
di ordini monastici, una Bao
dessa, 2 Dogi, un patrizio) ◉
dra, ma morì giovane. Vassilaco
chi ebbe anche due figlie una delo
le quali diventò monaca nel monao
stero di Santa Chiara, dove il pao
dre aveva dipinto un’Annunciao
zione. Sposò la sua seconda moglie,
Giacomina, il 2 novembre 1609, ma
questa morì sei giorni dopo. Ano
che l’ultimo matrimonio fu sfortuo
nato. Il suo allievo e biografo Caro
lo Ridolfi racconta che Vassilacchi
mostrava spesso agli amici un suo
dipinto, in esso era ritratto lui steso
so che trasportava sulla schiena
la sua ultima moglie, la sua nutrio
ce, suo zio, e suo figlio Stefano, poi
commentava dicendo: «Questo è il
peso che dovrò sopportare finché
vivo». Fra i suoi allievi ebbe anche
Tommaso Dollobella.
Morì a settantatré anni il sabato
di Pasqua del 1629, fu sepolto con
grandi onori nella chiesa di San
Vidal il giorno di Pasqua. In quelo
la chiesa, che si trovava nello steso
so campo dove lui abitava, aveva
dipinto una Resurrezione ed una
Ascensione.
Le sue opere nel Palazzo Ducao
le, probabilmente superano quelle
di qualsiasi altro singolo artista, in
quanto egli dipinse in tutte le prino
cipali sale del Palazzo, come la Sala
del Maggior Consiglio, la Sala delo
lo Scrutinio, la Sala del Senato, la
Sala del Consiglio dei Dieci e la Sao
la della Bussola.
Nel 1586 gli fu chiesto di dipingeo
re uno dei suoi quadri più grandi, la
Resurrezione, nel coro di San Mio
chele. Fornì il disegno preliminare,
in chiaroscuro, della Crocifissioo
ne al pittore Domenico Cresti, che
poi lo realizzò nella stessa chiesa. I
due dipinti, restaurati nel 1958, soo
no ancora appesi nello stesso luogo,
uno di fronte all’altro, ai lati dell’alo
tare maggiore della chiesa.
Nel 1591, dalla Scuola dei como
mercianti gli fu commissionato un
dipinto nella chiesa di San Giovano
ni Elemosinario, a pochi metri dal
centro commerciale di Venezia, il
Ponte di Rialto. Nel 1588 dipino
se la piaga dei serpenti nella Chieo
sa dell’Arcangelo Raffaele. All’ino
terno della facciata della chiesa di
San Zaccaria sono conservate altre
quattro opere dell’Aliense.
Nel 1559 i monaci benedettini di
San Giorgio Maggiore decisero di
rinnovare il loro refettorio e diedeo
ro l’incarico al Palladio di eseguio
re il lavoro, dopo nel 1565, lo incao
ricarono di restaurare la Basilica,
questi preparò un bellissimo proo
getto, ma riuscì a seguire i lavori
solo fino al 1568, per cui al momeno
to della sua morte, dodici anni doo
po, nel 1580, l’opera era ancora ino
compiuta. L’abate quindi convoo
cò Vassilacchi per selezionare i mio
gliori, a suo parere, per la progettao
zione preliminare dell’altare mago
giore della chiesa. Modesto e gentio
le com’era, per sua natura, l’Alieno
se ebbe da dire una buona parola
su tutti i bozzetti, questo complicò
le cose e rese difficile la scelta. Alo
la fine, gli fu chiesto di presentare
un progetto lui stesso. Questo fu
immediatamente accolto e da esso
nacque il grande bronzo del grupo
po dei Quattro Evangelisti che soo
stengono il mondo e Dio.
Nel 1594, l’Aliense, raccomandao
to dai Benedettini di San Giorgio
Maggiore, si impegnò a dipingeo
re il ciclo della vita di Cristo per la
chiesa di chiesa di San Pietro a Peo
rugia, che apparteneva allo stesso
Ordine. I suoi dipinti ancora oggi
sopravvivono nella loro configuo
razione originale.
Nel 1602 iniziò la decorazione del
duomo di Salò, mentre altri lavori soprattutto decorativi - si possono
ammirare nella villa del senatore
Giovanni Barbarigo a Noventa Vio
centina, vicino Montagnana, e soo
no veramente pregevoli.
Un’oltremodo deliziosa stampa che lo ritrae, eseguita dall’incisore Giovanni Domenico Campiglia (1692-1768) su disegno di Antonio Pietro Pazzi (1706-1770), è
conservata nella Galleria Tadini
di Lovere (BG) e potete ammirarla, seppure francobollata, qui. ◉
A
ntonio Vassilacchi,
Αντώνιος Βασιλάκης
(Milos, 1556 – Venezia, 27
agosto 1629) detto l’ Aliense (el foresto) fu un celebre pittore di orio
gine greca che operò soprattuto
to a Venezia e nel Veneto. Occhio:
ciò che segue è copiato di stecca da
wikipedia.
Nato nell’isola greca di Milos,
ancora bambino si spostò con la
famiglia a Venezia. I genitori, vio
ste le sue spiccate tendenze artistio
che, lo mandarono a bottega a seo
dici anni dal Veronese. Presto Ano
tonio diventò il suo pupillo e collao
borò con lui per una serie di affreo
schi nel palazzo vescovile di Treo
viso, poi nella chiesa di Sant’Agao
ta a Padova, a Montecchia di Croo
sara e in varie chiese a Venezia. Ebo
be la sua grande occasione quando
un incendio, nel dicembre 1577 dio
strusse il Palazzo Ducale a Veneo
zia, e lui fu uno dei pittori incaricao
ti di eseguire degli affreschi nel pao
lazzo ricostruito.
Nel 1584 divenne membro della
Fraglia dei pittori veneziani, e fu lì
che gli venne affibbiato il soprano
nome di Aliense, dal latino alienus,
straniero, perché non era né veneo
ziano, né italiano. Nel 1600 entrò a
far parte della Scuola di San Nicoo
lò dei Greci, una confraternita di
stranieri fra le più vivaci culturalo
mente a Venezia.
Ebbe tre mogli, dalla prima naco
que il figlio Stefano, che divenne
un bravo pittore e collaborò con lui
per delle opere da eseguire per l’ino
coronazione di Baldovino di Fiano
omonimo.
Elenco delle scritte in calce
ai 28 dipinti raffiguranti santi
e beati veneziani collocati ato
tualmente nella chiesa della
Madonna dell’Orto in Cannao
reggio - cappella di san Mauro.
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 13
Sono arrivato a Kolkata alo
la vigilia di Kali Puja, quando
i negozi abbassano le saracineo
sche e la città degli Indù si preo
para per la rumorosa festa dedio
cata a Kali, le nera dea della dio
struzione, con fiamme e strepio
ti. La festa inizia quando il cieo
lo della sera passa da un leggeo
ro rosa ad un intenso viola. La
notte si riempie dei fischi e delo
le raffiche dei razzi che si alo
zano nell’aria e con i botti, gli
scoppi e i rimbombi dei fuochi
d’artificio che esplodono ovuno
que. L’atmosfera è via via semo
pre più greve dell’acre fumo che
si sparge tra i vicoli illuminati
da festoni di luci multicolori e
fiamme tremolanti. Sugli altari
allestiti ovunque in città, la dea
sorride approvando nell’aria
densa di fumo.
I pandal, così sono chiamati i
templi, sono dappertutto, ereto
ti da privati abbienti, o da assoo
ciazioni commerciali, o di vio
cinato. I più modesti sono illuo
minati con luci natalizie, altri
hanno elaborati effetti di luce
e persino caratteristiche istalo
lazioni sonore. Ogni anno si
tengono concorsi per stabilio
re il miglior pandal di ciascuo
na zona. Ma comunque siano le
decorazioni, modesto o strabio
lianti, la dea deve essere nutrio
ta. Ci sono sempre cesti di fruto
ta e di verdura, ma soprattuto
to un vassoio di dolci. Perché,
come la maggior parte degli dei
indiani, anche a Kali piacciono
i dolci.
Il suo tempio più importano
te è un relativamente modesto
apparato nel quartiere di Kao
lighat, nella parte sud di Kolo
kata. Ghat è un molo o un apo
prodo, per cui il toponimo suoo
nerebbe come il Molo di Kao
li. Per arrivare al tempio dalla
stazione del metrò di Kalighat
passate un’ampia strada fiano
cheggiata da decine di botteo
gucce zeppe di santini e chiaso
sosa paccottiglia da turisti. Avo
vicinandosi al tempio, però, le
botteghe cominciano a speo
cializzarsi in oggeto
ti devozionali,
specialmeno
te nelle ofo
ferte che
ogni devoo
Dal mondo: a Kolkata, dolci e divinità indiane
da New York michael krondl
i fiori rosso sangue e per i dolo
ci zuccherosi. Potete osservao
re i bottegai mentre trasformao
no grandi masse di pasta dolo
ce in dischi della dimensione
Il tempio della dea Kali a Kalighat e, sotto, idolo di Kali con in bocca un’offerta (foto Michael Krondl)
to in pellegrinaggio deo
ve offrire alla dea. La
maggior parte di queo
sti consiste in piccoo
li dolci fatti di latte
condensato e zuco
chero, chiamao
ti pedha – alcuni aromatizo
zati con pochi grani di
cardamomo – e ghiro
lande di ibisco. Semo
bra proprio che la
dea vada
pazza per
di una moneta da due euro. I dio
schi vengono poi impacchettao
ti in una foglia arrotolata a coo
no, con un po’ di fiori per decoo
rare l’offerta.
All’interno del tempio una
lunga fila di devoti scalzi si snoo
da sinuosa tra le botteghe riemo
pite degli stessi dolci, e degli oco
casionali miserevoli capretti
appesi alle ringhiere (un’offerta
all’altra faccia della dea, quella
più carnivora e sano
guinaria). La folla
arriva alla celeo
brazione al suo
meglio: le donne
indossano sari
coloratissimi coo
me ali di farfalla,
le fronti decorate
da bindi rossi o
arancio, gli uoo
mini e i bambio
ni lavati e peto
tinati. Qualche
famiglia arriva
con ceste di cio
bi, ma la mago
gior parte sembra
portare i coo
pagina 14 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
ni di prasad, l’offerta, di fiori e
dolci di latte. Il giorno di Kali
Puja aspettano per ore per cono
templare le spaventose fattezze
della dea.
Certamente Kali non è l’unio
e in certe parti dell’India viene
ritualmente consumata dalle
donne incinte.
Proprio come gli esseri umao
ni, anche gli dei hanno i loo
ro dolci preferiti. Un migliaio
zati nella produzione di dolci
per devoti e divinità, in ugual
maniera. Il tempio di Tirupao
ti, nell’India del sud, consuma
ogni giorno tre tonnellate di fao
rina di fagioli neri, sei tonnelo
tole di dolci. E anche se il Kali
Puja finisce e gli idoli vengono
gettati nel Gange, un’altra festa
è pronta. Due giorni dopo i beno
galesi festeggiano Bhai Phonta,
o il giorno dei fratelli. Questo,
late di zucchero e due tonnelo
late e mezza di ghee, più alcune
montagnole di uva passa, anao
cardi e baccelli di cardamomo,
per sfornare quotidianameno
te settantamila laddus. Il lado
dus può essere preparato in vao
ri modi ma uno dei metodi più
comuni è preparare una leggeo
ra pastella di farina di fagioli,
friggerla in gocce nel ghee (è il
ghee, ovviamente, che rende il
laddus accettabile agli dei); le
gocce vengono poi inzuppate
nello sciroppo di zucchero e fio
nalmente impastate in palline
un poco più grandi di quelle da
ping-pong.
Tornando a Kolkata, la festa
di Kali è solo una delle tre festio
vità in fila che tengono in pieo
di i pasticceri della città fino
all’alba. Prima del Kali Puja c’è
il Durga Puja, un’altra festa deo
dicata ad un’altra divinità. Nao
turalmente il l’infilata festiva è
rispettata portando in giro scao
mi hanno confermato molti pao
sticcieri, è il giorno più indaffao
rato dell’anno, perché non sono
solo i fratelli ad essere omago
giati con un regalo, ma praticao
mente ogni uomo del vicinato.
Ero seduto nella scalcagnao
ta sala d’attesa della televisioo
ne di Kolkata il Giorno dei Frao
telli quando una delle giovani
star della stazione tivù è apparo
sa fluttuando verso di me avo
volta in un sari screziato d’oro
tenendo nelle mani una scatoo
la di laddus. Si è inchinata, mi
ha sorriso un beatifico timido
sorriso, segnato la fronte con
un bindi arancione e mi ha ofo
ferto i dolci color di zafferano.
Mi sono inchinato in risposta
e ho subito addentato una delo
le dolci sciroppose palline. Siao
no benedetti gli dei indiani. ◉
www.spicehistory.net
I dolci e i fiori di ibisco sacri a Kali (foto Michael Krondl)
ca divinità indiana ad avere
una passione per i dolci e altri
dei ricevono offerte ben più elao
borate. Tipicamente i dolci sono
fatti da qualche tipo di latte. Le
mucche per gli Indù ovviameno
te sono sacre, e in qualche grao
do anche tutto ciò che esse proo
ducono, come il latte e quindi
lo yogurt, il ghee (burro chiario
ficato), e anche lo sterco. Anche
se il latte e i suoi derivati sono
gli ingredienti più sacri nei deso
sert Indù, senza zucchero non
ci sarebbero i dolci sacri. E ino
fatti il miele e lo zucchero veno
gono considerati come una speo
cie di soci minori della triade
latte yogurt e ghee. Questi cino
que elementi o liquidi sacri (la
forma primaria dello zucchero
è liquida) formano una mistura
chiamata panchamrita. Queo
sta poltiglia benedetta è offero
ta in sacrificio ma anche usata
per lavare gli idoli (presumibilo
mente sufficientemente diluita)
di chilometri ad ovest di Kolo
kata, i seguaci di Krishna celeo
brano la sua nascita con tre tipi
di latte condensato dolce. Ci soo
no gli stessi dischetti di morbio
do pedha che trovate a Kalighat
ma c’è anche un budino di lato
te condensato chiamato bhog
kheer (bhog significa offero
ta, ma anche piacere e delizia;
kheer è il latte condensato) e
una specie di crostata di yogurt
(strizzato per renderlo più solio
do). Ma è sicuramente Ganesh,
il dio elefante, ad essere famoso
per la sua ossessione per i dolci.
Comunque sia raffigurato, ino
variabilmente tiene un modak
in uno dei suoi palmi. Davanti a
lui, c’è sempre una pila torrego
giante della sua offerta preferio
ta. Il modak è una focaccia coto
ta al vapore o anche fritta, fatta
di farina di riso e riempita con
un composto di zucchero grezo
zo e cocco.
Molti templi sono specializo
traduzione e adattamento
luca colferai
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 15
Traviata, una storia che sconvolge ancora
di lucas christ con rudolf stainer & professor hainz
quest’opera del geniale Giuo
seppe Verdi si stabilizzò come
una pietra miliare del teatro
d’opera. La Traviata, una stoo
ria di una donna, di una prostio
tuta dal nome di Violetta, che
all’improvviso si innamora di
un uomo, rispettabile, di Alfreo
do, un amore vero che si discoo
sta da quello che è stato fino ad
allora la sua esperienza lavoo
C
arissimi! Bentornati!
Rieccoci! Che meravio
glia! Hainz! Dopo queo
sta estate tormentata da milo
le avventure, viaggi, scopero
te, emozioni, eccoci qua! Siamo
qua! E siamo di nuovo in due!
Professor Hainz e Rudolf Staio
ner di nuovo qui con voi e per
voi! Abbiamo deciso dopo una
lunga e articolata conversazioo
ne (svoltasi sulla nona diga dei
murazzi) che questo per questo
settembre vi vogliamo parlare
di una cosa in particolare, sveo
larvi la nostra passione vulcao
nica per un’opera d’arte straoro
dinaria, rendervi partecipi di
una storia sublime, al di fuori
e al di sopra dei tre banali meo
tri sopra il cielo! Una storia che
lascia l’amaro in bocca e allo
stesso tempo fa sognare le volo
te celesti!
Ebbene, come dicevo per queo
sto mese meraviglioso che ci
attende vorremo, anzi, sentiao
mo quasi il bisogno di parlavi
della “Traviata”! Vi riportiamo
qui un breve sunto della nostra
amabile conversazione (chi voo
lesse approfondire non esiti a
contattarci). Ebbene, tutti la
conoscono di fama ma pochi la
conoscono veramente!
Un’opera che racconta la stoo
ria di una donna, una storia
che sconvolge e stravolge! Ma
perché la Traviata vi chiedereo
te! Primo perché è l’opera che
andrà in scena al Gran Teatro la Fenice dal 6 al 19 settembre, secondo perché vero
rà diretta da un direttore mao
stodontico , niente meno che
Myung-Whun Chung (qualo
cuno degli amabili lettori si rio
corderà la sua grande interpreo
tazione della settima sinfonia
di Bruckner proprio alla fenice)
e interpretata (nel ruolo di Vioo
A fianco: «A l’Elysée-Montmartre)
dipinto di Henri Toulouse Lautrec
(1888); sotto, locandina per la
prima assoluta alla Fenice (prezzo
dell’ingresso tre lire austriache
, «pei piccoli fanciulli» una lira
austriaca e mezza) .
letta)
dalla
grande
Patr io
zia Ciofo
fi, che ino
terpretò lo
stesso ruoo
lo alla «prio
ma» per la
storica riao
pertura del Teo
atro dopo il trio
stissimo inceno
dio del 1996.
Poi, il motivo
vero del perché vi
vogliamo introduro
re alla Traviata è per
l’opera stessa: un cao
polavoro senza pari,
sia musicalmente che
come soggetto, come libretto.
Non è un caso che questa
opera sia molto legata a queo
sto storico Teatro veneziano:
infatti
fu proprio qui
a Venezia, in questo teao
tro che venne inaugurato queo
sto capolavoro nel 1853. La prio
ma fu un disastro assurdo (si
da la colpa anche al cast di alo
lora molto scadente) ma poi
rativa nel campo
del sesso. Una prostituta che
si innamora! Un tema delicao
to oggi, figuriamoci centocino
quanta anni fa! Ma la cosa più
sconvolgente non è questo fato
to, bensì Violetta stessa.
In poche opere una figura
femminile viene descritta e reo
sa così profondamente coo
pagina 16 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
me in questa. Ci appare una
donna solida, una donna mao
tura, che sa quello che fa (anche
con gli uomini) ma ci rivela ano
che il suo mondo interiore, che
da quando conosce Alfredo
travolge non solo lei, ma anche
noi, che ad un certo punto ci
sembra di assistere senza poter
far nulla allo strazio e alla fine
di questa Donna. Una donna
che lotta, che possiede una
forza disumana, ma che non
le basta per vincere le cono
venzioni sociali che non le
permettono un’unione con
l’amato Alfredo, ne le bao
sta per vincere la malattia
che la sta lentamente portano
do via, la tisi. In più deve rego
gere le più grandi umiliazioni
frutto di sue scelte (forzate) che
fa per il bene del suo amato: al
pubblico piange il cuore quano
do Alfredo indiavolato, non sao
pendo come sono andate verao
mente le cose, le sbatte in faco
cia dei soldi davanti a tutti peno
sando che Lei è stata con lui soo
lo come prostituta. Un’umiliao
Continua il delirio sessuale sui
mezzid’informazionenazionale.
Anche agosto, mese rovente soto
to molti punti di vista, ha regalao
toperledeliziosechesenzavergoo
gna vi riproponiamo, certi di alo
lietarvi con un rapido panorama.
Prima di tutto il sondaggio, pero
ché i sondaggi sono fondameno
tali nel terzo millennio. So che
vi annoierete con tutti ‘sti nuo
meri, ma se leggete con pazieno
za, noterete delle amene diffeo
renze degne di commenti autoo
nomi. Quante volte fate sesso?
Più volte alla settimana uomio
ni 32,0 donne 25,0; una volta alo
la settimana uomini 28,0 donne
29,0; due tre volte al mese: uomini
18,0 donne 14,5; meno spesso: uoo
mini 9,0 donne 12,0; nessuno uoo
mini 10,0 donne 15,5; non sa uoo
mini 3,0 donne 4,0. Ve ne suggerio
sco un paio: o qualcuno ha meno
tito, o molti fanno sesso tra di loo
ro. Come ritenete la vostra vita sessuale? Serena e appagano
te: uomini 50,0 donne 53,5; soddio
sfacente ma potrebbe migliorare:
uomini 42,0 donne 35,0; insoddio
sfacente: uomini 7,0 donne 10,5;
non sa 1,0 (sia uomini che dono
zione terrificante alla quale Lei
non ribatte, avendo promesso
al padre di lui che avrebbe rio
è l’abbandono di Alfredo che ce
la sta portando via e alla fine è
come se aspettasse il ritorno di
nunciato ad Alfredo per il bene
di tutti, primo per l’onore della
famiglia di Alfredo.
Lentamente, quando nell’ulo
timo atto Violetta è segnata
dalla tisi, ci mancano le parole,
vedendo che più che la malattia
lui per poter andarsene serenao
mente da questo mondo. Lui
arriva, e tutti capiscono come
sono andate le cose, ma come
dice lei: «..è tardi!»
E noi ci chiediamo perché!
Perché un’anima come quella
Echi massmediatici maschili, o femminili?
di luca colo de fero colferai
ne). Più curiosi i dati sulle stravao
ganze erotiche, degni di analio
si attenta: sesso anale, un uomo
su 3, ma solo il 15 per cento delle
donne; relazioni sessuali con
più partner, l’11,5 per cento dei
maschi contro il 4,5 delle donne;
sessoorale: loriceveil71perceno
to degli uomini, ma solo il 50 per
cento delle donne. I più simpatici
di tutti sono naturalmente coloo
ro che rispondono «non so», coo
sa che in argomento sessuale pao
re almeno encomiabile.
Ha regalato brividi di saspens
invece il giallo sessuale atletico
della diciottenne vincitrice deo
gli ottocento metri (di corsa soo
no tanti) Caster Semenya, sudao
fricana alla dodicesima edizine
dei Campionati mondiali di ato
letica leggera. Atterriti dall’esteo
riorità dell’atleta gli spacciatori
di informazione sportiva, forse
anche per ripicca nazionalistica,
hanno ventilato l’ipotesi che la
ragazza in realtà fosse un uomo.
Sorvoliamo sui dettagli, inutili,
e diciamo di sfuggita che appao
re (almeno a noi) normale che ci
sianodonnechesembranouomio
ni, come ci sono pure uomini che
sembrano donne, ed è anche veo
ro (sfidiamo a smentire) che ci soo
no uomini che sembrano uomini
ma che invece sono donne, e dono
ne che sembrano donne ma ino
vece sono uomini. Ci soffermiao
mo invece sulla serafica risposta
del portavoce della Federazioo
ne internazionale di atletica, tao
le Nick Davies che così ha spiegao
to prima delle gare: «Si tratta di
un test estremamente difficile e
complesso.Almomentosiamoin
una situazione tale da non avere
prove sufficienti per non conseno
tirle di correre». Sembra che stiao
no ancora studiando il caso, pero
ché del sesso dell’atleta non si è
più parlato.
Negli stessi giorni, malaccoro
di Violetta pura ha dovuto sofo
frire così, agendo sempre per il
bene degli altri e mai per il suo,
anche se avrebbe voluto e lo
avrebbe anche fatto se non foso
se sempre stata persuasa dagli
altri. È un personaggio che poi
ci ricompare nei sogni, non
possiamo fare a meno di peno
sarci anche giorni dopo che
abbiamo visto l’opera: pero
ché ci sembra di aver perso
un’amica che conoscevao
mo talmente bene che non
ci sembra possibile che l’abo
biamo conosciuta solo quelo
la sera su un palcoscenico.
E in più c’è la musica! E che
musica! Una musica che non
ci uscirà più dalla testa, che ci
verrà in mente continuameno
te, fischiettandola e cantico
chiandola per strada o a letto.
Un’esperienza indimenticabio
le! Alla fine ci appare il parao
dosso: ma lei è traviata perché
è una prostituta o, perché eso
sendo prostituta, si innamora
e viene così traviata da quelo
la che è la sua vocazione? ◉
ti compilatori di testi sono incapo
pati nella bizzarra leggenda meo
tropolitana della lavanda gastrio
ca e se la sono (è il caso di dirlo)
bevuta tutta d’un fiato: «Regao
la sesso orale agli invitati del paro
ty: la 18enne festeggiata finisce
in ospedale». Sarebbe accaduto a
San Remo dove, durante il suo dio
ciottesimocompleanno,unafano
ciulla su di giri «ha perso totalo
mente il controllo e, dopo dicioto
to rapporti orali continui, ha coo
minciato a sentirsi male ed è stao
ta accompagnata all’ospedale
per una lavanda gastrica». Dato
che l’eiaculato medio si aggira tra
i 1,5-5 ml, tenendo conto di vari
fattori, ma dando per buona una
quantità massima si ottengono
90 ml di liquido, facciamo cento e
non se parli più, pari litri zero viro
gola uno (0,1) ovverossia un tero
zo scarso di una bibita in lattina
o anche quasi sette cucchiai rasi.
Un po’ pochino per sentirsi male.
Una settimana dopo, invece,
uno sceicco saudita avrebbe speo
so trentacinquemila euro per un
dildo in oro diamanti. Alla doo
manda «ma perché?» sembra
continua a pagina 18
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 17
L
asciamo da parte il
sior Pinault, il magnao
te francese che l ‘ha fatta
da padrone in questa Biennale
d’Arte di Venezia, che chiudeo
rà i battenti a novembre. Avrò
modo e tempo di parlare proso
simamente della sua ingomo
brante presenza sia a Palazo
zo Grassi che alla Punta della
Dogana che più che esposizioo
ni d’arte sono diventati conteo
nitori della immensa, confusa,
irrazionale collezione del ricco
sior sopraddetto.
Quando uscirò dal sudario di
questa afa monsonica forse
avrò le idee più chiare e
spero più fresche.
Arte da vedere:il ritorno del vetro
alla Biennale di Venezia
di maria luisa marilù pavanini zennaro
Vorrei invece consigliarvi
di andare a vedere a Palazzo
Franchetti in campo San
Stefano la mostra: «Glaso
stress», organizzata da
Adriano Berengo con la
collaborazione di Laura
Mattioli Rossi e Rosa Bao
rovier Mentasti.
In alto: Jean Arp, Collage n. 2 (glass
object), 1964, vetro blu da lastra
opaca, 50x34.7x3 cm, Berengo
collezione privata, Venezia.
A sinistra, sopra: Marya
Kazoun, Self Portrait,
2003 ;
sotto: immagine
dell’allestimento di
Glassstress a Palazzo
Franchetti (foto
Francesco Allegretto).
A fianco: Koen
Vanmechelen, The
Accident, 2005,
Murano glass, pollo
Mechelse Bresse
imbalsamato,
ferro, corda,
legno, 60x35x45
cm, Concessione
Moss collezione
privata, Miami,
un allestimento
personale
dell’artista si trova
anche nella Scuola di
San Teodoro (a cura di
Enzo Rossi Ròiss).
pagina 18 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
L’Esposizione si rifà al tema
della Biennale: «La costruzioo
ne di nuovi mondi», per proo
porre, grazie alla presenza di
molti artisti intero
nazionali le vao
rie potenzialio
tà espressive del
vetro, con risulo
tati originali ed
innovativi.
Naturalmeno
te non mancao
no i grandi del
novecento coo
me Josef Albers
con un’opera del
1923, una como
posizione di veo
tri uniti dal piombo con
la tecnica delle antiche veo
trate gotiche, ma con effetti
moderni e non figurativi. Aro
man assembla in una cornice
di appena trentatre centimeo
tri un numero considerevole di
lampadine.
Jean Arp con il suo collage
di vetro blu dà prova della sua
grande versatilità nell’uso dei
materiali, mentre Cesar non
trova di meglio che comprimeo
re le bottiglie della Coca Cola.
Tra i grandi del passato spicca
Lucio Fontana, maestro dello
spazialismo che con i suoi tagli
e buchi ci ha indicato un altro
spazio oltre il limite della tela e
della cornice che la racchiude.
Il suo pannello del 1965 è ciro
colare e i fori ,sapientemente
disposti, sono riempiti di bolo
le trasparenti di vetro rosso.
Le bolle ora più ampie ora più
ristrette danno ritmo e movio
mento alla superficie dorata
che sembra respirare.
che lo sceicco o chi per esso abbia
risposto: «Sono allergico all’aco
ciaio!» Il che non risolve i dubbi
sull’uso finale dello strumento di
piacere.
A fine mese, vicino a Lecco (da
qualche parte in Brianza, nel
nord della Lombardia) un quao
rantanovenne assatanato si fino
geva capitano del Raggruppao
mento operativo speciale dell’Aro
madeiCarabinieri(Ros)perpoter
gestire due tresche amorose con
altrettante donne (che non soo
no quindi quattro, ma solo due).
Particolare e misteriosa, dio
rei magica, l’installazione di
Marya Kazoun dal titolo: «Hao
bitat» (2009). Fili sottili di bolo
le trasparenti cadono su
un tessuto bianco con
piume variamente
mosse.
L’insieme crea
un magico mono
do di elementi
trasparenti e soo
spesi, un paesago
gio irreale, soo
gnato, illusorio e
impalpabile.
Il fascino del veo
tro blu zampillante
in miriadi di sottio
li elementi caratteo
rizza l’opera di Soo
yeon Cho dal titoo
lo: «In Bloom», ma
guardatela rigorosameno
te da lontano perchè da vicino
gli elementi fluttuanti e misteo
riosi diventano solo forchette
di plastica.
Tutti gli artisti presenti in
mostra danno prova di come il
vetro possa essere un materiao
le non solo legato alle arti apo
plicate e decorative, ma proprio
della scultura come il bronzo,il
marmo, il legno, ma con in
più il fascino della traspao
renza e dei riflessi colorati. ◉
Sopra: Hye Rim Lee, Crystal City
Spun, 2008, 3D proiezione animata in
tre dimensioni, con suono surround,
Kukje Gallery, Seoul Corea.
A fianco, un’altra immagine
dell’allestimento (foto Francesco
Allegretto).
Il dongiovanni di provincia raco
contava ora all’una ora all’altra
di essere impegnato in continue
e rischiose missioni da infiltrato
per conto dei servizi segreti e aveo
va anche quattro tessere, false; e
una scacciacani, vera, nella fono
dina ascellare. In realtà lavorava
come cuoco in provincia di Coo
mo. Nella sua candida ingenuità
aveva messo i suoi veri dati anao
grafici sui tesserini falsi, ma coo
me foto quella di Enrico Monteo
sano in divisa. Chissà, forse non
aveva il cappello da carabiniere,
solo quello da cuoco (che non è la
stessa cosa): denunciato per sostio
tuzione di persona, porto di armi
o oggetti atti ad offendere e poso
sesso di distintivi contraffatti in
uso ai corpi di polizia, rischia una
condanna fino a 4 anni e ingenti
richieste di danni.
Chiudiamo con un brivido chio
rurgico. Per contrastare l’epideo
mia di Aids (che c’è sempre, soo
lo che non se ne parla più perché
adesso fa più paura l’influenza
suina) l’orientamento del Ceno
tro per i controlli e la prevenzioo
ne delle malattie degli Stati Unio
ti d’America sembra intenzionao
to a rendere obbligatoria la ciro
concisione per tutti i maschieto
ti appena nati, basandosi sul fato
tochel’eliminazionedelprepuzio
riduce della metà il pericolo d’ino
fezione, almeno nei rapporti eteo
rosessuali. Fin qui niente di male
(se ve lo fanno da piccoli e se soro
volate sul fatto che non sembra
una grande misura preventiva)
ma ci sono già degli infervorati
chevoglionoestenderelosprepuo
ziamento anche agli adulti (ahia).
venezia san marco 2674 campo san maurizio IL RIDOTTO settembre 2009 anno 3 numero 21 pagina 19
S
ul cassero dell’Inaffondabile, l’infrociatore
al comando della squadrio
glia di ricognizione della Como
pagnia di don Antonio de Jaroo
la, il suo braccio destro (di don
Antonio, non della Compagnia
Commerciale) Francisco D’Ano
drea detto il Torturatore di Mao
racas sta guardando il tramono
to tropicale che infiamma l’oceo
ano in un tripudio di rosso, vioo
la e oro, più una fascia rosa là
dietro in fondo, dove il giorno
lascia il posto alla notte. Una lao
crima gli scorre sul volto rude.
Accanto a lui, cogitabondo, sta
il più spietato cacciatore di teo
ste (e anche di altre parti anatoo
miche) che si possa trovare sul
Mercato della Morte dei Seto
te Mari: l’infaticabile, inesorao
bile, inarrestabile, implacabile,
invincibile, Console Inconsolao
bile. Davanti a loro su un tavoo
lo all’uopo allestito, è disposto
in un ordine inconoscibile ciò
che i marinai dell’Inaffondabio
le hanno recuperato tra i flutti.
Apparenti rottami di quella che
sembra a tutti la fine inglorioo
sa del sommergibile del Mario
naio Johnny con dentro anche
il Corsaro Rosa e forse (ma soo
lo forse, perché a bordo dell’ino
frociatore non possono mica sao
perlo) anche il Principe Maurio
ce. Il Console Inconsolabile tieo
ne in mano un paio di mutano
dine rosa di pizzo, con bordi di
merletto di Bruges, confezionao
te a Parigi (c’è anche l’eticheto
ta di una boutique pour hom di
place Vendôme)
Il Console Inconsolabile dio
ce: – Lei sa, vero, il dolore doo
lorosissimo ed inestinguibile
che porto nel profondo del mio
cuore...
Il Torturatore di Maracas non
lo sa, quale sia il dolore che egli
porta inconsolabilmente nel
proprio cuore. La lacrima che
gli scende sulla rude gota ino
cuoiata dal salso e dal sole del
sud, dal sudore dal rhum e dalo
le stelle del nord, è una lacrima
che gli scende sempre, quando
per sbaglio inghiotte un pezo
zo di cordite, cosa che gli capita
spesso perché confonde la treco
cia del tabacco con le micce dei
cannoni.
romanzo d’appendice: decima puntata
Le avventure del Marinaio Johnny:
ancora più terrore sul fondo
di luca colo de fero colferai
Riassunto delle puntate precedenti
Intercettati da una squadriglia di infrociatori di ricognizione
avanzata della Compagnia Commerciale delle Indie e delle
Americhe (di proprietà del bieco don Antonio de Jarola) dopo esser
stati tempestati di bombe di profondità, per evitare di rimanere
morti il Marinaio Johnny e il Corsaro Rosa (ma più il Marinaio
Johnny che il Corsaro Rosa) hanno inabissato il sommergibile
Rapido ed Invisibile fin sul fondo del mare, e a macchine ferme
dalle camere di lancio dei siluri uno e due, tre e quattro, e cinque (il
cinque è il siluro di dietro) hanno lanciato fuori coperte tarmate,
mutande usate, una latta di gasolio annacquato, fondi di sentina e
una scatola di carne in scatola avariata...
cachaça
bebedera
per l’uomo che deve chiedere sempre, di più!
Francisco D’Andrea dice: –
Uh! Uh uh! UH!
Il quarto hu! è più forte dei prio
mi tre, e viene accompagnao
to da uno spasmo violentissio
mo che lo scuote tutto, parteno
do dai piedi e sviluppandosi telo
luricamente su per tutto il coro
po, scuotendogli furiosameno
te la testa avanti e indietro molo
te volte e poi riscendendo con
aumentata violenza fino alo
le estremità inferiori. Nell’apio
ce del parossismo, con l’ultio
mo singulto incontrollabile il
Torturatore di Maracas mano
da il piede destro a colpire duo
ramente la culatta di un pezzo
da quarantacinque, caricato a
mitraglia.
Il cannone fa: – Bum!
Una nuvola di gas di scoppio
offusca il tramonto, mentre la
mitraglia esplode sul ponte roo
vinando irrimediabilmente il
legno lucidato. Il Console Ino
consolabile dice: – Ecco! Adeso
so voglio vedere come farete a
dare la cera...
Il Torturatore di Maracas
guarda fisso negli occhi il Cono
sole Inconsolabile, gli carezza
la guancia sinistra con la mao
no destra e gli afferra tra le dita
l’estremità di un baffo, tirando
dolcemente. Poi guarda di nuoo
vo il tramonto. E inizia a cano
tare, a voce spiegata. Una voce
dolcissima e bianca, da evirao
to cantore: – Plaisir d’amour ne
dure qu’un moment / chagrin
d’amour dure toute la vie. / J’ai
tout quitté pour l’ingrate Sylo
vie. / Elle me quitte et prend un
autre aimant. / Plaisir d’amour
ne dure qu’un moment. / chao
grin d’amour dure toute la vie. /
Tant que cette eau coulera douo
cement / vers ce ruisseau qui
borde la prairie, / Je t’aimerai
me répétait Sylvie. / L’eau coule
encore. Elle a changé pourtant.
/ Plaisir d’amour ne dure qu’un
moment. / chagrin d’amour duo
re toute la vie. Uh! Uh uh! UH!
Quando Francisco D’Andrea
detto il Torturatore di Maracas
ha finito di cantare e anche di
agitarsi in preda ad una nuova
crisi pseudoepilettica, il Cono
sole Inconsolabile dice: – Ma
queste mutande sono fatte in
continua ...
Cina!!!
pagina 20 settembre 2009 anno 3 numero 21 IL RIDOTTO venezia san marco 2674 campo san maurizio
Gli «Spermolini» divagazione
educativa sessuale per le scuole sono
offerti da Laura Dolcetta
effetti de «il ridotto»sul lettore
Calembouroso
Oso o non oso ...oso oso.
...in un dì afOSO e piovOSO,
un famOSO mafiOSO
impetuOSO,
libidinOSO e
focOSO tOSO,
geOSO morbOSO del
fascinOSO e facoltOSO
morOSO de S.FruttuOSO,
dal cOSO maestOSO,
peOSO e cicciOSO,
carnOSO ma slimegOSO,
nodOSO e rugOSO,
el ga bevuo golOSO,
del generOSO vin
rabOSO , gassOSO
gustOSO e.. costOSO.
OSOppo 27 agosto
L’inconsolabile Console
contatori
geiger
per ogni evenienza
non puoi fare senza
i antichi
sono moderni
navigano
su internet
iantichi.org
&
iantichieditori.it
e anche su
youtube
youtube.com/IAntichiVenezia
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di pazienza fatica intelletto luci e pigmenti: Luca Colferai
Direttore irResponsabile:
Luca Colo de Fero Colferai
Hanno collaborato,
chi più e chi meno:
Judith Jurubeba Souza Bomfim Zancopè, Michael Krondl,
Maria Lusia Pavanini Zennaro, Lucas Christ, Leonardo Mello,
Enzo Rossi-Ròiss, Ilze Jaunberga, Andrea Merola, Roberto Bianchin,
Carlo Bullo, Sebastiano Casellati, Bruno Dolcetta.
Ove non diversamente indicato le immagini sono tratte da:
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quando la scienza è potenza
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compagnia de calza «i antichi» venezia IL RIDOTTO – CALENDARIO 30124 san marco 2674 campo san maurizio
setembre
mmix
f
Vergine
24 agosto
23 settembre
Bilancia
23 settembre
22 ottobre
Ettore Tito (1859-1941) La pescheria vecchia a Rialto, 1887, olio su tela, 131x200. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
luni
31
marti
1
S. EGIDIO ABATE
a. 5.43– t. 18.59
04:16 -23
11:11 +54
7
S. REGINA
a. 5.52– t. 18.47
00:27 +55
06:27 -20
g
12:51 +72
19:11 -14
16:39 +16
21:55 +51
8
NATIV. B.V. MARIA
a. 5.53– t. 18.44
00:59 +50
06:49 -14
13:15 +70
19:47 -13
mercore
2
zioba
3
S. ELPIDIOVESCOVO
a. 5.44– t. 18.56
S. GREGORIO M. S. MARINO
a. 5.46– t. 18.55
04:38 -27
11:22 +58
04:59 -29
11:35 +63
16:59 +08
22:27 +56
9
S. SERGIO PAPA
a. 5.55– t. 18.43
01:35 +42
07:12 -06
13:42 +66
20:30 -09
17:21 +01
22:57 +59
venere
4
S. ROSALIA
a. 5.47– t. 18.53
05:21 -29
11:50 +66
17:45 -05
23:26 +60
sabo
5
S.VITTORINOVESCOVO
a. 5.49– t. 18.50
05:42 -28
12:08 +70
18:11 -10
23:56 +59
domenega
6
S. PETRONIO, S. UMBERTO
a. 5.50– t. 18.49
06:04 -25
12:29 +71
18:39 -13
10 11 12 13
S. NICOLA, S. PULCHERIA
a. 5.56– t. 18.40
S. DIOMEDE MARTIRE
a. 5.58– t. 18.38
02:19 +33
07:31 +04
03:30 +23
07:40 +14
14:12 +60
21:29 -04
14:49 +52
23:17 -01
SS. NOME DI MARIA, S. GUIDO S. MAURILIO, S. GIOVANNI CRIS.
a. 6.00– t. 18.37
a. 6.01– t. 18.34
16:05 +43
01:35 -06
09:52 +38
14:18 +30
19:05 +41
14 15 16 17 18 19 20
ESALTAZ. S. CROCE
a. 6.03– t. 18.32
B.V. ADDOLORATA
a. 6.05– t. 18.30
02:42 -15
09:55 +48
03:25 -23
10:15 +57
15:21 +20
20:34 +47
15:59 +09
21:28 +53
S. CORNELIO E CIPRIANO
a. 6.06– t. 18.28
04:00 -28
10:39 +65
16:31 -01
22:10 +59
S. ROBERTO B.
a. 6.08– t. 18.26
04:32 -31
11:03 +70
17:02 -09
22:47 +62
S. SOFIA M.
a. 6.10– t. 18.24
05:02 -31
11:27 +74
17:33 -15
23:22 +62
S. GENNAROVESCOVO
a. 6.11– t. 18.22
05:30 -28
11:51 +75
18:03 -18
23:56 +60
S. EUSTACHIO, S. CANDIDA
a. 6.13– t. 18.20
05:55 -22
12:14 +74
18:32 -19
21 22 23 24 25 26 27
S. MATTEO APOSTOLO S. MAURIZIO MARTIRE
a. 6.14– t. 18.18
6.16– t. 18.16
00:28 +55
06:19 -15
12:36 +71
19:03 -18
06:39 -06
12:56 +67
19:34 -15
S. LINO PAPA
a. 6.17– t. 18.14
01:34 +40
06:53 +03
13:13 +62
20:09 -10
28 29 30
S.VENCESLAO MARTIRE
a. 6.26– t. 18.04
02:31 -05
10:13 +47
16:06 +23
20:18 +33
SS. MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE
a. 6.27– t. 18.01
03:05 -10
10:10 +52
16:04 +15
21:07 +40
S. GIROLAMO DOTTORE
a. 6.29– t. 17.59
03:32 -14
10:17 +57
16:16 +06
21:42 +46
S. PACIFICO CONF.
a. 6.19– t. 18.11
02:12 +30
06:56 +12
13:26 +55
20:51 -04
1
S. AURELIA
a. 6.21– t. 18.10
03:14 +22
06:18 +19
13:29 +49
22:10 +02
2
SS. COSIMO E DAMIANO
a. 6.22– t. 18.07
12:51 +43
3
S.VINCENZO DE P.
a. 6.24– t. 18.05
01:26 +01
10:50 +42
4
compagnia de calza «i antichi» venezia
IL RIDOTTO DE I ANTICHI 30124 san marco 2674 campo san maurizio
CARNEVAL DE VENETIA 2011 – MMXI
Trentesimo de I Antichi
In occasione delle celebrazioni del 150.esimo anniversario dell’Unità d’Italia
la Associazione Culturale Compagnia de Calza «I Antichi» presenta:
I Gemellini
Garibaldi
paStiChe StoRiCo CoMiCo aCRoBatiCo eRotiCo d’aNtaN
iN CaMpo SaN MauRizio Co’ Fa SCuRo
iNGresso liBero e Gratuito – iNfo www.iaNtiCHi.orG
pRiNCipe MauRiCe aGoSti
Nella paRte di
aNita!
BoB R. White & Colo de FeRo
Bepi e NiNo GariBaldi
aldo NiCotiNa ColFeRai
il GeNerale radetski
Judith BoMFiM
la streGa Juru BeBa
luiGiNa alleGRaNzi, Nedda luCCheSe
patRia e liBeRtà
NiCe CleoNiCe SilveStRi
la MaMMa di tutti i GariBaldi
viRGiNia CiaNChiNi
la GioviNe italia
aleSSaNdRo BuRBaNk
pio uNo iCs
MaRNey tayloR
GiaNNi «oBBediSCo» MatteuCCi
il CoNte di teaNo
RoBeRto dei FoGolaRi
Beppe «viva» verdi
NiColetta luCeRNa
la Bella otero
CaRlo RaGazzo Bullo
CaMillo «peNso» CoNte di Cavour
zaNzoRzi zaNCopè
daNiele MaNiN
Claudia BiaNChiN
la priMa BalleriNa
doNNa luCRezia viGaRaNi
Maria teresa d’austria iMperatriCe
BRuNo dolCetta
vittorio eMaNuele
SeBaStiaNo SeBaSex CaSellati
NapoleoNe terzo
luCaS ChRiSt
il GiovaNe Cadetto prussiaNo
liSa SCalCo
la Bella rosiN
Giulia ReNieR
Mata Hari
MuSiChe di
Nel Ruolo di
NiNo Bixio e le sue CaMiCie rosse
eNzo RoSSi RòiSS
Nell’apoloGo BarBa Ci Cova
idealizzazioNe
luCa ColFeRai
ReGia
RoBeRto BiaNChiN
& aNtoNio GiaRola
© luca colferai 2009
CoN la paRteCipazioNe StRaoRdiNaRia del
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n. 21 Il Ridotto de I Antichi - settembre 2009