“L’arte è per noi inseparabile dalla vita....”
(F. Tommaso Marinetti)
Negli anni Ottanta, su iniziativa dell’Amministrazione Comunale e grazie alla passione di un gruppo di volontari, ha preso
forma in Biblioteca la Sezione di Storia Locale, una vasta e
ricca raccolta di documenti e fotografie su Novate.
Dall’insieme di queste testimonianze è nata la guida Passeggiando per Novate, un vero e proprio itinerario alla scoperta
di luoghi, beni artistici e tradizioni della nostra città.
Un modo semplice per celebrare la nostra identità municipale
e comunitaria, per capire i processi di trasformazione sociale,
culturale ed economica che hanno attraversato la nostra storia
e per ricordare gli uomini sulle cui gambe hanno camminato
le idee e le cui azioni hanno abitato, rappresentato e progettato la nostra Novate.
Un modo semplice per valorizzare il patrimonio culturale di
uomini che hanno voluto e saputo legare, indissolubilmente,
la propria arte alla vita di Novate e ai novatesi.
Assessore
Angela De Rosa
1
2
■ Novate Milanese - veduta aerea. Rif. 7
Ringraziamenti
La realizzazione di questa piccola
“guida”nonsarebbestatapossibile
senza l’aiuto di tante persone che,
a vario titolo ed in tempi diversi,
hanno contribuito a conservare e
a valorizzare la storia della nostra
comunità e del nostro territorio:
• il dottor Lorenzo Caratti di Valfrei, storico locale, autore di gran
parte dei testi riportati in questo
opuscolo e venuto a mancare di
recente
• il Gruppo di Storia Locale che negli anni Ottanta iniziò la raccolta
dei materiali del Fondo nel quale
sono conservate quasi tutte le
fonti citate nell’opera
• i signori Aleardo Faroldi, Achille
Giandrini e Luigi Perego“storici”
cittadini novatesi, preziosi “archivi viventi” della storia della
nostra città
• i signori Gattico, Gregolin, Locati, Zucca, e tutte le persone che
hanno offerto alla Biblioteca la
possibilità di utilizzare i materiali
su Novate in loro possesso; in
particolare la signora Flaminia
Orlandi D’Amico, per aver donato al Fondo di Storia Locale la
raccolta di diapositive realizzate
dal marito Franco - prematuramente scomparso - dalla quale
sono state tratte alcune illustrazioni della guida
• la professoressa Cristina Silvera,
consulente per la programmazione artistico culturale della Biblioteca di Novate Milanese
• gli artisti Maria Grazia Boldorini,
Roberto Ghisellini, Gianfranco
Lamon, Cesare Rovagnati
• i parroci di Novate ed i loro
collaboratori
• il prevosto di Busto Arsizio, mon-
signor Claudio Livetti
• l’Associazione Giovanni Testori
• il Lions Club di Bollate
• la famiglia Fumagalli
• la famiglia Milanesi
• la signora Miuccia Gigante della
Sezione ANPI di Novate Milanese
• il signor Roberto Missaglia della
Sezione ACLI di Novate Milanese
• il signor Ghirimoldi
• tutti gli autori delle foto pubblicate e delle fonti da cui sono
tratti i testi degli articoli, in particolare Alessandra Lancini, Sergio
Benintende e le scuole di Novate
Milanese
•la Provincia di Milano.
Grazie a tutti i colleghi del Comune di Novate che hanno aiutato e
sostenuto questo progetto:
- tutto il gruppo di lavoro della
Biblioteca ed in particolare Flavia
Negri e Mariangela Passerini
- l’UfficioTecnico ed in particolare
Raffaella Grimoldi, Elena Morganti e Antonio Ponetti
- Claudia Rossetti, Elena Strazzi,
Simona Lamioni e Gemma Parravicini
...e a tanti altri che, nel corso di
questi mesi, ci hanno fornito informazioni utili per la realizzazione di questa guida.
Un ringraziamento in anticipo a
tutti quelli che, da oggi e per il
futuro, vorranno aiutarci a completare, precisare ed arricchire le
informazioni che sono raccolte
nella guida e farne, così, uno
strumento vivo ed in continua
crescita.
3
4
Avvertenze per il lettore
I testi in genere sono una sintesi di citazioni testualmente
tratte dalle fonti depositate presso l’archivio di Storia Locale
della Biblioteca di Novate.
È stato volutamente mantenuto lo stile espressivo dei singoli
contributi per trasmettere, anche stilisticamente, la grande
ricchezza e varietà dei materiali utilizzati.
Dato il taglio divulgativo dell’opera, non si è ritenuto opportuno
appesantire le singole schede con le note nel testo.
Le fonti sono riportate in un apposito elenco finale e citate
con il numero di riferimento sotto ogni articolo; nello stesso
modo vengono indicate le fonti delle illustrazioni.
Date indicative sono state inserite nelle didascalie delle foto
prive di riferimenti precisi. I monumenti presentati sono
quelli che si incontrano nel percorso della passeggiata che
vi proponiamo in questa occasione, consapevoli di non aver
potuto esaurire, in queste pagine, la descrizione di tutte le
“cose notevoli” di Novate.
Le opere contrassegnate con il simbolo ▲ sono visitabili previo
appuntamento da fissare rivolgendosi ai seguenti recapiti:
Tel. 02/35473302
E-mail: [email protected]
Villa Venino
Largo Padre Ambrogio Fumagalli, 5
Sito internet: www.comune.novate-milanese.mi.it
Biblioteca Comunale
Tel. 02/354.73.247-306
Fax 02/39.10.17.45
E-mail: [email protected]
Orari:
Lunedì 9-12.30
Da martedì a venerdì 9-13/14-19
Sabato 9-12.30/14-18
Ufficio Cultura
Tel. 02/354.73.272-309
Fax 02/39.10.41.78
E-mail : [email protected]
Orari:
Lunedì 9-12.30
Da martedì a giovedì 9-13/14-18
Venerdì 9-12.30
5
Indice
Cartina
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La Storia
pagina 10
Passeggiando per Novate
pagina 19
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15.
15.
16.
17.
La Stazione
Chiesa Sacra Famiglia
Il “Grande Giocatore”
Monumento ai Caduti
Monumento del ciclo
“I Racconti della Sera”
Chiesa S. Carlo Borromeo
Organo “Gaspare Chiesa”
Parco Carlo Ghezzi
Torre dell’acquedotto
Stemma Visconteo
Chiesa SS. Gervaso e Protaso e
“Natività della Vergine”
di Camillo Procaccini
Lastra in pietra del XII secolo
nel cortile dei “Tri Basei”
Villa Venino
Monumento ad Alcide De Gasperi
Villa Testori
Via Repubblica
Monumento ad Aldo Moro
e alla sua scorta
Piazza Martiri della Libertà
Monumento ai Martiri delle Foibe
Cascina del Vicolo Chiuso
Monumento a Sandro Pertini
Il Gesiö
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19.
Parco Marco Brasca
Il Municipio
Il trittico “La Pace”
“Ciclamini”
pagina
pagina
pagina
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66
69
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INTORNO A NOVATE
20. Chiesa della Resurrezione
Milano-Vialba
pagina 72
Personaggi
pagina 74
Giovanni Testori
Padre Ambrogio Fumagalli
Vincenzo Torriani
Bernardino da Novate
Bertola da Novate
Simpliciano da Novate
Fonti e Bibliografia
pagina
pagina
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76
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81
81
pagina 82
Orari monumenti
Le chiese sono visitabili durante gli orari di apertura, con l’esclusione
dei momenti in cui vengono svolte le funzioni sacre.
Il Cimitero Monumentale di Novate osserva i seguenti orari:
lunedì chiuso. Dal martedì alla domenica
dal 1° ottobre al 31 marzo 8,30-12,00/14,00-17,00
dal 1° aprile al 30 settembre 8,30-12,00/14,30-18,00
Il Municipio è aperto dal lunedì al venerdì: 8,45-12,30
e nei giorni di martedì e giovedì anche dalle 16,00-18,00
I cancelli del complesso “Le Filande” sono aperti con i seguenti orari:
autunno-inverno ore 6.30-21 - primavera-estate ore 6-20
Villa Venino è aperta negli orari indicati a pagina 5
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1.
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7.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
La Stazione
Chiesa Sacra Famiglia
Il “Grande Giocatore”
Monumento ai Caduti
Monumento del ciclo “I Racconti della Sera”
Chiesa S. Carlo Borromeo
Organo “Gaspare Chiesa”
Parco Carlo Ghezzi
Torre dell’acquedotto
Stemma Visconteo
Chiesa SS. Gervaso e Protaso e
“Natività della Vergine” di Camillo Procaccini
Lastra in pietra del XII secolo nel cortile
dei “Tri Basei”
Villa Venino
Monumento ad Alcide De Gasperi
Villa Testori
Via Repubblica
6
8
via Stelvio
via Bollate
5
1
4
2
via Baranzate
3
18
19
14
14.
15.
15.
15.
16.
17.
18.
19.
19.
19.
Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta
Piazza Martiri della Libertà
Monumento ai Martiri delle Foibe
Cascina del Vicolo Chiuso
Monumento a Sandro Pertini
Il Gesiö
Parco Marco Brasca
Il Municipio
Il trittico “La Pace”
“Ciclamini” di Giovanni Testori
INTORNO A NOVATE
20. Chiesa della Resurrezione
Milano-Vialba
9
17
7
via Garibaldi
9
8
16
via Repubblica
15
piazza Chiesa
10
13
via Matteotti
11
12
La storia
Il più antico documento che
ricorda Novate è un atto notarile datato Trenno 17 marzo
877.
All’epoca Novate rientra, dal
punto di vista religioso, nella cosiddetta pieve di Bollate, mentre politicamente
fa parte del contado della
Martesana.
Nel 1385 la pieve di Bollate
- e pertanto anche la terra
di Novate - viene scorporata
dal contado della Martesana e aggregata a quello di
Milano.
10
Novate nel feudo di Desio
Il 1476 costituisce un anno
particolarmente importante
per la storia della città. Infatti il duca di Milano stralcia
la terra di Novate dal suo
contado e la inserisce in un
feudo da lui appositamente
costituito - il feudo di Desio
- investendone contestualmente una sua cortigiana:
Lucia Marliani.
■ Atto notarile (17 Marzo 877).
Rif. 1
Il nome
Fino alla fine del XIX secolo, la nostra città si chiama semplicemente
Novate; poi per non confonderla con altri due centri della Lombardia
con lo stesso nome (Novate Brianza, frazione del comune di Merate
in provincia di Lecco e Novate Mezzola, comune della provincia di
Sondrio), la sua denominazione viene definitivamente modificata
in quella di Novate Milanese, con R.D.13 novembre 1862 n. 982. Per
quanto riguarda poi il significato del suo nome, ci sono diverse teorie.
La più fondata sembra quella che lo fa derivare dal latino“novatum”che
significa: “campo rimesso a coltura dopo un lungo periodo di riposo”;
il che risulterebbe ulteriormente confermato anche dall’accertata
antica origine agricola del nostro territorio.
Il 25 aprile 1574 viene compilato il primo “stato delle
anime” della parrocchia di
Novate, un vero e proprio
censimento che contiene
l’elenco di tutti i cittadini
(792 anime), con relativa
indicazione dell’età e della
professione.
Risale al 1618 il nome del
primo sindaco di Novate di
cui ci sia giunta notizia: Luigi
Carcano.
Nel 1630 la terribile pestilenza di manzoniana memoria
colpisce anche Novate.
Novate, con Roserio, a
capo del suo feudo
Il 19 aprile 1674 il marchese
Giovanni Manriquez vende
le terre di Novate e di Roserio, già parte del feudo
desiano, alla Regia Camera
Ducale che a sua volta le
rivende, lo stesso giorno,
a Carlo Pogliaghi; Novate
diventa quindi il centro di
un nuovo feudo.
Nel 1683 il Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano fa redigere
il “Cabreo”, un documento
che contiene la descrizione
di tutte le terre di Novate di
proprietà di questa antica
Opera Pia milanese. Questo
ci consente di individuare
- anche se con una certa approssimazione - l’ubicazione di numerose ed antiche
località terriere della città.
Nel 1722 viene compilato il
primo vero e proprio catasto.
Nell’estate del 1733 scoppia
una breve ma violenta epidemia di vaiolo. Due anni dopo,
nel 1735, nelle terre vicino a
Novate le truppe gallo-sarde
e le truppe imperiali austria-
■ Cabreo (1683). Rif. 1
che si affrontano. Gli scontri
provocano la morte di 52
militari sardi del reggimento
di “Tarantasia”.
Nel 1770 un dato demografico di notevole interesse: la
realizzazione del primo vero
censimento della nostra città:
970 abitanti, dei quali 494
uomini e 476 donne. Nel 1786
un altro importante avvenimento cittadino è l’inaugurazione del nuovo cimitero;
infatti, prima di questa data
i defunti venivano seppelliti
in chiesa o nel piccolo cimi-
tero che anticamente era
situato accanto alla chiesa
parrocchiale.
12
Novate sotto francesi,
austriaci e piemontesi,
fino all’unità d’Italia
La lunga epoca feudale di
Novate giunge intanto al
suo epilogo. In forza di una
legge del 30 dicembre 1800
il governo francese, instaurato in Lombardia, abolisce
definitivamente tutti i diritti
feudali in questa regione. La
storia di Novate viene ora
ad identificarsi con quella
della Lombardia: nel 1859,
con la Seconda Guerra d’Indipendenza, termina l’occupazione austriaca ristabilita
durante la Restaurazione e la
Lombardia viene annessa al
Regno di Sardegna. Il 17 marzo 1861, Novate entra quindi
a far parte del nuovo grande
Stato unitario costituito dal
Regno d’Italia.
Novate alla fine del 1800
A questa data Novate si
presenta ancora come un
piccolo centro agricolo raccolto attorno ad un nucleo
di cascine. Gli abitanti della
Novate preindustriale sono
contadini.
Poichè il territorio è ricco
di gelsi, molti installano in
casa le tavole a castelli per i
bachi da seta, arrivando addirittura a dormire all’aperto.
La generale miseria stimola,
alla fine del diciannovesimo
secolo, una vivace emigrazione di novatesi verso le
Americhe ed in particolare
in Argentina.
Non tutta la popolazione
attiva che decide di restare
a Novate riesce ad essere
assorbita dall’agricoltura.
Due attività rurali diventano il
simbolo tradizionale di Novate:
la coltivazione degli asparagi
- rivenduti poi a Milano - e l’allevamento delle oche, pregiate e
utili, da cui si ricavano il grasso,
la carne e il piumino usato per
imbottire i materassi e i cuscini
dei “signori”.
■ Via Cascina del Sole, la curt di
“Lumbard” . Rif. 2
Molti figli di contadini cominciano quindi a recarsi in città
in cerca di lavoro impiegandosi soprattutto nei cantieri
edili. Si forma così una forte
categoria di muratori novatesi che maturano il desiderio di associarsi per risolvere
i propri problemi. Il risultato
di tali processi è la nascita
di un forte movimento cooperativo di ispirazione laica
e socialista che costituirà
un perno fondamentale in
tutta l’evoluzione seguente di Novate fino ai nostri
giorni.
La nascita del movimento
cooperativo a Novate
Nel 1889 nasce la Cooperativa di Consumo La Previdente e nel 1901 la Cooperativa
Edificatrice La Benefica.
“... sin mis un pò de omen in
cumitiva,
e han furmàa la prima
cuperativa
e propi in la butega del pun
Tresa,
andaven i donn in cuperativa
a fa la spesa...”
[da “Storia di Nüaa Vècc” di
Umberto Vaghi]
Saranno proprio i muratori
a darsi da fare per dotare
Novate delle strutture sociali
di cui è carente: lavorando
gratuitamente il sabato e la
domenica costruiranno un
asilo per i propri bambini.
È il 1910.
La trasformazione
industriale
Cominciano intanto a sorgere le prime industrie, seppure
di piccole dimensioni. Nel
1905 inizia l’attività la fabbrica “storica” della città: la F.lli
Testori che realizza prodotti
tessili per uso industriale. Nel
1910 nasce la Manifattura
Testori, che fabbrica stoffe
per arredamento. Entrambe
sono collocate nel centro
del paese. Da ricordare anche le Filature Metti e, lungo
via Vialba, un saponificio di
proprietà della Cooperativa
■ Il primo negozio della Cooperativa La Previdente al Ponte Tresa. Rif. 3
13
■ L’asilo infantile (1953). Rif. 4
14
Mutua Provinciale fra Lavandai (“el stabiliment del
savuun”).
Il processo di industrializzazione ha come effetto un generale miglioramento delle
condizioni di vita.
Dall’inizio del 1900
alla Grande Guerra
Già nei primissimi anni del
Novecento si manifesta a
Novate uno spirito di solidarietà “municipale” tra
muratori, contadini, operai
e anche piccoli borghesi con
l’obiettivo di conquistare la
direzione della vita pubblica
locale.
Nel 1905 vince la lista popolare e il 10 settembre dello stesso anno viene eletto sindaco
Marino Vaghi, socialista e
presidente della Cooperativa
La Benefica.
Sono molti i caduti fra i novatesi nel corso della Gran-
de Guerra: tra essi Clemente
Bonfanti, sindaco di Novate.
Il risentimento popolare
esplode il primo maggio
1917: contro i tentativi di impedire la celebrazione della
Festa del Lavoro i novatesi
scendono per le strade per
protestare contro la guerra.
I manifestanti vengono caricati ripetutamente da un reparto di cavalleria dell’esercito. Le dimostrazioni durano
alcuni giorni e si concludono
con decine di arresti.
Dopo la fine del primo conflitto mondiale l’abitato di
Novate comincia ad espandersi fuori del perimetro del
vecchio centro. Si assiste contemporaneamente all’ampliamento delle industrie
esistenti ed all’insediamento
di nuove. Vanno ricordate la
Fargas e la Cucirini. Nel 1927
viene aperta l’officina delle
Ferrovie Nord.
Gli anni del Fascismo, la
Seconda Guerra Mondiale
e la Resistenza
A Novate la sezione del Fascio nasce dopo la marcia su
Roma del ’22, data alla quale sopravvive ancora una
giunta di sinistra. Il Circolo
Sempre Avanti (costituito
nel 1905) viene devastato
nel corso del 1924 e riaperto
due anni dopo come Circolo
del Partito Fascista.
L’avvento del Fascismo porta all’arresto di un gran numero di cittadini novatesi.
È nel 1944 che il movimento
di Resistenza si sviluppa
a Novate in modo organizzato. I Fascisti emanano
il decreto di condanna a
morte per i renitenti alla
leva che non si presentino
entro l’8 marzo. È un proliferare di iniziative. Nascono
i distaccamenti locali della
107ª, della 111ª, della 127ª
brigata Garibaldi, della 62ª
brigata Matteotti e si gettano le basi di quello che
sarà il distaccamento della
brigata SAP del Fronte della
Gioventù.
Molti partigiani perdono
la vita. Il 25 aprile 1945 nel
campo di concentramento
di Mauthausen muore Angelo Lodi, arrestato a Milano
per avere svolto una intensa
attività partigiana.
Sotto la direzione del CLN,
i gruppi partigiani arrivano
intanto a controllare tutta
Novate: quando, dopo alcuni giorni, attorno al 30
aprile, giungono a Novate i
primi nuclei di soldati alleati, trovano un paese perfettamente organizzato e che
ha già saputo darsi nuove
strutture democratiche.
Si attende il ritorno a casa
di prigionieri e internati: a
Novate se ne aspettano 38.
Fra caduti e dispersi, Novate
ha perso 70 cittadini.
■ Veduta della ditta Fargas - Via Vialba (1955). Rif. 4
15
■ Panorama Via Garibaldi - Via Bertola (fine anni Settanta). Rif. 4
16
La Ricostruzione - Gli anni
Cinquanta e Sessanta
Sindaco della Liberazione
(così verrà chiamato per molti
anni) dalla Giunta provvisoria
del 26 aprile 1945 al 1964 è
Carlo Ghezzi, direttore della
Previdente. Anche a Novate
questi sono gli anni della
ricostruzione che, anche a
seguito dell’aumento demografico e dell’emergere
di nuove necessità, implica
necessariamente l’adeguamento di diverse infrastrutture (fognature, acquedotto,
strade, scuole, etc.).
L’impegno per la soluzione
di questi problemi esaurisce,
nel corso dei primi dieci anni
dopo la fine della guerra, tutte le risorse pubbliche.
È questo il periodo in cui a
Novate si sviluppa la vivace
presenza delle cooperative di
ispirazione cattolica: nel 1946
nascono la Cooperativa del
Lavoratore ACLI e il Circolo
del Lavoratore ACLI; nel 1948
viene costituita la Cooperativa Edilizia Casa Nostra e, successivamente, all’inizio degli
anni Settanta, la Cooperativa
Edilizia Novatese, anch’essa
legata alle ACLI.
Nel frattempo, dopo il primo singolare fenomeno immigratorio dei “cremaschi”
negli anni Trenta, a Novate
negli anni Cinquanta arrivano cittadini provenienti
da comuni della provincia
di Milano e da varie regioni
dell’Italia settentrionale e nel
decennio successivo si registra lo spostamento di gruppi
più consistenti di immigrati
dall’Italia meridionale e da
Milano città.
Si sviluppa e si trasforma
quindi il tessuto urbano;
in particolare nel vecchio
centro, caratterizzato dalle
tipiche corti raccontate da
Umberto Vaghi nel suo “Storia de Nüaa Vècc”, vengono
introdotti alcuni elementi
di novità con la realizzazione dei tratti porticati in Via
Repubblica e dell’articolato
complesso del Centro Civico, comprendente la galleria
ribassata e la piazza sopraelevata.
Negli anni Cinquanta si assiste ad un netto ridimensionamento dell’attività agricola
e di contro ad un considerevole aumento delle industrie
manifatturiere (meccaniche,
tessili, chimiche e derivate)
che nel decennio 1951-61
crescono del 92,83%.
Il primo Piano Regolatore di
Novate, approvato dal Consiglio Comunale il 14 marzo
1959, pur venendo attuato
da subito, non otterrà mai
l’autorizzazione del Ministero; la sua approvazione,
prevista per il 1965, viene
bloccata a causa della controversa introduzione delle
“convenzioni” con i privati,
oggi prassi consolidata.
La Legge 167 sull’edilizia
popolare del 18 aprile 1962
e le direttive del Piano Intercomunale Milanese del
1967/68 (che vara tra l’altro
il progetto del “Parco delle
Groane”) precedono il Piano
17
18
Regolatore di Novate deliberato dal Consiglio Comunale
nel 1969 e approvato dalla
Regione Lombardia il 30 gennaio 1973.
spazi pubblici in via Repubblica 80 e la ristrutturazione
di Villa Venino, quale centro
culturale e nuova sede della
Biblioteca.
Lo sviluppo sociale
ed economico alla fine
del Ventesimo Secolo
All’inizio degli anni Settanta
si procede alla costruzione di
nuove sedi per asili nido e
scuole materne, elementari
e medie, oltre alla ristrutturazione degli edifici già esistenti. Nel 1974 si ha l’attesa
realizzazione del sottopasso
alle Ferrovie Nord. Nasce il
Centro Socio Sanitario.
In questi anni si assiste, nelle
attività economiche, ad un
progressivo aumento della percentuale di addetti
al settore terziario: servizi,
credito, trasporti e telecomunicazioni.
Nel 1982 viene approvato
dalla Regione Lombardia
il nuovo Piano Regolatore
Generale già deliberato dal
Consiglio Comunale il 16
novembre 1979; questo,
modificato nel corso del
tempo da diverse varianti
(da quella generale del 1993
alle successive parziali relative a specifiche zone del
territorio), ha guidato lo sviluppo urbanistico della città
che tra le opere pubbliche
più rilevanti dell’ultimo periodo ha visto la realizzazione del centro polifunzionale
Polì, la costruzione di nuovi
Novate Città
Riconoscendo i significativi
processi di trasformazione e
riqualificazione urbanistica,
economica e viabilistica realizzati nel corso dell’ultimo
mezzo secolo, il Presidente
della Repubblica, il 16 gennaio 2004 ha conferito a Novate Milanese, su istanza dell’Amministrazione Comunale
in carica, il titolo onorifico
di Città.
(Fonti: 8; 10; 12; 15; 20;
23; 32; 38; 39; 48; 50;
52; 59; 60; 62; 63)
Passeggiando per Novate
1
La Stazione
Piazza Giovanni Testori
■ Stazione Ferrovie Nord - ingresso. Rif. 5
Il primo treno a vapore passa
da Novate il 22 marzo 1879,
giorno in cui le Ferrovie Nord
inaugurano la tratta ferroviaria Milano/Saronno.
Da allora la stazione, meta
assidua di gran parte dei
novatesi e crocevia di innumerevoli storie, è stata teatro
delle vicissitudini della città
e dei suoi abitanti: tra essi
Giovanni Testori.
■ Stazione di Novate Milanese (1939). Rif. 6
19
Infatti, dal suo quotidiano
incontro con i pendolari delle
“Nord”, lo scrittore ha tratto
ispirazione per creare alcune
tra le sue opere più famose.
“Abitando in un paese appena
fuori Milano, uso servirmi, pei miei
quotidiani spostamenti, delle Ferrovie Nord; greve eppur cara dimestichezza che dura dai lontani
tempi della scuola e durerà, spero,
fino alla conclusione stessa della
vita. Chi li abbia frequentati sa
che quei treni, grigi e malandati,
risultano quasi sempre disagevoli, tanto son colmi di viaggiatori:
pendolari del lavoro, dell’impiego,
dello studio, e, insomma, nei modi
più diversi, della fatica...”
[da “Corriere della Sera”
5 febbraio 1978]
20
2
A testimonianza del legame
simbolico che univa il grande autore ed artista novatese
a questi luoghi, nel 1998, ovvero nel quinto anniversario
della sua scomparsa, l’Amministrazione Comunale gli
intitola la piazza antistante la
ferrovia e colloca una lapide
a sua memoria all’ingresso
della nuova stazione.
Il nuovo edificio, che ha sostituito la “storica” stazione
di Novate (chiusa nella notte
tra il 31 marzo ed il primo
aprile 1990 e nei giorni successivi demolita), accoglie
così il tributo di Novate al suo
più noto “pendolare”.
(Fonti: 11; 13; 23; 24; 47; 59)
Chiesa Sacra Famiglia
Via Resistenza
■ Chiesa Sacra Famiglia. Rif. 7
Risale al 1954 la donazione
di un appezzamento di terreno di oltre cinquemila metri
quadri da parte della sig.ra
Teresa Picozzi-Catilina per
la costruzione di una chiesa
sussidiaria per soddisfare le
necessità degli abitanti del
popoloso rione situato tra
Novate e Baranzate.
Il 4 luglio 1959 viene benedetta la nuova chiesa dedicata
alla Sacra Famiglia realizzata
dalla ditta Corsi di Novate su
progetto dell’architetto don
Enrico Villa.
Due anni dopo, l’8 gennaio
1961, viene eretta canoni-
camente la parrocchia della
Sacra Famiglia ed l’1 ottobre
il parroco, don Mansueto
Messa, entra solennemente
a servizio della comunità.
Il 15 maggio 1966 viene inaugurata la grotta della Madonna di Lourdes nel piazzale
antistante la chiesa, nel 1971
il nuovo Centro parrocchiale
e nel 1982 i campi di basket e
pallavolo costruiti con il contributo dell’intera comunità
parrocchiale.
Guida alla Chiesa
Nella nicchia centrale, dietro
al piccolo altare in marmo, è
posto un affresco raffigurante
la Famiglia di Nazareth con
ai lati due angeli, dalle figure nitide e dolci. Al di sopra
delle porte che accedono alla
sacrestia spiccano altri due
piccoli affreschi raffiguranti
la Sacra Famiglia in diversi
atteggiamenti.
Arricchisce il patrimonio artistico della chiesa una serie di
■ “La Creazione del Mondo”. Rif. 7
otto tele raffiguranti i racconti
dell’Antico e del Nuovo Testamento realizzate dal pittore
novatese Cesare Rovagnati
su commissione di don Ambrogio Giudici nel corso degli
anni Novanta.
La narrazione parte da “La
Creazione del Mondo”, posto
sulla parete sinistra della chiesa vicino all’altare e sviluppa
- nei primi quattro quadri
- i principali temi dell’Antico
Testamento con tratti che
ricordano la pittura naïf e che,
nell’intenzione dell’autore, intendono creare un’atmosfera
quasi fiabesca nel rappresentare questi antichi testi.
La seconda tela, “La Negatività”, illustra la cacciata dal
Paradiso Terrestre, il Diluvio
Universale e la Torre di Babele.
La presenza di un arcobaleno rappresenta, tuttavia, la
speranza e idealmente congiunge il terzo quadro: “Dio
chiama Abramo”.
Questa tela raffigura la mani-
21
■ “Il Battesimo di Gesù”. Rif. 7
22
festazione di Dio ad Abramo,
il sacrificio di Isacco e il sogno
di Giacobbe. Tema del quarto quadro è “Mosè”: la fuga
dall’Egitto, la consegna delle
Tavole della Legge e l’arrivo
in Terra Promessa, dove non
entrerà mai.
Sulla parete laterale destra
della chiesa, vicino alle porte
d’ingresso, il primo quadro
del ciclo relativo al Nuovo
Testamento: “Il Battesimo
di Gesù”.
La colomba in volo congiunge la natività al battesimo di
Cristo e si trasforma da uccel-
Cesare Rovagnati
Nato a Mariano Comense nel
1944, ha frequentato la Scuola
serale degli Artefici di Brera ed è
stato premiato dalla stessa con
Medaglia d’argento.
Espone dal 1966 e da allora ha
riscosso consensi e riconoscimenti unanimi.
Molte sue opere fanno parte di
collezioni civiche e private in
Italia e all’estero. Risiede e lavora
a Novate Milanese.
lo ad angelo quando sorvola
l’immagine delle tentazioni.
Il fiume Giordano diventa
lago di Tiberiade quando il
racconto prosegue e illustra
la chiamata degli Apostoli.
“Le Beatitudini” è il titolo del
quadro successivo. Il Monte
occupa la parte centrale del
dipinto e due mani che si
aprono dal cielo soprastante
indicano a sinistra “il Seminatore” ed il “Buon Samaritano” e a destra i miracoli
di Gesù.
Nella tela successiva è illustrata “L’Ultima Cena” con
la mensa rappresentata al
centro del dipinto tra la raffigurazione dell’entrata in
Gerusalemme e l’immagine
del bacio di Giuda con la
cattura di Cristo.
L’ultimo quadro, che chiude
il cerchio del racconto è collocato di nuovo vicino all’altare, rappresenta“La Morte e
la Resurrezione di Cristo”, con
la significativa immagine di
un cielo oscuro e minaccioso
sulla scena che raffigura la
Crocifissione che si lacera e
si apre alla luce nell’illustrare,
sulla sinistra, la Resurrezione.
È opera dello stesso autore
anche il quadro realizzato
nel 1989 con colori a olio su
legno posto sopra il battistero che illustra, con cinque
tavole unite a comporre una
croce, l’Ultima Cena e la Re-
surrezione.
Secondo alcune testimonianze risale al 1960 l’artistica
“Via Crucis” in terracotta collocata sui muri laterali della
chiesa mentre il crocifisso in
legno posto vicino alla porta
d’ingresso è stato realizzato
dagli artigiani del Trentino
Alto Adige.
(Fonti: 1; 6; 40; 51)
All’interno della chiesa, sopra
il portale, è esposto il bozzetto
che Padre Ambrogio Fumagalli
ha preparato per la realizzazione
del mosaico raffigurante il “Volto
di Cristo” attualmente collocato
sulla cappella del Cimitero Monumentale di Novate.
23
■ “Volto di Cristo” - bozzetto.
Rif. 5
■ Mosaico - cappella del Cimitero Monumentale di Novate. Rif. 5
3
Il “Grande Giocatore”
Via Vittorio Veneto, 18
24
■ Il “Grande Giocatore”. Rif. 4
Il monumento in bronzo realizzato nel 1980 fa parte del
gruppo intitolato “I Giocatori di Bocce” all’interno del
quale rappresenta il gesto
tipico di chi guida i compagni
nella “giocata” e testimonia
significativamente l’opera di
Gianfranco Lamon, uno dei
maggiori scultori lombardi
del Novecento. È attualmente posto davanti al Municipio,
di fronte alla sede della Banca
Popolare di Milano che lo
donò alla città. Il “Grande
Giocatore”(1981), nelle parole dello stesso Lamon:
ha un gesto d’intesa imperiosa, appare solitario, ma non lo
è, interloquisce, manda un messaggio a qualcuno, racconta
qualcosa. Si sente confuso nella
sua parte di umile protagonista
e cerca di affermare sé stesso,
ma, visto da fuori, ironicamente,
è un perdente, perché rimane
pur sempre imprigionato nelle
contraddizioni del vivere.
Con il suo gesto duro, risoluto,
occupa lo spazio con solida
Gianfranco Lamon
Gianfranco Lamon è nato a Noale
(VE) nel 1934 ma ha vissuto la
sua infanzia ed ha iniziato la sua
attività in Brianza.
Ha frequentato la Scuola d’Arte
del Castello Sforzesco di Milano e
i corsi dell’Accademia di Brera.
Dagli anni Sessanta ha cominciato a presentare le sue opere,
prevalentemente in bronzo, in
mostre personali e collettive; significativa, per il nostro territorio
èquella realizzata nel 1981 presso la Sala Consiliare del Municipio
ha riscosso notevole successo di
pubblico e di critica.
Dai primi anni Settanta ha aperto
un nuovo discorso con la terracotta colorata ma è ritornato al
bronzo nelle grandi sculture per
spazi pubblici alla cui realizzazione si è dedicato soprattutto dagli
anni Novanta.
Destinatario di diverse visite di
Giovanni Testori nel suo studio,
è segnalato da Mario De Micheli
ne “La Scultura del Novecento”
delle edizioni Utet (1981):
“Lamon ha scelto di operare
nel mondo del quotidiano: un
mondo che gli appartiene. Non
c’è mito nei suoi personaggi, non
c’è amplificazione romantica. I
giocatori di bocce, il burattinaio,
l’operaio, la ragazza che cammina: questi sono i suoi soggetti più
presenza, ma la sottolineatura
dei dettagli rivela, al di là dell’elemento plastico, le trappole
restrittive che non gli permettono di liberarsi dalla quotidiana
fatica e dalla condanna a recitare l’eterno racconto della vita,
delle sue frustrazioni e contraddizioni, delle sue dolcezze ed
illusioni.
(Fonti: 14; 19)
frequenti. [...]
Compatta è la struttura delle sue
immagini e solidamente sicura la
loro enunciazione, che sceglie il
gesto col massimo senso dell’evidenza, sottolinea un dettaglio
come elemento emergente di una
definizione globale e interpreta
una piega, un risvolto, la fibbia di
un indumento quale motivo plastico e sociologico a un tempo”.
25
■ Gianfranco Lamon. Rif. 8
4
Monumento ai Caduti
Via Vittorio Veneto, 18
la parte più consistente e significativa dell’opera, è stato
realizzato dalla ditta Cubro
di Novate - una delle fonderie artistiche più preparate e
quotate d’Italia - mentre sia il
mosaico che riveste la vasca, sia
la bella vetrata/quadro posta al
centro della fusione in bronzo,
sonolavorieseguiticongrande
maestria dalla Novamosaici di
Bollate.
■ Monumento ai Caduti. Rif. 7
26
Il Monumento ai Caduti, posto
nel piccolo parco antistante
il palazzo municipale, è stato
realizzato da Padre Ambrogio
Fumagalli ed è stato inaugurato il 3 dicembre 1989. L’opera,
in bronzo, mosaico e vetro è
collocata su tre basamenti che
poggiano all’interno di una
vasca dal fondo in mosaico.
Il monumento, alto cinque
metri, è formato dalla statua
bronzea di un uomo, accasciato su un parallelepipedo.
Pur sorpreso dal sonno della
morte, come indicano le tetre
aste incrociate che svettano
sul retro, egli vive nella pace
della resurrezione significata
dall’intensa, variegata luminosità della vetrata. Il lavoro
in bronzo, che rappresenta
“Questo monumento vuole essereunatestimonianzaedundoveroso riconoscimento in ricordo dei
nostri Caduti e riteniamo che, con la
sua presenza, possa tenere deste le
coscienzedellegenerazionipresenti
efutureaffinchéabbianoadoperare in modo da evitare il ripetersi di
simili ed inutili tragedie”
[da una lettera del Consiglio
Direttivo dell’Associazione
Nazionale delle Famiglie Caduti e
Dispersi in guerra]
(Fonti : 7; 23)
■ Monumento ai Caduti. Rif. 7
5
Monumento del ciclo
“I Racconti della Sera”
Via Vittorio Veneto, 23
■ Monumento del ciclo “I Racconti
della Sera” - particolare. Rif. 5
Collocata nel giardino interno
del complesso residenziale
“Le Filande” , questa scultura commissionata dal Presidente
della cooperativa costruttrice
Urbanistica Nuova e realizzata
nel 2003 - fa parte del ciclo “I
Racconti della Sera”, sviluppato da Gianfranco Lamon
negli ultimi anni e costituisce
un’ulteriore testimonianza
sul territorio dell’opera dello
scultore. Ne “I Racconti della
Sera” vivono personaggi vari:
uomini, bambini, donne, che
si riunivano la sera in gruppo
dopo una faticosa giornata di
lavoro - nei cortili d’estate, nelle case o nelle stalle d’inverno
- a raccontare vicende di vita
vissuta arricchite sempre di
spunti di straordinarietà o storie di assoluta invenzione.
Lo scopo era quello di tramandare esperienze, di rivivere
insieme momenti importanti
della vita della comunità, di comunicare sensazioni.Tutto ciò
sarebbe rimasto nella vita dei
giovani e dei bambini presenti.
La scelta di porre una scultura che appartiene al gruppo
de “I Racconti della Sera” in
questo nucleo abitativo, sorto
nei luoghi dove anticamente si ergeva lo stabilimento
della Cucirini - in origine una
filanda - è così sintetizzata
dall’artista:
“un modo per ricordare la fatica
delle donne - che in maggioranza vi lavoravano - e, soprattutto,
l’abitudine di raccogliersi la sera in
gruppo attorno ad una narratrice
che favoleggiava, aiutandosi col
gesto, storie di vita o fantastiche
che rallegravano - e a volte spaventavano - grandi e piccini. Era
una vita, erano abitudini, tutte
diverse rispetto a quelle di oggi,
connotate da maggiori sacrifici e
spesso da miseria, perciòimomenti
dello stare insieme erano considerati preziosi. Anche l’architettura
qui ha rispettato il ricordo, perché
sono convinto che una città debba
cambiare ed evolversi, ma che sia
bello e positivo che non cancelli
del tutto il proprio passato e che
qualche traccia, qualche testimonianza di esso debba rimanere ed
entrare nel cuore di chi viene ad
abitarvi - magari da lontano - e
dei giovani che quel passato non
hanno vissuto”.
(Fonti : 28; 59)
27
6
Chiesa S. Carlo Borromeo
Via Stelvio, 41 - Via Gran Paradiso, 2
■ Chiesa S. Carlo Borromeo. Rif. 7
28
Nasce nel quartiere nord di
Novate ed è la chiesa “testoriana” per eccellenza: frequentata ed amata dal noto
■ “Salita al Calvario”. Rif. 9
artista per il suo carattere
periferico ma spontaneo,
ospita un ciclo di opere sulla vita di Cristo che Testori
■ Chiesa S. Carlo Borromeo - vetrata centrale. Rif. 5
stesso aveva fatto dipingere
ad un artista giapponese di
straordinario talento.
La prima “cappellina” dedicata a S. Carlo Borromeo
viene aperta l’8 dicembre
1965 all’interno di un locale
concesso in uso gratuito dalla
Cooperativa Casa Nostra, nel
complesso residenziale di Via
Andrea Costa 34.
Qui sono ospitate le celebrazioni fino al Natale 1978,
quando viene completata
la costruzione di una nuova palazzina con abitazione
del sacerdote e cappella ed
oratorio provvisori in attesa
della realizzazione, su terreno
donato agli inizi degli anni
Sessanta da Ernesta Venino,
del nuovo centro religioso
completo.
Il 15 agosto 1982 viene costituita la parrocchia di S. Carlo
Borromeo e dieci anni dopo,
all’inizio del 1992, vengono
avviati i lavori per la costruzione della nuova chiesa. Il
3 settembre 1994 viene celebrata la prima messa nella
nuova chiesa; il 4 novembre,
festa di S. Carlo, ha luogo
l’inaugurazione ufficiale ed
il 28 settembre di due anni
dopo, il cardinal Martini dedica la nuova chiesa a Dio e
a S. Carlo Borromeo.
Guida alla chiesa
La chiesa è stata progettata
dall’architetto Angelo Galesio, un personaggio che
ha segnato nel profondo la
fisionomia di Novate in quarant’anni di attività.
Il modello ispiratore è quello
della “capanna”, di forte richiamo simbolico e storico.
Nell’insieme la chiesa, costruita in cemento armato ed
in mattoni a vista sia internamente che esternamente, ha
una superficie di 1058 metri
quadrati - comprese la sagrestia e la cappella laterale - e
le campate hanno un’altezza
variabile dai 7 metri della
29
30
prima ai 16 della cuspide
sopra l’altare.
I bassorilievi con la vita di S.
Carlo Borromeo posti sulla
parete d’ingresso della chiesa
sono dello scultore Sergio
Quagliotti. La scritta “Humilitas”, scandita sugli stessi, era
il motto del Santo.
Sulle porte d’ingresso otto litografie con quattro soggetti
indicano la Nuova Gerusalemme. La navata è unica,
ad accrescere il senso dell’accoglienza, dell’abbraccio.
La bellissima vetrata che si
apre nella parete di fondo
della chiesa e che colpisce
subito l’occhio di chi entra,
è opera dell’artista trentino
Glauco Baruzzi. Costruzione
affascinante e complessa, è
esposta ad oriente ed invita a
rivolgere la preghiera a Cristo
“Sole che sorge”.
Il pittore ha reso l’effetto di
una presenza che irrompe
nella chiesa con il movimento vorticoso della luce e dei
colori.
Il grande crocifisso in noce
è dello scultore Giuseppe
Mariani di Lazzate e vuole
rappresentare Cristo in croce
e Cristo risorgente, secondo la teologia antica della
Croce.
Altare, pulpito e battistero
sono tre giganteschi blocchi
di granito, scelti direttamente
alla cava in Val d’Ossola a Baveno. Dello stesso materiale
sono il tabernacolo, lo schienale della sedia presidenziale
■ “Crocifissione”. Rif. 9
e le tre acquasantiere.
Il quadro di S. Carlo Borromeo
sulla parete dietro l’altare
è dell’artista Gabriella Biffi,
mentre la statua in legno
della“Madonna con il Bambino” nella cappellina a fianco
dell’altare è stata realizzata
dalla Scuola Beato Angelico
di Milano.
Grazie all’interessamento del
vicario episcopale monsignor
Monticelli e del prevosto
di Busto Arsizio monsignor
Claudio Livetti, una pregevole Via Crucis realizzata con
la tecnica dell’acquarello dal
pittore Natale Dentani di
Busto Arsizio arricchisce le
pareti della chiesa.
Le sei formelle in bronzo con
la Croce e i nomi degli Apostoli sono opera di Sergio
Battarola. Le prime quattro
portano anche i simboli degli
Evangelisti.
Sulla finestra di destra della
chiesa, il lato che dà sulla strada, sono raffigurati i simboli
della storia cristiana.
Adornano la controfacciata e
la cappella laterale le opere
del grande pittore giapponese scoperto da Giovanni
Testori: Kei Mitsuuchi. L’artista novatese lo conobbe nel
1981 a Parigi, in occasione di
una mostra. Restò folgorato
dalla forza e dalla bellezza dei
suoi quadri e gli propose di
realizzare un ciclo di opere
sulla vita di Cristo. Nacque
così una grande mostra che si
tenne alla chiesa di S. Carlo al
Corso di Milano nel 1985.
Testori aveva sempre desiderato che alcuni quadri di
Mitsuuchi finissero in una
chiesa.
“Uno dei miei sogni è che sorga
una chiesa da adornare con opere
6
d’arte moderna. Io non avrei
alcuna difficoltà a donare tutte
quelle che ho: ad esempio, un ciclo
di crocifissioni di Kei Mitsuuchi,
giapponese.
Pensa all’effetto di una cappella
o di un’intera navata tutta piena
di queste crocifissioni, con questo
Cristo giapponese.”
[dal sito dell’Associazione
Giovanni Testori]
Il suo sogno si è avverato:
dopo la morte di Testori, grazie alla generosità di Alain
Toubas, sono state date in
deposito alla nuova chiesa
di S. Carlo Borromeo quattro
tele del pittore giapponese
appartenute allo scrittore
(“Crocifissione”, “Salita al Calvario” , “Deposizione”, “Cristo
deposto”).
(Fonti : 23; 41; 53)
Organo “Gaspare Chiesa”
Chiesa S. Carlo Borromeo
È visibile dall’ingresso della
chiesa l’imponente e prezioso
organo collocato su un piano
rialzato posto dietro l’altare. Il suo acquisto è stato un
evento di grande importanza,
così come l’accurato restauro
che ha permesso a questo
strumento (unico esemplare
superstite in Italia) di tornare a
suonare. La sua è stata una vita
rocambolesca: viene costruito
nel 1828 da Gaspare Chiesa per la chiesa parrocchiale
di S. Pietro in Castelveccana
(VA). Sostituito da un altro
■ L’organo “Gaspare Chiesa”. Rif. 5
31
manufatto, viene poi smontato e collocato nelle cantine
della canonica e lì rimane
fino a quando viene notato
da un nostro concittadino
e - in seguito all’acquisto da
parte dell’Amministrazione
Comunale - viene portato a
Novate.
Su proposta di un comitato
composto da alcuni musicisti
7
ed artisti novatesi e da personalità dell’arte organaria,
l’Amministrazione Comunale
incarica la Bottega Organara
Carlo Capra di Rosate di procedere al restauro a conclusione
del quale l’organo è inserito in
importanti appuntamenti e
rassegne concertistiche della
Provincia.
(Fonti : 3; 35; 62)
Parco Carlo Ghezzi
Via Manzoni
32
■ Scorcio del parco. Rif. 7
È stato intitolato a Carlo
Ghezzi - con una cerimonia
ufficiale svoltasi il primo maggio 1996 - il parco compreso
tra via Manzoni, via De Amicis
e via Cascina del Sole.
All’interno dello stesso è collocato il cippo commemorativo progettato dall’architetto
Lorenzo Noè nel 1995.
Nato a Novate il 5 settem-
bre 1911, Carlo Ghezzi - antifascista e partigiano - è il
Sindaco della Liberazione,
rimasto in carica dalla Giunta provvisoria del 26 aprile
1945 fino al 1964. Dirigente
del movimento cooperativo,
è stato protagonista - quale direttore - dello sviluppo
della Cooperativa di Consumo La Previdente e, per un
breve periodo, presidente
della Cooperativa Edilizia La
Benefica.
Il 23 dicembre 1975 gli viene conferita presso la Sala
Consiliare della Provincia,
in occasione della “Giornata
della Riconoscenza”, la medaglia d’oro per importanti
meriti in campo sociale. Viene
a mancare, nella sua Novate,
il 16 aprile 1986.
(Fonti : 23; 31; 38)
7
■ Carlo Ghezzi, a destra nella foto,
con un amico. Rif. 4
Torre dell’acquedotto
Parco Carlo Ghezzi
Nell’attraversare il parco è
possibile fermarsi ad osservare la struttura architettonica
esterna della Torre dell’acquedotto. Risale al 30 agosto 1933 il progetto per la
costruzione dell’acquedotto
con serbatoio e Torre Littoria,
ideato dall’ingegnere Emilio
Noè e realizzato dall’Impresa
Eugenio Carini su appalto del
Consorzio per l’Acqua Potabile ai Comuni della Provincia
di Milano, cui anche Novate
aderisce. Fino a quegli anni,
infatti, i cittadini attingono
l’acqua per uso alimentare
da pozzi situati nei cortili
degli abitati che utilizzano
la prima falda acquifera del
sottosuolo, soggetta a gravi
inquinamenti dovuti a infiltrazioni superficiali.
Come località per la perforazione del pozzo, per l’installazione dell’impianto di solle-
33
■ Torre dell’acquedotto. Rif. 7
vamento e per la costruzione
del serbatoio, viene scelto il
cortile retrostante alle scuole
comunali di via Manzoni, più
a monte dell’abitato e più
lontano possibile dal torrente
Garbogera, inquinato da scarichi industriali.
Invece di adottare il solito
tipo di serbatoio sostenuto
da pilastrate, si preferisce il
tipo a Torre Littoria con la
quale poter ricavare dalla
stessa struttura vari locali da
adibirsi ad usi diversi, come
sale da riunione, magazzini, ecc. All’inizio degli anni
Cinquanta, a causa dell’incremento demografico e
dell’aumentato fabbisogno
dovuto alla diffusione dei
moderni servizi igienici, i
maggiori consumi giornalieri,
8
34
arrivati a valori molto elevati
rispetto a quelli del passato,
comportano la necessità di
potenziare l’acquedotto con
la costruzione di un nuovo
pozzo, ubicato nello stesso
cortile delle scuole, discosto
una cinquantina di metri dal
primo. Diversi interventi sulla
rete idrica e le sue strutture
si succedono nel corso del
tempo, tra cui alcuni di manutenzione realizzati nel 1982
sulla Torre dell’acquedotto
allo scopo di renderla agibile
ed utilizzabile per attività
sociali.
(Fonti : 62)
Stemma Visconteo
Via Madonnina, 13
A testimonianza del dominio visconteo a Novate può
osservarsi ancora oggi lo
stemma riprodotto sul portale della cosiddetta “Casa
Visconti”, in via Madonnina.
“Inquartato: nel 1° e 4°: d’oro,
all’aquila di nero coronata del
campo; nel 2° e nel 3°: d’argento al biscione visconteo”.
Questo era infatti lo stemma
che la famiglia dei Visconti,
duchi di Milano, potè utilizzare dal 30 marzo 1397, data
in cui venne autorizzata da
Venceslao, ad “inquartare”
la sua arma famigliare (il “biscione”) con quella dell’Impero (l’”aquila”).
Si perde nei secoli, tra leggenda e realtà, la diceria che,
■ Stemma Visconteo. Rif. 10
proprio a questa costruzione,
arrivi uno dei tanti cunicoli segreti che “sbucavano”
fuori dalle mura di Milano
partendo dal Castello di Porta Giovia (l’attuale Castello
Sforzesco, allora residenza
dei Visconti).
Questa fitta rete di passaggi
segreti, della quale ancor
9
oggi non si conosce una
mappa precisa, serviva come
“uscita di emergenza” per
gli abitanti del Castello in
caso di assedio o di attacco
improvviso.
(Fonti : 10; 11)
Chiesa SS. Gervaso e Protaso
e “Natività della Vergine”
di Camillo Procaccini
Piazza della Chiesa, 12
La più antica testimonianza
dell’esistenza della chiesa
di S. Protaso di Novate, è
contenuta in un antico atto
di compravendita di terreni
che risale al 1042, ma probabilmente essa esisteva
molto tempo prima.
La struttura architettonica
originaria aveva un aspetto molto diverso da quello
attuale: un documento cinquecentesco contiene la
riproduzione della pianta
della chiesa e del territorio
a questa limitrofo, così come
si presentava nei primi anni
del XVI secolo.
La pianta era quadrata, di dimensioni molto ridotte (nel
1574 gli abitanti di Novate
erano esattamente 729) e la
chiesa era orientata come
quella attuale.
Sul lato di fronte a quello
dell’ingresso vi erano due
cappelle semicircolari, l’una
accanto all’altra, che occupavano l’intera parete (quel-
■ Chiesa SS. Gervaso e Protaso.
Rif. 5
la di sinistra - rispetto a chi
entrava in chiesa - conteneva l’altare maggiore, quella
di destra era dedicata alla
Vergine Maria); le entrate
erano tre: una principale sul
fondo della chiesa e due più
piccole sul lato destro dalle
quali entravano separatamente uomini e donne.
Il battistero - come oggi occupava l’angolo sinistro
della chiesa, il campanile
- separato dalla struttura
principale - era situato, invece, a circa due metri a destra
del lato sud, all’altezza delle
due cappelle affiancate.
Accanto all’edificio vi era
il cimitero largo circa 7,5
■ Pianta della primitiva chiesa
parrocchiale (prima metà del 1500).
Rif. 11
metri.
Al di là del cimitero, si ergeva, in quel tempo, l’antica
chiesa di S. Dionigi, larga
circa 7 metri.
Il luogo più probabile in cui
un tempo era situata questa
prima antica struttura, può
essere individuato sull’area
dell’attuale oratorio di S. Giuseppe.
Per conoscere le successive
e più importanti trasformazioni avvenute nel corso dei
secoli, possiamo avvalerci
delle descrizioni dell’edificio
contenute nelle relazioni
delle numerose visite pastorali che, nel tempo, si
sono susseguite nella parrocchia.
In breve sintesi, la chiesa
parrocchiale - nella sua struttura - ha subito nei secoli tre
radicali trasformazioni: la
prima tra il 1585 ed il 1592
quando, dietro indicazione
di S. Carlo Borromeo, sul
terreno dell’antica chiesa di
S. Dionigi venne realizzato
l’ampliamento della chiesa
principale.
La seconda nel 1620 con una
importante ristrutturazione
ed estensione delle dimensioni della chiesa preesistente e la terza tra il 1931
ed il 1941 quando, a seguito
del notevole aumento della popolazione novatese, il
parroco di allora, don Arturo
Galbiati, decise di affidare la
progettazione di una nuova
chiesa parrocchiale all’ar-
chitetto Ugo Zanchetta di
Milano. Il 21 settembre 1941
l’arcivescovo di Milano, cardinale Schuster, benediceva
e consacrava solennemente
la nuova chiesa.
Ulteriori modifiche ebbero
luogo nel 1950 con la realizzazione di una rilevante
elevazione del campanile
della chiesa, nel 1953 con
l’acquisizione di un nuovo
concerto di cinque campane ed infine nei primi
anni Novanta, con la totale
tinteggiatura interna e, in
alcune parti, affrescatura
dell’edificio.
Guida alla chiesa
La chiesa attuale ha la forma
di una croce latina, a tre
navate, realizzate da una
serie di colonne binate in
marmo di Giaveno; ha un
vasto transetto terminante
in due cappelle laterali; una
vasta abside affiancata da
due piccole cappelle laterali, due ampi vani adibiti
uno a sagrestia ed uno a
penitenzieria; una vasta
cripta sottostante la parte
anteriore della chiesa ed un
elevato campanile di circa
50 metri d’altezza.
Nella parete di sinistra della chiesa una piccola porta,
quasi nascosta, dà accesso
all’antico oratorio di S. Giuseppe. Eretto qualche anno
prima del 1741 a spese dell’abate Giuseppe Rancati, canonico della basilica
dei SS. Apostoli di Milano,
consiste in un locale di forma rettangolare - il cui lato
maggiore aderisce al lato
sinistro della chiesa - che
è stato costruito proprio
sull’area in cui un tempo
sorgeva la primitiva chiesa
di S. Protaso.
Sul lato destro si trova un
antico altare con un paliotto
lavorato in scagliola contenente la raffigurazione di S.
Giuseppe.
Due lapidi sono visibili all’interno dell’oratorio: una
dedicata a Carlo Villa, nobile residente a Milano, due
volte Podestà di Milano,
proprietario di diverse terre
a Novate, che aveva contribuito nel 1830 a sostenere
le spese di ampliamento
della chiesa parrocchiale.
L’altra datata 1895, dal cui
SS. Gervaso
e Protaso
Ma chi erano Gervaso e Protaso?
La storia della Chiesa ci dice che
i due erano figli di un militare
romano convertitosi al Cristianesimo. I due fratelli preferirono
morire martirizzati per volere
del Conte Astasio (condottiero
nella campagna contro i Barbari)
piuttosto che sconfessare Gesù
adorando gli dèi come lui gli
imponeva.
S. Ambrogio scoprì i loro resti
nel 386 d.C. e li santificò come i
primi martiri milanesi. Da allora
si festeggiano i due santi il 19
giugno, giorno della scoperta
ed anche Festa Patronale di
Novate.
37
“Natività
della Vergine” di
Camillo Procaccini
La tela rappresenta la Natività di
Maria Vergine e risulta composta da tre diversi piani. Il primo
piano è quello costituito dalla
Vergine, appena nata, in grembo
ad una giovane nutrice [figura
invece identificata - nella tradizione popolare - con quella di
S. Anna, madre della Madonna],
attorniata da altre cinque figure
femminili e da due bambini.
La bambina alla sinistra della giovane donna ha lo sguardo direttamente rivolto a chi osserva la
tela, quasi invitasse lo spettatore
a partecipare all’avvenimento;
il secondo piano, in alto e sulla
destra del quadro, rappresenta
38
■ “Natività della Vergine”. Rif. 4
S. Anna - madre della Vergine
- a letto, attorniata da altre tre
figure tra cui S. Gioacchino; il
terzo piano, infine, nella parte
alta e centrale del dipinto, è
costituito da quattro angioletti
che si affacciano ad osservare la
scena, segno della partecipazione divina all’evento.
Per quanto riguarda l’autore
di questo dipinto, non esistono dubbi in proposito. Infatti,
un’iscrizione latina, posta sul
bordo di un bacile colmo d’acqua, nella parte inferiore destra
della tela, dice testualmente:
CAMIL.PROCAC. P. 1618; ossia:
Camillo Procaccini lo dipinse nel
1618 - probabilmente su commissione della Confraternita di
Novate intitolata proprio alla
Natività della Vergine Maria.
testo si desume che l’antico
oratorio istituito dall’abate
Rancati era andato in rovina
e il parroco Francesco Bianchi, con l’aiuto dei fedeli, lo
aveva ricostruito un secolo
e mezzo più tardi.
Proseguendo lungo la navata si accede alla cappella
laterale di sinistra, oggi dedicata alla Madonna del SS.
Rosario, dove trova posto
lo splendido dipinto della
“Natività della Vergine” di
Camillo Procaccini.
La cappella laterale sinistra
del presbiterio è dedicata al
Cocifisso, quella di destra ai
SS. Gervaso e Protaso titolari
della nostra chiesa parrocchiale.
In penitenzieria sono collocate alcune tele di prestigio
tra le quali“S. Antonio Abate”
opera del 1691 del pittore
Carlo Brusca.
La cappella laterale di destra
della chiesa, dedicata al Sacro Cuore, ospita altre due
importanti opere d’arte: la
“Crocifissione” e la “Resurrezione”, dipinte da Padre Ambrogio Fumagalli nel 1991;
nel dipinto posto sul lato
sinistro della cappella una
figura della Vergine ai piedi
della Croce, sul lato destro,
invece, la maestosa immagine del Redentore risorto
con le dormienti figure degli
armigeri che custodiscono il
sepolcro.
Un’armonia di colori che dà
risalto ai grandi temi della
Crocifissione e della Resurrezione. Il pregevole altare
di questa cappella era originariamente posto all’interno
dell’antica chiesa di S. Vito
Camillo
Procaccini
Due parole su questo famoso
artista del “tardo manierismo”
italiano: Camillo Procaccini nasce a Bologna tra il 1558 ed il
1561 da una famiglia di pittori
affermati: il padre Ercole “il
Vecchio”, i fratelli Giulio Cesare e Carlo Antonio, il nipote
Ercole “Il Giovane” e la talvolta
menzionata sorella Ippolita,
una delle poche donne artiste
citate dell’epoca.
Camillo è il più “accademico”
dei Procaccini, il suo stile è
classico, perfezionista e la sua
pittura ricca di minuziosi particolari, come appare evidente
nel grande quadro.
Numerose e splendide le sue
opere che possiamo ammirare
a Bologna, Reggio Emilia, Pavia,
Parma, Ravenna, Genova, Sondrio, Piacenza, Rho, Saronno e
Milano; qui, in particolare, i numerosi affreschi della chiesa di
S. Angelo, le quattro grandiose
tele per gli organi del Duomo,
la “Disputa tra i Santi Ambrogio e Agostino” nella chiesa di
S. Marco e molte altre; opera
sua è anche la decorazione
della Villa Visconti Borromeo
di Lainate.
L’opera del Procaccini e il quadro esposto nella nostra chiesa
sono più dettagliatamente descritti nel volume “Procaccini e
la Natività della Vergine a Novate” di Alessandra Lancini, consultabile presso la Biblioteca
Comunale, cui rimandiamo per
ulteriori approfondimenti.
39
di papa Leone XIII risalente
al 1894 custodito nella sacrestia, una tela raffigurante
Gesù crocifisso risalente alla
fine del Seicento e molti altri
ancora.
Una loro completa e minuziosa descrizione è contenuta nella “Guida storica della
Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Novate Milanese” del
noto storico locale dottor
Lorenzo Caratti di Valfrei.
A questo volume, da cui è
stata tratta la quasi totalità
dei testi di questo articolo,
rimandiamo i visitatori interessati a conoscere le singole
opere nel dettaglio.
(Fonti : 7; 9; 11; 17; 29)
40
■ “Resurrezione” (1991). Rif. 4
al Pasquirolo di Milano. Rimosso il 5 gennaio 1938 ed
opportunamente modificato su progetto dell’architetto
Ugo Zanchetta per adattarsi
alla nuova collocazione, viene inaugurato nel successivo
mese di agosto.
Numerosi altri sono gli elementi storico-artistici che
arricchiscono gli interni della
chiesa parrocchiale tra cui
la Via Crucis realizzata con
dei bassorilievi in rame dal
professor Nicola Sebastio di
Milano intorno agli anni Sessanta, un antico documento
■ “Crocifissione” (1991). Rif 4
10
Lastra in pietra
nel cortile “Tri Basei”
Via Matteotti, 10
■ Lastra in pietra in via Matteotti, 10. Rif. 4
Reperto archeologico di notevole interesse storico è una
lastra del selciato che ricopre
parte del cortile interno della
costruzione posta al numero
10 di Via Matteotti detto “Tri
Basei”(tre scalini). Purtroppo
l’usura del tempo non ha reso
possibile una precisa interpretazione del testo che solo
in parte è ancora visibile su
questa lastra di pietra; tutta11
via, con una certa probabilità
- sia per la forma dei caratteri
incisi che per i pochi elementi
che è stato possibile ricavare
- questa lastra sembra possa
ritenersi parte di un’antica lapide sepolcrale, della fine del
XII o dell’inizio del XIII secolo,
che forse un tempo esisteva
nella chiesa parrocchiale di
Novate.
(Fonti : 10; 11)
Villa Venino
Largo Padre Ambrogio Fumagalli, 5
Villa Venino e il suo parco
costituiscono un complesso
tra i più apprezzati di Novate, anche per la posizione
“strategica”. La villa, di probabile origine seicentesca,
deve il suo nome alla famiglia Venini - la cui denominazione sarà modificata in
Venino con una sentenza
datata 1877 - che entra in
possesso della residenza
41
■ Villa Venino. Rif. 7
42
all’inizio dell’Ottocento succedendo alla famiglia Villa,
indicata come detentrice
dello stabile nel primo vero
e proprio catasto della nostra città, il catasto del 1722.
La struttura dell’immobile è
composta dalla corte civile
affiancata a quella rurale,
secondo i canoni comuni
a numerosi siti lombardi.
Si rileva, quindi, come fin
■ Casa Venino (1880). Rif. 4
dall’inizio l’immobile si inserisca in un contesto economico-produttivo agricolo.
Infatti i Venino, una delle
famiglie maggiorenti del
paese, possiedono diversi
terreni a Novate. La vocazione agricola di tutto l’abitato
(da notare allora una vasta
coltivazione di asparagi e di
gelsi, in “nuates” i “murun”),
è infatti confermata anche
dalla presenza del cortile
dei contadini (denominato
Tribiö, luogo dove veniva
effettuata la trebbiatura del
granoturco e del frumento), i quali operano in sede
fino a parecchi anni dopo la
fine della Seconda Guerra
Mondiale. Nell’ambiente
della villa, inoltre, abitano e
lavorano, negli anni Trenta
e Quaranta, alcune famiglie
novatesi per la conduzione
e la manutenzione della
casa e del giardino. La torre
quadrata che sovrasta la
villa, il portico a tre archi,
la sala della colonna, sono
elementi di spicco da un
punto di vista architettoni-
Biblioteca
co, così come la soffittatura del salone a piano terra
con cassettoni decorati e
l’alberatura secolare del
giardino. Diversi interventi si susseguono sulla villa
nel corso dei secoli modificandone notevolmente
l’estensione. Gli eredi della
famiglia hanno ceduto Villa
Venino all’Amministrazione
Comunale che ha operato
un restauro conservativo sia
della corte principale che
del cortile attiguo. La parte
destinata ad uso pubblico
dal giugno 2006 ospita, in
una struttura di prestigio
la sede della Biblioteca Comunale e il Centro Culturale
Nata nel 1953, la Biblioteca di Novate è da più di 50 anni uno dei
principali riferimenti culturali del territorio. Nel corso del tempo ha
seguito le trasformazioni della società adeguando spazi e servizi: dalla
storica sede nell’edificio comunale (l’ex Casa del Fascio, che ancora
qualcuno ricorderà), gestita da Santilli, un bibliotecario fra i più capaci e
disponibili, passa negli anni Settanta alla sede di via Venticinque Aprile,
in un seminterrato capace di ospitare le nuove generazioni di lettori
che vi passano numerose: sono gli anni dello sviluppo che segnano il
passaggio ad una nuova fase. Centro di animazione e di stimolo, alla
Biblioteca fanno riferimento le organizzazioni del territorio e i singoli
cittadini. Di nuovo, agli inizi degli anni Ottanta, la Biblioteca torna nel
nuovo Palazzo Comunale: gli spazi sono più adeguati ad una struttura
complessa e articolata che continua a crescere ed a rispondere ai
bisogni emergenti dei novatesi con nuovi strumenti: lo spazio prima
infanzia, la videoteca, l’offerta multimediale e gli accessi a internet.
Si rende quindi sempre più necessario un ampliamento degli spazi
a disposizione della Biblioteca e dei suoi servizi che si concretizza
il 10 giugno 2006 con il trasferimento in Villa Venino. Qui gli iscritti
possono leggere o prendere in prestito libri, quotidiani e riviste. Sono
disponibili anche cd musicali, dvd e vhs ed è possibile navigare in
Internet. I ragazzi trovano uno spazio loro dedicato dove leggere e
studiare e per i bambini più piccoli è a disposizione la sala “Prima
Infanzia” che si affaccia sul parco, con cuscinoni colorati, libri morbidi
e cartonati ed uno spazio fasciatoio, per rendere il più confortevole
ed accogliente possibile il primo incontro con la lettura.
43
Le opere di Padre Ambrogio Fumagalli
esposte in Villa Venino
Grazie alla generosità delle famiglie Fumagalli, Longhi e Toniutti,
possono essere ammirate presso le sale studio al primo piano della
Villa alcune significative opere dell’artista:
• “Creazione dell’Universo” (olio su tela del 1970)
• “Autoritratto” (olio su tela degli anni Quaranta)
• “Cavalli dell’Apocalisse” (olio su tela degli anni Sessanta)
• “Città” (legno dipinto a rilievo anni Settanta)
• “Pianura rossa” (olio su tela degli anni Settanta)
• “Vexilla regis” (olio su tela degli anni Settanta)
• “Meteora” (mosaico del 1973)
• “Barche” (olio su tela degli anni Cinquanta)
• bozzetto del trittico “La Pace” (1985)
• bozzetto finale del trittico “La Pace” (1985)
• “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975)
• “Camera a gas Gusen” (olio su tela del 1978)
• “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975)
Queste ultime tre opere fanno parte del ciclo realizzato per commentare il “Diario di Gusen” di Aldo Carpi sugli orrori dei campi nazisti di
sterminio.
44
novatese. Il corpo centrale
della villa ospita la mostra
permanente dei quadri di
Padre Ambrogio Fumagalli
ed il “Fondo” Giovanni Testori.
Nella sala di Storia Locale
“Lorenzo Caratti di Valfrei”
della Biblioteca, al primo
piano della villa, sono consultabili i materiali documentari e fotografici che
raccontano i mutamenti
storici, demografici e cultu-
■ Sala studio Padre Ambrogio Fumagalli. Rif. 5
■ Il “Girotondo” (1988). Rif. 4
rali della nostra città e che
costituiscono le fonti da
cui abbiamo tratto i testi di
questa piccola “Guida”.
Nella zona dedicata alla
Letteratura sono esposte
tre acqueforti realizzate nel
1980 da Gianfranco Lamon:
“Due donne a passeggio”, “I
Girasoli” e “L’incontro”.
Lo spazio Prima Infanzia
ospita una stampa de “Il
Girotondo”, acquarello del
1988 donato dall’illustratrice alla sua città. L’opera,
dapprima riprodotta quale
premio di partecipazione
alla terza edizione del concorso“Espressioni Artistiche
Novatesi”(1992), è stata suc-
Maria Grazia Boldorini
Maria Grazia Boldorini è nata a Novate, dove vive e lavora, il 13 febbraio
1957. La sua inclinazione naturale al disegno si manifesta sin da bambina ed in seguito consegue la maturità artistica ed il diploma di grafica
pubblicitaria, decisivo è l’incontro con Grazia Nidasio, illustratrice ed
umorista del Corriere della Sera. Le sue prime illustrazioni vengono
pubblicate nel 1978: sono copertine, fumetti e racconti su riviste tra
cui il “Messaggero dei ragazzi” di Padova. I suoi primi libri, riuniti nella
collana “Rose Selarose”, vengono pubblicati da Dami Editore. Per le
Edizioni Messaggero di Padova illustra “La Bibbia per i ragazzi” giunta
all’ottava ristampa. Collabora a lungo con la casa editrice Happy Books
- per la quale ha illustrato anche alcuni libri destinati al mercato estero
- e con la Audiovisivi San Paolo.
Quasi tutta la sua produzione artistica è orientata per scelta all’editoria
per bambini. Per la realizzazione della fortunata collana “Io e...” della
Coccinella Editrice le viene assegnato il Premio Internazionale Andersen “La Baia delle favole” 1990 per il miglior libro da 0 a 6 anni.
45
cessivamente assunta come
logo per il progetto “Novate
in gioco” (1998). Nella cornice del giardino secolare della
Villa si inserisce l’opera di una
giovane artista contemporanea grazie al Premio d’Arte
Lidia Conca istituito dalla
famiglia Milanesi in collaborazione con il Comune di
Novate Milanese.
Il patrimonio di opere d’arte
che verranno esposte temporaneamente o definitivamente presso Villa Venino è
poi destinato ad arricchirsi
ulteriormente grazie alla disponibilità di diversi artisti.
(Fonti : 8; 22; 23; 34;
35; 44; 54; 58)
Il Premio
d’Arte Lidia Conca:
il “Sagittario”
Amante della cultura nelle sue
molteplici espressioni, insegnante di italiano a bambini ed adulti
stranieri, lettrice volontaria di
audiolibri per non vedenti, persona solare ed energica, Lidia
Conca continuerà a legare il suo
nome all’arte ed a Novate grazie
all’istituzione, in sua memoria, di
un concorso pluriennale che ha lo
scopo duplice di dare possibilità di
espressione a giovani talenti ed al
tempo stesso di regalare alla città
di Novate opere artisticamente
molto valide.
■ Il “Sagittario”. Rif. 5
■ Lidia Conca. Rif. 19
Vincitrice della prima edizione del
Premio (2007) è Federica Rapetti,
giovane artista milanese, con
l’opera “Sagittario”, collocata nel
giardino della villa. Il tema del
concorso:“Nel silenzio del tempo
la bellezza genera amore”, è stato
interpretato dall’autrice attraverso il Sagittario - segno zodiacale
di Lidia Conca e simbolo che la
rappresenta - e “la freccia, segno
dell’amore: rimembranza lontana
di Cupido [...] la sua parabola è la
vita che conclude il suo percorso
nel tempo e nello spazio immergendosi nella natura [...] Ed è la
freccia stessa, con la sua ombra,
con la sua proiezione nel reale, a
scandire le ore, divenendo, dopo
essere stata scoccata, stilo di una
meridiana [...]”
12
Monumento
ad Alcide De Gasperi
Via Venticinque Aprile - Largo De Gasperi
■ Busto in marmo di Alcide De
Gasperi. Rif. 7
13
Nei pressi di via Ariosto si
apre l’omonimo largo De
Gasperi, al centro del quale ci si può soffermare di
fronte al busto in marmo
realizzato nel 1960 dallo
scultore Ermenegildo Ricci
Della Quercia che ricorda il
grande Statista.
(Fonti : 31)
Villa Testori
Via Piave, 13
47
■ Villa Testori. Rif. 7
Casa natale di Giovanni Testori in cui ha trascorso gran
parte della sua vita. Qui hanno preso corpo alcune delle
sue più importanti produzioni e qui amava rifugiarsi.
“...però, io ti assicuro che quello
che mi ha sempre aiutato a vivere,
e, di più, ad accettare la vita anche
nella sua maledizione, è sempre
stato il ritorno a casa...”.
[Giovanni Testori]
le iniziative commemorative
del decennale della scomparsa dello scrittore. La casa
natale del noto artista ha infatti ospitato per un mese la
significativa esposizione del
grande ciclo dei “Pugilatori”
- quadri in cui la pittura ha la
forza di una scultura - dipinti
■ I quadri esposti nel salone della da Testori nei primi anni Settanta ed esposti nel luminoso
villa. Rif. 4
salone della casa. Sulle pareti
La villa, chiusa dai primi anni dello scalone, che interrompe
Novanta, è stata eccezional- il corridoio, campeggiavamente aperta nel 2003, nel no dipinti con grandi mazzi
periodo in cui si sono svolte di dalie; nel corridoio scuro
Ditta Testori
48
Al di là dei muri di Villa Testori, sorge la fabbrica di famiglia, la “Fratelli
Testori” fondata il 28 ottobre 1905 dai fratelli Giacomo ed Edoardo,
provenienti dal triangolo Lariano e più precisamente dal piccolo paese
di Sormano. L’azienda diventa ben presto un solido punto di riferimento
per la comunità novatese che conta molti dei suoi cittadini fra le maestranze più qualificate nei diversi reparti industriali. La presenza della
ditta segna anche lo sviluppo edilizio di Novate, con la realizzazione
delle abitazioni per i dipendenti in via Venticinque Aprile e in via Latini.
Costruite a misura d’uomo e senza dimenticare l’importanza del verde,
sono ormai tutte diventate di proprietà di chi le abita, a coronamento
del progetto di chi ne aveva ideata la realizzazione.
■ La Fratelli Testori. Rif. 5
che accede al salone, erano
esposti i piccoli quadri con i
ciclamini del 1971. Dopo una
stanza di disegni, acquarelli e
foto legati al tema dei“Pugili”,
il percorso si concludeva con
un approfondimento sulla
storia della casa e della fami14
gliaTestori ed una ricostruzione delle splendide raccolte di
dipinti ospitate dalla villa nel
corso degli anni. Il catalogo
della mostra “Testori a Novate”, è stato pubblicato da
Silvana Editoriale.
(Fonti : 4; 23)
Via Repubblica
Camminando tra presente e passato...
49
■ Via Repubblica (anni Cinquanta). Rif. 4
■ Via Repubblica (2007). Rif. 5
■ Via Repubblica 80 (anni Ottanta). Rif. 10
50
■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (1939). Rif. 6
■ Via Repubblica-Ex Cinema
Corso (anni Sessanta). Rif. 4
■ Via Repubblica 80 (2007). Rif. 5
51
■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (2007). Rif. 5
■ Via Repubblica - Piazza Pertini (2007). Rif. 7
■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (1941). Rif. 6
52
■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (2007). Rif. 5
53
■ Piazza della Chiesa (2007). Rif. 5
■ Piazza della Chiesa ex Piazza
Costanzo Ciano (anni Trenta). Rif. 6
14
Monumento ad Aldo Moro
e alla sua scorta
Via Repubblica - Angolo via Piave
54
Situato alla fine di via Repubblica, nello spazio verde
all’incrocio con via Piave, il
monumento, realizzato dallo
scultore Antonio De Nova e
dalla fonderia artistica Cubro
di Novate, è formato da una
lastra di marmo verticale sulla
quale è collocata un’effigie
di Moro; alla base della stele,
cinque blocchi rettangolari
rappresentano gli agenti della
sua scorta - Oreste Leonardi,
Raffaele Iozzino, Francesco
Zizzi, Giulio Rivera e Domenico Ricci - mentre sul retro della
stessa è inciso un brano tratto
dall’intervento addolorato
che Paolo VI fece nel terribile
giorno in cui fu ritrovato il
corpo senza vita di Moro.
“... il nostro cuore sappia perdonare l’oltraggio... inflitto a questo
uomo carissimo e a quelli che
hanno subito la medesima sorte
crudele; fa che noi tutti raccogliamo...l’eredità superstite della sua
diritta conoscenza, del suo esempio umano e cordiale; della sua
dedizione alla redenzione civile
e spirituale della diletta nazione
italiana.”
■ Monumento ad Aldo Moro e alla
sua scorta.Rif. 7
è stato inaugurato domenica
10 maggio 1998 in occasione
del ventesimo anniversario
dell’uccisione dello Statista e
della sua scorta da parte delle
Brigate Rosse.
(Fonti : 23; 31; 49; 55)
Paolo VI
Realizzato per iniziativa dei
Popolari Novatesi che l’hanno poi donato all’Amministrazione Comunale ed alla
cittadinanza, il monumento
■ Aldo Moro (1916-1978). Rif. 20
15
Piazza Martiri della Libertà
■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (2007). Rif. 5
Nel corso del tempo, questa
piazza si è in parte trasformata, assumendo l’aspetto
attuale. Nelle parole di un
protagonista della vita politica e culturale di Novate,
la storia della “Piazzetta” e
le perplessità di chi stava
vivendo la sua trasformazione:
“La piazzetta, per quanto io
ricordi [...] si chiamava una volta
Piazza della Concordia.
Un nome che era tutto un contenuto pieno di significato: concordia fra tutti i novatesi un
tempo divisi in due rioni.
Vecchie storie novatesi tramandate da padre in figlio raccontano dei barnesi (francesi) e degli
spagnoli; i primi “padroni” della
piazza della Chiesa - vie Roma
- Madonnina - Matteotti, gli altri
della piazza fino all’attuale linea
ferroviaria.
A testimonianza l’attuale via
Repubblica 110 anni fa si chiamava via degli Spagnoli. [...]
Tornando alla funzione tipica della piazzetta, ricordo che
nell’angolo a sinistra, un po’
nascosta, esisteva una bottega artigiana di fabbro, della
famiglia Basilico. Vi si facevano
lavori in ferro battuto, cancelli,
parapetti, ma anche ferri per cavalli e tanti di noi, allora ragazzi,
si stava lì a guardare come si
“mettevano le scarpe ai cavalli”
e si lucidavano gli zoccoli.
La Trattoria della Concordia,
l’attuale Campana di Vetro, era
un luogo di incontro quando
c’era la fiera del bestiame, fiera
che poi si trasferì in via RomaMadonnina, e in quella osteria
avvenivano i contratti di acquisto o di vendita del bestiame
mediante una stretta di mano
e una bevuta.
Durante la Sagra novatese vi
trovavano posto le giostre e
qualche volta l’albero della cuccagna. In piazzetta si racconta-
55
56
vano e si seguivano le vicende
del vivere di quel tempo, era la
zona di una parte dell’antifascismo novatese e qualche scontro
vi fu tra i giovani che sfidavano i
fascisti di allora portando la cravatta rossa nei giorni di festa. Vi
erano lavoratrici, un centinaio,
che lavoravano nei capannoni
della proprietà Metti il crine
animale e vegetale; nasceva
con fatica il mondo del lavoro
accanto a quello contadino.
Si parlava di come allevare i
bachi da seta, della mietitura
e della spannocchiatura che
coinvolgevano famiglie, parenti e amici. In primavera e
in estate di domenica arrivava
l’uomo con l’organino, l’asinello
e la scimmietta. I giovani ballavano sul selciato e qualche
volta si combinavano anche
matrimoni.
Una nota di colore dialettale
esisteva anche allora: la donna
del negozio di verdura più che di
frutta la chiamavano “la moegia”, poi venne el Giulin Pipon. In
questa piazzetta per tanti anni
trovò sede l’ufficio postale e mi
sfugge il nome dell’impiegata
di allora.
La Trattoria, negli anni dopo
l’8 settembre 1943, fu luogo di
incontro di giovani, alcuni dei
quali andarono in montagna
nelle formazioni partigiane:
Riccardo Tonolli, Mario Brasca,
Mario Cabri, Franco Basilico,
Francesco Villa e altri militarono
al piano. I primi due caddero
eroicamente combattendo contro fascisti e tedeschi.
Nella villa Metti per parecchi
anni alcune stanze furono usate
come aule.
Come sarà domani questa piazzetta luogo di tante storie?[...]”
Achille Giandrini
[da Informazioni Municipali
Nov-Dic 1990]
A questa domanda possiamo oggi rispondere soffermandoci a confrontarne
l’aspetto attuale con quello
descritto qui sopra.
(Fonti : 23)
■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (anni Settanta). Rif. 4
15
Monumento
ai Martiri delle Foibe
Piazza Martiri della Libertà
■ Monumento ai Martiri delle Foibe. Rif. 5
Il monumento, inaugurato il
27 ottobre 2001, frutto di un
progetto dell’Ufficio Tecnico
comunale, è costituito da un
masso di granito sul quale è
apposta una scultura a foggia
di libro che riporta la dedica
dell’Amministrazione Comunale ai Martiri delle Foibe:
“Dentro alla notte più scura
a coloro che perirono perché
Italiani noi offriamo un tributo
di stelle e memoria”.
L’opera è collocata presso
Piazza Martiri della Libertà,
all’interno del giardino che
15
è stato intitolato ai “Martiri
delle Foibe” nell’aprile 2001
a seguito di un indirizzo del
Consiglio Comunale del
1996 con cui si è ritenuto
“doveroso e necessario ricordare adeguatamente anche
nella nostra città le vittime di
quella brutale violenza politica e della barbara pulizia
etnica perpetrata in danno
della popolazione di Istria
e Dalmazia, che costrinse
all’esodo forzato moltissimi
abitanti di quelle martoriate
regioni”.
(Fonti : 32; 62)
Cascina del Vicolo Chiuso
Piazza Martiri della Libertà
Da Piazza Martiri della Libertà, attraverso il Vicolo
Chiuso, è possibile vedere
dall’esterno questa cascina
storica che testimonia una
realtà oggi scomparsa:
“Agli inizi del nostro secolo
ogni famiglia aveva una stalla,
dove ci potevano essere i cavalli,
57
le mucche e i buoi e si viveva in una
cascina generalmente provvista
di piano terra, dove c’era la cucina;
primo piano, dove c’erano le camere da letto e una soffitta, dove
si tenevano bachi da seta[...].
Vicino alla cascina c’era un
locale dove si tenevano gli attrezzi
da lavoro. Nelle vicinanze dell’abitazione c’era un campo, probabilmente affittato, che veniva
coltivato e i cui prodotti venivano
venduti in occasione di mercati nei
paesi o utilizzati per le esigenze
familiari.[...]”
[“Novate Ieri e Oggi” - Classi 2ª
A e B - a.s. 90/91 Scuola Media
“Rodari”]
■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 5
58
■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 13
“Abbiamo incontrato delle
signore che ci hanno raccontato
come si viveva ai loro tempi: ci
hanno detto come a quel tempo erano le stalle, [...] adesso
utilizzate come dei garage, ci
hanno anche detto che i servizi
igienici erano fuori dalle case e
anche come trascorrevano i loro
giorni; [...] alla sera ballavano;
le signore ci hanno raccontato
che quando erano bambine la
16
sera i loro genitori tornavano a
casa con le pannocchie di grano
e le mogli si mettevano a spellare le pannocchie mentre loro
giocavano.”
[“Noi esploratori di Novate”
- Classe 5ª C - a.s. 04/05 Scuola
Elementare “Don Milani”]
(Fonti : 57; 60)
Monumento a Sandro Pertini
Piazza Pertini
Viene ad inserirsi nel percorso pedonale di via Repubblica, all’altezza dell’ex
Cinema Corso, la piazza
intitolata a Sandro Pertini,
medaglia d’oro della Resistenzae e presidente della Repubblica Italiana dal
1978 al 1985.
Nell’aiuola al centro della
piazza, inaugurata il 2 giugno 1996, è posto il busto in
bronzo dello scultore Luigi
Teruggi - donato ai cittadini
dai laburisti / socialisti novatesi - che ne riproduce i
caratteristici tratti decisi e ne
17
ricorda la forte personalità
ed il grande valore morale.
(Fonti : 21; 23; 31)
59
■ Monumento a Sandro Pertini
(1896-1990). Rif. 7
Il Gesiö
Oratorio dei SS. Nazaro e Celso - Via Roma
La chiesa di Novate che viene
comunemente denominata
come il Gesiö, situata nell’attuale via Roma - fino ad
epoca relativamente recente
chiamata via della Misericordia - è un antico oratorio
cinquecentesco dedicato ai
■ Il Gesiö. Rif. 7
SS. Nazaro e Celso.
Il senatore ducale Bernardino Busti, facoltoso signore
di Milano colpito dalla pe-
ste, nel suo testamento del
28 maggio 1529, dettato
al notaio dal balcone della
camera da letto, lascia tutti
“Madonna con
il Bambino e i
SS. Nazaro e Celso”
60
La Madonna con il Bambino in
braccio appare seduta dentro una
nicchia sovrastata da una grande
conchiglia, ai suoi piedi vi è un
cherubino musicante.
L’ambiente è completato in alto
con un tendaggio scuro che si apre
a sipario. Sotto il trono, in una posizione leggermente abbassata, trovano posto i due Santi raffigurati
in piedi su un pavimento decorato
con motivi geometrici.
L’identificazione dei personaggi
nei martiri Nazaro e Celso la si
può dedurre dalla palma che i
Santi hanno in mano, che secondo
l’iconografia cristiana è il simbolo
del martirio.
Essi vestono un abito militare ed
hanno in mano la spada e la palma.
La tenuta militare, costituita dalla
caratteristica lorica (corazza dei legionari romani, in origine in cuoio
grezzo, poi rinforzata da scaglie di
rame) è un elemento che diviene
caratteristico del Cinquecento ed
è uno dei tanti particolari della
pittura del secolo che trova corrispondenza nello studio delle sculture antiche, alle quali si ispirarono
spesso pittori e scultori.
Lo schema compositivo dell’opera
è un’ennesima ripetizione di una
tipologia derivata dall’iconografia
della sacra conversazione.
La configurazione spaziale dell’opera si presenta quindi molto
semplice e ordinata nelle sue varie
parti e la distribuzione delle forme
e dei pesi (visivi) segue lo schema
geometrico razionale e riferibile
■ “Madonna con il Bambino e i
SS. Nazaro e Celso”. Rif. 14
al Rinascimento: misura, sobrietà,
equilibrio. La forma piramidale
ove si trova iscritta la figura della
Vergine in trono è il fulcro compositivo che si dilata nel contrapporsi
speculare delle figure dei Santi
“come archi tesi”.
Un ultimo elemento da considerare è l’uso del chiaroscuro, in
particolare i modulati passaggi
di luce-ombra che avvolgono le
forme delle figure.
La paternità dell’opera, ignota fino
al 1991, può essere sicuramente
attribuita al Landriani a seguito
della lettura in quella data, da
parte di Marco Bascapè, di un libro
mastro del Luogo Pio della Misericordia, dal quale si desume che il
dipinto fu eseguito dal pittore tra
l’aprile e l’ottobre del 1603. Dalla
stessa fonte desumiamo i nomi
dell’intagliatore Cristoforo Dus e
dell’indoratore Ruggero Monza,
pagati nella stessa occasione insieme al Landriani.
i suoi beni - fra i quali anche
un fondo di 2.400 pertiche di
terra che possiede a Novate
- al Luogo Pio Elemosiniero
della Misericordia di Milano
(uno dei più antichi istituti di
pubblica beneficenza della
città).
Nel testamento Bernardino
Busti impone al Luogo Pio la
ricostruzione in Novate della
cappella dedicata a S. Celso,
annettendovi una casa per il
cappellano che avrebbe dovuto celebrare ogni giorno in
perpetuo una messa a suffragio dell’anima del testatore
e dei suoi defunti.
Non conosciamo con certezza il motivo per cui Bernardino Busti abbia voluto
dedicare proprio a S. Celso
questo oratorio; tuttavia
sembra dovuto al fatto che
una trentina di anni prima
della stesura delle sue ultime volontà il Busti - come
testimoniato da una bolla di
Papa Alessandro VI, Borgia
- avesse ricevuto in affitto
diverse terre di Novate (divenute successivamente sue
proprietà), dal monastero di
S. Celso di Milano.
Nel corso del XVII secolo
vengono realizzate le due
tele originariamente poste al
suo interno e restaurate tra il
1985 ed il 1988 ad opera del
Lions Club. La pala d’altare
raffigurante la “Madonna
con il Bambino e i SS. Nazaro
e Celso” commissionata dal
Luogo Pio a Paolo Camillo
Landriani detto il Duchino
è del 1603. Il dipinto “S. Antonio di Padova con Gesù
Bambino e Angeli” viene
realizzato intorno al 1660
da un pittore lombardo e
originariamente ubicato in
una sorta di nicchia nella
parete di sinistra. Le opere
non sono oggi visibili perchè, vista anche la necessità di completare i lavori
Paolo Camillo Landriani
detto il “Duchino”
Paolo Camillo Landriani, detto il “Duchino”, sembrerebbe essere nato
in Valtellina intorno al 1562. Sarebbe stato allievo di Ottavio Semino
insieme al quale fu affiliato all’Accademia della Val di Blenio presieduta
dal Lomazzo. Realizzò alcune opere per la chiesa di S. Eustorgio e
per la chiesa di S. Maria della Passione di Milano. Dal 1602 al 1604 fu
pagato dalla Fabbrica del Duomo di Milano per sette quadroni con
episodi della vita del beato Carlo, due dei quali realizzati in collaborazione con il Morazzone. Successivamente orientò il suo interesse
verso il linguaggio di Camillo Procaccini, come testimoniato dal ciclo
della cappella Bollini in S. Gaudenzio a Novara. Nel 1610 eseguì sei
quadroni per il ciclo dei Miracoli di S. Carlo per il Duomo di Milano
(di cui uno è perduto). Lavorò alla Corte Ducale di Milano e per la
Municipalità Milanese con una tela per la cappella del Tribunale di
Provvisione (Milano, Civiche Raccolte). Morì a Milano nel 1618.
61
“S. Antonio
di Padova con Gesù
Bambino e Angeli”
62
Il Santo regge tra le braccia Gesù
Bambino (ricordo di una visione
del Santo) che viene raffigurato
in piedi, su un tavolo coperto da
un drappo, mentre appoggia un
piede su un libro aperto (Testi
Sacri) attributo iconografico del
Santo fin dai tempi più antichi. In
primo piano vi sono tre cherubini
di cui il primo a sinistra regge
una frusta probabile allusione
alla mortificazione corporale o al
sacramento della Penitenza e gli
altri due, sulla destra, sorreggono
altri simboli: un cesto, dei gigli,
delle rose.
Nell’angolo in basso a destra si
nota uno stemma attribuibile
al probabile committente dell’opera.
L’ambiente è completato da alcune colonne che si intravedono
parzialmente a sinistra e da un
pesante drappo color terra sulla
destra.
La sua collocazione storica va
posta intorno al 1660 e ciò per il
fatto che, mentre nella relazione
■ “Sant’Antonio di Padova con
Gesù Bambino e Angeli”. Rif. 14
della visita pastorale del 2 dicembre 1632, condotta dal Prevosto
di Bollate, nella descrizione dei
quadri dell’oratorio non esiste
alcun cenno su quest’opera, successivamente, nel verbale del 5
marzo 1697 relativo alla consegna dell’oratorio da parte del
Consorzio della Misericordia al
nuovo Cappellano già si accenna
all’esistenza di questo dipinto.
■ Affresco sopra l’altare - particolare. Rif. 7
di restauro del Gesiö, sono
state spostate per essere
conservate adeguatamente
presso l’Azienda dei Servizi
alla Persona “Golgi-Redaelli”, ex II.PP.A.B. Modifiche e
abbellimenti sono attuati
in seguito, probabilmente
all’inizio del XVIII secolo,
epoca a cui sembra risalire
l’affresco raffigurante angeli
musicanti situato sulla volta
soprastante l’altare. Il 25
luglio 1853, l’Amministrazione del Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di
Milano, trasporta i resti del
Benefattore in questa chiesa, facendoli murare nella
controfacciata dell’oratorio
e ponendovi una piccola
lapide, a perenne ricordo di
18
questo avvenimento.
Il Gesiö viene acquisito
l’11 giugno 1992 dall’Amministrazione Comunale
che lo acquista, insieme ad
altre aree, dalle II.PP.A.B. ex
E.C.A. (Istituzioni pubbliche
di assistenza e beneficenza
ex Ente comunale di assistenza). Gli arredi sacri ed
i dipinti contenuti nell’immobile rimangono invece di
proprietà delle II.PP.A.B.
Attualmente il Gesiö è al
centro di un progetto di salvaguardia e ristrutturazione
del complesso storico teso a
restituirlo alla cittadinanza
quale importante punto di
aggregazione culturale.
(Fonti : 2; 10; 23;
30; 42; 43; 44; 45)
Parco Marco Brasca
Prospiciente il Municipio
Con una cerimonia ufficiale,
il primo maggio 1996 è stato
intitolato a Marco Brasca,
figura emblematica dell’antifascismo e della politica navatese, il parco prospiciente
il Municipio.
Trova giusta collocazione, al
suo interno, il “Monumento
ai Caduti Novatesi della Resistenza”dell’architetto Lorenzo Noè (1995), in memoria di
Mario Brasca, Achille Conconi, Angelo Scorti, Primo
Angelo Targato e Riccardo
Tonolli.
Marco Brasca nasce a Novate
il 16 ottobre 1908. Iscritto
■ Monumento ai Caduti Novatesi
della Resistenza. Rif. 7
63
■ Marco Brasca. Rif. 4
64
alla Gioventù Comunista nel
1924 appena diciannovenne
viene rinchiuso, condannato
dal Fascismo, nel penitenziario di Alghero. Durante
la detenzione prosegue lo
studio dell’economia, della
storia, della filosofia e della
politica, come testimoniano
i “quaderni del carcere di
Alghero”. Tornato dal carcere alla fine del 1931, viene
successivamente mandato
al domicilio coatto a Ferrandina, in Basilicata, dal 1934 al
1936. Scontata la pena deve
I Novatesi
caduti per
la Libertà
Mario Brasca
“Romeo”
Nato il 17 febbraio
1925, cade a Miazzina
il 24 agosto 1944 . Rif. 4
Achille Conconi
Nato il 29 dicembre
1923, cade a Varese
Ligure il 20 gennaio
1945. Rif. 4
emigrare in Francia, dove
partecipa alla Resistenza a
fianco dei partigiani transalpini. Arrestato dalla Gestapo,
subisce per alcuni mesi inaudite torture.
Successivamente, dal carcere viene inviato al campo
di concentramento di Mauthausen, dove resta fino alla
fine della guerra.
Tornato a Novate, viene eletto in Consiglio Comunale per
diverse legislature. Cittadino
benemerito della Provincia
di Milano (1976), nel 1985
gli viene conferita dall’Amministrazione Comunale
una medaglia d’oro, quale
riconoscimento al suo impegno democratico di tutta
una vita. Viene purtroppo a
mancare a Cambiasca (VB) il
7 dicembre 1990.
Con una cerimonia ufficiale nella Sala Consiliare del
Municipio di Novate il 15
febbraio 1992 gli viene de-
Angelo Scorti
Nato a Novate il 28
ottobre 1921, artiere,
cade a Cefalonia nel
1943. Rif. 5
dicata la bandiera tricolore
dei partigiani novatesi e
la sede locale dell’Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia.
In una lunga intervista realizzata agli inizi degli anni
Ottanta e custodita presso la
Sezione di Storia Locale della
Biblioteca di Novate Milanese, Marco Brasca racconta la
propria vita con gravità e dignità insieme, affiancando ai
ricordi familiari il resoconto
delle durissime sofferenze
subite. La lettura di questa
testimonianza, cui invitiamo tutti, potrà trasmettere,
anche a chi non lo abbia conosciuto personalmente, il
grande valore morale di questo nostro concittadino.
“Il rispetto, la considerazione,
la stima che egli godeva tra la
gente, gli amici, i compagni, gli
avversari politici era così grande
che, fino all’ultimo, quando pren-
Primo Angelo Targato
“Rapido”
Nato il 1 luglio 1923,
cade a Cividale del Friuli
il 12 febbraio 1945. Rif. 4
Riccardo Tonolli
“Lillo”
Nato il 21 febbraio
1923, cade a Verbania il
4 agosto del 1944. Rif. 4
65
deva la parola, tutti prestavano
attenzione alle parole che sapevano esprimere con chiarezza e
semplicità le sue posizioni”.
[Il sindaco
di Novate Milanese
Mauro De Rosa
Informazioni Municipali
Mar-Apr. 91]
“La sua modestia resta una
lezione di etica di comportamenti, un maestro di vita di cui
avremmo ancora bisogno”.
[Achille Giandrini Informazioni Municipali
Nov-Dic.91]
19
“Brasca e i suoi compagni
sono stati catturati a causa del tradimento di uno di
loro, che era anche agente del
nemico[...]Malgrado le torture
subite, essi non parlarono e l’apparato per questo genere di azioni ha potuto essere rapidamente
ricostituito. Brasca è un resistente
autentico, arrestato, torturato e
deportato come tale”.
[Jean Chaumeil - liquidatore
nazionale dei Movimenti della
Resistenza e dei Franchi Tiratori e
Partigiani Francesi - Informazioni
Municipali Mar-Apr. 91]
(Fonti : 21; 23; 31; 38; 56; 61)
Il Municipio
Via Vittorio Veneto, 18
66
■ Municipio - sede attuale. Rif. 5
Centro decisionale dell’attività
amministrativa, il nuovo Municipio ospita gran parte degli
uffici pubblici ed anche alcune
opere artistiche di valore.
Una cartolina del 1941 ritrae
l’antica sede del Comune,
all’epoca collocato in una
villa ancora riconoscibile in
via Diaz, mentre l’edificio co-
munale odierno sorge in via
Vittorio Veneto, nello stesso
luogo dove si ergeva la sede
precedente.
La costruzione della struttura
ha inizio nei primi mesi del
1976 ed il nuovo Municipio
viene inaugurato nel 1978.
Anche l’antico stemma che
campeggiava sul vecchio edificio è stato sostituito dal nuovo,
la cui storia merita sicuramente
un accenno.
■ Municipio - antica sede in via Diaz
(1941). Rif. 6
67
■ Municipio - sede precedente (fino alla fine degli anni Settanta). Rif. 4
■ Antico stemma comunale sul vecchio Municipio (a sinistra, Rif. 4) e
stemma attuale (a destra, Rif 5)
Lo stemma
Il Comune di Novate Milanese non ha uno stemma fino agli inizi
degli anni Trenta.
Il primo stemma, approvato nel 1933, viene proposto dal cavalier
Francesco Forte dell’Archivio di Stato di Milano.
Nel corso delle ricerche per la preparazione del libro “Storia di Novate Milanese” del dottor Lorenzo Caratti di Valfrei, emerge però
che l’emblema era stato frutto di un errore araldico: gli elementi a
suo tempo rintracciati ed inseriti nello stemma non appartenevano
alla famiglia Manriquez, già feudataria di Novate, bensì alla famiglia
spagnola dei Mendozza, che non ebbe mai alcun rapporto con la
storia di Novate.
Sempre durante queste ricerche viene individuato lo stemma di
un’antichissima famiglia denominata “Da Novate” dal quale si ritiene
più fondato tragga origine l’emblema del nostro Comune.
Nel 1984 Novate ha quindi il nuovo stemma che dal gennaio del 2004
si arricchisce degli ornamenti esterni della Città.
68
All’interno della Sala Consiglio si può visitare, su appuntamento, l’opera realizzata
dallo scultore Cancellieri e
donata all’Amministrazione
Comunale dalla dottoressa
Emma Cantoni, mentre è
posto all’interno della Sala
Giunta il quadro “Vecchia
Novate in Tuta Blu” (▲) del
pittore locale Roberto Ghisellini. Menzione speciale
della Giuria nella Sezione
Pittura Adulti della seconda edizione del concorso
“Espressioni Artistiche Novatesi” (1989), quest’opera
testimonia un’epoca caratterizzata dalla presenza di
numerose grandi industrie a
Novate, oggi quasi completamente scomparse.
Collocate sullo stesso piano
anche alcune incisioni di
Virginio Silva - riprodotte
in numerose pubblicazioni
Roberto Ghisellini
■ “Vecchia Novate in Tuta Blu”. Rif. 5
Nato a Novate Milanese nel 1950,
Roberto Ghisellini ha studiato a
Milano, all’Istituto d’Arte Applicata del Castello Sforzesco.
Ha esposto in diverse città, fra
cui Treviso, Milano, Montepiano,
Erba, Santhià e Cermenate in
mostre personali e collettive,
ottenendo premi e riconoscimenti di rilievo.
Il quadro esposto in Municipio
è emblematico della sua opera
che trae ispirazione dalla realtà
circostante e dagli eventi della
quotidianità.
Virginio Silva
Nato a Novate il 30 gennaio 1911,
ha realizzato numerose opere
esposte non solo a Novate ma
anche a Bognanco, a Milano ed
in Liguria.
Combattente in Russia, ha appuntato con la sua matita schizzi
e ricordi degli avvenimenti allora
vissuti, poi tradotti in quadri
pieni di colore e di vita, di cui è
ancora presente qualche esemplare.
È mancato a Novate, dove ha sempre abitato, il 13 dicembre 1987.
La sua produzione più conosciuta
è una pregevole serie di incisioni
in cui ha riprodotto gli angoli più
caratteristici del paese, in gran
parte oggi scomparsi.
■ Ponte Tresa. Rif. 2
- grazie alle quali si può
ammirare una Novate antica
che non esiste più.
Il Municipio ospita altre due
importanti opere d’arte il
trittico “La Pace” (▲) di Padre Ambrogio Fumagalli
19
posto nella Sala Consiliare
al primo piano e il quadro
“Ciclamini” (▲), di Giovanni
Testori, collocato nell’omonima Sala Teatro al piano
interrato.
(Fonti: 16; 18; 23; 59; 61)
Il trittico “La Pace”
Municipio
Grande dipinto di Padre
Ambrogio Fumagalli realizzato su tre distinti pannelli
delle dimensioni totali di
m. 10 x 2,20 accostati tra
di loro e collocati stabilmente all’interno della Sala
Consiliare al primo piano
del Municipio di Novate
Milanese.
L’opera è commissionata
dall’Amministrazione Comunale in occasione del
quarantesimo anniversario della Liberazione con
l’intenzione, in un primo
momento, di rappresentare
il tema della Libertà. I bozzetti presentati non trovano
però il consenso unanime
del Consiglio Comunale e
lo stesso approfondimento
69
70
critico sollecitato da Padre
Fumagalli porta ad ulteriori riflessioni; si opta così
per la Pace, senza la quale,
peraltro, non può esservi
neppure libertà né possibilità di sviluppo.
Al termine di due incontri
pubblici e di un dibattito molto vivace, la lettura
della poesia “Ho dipinto la
pace”della dodicenne israeliana Tali Sorex costituisce
l’elemento sul quale Padre
Ambrogio Fumagalli esprimerà la propria creatività
per comunicare ai novatesi
il senso di questa condizione da sempre auspicata, ma
purtroppo mai completamente raggiunta.
Per riuscire a terminare il
lavoro entro il 1985 l’autore
si mette subito all’opera nel
suo studio presso il monastero olivetano di Santa
Francesca Romana, al Foro
Romano, senza concedersi
durante l’estate nemmeno un giorno di vacanza
ed il dipinto è finalmente
▲ Il trittico “La Pace”. Rif. 7
inaugurato il 15 dicembre
1985 con la presentazione
di Giovanni Testori.
Nel primo quadro, a sinistra, tra incastri geometrici, simbolo di un mondo
lacerato da guerre, appare
il volto sofferente di Cristo,
morto ma risorto e dunque preannuncio di pace.
La sfera bianca è il nostro
pianeta, devastato da una
guerra nucleare.
Nel secondo quadro, al centro, grandi albatros, volando contro vento, planano
verso la terra glaciale e arida
che, riacquistando i suoi
colori, torna a rinascere.
Nel terzo quadro, sulla destra, l’umanità riconciliata è
rappresentata da un festoso
girotondo di bimbi “donatelliani” di tutte le razze
che danzano davanti ad
un aggrovigliato paesaggio metropolitano, fitto di
ciminiere, grattacieli, torri
e animato dalle strutture
architettoniche della chiesa
della Resurrezione di Mi-
lano - Vialba (che accoglie
uno dei cicli più vasti di
vetrate di Padre Ambrogio
Fumagalli).
“Con la Pace tutto si ricompone, si rinsalda, la vita diventa
Ho dipinto la pace
Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi,
altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti,
non avevo il nero
per il pianto degli orfani,
non avevo il bianco
per il volto dei morti,
non avevo il giallo
per le sabbie ardenti.
Ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde
per i germogli e i nidi,
e il celeste
per i chiari cieli splendenti,
e il rosa
per il sogno e il riposo.
Mi sono seduta
E ho dipinto la pace.
Tali Sorex
danza e armonia nell’essere,
creatività e rigenerazione. Allora
potremmo gustare la natura
fresca e rosata dei nostri bambini
e sederci con loro a dipingere la
PACE con colori nuovi.”
[Padre Ambrogio Fumagalli]
Giudizi favorevoli sul trittico
sono espressi da numerosi
esperti; significativo quello
del critico Giovanni Testori
che partecipa con un proprio intervento all’inaugurazione.
“Questo bellissimo dipinto,
quasi un affresco, riprende la
tradizione della grande pittura
fondata sui simboli, sulle immagini emblematiche della civiltà
e della religione, immagini che
qui si uniscono con una tensione
abbastanza unica, così come si
uniscono e si risolvono le tensioni di tutto il cammino artistico di
Ambrogio e di gran parte della
pittura moderna”
[Giovanni Testori]
(Fonti : 7; 23; 27; 33; 54)
71
19
“Ciclamini”
Municipio
Il quadro (▲), collocato in
sala teatro è stato acquistato dall’Amministrazione
Comunale e presentato alla
cittadinanza il 12 maggio
2000. Rappresenta un esempio della multiforme arte di
Giovanni Testori.
L’opera ritrae un mazzo di
“pampurzini” (ciclamini),
soggetto molto amato dall’autore.
Ecco le rosette, i cucù, i nontiscordardeme. Ecco i pampurzini che
te piasèvano tanto e che andavi a
cattare in su del Zan Primo...
[da l’Ambleto, 1972]
72
Lo stesso tema è infatti rappresentato in una serie di
otto piccoli quadri dipinti
nel 1971, già esposti presso
Villa Testori nel corso della
mostra “Il ritorno a casa” del
20
■ “Ciclamini”. Rif. 5
2003. Queste tele segnarono il passaggio dell’artista
dall’olio all’acrilico e, soprattutto, la fine di un periodo
di depressione durato molti
mesi.
(Fonti: 4; 5; 23; 46; 62)
“Intorno a Novate”
Chiesa della Resurrezione
Milano-Vialba Via Longarone, 5
Merita sicuramente una visita la chiesa della Resurrezione, il cui profilo ci è familiare
in quanto inserito nel paesaggio metropolitano che
fa da sfondo al girotondo di
bambini nell’ultimo quadro
del trittico “La Pace”, collocato nel Municipio novatese.
È Padre Ambrogio Fumagalli,
infatti, autore del trittico,
uno degli artisti maggiormente coinvolti nella realizzazione della chiesa: sue
sono le vetrate intense e
cariche di luce, protagoniste
del progetto d’avanguardia
che ha dato vita ad un “capolavoro di architettura e
di colore” come fu definita la
chiesa dal settimanale Epoca
dopo la sua apertura al culto
nel 1967. Ai confini di Novate Milanese, al vertice del
grande viale che fa da spina
dorsale del quartiere Quarto
Oggiaro, la chiesa emerge
come una presenza insolita. La sua forma richiama
quella delle barche sul lago
di Tiberiade. È composta da
una parte bassa, quasi buia,
a forma di auditorium a semicerchio e da una parte alta,
molto luminosa, sull’altare, a
richiamare la Resurrezione;
l’architetto Benvenuto Villa
ha inteso rendere in questo
modo l’idea centrale del passaggio dall’oscurità alla luce,
dalla vita alla morte. Padre
Ambrogio Fumagalli ha ripreso e completato questa
immagine con le sue splendide vetrate portate a termine
tra il 1965 e il 1967. Sono stati
realizzati dall’artista anche,
il “Volto di Cristo” - simile a
quello che appare nel primo
quadro del trittico “La Pace”
- per la sacrestia e, dipinta
nel 1987, la tela“Cristo risorto
appare alla Madonna”.
Oltre alle opere di Padre Ambrogio Fumagalli, la chiesa
ospita numerose altre interessanti realizzazioni artistiche tra cui la “Madonna
col Bambino” - pala d’altare
tardocinquecentesca del pavese Tassinari - l’altare e il
battistero dell’architetto Mariarosa Zibetti Ribaldone, il
crocifisso in legno di Romano
■ Chiesa della Resurrezione. Rif. 15
Rui, la “Pietà” in marmo di Vicenza e la“Via Crucis”in cotto
di Mario Rudelli, la ceramiche
per il leggio ed il tabernacolo
di Albino Reggiori.
(Fonti: 7; 25; 26)
■ “Cristo risorto appare alla Madonna”. Rif. 15
73
I Personaggi
Giovanni Testori
74
Giovanni Testori è stato uno
dei protagonisti della cultura
italiana, non solo letteraria, della seconda metà del
Novecento, che ha saputo
leggere la realtà non da intellettuale, ma da “uomo”.
Infatti tutta la sua opera cerca di indagare e capire la
vita, nei suoi drammi, nelle
sue disperazioni, nelle sue
necessità.
Una sua affermazione può
essere letta anche come un
testamento morale.
Infatti Testori scrive: “La vita è
una: questa. E non mi sento di
ridurla a un progressivo e progressistico strangolamento di
quell’inevitabile verità per cui
fin qui ho accettato d’accogliere e percorrere niente più
e niente meno che la vita”.
Così la grandezza della figura di questo lombardo che
guarda a Manzoni, a Parini e
a Gadda e ne reinventa sulla
sua pelle la lezione letteraria e umana sta nel cercare
continuamente la “voce” per
dare espressione e verità a
questa vita che pulsa nei suoi
libri. Così Testori è narratore,
è poeta, è scrittore di teatro,
è critico d’arte, è pittore:
con tutti gli strumenti di
queste arti riconduce alla
lezione umana che più gli
sta a cuore.
Vive da isolato; spesso le sue
■ Giovanni Testori. Rif. 16
posizioni radicali a livello civile e religioso vanno controcorrente: è come un“profeta”
che grida, senza mai placare
la sua necessità di verità, nel
deserto metropolitano.
Il suo è un inarrestabile “memoriale” al servizio di chi
non ha voce, dei dimenticati,
degli “irreparabili” che diventano i suoi “personaggi”,
coloro che rappresentano,
totalmente e senza falsità,
quella “vita” che ha sempre,
non solo guardato, ma voluto interpretare in prima
persona. La sua contemporaneità sta nell’aver dato
voce agli ultimi, nell’aver
raccolto la loro testimonianza come propria esperienza,
spesso incomunicabile, ma
resa come parola, borbottio,
lingua della coscienza sommersa nelle sue opere.
Sta in quel“coro degli irreparabili”che dal dio di Roserio in
Note biografiche
• 12 maggio 1923 - Nasce a Novate Milanese. Il padre è di Sormano,
la madre di Lasnigo; a Novate il padre dirige una filanda.
• 1947 - Si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, con una
tesi sull’estetica nell’arte moderna. La tesi gli viene contestata. Lui
prima pensa di cambiare Università, poi accetta di purgare le pagine
giudicate scandalose.
• 1948 - Esordio ufficiale come scrittore teatrale: Franca Valeri interpreta
la sua Caterina di Dio al Teatro della Basilica di Milano.
• 1951 - Conosce Roberto Longhi, il massimo critico d’arte italiano.
Diventerà il suo vero maestro. Nel 1952 Longhi pubblica sull’importante rivista “Paragone” un saggio di Testori su Francesco del Cairo,
pittore lombardo del Seicento. Il metodo critico appassionato di
Testori fa subito discutere.
• 1954 - Pubblica il racconto lungo Il dio di Roserio nei Gettoni di
Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini.
• 1958 - Esce Il ponte della Ghisolfa, primo suo grande successo in
letteratura. Da alcuni racconti Visconti, nel 1960, trae il soggetto di
Rocco e i suoi fratelli.
• 1960/61 - Il suo nuovo spettacolo, L’Arialda, messo in scena da Luchino
Visconti, viene fermato dalla censura; verrà assolto tre anni dopo nel
successivo processo per oltraggio al pudore. Sempre nel 1961 pubblica
Il fabbricone, ultimo atto della serie dei Segreti di Milano.
• 1972 - Pubblica L’Ambleto, primo testo della Trilogia degli Scarrozzanti
che inaugura il suo sodalizio con uno dei più grandi attori italiani,
Franco Parenti. Il 16 gennaio 1973 L’Ambleto viene presentato in un
nuovo teatro milanese, il Salone Pier Lombardo, fondato da Testori,
Parenti e dalla regista Andrée Ruth Shammah.
• 1975 - Inizia la collaborazione al “Corriere della Sera”, come elzevirista per la terza pagina e tre anni dopo, il direttore, Franco di Bella, lo
chiama a intervenire sulla prima pagina. Successivamente gli viene
affidata anche la responsabilità della pagina d’arte del quotidiano.
Sempre nel 1978 nasce il settimanale “Il Sabato”, con il quale Testori
inizia una collaborazione che si intensificherà negli anni successivi.
Nel 1982 raccoglierà gli articoli comparsi sulle due testate con il titolo
di La maestà della vita.
• 1979 - La Compagnia del Teatro dell’Arca di Forlì porta in scena
Interrogatorio a Maria. Lo spettacolo ha un grandissimo successo e
raggiunge nella tournée il record di mezzo milione di spettatori.
• 1980 - Cura una nuova collana per Rizzoli, “I Libri della Speranza”.
• 1983 - Scrive Post-Hamlet, che viene portato in scena da Emanuele
Banterle al Teatro di Porta Romana a Milano. Costituisce una nuova
compagnia: il Teatro degli Incamminati con lo stesso Banterle.
• 1985 - Pubblica Confiteor, che viene messo in scena l’anno successivo
da Franco Branciaroli. La collaborazione con questo grande attore
segna l’ultima stagione creativa di Testori.
• 1990 - Primi segni della malattia e primo ricovero in ospedale.
• 1993 - Giovanni Testori muore il 16 marzo. Esce in un volume la
lunga intervista che nel corso degli ultimi mesi ha rilasciato a Luca
Doninelli.
75
76
poi ha costruito una sorta di
famiglia in cui Testori si era
riconosciuto totalmente.
Questa è la sua “prova di
verità”, quella che designa
ancora oggi l’attualità della
lezione testoriana.
È una “prova” continuamente ricercata nella pittura che
ha amato, nelle periferie
milanesi che ha descritto,
negli “irreparabili” che sono
diventati la luce del suo teatro, nelle vicende che ha
raccontato, per tanti anni,
in prima pagina sul “Corriere
della Sera”.
Il senso, Testori stesso lo ritrova leggendo l’opera di
un grande pittore, Cézanne.
Infatti per lui questa “prova
di verità” è anche il solo luogo deputato a sostenere la
Il “PERCORSO TESTORI”
La passeggiata nei luoghi
della Novate “testoriana” si
snoda attraverso i seguenti
punti d’interesse:
1. La Stazione.
6. Chiesa S. Carlo Borromeo.
13. Villa Testori.
19. Municipio
Sala Teatro Giovanni
Testori: “Ciclamini”.
grande partita della verità:
che è, insomma, “il coagulo
di tutti i sentimenti, di tutte le
azioni e di tutte le meditazioni
dell’uomo”.
[Tratto da: “Dedicato a Testori”
di Fulvio Panzeri Novate Milanese, 1998]
(Fonti: 37; 53)
Padre Ambrogio Fumagalli
Padre Ambrogio Fumagalli
(Cambiago 1915 - Bolsena
1998), trascorre la sua infanzia
a Novate prima di intraprendere gli studi religiosi. Monaco
benedettino olivetano, nelle
diverse stagioni del suo percorso artistico attraversa gran
parte del ventesimo secolo interpretandone con originalità
le molteplici e più significative
espressioni formali.
Autodidatta, ma dotato di
notevole facilità di apprendimento, negli anni trascorsi
a Monte Oliveto Maggiore
(Siena) di fronte agli affreschi
■ Padre Ambrogio Fumagalli.
Rif. 17
del Signorelli e del Sodoma ed
ai tanti capolavori che arricchiscono la celebre abbazia,
si esercita ad assimilare ed
a sperimentare i diversi linguaggi artistici affinando le
proprie naturali capacità e,
nello stesso tempo, completa
gli studi teologici per ricevere, nel 1940, l’ordinazione
sacerdotale. Nel 1941, nello
studio bolognese di Giorgio
Morandi impara a cogliere
l’essenzialità delle immagini
e dei volumi per immergerli,
con il colore-luce, in uno spazio interiorizzato.
Nel 1947, mentre risiede nel
monastero di S. Salvatore
Monferrato (Alessandria) incontra Carlo Carrà e perfeziona, con il suo magistero,
equilibrio formale, geometria
poetica e rigore compositivo.
Nel 1953, si reca a Londra nel
monastero olivetano “Christ
Note biografiche
The King”studia Henry Moore
e conosce Francis Bacon e
Graham Sutherland dai quali
trae spunti per numerosi e
incisivi disegni: vive meditazioni sul senso della dolorosa e agonizzante solitudine
umana.
Si avvicina, poi, al cubismo
statico iniziando a comporre
i piani alla maniera di Picasso.
Tornato in Italia per stabilirsi
a Roma, nel monastero di
S. Francesca Romana dove
rimane fino al 1987, lentamente abbandona il linguaggio cubista per rivisitare, con
cromatiche partiture morandiane, il lirismo della Scuola
Romana e per passare, poi,
all’astrattismo.
Dagli inizi degli anni Sessanta,
grazie all’incontro con l’architetto Luigi Moretti, progettista, tra l’altro, del complesso
residenziale “Watergate” di
• 6 agosto 1915 - Nasce a Cambiago (Milano) da una famiglia contadina.
Sul finire della Prima Guerra Mondiale si trasferisce a Novate Milanese,
dove il padre trova occupazione come sacrestano.
• 1929 - Entra in collegio presso i Padri Benedettini di Monte Oliveto
Maggiore.
• 1940 - Viene ordinato sacerdote. Studia disegno a Firenze.
• 1945 - Seregno: prima mostra. Successivamente dal 1946 al 1971
tiene mostre in tutta Italia e all’estero: Bologna, Roma, Teramo, Milano,
Cortina, Firenze, Positano, Bergamo, Londra e New York. Nel frattempo,
oltre ai quadri di cavalletto, esegue mosaici e vetrate per chiese: chiesa
della Resurrezione (Milano-Vialba), Cambiago (Milano), S. Antonino al
Ticino (Varese), Castelverde (Roma), Siena, Pescara, Seregno (Milano),
S. Giorgio su Legnano (Milano), Cerro Maggiore (Milano).
• 1985 - Novate Milanese: trittico “La Pace” e “Monumento ai Caduti”.
• 1991 - Novate Milanese: la “Crocifissione” e la “Resurrezione” nella
chiesa SS. Gervaso e Protaso.
• 1998 - Bolsena (Viterbo): muore l’8 maggio e riposa nel cimitero
locale.
77
78
Washington e pioniere con la
rivista Spazio di una rinnovata
cultura figurativa, dipinge tele
cosmologiche e informali con
la stesura dei colori su piani
bidimensionali.
Tale fase evolutiva si concretizza nella mostra presso il
Centro Culturale S. Fedele
di Milano (1961) dove Padre
Ambrogio Fumagalli offre
le premesse per una pittura
simbolico-cristiana. La sperimentazione del linguaggio
astratto continua per alcuni
anni con dipinti carichi di simbolico lirismo cristiano e con
tematiche intrise di intensa
emotività - come Pianure, Città, Rondini sulla città - e trova
la propria definizione prima
con le opere realizzate per
commentare il Diario di Gusen
di Aldo Carpi sugli orrori dei
campi nazisti di sterminio e
poi con i dipinti dedicati all’antica civiltà dei Camuni.
Dal 1987 al 1998, anno della
sua morte, vive a Bolsena (Viterbo), antica e piccola città
sulle rive dell’omonimo lago
che, con i suoi trasparenti
colori e con le vaporose atmosfere, gli ispira tele dal tocco
Il “PERCORSO FUMAGALLI”
La visita alla scoperta delle
opere dell’artista si articola
nel seguente itinerario:
2. Chiesa Sacra Famiglia:
bozzetto del “Volto di
Cristo” attualmente posto
sulla cappella del Cimitero
Monumentale di Novate.
4. Area verde antistante il
Municipio: “Monumento ai
Caduti”
9. Chiesa SS. Gervaso e
Protaso: la “Crocifissione” e
la “Resurrezione”.
11. Villa Venino:
esposizione permanente
presso la sala studio Padre
Ambrogio Fumagalli.
19. Municipio - Sala
Consiliare: trittico “La Pace”.
20. Intorno a Novate
Milano-Vialba: chiesa della
Resurrezione:
le vetrate.
alquanto sognante e decisamente impressionistico.
[dalla sezione su Padre
Ambrogio Fumagalli del
sito del Comune di Novate
Milanese]
(Fonti: 23; 54)
Vincenzo Torriani
Nasce a Novate Milanese
il 17 settembre 1918 nella
casa di famiglia sita in via
Repubblica 68, nel cortile
“dell’ouliè” chiamato così
perché il nonno e poi il padre
di Vincenzo Torriani, possie-
dedono un piccolo frantoio
dove si esegue la macinazione delle olive producendone
un ottimo olio che poi commercializzano alla clientela.
Vincenzo Torriani ha il dono
dell’invenzione e dell’orga-
nizzazione, tanto è vero che
giovanissimo organizza un
torneo di calcio tra gli studenti dell’Istituto S. Carlo
di Milano che lui frequenta.
Durante la guerra, rifugiatosi
in Svizzera, organizzò un
torneo di calcio tra i nostri
connazionali profughi in terra elvetica. Nel 1945, dopo
la notte oscura della guerra,
■ Vincenzo Torriani. Rif. 18
Note biografiche
• 17 settembre 1918 - Nasce a Novate Milanese.
• A quattordici anni organizza un torneo di calcio fra gli studenti
dell’Istituto S. Carlo di Milano da lui frequentato.
• 1943 - È costretto a fuggire in Svizzera.
• 1943/45 - Allestisce nei campi di raccolta sparsi in tutto il territorio
svizzero (ne visita centinaia) una notevole rete di assistenza. Nonostante i gravi rischi, fa entrare e uscire dalla Svizzera e circolare
in territorio elvetico moltissime persone. Opera anche in collegamento con don Gnocchi e con personaggi legati al CLN Alta Italia
e ai Servizi anglo-americani.
• Al rientro in Italia fonda l’U.S. Novatese e organizza la corsa
ciclistica per dilettanti denominata “Prima Coppa di Novate”.
Si adopera poi per la costituzione di diverse importanti realtà
associative novatesi tra cui il Club Alpino e il Corpo Musicale
Santa Cecilia.
• 1946 Comincia a collaborare con Armando Cougnet all’organizzazione del Giro d’Italia, della Milano-Sanremo, del Giro di Lombardia
e delle altre competizioni organizzate dalla Gazzetta dello Sport.
• 1949 Viene nominato direttore unico del Giro d’Italia. Gli succederà
Carmine Castellano nel 1993. Sono guidate da lui le edizioni degli
epici duelli tra Coppi e Bartali e tra Moser e Saronni.
• 25 maggio 1973 - In occasione del transito a Novate della tappa
del Giro d’Italia Milano-Bergamo, i concittadini gli consegnano una
medaglia d’oro a riconoscimento dei suoi meriti sportivi. Ulteriori
importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali gli vengono
attribuiti per la sua incisiva attività e personalità; tra gli altri la medaglia d’oro della benemerenza della Città di Milano, la nomina a
Gran Ufficiale per aver portato in tempi difficili il Giro in Slovenia
ed il titolo di Gran Croce al merito della Repubblica, consegnatogli
da Sandro Pertini. Il 22 dicembre 1986, gli viene conferita anche
la medaglia d’oro per aver contribuito a tenere alto, con il lavoro,
il nome della Provincia di Milano.
• 1996 - Viene a mancare nel pomeriggio del 24 aprile. La sua
salma è ora a Novate, accanto a quella della moglie Elena, nella
tomba di famiglia.
79
In sua memoria
• 19 ottobre 1996 - Inaugurato il monumento a lui dedicato nella
piazza del santuario intitolato alla Madonna del Ghisallo. Sul bronzo
del monumento è incisa una dedica dettata da Sergio Zavoli, il noto
giornalista Rai, suo fraterno amico.
• 24 aprile 1997 - Gli viene dedicata la piazza posta nel punto di
arrivo del celebre “Muro di Sormano”, la famosa salita “scoperta” nel
1960 e che per anni, per suo volere, caratterizzò il Giro di Lombardia.
La piazza ospita un cippo posto dalle associazioni sormanesi: sul
“masso”, scelto dagli Alpini, sono posti una targa ed un bassorilievo
in bronzo di Torriani realizzati dalla ditta Ottolina e dalla Fonderia
Cubro di Novate.
• A lui sono intitolati il nuovo campo sportivo di Novate Milanese e
la via adiacente.
• Dal 1995 è stata assegnata a Novate la partenza della Milano-Torino.
Grazie all’interessamento di un Comitato Cittadino con l’adesione
dell’Amministrazione Comunale, la collaborazione della Parrocchia,
dei gruppi sportivi Osal e Osmi, della direzione del Cinema Nuovo
e degli Amici del Circolino è stato infatti raggiunto un accordo con
la Gazzetta dello Sport. Viene così rievocata ogni anno la partenza
dell’edizione del 1989, la prima da Novate Milanese, voluta dallo
stesso Vincenzo Torriani.
80
Vincenzo Torriani rientra in
Italia.
Fonda l’U.S. Novatese e organizza la corsa ciclistica
per dilettanti denominata
“Prima Coppa di Novate”che
vede vittorioso Valeriano
Zanazzi, il quale in seguito,
con il fratello Renzo, passa
professionista nella gloriosa
squadra “Legnano”, capitanata da Gino Bartali.
Poi, nel 1946, la grande svolta Vincenzo Torriani viene
chiamato a collaborare con
Armando Cougnet all’organizzazione del Giro d’Italia
e, in seguito, nominato Direttore Organizzativo della
Gazzetta e quindi “Patron
del Giro” fino al 1992.
Vincenzo Torriani è un uomo
di grandi ideali, un organizzatore capace e innovativo,
con grande serenità di spirito e con grande e forte carica umana, certamente uno
sportivo autentico e sensibile alle opere di bene.
[Pietro Castelli e
Aleardo Faroldi - Informazioni
Municipali Maggio/Giugno 1996]
(Fonti: 23; 36; 38)
Bernardino da Novate
Apprezzato scultore - secondo
la tesi più accreditata - si presume sia nato intorno al 1510.
A lui sono attribuite le statue
della “Fama” e della “Vittoria”
che ornano il mausoleo di Gian
Galeazzo Visconti (ca.1560)
presso la Certosa di Pavia.
Sono ritenute di sua produzione anche la statua commemorativa del nobile genovese
Cattaneo Pinelli (1555) collocata nell’atrio di Palazzo Tursi
(sede del Comune di Genova)
e le sculture della tomba del
nobiluomo Ceva Doria (1574)
posta nella chiesa di S. Maria
della Cella (Genova-Sampierdarena).
A lui è intitolata una via della
nostra città.
(Fonti: 10; 11; 23)
Bertola da Novate
Fra i più abili ingegneri idraulici
del Quattrocento, ha realizzato importantissime opere
fluviali nel Nord-Italia.
Il duca di Milano Filippo Maria
Visconti lo incarica di presiedere la commissione tecnica
per la realizzazione di una
fitta rete di canali navigabili
che colleghino tra loro il Po, il
Ticino e l’Adda.
Con la morte di Filippo Maria
(1447), tramontata la signoria
viscontea, la sua bravura viene
riconosciuta anche dalla neonata Repubblica Ambrosiana
che lo nomina “Architetto di
fiducia del Governo dello Stato di Milano”.
Caduta anche la Repubblica
Ambrosiana, nel 1450 sale
al trono del ducato milanese
Francesco I degli Sforza: colpito dalle geniali innovazioni del
giovane ingegnere, il nuovo
duca lo incarica di procedere
alla messa a punto del progetto riguardante i Navigli.
Portano la firma di Bertola
da Novate i Navigli di Parma,
Mantova, Bereguardo e Binasco, Martesana e Cremona.
L’ultima fatica del nostro ingegnere, del quale oggi ci
rimangono le opere e la via
cittadina a lui intitolata, è la
progettazione della rete idrica per il Castello Sforzesco
(1474).
(Fonti: 11)
Simpliciano da Novate
Reverendo e cantore della
Cappella del Duomo di Milano
- nella quale possono cantare
solo le voci migliori del suo
tempo - nel 1471, quando è già
prevosto della chiesa di Santa
Tecla, Galeazzo Maria Sforza lo
vuole a corte come cantore del
Coro della Cappella Ducale.
(Fonti: 10; 11)
81
Fonti e bibliografia
I testi delle singole voci sono stati tratti dalle seguenti
fonti costituite da testi, opuscoli, periodici, documenti e
testimonianze
82
1 A Don Mansueto Messa primo Parroco. Novate Milanese: Parrocchia Sacra
Famiglia [1961]
2 ABBAZIA SANT’AGOSTINO RAMSGATE, Grande dizionario illustrato dei Santi.
Casale Monferrato: Piemme, 1991
3 Antichi organi in concerto nei Comuni della Provincia di Milano. Milano,
2003
4 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI, Testori a Novate. Cinisello Balsamo:
Silvana Editoriale, 2003
5 C. BONIARDI,Testori: la mostra‘Il ritorno a casa’prelude all’istituzione dell’ente
culturale. “Settegiorni “, 16 maggio 2003, 51
6 M. BRAMBILLA, Storia della parrocchia Sacra Famiglia. Novate Milanese
[1961]
7 G. BRIZZI (a cura di), Bozzetti per vetrate e mosaici di don Ambrogio Fumagalli monaco benedettino di Monte Oliveto. Seregno: Abbazia S. Benedetto,
1992
8 L. CARATTI DI VALFREI, Appunti di ‘Storia di Novate Milanese’ (877-1877).
Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1991
9 L. CARATTI DI VALFREI, Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso
di Novate Milanese. Novate Milanese, 2001
10 L. CARATTI DI VALFREI, Storia di Novate Milanese: mille anni di storia
ricostruita sui documenti (877 - 1877). Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1982
11 L. CARATTI DI VALFREI, T. D’AGOSTINO, S. ROVELLI, C’era una volta a Novate:
la storia a fumetti della nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 2003
12 Centenario di fondazione della cooperativa “La Previdente” 1889-1989.
“Informazioni Municipali. Periodico del Comune di Novate Milanese”, anno
XV n°5, novembre-dicembre 1989
13 G. CORNOLÒ, Cento anni di storia delle Ferrovie Nord Milano. Trento: Globo
edizioni, 1979
14 M. DE MICHELI, La scultura del Novecento in: Storia dell’arte in Italia. Torino:
UTET, 1981, vol. [19]
15 C. DEL BALZO, (a cura di), Comune di Novate Milanese: cenni storici - attività
produttive. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1972
16 Espressioni Artistiche Novatesi. II ed. Novate Milanese, 1989
17 D. C. FAROLDI, In chiesa due nuovi dipinti. “Luce”, 27 ottobre 1991, 18
18 Ghisellini. Ferrara ‘97 . Dipinti. Ferrara: Galleria d’arte moderna “alba”,
1997.
19 Gianfranco Lamon. I racconti della sera. Sculture e disegni. Locarno: Galleria
d’arte Il Cavalletto, 1998.
20 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Note sul movimento democratico, l’antifascismo
e la Resistenza a Novate Milanese. Novate Milanese, s.d.
21 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Piazze e strade: luoghi di vita, luoghi di memoria:
Antifascismo e Resistenza nella toponomastica novatese. Novate Milanese:
ANPI Sezione “Marco Brasca”, 1996
22 Il Girotondo, Novate Milanese [1997]
23 Informazioni Municipali: periodico del Comune di Novate Milanese 1-,
Novate Milanese, s.n., 1974 – [raccolta]
24 L’omaggio di Novate per il grande Testori .”Settegiorni”, 6 novembre 1998,
33
25 La chiesa caleidoscopio. “Epoca”, 2 aprile 1967, 72-75
26 La chiesa della Resurrezione. Milano, 1992
27 La Pace in Aula Consiliare. Novate Milanese, 1985
28 G. LAMON, Discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione del Monumento
del ciclo “I Racconti della Sera” presso Le Filande. Novate Milanese [2003]
29 A. LANCINI, Procaccini e la Natività della Vergine a Novate: radiografia di
un’Opera. Novate Milanese, 2004
30 LIONS CLUB BOLLATE, Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte. Novate
Milanese, 1988
31 M. LOZZA, Comunicazione alla Prof.sa Aurora Scotti della Biblioteca di
Progettazione dell’Architettura di Milano in occasione dell’indagine per il
censimento e la catalogazione dei monumenti celebrativi presenti sul territorio
della Provincia di Milano. Novate Milanese, 20 gennaio 1999
32 Monumento ai Martiri delle Foibe. “Settegiorni”, 26 ottobre 2001, 44
33 Nel municipio di Novate Milanese un trittico di padre Fumagalli sulla pace.
“Jesus”, 14 febbraio 1986, 14
34 Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore: catalogo della prima
edizione del Premio d’Arte Lidia Conca. Novate Milanese, 2007
35 Novate la nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1994
36 Novate Milanese ricorda: Vincenzo Torriani. Novate Milanese, [ 1996 ]
37 F. PANZERI (a cura di), Dedicato a Testori: catalogo bibliografico. Novate
Milanese [1998]
38 L. PEREGO, Uomini e istituzioni a Novate Milanese: dizionario dei Consigli
Comunali e dintorni 1861-2005. Garbagnate Milanese: Anthelios Edizioni,
2004
39 Programma dei comunisti novatesi per le elezioni del 1975. Novate Milanese
[1975]
40 C. ROVAGNATI, Venticinquesimo della Parrocchia Sacra Famiglia 19611986. Novate Milanese, 1986
41 San Carlo: una Chiesa per Novate: La storia, l’edificio, gli artisti. Novate
Milanese, 1996
42 C. SILVERA, Appunti su Paolo Camillo Landriani detto il Duchino. Milano,
2007
43 F. SOMAINI, Bernardino Busti, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S.
REBORA (a cura di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni
pubbliche di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo:
Silvana Editoriale, 2001
44 A. SPIRITI, Insieme Groane: itinerari d’arte a nord di Milano. Bergamo: Velar,
2008
45 F. TERRACCIA, S. REBORA, S.A. COLOMBO, L’oratorio dei Santi Nazaro e
Celso a Novate, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S. REBORA (a cura
di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche
di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo: Silvana
Editoriale, 2001
46 G. TESTORI, L’Ambleto in: Opere 1965-1977. Milano: Bompiani, 1997
47 G. TESTORI, La maestà della vita e altri scritti. Milano: BUR, 1998
48 Un mattone lungo un secolo: 100 anni di vita della Cooperativa La Benefica.
Novate Milanese: Editrice Cooperativa La Benefica, [ 2001]
49 Un monumento per ricordare Aldo Moro e la sua scorta.“Luce”, 16 maggio
1998
50 U. VAGHI, Storia de Nüaa Vècc. II ed. Novate Milanese, 2005
51 Venticinque anni di apostolato: 1961-1981. Novate Milanese: Parrocchia
Sacra Famiglia [1981]
52 80° della Scuola Materna Giovanni XXIII. “Informazioni Municipali. Periodico
del Comune di Novate Milanese”, anno XVI n°2, marzo-aprile 1990
83
Siti
53 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI ONLUS, <http://www.associazionetestori.it>, agg. 16/02/2007
54 COMUNE DI NOVATE MILANESE, Padre Ambrogio Fumagalli. <http://
www.comune.novate-milanese.mi.it/padrefumagalli/paf_home.asp>, agg.
19/03/2007
55 R.A.I., Quelli di Via Fani. <http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.
aspx?id=307>, agg. 29/10/2007
Tesi e ricerche
56 M. BRASCA, Intervista in: M. GENNARO, P. CAPPÈ (a cura di), Biografie di
gente comune. Corso di Storia orale e memorie - Progetto Centocinquanta
Ore, a.s. 1982/83
57 M. FABBRI E CLASSE 5^ C, Noi, esploratori di Novate. Scuola Primaria “Don
Milani” di Novate Milanese, a.s. 2004/05
58 E. L. GAINI, E. GREGOLIN, Ricerca storica e rilievo della villa Fassi Venino di
Novate Milanese. Corso di Restauro Architettonico - Facoltà di Architettura,
Politecnico di Milano, a.a. 1994/95
59 M. PICCARDI, Novate Milanese da borgo rurale a territorio metropolitano.
Sviluppo urbano ed economico di un comune dell’hinterland di Milano. Tesi
di laurea in Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Milano, a.a. 1981/82
60 L. POGGI, L. VACCARO E CLASSI 2^A E 2^B, Novate ieri e oggi. Laboratorio:
Ricerca-Ambiente, Scuola Secondaria “Gianni Rodari”, a.s. 1990/91
Altre fonti
61 Anagrafe Comunale
62 Archivio Comunale
63 Ufficio Tecnico Comunale
84
Le immagini sono tratte dalle seguenti fonti
Rif. 1 “Storia di Novate Milanese 877 - 1877”
Rif. 2 “Disegno di Virginio Silva” [verificare con Luciana se questa dicitura può
andare]
Rif. 3 “Disegno di Paolo Fabbro” [verificare con Luciana se questa dicitura
può andare]
Rif. 4 “Archivio Storia Locale”
Rif. 5 “Foto di Marco Vimercati”
Rif. 6 “Archivio Locati”
Rif. 7 “Foto di Valerio Ferrari”
Rif. 8 “Archivio Privato Lamon”
Rif. 9 “San Carlo: una Chiesa per Novate - La storia, l’edificio, gli artisti”
Rif. 10 “Donazione d’Amico”
Rif. 11 “Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso”
Rif. 12 “Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore”
Rif. 13 Archivio Bruno Gattico
Rif. 14 “Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte”
Rif. 15 “La chiesa della Resurrezione”
Rif. 16 sito Associazione Testori
Rif. 17 sito Comune di Novate Milanese
Rif. 18 “Novate la nostra città”
Rif. 19 Famiglia Milanesi
Rif. 20 Internet http://www.valtaro.it/moro2003
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Passeggiando per Novate - Comune di Novate Milanese