“L’arte è per noi inseparabile dalla vita....” (F. Tommaso Marinetti) Negli anni Ottanta, su iniziativa dell’Amministrazione Comunale e grazie alla passione di un gruppo di volontari, ha preso forma in Biblioteca la Sezione di Storia Locale, una vasta e ricca raccolta di documenti e fotografie su Novate. Dall’insieme di queste testimonianze è nata la guida Passeggiando per Novate, un vero e proprio itinerario alla scoperta di luoghi, beni artistici e tradizioni della nostra città. Un modo semplice per celebrare la nostra identità municipale e comunitaria, per capire i processi di trasformazione sociale, culturale ed economica che hanno attraversato la nostra storia e per ricordare gli uomini sulle cui gambe hanno camminato le idee e le cui azioni hanno abitato, rappresentato e progettato la nostra Novate. Un modo semplice per valorizzare il patrimonio culturale di uomini che hanno voluto e saputo legare, indissolubilmente, la propria arte alla vita di Novate e ai novatesi. Assessore Angela De Rosa 1 2 ■ Novate Milanese - veduta aerea. Rif. 7 Ringraziamenti La realizzazione di questa piccola “guida”nonsarebbestatapossibile senza l’aiuto di tante persone che, a vario titolo ed in tempi diversi, hanno contribuito a conservare e a valorizzare la storia della nostra comunità e del nostro territorio: • il dottor Lorenzo Caratti di Valfrei, storico locale, autore di gran parte dei testi riportati in questo opuscolo e venuto a mancare di recente • il Gruppo di Storia Locale che negli anni Ottanta iniziò la raccolta dei materiali del Fondo nel quale sono conservate quasi tutte le fonti citate nell’opera • i signori Aleardo Faroldi, Achille Giandrini e Luigi Perego“storici” cittadini novatesi, preziosi “archivi viventi” della storia della nostra città • i signori Gattico, Gregolin, Locati, Zucca, e tutte le persone che hanno offerto alla Biblioteca la possibilità di utilizzare i materiali su Novate in loro possesso; in particolare la signora Flaminia Orlandi D’Amico, per aver donato al Fondo di Storia Locale la raccolta di diapositive realizzate dal marito Franco - prematuramente scomparso - dalla quale sono state tratte alcune illustrazioni della guida • la professoressa Cristina Silvera, consulente per la programmazione artistico culturale della Biblioteca di Novate Milanese • gli artisti Maria Grazia Boldorini, Roberto Ghisellini, Gianfranco Lamon, Cesare Rovagnati • i parroci di Novate ed i loro collaboratori • il prevosto di Busto Arsizio, mon- signor Claudio Livetti • l’Associazione Giovanni Testori • il Lions Club di Bollate • la famiglia Fumagalli • la famiglia Milanesi • la signora Miuccia Gigante della Sezione ANPI di Novate Milanese • il signor Roberto Missaglia della Sezione ACLI di Novate Milanese • il signor Ghirimoldi • tutti gli autori delle foto pubblicate e delle fonti da cui sono tratti i testi degli articoli, in particolare Alessandra Lancini, Sergio Benintende e le scuole di Novate Milanese •la Provincia di Milano. Grazie a tutti i colleghi del Comune di Novate che hanno aiutato e sostenuto questo progetto: - tutto il gruppo di lavoro della Biblioteca ed in particolare Flavia Negri e Mariangela Passerini - l’UfficioTecnico ed in particolare Raffaella Grimoldi, Elena Morganti e Antonio Ponetti - Claudia Rossetti, Elena Strazzi, Simona Lamioni e Gemma Parravicini ...e a tanti altri che, nel corso di questi mesi, ci hanno fornito informazioni utili per la realizzazione di questa guida. Un ringraziamento in anticipo a tutti quelli che, da oggi e per il futuro, vorranno aiutarci a completare, precisare ed arricchire le informazioni che sono raccolte nella guida e farne, così, uno strumento vivo ed in continua crescita. 3 4 Avvertenze per il lettore I testi in genere sono una sintesi di citazioni testualmente tratte dalle fonti depositate presso l’archivio di Storia Locale della Biblioteca di Novate. È stato volutamente mantenuto lo stile espressivo dei singoli contributi per trasmettere, anche stilisticamente, la grande ricchezza e varietà dei materiali utilizzati. Dato il taglio divulgativo dell’opera, non si è ritenuto opportuno appesantire le singole schede con le note nel testo. Le fonti sono riportate in un apposito elenco finale e citate con il numero di riferimento sotto ogni articolo; nello stesso modo vengono indicate le fonti delle illustrazioni. Date indicative sono state inserite nelle didascalie delle foto prive di riferimenti precisi. I monumenti presentati sono quelli che si incontrano nel percorso della passeggiata che vi proponiamo in questa occasione, consapevoli di non aver potuto esaurire, in queste pagine, la descrizione di tutte le “cose notevoli” di Novate. Le opere contrassegnate con il simbolo ▲ sono visitabili previo appuntamento da fissare rivolgendosi ai seguenti recapiti: Tel. 02/35473302 E-mail: [email protected] Villa Venino Largo Padre Ambrogio Fumagalli, 5 Sito internet: www.comune.novate-milanese.mi.it Biblioteca Comunale Tel. 02/354.73.247-306 Fax 02/39.10.17.45 E-mail: [email protected] Orari: Lunedì 9-12.30 Da martedì a venerdì 9-13/14-19 Sabato 9-12.30/14-18 Ufficio Cultura Tel. 02/354.73.272-309 Fax 02/39.10.41.78 E-mail : [email protected] Orari: Lunedì 9-12.30 Da martedì a giovedì 9-13/14-18 Venerdì 9-12.30 5 Indice Cartina pagina La Storia pagina 10 Passeggiando per Novate pagina 19 1. 2. 3. 4. 5. 6 6. 6. 7. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 14. 15. 15. 15. 16. 17. La Stazione Chiesa Sacra Famiglia Il “Grande Giocatore” Monumento ai Caduti Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” Chiesa S. Carlo Borromeo Organo “Gaspare Chiesa” Parco Carlo Ghezzi Torre dell’acquedotto Stemma Visconteo Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini Lastra in pietra del XII secolo nel cortile dei “Tri Basei” Villa Venino Monumento ad Alcide De Gasperi Villa Testori Via Repubblica Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta Piazza Martiri della Libertà Monumento ai Martiri delle Foibe Cascina del Vicolo Chiuso Monumento a Sandro Pertini Il Gesiö 8 pagina pagina pagina pagina 19 20 24 26 pagina pagina pagina pagina pagina pagina 27 28 31 32 33 34 pagina 35 pagina 40 pagina pagina pagina pagina 41 47 47 49 pagina pagina pagina pagina pagina pagina 54 55 57 57 59 59 18. 19. 19. 19. Parco Marco Brasca Il Municipio Il trittico “La Pace” “Ciclamini” pagina pagina pagina pagina 63 66 69 72 INTORNO A NOVATE 20. Chiesa della Resurrezione Milano-Vialba pagina 72 Personaggi pagina 74 Giovanni Testori Padre Ambrogio Fumagalli Vincenzo Torriani Bernardino da Novate Bertola da Novate Simpliciano da Novate Fonti e Bibliografia pagina pagina pagina pagina pagina pagina 74 76 78 81 81 81 pagina 82 Orari monumenti Le chiese sono visitabili durante gli orari di apertura, con l’esclusione dei momenti in cui vengono svolte le funzioni sacre. Il Cimitero Monumentale di Novate osserva i seguenti orari: lunedì chiuso. Dal martedì alla domenica dal 1° ottobre al 31 marzo 8,30-12,00/14,00-17,00 dal 1° aprile al 30 settembre 8,30-12,00/14,30-18,00 Il Municipio è aperto dal lunedì al venerdì: 8,45-12,30 e nei giorni di martedì e giovedì anche dalle 16,00-18,00 I cancelli del complesso “Le Filande” sono aperti con i seguenti orari: autunno-inverno ore 6.30-21 - primavera-estate ore 6-20 Villa Venino è aperta negli orari indicati a pagina 5 7 1. 2. 3. 4. 5. 6. 6. 7. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. La Stazione Chiesa Sacra Famiglia Il “Grande Giocatore” Monumento ai Caduti Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” Chiesa S. Carlo Borromeo Organo “Gaspare Chiesa” Parco Carlo Ghezzi Torre dell’acquedotto Stemma Visconteo Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini Lastra in pietra del XII secolo nel cortile dei “Tri Basei” Villa Venino Monumento ad Alcide De Gasperi Villa Testori Via Repubblica 6 8 via Stelvio via Bollate 5 1 4 2 via Baranzate 3 18 19 14 14. 15. 15. 15. 16. 17. 18. 19. 19. 19. Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta Piazza Martiri della Libertà Monumento ai Martiri delle Foibe Cascina del Vicolo Chiuso Monumento a Sandro Pertini Il Gesiö Parco Marco Brasca Il Municipio Il trittico “La Pace” “Ciclamini” di Giovanni Testori INTORNO A NOVATE 20. Chiesa della Resurrezione Milano-Vialba 9 17 7 via Garibaldi 9 8 16 via Repubblica 15 piazza Chiesa 10 13 via Matteotti 11 12 La storia Il più antico documento che ricorda Novate è un atto notarile datato Trenno 17 marzo 877. All’epoca Novate rientra, dal punto di vista religioso, nella cosiddetta pieve di Bollate, mentre politicamente fa parte del contado della Martesana. Nel 1385 la pieve di Bollate - e pertanto anche la terra di Novate - viene scorporata dal contado della Martesana e aggregata a quello di Milano. 10 Novate nel feudo di Desio Il 1476 costituisce un anno particolarmente importante per la storia della città. Infatti il duca di Milano stralcia la terra di Novate dal suo contado e la inserisce in un feudo da lui appositamente costituito - il feudo di Desio - investendone contestualmente una sua cortigiana: Lucia Marliani. ■ Atto notarile (17 Marzo 877). Rif. 1 Il nome Fino alla fine del XIX secolo, la nostra città si chiama semplicemente Novate; poi per non confonderla con altri due centri della Lombardia con lo stesso nome (Novate Brianza, frazione del comune di Merate in provincia di Lecco e Novate Mezzola, comune della provincia di Sondrio), la sua denominazione viene definitivamente modificata in quella di Novate Milanese, con R.D.13 novembre 1862 n. 982. Per quanto riguarda poi il significato del suo nome, ci sono diverse teorie. La più fondata sembra quella che lo fa derivare dal latino“novatum”che significa: “campo rimesso a coltura dopo un lungo periodo di riposo”; il che risulterebbe ulteriormente confermato anche dall’accertata antica origine agricola del nostro territorio. Il 25 aprile 1574 viene compilato il primo “stato delle anime” della parrocchia di Novate, un vero e proprio censimento che contiene l’elenco di tutti i cittadini (792 anime), con relativa indicazione dell’età e della professione. Risale al 1618 il nome del primo sindaco di Novate di cui ci sia giunta notizia: Luigi Carcano. Nel 1630 la terribile pestilenza di manzoniana memoria colpisce anche Novate. Novate, con Roserio, a capo del suo feudo Il 19 aprile 1674 il marchese Giovanni Manriquez vende le terre di Novate e di Roserio, già parte del feudo desiano, alla Regia Camera Ducale che a sua volta le rivende, lo stesso giorno, a Carlo Pogliaghi; Novate diventa quindi il centro di un nuovo feudo. Nel 1683 il Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano fa redigere il “Cabreo”, un documento che contiene la descrizione di tutte le terre di Novate di proprietà di questa antica Opera Pia milanese. Questo ci consente di individuare - anche se con una certa approssimazione - l’ubicazione di numerose ed antiche località terriere della città. Nel 1722 viene compilato il primo vero e proprio catasto. Nell’estate del 1733 scoppia una breve ma violenta epidemia di vaiolo. Due anni dopo, nel 1735, nelle terre vicino a Novate le truppe gallo-sarde e le truppe imperiali austria- ■ Cabreo (1683). Rif. 1 che si affrontano. Gli scontri provocano la morte di 52 militari sardi del reggimento di “Tarantasia”. Nel 1770 un dato demografico di notevole interesse: la realizzazione del primo vero censimento della nostra città: 970 abitanti, dei quali 494 uomini e 476 donne. Nel 1786 un altro importante avvenimento cittadino è l’inaugurazione del nuovo cimitero; infatti, prima di questa data i defunti venivano seppelliti in chiesa o nel piccolo cimi- tero che anticamente era situato accanto alla chiesa parrocchiale. 12 Novate sotto francesi, austriaci e piemontesi, fino all’unità d’Italia La lunga epoca feudale di Novate giunge intanto al suo epilogo. In forza di una legge del 30 dicembre 1800 il governo francese, instaurato in Lombardia, abolisce definitivamente tutti i diritti feudali in questa regione. La storia di Novate viene ora ad identificarsi con quella della Lombardia: nel 1859, con la Seconda Guerra d’Indipendenza, termina l’occupazione austriaca ristabilita durante la Restaurazione e la Lombardia viene annessa al Regno di Sardegna. Il 17 marzo 1861, Novate entra quindi a far parte del nuovo grande Stato unitario costituito dal Regno d’Italia. Novate alla fine del 1800 A questa data Novate si presenta ancora come un piccolo centro agricolo raccolto attorno ad un nucleo di cascine. Gli abitanti della Novate preindustriale sono contadini. Poichè il territorio è ricco di gelsi, molti installano in casa le tavole a castelli per i bachi da seta, arrivando addirittura a dormire all’aperto. La generale miseria stimola, alla fine del diciannovesimo secolo, una vivace emigrazione di novatesi verso le Americhe ed in particolare in Argentina. Non tutta la popolazione attiva che decide di restare a Novate riesce ad essere assorbita dall’agricoltura. Due attività rurali diventano il simbolo tradizionale di Novate: la coltivazione degli asparagi - rivenduti poi a Milano - e l’allevamento delle oche, pregiate e utili, da cui si ricavano il grasso, la carne e il piumino usato per imbottire i materassi e i cuscini dei “signori”. ■ Via Cascina del Sole, la curt di “Lumbard” . Rif. 2 Molti figli di contadini cominciano quindi a recarsi in città in cerca di lavoro impiegandosi soprattutto nei cantieri edili. Si forma così una forte categoria di muratori novatesi che maturano il desiderio di associarsi per risolvere i propri problemi. Il risultato di tali processi è la nascita di un forte movimento cooperativo di ispirazione laica e socialista che costituirà un perno fondamentale in tutta l’evoluzione seguente di Novate fino ai nostri giorni. La nascita del movimento cooperativo a Novate Nel 1889 nasce la Cooperativa di Consumo La Previdente e nel 1901 la Cooperativa Edificatrice La Benefica. “... sin mis un pò de omen in cumitiva, e han furmàa la prima cuperativa e propi in la butega del pun Tresa, andaven i donn in cuperativa a fa la spesa...” [da “Storia di Nüaa Vècc” di Umberto Vaghi] Saranno proprio i muratori a darsi da fare per dotare Novate delle strutture sociali di cui è carente: lavorando gratuitamente il sabato e la domenica costruiranno un asilo per i propri bambini. È il 1910. La trasformazione industriale Cominciano intanto a sorgere le prime industrie, seppure di piccole dimensioni. Nel 1905 inizia l’attività la fabbrica “storica” della città: la F.lli Testori che realizza prodotti tessili per uso industriale. Nel 1910 nasce la Manifattura Testori, che fabbrica stoffe per arredamento. Entrambe sono collocate nel centro del paese. Da ricordare anche le Filature Metti e, lungo via Vialba, un saponificio di proprietà della Cooperativa ■ Il primo negozio della Cooperativa La Previdente al Ponte Tresa. Rif. 3 13 ■ L’asilo infantile (1953). Rif. 4 14 Mutua Provinciale fra Lavandai (“el stabiliment del savuun”). Il processo di industrializzazione ha come effetto un generale miglioramento delle condizioni di vita. Dall’inizio del 1900 alla Grande Guerra Già nei primissimi anni del Novecento si manifesta a Novate uno spirito di solidarietà “municipale” tra muratori, contadini, operai e anche piccoli borghesi con l’obiettivo di conquistare la direzione della vita pubblica locale. Nel 1905 vince la lista popolare e il 10 settembre dello stesso anno viene eletto sindaco Marino Vaghi, socialista e presidente della Cooperativa La Benefica. Sono molti i caduti fra i novatesi nel corso della Gran- de Guerra: tra essi Clemente Bonfanti, sindaco di Novate. Il risentimento popolare esplode il primo maggio 1917: contro i tentativi di impedire la celebrazione della Festa del Lavoro i novatesi scendono per le strade per protestare contro la guerra. I manifestanti vengono caricati ripetutamente da un reparto di cavalleria dell’esercito. Le dimostrazioni durano alcuni giorni e si concludono con decine di arresti. Dopo la fine del primo conflitto mondiale l’abitato di Novate comincia ad espandersi fuori del perimetro del vecchio centro. Si assiste contemporaneamente all’ampliamento delle industrie esistenti ed all’insediamento di nuove. Vanno ricordate la Fargas e la Cucirini. Nel 1927 viene aperta l’officina delle Ferrovie Nord. Gli anni del Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza A Novate la sezione del Fascio nasce dopo la marcia su Roma del ’22, data alla quale sopravvive ancora una giunta di sinistra. Il Circolo Sempre Avanti (costituito nel 1905) viene devastato nel corso del 1924 e riaperto due anni dopo come Circolo del Partito Fascista. L’avvento del Fascismo porta all’arresto di un gran numero di cittadini novatesi. È nel 1944 che il movimento di Resistenza si sviluppa a Novate in modo organizzato. I Fascisti emanano il decreto di condanna a morte per i renitenti alla leva che non si presentino entro l’8 marzo. È un proliferare di iniziative. Nascono i distaccamenti locali della 107ª, della 111ª, della 127ª brigata Garibaldi, della 62ª brigata Matteotti e si gettano le basi di quello che sarà il distaccamento della brigata SAP del Fronte della Gioventù. Molti partigiani perdono la vita. Il 25 aprile 1945 nel campo di concentramento di Mauthausen muore Angelo Lodi, arrestato a Milano per avere svolto una intensa attività partigiana. Sotto la direzione del CLN, i gruppi partigiani arrivano intanto a controllare tutta Novate: quando, dopo alcuni giorni, attorno al 30 aprile, giungono a Novate i primi nuclei di soldati alleati, trovano un paese perfettamente organizzato e che ha già saputo darsi nuove strutture democratiche. Si attende il ritorno a casa di prigionieri e internati: a Novate se ne aspettano 38. Fra caduti e dispersi, Novate ha perso 70 cittadini. ■ Veduta della ditta Fargas - Via Vialba (1955). Rif. 4 15 ■ Panorama Via Garibaldi - Via Bertola (fine anni Settanta). Rif. 4 16 La Ricostruzione - Gli anni Cinquanta e Sessanta Sindaco della Liberazione (così verrà chiamato per molti anni) dalla Giunta provvisoria del 26 aprile 1945 al 1964 è Carlo Ghezzi, direttore della Previdente. Anche a Novate questi sono gli anni della ricostruzione che, anche a seguito dell’aumento demografico e dell’emergere di nuove necessità, implica necessariamente l’adeguamento di diverse infrastrutture (fognature, acquedotto, strade, scuole, etc.). L’impegno per la soluzione di questi problemi esaurisce, nel corso dei primi dieci anni dopo la fine della guerra, tutte le risorse pubbliche. È questo il periodo in cui a Novate si sviluppa la vivace presenza delle cooperative di ispirazione cattolica: nel 1946 nascono la Cooperativa del Lavoratore ACLI e il Circolo del Lavoratore ACLI; nel 1948 viene costituita la Cooperativa Edilizia Casa Nostra e, successivamente, all’inizio degli anni Settanta, la Cooperativa Edilizia Novatese, anch’essa legata alle ACLI. Nel frattempo, dopo il primo singolare fenomeno immigratorio dei “cremaschi” negli anni Trenta, a Novate negli anni Cinquanta arrivano cittadini provenienti da comuni della provincia di Milano e da varie regioni dell’Italia settentrionale e nel decennio successivo si registra lo spostamento di gruppi più consistenti di immigrati dall’Italia meridionale e da Milano città. Si sviluppa e si trasforma quindi il tessuto urbano; in particolare nel vecchio centro, caratterizzato dalle tipiche corti raccontate da Umberto Vaghi nel suo “Storia de Nüaa Vècc”, vengono introdotti alcuni elementi di novità con la realizzazione dei tratti porticati in Via Repubblica e dell’articolato complesso del Centro Civico, comprendente la galleria ribassata e la piazza sopraelevata. Negli anni Cinquanta si assiste ad un netto ridimensionamento dell’attività agricola e di contro ad un considerevole aumento delle industrie manifatturiere (meccaniche, tessili, chimiche e derivate) che nel decennio 1951-61 crescono del 92,83%. Il primo Piano Regolatore di Novate, approvato dal Consiglio Comunale il 14 marzo 1959, pur venendo attuato da subito, non otterrà mai l’autorizzazione del Ministero; la sua approvazione, prevista per il 1965, viene bloccata a causa della controversa introduzione delle “convenzioni” con i privati, oggi prassi consolidata. La Legge 167 sull’edilizia popolare del 18 aprile 1962 e le direttive del Piano Intercomunale Milanese del 1967/68 (che vara tra l’altro il progetto del “Parco delle Groane”) precedono il Piano 17 18 Regolatore di Novate deliberato dal Consiglio Comunale nel 1969 e approvato dalla Regione Lombardia il 30 gennaio 1973. spazi pubblici in via Repubblica 80 e la ristrutturazione di Villa Venino, quale centro culturale e nuova sede della Biblioteca. Lo sviluppo sociale ed economico alla fine del Ventesimo Secolo All’inizio degli anni Settanta si procede alla costruzione di nuove sedi per asili nido e scuole materne, elementari e medie, oltre alla ristrutturazione degli edifici già esistenti. Nel 1974 si ha l’attesa realizzazione del sottopasso alle Ferrovie Nord. Nasce il Centro Socio Sanitario. In questi anni si assiste, nelle attività economiche, ad un progressivo aumento della percentuale di addetti al settore terziario: servizi, credito, trasporti e telecomunicazioni. Nel 1982 viene approvato dalla Regione Lombardia il nuovo Piano Regolatore Generale già deliberato dal Consiglio Comunale il 16 novembre 1979; questo, modificato nel corso del tempo da diverse varianti (da quella generale del 1993 alle successive parziali relative a specifiche zone del territorio), ha guidato lo sviluppo urbanistico della città che tra le opere pubbliche più rilevanti dell’ultimo periodo ha visto la realizzazione del centro polifunzionale Polì, la costruzione di nuovi Novate Città Riconoscendo i significativi processi di trasformazione e riqualificazione urbanistica, economica e viabilistica realizzati nel corso dell’ultimo mezzo secolo, il Presidente della Repubblica, il 16 gennaio 2004 ha conferito a Novate Milanese, su istanza dell’Amministrazione Comunale in carica, il titolo onorifico di Città. (Fonti: 8; 10; 12; 15; 20; 23; 32; 38; 39; 48; 50; 52; 59; 60; 62; 63) Passeggiando per Novate 1 La Stazione Piazza Giovanni Testori ■ Stazione Ferrovie Nord - ingresso. Rif. 5 Il primo treno a vapore passa da Novate il 22 marzo 1879, giorno in cui le Ferrovie Nord inaugurano la tratta ferroviaria Milano/Saronno. Da allora la stazione, meta assidua di gran parte dei novatesi e crocevia di innumerevoli storie, è stata teatro delle vicissitudini della città e dei suoi abitanti: tra essi Giovanni Testori. ■ Stazione di Novate Milanese (1939). Rif. 6 19 Infatti, dal suo quotidiano incontro con i pendolari delle “Nord”, lo scrittore ha tratto ispirazione per creare alcune tra le sue opere più famose. “Abitando in un paese appena fuori Milano, uso servirmi, pei miei quotidiani spostamenti, delle Ferrovie Nord; greve eppur cara dimestichezza che dura dai lontani tempi della scuola e durerà, spero, fino alla conclusione stessa della vita. Chi li abbia frequentati sa che quei treni, grigi e malandati, risultano quasi sempre disagevoli, tanto son colmi di viaggiatori: pendolari del lavoro, dell’impiego, dello studio, e, insomma, nei modi più diversi, della fatica...” [da “Corriere della Sera” 5 febbraio 1978] 20 2 A testimonianza del legame simbolico che univa il grande autore ed artista novatese a questi luoghi, nel 1998, ovvero nel quinto anniversario della sua scomparsa, l’Amministrazione Comunale gli intitola la piazza antistante la ferrovia e colloca una lapide a sua memoria all’ingresso della nuova stazione. Il nuovo edificio, che ha sostituito la “storica” stazione di Novate (chiusa nella notte tra il 31 marzo ed il primo aprile 1990 e nei giorni successivi demolita), accoglie così il tributo di Novate al suo più noto “pendolare”. (Fonti: 11; 13; 23; 24; 47; 59) Chiesa Sacra Famiglia Via Resistenza ■ Chiesa Sacra Famiglia. Rif. 7 Risale al 1954 la donazione di un appezzamento di terreno di oltre cinquemila metri quadri da parte della sig.ra Teresa Picozzi-Catilina per la costruzione di una chiesa sussidiaria per soddisfare le necessità degli abitanti del popoloso rione situato tra Novate e Baranzate. Il 4 luglio 1959 viene benedetta la nuova chiesa dedicata alla Sacra Famiglia realizzata dalla ditta Corsi di Novate su progetto dell’architetto don Enrico Villa. Due anni dopo, l’8 gennaio 1961, viene eretta canoni- camente la parrocchia della Sacra Famiglia ed l’1 ottobre il parroco, don Mansueto Messa, entra solennemente a servizio della comunità. Il 15 maggio 1966 viene inaugurata la grotta della Madonna di Lourdes nel piazzale antistante la chiesa, nel 1971 il nuovo Centro parrocchiale e nel 1982 i campi di basket e pallavolo costruiti con il contributo dell’intera comunità parrocchiale. Guida alla Chiesa Nella nicchia centrale, dietro al piccolo altare in marmo, è posto un affresco raffigurante la Famiglia di Nazareth con ai lati due angeli, dalle figure nitide e dolci. Al di sopra delle porte che accedono alla sacrestia spiccano altri due piccoli affreschi raffiguranti la Sacra Famiglia in diversi atteggiamenti. Arricchisce il patrimonio artistico della chiesa una serie di ■ “La Creazione del Mondo”. Rif. 7 otto tele raffiguranti i racconti dell’Antico e del Nuovo Testamento realizzate dal pittore novatese Cesare Rovagnati su commissione di don Ambrogio Giudici nel corso degli anni Novanta. La narrazione parte da “La Creazione del Mondo”, posto sulla parete sinistra della chiesa vicino all’altare e sviluppa - nei primi quattro quadri - i principali temi dell’Antico Testamento con tratti che ricordano la pittura naïf e che, nell’intenzione dell’autore, intendono creare un’atmosfera quasi fiabesca nel rappresentare questi antichi testi. La seconda tela, “La Negatività”, illustra la cacciata dal Paradiso Terrestre, il Diluvio Universale e la Torre di Babele. La presenza di un arcobaleno rappresenta, tuttavia, la speranza e idealmente congiunge il terzo quadro: “Dio chiama Abramo”. Questa tela raffigura la mani- 21 ■ “Il Battesimo di Gesù”. Rif. 7 22 festazione di Dio ad Abramo, il sacrificio di Isacco e il sogno di Giacobbe. Tema del quarto quadro è “Mosè”: la fuga dall’Egitto, la consegna delle Tavole della Legge e l’arrivo in Terra Promessa, dove non entrerà mai. Sulla parete laterale destra della chiesa, vicino alle porte d’ingresso, il primo quadro del ciclo relativo al Nuovo Testamento: “Il Battesimo di Gesù”. La colomba in volo congiunge la natività al battesimo di Cristo e si trasforma da uccel- Cesare Rovagnati Nato a Mariano Comense nel 1944, ha frequentato la Scuola serale degli Artefici di Brera ed è stato premiato dalla stessa con Medaglia d’argento. Espone dal 1966 e da allora ha riscosso consensi e riconoscimenti unanimi. Molte sue opere fanno parte di collezioni civiche e private in Italia e all’estero. Risiede e lavora a Novate Milanese. lo ad angelo quando sorvola l’immagine delle tentazioni. Il fiume Giordano diventa lago di Tiberiade quando il racconto prosegue e illustra la chiamata degli Apostoli. “Le Beatitudini” è il titolo del quadro successivo. Il Monte occupa la parte centrale del dipinto e due mani che si aprono dal cielo soprastante indicano a sinistra “il Seminatore” ed il “Buon Samaritano” e a destra i miracoli di Gesù. Nella tela successiva è illustrata “L’Ultima Cena” con la mensa rappresentata al centro del dipinto tra la raffigurazione dell’entrata in Gerusalemme e l’immagine del bacio di Giuda con la cattura di Cristo. L’ultimo quadro, che chiude il cerchio del racconto è collocato di nuovo vicino all’altare, rappresenta“La Morte e la Resurrezione di Cristo”, con la significativa immagine di un cielo oscuro e minaccioso sulla scena che raffigura la Crocifissione che si lacera e si apre alla luce nell’illustrare, sulla sinistra, la Resurrezione. È opera dello stesso autore anche il quadro realizzato nel 1989 con colori a olio su legno posto sopra il battistero che illustra, con cinque tavole unite a comporre una croce, l’Ultima Cena e la Re- surrezione. Secondo alcune testimonianze risale al 1960 l’artistica “Via Crucis” in terracotta collocata sui muri laterali della chiesa mentre il crocifisso in legno posto vicino alla porta d’ingresso è stato realizzato dagli artigiani del Trentino Alto Adige. (Fonti: 1; 6; 40; 51) All’interno della chiesa, sopra il portale, è esposto il bozzetto che Padre Ambrogio Fumagalli ha preparato per la realizzazione del mosaico raffigurante il “Volto di Cristo” attualmente collocato sulla cappella del Cimitero Monumentale di Novate. 23 ■ “Volto di Cristo” - bozzetto. Rif. 5 ■ Mosaico - cappella del Cimitero Monumentale di Novate. Rif. 5 3 Il “Grande Giocatore” Via Vittorio Veneto, 18 24 ■ Il “Grande Giocatore”. Rif. 4 Il monumento in bronzo realizzato nel 1980 fa parte del gruppo intitolato “I Giocatori di Bocce” all’interno del quale rappresenta il gesto tipico di chi guida i compagni nella “giocata” e testimonia significativamente l’opera di Gianfranco Lamon, uno dei maggiori scultori lombardi del Novecento. È attualmente posto davanti al Municipio, di fronte alla sede della Banca Popolare di Milano che lo donò alla città. Il “Grande Giocatore”(1981), nelle parole dello stesso Lamon: ha un gesto d’intesa imperiosa, appare solitario, ma non lo è, interloquisce, manda un messaggio a qualcuno, racconta qualcosa. Si sente confuso nella sua parte di umile protagonista e cerca di affermare sé stesso, ma, visto da fuori, ironicamente, è un perdente, perché rimane pur sempre imprigionato nelle contraddizioni del vivere. Con il suo gesto duro, risoluto, occupa lo spazio con solida Gianfranco Lamon Gianfranco Lamon è nato a Noale (VE) nel 1934 ma ha vissuto la sua infanzia ed ha iniziato la sua attività in Brianza. Ha frequentato la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e i corsi dell’Accademia di Brera. Dagli anni Sessanta ha cominciato a presentare le sue opere, prevalentemente in bronzo, in mostre personali e collettive; significativa, per il nostro territorio èquella realizzata nel 1981 presso la Sala Consiliare del Municipio ha riscosso notevole successo di pubblico e di critica. Dai primi anni Settanta ha aperto un nuovo discorso con la terracotta colorata ma è ritornato al bronzo nelle grandi sculture per spazi pubblici alla cui realizzazione si è dedicato soprattutto dagli anni Novanta. Destinatario di diverse visite di Giovanni Testori nel suo studio, è segnalato da Mario De Micheli ne “La Scultura del Novecento” delle edizioni Utet (1981): “Lamon ha scelto di operare nel mondo del quotidiano: un mondo che gli appartiene. Non c’è mito nei suoi personaggi, non c’è amplificazione romantica. I giocatori di bocce, il burattinaio, l’operaio, la ragazza che cammina: questi sono i suoi soggetti più presenza, ma la sottolineatura dei dettagli rivela, al di là dell’elemento plastico, le trappole restrittive che non gli permettono di liberarsi dalla quotidiana fatica e dalla condanna a recitare l’eterno racconto della vita, delle sue frustrazioni e contraddizioni, delle sue dolcezze ed illusioni. (Fonti: 14; 19) frequenti. [...] Compatta è la struttura delle sue immagini e solidamente sicura la loro enunciazione, che sceglie il gesto col massimo senso dell’evidenza, sottolinea un dettaglio come elemento emergente di una definizione globale e interpreta una piega, un risvolto, la fibbia di un indumento quale motivo plastico e sociologico a un tempo”. 25 ■ Gianfranco Lamon. Rif. 8 4 Monumento ai Caduti Via Vittorio Veneto, 18 la parte più consistente e significativa dell’opera, è stato realizzato dalla ditta Cubro di Novate - una delle fonderie artistiche più preparate e quotate d’Italia - mentre sia il mosaico che riveste la vasca, sia la bella vetrata/quadro posta al centro della fusione in bronzo, sonolavorieseguiticongrande maestria dalla Novamosaici di Bollate. ■ Monumento ai Caduti. Rif. 7 26 Il Monumento ai Caduti, posto nel piccolo parco antistante il palazzo municipale, è stato realizzato da Padre Ambrogio Fumagalli ed è stato inaugurato il 3 dicembre 1989. L’opera, in bronzo, mosaico e vetro è collocata su tre basamenti che poggiano all’interno di una vasca dal fondo in mosaico. Il monumento, alto cinque metri, è formato dalla statua bronzea di un uomo, accasciato su un parallelepipedo. Pur sorpreso dal sonno della morte, come indicano le tetre aste incrociate che svettano sul retro, egli vive nella pace della resurrezione significata dall’intensa, variegata luminosità della vetrata. Il lavoro in bronzo, che rappresenta “Questo monumento vuole essereunatestimonianzaedundoveroso riconoscimento in ricordo dei nostri Caduti e riteniamo che, con la sua presenza, possa tenere deste le coscienzedellegenerazionipresenti efutureaffinchéabbianoadoperare in modo da evitare il ripetersi di simili ed inutili tragedie” [da una lettera del Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale delle Famiglie Caduti e Dispersi in guerra] (Fonti : 7; 23) ■ Monumento ai Caduti. Rif. 7 5 Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” Via Vittorio Veneto, 23 ■ Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” - particolare. Rif. 5 Collocata nel giardino interno del complesso residenziale “Le Filande” , questa scultura commissionata dal Presidente della cooperativa costruttrice Urbanistica Nuova e realizzata nel 2003 - fa parte del ciclo “I Racconti della Sera”, sviluppato da Gianfranco Lamon negli ultimi anni e costituisce un’ulteriore testimonianza sul territorio dell’opera dello scultore. Ne “I Racconti della Sera” vivono personaggi vari: uomini, bambini, donne, che si riunivano la sera in gruppo dopo una faticosa giornata di lavoro - nei cortili d’estate, nelle case o nelle stalle d’inverno - a raccontare vicende di vita vissuta arricchite sempre di spunti di straordinarietà o storie di assoluta invenzione. Lo scopo era quello di tramandare esperienze, di rivivere insieme momenti importanti della vita della comunità, di comunicare sensazioni.Tutto ciò sarebbe rimasto nella vita dei giovani e dei bambini presenti. La scelta di porre una scultura che appartiene al gruppo de “I Racconti della Sera” in questo nucleo abitativo, sorto nei luoghi dove anticamente si ergeva lo stabilimento della Cucirini - in origine una filanda - è così sintetizzata dall’artista: “un modo per ricordare la fatica delle donne - che in maggioranza vi lavoravano - e, soprattutto, l’abitudine di raccogliersi la sera in gruppo attorno ad una narratrice che favoleggiava, aiutandosi col gesto, storie di vita o fantastiche che rallegravano - e a volte spaventavano - grandi e piccini. Era una vita, erano abitudini, tutte diverse rispetto a quelle di oggi, connotate da maggiori sacrifici e spesso da miseria, perciòimomenti dello stare insieme erano considerati preziosi. Anche l’architettura qui ha rispettato il ricordo, perché sono convinto che una città debba cambiare ed evolversi, ma che sia bello e positivo che non cancelli del tutto il proprio passato e che qualche traccia, qualche testimonianza di esso debba rimanere ed entrare nel cuore di chi viene ad abitarvi - magari da lontano - e dei giovani che quel passato non hanno vissuto”. (Fonti : 28; 59) 27 6 Chiesa S. Carlo Borromeo Via Stelvio, 41 - Via Gran Paradiso, 2 ■ Chiesa S. Carlo Borromeo. Rif. 7 28 Nasce nel quartiere nord di Novate ed è la chiesa “testoriana” per eccellenza: frequentata ed amata dal noto ■ “Salita al Calvario”. Rif. 9 artista per il suo carattere periferico ma spontaneo, ospita un ciclo di opere sulla vita di Cristo che Testori ■ Chiesa S. Carlo Borromeo - vetrata centrale. Rif. 5 stesso aveva fatto dipingere ad un artista giapponese di straordinario talento. La prima “cappellina” dedicata a S. Carlo Borromeo viene aperta l’8 dicembre 1965 all’interno di un locale concesso in uso gratuito dalla Cooperativa Casa Nostra, nel complesso residenziale di Via Andrea Costa 34. Qui sono ospitate le celebrazioni fino al Natale 1978, quando viene completata la costruzione di una nuova palazzina con abitazione del sacerdote e cappella ed oratorio provvisori in attesa della realizzazione, su terreno donato agli inizi degli anni Sessanta da Ernesta Venino, del nuovo centro religioso completo. Il 15 agosto 1982 viene costituita la parrocchia di S. Carlo Borromeo e dieci anni dopo, all’inizio del 1992, vengono avviati i lavori per la costruzione della nuova chiesa. Il 3 settembre 1994 viene celebrata la prima messa nella nuova chiesa; il 4 novembre, festa di S. Carlo, ha luogo l’inaugurazione ufficiale ed il 28 settembre di due anni dopo, il cardinal Martini dedica la nuova chiesa a Dio e a S. Carlo Borromeo. Guida alla chiesa La chiesa è stata progettata dall’architetto Angelo Galesio, un personaggio che ha segnato nel profondo la fisionomia di Novate in quarant’anni di attività. Il modello ispiratore è quello della “capanna”, di forte richiamo simbolico e storico. Nell’insieme la chiesa, costruita in cemento armato ed in mattoni a vista sia internamente che esternamente, ha una superficie di 1058 metri quadrati - comprese la sagrestia e la cappella laterale - e le campate hanno un’altezza variabile dai 7 metri della 29 30 prima ai 16 della cuspide sopra l’altare. I bassorilievi con la vita di S. Carlo Borromeo posti sulla parete d’ingresso della chiesa sono dello scultore Sergio Quagliotti. La scritta “Humilitas”, scandita sugli stessi, era il motto del Santo. Sulle porte d’ingresso otto litografie con quattro soggetti indicano la Nuova Gerusalemme. La navata è unica, ad accrescere il senso dell’accoglienza, dell’abbraccio. La bellissima vetrata che si apre nella parete di fondo della chiesa e che colpisce subito l’occhio di chi entra, è opera dell’artista trentino Glauco Baruzzi. Costruzione affascinante e complessa, è esposta ad oriente ed invita a rivolgere la preghiera a Cristo “Sole che sorge”. Il pittore ha reso l’effetto di una presenza che irrompe nella chiesa con il movimento vorticoso della luce e dei colori. Il grande crocifisso in noce è dello scultore Giuseppe Mariani di Lazzate e vuole rappresentare Cristo in croce e Cristo risorgente, secondo la teologia antica della Croce. Altare, pulpito e battistero sono tre giganteschi blocchi di granito, scelti direttamente alla cava in Val d’Ossola a Baveno. Dello stesso materiale sono il tabernacolo, lo schienale della sedia presidenziale ■ “Crocifissione”. Rif. 9 e le tre acquasantiere. Il quadro di S. Carlo Borromeo sulla parete dietro l’altare è dell’artista Gabriella Biffi, mentre la statua in legno della“Madonna con il Bambino” nella cappellina a fianco dell’altare è stata realizzata dalla Scuola Beato Angelico di Milano. Grazie all’interessamento del vicario episcopale monsignor Monticelli e del prevosto di Busto Arsizio monsignor Claudio Livetti, una pregevole Via Crucis realizzata con la tecnica dell’acquarello dal pittore Natale Dentani di Busto Arsizio arricchisce le pareti della chiesa. Le sei formelle in bronzo con la Croce e i nomi degli Apostoli sono opera di Sergio Battarola. Le prime quattro portano anche i simboli degli Evangelisti. Sulla finestra di destra della chiesa, il lato che dà sulla strada, sono raffigurati i simboli della storia cristiana. Adornano la controfacciata e la cappella laterale le opere del grande pittore giapponese scoperto da Giovanni Testori: Kei Mitsuuchi. L’artista novatese lo conobbe nel 1981 a Parigi, in occasione di una mostra. Restò folgorato dalla forza e dalla bellezza dei suoi quadri e gli propose di realizzare un ciclo di opere sulla vita di Cristo. Nacque così una grande mostra che si tenne alla chiesa di S. Carlo al Corso di Milano nel 1985. Testori aveva sempre desiderato che alcuni quadri di Mitsuuchi finissero in una chiesa. “Uno dei miei sogni è che sorga una chiesa da adornare con opere 6 d’arte moderna. Io non avrei alcuna difficoltà a donare tutte quelle che ho: ad esempio, un ciclo di crocifissioni di Kei Mitsuuchi, giapponese. Pensa all’effetto di una cappella o di un’intera navata tutta piena di queste crocifissioni, con questo Cristo giapponese.” [dal sito dell’Associazione Giovanni Testori] Il suo sogno si è avverato: dopo la morte di Testori, grazie alla generosità di Alain Toubas, sono state date in deposito alla nuova chiesa di S. Carlo Borromeo quattro tele del pittore giapponese appartenute allo scrittore (“Crocifissione”, “Salita al Calvario” , “Deposizione”, “Cristo deposto”). (Fonti : 23; 41; 53) Organo “Gaspare Chiesa” Chiesa S. Carlo Borromeo È visibile dall’ingresso della chiesa l’imponente e prezioso organo collocato su un piano rialzato posto dietro l’altare. Il suo acquisto è stato un evento di grande importanza, così come l’accurato restauro che ha permesso a questo strumento (unico esemplare superstite in Italia) di tornare a suonare. La sua è stata una vita rocambolesca: viene costruito nel 1828 da Gaspare Chiesa per la chiesa parrocchiale di S. Pietro in Castelveccana (VA). Sostituito da un altro ■ L’organo “Gaspare Chiesa”. Rif. 5 31 manufatto, viene poi smontato e collocato nelle cantine della canonica e lì rimane fino a quando viene notato da un nostro concittadino e - in seguito all’acquisto da parte dell’Amministrazione Comunale - viene portato a Novate. Su proposta di un comitato composto da alcuni musicisti 7 ed artisti novatesi e da personalità dell’arte organaria, l’Amministrazione Comunale incarica la Bottega Organara Carlo Capra di Rosate di procedere al restauro a conclusione del quale l’organo è inserito in importanti appuntamenti e rassegne concertistiche della Provincia. (Fonti : 3; 35; 62) Parco Carlo Ghezzi Via Manzoni 32 ■ Scorcio del parco. Rif. 7 È stato intitolato a Carlo Ghezzi - con una cerimonia ufficiale svoltasi il primo maggio 1996 - il parco compreso tra via Manzoni, via De Amicis e via Cascina del Sole. All’interno dello stesso è collocato il cippo commemorativo progettato dall’architetto Lorenzo Noè nel 1995. Nato a Novate il 5 settem- bre 1911, Carlo Ghezzi - antifascista e partigiano - è il Sindaco della Liberazione, rimasto in carica dalla Giunta provvisoria del 26 aprile 1945 fino al 1964. Dirigente del movimento cooperativo, è stato protagonista - quale direttore - dello sviluppo della Cooperativa di Consumo La Previdente e, per un breve periodo, presidente della Cooperativa Edilizia La Benefica. Il 23 dicembre 1975 gli viene conferita presso la Sala Consiliare della Provincia, in occasione della “Giornata della Riconoscenza”, la medaglia d’oro per importanti meriti in campo sociale. Viene a mancare, nella sua Novate, il 16 aprile 1986. (Fonti : 23; 31; 38) 7 ■ Carlo Ghezzi, a destra nella foto, con un amico. Rif. 4 Torre dell’acquedotto Parco Carlo Ghezzi Nell’attraversare il parco è possibile fermarsi ad osservare la struttura architettonica esterna della Torre dell’acquedotto. Risale al 30 agosto 1933 il progetto per la costruzione dell’acquedotto con serbatoio e Torre Littoria, ideato dall’ingegnere Emilio Noè e realizzato dall’Impresa Eugenio Carini su appalto del Consorzio per l’Acqua Potabile ai Comuni della Provincia di Milano, cui anche Novate aderisce. Fino a quegli anni, infatti, i cittadini attingono l’acqua per uso alimentare da pozzi situati nei cortili degli abitati che utilizzano la prima falda acquifera del sottosuolo, soggetta a gravi inquinamenti dovuti a infiltrazioni superficiali. Come località per la perforazione del pozzo, per l’installazione dell’impianto di solle- 33 ■ Torre dell’acquedotto. Rif. 7 vamento e per la costruzione del serbatoio, viene scelto il cortile retrostante alle scuole comunali di via Manzoni, più a monte dell’abitato e più lontano possibile dal torrente Garbogera, inquinato da scarichi industriali. Invece di adottare il solito tipo di serbatoio sostenuto da pilastrate, si preferisce il tipo a Torre Littoria con la quale poter ricavare dalla stessa struttura vari locali da adibirsi ad usi diversi, come sale da riunione, magazzini, ecc. All’inizio degli anni Cinquanta, a causa dell’incremento demografico e dell’aumentato fabbisogno dovuto alla diffusione dei moderni servizi igienici, i maggiori consumi giornalieri, 8 34 arrivati a valori molto elevati rispetto a quelli del passato, comportano la necessità di potenziare l’acquedotto con la costruzione di un nuovo pozzo, ubicato nello stesso cortile delle scuole, discosto una cinquantina di metri dal primo. Diversi interventi sulla rete idrica e le sue strutture si succedono nel corso del tempo, tra cui alcuni di manutenzione realizzati nel 1982 sulla Torre dell’acquedotto allo scopo di renderla agibile ed utilizzabile per attività sociali. (Fonti : 62) Stemma Visconteo Via Madonnina, 13 A testimonianza del dominio visconteo a Novate può osservarsi ancora oggi lo stemma riprodotto sul portale della cosiddetta “Casa Visconti”, in via Madonnina. “Inquartato: nel 1° e 4°: d’oro, all’aquila di nero coronata del campo; nel 2° e nel 3°: d’argento al biscione visconteo”. Questo era infatti lo stemma che la famiglia dei Visconti, duchi di Milano, potè utilizzare dal 30 marzo 1397, data in cui venne autorizzata da Venceslao, ad “inquartare” la sua arma famigliare (il “biscione”) con quella dell’Impero (l’”aquila”). Si perde nei secoli, tra leggenda e realtà, la diceria che, ■ Stemma Visconteo. Rif. 10 proprio a questa costruzione, arrivi uno dei tanti cunicoli segreti che “sbucavano” fuori dalle mura di Milano partendo dal Castello di Porta Giovia (l’attuale Castello Sforzesco, allora residenza dei Visconti). Questa fitta rete di passaggi segreti, della quale ancor 9 oggi non si conosce una mappa precisa, serviva come “uscita di emergenza” per gli abitanti del Castello in caso di assedio o di attacco improvviso. (Fonti : 10; 11) Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini Piazza della Chiesa, 12 La più antica testimonianza dell’esistenza della chiesa di S. Protaso di Novate, è contenuta in un antico atto di compravendita di terreni che risale al 1042, ma probabilmente essa esisteva molto tempo prima. La struttura architettonica originaria aveva un aspetto molto diverso da quello attuale: un documento cinquecentesco contiene la riproduzione della pianta della chiesa e del territorio a questa limitrofo, così come si presentava nei primi anni del XVI secolo. La pianta era quadrata, di dimensioni molto ridotte (nel 1574 gli abitanti di Novate erano esattamente 729) e la chiesa era orientata come quella attuale. Sul lato di fronte a quello dell’ingresso vi erano due cappelle semicircolari, l’una accanto all’altra, che occupavano l’intera parete (quel- ■ Chiesa SS. Gervaso e Protaso. Rif. 5 la di sinistra - rispetto a chi entrava in chiesa - conteneva l’altare maggiore, quella di destra era dedicata alla Vergine Maria); le entrate erano tre: una principale sul fondo della chiesa e due più piccole sul lato destro dalle quali entravano separatamente uomini e donne. Il battistero - come oggi occupava l’angolo sinistro della chiesa, il campanile - separato dalla struttura principale - era situato, invece, a circa due metri a destra del lato sud, all’altezza delle due cappelle affiancate. Accanto all’edificio vi era il cimitero largo circa 7,5 ■ Pianta della primitiva chiesa parrocchiale (prima metà del 1500). Rif. 11 metri. Al di là del cimitero, si ergeva, in quel tempo, l’antica chiesa di S. Dionigi, larga circa 7 metri. Il luogo più probabile in cui un tempo era situata questa prima antica struttura, può essere individuato sull’area dell’attuale oratorio di S. Giuseppe. Per conoscere le successive e più importanti trasformazioni avvenute nel corso dei secoli, possiamo avvalerci delle descrizioni dell’edificio contenute nelle relazioni delle numerose visite pastorali che, nel tempo, si sono susseguite nella parrocchia. In breve sintesi, la chiesa parrocchiale - nella sua struttura - ha subito nei secoli tre radicali trasformazioni: la prima tra il 1585 ed il 1592 quando, dietro indicazione di S. Carlo Borromeo, sul terreno dell’antica chiesa di S. Dionigi venne realizzato l’ampliamento della chiesa principale. La seconda nel 1620 con una importante ristrutturazione ed estensione delle dimensioni della chiesa preesistente e la terza tra il 1931 ed il 1941 quando, a seguito del notevole aumento della popolazione novatese, il parroco di allora, don Arturo Galbiati, decise di affidare la progettazione di una nuova chiesa parrocchiale all’ar- chitetto Ugo Zanchetta di Milano. Il 21 settembre 1941 l’arcivescovo di Milano, cardinale Schuster, benediceva e consacrava solennemente la nuova chiesa. Ulteriori modifiche ebbero luogo nel 1950 con la realizzazione di una rilevante elevazione del campanile della chiesa, nel 1953 con l’acquisizione di un nuovo concerto di cinque campane ed infine nei primi anni Novanta, con la totale tinteggiatura interna e, in alcune parti, affrescatura dell’edificio. Guida alla chiesa La chiesa attuale ha la forma di una croce latina, a tre navate, realizzate da una serie di colonne binate in marmo di Giaveno; ha un vasto transetto terminante in due cappelle laterali; una vasta abside affiancata da due piccole cappelle laterali, due ampi vani adibiti uno a sagrestia ed uno a penitenzieria; una vasta cripta sottostante la parte anteriore della chiesa ed un elevato campanile di circa 50 metri d’altezza. Nella parete di sinistra della chiesa una piccola porta, quasi nascosta, dà accesso all’antico oratorio di S. Giuseppe. Eretto qualche anno prima del 1741 a spese dell’abate Giuseppe Rancati, canonico della basilica dei SS. Apostoli di Milano, consiste in un locale di forma rettangolare - il cui lato maggiore aderisce al lato sinistro della chiesa - che è stato costruito proprio sull’area in cui un tempo sorgeva la primitiva chiesa di S. Protaso. Sul lato destro si trova un antico altare con un paliotto lavorato in scagliola contenente la raffigurazione di S. Giuseppe. Due lapidi sono visibili all’interno dell’oratorio: una dedicata a Carlo Villa, nobile residente a Milano, due volte Podestà di Milano, proprietario di diverse terre a Novate, che aveva contribuito nel 1830 a sostenere le spese di ampliamento della chiesa parrocchiale. L’altra datata 1895, dal cui SS. Gervaso e Protaso Ma chi erano Gervaso e Protaso? La storia della Chiesa ci dice che i due erano figli di un militare romano convertitosi al Cristianesimo. I due fratelli preferirono morire martirizzati per volere del Conte Astasio (condottiero nella campagna contro i Barbari) piuttosto che sconfessare Gesù adorando gli dèi come lui gli imponeva. S. Ambrogio scoprì i loro resti nel 386 d.C. e li santificò come i primi martiri milanesi. Da allora si festeggiano i due santi il 19 giugno, giorno della scoperta ed anche Festa Patronale di Novate. 37 “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini La tela rappresenta la Natività di Maria Vergine e risulta composta da tre diversi piani. Il primo piano è quello costituito dalla Vergine, appena nata, in grembo ad una giovane nutrice [figura invece identificata - nella tradizione popolare - con quella di S. Anna, madre della Madonna], attorniata da altre cinque figure femminili e da due bambini. La bambina alla sinistra della giovane donna ha lo sguardo direttamente rivolto a chi osserva la tela, quasi invitasse lo spettatore a partecipare all’avvenimento; il secondo piano, in alto e sulla destra del quadro, rappresenta 38 ■ “Natività della Vergine”. Rif. 4 S. Anna - madre della Vergine - a letto, attorniata da altre tre figure tra cui S. Gioacchino; il terzo piano, infine, nella parte alta e centrale del dipinto, è costituito da quattro angioletti che si affacciano ad osservare la scena, segno della partecipazione divina all’evento. Per quanto riguarda l’autore di questo dipinto, non esistono dubbi in proposito. Infatti, un’iscrizione latina, posta sul bordo di un bacile colmo d’acqua, nella parte inferiore destra della tela, dice testualmente: CAMIL.PROCAC. P. 1618; ossia: Camillo Procaccini lo dipinse nel 1618 - probabilmente su commissione della Confraternita di Novate intitolata proprio alla Natività della Vergine Maria. testo si desume che l’antico oratorio istituito dall’abate Rancati era andato in rovina e il parroco Francesco Bianchi, con l’aiuto dei fedeli, lo aveva ricostruito un secolo e mezzo più tardi. Proseguendo lungo la navata si accede alla cappella laterale di sinistra, oggi dedicata alla Madonna del SS. Rosario, dove trova posto lo splendido dipinto della “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini. La cappella laterale sinistra del presbiterio è dedicata al Cocifisso, quella di destra ai SS. Gervaso e Protaso titolari della nostra chiesa parrocchiale. In penitenzieria sono collocate alcune tele di prestigio tra le quali“S. Antonio Abate” opera del 1691 del pittore Carlo Brusca. La cappella laterale di destra della chiesa, dedicata al Sacro Cuore, ospita altre due importanti opere d’arte: la “Crocifissione” e la “Resurrezione”, dipinte da Padre Ambrogio Fumagalli nel 1991; nel dipinto posto sul lato sinistro della cappella una figura della Vergine ai piedi della Croce, sul lato destro, invece, la maestosa immagine del Redentore risorto con le dormienti figure degli armigeri che custodiscono il sepolcro. Un’armonia di colori che dà risalto ai grandi temi della Crocifissione e della Resurrezione. Il pregevole altare di questa cappella era originariamente posto all’interno dell’antica chiesa di S. Vito Camillo Procaccini Due parole su questo famoso artista del “tardo manierismo” italiano: Camillo Procaccini nasce a Bologna tra il 1558 ed il 1561 da una famiglia di pittori affermati: il padre Ercole “il Vecchio”, i fratelli Giulio Cesare e Carlo Antonio, il nipote Ercole “Il Giovane” e la talvolta menzionata sorella Ippolita, una delle poche donne artiste citate dell’epoca. Camillo è il più “accademico” dei Procaccini, il suo stile è classico, perfezionista e la sua pittura ricca di minuziosi particolari, come appare evidente nel grande quadro. Numerose e splendide le sue opere che possiamo ammirare a Bologna, Reggio Emilia, Pavia, Parma, Ravenna, Genova, Sondrio, Piacenza, Rho, Saronno e Milano; qui, in particolare, i numerosi affreschi della chiesa di S. Angelo, le quattro grandiose tele per gli organi del Duomo, la “Disputa tra i Santi Ambrogio e Agostino” nella chiesa di S. Marco e molte altre; opera sua è anche la decorazione della Villa Visconti Borromeo di Lainate. L’opera del Procaccini e il quadro esposto nella nostra chiesa sono più dettagliatamente descritti nel volume “Procaccini e la Natività della Vergine a Novate” di Alessandra Lancini, consultabile presso la Biblioteca Comunale, cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti. 39 di papa Leone XIII risalente al 1894 custodito nella sacrestia, una tela raffigurante Gesù crocifisso risalente alla fine del Seicento e molti altri ancora. Una loro completa e minuziosa descrizione è contenuta nella “Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Novate Milanese” del noto storico locale dottor Lorenzo Caratti di Valfrei. A questo volume, da cui è stata tratta la quasi totalità dei testi di questo articolo, rimandiamo i visitatori interessati a conoscere le singole opere nel dettaglio. (Fonti : 7; 9; 11; 17; 29) 40 ■ “Resurrezione” (1991). Rif. 4 al Pasquirolo di Milano. Rimosso il 5 gennaio 1938 ed opportunamente modificato su progetto dell’architetto Ugo Zanchetta per adattarsi alla nuova collocazione, viene inaugurato nel successivo mese di agosto. Numerosi altri sono gli elementi storico-artistici che arricchiscono gli interni della chiesa parrocchiale tra cui la Via Crucis realizzata con dei bassorilievi in rame dal professor Nicola Sebastio di Milano intorno agli anni Sessanta, un antico documento ■ “Crocifissione” (1991). Rif 4 10 Lastra in pietra nel cortile “Tri Basei” Via Matteotti, 10 ■ Lastra in pietra in via Matteotti, 10. Rif. 4 Reperto archeologico di notevole interesse storico è una lastra del selciato che ricopre parte del cortile interno della costruzione posta al numero 10 di Via Matteotti detto “Tri Basei”(tre scalini). Purtroppo l’usura del tempo non ha reso possibile una precisa interpretazione del testo che solo in parte è ancora visibile su questa lastra di pietra; tutta11 via, con una certa probabilità - sia per la forma dei caratteri incisi che per i pochi elementi che è stato possibile ricavare - questa lastra sembra possa ritenersi parte di un’antica lapide sepolcrale, della fine del XII o dell’inizio del XIII secolo, che forse un tempo esisteva nella chiesa parrocchiale di Novate. (Fonti : 10; 11) Villa Venino Largo Padre Ambrogio Fumagalli, 5 Villa Venino e il suo parco costituiscono un complesso tra i più apprezzati di Novate, anche per la posizione “strategica”. La villa, di probabile origine seicentesca, deve il suo nome alla famiglia Venini - la cui denominazione sarà modificata in Venino con una sentenza datata 1877 - che entra in possesso della residenza 41 ■ Villa Venino. Rif. 7 42 all’inizio dell’Ottocento succedendo alla famiglia Villa, indicata come detentrice dello stabile nel primo vero e proprio catasto della nostra città, il catasto del 1722. La struttura dell’immobile è composta dalla corte civile affiancata a quella rurale, secondo i canoni comuni a numerosi siti lombardi. Si rileva, quindi, come fin ■ Casa Venino (1880). Rif. 4 dall’inizio l’immobile si inserisca in un contesto economico-produttivo agricolo. Infatti i Venino, una delle famiglie maggiorenti del paese, possiedono diversi terreni a Novate. La vocazione agricola di tutto l’abitato (da notare allora una vasta coltivazione di asparagi e di gelsi, in “nuates” i “murun”), è infatti confermata anche dalla presenza del cortile dei contadini (denominato Tribiö, luogo dove veniva effettuata la trebbiatura del granoturco e del frumento), i quali operano in sede fino a parecchi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Nell’ambiente della villa, inoltre, abitano e lavorano, negli anni Trenta e Quaranta, alcune famiglie novatesi per la conduzione e la manutenzione della casa e del giardino. La torre quadrata che sovrasta la villa, il portico a tre archi, la sala della colonna, sono elementi di spicco da un punto di vista architettoni- Biblioteca co, così come la soffittatura del salone a piano terra con cassettoni decorati e l’alberatura secolare del giardino. Diversi interventi si susseguono sulla villa nel corso dei secoli modificandone notevolmente l’estensione. Gli eredi della famiglia hanno ceduto Villa Venino all’Amministrazione Comunale che ha operato un restauro conservativo sia della corte principale che del cortile attiguo. La parte destinata ad uso pubblico dal giugno 2006 ospita, in una struttura di prestigio la sede della Biblioteca Comunale e il Centro Culturale Nata nel 1953, la Biblioteca di Novate è da più di 50 anni uno dei principali riferimenti culturali del territorio. Nel corso del tempo ha seguito le trasformazioni della società adeguando spazi e servizi: dalla storica sede nell’edificio comunale (l’ex Casa del Fascio, che ancora qualcuno ricorderà), gestita da Santilli, un bibliotecario fra i più capaci e disponibili, passa negli anni Settanta alla sede di via Venticinque Aprile, in un seminterrato capace di ospitare le nuove generazioni di lettori che vi passano numerose: sono gli anni dello sviluppo che segnano il passaggio ad una nuova fase. Centro di animazione e di stimolo, alla Biblioteca fanno riferimento le organizzazioni del territorio e i singoli cittadini. Di nuovo, agli inizi degli anni Ottanta, la Biblioteca torna nel nuovo Palazzo Comunale: gli spazi sono più adeguati ad una struttura complessa e articolata che continua a crescere ed a rispondere ai bisogni emergenti dei novatesi con nuovi strumenti: lo spazio prima infanzia, la videoteca, l’offerta multimediale e gli accessi a internet. Si rende quindi sempre più necessario un ampliamento degli spazi a disposizione della Biblioteca e dei suoi servizi che si concretizza il 10 giugno 2006 con il trasferimento in Villa Venino. Qui gli iscritti possono leggere o prendere in prestito libri, quotidiani e riviste. Sono disponibili anche cd musicali, dvd e vhs ed è possibile navigare in Internet. I ragazzi trovano uno spazio loro dedicato dove leggere e studiare e per i bambini più piccoli è a disposizione la sala “Prima Infanzia” che si affaccia sul parco, con cuscinoni colorati, libri morbidi e cartonati ed uno spazio fasciatoio, per rendere il più confortevole ed accogliente possibile il primo incontro con la lettura. 43 Le opere di Padre Ambrogio Fumagalli esposte in Villa Venino Grazie alla generosità delle famiglie Fumagalli, Longhi e Toniutti, possono essere ammirate presso le sale studio al primo piano della Villa alcune significative opere dell’artista: • “Creazione dell’Universo” (olio su tela del 1970) • “Autoritratto” (olio su tela degli anni Quaranta) • “Cavalli dell’Apocalisse” (olio su tela degli anni Sessanta) • “Città” (legno dipinto a rilievo anni Settanta) • “Pianura rossa” (olio su tela degli anni Settanta) • “Vexilla regis” (olio su tela degli anni Settanta) • “Meteora” (mosaico del 1973) • “Barche” (olio su tela degli anni Cinquanta) • bozzetto del trittico “La Pace” (1985) • bozzetto finale del trittico “La Pace” (1985) • “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975) • “Camera a gas Gusen” (olio su tela del 1978) • “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975) Queste ultime tre opere fanno parte del ciclo realizzato per commentare il “Diario di Gusen” di Aldo Carpi sugli orrori dei campi nazisti di sterminio. 44 novatese. Il corpo centrale della villa ospita la mostra permanente dei quadri di Padre Ambrogio Fumagalli ed il “Fondo” Giovanni Testori. Nella sala di Storia Locale “Lorenzo Caratti di Valfrei” della Biblioteca, al primo piano della villa, sono consultabili i materiali documentari e fotografici che raccontano i mutamenti storici, demografici e cultu- ■ Sala studio Padre Ambrogio Fumagalli. Rif. 5 ■ Il “Girotondo” (1988). Rif. 4 rali della nostra città e che costituiscono le fonti da cui abbiamo tratto i testi di questa piccola “Guida”. Nella zona dedicata alla Letteratura sono esposte tre acqueforti realizzate nel 1980 da Gianfranco Lamon: “Due donne a passeggio”, “I Girasoli” e “L’incontro”. Lo spazio Prima Infanzia ospita una stampa de “Il Girotondo”, acquarello del 1988 donato dall’illustratrice alla sua città. L’opera, dapprima riprodotta quale premio di partecipazione alla terza edizione del concorso“Espressioni Artistiche Novatesi”(1992), è stata suc- Maria Grazia Boldorini Maria Grazia Boldorini è nata a Novate, dove vive e lavora, il 13 febbraio 1957. La sua inclinazione naturale al disegno si manifesta sin da bambina ed in seguito consegue la maturità artistica ed il diploma di grafica pubblicitaria, decisivo è l’incontro con Grazia Nidasio, illustratrice ed umorista del Corriere della Sera. Le sue prime illustrazioni vengono pubblicate nel 1978: sono copertine, fumetti e racconti su riviste tra cui il “Messaggero dei ragazzi” di Padova. I suoi primi libri, riuniti nella collana “Rose Selarose”, vengono pubblicati da Dami Editore. Per le Edizioni Messaggero di Padova illustra “La Bibbia per i ragazzi” giunta all’ottava ristampa. Collabora a lungo con la casa editrice Happy Books - per la quale ha illustrato anche alcuni libri destinati al mercato estero - e con la Audiovisivi San Paolo. Quasi tutta la sua produzione artistica è orientata per scelta all’editoria per bambini. Per la realizzazione della fortunata collana “Io e...” della Coccinella Editrice le viene assegnato il Premio Internazionale Andersen “La Baia delle favole” 1990 per il miglior libro da 0 a 6 anni. 45 cessivamente assunta come logo per il progetto “Novate in gioco” (1998). Nella cornice del giardino secolare della Villa si inserisce l’opera di una giovane artista contemporanea grazie al Premio d’Arte Lidia Conca istituito dalla famiglia Milanesi in collaborazione con il Comune di Novate Milanese. Il patrimonio di opere d’arte che verranno esposte temporaneamente o definitivamente presso Villa Venino è poi destinato ad arricchirsi ulteriormente grazie alla disponibilità di diversi artisti. (Fonti : 8; 22; 23; 34; 35; 44; 54; 58) Il Premio d’Arte Lidia Conca: il “Sagittario” Amante della cultura nelle sue molteplici espressioni, insegnante di italiano a bambini ed adulti stranieri, lettrice volontaria di audiolibri per non vedenti, persona solare ed energica, Lidia Conca continuerà a legare il suo nome all’arte ed a Novate grazie all’istituzione, in sua memoria, di un concorso pluriennale che ha lo scopo duplice di dare possibilità di espressione a giovani talenti ed al tempo stesso di regalare alla città di Novate opere artisticamente molto valide. ■ Il “Sagittario”. Rif. 5 ■ Lidia Conca. Rif. 19 Vincitrice della prima edizione del Premio (2007) è Federica Rapetti, giovane artista milanese, con l’opera “Sagittario”, collocata nel giardino della villa. Il tema del concorso:“Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore”, è stato interpretato dall’autrice attraverso il Sagittario - segno zodiacale di Lidia Conca e simbolo che la rappresenta - e “la freccia, segno dell’amore: rimembranza lontana di Cupido [...] la sua parabola è la vita che conclude il suo percorso nel tempo e nello spazio immergendosi nella natura [...] Ed è la freccia stessa, con la sua ombra, con la sua proiezione nel reale, a scandire le ore, divenendo, dopo essere stata scoccata, stilo di una meridiana [...]” 12 Monumento ad Alcide De Gasperi Via Venticinque Aprile - Largo De Gasperi ■ Busto in marmo di Alcide De Gasperi. Rif. 7 13 Nei pressi di via Ariosto si apre l’omonimo largo De Gasperi, al centro del quale ci si può soffermare di fronte al busto in marmo realizzato nel 1960 dallo scultore Ermenegildo Ricci Della Quercia che ricorda il grande Statista. (Fonti : 31) Villa Testori Via Piave, 13 47 ■ Villa Testori. Rif. 7 Casa natale di Giovanni Testori in cui ha trascorso gran parte della sua vita. Qui hanno preso corpo alcune delle sue più importanti produzioni e qui amava rifugiarsi. “...però, io ti assicuro che quello che mi ha sempre aiutato a vivere, e, di più, ad accettare la vita anche nella sua maledizione, è sempre stato il ritorno a casa...”. [Giovanni Testori] le iniziative commemorative del decennale della scomparsa dello scrittore. La casa natale del noto artista ha infatti ospitato per un mese la significativa esposizione del grande ciclo dei “Pugilatori” - quadri in cui la pittura ha la forza di una scultura - dipinti ■ I quadri esposti nel salone della da Testori nei primi anni Settanta ed esposti nel luminoso villa. Rif. 4 salone della casa. Sulle pareti La villa, chiusa dai primi anni dello scalone, che interrompe Novanta, è stata eccezional- il corridoio, campeggiavamente aperta nel 2003, nel no dipinti con grandi mazzi periodo in cui si sono svolte di dalie; nel corridoio scuro Ditta Testori 48 Al di là dei muri di Villa Testori, sorge la fabbrica di famiglia, la “Fratelli Testori” fondata il 28 ottobre 1905 dai fratelli Giacomo ed Edoardo, provenienti dal triangolo Lariano e più precisamente dal piccolo paese di Sormano. L’azienda diventa ben presto un solido punto di riferimento per la comunità novatese che conta molti dei suoi cittadini fra le maestranze più qualificate nei diversi reparti industriali. La presenza della ditta segna anche lo sviluppo edilizio di Novate, con la realizzazione delle abitazioni per i dipendenti in via Venticinque Aprile e in via Latini. Costruite a misura d’uomo e senza dimenticare l’importanza del verde, sono ormai tutte diventate di proprietà di chi le abita, a coronamento del progetto di chi ne aveva ideata la realizzazione. ■ La Fratelli Testori. Rif. 5 che accede al salone, erano esposti i piccoli quadri con i ciclamini del 1971. Dopo una stanza di disegni, acquarelli e foto legati al tema dei“Pugili”, il percorso si concludeva con un approfondimento sulla storia della casa e della fami14 gliaTestori ed una ricostruzione delle splendide raccolte di dipinti ospitate dalla villa nel corso degli anni. Il catalogo della mostra “Testori a Novate”, è stato pubblicato da Silvana Editoriale. (Fonti : 4; 23) Via Repubblica Camminando tra presente e passato... 49 ■ Via Repubblica (anni Cinquanta). Rif. 4 ■ Via Repubblica (2007). Rif. 5 ■ Via Repubblica 80 (anni Ottanta). Rif. 10 50 ■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (1939). Rif. 6 ■ Via Repubblica-Ex Cinema Corso (anni Sessanta). Rif. 4 ■ Via Repubblica 80 (2007). Rif. 5 51 ■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (2007). Rif. 5 ■ Via Repubblica - Piazza Pertini (2007). Rif. 7 ■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (1941). Rif. 6 52 ■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (2007). Rif. 5 53 ■ Piazza della Chiesa (2007). Rif. 5 ■ Piazza della Chiesa ex Piazza Costanzo Ciano (anni Trenta). Rif. 6 14 Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta Via Repubblica - Angolo via Piave 54 Situato alla fine di via Repubblica, nello spazio verde all’incrocio con via Piave, il monumento, realizzato dallo scultore Antonio De Nova e dalla fonderia artistica Cubro di Novate, è formato da una lastra di marmo verticale sulla quale è collocata un’effigie di Moro; alla base della stele, cinque blocchi rettangolari rappresentano gli agenti della sua scorta - Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Domenico Ricci - mentre sul retro della stessa è inciso un brano tratto dall’intervento addolorato che Paolo VI fece nel terribile giorno in cui fu ritrovato il corpo senza vita di Moro. “... il nostro cuore sappia perdonare l’oltraggio... inflitto a questo uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele; fa che noi tutti raccogliamo...l’eredità superstite della sua diritta conoscenza, del suo esempio umano e cordiale; della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta nazione italiana.” ■ Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta.Rif. 7 è stato inaugurato domenica 10 maggio 1998 in occasione del ventesimo anniversario dell’uccisione dello Statista e della sua scorta da parte delle Brigate Rosse. (Fonti : 23; 31; 49; 55) Paolo VI Realizzato per iniziativa dei Popolari Novatesi che l’hanno poi donato all’Amministrazione Comunale ed alla cittadinanza, il monumento ■ Aldo Moro (1916-1978). Rif. 20 15 Piazza Martiri della Libertà ■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (2007). Rif. 5 Nel corso del tempo, questa piazza si è in parte trasformata, assumendo l’aspetto attuale. Nelle parole di un protagonista della vita politica e culturale di Novate, la storia della “Piazzetta” e le perplessità di chi stava vivendo la sua trasformazione: “La piazzetta, per quanto io ricordi [...] si chiamava una volta Piazza della Concordia. Un nome che era tutto un contenuto pieno di significato: concordia fra tutti i novatesi un tempo divisi in due rioni. Vecchie storie novatesi tramandate da padre in figlio raccontano dei barnesi (francesi) e degli spagnoli; i primi “padroni” della piazza della Chiesa - vie Roma - Madonnina - Matteotti, gli altri della piazza fino all’attuale linea ferroviaria. A testimonianza l’attuale via Repubblica 110 anni fa si chiamava via degli Spagnoli. [...] Tornando alla funzione tipica della piazzetta, ricordo che nell’angolo a sinistra, un po’ nascosta, esisteva una bottega artigiana di fabbro, della famiglia Basilico. Vi si facevano lavori in ferro battuto, cancelli, parapetti, ma anche ferri per cavalli e tanti di noi, allora ragazzi, si stava lì a guardare come si “mettevano le scarpe ai cavalli” e si lucidavano gli zoccoli. La Trattoria della Concordia, l’attuale Campana di Vetro, era un luogo di incontro quando c’era la fiera del bestiame, fiera che poi si trasferì in via RomaMadonnina, e in quella osteria avvenivano i contratti di acquisto o di vendita del bestiame mediante una stretta di mano e una bevuta. Durante la Sagra novatese vi trovavano posto le giostre e qualche volta l’albero della cuccagna. In piazzetta si racconta- 55 56 vano e si seguivano le vicende del vivere di quel tempo, era la zona di una parte dell’antifascismo novatese e qualche scontro vi fu tra i giovani che sfidavano i fascisti di allora portando la cravatta rossa nei giorni di festa. Vi erano lavoratrici, un centinaio, che lavoravano nei capannoni della proprietà Metti il crine animale e vegetale; nasceva con fatica il mondo del lavoro accanto a quello contadino. Si parlava di come allevare i bachi da seta, della mietitura e della spannocchiatura che coinvolgevano famiglie, parenti e amici. In primavera e in estate di domenica arrivava l’uomo con l’organino, l’asinello e la scimmietta. I giovani ballavano sul selciato e qualche volta si combinavano anche matrimoni. Una nota di colore dialettale esisteva anche allora: la donna del negozio di verdura più che di frutta la chiamavano “la moegia”, poi venne el Giulin Pipon. In questa piazzetta per tanti anni trovò sede l’ufficio postale e mi sfugge il nome dell’impiegata di allora. La Trattoria, negli anni dopo l’8 settembre 1943, fu luogo di incontro di giovani, alcuni dei quali andarono in montagna nelle formazioni partigiane: Riccardo Tonolli, Mario Brasca, Mario Cabri, Franco Basilico, Francesco Villa e altri militarono al piano. I primi due caddero eroicamente combattendo contro fascisti e tedeschi. Nella villa Metti per parecchi anni alcune stanze furono usate come aule. Come sarà domani questa piazzetta luogo di tante storie?[...]” Achille Giandrini [da Informazioni Municipali Nov-Dic 1990] A questa domanda possiamo oggi rispondere soffermandoci a confrontarne l’aspetto attuale con quello descritto qui sopra. (Fonti : 23) ■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (anni Settanta). Rif. 4 15 Monumento ai Martiri delle Foibe Piazza Martiri della Libertà ■ Monumento ai Martiri delle Foibe. Rif. 5 Il monumento, inaugurato il 27 ottobre 2001, frutto di un progetto dell’Ufficio Tecnico comunale, è costituito da un masso di granito sul quale è apposta una scultura a foggia di libro che riporta la dedica dell’Amministrazione Comunale ai Martiri delle Foibe: “Dentro alla notte più scura a coloro che perirono perché Italiani noi offriamo un tributo di stelle e memoria”. L’opera è collocata presso Piazza Martiri della Libertà, all’interno del giardino che 15 è stato intitolato ai “Martiri delle Foibe” nell’aprile 2001 a seguito di un indirizzo del Consiglio Comunale del 1996 con cui si è ritenuto “doveroso e necessario ricordare adeguatamente anche nella nostra città le vittime di quella brutale violenza politica e della barbara pulizia etnica perpetrata in danno della popolazione di Istria e Dalmazia, che costrinse all’esodo forzato moltissimi abitanti di quelle martoriate regioni”. (Fonti : 32; 62) Cascina del Vicolo Chiuso Piazza Martiri della Libertà Da Piazza Martiri della Libertà, attraverso il Vicolo Chiuso, è possibile vedere dall’esterno questa cascina storica che testimonia una realtà oggi scomparsa: “Agli inizi del nostro secolo ogni famiglia aveva una stalla, dove ci potevano essere i cavalli, 57 le mucche e i buoi e si viveva in una cascina generalmente provvista di piano terra, dove c’era la cucina; primo piano, dove c’erano le camere da letto e una soffitta, dove si tenevano bachi da seta[...]. Vicino alla cascina c’era un locale dove si tenevano gli attrezzi da lavoro. Nelle vicinanze dell’abitazione c’era un campo, probabilmente affittato, che veniva coltivato e i cui prodotti venivano venduti in occasione di mercati nei paesi o utilizzati per le esigenze familiari.[...]” [“Novate Ieri e Oggi” - Classi 2ª A e B - a.s. 90/91 Scuola Media “Rodari”] ■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 5 58 ■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 13 “Abbiamo incontrato delle signore che ci hanno raccontato come si viveva ai loro tempi: ci hanno detto come a quel tempo erano le stalle, [...] adesso utilizzate come dei garage, ci hanno anche detto che i servizi igienici erano fuori dalle case e anche come trascorrevano i loro giorni; [...] alla sera ballavano; le signore ci hanno raccontato che quando erano bambine la 16 sera i loro genitori tornavano a casa con le pannocchie di grano e le mogli si mettevano a spellare le pannocchie mentre loro giocavano.” [“Noi esploratori di Novate” - Classe 5ª C - a.s. 04/05 Scuola Elementare “Don Milani”] (Fonti : 57; 60) Monumento a Sandro Pertini Piazza Pertini Viene ad inserirsi nel percorso pedonale di via Repubblica, all’altezza dell’ex Cinema Corso, la piazza intitolata a Sandro Pertini, medaglia d’oro della Resistenzae e presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985. Nell’aiuola al centro della piazza, inaugurata il 2 giugno 1996, è posto il busto in bronzo dello scultore Luigi Teruggi - donato ai cittadini dai laburisti / socialisti novatesi - che ne riproduce i caratteristici tratti decisi e ne 17 ricorda la forte personalità ed il grande valore morale. (Fonti : 21; 23; 31) 59 ■ Monumento a Sandro Pertini (1896-1990). Rif. 7 Il Gesiö Oratorio dei SS. Nazaro e Celso - Via Roma La chiesa di Novate che viene comunemente denominata come il Gesiö, situata nell’attuale via Roma - fino ad epoca relativamente recente chiamata via della Misericordia - è un antico oratorio cinquecentesco dedicato ai ■ Il Gesiö. Rif. 7 SS. Nazaro e Celso. Il senatore ducale Bernardino Busti, facoltoso signore di Milano colpito dalla pe- ste, nel suo testamento del 28 maggio 1529, dettato al notaio dal balcone della camera da letto, lascia tutti “Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso” 60 La Madonna con il Bambino in braccio appare seduta dentro una nicchia sovrastata da una grande conchiglia, ai suoi piedi vi è un cherubino musicante. L’ambiente è completato in alto con un tendaggio scuro che si apre a sipario. Sotto il trono, in una posizione leggermente abbassata, trovano posto i due Santi raffigurati in piedi su un pavimento decorato con motivi geometrici. L’identificazione dei personaggi nei martiri Nazaro e Celso la si può dedurre dalla palma che i Santi hanno in mano, che secondo l’iconografia cristiana è il simbolo del martirio. Essi vestono un abito militare ed hanno in mano la spada e la palma. La tenuta militare, costituita dalla caratteristica lorica (corazza dei legionari romani, in origine in cuoio grezzo, poi rinforzata da scaglie di rame) è un elemento che diviene caratteristico del Cinquecento ed è uno dei tanti particolari della pittura del secolo che trova corrispondenza nello studio delle sculture antiche, alle quali si ispirarono spesso pittori e scultori. Lo schema compositivo dell’opera è un’ennesima ripetizione di una tipologia derivata dall’iconografia della sacra conversazione. La configurazione spaziale dell’opera si presenta quindi molto semplice e ordinata nelle sue varie parti e la distribuzione delle forme e dei pesi (visivi) segue lo schema geometrico razionale e riferibile ■ “Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso”. Rif. 14 al Rinascimento: misura, sobrietà, equilibrio. La forma piramidale ove si trova iscritta la figura della Vergine in trono è il fulcro compositivo che si dilata nel contrapporsi speculare delle figure dei Santi “come archi tesi”. Un ultimo elemento da considerare è l’uso del chiaroscuro, in particolare i modulati passaggi di luce-ombra che avvolgono le forme delle figure. La paternità dell’opera, ignota fino al 1991, può essere sicuramente attribuita al Landriani a seguito della lettura in quella data, da parte di Marco Bascapè, di un libro mastro del Luogo Pio della Misericordia, dal quale si desume che il dipinto fu eseguito dal pittore tra l’aprile e l’ottobre del 1603. Dalla stessa fonte desumiamo i nomi dell’intagliatore Cristoforo Dus e dell’indoratore Ruggero Monza, pagati nella stessa occasione insieme al Landriani. i suoi beni - fra i quali anche un fondo di 2.400 pertiche di terra che possiede a Novate - al Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano (uno dei più antichi istituti di pubblica beneficenza della città). Nel testamento Bernardino Busti impone al Luogo Pio la ricostruzione in Novate della cappella dedicata a S. Celso, annettendovi una casa per il cappellano che avrebbe dovuto celebrare ogni giorno in perpetuo una messa a suffragio dell’anima del testatore e dei suoi defunti. Non conosciamo con certezza il motivo per cui Bernardino Busti abbia voluto dedicare proprio a S. Celso questo oratorio; tuttavia sembra dovuto al fatto che una trentina di anni prima della stesura delle sue ultime volontà il Busti - come testimoniato da una bolla di Papa Alessandro VI, Borgia - avesse ricevuto in affitto diverse terre di Novate (divenute successivamente sue proprietà), dal monastero di S. Celso di Milano. Nel corso del XVII secolo vengono realizzate le due tele originariamente poste al suo interno e restaurate tra il 1985 ed il 1988 ad opera del Lions Club. La pala d’altare raffigurante la “Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso” commissionata dal Luogo Pio a Paolo Camillo Landriani detto il Duchino è del 1603. Il dipinto “S. Antonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli” viene realizzato intorno al 1660 da un pittore lombardo e originariamente ubicato in una sorta di nicchia nella parete di sinistra. Le opere non sono oggi visibili perchè, vista anche la necessità di completare i lavori Paolo Camillo Landriani detto il “Duchino” Paolo Camillo Landriani, detto il “Duchino”, sembrerebbe essere nato in Valtellina intorno al 1562. Sarebbe stato allievo di Ottavio Semino insieme al quale fu affiliato all’Accademia della Val di Blenio presieduta dal Lomazzo. Realizzò alcune opere per la chiesa di S. Eustorgio e per la chiesa di S. Maria della Passione di Milano. Dal 1602 al 1604 fu pagato dalla Fabbrica del Duomo di Milano per sette quadroni con episodi della vita del beato Carlo, due dei quali realizzati in collaborazione con il Morazzone. Successivamente orientò il suo interesse verso il linguaggio di Camillo Procaccini, come testimoniato dal ciclo della cappella Bollini in S. Gaudenzio a Novara. Nel 1610 eseguì sei quadroni per il ciclo dei Miracoli di S. Carlo per il Duomo di Milano (di cui uno è perduto). Lavorò alla Corte Ducale di Milano e per la Municipalità Milanese con una tela per la cappella del Tribunale di Provvisione (Milano, Civiche Raccolte). Morì a Milano nel 1618. 61 “S. Antonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli” 62 Il Santo regge tra le braccia Gesù Bambino (ricordo di una visione del Santo) che viene raffigurato in piedi, su un tavolo coperto da un drappo, mentre appoggia un piede su un libro aperto (Testi Sacri) attributo iconografico del Santo fin dai tempi più antichi. In primo piano vi sono tre cherubini di cui il primo a sinistra regge una frusta probabile allusione alla mortificazione corporale o al sacramento della Penitenza e gli altri due, sulla destra, sorreggono altri simboli: un cesto, dei gigli, delle rose. Nell’angolo in basso a destra si nota uno stemma attribuibile al probabile committente dell’opera. L’ambiente è completato da alcune colonne che si intravedono parzialmente a sinistra e da un pesante drappo color terra sulla destra. La sua collocazione storica va posta intorno al 1660 e ciò per il fatto che, mentre nella relazione ■ “Sant’Antonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli”. Rif. 14 della visita pastorale del 2 dicembre 1632, condotta dal Prevosto di Bollate, nella descrizione dei quadri dell’oratorio non esiste alcun cenno su quest’opera, successivamente, nel verbale del 5 marzo 1697 relativo alla consegna dell’oratorio da parte del Consorzio della Misericordia al nuovo Cappellano già si accenna all’esistenza di questo dipinto. ■ Affresco sopra l’altare - particolare. Rif. 7 di restauro del Gesiö, sono state spostate per essere conservate adeguatamente presso l’Azienda dei Servizi alla Persona “Golgi-Redaelli”, ex II.PP.A.B. Modifiche e abbellimenti sono attuati in seguito, probabilmente all’inizio del XVIII secolo, epoca a cui sembra risalire l’affresco raffigurante angeli musicanti situato sulla volta soprastante l’altare. Il 25 luglio 1853, l’Amministrazione del Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano, trasporta i resti del Benefattore in questa chiesa, facendoli murare nella controfacciata dell’oratorio e ponendovi una piccola lapide, a perenne ricordo di 18 questo avvenimento. Il Gesiö viene acquisito l’11 giugno 1992 dall’Amministrazione Comunale che lo acquista, insieme ad altre aree, dalle II.PP.A.B. ex E.C.A. (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ex Ente comunale di assistenza). Gli arredi sacri ed i dipinti contenuti nell’immobile rimangono invece di proprietà delle II.PP.A.B. Attualmente il Gesiö è al centro di un progetto di salvaguardia e ristrutturazione del complesso storico teso a restituirlo alla cittadinanza quale importante punto di aggregazione culturale. (Fonti : 2; 10; 23; 30; 42; 43; 44; 45) Parco Marco Brasca Prospiciente il Municipio Con una cerimonia ufficiale, il primo maggio 1996 è stato intitolato a Marco Brasca, figura emblematica dell’antifascismo e della politica navatese, il parco prospiciente il Municipio. Trova giusta collocazione, al suo interno, il “Monumento ai Caduti Novatesi della Resistenza”dell’architetto Lorenzo Noè (1995), in memoria di Mario Brasca, Achille Conconi, Angelo Scorti, Primo Angelo Targato e Riccardo Tonolli. Marco Brasca nasce a Novate il 16 ottobre 1908. Iscritto ■ Monumento ai Caduti Novatesi della Resistenza. Rif. 7 63 ■ Marco Brasca. Rif. 4 64 alla Gioventù Comunista nel 1924 appena diciannovenne viene rinchiuso, condannato dal Fascismo, nel penitenziario di Alghero. Durante la detenzione prosegue lo studio dell’economia, della storia, della filosofia e della politica, come testimoniano i “quaderni del carcere di Alghero”. Tornato dal carcere alla fine del 1931, viene successivamente mandato al domicilio coatto a Ferrandina, in Basilicata, dal 1934 al 1936. Scontata la pena deve I Novatesi caduti per la Libertà Mario Brasca “Romeo” Nato il 17 febbraio 1925, cade a Miazzina il 24 agosto 1944 . Rif. 4 Achille Conconi Nato il 29 dicembre 1923, cade a Varese Ligure il 20 gennaio 1945. Rif. 4 emigrare in Francia, dove partecipa alla Resistenza a fianco dei partigiani transalpini. Arrestato dalla Gestapo, subisce per alcuni mesi inaudite torture. Successivamente, dal carcere viene inviato al campo di concentramento di Mauthausen, dove resta fino alla fine della guerra. Tornato a Novate, viene eletto in Consiglio Comunale per diverse legislature. Cittadino benemerito della Provincia di Milano (1976), nel 1985 gli viene conferita dall’Amministrazione Comunale una medaglia d’oro, quale riconoscimento al suo impegno democratico di tutta una vita. Viene purtroppo a mancare a Cambiasca (VB) il 7 dicembre 1990. Con una cerimonia ufficiale nella Sala Consiliare del Municipio di Novate il 15 febbraio 1992 gli viene de- Angelo Scorti Nato a Novate il 28 ottobre 1921, artiere, cade a Cefalonia nel 1943. Rif. 5 dicata la bandiera tricolore dei partigiani novatesi e la sede locale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. In una lunga intervista realizzata agli inizi degli anni Ottanta e custodita presso la Sezione di Storia Locale della Biblioteca di Novate Milanese, Marco Brasca racconta la propria vita con gravità e dignità insieme, affiancando ai ricordi familiari il resoconto delle durissime sofferenze subite. La lettura di questa testimonianza, cui invitiamo tutti, potrà trasmettere, anche a chi non lo abbia conosciuto personalmente, il grande valore morale di questo nostro concittadino. “Il rispetto, la considerazione, la stima che egli godeva tra la gente, gli amici, i compagni, gli avversari politici era così grande che, fino all’ultimo, quando pren- Primo Angelo Targato “Rapido” Nato il 1 luglio 1923, cade a Cividale del Friuli il 12 febbraio 1945. Rif. 4 Riccardo Tonolli “Lillo” Nato il 21 febbraio 1923, cade a Verbania il 4 agosto del 1944. Rif. 4 65 deva la parola, tutti prestavano attenzione alle parole che sapevano esprimere con chiarezza e semplicità le sue posizioni”. [Il sindaco di Novate Milanese Mauro De Rosa Informazioni Municipali Mar-Apr. 91] “La sua modestia resta una lezione di etica di comportamenti, un maestro di vita di cui avremmo ancora bisogno”. [Achille Giandrini Informazioni Municipali Nov-Dic.91] 19 “Brasca e i suoi compagni sono stati catturati a causa del tradimento di uno di loro, che era anche agente del nemico[...]Malgrado le torture subite, essi non parlarono e l’apparato per questo genere di azioni ha potuto essere rapidamente ricostituito. Brasca è un resistente autentico, arrestato, torturato e deportato come tale”. [Jean Chaumeil - liquidatore nazionale dei Movimenti della Resistenza e dei Franchi Tiratori e Partigiani Francesi - Informazioni Municipali Mar-Apr. 91] (Fonti : 21; 23; 31; 38; 56; 61) Il Municipio Via Vittorio Veneto, 18 66 ■ Municipio - sede attuale. Rif. 5 Centro decisionale dell’attività amministrativa, il nuovo Municipio ospita gran parte degli uffici pubblici ed anche alcune opere artistiche di valore. Una cartolina del 1941 ritrae l’antica sede del Comune, all’epoca collocato in una villa ancora riconoscibile in via Diaz, mentre l’edificio co- munale odierno sorge in via Vittorio Veneto, nello stesso luogo dove si ergeva la sede precedente. La costruzione della struttura ha inizio nei primi mesi del 1976 ed il nuovo Municipio viene inaugurato nel 1978. Anche l’antico stemma che campeggiava sul vecchio edificio è stato sostituito dal nuovo, la cui storia merita sicuramente un accenno. ■ Municipio - antica sede in via Diaz (1941). Rif. 6 67 ■ Municipio - sede precedente (fino alla fine degli anni Settanta). Rif. 4 ■ Antico stemma comunale sul vecchio Municipio (a sinistra, Rif. 4) e stemma attuale (a destra, Rif 5) Lo stemma Il Comune di Novate Milanese non ha uno stemma fino agli inizi degli anni Trenta. Il primo stemma, approvato nel 1933, viene proposto dal cavalier Francesco Forte dell’Archivio di Stato di Milano. Nel corso delle ricerche per la preparazione del libro “Storia di Novate Milanese” del dottor Lorenzo Caratti di Valfrei, emerge però che l’emblema era stato frutto di un errore araldico: gli elementi a suo tempo rintracciati ed inseriti nello stemma non appartenevano alla famiglia Manriquez, già feudataria di Novate, bensì alla famiglia spagnola dei Mendozza, che non ebbe mai alcun rapporto con la storia di Novate. Sempre durante queste ricerche viene individuato lo stemma di un’antichissima famiglia denominata “Da Novate” dal quale si ritiene più fondato tragga origine l’emblema del nostro Comune. Nel 1984 Novate ha quindi il nuovo stemma che dal gennaio del 2004 si arricchisce degli ornamenti esterni della Città. 68 All’interno della Sala Consiglio si può visitare, su appuntamento, l’opera realizzata dallo scultore Cancellieri e donata all’Amministrazione Comunale dalla dottoressa Emma Cantoni, mentre è posto all’interno della Sala Giunta il quadro “Vecchia Novate in Tuta Blu” (▲) del pittore locale Roberto Ghisellini. Menzione speciale della Giuria nella Sezione Pittura Adulti della seconda edizione del concorso “Espressioni Artistiche Novatesi” (1989), quest’opera testimonia un’epoca caratterizzata dalla presenza di numerose grandi industrie a Novate, oggi quasi completamente scomparse. Collocate sullo stesso piano anche alcune incisioni di Virginio Silva - riprodotte in numerose pubblicazioni Roberto Ghisellini ■ “Vecchia Novate in Tuta Blu”. Rif. 5 Nato a Novate Milanese nel 1950, Roberto Ghisellini ha studiato a Milano, all’Istituto d’Arte Applicata del Castello Sforzesco. Ha esposto in diverse città, fra cui Treviso, Milano, Montepiano, Erba, Santhià e Cermenate in mostre personali e collettive, ottenendo premi e riconoscimenti di rilievo. Il quadro esposto in Municipio è emblematico della sua opera che trae ispirazione dalla realtà circostante e dagli eventi della quotidianità. Virginio Silva Nato a Novate il 30 gennaio 1911, ha realizzato numerose opere esposte non solo a Novate ma anche a Bognanco, a Milano ed in Liguria. Combattente in Russia, ha appuntato con la sua matita schizzi e ricordi degli avvenimenti allora vissuti, poi tradotti in quadri pieni di colore e di vita, di cui è ancora presente qualche esemplare. È mancato a Novate, dove ha sempre abitato, il 13 dicembre 1987. La sua produzione più conosciuta è una pregevole serie di incisioni in cui ha riprodotto gli angoli più caratteristici del paese, in gran parte oggi scomparsi. ■ Ponte Tresa. Rif. 2 - grazie alle quali si può ammirare una Novate antica che non esiste più. Il Municipio ospita altre due importanti opere d’arte il trittico “La Pace” (▲) di Padre Ambrogio Fumagalli 19 posto nella Sala Consiliare al primo piano e il quadro “Ciclamini” (▲), di Giovanni Testori, collocato nell’omonima Sala Teatro al piano interrato. (Fonti: 16; 18; 23; 59; 61) Il trittico “La Pace” Municipio Grande dipinto di Padre Ambrogio Fumagalli realizzato su tre distinti pannelli delle dimensioni totali di m. 10 x 2,20 accostati tra di loro e collocati stabilmente all’interno della Sala Consiliare al primo piano del Municipio di Novate Milanese. L’opera è commissionata dall’Amministrazione Comunale in occasione del quarantesimo anniversario della Liberazione con l’intenzione, in un primo momento, di rappresentare il tema della Libertà. I bozzetti presentati non trovano però il consenso unanime del Consiglio Comunale e lo stesso approfondimento 69 70 critico sollecitato da Padre Fumagalli porta ad ulteriori riflessioni; si opta così per la Pace, senza la quale, peraltro, non può esservi neppure libertà né possibilità di sviluppo. Al termine di due incontri pubblici e di un dibattito molto vivace, la lettura della poesia “Ho dipinto la pace”della dodicenne israeliana Tali Sorex costituisce l’elemento sul quale Padre Ambrogio Fumagalli esprimerà la propria creatività per comunicare ai novatesi il senso di questa condizione da sempre auspicata, ma purtroppo mai completamente raggiunta. Per riuscire a terminare il lavoro entro il 1985 l’autore si mette subito all’opera nel suo studio presso il monastero olivetano di Santa Francesca Romana, al Foro Romano, senza concedersi durante l’estate nemmeno un giorno di vacanza ed il dipinto è finalmente ▲ Il trittico “La Pace”. Rif. 7 inaugurato il 15 dicembre 1985 con la presentazione di Giovanni Testori. Nel primo quadro, a sinistra, tra incastri geometrici, simbolo di un mondo lacerato da guerre, appare il volto sofferente di Cristo, morto ma risorto e dunque preannuncio di pace. La sfera bianca è il nostro pianeta, devastato da una guerra nucleare. Nel secondo quadro, al centro, grandi albatros, volando contro vento, planano verso la terra glaciale e arida che, riacquistando i suoi colori, torna a rinascere. Nel terzo quadro, sulla destra, l’umanità riconciliata è rappresentata da un festoso girotondo di bimbi “donatelliani” di tutte le razze che danzano davanti ad un aggrovigliato paesaggio metropolitano, fitto di ciminiere, grattacieli, torri e animato dalle strutture architettoniche della chiesa della Resurrezione di Mi- lano - Vialba (che accoglie uno dei cicli più vasti di vetrate di Padre Ambrogio Fumagalli). “Con la Pace tutto si ricompone, si rinsalda, la vita diventa Ho dipinto la pace Avevo una scatola di colori, brillanti, decisi e vivi. Avevo una scatola di colori, alcuni caldi, altri molto freddi. Non avevo il rosso per il sangue dei feriti, non avevo il nero per il pianto degli orfani, non avevo il bianco per il volto dei morti, non avevo il giallo per le sabbie ardenti. Ma avevo l’arancio per la gioia della vita, e il verde per i germogli e i nidi, e il celeste per i chiari cieli splendenti, e il rosa per il sogno e il riposo. Mi sono seduta E ho dipinto la pace. Tali Sorex danza e armonia nell’essere, creatività e rigenerazione. Allora potremmo gustare la natura fresca e rosata dei nostri bambini e sederci con loro a dipingere la PACE con colori nuovi.” [Padre Ambrogio Fumagalli] Giudizi favorevoli sul trittico sono espressi da numerosi esperti; significativo quello del critico Giovanni Testori che partecipa con un proprio intervento all’inaugurazione. “Questo bellissimo dipinto, quasi un affresco, riprende la tradizione della grande pittura fondata sui simboli, sulle immagini emblematiche della civiltà e della religione, immagini che qui si uniscono con una tensione abbastanza unica, così come si uniscono e si risolvono le tensioni di tutto il cammino artistico di Ambrogio e di gran parte della pittura moderna” [Giovanni Testori] (Fonti : 7; 23; 27; 33; 54) 71 19 “Ciclamini” Municipio Il quadro (▲), collocato in sala teatro è stato acquistato dall’Amministrazione Comunale e presentato alla cittadinanza il 12 maggio 2000. Rappresenta un esempio della multiforme arte di Giovanni Testori. L’opera ritrae un mazzo di “pampurzini” (ciclamini), soggetto molto amato dall’autore. Ecco le rosette, i cucù, i nontiscordardeme. Ecco i pampurzini che te piasèvano tanto e che andavi a cattare in su del Zan Primo... [da l’Ambleto, 1972] 72 Lo stesso tema è infatti rappresentato in una serie di otto piccoli quadri dipinti nel 1971, già esposti presso Villa Testori nel corso della mostra “Il ritorno a casa” del 20 ■ “Ciclamini”. Rif. 5 2003. Queste tele segnarono il passaggio dell’artista dall’olio all’acrilico e, soprattutto, la fine di un periodo di depressione durato molti mesi. (Fonti: 4; 5; 23; 46; 62) “Intorno a Novate” Chiesa della Resurrezione Milano-Vialba Via Longarone, 5 Merita sicuramente una visita la chiesa della Resurrezione, il cui profilo ci è familiare in quanto inserito nel paesaggio metropolitano che fa da sfondo al girotondo di bambini nell’ultimo quadro del trittico “La Pace”, collocato nel Municipio novatese. È Padre Ambrogio Fumagalli, infatti, autore del trittico, uno degli artisti maggiormente coinvolti nella realizzazione della chiesa: sue sono le vetrate intense e cariche di luce, protagoniste del progetto d’avanguardia che ha dato vita ad un “capolavoro di architettura e di colore” come fu definita la chiesa dal settimanale Epoca dopo la sua apertura al culto nel 1967. Ai confini di Novate Milanese, al vertice del grande viale che fa da spina dorsale del quartiere Quarto Oggiaro, la chiesa emerge come una presenza insolita. La sua forma richiama quella delle barche sul lago di Tiberiade. È composta da una parte bassa, quasi buia, a forma di auditorium a semicerchio e da una parte alta, molto luminosa, sull’altare, a richiamare la Resurrezione; l’architetto Benvenuto Villa ha inteso rendere in questo modo l’idea centrale del passaggio dall’oscurità alla luce, dalla vita alla morte. Padre Ambrogio Fumagalli ha ripreso e completato questa immagine con le sue splendide vetrate portate a termine tra il 1965 e il 1967. Sono stati realizzati dall’artista anche, il “Volto di Cristo” - simile a quello che appare nel primo quadro del trittico “La Pace” - per la sacrestia e, dipinta nel 1987, la tela“Cristo risorto appare alla Madonna”. Oltre alle opere di Padre Ambrogio Fumagalli, la chiesa ospita numerose altre interessanti realizzazioni artistiche tra cui la “Madonna col Bambino” - pala d’altare tardocinquecentesca del pavese Tassinari - l’altare e il battistero dell’architetto Mariarosa Zibetti Ribaldone, il crocifisso in legno di Romano ■ Chiesa della Resurrezione. Rif. 15 Rui, la “Pietà” in marmo di Vicenza e la“Via Crucis”in cotto di Mario Rudelli, la ceramiche per il leggio ed il tabernacolo di Albino Reggiori. (Fonti: 7; 25; 26) ■ “Cristo risorto appare alla Madonna”. Rif. 15 73 I Personaggi Giovanni Testori 74 Giovanni Testori è stato uno dei protagonisti della cultura italiana, non solo letteraria, della seconda metà del Novecento, che ha saputo leggere la realtà non da intellettuale, ma da “uomo”. Infatti tutta la sua opera cerca di indagare e capire la vita, nei suoi drammi, nelle sue disperazioni, nelle sue necessità. Una sua affermazione può essere letta anche come un testamento morale. Infatti Testori scrive: “La vita è una: questa. E non mi sento di ridurla a un progressivo e progressistico strangolamento di quell’inevitabile verità per cui fin qui ho accettato d’accogliere e percorrere niente più e niente meno che la vita”. Così la grandezza della figura di questo lombardo che guarda a Manzoni, a Parini e a Gadda e ne reinventa sulla sua pelle la lezione letteraria e umana sta nel cercare continuamente la “voce” per dare espressione e verità a questa vita che pulsa nei suoi libri. Così Testori è narratore, è poeta, è scrittore di teatro, è critico d’arte, è pittore: con tutti gli strumenti di queste arti riconduce alla lezione umana che più gli sta a cuore. Vive da isolato; spesso le sue ■ Giovanni Testori. Rif. 16 posizioni radicali a livello civile e religioso vanno controcorrente: è come un“profeta” che grida, senza mai placare la sua necessità di verità, nel deserto metropolitano. Il suo è un inarrestabile “memoriale” al servizio di chi non ha voce, dei dimenticati, degli “irreparabili” che diventano i suoi “personaggi”, coloro che rappresentano, totalmente e senza falsità, quella “vita” che ha sempre, non solo guardato, ma voluto interpretare in prima persona. La sua contemporaneità sta nell’aver dato voce agli ultimi, nell’aver raccolto la loro testimonianza come propria esperienza, spesso incomunicabile, ma resa come parola, borbottio, lingua della coscienza sommersa nelle sue opere. Sta in quel“coro degli irreparabili”che dal dio di Roserio in Note biografiche • 12 maggio 1923 - Nasce a Novate Milanese. Il padre è di Sormano, la madre di Lasnigo; a Novate il padre dirige una filanda. • 1947 - Si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, con una tesi sull’estetica nell’arte moderna. La tesi gli viene contestata. Lui prima pensa di cambiare Università, poi accetta di purgare le pagine giudicate scandalose. • 1948 - Esordio ufficiale come scrittore teatrale: Franca Valeri interpreta la sua Caterina di Dio al Teatro della Basilica di Milano. • 1951 - Conosce Roberto Longhi, il massimo critico d’arte italiano. Diventerà il suo vero maestro. Nel 1952 Longhi pubblica sull’importante rivista “Paragone” un saggio di Testori su Francesco del Cairo, pittore lombardo del Seicento. Il metodo critico appassionato di Testori fa subito discutere. • 1954 - Pubblica il racconto lungo Il dio di Roserio nei Gettoni di Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini. • 1958 - Esce Il ponte della Ghisolfa, primo suo grande successo in letteratura. Da alcuni racconti Visconti, nel 1960, trae il soggetto di Rocco e i suoi fratelli. • 1960/61 - Il suo nuovo spettacolo, L’Arialda, messo in scena da Luchino Visconti, viene fermato dalla censura; verrà assolto tre anni dopo nel successivo processo per oltraggio al pudore. Sempre nel 1961 pubblica Il fabbricone, ultimo atto della serie dei Segreti di Milano. • 1972 - Pubblica L’Ambleto, primo testo della Trilogia degli Scarrozzanti che inaugura il suo sodalizio con uno dei più grandi attori italiani, Franco Parenti. Il 16 gennaio 1973 L’Ambleto viene presentato in un nuovo teatro milanese, il Salone Pier Lombardo, fondato da Testori, Parenti e dalla regista Andrée Ruth Shammah. • 1975 - Inizia la collaborazione al “Corriere della Sera”, come elzevirista per la terza pagina e tre anni dopo, il direttore, Franco di Bella, lo chiama a intervenire sulla prima pagina. Successivamente gli viene affidata anche la responsabilità della pagina d’arte del quotidiano. Sempre nel 1978 nasce il settimanale “Il Sabato”, con il quale Testori inizia una collaborazione che si intensificherà negli anni successivi. Nel 1982 raccoglierà gli articoli comparsi sulle due testate con il titolo di La maestà della vita. • 1979 - La Compagnia del Teatro dell’Arca di Forlì porta in scena Interrogatorio a Maria. Lo spettacolo ha un grandissimo successo e raggiunge nella tournée il record di mezzo milione di spettatori. • 1980 - Cura una nuova collana per Rizzoli, “I Libri della Speranza”. • 1983 - Scrive Post-Hamlet, che viene portato in scena da Emanuele Banterle al Teatro di Porta Romana a Milano. Costituisce una nuova compagnia: il Teatro degli Incamminati con lo stesso Banterle. • 1985 - Pubblica Confiteor, che viene messo in scena l’anno successivo da Franco Branciaroli. La collaborazione con questo grande attore segna l’ultima stagione creativa di Testori. • 1990 - Primi segni della malattia e primo ricovero in ospedale. • 1993 - Giovanni Testori muore il 16 marzo. Esce in un volume la lunga intervista che nel corso degli ultimi mesi ha rilasciato a Luca Doninelli. 75 76 poi ha costruito una sorta di famiglia in cui Testori si era riconosciuto totalmente. Questa è la sua “prova di verità”, quella che designa ancora oggi l’attualità della lezione testoriana. È una “prova” continuamente ricercata nella pittura che ha amato, nelle periferie milanesi che ha descritto, negli “irreparabili” che sono diventati la luce del suo teatro, nelle vicende che ha raccontato, per tanti anni, in prima pagina sul “Corriere della Sera”. Il senso, Testori stesso lo ritrova leggendo l’opera di un grande pittore, Cézanne. Infatti per lui questa “prova di verità” è anche il solo luogo deputato a sostenere la Il “PERCORSO TESTORI” La passeggiata nei luoghi della Novate “testoriana” si snoda attraverso i seguenti punti d’interesse: 1. La Stazione. 6. Chiesa S. Carlo Borromeo. 13. Villa Testori. 19. Municipio Sala Teatro Giovanni Testori: “Ciclamini”. grande partita della verità: che è, insomma, “il coagulo di tutti i sentimenti, di tutte le azioni e di tutte le meditazioni dell’uomo”. [Tratto da: “Dedicato a Testori” di Fulvio Panzeri Novate Milanese, 1998] (Fonti: 37; 53) Padre Ambrogio Fumagalli Padre Ambrogio Fumagalli (Cambiago 1915 - Bolsena 1998), trascorre la sua infanzia a Novate prima di intraprendere gli studi religiosi. Monaco benedettino olivetano, nelle diverse stagioni del suo percorso artistico attraversa gran parte del ventesimo secolo interpretandone con originalità le molteplici e più significative espressioni formali. Autodidatta, ma dotato di notevole facilità di apprendimento, negli anni trascorsi a Monte Oliveto Maggiore (Siena) di fronte agli affreschi ■ Padre Ambrogio Fumagalli. Rif. 17 del Signorelli e del Sodoma ed ai tanti capolavori che arricchiscono la celebre abbazia, si esercita ad assimilare ed a sperimentare i diversi linguaggi artistici affinando le proprie naturali capacità e, nello stesso tempo, completa gli studi teologici per ricevere, nel 1940, l’ordinazione sacerdotale. Nel 1941, nello studio bolognese di Giorgio Morandi impara a cogliere l’essenzialità delle immagini e dei volumi per immergerli, con il colore-luce, in uno spazio interiorizzato. Nel 1947, mentre risiede nel monastero di S. Salvatore Monferrato (Alessandria) incontra Carlo Carrà e perfeziona, con il suo magistero, equilibrio formale, geometria poetica e rigore compositivo. Nel 1953, si reca a Londra nel monastero olivetano “Christ Note biografiche The King”studia Henry Moore e conosce Francis Bacon e Graham Sutherland dai quali trae spunti per numerosi e incisivi disegni: vive meditazioni sul senso della dolorosa e agonizzante solitudine umana. Si avvicina, poi, al cubismo statico iniziando a comporre i piani alla maniera di Picasso. Tornato in Italia per stabilirsi a Roma, nel monastero di S. Francesca Romana dove rimane fino al 1987, lentamente abbandona il linguaggio cubista per rivisitare, con cromatiche partiture morandiane, il lirismo della Scuola Romana e per passare, poi, all’astrattismo. Dagli inizi degli anni Sessanta, grazie all’incontro con l’architetto Luigi Moretti, progettista, tra l’altro, del complesso residenziale “Watergate” di • 6 agosto 1915 - Nasce a Cambiago (Milano) da una famiglia contadina. Sul finire della Prima Guerra Mondiale si trasferisce a Novate Milanese, dove il padre trova occupazione come sacrestano. • 1929 - Entra in collegio presso i Padri Benedettini di Monte Oliveto Maggiore. • 1940 - Viene ordinato sacerdote. Studia disegno a Firenze. • 1945 - Seregno: prima mostra. Successivamente dal 1946 al 1971 tiene mostre in tutta Italia e all’estero: Bologna, Roma, Teramo, Milano, Cortina, Firenze, Positano, Bergamo, Londra e New York. Nel frattempo, oltre ai quadri di cavalletto, esegue mosaici e vetrate per chiese: chiesa della Resurrezione (Milano-Vialba), Cambiago (Milano), S. Antonino al Ticino (Varese), Castelverde (Roma), Siena, Pescara, Seregno (Milano), S. Giorgio su Legnano (Milano), Cerro Maggiore (Milano). • 1985 - Novate Milanese: trittico “La Pace” e “Monumento ai Caduti”. • 1991 - Novate Milanese: la “Crocifissione” e la “Resurrezione” nella chiesa SS. Gervaso e Protaso. • 1998 - Bolsena (Viterbo): muore l’8 maggio e riposa nel cimitero locale. 77 78 Washington e pioniere con la rivista Spazio di una rinnovata cultura figurativa, dipinge tele cosmologiche e informali con la stesura dei colori su piani bidimensionali. Tale fase evolutiva si concretizza nella mostra presso il Centro Culturale S. Fedele di Milano (1961) dove Padre Ambrogio Fumagalli offre le premesse per una pittura simbolico-cristiana. La sperimentazione del linguaggio astratto continua per alcuni anni con dipinti carichi di simbolico lirismo cristiano e con tematiche intrise di intensa emotività - come Pianure, Città, Rondini sulla città - e trova la propria definizione prima con le opere realizzate per commentare il Diario di Gusen di Aldo Carpi sugli orrori dei campi nazisti di sterminio e poi con i dipinti dedicati all’antica civiltà dei Camuni. Dal 1987 al 1998, anno della sua morte, vive a Bolsena (Viterbo), antica e piccola città sulle rive dell’omonimo lago che, con i suoi trasparenti colori e con le vaporose atmosfere, gli ispira tele dal tocco Il “PERCORSO FUMAGALLI” La visita alla scoperta delle opere dell’artista si articola nel seguente itinerario: 2. Chiesa Sacra Famiglia: bozzetto del “Volto di Cristo” attualmente posto sulla cappella del Cimitero Monumentale di Novate. 4. Area verde antistante il Municipio: “Monumento ai Caduti” 9. Chiesa SS. Gervaso e Protaso: la “Crocifissione” e la “Resurrezione”. 11. Villa Venino: esposizione permanente presso la sala studio Padre Ambrogio Fumagalli. 19. Municipio - Sala Consiliare: trittico “La Pace”. 20. Intorno a Novate Milano-Vialba: chiesa della Resurrezione: le vetrate. alquanto sognante e decisamente impressionistico. [dalla sezione su Padre Ambrogio Fumagalli del sito del Comune di Novate Milanese] (Fonti: 23; 54) Vincenzo Torriani Nasce a Novate Milanese il 17 settembre 1918 nella casa di famiglia sita in via Repubblica 68, nel cortile “dell’ouliè” chiamato così perché il nonno e poi il padre di Vincenzo Torriani, possie- dedono un piccolo frantoio dove si esegue la macinazione delle olive producendone un ottimo olio che poi commercializzano alla clientela. Vincenzo Torriani ha il dono dell’invenzione e dell’orga- nizzazione, tanto è vero che giovanissimo organizza un torneo di calcio tra gli studenti dell’Istituto S. Carlo di Milano che lui frequenta. Durante la guerra, rifugiatosi in Svizzera, organizzò un torneo di calcio tra i nostri connazionali profughi in terra elvetica. Nel 1945, dopo la notte oscura della guerra, ■ Vincenzo Torriani. Rif. 18 Note biografiche • 17 settembre 1918 - Nasce a Novate Milanese. • A quattordici anni organizza un torneo di calcio fra gli studenti dell’Istituto S. Carlo di Milano da lui frequentato. • 1943 - È costretto a fuggire in Svizzera. • 1943/45 - Allestisce nei campi di raccolta sparsi in tutto il territorio svizzero (ne visita centinaia) una notevole rete di assistenza. Nonostante i gravi rischi, fa entrare e uscire dalla Svizzera e circolare in territorio elvetico moltissime persone. Opera anche in collegamento con don Gnocchi e con personaggi legati al CLN Alta Italia e ai Servizi anglo-americani. • Al rientro in Italia fonda l’U.S. Novatese e organizza la corsa ciclistica per dilettanti denominata “Prima Coppa di Novate”. Si adopera poi per la costituzione di diverse importanti realtà associative novatesi tra cui il Club Alpino e il Corpo Musicale Santa Cecilia. • 1946 Comincia a collaborare con Armando Cougnet all’organizzazione del Giro d’Italia, della Milano-Sanremo, del Giro di Lombardia e delle altre competizioni organizzate dalla Gazzetta dello Sport. • 1949 Viene nominato direttore unico del Giro d’Italia. Gli succederà Carmine Castellano nel 1993. Sono guidate da lui le edizioni degli epici duelli tra Coppi e Bartali e tra Moser e Saronni. • 25 maggio 1973 - In occasione del transito a Novate della tappa del Giro d’Italia Milano-Bergamo, i concittadini gli consegnano una medaglia d’oro a riconoscimento dei suoi meriti sportivi. Ulteriori importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali gli vengono attribuiti per la sua incisiva attività e personalità; tra gli altri la medaglia d’oro della benemerenza della Città di Milano, la nomina a Gran Ufficiale per aver portato in tempi difficili il Giro in Slovenia ed il titolo di Gran Croce al merito della Repubblica, consegnatogli da Sandro Pertini. Il 22 dicembre 1986, gli viene conferita anche la medaglia d’oro per aver contribuito a tenere alto, con il lavoro, il nome della Provincia di Milano. • 1996 - Viene a mancare nel pomeriggio del 24 aprile. La sua salma è ora a Novate, accanto a quella della moglie Elena, nella tomba di famiglia. 79 In sua memoria • 19 ottobre 1996 - Inaugurato il monumento a lui dedicato nella piazza del santuario intitolato alla Madonna del Ghisallo. Sul bronzo del monumento è incisa una dedica dettata da Sergio Zavoli, il noto giornalista Rai, suo fraterno amico. • 24 aprile 1997 - Gli viene dedicata la piazza posta nel punto di arrivo del celebre “Muro di Sormano”, la famosa salita “scoperta” nel 1960 e che per anni, per suo volere, caratterizzò il Giro di Lombardia. La piazza ospita un cippo posto dalle associazioni sormanesi: sul “masso”, scelto dagli Alpini, sono posti una targa ed un bassorilievo in bronzo di Torriani realizzati dalla ditta Ottolina e dalla Fonderia Cubro di Novate. • A lui sono intitolati il nuovo campo sportivo di Novate Milanese e la via adiacente. • Dal 1995 è stata assegnata a Novate la partenza della Milano-Torino. Grazie all’interessamento di un Comitato Cittadino con l’adesione dell’Amministrazione Comunale, la collaborazione della Parrocchia, dei gruppi sportivi Osal e Osmi, della direzione del Cinema Nuovo e degli Amici del Circolino è stato infatti raggiunto un accordo con la Gazzetta dello Sport. Viene così rievocata ogni anno la partenza dell’edizione del 1989, la prima da Novate Milanese, voluta dallo stesso Vincenzo Torriani. 80 Vincenzo Torriani rientra in Italia. Fonda l’U.S. Novatese e organizza la corsa ciclistica per dilettanti denominata “Prima Coppa di Novate”che vede vittorioso Valeriano Zanazzi, il quale in seguito, con il fratello Renzo, passa professionista nella gloriosa squadra “Legnano”, capitanata da Gino Bartali. Poi, nel 1946, la grande svolta Vincenzo Torriani viene chiamato a collaborare con Armando Cougnet all’organizzazione del Giro d’Italia e, in seguito, nominato Direttore Organizzativo della Gazzetta e quindi “Patron del Giro” fino al 1992. Vincenzo Torriani è un uomo di grandi ideali, un organizzatore capace e innovativo, con grande serenità di spirito e con grande e forte carica umana, certamente uno sportivo autentico e sensibile alle opere di bene. [Pietro Castelli e Aleardo Faroldi - Informazioni Municipali Maggio/Giugno 1996] (Fonti: 23; 36; 38) Bernardino da Novate Apprezzato scultore - secondo la tesi più accreditata - si presume sia nato intorno al 1510. A lui sono attribuite le statue della “Fama” e della “Vittoria” che ornano il mausoleo di Gian Galeazzo Visconti (ca.1560) presso la Certosa di Pavia. Sono ritenute di sua produzione anche la statua commemorativa del nobile genovese Cattaneo Pinelli (1555) collocata nell’atrio di Palazzo Tursi (sede del Comune di Genova) e le sculture della tomba del nobiluomo Ceva Doria (1574) posta nella chiesa di S. Maria della Cella (Genova-Sampierdarena). A lui è intitolata una via della nostra città. (Fonti: 10; 11; 23) Bertola da Novate Fra i più abili ingegneri idraulici del Quattrocento, ha realizzato importantissime opere fluviali nel Nord-Italia. Il duca di Milano Filippo Maria Visconti lo incarica di presiedere la commissione tecnica per la realizzazione di una fitta rete di canali navigabili che colleghino tra loro il Po, il Ticino e l’Adda. Con la morte di Filippo Maria (1447), tramontata la signoria viscontea, la sua bravura viene riconosciuta anche dalla neonata Repubblica Ambrosiana che lo nomina “Architetto di fiducia del Governo dello Stato di Milano”. Caduta anche la Repubblica Ambrosiana, nel 1450 sale al trono del ducato milanese Francesco I degli Sforza: colpito dalle geniali innovazioni del giovane ingegnere, il nuovo duca lo incarica di procedere alla messa a punto del progetto riguardante i Navigli. Portano la firma di Bertola da Novate i Navigli di Parma, Mantova, Bereguardo e Binasco, Martesana e Cremona. L’ultima fatica del nostro ingegnere, del quale oggi ci rimangono le opere e la via cittadina a lui intitolata, è la progettazione della rete idrica per il Castello Sforzesco (1474). (Fonti: 11) Simpliciano da Novate Reverendo e cantore della Cappella del Duomo di Milano - nella quale possono cantare solo le voci migliori del suo tempo - nel 1471, quando è già prevosto della chiesa di Santa Tecla, Galeazzo Maria Sforza lo vuole a corte come cantore del Coro della Cappella Ducale. (Fonti: 10; 11) 81 Fonti e bibliografia I testi delle singole voci sono stati tratti dalle seguenti fonti costituite da testi, opuscoli, periodici, documenti e testimonianze 82 1 A Don Mansueto Messa primo Parroco. Novate Milanese: Parrocchia Sacra Famiglia [1961] 2 ABBAZIA SANT’AGOSTINO RAMSGATE, Grande dizionario illustrato dei Santi. Casale Monferrato: Piemme, 1991 3 Antichi organi in concerto nei Comuni della Provincia di Milano. Milano, 2003 4 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI, Testori a Novate. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2003 5 C. BONIARDI,Testori: la mostra‘Il ritorno a casa’prelude all’istituzione dell’ente culturale. “Settegiorni “, 16 maggio 2003, 51 6 M. BRAMBILLA, Storia della parrocchia Sacra Famiglia. Novate Milanese [1961] 7 G. BRIZZI (a cura di), Bozzetti per vetrate e mosaici di don Ambrogio Fumagalli monaco benedettino di Monte Oliveto. Seregno: Abbazia S. Benedetto, 1992 8 L. CARATTI DI VALFREI, Appunti di ‘Storia di Novate Milanese’ (877-1877). Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1991 9 L. CARATTI DI VALFREI, Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Novate Milanese. Novate Milanese, 2001 10 L. CARATTI DI VALFREI, Storia di Novate Milanese: mille anni di storia ricostruita sui documenti (877 - 1877). Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1982 11 L. CARATTI DI VALFREI, T. D’AGOSTINO, S. ROVELLI, C’era una volta a Novate: la storia a fumetti della nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 2003 12 Centenario di fondazione della cooperativa “La Previdente” 1889-1989. “Informazioni Municipali. Periodico del Comune di Novate Milanese”, anno XV n°5, novembre-dicembre 1989 13 G. CORNOLÒ, Cento anni di storia delle Ferrovie Nord Milano. Trento: Globo edizioni, 1979 14 M. DE MICHELI, La scultura del Novecento in: Storia dell’arte in Italia. Torino: UTET, 1981, vol. [19] 15 C. DEL BALZO, (a cura di), Comune di Novate Milanese: cenni storici - attività produttive. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1972 16 Espressioni Artistiche Novatesi. II ed. Novate Milanese, 1989 17 D. C. FAROLDI, In chiesa due nuovi dipinti. “Luce”, 27 ottobre 1991, 18 18 Ghisellini. Ferrara ‘97 . Dipinti. Ferrara: Galleria d’arte moderna “alba”, 1997. 19 Gianfranco Lamon. I racconti della sera. Sculture e disegni. Locarno: Galleria d’arte Il Cavalletto, 1998. 20 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Note sul movimento democratico, l’antifascismo e la Resistenza a Novate Milanese. Novate Milanese, s.d. 21 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Piazze e strade: luoghi di vita, luoghi di memoria: Antifascismo e Resistenza nella toponomastica novatese. Novate Milanese: ANPI Sezione “Marco Brasca”, 1996 22 Il Girotondo, Novate Milanese [1997] 23 Informazioni Municipali: periodico del Comune di Novate Milanese 1-, Novate Milanese, s.n., 1974 – [raccolta] 24 L’omaggio di Novate per il grande Testori .”Settegiorni”, 6 novembre 1998, 33 25 La chiesa caleidoscopio. “Epoca”, 2 aprile 1967, 72-75 26 La chiesa della Resurrezione. Milano, 1992 27 La Pace in Aula Consiliare. Novate Milanese, 1985 28 G. LAMON, Discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione del Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” presso Le Filande. Novate Milanese [2003] 29 A. LANCINI, Procaccini e la Natività della Vergine a Novate: radiografia di un’Opera. Novate Milanese, 2004 30 LIONS CLUB BOLLATE, Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte. Novate Milanese, 1988 31 M. LOZZA, Comunicazione alla Prof.sa Aurora Scotti della Biblioteca di Progettazione dell’Architettura di Milano in occasione dell’indagine per il censimento e la catalogazione dei monumenti celebrativi presenti sul territorio della Provincia di Milano. Novate Milanese, 20 gennaio 1999 32 Monumento ai Martiri delle Foibe. “Settegiorni”, 26 ottobre 2001, 44 33 Nel municipio di Novate Milanese un trittico di padre Fumagalli sulla pace. “Jesus”, 14 febbraio 1986, 14 34 Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore: catalogo della prima edizione del Premio d’Arte Lidia Conca. Novate Milanese, 2007 35 Novate la nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1994 36 Novate Milanese ricorda: Vincenzo Torriani. Novate Milanese, [ 1996 ] 37 F. PANZERI (a cura di), Dedicato a Testori: catalogo bibliografico. Novate Milanese [1998] 38 L. PEREGO, Uomini e istituzioni a Novate Milanese: dizionario dei Consigli Comunali e dintorni 1861-2005. Garbagnate Milanese: Anthelios Edizioni, 2004 39 Programma dei comunisti novatesi per le elezioni del 1975. Novate Milanese [1975] 40 C. ROVAGNATI, Venticinquesimo della Parrocchia Sacra Famiglia 19611986. Novate Milanese, 1986 41 San Carlo: una Chiesa per Novate: La storia, l’edificio, gli artisti. Novate Milanese, 1996 42 C. SILVERA, Appunti su Paolo Camillo Landriani detto il Duchino. Milano, 2007 43 F. SOMAINI, Bernardino Busti, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S. REBORA (a cura di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2001 44 A. SPIRITI, Insieme Groane: itinerari d’arte a nord di Milano. Bergamo: Velar, 2008 45 F. TERRACCIA, S. REBORA, S.A. COLOMBO, L’oratorio dei Santi Nazaro e Celso a Novate, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S. REBORA (a cura di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2001 46 G. TESTORI, L’Ambleto in: Opere 1965-1977. Milano: Bompiani, 1997 47 G. TESTORI, La maestà della vita e altri scritti. Milano: BUR, 1998 48 Un mattone lungo un secolo: 100 anni di vita della Cooperativa La Benefica. Novate Milanese: Editrice Cooperativa La Benefica, [ 2001] 49 Un monumento per ricordare Aldo Moro e la sua scorta.“Luce”, 16 maggio 1998 50 U. VAGHI, Storia de Nüaa Vècc. II ed. Novate Milanese, 2005 51 Venticinque anni di apostolato: 1961-1981. Novate Milanese: Parrocchia Sacra Famiglia [1981] 52 80° della Scuola Materna Giovanni XXIII. “Informazioni Municipali. Periodico del Comune di Novate Milanese”, anno XVI n°2, marzo-aprile 1990 83 Siti 53 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI ONLUS, <http://www.associazionetestori.it>, agg. 16/02/2007 54 COMUNE DI NOVATE MILANESE, Padre Ambrogio Fumagalli. <http:// www.comune.novate-milanese.mi.it/padrefumagalli/paf_home.asp>, agg. 19/03/2007 55 R.A.I., Quelli di Via Fani. <http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata. aspx?id=307>, agg. 29/10/2007 Tesi e ricerche 56 M. BRASCA, Intervista in: M. GENNARO, P. CAPPÈ (a cura di), Biografie di gente comune. Corso di Storia orale e memorie - Progetto Centocinquanta Ore, a.s. 1982/83 57 M. FABBRI E CLASSE 5^ C, Noi, esploratori di Novate. Scuola Primaria “Don Milani” di Novate Milanese, a.s. 2004/05 58 E. L. GAINI, E. GREGOLIN, Ricerca storica e rilievo della villa Fassi Venino di Novate Milanese. Corso di Restauro Architettonico - Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, a.a. 1994/95 59 M. PICCARDI, Novate Milanese da borgo rurale a territorio metropolitano. Sviluppo urbano ed economico di un comune dell’hinterland di Milano. Tesi di laurea in Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Milano, a.a. 1981/82 60 L. POGGI, L. VACCARO E CLASSI 2^A E 2^B, Novate ieri e oggi. Laboratorio: Ricerca-Ambiente, Scuola Secondaria “Gianni Rodari”, a.s. 1990/91 Altre fonti 61 Anagrafe Comunale 62 Archivio Comunale 63 Ufficio Tecnico Comunale 84 Le immagini sono tratte dalle seguenti fonti Rif. 1 “Storia di Novate Milanese 877 - 1877” Rif. 2 “Disegno di Virginio Silva” [verificare con Luciana se questa dicitura può andare] Rif. 3 “Disegno di Paolo Fabbro” [verificare con Luciana se questa dicitura può andare] Rif. 4 “Archivio Storia Locale” Rif. 5 “Foto di Marco Vimercati” Rif. 6 “Archivio Locati” Rif. 7 “Foto di Valerio Ferrari” Rif. 8 “Archivio Privato Lamon” Rif. 9 “San Carlo: una Chiesa per Novate - La storia, l’edificio, gli artisti” Rif. 10 “Donazione d’Amico” Rif. 11 “Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso” Rif. 12 “Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore” Rif. 13 Archivio Bruno Gattico Rif. 14 “Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte” Rif. 15 “La chiesa della Resurrezione” Rif. 16 sito Associazione Testori Rif. 17 sito Comune di Novate Milanese Rif. 18 “Novate la nostra città” Rif. 19 Famiglia Milanesi Rif. 20 Internet http://www.valtaro.it/moro2003