PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA - GUAGNANO (Lecce) ANNO XII - N° 26 MARZO 2007 “ANDATE DA GIUSEPPE” Perché la Ma tthra è legata a S. Gi useppe? Che cosa dice a noi oggi la figura di questo santo? - d. Fabio Ciollaro Torna cara nel mese di marzo la festa di San Giuseppe. Lui forse, nella sua discrezione, preferirebbe starsene nascosto, come sempre. Ma per noi è un bisogno del cuore fargli festa, e siamo sicuri che ciò è graditissimo anche al cuore di Dio. E' un santo amato da tutti, S.Giuseppe. Nel mio piccolo anch'io gli sono molto affezionato. E sono felice di essere parroco di un paese dove viene onorato in modo speciale. Amo molto la tradizione locale della “Matthra”, che unisce il valore della carità e la gioia di un folklore semplice e genuino. La “Matthra” a Guagnano è una tradizione antica, ma oggi si esprime giustamente in una forma adatta ai nostri tempi e rispettosa della dignità dei poveri. E' un gesto collettivo di carità, rinnovato ogni anno in nome di S.Giuseppe. In ogni angolo del paese vengono allestite madie ricolme di tanta “provvidenza” per i poveri, ornate con gusto con fiori primaverili. Nel pomeriggio, un corteo festoso, preceduto dalla “Sacra Famiglia”, passa a raccogliere le numerose madie e le conduce fino alla piazza della chiesa madre, su dei carri appositamente addobbati. Lì in piazza infine ha luogo la benedizione, che è una lode a Dio fonte di ogni bontà. Già dall'indomani, tutto quello che è stato raccolto viene ridistribuito: e così la “Matthra” arriva alle famiglie bisognose che sono fra noi, al Seminario diocesano, e da alcuni anni perfino alla Missione di Shenkoll in Albania, dove abbiamo un sacerdote guagnanese. E' una gara di generosità che ho visto crescere di anno in anno, e che è motivo di sincera gioia per tutti. poi dal cap. 39 fino alla fine ). Quel Giuseppe, per una serie di circostanze guidate dalla mano di Dio, arrivò a diventare vicerè d'Egitto. Nei 7 anni delle “vacche grasse” raccolse e ammassò una grande quantità di grano. Quando arrivarono gli anni della carestia, la gente affamata si rivolse al faraone, ed egli disse semplicemente “Andate da Giuseppe”, quasi a dire: “ Ho piena fiducia in lui. Gli lascio mano libera. Lui saprà distribuire ogni cosa in modo giusto”. Dietro tutto questo, i cristiani amano vedere in controluce la figura di San Giuseppe. Come se Dio stesso dicesse: “Andate da Lui. Rivolgetevi con fiducia a S. Giuseppe, perché io gli ho dato la facoltà di distribuire i doni della Provvidenza“. Ecco perché S. Giuseppe è il santo della Provvidenza e della nostra “Matthra” ! Ma, insieme a questo, vorrei mettere in luce anche qualche altro aspetto della sua figura. Mi dà gioia parlarvi di lui, e so che fa piacere anche a voi, perché anche voi lo amate molto. Giuseppe di Nazareth è l'uomo fedele alle sue responsabilità. Dio gli ha affidato un compito non facile. Ma lui non si è sottratto. E non ha mollato tutto quando sono venute le difficoltà: la fuga in Egitto, Erode e tutto il resto. Ha portato avanti il suo compito con fede e tenacia. continua a pag. 2... Ma perché la Matthra si svolge proprio in nome di S. Giuseppe? Un primo motivo è presto detto: perché S.Giuseppe ha provveduto con amore ai bisogni della Santa Famiglia di Nazareth. Perciò i cristiani confidano che con la sua preghiera provvederà anche a quelli che sono nel bisogno e si rivolgono a lui. Ma c'è un altro motivo, collegato a ciò che si legge nella Sacra Scrittura. Ricordate la storia di Giuseppe venduto dai fratelli ? E' raccontata nella Bibbia, nel Libro della Genesi ( cap. 37 e La Matthra dell'anno scorso in via Puccini Parrocchia News Pag. 2 cioè si è guadagnato la stima del figlio: non comandava alla cieca, e viceversa non lasciava correre ogni cosa, tanto per non avere fastidi. Compito non certo facile, quello di un padre. Ma come rinunciarvi? I figli, anche quando contestano, cercano dei punti di riferimento. Non possono essere abbandonati a se stessi. Non lo vogliono nemmeno loro, anche se lì per lì protestano. S.Giuseppe incoraggia i papà a compiere il loro servizio, a non rinunziare dicendo: “tanto oggi il mondo va così…”. Difficile compito, quello di un padre oggi . Ma è un compito insostituibile, oggi più che mai. E' bello pregare S.Giuseppe proprio per questo: “Aiutami ogni giorno a essere un buon padre, un vero padre“. Infine, c'è un altro aspetto che vorrei tratteggiare nella figura di Giuseppe, anche se è un discorso oggi insolito e in controtendenza: la sua castità limpida e serena. Giuseppe è stato puro. Ha rispettato la verginità di Maria. Ha dominato l'istinto naturale, e lo ha trasformato in tenerezza e in un continuo dono di sé. Innamoratissimo di Maria, si è donato pienamente a lei, e le ha consacrato il suo cuore e il suo corpo, in una fedeltà piena di luce. Discorsi in controtendenza ? Non fa niente. Le cose belle sono belle sempre. S.Giuseppe incoraggia chi è puro e chi si sforza di esserlo. Anche per questo chiediamogli di mettere la sua mano forte sulla nostra spalla. *** “Andate da Giuseppe”, disse il faraone. Sì, andiamo da Giuseppe. Il 19 marzo, come ogni giorno dell'anno. Abbiamo tanto da chiedergli e tanto da imparare da lui. Abbiamo tanto di cui ringraziarlo. d. Fabio Ciollaro ...continua dalla prima pagina - “Andate da Giuseppe” con molta facilità si viene meno ai propri impegni, alle proprie responsabilità. A livello personale, familiare, amministrativo. A volte anche in maniera plateale. Si viene meno alla parola data, come se questo fosse normale. Ma normale non è. S.Giuseppe ci indica un'altra via. Con il suo esempio incoraggia quelli che hanno responsabilità di ogni tipo, a portarle avanti con perseveranza e con modestia. Con fedeltà al compito assunto e alla parola data. Ancora un altro elemento, da porre in risalto per la sua attualità. Giuseppe ha saputo essere un padre per Gesù che cresceva. Gli ha fatto da padre sulla terra. Un padre comprensivo, ma non molle. Affettuoso, ma anche forte. Ha saputo dire di sì, ma anche di no, quando occorreva. Non è stato autoritario, ma al momento giusto ha saputo usare la sua autorità. E soprattutto è stato autorevole, LA MATTHRA DI QUEST’ANNO Domenica 18 marzo, IV di Quaresima, Domenica “Laetare” Ore 18 Celebrazione comunitaria delle Nozze d'Oro Segue un momento di festa nel salone parrocchiale Lunedì 19 marzo, solennità di S.Giuseppe Ore 9,00 Lodi mattutine nella cappella del cimitero dedicata alla morte di S.Giuseppe Ore 15,00 Inizio del corteo della Matthra per le vie del paese Ore 17,30 Arrivo del corteo in piazza e benedizione Ore 18 S.Messa solenne In occasione della Matthra, compiamo anche un gesto di altruismo con la donazione del sangue, a cura della sezione locale dell'AVIS (dalle 8,30 alle 11,30 presso i locali della biblioteca in via Baldassarri) Pag. 3 Parrocchia News IL MATRIMONIO COME VOCAZIONE Il filo conduttore di quest'anno in diocesi è il tema della vocazione. La volta scorsa abbiamo presentato la vocazione sacerdotale attraverso la testimonianza di un sacerdote novello. Questa volta presentiamo la vocazione al matrimonio attraverso la testimonianza di due sposi novelli: Massimo Nucci e Alessandra Schilardi. Massimo, impegnato per alcuni anni nella nostra parrocchia nel servizio di “Scuola-amica”, è stato anche collaboratore di questo foglio parrocchiale. Ha incontrato sulla sua strada Alessandra. Il 27 dicembre 2007 sono diventati marito e moglie davanti all'Altare. Chiediamo per loro ogni benedizione: ecco il nostro augurio! Se è vero che ogni storia d'amore sembra una favola agli occhi di chi la vive, allora possiamo iniziare con le fatidiche parole: “C'era una volta… un matrimonio”! Come in ogni favola che si rispetti, è giusto che ci siano i personaggi, le vicende e soprattutto un bel finale. Vediamo quindi di andare avanti con la storia. Alessandra, dopo una formazione nei campi dell'arte e dello stile, viveva e lavorava in famiglia a Campi Salentina. Massimo era un “quadrato” ingegnere di Guagnano, che lavorava a Brindisi. Due persone così diverse ma con una fortissima voglia di venirsi incontro. Qualcuno dirà “è destino!”. Noi preferiamo dire “è vocazione!”. Molto spesso con la parola “vocazione” si fa riferimento ai sacerdoti ed alle suore ma noi non crediamo che sia così, per noi la vocazione è una “chiamata” di Dio a prendere posto all'interno della Chiesa. Non ci siamo infatti limitati ad essere una coppia ma, tramite il sacramento del matrimonio, abbiamo voluto essere una “famiglia all'interno della Chiesa”. La vocazione al matrimonio non è semplice scelta di due persone di stare insieme, ma la necessità di sentirsi “famiglia” all'interno di un progetto più grande, quello che Dio ha verso il suo popolo. Tanti carismi, tante vocazioni ma tutte all'interno dell'unica Chiesa. Qualcuno potrà dire che questa non è più una favola in quanto diventa un po' troppo impegnativa… però vi facciamo notare che ogni favola che si rispetti, alla fine ha la sua morale, la morale della favola… La nostra è la vocazione. I mesi che hanno preceduto il matrimonio sono stati caratterizzati da attività di preparazione, sia in senso spirituale che materiale, in modo che il giorno del nostro matrimonio fosse una festa sia per l'anima che per il corpo. Grazie all'aiuto delle nostre famiglie e dei sacerdoti che ci hanno seguito, abbiamo avuto la possibilità di preparare tutto per tempo, di arrivare al 27 dicembre e di vivere il fatidico giorno con la “testa giusta”, senza essere distolti dai problemi dell'ultim'ora. Ed ora siamo al finale della nostra favola… “e vissero sempre felici e contenti” sarebbe la tipica chiusura, noi però ci auguriamo di riuscire a tener fede alla nostra vocazione ed alle promesse fatte pochi mesi fa. Il senso pratico di questo sacramento infatti, si traduce nella perseveranza quotidiana di fronte a tutti gli impegni presi,le situazioni e le vicissitudini che la vita stessa offre …il tutto aiutati dalla grazia del sacramento che abbiamo ricevuto in dono. Alessandra e Massimo ITINERARIO QUARESIMALE 2007 Con una numerosa partecipazione, abbiamo iniziato insieme il cammino quaresimale di quest'anno il 21 febbraio, mercoledì delle ceneri. Al termine della celebrazione comunitaria, i presenti hanno portato via una lettera del parroco per loro e per i vicini di casa, con alcuni suggerimenti concreti per vivere bene la preparazione alla Pasqua a livello personale e familiare. In parrocchia il programma-tipo delle cinque settimane è il seguente: LUNEDÌ Disponibilità dei sacerdoti per le Confessioni e i colloqui personali; PREGHIERA al termine della giornata con i GIOVANI/GIOVANISSIMI (ore 20,30); MARTEDÌ Disponibilità dei sacerdoti per le Confessioni e i colloqui personali; PREPARAZIONE CANTI per la PASQUA; MERCOLEDÌ Nel salone parrocchiale, alle ore 19 “LECTIO DIVINA” per tutti sui testi biblici della Domenica successiva; GIOVEDÌ In chiesa alle ore 19 CATECHESI degli ADULTI per i genitori dei nostri ragazzi dei vari gruppi; VENERDÌ VIA CRUCIS in chiesa e nelle case degli ammalati; INCONTRO FORMATIVO per GIOVANI/GIOVANISSIMI; SABATO Disponibilità dei sacerdoti per le Confessioni e i colloqui personali; INCONTRO FIDANZATI nel salone parrocchiale; CATECHESI PREBATTESIMALE nelle case; DOMENICA CELEBRAZIONI EUCARISTICHE DOMENICALI ore 8 – 11 – 18 a sera, in quattro zone del paese PREGHIERA COMUNITARIA CON GLI AMMALATI Pag. 4 Vita Cittadina CANZONE PER UN’AMICA La sera di martedì 30 gennaio 2007, in una sala consiliare illuminata a giorno come per le ricorrenti assemblee, viene presentato un lavoro dei ragazzi delle terze medie del locale Istituto Comprensivo, realizzato sotto la guida di un'equipe di docenti. Con inaspettata puntualità, i cittadini riempiono ben presto la sala in un insolito silenzio. Rimangono inutilizzate solo alcune delle poltrone riservate ai familiari delle vittime: triste privilegio della prima fila! Al di là di un frammentario e timido bisbiglio tra gli addetti ai lavori, domina il silenzio. Si inizia: il paese commemora la perdita di molte giovani vittime della strada. Qualcuno degli amministratori presenti dà lettura di alcune riflessioni sul problema, intercalando annunci di provvedimenti, prossimi da realizzare sul territorio comunale, nella prospettiva di rimuovere alcuni pericoli dalla viabilità. Nel vivo del problema si entra con la proiezione di un video, risultato conclusivo del progetto effettuato da alunni della locale Scuola Media sotto la guida della prof. Ricciato, commentato da suggestive musiche di Chopin e Brahms, eseguite al piano dal M.° Paola Cannoletta. A completamento del progetto, è presentato insieme al video un opuscolo con la raccolta di testi di alcuni alunni sotto la guida e la coordinazione di Don Fabio e con la presentazione del dirigente scolastico prof. Cosimo Scardicchio. Belli video e testi: sintesi di un lavoro paziente, espressione di un dialogo attento, sapientemente condotto. Opuscolo e CD vengono distribuiti alle famiglie delle vittime a testimonianza della partecipazione dei cittadini, degli alunni e dei docenti alle vicende che hanno segnato profondamente la comunità guagnanese. Conclude la cerimonia l'esecuzione di un brano musicale “Un angelo” di M. Leone e V. Torelli. La commemorazione si svolge in una compostezza quasi inusuale, cadenzata dal susseguirsi di immagini e di note musicali, che sopperiscono efficacemente alla inevitabile inadeguatezza della parola a tradurre nella reale dimensione stati d'animo profondi ed inesprimibili. La parola, consueta dominatrice del nostro tempo, abituata ad aggirarsi tra le mura di quella sala con disinvoltura e con spregiudicatezza spesso baldanzosa, nella circostanza deve prendere atto, poco alla volta, della propria incapacità a comunicare fedelmente quello che si agita nell'animo, che si rincorre con la mente, che emerge prepotente dal ricordo, soffocato dalla rassegnazione o composto nella fede. Immagini e musica soltanto si rivelano capaci di assolvere pienamente l'impegno di parlare alle coscienze, accompagnando un silenzio pieno di tensione e di rispetto, in cui per molti è possibile ripercorrere momenti della propria esistenza, ricordando promesse, rivivendo timori e speranze, che per un attimo non sono più passato. Chi non ha parenti tra le vittime, ha amici, conoscenti, alunni: ognuno percepisce la fatica di reprimere un singhiozzo prepotente, mentre avverte il sussulto di un sospiro di chi nel buio gli siede accanto. Musica e immagini parlano in tutta semplicità all'animo dei presenti; propongono piccoli, brevi momenti di giovani vite interrotte dall'impazienza del crescere o dalla fatalità incomprensibile. Musica e immagini provocano un groviglio di sensazioni, un senso di smarrimento, confondendo in brevi, fugaci attimi realtà e sogno: la solitudine dello sconforto si trasforma in un irresistibile abbraccio corale nel dolore. Poi, quando lo schermo è vuoto e la musica tace, il ritorno alla luce riconsegna mente e cuore alla realtà: ogni cosa ritorna al suo posto. Ognuno si ricompone turbato, quasi scoprendosi indifeso di fronte a tante emozioni; ma è proprio in quell'attimo che si riconosce più forte, più protetto, percependo il nuovo messaggio, scaturito dal sacrificio di tante giovani esistenze: per tutti i presenti la drammatica conclusione di una vita acquista una valenza pedagogica. Una serata per la commemorazione di tanti istanti fatali diventa occasione per una serata in difesa della vita, perchè la vicenda di chi è stato perduto e non c'è più, diventa messaggio di insegnamento per chi resta, sussurra alle coscienze un consiglio sofferto, che dà alla “scomparsa” una inaspettata “vitalità” e riporta le vittime ad essere vive tra i vivi. A quelli che hanno lasciato e persino a quelli che non hanno fatto in tempo a conoscerle, esse offrono la loro sventura in difesa della vita e si adoperano perchè la tragica conclusione di una giovane esistenza sia, per chi resta, un motivo in più per imparare a tenersi saldamente legato alla vita. Giuseppe De Riccardis UN CONTRIBUTO CULTURALE Un contributo culturale alla vita del nostro paese è stato offerto dalla giornata di studio interdisciplinare, che si è svolta nella sala consiliare il 18 gennaio scorso, sul tema: “Uno sguardo sugli universi maschili e femminili”. Tra i vari interventi si è distinto per spessore e anticonformismo culturali quello del prof. Valerio Marucci, docente di letteratura italiana presso l'università di Lecce. Molto apprezzato anche il contributo della musicologa Lucia Navarrini Dell'Atti. Originale, infine, l'intervento del nostro Fabio Carbone, giovane studente di scienze della comunicazione a Lecce. La giornata ha avuto un epilogo musicale, con un concerto del “Duo Novecento” nella nostra chiesa, per soprano e organo: sono stati eseguiti, in prima assoluta, dei brani ispirati a madre Teresa di Calcutta, composti dal M° Salvatore Dell'Atti. Il merito di tutta l'iniziativa va alla determinazione della dott.ssa Simona Spagnolo, recentemente laureata con una tesi sui personaggi femminili di Manzoni: un lavoro accurato e, per certi versi, “fuori dal coro” dei modelli culturali dominanti. Pag. 5 Vita Cittadina GUAGNANO CHE LAVORA FUORI /2 - di Francesco Taurino Proseguiamo il discorso iniziato la volta scorsa: molti nostri compaesani sono costretti a spostarsi altrove per coltivare le proprie attitudini, per realizzarsi in ambito lavorativo. In questo numero intervistiamo Giovanni Rizzo, che ha lasciato Guagnano per lavorare e vivere a Roma. Innanzitutto ti ringrazio per la disponibilità e ti chiedo una piccola presentazione… Ciao, sono Giovanni, mi sono laureato in Ingegneria Informatica all'Università di Lecce. Dopo una breve esperienza lavorativa nel laboratorio dove ho svolto la mia tesi, sono venuto a Roma per uno stage di 6 mesi in HP Italia. Dopo aver approfondito la mia esperienza nell'ambito delle telecomunicazioni, sono approdato in Telecom Italia Mobile (…ormai da tre anni) come consulente informatico, svolgendo il ruolo di analista di fattibilità tecnico/economica per la realizzazione di nuovi servizi a valore aggiunto (cosiddetti servizi VAS). Spostarsi a 600 km di distanza dai familiari, come hai vissuto quei momenti? Non nascondo sia stato difficile lasciare a Guagnano tutti i miei affetti, la famiglia, gli amici. Però era così forte la voglia di nuove esperienze, la voglia di realizzarmi nel mondo lavorativo, che ho affrontato questi momenti senza problemi. Ci racconti qualcosa legato al tuo trasferimento nella capitale? Ho un ricordo legato al momento della mia prima partenza per la capitale. Lo ricordo come se fosse ieri: l'Eurostar delle sette di mattina stava partendo, e come un flash mi sono reso conto che la mia vita stava per cambiare. Fino a quel momento non me ne ero reso conto. Stavo lasciando alle mie spalle la mia vita da studente, tutti i ricordi legati agli anni vissuti nella mia terra natale e stavo per incominciare una nuova vita, gente nuova, esperienze nuove. Sono diversi anni che manchi da Guagnano. Ogni volta che ci torni, noti qualche cambiamento? Sono quasi 5 anni che manco da Guagnano e sono lontano dalla vita cittadina, molti cambiamenti quindi della vita quotidiana del paese purtroppo non li recepisco. Ogni volta che torno (…almeno una volta al mese) mi fa piacere rivedere il paese, l'aria sembra quasi diversa (…forse lo è effettivamente!) e mi piace notare o scovare ogni piccolo cambiamento…. Ultimamente poi tramite internet e il sito www.guagnanoinforma.com posso seguire a distanza le novità e i cambiamenti che ci sono nel paese. Credo che per molti di noi guagnanesi che viviamo fuori, o per lavoro o per studio o per altro, sia un legame diretto con il nostro paese. Trovo che i ragazzi della redazione di “Guagnanoinfoma” facciano un ottimo lavoro, e spero che possano continuare così senza problemi. Che percentuale assegni alla possibilità, per te, di tornare giù e lavorare nel Salento? Le percentuali sono basse. Purtroppo nelle materie in cui mi sono laureato ci sono pochissime possibilità lavorative e per lo più tendono a sfruttare le conoscenze o la professionalità acquisita. Non nascondo però che mi piacerebbe tantissimo fare quello che sto facendo attualmente qui a Roma giù nel Salento… speriamo in un futuro! Quanto ha influito la qualità del lavoro nella scelta di andare a Roma? E quanto l'ambizione di raggiungere traguardi importanti? Molto, se non fossi venuto a Roma non avrei avuto la possibilità di lavorare nell'ambito di progetti per conto di grandi aziende operanti nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni. Naturalmente questo ha influito significativamente nella mia crescita professionale. Nel lavoro, quali sono i tuoi punti forti? Nel lavoro credo che il mio punto forte è quello di riuscire a lavorare in gruppo per il raggiungimento di specifici risultati. Nell'ambito del mio lavoro mi trovo ad interagire con molte persone, e prima di ogni cosa cerco di stabilire dei rapporti senza alcun fine secondario. Questo mio modo di lavorare non solo mi ha portato ad avere ottimi risultati nel campo lavorativo ma mi ha portato anche ad avere rapporti fuori dell'ambito lavorativo creando forti amicizie. Credi che la differenza di cultura e vita sociale tra Guagnano e Roma abbia influito in questi anni su di te ? Credo che la personalità di una persona non dipende dai luoghi (forse questi influiscono solo in minima parte) ma dagli affetti che la circondano. In questo senso credo che sulla mia vita, sul mio modo di intendere la famiglia, l'amicizia, i rapporti con la gente, abbia influito la formazione e l'educazione ricevuta in famiglia, dall'esperienza da giovane in parrocchia, dalle amicizie frequentate. Chi per esigenze lavorative o di natura economica, chi per realizzarsi meglio nell'ambito per cui si è studiato, chi semplicemente per evadere da una realtà che gli sta stretta… sono in molti ogni anno a decidere di intraprendere una vita altrove. Vista la tua esperienza, hai qualche consiglio da dare ? Forse sarò retorico, ma all'inizio (…e non solo!) è dura vivere in un ambiente nuovo: ma non bisogna scoraggiarsi. Bisogna credere negli obiettivi che ci spingono a partire, e soprattutto integrarsi con il nuovo mondo e con le nuove persone e non rimpiangere (…molto…) ciò che ci si è lasciato dietro. Ma senza dimenticarci mai della nostra terra, del nostro piccolo e caro paese, del nostro amato Salento. In pratica: non rinnegare mai le proprie origini!!! Ringrazio per la disponibilità e da buon vicino di casa (a Roma abitiamo nella stessa zona) posso dirgli che troverà un pezzettino di Guagnano anche nel suo rione ! Modelli Educativi Pag. 6 EDUCARE ALL’USO DEI MEDIA Consapevoli dell'importanza dei media, e sulla scorta del recente messaggio del Papa per la giornata delle comunicazioni sociali, si intende offrire qualche indicazione utile, per evitare le numerose insidie che la società multimediale nasconde. Nei paesi occidentali e nelle nostre case, il computer, la televisione, i videotelefoni, i servizi on-line ecc., fanno sempre più parte della quotidianità e costituiscono, non solo una dilatazione dell'offerta culturale, ma anche modelli educativi – non sempre positivi - che vanno tenuti costantemente sotto controllo. La giornata è sempre più dominata dalla intromissione costante e spesso dispotica dei media. Siamo, di fatto, immersi e sommersi dovunque in un flusso continuo, informe e confuso di parole, suoni, gesti, immagini, simboli, segni, proposte ecc.. Informazioni, nient'altro che informazioni. Messaggi, nient'altro che messaggi. Immagini, nient'altro che immagini… Domandiamoci allora: le famiglie, la scuola e la società per opporsi a tutto ciò che è inautentico, per garantire lo sviluppo culturale, morale e spirituale dei bambini, per formare le loro coscienze, che cosa mai propongono? Che cosa invece dimenticano? Che cosa impavidamente perseguono? Vien da rispondere: propongono e perseguono intrattenimenti senza pretesa, dimenticano di promuovere i valori e le potenzialità positive. Si cerca così di sfuggire ad una lettura critica e approfondita della realtà, di aumentare il divario tra eventi e vita personale, di accentuare la emotività a danno della razionalità. I figli della società dell'informazione sono, in pratica, circondati più da oggetti, da cose che da altre persone, il rapporto quotidiano non è più quello con i propri simili , ma con la manipolazione di beni e di messaggi. Secondo alcuni studiosi il tempo che un bambino passa davanti alla televisione e al computer supera le tre ore al giorno. Già questa indicazione di tipo quantitativo dovrebbe preoccupare e far riflettere sul grado di dipendenza dai media che costituiscono, ormai, gli elementi ricorrenti nelle nostre giornate. Ovviamente, la prolungata esposizione al medium televisivo e informatico comporta precise conseguenze negative: una regressione della sensibilità auditiva pura; una considerevole difficoltà a concentrarsi più di due o tre minuti di seguito sullo stesso soggetto;una grande difficoltà a imparare a memoria e a ritenere testi di relativa lunghezza; una forte tensione emotiva ed uno sforzo psichico e visivo non facilmente sostenibili.Se questo è vero, come lo è, è ben motivata la preoccupazione del Santo Padre e l'invito a vigilare per garantire un uso prudente dei media. Ciò che importa, a questo riguardo, non è rendere totalmente estraneo il bambino al flusso delle informazioni e delle sollecitazioni che provengono dai media, ma un'organica selezione dei messaggi per aiutare i bambini a scegliere o rifiutare i programmi proposti. Non basta, in pratica, limitare o eliminare gli accessi ai media, agli apparecchi multimediali, ai collegamenti con le reti di comunicazione internazionali, è indispensabile recuperare, in famiglia, quel rapporto comunicativo che costituisce un utile strumento per la revisione dei nostri stili di vita. La famiglia deve ritornare ad essere il luogo privilegiato per promuovere la comunicazione. In essa deve realizzarsi quel particolare impegno educativo sotto il segno del dialogo e delle scelte responsabili. Appare chiaro che il rapporto personale nella comunicazione è l'elemento fondamentale. Le nuove tecniche mediali possono anche essere applicate per meglio comprendere il linguaggio del nostro tempo, ma non possono in nessun modo migliorare lo spirito critico e creativo dell'individuo: essere esposti ad una maggiore informazione non significa necessariamente poterla meglio comprendere e utilizzarla. Comunicare, pertanto, comporta qualcosa di più della semplice espressione e manifestazione di idee e sentimenti. La comunicazione è piena quando realizza la donazione di se stessi nell'amore. Il genitore, dunque, nella relazione educativa, non può semplicisticamente presentarsi come colui che possiede e trasmette la verità, ma come colui che prende parte, interpreta, entra vivamente nella storia personale del figlio; in una parola come colui che ama. In una tale visione della comunicazione sarebbe sicuramente un grave errore trascurare o ignorare del tutto l'incontro corporeo con la persona, l'intervento operativo sulle cose. Fernando Mazzeo INTERNET E I GENITORI Nell’uso di internet occorre dare fiducia con gli occhi aperti. Diversi pedagogisti danno ai genitori questi suggerimenti. Collocate il computer in una stanza comune, e non nella stanza dei ragazzi o in un ambiente isolato. E' meglio che il computer sia di uso comune. Fate installare programmi di protezione, veri e propri sistemi di filtro (ad esempio www.davide.it), per bloccare o ridurre l'accesso a siti negativi (violenza, pornografia, satanismo ecc. ). Stabilite quanto tempo ogni giorno possono “navigare” in internet. Parlate con loro dei siti internet che frequentano. Controllate l'eventuale iscrizione alle chat. Verificate se sono adatte all'età dei vostri figli. Fate attenzione ai giochi che i vostri figli scaricano o copiano. Spesso non sono positivi. Periodicamente controllate il contenuto dell'hard disk. Verificate la “cronologia” dei siti web visitati. Affrontate il discorso anche con i figli più grandi. Finché sono affidati a voi, non abbandonateli . Educateli a fare buon uso della rete internet. Non scaricatevi di responsabilità, dicendo che non ne capite niente. Se non ne capite, fatevi aiutare da qualcuno che ne capisce. Ma la responsabilità educativa è vostra. Pag. 7 Musica TROVERAI UN GANCIO IN MEZZO AL CIELO Alcuni ragazzi rileggono un testo entrato tra gli “evergreen” della canzone italiana. E' un testo che apre alla speranza, e ne abbiamo bisogno ! Emozioni, sensazioni e riflessioni su questo e su altri testi di Baglioni sono stati raccolte da Giampaolo Mattei in “Se amore avrai” pubblicato dall'Elle Di Ci. Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme con l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'è tra mille mattini freschi di bicletta, mille e più tramonti dietro i fili del tram ed una fame di sorrisi e braccia intorno a me... Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar via «Sentendo quest'inno alla vita nasce in me un senso di sfida con me stessa che prende luce da quel continuo ripetersi della parola e ho respirato un mare sconosciuto “vedrai”. Mi sembra come uno sguardo al futuro che giorno dopo nelle ore larghe e vuote di un'estate di città giorno diventa presente per poi scivolare, anche se noi non lo accanto alla mia ombra nuda di malinconia... vogliamo, nello sterminato mare del passato». «Ogni volta che si è in un periodo di crisi oppure quando si è sul Io e le mie tante sere chiuse, come chiudere un ombrello punto di volersi fermare perché non si riesce più ad andare avanti per la nostra strada, bisognerebbe ascoltare le parole della col viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guai canzone “Strada facendo” che ti dice che devi continuare, lottare, ho camminato quelle vie che curvano seguendo il vento sperare, camminare per la tua strada anche se è in salita: prima o e dentro un senso di inutilità e fragile e violento mi son detto tu vedrai...vedrai...vedrai.. poi “troverai – anche tu – un gancio in mezzo al cielo”, però non puoi fermarti prima, devi sempre proseguire per la tua strada, nonostante tutto quello che ti può succedere….». «Quante volte ci siamo seduti “col viso sopra il petto”, stanchi, Strada facendo vedrai che non sei più da solo delusi, in lacrime o solo con tanta voglia di “guardarsi” un po' strada facendo, dentro, di esaminare la nostra vita per vedere cosa significa o cosa troverai un gancio in mezzo al cielo e sentirai la strada far battere il tuo cuore... potrebbe significare. L'esistenza – come dice Baglioni – è una strada da percorrere con sulle spalle i nostri “cassetti di ricordi”, con la nostra “fame di sorrisi e di braccia” che ci stringano, sempre vedrai più amore....vedrai!. alla ricerca di “un posto che non c'è”, che è quanto meno difficile da Io troppo piccolo fra tutta questa che c'è al mondo cui vivere “tra mille mattini freschi di biciclette” e “mille e più trovare, da individuare, alla ricerca di una dimensione migliore in io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai tramonti dietro i fili del tram”. Sono immagini certamente molto suggestive, ma esse sono anche reali, vicine alla mia esperienza ed è e ho corso in mezzo a prati bianchi di luna questo che rende la “poetica” e la musica di Claudio più toccanti». per strappare ancora un giorno alla mia ingenuità «Forse le sue canzoni, come egli stesso ammette, non potranno mai e giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai,vedrai..vedrai.. cambiare la vita, perché però non ricordare a tutti che ci può essere una dimensione migliore, più vera, in cui cercare le risposte ...Strada facendo, vedrai, che non sei più da solo ai nostri perché, e in cui trovare la forza di “andare avanti e dire che non è finita”, “perché domani sia migliore, perché domani tu…”; strada facendo, troverai, anche tu e questo è un “tu” che si apre all'infinito, a Dio». un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada I due discepoli di Emmaus… avevano lasciato Gerusalemme delusi far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai... dagli avvenimenti, sconfitti, e senza più nessuna speranza… Ma la speranza la ritrovano, strada facendo, quando tutto sembrava E una canzone e neanche questa potrà mai cambiar la vita ormai irrimediabilmente perduto: “Strada facendo vedrai che non sei più da solo, strada facendo troverai, anche tu un gancio in mezzo ma che cos'è che mi fa andare avanti e dire che non è al cielo e sentirai la strada far battere il tuo cuore, vedrai più finita...cos'è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore amore, vedrai”. La speranza “perché domani sia migliore” torna nei e che mi fa cantare e amare sempre più, perché domani sia migliore, perché domani tu... cuori dei due discepoli di Emmaus. a cura di Giampaolo MATTEI 25 anni fa. La foto risale al 19 marzo del 1982. La sacra Famiglia è rappresentata da Elia Giuseppe (s. Giuseppe), Rodio Rossella (la Madonna), Tonio Caragiuli (Gesù Bambino). Gli altri nella foto sono: Danieli Cosima (seduta), Don Giovanni Buccolieri, Rodio Antonia (seduta), Caragiuli Rosaria, Tafuro Salvatore, Rizzo Luigi, Imperiale Fernanda, Pina “ti l'Arciprete”, Tondo Giuseppe. Secondo l'uso di quel tempo, S.Giuseppe è rappresentato come una persona anziana, mentre invece è pensabile che S.Giuseppe fosse un giovane in età di matrimonio. Il matrimonio in oriente avveniva in età molto giovanile. Ecco invece una Sacra Famiglia dei nostri tempi. La foto risale alla Matthra dell'anno scorso. Il corteo passa per le vie del paese.