PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA - GUAGNANO (Lecce)
ANNO XII - N° 26
MARZO 2007
“ANDATE DA GIUSEPPE”
Perché la Ma tthra è legata a S. Gi useppe? Che cosa dice a noi oggi la figura di questo santo?
- d. Fabio Ciollaro Torna cara nel mese di marzo la festa di San Giuseppe.
Lui forse, nella sua discrezione, preferirebbe starsene
nascosto, come sempre. Ma per noi è un bisogno del cuore
fargli festa, e siamo sicuri che ciò è graditissimo anche al
cuore di Dio. E' un santo amato da tutti, S.Giuseppe. Nel
mio piccolo anch'io gli sono molto affezionato. E sono
felice di essere parroco di un paese dove viene onorato in
modo speciale.
Amo molto la tradizione locale della
“Matthra”, che unisce il valore della carità e la gioia di un
folklore semplice e genuino.
La “Matthra” a Guagnano è una tradizione antica, ma
oggi si esprime giustamente in una forma adatta ai nostri
tempi e rispettosa della dignità dei poveri. E' un gesto
collettivo di carità, rinnovato ogni anno in nome di
S.Giuseppe. In ogni angolo del paese vengono allestite
madie ricolme di tanta “provvidenza” per i poveri, ornate
con gusto con fiori primaverili. Nel pomeriggio, un corteo
festoso, preceduto dalla “Sacra Famiglia”, passa a
raccogliere le numerose madie e le conduce fino alla
piazza della chiesa madre, su dei carri appositamente
addobbati. Lì in piazza infine ha luogo la benedizione, che è
una lode a Dio fonte di ogni bontà. Già dall'indomani, tutto
quello che è stato raccolto viene ridistribuito: e così la
“Matthra” arriva alle famiglie bisognose che sono fra noi,
al Seminario diocesano, e da alcuni anni perfino alla
Missione di Shenkoll in Albania, dove abbiamo un
sacerdote guagnanese. E' una gara di generosità che ho
visto crescere di anno in anno, e che è motivo di sincera
gioia per tutti.
poi dal cap. 39 fino alla fine ). Quel Giuseppe, per una
serie di circostanze guidate dalla mano di Dio, arrivò a
diventare vicerè d'Egitto. Nei 7 anni delle “vacche
grasse” raccolse e ammassò una grande quantità di grano.
Quando arrivarono gli anni della carestia, la gente
affamata si rivolse al faraone, ed egli disse
semplicemente “Andate da Giuseppe”, quasi a dire: “ Ho
piena fiducia in lui. Gli lascio mano libera. Lui saprà
distribuire ogni cosa in modo giusto”. Dietro tutto questo,
i cristiani amano vedere in controluce la figura di San
Giuseppe. Come se Dio stesso dicesse: “Andate da Lui.
Rivolgetevi con fiducia a S. Giuseppe, perché io gli ho dato
la facoltà di distribuire i doni della Provvidenza“. Ecco
perché S. Giuseppe è il santo della Provvidenza e della
nostra “Matthra” !
Ma, insieme a questo, vorrei mettere in luce anche
qualche altro aspetto della sua figura. Mi dà gioia parlarvi
di lui, e so che fa piacere anche a voi, perché anche voi lo
amate molto.
Giuseppe di Nazareth è l'uomo fedele alle sue
responsabilità. Dio gli ha affidato un compito non facile.
Ma lui non si è sottratto. E non ha mollato tutto quando
sono venute le difficoltà: la fuga in Egitto, Erode e tutto il
resto. Ha portato avanti il suo compito con fede e tenacia.
continua a pag. 2...
Ma perché la Matthra si svolge proprio in nome di S.
Giuseppe? Un primo motivo è presto detto: perché
S.Giuseppe ha provveduto con amore ai bisogni della Santa
Famiglia di Nazareth. Perciò i cristiani confidano che con
la sua preghiera provvederà anche a quelli che sono nel
bisogno e si rivolgono a lui. Ma c'è un altro motivo,
collegato a ciò che si legge nella Sacra Scrittura.
Ricordate la storia di Giuseppe venduto dai fratelli ? E'
raccontata nella Bibbia, nel Libro della Genesi ( cap. 37 e
La Matthra dell'anno scorso in via Puccini
Parrocchia News
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cioè si è guadagnato la stima del figlio: non comandava
alla cieca, e viceversa non lasciava correre ogni cosa, tanto
per non avere fastidi. Compito non certo facile, quello di
un padre. Ma come rinunciarvi? I figli, anche quando
contestano, cercano dei punti di riferimento. Non possono
essere abbandonati a se stessi. Non lo vogliono nemmeno
loro, anche se lì per lì protestano. S.Giuseppe incoraggia i
papà a compiere il loro servizio, a non rinunziare dicendo:
“tanto oggi il mondo va così…”. Difficile compito, quello di
un padre oggi . Ma è un compito insostituibile, oggi più che
mai. E' bello pregare S.Giuseppe proprio per questo:
“Aiutami ogni giorno a essere un buon padre, un vero
padre“.
Infine, c'è un altro aspetto che vorrei tratteggiare
nella figura di Giuseppe, anche se è un discorso oggi
insolito e in controtendenza: la sua castità limpida e
serena. Giuseppe è stato puro. Ha rispettato la verginità di
Maria. Ha dominato l'istinto naturale, e lo ha trasformato
in tenerezza e in un continuo dono di sé. Innamoratissimo
di Maria, si è donato pienamente a lei, e le ha consacrato
il suo cuore e il suo corpo, in una fedeltà piena di luce.
Discorsi in controtendenza ? Non fa niente. Le cose belle
sono belle sempre. S.Giuseppe incoraggia chi è puro e chi
si sforza di esserlo. Anche per questo chiediamogli di
mettere la sua mano forte sulla nostra spalla.
***
“Andate da Giuseppe”, disse il faraone. Sì, andiamo da
Giuseppe. Il 19 marzo, come ogni giorno dell'anno.
Abbiamo tanto da chiedergli e tanto da imparare da lui.
Abbiamo tanto di cui ringraziarlo.
d. Fabio Ciollaro
...continua dalla prima pagina - “Andate da Giuseppe”
con molta facilità si viene meno ai propri impegni, alle
proprie responsabilità. A livello personale, familiare,
amministrativo. A volte anche in maniera plateale. Si
viene meno alla parola data, come se questo fosse normale.
Ma normale non è. S.Giuseppe ci indica un'altra via. Con il
suo esempio incoraggia quelli che hanno responsabilità di
ogni tipo, a portarle avanti con perseveranza e con
modestia. Con fedeltà al compito assunto e alla parola
data.
Ancora un altro elemento, da porre in risalto per la sua
attualità. Giuseppe ha saputo essere un padre per Gesù
che cresceva. Gli ha fatto da padre sulla terra. Un padre
comprensivo, ma non molle. Affettuoso, ma anche forte.
Ha saputo dire di sì, ma anche di no, quando occorreva.
Non è stato autoritario, ma al momento giusto ha saputo
usare la sua autorità. E soprattutto è stato autorevole,
LA MATTHRA DI QUEST’ANNO
Domenica 18 marzo, IV di Quaresima, Domenica “Laetare”
Ore 18
Celebrazione comunitaria delle Nozze d'Oro
Segue un momento di festa nel salone parrocchiale
Lunedì 19 marzo, solennità di S.Giuseppe
Ore 9,00
Lodi mattutine nella cappella del cimitero
dedicata alla morte di S.Giuseppe
Ore 15,00 Inizio del corteo della Matthra per le vie del paese
Ore 17,30 Arrivo del corteo in piazza e benedizione
Ore 18
S.Messa solenne
In occasione della Matthra, compiamo anche un gesto di altruismo
con la donazione del sangue, a cura della sezione locale dell'AVIS
(dalle 8,30 alle 11,30 presso i locali della biblioteca in via
Baldassarri)
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Parrocchia News
IL MATRIMONIO COME VOCAZIONE
Il filo conduttore di quest'anno in diocesi è il tema della
vocazione. La volta scorsa abbiamo presentato la vocazione
sacerdotale attraverso la testimonianza di un sacerdote
novello. Questa volta presentiamo la vocazione al matrimonio
attraverso la testimonianza di due sposi novelli: Massimo
Nucci e Alessandra Schilardi. Massimo, impegnato per alcuni
anni nella nostra parrocchia nel servizio di “Scuola-amica”, è
stato anche collaboratore di questo foglio parrocchiale. Ha
incontrato sulla sua strada Alessandra. Il 27 dicembre 2007
sono diventati marito e moglie davanti all'Altare. Chiediamo
per loro ogni benedizione: ecco il nostro augurio!
Se è vero che ogni storia d'amore sembra una favola agli
occhi di chi la vive, allora possiamo iniziare con le fatidiche
parole: “C'era una volta… un matrimonio”! Come in ogni
favola che si rispetti, è giusto che ci siano i personaggi, le
vicende e soprattutto un bel finale. Vediamo quindi di
andare avanti con la storia. Alessandra, dopo una
formazione nei campi dell'arte e dello stile, viveva e
lavorava in famiglia a Campi Salentina. Massimo era un
“quadrato” ingegnere di Guagnano, che lavorava a Brindisi.
Due persone così diverse ma con una fortissima voglia di
venirsi incontro. Qualcuno dirà “è destino!”.
Noi
preferiamo dire “è vocazione!”.
Molto spesso con la parola “vocazione” si fa riferimento ai
sacerdoti ed alle suore ma noi non crediamo che sia così, per
noi la vocazione è una “chiamata” di Dio a prendere posto
all'interno della Chiesa. Non ci siamo infatti limitati ad
essere una coppia ma, tramite il sacramento del
matrimonio, abbiamo voluto essere una “famiglia all'interno
della Chiesa”. La vocazione al matrimonio non è semplice
scelta di due persone di stare insieme, ma la necessità di
sentirsi “famiglia” all'interno di un progetto più grande,
quello che Dio ha verso il suo popolo. Tanti carismi, tante
vocazioni ma tutte all'interno dell'unica Chiesa. Qualcuno
potrà dire che questa non è più una favola in quanto diventa
un po' troppo impegnativa… però vi facciamo notare che
ogni favola che si rispetti, alla fine ha la sua morale, la
morale della favola… La nostra è la vocazione.
I mesi che hanno preceduto il matrimonio sono stati
caratterizzati da attività di preparazione, sia in senso
spirituale che materiale, in modo che il giorno del nostro
matrimonio fosse una festa sia per l'anima che per il corpo.
Grazie all'aiuto delle nostre famiglie e dei sacerdoti che ci
hanno seguito, abbiamo avuto la possibilità di preparare
tutto per tempo, di arrivare al 27 dicembre e di vivere il
fatidico giorno con la “testa giusta”, senza essere distolti
dai problemi dell'ultim'ora.
Ed ora siamo al finale della nostra favola… “e vissero
sempre felici e contenti” sarebbe la tipica chiusura, noi
però ci auguriamo di riuscire a tener fede alla nostra
vocazione ed alle promesse fatte pochi mesi fa. Il senso
pratico di questo sacramento infatti, si traduce nella
perseveranza quotidiana di fronte a tutti gli impegni
presi,le situazioni e le vicissitudini che la vita stessa offre
…il tutto aiutati dalla grazia del sacramento che abbiamo
ricevuto in dono.
Alessandra e Massimo
ITINERARIO QUARESIMALE 2007
Con una numerosa partecipazione, abbiamo iniziato insieme il
cammino quaresimale di quest'anno il 21 febbraio, mercoledì
delle ceneri. Al termine della celebrazione comunitaria, i
presenti hanno portato via una lettera del parroco per loro e
per i vicini di casa, con alcuni suggerimenti concreti per vivere
bene la preparazione alla Pasqua a livello personale e familiare.
In parrocchia il programma-tipo delle cinque settimane è il
seguente:
LUNEDÌ
Disponibilità dei sacerdoti per le
Confessioni e i colloqui personali;
PREGHIERA al termine della giornata
con i GIOVANI/GIOVANISSIMI (ore 20,30);
MARTEDÌ
Disponibilità dei sacerdoti
per le Confessioni e i colloqui personali;
PREPARAZIONE CANTI per la PASQUA;
MERCOLEDÌ Nel salone parrocchiale, alle ore 19
“LECTIO DIVINA” per tutti sui testi biblici
della Domenica successiva;
GIOVEDÌ
In chiesa alle ore 19 CATECHESI degli ADULTI
per i genitori dei nostri ragazzi dei vari gruppi;
VENERDÌ
VIA CRUCIS in chiesa e nelle case degli ammalati;
INCONTRO FORMATIVO per GIOVANI/GIOVANISSIMI;
SABATO
Disponibilità dei sacerdoti per le Confessioni e
i colloqui personali;
INCONTRO FIDANZATI nel salone parrocchiale;
CATECHESI PREBATTESIMALE nelle case;
DOMENICA
CELEBRAZIONI EUCARISTICHE DOMENICALI
ore 8 – 11 – 18
a sera, in quattro zone del paese
PREGHIERA COMUNITARIA CON GLI AMMALATI
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Vita Cittadina
CANZONE PER UN’AMICA
La sera di martedì 30 gennaio 2007, in una sala consiliare illuminata a
giorno come per le ricorrenti assemblee, viene presentato un lavoro
dei ragazzi delle terze medie del locale Istituto Comprensivo,
realizzato sotto la guida di un'equipe di docenti.
Con inaspettata puntualità, i cittadini riempiono ben presto la sala in
un insolito silenzio. Rimangono inutilizzate solo alcune delle poltrone
riservate ai familiari delle vittime: triste privilegio della prima fila! Al
di là di un frammentario e timido bisbiglio tra gli addetti ai lavori,
domina il silenzio.
Si inizia: il paese commemora la perdita di molte giovani vittime della
strada.
Qualcuno degli amministratori presenti dà lettura di alcune riflessioni
sul problema, intercalando annunci di provvedimenti, prossimi da
realizzare sul territorio comunale, nella prospettiva di rimuovere
alcuni pericoli dalla viabilità.
Nel vivo del problema si entra con la proiezione di un video, risultato
conclusivo del progetto effettuato da alunni della locale Scuola Media
sotto la guida della prof. Ricciato, commentato da suggestive musiche
di Chopin e Brahms, eseguite al piano dal M.° Paola Cannoletta. A
completamento del progetto, è presentato insieme al video un
opuscolo con la raccolta di testi di alcuni alunni sotto la guida e la
coordinazione di Don Fabio e con la presentazione del dirigente
scolastico prof. Cosimo Scardicchio.
Belli video e testi: sintesi di un lavoro paziente, espressione di un
dialogo attento, sapientemente condotto. Opuscolo e CD vengono
distribuiti alle famiglie delle vittime a testimonianza della
partecipazione dei cittadini, degli alunni e dei docenti alle vicende che
hanno segnato profondamente la comunità guagnanese. Conclude la
cerimonia l'esecuzione di un brano musicale “Un angelo” di M. Leone e
V. Torelli.
La commemorazione si svolge in una compostezza quasi inusuale,
cadenzata dal susseguirsi di immagini e di note musicali, che
sopperiscono efficacemente alla inevitabile inadeguatezza della
parola a tradurre nella reale dimensione stati d'animo profondi ed
inesprimibili. La parola, consueta dominatrice del nostro tempo,
abituata ad aggirarsi tra le mura di quella sala con disinvoltura e con
spregiudicatezza spesso baldanzosa, nella circostanza deve prendere
atto, poco alla volta, della propria incapacità a comunicare fedelmente
quello che si agita nell'animo, che si rincorre con la mente, che emerge
prepotente dal ricordo, soffocato dalla rassegnazione o composto
nella fede. Immagini e musica soltanto si rivelano capaci di assolvere
pienamente l'impegno di parlare alle coscienze, accompagnando un
silenzio pieno di tensione e di rispetto, in cui per molti è possibile
ripercorrere momenti della propria esistenza, ricordando promesse,
rivivendo timori e speranze, che per un attimo non sono più passato.
Chi non ha parenti tra le vittime, ha amici, conoscenti, alunni: ognuno
percepisce la fatica di reprimere un singhiozzo prepotente, mentre
avverte il sussulto di un sospiro di chi nel buio gli siede accanto.
Musica e immagini parlano in tutta semplicità all'animo dei presenti;
propongono piccoli, brevi momenti di giovani vite interrotte
dall'impazienza del crescere o dalla fatalità incomprensibile. Musica
e immagini provocano un groviglio di sensazioni, un senso di
smarrimento, confondendo in brevi, fugaci attimi realtà e sogno: la
solitudine dello sconforto si trasforma in un irresistibile abbraccio
corale nel dolore.
Poi, quando lo schermo è vuoto e la musica tace, il ritorno alla luce
riconsegna mente e cuore alla realtà: ogni cosa ritorna al suo posto.
Ognuno si ricompone turbato, quasi scoprendosi indifeso di fronte a
tante emozioni; ma è proprio in quell'attimo che si riconosce più forte,
più protetto, percependo il nuovo messaggio, scaturito dal sacrificio
di tante giovani esistenze: per tutti i presenti la drammatica
conclusione di una vita acquista una valenza pedagogica. Una serata
per la commemorazione di tanti istanti fatali diventa occasione per
una serata in difesa della vita, perchè la vicenda di chi è stato perduto
e non c'è più, diventa messaggio di insegnamento per chi resta,
sussurra alle coscienze un consiglio sofferto, che dà alla “scomparsa”
una inaspettata “vitalità” e riporta le vittime ad essere vive tra i vivi.
A quelli che hanno lasciato e persino a quelli che non hanno fatto in
tempo a conoscerle, esse offrono la loro sventura in difesa della vita e
si adoperano perchè la tragica conclusione di una giovane esistenza
sia, per chi resta, un motivo in più per imparare a tenersi saldamente
legato alla vita.
Giuseppe De Riccardis
UN CONTRIBUTO CULTURALE
Un contributo culturale alla vita del nostro paese è stato offerto
dalla giornata di studio interdisciplinare, che si è svolta nella sala
consiliare il 18 gennaio scorso, sul tema: “Uno sguardo sugli universi
maschili e femminili”. Tra i vari interventi si è distinto per spessore
e anticonformismo culturali quello del prof. Valerio Marucci,
docente di letteratura italiana presso l'università di Lecce. Molto
apprezzato anche il contributo della musicologa Lucia Navarrini
Dell'Atti. Originale, infine, l'intervento del nostro Fabio Carbone,
giovane studente di scienze della comunicazione a Lecce.
La
giornata ha avuto un epilogo musicale, con un concerto del “Duo
Novecento” nella nostra chiesa, per soprano e organo: sono stati
eseguiti, in prima assoluta, dei brani ispirati a madre Teresa di
Calcutta, composti dal M° Salvatore Dell'Atti.
Il merito di tutta l'iniziativa va alla determinazione della dott.ssa
Simona Spagnolo, recentemente laureata con una tesi sui
personaggi femminili di Manzoni: un lavoro accurato e, per certi
versi, “fuori dal coro” dei modelli culturali dominanti.
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Vita Cittadina
GUAGNANO CHE LAVORA FUORI /2
- di Francesco Taurino Proseguiamo il discorso iniziato la volta scorsa: molti nostri
compaesani sono costretti a spostarsi altrove per coltivare le
proprie attitudini, per realizzarsi in ambito lavorativo. In questo
numero intervistiamo Giovanni Rizzo, che ha lasciato Guagnano per
lavorare e vivere a Roma.
Innanzitutto ti ringrazio per la disponibilità e ti chiedo una piccola
presentazione…
Ciao, sono Giovanni, mi sono laureato in Ingegneria Informatica
all'Università di Lecce. Dopo una breve esperienza lavorativa nel
laboratorio dove ho svolto la mia tesi, sono venuto a Roma per uno
stage di 6 mesi in HP Italia. Dopo aver approfondito la mia
esperienza nell'ambito delle telecomunicazioni, sono approdato in
Telecom Italia Mobile (…ormai da tre anni) come consulente
informatico, svolgendo il ruolo di analista di fattibilità
tecnico/economica per la realizzazione di nuovi servizi a valore
aggiunto (cosiddetti servizi VAS).
Spostarsi a 600 km di distanza dai familiari, come hai vissuto quei
momenti?
Non nascondo sia stato difficile lasciare a Guagnano tutti i miei
affetti, la famiglia, gli amici. Però era così forte la voglia di nuove
esperienze, la voglia di realizzarmi nel mondo lavorativo, che ho
affrontato questi momenti senza problemi.
Ci racconti qualcosa legato al tuo trasferimento nella capitale?
Ho un ricordo legato al momento della mia prima partenza per la
capitale. Lo ricordo come se fosse ieri: l'Eurostar delle sette di
mattina stava partendo, e come un flash mi sono reso conto che la mia
vita stava per cambiare. Fino a quel momento non me ne ero reso
conto. Stavo lasciando alle mie spalle la mia vita da studente, tutti i
ricordi legati agli anni vissuti nella mia terra natale e stavo per
incominciare una nuova vita, gente nuova, esperienze nuove.
Sono diversi anni che manchi da Guagnano. Ogni volta che ci torni,
noti qualche cambiamento?
Sono quasi 5 anni che manco da Guagnano e sono lontano dalla vita
cittadina, molti cambiamenti quindi della vita quotidiana del paese
purtroppo non li recepisco.
Ogni volta che torno (…almeno una volta al mese) mi fa piacere
rivedere il paese, l'aria sembra quasi diversa (…forse lo è
effettivamente!) e mi piace notare o scovare ogni piccolo
cambiamento…. Ultimamente poi tramite internet e il sito
www.guagnanoinforma.com posso seguire a distanza le novità e i
cambiamenti che ci sono nel paese. Credo che per molti di noi
guagnanesi che viviamo fuori, o per lavoro o per studio o per altro, sia
un legame diretto con il nostro paese. Trovo che i ragazzi della
redazione di “Guagnanoinfoma” facciano un ottimo lavoro, e spero
che possano continuare così senza problemi.
Che percentuale assegni alla possibilità, per te, di tornare giù e
lavorare nel Salento?
Le percentuali sono basse. Purtroppo nelle materie in cui mi sono
laureato ci sono pochissime possibilità lavorative e per lo più tendono
a sfruttare le conoscenze o la professionalità acquisita. Non
nascondo però che mi piacerebbe tantissimo fare quello che sto
facendo attualmente qui a Roma giù nel Salento… speriamo in un
futuro!
Quanto ha influito la qualità del lavoro nella scelta di andare a
Roma? E quanto l'ambizione di raggiungere traguardi importanti?
Molto, se non fossi venuto a Roma non avrei avuto la possibilità di
lavorare nell'ambito di progetti per conto di grandi aziende operanti
nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni.
Naturalmente questo ha influito significativamente nella mia
crescita professionale.
Nel lavoro, quali sono i tuoi punti forti?
Nel lavoro credo che il mio punto forte è quello di riuscire a lavorare
in gruppo per il raggiungimento di specifici risultati. Nell'ambito
del mio lavoro mi trovo ad interagire con molte persone, e prima di
ogni cosa cerco di stabilire dei rapporti senza alcun fine secondario.
Questo mio modo di lavorare non solo mi ha portato ad avere ottimi
risultati nel campo lavorativo ma mi ha portato anche ad avere
rapporti fuori dell'ambito lavorativo creando forti amicizie.
Credi che la differenza di cultura e vita sociale tra Guagnano e
Roma abbia influito in questi anni su di te ?
Credo che la personalità di una persona non dipende dai luoghi
(forse questi influiscono solo in minima parte) ma dagli affetti che la
circondano. In questo senso credo che sulla mia vita, sul mio modo di
intendere la famiglia, l'amicizia, i rapporti con la gente, abbia
influito la
formazione e
l'educazione ricevuta in famiglia,
dall'esperienza da giovane in parrocchia, dalle amicizie frequentate.
Chi per esigenze lavorative o di natura economica, chi per
realizzarsi meglio nell'ambito per cui si è studiato, chi
semplicemente per evadere da una realtà che gli sta stretta…
sono in molti ogni anno a decidere di intraprendere una vita
altrove. Vista la tua esperienza, hai qualche consiglio da dare ?
Forse sarò retorico, ma all'inizio (…e non solo!) è dura vivere in un
ambiente nuovo: ma non bisogna scoraggiarsi. Bisogna credere negli
obiettivi che ci spingono a partire, e soprattutto integrarsi con il
nuovo mondo e con le nuove persone e non rimpiangere (…molto…) ciò
che ci si è lasciato dietro. Ma senza dimenticarci mai della nostra
terra, del nostro piccolo e caro paese, del nostro amato Salento. In
pratica: non rinnegare mai le proprie origini!!!
Ringrazio per la disponibilità e da buon vicino di casa (a Roma
abitiamo nella stessa zona) posso dirgli che troverà un pezzettino di
Guagnano anche nel suo rione !
Modelli Educativi
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EDUCARE ALL’USO DEI MEDIA
Consapevoli dell'importanza dei media, e sulla scorta del
recente messaggio del Papa per la giornata delle comunicazioni
sociali, si intende offrire qualche indicazione utile, per evitare
le numerose insidie che la società multimediale nasconde. Nei
paesi occidentali e nelle nostre case, il computer, la
televisione, i videotelefoni, i servizi on-line ecc., fanno sempre
più parte della quotidianità e costituiscono, non solo una
dilatazione dell'offerta culturale, ma anche modelli educativi
– non sempre positivi - che vanno tenuti costantemente sotto
controllo. La giornata è sempre più dominata dalla
intromissione costante e spesso dispotica dei media. Siamo, di
fatto, immersi e sommersi dovunque in un flusso continuo,
informe e confuso di parole, suoni, gesti, immagini, simboli,
segni, proposte ecc.. Informazioni, nient'altro che
informazioni. Messaggi, nient'altro che messaggi. Immagini,
nient'altro che immagini…
Domandiamoci allora: le famiglie, la scuola e la società per
opporsi a tutto ciò che è inautentico, per garantire lo sviluppo
culturale, morale e spirituale dei bambini, per formare le loro
coscienze, che cosa mai propongono? Che cosa invece
dimenticano? Che cosa impavidamente perseguono? Vien da
rispondere: propongono e perseguono intrattenimenti senza
pretesa, dimenticano di promuovere i valori e le potenzialità
positive. Si cerca così di sfuggire ad una lettura critica e
approfondita della realtà, di aumentare il divario tra eventi e
vita personale, di accentuare la emotività a danno della
razionalità.
I figli della società dell'informazione sono, in pratica,
circondati più da oggetti, da cose che da altre persone, il
rapporto quotidiano non è più quello con i propri simili , ma con
la manipolazione di beni e di messaggi. Secondo alcuni studiosi
il tempo che un bambino passa davanti alla televisione e al
computer supera le tre ore al giorno. Già questa indicazione di
tipo quantitativo dovrebbe preoccupare e far riflettere sul
grado di dipendenza dai media che costituiscono, ormai, gli
elementi ricorrenti nelle nostre giornate. Ovviamente, la
prolungata esposizione al medium televisivo e informatico
comporta precise conseguenze negative: una regressione della
sensibilità auditiva pura; una considerevole difficoltà a
concentrarsi più di due o tre minuti di seguito sullo stesso
soggetto;una grande difficoltà a imparare a memoria e a
ritenere testi di relativa lunghezza; una forte tensione
emotiva ed uno sforzo psichico e visivo non facilmente
sostenibili.Se questo è vero, come lo è, è ben motivata la
preoccupazione del Santo Padre e l'invito a vigilare per
garantire un uso prudente dei media.
Ciò che importa, a questo riguardo, non è rendere totalmente
estraneo il bambino al flusso delle informazioni e delle
sollecitazioni che provengono dai media, ma un'organica
selezione dei messaggi per aiutare i bambini a scegliere o
rifiutare i programmi proposti. Non basta, in pratica, limitare
o eliminare gli accessi ai media, agli apparecchi multimediali, ai
collegamenti con le reti di comunicazione internazionali, è
indispensabile recuperare, in famiglia, quel rapporto
comunicativo che costituisce un utile strumento per la
revisione dei nostri stili di vita. La famiglia deve ritornare ad
essere il luogo privilegiato per promuovere la comunicazione.
In essa deve realizzarsi quel particolare impegno educativo
sotto il segno del dialogo e delle scelte responsabili. Appare
chiaro che il rapporto personale nella comunicazione è
l'elemento fondamentale.
Le nuove tecniche mediali possono anche essere applicate per
meglio comprendere il linguaggio del nostro tempo, ma non
possono in nessun modo migliorare lo spirito critico e creativo
dell'individuo: essere esposti ad una maggiore informazione
non significa necessariamente poterla meglio comprendere e
utilizzarla. Comunicare, pertanto, comporta qualcosa di più
della semplice espressione e manifestazione di idee e
sentimenti. La comunicazione è piena quando realizza la
donazione di se stessi nell'amore.
Il genitore, dunque, nella relazione educativa, non può
semplicisticamente presentarsi come colui che possiede e
trasmette la verità, ma come colui che prende parte,
interpreta, entra vivamente nella storia personale del figlio;
in una parola come colui che ama.
In una tale visione della comunicazione sarebbe sicuramente
un grave errore trascurare o ignorare del tutto l'incontro
corporeo con la persona, l'intervento operativo sulle cose.
Fernando Mazzeo
INTERNET E I GENITORI
Nell’uso di internet occorre dare fiducia con gli occhi aperti.
Diversi pedagogisti danno ai genitori questi suggerimenti.
Collocate il computer in una stanza comune, e non nella stanza dei
ragazzi o in un ambiente isolato. E' meglio che il computer sia di
uso comune.
Fate installare programmi di protezione, veri e propri sistemi di
filtro (ad esempio www.davide.it), per bloccare o ridurre
l'accesso a siti negativi (violenza, pornografia, satanismo ecc. ).
Stabilite quanto tempo ogni giorno possono “navigare” in internet.
Parlate con loro dei siti internet che frequentano.
Controllate l'eventuale iscrizione alle chat.
Verificate se sono adatte all'età dei vostri figli.
Fate attenzione ai giochi che i vostri figli scaricano o copiano.
Spesso non sono positivi.
Periodicamente controllate il contenuto dell'hard disk.
Verificate la “cronologia” dei siti web visitati.
Affrontate il discorso anche con i figli più grandi.
Finché sono affidati a voi, non abbandonateli .
Educateli a fare buon uso della rete internet.
Non scaricatevi di responsabilità, dicendo che non ne capite
niente.
Se non ne capite, fatevi aiutare da qualcuno che ne capisce.
Ma la responsabilità educativa è vostra.
Pag. 7
Musica
TROVERAI UN GANCIO IN MEZZO AL CIELO
Alcuni ragazzi rileggono un testo entrato tra gli “evergreen” della
canzone italiana. E' un testo che apre alla speranza, e ne abbiamo
bisogno !
Emozioni, sensazioni e riflessioni su questo e su altri
testi di Baglioni sono stati raccolte da Giampaolo Mattei in “Se
amore avrai” pubblicato dall'Elle Di Ci.
Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme
con l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'è
tra mille mattini freschi di bicletta,
mille e più tramonti dietro i fili del tram
ed una fame di sorrisi e braccia intorno a me...
Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto
ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar via
«Sentendo quest'inno alla vita nasce in me un senso di sfida con me
stessa che prende luce da quel continuo ripetersi della parola
e ho respirato un mare sconosciuto
“vedrai”. Mi sembra come uno sguardo al futuro che giorno dopo
nelle ore larghe e vuote di un'estate di città
giorno diventa presente per poi scivolare, anche se noi non lo
accanto alla mia ombra nuda di malinconia...
vogliamo, nello sterminato mare del passato».
«Ogni volta che si è in un periodo di crisi oppure quando si è sul
Io e le mie tante sere chiuse, come chiudere un ombrello
punto di volersi fermare perché non si riesce più ad andare avanti
per la nostra strada, bisognerebbe ascoltare le parole della
col viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guai
canzone “Strada facendo” che ti dice che devi continuare, lottare,
ho camminato quelle vie che curvano seguendo il vento
sperare, camminare per la tua strada anche se è in salita: prima o
e dentro un senso di inutilità
e fragile e violento mi son detto tu vedrai...vedrai...vedrai..
poi “troverai – anche tu – un gancio in mezzo al cielo”, però non puoi
fermarti prima, devi sempre proseguire per la tua strada,
nonostante tutto quello che ti può succedere….».
«Quante volte ci siamo seduti “col viso sopra il petto”, stanchi,
Strada facendo vedrai che non sei più da solo
delusi, in lacrime o solo con tanta voglia di “guardarsi” un po'
strada facendo,
dentro, di esaminare la nostra vita per vedere cosa significa o cosa
troverai un gancio in mezzo al cielo
e sentirai la strada far battere il tuo cuore...
potrebbe significare. L'esistenza – come dice Baglioni – è una
strada da percorrere con sulle spalle i nostri “cassetti di ricordi”,
con la nostra “fame di sorrisi e di braccia” che ci stringano, sempre
vedrai più amore....vedrai!.
alla ricerca di “un posto che non c'è”, che è quanto meno difficile da
Io troppo piccolo fra tutta questa che c'è al mondo
cui vivere “tra mille mattini freschi di biciclette” e “mille e più
trovare, da individuare, alla ricerca di una dimensione migliore in
io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai
tramonti dietro i fili del tram”. Sono immagini certamente molto
suggestive, ma esse sono anche reali, vicine alla mia esperienza ed è
e ho corso in mezzo a prati bianchi di luna
questo che rende la “poetica” e la musica di Claudio più toccanti».
per strappare ancora un giorno alla mia ingenuità
«Forse le sue canzoni, come egli stesso ammette, non potranno mai
e giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai,vedrai..vedrai..
cambiare la vita, perché però non ricordare a tutti che ci può
essere una dimensione migliore, più vera, in cui cercare le risposte
...Strada facendo, vedrai, che non sei più da solo
ai nostri perché, e in cui trovare la forza di “andare avanti e dire
che non è finita”, “perché domani sia migliore, perché domani tu…”;
strada facendo, troverai, anche tu
e questo è un “tu” che si apre all'infinito, a Dio».
un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada
I due discepoli di Emmaus… avevano lasciato Gerusalemme delusi
far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai...
dagli avvenimenti, sconfitti, e senza più nessuna speranza… Ma la
speranza la ritrovano, strada facendo, quando tutto sembrava
E una canzone e neanche questa potrà mai cambiar la vita
ormai irrimediabilmente perduto: “Strada facendo vedrai che non
sei più da solo, strada facendo troverai, anche tu un gancio in mezzo
ma che cos'è che mi fa andare avanti e dire che non è
al cielo e sentirai la strada far battere il tuo cuore, vedrai più
finita...cos'è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore
amore, vedrai”. La speranza “perché domani sia migliore” torna nei
e che mi fa cantare e amare sempre più,
perché domani sia migliore, perché domani tu...
cuori dei due discepoli di Emmaus.
a cura di Giampaolo MATTEI
25 anni fa. La foto risale al 19 marzo del 1982. La sacra Famiglia è rappresentata da Elia Giuseppe (s. Giuseppe), Rodio Rossella (la Madonna), Tonio Caragiuli (Gesù
Bambino). Gli altri nella foto sono: Danieli Cosima (seduta), Don Giovanni Buccolieri, Rodio Antonia (seduta), Caragiuli Rosaria, Tafuro Salvatore, Rizzo Luigi,
Imperiale Fernanda, Pina “ti l'Arciprete”, Tondo Giuseppe. Secondo l'uso di quel tempo, S.Giuseppe è rappresentato come una persona anziana, mentre invece è
pensabile che S.Giuseppe fosse un giovane in età di matrimonio. Il matrimonio in oriente avveniva in età molto giovanile.
Ecco invece una Sacra Famiglia dei nostri tempi. La foto risale alla Matthra dell'anno scorso. Il corteo passa per le vie del paese.
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“ANDATE DA GIUSEPPE”