passò in altre mani. Così che il proseguimento dell'iniziativa intrapresa ha subito ritardi, tali da metterne in forse la realizzazione completa. Il primo punto di tale proseguimento era l'edizione, e la diffusione, di un opuscolo illustrativo dell'interesse archeologico dei materiali conservati nel Museo Civico. Su tale base si sarebbe impostata una campagna didattica e divulgativa tesa ad accostare sempre di più i Cosentini al proprio Museo. La situazione generale ci fa scegliere, come stimolo all'attuale Amministrazione di quella città e come testimonianza dell'aver tenuto fede all'impegno di collaborazione preso con i rappresentanti della cittadinanza, la strada di pubblicare in altra sede: i materiali raccolti ed elaborati per costruire l'opuscolo al quale sopra si accennava. Pur nel rammarico che la collaborazione stretta, fiduciosa e produttiva in precedenza istituita sia attualmente tanto slentata da non potersi procurare materiale illustrativo di supporto, rimane la certezza (o la presunzione?) che i frutti finora raccolti debbano essere, comunque, messi a disposizione di tutti, proprio perché a vantaggio di tutti era rivolto il lavoro compiuto. 1. Storia della collezione Il Museo Civico di Cosenza è attualmente situato in una sala a pianterreno del palazzetto ove hanno sede sia la Biblioteca Civica sia l'Accademia Cosentina, prospiciente la piazza XV Marzo (o della Prefettura). Il nucleo originario della collezione è costituito dai reperti provenienti dalla Sibaritide. Tra il 1879 ed il 1888 furono infatti finanziate prolungate ricerche della antica oittà di Sibari, localizzata sulla costa ionica dell'attuale provincia di Cosenza. Poiché la zona costiera della Sibaritide era a quel tempo resa impraticabile dall'impaludamento, le ricerche si svolsero esclusivamente sulle colline che delimitano la piana. L'ing. Francesco S. Cavallari, fra gli altri siti identificati, scavò anche a Cozzo Michelicchio; la necropoli « italica » di Torre Mordillo fu invece scavata da Luigi Viola e da un suo assistente. Oltre a questi due gruppi principali, allo stesso ciclo di ricerche si deve l'identificazione del sito di S. Mauro. A causa dell'organizzazione