INSTITUTUM PATRlSTlCUM AUGUSTINIANUM ROMA NUOVO DIZIONARIO PATRISTICO E DI ANTICHITA CRISTIANE , diretto da Angelo Di Berardino • P-z MARIETTI 1820 SABINO DI PIACENZA SACERDOZIO DEI FEDELI W.D. Hauschild, Die al/lilliziil/iscbe SY/Iodalaktemollllll" Ir/llg des SobùlI/s VO/l l-Iernkleo: VChr 24 (1970) 10.5-126; RPe. Hanson, Thc seoreb far tbe Cbrisfùm daclrùu! of God: the ArùlII colltroverry, 318-381, Edinburgh 1988, cfr. lI/diCi'", P. Van Nuffclen, VII bérilage de paix el de piélt?: élllde mr les hisloires ecclériastiqlles de Sacrate ef de So:wmèlle, Leuven 2004 , 448-454. M. Simonetti sepolcreti cristiani, oltre a sculture, mosaici , suppellettili e monete di età punica, romana e cristiana). E.I"L Ruprechlsbergcr, Sabratba: ciI/C allfike SIadl in Tripoli/alliell: Antike Welr 32 (2001) 35-46; R.M. Carro 130nacasa, Il cristi(/1/esimo a Sobratha lilla II/ce delle più recellii indagini: Rendiconti della Pomificia Accademia di Archeologia 76 (2003-2004) 3-77. T. Sardella SABINO di Piacenza (o Savino, lat. Sabinus) (IV sec. ). Santo. Festa 1'11 dicembre. Conosciamo un S. diacono milanese (Mansi 3, 460), emissario di papa Damaso, prima del 373, in Oriente, per lo scisma antiocheno, apprezzato anche da Basilio (Epp. 89 e 92). Nel suo viaggio porta con sé una lettera sinodale di un concilio romano sul caso dell'al·iano Aussenzio di Milano e suHa condanna del concilio di Rimini, e anche altre lettere di ve· scovi occidenrali. La prima tappa importante è la Cappadocia presso Basilio di Cesarea. S. potrebbe essere il vescovo di Piacenza, eletto nel 376 ca., che prese parre ai concili di Aquileia del 381, di Roma del 390 e di Milano del 392. Amico molto stimato da Ambrogio , di cui si conservano 6 lenere inviate a Sabino (45-49 e 58), e al quale sottopone le sue opere per un giudizio (Ambr. , Ep. 48,1 e 3). Invece, dell a corrispondenza di S. con Ambrogio non si conserva nulla. Egli fece costruire anche la basilica DlIodecim apostolorum a Piacenza. EC lO, 1521; BS 11, 701·704; C.E Rossi, S. SI/villa vescovo di Piacenw, Roma 1955; Id., S. SI/villa dillCOIiO mill/llese, poi vescovo di Pillcel/za: Oivus Thornus (Phlcenza) .59 (1956) 125-142; PCBE 2, 1969·1973. A. Di Berardino SABRATHA. I n Tripolitania, a 70 km a ovest di Tripoll, fondata dai Fenici. Importante centro commerciale per le vie carovaniere e per il porto. Sotto l' influsso di Cartagine prima , sorto il regno di Numidia poi, dl.ll 46 a.c. fu incorporata nella provincia d'Africa. Fiorì soprattutto sorto Antonini e Severi. Aderì pienamente alle tradizioni del cristianesimo primitivo, in opposizione a tendenze eretiche diffuse in Africa. Dal III sec, perse impo rtHnza. Saccheggiata prima dagli Austuriani (IV sec.), poi dai Vandali (nel V sec.), rifiorì sotto i Bizantini (VI sec.), fu conquistata dagli Arabi (643), poi, devastata da nuove 00date arabe, fu abbandonata e scomparve come centro abitato. Di essa si conservano importanti reperti archeologici (templi pagani; teatro; anfiteatro; terme; qua rtieri e edifici privati; mura romane e bizantine; nenopoli e 4635 SACERDOTIO CHRISTI, DE (apocrifo). TI De sacerdotio Cbristi (Conversio Tbeodosù IlIdael) è un'opera in lingua greca, conservata in due versioni greche (una nel Diziol1ario di Suda [950 ca.], s.v. Iesous bo Cbristos; ed. Adler, l, 2, 620-625 ) e in versioni araba, georgiana, latina e paleoslava. Secondo l'apocrifo, Gesù viene proposto come sacerdote, e i Giudei, facendo ricerche genealogiche e interrogando Maria sulla sua divina concezione da vergine, riscontrano la verità di quanto narrato, arrivando infme alla conclusione che Gesù non aveva un padre terreno. Tutto questo fu messo per iscritto dai sacerdoti , e il libro è stato risparmiato dalla distruzione di Gerusalemme e ritrovl.lto a Tiberiade. L'opera è apologetica contro gli attacchi dei Giudei o, eventualmeme, dei musulmani. CANT .53 ; BHG 810-812; versione pitl lunga: C. Ziffer, in Stlfdi per Ricllrdo Ribuoli, R Onlil 1986, 141 · 173. Tr. fr. J.P. Migne, Diclioll/ll/irc dcs IlpoC/ypber, 2, 382-387; R. Eisler, IHSOUS BASlLEUS OU BAS1LEUSAS, 2, Hcidelberg 1930,478 s.; G. Cero: ANR\XI D, 2.5, 5 (1 988) 3979 S. M. Starowieyski SACERDOZIO DEI FEDELI. La discussione sul s. dei f. è emersa ed è diven uta una questione particolarmente dibatruta nella cristianità, dal tempo della Riforma in poi. Nel contesto di una chiesa società ineguale (la tesi del Bellarmino contro i protestanti) il S. dei f. venne inteso, quando venne preso in considerazione, in unl.l marcata distinzione dal S. ministeriale del clero, e quindi limitatamente al laicato. Lo sviluppo della teologia del lai cato, avutosi dalla fine della seconda guerra mondiale (1945), pe r indicare la differenza tra il s. dei f. e quello ministeri aie P0f(Ò alla formulazione del S. essentia et 11011 gradll tont11lJ/. di P io XII (Acla ApoSl. Sedis 46, 1954, 669). La form ula, soggetta oggi ad approfondi mento linguistico e contestuale (cfr. Hassegna di teol. 1980,409-412 ; 1981,471-473) ven ne ripresa nella LI/111m Genlilllll (n. Il) ed espUcitata poi nella Rafio flllldal1le1llalis illst/fufionls sacerdofalis (n. 3) del 1970. TI quadro teologico dell 'espressione «s. dei f.» dal - 4636 SACERDOZIO DEI FEDELI SACERDOZIO DEI FEDELI ni si considerarono «sacerdoti di pace» perla Riforma a oggi ha riflettuto per lo più la ché si opponevano alle violenze del circo preoccupazione di affermare la superiorità (Tertull. , Specl. 16) e della guerra (Orig., C. del s. ministeriale rispeuo a quello dei fedeCelsulll 5,33) parlarono del «sacerdozio del li e, semanticamente, allorché si parlava di mila vedovanza» (Tertull. , Ad uxorem 1,7) e delnistero ordinato, quest'ultimo veniva espresla vergine (A mbr. , De virginibus 1,2,5 -8), del so in termin i e categorie di «sacerdozio» non s. del martirio in ordine alla testimonianza a quindi primariamente di ministerialità nella Crisro (C ipr., Ep. 77,3). Chiesa. La seconda serie di testi, relativa al regale saFatta questa premessa, utile per cogliere il cere/otiulII, presenta d i per sé un duplice conquadro differente di comprensione, relativo al s. cristiano, oggi e nell'antichità, indichia - testo, quello sacramentale, particolarmente il battesimale, e quello già talvolta di contestamo in merito alcune chiavi di lettura. I testi zione nei confronti del ministero gerarchico, scritturistici, utilizzati nella patristica per il s. che sembrava riservare esclusivamente a sé il dei cristiani, possono essere raggruppati in titolo di «s.». due serie: 1. quelli legati alll.l vita umana, visL'es pressione del NT deriva dalla vers ione suta nella linea religiosa di Gesù, in particodella Settanta che, nel testo o riginale ebraico lare Jo 4,23 (<<i veri adoratori del P adre»); Rom 15,16 e PbiI2 ,l7 (la vita aposrolica e la (Ex 19,6), ha regnl/lIl sacere/otl/m invece di regale sacerdotilllll, applicato all'intera nazione conversione a Gesll Cristo come liturgia o giudaica nel significare che essa sarà un giorculro offerto a Dio); Rom 12,1 (il culto spino tuna insieme «un regno di sacerdoti». Nel rituale dell 'offri re a Dio se stessi quale sacriNT i banezzati nel nome di Cristo vengono ficio vivente); 2. i passi della 1 P II" (2,4-10) e Ap (1 ,6; 5,10 e 20,6) sul popolo cristiano in- indicati come compimento dell'amica promessa, i cristiani cioè sono tutti re e sacersign ito di regale sacerdotillm. La prima serie doti. TI sac ro costituiva, nell'antichità, il luosi trova in contesti per lo più apologetici , nei go di accesso a un incontro, mediare da un confronti dei giudei come dei pagani , sulla sacerdote, che era appunto l'uomo della sena[Ura dell 'essere religiosi (nella valutazioi1e parazione e insieme dell a mediazione con il cristiana: un culro non pill accettaro da Dio, divino. 11 cristi ano è indicato come colui che queIJo dei giudei; un culto limitato a offerte accede d irettameme a Dio, senza bisogno di di cose e non della propria vita santa, quelun'ulterio re med iazione. In tal senso egli è salo dei pagani). 11 culto cristiano è diverso, è cerdote, insignito di regale sacerdotillm. Il un nuovo modo di capire la religione. Questa si esprime nella santità della vira rappor- contesto battesimale metteva particolarmente tata a Dio e non in meri gesti rituali o offer- in luce tale as petto. Esso infatti era visto come «consacrazione a Dio» (Gi ust., Apol. te ClIltuali indipendenti da essa. Spiegando il 1,61), che porta in sé l'unzione dello Spirito loro culto come un nuovo modo di capire il la quale, nella linea deU'lmzione di Cristo, legame «religioso», i cristiani si qualificarono consente di accedere a Dio, di essere cioè sacome «sacerdoti», anzi come i soli veri sacerdote (Tertull. , Bapl. 7; Iren. , Adv. boero cerdoti in tutta l'wnanità. Questa risposta costituÌ anche la filigrana della letteratura apo- 4,8 ,3 ; 4,18,2; Efrem, In fes/lI'" Epipbaniae, hym. 3; Ambr., M)'SI. 6,30; I" ps. 11 8, 6,34; logetica cristiana prima del raggiwlgimenro Agost. , En. in ps. 26 ,11 ; Leone I , Ser. 4,1). della libe rtà rel igiosa (Galcrio 311 ; Licinio e Nel contesto semantico di tale accez ione la Costantino 313). Un testo di Tertulliano può scuola alessandrina svilu ppò il concetto d i un essere assunto a chiave ermeneutica di passi S. dei giusti che raggi unge la perfezione dosimilari in lui come in <lItri autori. «Quesw po la risurrezione. Poiché il S. significa esseegli scrive nel De oratiolle (28,1-2) - è l'ofre vicini a Dio, esso è legato alla santità del ferta sp ir ituale che ha abolito tutti gli antichi sacrifici ... Sta scritto: "Verrà il momento quan - soggetto e sa rà pe rfetto nel regno dei cieli (C1em. di Al. , S'roill. 6,8,107; Orig., I" p.L 38; do i veri adoratori adoreranno il Padre in spiHom. 1,1; Exbort. ad mart. 30 e 39; I" NlIIII. rito e verità" e tali adorarori egli cerca. Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti per- bom. 10,2; Euf. , De ben. patriarcb. 2-3; CiI'. di AL, De 0(/01: in spiro et verit. 9, ecc.) . Nelché, pregando in sp irito, in spirito offriamo la nostra preghiera a Dio, come ostia a Lui do- lo stesso contesto Agostino dermi il sacrificio «l'opera che ci pone in santa società con Dio» vuta e accettn. EgU questa offerta ha chiesto (De civ. Dei 10,5). e a questa offerta volge il suo beneplacito» Naturalmente in tutto ciò venne evidenziato (cfr. anche Min. FeL, Octav. 32; Cipr. , Or. domo 2; Ep. 77,3). In tal senso, cioè nellegl.l- il legame del s. con quello di Cristo che, nel me che esiste tra il vivere e il culto, i cristi a- l'offe rta eucaristica , oltre che nella santità del 4637 4638 SACERDOZIO DEI FEDELI proprio vivere, ha una delle principali realizzazioni (Iren. , Adv. baer. 4,18,1 ss.; Ciro di AL, De adoro in spir. el veril. 12 e 16j Ambr. , Sacro 4,1; In ps. 118, prol. 2; III Le. evo 8,52; Agost., Ser. 82,5). L'applicazione del concetto di dignità sace rdotale a tutti i cristiani, nella linea di Cristo (l'Umo), era anche una risposta apologetica sia aUe mediazioni pagane con la divinità proposte aU'in iziato dalle religioni misteriche (mentre solo in Cristo è possibile una tale med iazione) sia aUa filosofia greca che riteneva Dio assolutrlmente inaccessibile (in Cristo invece viene offerta a ogni uomo la possibilità di accedere a Dio). Nell'ambito di un s., inteso come possibilità di rapportarsi a Dio nella linea di Gesù Cristo, l'antichità cristiana conobbe una diversità di ministeri che, sul piano concreto, rispecchiavano una struttura gerarchizzata deUa chiesa, in particolare la triade diacono-presbitero-vescovo. AI tempo di Agostino l'insieme dei cristiani si presentava già strutturato in tre gruppi ben definiti: il clero, vergini e collfinentes, i fedeli, prodromo del posteriore ordo dericalù et laicalù deUa legislazione di Graziano (Decr. IV, q. l, C. 2). Benché la prima generazione cristiana non conoscesse la distinzione tra i capi della comunità e gli altri a motivo di un S. differeme, in ambito soprattutto occidemale ci si mosse in tale direzione. In Clemente Romano (I sec.), ne l suo intervento presso la chiesa di Co rinto che voleva destituire i suoi presbiteri, si ha l'accostamento tra episcopé e s., accostamento estra neo all'uso classico e biblico. Con lui si iniziò a interpretare il ministero dei preposti alla comunità cristiana in chiave giudaico-sacerdotale dell'AT (il S. aronitico) (1 Clem. 43 44), inducendo anche per la prima volta la distinzione rra clero e laico. Il TertuU iano montanista contestò rale impostazione perché, per lui , i capi della comunità non si iden tificano con gli «uomini spirituali» (i soli dotati di vera autorirà) e inoltre perché, riguardo a essi, si deve partire dalla nozione generale di Chiesa e non da distinzioni sacrali generali (De exborl. cast. 7; De pudico 21). Egli tuttavia, nel De praescripliol1e (41), opera del suo periodo cattolico, aveva stigmatizzato come eretica la prassi del primaro degli uom ini spirituali, la soluzione poi da lui proposta da montanista. Alla distinzione sempre più accentuata tra il s. comune e quello min isteriale e aUa lettura di quest'ultimo in categorie sacerdotali, contribuirono vari fattori: l'applicazione del titolo veterotestamenta rio di «pastore» (Ez 34) da Jahvé a Cristo e da quesli ai capi della co- 4639 SACRAMENT/\RIO munità neU 'ottica del S. aronitico (1 Clem. 4344); il carattere «sacrale» di cui godeva il capo della comunità nella società antica, in particolare in quella romana che era fortemente istituzionalizzata (il che spiega sociologicamente - dopo l'onenuta pace costantinianamolti passaggi e identificazioni con chi stava a «capo» neI cristianesimo lat ino); l'equazione ancora, avutasi con Costantino, dei ministeri ecclesiali alle dignità civili, che portò anche all 'assimilazione delle insegne del vestiario di corte nelle assemblee pubbliche, soprattutto in quelle liturgiche. In un'indagine sul S. dei f. nelle testimonian ze del periodo patrisrico (I-VI sec.) rimane , a conclusione, il punto di partenza di un s., comune a tutti i cristiani, nella linea del rapporto religioso di Gesù Cristo il quale, attin gendo l'ordine dei fini (accedere a Dio), trascende qualsiasi ordine di ministeri concreti e questi, per quanro trasformanti possano essere, non oltrepassano il loro cara nere zionale di ministerialità. nm- IlI/fII/IS; Questions LilPar 21 (1936) 84 -88; L Cerfaux. Regale Sacerdolill"': RSPh 28 (I 939) 5-39; P. Dabin, Le mcmlOCl' ro)'al des fidè/es dallS III Imdilioll III/cielllle cl modeme, Paris 1950 (occidentali 71-1 68; orientali 509-577); J. Lécu)'er. Le sllcerdoce ro)'ld de! chriliells seloll saùll I-li/llirl' de Poitiers: j\nThA (19-19) 302·325; J Lécuycr. Essai Sllf Ic SIIccrdocc des fùlèh-s cbe1. Ics Pèm: La MaisonD. 27 (1951) 7-50: G. Folliet, Le! lrois clllègories des cbriliells: AugM Il PHris 1955,631· 644; J. Pintard, Le Mcerdoce seloll s. Al/guSlili. Le prr/re dllllS III Ci/é de D;ell, Pnris [960; L Ryml. PII/r;slic Tei/cbillg 011 Ihe Prieslbood of Ibl' faÌ/bful: The Iri sh Theol. Quarlcrly 29 (1962) 25-5[; R. Jacob. Le /lfarl)'" ipa- B. Botte, SeC/lI/di ",cri/i lIollisse/llel/l dII sacerdoce cbrélll'lI "i/m III /ittirllll/re paIrisl;t]lIe just]lI'el/ 238: MSR 24 (1967 ) 57-83. 153-172; A. QuacquareUi, L'l'pile/o silcerdole (ù""'IIs) 1/; er;slillll; iII Gimltifo marlire (D;al. 116,3): VCIChr 7 (1970) 5· 19; G. Otramo, No/me l'I II/ici S/IIIII/S? (Exb. casI. 7,3); VetChr 8 (1971) 27-47; M. Jourjon, Rell/of(jues SIIr II.' /JOCublllaire mcerdolol de la 1 CICli/emù: Epeklasis (Mél. J. D/II/;é10/1). Pans 1972, 107-1 10; M. B~\'~nol . Terlllllù1II 's Tbol/gbls aboliI Ibe CbrÌJlùm ",Pdeslbood..: Corollil Crnliaflllfl (A·W. E. Dekkerr). I. Brugge 1975. 125-137. V. Grossi SACRAMENTARIO . Nei primi secoli il celebrante improvvisava, sotto la guida di un canovaccio, le preghiere liturgiche importanti (cfr. Giustino, 1 Apol. 65,3; 67,5). Lentamente si passa a testi scritti, come guida c quindi a testi fissi per le preghierc ctlcologiche approvate dai vescovi. Nel corso del IV sec., per la celebrazione deUa Messa, nasce il libellus Missae , un opuscolo che conteneva un formulario per la parre del celebrante per una Messa oppure per diverse Messe; poteva essere di una sola pagina oppure di più pagine; il testo di una sola celebrazione o di più 4640 SACRAMENTI SACRAMENTARIO celebrazioni. Nel VIIVII sec. appaiono i S. come il libro riservaro al celebrante (derti sacramentarillm, sacramel/torum liber, volumen o espressioni simili); per gli altri auori si preparano altri libri (p.es. lezionari, gli ordines, dall 'VTll sec. gli antifonari). La raccolta di teti nei s. non era chiusa, ma soggetta ad aggi unte e contaminazioni da altri s. Ogni raccolta (ogn i codex) aveva un carattere locale nel senso che veniva adattata alle esigenze di unl.l precisa comunità ecclesiale. A lloulc~', frolli Frcedo/ll lo Forll/llli1, \X/~shington D.C. 1981: E. Bourque, Élllde slIr Ics Silcri/!I/cn/tlires rOl/wim, 3 voll., Romn 1948-1958; J. Dcshusses, Les Si/CflIIIICII/tlires: Archiv fur Liturgiewisscnschnft 24 (I982) 19-46; J. Deshusscs - B. Durragon, COllcord'lI/ces l'I /tlblellllX pour l'd/Ilde des gn/llds St/cnl/llell/tlires, 6 volI., Fribourg 198283; C. Vogcl, Med;evIII Litllrg)', \XIashington D.C. 1986, 61-IJ4; A. Chllvusse, L, lill/rgie de la ville de ROII/e dII v~ tllI V/W s;ixle, Roma 1993; E. Palazzo, HÌJloire des livres IÙllrgit]/les: le 1II0)'el1 age del origù,n ali Xlfl' s;ècle, Pnris 1993; M. MClzger. Les slIcmmellla;res, Tl;lmhoul 1994; E. Palazzo. Lilurgie cl société au Moyell Age, Paris 2000; cfr. lemma Lilurgill, V: fmprovvÌJauolle ellcologica: IX Libr; lilurgici; LACL 617 -619. t ) La prinla grande raccolta è il cosiddetto Sacramel/ttlrillm VerOllel/Se, manoscritto mutilo della Biblioteca Capitolare di Verona (85 [80]), una raccolra di libelli umentici, che erano conservati ncgli archivi lateranensi. n manoscritto risale agli anni 600/625. Siccome alla sua scope rta -fu att ribuito a papa Leone Magno , fu detto anche Leoniano. In realtà esso contiene sicuramcnte dei formulari di que! papa. Esso fu composto al tempo del papa Giovanni III (561-574) con resti degli archivi romani e quindi più antichi del tempo della su a redazione fmale. Rispecchia l'ambiente romano ed è organizzato per mesi. CPL 1897 s.; PL 55. 21- 156; LC l\'lohlberg, Sacramell///fÌlIIII \lerol/ellSt'. Romn 1956,11978; A. Cha\'asse, Le Sacflllllel/Iaire ,/il ·Léol/icl/~ COI/servi p/If le \lerol/el/sis LXXXV (80): SE 27 (1984) 15 1-190. 2) Il sacrtlmelllario ge/asiano antico (Val. Reg. lat. 316), anch'esso di origine romana ma non del papa Gelasio (492-496), composto prima del tempo di papa Gregorio II (7 15-730, è del tipo presbiterale; è suddiviso in tre sezioni (o libri): l ) feste dal Natale a Pentecoste; 2) il santorale; 3) domeniche ordinarie. Questo s. è contaminato con elementi gallicani; inol tre risulta lIna combinazione di elementi papali ed elementi presbiterali. Dei monaci franchi, al tempo di Pipino il Breve, cercano di fondere il gelasiano antico con un modello gregoriano; nasce così il Sacramentario geltlsial/o dell'VIll sec. (Celasiano franco o di Pipino il Breve), che ebbe immediata dif- 4641 fusione in Gallia, ma fu sostituito poi dal di tipo gregoriano. S. CPL 1899; PL 74. 1055·1905; A. Cha\'asse, Le sacra/IIel/laire gllas;ell, Paris-Toumai 1958; Wl. Ullmann, Ge· las;/Is l (492-496). Das Papsllum fili der We/lde des Spoelalll;kl.' tllr Minell,I/er, SlUugan 1981 (l'ullima parle dell'opera è dedicooila unche al S. gelasiano); A. Cha\'as· se, Texles I;/urgiqlles de l'église de Rome. Le cycle Iill/rg;qul! roma;1I /111/1111.'1 Se/Oli le Jacramelllllire dI/ Val. Reg. 316, Paris 1997: Sacrl/mellfario gelas;ano llell'VlTI sec.: C PL 1905 (per le edizioni: cfr. R Cabié, DHGE 20 [(984] 305-306): A Dumas - J. Deshusses (edd.), Liber S/lCfllIlIenlomm Gellol/eJis, CCL 159-159A, TurnhoUl 1981; P. Saint-Roch (ed.), Uber J//cramelllomm Engolis. lIIell5/S (IIIS. B,N. LlI 816). Le Sacramellloire gi/asiell d'AligOI/!f!lIIe, TlIrnhoul [987 (= CCL 159C). 3) Egberto di York (PL 89, 44 1-442) eons ldcra il papa Gregorio Magno (590-604) autorc di un s.; alla richiesta di Carlo Magno il papa Adriano (784-790 invia un copia di un s., di cui dice che l'autore era stato papa Gregorio. U modell o gregoriano fu cenamente composto neUa prima metà dci VII sec.; è strettamente papale e non ammette la distin zione del samorale dal resto dell'anno liturgico, né quindi la divisione in rre libri o sezioni. In esso sono confluite composizioni di papa G regorio. A noi è giunto a attraverso tre tipi: Hadriaflum (dal modello inviato a Carlo Magno, composto su un resto dci 731/735, ma rivisto e adattato in Francia con un ricco supplemento); Pmluense (Paduel1Sis D. 47), una revis ione in senso presbiterale dci gregoriano fatta tra il 659 e il 681; sulla base del gregoriano antico sembra che sia stato elaborato un altro s. verso il 685, di cui si conserva un manoscritto li Trento. n Gregoriano si impose, ottcnendo grande credito, e costituisce la base dei messali posteriori. CPL 1902 S5.; J. Deshusses, Le Sllcrtlmellli/;re grégorien . Ses prillcipales formes d'aprf:s les pllls allc/c/H mOll/lScrits, 3 \'011., Fribourg 1971-1979. Bibl. in R Godding, B;· bliografill di Gregor;o MllglIO (1890·1989), Roma 1990, 179-182. nn. 1657 -1698; A. Heinz. Gregorio MagliO e la Iilllrglil romal/a, in Gregor;o MagI/O ilei XlV celllel/ar;o ,Iella II/or/e, Roma 2()().1. 281-290 l285·286). A. Di Berardino SACRAMENTI I. Un approccio liturgico-lipologico - li. Un approccio liturgico.simbolico . Ili. Approfondimento nei Padri. Non bisogna aspetta rsi di trovare presso i P adri greci o latin i, e in genere soprattutto prima di s. Agostino, una teologia dei s. costruita secondo i nostri criteri. Non si può struUura re la loro domina partendo dalle nostre categorie. Questo significherebbe falsare gravemente il loro pensiero. La brevità del pre- 4642