Cronaca
Corriere Fiorentino Domenica 27 Aprile 2008
Il giorno dell’anima La chiesa
episcopale è uno spicchio di Usa
7
FI
David Bowie venne a sposarsi nel ’92
Yoko Ono e Bono degli U2 in visita
St. James, qui si prega
per mano ai «guerrieri»
La messa viene scandita dai cori gospel
Cento anni
Nel 1908
la prima pietra
La Chiesa Episcopale Americana
di St. James di via Rucellai è
stata edificata — su progetto
degli architetti Mazzanti, Marchi
e Carrère — da ricchi americani
residenti a Firenze, primo fra tutti
il magnate John Pierpont
Morgan. Lo stile rispecchia i
canoni del neogotico di matrice
inglese. Di particolare pregio
sono le vetrate, fra le quali il
tondo con l’Ingresso di Gesù in
Gerusalemme, su cartone di Ezio
Giovannozzi. Fu terminata nel
1911, ma la prima pietra fu
posata nel 1908
Oggi la festa
presente il Gonfalone
Verrà celebrato oggi il
centenario alla presenza
dell’assessore comunale Gianni
Biagi, accompagnato dal
Gonfalone della città a
testimonianza del ruolo storico
che la chiesa ha svolto in questi
cento anni, del console
generale degli Stati Uniti, Nora
Dempsey, del vescovo Pierre
Whalon, responsabile della
Chiesa episcopale americana in
Europa. Si attendono anche il
prefetto De Martino e il capo di
gabinetto della Questura
Valenti.
Due ore prima della messa mi accoglie la simpatica ed energica amministratrice della chiesa,
Christina N. Caughlan, in italia da 13 anni, che
ha nelle vene sangue portoghese, francese, irlandese e pellirossa. Mi dice che St. James è stata
ristrutturata nel 2000 con interventi conservativi ma anche trasformativi. Ad esempio la vecchia saletta mortuaria, che fortunatamente veniva usata poco, è stata trasformata in ascensore
per disabili: «Un ascensore che non porta fino
in cielo», sorride Christina.
Mi racconta che nella chiesa Episcopale i preti posso sposarsi, possono essere donne, e perfino gay dichiarati. Comunque sia, a St. James
la differenza è accolta con favore: «La comunità è composta da persone diverse per età, razza, nazionalità, idee politiche, stile di vita e tradizioni» si trova scritto nel foglietto informativo. Christina mi conferma che la chiesa è aperta a tutti, e che perfino un cattolico — se lo desidera — può seguire la messa, fare la comunione e frequentare la comunità usufruendo
dei suoi servizi e delle sue numerose attività.
La comunità di Firenze è formata da famiglie
americane o miste, e anche da molti africani,
soprattutto nigeriani.
Christina mi accompagna nella cripta della
chiesa: due biblioteche circolanti per tutte le età
(libri, video, Dvd), una macchina per caffè, dove Edgardo Sasuman, sacrestano da 15 anni, offre la colazione, una cucina professionale, accesso a internet sempre disponibile, un grande bagno, salette per i bambini dove si fa anche catechismo raccontando le parabole con pupazzi e
oggetti secondo il metodo Montessori (da noi
più o meno dimenticato).
Ogni giovedì «la banca del cibo» distribuisce
alimenti e vestiti ai diseredati. Il primo mercoledì di ogni mese nella sala più grande viene allestito un mercatino (affollatissimo), alimentato
dalle famiglie della comunità. Ingresso libero e
prezzi stracciati, e il ricavato viene ripartito tra
la «banca del cibo» e le suore di madre Teresa.
Questa iniziativa vede la collaborazioni di cattolici: «La carità è ecumenica» dice Christina. La
chiesa ha anche una Missione nel Malawi, e offre donazioni in denaro per associazioni Onlus.
Entro nella chiesa, dove nel ’92 si è sposato
David Bowie con Iman Abdulmajid (a visitarla
sono passati anche Yoko Ono e Bono degli U2).
È grande, luminosa. Le belle panche sono corredate di comodi cuscini. I messali sono rilegati e
hanno il testo a fronte (traduzione italiana, ma
su richiesta anche francese, spagnola e tedesca).
Anche gli opuscoli con la liturgia del giorno sono in più lingue. In cima alla navata di sinistra
c’è un pianoforte, ma entro Natale arriverà un
nuovo e bellissimo organo che stanno fabbricando in Inghilterra.
La chiesa comincia a riempirsi e pochi minuti
prima della messa ci sono quasi 200 persone:
gente elegante, colorata, molte chiome bionde,
molti neri, moltissimi giovani. Un pezzo di vera
America a Firenze. Parlano a voce alta, ridono,
in un’atmosfera di festa. I bambini sono «di sotto», in compagnia di due giovani baby-sitter.
Appoggiato alla spalliera di una panca, un sacer-
Rito Sul pulpito il parroco australiano Roger Featherston. Dopo l’omelia inizia il primo gospel: il coro si
mette ad ondeggiare a tempo di musica mentre i fedeli consegnano le loro offerte (Foto Sestini)
dote con l’aria da professore universitario sta
chiacchierando con un amico: è il parroco australiano, Roger Featherston. Dopo 3 anni a St.
James, celebrerà la sua ultima messa il 4 maggio, una settimana dopo i festeggiamenti per il
centenario della chiesa. Va in pensione, e al suo
posto — per un anno — ci sarà un sacerdote
donna.
Arriva il coro: «Spirit of the Living God» diretto dalla italoamericana Lucrezia Balatri, e tra
le coriste saluto una studentessa che ho conosciuto ai laboratori di scrittura di Scienze Politiche. Il pianista è Riccardo Forti. Sono quasi tutti italiani.
Il parroco ha indossato i paramenti e adesso è
in fondo alla chiesa, dietro le ultime file di panche, dove c’è anche un mobiletto intarsiato con
sopra il calice delle ostie e un contenitore in vetro con il vino rosso. Accende il microfono: «Good morning, and welcome to St. James». La messa è cominciata. Con lui ci sono altre due persone (una regge un grande crocifisso da processione): avanzano insieme tra le panche fino all’altare, mentre tutti i presenti intonano un inno.
Al momento del Vangelo delle Letture del
giorno, il parroco e i suoi aiutanti scendono di
nuovo dall’altare e vanno a fermarsi in mezzo
alle panche. Tutte e tre le Letture vengono ripetute in italiano. La liturgia prevedere una formula che serve da confessione «cumulativa», ma a
richiesta si può usufruire di una confessione
personale.
Featherston sale sul pulpito per l’omelìa (mi
spiace di non riuscire a sapere l’inglese così be-
❜❜
❜❜
I messali hanno la traduzione
Al termine della celebrazione
in italiano, ma a richiesta
in francese, spagnolo
e tedesco. Anche la formula
eucaristica è in due lingue
il parroco Featherston si
congeda con una storiella
buffa o una barzelletta: «Per
lasciarsi con un sorriso»
ne da poter seguire). Finito il commento alla Letture, il parroco scende dal pulpito e chiede se
qualcuno vuole fare una comunicazione pubblica (si può anche annunciare un compleanno).
Uno dopo l’altro si presentano in tre: l’ultimo suscita risate e strappa un applauso.
Comincia il primo gospel: il coro si mette a
ondeggiare lentamente a tempo di musica, mentre i vassoi portati in giro tra le panche da due
parrocchiane si riempiono di banconote. Alla fine del canto, scoppia un fragoroso e meritato applauso.
Anche la formula eucaristica è in due lingue.
Il calice delle ostie e il contenitore con il vino
vengono portati sull’altare. Ad accompagnare la
Comunione ci pensa un altro bellissimo gospel,
lento e dolce. Non si fa la fila: si va fino all’altare
a gruppetti di sette otto, ci si inginocchia, si
prende l’ostia e si beve un piccolo sorso di vino.
Chi vuole, dopo la Comunione può entrare in
una cappella laterale: «Là dentro ci sono i guerrieri della preghiera» mi dice Christina: sono laici (due o quattro) ai quali è possibile chiedere
una preghiera speciale (per qualcuno che sta male o anche per se stessi in un momento di difficoltà). I «guerrieri» guidano la preghiera tenendoti per mano, «sprigionando una fortissima
spiritualità ed energia». Vedo persone che escono dalla cappella asciugandosi le lacrime.
Alla fine della messa, il parroco fa un lungo
discorso che termina con una risata generale e
un applauso. Featherston usa congedarsi dai fedeli con una barzelletta o una storiella divertente, «per lasciarsi con un bel sorriso», mi spiegano. Mentre le gente esce dalle panche parte un
altro gospel, questa volta ritmato e allegro. Molti si fermano ad ascoltare, c’è chi scatta foto, alcuni ondeggiano insieme al coro, due ragazze accennano un passo di danza.
Alla fine del gospel parte un grande applauso (in questo momento l’atmosfera è da vero
concerto), e per il nostro piacere il coro ci regala un’altra canzone. Dopo una mezz’ora la chiesa è ancora mezza piena di gente che parla, come se fosse nel salone di una grande villa. Saluto Christina e mi avvio lungo la strada. In mente ho quattro parole: leggerezza, impegno, allegria, libertà.
Marco Vichi
(9. Continua)
Toscana in venti righe
CHIANCIANO
PALAIA
Falso allenatore di calcio
arrestato per truffa
Bandiere rosse e applausi Due sculture di Botero
per l’ultimo saluto a Ghelli ritrovate in un’aiuola
Si era spacciato per allenatore di una squadra di
calcio giovanile in ritiro a Chianciano Terme e aveva acquistato due preziosi dipinti in una galleria
d’arte pagandoli con assegni falsi.
Non contento, aveva saldato il conto della camera
d’albergo sempre con un assegno falso, facendosi
oltretutto dare dei soldi dal proprietario con la scusa di essere rimasto inavvertitamente senza contanti. Dopo dieci mesi di indagini il truffatore, in
trasferta a Lucca, è stato individuato e arrestato
per ricettazione e truffa dai carabinieri di Chianciano.
F.M., 52 anni originario di Firenze, aveva alle spalle una lunga lista di truffe analoghe e nel 2006 era
uscito dal carcere grazie all’indulto.
Al momento dell’arresto l’uomo è stato trovato in
possesso di una sim telefonica intestata a un noto
pregiudicato di Viareggio e ai militari ha esibito
una carta d’identità risultata smarrita nel gennaio
scorso.
Bandiere rosse, un lunghissimo applauso, un commosso corteo dalla chiesa di Colleoli al cimitero di
Palaia (Pisa) hanno accompagnato Luciano Ghelli.
Amici, istituzioni e politici si sono uniti ieri alla famiglia del consigliere regionale, esponente del Pdci.
VIAREGGIO
Manca l’autenticità, ma tutto fa presumere che siano state ritrovate dalla polizia altre due sculture
delle sette realizzate da Fernando Botero e rubate
lo scorso 22 ottobre dalla fonderia artistica «L’Arte» di Pietrasanta. Tre sculture erano già state recuperate nei giorni scorsi dai carabinieri. Ora ne
mancano all’appello solo due. Il valore delle sette
statue rubate è di circa 4 milioni di euro.
Le ultime due sculture rinvenute, su cui si attende
il riconoscimento da parte dell’artista, sono «il cane» e «i ballerini» e sono state trovate dopo una
telefonata anonima giunta al 113 mercoledì sera
intorno alle 22,30. La voce al telefono era di un
uomo e avvertiva che le due statue erano in due
sacchi neri per l’immondizia al quartiere Varignano, alla periferia di Viareggio, nascoste in un’aiuola. La settimana scorsa i carabinieri avevano recuperato alla periferia di Verona tre statue durante
un’operazione che aveva portato all’arresto dei fratelli viareggini Massimo e Giuseppe D’Andrea.
BORGO SAN LORENZO
Contro i cattivi odori
concimazione a fasce orarie
Le aziende agricole e gli agricoltori di Borgo San
Lorenzo d’ora in poi dovranno eseguire le operazioni di fertirrigazione solo in determinate fasce
orarie della giornata per contenere ed evitare,sopratutto nella stagione estiva, il diffondersi di cattivi odori, spesso fortemente
percepiti nei centri abitati.
È quanto stabilisce un’ordinanza del sindaco Giovanni Bettarini (nella foto). Nell’ordinanza si
fa notare che le «periodiche operazioni di fertirrigazione, consistenti nello spandimento di reflui derivanti dalle attività di allevamento, al fine di favorire la
coltivazione e la crescita dei prodotti» hanno spesso determinato intense maleodoranze «fortemente percepibili anche nei centri abitati», con disagio per la cittadinanza, specie nei periodi più caldi
dell’anno.
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