STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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SULL'AREA NORD C'E' TROPPO FUMO
MANCANO IDEE
L'ennesimo show solitario del
"principe" a spese dei contribuenti. L'ennesimo "spot" elettorale a ridosso delle elezioni.
Come definire altrimenti gli Stati
generali sull'area nord? Ricapitoliamo. Il Psc, il piano strutturale
comunale, doveva essere la "summa" del pensiero strategico, delle idee dell'Amministrazione comunale sul futuro della città. A
tal punto che è stato adottato in
tutta fretta alla vigilia elettorale
del 2009 quando tutti chiedevano di aspettare. Poi si è venuto a
sapere della proposta di un grande ipermercato contro la realizzazione del nuovo palasport.
Proposta ovviamente legittima
ma tenuta nascosta dal comune.
Così, non avendo a disposizione
altre proposte, si sono inventati
un altro masterplan, stavolta per
la zona nord che avrebbe dovuto
colmare il gap di idee del Psc.
C'è da augurarsi che questo
masterplan abbia più fortuna di
quello sulle Reggiane che, sbandierato dall'Amministrazione, da
due anni non si sa che fine abbia
fatto. Le premesse non sono confortanti visto che agli Stati generali è parso chiaro che il masterplan sull'area nord, che doveva
essere pronto già a gennaio, è
fatto più che altro di "suggestioni", come amano chiamarle in
Comune.
A.S.
segue a pagina 9
IL PERICOLO DI DUE CITTA' ANTAGONISTE
l'intervento dell'arch. Antonio Pastorini
a pagina 6-7
ELEZIONI, PASSATE IN ARCHIVIO
CON ERRANI RIDIMENSIONATO
LA BIENNALE
DEL PAESAGGIO
COMPIE TRE ANNI
di Simone Russo
Avevamo scritto che non sarebbe stato un voto “bulgaro” e in effetti le cifre lo
hanno confermato. Vasco Errani resta presidente della
Regione Emilia Romagna, ma
stavolta i voti se li è dovuti
sudare più delle altre volte. Il
teorema delle rendite da posizione non funziona più, il
voto di appartenenza lentamente si erode; ma soprattutto è l’astensione a farla da
padrone, rimettendo in discussione antiche certezze.
Con un milione e 197.789
mila voti, pari al 52,1%, Vasco
Errani (Centro-Sinistra per
l´Emilia-Romagna) è confermato presidente della Regione Emilia-Romagna.
Alle urne sono andati il
68,07% degli aventi diritto,
un dato in flessione (meno
8,56%) rispetto alle precedenti regionali del 2005 quando
si era recato a votare il
76,63%. Anna Maria Bernini
(Per l´Emilia-Romagna) ha ottenuto il 36,7% dei consensi
(844.915 voti). Con 161.056
voti Giovanni Favia (Movimento Beppegrillo.it) ha raccolto il 7% dei consensi. Gian
Luca Galletti (Unione di Centro-Casini) ha raccolto 96.625
voti, il 4,2%.
da pagina 19 a 21
TEATRO
MA..MI..MO..
L'X-FACTOR
REGGIANO
di Annalisa
Fracasso a pagina 28-29
>
PRIMO PIANO
IL DIALETTO
DEL VERO
"ARZAN"
di Sergio Masini
>
a pagina 10-11
ARTE
IL COMPIANTO
DI CARLO
VANNINI
di Mons.Tiziano
Ghirelli a pagina 16-17
>
segue a pagina 3
Politica >
LUCI E OMBRE SUL VOTO REGGIANO
segue dalla prima
Simone Russo
Il voto a Reggio
Reggio avrà sei consiglieri nel
“parlamentino” di Bologna: Beppe Pagani e Roberta Mori per il
Pd, l’intramontabile Fabio Filippi
per il Pdl, Matteo Riva per l’Idv;
Rita Moriconi e Liana Barbati, rispettivamente Psi e Idv, nel listino
di Errani. Probabilmente saranno
due gli assessori di targa reggiana
nella nuova Giunta Errani: si parla
proprio della Barbati come vice
Errani e di Lino Zanichelli, assessore uscente all’ambiente e fedelissimo del presidente. Qualche
chance di ripescaggio anche per
Marco Barbieri, sconfitto “eccellente” nella gara per le preferenze ma molto gradito ad Errani.
Se si analizza nel merito delle
cifre, ci si accorge che al di là del
gioco delle percentuali tutti i partiti hanno perso consensi. Il peso
dell’astensione si è fatto sentire e
ha colpito gli schieramenti. L’Udc
ha 5103 voti in meno rispetto alle
europee, pari al 56%; il Pdl ne
perde 16.161, cioè un calo del
34%. Il Pd dal canto suo fa pure
peggio in termini assoluti : 16.648
voti andati in fumo, meno 11%.
La Lega perde 2517 voti (-7%),
l’Idv 3739 (-23%). Anche per Sinistra e Libertà è un pianto: meno
1195 voti, pari al 27%. Insomma,
c’è poco da brindare: dai cittadini
è venuto un segnale di disapprovazione per la condotta di tutti i
partiti politici.
L’analisi del voto nei partiti offre
comunque diversi spunti interessanti. Nel Pdl la resurrezione di
Fabio Filippi ha stupito tutti, in
particolare i rivali Giuseppe Pagliani e Marco Eboli. Filippi è riuscito a spremere fino all’ultima
preferenza dal suo territoro, quello della montagna, con qualche
exploit nella bassa (Novellara).
I due sconfitti hanno avuto accenti diversi nel commentare il
voto: di sicuro la lotta tra ex An
ha avvantaggiato Filippi, unico
proveniente da Forza Italia. Grande rammarico infine nella Lega
Nord: per lunghe ore si è festeggiata l’elezione del candidato Gabriele Fossa, salvo poi scoprire che
mancava un centinaio di voti.
Niente da fare quindi per il Carroccio reggiano, che non avrà un
suo rappresentante in consiglio
regionale.
A sinistra grande successo
dell’Idv, che ha toccato in provincia di Reggio i suoi livelli massimi
in Emilia Romagna. Un risultato
che insieme a quello dei grillini
erode voti ai partiti della sinistra
tradizionale.
Nel Pd il grande vincitore è stato
Beppe Pagani: l’ex sindacalista
della Cisl ha potuto contare
sull’appoggio del mondo cattolico
e la sua linea centrista è stata ripagata con una valanga di preferenze. A seguire, la sorpresa Roberta Mori, ex sindaco di Castelnovo Sotto.
Il risultato della sfida interna ai
partiti sulle preferenze ha lasciato
qualche strascico. Nel Pd delusione forte per la mancata riconferma dei due consiglieri uscenti,
Barbieri e Laura Salsi: in particolare quest’ultima ha parlato di un
voto “non organizzato”, indican-
Casa delle Libertà nel
2005, quando però la coalizione del centrodestra
comprendeva
anche
l’Udc. Questa volta
l’Unione di Centro si è
presentata da sola e il
risultato non è stato
trionfale: un 4,6% che il
candidato Gianluca Galletti ha definito come
“risultato atteso”. Può
dirsi invece molto soddi- Beppe Pagani
sfatta Anna Maria Bernini, che subito dopo il
voto ha parlato di “tracollo della roccaforte rossa”: al netto dell’enfasi,
si è dimostrato che con
candidati credibili il Pdl
può fare figure migliori
rispetto al passato. Se
non da subito, c’è una
prospettiva di lavoro attraverso cui rendere
Rita Moriconi
Roberta Mori
Fabio Filippi
Liana Barbati
Matteo Riva
L'ATTIVITA' DELL'ASSOSTAMPA
Vasco Errani
do qualche responsabilità per il
flop nell’atteggiamento poco collaborativo da parte del partito.
Buono infine il risultato ottenuto dai grillini: ma se in regione la
lista civica ha raggiunto il 7%, a
Reggio il risultato è stato leggermente inferiore. Più dura si è rivelata la concorrenza con l’Idv.
Il voto in regione
Il dato sorprendente se si analizza il voto in rapporto al 2005 è
l’evidente arretramento del presidente Errani. Cinque anni fa “era
un altro mondo”, dicono dal Pd,
ma quella presa dal centrosinistra
è una vera e propria mazzata: si
partiva dal 62%, si è arrivati al
52,1%. Dati che ricordano molto
da vicino quelli di Graziano Delrio
e Sonia Masini alle scorse amministrative. L’arretramento della sinistra è quindi evidente, se si ragiona sui dati di cinque anni fa. C’è
una sostanziale conferma del voto, invece, se si ragiona sul 2009.
In questo quadro, Anna Maria
Bernini porta a casa un risultato
di tutto rispetto, un 36% che la
colloca sullo stesso livello della
l’Emilia Romagna contendibile.
E’ un discorso diverso quello
che si deve fare per il risultato
regionale della Lega Nord. Il
Carroccio consolida la sua presenza sul territorio, dove può far
valere una migliore organizzazione rispetto al suo diretto competitor di centrodestra, il Pdl. Pur
senza sfondare sui livelli raggiunti ad altre latitudini, il partito di Bossi è al centro del discorso politico in questa regione
ormai da mesi: il Pd lo indica
come l’unico avversario, il Pdl ci
va a braccetto ma sotto sotto lo
teme.
La sorpresa è quella rappresentata dai “Grillini”. Il movimento
di Beppe Grillo ha raggiunto un
7% del tutto inatteso, consegnandosi un ruolo di rilievo sul
panorama regionale.
Questo il quadro che esce dalla
sfida del voto. Per i vincitori si
apre ora la fase più difficile:
quella in cui si mantengono le
promesse. C’è da augurarselo,
vista la crisi da cui la Regione,
con tutto il sistema Italia, sta
cercando di riemergere.
L’Associazione Provinciale
Stampa, da decenni impegnata
nella gestione del lascito del
collega Gino Bedeschi destinato
a sussidi ai figli dei giornalisti,
ha deciso di riprendere la pubblicazione del Notiziario “Il calamaio” destinati ai colleghi della provincia. L’organo informativo accoglierà
notizie sull’attività dell’Associazione e dell’Ordine e
fornirà informazioni su iniziative dei soci.
E’ inoltre in fase di approntamento un sito web
(www.assostampareggiana.it) e la costituzione di
una mailing list telematica
da utilizzare nel pieno rispetto della privacy. La casella postale dell’Associazione è: [email protected], mentre la sede sociale
è presso la redazione di “Reggio
Storia”, in Viale Umberto I, 19.
Nel corso dell’ultima annata e
dopo la conferma delle cariche
interne (che prevedono Gino
Badini come Presidente, Carlo
Pellacani quale Responsabile del
Collegio sindacale e Giuseppe
Adriano Rossi quale Presidente
dei Probivi, nonché la cooptazione di Michele Campani e di
Edoardo Tincani), l’Associazione
ha dato avvio al ciclo di incontri
con gli studenti della Facoltà di
Scienze della Comunicazione,
rendendo operativo il rapporto
con l’Ateneo reggiano e con il
Rotary Club di Reggio. La prima
“lezione” è stata affidata al
collega Roberto Scardova di RAI
3, al quale è stata consegnato
un riconoscimento per l’attività
svolta. L’Associazione intende
inoltre essere presente alle celebrazioni del 150° dell’Unità
d’Italia promuovendo ricerche
fra gli studenti sul ruolo avuto
dalla stampa locale nel processo
unitario e partecipa alla selezione delle opere presentate al
concorso tematico indetto dalla
Società Agraria Reggiana. Il
prossimo 9 maggio avrà luogo
l’annuale festa per la consegna
dei premi ai figli dei giornalisti.
Nella foto: Marco Masini, Presidente del Rotary Club di Reggio
Emilia, e il giornalista Roberto Scardova.
STAMPA REGGIANA
periodico di attualità cultura spettacolo sport
Proprietario Editore L'Oggi di Bologna Soc.Coop.ar.l - V.le Aldo Moro, 16 - 40127 Bologna - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Art Director Roberta Castagnetti
Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia
Stampa: Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona - Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003
STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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Opinioni >
LA MONOROTAIA DEI SIMPSON
di Sebastiano Simonini
Di visioni e suggestioni si è già
fatto un gran parlare, e abbiamo anche sentito parecchie battute sul più grande autogrill del
mondo. C’è poi chi ha voluto
puntare la propria attenzione
sull’autobus che scorre fra pratine immacolate costellate da
plaid scozzesi per improvvisati
picnic, e non pochi immobiliaristi si stanno interrogando con
imbarazzo su chi vorrà affrontare l’impegno di costruire alcune, anzi, molte decine di palazzine residenziali nella prima
periferia. Ma, per piacere, basta
discutere sul numero di treni
che si fermeranno anche nella
stazione mediopadana di Reggio Emilia, otto o dieci poco
interessa perché mi è parso di
capire che diverrà anche stazione di riferimento per Cremona
e Mantova. Vabbé, lasciamo
stare tutto questo, è chiaro che
si tratta di un progetto “alto”
per allinearsi al quale è necessario avere una visione altrettanto “alta”, non è per tutti,
certamente non per me.
Però c’è un aspetto interessante e per nulla secondario, al
di là di visioni e suggestioni, che
credo sarebbe sicuramente da
affrontare quando si ragiona
attorno a progetti di questa
portata. Parlo di un piano industriale e finanziario, nulla di
dissimile da quanto le nostre
aziende affrontano ponendosi
davanti a progetti di grande
portata. Parlo di numeri, di soldi (ahimé), e se Pitagora ci ha
insegnato che “il numero misura la realtà e consente di penetrarne il significato” probabilmente anche in questo caso ci
tornerebbe utile conoscere chi,
quando, come e in che tempi
dovrà pagare. Credo non sia
cosa da poco…
Ed eccoci ai Simpson. Se abbiamo il coraggio di guardarli
con onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che sono uno
specchio impietoso nel quale
tutti noi ci riflettiamo, nessuno
escluso. E consiglio a chi ne avrà
voglia di riguardare quello
splendido episodio in cui il Sindaco Quimby decide di costruire
una monorotaia attorno a
Springfield, su You Tube è sufficiente digitare “Simpson monorotaia” e ciccare sul primo video
della serie. Ogni volta rido…
LA CRISI DEL CETO MEDIO
commercio e servizi; anche se
non si vede, il ceto medio autonomo si è impoverito drammaticamente, negozi e studi
sono semivuoti, come non era
mai accaduto, l’indebitamento è cresciuto e con esso le
insolvenze. Sono diminuite le
di Dario Caselli
Passate le elezioni regionali, Reggio si è risvegliata
con i problemi di sempre, il
neo consigliere Pagani fa
sapere che si è ritirato nel
monastero di Bose per un
periodo di riflessione, è il
buen retiro del suo capocorrente l’onorevole Castagnetti, chissà che non ci capiti di vedere una foto con i
castagnettiani in passeggiata a Bose, come i berlusconiani ai Caraibi. In quel luogo raccolto matureranno
sicuramente nuove idee sul
futuro della nostra Provincia, se ne avverte il bisogno,
perché gli stati generali
sull’area nord non hanno
prodotto molto, né autocritiche, né nuove idee, solo un
titolo ampolloso. Eppure se si
volesse discuterne, i problemi
non mancherebbero: la ripresa economica stenta ad arrivare, i dati ci dicono che l’Emilia
è in coda alla lista delle regioni che usciranno dalla crisi, per
Reggio vi sono due ulteriori
dati negativi, la crisi edilizia è
più grave ed i risparmi crescono meno. Non sono entrate in
crisi solo le fabbriche, con la
conseguente messa in mobilità dei lavoratori, ma pure
entrate ed i margini di guadagno, ma non le spese: affitti,
costo del personale, imposte
fisse ed utenze. Per i lavoratori autonomi non esistono ammortizzatori, o ce la fai da
solo o sei “fottuto” dato che
non è neppure semplice riciclarsi. Ci troviamo a gestire
una probabile lunga fase di
decrescita senza che i nostri
governanti abbiano uno straccio di idee, ammesso che si
siano accorti di ciò che sta
succedendo, visto che nessuno
ha parlato di ristrutturare la
macchina pubblica, risparmiando denaro da utilizzare a
sostegno dell’economia o delle persone in difficoltà, anzi il
ritmo delle consulenze più o
meno utili è sempre sostenuto
e chi le denuncia viene minacciato di querela. E’ indecente
che la classe politica non
abbia sentito il bisogno,
neppure in queste circostanze, di dare una sforbiciata
alle sue spese ed ai suoi stipendi, in particolare a livello
regionale. Del resto le classi
dirigenti non si autoriformano, vanno a casa solo se
spinte a forza dai loro amministrati; ma ciò non è accaduto, in giro si vede più
rassegnazione che rabbia, la
capacità di indignazione se
n’è andata da un po’ di tempo, si spiega così l’astensionismo. Purtroppo la nostra
Città è povera di una borghesia forte e politicamente
attiva, una situazione creata
anche dalla mancanza di alternanza politica, tutto andava bene fino a che tutti
stavano bene, ora questo tacito scambio tra benessere,
conformismo ed immobilismo
politico non regge più, ma se
a chi governa sono venute
meno le idee, non è diminuita
l’arroganza. In una battuta,
sempre meno lavoratori e
sempre più politici riciclati
come consulenti, addetti alle
relazioni esterne o addirittura
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>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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> Primo Piano
Primo Piano >
CHI E'
Antonio Pastorini si laurea in Architettura nel 1951 presso il Politecnico
di Milano. E' stato socio Fondatore
della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia e membro
effettivo dell'Istituto Nazionale di
Urbanistica.
Tra le sue attività professionali è
stato anche Progettista GES.CA.L.
per l'Urbanistica e l'Architettura, ed
esperto in materia di Pianificazione territoriale per il Ministero dei
LL.PP.
Negli anni tra il 1960 e il 1990 ha ricoperto incarchi di assessore all’Urbanistica al Comune di Reggio e
assessore ai Lavori Pubblici nonchè
presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Reggio Emilia.
AREA NORD, IL PERICOLO DI AVERE DUE CITTA' ANTAGONISTE
di Antonio Pastorini
Architetto
nale. L’attenzione ai problemi
contingenti ha portato a non
definire mai una prospettiva di
sviluppo urbano coerente. In
50 anni la localizzazione delle
aree a vocazione direzionale è
stata periodicamente spostata
attorno al capoluogo in senso
rotatorio e regolarmente di volta in volta abbandonata: 1960
Mirabello - prima espansione;
1970 Lungocrostolo – Centro
Direzionale; 1985 S. ProsperoTerziario avanzato; 2000 Mancasale – Terziario; 2008 Reggiane – Meccatronica.
Questo spostamento rotatorio
in senso orario delle linee di
sviluppo urbano ha prodotto
gravi conseguenze strutturali
alla intera città: edifici pubblici sparpagliati nella periferia
anziché raggruppati attorno a
spazi organizzati come è stato
fatto in passato per formare
quei luoghi di aggregazione
sociale, civica e culturale caratteristici dei centri storici.
Quale sarà il rapporto fra le
due parti della città tagliata
dalla ferrovia, fra il Centro Storico e le nuove aree strategiche
previste, dopo averne precluso
fra l’altro ogni possibile connessione con la nuova edificazione sull’area Enel – Ex Gaso-
E’ stato sufficiente il percorso
per raggiungere l'ex Locatelli
dove si è svolta venerdì scorso
la conferenza del nostro Sindaco, passando per Viale Isonzo,
Via Gonzaga, Via Cisalpina,
Via Adua, Via Veneri, per percepire fisicamente la profonda
frattura esistente fra la città e
l’area Nord, fra il centro storico
e i centri di eccellenza previsti
oltre la barriera ferroviaria.
La conferenza del Sindaco coglie l’esigenza di una moratoria per consentire lo studio
del progetto per le porte di
Reggio, che consenta l'integrazione delle due parti della
città: centro e Area Nord evitando nel contempo interventi
estemporanei.
Si tratta di ridare un volto ad
una città che soprattutto nella
zona Nord è cresciuta senza un
disegno.
L’urbanistica del dopoguerra
era caratterizzata da un alto
grado di progettualità. Con il
passare degli anni i piani regolatori hanno perso questo loro
carattere propositivo per assumere una funzione prevalentemente normativa e gestio-
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STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
metro? Sarà possibile dare un
senso unitario a questa città
destrutturata o avremo due
città antagoniste che si contendono funzioni strategiche?
Cosa ci propone il Sindaco?
Da non sottovalutare certamente l’apporto che daranno
sul piano economico e culturale i gruppi di lavoro e il comitato dei Saggi, ma è
soprattutto al Comune che rimane
affidato il compito
fondamentale: il
coordinamento, la
sintesi del progetto di sviluppo e il
progetto urbano e
a questo proposito
non vi sono nella
relazione indicazioni chiare e tranquillizzanti.
Innanzi tutto manca una precisazione di chi avrà
il compito di tradurre in termini
urbanistici (architettonici e giuridici) le indicazioni e
le proposte delle
commissioni
di
esperti e di saggi.
A questo propo-
sito apprezzo il suggerimento
del dott. Maramotti di ricorrere ad architetti e designer di
alto profilo: un atto di questa
importanza comporta una precisa responsabilità professionale.
Non vi è alcuna definizione del
tipo di strumento urbanistico progettuale che si intende
adottare.
Pare che ci si orienti verso un
Masterplan, strumento non
compreso nella nostra legislazione, di incerto contenuto
tecnico e giuridico e di scarsa trasparenza; ritengo che
si debbano utilizzare gli strumenti previsti dalla legge ovvero Piani Particolareggiati e
relativi comparti e la formazione di consorzi tra Enti pubblici
e privati.
Occorre la preventiva definizione e la chiara progettazione
di alcuni e mirati Piani di iniziativa Pubblica gestiti dall’Ente
Pubblico come guida al complesso delle iniziative private
che caratterizzeranno lo svi-
luppo urbano, mentre il Piano
Particolareggiato di iniziativa
privata rimane lo strumento
valido per la maggior parte del
territorio urbanizzato.
In altri paesi europei si procede
alla realizzazione di interventi
di preminente interesse mediante la formazione di società
a capitale misto pubblico e privato. E’ davvero impensabile nella nostra città
creare un consorzio fra
enti pubblici, banche
associazioni di categoria per promuovere,
progettare e realizzare
quegli interventi nodali
della città nell’ambito
dei poli di eccellenza
che ne garantiscono lo
sviluppo armonico? (Se
ricordo bene la zona industriale di Mancasale
nacque da un accordo
fra Comune, Camera di
Commercio ed altri soggetti). Si potrebbe così
passare da un'urbanistica contrattata, oggi
favorita da una legge
urbanistica regionale,
ad un'urbanistica partecipata e condivisa superando le sfide politicoelettorali. E’ importante
Disegno di Antonio Pastorini
a questo punto avere memoria
del passato. Della nostra storia,
quella che l’on. Mauro Del Bue
mette in risalto nel suo libro
“L’apostolo e il Ferroviere”,
cioè il socialista Prampolini e
il capitalista Menada. Ci fu la
proficua intesa fra due rappresentanze diverse, anzi opposte
politicamente, nel momento in
cui entrava in gioco l’interesse
di tutti. Così Reggio ebbe le
sue ferrovie, per i lavoratori e
anche per i padroni, ovviamenSTAMPA REGGIANA
>
te. E questo sarebbe un caso
giusto, anche oggi, quando si
deve disegnare il futuro di una
città come Reggio che lo capiscono bene tutti è proprio di
tutti.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
7
Primo Piano >
segue dalla prima
Mancano idee
Tradotto: chiacchiere. Così chi
si aspettava idee fattibili e concrete circa le funzioni, le attività, i progetti e le infrastrutture che servono a Reggio per
affrontare questa pesantissima
crisi, si è dovuto mettere in
cuore in pace. Così come chi si
aspettava una parola chiara sulle questioni sollevate in questi
mesi. Si è eluso il tema del grande ipermercato che si vorrebbe
far sorgere in via Filangeri. Unica proposta oggi sul tavolo per
la zona nord, visto che lo stesso
assessore Ferrari disse mesi fa in
commissione che l'Amministrazione comunale aveva incaricato ufficialmente l'ing. Chiesa,
dirigente del Comune, di seguire la pratica. E dell'area delle
Reggiane, tolto il "tecnopolino", che ne sarà? Dov'è il ma-
sterplan? L'area di fronte alla
Fiera dovrebbe essere la chiave
di volta per dare senso a parole come innovazione, qualità
dello sviluppo, terziarizzazione di Reggio, green economy,
economia del sapere, tecnologia...Parole a vuoto, se è vero
che quell'area verrà utilizzata
per una funzione tradizionale
: il mega centro commerciale,
appunto. Per il resto è tutto un
"deja vu". E' stata annunciata l'attivazione di tavoli a cui
l'Amministrazione inviterà i privati a portare idee. Siamo forse
alle solite? Siccome la giunta
non è capace di trovare risorse
e di elaborare idee strategiche,
delega il tutto a chi ha soldi e
idee. Tant'è che agli Stati generali il Comune ha riproposto
come idee cose già consolidate da dieci anni ed ereditate:
Reggio Children, l'ospedale,
l'università, Enìa e la meccatronica: realtà citate a scopo propagandistico, i progetti che le
riguardano sono spesso sviliti,
svuotati o realizzati al rallentatore fino comprometterne
le reali potenzialità. Come la
stazione ediopadana: quando
(e se) l'avremo sarà un'opera
fortemente ridimensionata nelle sue straordinarie potenzialità originarie. Ai reggiani tocca
pazientare e accontentarsi di
"suggestioni". Nel frattempo
Reggio che fine fa?
A.S.
Nelle foto: Al Centro Malaguzzi la conferenza del sindaco Graziano Delrio
sull'Area Nord alla presenza diunfolto
pubblico
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Primo Piano >
> Primo Piano
GLI AUTORI
Luciano Serra. Professore di
italiano e storia. Studia con
Silvio D’Arzo e Pasolini, sui
quali scrive importanti saggi. Iscritto al Partito d’azione è arrestato e imprigionato dalle S.S. Assistente del
prof. Calcaterra, collabora
alla sua rivista CONVIVIUM.
Studioso di Boiardo e Ariosto, di Spallanzani e Corti e
Re, partecipa a convegni internazionali su questi poeti
e scienziati. Condirettore
della rivista REGGIO -STORIA. Poeta in lingua italiana e dialettale vince tanti
importanti premi.
I suoi scritti: Reggio nel
ventennio fascista e Storia
di Reggio con Gino Badini; Storia dell’atletica Europea; Il ciclismo della strada e il Ciclismo eroico, con prefazione di Romano Prodi. Sono opere di successo le sue raccolte di poesie in
dialetto” E’ tot i dè la lus” ( 2002) e in italiano “ La Memoria
e l’Ignoto” “ 2005).
Luigi
Ferrari. Maestro,
Università interrotta per
chiamata alle armi, poi prigionia durissima in Germania. 30 anni di insegnante
in scuola elementare con
incarichi speciali. Scrive di
scuola, di caccia, di folclore
e poesia dialettale su ”La
Strenna degli Artigianelli – Ventitré Marzo- Antologie Vernacole”. E’ stato
vincitore di tanti Concorsi
di Poesie in Dialetto. Pubblica tanti bei libri diversi,
apprezzati e anche recitati:
“Un dè de scola (1982), Cioca beck (1988), Csa diràl Fedro? (1997), Da chè indree
(1999). Collabora con Luciano Serra alla compilazione dei due Dizionari del dialetto reggiano, col frutto anche di sue particolari ricerche. E’ membro
del Comitato Direttivo del Centro Studi sul dialetto reggiano,
della Deputazione di storia patria e anche dell’Associazione
scrittori reggiani.
QUANDO IL VERO "ARZAN"
PARLAVA IL DIALETTO
IN FAMIGLIA
esposti in libreria prima il dizionario Italiano-Reggiano, e poi
di recente, bello fresco, quello
Reggiano-Italiano. Due opere
stupende di due studiosi e poeti, vincitori di diversi Concorsi
di poesia dialettale reggiana,
ma anche ricercatori di
storia e linguistica. Impareggiabili: per competenza scientifica e passione
culturale. Questa storia
qui io l’ho presa da chi
ha scritto la PREFAZIONE
ai dizionari: Gino Badini,
storico, linguista e, pure
Lui, studioso appassionato del dialetto reggiano. Così il terzetto Serra,
Ferrari e Badini ha dato a
Reggio due grandi opere
di lingua, storia e civiltà.
di Sergio Masini
Ma guarda tu il destino! Due
poeti dialettali reggiani vanno
al Museo e, su due piedi, decidono di scrivere due Dizionari.
Luigi Ferrari e Luciano Serra
si incontrano là a studiare ”la
civiltà contadina” e ricordano
l’amico Giuliano alto m1, 80 e
magro kg 50. Ferrari rievocando
esclama: << L’era megher cm’un
scalett!>>. Così, nella conversazione scoppia il dialetto: <<
Mo sl’e bel!>>. Il dialetto ha
delle parole e delle espressioni
di efficacia straordinaria:<<L’è
stravachee. Domeg un tai!>>.
Sono migliaia di parole e frasi
che nascono dalla pancia, dalla testa, dall’anima del popolo
“ed la testa quedra”, cioè noi
reggiani doc. Eppure un dizionario del dialetto reggiano aggiornato non c’è. Ne abbiamo
uno di 157 anni fa di Gian Battista Ferrari”. Luigi e Luciano si
guardano negli occhi e sbottano:<< Ma se ne facessimo uno
noi due?>>. Detto, fatto. Non
subito, ovviamente, ma dopo
alcuni anni sono stampati ed
10
STAMPA REGGIANA
Proprio Gino Badini scrive
una bella e precisa definizione: <<Un vocabolario
dialettale è l’occasione
di una lettura piacevole,
è avventura popolare e
culturale, è dare respiro
intenso e dimensione corposa all’idioma locale che un
tempo si parlava in famiglia,
nei luoghi di lavoro, nei negozi
e nei mercati>>.
<<Che un tempo si parlava>>
scrive a ragione Badini. E a
proposito di mercati provate
ad andare il martedì e il vener-
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
dì, al grande mercato di piazza Fontanesi (“ed la verdura”
una volta). Dei reggiani e del
dialetto c’è quasi più niente.
Quasi pieno di signore straniere, di tante lingue diverse.
E molte Islamiche con i veli in
capo, tante incinta, con neonati in carrozzina e figli piccoli
intorno. Prendete una matita,
bagnatela tra le labbra con un
pò di saliva come proprio al
mercato ”al teimp di teimp” e
prendete anche “un pcoun ed
cherta zala pò scrivi e tiree al
sòmi”. Noi vediamo poco del
nostro passato lì in piazza, ma
vediamo meglio il nostro futuro. <<L’è finida per nueter arzan. A gh’è l’ocupazion in cors,
a se sfraten toti nueter testi
quadri>>. Così commentano i
nostri vecchi, seduti sulle panchine del mercato a guardare
il movimento. Con i commenti
in puro dialetto reggiano. E’
inutile dire che perdere il dialetto vuol dire anche perdere
l’identità, la reggianità come
civiltà e cultura storica. Per te-
nerlo un po’ vivo il dialetto va
coltivato anche se, come lingua
parlata non sarà più molto in
uso. Ad Albinea, per esempio,
si è costituito un Centro Studi
sul Dialetto con tanti intellettuali (dai tre autori dei dizionari e Bellocchi, Barazzoni,
Masini, Vinceti…..) ma anche
lui tira il fiato lungo. Nelle
varie Università degli Anziani – come il CROSTOLO di
Reggio- si tengono letture di
poesie e storie dialettali. Tra
insegnanti, nelle scuole, alcuni approcciano i ragazzi a
parole ed espressioni dialettali e fanno interviste ai nonni, che parlano in dialetto.
Ogni anno c’è un resistente
e ben frequentato “Premio
di poesia dialettale la GIAREDA”. Ma ci sono anche, ora,
benvenuti, i due prestigiosi
Dizionari del dialetto reggiano compilati dai generosi
Serra e Ferrari presentati da
Badini.
Le ricerche per i due Dizionari sono state profonde.
Anzitutto per certi settori
particolari sono state raccolte
tante interviste a fruitori di
linguaggi specializzati come
i cappellai (operai della Borsalino), gli orologiai (Artemio
Meli), i muratori (Lino Codeluppi), i cacciatori (lo stesso
Ferrari) e così via. Le ricerche si
sono allargate, approfondite e
scientificamente impreziosite
da studi sul latino popolare, il
celtico, il germanico, il francese e anche sui dialetti veneti e
toscani, nostri vicini geografici. Le profonde riflessioni e le
precise documentazioni tecniche vanno cercate meglio nelle
Prefazioni coltissime di Badini
ai due Dizionari. Da esse io ho
preso le mie informazioni. Ora
vogliamo soltanto aggiungere
qui che il dialetto, in provincia
di Reggio, diventa diverso, per
storie diverse, nei diversi paesi.
Per esempio nella Bassa del Po
il verbo “sono andato” in dialetto si dice:<<sunt andaa>>. E
sempre queste “aaa" dominano la parlata guastallese. Alla
periferia di Reggio, Santa Croce, per esempio, si dice “a sun
andèe”. Mentre nello Scandianese si dice “soun ande”. Il sole
diventa ”sol-soul-saul”; “parler- parlar”; ”fritèda- fritàda”.
Sono tradizioni linguistiche locali. Così come certe espressioni
avventurose, quasi proverbi: “A
Arsei et piant di fasòo et nàs di
ledèr”. Oppure : ”Cun clà putèla dal veglioun t’è ande a vod
an?. ”Una ragazza conosce un
giovane corteggiatore. La madre sibila alla figlia: <<Sta bein
ateinta putina, l’è un nesa-fiee
ed Rez e po’ anca studeint!>>.
E a Bagnolo, quando un giovane locale, sposa una ragazza di
Cadelbosco, le donne alla fontana chiacchierano così:<< Agh
n’era mia dal belessi acsè a Bagnol, piutost che ander a tor nà
furastèra?>>. Frasi e parole di
un tempo che ci aprono curiosi
spettacoli di vita passata, “tota
nostra”, commentano i nonni:
quando le mogli davano del Voi
ai mariti e i bambini, di festa,
mangiavano nei tavoli a parte. E “ facioun” e "ghignoun”
circolavano generosi. Provate
a consultare le parole dei due
Dizionari reggiani: è come fare
ogni volta un viaggio meraviglioso. Con una gioia dell’anima che sale al cuore e mette il
STAMPA REGGIANA
>
sorriso in faccia. Il dialetto reggiano è bello e fa bene. E’ prezioso e sta in due casseforti: i
due Dizionari di Serra, Ferrari e
Badini. Apriteli e imparate, con
godimento. Reggio agli Autori
dice ”Grazie” sentitamente. E
giustamente.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
11
> Agraria
Agraria >
LARGO
AI
GIOVANI
ALLEVATORI
CHE
PUNTANO
SULLE
VACCHE
ROSSE
Trent'anni fa, erano una razza in estinzione
oggi le mucche sul territorio sono oltre tremila.
Un marchio speciale per il Parmigiano Reggiano
destinata all’estinzione. Ma un
manipolo caparbio di allevatori
avviò politiche di valorizzazione
e ipotizzò di tornare a produrre un Parmigiano Reggiano solo
di vacche rosse, cosa che accadde nel 1991, presso il caseificio
Cvparr di Coviolo.
In venti anni, grazie a una politica oculata e il sostegno di alcune istituzioni, si è reinvertita
la tendenza, facendone un prodotto di nicchia, incredibilmente
conosciuto nel mondo.
di Gabriele Arlotti
La storia delle origini della razza Reggiana più pregiata tinge di toni epici quel prodotto
di qualità che è il Parmigiano
Reggiano delle vacche rosse e
di nuovo dalla carne che esse ci
donano. Giunte in Europa dalla Russia, depredate in seguito
alle invasioni barbariche intorno al 560 dopo Cristo, i capi di
bestiame dal caratteristico colore del manto s’instaurarono
per sempre anche in Italia. Punto di riferimento per i monaci
del XII secolo, che iniziavano, a
quell’epoca, a produrre dal loro
latte il progenitore dell’attuale
formaggio stagionato, tale allevamento si diffuse particolarmente al Nord e al Centro Italia.
Razza zoologica più allevata
fino alla metà del XX secolo,
raggiunge il suo apice numerico
nel dopoguerra, precisamente
nel 1954 (quasi 140.000 capi nel
nord Italia), e da lì cominciò a
calare, per motivi di selezione e
sostituzione: i capi fromentini,
termine riferito al mantello colore del frumento, si ridussero
drasticamente. Nei primi anni
Ottanta ne restarono solo un
migliaio di capi. La razza pareva
Qualità eccezionali del formaggio
Oggi la produzione del Parmigiano Reggiano marchiato
“razza Reggiana – vacche rosse”
confida su 3.053 capi, presenti in 152 allevamenti distribuiti
sulle province di Reggio Emilia,
Modena e Parma, in cui spicca
la marcata presenza di giovani
allevatori.
Simbolo di abbondanza anche
in tempi di crisi, confermato
dalla tradizione iconografica ri-
degli allevatori under quaranta,
impegnati nell’attività. La razza
Reggiana si lega, così, a una politica innovativa di valorizzazione, sì della qualità del bestiame,
ma anche del lavoro delle persone. E i ragazzi, è il caso di dire,
nascimentale, che sempre usava
inserire nella rappresentazione
della natività il bue rosso, trova
ragion d’essere nelle caratteristiche nutrizionali dei prodotti
derivati. Il patrimonio genetico
della reggiana si riflette in un
latte che ha rese più elevate,
migliori proprietà di caseificazione, maggiore spurgo di siero,
più dilatata età di stagionatura
del formaggio e conseguente
migliore digeribilità dei suoi
componenti proteici e lipidici,
a favore di anziani, bambini e
sportivi.
In una cultura del benessere
sempre più attenta, anche una
carne bovina tanto ricca, non
può che essere apprezzata sul
mercato, come sta avvenendo
negli ultimi due anni.
Un allevamento che piace ai
giovani
Una realtà aziendale che si presenta con i volti senza una ruga
12
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
ci mettono la faccia: Alberto Baroni di Toano, Gabriele Conti di
Reggio Emilia, Claudia Incerti di
Reggio Emilia, Enrico Baiocchi di
Gattatico, Tiziano Chiarabini di
Villa Minozzo, Gabriele Aguzzoli di Campegine, Marcello Prandi
di Reggio Emilia, Marco Benassi
di Baiso, Fabio Fiandri di Prignano Sul Secchia, Matteo Ilari di
Reggio Emilia, Diego Valentini
di Castelnovo ne’ Monti, Riccardo Ferrarini di Cadelbosco di Sopra, Marcello e Manuel Novelli
di Novellara.
Questi i segreti del successo del
Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse. Basta assaggiarlo.
Un marchio segno di qualità
Così commenta il presidente
dell’Associazione
nazionale
allevatori di razza Reggiana
(Anaboare) Marco Prandi: “Per
ottenere risultati come questi,
occorre monitorare costantemente il mercato, come stiamo
facendo, e continuare a mantenere in mano la produzione,
contraddistinta
dall'ulteriore
marchio delle vacche rosse sul
piatto della forma. Il quale, è
ormai noto, indica che siamo di
fronte a un formaggio prodotto
unicamente con latte di questa
razza e con almeno ventiquattro mesi di stagionatura. Le bovine sono alimentate con foraggi totalmente del territorio e dei
nostri prati stabili”. Un marchio
che valorizza l’intera filiera produttiva, dunque, incurante della
crisi dei formaggi a pasta dura
e che spunta quotazioni medie
superiori ai 16 euro al chilo. E li
vale tutti.
‡,03(50($%,/,==$=,21,
‡/$7721(5,(
‡&23(5785(75$',=,21$/,(,1$//80,1,2
‡5,02=,21(&(0(172$0,$172
‡6,67(0$,17(*5$72)27292/7$,&2
Come la si riconosce
Elemento inconfondibile è il
mantello rosso fromentino uniforme, variante fra il carico e il
chiaro, più o meno attenuato
in corrispondenza delle parti
interne degli arti, al contorno
degli occhi e attorno al musello
(la parte più distale del naso).
Musello ed epiteli sono rosei.
Gli esperti valutatori di razza
spiegano che i soggetti sono di
buona taglia, con tronco lungo, solido impianto scheletrico,
testa sempre molto distinta e
piuttosto lunga.
L’altezza al garrese negli adulti
va dai 145-155 centimetri dei
tori, con un peso medio di 9-10
quintali, ai 140-145 centimetri
delle vacche, con un peso me-
dio di 6,5-7 quintali. Oltre alle
indubbie qualità del latte, la
Reggiana ha doti di rusticità
e fertilità. I dati dei controlli
funzionali del 2008, condotti
su 1.726 bovine, riportano una
media produttiva di 5.557 chilogrammi di latte all’anno, con
il 3,54% di grasso e il 3,45% di
proteine: valori di tutto rispetto!
E godono di ottima salute, garantendo prodotti davvero genuini.
Per avere maggiori informazioni, è possibile visitare il sito
www.razzareggiana.it
Alessandra Azzolini
MONTANARI & GRUZZA S.p.A. VILLA GAIDA (RE) - VIA NEWTON, 38 TEL. 0522/944251
FAX 0522/944129 - www.montanari-gruzza.it
Via Nobel, 11 Sesso Reggio Emilia
Tel. 0522/533223 Fax 0522/532257
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
13
Sanità >
UNO STAFF DI CARDIOLOGI AL SERVIZIO
DI CHI AMA LO SPORT E NON SOLO
Guiducci, Manari e Fioroni alla guida di un centro di
medicina cardiovascolare e di medicina dello sport
BLAUER
REFRIGIWEAR
MUSEUM
CANADIENS
WOOLRICH
CARLO PIGNATELLI OUTSIDE
LEBOLE
JOHN BARRIT
INGRAM
LINEAEMME
I BLUES CLUB
DIVINA
DENNY ROSE
U.S. POLO ASSN.
DEGRADÈ
LUISA VIOLA
LATTEMENTA
B.YOUNG
DIESEL
PEPE JEANS LONDON
CALVIN KLEIN
MARLBORO CLASSIC
MARINA YACHTING
HILFIGER - DENIM
NAPAPIJRI
MELTIN’POT
MISS SIXTY
TOKIDOKI
ENERGIE
WRANGLER
GREASE
CATBALOU
SARABANDA
PETIT BATEAU
CRISTINA GAVIOLI
SCOTCH & SODA
LOSAN
MRK
PLAYLIFE
ADIDAS
GOLA
di Romano Pezzi
Noi somministriamo soltanto
una adeguata dose di attività
fisica. Sembra quasi uno slogan,
invece rappresenta in sintesi il
programma dell'iniziativa intrapresa da tre famosi ed attivi
cardiologi reggiani, Umberto
Guiducci, Danilo Manari e Stefano Fioroni, che lo scorso primo
marzo hanno avviato a Reggio
il Centro Cuore & Salute, per la
cura e la prevenzione delle ma-
"Salvarsi da un infarto - precisa
il direttore del Centro, Umberto
Guiducci specialista in cardiologia e medicina dello sport, già
direttore del dipartimento Area
critica all'ospedale di Reggio - è
una cosa straordinaria. Il Centro
Cuore&Salute, ha come obiettivo
mettere in pratica quello annunciato dalle direttive regionali e
nazionali, per quel che concerne
la prevenzione primaria e secondaria di malattie cardiache. Il nostro programma fondamentale
è di dare ai cittadini di ogni età,
ma soprattutto coloro che hanno
superato gli "anta", che manifestano malattie o problematiche
cardiologiche, metaboliche, articolari e soprattutto nella circolazione periferica, la possibilità di
di rugby e di calcio. Attualmente
è consulente medico della Fiorentina e dell'Udinese, squadre
di calcio di serie A. Proprio Con
la squadra di Cesare Prandelli,
Manari ha raggiunto l'apice della notorietà. Aveva incontrato
il trainer viola anni fa, a Parma,
quando era medico sociale della squadra scudo crociata, ed in
quel periodo visse magici momenti come la vittoria della Coppa Uefa e della Coppa Italia, ed
inoltre, contribuito a tre miracolose salvezze della squadra in
serie A. Prandelli in seguito, ha
Via Matilde di Canossa 2, Quattro Castella - (R.E.)
Tel. 0522.887159
( SULLA TANGENZIALE )
Chiuso lunedì mattina Sabato orario continuato
Da sx, Danilo Manari, Stefano Fioroni e Umberto Guiducci
voluto Manari con se anche alla
Fiorentina.
Con la presenza di Danilo Manari
Dr Claudio Stradi
Presidente della Provincia Sonia Masini, con a fianco il dr Guiducci, all'inaugurazione del Centro
7JB(#7JDP
-BUFSBMF7JB&NJMJBWJD.FSDFEFT
5FM
'BY
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
NUOVA SEDE
lattie cardiocircolatorie.
Si tratta di un centro di medicina
cardio vascolare e di medicina
sportiva, con una palestra, dove
è possibile svolgere attività fisica
sotto costante controllo medico e strumentale, con il preciso
obiettivo di promuovere e sviluppare i benefici dell'attività
fisica per tutti, ed in prevalenza,
nei soggetti che debbono usare
il movimento come prevenzione
e terapia, svolgendolo in un ambiente protetto e soprattutto in
piena sicurezza.
- Spesse volte infatti l'attività
fisica è riuscita a sostituire un
farmaco, e mai una medicina
ha sostituito una sana attività
fisica.- Da queste parole, di un
noto fisiologo americano, i tre
cardiologi reggiani e collaboratori, hanno costruito la base
sulla cui filosofia, cercano di far
capire i benefici dati dall'attività
fisica, praticata in modo studiato, a tutte le fasce d'età.
intraprendere la giusta ed adeguata attività fisica controllata
e seguita in modo giusto. L'attività motoria costante, è una
condizione essenziale per una
buona forma fisica e soprattutto
di prevenzione."
Entusiasta di questo
lavoro è Danilo Manari, che rappresenta
in pratica la sua ragione di vita. Il noto
cardiologo, specialista anche in medicina
dello sport, si è sempre interessato infatti, agli aspetti medici
e fisiologici dell'attività fisica e sportiva.
Fin dagli anni ottanta, Manari è attivo
nell'ambito
della
riabilitazione cardiologica. Ha seguito
atleti olimpionici di
sci, atletica, team di
ciclisti professionisti,
quindi, il Centro Cuore & Salute
si orienta alla visite di idoneità
medica per gli sportivi ed i loro
programmi di preparazione specifica dopo aver effettuato test
funzionali che mettano in evidenza dove è necessario intervenire per correggere o potenziare il lavoro di preparazione
atletica. Per tutti gli sportivi che
attraverso un percorso personalizzato, vogliono migliorare la
propria prestazione, nel nostro
centro sono seguiti in modo specifico, da professionisti esperti.
La componente principale nel
programma di allenamenti è
infatti la diversificazione nel
grado dell'impegno, nei diversi
STAMPA REGGIANA
>
momenti di lavoro. Qui vengono
valutati i diversi bioritmi fisici,
che influenzano in grande misura resistenza e potenza. Per
gli sportivi che praticano un'attività basata sul fondo, come il
ciclismo su strada, podismo, sci
nordico e cosi via, il nostro obiettivo è mantenere il loro livello di
resistenza generale acquisito e
raggiungere una adeguata resistenza specifica. In definitiva
mettere l'atleta in condizione
di sopportare fisicamente una
massima attività per il maggior
tempo possibile."
Al centro Cuore & Salute, opera poi il dottor Stefano Fioroni,
che dopo aver prestato servizio
per quindici anni al Santa Maria
Nuova, dal 2005 ricopre l’incarico di responsabile del laboratorio di emodinamica e cardiologia
interventistica presso la casa di
Cura Villa Salus Hospital a Reggio. Inoltre c’è la presenza del
dottor Claudio Stradi, chirurgo
in angiologia medica specialista
del pronto soccorso e chirurgia
d’urgenza. Completano lo staff
che elabora e segue ogni programma di lavoro, dietologi,
specialisti in scienze motorie,
infermieri professionali e tecnici
del settore.
In occasione dell’inaugurazione
del Centro, che ha rappresentato un importante evento nella
città, sono intervenuti i più importanti personaggi di Reggio,
della medicina e dello sport.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
15
Beni Culturali >
> Beni Culturali
carlo vannini e il compianto
della chiesa di san giovannino
di Mons. Tiziano Ghirelli
Direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali
”Se facia sclamacione,
secondo che è consueto;
e poi stando Cristo dove è ordinato,
la matre se meta in mezo
et Iohanne al capo
e la Maddalena al piè;
e la matre se lamenta
sopra li membri de Cristo…”
Maria voltandose al populo dica
con le ati de le mane:
Io so’ la matre
trista sconsolata…”
(Sacra rappresentazione, 1375)
Le fotografie di Carlo Vannini
ci restituiscono un altro Compianto; i volti si moltiplicano,
la luce crea posture nuove, il
dialogo degli sguardi diventa
serrato. La rappresentazione
prende, in ogni immagine,
una dinamica nuova. Quella che abbiamo davanti a noi
è una corale della passione,
un rappresentare coloro che,
avendo assistito impotenti alle
16
STAMPA REGGIANA
>
tappe del Calvario, (ri)vivono
lo smacco per aver posto fiducia in un fallimento; il dolore
per la morte del figlio dell’uomo è intriso con quello per
l’esito infausto di un progetto; una tensione moltiplicata
dagli “specchi” che crea l’arte
di Vannini.
Ma le fotografie, in pari tempo, amplificano un’attesa.
Ancora una volta Carlo Vannini entra nelle opere e dà loro
(un’altra) vita; è il singhiozzo,
è l’urlo disperato, è il gemere
cantilenante che viene dalle viscere, secondo la Bibbia
(“Guarda, Signore, quanto
sono in angoscia; le mie viscere si agitano, il mio cuore
è sconvolto dentro di me...
Di fuori la spada mi priva dei
figli, dentro c'è la morte”, Lamentazioni, 1,20); espressioni
di un male per la perdita che
spacca il cuore o, se si vuole,
trafigge l’anima, secondo la
profezia di Simeone (Lc, 2,35)
***
La tradizione dei Compianti è
largamente diffusa fin dal Medioevo in tutta Europa; detti
anche “Mortori” in quanto,
secondo la tradizione, dopo
la calata del Cristo dalla croce, si affollano intorno al corpo esanime alcune figure: la
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
Madonna, le Pie Donne, Giovanni Evangelista, Giuseppe
d’Arimatea, Nicodemo. Queste composizioni avevano il
compito di far rivivere un momento di buio, quello dopo
la morte in croce: il Compianto in S. Giovannino a Reggio
Emilia, insieme a quelli coevi
del Mazzoni nell’Oratorio di
S. Giovanni Battista a Modena e di Niccolò dell’Arca nella
Chiesa di S. Maria della Vita a
Bologna, sono tra gli esempi
più alti. Si tratta di opere in
cui l’emotività è vibrante e la
terracotta plasmata e colorata rende il dolore del dopo,
quello intimo e quello condiviso che passa, nei gesti più
che nelle parole, dal ricordo
struggente alla rabbia per la
perdita, e viceversa.
Un dolore non solitario, non
vissuto nella disperazione
senza sbocco, ma in relazioni
affettivamente ricche e piene
di domani. Nel corpo esanime
di Cristo i presenti sentono sì
la disfatta ma la rappresentazione è destinata a far risaltare - per contrasto - il trionfo
pasquale dove la morte verrà
sconfitta.
Nel Venerdì santo c’è il tempo
senza tempo; quello del dolore dal quale tutti siamo misurati e attraversati. Il dolore
che ci blocca. In questi scatti,
però, c’è il dolore cristiano,
vissuto non da una collettività disperata; è una sofferenza
corale in movimento, cioè di
coloro che condividono un esito infausto e ne riconoscono
le ragioni, ma coltivano sempre l’imminenza e l’attesa.
Le Marie “sterminatamente piangenti”, come è stato
scritto nel sedicesimo secolo
per definire queste rappresentazioni, sono individuate
da Vannini in espressioni maggiormente dettagliate rispetto
a ciò che può cogliere il nostro
occhio; entriamo - e siamo
esplicitamente invitati a farlo
dal fotografo con l’enfatizzazione del buio - nel momento
del male. Le ombre, nei visi
stravolti e nelle mani contorte, sono la traccia più efficace
di questo male.
Il dolore d’insieme non è tuttavia quello della tragedia
greca; non c’è solo una scelta teatrale da sceneggiatore
esperto; non siamo investiti
da un pianto manipolatorio
ed infantile: qui è la domanda
di verità dell’umanità dolente
che ci interroga.
Perché il dolore? Perché la
morte? Perché il fallimento
personale o di gruppo? Perché
l’errore? Perché il buio?
***
Qui siamo invitati ad entrare
nella sospensione prima della
Pasqua; un’aura d’attesa e di
speranza che Vannini coglie
pienamente nei suoi scatti.
Come dice l’apostolo Paolo:
“Se Cristo non è risorto, vana
è la nostra predicazione, vana
è la vostra fede” (1Cor. 15,14).
Nel Cristo morto trova speranza il corpo e la vita di ogni credente; la fede cristiana, secondo la formula del Credo, sta
nella resurrezione della carne.
PROGRAMMA
11 aprile, ore 17.00
Muto testimone del Compianto: la Sindone
Renato Grilletto – Università
di Torino
Ezio Fulcheri – Università di
Genova
25 aprile, ore 17.00
Il dolore come via di redenzione
d.Giovanni Nicolini – Arcidiocesi di Bologna
2 maggio, ore 17,00
Chiesa di S.Giovannino in Reggio Emilia
Crucifixus
Foto di Carlo Vannini
Il Mobile in Campagna
5/02 - 2/05
VENDITA PROMOZIONALE
RINNOVO CAMPIONATURA
VIA GIAN MARIA FERRARONI, 19tREGGIO EMILIA
0522-303552
Polifonie per il tempo di Pasqua tra Medioevo e Rinascimento-Coro della Cappella
Musicale S.Francesco da Paola
di Reggio Emilia diretto da Silvia Perucchetti
16 maggio, ore 17.00
La Deposizione dalla Croce
nell’arte
Antonio Paolucci – Musei Vaticani
30 maggio, ore 17.00
Chiesa di S. Giovannino in
Reggio Emilia
visita guidata
MI
CALO LE
BRAGHE!
APERTO
LAÊDOMENICAÊPOMERIGGIO
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
17
Eventi >
i
valori
etici
della
terza
biennale
Arte, teatro, studi, convegnistica, progetti, interventi sul territorio: si conferma la
formula multidisciplinare dell’iniziativa unica nel suo genere voluta dalla Provincia
di Corrado Sevardi
Il 2010 è l’anno della III edizione della Biennale del Paesaggio. Con la Biennale molti
reggiani hanno già imparato
a dialogare, ne frequentano
le iniziative, colgono il valore
innovativo di questa manifestazione. Le presenze in questi anni sono nell’ordine delle
decine di migliaia di persone
e l’attenzione mediatica è arrivata alle testate nazionali, ai
tg Rai in prima serata. Si tratta
di un progetto cosmopolita,
variegato, che stupisce, disorienta quasi, per la molteplicità
dei contenuti, delle proposte. I
soggetti coinvolti sono numerosi e numerosi sono gli sponsor privati.
Nelle iniziative si intrecciano
i temi della tutela e dello sviluppo sostenibile del territorio,
della cultura identitaria locale e della tradizione portate
all’incontro con i grandi cambiamenti della contemporaneità.
I documenti di riferimento della Biennale del Paesaggio sono
due: la Convenzione europea
del paesaggio e il Ptcp-Piano
territoriale di coordinamento provinciale elaborato dalla
Provincia di Reggio Emilia.
Il primo è un manifesto pro-
Installazione al Parco di Roncolo di Distretto Rurale: Telescopio Vegetale
grammatico che propone del
concetto di “paesaggio” un’interpretazione nuova, che legge
la stretta relazione di reciproca
influenza tra luoghi e comunità, che supera la pretesa dicotomia tra sviluppo e conservazione tout-court. Afferma i
valori etici che devono guidare
chi interviene sui luoghi, perché le azioni siano all’insegna
della difesa, della coerenza,
del rispetto ambientale e dei
segni, delle vestigia, del recupero e non del consumo, ma
anche all’insegna del “nuovo”,
come categoria cui ogni generazione ha diritto di appellarsi
per lasciare anch’essa un proprio “segno” qualificante e distintivo, un segno che aggiunga tradizione alla tradizione,
verso lo sviluppo.
Il Ptcp compie una lettura analitica del teritorio e ne individua peculiarità, cifre distintive, potenzialità, proponendo
la via per superare le criticità,
nell’intenzione di mettere a sistema le eccellenze e le buone
pratiche e col difficile obiettivo di far coesistere le esigenze
particolari e collettive di una
provincia fortemente antropizzata com’è quella reggiana.
La Biennale del Paesaggio trova i propri strumenti per creare
una cultura e sensibilità diffuse
su questi temi in tutti i campi
possibili, dall’evento artistico
al convegno tra addetti ai lavori, dalla formazione rivolta a
segue a pag. 20
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STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
19
> Eventi
la biennale del paesaggio nel rispetto e nel recupero dell'ambiente
segue da pag. 19
studenti e operatori ai master
plan e agli studi commissionati
alle università. Un intervento di
un artista tra la natura o in un
sito industriale, l’abbattimento
di un ecomostro, la creatività
di giovani progettisti applicata agli sforzi infrastrutturali, le
fiere di paese, le tipicità locali
sono tutte occasioni per consolidare e vivificare la coscienza
di un’identità, di un’appartenenza e del rispetto per i luoghi che abbiamo la responsabilità di abitare e di consegnare
alle future generazioni.
La Biennale di quest’anno è già
partita, coinvolgendo i primi
partner come il FAI, Italia Nostra, Aterballetto. Due silos del
cantiere Morini Calcestruzzi
Val d’Enza sono oggi assunti
al ruolo di vere e proprie “sentinelle del territorio”, dopo
che un intervento del pittore
Angelo Davoli li ha nobilitati
a personaggi estetici simbolo
degli sforzi della Provincia in
quell’area. Aterballetto vi ha
danzato accanto; Davoli ha creato un video utilizzandolo per
la scenografia della nuova coreografia di Bigonzetti, “Certe
notti”, su musiche di Luciano
Ligabue. E così il paesaggio è
entrato “nel” teatro, ha sfondato le pareti del palcoscenico
moltiplicandone le prospettive.
L’armonia di un ideogramma
giapponese di cielo e nuvole
sulla ferrosità industriale e ossidata dei silos, la danza aerea e
la ricerca della leggerezza della
materia più grezza, gli opposti
che si cercano per sublimarsi, il
coraggio dell’ossimoro, l’ecletticità rinascimentale di un
gesto che armonizza pittura,
intervento “site specific”, happening, coreografia, musica,
teatro, tecnologia, panteismo
naturale e umanistico… tutto
questo parla della raffinatezza
poetica commovente di Davoli.
Chi c’era s’è commosso… A
Palazzo Casotti la mostra, da
non perdere. La Biennale del
Paesaggio sposa questo verificarsi di eventi che propongono
uno “stile”, un profilo alto nel
rapporto coi luoghi e i valori.
Quest’anno ci saranno “Creazioni”, “Grandangoli”, “Cartelloni”, “Idee”, dalla land art
al cinema, ai progetti stilati da
architetti e urbanisti.
La nostra provincia sarà per
tutto l’anno animata dalle iniziative, proprio come fa un
esploratore che cammina in
mezzo alla natura per lasciarsi
stupire ogni volta che si affaccia all’uscita da un bosco su una
radura, o raggiunge la sommità di una collina nell’ora di un
inusitato tramonto.
Siete tutti invitati. Il programma completo lo trovate nel sito
www.biennaledelpaesaggio.it
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STAMPA REGGIANA
Eventi >
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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Foto 1 . I due silos della Morini Calcestruzzi Val d’Enza dipinti da Angelo Davoli. Foto 2. Studio per l'installazione al Parco di Roncolo di Antonella De Nisco. Foto 3. Installazione al Parco di Roncolo di Distretto Rurale: “Telescopio Vegetale”. Foto 4. Lago di Pranda (Foto Giovanni
Badodi). Foto 5. Il Po a Guastalla (Foto Mario Rebeschini). Foto 6. Pieve di San Vitale, Carpineti. Foto 7. I danzatori di Aterballetto sulle
ghiaie del Cantiere Morini. Foto 8. Una scena d’insieme di “Certe notti” di Bigonzetti. Alle spalle uno dei monitor ideati da Davoli. Foto 9.
Un concerto di Enrico Rava, Mundus 2009. Foto 10 Un concerto di Ludovico Einaudi, Tramonti 2009.
9
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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Costume & Società >
i giovani e il disagio sociale
di Riccardo Caselli
Ho riscontrato un fenomeno interessante, nelle diverse presentazioni che ho fatto del mio libro “L’Italia in
vacca”. Indipendentemente
dalla zona o dal contesto,
ho incontrato svariate persone, talvolta anche impegnate politicamente e non
della mia generazione, che
condividevano un medesimo punto di vista. A proposito della descrizione che ho fatto dello
sfarinarsi della società
Italiana, si domandavano come potessi io,
giovane, raccontarla
essendoci sostanzialmente “nato e cresciuto” e non avendo,
secondo loro, potuto
vivere un modello sociale differente.
Il modello differente,
secondo i più, sarebbe in parole povere
quello dei tempi della Dc e
del Pci, della cinquecento o
di Carosello. In sostanza le
persone mature osservano il
decadimento del paese con
un’ottica di lungo periodo,
lungo quanto lunga è la
loro vita. Un giovane sa vedere invece con un’ottica di
breve periodo e se è atten-
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
to sa leggere meglio questa
epoca dal cambiamento turbinoso.
Il decadimento italiano non
è infatti così vecchio. E’ un
fenomeno veloce, di dieci anni al massimo, veloce
quanto sono stati rapidi
gli sconvolgimenti globali:
l’esplosione di internet, delle tivù commerciali, dell’immigrazione, della diffusione
del viagra, della chirurgia
estetica. Sono questi alcuni
degli eventi, neonati, che
hanno radicalmente cambiato la morfologia sociale
del paese, così come di tutto
il mondo. E sono questi che
l’Italia non è stata in grado
di governare.
La nostra nazione arrivò
per prima sull’e-commerce,
qualcuno si ricorderà ancora
di eBazar e la pubblicità con
Platinette. Fu venduto al neonato E-bay in poco tempo.
Il sesso nel frattempo è
esploso in forme aberranti,
ha sfondato confini, privacy,
decenza, è finito nelle piazze moderne delle televisioni
in ogni sua deviazione, si è
erto a fulcro della pubblicità, a criterio di selezione
politica e sociale, superando
qualsiasi confine di età, dignità, riservatezza.
Il commercio che ruota intorno all’immagine, al corpo, all’intrattenimento, si
è trasformato in un valore,
non solo in un prodotto, e
ha fatto del paese quella
“videocrazia” di cui tanto si parla.
I flussi migratori, ingigantitisi nel frattempo senza che vi fosse alla base
alcun progetto, hanno
cambiato il volto delle
nostre città cancellando
di fatto intere zone dalle
cartine, creando enormi
sacche d’illegalità, ponendo le premesse per
un crescente disagio scolastico e sociale.
È in risposta all’esplosione
di fenomeni come questi,
tutti molto recenti, che l’Italia non ha saputo porre confini, incanalare tendenze. La
difficoltà della classe politica
di “vedere” la velocità del
vero cambiamento, perché
prigioniera di quell’ottica di
STAMPA REGGIANA
>
lungo periodo, è tanto più
grave quanto più si unisce a
giovani generazioni escluse
dal potere o incluse senza
alcuna logica di merito.
Oggi misurarsi con il disagio
sociale significa affrontare
dipendenze da cybersesso,
modelli estetici irrealistici e
anoressie gravi, difficoltà di
relazioni fuori da un social
network, poker online sostituitosi ad una “caccia al
tesoro” in compagnia, marginalità sociale, violenze e
giochi sadici perpetrati per
“noia”, il marketing silenzioso della droga che ha abbassato il target d’età, stalking e tanto altro ancora. Se
ci pensiamo bene, molti di
questi, fino a 7 anni fa, erano sconosciuti anche come
vocaboli.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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Fatti >
IN MOSTRA GLI ARTISTI CHE
TRIONFARONO AL MUNICIPALE
Decine di ritratti esposti presso l'Archivio di Stato in occasio
occasione della XII° settimana
della cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
In occasione della XIIª Settimana della cultura, promossa
come ogni anno dal Ministero
per i Beni e le Attività culturali,
presso l'Archivio di Stato si
conclude l'esposizione dei ritratti di artisti provenienti
dall'archivio privato Vivi; la Settimana della cultura 2009, infatti, aveva dato avvio all'iniziativa riguardando una prima
parte di quadri.
La scelta di articolare su due
edizioni consecutive la mostra
dedicata agli artisti dei teatri di
Reggio, è stata dettata dall'opportunità di dare ad ognuno di
essi lo spazio e il rilievo che
meritavano. Questo e altro ancora ha colto il pubblico che ha
visitato l'edizione 2009 della
mostra, supportato anche
dall'opuscolo-catalogo, in cui
ogni personaggio era illustrato
da brevi cenni biografici.
Così, secondo l'ordine alfabetico approssimativamente seguito, mentre nel 2009 avevano
sfilato artisti come la Brighenti,
la De Giuli Borsi, Donizetti ...,
quest'anno è la volta di Rossini,
Peri, Verdi, Paganini e tanti altri.
La maggior parte di cantanti,
ballerini e attori raffigurati erano delle vere celebrità dell'epoca, e quasi tutti calcarono le
scene del teatro Municipale. I
nomi di alcuni di essi sono conosciuti ancora oggi; tale è il
caso, ad esempio, di Giuditta
Pasta, per la quale Bellini scrisse la Norma, Rossini Il viaggio
a Reims e Donizetti l'Anna Bolena.
Adelaide Ristori fu considerata la più grande attrice del suo
tempo, trionfando non solo nei
principali teatri europei, ma
anche in quelli dell'America,
dell'Australia e della Nuova
Zelanda. Quando si esibì a Reggio (1858), le fu regalata una
medaglia d'oro espressamente
coniata per celebrare l'avvenimento.
Alla reggiana Rosalinda Silva
(nata Grossi) Cagnoli dedicò un
componimento; purtroppo la
sua vita si interruppe prematuramente nel 1804, quando la
cantante aveva solo 27 anni, a
causa del tifo contratto a Venezia, e fu seppellita nella chiesa
di S. Teresa.
La celebrità di Carolina Ungher è addirittura testimoniata
dal busto marmoreo che le
venne dedicato in occasione
delle sue esibizioni reggiane
(1837-1838), unitamente alle
rime apologetiche di Viani, Pe-
Eugenia Garzia
Genero Gio Battista
Guicciardi Giovanni
retti e Cagnoli. Questi e molti
altri ancora sono gli artisti e
compositori di cui si espongono
i ritratti. Anche quest'anno la
mostra è corredata da un catalogo che, oltre a offrire una
sintesi sulla storia del teatro
Municipale e delle sue stagioni,
contiene le note artistiche e
biografiche di tutti i personaggi esposti, compresi quelli
dell'anno scorso.
L'iniziativa si terrà presso i
locali dell'Archivio di Stato, in
corso Cairoli n. 6, dal 16 al 25
aprile, con apertura dalle ore
9,30 alle ore 12,30 tutti i giorni,
festivi inclusi. In occasione della
mostra sarà possibile, a richiesta, assistere alla proiezione del
video Archivi e territorio.
Viviana del Lago
Tom Pouce
Giuditta Pasta
Gioacchino Rossini
Enrichetta Sonta
Ferdinando Walpot
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
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Spettacoli >
> Spettacoli
CON “CENERENTOLA" DI ROSSINI LA
GRANDE OPERA ITALIANA TORNA AL VALLI
Maria Josè Lo Monaco è la giovane
protagonista del melodramma buffo, attorniata da un cast di prestigio con Ulivieri, De Candia, Mironov e Bordogna. Sul podio Evelino
Pidò, regia di Daniele Abbado
golarmente al Rossini Opera Festival. Nei panni di Dandini torna
uno dei beniamini del pubblico
reggiano, il baritono Roberto
De Candia, la cui carriera sta assumendo dimensioni sempre più
internazionali e prestigiose. Altro interprete di lusso è il basso
Nicola Ulivieri, indimenticato
protagonista del Flauto Magico,
questa volta impegnato come
Alidoro. Il ruolo buffo di Don Magnifico è affidato al sempre più
bravo e apprezzato Paolo Bordogna: nato nel 1972 a Melzo (Milano), ha studiato con il baritono
Roberto Coviello. Si è specializzato all'Accademia Lirica Internazionale di Katia Ricciarelli con
Bianca Maria Casoni e la stessa
Ricciarelli nel repertorio del baritono brillante. Nel 2000 ha vinto
il Premio Caruso e nel 2006 il Premio Bastianini. Le due sorellastre
sono impersonate dalle interessanti artiste Eleonora Cilli (Clorinda) e Alessandra Volpe (Tisbe). La
regia è di Daniele Abbado.
E’ stato fatto osservare dalla critica accredita che ciò che più colpisce in “Cenerentola” è la cura
di Rossini, inusitata per un’opera
buffa, nel tratteggiare il caratte-
di Paolo Borgognone
La stagione lirica del Teatro Valli
riprende, il 21 e 23 aprile alle ore
20, con “Cenerentola” di Gioachino Rossini.
E’ praticamente l’unico titolo di
repertorio in cartellone, visto che
per il resto la Fondazione I Teatri ha preferito puntare su opere
rare antiche e moderne. L’orchestra è quella del Teatro Petruzzelli di Bari, diretta da Evelino Pidò,
e il cast vocale presenta alcune
punte di eccellenza.
Protagonista è Josè Maria Lo
Monaco, giovane mezzosoprano
diplomata al Bellini di Catania e
vincitrice dei più importanti concorsi internazionali. Don Ramiro
è il tenore Maxim Mironov: nato
a Tula, dopo essersi diplomato
alla Scuola Superiore degli Artisti a Mosca, è entrato a far parte
del celebre teatro Helicon Opera
della capitale russa. Partecipa re-
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STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
Alessandra Volpe
re della protagonista. Fin dalle
prime battute dell’opera Cenerentola mostra il suo distacco nei
confronti dei personaggi che la
circondano. Dalla malinconica
canzone iniziale "Una volta c’era
un re", alla scena e rondò finali
"Nacqui all’affanno, al pianto",
è evidente l’intenzione di dipingere una figura pateticamente
sospesa fra sogno e realtà. Quasi
un’eroina da opera seria. Anche
la vocalità è indirizzata verso lo
stesso fine. Una scrittura estremamente virtuosistica che, pur
con altri intenti, ha modo di farsi
valere anche nel personaggio di
Dandini durante il suo travestimento da principe, e in quello di
Alidoro al momento di mostrarsi
in tutta l’autorevolezza del suo
ruolo. Il personaggio meno delineato è in fondo Don Ramiro,
che solo a fatica si differenzia dal
tradizionale ruolo di amoroso.
Don Magnifico, Clorinda e Tisbe
appartengono invece al più tradizionale mondo dell’opera buffa, con tutto l’armamentario di
sillabati ed effetti onomatopeici
che ne consegue. Relegato alla
funzione di semplice riempitivo, il coro non ha modo di farsi
valere quale protagonista attivo
dell’azione. Alla prima di Roma
l’opera non riscosse un immediato successo, forse per la carenza
di prove e per il nervosismo degli
interpreti. La fretta, del resto, era
Paolo Bordogna
Eleonora Cilli
Roberto De Candia
stata tale da costringere Rossini
a riciclare la sinfonia composta
l’anno prima per La Gazzetta e,
quale gran finale, il rondò del
conte d’Almaviva nel Barbiere di
Siviglia, diventato in Cenerentola
il celeberrimo "Non più mesta"
della protagonista. Già nelle repliche il successo fu però assoluto e costante, al punto che negli
anni seguenti giunse a oscurare
quello del Barbiere. Dopo un periodo di declino, durante il quale
l’opera rischiò persino di uscire di
repertorio, Cenerentola è ritornata trionfalmente sulle scene,
anche grazie alla edizione critica approntata da Alberto Zedda
verso la fine degli anni Sessanta.
Nicola Ulivieri
STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
27
> Teatro
anche reggio ha il suo x-factor
di Annalisa Fracasso
Negli attuali palinsesti televisivi la ricerca del ‘fenomeno’,
del ‘campione’, del ‘superdotato’ a livello artistico/professionale è ormai uno status consolidato e confermato, a quanto
pare, da una nutrita audience.
Programmi come AMICI o XFACTOR stanno sfornando talenti a
spron battuto. Certo le persone
che hanno determinate capacità
non sono moltissime, ma è legittimo consentire a chiunque lo
desideri di provare, mettendosi
a confronto con dei professionisti, che hanno così modo di verificare se ci sono per davvero le
carte in regola per proseguire
sulla strada del successo oppure
se si tratta solo di un sogno e
nulla più.
Trovo che, per quanto questi
programmi si stiano moltiplicando, siano comunque sempre
migliori e più validi di altri, tipo
LA FATTORIA, LA TALPA o L’ISOLA che invece si avvalgono di
personaggi spesso in declino
che si aggrappano a questo ultimo scoglio pur di tentare
un’ultima via di fuga verso un
successo ormai appannato e
che, dati gli scarsi contenuti di
qualsiasi ordine e grado, mi
fanno rimpiangere certi vecchi
programmi del tipo Giochi senza Frontiere, condotti da un
simpatico Guido Pancaldi e da
un’ impeccabile e tuttavia dolcissima Rosanna Vaudetti…altri
tempi, altre storie!
Probabilmente la necessità di
"riempire" un numero di ore di
trasmissione che è notevolmente aumentata a causa dell’obbligo di fornire un servizio 24 ore
su 24, in concorrenza con un
numero smodato di altri canali
ha esaurito la vena propositiva
degli autori televisivi. Personalmente trovo comunque più interessante e decisamente più
educativo, se me lo consentite,
vedere come si può impegnare
un giovane in determinate prove di canto, ballo, recitazione,
piuttosto che assistere alle esasperanti e spesso maleducate se
non addirittura volgari ‘tirate’
di personaggi più o meno famosi messi in una fantomatica situazione nella quale persone
molto più sprovvedute se la saprebbero cavare sicuramente
molto meglio…
In una vita sempre più comoda e tranquilla, dove il contatto
28
STAMPA REGGIANA
Teatro >
Foto di gruppo presentazione corsi Ma.Mi.Mo. 2009-2010
con l’altro è reso enormemente
più facile perché mediato da
mezzi di comunicazione sempre
più numerosi e altamente tecnici, si ha comunque l’impressione
che l’individuo ci perda in termini di spontaneità, di singolarità, di particolarità, di affermazione di quello che è veramente.
Ecco allora spiegato il motivo, a
parer mio, del grande successo
di questi programmi che invece
mettono in campo proprio le
capacità, esclusive e, per questo,
sempre nuove, di ogni individuo.
Sarà per questo latente e mal
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
riconosciuto bisogno di affermazione che il C.T.M., ovvero il
Centro Teatrale Ma.Mi.Mo. di
Reggio Emilia ha avuto
un’espansione a dir poco esponenziale?
Sarà per questo che, dai primi
40 corsisti del non remoto 2004
si è passati, nell’ultimo anno, a
210 iscritti?
Partiamo innanzitutto dal nome…
A sentire i diretti protagonisti,
che ora hanno assunto l’altisonante titolo di Soci Fondatori,
ma che in realtà sono tutti giovani under 40 se non addirittura
under 30, il nome stesso è derivato da un forte dubbio che li
colse in una notte buia e tempestosa (come direbbe il simpatico bracchetto di Schultz) allorquando si accinsero a tentare di
dar vita alla loro creatura…Insomma si, si voleva fare qualcosa, ma non si sapeva bene cosa.
Da qui, chi conosce bene il dialetto reggiano potrà intuire che
con MA..MI..MO.. si potrebbe
anche voler dire: BEH..IO..VERAMENTE..CHE NE SO?
E così è stato. In pratica si
voleva canalizzare una forte
passione per il teatro e coniu-
garla, al tempo stesso, sia con
una solida base professionistica
e..udite..udite…anche con una
grande attenzione verso il territorio e le sue risorse.
A questo punto, chi crede di
saperne di Teatro ma in realtà
lo conosce solo superficialmente
potrebbe pensare…ma come…
il Teatro è affermazione prepotente dell’IO…cosa ci sta a fare
l’attenzione per il territorio e le
sue risorse? Tanto più che qui a
Reggio c’è il già affermato teatro dialettale.
In verità, quello che si agitava
nei pensieri dei soci fondatori
nei fatidici momenti in cui tutto
questo coacervo di idee stava
per germogliare era davvero
qualcosa di nuovo ma, al tempo
stesso, profondamente legato al
TEATRO nella sua essenza.
Provo a spiegare per chi, magari, non lo sapesse: il Teatro è
fatto anche di attenzione, di
dedizione, di rispetto. Non si
può pretendere che il pubblico
apprezzi chi non ha capacità di
osservazione, perché non riuscirebbe a rendere ‘vero’ un personaggio, né si può pretendere
che applauda chi si è impegnato in modo banale e cialtronesco. Pregi e difetti, lì, sul palco,
vengono fuori subito; non c’è
replay, non c’è doppiaggio. E’
tutto tremendamente vero e
immediato. E’ un lavoro ‘senza
rete’ quasi come lo era quello di
certi funamboli dei circhi
dell’800.
E poi, c’è il LAVORO DI GRUP-
PO. Quando si è in scena è come
se si fosse dei naufraghi su una
zattera. Bisogna calcolare pesi
e misure, o meglio, bisogna
considerare spazi e tempi, quelli che servono a sé e quelli che
sono destinati agli altri. Bisogna
muoversi con prontezza e circospezione al tempo stesso. Bisogna non farsi prendere dal panico. Bisogna ricucire gli errori,
anche quelli altrui, purché alla
fine tutto vada per il meglio,
altrimenti si affonda, tutti, inesorabilmente. In questo, il Teatro è anche SOLIDARIETA’.
Questo è lo spirito che ha da
sempre animato i ‘ragazzi’ del
Ma.Mi.Mo. e che, a quanto pare, è entrato nel cuore di tanti.
E ora, facciamo parlare i numeri e i fatti.
Nato nel 2004, il C.T.M. ha ora
al suo attivo una Compagnia
stabile composta da 10 attori e
da numerosi collaboratori esterni che produce spettacoli di
prosa e organizza eventi. Inoltre, è anche Scuola di Teatro
che offre percorsi di formazione
strutturati a più livelli e per varie fasce di età, con l’obbiettivo
di fornire una preparazione sia
tecnica che culturale a tutti coloro che intendono avvicinarsi al
teatro sia per passione extra
scolastica o lavorativa, sia con
un vero intento di impegnare il
proprio futuro. Non manca infatti anche un Corso Professionalizzante che consente ai più
dotati (e qui si ritorna all’X Factor!!) di prepararsi per poter
accedere alle Accademie Nazionali di Teatro.
Nel 2006 la compagnia ha ricevuto la prestigiosa nomina di
Figlia d’Arte da parte dell’Accademia D’Arte Drammatica Paolo
Grassi di Milano, attraverso una
convenzione che permette ai
due enti di collaborare a stretto
contatto scambiandosi risorse
umane e tecniche a seconda
delle rispettive necessità.
Dal 2006 il C.T.M. collabora
inoltre con la Fondazione I TEATRI di Reggio Emilia per le sue
produzioni.
Dal 2007, dopo aver vinto un
bando di concorso del Comune
di R.E., la sede operativa dell’associazione è presso l’Officina
delle Arti in via Brigata Reggio
29 – R.E., luogo preposto dal
Comune per attività culturali di
vario tipo, dove il C.T.M. svolge
attività di stage, letture, spettacoli e allestimenti di nuove produzioni, in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura del
Comune di Reggio Emilia.
A sostegno dell’idea di un
teatro che è anche considerato
come luogo di aggregazione e
crescita, accanto ai progetti produttivi ‘classici’, il C.T.M. attua
inoltre un continuo lavoro di
ospitalità di compagnie giovani
che non trovano spazio nei
grandi circuiti o nei teatri stabili ma che comunque sono ritenute meritevoli a livello nazionale.
Direttore artistico è MARCO
MACCIERI, attore e regista, che
ha collaborato con numerosi
maestri tra cui Massimo Navone,
Luca Ronconi, Gabriele Vacis,
Maurizio Schmidt, Dominique
Pitoiset, Massimo Popolizio e
Daniele Abbado.
Come vedete, non esistono
solo quell’asso piglia-tutto (mediaticamente parlando) di Maria
de Filippi oppure quello stralunato (eppure artisticamente dotato) di Morgan!
Anche qui, vicino a casa, c’è
modo di far qualcosa per testare il proprio x-factor, perciò:
buona fortuna al C.T.M.e a tutti
i futuri artisti che da lì nasceranno!
STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
29
Mostre >
A BARCELLONA SI PARLA REGGIANO
Per la festa di San Giorgio il "Festival del Libro d'artista" organizzato da Elisa Pellacani
C’è un giorno dell’anno nel
quale Barcellona si tinge dei
colori dell’autonomìa catalana:
è il 23 aprile, festa del patrono
San Giorgio. Quel giorno la
gente diserta le liturgie d’una
cattolicità antica e celebra un
rito laico di condivisione e d’impegno culturale. Gli uomini
consegnano una rosa rossa alle
signore e sono ricambiati con
un libro dalle rappresentanti
del gentil sesso. Può sembrare
un fatto elitario, uno snobbismo d’altri tempi, invece è
un’usanza tanto generalizzata
da provocare effetti commerciali difficilmente eguagliabili:
banchi di vendita di rose e di
libri si assiepano dappertutto,
mentre pile di libri e cesti di
rose occupano librerie e centri
commerciali. “Il libro è sinonimo di libertà”, dicono i catalani. E fondano questa convinzione sulla consapevolezza che il
STAMPA REGGIANA
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anno VIII numero 4 > APRILE 2010
Book” nel 2009, e quest’anno
si denomimerà “Human Book”
recando come simbolo un volto umano per sottolineare che
“il libro è espressione e patrimonio dell’umanità”. Tutti gli
anni le opere sono esposte
nella neogotica Piazza San Just
per l’intera giornata di San
Giorgio, e successivamente nel
Centro civico Pati Llimona ed
in Librerie specializzate della
città, per trasferirsi poi in altre
sedi, in Spagna e in diversi
Paesi europei fra cui l’Italia. Il
catalogo a stampa non potrà
libro mette in contatto con il
mondo e con la storia; facendo
attraversare se necessario il deserto, come sostiene il guascone Hervé Gaymard. Non è un
caso che autori catalani come
Francisco Gonzàles Ledesma,
Manuel Vàzquez Montalbàn e
Carlos Ruìz Zafòn abbiano fatto
fortuna. I loro scritti descrivono
la forte suggestione di questi
luoghi e forniscono un risalto
planetario a eventi come la
festa di San Giorgio. Ed é singolare che l’Unesco adotti – già
da alcuni decenni – la data del
23 aprile quale Giornata mondiale del libro e della lettura.
Omaggio alla Catalogna o casuale coincidenza? L’enigma
resta, ma la gente catalana intepreta la scelta come condivisione delle sue tradizioni civili
e culturali, dedicando, quel
giorno, un’attenzione al libro
che non ha uguali al mondo. Da
tre anni, e con un crescendo
inatteso, il 23 aprile si caratterizza anche per un’iniziativa
che ha origini reggiane: ideato
e promosso dalla concittadina
Elisa Pellacani, docente all’Escola Massana di Barcellona, e con
il sostegno della Municipalità,
si tiene il “Festival del libro
d’artista”, un’iniziativa che attrae oltre duecento operatori
provenienti da ogni parte del
mondo. Si denominò “Print a
Book” nel 2008, poi “Imagine
dar conto delle varie iniziative
collaterali che, spaziando dalla
musica alla poesia, al canto, al
ballo e alla recitazione, saranno ospitate nei programmi radiofonici e televisivi locali.
La prossima edizione conterà
sulla presenza di una consistente rappresentanza italiana proveniente da Napoli, Venezia,
Roma, Milano e dalla stessa
Reggio, e si confronterà con
analoghe iniziative che stanno
STAMPA REGGIANA
>
sorgendo a Barcellona e in altre
città europee.
Da sinistra: Un’immagine di Piazza
San Just mentre si esibisce la reggiana
Deborah Walker e il Trio “Lili after
Garret” di Parigi, ritratto di Elisa
Pellacani, curiosi e appassionati tra i
banchi e preziosi esemplari di libri
d’artista esposti
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
31
Cultura >
OPERE DI MAFFEI ALLA BIBLIOTECA PANIZZI
UN MANUALE
PER INVECCHIARE BENE
G. Bertini, Andrea Maffei, 1850, olio su tela Milano Museo Poldi Pezzoli
NUOVA ALUPRES s.r.l.
VIA MASACCIO, 1 0 -42100 REGGIO EMILIA - Tel. 0522 /517760
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LA GRANDE NOVITÀ BREVETTATA NEL CAMPO DELLA TRICOLOGIA
Progetto TRICOLIGHT
di Filippo Silvestro
Durante l’ultima giornata della Deputazione di Storia Patria per celebrare i 150 anni
dell’Unità d’Italia e della stessa
Deputazione, svoltasi al Palazzo del Capitano del Popolo e
nella sala conferenze ai Cappuccini, ho tenuto una relazione dal titolo “Andrea Maffei
nella volta del Teatro Municipale dipinta da Domenico Pellizzi e i salotti risorgimentali”.
La particolarità interessante è
che al momento della esecuzione pittorica della volta, il 1857,
l’unico personaggio ancora vi-
vente, era Andrea Maffei, mentre tutti gli erano ampiamente
“storicizzati” e raffigurati nei
quattro riquadri : dalla Coreografia (Salvatore Viganò e Gaetano Gioia) al Melodramma
(Metastasio, Pergolesi, Bellini);
dalla Commedia ( Goldoni, Alberto Nota, Giovanni Maria
Cecchi) alla Tragedia con Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti e
appunto Andrea Maffei.
Andrea Maffei nasce a Molina
di Ledro (TN) nel 1798 e muore
a Milano nel 1885. Allievo del
Monti è stato poeta, letterato e traduttore e un patriota,
avendo sposato Clara Spinelli
ed insieme avendo dato vita al
famoso salotto risorgimentale
a Milano che tanta ed importante parte ebbe per organizzare le Cinque giornate. Per
Giuseppe Verdi scrisse il libretto I Masnadieri e collaborò assieme a Francesco Maria Piave
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STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
C. Bellosio, Andrea Maffei, 1830, olio su tela Museo di Trento e Rovereto
D. Pellizzi, Volta Teatro Municipale, La Tragedia, 1857 Alfieri, Maffei e Monti
per il Macbeth. Tradusse varie
opere di Schiller, Shakespeare,
Goethe e Milton.
Ha intrattenuto rapporti con
varie personalità come Antonio Rosmini, Gino Capponi,
Mario Rapisardi, Carlo Tenca
e con artisti come Francesco
Hayez e gli scultori Dupre e
Vincenzo Vela,autore, tra l’altro, della scultura dedicata al
Correggio nel paese natale del
pittore. E’ stato Senatore del
Regno d’Italia.
Andrea Maffei è stato raffigurato oltre che dal reggiano
Domenico Pellizzi anche dai
pittori Carlo Bellosio, Giuseppe
Bertini e Michele Gordigiani.
Alla moglie Clara Maffei, il pittore Francesco Hayez, ha dedicato uno storico e bellissimo
ritratto.
Ha avuto anche rapporti con
la città di Reggio dedicando
una poesia, nel 1858, per il
matrimonio del Segretario comunale Carlo Ferrari con Carolina Curti. Ha intrattenuto
rapporti anche con lo storico
e presidente della deputazione reggiana Naborre Campanini. La Biblioteca Panizzi
possiede parecchie opere del
Maffei.
Mi è sembrato giusto ricordare, proprio per l’occasione dei
150 anni della Deputazione,
Andrea Maffei e sua moglie
Clara, per l’importante contributo dato al Risorgimento
italiano.
La relazione completa sarà
pubblicata nel prossimo Bollettino storico reggiano.
Giovanni Gelmini arricchisce,
con quest’opera, il percorso
avviato anni or sono per la
divulgazione di studi e ricerche sulla vecchiaia attraverso pubblicazioni, conferenze e contatti diretti con
i protagonisti e con gli operatori specializzati. Dichiara,
infatti, di aver individuato
l’obiettivo della sua professione di geriatra e la sua
missione umana e scientifica
nella difesa “dell’età senile e
di tutte le vicissitudini che la
caratterizzano”.
E’ una scelta di campo definita e determinata, di cui il
libro, nel succedersi incalzante dell’analisi
delle situazioni, delle indicazioni comportamentali
e delle prescrizioni terapeutiche, fornisce
un ampio resoconto,
addentrandosi
nei
meandri
di una realtà
sociale che sta
assumendo dimensioni sempre più consistenti e che
presuppone
risposte adeguate di tipo
geragogico e
preventivo.
Lo scopo finale
di quest’opera
di Gelmini è
quello di aiutare gli anziani ad accettare
il loro stato anagrafico e le
modificazioni che ciò arreca
alle loro abitudini e alle loro
possibilità espressive, adottando le precauzioni e gli accorgimenti che possono facilitare l’invecchiamento. Egli
afferma esplicitamente che
se una zona grigia deve esistere nella vita degli anziani,
essa deve essere limitata al
colore dei capelli: in questo modo si può affrontare
serenamente il prolungarsi
dell’esistenza umana che la
scienza e il progresso ipotizzano per il terzo Millennio.
Il libro di Gelmini è scritto
con scorrevolezza, utilizzando uno stile colloquiale che
rende comprensibile ogni
aspetto dell’analisi scientifi-
STAMPA REGGIANA
>
ca. Avvalendosi degli apporti di psicologi, terapeuti e
gerontologi, l’autore induce
l’anziano a fugare i timori e
a ridimensionare i pregiudizi
che normalmente affliggono le persone che valicano
una certa soglia dell’età.
Come afferma Gianbattista
Guerrini nella prefazione,
quest’opera “aiuta tutti noi
a comprendere che il nostro
corpo cambia con l’età ed
a leggere i segni e i sintomi delle principali malattie,
adottando gli accorgimenti
che possono migliorare la
salute e preservare l’autonomia”. In tal modo è possibi-
le restare protagonisti della
propria vecchiaia.
Quest’opera di Giovanni Gelmini costituisce un utile riferimento per chi è coinvolto
nei problemi della “terza
età”, i protagonisti di questa
stagione della vita e coloro
che, per scelta personale o
per impegno professionale,
si dedicano alla cura degli
anziani.
Il volume è illustrato con immagini di Elisa Pellacani.
Giovanni Gelmini
Purché siano grigi solo i capelli.
Aspetti geragogici e preventivi
per invecchiare con successo. Prefazione di Gianbattista Guerrini.
Foto di Elisa Pellacani.
Edizioni Consulta, 2010, pp. 160,
12,00 euro.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
R.C.
33
> Arte e Cultura
GIORDANO MONTORSI: DISSEMINARIO
Il comprensibile, oltre un
certo limite dissemina degli
spezzoni di oscurita’. Dall’inquietudine, arriva ancora
qualche scintilla di luce.
Piccoli sprazzi di luce indispensabili a noi tutti, per
poter sopportare, nell’incer-
MARCO ZARATTINI
Clara Matelli in mostra al Mauriziano
Pittori reggiani all'estero
pagine a cura
di Gaetano Montanari
Oh! Questo nostro tempo!
Cosi’ pesantemente premuto
da esigenze di chiarezza e di
illuminazioni. Non il solo problema esistenziale, rode le
nostre miserie quotidiane.
Differenti livelli di realta’
coinvolgono le nostre necessita’ mentali e le nostre emozioni.
Ne consegue quindi una fresca ricerca di nuove esperienze, nuovi linguaggi, immagini nuove. Non illudiamo noi
stessi su possibili trasposizioni di due pedine importanti:
scienza e arte.
Quel che resta è cenere (2009)
Giordano Montorsi
tezza di ogni giorno, il vizio
meraviglioso e il meraviglioso tormento che servi’ a darci una piu’ lunga ora di vita.
Siamo propensi a credere
che sia il caso piu’ volte a
premere l’innesco che fa
esplodere l’interesse verso
l’opera, senza il quale, sicuramente, l’artista sente piu’
fatica a creare. In sostanza
oggi non basta concentrare
nei dipinti il meglio di se
stessi; non basta avere una
visione di maturita’ artistica
e di coerente sensibilita’. E’
STAMPA REGGIANA
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
indispensabile
illuminare
l’opera di concetti affiche’,
anche nella singola, sia permesso di estendere e distinguere la sua funzione rappresentativa nella cultura, oltre
quella, primaria, di espressione sensibile.
Angolo dei passi perduti
Ho incontrato in treno, molti anni fa, una donna che non
so chi fosse.
Non le ho parlato, non ho
fatto alcun tentativo, per interrompere il nostro silenzio.
Quando arrivammo spari’.
Ma ogni volta che riprendo un
treno per andare in cerca della mia anima, ogni volta che
la bianca distanza mi avvolge
nella musica delle rotaie, rivedo quel volto che mi guardava, enigmatico e freddo come
il nord.
\la dove cantano le sirene (2008)
Arte e Cultura >
Poteva essere il mio destino;
forse per questo spari’. La
donna che passa e’ poesia.
Quelle che se ne andarono
via, scomparvero nella musica
d’un treno.
Con noi passarono, risero,
nel turbine della vita. Non
erano poche; fra tante rimase
una.
Aveva negli occhi e nell’anima il colore dei nomadi, portava in se la primavera e come
la primavera passò.
Alla Nuova Galleria, dopo la
felice parentesi americana,
siamo stati ammessi a visitare,
un buon nucleo di dipinti e
pastelli, figure e scene grandiose che denunciano una
sapiente maestria ed una profonda sensibilita’ pittorica.
Con occhio felice Zarattini
capta l’atmosfera di un paesaggio, sia esso dei colli e
montagna e delle altre zone
che sfidano la piu’ lontana
stella, e le riscrive in chiave
impressionistica, con pennello fluente, distinto e sicuro. E’
una raffigurazione sempre
attuale, poiche’ realizza un
equilibrio ora gli impulsi
dell’stinto, le ebrezze della
sensazione pura ed il gusto di
produrre un artista tecnicamente irreprensibile.
L’impianto sicuro del disegno e’legato da una pennellata lenta, graffita a linea
dura, senza morbidezza di
curve, ed i colori sono seppia
e terra nei quali si innestano,
richiamati da una felice eurit-
mia tonale, i blu, gli indaci e
qualche guizzo di rosso e di
verde.
Nelle nature morte e nei
fiori, i colori sono ancora piu’
filtrati, pensati attraverso una
nuova creazione della realta’
visiva, hanno una luce senza
interiezioni e senza accenti,
fissa ed uniforme, che nasce
da una disperante interiorita’.
Nel dialogo con le cose e
con il mondo esterno Zarattini ha saputo trovare una sua
via, per rappresentare le immagini dell’esperienza interiore in una pacata e serena
figurativita’. Nella calma raccolta del suo studio, riva’ con
la memoria all’emozione provata e ricanta con meditato
pennello l’incanto della natura.
Nella foto da sx: Marco Zarattini, Anna Paglia (pittrice /
gallerista) e Loretta Costi (fotografa)
Milanese di nascita e di formazione culturale. Laureata in Architettura, dalla fine degli anni
’90 si dedica quasi esclusivamente alla pittura. Domiciliata
a Reggio dal 2005.
Nella mostra al Mauriziano
espone una serie di lavori su
carta, presentati da Elisabetta
Farioli e sapientemente commentati dalle critiche di Martina
Corgnati e Giuseppe Berti .
L’ambito pittorico in cui si esprime Clara Matelli si riaggancia,
come rivisitazione, alla grande
stagione
dell’espressionismo
astratto americano , del color
field painting , che ebbe in Mark
Rothko il principale esponente.
Una pittura liberata della forma
leggibile, che ricerca l’espressione attraverso contrasti di colori vivi emergenti in campiture
chiare e che, attraverso una decisa azione gestuale , ha portato
la nostra artista ad approdare
nella grande terra dell’astrazione, dove le cose che meglio si
possono descrivere sono le sensazioni, le realtà che trascendono il mondo dell’immanenza.
Nelle sue carte colorate Clara
Matelli cerca di raccontare visivamente qualcosa che non si
può raccontare, se non attraverso un susseguirsi di stati d’animo, di allusioni, di incertezze, di
domande, di tentativi di risposte, racchiusi tra i quattro lati
dei fogli di carta, a rammentare
ancora una volta quanto la forza del pensiero possa sopravanzare la realtà.
Per esprimere il linguaggio dello spirito, la grammatica minima
della pittura astratta, si limita a
linee e forme, disposizioni di volumi e variazioni di colori, che
non si curano dell’illusione della
realtà, ma vogliono comunque
produrre sensazioni percepibili
inconsciamente.
Opere godibili nell’immediato,
perché impulsive, dirette e non
sulla lunghezza d’onda del suo
pensiero, quella stessa dell’impulso creativo che ha motivato
l’autore . Allora può succedere
( e succede più spesso di quanto
si pensi) che invece di analizzare
l’opera dell’artista, si ritrovi ad
analizzare ciò che le immagini
Clara Mattelli, Risonanza in blu e ocra, 2007, tecnica mista su carta, cm 47x48
soggette a inutili barocchismi di
maniera. Opere che non vogliono essere capite, ma cercano
solo di stimolare emozioni.
Sarebbe riduttivo e forse inutile
cercare a tutti i costi una traduzione in chiaro del suo linguaggio espressivo. Quando un critico d’arte, come chi scrive queste
poche righe, non conosce la
persona-artista, mediante la frequentazione diretta, ma lo deve
giudicare unicamente da un numero limitato delle sue opere,
e , per di più, circoscritte in un
dato periodo di tempo, è facile
che non riesca a sintonizzarsi
STAMPA REGGIANA
>
suggeriscono al suo subconscio,
il chè diventa una vera e propria
operazione di autoanalisi.
Non dimentichiamo infatti
quella battuta di Duchamp che
recita: “Ce sont les regardeurs
qui font les tableaux” (sono gli
osservatori che fanno i quadri),
E’ la vecchia storia della pittura
astratta : concedere qualcosa
al buon gusto estetico, pur di
mantenere una totale libertà
espressiva.
L’opera è lì che chiede solo di essere osservata, non capita.
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
FILO
35
Giornalisti in visita al circolo CERE
> Arte e Cultura
LE VIE DELLA FORMA DI TRE SCULTORI REGGIANI
Tre artisti diversi, tre stili diversi.
Azeglio Bertoni, luzzarese, iniziò la formazione artistica per
essere pittore, ma una serie di
circostanze gli fece cambiare indirizzo. Dopo il diploma all’istituto Toschi di Parma e le lezioni
di Rastelli, nel ’58 avrebbe dovuto frequentare i corsi di Oscar
Kokoschka a Salisburgo, ma il
di Emanuele Filini
Ho già detto altre volte che la
provincia di Reggio, dal punto
di vista artistico , è un luogo privilegiato. A nord troviamo Mantova con le sue tradizioni culturali che si collegano a Milano, a
ovest Parma città d’arte per eccellenza, a est Modena con i tesori dell’eredità estense e , al di
là dell’Appennino, Carrara con
la sua accademia, il marmo e le
tradizioni che ne fanno una delle cattedrali più importanti della
scultura mondiale. Senza dimenticarci che a due passi troviamo
l’Accademia di Bologna con la
sua storia.
Un certo Heinrich Wollflin, storico e critico d’arte, a cavallo
tra 800 e 900 scrisse che in Arte
“non tutto è possibile, in ogni
epoca”, questo perché non conosceva la nostra provincia, e
anche perché è morto un secolo
prima dei nostri tempi. Un’epoca la nostra nella quale tutto è
possibile, dalla tradizione artistica derivata dalla storia dell’arte
classica, alle più vuote provocazioni pseudo-artistiche dettate
dalla moda e dalla comunicazione multimediale, specialmente
in una provincia sprovincializzata come la nostra. Grazie a Dio in
questo caso abbiamo a che fare
con tre artisti che si muovono
sulla traccia di una corretta ricerca espressiva.
Lo spazio a tre dimensioni è lo
spazio della Scultura, ma se vogliamo essere più precisi, mentre
esiste la quarta dimensione ‘tempo’ nella Fisica Teorica, esiste
pure la quarta dimensione nella
scultura, cioè ‘la forma’. Mentre
i tre artisti qui presenti devono
affrontare le dimensioni : altezza, larghezza e profondità , (variabili dipendenti dall’unità di
misura, cioè il metro) più o meno
nello stesso modo , per la quarta
dimensione : la forma (variabile
indipendente con infiniti gradi
di libertà), si esprimono in modi
differenti. Una variabile che è
fatta di stile , di fantasia, di ispirazione, di back-ground culturale e formativo e di personalità ,
quindi ogni singolo artista, se è
vero artista, è naturalmente più
portato a vedere ciò che sta creando, piuttosto che creare ciò
che sta vedendo. Da qui le differenze. I gradi di libertà all’interno dell’individuo sono infiniti.
Ecco spiegato perché nascono
gli stili e perché possono essere
così diversi.
36
STAMPA REGGIANA
milanese di Giuseppe Grandi, Ernesto Bazzaro, Medardo Rosso,
Leonardo Bistolfi e, perché no,
del mantovano Eugenio Pellini .
L’impressionismo lombardo poi,
che per molti versi si affianca
e sovrappone alla Scapigliatura,
gli suggerisce il modo di catturare e giocare con la luce. Perciò,
la forza del pollice e la sapiente
decisione del gesto, fanno della
paesano Neveo Cacciani, a sua
volta figlio d’arte. Poi matura
la formazione frequentando
la libera scuola di nudo presso
l’Accademia di BB.AA di Bologna, condotta dal prof Mazza.
A Bologna aveva insegnato per
molti anni Giuseppe Romagnoli allievo di Enrico Barberi, uno
degli apostoli del verismo con
spunti umanitari e sociali, e le
loro opere pervadono l’ambiente accademico felsineo. Se poi
aggiungiamo che Ivan, durante
i suoi frequenti viaggi a Milano,
frequentando musei e gallerie,
veniva spesso a contatto con le
realizzazioni di Francesco Messina e ogni volta restava incantato
dalla sua sbalorditiva abilità esecutiva, il conto è presto fatto e
si comprendono le radici del suo
stile. La proprietà acquisita del
mezzo tecnico, supportata dalla
preparazione umanistica, ottiene uno stile accademico sicuro,
arricchito a volte da interessanti sperimentazioni cromatiche,
certamente più rivolto all’interpretazione introspettiva che ad
una sterile riproduzione iconografica. Un racconto dell’anima
leggibile e tangibile. Non dimentichiamo che a Bologna il lirismo
morandiano ha influenzato non
solo i pittori, ma anche scultori.
1
2
7
5
6
ro sfogo alla sua fantasia, si avvicina sempre più alla tensione
drammatica del simbolismo di
Adolfo Wildt , rivisitato in chiave
moderna, che non prescinde da
un forte decorativismo liberty.
Una forma di neo-simbolismo,
al centro del quale sta la figura
umana con la sua anatomia vo-
sua opera un genere di scultura
che potremmo definire “plasticismo pittorico”. Una forma di
convincente espressionismo arricchito da elementi simbolisti
mediati dal liberty.
8
Ivan Cantoni, borettese, laureato in Filosofia e insegnante di
lettere, scultore e pittore, inizia
la formazione artistica col com-
13
Michele Sassi, nato e operante nella Val di Secchia, formatosi all’Istituto Chierici di Reggio,
con un diploma in oreficeria, inizia a plasmare la creta da autodidatta o quasi, attenendosi ad
una interpretazione accademica
scrupolosa, col rispetto rigoroso
dei volumi e delle proporzioni,
fino a raggiungere quella padronanza del mezzo tecnico che gli
permette realizzazioni più libere. Con importanti recuperi stilistici in chiave espressionista, con
alcune forti allusioni iniziali a
Giacometti, ma poi, dando libe-
>
anno VIII numero 4 > APRILE 2010
11
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9
corso era al completo e il maestro gli consigliò di seguire le
lezioni di Giacomo Manzù (scultore bergamasco stimatissimo
dal maestro). Una serie di eventi,
questa, che fanno scoprire ad
Azeglio lo scultore che è in lui.
Da Manzù apprende l’approccio
creativo più disinvolto e l’immediatezza esecutiva, che gli deriva
dal retaggio della Scapigliatura
4
3
lutamente esasperata, che vuole
rappresentare, attraverso una
forte espressività, il tormento interno dell’essere umano.
Che cosa accomuna questi tre
artisti? Certamente i sani principi della resa della luce, fondamentali per ogni scultore che si
rispetti, il rigore esecutivo nella
scia di tradizioni consolidate, ma
soprattutto una ricerca coerente
con le loro singole personalità
creative, col loro vissuto formativo, ma soprattutto con un onesto approccio ai diversi modi di
percorrere le vie della forma.
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14
Il Circolo di Equitazione di Reggio Emilia si presenta alla vigilia della nuova stagione estiva aprendo le porte alla città (e a
nuovi frequentatori, anche non soci) senza rinnegare la propria storia. Fondato 1967 (erano in 100, per la metà cavalieri,
nomi altisonanti dell’imprenditoria che hanno poi fatto la storia dell’economia reggiana e non solo), dopo oltre 40 anni il
circolo intende unire le sue tradizioni e le regole di un club di classe a una società dinamica. Una struttura ricreativa e
sportiva in gran parte rinnovata e ampliata è stata è presentata dai componenti del consiglio. «La nostra oasi di sport e
relax ai apre alla città, molte delle nostre iniziative sono disponibili anche i non soci, specie per i più giovani» ha detto
Fontanesi presentando strutture e spazi che continuano a ruotare attorno all’elegante mondo dell’equitazione, ma non solo.
Sale incontri e conferenze, ristoranti, piscina, campi tennis, palestra e fitness: «Come negli anni di fondazione, ci spinge a
fare sempre meglio un affiatato spirito di condivisione di interessi e il piacere di stare insieme».
FOTO 1 Da sx, Corrado Guerra (Direttore L'Informazione - Luca Montanari (Cronista Telereggio) Andrea Mastrangelo (Capo redattore della Gazzetta di Reggio)- Roberto Pietri (Direttore Commerciale Valpadana SPA) - Sabrina Picchi (Credito
Emiliano) - Giorgio Saccani (Consigliere CERE). FOTO 2 Da sx, Andrea Mastrangelo - Corrado Guerra - Umberto Bonafini
(Direttore del Giornale di Reggio). FOTO 3 Gli ospiti alla Conferenza Stampa. FOTO 4 Umberto Bonafini scherza con il
presidente del CERE Gualtiero Fontanesi. FOTO 5 Mastrangelo e Guerra a colloquio tra loro il Direttore del CERE Franco
Cimurri. FOTO 6 Il Presidente CERE con i Partner storici del Circolo di Equitazione Credito Emiliano ( Sabrina Picchi) Valpadana SPA (Il Direttore Commerciale, Gianfranco Pisi). FOTO 7 Il Presidente con i direttori, da sx, Corrado Guerra, Andrea
Mastrangelo e Giovanni Mazzoni (Direttore E-tv/Rete 7). Foto 8 da Sx: Osvaldo Bonacini (Organizzatore conferanza stampa e socio CERE), Gualtiero Fontanesi (Presidente), Antonio Zironi (socio responsabile equitazione CERE), Franco Cimurri (direttore del CERE) e Mario Martinelli (Consigliere CERE). FOTO 9 Gli ospiti in visita alle strutture del circolo accompagnati dal presidente, ultimo a dx Gianfranco Pisi (Carlino Reggio). FOTO 10 Il Presidente a colloquio con Giovanni Mazzoni. FOTO 11 Gli ospiti ai campi da tennis. FOTO 12 Gli ospiti con il Presidente, da sx, Corrado Guerra, Gualtiero Fontanesi, Gianfranco Pisi, Andrea Mastrangelo, Franco Cimurri,Luca Montanari e il Consigliere CERE Mario Martinelli. FOTO 13
Gli ospiti ai Campi di Equitazione. FOTO 14 Il brindisi, di spalle Andrea Mastrangelo, Gualtiero Fontanesi, Ginfranco Pisi e
il socio Antonio Zironi. FOTO 15 Il bindisi, Mastrangelo, Mazzoni e il Presidente.
Certe Notti a favore del FAI
Serata a favore del GRADE
2
1
6
3
8
4
5
7
9
Cena benefica a Vezzano nella sala parrocchiale
messa a disposizione da Don Gianni Lasagni. La
serata a favore del Grade (Gruppo Amici dell'ematologia) di Reggio Emilia, per continuare a finanziare progetti a favore dei pazienti ematologici in
cura all'Arcispedale Santa Maria Nuova
Foto 1: Il Gruppo Teatrale "I RAGAZZI DI VEZZANO E LA VECCHIA" in questa occasione nella
veste di camerieri: Sara Ferrari, Graziano Porru,
Giulia Caraffi, Agnese Giuliani, Giuseppe Travaglioli, Alessandro Sassu, Matteo Caraffi, Laura
Valcavi, Andrea Grussu, Michele Rattu, Francesca
Pietrelli, Matteo Bartoli, Stefano Bonacini, Marco
Fornasari,Giulia Valcavi, Elisabetta Terenziani,
Paolo Caprari, Stefano Tazzari. Foto 2: Tavolata.
Foto 3:Tiziana Sarra Mulè, deus ex machina della
serata. Foto 4: da six Federico Pelati studente
della facoltà di Veterinaria a Parma ed Alice Ferraro, studentessa alla prestigiosa "Marangoni" di
Milano scuola internazionale per stilisti. Foto 5:
Gaia Barbieri, studentessa della facoltà di Economia a Parma e fotoreporter della serata. Foto 6:
tavolata. Foto 7: il dottor Franesco Merli ringrazia
i convenuti a nome del Grade. Foto 8: da sin.
Giuseppe Mulè, tra i promotori dell'iniziativa e i
dottori del reparto Ematologia del Santa Maria
Nuova, Francesco Merli, Giuseppe Pavesi, Paolo
Avanzini. Foto 9: Tavolata.
Le Giornate FAI di Primavera (26\27\28 marzo), quest'anno per la nostra provincia si sono svolte a Correggio, organizzate
da Lorenzo Garsi Ferretti, fondatore ed attuale capo della delegazione FAI reggiana in collaborazione con la Biennale
del Paesaggio di Reggio Emilia. Venerdì 26, presso il Teatro Asioli di Correggio messo gratuitamente a disposizione
dall'amministrazione e grazie a Kerself spa in qualità di sponsor, è stato rappresentato a favore del FAI lo spettacolo
CERTE NOTTI di Aterballetto con la partecipazione straordinaria di Luciano Ligabue autore delle musiche, di Mauro Bigonzetti che ha curato le coreografie e di Angelo Davoli ideatore delle video installazioni dello spettacolo.
Presenti le massime autorità della città e della provincia come il Prefetto Antonella De Miro, il Comandante Provinciale
dei Carabinieri Giovanni Fichera e la Presidente della Provincia Sonia Masini oltre a numerosi ospiti e sostenitori del Fai.
Dopo lo spettacolo si è svolta una straordinaria cena con gli artisti presso Villa Rovere di Correggio gentilmente messa a
disposizione dalla Corghi spa. Il ricavato dello spettacolo e della successiva cena andranno alla Fondazione per la riqualificazione del Bosco di San Francesco ad Assisi, recente acquisizione del FAI.
Foto Stefano Rossi
Angelo Davoli
a
Palazzo Casotti
Amarcord per gli ex Cetini
Alla cantina Albinea di Canali si sono
riuniti, per ricordare i 40 anni di lavoro, gli ex soci e dipendenti della
Societa’ CETI, nata subito dopo la
guerra e confluita in SIRIO 22 anni
fa.
Foto Giuliano Ferrari
Inaugurata sabato 27 marzo a Palazzo Casotti a Reggio Emilia, la mostra ANGELO DAVOLI “CANTIERE MORINI WORK IN PROGRESS”, un progetto espositivo di Angelo Davoli costituito da opere pittoriche, progetti, foto e video installazioni che testimoniano
un anno di lavoro dell’artista per la realizzazione dell’opera site specific “Harmony-1”
realizzata nel Cantiere Morini ove l'artista ha dipinto due silos che hanno fatto da sfondo alla performance di Aterballetto, filmata e utilizzata come scenografia (realizzata
dallo stesso Davoli) dello spettacolo "Certe Notti", con coreografia di Mauro Bigonzetti e musiche di Luciano Ligabue. La mostra in collaborazione con la Provincia di Reggio
Emilia è inserita negli appuntamenti della Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia.
L’evento ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico: presenti le massime autorità della città e della provincia come il Prefetto Antonella De Miro, il Comandante
Provinciale dei Carabinieri Giovanni Fichera e la Presidente della Provincia Sonia Masini
che ha introdotto l’artista e la sua poetica. Tra il pubblico anche diversi esponenti del
mondo culturale e politico.
Foto Enrico Rossi
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