STAMPA REGGIANA AutoGepy AutoGepy periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport www.autogepy-chrysleritalia.it L'OGGI DI BOLOGNA Soc.Coop. a r.l - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione, Redazione Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: PUBBLI7 Via Pasteur,2 Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno VIII numero 4 > APRILE 2010 www.autogepy-chrysleritalia.it Euro 3, 00 SULL'AREA NORD C'E' TROPPO FUMO MANCANO IDEE L'ennesimo show solitario del "principe" a spese dei contribuenti. L'ennesimo "spot" elettorale a ridosso delle elezioni. Come definire altrimenti gli Stati generali sull'area nord? Ricapitoliamo. Il Psc, il piano strutturale comunale, doveva essere la "summa" del pensiero strategico, delle idee dell'Amministrazione comunale sul futuro della città. A tal punto che è stato adottato in tutta fretta alla vigilia elettorale del 2009 quando tutti chiedevano di aspettare. Poi si è venuto a sapere della proposta di un grande ipermercato contro la realizzazione del nuovo palasport. Proposta ovviamente legittima ma tenuta nascosta dal comune. Così, non avendo a disposizione altre proposte, si sono inventati un altro masterplan, stavolta per la zona nord che avrebbe dovuto colmare il gap di idee del Psc. C'è da augurarsi che questo masterplan abbia più fortuna di quello sulle Reggiane che, sbandierato dall'Amministrazione, da due anni non si sa che fine abbia fatto. Le premesse non sono confortanti visto che agli Stati generali è parso chiaro che il masterplan sull'area nord, che doveva essere pronto già a gennaio, è fatto più che altro di "suggestioni", come amano chiamarle in Comune. A.S. segue a pagina 9 IL PERICOLO DI DUE CITTA' ANTAGONISTE l'intervento dell'arch. Antonio Pastorini a pagina 6-7 ELEZIONI, PASSATE IN ARCHIVIO CON ERRANI RIDIMENSIONATO LA BIENNALE DEL PAESAGGIO COMPIE TRE ANNI di Simone Russo Avevamo scritto che non sarebbe stato un voto “bulgaro” e in effetti le cifre lo hanno confermato. Vasco Errani resta presidente della Regione Emilia Romagna, ma stavolta i voti se li è dovuti sudare più delle altre volte. Il teorema delle rendite da posizione non funziona più, il voto di appartenenza lentamente si erode; ma soprattutto è l’astensione a farla da padrone, rimettendo in discussione antiche certezze. Con un milione e 197.789 mila voti, pari al 52,1%, Vasco Errani (Centro-Sinistra per l´Emilia-Romagna) è confermato presidente della Regione Emilia-Romagna. Alle urne sono andati il 68,07% degli aventi diritto, un dato in flessione (meno 8,56%) rispetto alle precedenti regionali del 2005 quando si era recato a votare il 76,63%. Anna Maria Bernini (Per l´Emilia-Romagna) ha ottenuto il 36,7% dei consensi (844.915 voti). Con 161.056 voti Giovanni Favia (Movimento Beppegrillo.it) ha raccolto il 7% dei consensi. Gian Luca Galletti (Unione di Centro-Casini) ha raccolto 96.625 voti, il 4,2%. da pagina 19 a 21 TEATRO MA..MI..MO.. L'X-FACTOR REGGIANO di Annalisa Fracasso a pagina 28-29 > PRIMO PIANO IL DIALETTO DEL VERO "ARZAN" di Sergio Masini > a pagina 10-11 ARTE IL COMPIANTO DI CARLO VANNINI di Mons.Tiziano Ghirelli a pagina 16-17 > segue a pagina 3 Politica > LUCI E OMBRE SUL VOTO REGGIANO segue dalla prima Simone Russo Il voto a Reggio Reggio avrà sei consiglieri nel “parlamentino” di Bologna: Beppe Pagani e Roberta Mori per il Pd, l’intramontabile Fabio Filippi per il Pdl, Matteo Riva per l’Idv; Rita Moriconi e Liana Barbati, rispettivamente Psi e Idv, nel listino di Errani. Probabilmente saranno due gli assessori di targa reggiana nella nuova Giunta Errani: si parla proprio della Barbati come vice Errani e di Lino Zanichelli, assessore uscente all’ambiente e fedelissimo del presidente. Qualche chance di ripescaggio anche per Marco Barbieri, sconfitto “eccellente” nella gara per le preferenze ma molto gradito ad Errani. Se si analizza nel merito delle cifre, ci si accorge che al di là del gioco delle percentuali tutti i partiti hanno perso consensi. Il peso dell’astensione si è fatto sentire e ha colpito gli schieramenti. L’Udc ha 5103 voti in meno rispetto alle europee, pari al 56%; il Pdl ne perde 16.161, cioè un calo del 34%. Il Pd dal canto suo fa pure peggio in termini assoluti : 16.648 voti andati in fumo, meno 11%. La Lega perde 2517 voti (-7%), l’Idv 3739 (-23%). Anche per Sinistra e Libertà è un pianto: meno 1195 voti, pari al 27%. Insomma, c’è poco da brindare: dai cittadini è venuto un segnale di disapprovazione per la condotta di tutti i partiti politici. L’analisi del voto nei partiti offre comunque diversi spunti interessanti. Nel Pdl la resurrezione di Fabio Filippi ha stupito tutti, in particolare i rivali Giuseppe Pagliani e Marco Eboli. Filippi è riuscito a spremere fino all’ultima preferenza dal suo territoro, quello della montagna, con qualche exploit nella bassa (Novellara). I due sconfitti hanno avuto accenti diversi nel commentare il voto: di sicuro la lotta tra ex An ha avvantaggiato Filippi, unico proveniente da Forza Italia. Grande rammarico infine nella Lega Nord: per lunghe ore si è festeggiata l’elezione del candidato Gabriele Fossa, salvo poi scoprire che mancava un centinaio di voti. Niente da fare quindi per il Carroccio reggiano, che non avrà un suo rappresentante in consiglio regionale. A sinistra grande successo dell’Idv, che ha toccato in provincia di Reggio i suoi livelli massimi in Emilia Romagna. Un risultato che insieme a quello dei grillini erode voti ai partiti della sinistra tradizionale. Nel Pd il grande vincitore è stato Beppe Pagani: l’ex sindacalista della Cisl ha potuto contare sull’appoggio del mondo cattolico e la sua linea centrista è stata ripagata con una valanga di preferenze. A seguire, la sorpresa Roberta Mori, ex sindaco di Castelnovo Sotto. Il risultato della sfida interna ai partiti sulle preferenze ha lasciato qualche strascico. Nel Pd delusione forte per la mancata riconferma dei due consiglieri uscenti, Barbieri e Laura Salsi: in particolare quest’ultima ha parlato di un voto “non organizzato”, indican- Casa delle Libertà nel 2005, quando però la coalizione del centrodestra comprendeva anche l’Udc. Questa volta l’Unione di Centro si è presentata da sola e il risultato non è stato trionfale: un 4,6% che il candidato Gianluca Galletti ha definito come “risultato atteso”. Può dirsi invece molto soddi- Beppe Pagani sfatta Anna Maria Bernini, che subito dopo il voto ha parlato di “tracollo della roccaforte rossa”: al netto dell’enfasi, si è dimostrato che con candidati credibili il Pdl può fare figure migliori rispetto al passato. Se non da subito, c’è una prospettiva di lavoro attraverso cui rendere Rita Moriconi Roberta Mori Fabio Filippi Liana Barbati Matteo Riva L'ATTIVITA' DELL'ASSOSTAMPA Vasco Errani do qualche responsabilità per il flop nell’atteggiamento poco collaborativo da parte del partito. Buono infine il risultato ottenuto dai grillini: ma se in regione la lista civica ha raggiunto il 7%, a Reggio il risultato è stato leggermente inferiore. Più dura si è rivelata la concorrenza con l’Idv. Il voto in regione Il dato sorprendente se si analizza il voto in rapporto al 2005 è l’evidente arretramento del presidente Errani. Cinque anni fa “era un altro mondo”, dicono dal Pd, ma quella presa dal centrosinistra è una vera e propria mazzata: si partiva dal 62%, si è arrivati al 52,1%. Dati che ricordano molto da vicino quelli di Graziano Delrio e Sonia Masini alle scorse amministrative. L’arretramento della sinistra è quindi evidente, se si ragiona sui dati di cinque anni fa. C’è una sostanziale conferma del voto, invece, se si ragiona sul 2009. In questo quadro, Anna Maria Bernini porta a casa un risultato di tutto rispetto, un 36% che la colloca sullo stesso livello della l’Emilia Romagna contendibile. E’ un discorso diverso quello che si deve fare per il risultato regionale della Lega Nord. Il Carroccio consolida la sua presenza sul territorio, dove può far valere una migliore organizzazione rispetto al suo diretto competitor di centrodestra, il Pdl. Pur senza sfondare sui livelli raggiunti ad altre latitudini, il partito di Bossi è al centro del discorso politico in questa regione ormai da mesi: il Pd lo indica come l’unico avversario, il Pdl ci va a braccetto ma sotto sotto lo teme. La sorpresa è quella rappresentata dai “Grillini”. Il movimento di Beppe Grillo ha raggiunto un 7% del tutto inatteso, consegnandosi un ruolo di rilievo sul panorama regionale. Questo il quadro che esce dalla sfida del voto. Per i vincitori si apre ora la fase più difficile: quella in cui si mantengono le promesse. C’è da augurarselo, vista la crisi da cui la Regione, con tutto il sistema Italia, sta cercando di riemergere. L’Associazione Provinciale Stampa, da decenni impegnata nella gestione del lascito del collega Gino Bedeschi destinato a sussidi ai figli dei giornalisti, ha deciso di riprendere la pubblicazione del Notiziario “Il calamaio” destinati ai colleghi della provincia. L’organo informativo accoglierà notizie sull’attività dell’Associazione e dell’Ordine e fornirà informazioni su iniziative dei soci. E’ inoltre in fase di approntamento un sito web (www.assostampareggiana.it) e la costituzione di una mailing list telematica da utilizzare nel pieno rispetto della privacy. La casella postale dell’Associazione è: [email protected], mentre la sede sociale è presso la redazione di “Reggio Storia”, in Viale Umberto I, 19. Nel corso dell’ultima annata e dopo la conferma delle cariche interne (che prevedono Gino Badini come Presidente, Carlo Pellacani quale Responsabile del Collegio sindacale e Giuseppe Adriano Rossi quale Presidente dei Probivi, nonché la cooptazione di Michele Campani e di Edoardo Tincani), l’Associazione ha dato avvio al ciclo di incontri con gli studenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione, rendendo operativo il rapporto con l’Ateneo reggiano e con il Rotary Club di Reggio. La prima “lezione” è stata affidata al collega Roberto Scardova di RAI 3, al quale è stata consegnato un riconoscimento per l’attività svolta. L’Associazione intende inoltre essere presente alle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia promuovendo ricerche fra gli studenti sul ruolo avuto dalla stampa locale nel processo unitario e partecipa alla selezione delle opere presentate al concorso tematico indetto dalla Società Agraria Reggiana. Il prossimo 9 maggio avrà luogo l’annuale festa per la consegna dei premi ai figli dei giornalisti. Nella foto: Marco Masini, Presidente del Rotary Club di Reggio Emilia, e il giornalista Roberto Scardova. STAMPA REGGIANA periodico di attualità cultura spettacolo sport Proprietario Editore L'Oggi di Bologna Soc.Coop.ar.l - V.le Aldo Moro, 16 - 40127 Bologna - Direttore Responsabile Ivano Davoli - Art Director Roberta Castagnetti Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti - Sede e Redazione: Via Pasteur 2 - Reggio Emilia - Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità: PUBBLI7 Uff. Commerciali: Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia Stampa: Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona - Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 3 Opinioni > LA MONOROTAIA DEI SIMPSON di Sebastiano Simonini Di visioni e suggestioni si è già fatto un gran parlare, e abbiamo anche sentito parecchie battute sul più grande autogrill del mondo. C’è poi chi ha voluto puntare la propria attenzione sull’autobus che scorre fra pratine immacolate costellate da plaid scozzesi per improvvisati picnic, e non pochi immobiliaristi si stanno interrogando con imbarazzo su chi vorrà affrontare l’impegno di costruire alcune, anzi, molte decine di palazzine residenziali nella prima periferia. Ma, per piacere, basta discutere sul numero di treni che si fermeranno anche nella stazione mediopadana di Reggio Emilia, otto o dieci poco interessa perché mi è parso di capire che diverrà anche stazione di riferimento per Cremona e Mantova. Vabbé, lasciamo stare tutto questo, è chiaro che si tratta di un progetto “alto” per allinearsi al quale è necessario avere una visione altrettanto “alta”, non è per tutti, certamente non per me. Però c’è un aspetto interessante e per nulla secondario, al di là di visioni e suggestioni, che credo sarebbe sicuramente da affrontare quando si ragiona attorno a progetti di questa portata. Parlo di un piano industriale e finanziario, nulla di dissimile da quanto le nostre aziende affrontano ponendosi davanti a progetti di grande portata. Parlo di numeri, di soldi (ahimé), e se Pitagora ci ha insegnato che “il numero misura la realtà e consente di penetrarne il significato” probabilmente anche in questo caso ci tornerebbe utile conoscere chi, quando, come e in che tempi dovrà pagare. Credo non sia cosa da poco… Ed eccoci ai Simpson. Se abbiamo il coraggio di guardarli con onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che sono uno specchio impietoso nel quale tutti noi ci riflettiamo, nessuno escluso. E consiglio a chi ne avrà voglia di riguardare quello splendido episodio in cui il Sindaco Quimby decide di costruire una monorotaia attorno a Springfield, su You Tube è sufficiente digitare “Simpson monorotaia” e ciccare sul primo video della serie. Ogni volta rido… LA CRISI DEL CETO MEDIO commercio e servizi; anche se non si vede, il ceto medio autonomo si è impoverito drammaticamente, negozi e studi sono semivuoti, come non era mai accaduto, l’indebitamento è cresciuto e con esso le insolvenze. Sono diminuite le di Dario Caselli Passate le elezioni regionali, Reggio si è risvegliata con i problemi di sempre, il neo consigliere Pagani fa sapere che si è ritirato nel monastero di Bose per un periodo di riflessione, è il buen retiro del suo capocorrente l’onorevole Castagnetti, chissà che non ci capiti di vedere una foto con i castagnettiani in passeggiata a Bose, come i berlusconiani ai Caraibi. In quel luogo raccolto matureranno sicuramente nuove idee sul futuro della nostra Provincia, se ne avverte il bisogno, perché gli stati generali sull’area nord non hanno prodotto molto, né autocritiche, né nuove idee, solo un titolo ampolloso. Eppure se si volesse discuterne, i problemi non mancherebbero: la ripresa economica stenta ad arrivare, i dati ci dicono che l’Emilia è in coda alla lista delle regioni che usciranno dalla crisi, per Reggio vi sono due ulteriori dati negativi, la crisi edilizia è più grave ed i risparmi crescono meno. Non sono entrate in crisi solo le fabbriche, con la conseguente messa in mobilità dei lavoratori, ma pure entrate ed i margini di guadagno, ma non le spese: affitti, costo del personale, imposte fisse ed utenze. Per i lavoratori autonomi non esistono ammortizzatori, o ce la fai da solo o sei “fottuto” dato che non è neppure semplice riciclarsi. Ci troviamo a gestire una probabile lunga fase di decrescita senza che i nostri governanti abbiano uno straccio di idee, ammesso che si siano accorti di ciò che sta succedendo, visto che nessuno ha parlato di ristrutturare la macchina pubblica, risparmiando denaro da utilizzare a sostegno dell’economia o delle persone in difficoltà, anzi il ritmo delle consulenze più o meno utili è sempre sostenuto e chi le denuncia viene minacciato di querela. E’ indecente che la classe politica non abbia sentito il bisogno, neppure in queste circostanze, di dare una sforbiciata alle sue spese ed ai suoi stipendi, in particolare a livello regionale. Del resto le classi dirigenti non si autoriformano, vanno a casa solo se spinte a forza dai loro amministrati; ma ciò non è accaduto, in giro si vede più rassegnazione che rabbia, la capacità di indignazione se n’è andata da un po’ di tempo, si spiega così l’astensionismo. Purtroppo la nostra Città è povera di una borghesia forte e politicamente attiva, una situazione creata anche dalla mancanza di alternanza politica, tutto andava bene fino a che tutti stavano bene, ora questo tacito scambio tra benessere, conformismo ed immobilismo politico non regge più, ma se a chi governa sono venute meno le idee, non è diminuita l’arroganza. In una battuta, sempre meno lavoratori e sempre più politici riciclati come consulenti, addetti alle relazioni esterne o addirittura manager. I PREVENTIV GRATUITI Centro Blindature Montecavolo s.r.l. di CILLONI comm. 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Negli anni tra il 1960 e il 1990 ha ricoperto incarchi di assessore all’Urbanistica al Comune di Reggio e assessore ai Lavori Pubblici nonchè presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Reggio Emilia. AREA NORD, IL PERICOLO DI AVERE DUE CITTA' ANTAGONISTE di Antonio Pastorini Architetto nale. L’attenzione ai problemi contingenti ha portato a non definire mai una prospettiva di sviluppo urbano coerente. In 50 anni la localizzazione delle aree a vocazione direzionale è stata periodicamente spostata attorno al capoluogo in senso rotatorio e regolarmente di volta in volta abbandonata: 1960 Mirabello - prima espansione; 1970 Lungocrostolo – Centro Direzionale; 1985 S. ProsperoTerziario avanzato; 2000 Mancasale – Terziario; 2008 Reggiane – Meccatronica. Questo spostamento rotatorio in senso orario delle linee di sviluppo urbano ha prodotto gravi conseguenze strutturali alla intera città: edifici pubblici sparpagliati nella periferia anziché raggruppati attorno a spazi organizzati come è stato fatto in passato per formare quei luoghi di aggregazione sociale, civica e culturale caratteristici dei centri storici. Quale sarà il rapporto fra le due parti della città tagliata dalla ferrovia, fra il Centro Storico e le nuove aree strategiche previste, dopo averne precluso fra l’altro ogni possibile connessione con la nuova edificazione sull’area Enel – Ex Gaso- E’ stato sufficiente il percorso per raggiungere l'ex Locatelli dove si è svolta venerdì scorso la conferenza del nostro Sindaco, passando per Viale Isonzo, Via Gonzaga, Via Cisalpina, Via Adua, Via Veneri, per percepire fisicamente la profonda frattura esistente fra la città e l’area Nord, fra il centro storico e i centri di eccellenza previsti oltre la barriera ferroviaria. La conferenza del Sindaco coglie l’esigenza di una moratoria per consentire lo studio del progetto per le porte di Reggio, che consenta l'integrazione delle due parti della città: centro e Area Nord evitando nel contempo interventi estemporanei. Si tratta di ridare un volto ad una città che soprattutto nella zona Nord è cresciuta senza un disegno. L’urbanistica del dopoguerra era caratterizzata da un alto grado di progettualità. Con il passare degli anni i piani regolatori hanno perso questo loro carattere propositivo per assumere una funzione prevalentemente normativa e gestio- 6 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 metro? Sarà possibile dare un senso unitario a questa città destrutturata o avremo due città antagoniste che si contendono funzioni strategiche? Cosa ci propone il Sindaco? Da non sottovalutare certamente l’apporto che daranno sul piano economico e culturale i gruppi di lavoro e il comitato dei Saggi, ma è soprattutto al Comune che rimane affidato il compito fondamentale: il coordinamento, la sintesi del progetto di sviluppo e il progetto urbano e a questo proposito non vi sono nella relazione indicazioni chiare e tranquillizzanti. Innanzi tutto manca una precisazione di chi avrà il compito di tradurre in termini urbanistici (architettonici e giuridici) le indicazioni e le proposte delle commissioni di esperti e di saggi. A questo propo- sito apprezzo il suggerimento del dott. Maramotti di ricorrere ad architetti e designer di alto profilo: un atto di questa importanza comporta una precisa responsabilità professionale. Non vi è alcuna definizione del tipo di strumento urbanistico progettuale che si intende adottare. Pare che ci si orienti verso un Masterplan, strumento non compreso nella nostra legislazione, di incerto contenuto tecnico e giuridico e di scarsa trasparenza; ritengo che si debbano utilizzare gli strumenti previsti dalla legge ovvero Piani Particolareggiati e relativi comparti e la formazione di consorzi tra Enti pubblici e privati. Occorre la preventiva definizione e la chiara progettazione di alcuni e mirati Piani di iniziativa Pubblica gestiti dall’Ente Pubblico come guida al complesso delle iniziative private che caratterizzeranno lo svi- luppo urbano, mentre il Piano Particolareggiato di iniziativa privata rimane lo strumento valido per la maggior parte del territorio urbanizzato. In altri paesi europei si procede alla realizzazione di interventi di preminente interesse mediante la formazione di società a capitale misto pubblico e privato. E’ davvero impensabile nella nostra città creare un consorzio fra enti pubblici, banche associazioni di categoria per promuovere, progettare e realizzare quegli interventi nodali della città nell’ambito dei poli di eccellenza che ne garantiscono lo sviluppo armonico? (Se ricordo bene la zona industriale di Mancasale nacque da un accordo fra Comune, Camera di Commercio ed altri soggetti). Si potrebbe così passare da un'urbanistica contrattata, oggi favorita da una legge urbanistica regionale, ad un'urbanistica partecipata e condivisa superando le sfide politicoelettorali. E’ importante Disegno di Antonio Pastorini a questo punto avere memoria del passato. Della nostra storia, quella che l’on. Mauro Del Bue mette in risalto nel suo libro “L’apostolo e il Ferroviere”, cioè il socialista Prampolini e il capitalista Menada. Ci fu la proficua intesa fra due rappresentanze diverse, anzi opposte politicamente, nel momento in cui entrava in gioco l’interesse di tutti. Così Reggio ebbe le sue ferrovie, per i lavoratori e anche per i padroni, ovviamenSTAMPA REGGIANA > te. E questo sarebbe un caso giusto, anche oggi, quando si deve disegnare il futuro di una città come Reggio che lo capiscono bene tutti è proprio di tutti. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 7 Primo Piano > segue dalla prima Mancano idee Tradotto: chiacchiere. Così chi si aspettava idee fattibili e concrete circa le funzioni, le attività, i progetti e le infrastrutture che servono a Reggio per affrontare questa pesantissima crisi, si è dovuto mettere in cuore in pace. Così come chi si aspettava una parola chiara sulle questioni sollevate in questi mesi. Si è eluso il tema del grande ipermercato che si vorrebbe far sorgere in via Filangeri. Unica proposta oggi sul tavolo per la zona nord, visto che lo stesso assessore Ferrari disse mesi fa in commissione che l'Amministrazione comunale aveva incaricato ufficialmente l'ing. Chiesa, dirigente del Comune, di seguire la pratica. E dell'area delle Reggiane, tolto il "tecnopolino", che ne sarà? Dov'è il ma- sterplan? L'area di fronte alla Fiera dovrebbe essere la chiave di volta per dare senso a parole come innovazione, qualità dello sviluppo, terziarizzazione di Reggio, green economy, economia del sapere, tecnologia...Parole a vuoto, se è vero che quell'area verrà utilizzata per una funzione tradizionale : il mega centro commerciale, appunto. Per il resto è tutto un "deja vu". E' stata annunciata l'attivazione di tavoli a cui l'Amministrazione inviterà i privati a portare idee. Siamo forse alle solite? Siccome la giunta non è capace di trovare risorse e di elaborare idee strategiche, delega il tutto a chi ha soldi e idee. Tant'è che agli Stati generali il Comune ha riproposto come idee cose già consolidate da dieci anni ed ereditate: Reggio Children, l'ospedale, l'università, Enìa e la meccatronica: realtà citate a scopo propagandistico, i progetti che le riguardano sono spesso sviliti, svuotati o realizzati al rallentatore fino comprometterne le reali potenzialità. Come la stazione ediopadana: quando (e se) l'avremo sarà un'opera fortemente ridimensionata nelle sue straordinarie potenzialità originarie. Ai reggiani tocca pazientare e accontentarsi di "suggestioni". Nel frattempo Reggio che fine fa? A.S. Nelle foto: Al Centro Malaguzzi la conferenza del sindaco Graziano Delrio sull'Area Nord alla presenza diunfolto pubblico Vasto assortimento di prodotti gastronomici Al Conad Il Colle ogni giorno la qualità dei Supermercati Conad è di casa! ALBINEA (RE) Via XXV Aprile 1/B Tel. 0522.347426 Orario continuato 8,30-20,00 tutti i giorni martedì 8,30-14,00 CHIUSO MARTEDI’ POM. STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 LE FORCHE PUIANELLO (RE) Via G.di Vittorio 39/H Tel. 0522.885818 Orario 8,30-13,30 • 15,30-19,30 Giovedì 8,30-13,30 Sabato continuato 8,30-19,30 CHIUSO GIOVEDI’ POM. MONTECAVOLO (RE) (NUOVO PUNTO VENDITA) Via F. Cervi, 28 Tel. 0522.886179 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 9 Primo Piano > > Primo Piano GLI AUTORI Luciano Serra. Professore di italiano e storia. Studia con Silvio D’Arzo e Pasolini, sui quali scrive importanti saggi. Iscritto al Partito d’azione è arrestato e imprigionato dalle S.S. Assistente del prof. Calcaterra, collabora alla sua rivista CONVIVIUM. Studioso di Boiardo e Ariosto, di Spallanzani e Corti e Re, partecipa a convegni internazionali su questi poeti e scienziati. Condirettore della rivista REGGIO -STORIA. Poeta in lingua italiana e dialettale vince tanti importanti premi. I suoi scritti: Reggio nel ventennio fascista e Storia di Reggio con Gino Badini; Storia dell’atletica Europea; Il ciclismo della strada e il Ciclismo eroico, con prefazione di Romano Prodi. Sono opere di successo le sue raccolte di poesie in dialetto” E’ tot i dè la lus” ( 2002) e in italiano “ La Memoria e l’Ignoto” “ 2005). Luigi Ferrari. Maestro, Università interrotta per chiamata alle armi, poi prigionia durissima in Germania. 30 anni di insegnante in scuola elementare con incarichi speciali. Scrive di scuola, di caccia, di folclore e poesia dialettale su ”La Strenna degli Artigianelli – Ventitré Marzo- Antologie Vernacole”. E’ stato vincitore di tanti Concorsi di Poesie in Dialetto. Pubblica tanti bei libri diversi, apprezzati e anche recitati: “Un dè de scola (1982), Cioca beck (1988), Csa diràl Fedro? (1997), Da chè indree (1999). Collabora con Luciano Serra alla compilazione dei due Dizionari del dialetto reggiano, col frutto anche di sue particolari ricerche. E’ membro del Comitato Direttivo del Centro Studi sul dialetto reggiano, della Deputazione di storia patria e anche dell’Associazione scrittori reggiani. QUANDO IL VERO "ARZAN" PARLAVA IL DIALETTO IN FAMIGLIA esposti in libreria prima il dizionario Italiano-Reggiano, e poi di recente, bello fresco, quello Reggiano-Italiano. Due opere stupende di due studiosi e poeti, vincitori di diversi Concorsi di poesia dialettale reggiana, ma anche ricercatori di storia e linguistica. Impareggiabili: per competenza scientifica e passione culturale. Questa storia qui io l’ho presa da chi ha scritto la PREFAZIONE ai dizionari: Gino Badini, storico, linguista e, pure Lui, studioso appassionato del dialetto reggiano. Così il terzetto Serra, Ferrari e Badini ha dato a Reggio due grandi opere di lingua, storia e civiltà. di Sergio Masini Ma guarda tu il destino! Due poeti dialettali reggiani vanno al Museo e, su due piedi, decidono di scrivere due Dizionari. Luigi Ferrari e Luciano Serra si incontrano là a studiare ”la civiltà contadina” e ricordano l’amico Giuliano alto m1, 80 e magro kg 50. Ferrari rievocando esclama: << L’era megher cm’un scalett!>>. Così, nella conversazione scoppia il dialetto: << Mo sl’e bel!>>. Il dialetto ha delle parole e delle espressioni di efficacia straordinaria:<<L’è stravachee. Domeg un tai!>>. Sono migliaia di parole e frasi che nascono dalla pancia, dalla testa, dall’anima del popolo “ed la testa quedra”, cioè noi reggiani doc. Eppure un dizionario del dialetto reggiano aggiornato non c’è. Ne abbiamo uno di 157 anni fa di Gian Battista Ferrari”. Luigi e Luciano si guardano negli occhi e sbottano:<< Ma se ne facessimo uno noi due?>>. Detto, fatto. Non subito, ovviamente, ma dopo alcuni anni sono stampati ed 10 STAMPA REGGIANA Proprio Gino Badini scrive una bella e precisa definizione: <<Un vocabolario dialettale è l’occasione di una lettura piacevole, è avventura popolare e culturale, è dare respiro intenso e dimensione corposa all’idioma locale che un tempo si parlava in famiglia, nei luoghi di lavoro, nei negozi e nei mercati>>. <<Che un tempo si parlava>> scrive a ragione Badini. E a proposito di mercati provate ad andare il martedì e il vener- > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 dì, al grande mercato di piazza Fontanesi (“ed la verdura” una volta). Dei reggiani e del dialetto c’è quasi più niente. Quasi pieno di signore straniere, di tante lingue diverse. E molte Islamiche con i veli in capo, tante incinta, con neonati in carrozzina e figli piccoli intorno. Prendete una matita, bagnatela tra le labbra con un pò di saliva come proprio al mercato ”al teimp di teimp” e prendete anche “un pcoun ed cherta zala pò scrivi e tiree al sòmi”. Noi vediamo poco del nostro passato lì in piazza, ma vediamo meglio il nostro futuro. <<L’è finida per nueter arzan. A gh’è l’ocupazion in cors, a se sfraten toti nueter testi quadri>>. Così commentano i nostri vecchi, seduti sulle panchine del mercato a guardare il movimento. Con i commenti in puro dialetto reggiano. E’ inutile dire che perdere il dialetto vuol dire anche perdere l’identità, la reggianità come civiltà e cultura storica. Per te- nerlo un po’ vivo il dialetto va coltivato anche se, come lingua parlata non sarà più molto in uso. Ad Albinea, per esempio, si è costituito un Centro Studi sul Dialetto con tanti intellettuali (dai tre autori dei dizionari e Bellocchi, Barazzoni, Masini, Vinceti…..) ma anche lui tira il fiato lungo. Nelle varie Università degli Anziani – come il CROSTOLO di Reggio- si tengono letture di poesie e storie dialettali. Tra insegnanti, nelle scuole, alcuni approcciano i ragazzi a parole ed espressioni dialettali e fanno interviste ai nonni, che parlano in dialetto. Ogni anno c’è un resistente e ben frequentato “Premio di poesia dialettale la GIAREDA”. Ma ci sono anche, ora, benvenuti, i due prestigiosi Dizionari del dialetto reggiano compilati dai generosi Serra e Ferrari presentati da Badini. Le ricerche per i due Dizionari sono state profonde. Anzitutto per certi settori particolari sono state raccolte tante interviste a fruitori di linguaggi specializzati come i cappellai (operai della Borsalino), gli orologiai (Artemio Meli), i muratori (Lino Codeluppi), i cacciatori (lo stesso Ferrari) e così via. Le ricerche si sono allargate, approfondite e scientificamente impreziosite da studi sul latino popolare, il celtico, il germanico, il francese e anche sui dialetti veneti e toscani, nostri vicini geografici. Le profonde riflessioni e le precise documentazioni tecniche vanno cercate meglio nelle Prefazioni coltissime di Badini ai due Dizionari. Da esse io ho preso le mie informazioni. Ora vogliamo soltanto aggiungere qui che il dialetto, in provincia di Reggio, diventa diverso, per storie diverse, nei diversi paesi. Per esempio nella Bassa del Po il verbo “sono andato” in dialetto si dice:<<sunt andaa>>. E sempre queste “aaa" dominano la parlata guastallese. Alla periferia di Reggio, Santa Croce, per esempio, si dice “a sun andèe”. Mentre nello Scandianese si dice “soun ande”. Il sole diventa ”sol-soul-saul”; “parler- parlar”; ”fritèda- fritàda”. Sono tradizioni linguistiche locali. Così come certe espressioni avventurose, quasi proverbi: “A Arsei et piant di fasòo et nàs di ledèr”. Oppure : ”Cun clà putèla dal veglioun t’è ande a vod an?. ”Una ragazza conosce un giovane corteggiatore. La madre sibila alla figlia: <<Sta bein ateinta putina, l’è un nesa-fiee ed Rez e po’ anca studeint!>>. E a Bagnolo, quando un giovane locale, sposa una ragazza di Cadelbosco, le donne alla fontana chiacchierano così:<< Agh n’era mia dal belessi acsè a Bagnol, piutost che ander a tor nà furastèra?>>. Frasi e parole di un tempo che ci aprono curiosi spettacoli di vita passata, “tota nostra”, commentano i nonni: quando le mogli davano del Voi ai mariti e i bambini, di festa, mangiavano nei tavoli a parte. E “ facioun” e "ghignoun” circolavano generosi. Provate a consultare le parole dei due Dizionari reggiani: è come fare ogni volta un viaggio meraviglioso. Con una gioia dell’anima che sale al cuore e mette il STAMPA REGGIANA > sorriso in faccia. Il dialetto reggiano è bello e fa bene. E’ prezioso e sta in due casseforti: i due Dizionari di Serra, Ferrari e Badini. Apriteli e imparate, con godimento. Reggio agli Autori dice ”Grazie” sentitamente. E giustamente. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 11 > Agraria Agraria > LARGO AI GIOVANI ALLEVATORI CHE PUNTANO SULLE VACCHE ROSSE Trent'anni fa, erano una razza in estinzione oggi le mucche sul territorio sono oltre tremila. Un marchio speciale per il Parmigiano Reggiano destinata all’estinzione. Ma un manipolo caparbio di allevatori avviò politiche di valorizzazione e ipotizzò di tornare a produrre un Parmigiano Reggiano solo di vacche rosse, cosa che accadde nel 1991, presso il caseificio Cvparr di Coviolo. In venti anni, grazie a una politica oculata e il sostegno di alcune istituzioni, si è reinvertita la tendenza, facendone un prodotto di nicchia, incredibilmente conosciuto nel mondo. di Gabriele Arlotti La storia delle origini della razza Reggiana più pregiata tinge di toni epici quel prodotto di qualità che è il Parmigiano Reggiano delle vacche rosse e di nuovo dalla carne che esse ci donano. Giunte in Europa dalla Russia, depredate in seguito alle invasioni barbariche intorno al 560 dopo Cristo, i capi di bestiame dal caratteristico colore del manto s’instaurarono per sempre anche in Italia. Punto di riferimento per i monaci del XII secolo, che iniziavano, a quell’epoca, a produrre dal loro latte il progenitore dell’attuale formaggio stagionato, tale allevamento si diffuse particolarmente al Nord e al Centro Italia. Razza zoologica più allevata fino alla metà del XX secolo, raggiunge il suo apice numerico nel dopoguerra, precisamente nel 1954 (quasi 140.000 capi nel nord Italia), e da lì cominciò a calare, per motivi di selezione e sostituzione: i capi fromentini, termine riferito al mantello colore del frumento, si ridussero drasticamente. Nei primi anni Ottanta ne restarono solo un migliaio di capi. La razza pareva Qualità eccezionali del formaggio Oggi la produzione del Parmigiano Reggiano marchiato “razza Reggiana – vacche rosse” confida su 3.053 capi, presenti in 152 allevamenti distribuiti sulle province di Reggio Emilia, Modena e Parma, in cui spicca la marcata presenza di giovani allevatori. Simbolo di abbondanza anche in tempi di crisi, confermato dalla tradizione iconografica ri- degli allevatori under quaranta, impegnati nell’attività. La razza Reggiana si lega, così, a una politica innovativa di valorizzazione, sì della qualità del bestiame, ma anche del lavoro delle persone. E i ragazzi, è il caso di dire, nascimentale, che sempre usava inserire nella rappresentazione della natività il bue rosso, trova ragion d’essere nelle caratteristiche nutrizionali dei prodotti derivati. Il patrimonio genetico della reggiana si riflette in un latte che ha rese più elevate, migliori proprietà di caseificazione, maggiore spurgo di siero, più dilatata età di stagionatura del formaggio e conseguente migliore digeribilità dei suoi componenti proteici e lipidici, a favore di anziani, bambini e sportivi. In una cultura del benessere sempre più attenta, anche una carne bovina tanto ricca, non può che essere apprezzata sul mercato, come sta avvenendo negli ultimi due anni. Un allevamento che piace ai giovani Una realtà aziendale che si presenta con i volti senza una ruga 12 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 ci mettono la faccia: Alberto Baroni di Toano, Gabriele Conti di Reggio Emilia, Claudia Incerti di Reggio Emilia, Enrico Baiocchi di Gattatico, Tiziano Chiarabini di Villa Minozzo, Gabriele Aguzzoli di Campegine, Marcello Prandi di Reggio Emilia, Marco Benassi di Baiso, Fabio Fiandri di Prignano Sul Secchia, Matteo Ilari di Reggio Emilia, Diego Valentini di Castelnovo ne’ Monti, Riccardo Ferrarini di Cadelbosco di Sopra, Marcello e Manuel Novelli di Novellara. Questi i segreti del successo del Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse. Basta assaggiarlo. Un marchio segno di qualità Così commenta il presidente dell’Associazione nazionale allevatori di razza Reggiana (Anaboare) Marco Prandi: “Per ottenere risultati come questi, occorre monitorare costantemente il mercato, come stiamo facendo, e continuare a mantenere in mano la produzione, contraddistinta dall'ulteriore marchio delle vacche rosse sul piatto della forma. Il quale, è ormai noto, indica che siamo di fronte a un formaggio prodotto unicamente con latte di questa razza e con almeno ventiquattro mesi di stagionatura. Le bovine sono alimentate con foraggi totalmente del territorio e dei nostri prati stabili”. Un marchio che valorizza l’intera filiera produttiva, dunque, incurante della crisi dei formaggi a pasta dura e che spunta quotazioni medie superiori ai 16 euro al chilo. E li vale tutti. ,03(50($%,/,==$=,21, /$7721(5,( &23(5785(75$',=,21$/,(,1$//80,1,2 5,02=,21(&(0(172$0,$172 6,67(0$,17(*5$72)27292/7$,&2 Come la si riconosce Elemento inconfondibile è il mantello rosso fromentino uniforme, variante fra il carico e il chiaro, più o meno attenuato in corrispondenza delle parti interne degli arti, al contorno degli occhi e attorno al musello (la parte più distale del naso). Musello ed epiteli sono rosei. Gli esperti valutatori di razza spiegano che i soggetti sono di buona taglia, con tronco lungo, solido impianto scheletrico, testa sempre molto distinta e piuttosto lunga. L’altezza al garrese negli adulti va dai 145-155 centimetri dei tori, con un peso medio di 9-10 quintali, ai 140-145 centimetri delle vacche, con un peso me- dio di 6,5-7 quintali. Oltre alle indubbie qualità del latte, la Reggiana ha doti di rusticità e fertilità. I dati dei controlli funzionali del 2008, condotti su 1.726 bovine, riportano una media produttiva di 5.557 chilogrammi di latte all’anno, con il 3,54% di grasso e il 3,45% di proteine: valori di tutto rispetto! E godono di ottima salute, garantendo prodotti davvero genuini. Per avere maggiori informazioni, è possibile visitare il sito www.razzareggiana.it Alessandra Azzolini MONTANARI & GRUZZA S.p.A. VILLA GAIDA (RE) - VIA NEWTON, 38 TEL. 0522/944251 FAX 0522/944129 - www.montanari-gruzza.it Via Nobel, 11 Sesso Reggio Emilia Tel. 0522/533223 Fax 0522/532257 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 13 Sanità > UNO STAFF DI CARDIOLOGI AL SERVIZIO DI CHI AMA LO SPORT E NON SOLO Guiducci, Manari e Fioroni alla guida di un centro di medicina cardiovascolare e di medicina dello sport BLAUER REFRIGIWEAR MUSEUM CANADIENS WOOLRICH CARLO PIGNATELLI OUTSIDE LEBOLE JOHN BARRIT INGRAM LINEAEMME I BLUES CLUB DIVINA DENNY ROSE U.S. POLO ASSN. DEGRADÈ LUISA VIOLA LATTEMENTA B.YOUNG DIESEL PEPE JEANS LONDON CALVIN KLEIN MARLBORO CLASSIC MARINA YACHTING HILFIGER - DENIM NAPAPIJRI MELTIN’POT MISS SIXTY TOKIDOKI ENERGIE WRANGLER GREASE CATBALOU SARABANDA PETIT BATEAU CRISTINA GAVIOLI SCOTCH & SODA LOSAN MRK PLAYLIFE ADIDAS GOLA di Romano Pezzi Noi somministriamo soltanto una adeguata dose di attività fisica. Sembra quasi uno slogan, invece rappresenta in sintesi il programma dell'iniziativa intrapresa da tre famosi ed attivi cardiologi reggiani, Umberto Guiducci, Danilo Manari e Stefano Fioroni, che lo scorso primo marzo hanno avviato a Reggio il Centro Cuore & Salute, per la cura e la prevenzione delle ma- "Salvarsi da un infarto - precisa il direttore del Centro, Umberto Guiducci specialista in cardiologia e medicina dello sport, già direttore del dipartimento Area critica all'ospedale di Reggio - è una cosa straordinaria. Il Centro Cuore&Salute, ha come obiettivo mettere in pratica quello annunciato dalle direttive regionali e nazionali, per quel che concerne la prevenzione primaria e secondaria di malattie cardiache. Il nostro programma fondamentale è di dare ai cittadini di ogni età, ma soprattutto coloro che hanno superato gli "anta", che manifestano malattie o problematiche cardiologiche, metaboliche, articolari e soprattutto nella circolazione periferica, la possibilità di di rugby e di calcio. Attualmente è consulente medico della Fiorentina e dell'Udinese, squadre di calcio di serie A. Proprio Con la squadra di Cesare Prandelli, Manari ha raggiunto l'apice della notorietà. Aveva incontrato il trainer viola anni fa, a Parma, quando era medico sociale della squadra scudo crociata, ed in quel periodo visse magici momenti come la vittoria della Coppa Uefa e della Coppa Italia, ed inoltre, contribuito a tre miracolose salvezze della squadra in serie A. Prandelli in seguito, ha Via Matilde di Canossa 2, Quattro Castella - (R.E.) Tel. 0522.887159 ( SULLA TANGENZIALE ) Chiuso lunedì mattina Sabato orario continuato Da sx, Danilo Manari, Stefano Fioroni e Umberto Guiducci voluto Manari con se anche alla Fiorentina. Con la presenza di Danilo Manari Dr Claudio Stradi Presidente della Provincia Sonia Masini, con a fianco il dr Guiducci, all'inaugurazione del Centro 7JB(#7JDP -BUFSBMF7JB&NJMJBWJD.FSDFEFT 5FM 'BY STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 NUOVA SEDE lattie cardiocircolatorie. Si tratta di un centro di medicina cardio vascolare e di medicina sportiva, con una palestra, dove è possibile svolgere attività fisica sotto costante controllo medico e strumentale, con il preciso obiettivo di promuovere e sviluppare i benefici dell'attività fisica per tutti, ed in prevalenza, nei soggetti che debbono usare il movimento come prevenzione e terapia, svolgendolo in un ambiente protetto e soprattutto in piena sicurezza. - Spesse volte infatti l'attività fisica è riuscita a sostituire un farmaco, e mai una medicina ha sostituito una sana attività fisica.- Da queste parole, di un noto fisiologo americano, i tre cardiologi reggiani e collaboratori, hanno costruito la base sulla cui filosofia, cercano di far capire i benefici dati dall'attività fisica, praticata in modo studiato, a tutte le fasce d'età. intraprendere la giusta ed adeguata attività fisica controllata e seguita in modo giusto. L'attività motoria costante, è una condizione essenziale per una buona forma fisica e soprattutto di prevenzione." Entusiasta di questo lavoro è Danilo Manari, che rappresenta in pratica la sua ragione di vita. Il noto cardiologo, specialista anche in medicina dello sport, si è sempre interessato infatti, agli aspetti medici e fisiologici dell'attività fisica e sportiva. Fin dagli anni ottanta, Manari è attivo nell'ambito della riabilitazione cardiologica. Ha seguito atleti olimpionici di sci, atletica, team di ciclisti professionisti, quindi, il Centro Cuore & Salute si orienta alla visite di idoneità medica per gli sportivi ed i loro programmi di preparazione specifica dopo aver effettuato test funzionali che mettano in evidenza dove è necessario intervenire per correggere o potenziare il lavoro di preparazione atletica. Per tutti gli sportivi che attraverso un percorso personalizzato, vogliono migliorare la propria prestazione, nel nostro centro sono seguiti in modo specifico, da professionisti esperti. La componente principale nel programma di allenamenti è infatti la diversificazione nel grado dell'impegno, nei diversi STAMPA REGGIANA > momenti di lavoro. Qui vengono valutati i diversi bioritmi fisici, che influenzano in grande misura resistenza e potenza. Per gli sportivi che praticano un'attività basata sul fondo, come il ciclismo su strada, podismo, sci nordico e cosi via, il nostro obiettivo è mantenere il loro livello di resistenza generale acquisito e raggiungere una adeguata resistenza specifica. In definitiva mettere l'atleta in condizione di sopportare fisicamente una massima attività per il maggior tempo possibile." Al centro Cuore & Salute, opera poi il dottor Stefano Fioroni, che dopo aver prestato servizio per quindici anni al Santa Maria Nuova, dal 2005 ricopre l’incarico di responsabile del laboratorio di emodinamica e cardiologia interventistica presso la casa di Cura Villa Salus Hospital a Reggio. Inoltre c’è la presenza del dottor Claudio Stradi, chirurgo in angiologia medica specialista del pronto soccorso e chirurgia d’urgenza. Completano lo staff che elabora e segue ogni programma di lavoro, dietologi, specialisti in scienze motorie, infermieri professionali e tecnici del settore. In occasione dell’inaugurazione del Centro, che ha rappresentato un importante evento nella città, sono intervenuti i più importanti personaggi di Reggio, della medicina e dello sport. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 15 Beni Culturali > > Beni Culturali carlo vannini e il compianto della chiesa di san giovannino di Mons. Tiziano Ghirelli Direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali ”Se facia sclamacione, secondo che è consueto; e poi stando Cristo dove è ordinato, la matre se meta in mezo et Iohanne al capo e la Maddalena al piè; e la matre se lamenta sopra li membri de Cristo…” Maria voltandose al populo dica con le ati de le mane: Io so’ la matre trista sconsolata…” (Sacra rappresentazione, 1375) Le fotografie di Carlo Vannini ci restituiscono un altro Compianto; i volti si moltiplicano, la luce crea posture nuove, il dialogo degli sguardi diventa serrato. La rappresentazione prende, in ogni immagine, una dinamica nuova. Quella che abbiamo davanti a noi è una corale della passione, un rappresentare coloro che, avendo assistito impotenti alle 16 STAMPA REGGIANA > tappe del Calvario, (ri)vivono lo smacco per aver posto fiducia in un fallimento; il dolore per la morte del figlio dell’uomo è intriso con quello per l’esito infausto di un progetto; una tensione moltiplicata dagli “specchi” che crea l’arte di Vannini. Ma le fotografie, in pari tempo, amplificano un’attesa. Ancora una volta Carlo Vannini entra nelle opere e dà loro (un’altra) vita; è il singhiozzo, è l’urlo disperato, è il gemere cantilenante che viene dalle viscere, secondo la Bibbia (“Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, il mio cuore è sconvolto dentro di me... Di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c'è la morte”, Lamentazioni, 1,20); espressioni di un male per la perdita che spacca il cuore o, se si vuole, trafigge l’anima, secondo la profezia di Simeone (Lc, 2,35) *** La tradizione dei Compianti è largamente diffusa fin dal Medioevo in tutta Europa; detti anche “Mortori” in quanto, secondo la tradizione, dopo la calata del Cristo dalla croce, si affollano intorno al corpo esanime alcune figure: la anno VIII numero 4 > APRILE 2010 Madonna, le Pie Donne, Giovanni Evangelista, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo. Queste composizioni avevano il compito di far rivivere un momento di buio, quello dopo la morte in croce: il Compianto in S. Giovannino a Reggio Emilia, insieme a quelli coevi del Mazzoni nell’Oratorio di S. Giovanni Battista a Modena e di Niccolò dell’Arca nella Chiesa di S. Maria della Vita a Bologna, sono tra gli esempi più alti. Si tratta di opere in cui l’emotività è vibrante e la terracotta plasmata e colorata rende il dolore del dopo, quello intimo e quello condiviso che passa, nei gesti più che nelle parole, dal ricordo struggente alla rabbia per la perdita, e viceversa. Un dolore non solitario, non vissuto nella disperazione senza sbocco, ma in relazioni affettivamente ricche e piene di domani. Nel corpo esanime di Cristo i presenti sentono sì la disfatta ma la rappresentazione è destinata a far risaltare - per contrasto - il trionfo pasquale dove la morte verrà sconfitta. Nel Venerdì santo c’è il tempo senza tempo; quello del dolore dal quale tutti siamo misurati e attraversati. Il dolore che ci blocca. In questi scatti, però, c’è il dolore cristiano, vissuto non da una collettività disperata; è una sofferenza corale in movimento, cioè di coloro che condividono un esito infausto e ne riconoscono le ragioni, ma coltivano sempre l’imminenza e l’attesa. Le Marie “sterminatamente piangenti”, come è stato scritto nel sedicesimo secolo per definire queste rappresentazioni, sono individuate da Vannini in espressioni maggiormente dettagliate rispetto a ciò che può cogliere il nostro occhio; entriamo - e siamo esplicitamente invitati a farlo dal fotografo con l’enfatizzazione del buio - nel momento del male. Le ombre, nei visi stravolti e nelle mani contorte, sono la traccia più efficace di questo male. Il dolore d’insieme non è tuttavia quello della tragedia greca; non c’è solo una scelta teatrale da sceneggiatore esperto; non siamo investiti da un pianto manipolatorio ed infantile: qui è la domanda di verità dell’umanità dolente che ci interroga. Perché il dolore? Perché la morte? Perché il fallimento personale o di gruppo? Perché l’errore? Perché il buio? *** Qui siamo invitati ad entrare nella sospensione prima della Pasqua; un’aura d’attesa e di speranza che Vannini coglie pienamente nei suoi scatti. Come dice l’apostolo Paolo: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione, vana è la vostra fede” (1Cor. 15,14). Nel Cristo morto trova speranza il corpo e la vita di ogni credente; la fede cristiana, secondo la formula del Credo, sta nella resurrezione della carne. PROGRAMMA 11 aprile, ore 17.00 Muto testimone del Compianto: la Sindone Renato Grilletto – Università di Torino Ezio Fulcheri – Università di Genova 25 aprile, ore 17.00 Il dolore come via di redenzione d.Giovanni Nicolini – Arcidiocesi di Bologna 2 maggio, ore 17,00 Chiesa di S.Giovannino in Reggio Emilia Crucifixus Foto di Carlo Vannini Il Mobile in Campagna 5/02 - 2/05 VENDITA PROMOZIONALE RINNOVO CAMPIONATURA VIA GIAN MARIA FERRARONI, 19tREGGIO EMILIA 0522-303552 Polifonie per il tempo di Pasqua tra Medioevo e Rinascimento-Coro della Cappella Musicale S.Francesco da Paola di Reggio Emilia diretto da Silvia Perucchetti 16 maggio, ore 17.00 La Deposizione dalla Croce nell’arte Antonio Paolucci – Musei Vaticani 30 maggio, ore 17.00 Chiesa di S. Giovannino in Reggio Emilia visita guidata MI CALO LE BRAGHE! APERTO LAÊDOMENICAÊPOMERIGGIO STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 17 Eventi > i valori etici della terza biennale Arte, teatro, studi, convegnistica, progetti, interventi sul territorio: si conferma la formula multidisciplinare dell’iniziativa unica nel suo genere voluta dalla Provincia di Corrado Sevardi Il 2010 è l’anno della III edizione della Biennale del Paesaggio. Con la Biennale molti reggiani hanno già imparato a dialogare, ne frequentano le iniziative, colgono il valore innovativo di questa manifestazione. Le presenze in questi anni sono nell’ordine delle decine di migliaia di persone e l’attenzione mediatica è arrivata alle testate nazionali, ai tg Rai in prima serata. Si tratta di un progetto cosmopolita, variegato, che stupisce, disorienta quasi, per la molteplicità dei contenuti, delle proposte. I soggetti coinvolti sono numerosi e numerosi sono gli sponsor privati. Nelle iniziative si intrecciano i temi della tutela e dello sviluppo sostenibile del territorio, della cultura identitaria locale e della tradizione portate all’incontro con i grandi cambiamenti della contemporaneità. I documenti di riferimento della Biennale del Paesaggio sono due: la Convenzione europea del paesaggio e il Ptcp-Piano territoriale di coordinamento provinciale elaborato dalla Provincia di Reggio Emilia. Il primo è un manifesto pro- Installazione al Parco di Roncolo di Distretto Rurale: Telescopio Vegetale grammatico che propone del concetto di “paesaggio” un’interpretazione nuova, che legge la stretta relazione di reciproca influenza tra luoghi e comunità, che supera la pretesa dicotomia tra sviluppo e conservazione tout-court. Afferma i valori etici che devono guidare chi interviene sui luoghi, perché le azioni siano all’insegna della difesa, della coerenza, del rispetto ambientale e dei segni, delle vestigia, del recupero e non del consumo, ma anche all’insegna del “nuovo”, come categoria cui ogni generazione ha diritto di appellarsi per lasciare anch’essa un proprio “segno” qualificante e distintivo, un segno che aggiunga tradizione alla tradizione, verso lo sviluppo. Il Ptcp compie una lettura analitica del teritorio e ne individua peculiarità, cifre distintive, potenzialità, proponendo la via per superare le criticità, nell’intenzione di mettere a sistema le eccellenze e le buone pratiche e col difficile obiettivo di far coesistere le esigenze particolari e collettive di una provincia fortemente antropizzata com’è quella reggiana. La Biennale del Paesaggio trova i propri strumenti per creare una cultura e sensibilità diffuse su questi temi in tutti i campi possibili, dall’evento artistico al convegno tra addetti ai lavori, dalla formazione rivolta a segue a pag. 20 IN 50 ANNI ABBIAMO FATTO STRADA FAGIOLI: L’ARTE DEL TRASPORTO E DEL SOLLEVAMENTO FAGIOLI Via Ferraris,13 –S.Ilario D’Enza (RE) +39 0522 6751 [email protected] www.fagioli.com STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 19 > Eventi la biennale del paesaggio nel rispetto e nel recupero dell'ambiente segue da pag. 19 studenti e operatori ai master plan e agli studi commissionati alle università. Un intervento di un artista tra la natura o in un sito industriale, l’abbattimento di un ecomostro, la creatività di giovani progettisti applicata agli sforzi infrastrutturali, le fiere di paese, le tipicità locali sono tutte occasioni per consolidare e vivificare la coscienza di un’identità, di un’appartenenza e del rispetto per i luoghi che abbiamo la responsabilità di abitare e di consegnare alle future generazioni. La Biennale di quest’anno è già partita, coinvolgendo i primi partner come il FAI, Italia Nostra, Aterballetto. Due silos del cantiere Morini Calcestruzzi Val d’Enza sono oggi assunti al ruolo di vere e proprie “sentinelle del territorio”, dopo che un intervento del pittore Angelo Davoli li ha nobilitati a personaggi estetici simbolo degli sforzi della Provincia in quell’area. Aterballetto vi ha danzato accanto; Davoli ha creato un video utilizzandolo per la scenografia della nuova coreografia di Bigonzetti, “Certe notti”, su musiche di Luciano Ligabue. E così il paesaggio è entrato “nel” teatro, ha sfondato le pareti del palcoscenico moltiplicandone le prospettive. L’armonia di un ideogramma giapponese di cielo e nuvole sulla ferrosità industriale e ossidata dei silos, la danza aerea e la ricerca della leggerezza della materia più grezza, gli opposti che si cercano per sublimarsi, il coraggio dell’ossimoro, l’ecletticità rinascimentale di un gesto che armonizza pittura, intervento “site specific”, happening, coreografia, musica, teatro, tecnologia, panteismo naturale e umanistico… tutto questo parla della raffinatezza poetica commovente di Davoli. Chi c’era s’è commosso… A Palazzo Casotti la mostra, da non perdere. La Biennale del Paesaggio sposa questo verificarsi di eventi che propongono uno “stile”, un profilo alto nel rapporto coi luoghi e i valori. Quest’anno ci saranno “Creazioni”, “Grandangoli”, “Cartelloni”, “Idee”, dalla land art al cinema, ai progetti stilati da architetti e urbanisti. La nostra provincia sarà per tutto l’anno animata dalle iniziative, proprio come fa un esploratore che cammina in mezzo alla natura per lasciarsi stupire ogni volta che si affaccia all’uscita da un bosco su una radura, o raggiunge la sommità di una collina nell’ora di un inusitato tramonto. Siete tutti invitati. Il programma completo lo trovate nel sito www.biennaledelpaesaggio.it 20 STAMPA REGGIANA Eventi > 1 2 3 4 6 5 7 > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 8 Foto 1 . I due silos della Morini Calcestruzzi Val d’Enza dipinti da Angelo Davoli. Foto 2. Studio per l'installazione al Parco di Roncolo di Antonella De Nisco. Foto 3. Installazione al Parco di Roncolo di Distretto Rurale: “Telescopio Vegetale”. Foto 4. Lago di Pranda (Foto Giovanni Badodi). Foto 5. Il Po a Guastalla (Foto Mario Rebeschini). Foto 6. Pieve di San Vitale, Carpineti. Foto 7. I danzatori di Aterballetto sulle ghiaie del Cantiere Morini. Foto 8. Una scena d’insieme di “Certe notti” di Bigonzetti. Alle spalle uno dei monitor ideati da Davoli. Foto 9. Un concerto di Enrico Rava, Mundus 2009. Foto 10 Un concerto di Ludovico Einaudi, Tramonti 2009. 9 10 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 21 Costume & Società > i giovani e il disagio sociale di Riccardo Caselli Ho riscontrato un fenomeno interessante, nelle diverse presentazioni che ho fatto del mio libro “L’Italia in vacca”. Indipendentemente dalla zona o dal contesto, ho incontrato svariate persone, talvolta anche impegnate politicamente e non della mia generazione, che condividevano un medesimo punto di vista. A proposito della descrizione che ho fatto dello sfarinarsi della società Italiana, si domandavano come potessi io, giovane, raccontarla essendoci sostanzialmente “nato e cresciuto” e non avendo, secondo loro, potuto vivere un modello sociale differente. Il modello differente, secondo i più, sarebbe in parole povere quello dei tempi della Dc e del Pci, della cinquecento o di Carosello. In sostanza le persone mature osservano il decadimento del paese con un’ottica di lungo periodo, lungo quanto lunga è la loro vita. Un giovane sa vedere invece con un’ottica di breve periodo e se è atten- STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 to sa leggere meglio questa epoca dal cambiamento turbinoso. Il decadimento italiano non è infatti così vecchio. E’ un fenomeno veloce, di dieci anni al massimo, veloce quanto sono stati rapidi gli sconvolgimenti globali: l’esplosione di internet, delle tivù commerciali, dell’immigrazione, della diffusione del viagra, della chirurgia estetica. Sono questi alcuni degli eventi, neonati, che hanno radicalmente cambiato la morfologia sociale del paese, così come di tutto il mondo. E sono questi che l’Italia non è stata in grado di governare. La nostra nazione arrivò per prima sull’e-commerce, qualcuno si ricorderà ancora di eBazar e la pubblicità con Platinette. Fu venduto al neonato E-bay in poco tempo. Il sesso nel frattempo è esploso in forme aberranti, ha sfondato confini, privacy, decenza, è finito nelle piazze moderne delle televisioni in ogni sua deviazione, si è erto a fulcro della pubblicità, a criterio di selezione politica e sociale, superando qualsiasi confine di età, dignità, riservatezza. Il commercio che ruota intorno all’immagine, al corpo, all’intrattenimento, si è trasformato in un valore, non solo in un prodotto, e ha fatto del paese quella “videocrazia” di cui tanto si parla. I flussi migratori, ingigantitisi nel frattempo senza che vi fosse alla base alcun progetto, hanno cambiato il volto delle nostre città cancellando di fatto intere zone dalle cartine, creando enormi sacche d’illegalità, ponendo le premesse per un crescente disagio scolastico e sociale. È in risposta all’esplosione di fenomeni come questi, tutti molto recenti, che l’Italia non ha saputo porre confini, incanalare tendenze. La difficoltà della classe politica di “vedere” la velocità del vero cambiamento, perché prigioniera di quell’ottica di STAMPA REGGIANA > lungo periodo, è tanto più grave quanto più si unisce a giovani generazioni escluse dal potere o incluse senza alcuna logica di merito. Oggi misurarsi con il disagio sociale significa affrontare dipendenze da cybersesso, modelli estetici irrealistici e anoressie gravi, difficoltà di relazioni fuori da un social network, poker online sostituitosi ad una “caccia al tesoro” in compagnia, marginalità sociale, violenze e giochi sadici perpetrati per “noia”, il marketing silenzioso della droga che ha abbassato il target d’età, stalking e tanto altro ancora. Se ci pensiamo bene, molti di questi, fino a 7 anni fa, erano sconosciuti anche come vocaboli. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 23 Fatti > IN MOSTRA GLI ARTISTI CHE TRIONFARONO AL MUNICIPALE Decine di ritratti esposti presso l'Archivio di Stato in occasio occasione della XII° settimana della cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali 1&3 3&((*0 &.*-*" & 1307*/$*" STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 In occasione della XIIª Settimana della cultura, promossa come ogni anno dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, presso l'Archivio di Stato si conclude l'esposizione dei ritratti di artisti provenienti dall'archivio privato Vivi; la Settimana della cultura 2009, infatti, aveva dato avvio all'iniziativa riguardando una prima parte di quadri. La scelta di articolare su due edizioni consecutive la mostra dedicata agli artisti dei teatri di Reggio, è stata dettata dall'opportunità di dare ad ognuno di essi lo spazio e il rilievo che meritavano. Questo e altro ancora ha colto il pubblico che ha visitato l'edizione 2009 della mostra, supportato anche dall'opuscolo-catalogo, in cui ogni personaggio era illustrato da brevi cenni biografici. Così, secondo l'ordine alfabetico approssimativamente seguito, mentre nel 2009 avevano sfilato artisti come la Brighenti, la De Giuli Borsi, Donizetti ..., quest'anno è la volta di Rossini, Peri, Verdi, Paganini e tanti altri. La maggior parte di cantanti, ballerini e attori raffigurati erano delle vere celebrità dell'epoca, e quasi tutti calcarono le scene del teatro Municipale. I nomi di alcuni di essi sono conosciuti ancora oggi; tale è il caso, ad esempio, di Giuditta Pasta, per la quale Bellini scrisse la Norma, Rossini Il viaggio a Reims e Donizetti l'Anna Bolena. Adelaide Ristori fu considerata la più grande attrice del suo tempo, trionfando non solo nei principali teatri europei, ma anche in quelli dell'America, dell'Australia e della Nuova Zelanda. Quando si esibì a Reggio (1858), le fu regalata una medaglia d'oro espressamente coniata per celebrare l'avvenimento. Alla reggiana Rosalinda Silva (nata Grossi) Cagnoli dedicò un componimento; purtroppo la sua vita si interruppe prematuramente nel 1804, quando la cantante aveva solo 27 anni, a causa del tifo contratto a Venezia, e fu seppellita nella chiesa di S. Teresa. La celebrità di Carolina Ungher è addirittura testimoniata dal busto marmoreo che le venne dedicato in occasione delle sue esibizioni reggiane (1837-1838), unitamente alle rime apologetiche di Viani, Pe- Eugenia Garzia Genero Gio Battista Guicciardi Giovanni retti e Cagnoli. Questi e molti altri ancora sono gli artisti e compositori di cui si espongono i ritratti. Anche quest'anno la mostra è corredata da un catalogo che, oltre a offrire una sintesi sulla storia del teatro Municipale e delle sue stagioni, contiene le note artistiche e biografiche di tutti i personaggi esposti, compresi quelli dell'anno scorso. L'iniziativa si terrà presso i locali dell'Archivio di Stato, in corso Cairoli n. 6, dal 16 al 25 aprile, con apertura dalle ore 9,30 alle ore 12,30 tutti i giorni, festivi inclusi. In occasione della mostra sarà possibile, a richiesta, assistere alla proiezione del video Archivi e territorio. Viviana del Lago Tom Pouce Giuditta Pasta Gioacchino Rossini Enrichetta Sonta Ferdinando Walpot STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 25 Spettacoli > > Spettacoli CON “CENERENTOLA" DI ROSSINI LA GRANDE OPERA ITALIANA TORNA AL VALLI Maria Josè Lo Monaco è la giovane protagonista del melodramma buffo, attorniata da un cast di prestigio con Ulivieri, De Candia, Mironov e Bordogna. Sul podio Evelino Pidò, regia di Daniele Abbado golarmente al Rossini Opera Festival. Nei panni di Dandini torna uno dei beniamini del pubblico reggiano, il baritono Roberto De Candia, la cui carriera sta assumendo dimensioni sempre più internazionali e prestigiose. Altro interprete di lusso è il basso Nicola Ulivieri, indimenticato protagonista del Flauto Magico, questa volta impegnato come Alidoro. Il ruolo buffo di Don Magnifico è affidato al sempre più bravo e apprezzato Paolo Bordogna: nato nel 1972 a Melzo (Milano), ha studiato con il baritono Roberto Coviello. Si è specializzato all'Accademia Lirica Internazionale di Katia Ricciarelli con Bianca Maria Casoni e la stessa Ricciarelli nel repertorio del baritono brillante. Nel 2000 ha vinto il Premio Caruso e nel 2006 il Premio Bastianini. Le due sorellastre sono impersonate dalle interessanti artiste Eleonora Cilli (Clorinda) e Alessandra Volpe (Tisbe). La regia è di Daniele Abbado. E’ stato fatto osservare dalla critica accredita che ciò che più colpisce in “Cenerentola” è la cura di Rossini, inusitata per un’opera buffa, nel tratteggiare il caratte- di Paolo Borgognone La stagione lirica del Teatro Valli riprende, il 21 e 23 aprile alle ore 20, con “Cenerentola” di Gioachino Rossini. E’ praticamente l’unico titolo di repertorio in cartellone, visto che per il resto la Fondazione I Teatri ha preferito puntare su opere rare antiche e moderne. L’orchestra è quella del Teatro Petruzzelli di Bari, diretta da Evelino Pidò, e il cast vocale presenta alcune punte di eccellenza. Protagonista è Josè Maria Lo Monaco, giovane mezzosoprano diplomata al Bellini di Catania e vincitrice dei più importanti concorsi internazionali. Don Ramiro è il tenore Maxim Mironov: nato a Tula, dopo essersi diplomato alla Scuola Superiore degli Artisti a Mosca, è entrato a far parte del celebre teatro Helicon Opera della capitale russa. Partecipa re- 26 STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 Alessandra Volpe re della protagonista. Fin dalle prime battute dell’opera Cenerentola mostra il suo distacco nei confronti dei personaggi che la circondano. Dalla malinconica canzone iniziale "Una volta c’era un re", alla scena e rondò finali "Nacqui all’affanno, al pianto", è evidente l’intenzione di dipingere una figura pateticamente sospesa fra sogno e realtà. Quasi un’eroina da opera seria. Anche la vocalità è indirizzata verso lo stesso fine. Una scrittura estremamente virtuosistica che, pur con altri intenti, ha modo di farsi valere anche nel personaggio di Dandini durante il suo travestimento da principe, e in quello di Alidoro al momento di mostrarsi in tutta l’autorevolezza del suo ruolo. Il personaggio meno delineato è in fondo Don Ramiro, che solo a fatica si differenzia dal tradizionale ruolo di amoroso. Don Magnifico, Clorinda e Tisbe appartengono invece al più tradizionale mondo dell’opera buffa, con tutto l’armamentario di sillabati ed effetti onomatopeici che ne consegue. Relegato alla funzione di semplice riempitivo, il coro non ha modo di farsi valere quale protagonista attivo dell’azione. Alla prima di Roma l’opera non riscosse un immediato successo, forse per la carenza di prove e per il nervosismo degli interpreti. La fretta, del resto, era Paolo Bordogna Eleonora Cilli Roberto De Candia stata tale da costringere Rossini a riciclare la sinfonia composta l’anno prima per La Gazzetta e, quale gran finale, il rondò del conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia, diventato in Cenerentola il celeberrimo "Non più mesta" della protagonista. Già nelle repliche il successo fu però assoluto e costante, al punto che negli anni seguenti giunse a oscurare quello del Barbiere. Dopo un periodo di declino, durante il quale l’opera rischiò persino di uscire di repertorio, Cenerentola è ritornata trionfalmente sulle scene, anche grazie alla edizione critica approntata da Alberto Zedda verso la fine degli anni Sessanta. Nicola Ulivieri STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 27 > Teatro anche reggio ha il suo x-factor di Annalisa Fracasso Negli attuali palinsesti televisivi la ricerca del ‘fenomeno’, del ‘campione’, del ‘superdotato’ a livello artistico/professionale è ormai uno status consolidato e confermato, a quanto pare, da una nutrita audience. Programmi come AMICI o XFACTOR stanno sfornando talenti a spron battuto. Certo le persone che hanno determinate capacità non sono moltissime, ma è legittimo consentire a chiunque lo desideri di provare, mettendosi a confronto con dei professionisti, che hanno così modo di verificare se ci sono per davvero le carte in regola per proseguire sulla strada del successo oppure se si tratta solo di un sogno e nulla più. Trovo che, per quanto questi programmi si stiano moltiplicando, siano comunque sempre migliori e più validi di altri, tipo LA FATTORIA, LA TALPA o L’ISOLA che invece si avvalgono di personaggi spesso in declino che si aggrappano a questo ultimo scoglio pur di tentare un’ultima via di fuga verso un successo ormai appannato e che, dati gli scarsi contenuti di qualsiasi ordine e grado, mi fanno rimpiangere certi vecchi programmi del tipo Giochi senza Frontiere, condotti da un simpatico Guido Pancaldi e da un’ impeccabile e tuttavia dolcissima Rosanna Vaudetti…altri tempi, altre storie! Probabilmente la necessità di "riempire" un numero di ore di trasmissione che è notevolmente aumentata a causa dell’obbligo di fornire un servizio 24 ore su 24, in concorrenza con un numero smodato di altri canali ha esaurito la vena propositiva degli autori televisivi. Personalmente trovo comunque più interessante e decisamente più educativo, se me lo consentite, vedere come si può impegnare un giovane in determinate prove di canto, ballo, recitazione, piuttosto che assistere alle esasperanti e spesso maleducate se non addirittura volgari ‘tirate’ di personaggi più o meno famosi messi in una fantomatica situazione nella quale persone molto più sprovvedute se la saprebbero cavare sicuramente molto meglio… In una vita sempre più comoda e tranquilla, dove il contatto 28 STAMPA REGGIANA Teatro > Foto di gruppo presentazione corsi Ma.Mi.Mo. 2009-2010 con l’altro è reso enormemente più facile perché mediato da mezzi di comunicazione sempre più numerosi e altamente tecnici, si ha comunque l’impressione che l’individuo ci perda in termini di spontaneità, di singolarità, di particolarità, di affermazione di quello che è veramente. Ecco allora spiegato il motivo, a parer mio, del grande successo di questi programmi che invece mettono in campo proprio le capacità, esclusive e, per questo, sempre nuove, di ogni individuo. Sarà per questo latente e mal > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 riconosciuto bisogno di affermazione che il C.T.M., ovvero il Centro Teatrale Ma.Mi.Mo. di Reggio Emilia ha avuto un’espansione a dir poco esponenziale? Sarà per questo che, dai primi 40 corsisti del non remoto 2004 si è passati, nell’ultimo anno, a 210 iscritti? Partiamo innanzitutto dal nome… A sentire i diretti protagonisti, che ora hanno assunto l’altisonante titolo di Soci Fondatori, ma che in realtà sono tutti giovani under 40 se non addirittura under 30, il nome stesso è derivato da un forte dubbio che li colse in una notte buia e tempestosa (come direbbe il simpatico bracchetto di Schultz) allorquando si accinsero a tentare di dar vita alla loro creatura…Insomma si, si voleva fare qualcosa, ma non si sapeva bene cosa. Da qui, chi conosce bene il dialetto reggiano potrà intuire che con MA..MI..MO.. si potrebbe anche voler dire: BEH..IO..VERAMENTE..CHE NE SO? E così è stato. In pratica si voleva canalizzare una forte passione per il teatro e coniu- garla, al tempo stesso, sia con una solida base professionistica e..udite..udite…anche con una grande attenzione verso il territorio e le sue risorse. A questo punto, chi crede di saperne di Teatro ma in realtà lo conosce solo superficialmente potrebbe pensare…ma come… il Teatro è affermazione prepotente dell’IO…cosa ci sta a fare l’attenzione per il territorio e le sue risorse? Tanto più che qui a Reggio c’è il già affermato teatro dialettale. In verità, quello che si agitava nei pensieri dei soci fondatori nei fatidici momenti in cui tutto questo coacervo di idee stava per germogliare era davvero qualcosa di nuovo ma, al tempo stesso, profondamente legato al TEATRO nella sua essenza. Provo a spiegare per chi, magari, non lo sapesse: il Teatro è fatto anche di attenzione, di dedizione, di rispetto. Non si può pretendere che il pubblico apprezzi chi non ha capacità di osservazione, perché non riuscirebbe a rendere ‘vero’ un personaggio, né si può pretendere che applauda chi si è impegnato in modo banale e cialtronesco. Pregi e difetti, lì, sul palco, vengono fuori subito; non c’è replay, non c’è doppiaggio. E’ tutto tremendamente vero e immediato. E’ un lavoro ‘senza rete’ quasi come lo era quello di certi funamboli dei circhi dell’800. E poi, c’è il LAVORO DI GRUP- PO. Quando si è in scena è come se si fosse dei naufraghi su una zattera. Bisogna calcolare pesi e misure, o meglio, bisogna considerare spazi e tempi, quelli che servono a sé e quelli che sono destinati agli altri. Bisogna muoversi con prontezza e circospezione al tempo stesso. Bisogna non farsi prendere dal panico. Bisogna ricucire gli errori, anche quelli altrui, purché alla fine tutto vada per il meglio, altrimenti si affonda, tutti, inesorabilmente. In questo, il Teatro è anche SOLIDARIETA’. Questo è lo spirito che ha da sempre animato i ‘ragazzi’ del Ma.Mi.Mo. e che, a quanto pare, è entrato nel cuore di tanti. E ora, facciamo parlare i numeri e i fatti. Nato nel 2004, il C.T.M. ha ora al suo attivo una Compagnia stabile composta da 10 attori e da numerosi collaboratori esterni che produce spettacoli di prosa e organizza eventi. Inoltre, è anche Scuola di Teatro che offre percorsi di formazione strutturati a più livelli e per varie fasce di età, con l’obbiettivo di fornire una preparazione sia tecnica che culturale a tutti coloro che intendono avvicinarsi al teatro sia per passione extra scolastica o lavorativa, sia con un vero intento di impegnare il proprio futuro. Non manca infatti anche un Corso Professionalizzante che consente ai più dotati (e qui si ritorna all’X Factor!!) di prepararsi per poter accedere alle Accademie Nazionali di Teatro. Nel 2006 la compagnia ha ricevuto la prestigiosa nomina di Figlia d’Arte da parte dell’Accademia D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, attraverso una convenzione che permette ai due enti di collaborare a stretto contatto scambiandosi risorse umane e tecniche a seconda delle rispettive necessità. Dal 2006 il C.T.M. collabora inoltre con la Fondazione I TEATRI di Reggio Emilia per le sue produzioni. Dal 2007, dopo aver vinto un bando di concorso del Comune di R.E., la sede operativa dell’associazione è presso l’Officina delle Arti in via Brigata Reggio 29 – R.E., luogo preposto dal Comune per attività culturali di vario tipo, dove il C.T.M. svolge attività di stage, letture, spettacoli e allestimenti di nuove produzioni, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Reggio Emilia. A sostegno dell’idea di un teatro che è anche considerato come luogo di aggregazione e crescita, accanto ai progetti produttivi ‘classici’, il C.T.M. attua inoltre un continuo lavoro di ospitalità di compagnie giovani che non trovano spazio nei grandi circuiti o nei teatri stabili ma che comunque sono ritenute meritevoli a livello nazionale. Direttore artistico è MARCO MACCIERI, attore e regista, che ha collaborato con numerosi maestri tra cui Massimo Navone, Luca Ronconi, Gabriele Vacis, Maurizio Schmidt, Dominique Pitoiset, Massimo Popolizio e Daniele Abbado. Come vedete, non esistono solo quell’asso piglia-tutto (mediaticamente parlando) di Maria de Filippi oppure quello stralunato (eppure artisticamente dotato) di Morgan! Anche qui, vicino a casa, c’è modo di far qualcosa per testare il proprio x-factor, perciò: buona fortuna al C.T.M.e a tutti i futuri artisti che da lì nasceranno! STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 29 Mostre > A BARCELLONA SI PARLA REGGIANO Per la festa di San Giorgio il "Festival del Libro d'artista" organizzato da Elisa Pellacani C’è un giorno dell’anno nel quale Barcellona si tinge dei colori dell’autonomìa catalana: è il 23 aprile, festa del patrono San Giorgio. Quel giorno la gente diserta le liturgie d’una cattolicità antica e celebra un rito laico di condivisione e d’impegno culturale. Gli uomini consegnano una rosa rossa alle signore e sono ricambiati con un libro dalle rappresentanti del gentil sesso. Può sembrare un fatto elitario, uno snobbismo d’altri tempi, invece è un’usanza tanto generalizzata da provocare effetti commerciali difficilmente eguagliabili: banchi di vendita di rose e di libri si assiepano dappertutto, mentre pile di libri e cesti di rose occupano librerie e centri commerciali. “Il libro è sinonimo di libertà”, dicono i catalani. E fondano questa convinzione sulla consapevolezza che il STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 Book” nel 2009, e quest’anno si denomimerà “Human Book” recando come simbolo un volto umano per sottolineare che “il libro è espressione e patrimonio dell’umanità”. Tutti gli anni le opere sono esposte nella neogotica Piazza San Just per l’intera giornata di San Giorgio, e successivamente nel Centro civico Pati Llimona ed in Librerie specializzate della città, per trasferirsi poi in altre sedi, in Spagna e in diversi Paesi europei fra cui l’Italia. Il catalogo a stampa non potrà libro mette in contatto con il mondo e con la storia; facendo attraversare se necessario il deserto, come sostiene il guascone Hervé Gaymard. Non è un caso che autori catalani come Francisco Gonzàles Ledesma, Manuel Vàzquez Montalbàn e Carlos Ruìz Zafòn abbiano fatto fortuna. I loro scritti descrivono la forte suggestione di questi luoghi e forniscono un risalto planetario a eventi come la festa di San Giorgio. Ed é singolare che l’Unesco adotti – già da alcuni decenni – la data del 23 aprile quale Giornata mondiale del libro e della lettura. Omaggio alla Catalogna o casuale coincidenza? L’enigma resta, ma la gente catalana intepreta la scelta come condivisione delle sue tradizioni civili e culturali, dedicando, quel giorno, un’attenzione al libro che non ha uguali al mondo. Da tre anni, e con un crescendo inatteso, il 23 aprile si caratterizza anche per un’iniziativa che ha origini reggiane: ideato e promosso dalla concittadina Elisa Pellacani, docente all’Escola Massana di Barcellona, e con il sostegno della Municipalità, si tiene il “Festival del libro d’artista”, un’iniziativa che attrae oltre duecento operatori provenienti da ogni parte del mondo. Si denominò “Print a Book” nel 2008, poi “Imagine dar conto delle varie iniziative collaterali che, spaziando dalla musica alla poesia, al canto, al ballo e alla recitazione, saranno ospitate nei programmi radiofonici e televisivi locali. La prossima edizione conterà sulla presenza di una consistente rappresentanza italiana proveniente da Napoli, Venezia, Roma, Milano e dalla stessa Reggio, e si confronterà con analoghe iniziative che stanno STAMPA REGGIANA > sorgendo a Barcellona e in altre città europee. Da sinistra: Un’immagine di Piazza San Just mentre si esibisce la reggiana Deborah Walker e il Trio “Lili after Garret” di Parigi, ritratto di Elisa Pellacani, curiosi e appassionati tra i banchi e preziosi esemplari di libri d’artista esposti anno VIII numero 4 > APRILE 2010 31 Cultura > OPERE DI MAFFEI ALLA BIBLIOTECA PANIZZI UN MANUALE PER INVECCHIARE BENE G. Bertini, Andrea Maffei, 1850, olio su tela Milano Museo Poldi Pezzoli NUOVA ALUPRES s.r.l. VIA MASACCIO, 1 0 -42100 REGGIO EMILIA - Tel. 0522 /517760 &HQWUR&DSHOOL GL0DULQR/D]]DULQL&VQF LA GRANDE NOVITÀ BREVETTATA NEL CAMPO DELLA TRICOLOGIA Progetto TRICOLIGHT di Filippo Silvestro Durante l’ultima giornata della Deputazione di Storia Patria per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e della stessa Deputazione, svoltasi al Palazzo del Capitano del Popolo e nella sala conferenze ai Cappuccini, ho tenuto una relazione dal titolo “Andrea Maffei nella volta del Teatro Municipale dipinta da Domenico Pellizzi e i salotti risorgimentali”. La particolarità interessante è che al momento della esecuzione pittorica della volta, il 1857, l’unico personaggio ancora vi- vente, era Andrea Maffei, mentre tutti gli erano ampiamente “storicizzati” e raffigurati nei quattro riquadri : dalla Coreografia (Salvatore Viganò e Gaetano Gioia) al Melodramma (Metastasio, Pergolesi, Bellini); dalla Commedia ( Goldoni, Alberto Nota, Giovanni Maria Cecchi) alla Tragedia con Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti e appunto Andrea Maffei. Andrea Maffei nasce a Molina di Ledro (TN) nel 1798 e muore a Milano nel 1885. Allievo del Monti è stato poeta, letterato e traduttore e un patriota, avendo sposato Clara Spinelli ed insieme avendo dato vita al famoso salotto risorgimentale a Milano che tanta ed importante parte ebbe per organizzare le Cinque giornate. Per Giuseppe Verdi scrisse il libretto I Masnadieri e collaborò assieme a Francesco Maria Piave 7UDSLDQWRGLFDSHOOLYHULPRELOHFRQLQWHJUD]LRQH JUDGXDOHFKHJDUDQWLVFH 35,0$ '232 0$66,0$75$63$5(1=$(1$785$/(==$ 3(58202('211$ 3HULQIRUPD]LRQLHGLPRVWUD]LRQLSUDWLFKHWHO 9LD*DQGKL5HJJLR(PLOLD7HO)D[ HPDLOFHQWURFDSHOOL#HPDLOLWZZZFHQWURFDSHOOLLW 6H]LRQH(VWHWLFDWHO STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 C. Bellosio, Andrea Maffei, 1830, olio su tela Museo di Trento e Rovereto D. Pellizzi, Volta Teatro Municipale, La Tragedia, 1857 Alfieri, Maffei e Monti per il Macbeth. Tradusse varie opere di Schiller, Shakespeare, Goethe e Milton. Ha intrattenuto rapporti con varie personalità come Antonio Rosmini, Gino Capponi, Mario Rapisardi, Carlo Tenca e con artisti come Francesco Hayez e gli scultori Dupre e Vincenzo Vela,autore, tra l’altro, della scultura dedicata al Correggio nel paese natale del pittore. E’ stato Senatore del Regno d’Italia. Andrea Maffei è stato raffigurato oltre che dal reggiano Domenico Pellizzi anche dai pittori Carlo Bellosio, Giuseppe Bertini e Michele Gordigiani. Alla moglie Clara Maffei, il pittore Francesco Hayez, ha dedicato uno storico e bellissimo ritratto. Ha avuto anche rapporti con la città di Reggio dedicando una poesia, nel 1858, per il matrimonio del Segretario comunale Carlo Ferrari con Carolina Curti. Ha intrattenuto rapporti anche con lo storico e presidente della deputazione reggiana Naborre Campanini. La Biblioteca Panizzi possiede parecchie opere del Maffei. Mi è sembrato giusto ricordare, proprio per l’occasione dei 150 anni della Deputazione, Andrea Maffei e sua moglie Clara, per l’importante contributo dato al Risorgimento italiano. La relazione completa sarà pubblicata nel prossimo Bollettino storico reggiano. Giovanni Gelmini arricchisce, con quest’opera, il percorso avviato anni or sono per la divulgazione di studi e ricerche sulla vecchiaia attraverso pubblicazioni, conferenze e contatti diretti con i protagonisti e con gli operatori specializzati. Dichiara, infatti, di aver individuato l’obiettivo della sua professione di geriatra e la sua missione umana e scientifica nella difesa “dell’età senile e di tutte le vicissitudini che la caratterizzano”. E’ una scelta di campo definita e determinata, di cui il libro, nel succedersi incalzante dell’analisi delle situazioni, delle indicazioni comportamentali e delle prescrizioni terapeutiche, fornisce un ampio resoconto, addentrandosi nei meandri di una realtà sociale che sta assumendo dimensioni sempre più consistenti e che presuppone risposte adeguate di tipo geragogico e preventivo. Lo scopo finale di quest’opera di Gelmini è quello di aiutare gli anziani ad accettare il loro stato anagrafico e le modificazioni che ciò arreca alle loro abitudini e alle loro possibilità espressive, adottando le precauzioni e gli accorgimenti che possono facilitare l’invecchiamento. Egli afferma esplicitamente che se una zona grigia deve esistere nella vita degli anziani, essa deve essere limitata al colore dei capelli: in questo modo si può affrontare serenamente il prolungarsi dell’esistenza umana che la scienza e il progresso ipotizzano per il terzo Millennio. Il libro di Gelmini è scritto con scorrevolezza, utilizzando uno stile colloquiale che rende comprensibile ogni aspetto dell’analisi scientifi- STAMPA REGGIANA > ca. Avvalendosi degli apporti di psicologi, terapeuti e gerontologi, l’autore induce l’anziano a fugare i timori e a ridimensionare i pregiudizi che normalmente affliggono le persone che valicano una certa soglia dell’età. Come afferma Gianbattista Guerrini nella prefazione, quest’opera “aiuta tutti noi a comprendere che il nostro corpo cambia con l’età ed a leggere i segni e i sintomi delle principali malattie, adottando gli accorgimenti che possono migliorare la salute e preservare l’autonomia”. In tal modo è possibi- le restare protagonisti della propria vecchiaia. Quest’opera di Giovanni Gelmini costituisce un utile riferimento per chi è coinvolto nei problemi della “terza età”, i protagonisti di questa stagione della vita e coloro che, per scelta personale o per impegno professionale, si dedicano alla cura degli anziani. Il volume è illustrato con immagini di Elisa Pellacani. Giovanni Gelmini Purché siano grigi solo i capelli. Aspetti geragogici e preventivi per invecchiare con successo. Prefazione di Gianbattista Guerrini. Foto di Elisa Pellacani. Edizioni Consulta, 2010, pp. 160, 12,00 euro. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 R.C. 33 > Arte e Cultura GIORDANO MONTORSI: DISSEMINARIO Il comprensibile, oltre un certo limite dissemina degli spezzoni di oscurita’. Dall’inquietudine, arriva ancora qualche scintilla di luce. Piccoli sprazzi di luce indispensabili a noi tutti, per poter sopportare, nell’incer- MARCO ZARATTINI Clara Matelli in mostra al Mauriziano Pittori reggiani all'estero pagine a cura di Gaetano Montanari Oh! Questo nostro tempo! Cosi’ pesantemente premuto da esigenze di chiarezza e di illuminazioni. Non il solo problema esistenziale, rode le nostre miserie quotidiane. Differenti livelli di realta’ coinvolgono le nostre necessita’ mentali e le nostre emozioni. Ne consegue quindi una fresca ricerca di nuove esperienze, nuovi linguaggi, immagini nuove. Non illudiamo noi stessi su possibili trasposizioni di due pedine importanti: scienza e arte. Quel che resta è cenere (2009) Giordano Montorsi tezza di ogni giorno, il vizio meraviglioso e il meraviglioso tormento che servi’ a darci una piu’ lunga ora di vita. Siamo propensi a credere che sia il caso piu’ volte a premere l’innesco che fa esplodere l’interesse verso l’opera, senza il quale, sicuramente, l’artista sente piu’ fatica a creare. In sostanza oggi non basta concentrare nei dipinti il meglio di se stessi; non basta avere una visione di maturita’ artistica e di coerente sensibilita’. E’ STAMPA REGGIANA > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 indispensabile illuminare l’opera di concetti affiche’, anche nella singola, sia permesso di estendere e distinguere la sua funzione rappresentativa nella cultura, oltre quella, primaria, di espressione sensibile. Angolo dei passi perduti Ho incontrato in treno, molti anni fa, una donna che non so chi fosse. Non le ho parlato, non ho fatto alcun tentativo, per interrompere il nostro silenzio. Quando arrivammo spari’. Ma ogni volta che riprendo un treno per andare in cerca della mia anima, ogni volta che la bianca distanza mi avvolge nella musica delle rotaie, rivedo quel volto che mi guardava, enigmatico e freddo come il nord. \la dove cantano le sirene (2008) Arte e Cultura > Poteva essere il mio destino; forse per questo spari’. La donna che passa e’ poesia. Quelle che se ne andarono via, scomparvero nella musica d’un treno. Con noi passarono, risero, nel turbine della vita. Non erano poche; fra tante rimase una. Aveva negli occhi e nell’anima il colore dei nomadi, portava in se la primavera e come la primavera passò. Alla Nuova Galleria, dopo la felice parentesi americana, siamo stati ammessi a visitare, un buon nucleo di dipinti e pastelli, figure e scene grandiose che denunciano una sapiente maestria ed una profonda sensibilita’ pittorica. Con occhio felice Zarattini capta l’atmosfera di un paesaggio, sia esso dei colli e montagna e delle altre zone che sfidano la piu’ lontana stella, e le riscrive in chiave impressionistica, con pennello fluente, distinto e sicuro. E’ una raffigurazione sempre attuale, poiche’ realizza un equilibrio ora gli impulsi dell’stinto, le ebrezze della sensazione pura ed il gusto di produrre un artista tecnicamente irreprensibile. L’impianto sicuro del disegno e’legato da una pennellata lenta, graffita a linea dura, senza morbidezza di curve, ed i colori sono seppia e terra nei quali si innestano, richiamati da una felice eurit- mia tonale, i blu, gli indaci e qualche guizzo di rosso e di verde. Nelle nature morte e nei fiori, i colori sono ancora piu’ filtrati, pensati attraverso una nuova creazione della realta’ visiva, hanno una luce senza interiezioni e senza accenti, fissa ed uniforme, che nasce da una disperante interiorita’. Nel dialogo con le cose e con il mondo esterno Zarattini ha saputo trovare una sua via, per rappresentare le immagini dell’esperienza interiore in una pacata e serena figurativita’. Nella calma raccolta del suo studio, riva’ con la memoria all’emozione provata e ricanta con meditato pennello l’incanto della natura. Nella foto da sx: Marco Zarattini, Anna Paglia (pittrice / gallerista) e Loretta Costi (fotografa) Milanese di nascita e di formazione culturale. Laureata in Architettura, dalla fine degli anni ’90 si dedica quasi esclusivamente alla pittura. Domiciliata a Reggio dal 2005. Nella mostra al Mauriziano espone una serie di lavori su carta, presentati da Elisabetta Farioli e sapientemente commentati dalle critiche di Martina Corgnati e Giuseppe Berti . L’ambito pittorico in cui si esprime Clara Matelli si riaggancia, come rivisitazione, alla grande stagione dell’espressionismo astratto americano , del color field painting , che ebbe in Mark Rothko il principale esponente. Una pittura liberata della forma leggibile, che ricerca l’espressione attraverso contrasti di colori vivi emergenti in campiture chiare e che, attraverso una decisa azione gestuale , ha portato la nostra artista ad approdare nella grande terra dell’astrazione, dove le cose che meglio si possono descrivere sono le sensazioni, le realtà che trascendono il mondo dell’immanenza. Nelle sue carte colorate Clara Matelli cerca di raccontare visivamente qualcosa che non si può raccontare, se non attraverso un susseguirsi di stati d’animo, di allusioni, di incertezze, di domande, di tentativi di risposte, racchiusi tra i quattro lati dei fogli di carta, a rammentare ancora una volta quanto la forza del pensiero possa sopravanzare la realtà. Per esprimere il linguaggio dello spirito, la grammatica minima della pittura astratta, si limita a linee e forme, disposizioni di volumi e variazioni di colori, che non si curano dell’illusione della realtà, ma vogliono comunque produrre sensazioni percepibili inconsciamente. Opere godibili nell’immediato, perché impulsive, dirette e non sulla lunghezza d’onda del suo pensiero, quella stessa dell’impulso creativo che ha motivato l’autore . Allora può succedere ( e succede più spesso di quanto si pensi) che invece di analizzare l’opera dell’artista, si ritrovi ad analizzare ciò che le immagini Clara Mattelli, Risonanza in blu e ocra, 2007, tecnica mista su carta, cm 47x48 soggette a inutili barocchismi di maniera. Opere che non vogliono essere capite, ma cercano solo di stimolare emozioni. Sarebbe riduttivo e forse inutile cercare a tutti i costi una traduzione in chiaro del suo linguaggio espressivo. Quando un critico d’arte, come chi scrive queste poche righe, non conosce la persona-artista, mediante la frequentazione diretta, ma lo deve giudicare unicamente da un numero limitato delle sue opere, e , per di più, circoscritte in un dato periodo di tempo, è facile che non riesca a sintonizzarsi STAMPA REGGIANA > suggeriscono al suo subconscio, il chè diventa una vera e propria operazione di autoanalisi. Non dimentichiamo infatti quella battuta di Duchamp che recita: “Ce sont les regardeurs qui font les tableaux” (sono gli osservatori che fanno i quadri), E’ la vecchia storia della pittura astratta : concedere qualcosa al buon gusto estetico, pur di mantenere una totale libertà espressiva. L’opera è lì che chiede solo di essere osservata, non capita. anno VIII numero 4 > APRILE 2010 FILO 35 Giornalisti in visita al circolo CERE > Arte e Cultura LE VIE DELLA FORMA DI TRE SCULTORI REGGIANI Tre artisti diversi, tre stili diversi. Azeglio Bertoni, luzzarese, iniziò la formazione artistica per essere pittore, ma una serie di circostanze gli fece cambiare indirizzo. Dopo il diploma all’istituto Toschi di Parma e le lezioni di Rastelli, nel ’58 avrebbe dovuto frequentare i corsi di Oscar Kokoschka a Salisburgo, ma il di Emanuele Filini Ho già detto altre volte che la provincia di Reggio, dal punto di vista artistico , è un luogo privilegiato. A nord troviamo Mantova con le sue tradizioni culturali che si collegano a Milano, a ovest Parma città d’arte per eccellenza, a est Modena con i tesori dell’eredità estense e , al di là dell’Appennino, Carrara con la sua accademia, il marmo e le tradizioni che ne fanno una delle cattedrali più importanti della scultura mondiale. Senza dimenticarci che a due passi troviamo l’Accademia di Bologna con la sua storia. Un certo Heinrich Wollflin, storico e critico d’arte, a cavallo tra 800 e 900 scrisse che in Arte “non tutto è possibile, in ogni epoca”, questo perché non conosceva la nostra provincia, e anche perché è morto un secolo prima dei nostri tempi. Un’epoca la nostra nella quale tutto è possibile, dalla tradizione artistica derivata dalla storia dell’arte classica, alle più vuote provocazioni pseudo-artistiche dettate dalla moda e dalla comunicazione multimediale, specialmente in una provincia sprovincializzata come la nostra. Grazie a Dio in questo caso abbiamo a che fare con tre artisti che si muovono sulla traccia di una corretta ricerca espressiva. Lo spazio a tre dimensioni è lo spazio della Scultura, ma se vogliamo essere più precisi, mentre esiste la quarta dimensione ‘tempo’ nella Fisica Teorica, esiste pure la quarta dimensione nella scultura, cioè ‘la forma’. Mentre i tre artisti qui presenti devono affrontare le dimensioni : altezza, larghezza e profondità , (variabili dipendenti dall’unità di misura, cioè il metro) più o meno nello stesso modo , per la quarta dimensione : la forma (variabile indipendente con infiniti gradi di libertà), si esprimono in modi differenti. Una variabile che è fatta di stile , di fantasia, di ispirazione, di back-ground culturale e formativo e di personalità , quindi ogni singolo artista, se è vero artista, è naturalmente più portato a vedere ciò che sta creando, piuttosto che creare ciò che sta vedendo. Da qui le differenze. I gradi di libertà all’interno dell’individuo sono infiniti. Ecco spiegato perché nascono gli stili e perché possono essere così diversi. 36 STAMPA REGGIANA milanese di Giuseppe Grandi, Ernesto Bazzaro, Medardo Rosso, Leonardo Bistolfi e, perché no, del mantovano Eugenio Pellini . L’impressionismo lombardo poi, che per molti versi si affianca e sovrappone alla Scapigliatura, gli suggerisce il modo di catturare e giocare con la luce. Perciò, la forza del pollice e la sapiente decisione del gesto, fanno della paesano Neveo Cacciani, a sua volta figlio d’arte. Poi matura la formazione frequentando la libera scuola di nudo presso l’Accademia di BB.AA di Bologna, condotta dal prof Mazza. A Bologna aveva insegnato per molti anni Giuseppe Romagnoli allievo di Enrico Barberi, uno degli apostoli del verismo con spunti umanitari e sociali, e le loro opere pervadono l’ambiente accademico felsineo. Se poi aggiungiamo che Ivan, durante i suoi frequenti viaggi a Milano, frequentando musei e gallerie, veniva spesso a contatto con le realizzazioni di Francesco Messina e ogni volta restava incantato dalla sua sbalorditiva abilità esecutiva, il conto è presto fatto e si comprendono le radici del suo stile. La proprietà acquisita del mezzo tecnico, supportata dalla preparazione umanistica, ottiene uno stile accademico sicuro, arricchito a volte da interessanti sperimentazioni cromatiche, certamente più rivolto all’interpretazione introspettiva che ad una sterile riproduzione iconografica. Un racconto dell’anima leggibile e tangibile. Non dimentichiamo che a Bologna il lirismo morandiano ha influenzato non solo i pittori, ma anche scultori. 1 2 7 5 6 ro sfogo alla sua fantasia, si avvicina sempre più alla tensione drammatica del simbolismo di Adolfo Wildt , rivisitato in chiave moderna, che non prescinde da un forte decorativismo liberty. Una forma di neo-simbolismo, al centro del quale sta la figura umana con la sua anatomia vo- sua opera un genere di scultura che potremmo definire “plasticismo pittorico”. Una forma di convincente espressionismo arricchito da elementi simbolisti mediati dal liberty. 8 Ivan Cantoni, borettese, laureato in Filosofia e insegnante di lettere, scultore e pittore, inizia la formazione artistica col com- 13 Michele Sassi, nato e operante nella Val di Secchia, formatosi all’Istituto Chierici di Reggio, con un diploma in oreficeria, inizia a plasmare la creta da autodidatta o quasi, attenendosi ad una interpretazione accademica scrupolosa, col rispetto rigoroso dei volumi e delle proporzioni, fino a raggiungere quella padronanza del mezzo tecnico che gli permette realizzazioni più libere. Con importanti recuperi stilistici in chiave espressionista, con alcune forti allusioni iniziali a Giacometti, ma poi, dando libe- > anno VIII numero 4 > APRILE 2010 11 10 9 corso era al completo e il maestro gli consigliò di seguire le lezioni di Giacomo Manzù (scultore bergamasco stimatissimo dal maestro). Una serie di eventi, questa, che fanno scoprire ad Azeglio lo scultore che è in lui. Da Manzù apprende l’approccio creativo più disinvolto e l’immediatezza esecutiva, che gli deriva dal retaggio della Scapigliatura 4 3 lutamente esasperata, che vuole rappresentare, attraverso una forte espressività, il tormento interno dell’essere umano. Che cosa accomuna questi tre artisti? Certamente i sani principi della resa della luce, fondamentali per ogni scultore che si rispetti, il rigore esecutivo nella scia di tradizioni consolidate, ma soprattutto una ricerca coerente con le loro singole personalità creative, col loro vissuto formativo, ma soprattutto con un onesto approccio ai diversi modi di percorrere le vie della forma. 12 15 14 Il Circolo di Equitazione di Reggio Emilia si presenta alla vigilia della nuova stagione estiva aprendo le porte alla città (e a nuovi frequentatori, anche non soci) senza rinnegare la propria storia. Fondato 1967 (erano in 100, per la metà cavalieri, nomi altisonanti dell’imprenditoria che hanno poi fatto la storia dell’economia reggiana e non solo), dopo oltre 40 anni il circolo intende unire le sue tradizioni e le regole di un club di classe a una società dinamica. Una struttura ricreativa e sportiva in gran parte rinnovata e ampliata è stata è presentata dai componenti del consiglio. «La nostra oasi di sport e relax ai apre alla città, molte delle nostre iniziative sono disponibili anche i non soci, specie per i più giovani» ha detto Fontanesi presentando strutture e spazi che continuano a ruotare attorno all’elegante mondo dell’equitazione, ma non solo. Sale incontri e conferenze, ristoranti, piscina, campi tennis, palestra e fitness: «Come negli anni di fondazione, ci spinge a fare sempre meglio un affiatato spirito di condivisione di interessi e il piacere di stare insieme». FOTO 1 Da sx, Corrado Guerra (Direttore L'Informazione - Luca Montanari (Cronista Telereggio) Andrea Mastrangelo (Capo redattore della Gazzetta di Reggio)- Roberto Pietri (Direttore Commerciale Valpadana SPA) - Sabrina Picchi (Credito Emiliano) - Giorgio Saccani (Consigliere CERE). FOTO 2 Da sx, Andrea Mastrangelo - Corrado Guerra - Umberto Bonafini (Direttore del Giornale di Reggio). FOTO 3 Gli ospiti alla Conferenza Stampa. FOTO 4 Umberto Bonafini scherza con il presidente del CERE Gualtiero Fontanesi. FOTO 5 Mastrangelo e Guerra a colloquio tra loro il Direttore del CERE Franco Cimurri. FOTO 6 Il Presidente CERE con i Partner storici del Circolo di Equitazione Credito Emiliano ( Sabrina Picchi) Valpadana SPA (Il Direttore Commerciale, Gianfranco Pisi). FOTO 7 Il Presidente con i direttori, da sx, Corrado Guerra, Andrea Mastrangelo e Giovanni Mazzoni (Direttore E-tv/Rete 7). Foto 8 da Sx: Osvaldo Bonacini (Organizzatore conferanza stampa e socio CERE), Gualtiero Fontanesi (Presidente), Antonio Zironi (socio responsabile equitazione CERE), Franco Cimurri (direttore del CERE) e Mario Martinelli (Consigliere CERE). FOTO 9 Gli ospiti in visita alle strutture del circolo accompagnati dal presidente, ultimo a dx Gianfranco Pisi (Carlino Reggio). FOTO 10 Il Presidente a colloquio con Giovanni Mazzoni. FOTO 11 Gli ospiti ai campi da tennis. FOTO 12 Gli ospiti con il Presidente, da sx, Corrado Guerra, Gualtiero Fontanesi, Gianfranco Pisi, Andrea Mastrangelo, Franco Cimurri,Luca Montanari e il Consigliere CERE Mario Martinelli. FOTO 13 Gli ospiti ai Campi di Equitazione. FOTO 14 Il brindisi, di spalle Andrea Mastrangelo, Gualtiero Fontanesi, Ginfranco Pisi e il socio Antonio Zironi. FOTO 15 Il bindisi, Mastrangelo, Mazzoni e il Presidente. Certe Notti a favore del FAI Serata a favore del GRADE 2 1 6 3 8 4 5 7 9 Cena benefica a Vezzano nella sala parrocchiale messa a disposizione da Don Gianni Lasagni. La serata a favore del Grade (Gruppo Amici dell'ematologia) di Reggio Emilia, per continuare a finanziare progetti a favore dei pazienti ematologici in cura all'Arcispedale Santa Maria Nuova Foto 1: Il Gruppo Teatrale "I RAGAZZI DI VEZZANO E LA VECCHIA" in questa occasione nella veste di camerieri: Sara Ferrari, Graziano Porru, Giulia Caraffi, Agnese Giuliani, Giuseppe Travaglioli, Alessandro Sassu, Matteo Caraffi, Laura Valcavi, Andrea Grussu, Michele Rattu, Francesca Pietrelli, Matteo Bartoli, Stefano Bonacini, Marco Fornasari,Giulia Valcavi, Elisabetta Terenziani, Paolo Caprari, Stefano Tazzari. Foto 2: Tavolata. Foto 3:Tiziana Sarra Mulè, deus ex machina della serata. Foto 4: da six Federico Pelati studente della facoltà di Veterinaria a Parma ed Alice Ferraro, studentessa alla prestigiosa "Marangoni" di Milano scuola internazionale per stilisti. Foto 5: Gaia Barbieri, studentessa della facoltà di Economia a Parma e fotoreporter della serata. Foto 6: tavolata. Foto 7: il dottor Franesco Merli ringrazia i convenuti a nome del Grade. Foto 8: da sin. Giuseppe Mulè, tra i promotori dell'iniziativa e i dottori del reparto Ematologia del Santa Maria Nuova, Francesco Merli, Giuseppe Pavesi, Paolo Avanzini. Foto 9: Tavolata. Le Giornate FAI di Primavera (26\27\28 marzo), quest'anno per la nostra provincia si sono svolte a Correggio, organizzate da Lorenzo Garsi Ferretti, fondatore ed attuale capo della delegazione FAI reggiana in collaborazione con la Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia. Venerdì 26, presso il Teatro Asioli di Correggio messo gratuitamente a disposizione dall'amministrazione e grazie a Kerself spa in qualità di sponsor, è stato rappresentato a favore del FAI lo spettacolo CERTE NOTTI di Aterballetto con la partecipazione straordinaria di Luciano Ligabue autore delle musiche, di Mauro Bigonzetti che ha curato le coreografie e di Angelo Davoli ideatore delle video installazioni dello spettacolo. Presenti le massime autorità della città e della provincia come il Prefetto Antonella De Miro, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Giovanni Fichera e la Presidente della Provincia Sonia Masini oltre a numerosi ospiti e sostenitori del Fai. Dopo lo spettacolo si è svolta una straordinaria cena con gli artisti presso Villa Rovere di Correggio gentilmente messa a disposizione dalla Corghi spa. Il ricavato dello spettacolo e della successiva cena andranno alla Fondazione per la riqualificazione del Bosco di San Francesco ad Assisi, recente acquisizione del FAI. Foto Stefano Rossi Angelo Davoli a Palazzo Casotti Amarcord per gli ex Cetini Alla cantina Albinea di Canali si sono riuniti, per ricordare i 40 anni di lavoro, gli ex soci e dipendenti della Societa’ CETI, nata subito dopo la guerra e confluita in SIRIO 22 anni fa. Foto Giuliano Ferrari Inaugurata sabato 27 marzo a Palazzo Casotti a Reggio Emilia, la mostra ANGELO DAVOLI “CANTIERE MORINI WORK IN PROGRESS”, un progetto espositivo di Angelo Davoli costituito da opere pittoriche, progetti, foto e video installazioni che testimoniano un anno di lavoro dell’artista per la realizzazione dell’opera site specific “Harmony-1” realizzata nel Cantiere Morini ove l'artista ha dipinto due silos che hanno fatto da sfondo alla performance di Aterballetto, filmata e utilizzata come scenografia (realizzata dallo stesso Davoli) dello spettacolo "Certe Notti", con coreografia di Mauro Bigonzetti e musiche di Luciano Ligabue. La mostra in collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia è inserita negli appuntamenti della Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia. L’evento ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico: presenti le massime autorità della città e della provincia come il Prefetto Antonella De Miro, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Giovanni Fichera e la Presidente della Provincia Sonia Masini che ha introdotto l’artista e la sua poetica. Tra il pubblico anche diversi esponenti del mondo culturale e politico. Foto Enrico Rossi ZeroNet il conto corrente online di BPER Taglia ogni costo! gratuito, veloce, semplice... fortissimo! www.contozeronet.it Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per tutte le condizioni contrattuali si rinvia ai fogli informativi a disposizione della clientela presso ogni filiale della Banca o sul sito web www.bper.it - novembre 2008 ZERO SPACCATO!