L’AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2012 INEA 2013 L’AGRICOLTURA NEL LAZIO IN CIFRE 2012 Il rapporto è a cura di Antonio Papaleo e Roberta De Vito Referenti tematici Lucia Briamonte, Silvia Coderoni, Roberta De Vito, Sabrina Giuca, Giampiero Golisano, Paolo Graziosi, Claudio Liberati, Flavio Lupia, Irene Maffeo, Ines Marinosci, Michele Munafò, Antonio Papaleo, Roberto Solazzo, Silvia Vanino Coordinamento editoriale Benedetto Venuto Progetto grafico e realizzazione Laura Fafone Edizione Internet Massimo Perinotto Segreteria di Redazione Barbara Perna Stampa CSR s.r.l. Centro Stampa e Riproduzione Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma Il rapporto è stato completato nel Dicembre 2012 È possibile consultare la pubblicazione su Internet, al sito http://www.inea.it/pubbl/ È consentita la riproduzione citando la fonte. Finito di stampare nel mese di Luglio 2013 “L’Agricoltura nel Lazio in cifre”, in sinergia con l’opuscolo “L’agricoltura italiana conta”, costituisce ormai una pubblicazione consolidata tra le offerte istituzionali dell’INEA. L’opuscolo, giunto al suo quinto anno di vita, ha il principale obiettivo di divulgare in maniera analitica i dati agricoli regionali, ma si pone anche come uno strumento utile alle riflessioni sulle strategie e le misure più adatte per sostenere e rilanciare il comparto agricolo regionale. Una pubblicazione che fornisce le principali chiavi di lettura per approfondire e conoscere le dinamiche che caratterizzano il principale settore economico della nostra regione e che cade in una fase di riforma della politica comunitaria in riferimento alla futura programmazione dello sviluppo rurale per il periodo 2014-2020. I dati mostrano come le aziende laziali, sempre più, tendono a richiedere finanziamenti di medio-lungo termine per conservare o acquisire la liquidità necessaria a superare questa prolungata fase di crisi. A ciò va aggiunto che nel corso degli ultimi cinque anni (2008-2012), le imprese attive nel settore Agricoltura silvicoltura e pesca, nel complesso, sono diminuite di oltre il 10%, a scapito in particolare delle imprese individuali, cui si accompagna un modesto sviluppo di forme di gestione societarie, di persone e di capitali, che nel quinquennio sono cresciute rispettivamente del 7,9% e 7,2%. In questo difficile contesto, il valore della produzione agricola regionale del 2011 è aumentato rispetto al precedente anno del 2,7%. Dal confronto col 2010 si evidenzia che a crescere più di tutti è stato il settore zootecnico +8,8%, dove importanti incrementi le hanno registrate i pollami e le carni suine. Il peso del Lazio sulle esportazioni agroalimentari nazionali continua a mantenersi stabile e soprattutto, rispetto al 2010, a decrescere nel 2011 è il peso della regione sulle importazioni agroalimentari nazionali, mentre invece cresce (dello 0,5%) l’incidenza della regione sulle importazioni complessive dell’Italia. Tuttavia, anche il 2011 è stato interessato da un aumento (rispetto al 2010) dei flussi commerciali di prodotti agroalimentari in entrata (+2,6%) e, soprattutto, in uscita (+6,1%) evidenziando un miglioramento del saldo del settore primario rispetto all’anno precedente. INDICE ECONOMIA E TERRITORIO Superficie e popolazione Clima Gestione delle risorse idriche Prodotto Interno Lordo Valore aggiunto Produttività Occupazione ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE pag. 10 pag.13 pag. 16 pag. 21 pag. 23 pag.25 pag.26 STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE Struttura e composizione delle imprese in agricoltura Coltivazioni Allevamenti Lavoro in agricoltura Il ruolo degli immigrati in agricoltura 6 pag. 30 pag.31 pag.32 pag. 34 pag. 35 Credito Investimenti Consumi intermedi Mercato fondiario Risultati produttivi Risultati produttivi secondo la Rica pag. 38 pag.40 pag. 42 pag. 43 pag. 45 pag. 48 SISTEMA AGROINDUSTRIALE Industria alimentare Distribuzione Consumi alimentari Commercio estero pag. 54 pag.55 pag. 60 pag. 62 MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA Agricoltura biologica Agriturismo Energie rinnovabili Prodotti a denominazione e tradizionali Fattorie didattiche La vendita diretta nel Lazio pag. pag. pag. pag. pag. pag. POLITICHE AGRICOLE 70 73 74 77 83 86 Legislazione regionale Spesa agricola regionale Programma di Sviluppo Rurale pag.104 pag.105 pag.110 GLOSSARIO Glossario pag.114 AMBIENTE E RISORSE NATURALI Aree Naturali Protette Foreste Agricoltura ed emissioni di gas serra Uso dei prodotti chimici Consumo di suolo pag. 90 pag.92 pag. 94 pag. 97 pag. 98 7 ECONOMIA E TERRITORIO SUPERFICIE E POPOLAZIONE Il Lazio presenta una notevole varietà di aspetti morfologici e geografici, vi si possono distinguere tre zone: una appenninica, una vulcanica e una di pianure costiere. La prima, compresa fra i fiumi Tevere, Nera, Liri e le pianure a S del Tevere, costituisce il margine O dell’altopiano aquilano diviso dall’Aniene in due sezioni: i monti Sabini a N e i monti Ernici a S, che in nessun punto sono superiori ai 1.400 metri. Lungo il confine abruzzese si eleva il gruppo dei monti Simbruini e, più a S, verso il Molise si trova l’imponente massiccio della Meta. Fra la costa e questi rilievi si allunga fino al confine campano la catena dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci. A N, oltre ai monti Sabini, vi sono i Reatini e, più a Levante quelli della Laga che presentano analogie ambientali. Diverso è il paesaggio dei rilievi vulcanici che occupano la parte del Lazio fra il confine con la Toscana, il Tevere e il mare, dove si trova una regione collinosa ripartita fra tre grandi apparati craterici racchiudenti 3 laghi. Procedendo da N verso S troviamo 10 i monti Volsini col Lago di Bolsena, i monti Cimini intorno al Lago di Vico, quindi i monti Sabatini intorno al Lago di Bracciano. Un quarto apparato vulcanico, quello dei colli Albani, sorge al di là del Tevere collegandosi ai monti Lepini. I materiali lavici e tufacei eruttati da questi vulcani hanno dato vita a colline e altopiani, quasi ovunque coperti da coltivazioni e densamente popolati. La fascia costiera si presenta pianeggiante, sabbiosa e costituita da terreni lievemente ondulati; si ricordano il promontorio di Anzio e Nettuno, il Monte Circeo e il promontorio di Gaeta, davanti al quale si trova l’Arcipelago Pontino, composto da sei piccole isole, tutte di origine vulcanica. Dal confine con la Toscana a Tarquinia ci si trova nella Maremma laziale, zona che a partire dagli anni ’50 venne coinvolta dalla Riforma Agraria che contribuì a modificare tutto il litorale viterbese, oltre che dal punto di vista economico, anche da quello paesaggistico. Da Civitavecchia ad Anzio si estende la campagna romana solcata dal Tevere, che è stata risanata, come tutto l’Agro Pontino, negli anni 1930/1940. La popolazione residente nella regione Lazio, secondo i dati definitivi del 15° censimento Generale della Popolazione, al 9 ottobre 2011 ammonta a ca. 5,5 milioni di abitanti. Nel periodo intercensuario il Rapporto popolazione/superficie agricola (abitanti/100 ha di SAU), 2011 Italia Centro Lazio Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 462 529 862 Lazio vede uno dei maggiori incrementi in Italia (+7,6%), le donne sono più numerose (2,8 milioni) degli uomini (2,6 milioni), mentre il rapporto di mascolinità rientra nella media dell’Italia centrale (92%), così anche l’età media che si attesta intorno ai 43 anni. Rispetto alle rilevazioni demografiche degli anni passati, non si riscontrano scostamenti degni di nota; Roma con il 73% della popolazione residente totale continua ad avere il più alto numero di abitanti, seguono Latina (10%), Frosinone (9%), Viterbo (6%), e Rieti (3%). In merito al rapporto popolazione/SAU, la distribuzione media per ogni 100 ha di SAU del Lazio è pari a 862.883 abitanti, nettamente superiore al Centro (529.544) e al resto del Paese (462.471). In tutte le ripartizioni il trend degli ultimi anni è in calo, a fronte dell’aumento della popolazione. Dal punto di vista dell’utilizzo del territorio agricolo, le coltivazioni occupano quasi il 49% del territorio regionale contro un dato medio nazionale del 45% circa. Le principali superfici sono rappresentate da foraggere permanenti (33,5%), erbai e prati avvicendati (26,9%), cereali (14%), coltivazioni olivicole (11,8%), vigneti (3,8%), noccioleti (2,6%), e ortive (3,5%). Utilizzo del suolo agricolo (ettari), 2011 Lazio Centro Italia Superficie totale 1.723.600 4.114.361 30.133.600 Coltivazioni agricole 732.980 2.006.768 12.737.141 di cui ettari: Pascoli 182.950 393.610 3.379.896 Erbai 105.644 157.296 959.568 Cereali 102.701 517.681 3.192.857 Prati avvicendati 91.624 265.074 1.005.579 Olivo 86.474 216.256 1.156.118 Prati 62.770 135.893 857.924 Vite 27.957 103.833 725.267 Nocciole 18.878 19.015 67.308 Ortaggi in piena aria 18.546 42.468 417.008 Actinidia o kiwi 7.923 8.061 22.505 Coltivazioni industriali 7.565 95.003 303.085 Ortaggi in serra 6.768 7.132 37.104 Frutta fresca 5.803 38.917 410.257 Legumi secchi 4.033 23.551 68.468 Piante da tubero 2.527 9.224 62.394 Agrumi 817 830 161.616 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 11 Utilizzo del territorio agricolo (%), 2011 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 12 Foraggere permanenti 33,5% Erbai e prati avvicendati 26,9% Cereali 14,0% Olivo 11,8% Vite 3,8% Ortive 3,5% Nocciole 2,6% Actinidia o kiwi 1,1% Coltivazioni industriali 1,0% Frutta fresca e agrumi 0,9% Legumi secchi 0,6% Patata 0,3% CLIMA L’anno 2012 è stato caratterizzato da un andamento climatico particolare, tale da influire negativamente sul settore agricolo, sia nel corso dei mesi invernali che in quelli primaverili estivi, legati alla siccità. Nel Lazio, secondo i dati del Cra-Cma (Ex Ucea), il 2012 è stato caratterizzato da parametri termo-pluviometrici (temperature e precipitazioni) con scarti positivi rispetto alla media climatica di riferimento (1971- Temperatura minima 2012 e media climatica 1971-2000 (°C) 20 2000), anche se nei diversi mesi dell’anno, si sono verificate situazioni contrapposte. In merito alle temperature, la minima giornaliera e la massima giornaliera (media meteorologica regionale - statistica Temperatura massima 2012 e media climatica 1971-2000 (°C) 35 30 15 25 10 20 5 15 0 10 -5 5 Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Temperatura minima Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma Media climatica (1971-2000) Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Temperatura massima Media climatica (1971-2000) Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma 13 annuale), hanno presentato valori dello scarto, sulla media climatica, entrambe del +1,3 C°. Il livello delle precipitazioni (media meteorologica regionale - statistica annuale) ha fatto registrare un cumulato di 871 mm con uno scarto, rispetto alla media climatica, del +3,8%. Nonostante nel complesso dell’anno vi sia stato un cumulato precipitativo superiore alla media climatica, i mesi estivi (giugno, luglio e agosto) sono stati caratterizzati da precipitazioni inferiori alla media climatica che assieme alle elevate temperature 14 registrate, hanno determinato una situazione di sofferenza per l’agricoltura regionale, tanto che la Giunta Regionale del Lazio ha dichiarato lo “stato di crisi” per l’agricoltura regionale a seguito dell’eccezionale andamento climatico sfavorevole “siccità del periodo marzo - agosto 2012”. Infatti, anche l’analisi del bilancio idroclimatico (il Bic è uno degli indici climatici che si collegano al potenziale deficit di risorsa nei suoli, ottenuto dal confronto tra le precipitazioni occorse e la quantità di acqua dissipata dal sistema suolo-colture attraverso l’evapotraspirazione), mostra valori continuamente negativi da maggio ad agosto. Parimenti alle precipitazioni, anche le temperature hanno evidenziato situazioni particolari. Soprattutto i mesi di gennaio e febbraio, sono stati contraddistinti da temperature (sia massime, sia minime) inferiori alla media climatica. Nel mese di febbraio in particolare, tra il 3 e il 19 febbraio, il Lazio è stato interessato da abbondanti nevicate e da abbassamenti termici che hanno generato diffuse gelate sul territorio regionale, causando danni all’agricoltura. Pioggia cumulata e bilancio idroclimatico 2012, media climatica 1971-2000 (mm) 140 90 40 -10 -60 -110 -160 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Precipitazione Maggio Giugno Luglio Media climatica (1971-2000) Agosto Settembre Ottobre Novembre Bilancio idroclimatico Fonte: elaborazioni dati Cra-Cma 15 GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE Secondo il Censimento dell’agricoltura del 2010 le aziende che praticano l’irrigazione, nel Lazio, sono circa 18.000, per una superficie irrigata pari a poco più di 73.000 ettari, ossia l’11,8% della SAU regionale. I dati di Censimento evidenziano come la diffusione dell’irrigazione nel Lazio si attesta a livelli sensibilmente al di sotto della media nazionale (18,8% di superficie e 24,5% di aziende), anche se rispetto alle altre regioni del Centro Italia (Toscana, Marche e Umbria), il Lazio è la regione in cui l’irrigazione è maggiormente diffusa (sia per numero di aziende sia per ettari irrigati). L’incidenza della superficie irrigata rispetto alla SAU, nel complesso della circoscrizione Centro, è infatti soltanto del 6,6% e di questa il 52,6% si concentra nel Lazio. I dati del Censimento 2010, rispetto al precedente (2000), hanno evidenziato per l’agricoltura italiana una generale situazione di forte contrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti, accompagnata anche 16 da una riduzione nel numero di aziende. Dai dati emerge che la contrazione nel numero di aziende ha interessato in maniera particolare quelle in cui è praticata l’irrigazione. Questa situazione si è confermata anche per il Lazio dove le diminuzioni, in termini relativi, sono state molto superiori a quanto osservato a livello nazionale. I dati sulla superficie irrigata, al contrario del numero di aziende, hanno evidenziato Aziende e superficie irrigata, 2010 Aziende che praticano l’irrigazione Lazio Centro Italia numero 17.995 33.002 398.979 in % su az. totali 18,4 12,9 24,5 Superficie irrigata ettari 76.323 145.102 2.418.921 in % su tot. SAU 11,8 6,6 18,8 Fonte: ISTAT Censimenti dell’agricoltura, 2000 e 2010 Variazioni aziende e superficie Aziende var. % 2010/00 Lazio Centro Italia totali -48,7 -40 -32,2 Fonte: ISTAT Censimenti dell’agricoltura, 2000 e 2010 con irrigazione -57,5 -61,8 -44,2 SAU var. % 2010/00 totale -10,1 -9,5 -2,3 irrigata 3,3 -18,6 -1,8 per il Lazio un aumento, tanto da far registrare un incremento medio della SAU aziendale irrigata del 143%. Le aziende di pianura detengono la quota maggiore di superficie regionale irrigata, anche se quelle che ricorrono maggiormente all’irrigazione sono situate in collina (54,5% delle aziende che praticano irrigazione). In merito alla ripartizione delle superfici irrigate, i seminativi occupano oltre i due terzi del totale regionale. Tra queste coltivazioni, il mais è la coltura irrigua maggiormente presente, occupando circa un quarto della superficie irrigata regionale. Tra le superfici più importanti, in termini di estensione, seguono le coltivazioni permanenti (fruttiferi, olivo e vite) che nel complesso occupano il 26% della superficie irrigata e i prati permanenti e pascoli. Secondo i dati dell’ISTAT, nel complesso della superficie irrigata regionale, la quantità di risorsa acqua necessaria alle coltivazioni è stimata in 300 milioni di metri cubi. Superficie irrigata per zone altimetriche Aziende che fanno irrigazione per zone altimetriche 5% 3% 40% 50% 55% 47% Pianura Pianura Collina Collina Montagna Montagna Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010 Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010 17 Ripartizione della superficie irrigata Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010 18 Mais 24,3% Fruttiferi 19,7% Ortive in piena aria 19,7% Altre foraggere avvicendate 15,9% Cereali per la produzione di granella (escluso mais) 7,1% Vite 3,6% Olivo 2,4% Altri seminativi 2,1% Patata 1,8% Prati permanenti e pascoli 1,2% Altri 1,2% Industriali 1,2% Ripartizione dei volumi irrigui per colture Mais 27,9% fruttiferi 21,8% Altre foraggere avvicendate 19,8% Ortive in piena aria 13,3% Cereali per la produzione di granella (escluso mais) 7,6% Altri seminativi 2,0% Olivo 1,8% Vite 1,5% Altri 1,4% Prati permanenti e pascoli 1,4% Industriali 1,2% Patata 0,4% Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010 19 Per quanto attiene ai metodi con i quali viene somministrata la risorsa irrigua, quelli più utilizzati sono il sistema ad aspersione e la microirrigazione. Ripartizione della superficie irrigata per sistema di irrigazione 6,1% 23,3% 10,6% 0,4% Scorrimento sup. ed infiltrazione laterale Sommersione Aspersione (a pioggia) Microirrigazione Altro sistema 59,6% Fonte: ISTAT Censimento dell’agricoltura, 2010 20 PRODOTTO INTERNO LORDO L’economia laziale, complessivamente, ha registrato nel 2011 una crescita molto contenuta tanto da caratterizzarsi in fase di stagnazione. Il PIL a valori correnti è cresciuto dello 0,9% rispetto al 2010 e la lieve crescita cui si è assistito si è concretizzata nei primi nove mesi cui è seguita una contrazione del prodotto nell’ultima parte dell’anno. In questo contesto, le criticità del sistema economico regionale sono da mettere in relazione con l’indebolimento del ciclo economico internazionale e con le diverse problematiche finanziarie a cui sta assistendo il mondo produttivo (recupero dei crediti commerciali, scarsa disponibilità di mezzi liquidi, rapporti sempre più problematici con il sistema bancario). In ambito regionale, anche se il PIL è cresciuto meno (in percentuale) rispetto al dato nazionale, il valore pro capite supera quello medio italiano. Al raggiungimento di tale risultato incide fortemente il risultato realizzato nella provincia di Roma (oltre i 30.000 euro pro capite), a fronte di valori Andamento del PIL (mln euro) Italia Lazio 170.000 1.590.000 1.580.000 169.000 1.570.000 1.560.000 168.000 1.550.000 1.540.000 167.000 1.530.000 1.520.000 166.000 1.510.000 1.500.000 165.000 1.490.000 1.480.000 164.000 2007 2008 2009 Italia 2010 2011 Lazio Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 21 molto inferiori delle altre province (tra i 20.000 e 23.000 circa), evidenziando un divario sempre più crescente tra l’economia di queste ultime e quella romana. Il territorio della Capitale presenta caratteristiche più vivaci e in movimento rispetto alle altre quattro provincie della regione, dovuto anche all’alto tasso di popolazione residente. Inoltre, in relazione al confronto settoriale, si rileva che gran parte del PIL è prodotto dal settore dei servizi, in proporzione maggiore rispetto al dato nazionale. La tendenza del PIL per unità lavorativa, nell’ultimo quinquennio segue un trend costante, senza particolari variazioni (ad eccezione del 2009), anno segnato da forte decrescita economica confermata anche a livello nazionale. Infine, il rapporto tra i valori regionali e i valori nazionali si mantiene stabile nell’intero periodo considerato. 22 Andamento del PIL per abitante a prezzi correnti (euro) Anni 2007 2008 2009 2010 2011 PIL/abitante Lazio 30.335 30.217 29.377 29.407 29.430 Italia 26.176 26.326 25.247 25.678 26.003 Lazio/Italia (%) 1,16 1,15 1,16 1,15 1,13 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Andamento del PIL per unità lavorativa a prezzi correnti (euro) Anni 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT PIL/UL Lazio 68.321 69.664 69.082 69.756 70.798 Italia 62.102 63.161 62.726 64.677 65.720 Lazio/Italia (%) 1,1 1,1 1,1 1,08 1,08 VALORE AGGIUNTO Nel 2011 il valore aggiunto (VA) regionale ai prezzi di base si è attestato poco al di sopra di 153.000 milioni di euro (valori correnti), circa l’11% del totale dell’eRipartizione valore aggiunto ai prezzi di base per settore, valori ai prezzi correnti (mln euro), 2011 1,0% 14,6% 84,4% Agricoltura, silvicoltura, pesca Industria, incluse costruzioni Servizi, inclusa pubb. amm.ne Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Valore aggiunto regionale e incidenza sul totale dell’economia, 2011 Regioni Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Bolzano Trento Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia VA (mln di euro) VA/PIL (%) VA/VA Italia (%) 112.496 3.929 300.902 16.944 14.658 31.602 133.624 32.943 39.323 126.072 94.404 19.530 36.985 153.165 26.337 5.771 85.038 63.402 9.747 29.754 76.129 29.962 1.413.548 89,1 86,7 90,2 90,8 90,0 90,4 90,3 90,6 88,8 89,4 89,1 89,7 89,3 90,4 88,8 89,5 87,8 88,3 90,0 87,6 87,7 89,1 89,5 8,0 0,3 21,3 1,2 1,0 2,2 9,5 2,3 2,8 8,9 6,7 1,4 2,6 10,8 1,9 0,4 6,0 4,5 0,7 2,1 5,4 2,1 100,0 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 23 conomia nazionale. Rispetto all’anno precedente il VA complessivo, in termini reali, ha avuto un incremento quasi nullo (+0,03%). Il settore primario ha subito, sempre in termini reali, una flessione di circa due punti percentuali; l’industria, 24 comprese le costruzioni, è il settore produttivo che ha sofferto maggiormente (-4% circa di VA). Unico settore dell’economia regionale a registrare un incremento di valore aggiunto è quello dei servizi (+0,8%), confermandosi settore trainante dell’economia regionale. In merito al settore primario, in linea con gli ultimi anni, nel 2011 il contributo dell’agricoltura laziale alla formazione del valore aggiunto regionale è rimasto sostanzialmente stabile. PRODUTTIVITÀ Il valore aggiunto medio ai prezzi di base per unità di lavoro degli ultimi due anni, dopo la flessione osservata nel 2009, ha presentato delle performance crescenti, soprattutto nel 2011. Il settore dell’economia regionale che più degli altri ha presentato una produttività del lavoro (VA/UL) con gli incrementi più alti è il settore primario (oltre il +3% rispetto al 2010). Incrementi sostenuti sono stati registrati per l’industria (+1,7%), mentre la produttività dei servizi, che includono commercio, attività alberghiera e ristorazione, trasporti, comunicazioni, intermediazione finanziaria e altre attività professionali, è rimasta quasi invariata (+0,1% circa). Anche se la crescita di produttività dei servizi è quasi nulla, questo settore continua a mantenere un ruolo trainante per l’economia regionale; in assoluto possiede il valore più alto di produttività (espressa in valore aggiunto per unità di lavoro) e rappresenta, come visto, oltre l’80% del VA regionale. Inoltre, la crescita di VA del settore servizi, si è accompagnata con una crescita (+0,8%) delle unità lavorative. Per il settore primario e l’industria gli incrementi di produttività del lavoro, avvenuti quindi solo in termini relativi, sono dovuti al maggiore peso che la riduzione delle unità lavorative ha avuto rispetto alla riduzione del VA. Per il primo, le unità lavorative sono diminuite del 5,2% e, per l’industria del 5,8%. VA ai prezzi di base per UL per settore (euro) Agricoltura Industria Servizi 28.000 53.000 63.000 27.000 51.000 62.450 26.000 25.000 61.350 47.000 24.000 23.000 61.900 49.000 2007 2008 2009 2010 2011 45.000 60.800 2007 2008 2009 2010 2011 60.250 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 25 OCCUPAZIONE Riguardo all’occupazione in agricoltura il 2011 è giunto nel pieno della difficile congiuntura economica, preceduto da un triennio di crisi crescente. Tuttavia, sebbene la base produttiva (produttori, allevamenti, trasformatori e impianti) rimanga consolidata prevalentemente nel Nord dell’Italia, i risultati più significativi sono stati registrati nelle regioni centromeridionali. L’agricoltura del Lazio ha continuato a mostrare una manifesta adattabilità al mutamento delle condizioni economiche generali, nonostante una riduzione del totale degli occupati (-2.765 unità), rispetto al 2010. Il rapporto tra lavoro prestato da uomini e lavoro prestato da donne, indica che la componente femminile della domanda di lavoro agricolo nel Lazio è solidamente attestata su valori superiori alla media nazionale e territoriale. Infatti, in termini di occupati agricoli il Lazio rappresenta il 4,1% dell’occupazione nazionale ed il 30% circa di quella del Centro-Italia; le donne rappresenta- 26 no una quota consistente degli occupati (36%), superiore al dato nazionale (29%) e a quello territoriale relativo al Centro (31%). La prevalenza di aziende di tipo individuale e a conduzione diretta ha consentito, probabilmente, di affrontare le fasi di crisi con una maggiore flessibilità nell’impiego del lavoro. La distribuzione per province indica un fenomeno di trasferimento di quote di lavoro all’interno del territorio laziale rispetto al 2010. Si conferma una consistente concentrazione dell’occupazione agricola tra Roma (12.487) e Latina (13.251), con una minore rilevanza quantitativa di Viterbo (4.858), Rieti (2.595) e Frosinone (1.909). Tuttavia, in termini quantitativi, le province laziali realizzano nel 2011 un evidente scambio di quote di occupazione, probabilmente in conseguenza delle crisi settoriali che hanno colpito i rispettivi territori. Infatti, rispetto al 2010, Viterbo segna una variazione nettamente positiva del numero di occupati (da 1.575 a 4.858); Rieti mostra un incremento (da 2.400 a Occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca, per provincia, 2011 Var. % 2011/2010 Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 4.858 2.595 12.487 13.251 1.909 35.100 208,4 8,1 -18,0 -10,9 -49,6 -7,3 2.595); Roma perde quote di lavoratori (da 15.236 a 12.487), come Latina (da 14.869 a 13.251); Frosinone subisce il peggiore decremento di occupazione (da 3.784 a 1.909). Ripartizione occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca per provincia, 2011 5% 14% 7% 38% 36% LAZIO 35.100 Viterbo 4.858 Rieti 2.595 Roma 12.487 Latina 13.251 Frosinone 1.909 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 27 STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLE IMPRESE IN AGRICOLTURA Nel corso degli ultimi cinque anni (20082012), le imprese attive nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, nel complesso, sono diminuite di oltre il 10% (5.450 imprese). La riduzione, in termini numerici, riguarda soprattutto le imprese individuali (-5.554 imprese), mentre le “Altre forme” giuridiche di imprese, pur registrando una diminuzione molto modesta in termini numerici, in percentuale si sono ridotte di quasi 21 punti. Alla forte contrazione, avvenuta principalmente per le aziende individuali, si è accompagnato un modesto sviluppo di forme di gestione societarie, di persone e di capitali, che nel quinquennio sono cresciute rispettivamente del 7,9% e 7,2%. La riduzione delle imprese attive ha riguardato tutte le province laziali e, in particolare la provincia di Roma che ha riportato una diminuzione del 13% e dove si ha la maggiore concentrazione delle imprese regionali con il 28,5%, seguita da Viterbo con il 27% circa. Altre aree regionali, in cui vi è 30 stata una sensibile perdita di imprese attive nel quinquennio, sono Frosinone (-12%) e Latina (-9%) mentre per Rieti e Viterbo la perdita è stata rispettivamente del 4 e 7%. Numero di imprese per tipologia giuridica Tipologie giuridiche di impresa 2008 2009 2010 2011 2012 Agricoltura silvicoltura e pesca Società di capitali Società di persone Imprese individuali Altre forme 50.926 1.339 2.209 46.570 808 48.485 1.245 2.189 44.400 651 47.504 1.326 2.265 43.262 651 46.317 1.376 2.310 42.012 619 45.476 1.435 2.383 41.016 642 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Agricoltura, silvicoltura e pesca (media 2008-2012) 1% 3% 5% 91% Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Società di capitali 1.344 Società di persone 2.271 Imprese individuali 43.452 Altre forme 674 COLTIVAZIONI La superficie dalle coltivazioni presenti sul territorio regionale nell’anno 2011 vede la presenza predominante di pascoli (25%), prati (21%) ed erbai (14%) che ricoprono complessivamente il 60% della superficie totale occupata dalle coltivazioni. Seguo- no, per importanza della superficie occupata, le superfici dedicate a cereali 14% e gli oliveti 12%. Tra le legnose predomina quindi l’olivo cui segue la vite (4%) e il nocciolo (3%). Infine, seguono actinidia e frutta fresca entrambe con una quota dell’1% della superficie totale occupata. Gli ortaggi in pieno campo e gli ortaggi in serra occupano una porzione totale pari al 4%. Porzioni più piccole risultano quelle occupate dalle piante in tubero, dai legumi secchi, dagli agrumi. Utilizzazione superficie agricola (%), 2011 Pascoli 25,0% Ortaggi in piena aria 2,5% Erbai 14,4% Actinidia o kiwi 1,1% Cereali 14,0% Coltivazioni industriali 1,0% Prati avvicendati 12,5% Ortaggi in serra 0,9% Olivo 11,8% Frutta fresca 0,8% Prati 8,6% Legumi secchi 0,6% Vite 3,8% Piante da tubero 0,3% Nocciole 2,6% Agrumi 0,1% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 31 ALLEVAMENTI Il comparto zootecnico regionale vede nel 2011 un aumento della consistenza degli allevamenti dello 0,68% rispetto all’anno precedente. In termini numerici si contano 42.937 unità che occupano una quota del 7,4% sull’intero territorio nazionale. Bovini ed equini si trovano al primo posto, rispettivamente con il 25,7% e il 36% degli allevamenti regionali; seguono gli allevamenti di ovini (19%), suini (11%), caprini (5,1), bufalini (2%) e avicoli (1%). Riguardo la numerosità dei capi della regione Lazio essa è pari a 1.150.100 unità con una crescita positiva rispetto l’anno precedente del 4,6% circa e 50.527 animali. Di questi, la maggior parte sono costituiti da ovini (65,2%) a cui seguono i bovini (18,3%), bufali (5,8%), equini (4,5%), caprini (3,7%) ed equini (2,5%). In merito alla numerosità dei capi di bestiame, in rapporto alla loro presenza sul territorio nazionale, spiccano i bufalini con il 17,6% a cui seguono equini (11,3%) e ovini (10,2%). 32 Dall’analisi dettagliata del numero di capi, Viterbo e Roma sono le province col più alto numero di animali di specie diverse, seguono Latina, Frosinone e Rieti. Nella provincia di Roma si attesta il primato della maggior concentrazione in termini di capi bovini con più di 67.200 unità seguita da Latina con circa 44.000 e Viterbo e Frosinone rispettivamente con circa 35.000 e 34.700. Gli ovini sono presenti maggiormente nella provincia di Viterbo e Rieti con 329.501 e 241.345 capi. La provincia di Latina si attesta per il maggior numero di capi bufalini e caprini presenti mentre gli equini sono presenti, con una consistenza di più di 23.000 capi nella sola provincia di Roma. L’allevamento suinicolo, in termini di numerosità di capi, è presente maggiormente sul territorio di Viterbo, seguono Latina e Roma. Consistenza allevamenti per specie di bestiame, 2012 Specie Lazio Italia % Lazio/Italia Bovini Bufali Ovini Caprini Suini Avicoli* Equini Totale 11.056 667 8.188 2.207 4.729 634 15.456 42.937 140.506 2.603 95.507 52.939 139.422 7.508 139.826 578.311 7,9 25,6 8,6 4,2 3,4 8,4 11,1 7,4 * Comprende galli, tacchini, selvaggina, oche, anatre, faraone, struzzi ed emù. Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Numero di capi di bestiame per specie e per provincia, 2012 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 Bovini Viterbo Bufalini Equini Rieti Roma Ovini Caprini Latina Suini Frosinone Fonte: elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Zootecnica 33 LAVORO IN AGRICOLTURA I dati ISTAT del Censimento Agricoltura 2010 evidenziano il fabbisogno complessivo in termini di giornate di lavoro per l’anno 2010, consentendo di quantificarne la variazione rispetto alla rilevazione dell’anno 2000. Il confronto mostra una consistente contrazione delle giornate di lavoro rispetto al 2000, sia per l’Italia (-23,73%) che per il Lazio (-30,33%). La riduzione delle giornate è concentrata principalmente sulla categoria della manodopera familiare. Il lavoro nelle aziende agricole del Lazio continua ad essere svolto in massima parte dal conduttore. Le giornate di lavoro prestate dal titolare (7.643.797) costituiscono il 57% circa del totale generale della manodopera aziendale (13.455.386). Accanto al contributo preponderante del proprietario o capo azienda, le attività agricole sono eseguite per il 30% circa delle giornate di lavoro dal coniuge o dai familiari e parenti del conduttore (3.920.277) e per il 14,6% da altra manodopera aziendale (1.891.312). All’interno di quest’ultima categoria, si segnala la presenza di manodopera in forma saltuaria (776.114 giornate di lavoro) e di lavoratori non assunti direttamente dall’azienda (32.671 giornate di lavoro). A tali quote di lavoro saltuario, o non dipendente dall’azienda si deve l’incremento percentuale delle giornate prestate dalla manodopera aziendale, sia per il Lazio (+12,83%) che per l’Italia (+1,16%). Giornate di lavoro per categoria di manodopera aziendale, 2010 Categoria di manodopera aziendale Conduttore Coniuge, familiari e parenti del conduttore Manodopera familiare Altra manodopera aziendale (in forma continuativa e in forma saltuaria o dipendente da altre aziende) Totale manodopera aziendale Giornate lavoro 2010 Giornate lavoro 2000 Lazio Lazio Giornate lavoro 2010 Giornate lavoro 2000 Italia Italia Var. % Italia 7.643.797 3.920.277 11.564.074 10.852.991 6.783.587 17.636.578 -29,6 -42,2 -34,4 131.516.387 69.388.568 200.904.955 172.021.114 107.091.395 279.112.509 -23,6 -35,2 -28,0 1.891.312 1.676.227 12,8 48.713.689 48.152.912 1,2 13.455.386 19.312.805 -30,3 249.618.644 327.265.421 -23,7 Fonte: elaborazioni su dati definitivi 6° Censimento Agricoltura 2010 34 Var. % Lazio IL RUOLO DEGLI IMMIGRATI IN AGRICOLTURA Nel corso del 2011 un’importante innovazione legislativa è intervenuta nella disciplina in materia di lavoro, con specifiche ripercussioni per quanto riguarda il lavoro degli immigrati in agricoltura. Per contrastare la prassi della intermediazione illecita di manodopera, in precedenza punita con una contravvenzione (art. 18 del d.lgs. 276/2003), è stato introdotto nel codice penale il delitto di caporalato (art. 603-bis), che punisce con la reclusione da cinque a otto anni chiunque svolga attività organizzata di intermediazione, anche gestendo e organizzando l’attività lavorativa. Il periodo di impiego in agricoltura nel Lazio, per effetto del clima relativamente mite e stabile, è sostanzialmente annuale, anche quando l’articolazione del lavoro tra i settori produttivi è di tipo stagionale. Ne deriva che la distribuzione sul territorio, nazionale e regionale, non avviene in maniera omogenea, ma è legata prevalentemente alla cittadinanza di appartenenza. Tale caratteristica comporta significative difficoltà sotto il profilo della la rilevazione statistica: infatti, lo stesso individuo può ricoprire posizioni lavorative diverse nel corso dell’anno, prestando la propria opera in più operazioni, nei diversi comparti. Nel viterbese la raccolta delle nocciole e nell’Agro pontino la raccolta di frutta estiva e pomodori rappresentano importanti occasioni di spostamento e riaggregazione territoriale di gruppi consistenti di lavoratori immigrati, omogenei per provenienza geografica e origine nazionale. Nel Lazio, la zootecnia impiega il numero maggiore di immigrati (11.300), in particolare nelle attività che riguardano il governo della stalla (6.000), la mungitura (5.000) e la tosatura (300). I lavoratori provengono in maggioranza dall’India e Bangladesh, e (fatta eccezione per la tosatura, concentrata in breve periodo) svolgono tale attività per l’intero anno, garantendo tra le 8 e le 10 ore di lavoro effettivo giornaliero, che rappresentano il numero più elevato di ore lavorate giornaliere, rispetto, ad esempio, alle 8 di media effet- tuate dai lavoratori romeni, marocchini, polacchi e albanesi impiegati nella semina, aratura e raccolta delle colture agricole. I lavoratori stranieri impiegati nel florovivaismo (2.000), in particolar modo nei settori della semina (1.200) e della recisione dei fiori (800) provengono da Albania, Marocco, Polonia e Romania. Nell’ambito del lavoro stagionale, la percentuale in assoluto più alta di lavoratori immigrati è impiegata nel comparto agricolo, in particolare nella raccolta nel periodo di giugno-ottobre per un totale di 60 giornate lavorative, ad esservi impiegati sono per lo più romeni, albanesi e polacchi, in una misura di 1.500 unità. Il numero maggiore di immigrati viene impiegato durante tutto l’anno nel comparto zootecnico, nello specifico nel governo della stalla, si tratta di 6.000 lavoratori provenienti da India e Bangladesh, il 90% dei quali hanno una tipologia contrattuale regolare. Un numero di lavoratori immigrati nettamente inferiore (995), si riscontra 35 invece nell’ambito delle attività agrituristiche, per una durata annuale e con un numero elevato di giornate complessive di lavoro (180 giornate). I lavoratori dell’agriturismo provengono dalla Romania e dall’India. 36 Nelle attività di trasformazione e commercializzazione i lavoratori immigrati vengono impiegati per l’intero anno. Soprattutto nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, la maggioranza dei lavoratori proviene dalla Romania, altrettanto significative le provenienze da Albania e Macedonia. I settori della trasformazione e commercializzazione presentano un orario medio giornaliero effettivo di 8 ore e le giornate lavorative sono 260. ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE CREDITO L’esame del quinquennio 2008-2012, secondo i dati di Banca d’Italia, mostra la complessità della materia del finanziamento in agricoltura, foresta e pesca, con caratteristiche articolate dovute ai diversi fattori economico-finanziari che stanno contrassegnando questo perdurante periodo di crisi. Infatti, a fronte di una riduzione del totale delle consistenze – da 50 milioni di euro del 2008 a 20 nel 2012 – è aumentata la percentuale di finanziamenti a medio-lungo termine, con una contestuale riduzione del finanziamento sul breve periodo. Le aziende tendono, evidentemente, a richiedere finanziamenti di medio-lungo termine, per conservare o acquisire la liquidità necessaria per superare la prolungata fase di crisi, accettando i maggiori oneri dovuti agli interessi sul credito. Per quanto attiene ai finanziatori, probabilmente, la disponibilità degli Istituti di credito a erogare prestiti a medio-lungo termine, superando la tendenziale diffidenza o “resistenza operativa” del sistema creditizio verso il settore agri- 38 colo, è favorita dalla disponibilità di prestiti della Banca europea per gli investimenti (BEI) alle piccole e medie imprese (PMI) nelle aree di sviluppo regionale. Prendendo a riferimento solo le imprese operanti in agricoltura, possono essere fatte altre considerazioni che trovano fondamento nei cambiamenti strutturali avvenuti nei 10 anni intercorsi tra il 5° e il 6° Censimento generale dell’agricoltura. Rispetto al Censimento del 2000, il Censimento del 2010 ha evidenziato una forte contrazione delle aziende agricole laziali (-48,8%) accompagnata da una diminuzione della superficie coltivata più contenuta tanto da determinare un aumento considerevole nella dimensione media delle aziende, cresciuta del 76%. Questo cambiamento, evidentemente, ha fatto si che le aziende meno competitive o più marginali, lasciassero il posto a quelle con una maggiore capacità di resistere al protrarsi della difficile congiuntura economica e che quindi sono in grado, più delle altre, di programmare l’attività e gli impegni finanziari sul lungo termine. Finanziamenti agevolati ad agricoltura, foresta e pesca - consistenze Anni Totale (mln euro) Breve termine % Medio-lungo termine % 2008 2009 2010 2011 2012* 50 34 20 18 20 44,0 41,2 20,0 11,1 5,0 56,0 58,8 80,0 88,9 92,3 * Dato riferito a settembre 2012. Fonte: Bollettino statistico Banca d’Italia In merito alle erogazioni per gli investimenti, i dati 2011 mostrano un decremento complessivo sull’anno precedente di oltre il 18%, decremento tre volte maggiore a quello nazionale. A livello regionale, nonostante una ridu- zione in volume di oltre un quinto, rispetto all’anno precedente, le maggiori erogazioni hanno riguardato costruzioni e fabbricati rurali. Le erogazioni per acquisto di immobili rurali hanno subito una riduzione di quasi il 41%, in contro tendenza con quanto osservato a livello nazionale, dove invece i volumi sono cresciuti. L’acquisto di macchine e attrezzature è l’unica destinazione economica delle erogazioni che è cresciuta, contrariamente al dato nazionale dove i volumi sono invece diminuiti. Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura - erogazioni, 2011 Finanziamenti Macchine ed attrezzature Acquisto immobili rurali Costruzioni e fabbricati rurali Totale Lazio Totale (mln euro) 68 39 89 196 Italia Variazione % 2011/2010 9,68 -40,91 -20,54 -18,33 Totale (mln euro) 1.905 587 1.318 3.810 Variazione % 2011/2010 -9,50 17,17 -7,51 -5,48 Fonte: Bollettino statistico Banca d’Italia 39 INVESTIMENTI Dai dati più aggiornati disponibili, gli investimenti fissi lordi in agricoltura nel 2010, in linea con la continua flessione iniziata dal 2006, hanno fatto registrare una sensibile contrazione, sia in termini reali che in valori correnti. Rispetto al 2009, l’incidenza degli investimenti agricoli regionali, ha evidenziato, infatti, un minore peso sul totale regionale degli investimenti agricoli nazionali ma, soprattutto, lo scarto maggiore si è avuto nel rapporto con il VA agricolo regionale (diminuito di circa Andamento degli investimenti fissi lordi per UL e per settore (euro)1 Anni 2006 2007 2008 2009 2010 Variazione % 2010/09 Agricoltura* Industria Servizi Totale 10.152,5 7.341,1 6.423,7 4.679,9 4.136,4 -11,61 12.567,7 11.948,9 13.185,9 10.826,6 11.207,4 3,52 11.933,1 12.225,4 11.236,0 10.560,8 10.835,4 2,60 11.986,2 12.040,6 11.438,9 10.447,9 10.723,9 2,64 Valori concatenati, anno di riferimento 2005. * Agricoltura, silvicoltura e pesca. 1 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli* Anni Valori correnti (mln euro) 2006 2007 2008 2009 2010 763,01 540,80 460,90 342,30 299,90 Valori concatenati (mln euro) 739,10 508,74 419,47 302,79 263,07 Valori concatenati, anno di riferimento 2005. * Agricoltura, silvicoltura e pesca. 1 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali 40 % su1 Totale investimenti Lazio 2,6 1,7 1,5 1,2 1,0 Totale investimento agricoltura Italia* 6,3 4,5 3,9 3,3 2,8 VA agricolo* Lazio 42,5 29,8 24,0 18,1 15,4 3 punti percentuali). In termini reali, gli investimenti in agricoltura, sono diminuiti del 13% circa mentre gli altri settori dell’economia regionale hanno visto un incremento. Quelli nel settore dei servizi sono cresciuti del 2% circa, il settore industriale ha visto crescere gli investimenti per una quota superiore al 7%. Parimenti, in merito al rapporto per Unità Lavorativa (UL) nel complesso regionale si evidenzia, nel 2010, un leggero recupero (+2,6% sul 2009). Variazioni positive si rilevano per il settore industriale e per quello dei Servizi mentre, per il settore primario si registra una variazione negativa piuttosto consistente. Rispetto al dato nazionale, infatti, gli investimenti per UL del settore agricolo laziale, sono inferiori del 45% circa. Investimenti fissi lordi per UL e per settore, 20101 Lazio 14.000 Italia 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 Agricoltura* Industria Servizi Valori concatenati, anno di riferimento 2005. * Agricoltura, silvicoltura e pesca. 1 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Conti economici regionali 41 CONSUMI INTERMEDI Nel 2011 i consumi intermedi dell’agricoltura hanno evidenziato una crescita positiva (+4,2%) rispetto al precedente anno attestandosi a valori di 1.046 milioni di euro circa. Analizzando i vari settori, giova sottolineare come il maggior peso di spesa viene espresso dalla voce mangimi con un valo- re di circa 139 milioni di euro cui seguono le spese per sementi e piantine rimaste tendenzialmente stabili (-1,39%) e i concimi che hanno avuto un’ottima crescita (+10,47%). Nell’ambito zootecnico, sia le spese di stalla che i mangimi hanno evidenziato un andamento di crescita positivo, rispettiva- mente dell’ordine del 2,47% e del 9,95% attestandosi su un valore di spesa pari a 167 milioni di euro (+8,44% rispetto il 2010). In termini percentuali, a incidere maggiormente sul totale delle spese dell’agricoltura è il settore zootecnico, seguito da sementi, concimi e fitosanitari. Consumi intermedi dell’agricoltura (mln di euro), 2011 Lazio Italia Concimi Fitosanitari 59,62 1.467,44 37,73 804,41 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 42 Sementi 88,72 1.335,72 Mangimi 138,74 5.959,25 Spese di stalla Altri beni e servizi Totale 28,17 696,50 693,29 13.045,96 1.046,25 23.309,28 MERCATO FONDIARIO Nel corso del 2011 il mercato fondiario regionale, che nel complesso ha evidenziato una certa stabilità dei prezzi, è stato segnato da una saltuaria attività di compravendita con una contrattazione caratterizzata da tempi lunghi. Si è evidenziata, a fronte di una buona offerta, una sostanziale riluttanza nella domanda, generata, evidentemente, dagli alti valori fondiari. Dall’osservazione dei dati proveniente dall’indagine annuale INEA sul mercato fondiario, rispetto allo scorso anno, emerge una tendenza alla stabilità dei valori dei terreni. Riguardo ai canoni di affitto, le quotazioni non evidenziando sensibili variazioni, ma mettono in luce, soprattutto in provincia di Viterbo, una tendenza alla diminuzione per i seminativi asciutti e le orticole. Canoni di affitto (euro per ettaro), 2011 Canoni Minimo Massimo Viterbo Contratti in deroga per seminativi asciutti Contratti in deroga per orticole Compartecipazione per nocciole Compartecipazione per tabacco Rieti Contratto in deroga per seminativo asciutto a Poggio Mirteto Contratti in deroga per cereali Contratti in deroga per seminativo irriguo nella piana di Rieti Pascolo nelle montagne di Rieti Contratti in deroga per seminativo asciutto nella piana di Leonessa Roma Contratti in deroga per seminativo collinare asciutto Pascoli di collina nella zona di Allumiere e Tolfa Contratti in deroga per seminativi irrigui da destinare a ortive 400 500 1.000 400 500 750 1.500 500 200 200 400 50 90 300 500 500 100 125 300 150 1.200 400 200 1.500 Canoni Minimo Massimo Roma Contratti in deroga per seminativi asciutti Contratti in deroga per frutteti specializzati Contratti in deroga per oliveti collinari Contratti in deroga per vigneto comune Contratti in deroga per vigneti DOC Contratti in deroga per seminativi irrigui del litorale romano da destinare a carote Latina Contratti in deroga per orticole Accordi verbali per foraggere Contratti in deroga per seminativi irrigui della piana di Latina Frosinone Contratti in deroga per seminativi irrigui (Valle del Sacco) Contratti in deroga per seminativi asciutti 300 700 200 900 1.200 350 900 350 1.100 1.800 2.200 2.500 900 400 400 1.200 500 500 400 300 500 400 Fonte: INEA 43 Valori fondiari (000 di euro per ettaro), 2011 Viterbo Seminativi irrigui nella zona di Tarquinia Frutteti nelle colline di Viterbo Vigneti DOC nella zona di Montefiascone Noccioleto specializzato irriguo nella zona di Vignanello Castagneto da frutto nei Monti Cimini Oliveti specializzati nelle colline del lago di Bolsena Rieti Seminativi arborati nella Sabina nord-occidentale Pascoli nella montagna di Rieti Oliveti specializzati nella zona DOP della Sabina Seminativi irrigui nella piana del Tevere Roma Ortive nel Maccarese Seminativi irrigui nel litorale romano Vigneti DOC nei Castelli Romani Oliveti specializzati nella zona dei Castelli Romani Fonte: INEA 44 Quotazioni Quotazioni Minime Massime Minime Massime 15 15 18 30 12 12 20 18 24 35 25 20 10 6 17 20 21 7 24 25 80 60 77 36 150 80 140 52 Roma Frutteti nelle colline dei Tiburtini (Guidonia, Marcellina) Vigneti DOC nei Colli Albani Frutteti specializzati nei Castelli Romani Seminativi asciutti nella collina interna della pv di Roma Latina Seminativi nell’agro-pontino Orti specializzati nella pianura di Latina Vigneti nelle colline litoranee di Gaeta Frutteti (actinidia) nella zona di Latina Oliveti specializzati nella zona di Itri Frosinone Oliveti specializzati nelle colline di Frosinone Frutteti specializzati nelle colline di Frosinone Seminativi asciutti nelle colline di Frosinone Vigneti DOC nella zona del Piglio Prati pascoli nella montagna orientale dei Lepini 26 60 50 25 41 80 60 30 30 23 21 55 15 40 49 26 65 20 15 26 7 50 5 20 36 13 80 10 RISULTATI PRODUTTIVI Il valore della produzione agricola regionale del 2011 è stato di 2.695 milioni di euro circa con una crescita rispetto al precedente anno del 2,7%. In termini percentuali il maggior peso della produzione riguarda le coltivazioni erbacee (32,9%) a cui segue il settore zootecnico (28,1%), le coltivazioni arboree (13,9%) e le attività dei servizi connessi all’agricoltura (13,1%). La quota predominante è occupata da patate e ortaggi con il 24,9% a cui seguono le carni con il 15,8%, le attività dei servizi connessi all’agricoltura con il 14,3% e la produzione di latte con il 13,1%. A breve distanza si posizionano la produzione di frutta con il 7,1%, le coltivazioni foraggere con il 5,5%, la produzione vivaistica e quella dei cereali e legumi secchi con il 5,3% e l’olivicoltura con il 3,2%. Il confronto con l’anno scorso evidenzia che la produzione del 2011 ha avuto una crescita positiva soprattutto nel settore zootecnico (+8,8%) e nell’ambito delle attività connesse dell’agricoltura (+5,2%). Altre crescite positive si riscontrano nella produzione foraggera (+3,8%) ed erbacea (+2,8%). L’unico decremento osservato è quello della produzione relativa alle coltivazioni arboree (-7,7%) con un valore di 375 milioni di euro circa. In termini quantitativi, la produzione di vegetali del 2011 è stata di 17,3 milioni di quintali, manifestando un calo rispetto all’anno precedente del il 3,8%. Il peso più rilevante è stato quello del pomodoro (2,4 milioni di quintali) a cui seguono il Produzione e servizi ai prezzi base per principali comparti (000 di euro), 2011 Lazio Erbacee Arboree Foraggere Zootecnia Servizi connessi (+) Attività secondarie (-) Attività secondarie Produzione della branca agricoltura Produzione della branca silvicoltura Produzione della branca pesca Totale 000 € 886.718 375.676 136.999 756.308 352.923 70.875 76.897 2.502.602 108.819 83.813 2.695.234 % 32,9 13,9 5,1 28,1 13,1 2,6 2,9 92,9 4,0 3,1 100 Variazione % 2011/10 prezzi 2,8 -7,7 3,8 8,8 5,2 5,9 1,8 3,3 -3,9 -4,6 2,7 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 45 granturco ibrido (1,69 milioni), il frumento duro (1,56 milioni) e le zucchine (1,4 milioni di quintali) In termini percentuali invece si riscontrano crescite positive per i quantitativi prodotti dal girasole (114%), nocciole (42%) e orzo (27%), mentre decrementi si riscontrano per l’uva da vino venduta (-58%), olio (-37%) e soia (-25%). Analizzando il comparto arboreo, l’actinidia pur registrando una produzione di 1,17 milioni di quintali evidenzia un calo del 12% circa sull’anno precedente, mentre buona è stata la produzione delle nocciole con 404 mila quintali. Nell’ambito zootecnico si sono riscontrate crescite, rispetto all’anno precedente, nel settore del pollame sia per la produzione della carne (339 mila quintali ovvero il 3%). Anche la produzione di carni suine e bovine manifesta andamenti di crescita positiva con, rispettivamente, l’1,5% e lo 0,7% trascinandosi valori positivi anche per quanto riguarda i valori delle produzioni (+14,7% per i suini e +6,1% per i bovini). 46 Il settore caseareo, invece, evidenzia cali seppur minimi nella produzione di latte vaccino e bufalino e latte di pecora e capra, rispettivamente -1,4% e -2,5%, anche la produzione delle uova (521 mila quin- tali) segna una diminuzione del -1%. Infine, il miele manifesta un netto calo della produzione -14% circa, per un totale d 6 mila quintali prodotti e un valore di circa 2 milioni di euro. Principali produzioni zootecniche, 2011 Prodotti Carni bovine Carni suine Carni ovicaprine Pollame Latte di vacca e bufala (000 hl) Latte di pecora e capra (000 hl) Uova (milioni di pezzi) Miele Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Quantità 000 q.li 615 418 57 339 6.698 545 521 6 Var. % 2011/10 0,7 1,5 -9,5 3,0 -1,4 -2,5 -1,0 -14,3 Valore 000 € 169.311 58.861 16.968 76.971 276.906 46.927 38.405 1.996 Var. % 2011/10 6,1 14,7 -8,8 17,6 12,0 0,4 0,6 -4,9 Principali produzioni vegetali, 2011 Prodotti Frumento tenero Frumento duro Orzo Riso Granoturco ibrido Patate Fagioli freschi Cipolle e porri Carote Carciofi Cavoli Cavolfiori Indivia Lattuga Radicchio Melanzane Peperoni Pomodori Zucchine Cocomeri Poponi Quantità 000 q.li 437 1.567 541 1 1.697 591 83 30 1.075 184 393 243 88 663 108 208 232 2.402 1.453 768 472 Var. % 2011/10 11,48 6,53 27,29 0,00 -13,42 -6,19 -1,19 20,00 0,75 -0,54 9,17 -0,41 -3,30 -2,07 0,00 -0,48 12,62 2,04 0,14 5,35 0,85 Valore 000 € 11.237 54.186 11.382 31 41.483 25.382 19.077 1.687 45.714 17.195 22.124 11.142 4.030 58.586 6.430 10.795 17.337 70.611 97.011 8.192 18.981 Var. % 2011/10 53,40 59,90 78,98 15,10 15,76 -0,35 -16,28 6,32 6,29 -2,13 20,52 9,75 -3,30 -4,96 11,70 -5,97 12,48 12,43 -20,96 -0,97 2,16 Prodotti Fragole Barbabietola da zucchero Tabacco Girasole Soia Uva da tavola Uva da vino venduta Vino (000 hl) Olio Arance Mandarini Limoni Clementine Pesche Mele Pere Mandorle Nocciole Noci Actinidia Quantità 000 q.li 105 Var. % 2011/10 -0,94 Valore 000 € 18.391 Var. % 2011/10 -6,48 55 -6,78 223 1,24 20 133 3 199 785 561 154 34 1 3 7 346 95 28 0 404 4 1.177 -9,09 114,52 -25,00 -5,69 -58,55 -8,93 -37,14 -5,56 0,00 50,00 0,00 -3,89 -3,06 -3,45 0,00 42,25 0,00 -11,90 6.362 3.871 86 9.429 14.601 59.716 65.730 1.078 42 165 187 9.639 2.838 1.510 0 64.387 1.414 78.683 -7,09 156,35 -16,38 6,95 -52,99 1,17 -32,12 -2,06 23,80 28,10 -9,30 -24,75 -15,57 -27,88 0,00 51,78 3,50 3,60 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 47 RISULTATI PRODUTTIVI SECONDO LA RICA L’analisi dei dati RICA relativa all’anno 2010 evidenzia una dotazione strutturale delle imprese agricole del Lazio al di sopra della media nazionale per le dimensioni medie aziendali, come per la dotazione di lavoro. La SAU media aziendale è di circa 35 ha, mentre a livello nazionale è di 33 ha. Le imprese con maggiore estensione sono rappresentate dalle aziende specia- lizzate in erbivori con una SAU media aziendale di 57,64 ettari, seguita dalle aziende specializzate in seminativi 53,74. Le imprese con una minore superficie sono rappresentate dal settore ortofloricolo con una SAU di 4,41 ha. L’ortofloricoltura necessita di maggior manodopera: 3 Unità di Lavoro Totale (ULT), di cui mediamente 1,43 sono Unita di La- voro Familiare (ULF), a differenza dell’allevamento misto (poliallevamento) con 0,9 unità lavorative e interamente costituita da manodopera familiare. Il comparto più performante in termini di Reddito Netto (RN) è il granivoro con oltre 114.000 euro, mentre il settore specializzato in erbivori ha fatto registrare la Produzione Lorda Vendibile (PLV) più alta Indicatori economici per polo (euro), 2010 Seminativi Ortofloricoltura Arboreo Erbivori Granivori Erbaceo - arboreo (policoltura) Allevamento misto (poliallevamento) Misto coltivazioni - allevamento Totale complessivo Fonte: RICA-INEA 48 PLV/ha PLV/UBA RN/ha RN/UBA PLV/UL RN/ULF RN/PLV % 1.971,19 33.257,51 4.701,66 3.586,37 34.669,67 9.875,84 1.289,00 1.544,32 3.409,47 31.025,85 2.364.331,94 183.017,44 1.633,14 3.521,65 205.599,81 3.372,81 1.700,10 3.453,85 842,46 8.871,27 2.394,88 1.620,98 21.489,50 2.081,15 1.016,69 714,69 1.430,96 13.259,95 630.673,06 93.223,31 738,15 2.182,85 43.326,31 2.660,28 786,79 1.449,58 62.825,98 49.618,72 49.792,79 84.000,82 85.751,69 32.516,54 47.406,67 37.309,53 59.684,80 43.509,99 27.460,37 38.113,64 65.082,36 92.184,11 13.670,08 37.391,67 21.715,29 41.963,13 42,7 26,7 50,9 45,2 62,0 21,1 78,9 46,3 42,0 con oltre 200.000 euro. Nell’analizzare gli indicatori economici, si evidenzia che la redditività media del fattore terra è pari a 3.409,47 euro/ettaro di PLV e a 1.431 euro/ettaro di RN. La redditività del lavoro, familiare ed extrafamiliare, evidenzia valori pari a 59.684,80 euro di PLV per ULT e 41.963,13 euro per ULF. I settori più redditizi in termini di incidenza percentuale del RN sulla PLV sono l’allevamento misto (78,9%), il granivoro (62%) e l’arboreo (50,9%). La contribuzione pubblica incide mediamente per il 22,5% sul reddito netto dell’agricoltura regionale, i dati mostrano un ruolo determinante dei contributi sulle redditività nel comparto seminativi (37,04%). Possiamo notare che ci sono degli orientamenti specializzati dove è poco presente l’allevamento, ad esempio il comparto ortofloricolo con 0,06 UBA ad azienda, l’arboreo con 0,37, l’erbaceo-arboreo con 0,44 e il seminativo con 3,41. Dati strutturali ed economici per polo - media aziendale (euro), 2010 SAU Seminativi Ortofloricoltura Arboreo Erbivori Granivori Erbaceo - arboreo (policoltura) Allevamento misto (poliallevamento) Misto coltivazioni - allevamento Totale UBA ULT ULF ha n. 53,74 3,41 4,41 0,06 14,25 0,37 57,64 126,59 5,35 52,62 9,08 0,44 33,10 12,65 38,24 34,74 35,25 34,80 n. 1,69 2,96 1,35 2,46 2,16 2,76 0,90 1,58 2,01 n. 1,04 1,43 0,90 1,44 1,25 1,38 0,90 1,26 1,20 PLV Contributi Costi Costi Redditi Gestione Reddito correnti pluriennali distribuiti extracaratt. netto euro euro euro euro euro 105.934,65 16.771,26 37.063,35 5.312,39 16.822,73 146.751,64 421,62 58.995,84 13.718,55 31.186,00 66.976,60 5.043,05 16.297,63 5.325,26 11.471,38 206.732,02 20.866,91 73.133,74 21.377,59 25.682,87 185.309,40 602,90 45.254,20 4.086,90 23.942,20 89.664,36 3.513,47 39.708,61 9.555,28 20.394,50 42.666,00 3.747,50 6.771,00 960,00 2.350,00 59.055,65 9.427,06 16.806,11 6.594,43 10.723,25 120.180,12 11.331,83 41.464,03 10.313,63 19.040,62 euro euro -1.461,42 45.274,76 -3.706,02 39.145,22 233,44 34.115,77 6.901,86 93.439,68 2.835,30 114.861,40 -1.110,89 18.895,08 1.067,50 33.652,50 2.398,38 27.330,24 1.077,84 50.439,68 Fonte: RICA-INEA 49 Valore percentuale per polo, 2010 Reddito netto RN/UBA Redditi distribuiti RN/ha Costi pluriennali RN/ULF Costi correnti PLV/ULT Contributi PLV/UBA PLV PLV/ha 0% Seminativi Ortofloricoltura Arboreo Erbivori Fonte: RICA-INEA 50 Variazione percentuale per polo, 2010 20% 40% 60% 80% 100% Granivori Erbaceo - arboreo (policoltura) Allevamento misto (poliallevamento) Misto coltivazioni - allevamento 0% 20% Seminativi Ortofloricoltura Arboreo Erbivori Fonte: RICA-INEA 40% 60% 80% 100% Granivori Erbaceo - arboreo (policoltura) Allevamento misto (poliallevamento) Misto coltivazioni - allevamento Variazione percentuale per classe di DE, 2010 CLASSE DE II Reddito netto CLASSE DE III Redditi distribuiti CLASSE DE IV CLASSE DE V Costi pluriennali CLASSE DE VI Costi correnti CLASSE DE VII CLASSE DE VIII Contributi PLV 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Fonte: RICA-INEA 51 SISTEMA AGROINDUSTRIALE INDUSTRIA ALIMENTARE Nella regione Lazio, nel 2010, il valore aggiunto ai prezzi base dell’industria alimentare, incluse le bevande e il tabacco (espresso in valori correnti), ha mostrato un aumento rispetto all’anno precedente pari al 3,1%, in controtendenza con quanto avvenuto a livello nazionale (-1,8%) e nell’Italia centrale (-2%). Parimenti al valore aggiunto, nella stessa annualità, anche il livello di occupazione del settore è cresciuto, con un aumento del 4,6%, corrispondente a circa 1.000 unità, il 90% dei quali risultano impiegati come lavoratori dipendenti. Valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (%), 2010 Lazio/Italia 3,9 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Composizione dell’occupazione nell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (000), 2010 Occupati totali Occupati indipendenti Occupati dipendenti Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 54 30,3 Lazio/Italia Centrale 22,7 6,7 16,0 DISTRIBUZIONE Con dati relativi al primo semestre 2012, nella regione Lazio si rileva, rispetto al 2011, una leggera diminuzione, pari allo 0,3% degli esercizi commerciali al det- taglio in sede fissa. A livello territoriale, le province di Latina e Viterbo hanno segnato i decrementi più importanti, rispettivamente -1,6% e -1,7%. La provincia di Roma, in controtendenza alle 4 province della regione, ha evidenziato, seppur lievemente, un incremento di esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa (+0,1%). Commercio al dettaglio ambulante e forme speciali di vendita: numero di esercizi per provincia, 2012* Frosinone Latina Non specificato Alimentare Abbigliamento, tessuti e calzature Abbigliamento e tessuti Commercio ambulante Calzature e pelletterie Altri articoli Mobili e articoli di uso domestico Totale Non specificato Commercio per corrispondenza, telefono, radio, televisione, internet Commercio al dettaglio Commercio solo via internet al di fuori di negozi, Vendita a domicilio banchi e mercati Commercio per mezzo di distributori automatici Totale Totale 120 403 249 476 89 383 69 1.789 53 6 59 113 44 275 2.064 88 594 139 378 41 238 24 1.502 12 40 125 202 45 424 1.926 Rieti Roma Viterbo Totale 44 69 16 53 13 43 10 248 15 3 23 14 6 61 309 2.254 2.568 1.051 1.654 226 1.921 242 9.916 798 198 939 1.565 250 3.750 13.666 112 226 132 296 37 164 24 991 22 29 50 52 20 173 1.164 2.618 3.860 1.587 2.857 406 2.749 369 14.446 900 276 1.196 1.946 365 4.683 19.129 * Dati aggiornati al 30 giugno 2012. Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio” 55 Commercio al dettaglio in sede fissa: numero di esercizi per specializzazione e provincia, 2012* Prodotti alimentari, bevande e tabacco in eserizi specializzati Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi spec. Frutta e verdura Carni e di prodotti a base di carne Pesci, crostacei e molluschi Pane, torte, dolciumi e confetteria Bevande Prodotti del tabacco Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati Totale Esercizi non specializzati Carburante per autotrazione in esercizi specializzati Apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni in esercizi specializzati Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati Altri prodotti in esercizi specializzati Articoli di abbigliamento Calzature e articoli in pelle Medicinali Articoli medicali e ortopedici Cosmetici, articoli di profumeria e di erboristeria Fiori, piante, semi, fertilizzanti, animali domestici e alimenti per animali domestici Orologi e articoli di gioielleria Altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) Articoli di seconda mano Totale * Dati aggiornati al 30 giugno 2012. Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio” 56 Frosinone Latina Rieti 14 19 10 166 266 56 281 326 120 53 85 15 38 118 31 51 63 17 378 292 80 41 99 19 1.022 1.268 348 1.354 1.267 397 322 328 107 181 184 28 1.244 1.085 381 525 608 144 3 3 4 1.078 1.250 246 200 273 54 189 157 88 49 71 6 169 232 37 290 211 80 209 218 56 492 503 132 25 19 12 7.352 7.677 2.120 Roma 275 1.728 1.452 532 428 333 1.859 416 7.023 7.848 1.729 1.467 7.620 4.723 34 9.233 1.915 1.100 370 1.669 1.573 1.572 3.504 386 51.766 Viterbo 13 160 194 62 82 51 175 40 777 866 211 95 800 418 0 708 180 101 28 147 181 128 324 38 5.002 Totale 331 2.376 2.373 747 697 515 2.784 615 10.438 11.732 2.697 1.955 11.130 6.418 44 12.515 2.622 1.635 524 2.254 2.335 2.183 4.955 480 73.917 Nonostante lievi variazioni (sia positive che negative) che si sono avute, rispetto agli anni scorsi, si mantiene un certo equilibrio nella distribuzione provinciale degli esercizi. Il 70% risulta concentrato nella provincia di Roma (il territorio della Capitale presenta caratteristiche più vivaci e in movimento rispetto alle altre quattro provincie della regione, dovuto anche all’alto tasso di popolazione residente), seguono Latina (10,4%), Frosinone (9,9%), Viterbo (6,8%) e Rieti (2,9%). Tra gli esercizi regionali, il 14% è specializzato nella commercializzazione di prodotti alimentari, bevande e tabacco i quali, rispetto all’anno precedente, hanno mostrato un lieve decremento (-0,1%) ad eccezione degli esercizi specializzati in “frutta e verdura” (+1,3%) e “prodotti del tabacco” (+1,8%). Contrariamente agli esercizi in sede fissa, la distribuzione ambulante del commercio al dettaglio, nel 2012 ha avuto, nel com- plesso, un incremento del 2,4% rispetto al 2011. A livello territoriale alla provincia di Rieti spetta il primato di maggior incremento nel numero di esercizi (+2,9%). Rispetto all’anno precedente il commercio del settore alimentare ambulante ha segnato un leggero decremento (-0,1%), rimanendo comunque al primo posto, a livello ragionale, per numero di esercizi. Una sensibile crescita del 5,4% nel 2012, Commercio ingrosso: distribuzione provinciale per specializzazione merceologica, 2012* Frosinone Latina Rieti 26 449 209 98 378 397 1.557 32 561 310 116 876 409 2.304 11 56 44 28 85 63 287 Altri prodotti Altri prodotti di consumo finale Macchinari e attrezzature Materie prime agricole e animali vivi Prodotti alimentari, bevande, tabacco Prodotti intermedi non agricoli, rottami e cascami Totale Roma 292 6663 2613 318 2507 2191 14.584 Viterbo 22 290 148 88 257 243 1.048 Totale 383 8.019 3.324 648 4.103 3.303 19.780 * Dati aggiornati al 30 giugno 2012. Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio” 57 si è osservata per gli esercizi che rientrano in “altre forme speciali di vendita”. In particolare, è cresciuta in maniera considerevole la vendita on-line, con un incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente. Gli esercizi con vendita all’ingrosso, rispetto al 2011, sono cresciuti dell’1% pur con situazioni molto diverse a livello provinciale. La crescita media regionale è stata realizzata grazie al contributo positivo delle province di Rieti e Roma dove gli esercizi all’ingrosso sono cresciuti rispettivamente del 2,5% e 1,6%, in provincia di Viterbo e Frosinone, al contrario, gli esercizi all’ingrosso sono diminuiti rispettivamente del 2,2% e dell’1,6%. In provincia di Latina la presenza è rimasta Intermediari del commercio: distribuzione provinciale del numero di esercizi per specializzazione merceologica, 2012* Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Totale 131 63 26 996 56 29 10 40 50 165 26 1.592 498 60 92 307 93 94 49 97 36 371 45 1.742 51 16 5 64 8 8 1 10 149 46 6 364 2.611 789 368 2.259 846 890 74 914 350 4.999 1.275 15.375 287 54 39 128 96 46 38 77 84 224 30 1.103 3.578 982 530 3.754 1.099 1.067 172 1.138 669 5.805 1.382 20.176 Alimentari, bevande, tabacco Auto e motocicli, compresi parti e accessori Combustibili, minerali, metalli, prodotti chimici Despecializzato Legname, materiali da costruzione Macchinari, impianti industriali, navi, aereomobili Materie prime agricole, tessili, semilavorati, animali vivi Mobili, articoli per la casa, ferramenta Non specificato Specializzato di altri prodotti n.c.a. Tessili, abbigliamento, calzature, articoli in cuoio Totale * Dati aggiornati al 30 giugno 2012. Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio” 58 invariata. In merito al comparto agricolo, la maggiore crescita (+1,6%) ha riguardato gli esercizi all’ingrosso dediti alle “materie prime agricole e animali vivi”. Gli esercizi che distribuiscono “prodotti alimentari, bevande, tabacco”, la cui maggior presenza si osserva nell’area della provincia Capitolina (oltre il 61%), sono rimasti stabili con il 20,7% di numerosità in regione. In merito all’intermediazione commerciale, per la quale nel complesso si è registrato un calo dei soggetti che operano a livello regionale (-0,6%), il settore “alimentari, bevande, tabacco” ha invece visto crescere gli intermediari regionali (+2%). Circa il 18% degli intermediari che operano a livello regionale è specializzato nella vendita di prodotti alimentari delle bevande e del tabacco e di questi, oltre i due terzi, opera nella provincia di Roma. 59 CONSUMI ALIMENTARI La spesa media mensile delle famiglie laziali, nel 2011, è stata pari a poco più di 2.500 euro, in linea con la spesa media mensile sostenuta dalle famiglia del Centro e dell’Italia nel complesso. Rispetto al 2010, la spesa media mensile delle famiglie è aumentata dello 0,5%, sensibilmente inferiore a quanto si è osservato a livello Italia (1,41%) e Centro (1,51%) anche se, in termini assoluti, la spesa della famiglie laziali è maggiore di quella osservata a livello Italia pari a circa 2.488 euro medi mensili. I consumi alimentari (includendo anche le bevande) si attestano sullo stesso livello di spesa (sia in percentuale sul totale, sia in valore assoluto) in tutte e tre le aree. Questi costituiscono circa un quinto della spesa media mensile sostenuta dalle famiglie anche se, rispetto al 2010, vi è da sottolineare una contro tendenza dei consumi alimentari delle famiglie laziali. In media, sia a livello nazionale sia a livello del Centro Italia, la spesa per alimentari e bevande è cresciuta (+2,2% e +0,4% 60 rispettivamente), mentre nel Lazio è lievemente diminuita (-0,1%). La propensione al risparmio delle famiglie laziali, si denota anche dalla variazione percentuale di spesa, rispetto al 2010, dedicata ai beni non alimentari e ai servizi. Mentre a livello Paese e Centro questa spesa è cresciuta dell’1,2 e dell’1,8% ri- Spesa media mensile delle famiglie per prodotti specializzati e servizi (euro), 2011 Pane e cereali Carne Pesce Latte, formaggi e uova Oli e grassi Patate, frutta e ortaggi Zucchero, caffè e drogheria Bevande Totale alimentari e bevande Tabacchi Abbigliamento e calzature Combustibili ed energia Mobili, elettrodomestici, spese varie e servizi per la casa Altri beni e servizi Totale non alimentare Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Italia 79,81 113,28 41,21 65,52 15,74 85,15 33,77 42,60 477,08 20,95 133,59 129,46 846,35 880,48 2.010,83 Centro 79,65 111,88 44,69 63,79 14,49 88,40 32,11 39,07 474,08 19,59 130,76 128,01 951,63 872,91 2.102,90 Lazio 78,38 108,54 46,92 65,85 13,36 91,11 32,57 39,03 475,76 20,39 131,17 114,90 971,47 808,52 2.046,45 spettivamente, nel Lazio è cresciuta solo di mezzo punto percentuale. Evidentemente, questa prolungata fase di crisi economica a cui si sta assistendo, sta evidenziando una sempre più crescente necessità delle famiglie a risparmiare e limitare la spesa a quei beni di primaria necessità, rispetto a beni per i quali è possibile fare un uso più contenuto. Difatti, nella regione Lazio, rispetto al 2010, si è osservata una consistente variazione negativa della spesa verso beni come tabacco (-6,9%), abbigliamento e calzature (-14,1%) e combustibili ed energia (-5,8%). Spesa media mensile delle famiglie per prodotti specializzati e servizi - variazione %, 2011/2010 Pane e cereali Carne Pesce Latte, formaggi e uova Oli e grassi Patate, frutta e ortaggi Zucchero, caffè e drogheria Bevande Totale alimentari e bevande tabacchi Abbigliamento e calzature Combustibili ed energia Mobili, elettrodomestici, spese varie e servizi per la casa Altri beni e servizi Totale non alimentare Italia Centro Lazio 1,3 3,3 1,1 2,0 -0,6 2,1 5,3 1,5 2,2 0,6 -5,9 -0,9 2,3 1,7 1,2 1,0 1,4 -1,2 3,0 -8,5 -1,7 1,3 2,3 0,4 -4,1 -8,9 -1,9 4,2 1,6 1,8 0,3 0,6 -1,3 3,8 -17,0 -2,9 2,8 4,4 -0,1 -6,9 -14,1 -5,8 3,2 1,3 0,5 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 61 COMMERCIO ESTERO L’incidenza del Lazio sulle esportazioni agroalimentari nazionali resta sostanzialmente stabile nel 2011, rispetto all’anno precedente, con un peso pari al 2,5% (753 milioni di euro); decresce, invece, dello 0,5%, per il secondo anno consecutivo, il peso della regione sulle importazioni agroalimentari nazionali, pari nel 2011 al 4,8% (1.926 milioni). Di contro, cresce dello 0,5% l’incidenza della regione sulle importazioni complessive dell’Italia (pari all’8,4% nel 2011) mentre resta sostanzialmente stabile il ruolo sulle vendite all’estero del Paese, con un peso pari al 4,5%. Come per quasi tutte le regioni italiane, anche per il Lazio nel 2011 prosegue la ripresa, registrata nel 2010, dei flussi commerciali di prodotti agroalimentari in entrata (+2,6%) e, soprattutto, in uscita (+6,1%). L’incremento delle esportazioni è il risultato congiunto della performance positiva delle vendite, sia nel settore primario (+4,5%) che nell’industria alimentare (+6,7%); il leggero aumento delle importazioni è, invece, attribuibile, come nel 2010, 62 ad andamenti contrastanti delle due componenti: gli acquisti di trasformati crescono del 7,9%, a fronte di un calo del 9% per le importazioni del settore primario. Ne deriva nel 2011 un netto miglioramento del saldo del settore primario rispetto all’anno precedente che, pur attestandosi su un valore negativo (-325 milioni di euro) aumenta oltre il 15%; peggiora, invece, ulteriormente il deficit dell’industria alimentare, che raggiunge quasi la soglia degli 850 milioni di euro. Tali dinamiche Andamento degli scambi agroalimentari (valori in milioni di euro) 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 2003 2004 2005 2006 Esportazioni 2007 2008 2009 Importazioni Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011” 2010 2011 producono per la regione un leggero peggioramento del settore agroalimentare nel complesso, con un lieve incremento del deficit, che raggiunge i 1.173,7 milioni di euro nell’ultimo anno di riferimento. Gli “altri prodotti alimentari” (11,7% dell’export agroalimentare regionale), l’olio di oliva vergine ed extravergine (7%) e gli altri ortaggi freschi (6,2%) si confermano le tre principali voci di esportazione, nonostante una contrazione del proprio peso sull’export agroalimentare regionale. Nel 2011, tali prodotti mostrano, infatti, una contrazione del valore delle vendite all’estero imputabile, nel caso degli “altri prodotti alimentari” e degli ortaggi freschi, alla sola componente prezzi e non a una reale riduzione dei volumi esportati. A seguire troviamo l’altra frutta secca che, grazie a un aumento delle esportazioni superiore al 20% rispetto al 2010, si pone, come già nel 2009, come quarto principale prodotto di esportazione, superando per importanza la frutta preparata e conservata. Per quanto riguarda l’import va segnalato il netto incremento, in quantità, degli acquisti di pesci lavorati (+65%), il cui peso sull’agroalimentare regionale passa dal 4,3% (2010) al 6,9% (2011), ponendosi come terzo principale prodotto di importazione del Lazio. Crescono in misura consistente anche le importazioni di “panelli, farine e mangimi” (+26%), che si confermano il principale comparto di importazione con un peso superiore all’11% sull’import agroalimentare regionale. Restano, invece, sostanzialmente stabili, rispetto al 2010, gli acquisti dall’estero di carni bovine, pari a 147 milioni di euro. Il 2011 presenta cambiamenti significativi nella distribuzione geografica degli scambi agroalimentari del Lazio. Dal lato delle esportazioni, l’UE27 riduce di quasi tre punti percentuali il proprio peso come mercato di sbocco, che passa dal 63,2% (2010) a poco più del 60% nel 2011. Di contro, aumenta l’incidenza del Nord America, degli altri paesi europei (non mediterranei) e, soprattutto, dei paesi candidati UE, la cui quota raggiunge il 2,4% dell’ex- Struttura del commercio agroalimentare (%), 2011 Primi 4 prodotti o aggregati Esportazioni Altri prodotti alimentari Olio di oliva vergine ed extravergine Altri ortaggi freschi Altra frutta secca Importazioni Panelli, farine e mangimi Carni bovine Pesci lavorati Banane Primi 6 Paesi o aree partner Esportazioni Germania Stati Uniti d’America Francia Regno Unito Svizzera Spagna Importazioni Germania Spagna Argentina Paesi Bassi Francia Belgio 11,7 7 6,2 6 11,1 7,6 6,9 5,4 19,4 11,9 8,6 7,2 3,8 3,4 11,2 9,6 9 8,9 8,5 6 Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011” 63 Commercio agroalimentare per comparti, 2011 Import Cereali Legumi ed ortaggi freschi Legumi ed ortaggi secchi Agrumi Altra frutta fresca Frutta secca Vegetali filamentosi greggi Semi e frutti oleosi Cacao, caffè, tè e spezie Prodotti del florovivaismo Tabacco greggio Altri prodotti agricoli Animali vivi Altri prodotti degli allevamenti Prodotti della silvicoltura Prodotti della pesca Prodotti della caccia Totale settore primario Valore corrente (mln. €) 13,9 62,6 1,3 24,4 140,8 49,2 0,0 36,3 30,6 34,8 6,5 0,3 41,6 0,4 13,0 85,1 0,1 541,0 % su AA 0,7 3,2 0,1 1,3 7,3 2,6 0,0 1,9 1,6 1,8 0,3 0,0 2,2 0,0 0,7 4,4 0,0 28,1 Export Quota su Italia Valore corrente (%) (mln. €) 0,5 1,4 7,2 77,7 0,7 0,1 10,1 0,6 12,6 42,0 6,9 47,0 0,0 0,0 5,2 0,1 1,9 0,7 6,8 21,4 29,1 16,3 0,4 0,8 2,9 2,1 0,1 0,7 1,3 4,5 10,9 0,8 0,1 0,1 4,2 216,1 % su AA 0,2 10,3 0,0 0,1 5,6 6,2 0,0 0,0 0,1 2,8 2,2 0,1 0,3 0,1 0,6 0,1 0,0 28,7 Var. % 2011/10 Quota su Italia (%) 0,5 7,0 0,2 0,3 1,8 17,7 0,0 0,2 0,8 3,2 7,9 0,8 4,3 0,9 3,1 0,5 0,3 3,7 Import Export -40,5 -4,0 0,4 39,1 -2,3 23,4 -66,6 -56,6 15,4 -3,5 -77,6 40,9 21,4 -21,9 -5,1 7,8 337,6 -9,0 -25,9 -9,3 -51,0 -38,0 1,9 23,7 0,0 539,3 64,6 2,2 90,7 44.718,8 -17,8 23,2 -12,0 -0,9 1.687,7 4,5 segue 64 Import Valore corrente (mln. €) Derivati dei cereali 55,0 Zucchero e prodotti dolciari 38,6 Carni fresche e congelate 227,8 Carni preparate 39,8 Pesce lavorato e conservato 261,4 Ortaggi trasformati 77,8 Frutta trasformata 25,9 Prodotti lattiero-caseari 147,7 Olii e grassi 76,8 Mangimi 242,5 Altri prodotti alimentari trasformati 69,1 Altri prodotti non alimentari 56,4 Totale industria alimentare 1.318,8 Vino 6,8 Altri alcolici 32,6 Bevande non alcoliche 27,5 Totale bevande 67,0 Totale industria alimentare e bevande 1.385,8 Totale bilancia agroalimentare 1.926,8 Totale bilancia commerciale 33.535,9 % su AA 2,9 2,0 11,8 2,1 13,6 4,0 1,3 7,7 4,0 12,6 3,6 2,9 68,4 0,4 1,7 1,4 3,5 71,9 100 Export Quota su Italia Valore corrente (%) (mln. €) 4,5 47,2 2,2 10,4 5,0 7,1 11,5 51,5 7,2 1,6 8,2 24,1 4,7 30,4 3,8 40,2 2,5 72,7 13,8 11,3 4,2 129,5 4,1 18,2 5,3 444,1 2,3 39,1 3,4 45,6 13,4 8,2 4,6 92,9 5,3 537,0 4,9 753,1 8,4 17.081,2 % su AA 6,3 1,4 0,9 6,8 0,2 3,2 4,0 5,3 9,7 1,5 17,2 2,4 59,0 5,2 6,1 1,1 12,3 71,3 100 Var. % 2011/10 Quota su Italia (%) 1,2 0,8 0,6 4,4 0,4 1,2 3,1 1,7 4,1 1,8 5,2 3,7 2,4 0,9 5,8 1,7 1,6 2,2 2,5 4,5 Import Export -6,5 -12,3 0,9 17,2 31,0 -2,2 -3,8 -16,7 5,6 23,9 -0,6 7,9 6,7 48,6 102,9 -0,4 38,6 7,9 2,6 16,3 20,6 -8,6 60,5 15,6 -23,6 -6,1 -21,9 27,7 -12,2 1.591,7 3,4 190,7 7,6 13,3 0,4 -22,5 2,6 6,7 6,1 15,3 Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011” 65 port agroalimentare regionale grazie alle maggiori esportazioni, in valore, di cuoio e pelli. Anche dal lato delle importazioni, si assiste a una contrazione, sebbene meno marcata (-1,3%), del peso dell’UE27 come fornitore. Si riduce leggermente anche l’incidenza, sulle importazioni, del Nord America mentre cresce quella dell’Asia e dell’Africa; per quest’ultima pesa il netto incremento, in valore, dell’import di pesce lavorato e conservato che, nel 2011, supera il 26 milioni di euro. A livello di singoli paesi, la Germania si conferma il principale mercato di sbocco, con un peso pari al 19,4% nel 2011. Dopo le riduzioni registrate nel biennio 20092010, nel 2011 torna a crescere la quota di esportazioni agroalimentari destinate agli Stati Uniti (pari all’11,9%), mentre si riduce quella relativa a due importanti mercati di sbocco europei come la Francia (-0,5%) e il Regno Unito (-1,3%). Dal lato delle importazioni, va segnalato il netto incremento dei flussi provenienti dall’Argentina che, con un peso pari al 9%, si pone 66 Provenienza delle importazioni agroalimentari, 2011 2,5% 1,5% 4,9% 5,6% UE27 1,4% Centro-Sud America Asia non mediterranei Altri Altri paesi europei non mediterranei 22,0% 62,1% Nord America Paesi Terzi Mediterranei Destinazione delle esportazioni agroalimentari (%), 2011 7,0% 2,4% 6,7% UE27 1,2% Nord America Altri 8,2% Altri paesi europei non mediterranei Asia non mediterranei 14,1% 60,4% Paesi Terzi Mediterranei Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2011” Centro-Sud America come terzo principale fornitore del Lazio per i prodotti agroalimentari, dietro Germania (11,2%) e Spagna (9,6%). Cresce leggermente anche l’incidenza della Francia (+0,5%) sull’import agroalimentare regionale, mentre si riduce contestual- mente quella del Belgio e dei Paesi Bassi, pari rispettivamente al 6% e all’8,9% nel 2011. 67 MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA AGRICOLTURA BIOLOGICA L’Italia, con 1.096.889 ettari investiti in agricoltura biologica nel 2011, pari al 3% della superficie biologica mondiale, si colloca tra i dieci maggiori produttori e mantiene il secondo posto tra i paesi UE dietro alla Spagna. A fronte di una leggera flessione della superficie (-1,5%) a livello nazionale rispetto al 2010, gli operatori del settore sono invece saliti a quota 48.269, con un incremento dell’1,3% e continuano a rappresentare il numero più alto in Europa. Il Lazio detiene un posto di rilievo tra le regioni italiane, con 83.664 ettari coltivati a biologico nel 2011, pari al 10% della SAU regionale; nonostante una leggera contrazione dell’1,2% di queste superfici rispetto al 2010, la regione mantiene l’8% della superficie agricola nazionale biologica. Oltre il 62% degli ettari destinati a queste colture interessano prati, pascoli, terreni a riposo e foraggere, mentre tra i seminativi l’orientamento produttivo principale continua a essere rappresentato dai cerali, che coprono circa il 16% della SAU biologica. Le altre colture di rilievo sono l’olivo (9%), 70 Superficie coltivata ad agricoltura biologica (ettari), 2011 Lazio 83.664 Centro 264.013 Italia 1.096.891 Fonte: elaborazioni su dati SINAB Superficie a biologico e in conversione per colture (%), 2011 5% 3% 3% 2% Foraggi Prati e pascoli 9% 39% Cereali Olivo Frutta in guscio 16% Ortofrutta Altre colture 23% Fonte: elaborazioni su dati SINAB Vite la frutta in guscio (5%), l’ortofrutta (3%) e la vite (2%). L’estensione dei vitigni nell’ultimo biennio, in particolare, pone la regione tra quelle più vocate in questo comparto. Il consolidamento di aziende di produzione biologica medio-grandi nelle diverse filiere produttive (zootecnica, ortofrutticola, cerealicola, olivicola) e la migliore strutturazione del comparto che da qualche anno beneficia della Piattaforma Bio presso il centro Agroalimentare di Roma – primo centro di distribuzione nazionale – ha portato il valore della produzione biologica lorda vendibile regionale oltre i 700 milioni di euro l’anno. Gli operatori, infatti, continuano a investire nel settore, tanto che il loro numero è raddoppiato in soli sei anni ed è aumentato dell’1,1% nel 2011, per un totale di 3.001 unità. I soli produttori rappresentano più del 30% del totale delle regioni del Centro e il 6,3% del totale nazionale. Secondo i dati Arsial, oltre il 68% delle aziende agricole biologiche si concentra nelle province di Viterbo e Rieti e circa il 18% nella provincia di Roma; nel complesso, le aziende zootecniche sono oltre il 22% del totale delle aziende biologiche regionali. Meno rappresentativo è il numero dei trasformatori e degli importatori laziali, pari all’11,3% del totale delle Regioni del Centro, ma è comunque significativo, tenuto conto che questi operatori da sempre si concentrano nelle Regioni del Nord. Secondo i dati diffusi da Bio Bank, nel 2011 sono aumentate in regione le principali forme di filiera corta per la commercializzazione dei prodotti biologici, con 107 tra aziende e agriturismi biologici che praticano la vendita diretta (+6%) e 76 gruppi d’acquisto (+21%), mentre si conferma la piena operatività dei 9 farmers’ market presenti sul territorio Operatori biologici, 2011 2.629 Produttori 8.691 41.811 Trasformatori 366 1.238 6.165 Importatori e altri operatori 6 53 293 Lazio Centro Italia Fonte: elaborazioni su dati SINAB 71 regionale. La capacità aggregativa delle imprese biologiche laziali consente di fornire una crescente rete di negozi specializzati, con 105 punti vendita censiti (+2%), e le piattaforme per la ristorazione collettiva pubblica. Le 48 mense scolastiche del Lazio, con oltre 144.000 pasti 72 giornalieri serviti nella sola Capitale, rappresentano il 4,3% del totale delle ristorazione scolastica biologica nazionale. Nell’ambito del canale extradomestico si contano anche 37 ristoranti biologici sul territorio regionale, pari all’8% del totale nazionale. Diverse, inoltre, sono le espe- rienze di eccellenza nella regione, come la rete delle fattorie sociali specializzate nel biologico, gli orti biologici capitolini concessi in comodato d’uso ai cittadini e il bio-distretto in provincia di Viterbo, che ha attivato un indotto per lo sviluppo locale sostenibile. AGRITURISMO In Italia continua nel 2011 il trend positivo delle aziende agrituristiche, giunte a quota 20.143, con un incremento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Toscana e Alto Adige, dove l’agriturismo è storicamente radicato, presentano, rispettivamente, 4.125 e 2.998 strutture. Alle spalle di questi territori si colloca la regione Lazio, nella rosa delle sette regioni dove si contano tra le 800 e le 1.000 strutture. Con 811 agriturismi la regione si mantiene stabile per numerosità, a fronte della chiusura nel 2011 di una ventina di strutture. Oltre il 68% delle aziende laziali è localizzato in collina e, nel complesso, l’offerta in regione è di 9.141 posti letto, con una media di 11 posti letto per azienda (1 in più rispetto alla media nazionale) e di 20.322 posti a sedere. Sul fronte dei servizi offerti si registrano contrazioni in termini di alloggi (-5,1%), ristorazione (-3%) e attività sportive e ricreative (-5,4%); crescono, invece, le attività di degustazione di prodotti agricoli e agro-alimentari tipici (+15,5%) e le piazzole per l’agricampeggio (+24,8%). Nella con- duzione delle aziende si registra una contrazione della presenza maschile (-5,7%); al contrario, si incrementa dell’1,7% quella femminile, a conferma del crescente ruolo svolto dalle donne nella diversificazione delle attività in agricoltura. Secondo le stime AGRITURIST, il giro d’affari dell’agriturismo nel Lazio è di 48,2 milioni di euro nel 2011 (+6,2%), con un fatturato medio per azienda di oltre 59.000 euro. Aziende* agrituristiche per tipo di servizio, 2011 Alloggio 582 6.582 16.759 Ristorazione 489 2.298 10.033 Degustazione 127 1.788 3.876 Altre attività 565 4.633 11.785 Totale 811 6.935 20.413 Lazio Centro Italia * Un’azienda può essere autorizzata all’esercizio di una o più tipologie di attività agrituristiche. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 73 ENERGIE RINNOVABILI La produzione lorda d’energia da fonti rinnovabili, nel Lazio, nel corso nel triennio 2009/2011 ha avuto un sostenuto incremento pari al 33,8% (per un totale complessivo prodotto nel 2011 pari a 1.779,1 GWh). Questo risultato è da attribuire essenzialmente alle forme di produzione di energia non tradizionali, nel caso del Lazio, eolico e fotovoltaico, i cui impianti presenti sul territorio regionale sono cresciuti del 200% e del 317% rispettivamente. Il settore idroelettrico, al contrario, negli ultimi 3 anni ha invece visto diminuire del 25,6% il proprio contributo alla produzione di energia della regione. Il bilancio energetico regionale, rispetto al 2010, registra una consistente riduzione del deficit (44%), dovuta essenzialmente alla maggiore produzione lorda di energia, che a livello regionale è cresciuta del 22%, mentre il consumo è cresciuto solo dello 0,68%. A livello territoriale, la provincia di Roma, dove risiede oltre il 70% della popolazione regionale, è la maggiore utilizzatrice di 74 Situazione impianti e produzione di energia elettrica N. impianti Tipologia impianti Idroelettrici Termoelettrici Eolici Fotovoltaici Totale 2009 69 54 4 4.302 2010 70 67 7 8.571 Produzione lorda (GWh) 2011 71 71 12 17.959 2009 1.277,4 11.390,9 14,1 38,1 12.720,5 2010 1.423,8 13.908,5 15,1 152,1 15.499,5 2011 949,8 17.137,7 22,4 806,9 18.916,8 Fonte: elaborazioni su dati Terna Consumi per categoria di utilizzatori e provincia (GWh), 2011 Agricoltura Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Totale Fonte: elaborazioni su dati Terna 23,2 134,2 8,3 119,9 60,2 345,8 Industria Terziario Domestico 1.631,2 992,2 111,4 1.862,7 210,7 4.808,2 609,2 661,0 185,8 8.488,3 449,5 10.393,8 521,7 634,9 184,3 5.684,2 360,5 7.385,6 Totale 2.785,3 2.422,3 489,8 16.155,1 1.080,9 22.933,4 energia (oltre il 70% dei consumi regionali). Nella classifica dei consumi il settore terziario si attesta al primo posto assorbendo circa il 45% dell’energia utilizzata in regione, l’82% della quale è consumata in provincia di Roma, provincia in cui risiede oltre il 70% della popolazione regionale. Il settore agricolo, assorbendo appena l’1,5% del totale regionale, si colloca all’ul- Produzione energia elettrica (GWh) Idroelettrici 1.277,4 1.423,8 949,8 11.390,9 Termoelettrici 13.908,5 17.137,7 Eolici Fotovoltaici 14,1 15,1 22,4 38,1 152,1 806,9 timo posto dopo i consumi domestici e quelli industriali. Contrariamente agli altri usi, i cui maggiori consumi si concentrano in provincia di Roma, per il settore agricolo la maggiore domanda di energia proviene dalla provincia di Latina (38,8%). Il consumo di energia per abitante, dal 2007, ha mostrato una tendenza alla diminuzione, dopo un lungo periodo in cui ha manifestato un ritmo di crescita costante. Dopo quattro anni in cui il consumo per abitante è diminuito (2007-2010), nel 2011 è tornato a crescere (0,04%), attestandosi a 4.077 KWh/ab. 12.720,5 Totale 15.499,5 18.916,8 2009 2010 2011 Fonte: elaborazioni su dati Terna 75 Consumi di energia elettrica per abitante Lazio e Italia (kWh/ab), dal 1963 al 2011 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 1963 1967 1971 1975 1979 1983 Lazio Fonte: elaborazioni su dati Terna 76 1987 1991 Italia 1995 1999 2003 2007 2011 PRODOTTI A DENOMINAZIONE E TRADIZIONALI Denominazioni d’origine protetta L’Italia detiene il maggior numero europeo di riconoscimenti DOP e IGP, giunti a quota 247, e si posiziona davanti a paesi a forte vocazione gastronomica quali Francia (193) e Spagna (162). Il Lazio, collocandosi tra le regioni più rappresentative, contribuisce al primato italiano, con ben 23 denominazioni DOP e IGP. Nel complesso, il paniere laziale dei prodotti a denominazione protetta rappresenta il 37% di quello delle regioni del Centro e il 9% di quello nazionale. L’alta vocazione verso queste specialità conferma che la regione è riuscita nell’obiettivo di qualificare al massimo la produzione agroalimentare, offrendo garanzie per il consumatore sull’origine e il trattamento delle proprie eccellenze alimentari. Ortofrutticoli, oli di oliva, salumi, formaggi, carni fresche, ricotta e pane casareccio certificati rappresentano un elevato valore aggiunto al sistema economico regionale e all’offerta turistica del territorio. Il fatturato al consumo di questi beni è stimato in 1,2 miliar- di di euro, pari al 16,4% del totale Italia, con formaggi, carni e salumi che trainano il settore DOP/IGP regionale (Qualivita, 2012). Confermano questi dati il forte incremento nel 2011 del settore zootecnico nell’ambito della filiera regionale di qualità, con il 19,5% di allevatori in più rispetto all’an- Prodotti DOP e IGP: superficie e strutture produttive*, 2011 4.591 Superficie (ha) 69.902 151.684 2.826 Aziende agricole 19.080 79.187 1.391 Allevamenti 4.635 46.941 296 Trasformatori 1.907 6.834 Lazio Centro Italia * Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti, un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 77 no precedente e un incremento del 4,2% delle aziende agricole. Complessivamente, sono 1.391 le aziende zootecniche e 2.826 le aziende agricole impegnate nel settore delle produzioni certificate pari, rispettivamente, al 30% e al 15% circa del totale delle regioni centrali. I 296 trasformatori si mantengono stabili rispetto all’anno precedente e rappresentano il 15,5% del totale delle regioni centrali. Nel complesso, gli operatori laziali impegnati nella produzione e trasformazione di DOP/IGP rappresentano oltre il 3% del totale delle regioni italiane. La specializzazione regionale verso queste eccellenze, soprattutto ortofrutticole, si è tradotta in un miglioramento delle rese, considerato che, nel complesso, a fronte di un aumento delle aziende agricole, la superficie regionale destinata alle produzioni DOP/IGP si è ridotta del 4,5%, per un totale di 4.591 ettari. Tale superficie rappresenta il 3% della superficie totale nazionale destinata a queste produzioni e il 6,6% di quella delle regioni centrali 78 Il paniere Lazio per categoria di prodotto e anno di riconoscimento della DOP/IGP Categoria Specialità Abbacchio Romano (IGP) Carni Vitellone bianco dell’Appennino Centrale (IGP) Mozzarella di Bufala Campana (DOP) Formaggi Pecorino Romano (DOP) Pecorino Toscano (DOP) Canino (DOP) Colline Pomtine (DOP) Oli di oliva Sabina (DOP) Tuscia (DOP) Carciofo Romanesco del Lazio (IGP) Castagna di Valleranno (DOP) Fagiolo Cannellino di Atina (DOP) Ortofrutticoli Kiwi Latina (IGP) Nocciola Romana (DOP) Peperone di Pontecorvo (DOP) Sedano Bianco di Sperlonga (IGP) Mortadella Bologna (IGP) Porchetta di Ariccia (IGP) Salumi Prosciutto Amatriciano (IGP) Salamini italiani alla cacciatora (DOP) Ricotta di Bufala Campana (DOP) Prodotti lattiero-caseari Ricotta Romana (DOP) Prodotti di panetteria Pane Casareccio di Genzano (IGP) Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF Anno di riconoscimento 2009 1998 1996 1996 1996 1996 2010 1996 2005 2002 2009 2010 2004 2009 2010 2010 1998 2011 2011 2001 2010 2005 1997 che, nel loro insieme, rappresentano quasi la metà del territorio italiano investito a DOP e IGP (46,1%). I vini DOP e IGP Con 36 vini di qualità certificata, il Lazio produce il 3% del vino italiano DOCG/DOC e l’1,5% del vino IGT, categorie transitate nel registro delle DOP/IGP. Nel 2011 la produzione dei vini laziali di pregio ha però risentito degli andamenti climatici sfavorevoli che hanno trascinato ai minimi storici quella vinicola nazionale. Infatti, a fronte di una superficie vitata regionale complessiva di 26.549 ettari, rimasta stabile rispetto all’anno precedente, la produzione di vini DOP e IGP è scesa a 496.000 ettolitri (-28%), ovvero poco più del 41% di quella laziale di vino, mentre per quanto riguarda i vini da tavola è rimasta invariata, intorno ai 560.000 ettolitri (ISTAT). In merito al Lazio si sono registrati gli stessi volumi del 2010 (1,2 milioni di ettolitri), per un valore alla produzione pari a 60 milioni di euro. Sebbene in pianura vengono coltivate uve da vino, la produzione di vino, sia certificato sia da tavola, avviene prevalentemente nelle zone collinari. Attorno al Lago di Bolsena, nelle colline di Frascati e Marino, nei Colli Albani – che grazie ai terreni di origine vulcanica sono le zone più rappresentative – nelle colline intorno a Roma e nei Piani di Arcinazzo si concentra la produzione maggiore (45%), seguita dalla zone del viterbese (26%) e dagli areali delle altre province. Vini DOP e IGP, 2011 330 IGP (IGT) DOP (DOC)** DOP (DOCG)* 118 90 6 27 3 Lazio 73 25 18 Centro Italia * Un vino DOCG è interregionale. ** 9 vini DOC sono interregionali. Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF 79 Il 2011 ha fatto segnare un calo del 10% in provincia di Roma, tuttavia compensato da un aumento del 12% in provincia di Viterbo. I vini bianchi, che rappresentano la tradizionale vocazione della regione (75% della produzione totale di vini), sono rimasti stabili, a fronte di una contrazione dei vini rossi e rosati di quasi il 12%. Zona di produzione dei vini DOP e IGP Provincia DOP (DOCG) DOP (DOC) IGP (IGT) Frosinone Cesanese del Piglio o Piglio Atina Anagni, Frusinate o del Frusinate, Lazio (6) Latina Aprilia (1), Circeo, Cori, Terracina o Moscato di Terracina Rieti Colli della Sabina (1) Roma Bianco Capena, Castelli Romani (2), Cerveteri (4), Cesanese di Affile o Affile, Cesanese di Olevano Romano o Oleveno Romano, Colli Albani, Colli Lanuvini, Frascati, Genazzano Costa Etrusco Romana (3), Marino, Montecompatri Colonna o Montecompatri o Colonna, Nettuno, Roma, Tarquinia (4), Velletri (2), Zagarolo Cannellino di Frascati, Frascati Superiore Viterbo Aleatico di Gradoli, Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia, Est! Est! Est!!! di Montefiascone, Orvieto (5), Vignanello Civitella d’Agliano, Colli Cimini (1) Prodotto anche nella provincia di Roma. (2) Prodotto anche nella provincia di Latina. (3) Prodotto anche nella provincia di Frosinone. (4) Prodotto anche nella provincia di Viterbo. (5) DOC interregionale prodotta anche in Umbria (provincia di Terni). (6) Prodotto anche nelle altre province. Fonte: elaborazioni su dati MIPAAF 80 Prodotti tradizionali e valorizzazione delle tipicità locali La gastronomia laziale è molto legata ai gusti e agli usi contadini, con preparazioni spesso caratterizzate da ingredienti poveri. Tra le tante specialità locali ci sono formaggi ovini e bovini, salumi, car- ciofi, fagioli, olive e pane. Nella regione sono presenti 384 prodotti agro-alimentari tradizionali (PAT) iscritti nel registro nazionale istituito presso il MIPAAF, aggiornato con decreto del 7 giugno 2012, le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono inscindi- bilmente legate agli usi e alle tradizioni del territorio da almeno 25 anni. Queste specialità collocano il Lazio alle spalle della Toscana (leader con 465) e rappresentano nel complesso l’8,2% dell’intero paniere italiano dei PAT (4.671 prodotti) e il 36% di quello delle regioni del Centro Prodotti agro-alimentari tradizionali per categoria 2% 2% 2% 2% 2% Bevande analcoliche, distillati e liquori Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei 11% Condimenti e prodotti della gastronomia Grassi (burro, margarina, oli) Prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero-caseari escluso burro) 41% 14% Formaggi Carni e salumi Prodotti ortofrutticoli Paste fresche e prodotti di panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria 24% Fonte: elaborazioni sull’Elenco nazionale dei prodotti agro-alimentari tradizionali del MIPAAF, Dodicesima revisione (2012) 81 (1.068). Grazie alla loro iscrizione nel registro del ministero, contribuiscono a esaltare le peculiarità del territorio e il lavoro degli artigiani depositari di antiche ricette ed entrano a far parte dei piani di valorizzazione regionali e dei circuiti della promozione per la loro commercializzazione. Si distinguono, in particolare, le paste fresche e i prodotti della panetteria e della pasticceria, che hanno il peso maggiore sul totale laziale (41%), seguiti da frutta e verdura fresca e trasformata (24%) e da carni e salumi (14%). Riguardo alle politiche di sostegno al set- 82 tore agroalimentare, negli ultimi anni la Regione ha puntato al potenziamento e al miglioramento dei servizi offerti dalle strutture regionali volte ad agevolare gli imprenditori agricoli nel processo di qualificazione, anche nel settore dell’acquacoltura, e a dotarli di strumenti necessari per essere competitivi sul mercato. Da ultimo, la legge regionale 28 marzo 2012, n. 1, ha introdotto specifiche disposizioni per il sostegno dei sistemi di qualità e tracciabilità dei prodotti agricoli e agroalimentari. La regione ha anche previsto contributi a favore dei comuni che utiliz- zano i prodotti dei farmers’ market per le mense scolastiche ed è stato avviato recentemente un progetto pilota finanziato dal MIPAAF per la somministrazione di prodotti ittici nella ristorazione di due scuole elementari del Comune di Roma. Tra le iniziative di educazione alimentare a sostegno delle tipicità, è giunto alla terza edizione il programma nazionale “Frutta nelle scuole”, in cofinanziamento europeo, che ha portato nell’anno scolastico 2011/12 ben 493 mila chili di frutta e verdura in 396 scuole primarie della regione. FATTORIE DIDATTICHE Le fattorie didattiche sono aziende agricole o agrituristiche aperte a chi desidera conoscere da vicino la realtà rurale. Sono aperte al pubblico in generale ma in particolare ai gruppi scolastici. Grazie al contatto diretto con la realtà agricola, viene favorito il “consumo consapevole” attraverso l’esperienza che si acquisisce riguardo alle dinamiche produttive e alla sostenibilità ambientale. La Fattoria didattica è una vera è propria scuola all’aperto, in cui l’imprenditore agricolo fa conoscere ai visitatori tutto quanto ruota intorno al mondo agro-alimentare, come fattorie, frantoi, cantine, mulini, forni, pastifici e caseifici. La visita in fattoria è anche un momento importante per avvicinare i giovani alle professioni legate all’agricoltura, propedeutico al lavoro, nel caso delle visite indirizzate alle scuole superiori. Lo scopo per l’imprenditore agricolo è anche di creare altri canali di integrazione al reddito, oltre a quelli convenzionali, e favorire nuove forme di comunicazione con i consumatori per promuovere, ad esempio, forme di vendita diretta come la “filiera corta”. Nel Lazio non esiste un elenco delle Fattorie Didattiche, contrariamente ad altre regioni. Consultando la “Guida alle Azienda di Agricoltura Sociale del Lazio” dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura del Lazio (ARSIAL), aggiornato al 2011, ci sono nella regione 53 realtà che si trovano per lo più nelle provincie di Roma, in misura minore nelle altre. Tra le motivazioni che segnano la nascita di tali realtà emerge la domanda di servizi proveniente dall’area metropolitana della Capitale, con particolare riferimento alla sfera delle attività didattico-ricreative rivolte ai minori e alle famiglie. Per Viterbo gioca un ruolo importante l’Università di agraria e la presenza di studi professionali multidisciplinari. Assai interessanti risultano le esperienze delle case circondariali che uniscono lo scopo riabilitativo, rieducativo, e di inclusione ed emancipazione sociale con l’agricoltura e la multifunzionalità dell’agricoltura in senso stretto. Dalla ri- cerca effettuata da ARSIAL risulta come il settore della cooperazione sociale risulta maggiormente impegnato nel campo dell’orientamento, della formazione, dell’inserimento lavorativo e nell’ambito delle attività socio-riabilitative, rivolte in prevalenza a persone disabili, soggetti con problemi di dipendenza, ex detenuti ed immigrati. Al contrario, le aziende e/o cooperative agricole si dedicano in particolare alla realizzazione di attività didattico-ricreative e all’offerta di servizi ricettivi, rivolti soprattutto alle famiglie. Un’ulteriore correlazione attiene all’incrocio tra attività produttive e target di destinatari coinvolti, da cui si evince, ad esempio, come orticoltura e frutticoltura rappresentano i processi che, più di altri, si prestano ad accogliere molteplici categorie di destinatari; seguono le attività di vinificazione e l’apicoltura. Gli stessi processi produttivi rappresentano, a ragione, gli ambiti in cui trovano maggiore applicazione gli interventi di formazione ed inserimento lavorativo rivolte a persone in condizione 83 di svantaggio sociale, parallelamente ad altre attività di diversificazione aziendale, quali la trasformazione, la commercializzazione ed i servizi agrituristici. A partire dal 1998 la Regione Lazio, tramite l’Assessorato all’agricoltura, ha promosso il Progetto di “Comunicazione ed Educazione alimentare” “Sapere i sapori”, finalizzato a evidenziare i collegamenti tra agricoltura, ambiente, alimentazione e salute, indirizzato a informare e formare i consumatori. Inoltre, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la proposta Legge Regionale 27 aprile 2011, n. 197 “Norme in materia di agricoltura sociale”. Le principali normative, che coinvolgono anche le Fattorie Didattiche, riguardano diversi ambiti di intervento. Politiche agricole - Piano Strategico Nazionale (PSN) dello sviluppo rurale 2007/2013; - Legge 5 marzo 2001, n. 57 “Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati”; 84 - Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (a norma dell’art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57) “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”. Politiche sociali - Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”; - Legge 22 giugno 2000, n. 193 “Norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti”; - D.M. 13 gennaio 2000, n. 91 “Regolamento recante norme per il funzionamento del Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili, istituito dall’articolo 13, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68”; Strutture presenti nella regione Lazio 6% 6% Roma 8% 59% Viterbo Latina 21% Frosinone Rieti Fonte: L’Agricoltura Sociale nel Lazio, Opuscolo Informativo, Edizione 2011 - Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”; - Legge 7 marzo 1996, n. 109 “ Disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati o confiscati”; - Legge 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e ai diritti delle persone disabili”; - Legge 8 novembre 1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”; - Legge 29 dicembre 1990, n. 407 “Disposizioni diverse per l’attuazione della manovra di finanza pubblica 1991-1993 - Art. 8 - Norme in materia di contratti di formazione e lavoro (agevolazioni contributive ed incentivi a favore di imprese che assumono persone disoccupate). 85 LA VENDITA DIRETTA NEL LAZIO Secondo i dati ISTAT del 6° Censimento generale in agricoltura (anno 2010), le aziende con vendita diretta nel Lazio ammontano a oltre 15.000 unità e rappresentano il 5,1% del totale italiano. A livello territoriale oltre un terzo di queste aziende si concentra nella provincia di Roma, seguita con il 21% da quelle di Frosinone e Latina con il 18%, di Rieti (14%) e Viterbo (12%). I dati ISTAT mostrano, inoltre, che sono circa 12.000 le aziende che effettuano vendita diretta all’interno dell’azienda stessa, e circa 5.200 al consumatore finale al di fuori dell’azienda: esiste quindi circa un 10% di aziende che effettua vendita sia in azienda che fuori. Riguardo ai prodotti, la quota più importante delle aziende appartiene al settore dei trasformati dove, al primo posto in numero di aziende, si trovano quelle che vendono olio d’oliva (oltre l’80%) e di seguito quelle che vendono mosto e vino. Per i prodotti trasformati, seguono le aziende che vendono di prodotti vegetali, tra i qua- 86 Aziende con vendita diretta al consumatore per tipologia di prodotto, 2010* Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Totale Vegetali Animali Trasformati Forestali Tutte le voci di prodotto 977 465 2.354 1.557 919 6.272 188 502 532 196 852 2.270 914 1.437 3.437 1.167 1.925 8.880 19 52 102 10 32 215 1.914 2.205 5.399 2.702 3.183 15.403 * La sommatoria del totale aziende distinte per tipologia di prodotto può non coincidere con il totale “tutte le voci di prodotto” poiché una stessa azienda può vendere più di 1 prodotto. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - 6° censimento dell’agricoltura Aziende biologiche con vendita diretta al consumatore per tipologia di prodotto, 2010 Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Totale Vegetali Animali Trasformati Forestali Tutte le voci di prodotto 86 51 82 30 16 265 32 60 32 12 21 157 180 306 139 44 49 718 3 6 9 .. 1 19 245 378 204 78 67 972 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - 6° censimento dell’agricoltura li i più importanti sono gli orticoli, venduti dal 25% delle aziende e la frutta, venduta dal 22% delle aziende. Sul territorio regionale, inoltre, sono presenti circa 1.000 aziende che fanno vendita diretta di prodotti biologici, delle quali circa l’80% effettua la vendita direttamente in azienda. La maggior parte delle aziende, circa il 39%, è dislocata nella provincia di Rieti a cui segue quella di Viterbo (25%) e Roma (21%), mentre in provincia di Latina e di Frosinone si concentrano rispettivamente l’8% e il 7% delle aziende biologiche con vendita diretta. Il 70% delle aziende biologiche effettua la vendita dei trasformati, in particolare l’olio di oliva, seguite dalle aziende vitivinicole per il vino e da quelle zootecniche per la vendita dei formaggi. In merito ai prodotti vegetali, il 34% delle aziende appartenenti a questa categoria, vende frutticoli, seguono poi le aziende che fanno vendita diretta di prodotti orticoli (33%). 87 AMBIENTE E RISORSE NATURALI AREE NATURALI PROTETTE Le aree naturali protette (più di 6.000.000 ha in Italia), che comprendono i parchi nazionali, i parchi naturali regionali e interregionali, le riserve naturali, le zone umide ed altre aree minori, occupano nel Lazio 221.000 ha, circa l’11% del territorio regionale. Nella definizione di “Parco Nazionale” rientrano tutte le aree terrestri, fluviali, lacustri e marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o, anche se parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi, tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. Nel Lazio vi sono 3 Parchi Nazionali, il “Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”, il “Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise” e il “Parco Nazionale del Circeo”, con una superficie complessiva di 29.441 ha. Si trovano, inoltre, 15 90 Parchi regionali (ad es. ‘Monti Simbruini’), 2 aree marine protette (p.e. ‘Isole di Ventotene e Santo Stefano’), 10 Riserve Statali (ad es. ‘Tenuta di Castel Porziano’) e 30 Riserve Regionali (ad es. ‘Decima Malafede’). Il Parco Nazionale d’Abruzzo è stato istituito nel 1923 e fa parte del gruppo dei cosiddetti “parchi storici”. La sua superficie complessiva è di 44.000 ettari, il 25,8% dei quali sul territorio laziale nella provincia di Frosinone. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è stato istituito nel 1991, e con i suoi 13.000 ha nella provincia di Rieti è il più grande della regione, mentre il Parco nazionale del Circeo (9.000 ha) compreso per più del 70% nel comune di Sabaudia, è stato istituito nel 1975, e dal 1979 comprende anche l’isola di Zannone. Oltre alle aree protette istituite dal Ministero dell’Ambiente, dal 1992 l’Unione Europea ha avviato la costituzione di una rete continentale di siti di interesse comunitario, per la protezione e la conservazio- ne di habitat e specie animali e vegetali, identificati come prioritari dai singoli Stati membri nel quadro della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli. Questa rete è stata denominata “Rete Natura 2000” i cui siti a livello nazionale coprono il 21% del territorio. A oggi sono stati individuati da parte della Regione Lazio 200 siti Natura 2000 che coprono quasi il 25% del territorio regionale: 161 sono Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che occupano una superficie totale di 123.314 ha, 18 sono Zone di Protezione Speciale (ZPS) e 21 sono aree che appartengono sia ai SIC che alle ZPS. Le zone di protezione speciale o ZPS (381.397 ha), sono scelte lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento e alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori (www.retenatura2000.com). Il SIC mira alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche. In ambito ambien- talistico il termine è usato per definire un’area che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità. Le aree SIC e ZPS sul territorio terrestre laziale sono distribuite nelle diverse provincie nelle seguenti proporzioni: 33,65% nel territorio di Latina, 24,10% nella provincia di Roma, 22,30% in quella di Frosinone, 15,78% in quella di Viterbo e 15,83% nel reatino. Nel complesso le aree presenti sul territorio marino coprono 44.693 ha. 91 FORESTE Tra il 1981 e il 2009, la superficie boscata nella regione è aumentata del 32%, passando da 460.000 ettari a 605.859 e occupa circa il 35% della superficie totale della regione (in linea con la media nazionale) e circa il 6% della superficie forestale italiana. Questo ampliamento si sta verificando in particolare nelle aree interne montane, dove lo spopolamento, l’abbandono delle attività agricole e dei pascoli, l’impoverimento del tessuto sociale hanno determinato un minore sfruttamento dei boschi. La superficie boscata regionale, si compone da ecosistemi che caratterizzano vari ambienti, in base ad altitudine, geografia e clima. Gli ecosistemi presenti sono molto diversificati: dai boschi tipici delle coste a quelli di quota, da quelli molto estesi a quelli presenti in aree agricole, dai boschi molto sfruttati a quelli abbandonati, dai boschi monumentali a quelli ecologicamente meno rilevanti. Tra le province della regione, quella maggiormente interessata dalla presenza di foreste è Rieti con oltre 163.410 ettari ri- 92 coperti. Seguono in ordine di suolo dedicato Roma (157.119), Frosinone (136.315) Viterbo (91.720) e Latina (57.295). Nel dettaglio, facendo una ripartizione per tipologia forestale, si denota come la porzione di territorio interessata da una vasta area coperta da “Bosco” comprenda i Boschi alti, gli Impianti di arboricoltura da legno e Aree prive di soprassuolo; la por- zione territorriale restante è interessata da “Altre terre boscate”, nel particolare da Boschi bassi, radi, Boscaglie e Arbusteti. Questo ricco patrimonio regionale è sempre più messo a rischio dal fenomeno degli incendi boschivi. In particolare, nel 2012, le condizioni climatiche dell’estate prolungata, siccità ed elevate temperature spesso accompagnate a giornate ventose, Ripartizione della superficie forestale per provincia, 2010 9,5% 15,1% 27,0% Viterbo Roma Rieti Latina Frosinone 22,5% 25,9% Fonte:elaborazioni su dati del Corpo Forestale dello Stato hanno agevolato lo sviluppo di incendi (la maggior parte riconducibili a comportamenti colposi). Nel 2012, la superficie boscata della regione Lazio è stata coinvolta da un preoccupante aumento del numero degli incendi rispetto all’anno precedente (147%). Nel complesso gli incendi hanno interessato oltre 3.400 ettari di superficie (379% in più rispetto al 2011). A livello territoriale, le superfici boscate delle province di Roma e Viterbo sono state quelle dove, rispetto al 2011, c’è stato un fortissimo aumento sia di incendi che di superficie interessata. Numero di incendi e superficie boscata percorsa dal fuoco (ettari), 2012 Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio Numero incendi Diff. % 2012/2011 Superficie a bosco percorsa dal fuoco Diff. % 2012/2011 133,00 119,00 76,00 152,00 83,00 563 171,0 14,0 153,0 407,0 453,0 147,0 980,00 674,00 414,00 895,00 524,00 3.488,63 745,0 73,0 200,0 1.321,0 2.178,0 379,0 Fonte: elaborazioni dati Corpo Forestale dello Stato 93 AGRICOLTURA ED EMISSIONI DI GAS SERRA I cambiamenti climatici rappresentano una delle maggiori sfide che l’agricoltura dovrà affrontare nei prossimi decenni. Se da un lato il settore è uno dei più vulnerabili ai cambiamenti climatici in atto, ha anche un ruolo nella mitigazione delle emissioni, ovvero nella loro diminuzione per limitare gli effetti negativi dovuti agli aumenti della temperatura media globale. Infatti, i sistemi agroforestali rappresentano un serbatoio naturale di carbonio e una fonte di emissioni di gas a effetto serra. In particolare, l’agricoltura è responsabile delle emissioni di due dei sei gas serra che rientrano nel Protocollo di Kyoto: il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O). Secondo questi dati pubblicati da ISPRA nel 2010, nel Lazio, le emissioni di gas serra derivanti dall’attività agricola, ammontano a 1.605.253 Mg di CO2eq1, il Le emissioni totali sono espresse in CO2 (anidride carbonica) equivalenti attraverso la somma di gas serra diversi, utilizzando il relativo potenziale di riscaldamento globale. 4,8% delle emissioni nazionali da questa fonte. Nello specifico, il settore è responsabile delle emissioni di metano (CH4) da fermentazione enterica e di quelle di protossido di azoto (N2O) dalla coltivazione dei suoli agricoli; la gestione delle deiezioni animali e la bruciatura dei residui colturali generano emissioni di entrambi i gas serra (CH4 e N2O). Considerando le Emissioni agricole per fonte (%), 2010 0,02% 14,7% Bruciatura stoppie 45,6% Gestione deiezioni Fermentazione enterica Suoli agricoli 39,7% 1 94 singole fonti emissive, la più rilevante è quella dei suoli agricoli (45,6%), seguita dalla fermentazione enterica (39,7%), la gestione delle deiezioni (14,7%) e la combustione delle stoppie (0,02%). Il contributo del settore alla mitigazione delle emissioni a livello regionale è positivo, così come a livello nazionale. Dal 1990 al 2010, si è verificata una riduzione pari Fonte: ISPRA, 2013 al 27,3%; in particolare, le emissioni di N2O si sono ridotte del 35% e quelle di CH4 del 15%. Le cause principali di tali dimi- nuzioni sono da attribuirsi alle emissioni di N2O da suoli agricoli (-37%), dovute alla variazione delle superfici e produzio- Evoluzione delle emissioni agricole per fonte emissiva (Mg CO2eq) 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1990 1995 Fermentazione enterica Fonte: ISPRA, 2013 2000 Gestione deiezioni 2005 2010 Suoli agricoli ni agricole, alla razionalizzazione della fertilizzazione, e alle emissioni di CH4 da gestione di deiezioni (-45%), dovute principalmente alla riduzione del numero di capi per alcune specie zootecniche. L’importanza relativa delle singole fonti emissive non cambia negli anni analizzati ed è simile a quella nazionale. A livello provinciale, i dati riflettono l’importanza del settore agricolo e sono strettamente correlati al livello della produzione. La maggior parte delle emissioni è ascrivibile alla provincia di Latina (27,7%), seguita da Roma (22,2%), Viterbo (21,9%), Frosinone (17,2%) e Rieti (11,0%). Dal 1990 al 2010, il trend emissivo è decrescente in tutte le province (-44%), Viterbo (-31%) e Frosinone (-29%); meno marcato il trend per la provincia di Rieti (-10%) e Latina (-6%). Gli assorbimenti di CO2 e le emissioni di gas serra relative a foreste e terre coltivate, sono stimati separatamente, all’interno della categoria “Altre emissioni e assorbimenti”. In particolare gli “assorbi- 95 menti”, rappresentano un importante serbatoio di carbonio nei suoli e nelle foreste, e sono notevolmente maggiori delle emissioni. Nel 2010, le foreste e le terre coltivate sono responsabili della rimozione di 1.000.393 Mg di CO2eq dall’atmosfera. Dal 1990 tali assorbimenti sono aumentati di 263.880 Mg di CO2eq, circa il 36% del valore iniziale. Evoluzione delle emissioni agricole per provincia (Mg CO2eq) 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1995 1990 Viterbo Fonte: ISPRA, 2013 96 Rieti 2000 Roma 2005 Latina 2010 Frosinone USO DEI PRODOTTI CHIMICI Tra il 2010 e il 2011 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo nel Lazio ha avuto una riduzione del 6% parallelamente all’aumento dell’utilizzo di trappole pari al 2%. In particolare, relativamente alla classificazione per tipologie si nota una preponderante diminuzione di prodotti vari (-20%), e dell’uso di fungicidi (-3%), mentre è aumentata la distribuzione di erbicidi (+11%) e insetticidi e acaricidi (+6%). La diminuzione dell’utilizzo è l’espressione delle indicazioni comunitarie e nazionali in merito alle politiche agroambientali, volte a un contenimento dei prodotti fitosanitari per uso agricolo. A livello provinciale, la più virtuosa rimane la provincia di Rieti che vede rispetto all’anno precedente una riduzione del 35% nel complesso dei prodotti fitosanitari. In particolare si riscontra una sostanziale diminuzione di insetticidi e acaricidi (-76%), prodotti vari (-35%) e funghicidi (-13%) a fronte di un aumento nell’uso di erbicidi (24%). A seguire la provincia di Frosinone con una diminuzione totale del 13%, dove in particolare è aumentato il numero delle trappole utilizzate che passa da 154 unità a 281. Con segno negativo le altre provincie, in particolare Latina, dove l’uso dei prodotti fitosanitari non si attenua (+5%), seguono Roma (+2%) e Viterbo (+1%) dove fortemente diminuito l’uso delle trappole che passano da 23.414 nel 2010 a 4.870 nel 2011. Prodotti fitosanitari e trappole distribuiti per uso agricolo per categoria (quantità in chilogrammi, salvo diversa indicazione), 2011 Territorio Fungicidi Insetticidi e acaricidi Erbicidi Lazio Centro Italia 758.976 8.917.498 69.891.334 106.963 2.021.416 27.571.407 4.987 2.832.697 24.086.210 Vari Totale 10.185 881.111 3.310.792 17.082.403 20.876.075 142.425.026 Trappole (000) 131.476 248.919 664.862 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Prodotti fitosanitari e trappole distribuiti per uso agricolo, per categoria (in chilogrammi, salvo diversa indicazione). Dettaglio per Provincia - Anno 2011 - var. % 2010-2011 Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Totale Lazio Fungicidi Insetticidi e acaricidi Erbicidi Vari Totale Trappole (n.) 5% -13% -2% 1% 20% 3% -2% -76% -1% -25% 0% -15% -3% 24% 7% 8% 38% 11% -10% -35% 16% 16% -53% 15% 1% -35% 2% 5% -13% 2% -381% 5% -10% -33% 45% -25% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 97 CONSUMO DI SUOLO Il territorio regionale, in linea con l’evoluzione riscontrabile a livello nazionale, sta subendo da diversi decenni un progressivo processo di artificializzazione legato alle dinamiche dell’espansione delle aree urbane, delle infrastrutture e delle aree industriali. Il fenomeno, comunemente definito come “consumo di suolo” (CdS), causa la contrazione progressiva e irreversibile delle superfici naturali e agricole a favore delle aree urbanizzate, con conseguenze di varia natura in termini ambientali, economici e sociali. Il CdS, indicato anche come “land take”, ha tra i principali effetti negativi la riduzione delle superfici permeabili, con effetti sul clima e sugli assetti idrogeologici, e la contrazione delle potenzialità produttive dell’agricoltura, la riduzione della biodiversità e della funzionalità ecologica del suolo, la crescita degli effetti congestionanti con il conseguente insorgere delle diseconomie di agglomerazione, con riflessi negativi sulla qualità urbana (e/o paesaggistica). 98 Dall’analisi degli ultimi dati di monitoraggio disponibili si evince come a livello nazionale le aree artificiali siano passate dal 2,8% del secondo dopoguerra al 6,9% del 2010 con un CdS naturale, agricolo e forestale compreso tra i 60 e 100 ha al giorno, nei diversi periodi analizzati (ISPRA, 2013). I dati per la regione Lazio portano a valori più alti della media nazionale e, pur considerando un possibile errore di stima, consentono di valutare il trend del CdS regionale. Il tasso di crescita è nettamente più elevato della media nazionale e, se nel secondo dopoguerra, la situazione del Lazio era complessivamente migliore di quella italiana, nel 2010 il valore di suolo consumato si attesta ben oltre l’8%, un dato che porta la regione tra le prime nella graduatoria delle regioni più cementificate (ISPRA, 2013). A livello territoriale, in particolare l’area Percentuali regionali di suolo consumato per il periodo compreso tra il 1956 ed il 2010 Percentuale di suolo regionale consumato 1956 1989 1996 1998 2006 2010 2,3 5,9 6,7 7,1 8 8,3 Fonte: ISPRA, 2013 Suolo consumato nella città di Roma (in ettari e %) per il periodo compreso tra il 1959 ed il 2008 Percentuale di suolo comunale consumato Ettari di suolo comunale consumato Fonte: ISPRA, 2013 1959 1990 1996 1998 2005 2008 7,1 9.315 19,3 25.285 22,1 28.922 23,1 30.253 25,1 32.826 26,1 34.068 di Roma è tra quelle dove il fenomeno desta ancora più preoccupazione, nel 2008 il valore del suolo consumato superava il 26% della superficie comunale (ISPRA, 2012). Con riferimento ai dati della Corine Land Cover si stima che la quota di aree artificiali nel Lazio fra il 1990 e il 2000 è stata di circa 360 ettari l’anno, ovvero di circa 1 ettaro al giorno, con un incremento percentuale nel decennio di circa il 3,7%. Dal 2000 al 2006, la quota raggiunge i 540 ettari l’anno, circa 1,5 ettari al giorno, con un incremento nel periodo superiore al 3% circa. Complessivamente, tra il 1990 e il 2006, le aree artificiali sono aumentate a livello regionale del 6,7% (da 96.225 a 103.126 ettari), che equivale all’incirca alla superficie amministrativa della città di Civitavecchia. Il fenomeno del CdS ha impatti negativi sull’agricoltura causando la perdita di suoli agricoli spesso di buona qualità che potrebbero essere destinati alla produzione di cibo causando pertanto problemi Superficie consumata per abitante ed intensità di uso del suolo nella città di Roma per il periodo compreso tra il 1996 ed il 2008 1996 1998 2005 2008 110 91 117 85 129 78 125 80 Superficie consumata pro-capite [m2/ab] Intensità d’uso del suolo [ab/ha] Fonte: ISPRA, 2013 Estensione regionale delle aree artificiali per i periodi 1990, 2000 e 2006 10% 8% 6% 4% 2% 0% Tessuto urbano continuo Tessuto urbano discontinuo Aree industriali Reti stradali e ferrov. o commerciali e spazi accessori Variazioni 1990-2000 (%) Aeroporti Variazioni 2000-2006 (%) Fonte: elaborazioni su dati CLC dell’Agenzia Europea per l’Ambiente 99 per la sicurezza alimentare. Secondo i dati ISTAT si nota che le variazioni della Superficie Agricola Totale (SAT) a livello regionale, ricavate dai confronti intercensuari, mostra una significativa riduzione a livello regionale nel periodo 1982-2010 (-38% ca.). Le variazioni a livello provinciale hanno diversa entità, con valori leggermente inferiori per le provincie di Viterbo, Rieti e Latina (-22%, -24% e -30% ca.) e valori notevolmente più elevati per le provincie di Roma e Frosinone (-48% e -72% ca.). La riduzione della SAT per le varie provincie è sicuramente il frutto della combinazione di diversi fenomeni tra cui la conversione delle aree agricole verso altri usi, la concentrazione dell’attività produttiva, la marginalizzazione e l’abbandono delle terre e, non da ultimo, il fenomeno di artificializzazione. 100 Variazioni percentuali di uso del suolo della classe “Territori modellati artificialmente” per gli intervalli 1990-2000 e 2000-2006 105.000 100.000 95.000 90.000 1990 2000 Fonte: elaborazioni su dati CLC dell’Agenzia Europea per l’Ambiente 2006 Variazione percentuale della Superficie Agricola Totale (SAT) per provincia da confronti intercensuari (superficie in ettari) Variazione 2010-1982 Variazione 2010-1990 Variazione 2010-2000 0% -10% -20% -30% -40% -50% -60% -70% -80% Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Censimenti generali dell’agricoltura 101 POLITICHE AGRICOLE LEGISLAZIONE REGIONALE Nel 2012, l’intervento legislativo della Regione Lazio si è limitato alle leggi finanziarie e di bilancio. Inoltre, lo scioglimento anticipato della legislatura (Decreto del Presidente del Consiglio Regionale 28 settembre 2012, n. 119/IX di scioglimento del Consiglio regionale del Lazio) ha consolidato una gestione assicurata sostanzialmente dalle deliberazioni di Giunta e dai provvedimenti dirigenziali. A conferma di una fase di difficoltà nel go- 104 verno delle risorse del territorio, la Regione è dovuta intervenire con una disciplina di deroghe alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano (Decreto del Presidente della Regione Lazio 20 novembre 2012, n. 386) e con la determinazione dirigenziale di conferma delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola (Dipartimento Istituzionale e Territorio, determinazione 13 marzo 2012, n. A01904). La deliberazione di maggiore rilievo ha, tuttavia, riguardato la dichiarazione dello stato di crisi per l’agricoltura della regione Lazio, a seguito dell’eccezionale andamento climatico sfavorevole e alla siccità del periodo marzo - agosto 2012 (D.G.R. 17 ottobre 2012, n. 501). Infine, sul piano della produzione integrata è stato adottato il disciplinare di norme tecniche agronomiche per l’anno 2012 (D.G.R. Lazio 5 dicembre 2012, n. 582). SPESA AGRICOLA REGIONALE Gli ultimi anni sono stati segnati dall’inasprimento a livello mondiale della crisi economico-finanziaria, in seguito alla qua- le i Paesi con squilibri di finanza pubblica, tra cui l’Italia, hanno adottato severi programmi di contenimento e consolidamen- to del debito. Sempre a livello nazionale il complesso processo di attuazione del federalismo fiscale, previsto dalla legge de- Consolidamento del sostegno agricolo nel Lazio 2007 Agea/OOPPRR Mipaaf Ministero attività produttive Sviluppo Italia - ISMEA Regione Lazio Totale trasferimenti Credito d’imposta IVA Agevolazioni carburanti Agevolazioni su Irpef Agevolazioni su Ici Agevolazioni Irap Agevolazioni previdenziali e contributive Totale agevolazioni Totale complessivo mln € 228 38 0 0 68 334 0 9 40 110 43 13 90 305 639 2008 % 35,7 6,0 0,0 0,0 10,6 52,3 0,0 1,4 6,2 17,2 6,7 2,0 14,3 47,8 100 mln € 254 30 0 0 59 343 0 5 72 81 9 14 52 233 576 2009 % 44,1 5,2 0,0 0,0 10,2 59,5 0,0 0,9 12,4 14,1 1,6 2,4 9,0 40,5 100 mln € 319 31 0 0 81 431 0 8 85 51 9 13 43 211 642 % 49,7 4,8 0,0 0,0 12,6 67,2 0,0 1,3 13,3 8,0 1,5 2,1 6,7 32,8 100,0 2010 mln € 291 28 0 0 46 365 0,0 8,4 81,3 50,3 9,3 14,7 37,2 201 566 % 51,5 4,9 0,0 0,0 8,1 64,5 0,0 1,5 14,4 8,9 1,6 2,6 6,6 35,5 100,0 Media 2007-10 mln € 273 32 0 0 63 368 0 8 70 73 18 14 56 238 606 % 45,3 5,2 0,0 0,0 10,4 60,9 0,0 1,3 11,6 12,0 2,9 2,3 9,2 39,2 100,0 Fonte: elaborazioni su banca dati Spesa pubblica in agricoltura - INEA 105 lega 42/2009, nonostante non possa dirsi completato, ha fatto significativi passi in avanti. Nel corso del 2010 e 2011 sono stati approvati i decreti attuativi previsti dalla suddetta legge, oltre ad alcuni adempimenti contemplati dagli stessi, ma mancano ancora numerosi regolamenti attuativi. Al momento, l’intero processo è in corso di implementazione per mettere a punto quanto previsto dalla riforma, ma la sua attuazione risente molto delle manovre di finanza pubblica in atto. In tale periodo, le Regioni sono state profondamente condizionate da un adeguamento alle manovre statali sopracitate e dal collegato processo di riduzione della spesa pubblica. L’ammontare complessivo del sostegno pubblico al settore agricolo a livello regionale nel periodo 2007-2010 è stato in media pari a 606 milioni di euro. Il 60,9% (pari a 368 milioni di euro) è costituito da trasferimenti monetari di politica agraria e il restante 39,2% dalle agevolazioni con- tributive e fiscali concesse (238 milioni di euro – si consideri che per il 2010 il sostegno complessivo a livello nazionale ammonta a 13.662 milioni di euro, il 76,15% dei quali rappresentati da trasferimenti e il restante 23,9% sotto forma di agevolazioni). A livello regionale i principali soggetti attuatori della politica di settore risultano, oltre alla Regione, che con il proprio bilancio incide nel 2010, per il 8,1%, l’Agea (51,5%) e il MIPAAF (4,9%). Sempre per Pagamenti al settore agricolo e incidenza % sul valore aggiunto regionale (mln euro) Lazio Nord-ovest Nord-est centro Sud Isole Italia Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura 106 2007 % 2008 % 2009 % 2010 % 69,1 572,2 598,9 307,2 1.258,1 916,8 3.653,2 2,2 10,5 8,6 6,6 17,1 23,6 12,9 58,9 537,7 515,9 290,5 1.161,9 1.032,9 3.538,9 1,8 9,7 7,5 6,1 16,1 26,3 12,5 82,0 579,0 543,4 251,5 1.059,4 657,4 3.090,8 2,9 11,8 8,6 5,8 15,9 17,6 11,9 48,2 528,5 534,5 251,0 824,7 971,2 3.109,9 1,7 10,7 8,2 5,8 12,0 26,0 11,8 quanto riguarda i trasferimenti di politica agraria, questi risultano in leggera decrescita attestandosi per il 2010 al 64,5%. Analizzando i dati di spesa relativi al solo bilancio regionale, nel 2010 i pagamenti complessivi per il settore agricolo regionale hanno generato interventi per un ammontare complessivo di 48,2 milioni di euro, in forte riduzione rispetto agli anni precedenti (82 milioni di euro nel 2009, circa 59 nel 2008 e 69 nel 2007). La riduzione di spesa riguarda tanto i valori assoluti quanto l’incidenza percentuale dei pagamenti al settore sul valore aggiunto regionale che, per il 2010, è del 1,75% rispetto a quella nazionale pari a 11,8% e circoscrizionale del 5,8%. Tale decremento della spesa si deve sicuramente a politiche e provvedimenti comunitari e nazionali di contenimento della spesa Bilancio agricoltura Lazio per tipologia di risorse, 2010 22% Fondi Comunitari 40% Fondi Statali Fondi Regionali 38% Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura pubblica, che si ripercuotono sui meccanismi di spesa delle amministrazioni regionali (dal patto di stabilità alla spending review) ma è anche in parte imputabile al fatto che con la programmazione 20072013 i fondi che transitano dal bilancio regionale si sono ridotti. Dal 2007, infatti, le quote relative al cofinanziamento statale e comunitario degli interventi relativi al PSR non transitano più, come avveniva nelle precedenti programmazioni, attraverso i bilanci regionali, ma direttamente tramite il bilancio dell’AGEA o degli OOPPRR. Se si considera l’origine dei fondi che la Regione ha a disposizione per il settore primario essi derivano per il 38,7% da fondi di origine statale, per il 21,6% da fondi comunitari e per il 40,6% da fondi regionali. Analizzando poi la spesa per grandi aggregati (interventi di politica agraria) si rileva che, per il 2010, la parte più consistente della spesa regionale (pagamenti totali), è quella rivolta all’”Assistenza Tecnica e Ricerca” (27,5%), cui seguono in 107 Finanziamenti agricoli per destinazione economico-funzionale (%) 150 120 90 60 30 0 2009 2010 Gestione d’impresa 2009 2010 Investimenti aziendali 2009 2010 Promozione e marketing 2009 Attività forestali Stanziamenti di competenza Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura 108 2010 2009 2010 Infrastrutture Impegni 2009 2010 Difesa idrogeologica 2009 2010 Assistenza tecnica e ricerca Pagamenti totali 2009 Altro 2010 ordine di grandezza gli “investimenti per infrastrutture” (9%), e, infine, gli “investimenti aziendali” (5,56%). Per quanto riguarda, infine, gli indicatori dell’efficienza della spesa, si può notare, nel 2010, una riduzione di tutti gli indicatori soprattutto della capacità di spesa. Indicatori di efficienza della spesa (%) 59,6 2008 53,3 52,4 50,9 44,2 44,2 2009 2010 27,1 31,2 19,5 Capacità d'impegno Capacità di spesa Capacità di pagamento Fonte: BD INEA sulla spesa pubblica in agricoltura 109 PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE Un’importante novità ha riguardato il PSR del Lazio nel 2012. In sede di Comitato di Sorveglianza è stata proposta la rimodulazione finanziaria del Programma (in termini di ripartizione all’interno dei singoli Assi) elaborata per velocizzare la spesa. Dall’esame dei dati di avanzamento finanziario delle misure realizzato nel quinquennio intercorso dall’inizio della programmazione, la Regione ha individuato le misure con scarsa partecipazione ai bandi emessi, dirottandole su misure che si presentavano in “sofferenza” finanziaria, ovvero con una richiesta da parte del mondo agricolo superiore alle somme previste. Per quanto attiene lo stato di esecuzione, il Programma si attesta intorno al 48% della spesa complessiva. In particolare al 2012 sono stati spesi oltre 337 milioni di euro dei 704 previsti per l’attuazione del Programma. Per quanto riguarda la spesa pubblica, comprensiva degli stanziamenti Feasr, Nazionali e Regionali, la somma erogata supera i 96 milioni di euro, in linea con le altre regioni italiane, evitando il “disimpegno automatico” (regola del N+2). Significativi sono stati i pagamenti relativi al bimestre novembre-dicembre che ha concentrato il 53% dei pagamenti. Le misure “a investimento” relative all’Asse I sono state trainanti, con circa 50 milioni di euro erogati. La misura 121 riguardante l’ammodernamento delle aziende agricole ha premiato oltre 500 Lo stato di attuazione del PSR Lazio 2007-2013 al 31 dicembre 2012 (euro) Assi Stato+Regione FEASR Totale speso Avanzamento sul totale programmato (%) Asse 1 Asse 2 Asse 3 Asse 4 Assistenza tecnica Totale 86.519.764,72 82.843.174,95 8.318.352,37 4.125.506,96 3.845.636,20 185.652.435,20 70.549.049,98 68.055.751,44 7.343.769,31 3.241.469,71 3.021.571,26 152.211.611,70 157.068.814,70 150.898.926,39 15.662.121,68 7.366.976,67 6.867.207,46 337.864.046,90 46,8 66,8 18,7 18,7 43,0 48,2 Fonte: Regione Lazio 110 beneficiari, assorbendo il 44% della spesa dal Asse I. Tra le misure a “superficie”, alle quali è consueto attribuire un ruolo di “recupero” della spesa ai fini delle performance finanziarie, i pagamenti agro-ambientali della misura 214, hanno riguardato, con un totale di quasi 24 milioni di euro, oltre l’80% delle risorse assorbite da que- sta categoria di misure. Altre misure che hanno dato un contribuito importante alla realizzazione dell’obiettivo di spesa sono: la misura 112 (Insediamento dei giovani agricoltori), la 123 (Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali), la 211 (Indennità per svantaggi naturali a favore di agricoltori delle zone montane), la misura 311 (Diversificazione verso attività non agricole) e 321 (Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale). Per quanto riguarda l’Asse IV Leader, superati i ritardi iniziali legati a questioni di tipo amministrativo si è osservato un avanzamento di spesa discreto, in particolare per la misura 413 (Qualità della vita/ diversificazione). Ripartizione della Spesa PSR Lazio 2007-2013* Assi Asse 1 Asse 2 Asse 3 Asse 4 Assistenza tecnica Totale Stanziamenti ordinari Stato+Regione 183.939.557 117.304.130 41.401.455 22.022.051 8.945.031 373.612.224 FEASR 149.285.480 92.167.526 32.529.715 17.303.040 7.028.239 298.314.000 Totale stanziamenti ordinari 333.225.037 209.471.656 73.931.170 39.325.091 15.973.270 671.926.224 Stanziamenti Health Check e Recovery Plan Stato+Regione 922.635 6.593.733 3.886.965 11.403.333 FEASR 1.383.953 9.890.600 5.830.447 17.105.000 Totale stanziamenti HC e RP Totale stanziamenti programmati 2.306.588 16.484.333 9.717.412 335.531.625 225.955.989 83.648.582 39.325.091 15.973.270 700.434.557 28.508.333 * Approvato da ultimo con Decisione C(2013)375 del 24/01/2013. Fonte: Regione Lazio 111 GLOSSARIO Agricoltura biologica Sistema di gestione sostenibile dell’agricoltura per ottenere prodotti e alimenti di alta qualità nel rispetto dell’ambiente e della salute umana, vegetale e animale, ai sensi del reg. (CE) n. 834/2007. Non prevede l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, diserbanti, fitoregolatori, organismi geneticamente modificati, nonché l’uso zootecnico di antibiotici per la profilassi e ormoni. Agriturismo Rappresenta la piu diffusa attività a valenza multifunzionale per le imprese agricole italiane. Oltre a ricezione ed ospitalità, rientrano fra le attività agrituristiche, ai sensi della legge 96/06, anche quelle ricreative, culturali e didattiche, di pratica sportiva, nonché escursionistiche e di ippoturismo, e la degustazione di prodotti aziendali, inclusa la mescita del vino. I pasti e le bevande somministrate devono essere costituiti prevalentemente da prodotti propri e da prodotti di aziende agricole 114 della zona, con preferenza per i prodotti tipici, di qualità (DOP e IGP) e tradizionali. Ammortamenti Calcolati secondo il criterio del valore di sostituzione per piantagioni (inclusi gli impianti forestali), fabbricati, impianti fissi, miglioramenti fondiari, macchine e attrezzi. Attività secondarie Sono le attività effettuate nel settore agricolo (agriturismo, trasformazione aziendale di latte, frutta e carne, acquacoltura, vendita diretta) e quelle conseguenti ad altre branche produttive (commercio e trasformazione) ma relative a beni e prodotti agricoli. Consumi intermedi Derivano dalla somma dei costi specifici (inclusi i reimpieghi) e dei costi generali di produzione sostenuti nell’anno contabile di riferimento (costi non attribuibili specificatamente ad una singola produzione: manutenzione ordinaria di edifici e macchine, energia, contoterzismo acqua, assicurazioni sulle produzioni, utenze, ecc.). Contributi alla produzione Con l’entrata in vigore nel 2005 della riforma della PAC e l’introduzione del pagamento unico per azienda è stata rivista la classificazione degli aiuti che prima confluivano nel prezzo base. Ora vengono classificati in: Contributi ai prodotti, Altri contributi alla produzione, e Contributi per altre attività economiche. Solo la prima categoria contributi ai prodotti rientra nella valutazione del prezzo base. Contoterzismo Fornitura di mezzi meccanici da parte di ditte e/o società specializzate nello svolgimento di attività produttive aziendali (aratura, semina, raccolta, ecc.). Costi fissi Comprendono gli oneri sostenuti per l’impiego di fattori produttivi (ammorta- menti, salari, oneri sociali, quote di accantonamento per il TFR, affitti passivi di terreni, interessi di capitali presi a prestito, imposte e tasse, altre spese generali e fondiarie, contributi IVA passivi) che vengono impiegati per più anni nel processo produttivo, nonché le sopravvenienze passive (derivanti da crediti, portafoglio, debiti). Costi variabili Includono tutti gli oneri sostenuti, compresi i reimpieghi di prodotti aziendali, per i mezzi tecnici a logorio totale, quelli cioè che eSAUriscono il loro effetto nel corso dell’annata (sementi, concimi, mangimi, energia, ecc.), nonché per l’impiego di manodopera avventizia. DE - Dimensione Economica È data dalla sommatoria delle produzioni standard delle attività agricole (vegetali ed allevamenti). DOC - Denominazione di origine controllata È assegnata ai vini prodotti in zone delimitate (piccole e medie dimensioni) di cui portano il loro nome geografico. DOCG - Denominazione di origine controllata e garantita È assegnata ai vini di particolare pregio qualitativo, di notorietà nazionale e internazionale prodotti in aree di limitate dimensioni. DOP - Denominazione di origine protetta È assegnato ad un prodotto agricolo o alimentare originario di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un Paese, ai sensi del regolamento (CE) n. 510/2006, quando “le caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata”. Famiglia del conduttore L’insieme delle persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio o parentela, affinità, adozione, tutela o affettivi. Fattori esterni e Stato Questa voce rappresenta i costi sostenuti dall’azienda per salari e oneri sociali, per affitti passivi, interessi passivi, e per tasse e IVA (sia sulle operazioni correnti, sia sugli investimenti). Fatturato L’ammontare di tutte le fatture emesse nel periodo di riferimento per vendite sul mercato interno ed estero. Il valore del fatturato si intende al netto dell’IVA fatturata ai clienti, degli abbuoni e sconti e al lordo delle spese (trasporti, imballaggi, ecc.) e delle altre imposte addebitate ai clienti (per es. imposta di fabbricazione). Nel fatturato sono comprese anche le vendite di prodotti non trasformati dall’impresa e le fatture per prestazioni di servizi e per lavorazioni eseguite per conto terzi su 115 materie prime da essi fornite; sono escluse le vendite dei capitali fissi dell’impresa. pagnata da menzioni (vitigno, tipologia enologica, ecc). Grande distribuzione L’impresa che possiede punti vendita operanti nella forma di supermercato, ipermercato, discount, grande magazzino, altra impresa specializzata di grande superficie. Imposte I prelievi obbligatori operati dalle amministrazioni pubbliche. Sono di due specie: le imposte dirette, che sono prelevate periodicamente sul reddito e sul patrimonio; le imposte indirette, che operano sulla produzione e sulle importazioni di beni e servizi, sull’utilizzazione del lavoro, sulla proprietà e sull’utilizzo di terreni, fabbricati o altri beni impiegati nell’attività di produzione. IGP - Indicazione geografica protetta È assegnata a un prodotto agricolo o alimentare originario di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un Paese, ai sensi del regolamento (CE) n. 510/2006, quando “una determinata qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuiti all’origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono nell’area geografica determinata. IGT – Indicazione geografica tipica È assegnato ai vini le cui zone di produzione sono generalmente ampie, accom- 116 Manodopera extrafamiliare Operai a tempo indeterminato, categorie speciali, impiegati, dirigenti, operai a tempo determinato e coloni impropri. Manodopera familiare Persone di 15 anni e più appartenenti alla famiglia del conduttore che svolgono lavoro agricolo nell’azienda. Multifunzionalità Si intende un nuovo ruolo dell’agricoltura – sostenuto anche dalla PAC – che non si limita più a produrre il cibo necessario all’alimentazione, ma svolge altre importanti funzioni tra cui la tutela e la protezione dell’ambiente, la difesa del territorio, il mantenimento delle aree rurali, la salvaguardia dei prodotti tipici e la conservazione degli usi e delle tradizioni del mondo contadino. OTE - Orientamento tecnico economico La classificazione delle aziende agricole per OTE si basa sulla determinazione del peso economico delle varie attività produttive presenti in azienda e sulla loro combinazione. A tal fine, utilizzando i RLS della zona in cui ricade l’azienda, si moltiplicano gli ettari coltivati o il numero dei capi allevati per il corrispondente RLS. La combinazione ottenuta si confronta con uno schema tipologico che serve ad individuare gli OTE secondo criteri stabiliti a livello comunitario e validi per tutte le statistiche ufficiali. Un’azienda viene detta specializzata quando il RLS di una o più attività produttive affini supera i 2/3 del RLS totale dell’azienda. Dal 2001 la tipologia adottata è quella del reg. 1555/01. PAC - Politica agricola comune Costituisce una delle più importanti politiche dell’Unione Europea e si prefigge di incrementare la produttività dell’agricoltura, assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. Prevede misure di sostegno al mercato, aiuti diretti ai produttori e misure di sostegno per lo sviluppo del’agricoltura delle aree rurali. PIL - Prodotto interno lordo Il PIL è costituito dal valore complessivo dei beni e servizi prodotti all’interno di un paese, durante un determinato periodo di tempo (di solito un anno solare). Non comprende il valore dei beni e servizi intermedi. PL - Produzione lorda Valore delle produzioni delle colture e degli allevamenti e di altri prodotti aziendali; comprende: vendite, reimpieghi, autoconsumi, variazioni delle scorte vive e del magazzino, prodotti aziendali. A tale valore è stato sommato l’ammontare dei contributi pubblici ricevuti da ciascuna azienda; la variabile così ottenuta misura quindi l’ammontare effettivo ricevuto dall’agricoltore per i propri prodotti in accordo con il criterio del “prezzo di base” indicato nella metodologia del SEC95. PLV - Produzione lorda vendibile Valore dei prodotti aziendali venduti, di quelli destinati all’autoconsumo, alla remunerazione dei salariati, alle immobilizzazioni; tiene conto delle variazioni delle giacenze di prodotti in magazzino. Per gli allevamenti, l’utile lordo, oltre che delle vendite e degli acquisti, tiene conto degli incrementi di valore registrati nell’esercizio per i capi destinati all’ingrasso e per quelli di allevamento che passano di categoria. La produzione vendibile comprende anche le sopravvenienze attive (derivanti da crediti, portafoglio, debiti) e altre entrate aziendali tra le quali quelle derivanti da attività agrituristiche collegate all’azienda, dagli affitti attivi e dal noleggio di macchine aziendali (se occasionale), nonché i contributi pubblici percepiti dall’azienda per calamità, per sostegno agli oneri, per terreni presi in affitto, per contributi IVA attivi. Produzione al prezzo di base Con il SEC95 vengono inclusi nella produzione i reimpieghi e gli scambi fra le aziende agricole, nonché i servizi annessi all’agricoltura. La valorizzazione della produzione viene effettuata al prezzo di base, cioè al prezzo ricevuto dal produttore per unità di prodotto, dedotte le imposte sul prodotto e inclusi tutti i contributi legati al prodotto stesso. Si escludono i contributi non commisurati ai prodotti. PSR - Piani di sviluppo rurale Piani da attuarsi a livello regionale, per 117 ciascun Stato membro, in cui è specificato, attraverso una serie di misure e azioni, cosa può essere finanziato dal FEASR, su un dato territorio, nell’ambito delle misure dello sviluppo rurale (secondo PILastro della PAC). Reddito netto familiare Calcolato come (PL - (consumi intermedi + ammortamenti + fattori esterni e Stato). Rappresenta la remunerazione dei fattori fissi di produzione apportati dall’imprenditore e dalla sua famiglia (terra, lavoro familiare e capitale) e del rischio imprenditoriale. Reimpieghi Con il SEC95 si distingue tra quelli reimpiegati nell’ambito della stessa azienda e quelli oggetto di scambio tra aziende agricole con contropartita di carattere economico. Dalla nuova valutazione vanno escluse dal calcolo le seguenti produzioni: uve per la produzione di vino da parte delle aziende agricole, in quanto il relativo 118 valore è compreso nella trasformazione del vino; olive destinate alla produzione di olio direttamente da parte delle aziende agricole; il latte destinato all’alimentazione dei redi (vitelli) nell’ambito della stessa azienda agricola; le foraggere permanenti non oggetto di compravendita tra aziende agricole; i sottoprodotti senza valore economico; le sementi riutilizzate nell’ambito della stessa azienda agricola. Vanno invece incluse nel calcolo dei reimpieghi: le sementi, che hanno un valore economico e che sono vendute ad altre aziende agricole; i prodotti utilizzati anche nell’alimentazione del bestiame; le produzioni foraggere direttamente commercializzabili (fieno, insilati di mais, ecc.). RICA Strumento informativo finalizzato alla conoscenza della condizione economica delle aziende agricole europee. In Italia, l’INEA ha la responsabilità dell’organizzazione e del funzionamento della RICA nazionale che rappresenta l’unica fonte armonizza- ta dei dati microeconomici. Il campo di osservazione dell’indagine RICA non coincide con l’universo delle aziende agricole ma include solo quelle la cui dimensione in termini economici è tale da poterle definire commerciali. La metodologia applicata permette di rappresentare i risultati secondo la regione geografica, la dimensione economica e l’OTE. RICA - REA Indagine condotta congiuntamente da ISTAT e INEA in collaborazione con le Regioni e Province autonome. Consente di rilevare, a livello di ogni singola azienda agricola, i risultati economici nell’anno di riferimento: costi, giacenze e scorte, acquisti e vendite di capitale fisso, reimpieghi, ricavi, autoconsumo, contributi alle aziende, costo del lavoro e redditi delle famiglie agricole. RLS - Reddito lordo standard Si tratta di un parametro determinato per definite attività produttive mediante differenza tra la produzione vendibile e l’importo di alcuni costi specifici (sementi, concimi, antiparassitari, mangimi, foraggi, ecc.) esclusi quelli per l’impiego della manodopera e delle macchine. I redditi lordi così determinati vengono definiti “standard” in quanto la produzione vendibile ed i costi sono calcolati su una media triennale e con riferimento a determinate aree geografiche (regioni e province autonome). I RLS sono espressi in euro ed aggiornati dall’INEA in occasione delle indagini strutturali e dei censimenti condotti dall’ISTAT. L’ammontare dei RLS corrispondenti alle attività produttive aziendali diviso 1.200 equivale alla dimensione economica dell’azienda ed è espresso in UDE. RN - Reddito netto familiare Calcolato come PL - (consumi intermedi + ammortamenti + fattori esterni e Stato). Rappresenta la remunerazione dei fattori fissi di produzione apportati dal’imprenditore e dalla sua famiglia (terra, lavoro familiare, e capitale) e del rischio imprenditoriale. SAT - Superficie totale aziendale È l’area complessiva dei terreni dell’azienda destinata a colture erbacee e/o legnose agrarie inclusi boschi e superficie agraria non utilizzata, nonché l’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni e canali, situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda. SAU - Superficie agricola utilizzata È la superficie costituita dall’insieme dei seminativi, prati permanenti e pascoli, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari e castagneti da frutto. Servizi connessi Esercizio per conto terzi e noleggio di mezzi e di macchine agricole con personale; raccolta, prima lavorazione (esclusa trasformazione), conservazione di prodotti agricoli e altre attività dei servizi connessi all’agricoltura svolti per conto terzi; sistemazione di parchi, giardini e aiuole; attività dei servizi connessi all’allevamento del bestiame, esclusi i servizi veterinari. SN - Saldo normalizzato È dato dal rapporto percentuale tra il saldo semplice (esportazioni - importazioni) e il volume di commercio (esportazioni + importazioni); varia tra -100 (assenza di esportazioni) e + 100 (assenza di importazioni) e consente di confrontare la performance commerciale di aggregati di prodotti diversi e di diverso valore assoluto. Sussidi Si intendono i sussidi sulle operazioni correnti collegate alla produzione (non agli investimenti). I pagamenti per cessazione delle attività agricole, perciò, non sono inclusi. I sussidi sono considerati sulla base della titolarità e non dell0’effettiva ricezione di un pagamento nell’ottica di ottenere risultati coerenti (produzione/ costi/sussidi) per un determinato anno contabile. UBA - Unità bovine adulte Unità di misura della consistenza di un allevamento che, rapportata alla SAU, con- 119 sente di determinare la densità dell’allevamento stesso. UL - Unità di lavoro Unità di analisi che quantifica in modo omogeneo il volume di lavoro svolto da coloro che partecipano, con diverse modalità ed intensità di tempi, al processo di produzione un paese, a prescindere dalla loro residenza. L’insieme delle unità di lavoro è ottenuto dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e dalle posizioni lavorative a tempo parziale (principali e secondarie), trasformate in unità a tempo pieno. 120 ULA - Unità di lavoro annuo L’ULA equivale al contributo di almeno 2.200 ore/annuo per un lavoratore familiare e di 1.800 ore/annuo per un salariato. ULF - Unità di lavoro familiare Persone che lavorano in azienda e che non ricevono salario o stipendio ma sono remunerate attraverso il reddito che rimane alla famiglia derivante dallo svolgimento dell’attività agricola. VA - Valore aggiunto È il saldo tra la produzione e i consumi intermedi, in cui la produzione è valutata ai prezzi di base, cioè al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi ai prodotti. La produzione valutata ai prezzi di base si differenzia da quella valutata al costo dei fattori: quest’ultima è al netto di tutte le imposte (sia quelle sui prodotti, sia le altre imposte sulla produzione) e al lordo di tutti i contributi (sia i contributi commisurati al valore dei beni prodotti, sia gli altri contributi alla produzione). Valori concatenati Il concatenamento è il sistema di valutazione della produzione e dei prezzi in termini reali. L’indice a catena considera le variazioni di prezzo o di volume non solo nei valori assunti dalle variabili nell’anno corrente e nell’anno base, ma anche rispetto all’andamento complessivo del fenomeno nell’intero intervallo temporale esaminato. Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in particolare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede nazionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale. La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle conoscenze. collana PUBBLICAZIONI REGIONALI ISBN 978-88-8145-282-8