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CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI, F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Maurizio De Vito Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Minime eppure così potenti. Le preposizioni intendo. Quella semplice: per, è inequivocabile. In tre lettere sintetizza tutta la sua forza positiva. La stessa in grado di contrastare il suo corrispettivo antagonista: contro. Da sola esprime una scelta netta, l’appartenenza ad uno schieramento: che si manifesta nell’essere a favore. Ne deriva, pertanto, che la sequenza locutiva Per la Svizzera, Per il Ticino, Per l’Italia non è solo una dichiarazione d’intenti, racchiude in sé l’assunzione d’impegno. Lo stesso che lo scorso 25 settembre a Lugano abbiamo sentito ricorrente nelle parole pronunciate dal presidente della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, ogni qualvolta ha illustrato le ragioni che presiedono alla decisione di aprire un ufficio operativo nella città ticinese. L’impegno ad agire per contribuire alla distensione dei rapporti fra Italia e Svizzera, percepiti con connotazioni di tensione crescente man mano che ci si avvicina alla frontiera. Impegno che si traduce nella pratica quotidiana di chi intende offrire servizi e informazioni, ma anche promuovere iniziative, nel pieno rispetto delle regole vigenti; laddove possibile, condividendoli con quanti già operano perseguendo i medesimi obiettivi. Naturalmente, la forza delle parole (e delle preposizioni) viene meno se orfana del sostegno della diretta conferma dei fatti. Comprensibile che, in assenza di tangibile verifica (ma 105 anni di attività sul territorio svizzero dovrebbero pur significare qualcosa), ci sia spazio anche per la dietrologia: di chi si sente disturbato, di chi diffida, di chi non crede, di chi dubita, di chi s’interroga. Chissà cosa c’è dietro? Nulla di più di quello che viene esplicitamente dichiarato. Ma anche nulla di meno. Non c’è la pretesa di scrivere la storia. Semmai, e molto più semplicemente, l’intenzione di offrire numerosi gli spunti per una pagina di cronaca narrata con i toni confortanti della positività. Anche se di solito non sono quelle che fanno notizia. La CCIS è attesa alla prova dei fatti. La sfida è stimolante, la posta in gioco troppo importante, perché venga disputata in un rimbalzo di rivalse da una parte all’altra della frontiera. Raccoglierla non è un atto di temerario impulso. Piuttosto un modo per essere all’altezza del proprio ruolo, persino della propria ambizione. Che non supera però l’ambito della propria competenza. Anche in questo caso: nulla di più. Ma anche nulla di meno. Male che vada, valga quello che sottende un moto in dialetto ticinese (che qui riproduciamo per assonanza): piutôst ke nagot, mej piutôst. Piuttosto che niente, meglio piuttosto. [email protected] MASERATI GHIBLI LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA A PARTIRE DA CHF 74’000.– // WWW.MASERATI-TESTDRIVE.CH Ins_A3_Q_Ghibli_IT.indd 1 G H I B L I L’ASSOLUTO OPPOSTO ALL’ORDINARIO MASERATI GHIBLI DIESEL // 202 KW (275 CV) L V-MAX. 250 KM/H // 0 – 100 KM/H IN 6,3 S CONSUMI (L/100 KM): CICLO COMBINATO: 5,9 // EMISSIONI CO2*: CICLO COMBINATO 158 G/KM – CATEGORIE DI EFFICIENZA C *IL CO2 È IL GAS A EFFETTO SERRA PRINCIPALMENTE RESPONSABILE DEL RISCALDAMENTO TERRESTRE; VALORE MEDIO CO2 DI TUTTI I MODELLI DI VETTURA OFFERTI IN SVIZZERA 148 G/KM. // PREZZI INDICATIVI NON VINCOLANTI DI MASERATI (SVIZZERA) SA GHIBLI.MASERATI.COM 16.09.14 09:25 Sommario La Rivista 1 Editoriale 4 Sommario PRIMO PIANO La CCIS apre a Lugano un nuovo ufficio operativo 40 17 46 ad offrire la nostra collaborazione 21 Pronti Intervista con Vincenzo Di Pierri, presidente CCIS 48 INCONTRI 26 Accedere il desiderio che induce a cedere 50 alla tentazione L’Ad di Bulgari Ospite della CCIS a Ginevra l’età l’uomo diventa un “barone” la 28 Con donna semplicemente invecchia Donne in carriere: Donatella Cinelli Colombini 52 54 56 57 61 65 70 76 77 CULTURA Die Schonung der Frauen o la prima Carta delle donne Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Elogio della sobrietà Giorgio La Malfa, Cuccia e il segreto di Mediobanca, Feltrinelli (2014) Pubblicato il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo Max Miedinger, la Nutella e la gloria di Helvetica Il designer zurighese e l’arte tipografica degli anni Cinquanta e Sessanta Una vetrina d’arte a cielo aperto Etroubles – Valle d’Aosta Pierre-Auguste Renoir paesaggista eccelso e cantore della bellezza femminile Alla Fondation Pierre Gianadda fino al 23 novembre La Svizzera e la Grande Guerra al Museo nazionale Zurigo Fino al 26 ottobre 2014 al Museo nazionale Zurigo Appuntamenti con la cultura DOLCEVITA Ischia: dove acqua e fuoco si tengono per mano La fortuna viene da lontano Le terme: alchimia del piacere Grande successo per “Passitaly” a Pantelleria Figlia del mare e del fuoco A CARUSA: La Tosatura delle pecore Un rito annuale che continua nel tempo Nuova Volvo XC90 Il primo passo verso l’automobile che si guida da sé VW La nuova Golf GTE Sfrutta l’abbinamento tra il TSI e il motore elettrico Salone di Ginevra 2015 Il cartellone è pronto Flagship Store Pirelli – Agom Il primo Driver Center in Svizzera 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN FIERA Berufsmesse Zürich : Zurigo, 18 - 22 novembre Una bussola per orientarsi nella giungla del lavoro 90 91 Fiera D’autunno: Fiera di Bolzano, 5 - 9 novembre 5 giorni: soluzioni per la casa, sapori e salute, idee regalo, tanto divertimento! Fieracavalli: Fiera di Verona, 6 - 9 novembre Con la valigia in sella Key Energy: Fiera di Rimini, 5 -8 novembre Energia e mobilità sostenibile Sicurezza: Fiera di Milano, 12 - 14 novembre Sicurezza per il tuo business L’Artigiano in Fiera: Fiera di Milano dal 29 novembre - 8dicembre Viaggio tra le culture di tutto il mondo Le Rubriche Sommario La Rivista 6 9 11 13 15 25 30 32 33 35 IL MONDO IN CAMERA Casa Italia Atletica a Zurigo Un’opportunità di promozione del territorio Il 27 ottobre a Zurigo Brescia: la Leonessa del gusto Dal 31 ottobre al 2 novembre a Lucerna TRAVELexpo 2014 92 94 96 «Meet the chamber premium» Colloqui individuali su mercato edilizio e appalti svizzeri IITALY@CERN: dall’8 al 10 ottobre 2014, @ CERN Esposizione delle industrie italiane Contatti Commerciali Servizi Camerali In breve Italiche Elvetiche Europee Internazionali Cultura d’impresa Burocratiche Normative allo specchio Angolo Fiscale Angolo legale Svizzera 36 39 45 49 58 59 70 75 78 Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Benchmark Sequenze Diapason Convivio Motori Starbene In copertina: La CCIS apre un suo ufficio Lugano accolta da Madre Helvetia (rielaborazione grafica su foto originale © Franco Taranto MADRE HELVETIA www.cnms.ch) In Breve La Rivista 40’000 i migranti morti dal 2’000 Secondo le stime presentate nel rapporto, sono quasi 40mila i migranti morti dal 2000: un dato preoccupante, per cui l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) rivolge ai Governi di tutto il mondo un appello a contrastare questo fenomeno. “Il nostro messaggio è chiaro: tanti migranti stanno morendo”, afferma il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing, “è arrivato il momento di fare di più che contare il numero delle vittime. E’ tempo di fare fronte comune affinché i migranti in gravi difficoltà non debbano subite violenze”. Fao, Coldiretti: sprecato 1/3 del cibo, basterebbe per combattere la fame Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre 6 - La Rivista ottobre 2014 Il lavoro di ricerca cha ha portato alla pubblicazione di Fatal Journeys, rapporto di circa 200 pagine, è cominciato con la tragedia dell’ottobre del 2013 quando più di 400 migranti morirono nei due naufragi vicino all’isola italiana di Lampedusa. Lo studio, effettuato nell’ambito del progetto dell’OIM Missing Migrants Project, mostra come l’Europa sia la destinazione più pericolosa al mondo per i migranti “irregolari”: dal 2000 sono oltre 22mila i migranti che hanno perso la vita durante i pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo (quasi 4mila decessi dall’inizio del 2013). Oltre a raccogliere dati sui migranti morti nel mondo, il Missing Migrants Project dell’OIM è parte di uno sforzo maggiore volto ad aumentare l’utilizzo dei social media per coinvolgere le comunità di tutto il mondo. Con il tragico naufragio di questo mese a Malta, gli uffici dell’OIM in tutto il mondo hanno ricevuto chiamate ed e-mail da tutta Europa e dal Medio Oriente da parte di familiari alla ricerca di informazioni sui loro parenti dispersi, molti dei quali si teme siano deceduti. Inoltre, il Missing Migrants Project sarà utilizzato come deterrente, per cercare di evitare che altre potenziali vittime intraprendano questi viaggi pericolosi. “Le persone stanno già cercando su Facebook informazioni riguardo ai migranti dispersi. Sappiamo inoltre che molti migranti diventano vittime di traffico usando Facebook” riferisce il portavoce dell’OIM Leonard Doyle. “Vogliamo trasformare #MissingMigrants in uno strumento efficace per scoraggiare i migranti a intraprendere questi viaggi pericolosi in futuro. Non verranno utilizzati poster o spot alla radio, ma si userà il mezzo più efficace e convincente a disposizione: le voci dei sopravvissuti e dei familiari dei migranti dispersi”. La ricerca dell’OIM riporta anche che dal 2000 sono avvenuti quasi 6mila decessi lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e che altri 3mila decessi sono stati registrati in altre aree come Africa Sub-Sahariana e nelle acque dell’Oceano Indiano. Si ritiene tuttavia che il numero reale delle vittime sia superiore rispetto a quanto si è riusciti a indicare in Fatal Journeys. Ci sono poche statistiche dettagliate a disposizione, poiché la raccolta di dati sui decessi dei migranti non è stata finora considerata una priorità dai Governi. di fame cronica. È quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare i dati della Fao sul fatto che in 10 anni è calato di 100 milioni il numero di persone che soffrono la fame, sottolinea che non è eticamente sostenibile la realtà che 805 milioni di persone (una su dieci) non abbiano ancora cibo sufficiente mentre gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo. Ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il Volga, utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno - quasi il 30 per cento della superficie agricola mondiale - ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. La lotta alla fame si combatte anche intervenendo con una più atten-ta gestione e distribuzione della produzione agricola ed alimentare. La politica e l’economia – denuncia la Coldiretti - hanno pensato che fosse possibile la globalizzazione senza globalizzare anche le regole fino ad arrivare a trattare il cibo come una merce qualsiasi. Il risultato contraddittorio è stato il diffondersi dell’obesità e dello spreco di cibo nei Paesi ricchi e il furto delle terre fertili, il cosiddetto land grabbing (71 milioni di ettari dal 2000 ad oggi) e il dramma della fame in quelli poveri. È necessario ora - conclude la Coldiretti - che i decisori politici ne tengano conto mettendo ai vertici della loro agenda la strategicità del cibo e promuovendo politiche che a livello globale definiscano una regia di regole per i beni comuni come il cibo, l’acqua e il suolo. In Breve La Rivista L’UFT firma la convenzione per il corridoio di 4 metri sulla linea di Luino La Svizzera finanzia la realizzazione di misure di ampliamento in Italia per consentire che sull’asse del San Gottardo il trasporto per ferrovia di semirimorchi con altezza agli angoli di quattro metri possa essere effettuato fino in Nord Italia. A questo proposito l’Ufficio federale dei trasporti (UFT) e Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), il gestore delle infrastrutture ferroviarie in Italia, hanno concluso la convenzione per il finanziamento, la pianificazione e la realizzazione degli adeguamenti necessari sulla linea di Luino. La Convenzione, conclusa in attuazione dell’Accordo bilaterale che i due Paesi hanno firmato il 28 gennaio scorso, definisce i requisiti tecnici del corridoio di quattro metri, da realizzare entro il 2020 tra la Svizzera e Novara/Busto Arsizio (I), e disciplina le modalità di sorveglianza del progetto. Stabilisce inoltre le responsabilità di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) in materia di appalto ed esecuzione dei lavori. L’UFT, dal canto suo, garantisce il finanziamento delle misure previste sulla linea di Luino per 120 milioni di euro. L’ampliamento del profilo di spazio libero dell’asse ferroviario del San Gottardo è un elemento importante della politica svizzera di trasferimento del traffico, alla luce del crescente impiego di semi-rimorchi con altezza agli angoli di quattro metri da parte del settore dei trasporti e della logistica. A questo proposito il Parlamento ha approvato un credito complessivo di 990 milioni di franchi, comprendente i fondi per gli interventi in Italia. In Svizzera, tra Basilea e il versante sud delle Alpi, sono complessivamente necessarie 170 misure di ampliamento (adeguamenti di gallerie, pensiline, linee di contatto, segnaletica e cavalcavia). L’intervento maggiore è costituito dalla realizzazione della nuova galleria del Bözberg, lunga due chilometri. Il corridoio di quattro metri può esplicare i suoi effetti unicamente se anche in Italia il profilo sarà ampliato. Solo così i convogli potranno raggiungere i terminali del Nord Italia. La Convenzione firmata permette di iniziare la pianificazione e la realizzazione degli ampliamenti. Grazie ad essa, la Svizzera potrà influire sulle modalità di realizzazione, precisare i requisiti tecnici, intervenire nella procedura di appalto e garantire il corretto impiego dei fondi. Anche tra Chiasso e Milano il profilo sarà ampliata a quattro metri. Questi lavori saranno finanziati dall’Italia (ca. 40 mio. €). I fondi necessari sono assicurati mediante decreto. non coincidessero con le festività natalizie. Attese da ormai 10 anni, queste elezioni, presentano una novità fondamentale: potranno esprimere il loro voto solo quei cittadini residenti all’estero (iscritti all’AIRE) che esprimeranno in modo esplicito la propria volontà iscrivendosi all’albo degli elettori, compilando un apposito modulo disponibile presso i consolati e (almeno in parte) recapitato per posta ai vari domicili. Tale dichiarazione, corredata dalla fotocopia di un documento d’identità deve essere fatta pervenire (per posta, per fax, per posta elettronica, consegnata personalmente) entro e non oltre 19 novembre agli uffici consolari della propria circoscrizione. Solo coloro che avranno provveduto ad effettuare detta iscrizione riceveranno il plico elettorale e potranno così esercitare il loro diritto, esprimendo il proprio voto per corrispondenza. Pertanto a chi fosse interessato, resta poco più di un mese per ‘regolarizzare’ la propria posizione. Il che crea non poche perplessità circa il tasso di partecipazione alle elezioni che rischia così di esser fortemente penalizzato. Tempi stretti anche per la formazione delle liste, che con il corredo delle firme di sostegno (non inferiore a 50 per le liste che riguardano collettività composte da un numero di cittadini italiani fino a 50.000 e non inferiore a 100 per quelle composte da un numero di cittadini italiani superiore a 50.000), dovranno essere presentate fra il 9 e il 19 ottobre. Rinnovo dei Comites: si vota il 19 dicembre Sono 108 i Comites che verranno rieletti il prossimo 19 dicembre: 50 in Europa di cui 7 in Svizzera (Basilea, Berna, Ginevra, Losanna, Lugano, San Gallo, Zurigo), 14 in Nord America, 30 in Sud e Centro America, 6 in Oceania e 8 fra Asia e Africa. Manifestando l’urgenza, il decreto di indizione delle elezioni è stato firmato subito dopo la discussione e l’approvazione alla Camera, ma prima che il decreto ministeriale che proroga le missioni internazionali e contiene anche un articolo che stabilisce, appunto, le elezioni dei Comites - passasse anche all’esame del Senato. Si trattava, verosimilmente, di consentire che le lezioni per il rinnovo dei Comitati per gli Italiani all’Estero (Comites), organismi di rappresentanza delle comunità italiane all’estero, istituiti con legge dello Stato (nr. 286/2003), ottobre 2014 La Rivista - 7 SUGHI FRESCHI PER LA PASTA MIGLIORE. Senza l ’aggiu di con nta ser va nti La Rivista Italiche di Corrado Bianchi Porro Alla ricerca della credibilità perduta Il compito di questo Governo non è quello di essere simpatico, ma di cambiare l’Italia: non ci sottrarremo a questa sfida, a questa opportunità. Lo ha detto il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi nel suo intervento al Workshop Ambrosetti di Cernobbio in cui ha sintetizzato il programma del nuovo governo Renzi . Noi crediamo - ha affermato - che vi possa essere una crescita duratura perché l’Italia possa tornare a crescere e ad uscire dalla stasi degli ultimi 15 anni. Per questo, occorre mettere mano all’architettura istituzionale del nostro Paese e riteniamo centrali le riforme costituzionali. Oggi, la macchina è ripartita. Un anno fa, più o meno in questo periodo, un deputato annunciava lo sciopero della fame perché si contrapponeva alla melina sulla legge elettorale cui assistevamo in parlamento. Dopo un anno, possiamo discutere sulle modifiche alla legge, sui possibili emendamenti e soglie, ma abbiamo una legge elettorale approvata alla Camera che garantisce di governare a chi vince mentre riforme istituzionali sono già state approvate in prima lettura al Senato. Quest’anno, per la prima volta, non abbiamo votato per il rinnovo dei consigli provinciali, siamo partiti con le riforme istituzionali, ma non solo. Abbiamo presentato una riforma ambiziosa che cerca di risolvere alcuni problemi che, fin dalla sua approvazione, presentava la nostra Costituzione: il superamento del sistema del bicameralismo perfetto e quindi un procedimento lento e farraginoso che ha portato spesso al ricorso alla decretazione d’urgenza e una divisione delle competenze tra Stato e regioni che, dopo la riforma del 2001, ha portato spesso a conflittualità e controversie. Per questo la riforma si propone di mettere chiarezza riportando in capo allo Stato anche alcune competenze a nostro avviso fondamentali dall’ambiente, all’energia, alle grandi opere infrastrutturali che sono elementi di sviluppo per il Paese. Scelte strategiche che, a nostro avviso, debbono essere compiute dallo Stato. È una riforma che supera definitivamente le provincie, abolisce il Cnel, razionalizza il numero dei parlamentari riducendo a 100 i senatori. Non è una scelta contro la politica, ha detto il ministro, ma in questo momento ridare credibilità alla politica passa anche dalla riduzione dei parlamentari e ad una riduzione dei costi, che non è ovviamente l’obiettivo principale della riforma. Questo governo ha lavorato sostanzialmente in due fasi. Nella fase uno, che ha caratterizzato i primi 100 giorni, si è puntato sull’approvazione delle misure di urgenza, la presentazione di riforme che abbiamo aperto al confronto e alla consultazione pubblica con gli esperti e i cittadini. E una fase due, quella che abbiamo poi presentato in settembre, dei 1000 giorni. La prospettiva dei prossimi 3 anni è quella di implementare e dare attuazione a quei provvedimenti. Sapendo purtroppo che ci sono tempi da rispettare, dettati dalle leggi e dai regolamenti che non dipendono dai singoli ministri e che richiedono un orizzonte più ampio per il compimento di alcune riforme importanti. Siamo l’unico Paese accusato di essere contemporaneamente troppo veloci e troppo lenti. Nessuna delle due critiche, secondo la Boschi, è calzante. Abbiamo sicuramente la necessità di agire con determinazione e una certa rapidità: è il segno distintivo di questo governo. Ma, nei primi 6 mesi di attività, abbiamo avviato il decreto legge sul lavoro, quello sulla pubblica amministrazione e misure importanti sulle infrastrutture, sbloccando alcuni cantieri e il pacchetto giustizia. In sei mesi in cui abbiamo istituito una commissione anticorruzione che porterà Expo a non bloccarsi. Si aggiunge la riforma della scuola che abbiamo presentato e si apre un momento di consultazione nei prossimi due mesi per la riduzione delle tasse dall’Irap, il cuneo fiscale e la riduzione del costo dell’energia per le PMI. Un programma che ha comportato già oggi l’abbattimento di un terzo dei decreti attuativi ereditati dai governi precedenti. Un’azione di riforma vera per il Paese, fatta nell’interesse dei cittadini italiani e portata avanti in un’ottica di trasparenza e di confronto con l’Europa. Attendiamo ora gli investimenti che Junker ha promesso dall’Europa: 300 miliardi di euro. Sappiamo che grazie alle scelte di Draghi, la BCE ha reso più facile l’accesso al credito. Noi in Italia però abbiamo il dovere di affrontare le riforme strutturali. Questo è il compito che ci attende, al quale non vogliamo sottrarci, perché solo attuando queste riforme avremo una maggior credibilità anche in Europa. E una maggior credibilità del nostro Paese ci ha concesso di poter indicare Federica Mogherini come rappresentante italiana per la politica estera dell’Unione ed è un riconoscimento per tutti. Non condivido le critiche piovute da alcuni perché l’Italia avrebbe dovuto chiedere un commissario economico per risolvere i nostri problemi. Noi pensiamo che l’Europa non sia soltanto la parte economica, non sia solo fiscal compact o conti, ma un insieme di valori culturali e sociali che ci tiene uniti: per questo riteniamo importante il ruolo di rappresentanza nella politica estera. Per noi la politica estera resta importante anche perché oggi essa è rappresentata da una donna, proprio nell’ottica di valorizzare il nostro ruolo delle donne in ruoli chiave delle Pubbliche Amministrazioni. Sappiamo che ci sono perplessità e critiche: è normale, ma – ha concluso - il compito del governo non è di essere simpatico qui o altrove, ma di cambiare l’Italia e su questo ci giochiamo il nostro futuro. So che potremo perdere le prossime elezioni - ha concluso - ma il nostro compito è rimettere in moto il Paese. ottobre 2014 La Rivista - 9 La Rivista Elvetiche di Fabio Dozio Scopriamo il mondo della Posta Lo scorso 18 settembre, in quattro milioni di case svizzere è stato recapitato un opuscolo de “LA POSTA Dinamismo giallo” che contiene “Quattro francobolli gratis per voi!” Potrebbe sembrare un regalo di un’azienda generosa, ma è bene sottolineare che, se proprio vogliamo considerarlo un omaggio, il merito è del Sorvegliante dei prezzi svizzero Stefan Meierhans. “Scoprite il mondo della Posta” e “Benvenuti nel nostro mondo” sono gli slogan che salutano il lettore dell’opuscolo che contiene i quattro francobolli, in versione Webstamp easy, vale a dire che è possibile stamparli a casa dal sito internet della Posta. Assieme ai quattro francobolli c’è anche l’immancabile concorso a premi, che promette un viaggio a Gardaland, del valore complessivo 90 mila franchi. L’operazione della Posta ha un taglio pubblicitario, in realtà si tratta di un risarcimento ai cittadini. Nel 2012 il Sorvegliante dei prezzi aveva sollecitato la Posta a concedere una riduzione dei prezzi ai propri clienti, sull’invio di lettere e pacchi in Svizzera. Dopo un’analisi del settore, Meierhans era infatti giunto alla conclusione che la Posta applicava prezzi esagerati. La Posta ha respinto la richiesta del Sorvegliante di contenere i prezzi, perciò Meierhans ha avviato una procedura formale contro la grande azienda. La Posta non è stata con le mani in mano, ma si è rivolta al Tribunale federale amministrativo per bloccare l’iniziativa di Mister Prezzi. Una prima assoluta per un’ex Regia federale e per una società anonima con maggioranza azionaria in mani pubbliche, cioè del Consiglio federale! Il Tribunale amministrativo, nel settembre dello scorso anno, ha dato ragione al Sorvegliante dei prezzi, ritenendo che la procedura aperta fosse “nell’interesse di un’efficace protezione dei consumatori”. All’inizio di quest’anno Mister prezzi e la Posta Svizzera hanno raggiunto un accordo, che sostanzialmente conferma le richieste del Sorvegliante. Sono previste varie riduzione di prezzo nonché la rinuncia ad aumenti, per esempio per gli invii di lettere per posta A e B e per gli invii domestici di pacchi, almeno fino alla fine di marzo del 2016. “Abbiamo raggiunto un buon risultato – ha dichiarato Stefan Meierhans – con un accordo di compromesso”. “Il pacchetto concertato con Mister Prezzi ha un valore di 280 milioni di franchi – ha rivelato il portavoce della Posta, Oliver Flüeler – ed ha il vantaggio di evitare una lunga procedura”. Nella decisione presa a gennaio figurano anche i quattro francobolli che ogni economia domestica ha ricevuto a settembre, per un valore complessivo di oltre16 milioni di franchi. Poco prima di distribuire i quattro francobolli ai propri clienti a mo’ di risarcimento, la Posta ha comunicato che nel primo semestre 2014 ha conseguito un utile di 370 milioni di franchi, in linea con quello dell’anno precedente (377 milioni). Sono anni che l’azienda chiude con bilanci rallegranti, tant’è che già nel 2009 la Sorveglianza dei prezzi si è accordata con la Posta su una serie di misure riguardanti il costo degli invii di pacchi e lettere che ha garantito una riduzione a favore dei clienti di circa 200 milioni di franchi l’anno. Sempre cinque anni fa, Mister Prezzi ha invitato, con successo, il Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione a bloccare l’aumento delle tariffe per la distribuzione dei giornali in abbonamento che beneficiano del sostegno alla stampa. La Posta è quindi recidiva. Offre un servizio troppo caro per intascare profitti elevati. Il Sorvegliante dei prezzi le tiene il fiato sul collo. Questa situazione è la conseguenza della trasformazione dell’ex Regia federale. Dal 2010 la Posta è una società anonima, con la possibilità del Consiglio federale di cedere fino al 49% delle azioni. La prima tappa di questa trasformazione da servizio pubblico a società anonima avvenne nel 1997, quando Berna affossò le vecchie PTT, separando il ramo delle telecomunicazioni (oggi Swisscom) da quello postale. Fino a quel tempo la Costituzione svizzera prevedeva, all’articolo 36, che “il prodotto dell’amministrazione delle poste e dei telegrafi è devoluto alla cassa federale”. Come poteva giustificarsi la distribuzione di utili ai privati con un simile articolo costituzionale? “Il Governo chiese un parere giuridico – scrive il presidente dell’Unione sindacale svizzera (Ticino) Graziano Pestoni – che giunse alla conclusione che la distribuzione di utili ai privati era compatibile con l’art. 36, anche se questo affermava il contrario (…). In occasione della revisione della Costituzione federale in corso in quel periodo, si decise la soppressione di quel capoverso che nessuno ormai ricordava. La nuova costituzione fu accolta in votazione popolare il 18 aprile 1999”. Così è cambiato il mondo della Posta. Chi utilizza i servizi postali oggi è un cliente, una volta era un utente, ma intanto in questi anni il numero degli uffici postali è stato drasticamente ridotto: da 4100 nel 1970 a 2500 nel 2012. ottobre 2014 La Rivista - 11 Il Panettone perfetto esiste Il miglior Natale è online! www.saporeitaliano.ch La Rivista Europee di Viviana Pansa La nuova Commissione europea tra “falchi” e “colombe” È al completo la nuova Commissione europea targata Jean-Claude Junker, una squadra di ultracompetenti che il neo presidente assicura “riporterà l’Europa sul terreno della crescita e della creazione di lavoro”. Una rassicurazione quanto mai necessaria in questi tempi di crisi, formulata da Junker in qualità di “coordinatore tra i coordinatori”, come egli stesso si è definito, elencando i membri del nuovo esecutivo europeo ufficialmente in carica dal prossimo 1° novembre. Difficile dire se il compromesso trovato sulle principali nomine economiche produrrà l’effetto sperato o finirà col paralizzare l’Europa nel braccio di ferro tra “falchi” dell’austerità e “colombe” della flessibilità fiscale. Nonostante le resistenze dei Paesi del Nord, infatti, sarà Pierre Moscovici, già ministro dell’Economia francese, il nuovo Commissario europeo agli affari economici e monetari; accanto a lui, come coordinatore delle principali competenze economiche della Commissione (lavoro, crescita, investimenti e competitività), il rigorista finlandese Jyrky Katainen, che in qualità di vice presidente – sette in tutto, compresa la nostra Federica Mogherini, nominata Alto rappresentante della Politica estera europea – avrà potere di veto sulle decisioni dei Commissari. L’inglese Jonathan Hill sarà invece Commissario alla stabilità finanziaria. Importante dunque anche l’accordo sulla nomina proposta dal premier inglese David Cameron – in realtà indicato da quest’ultimo al Commercio, in vista della chiusura dei negoziati per il Trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, – cui viene affidato, non senza strascichi polemici, uno dei principali portafogli economici del nuovo esecutivo. Nonostante un primo non proprio empatico botta e risposta tra Katainen e il premier italiano Matteo Renzi ai margini dell’Eurogruppo di Milano – Eurogruppo che Renzi teme voglia dare “lezioni” all’Italia, mentre il nuovo Commissario ribadisce il suo ruolo di “interprete” di quanto tutti i Paesi rispettino gli impegni presi e le promesse fatte – il nuovo esecutivo europeo si è già messo al lavoro per il cambiamento. In un incontro successivo al vertice europeo di fine agosto, infatti, l’attuale presidente della Commissione, José Manuel Barroso, il suo successore Junker e lo stesso Katainen avrebbero discusso di un documento informale contenente diverse opzioni per mitigare l’austerità sui conti pubblici, forse allarmate dal quadro economico dell’eurozona emerso nel secondo quadrimestre del 2014, con Italia e Germania in arretramento e la Francia ferma alla crescita zero. Le ipotesi al vaglio, che potrebbero mitigare il giudizio della Commissione sulle leggi di stabilità presentate giusto in contemporanea all’insediamento del nuovo esecutivo, sono il dimezzamento del taglio del deficit strutturale di bilancio, obbligo attualmente fissato allo 0,5%, o il temporaneo congelamento dell’obbligo di risanamento – uno o due anni – per i Paesi che si impegnino in un serio piano di riforme strutturali monitorato da Bruxelles. Sarebbe questa seconda ipotesi quella più accreditata dopo la riunione dell’Eurogruppo, riunione in cui anche il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha ribadito l’avvertimento che “senza riforme strutturali le misure della Bce non bastano” – misure, come i prestiti alle banche, che ad oggi non hanno sortito il riscontro atteso in termini quantitativi e comunque messe in discussione dalla Germania che ritiene una politica monetaria espansiva un rischio per la stabilità dell’eurozona. L’adozione di questa seconda ipotesi consentirebbe di liberare più risorse per investimenti e riforme e si applicherebbe a tutti i Paesi, anche quelli con un deficit al di sopra del 3%, come Francia, Spagna e Regno Unito. Ad esse si aggiungerebbe il piano di investimenti pubblici e privati promesso da Junker nel suo discorso al Parlamento europeo. E per l’Italia si parlerebbe di una decina di miliardi di euro, essenziali in un contesto macro economico peggiore delle attese, che rende complicato il rispetto del rapporto deficit/Pil al 2,6%. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha però ribadito che, nonostante il peggioramento, “l’Italia rispetterà gli impegni presi con l’Europa sul deficit di bilancio”. Dopo la doccia fredda di Ferragosto, anche l’Ocse ha recentemente rivisto le stime di crescita per l’Italia: sarà recessione anche nella seconda parte dell’anno, per una contrazione complessiva del Pil nel 2014 dello 0,4% (dopo il -1,8% del 2013). Le previsioni iniziali erano di un +0,5%. Si tratta della revisione peggiore tra i Paesi analizzati, che attesta anche come l’Italia resti la sola in recessione: gli Stati Uniti crescono del 2,1%, la Germania dell’1,5% e anche Gran Bretagna e Spagna, nonostante un deficit superiore al nostro, registrano un segno positivo rispettivamente del 3,1% e dello 0,4%. Crescita zero per Standard & Poor’s, che a sua volta taglia le prospettive dell’aumento del Pil del nostro Paese nel 2014, inizialmente previste dello 0,5%. L’agenzia di rating giudica privi di effetto gli 80 euro in più in busta paga e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione sulla domanda interna, che viene definita “anemica”. E, in effetti, una recente ricerca del Censis attesta l’aumento di propensione al risparmio degli italiani – aumentano i soldi fermi sui conti correnti e accantonati in assicurazioni o fondi pensione, in vista di problemi persistenti (l’alto tasso di disoccupazione in primis). E non conforta il segnale di “ripresa” previsto per il 2015: un +0,1%. Più positive le previsioni del Fondo monetario internazionale: un +1,1% nel 2015 a fronte di una contrazione di -0,1% nel 2014. Alla luce di questi dati e in vista di complessi negoziati per la definizione della legge di stabilità, gli occhi sono puntati sul vertice europeo su occupazione e crescita fortemente voluto da Renzi e dal presidente francese François Hollande per il cambio di strategia in Europa e confermato per l’8 ottobre a Milano. ottobre 2014 La Rivista - 13 ANCORA PIÙ PRODOTTI PER TE A PREZZI STRAORDINARI. PAX AULI/ILSENG guardaroba. Cm 150×66, h cm 236 560.- Prezzo precedente 620.- RISCOPRI LA TUA CAMERA DA LETTO. ORA NEL NEGOZIO IKEA E SU IKEA.CH © Inter IKEA Systems B.V. 2014 L’ABBIAMO FATTO DI NUOVO. La Rivista Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza L’alleanza più lunga della storia Il libro di Malcolm Gladwell intitolato Blink raccoglie vari episodi in cui l’analisi di una situazione complessa è anticipata in un batter d’occhio dalla mente umana. Uno degli episodi riguarda appunto l’esito di un’esercitazione di guerra dell’esercito americano durante la quale due schieramenti si confrontano: i rossi e i blu. Siamo ritornati per caso alla logica della Guerra Fredda? Non proprio. Manca l’elemento ideologico. Oggi, tuttavia, la Russia è percepita più che mai come una minaccia. Lo scorso settembre nel Galles, durante il vertice dei capi di governo dei paesi membri dell’Alleanza Atlantica, vi è stata una dura condanna dell’intervento militare russo in Ucraina. Il comunicato congiunto dice: “Le azioni aggressive della Russia nei confronti dell’Ucraina hanno sfidato le fondamenta della nostra visione generale di un’Europa libera e pacifica. […] Tutti questi elementi possono avere conseguenze di lungo termine per la pace e la sicurezza nella regione Euro-Atlantica e per la stabilità mondiale. La nostra Alleanza rimane una fonte essenziale di stabilità in un mondo imprevedibile. Insieme come democrazie forti siamo impegnati nel rispetto del Trattato di Washington [N.d.R. il trattato di difesa collettiva alla base della NATO firmato il 4 aprile 1949] e dei principi della Carta delle Nazioni Unite. La più grande responsabilità dell’Alleanza è quella di proteggere e difendere i nostri territori e le nostre popolazioni contro ogni aggressione, così come stabilito nell’articolo 5 del Trattato di Washington”. L’articolo 5 del trattato fu invocato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e recita così: “Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell’America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’art.51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale […].” Un attacco contro uno dei membri è un attacco contro tutti. Nel 2001 il politologo Alessandro Colombo pubblicava il libro La lunga alleanza: la NATO tra consolidamento, supremazia e crisi (Franco Angeli). L’Alleanza atlantica è in realtà una storia di un successo. Con oltre mezzo secolo di esistenza essa è la più lunga alleanza militare della storia. Grazie ad essa si è riusciti in maniera decisiva a liberare dalla guerra le relazioni tra gli Stati dell’Europa occidentale. L’Alleanza è sempre stata aperta a nuovi membri. Ha continuato ad allargare il proprio spazio trasformando la sua caratteristica “atlantica”: dall’ingresso di Grecia e Turchia nel 1952 fino a quello di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nel 1999 e nel 2004 della Romania, Lettonia, Estonia, Lituania e Bulgaria. Oggi, l’Alleanza ha rinnovato la sua ragione di esistere. Dopo un periodo di crisi in seguito al crollo dell’Unione Sovietica, oggi la NATO, vista come alleanza militare integrata e di difesa, ha più senso che mai. L’obiettivo implicito all’epoca della firma del trattato di Washington era di contenere l’Unione Sovietica. Allora, si diceva: “Keep the Russians out, the Americans in and Germans down”. NATO significa North Atlantic Treaty Organization ed è appunto la struttura organizzativa dell’alleanza militare di ventotto paesi dal Nord America all’Europa. La Svizzera non ne fa parte. Secondo il trattato, il ruolo fondamentale dell’alleanza è di proteggere la libertà e la sicurezza dei paesi membri per via politica e militare. La NATO sta inoltre avendo un ruolo sempre più importante nella gestione di crisi localizzate in aree remote e nelle operazioni di peacekeeping. Per oltre due decenni l’Alleanza ha cercato di costruire una partnership con la Russia, anche attraverso il meccanismo del Consiglio NATO-Russia (NRC). La Russia non ha rispettato i suoi impegni di collaborazione militare con la NATO contenuti nella Dichiarazione di Roma del 2002 e ha violato il diritto internazionale annettendo la Crimea. In questo modo è venuta meno la fiducia al centro della cooperazione con la NATO. La Russia allo stesso tempo si è sentita minacciata e urtata in seguito all’allargamento a est dell’Alleanza e ai contatti tra la NATO e l’Ucraina. Al punto 22 della dichiarazione finale del summit del Galles si legge: “La NATO continua a credere che la partnership con la Russia, fondata sul rispetto del diritto internazionale, sarebbe di valore strategico. Gli alleati continuano ad aspirare a una relazione cooperativa e costruttiva con la Russia[…]. La NATO ha deciso di sospendere ogni cooperazione civile e militare con la Russia. I canali politici di comunicazione restano tuttavia aperti.” Pace e bene. [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 15 La Rivista Aperto a Lugano il nuovo ufficio operativo della CCIS Per la Svizzera, per il Ticino, per l’Italia Due momenti beni distinti hanno caratterizzato lo scorso 25 settembre a Lugano l’apertura di un ufficio operativo della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. Al mattino, presso la Sala Carlo Cattaneo gentilmente messa a disposizione dal Console generale d’Italia Marcello Fondi, i vertici della CCIS hanno incontrato esponenti delle Camere di Commercio, delle Aziende Speciali, delle associazioni d’imprenditori operanti sui territori italiani di confine e limitrofi al Ticino. Un incontro che avuto lo scopo di illustrare quali sono gli obiettivi e le strategie che presiedono detta apertura e quali i servizi che la Camera può offrire. Al contempo, l’incontro ha permesso di raccogliere dalla voce degli intervenuti quali siano le preoccupazioni, quali le priorità che affollano le attese degli operatori attivi fra i due Paesi. All’incontro è intervenuta anche la Consigliera di Stato Laura Sadis, capo del Dipartimento Finanze ed Economia del Canton Ticino. La Consigliera di Stato ha sottolineato come Svizzera e Italia siano strettamente legate in ambito culturale, economico e sociale, ricordando come, oltre ad avere una lingua in comune, in Svizzera vivono circa 500’000 cittadini italiani, che formano la comunità straniera più numerosa nel Paese. L’Italia rimane il terzo partner commerciale della Svizzera in ordine di importanza dopo la Germania e gli Stati Uniti. Non dobbiamo nasconderci però, ha continuato la signora Sadis, che negli ultimi anni il dialogo e la collaborazione tra i rispettivi Paesi sono stati segnati non di rado da tensioni, a tratti anche intense, come dimostrano i numerosi dossier tra Svizzera e Italia aperti ormai da tempo e tuttora inconclusi. In ambito economico e commerciale, la questione più spinosa resta sicuramente la permanenza della Svizzera nelle liste nere italiane, fattore che tende a creare ostacoli e a discriminare le aziende svizzere che desiderano operare in Italia, rendendo al contempo più difficili i reciproci rapporti tra le parti. In questo contesto, la Consigliera di Sati si è detta convinta che l’apertura di una nuova antenna della Camera di commercio italiana per la Svizzera a Lugano è da salutare positivamente in un’ottica di migliore conoscenza diretta reciproca, premessa, questa per una maggiore comprensione e distensione dei rapporti tra i due Paesi. D’obbligo un accenno al fenomeno dei frontalieri, che hanno superato la soglia delle 62’000 unità, rappresentando ora un quarto della forza lavoro attiva nel cantone: un’evoluzione che incide notevolmente sul locale mercato del lavoro e che porta con sé fenomeni negativi quali il ricorso speculativo a manodopera frontaliera e il dumping salariale che in alcuni settori economici ha raggiunto livelli allarmanti. Per quanto riguarda le nuove aziende provenienti dall’Italia, se da un lato la cosa rallegra, perché dimostra come l’economia ticinese sappia essere attrattiva, dall’altro, porta con sé una serie di problemi legati al basso valore aggiunto di certi nuovi insediamenti e alla diffusione di abusi soprattutto per quanto concerne le regole lavorative e salariali in vigore nel Paese. Seppur in una fase difficile, secondo la Consigliera di Stato,è necessario perseverare nella ricerca di soluzioni serie e condivise, che portino benefici reciproci sia sul versante svizzero che italiano, ripristinando quel clima di collaborazione che ha da sempre contraddistinto i rapporti tra i due Paesi. In tal senso, concludendo, ha espresso l’augurio che l’apertura dell’antenna ticinese possa favorire questo processo ad ampio respiro, non limitandosi al Ticino, ma aprendo lo sguardo anche oltre Gottardo. Se dichiaratamente operativo è stato l’incontro del mattino, di natura marcatamente politico istituzionale è stato quello del pomeriggio, che si è svolto presso Il Palazzo dei Congressi. Introdotti dal presidente della CCIS Vincenzo Di Pierri sul podio dei relatori si sono succeduti autorevoli esponenti delle istituzioni sia italiane sia svizzere. Nel suo intervento saluto del Sindaco di Lu- Madre Helvetia ha fatto gli onori di casa al palacongressi (© Franco Taranto MADRE HELVETIA www.cnms.ch) gano Marco Borradori, che ha sottolineato come nelle relazioni che caratterizzano i nostri due Paesi vada fatta una distinzione fra quella che è percezione soggettiva di determinati fenomeni e quella che invece è la loro oggettività. Considerazioni condivise dall’Ambasciatore d’Italia in Svizzera Cosimo Risi, che ha confidato di aver condiviso fin da subito la decisione di aprire un ufficio della CCIS a Lugano, per molteplici Anche il Viceministro Morando è stato accolto a Lugano da Madre Helvetia (originale © Franco Taranto MADRE HELVETIA www.cnms.ch) ottobre 2014 La Rivista - 17 La Rivista Numeroso e attento il pubblico intervenuto al Palacongressi all’incontro del Pomeriggio ragioni, fra le quali, non ultima, il fatto che rappresenti la terza piazza finanziaria della Confederazione. Alle parole dell’Ambasciatore hanno fatto eco quelle del Console generale di Svizzera a Milano Massimo Baggi, che ha portato anche il saluto e gli auguri dell’ambasciatore di Svizzera in Italia Giancarlo Kessler. Ricordando, tra l’altro, il volume degli investimenti svizzeri in Italiache nel 2012 hanno superato i 25 miliardi di franchi corrispondenti a oltre 77’000 posti di lavoro, a fronte dei 4 miliardi di franchi investi dalle imprese italiane in Svizzera, che corrispondono a circa 13’000 posti di lavoro, il Console Baggi ha espresso l’auspicio che l’apertura dell’ufficio camerale costituisca una reale opportunità di fruttuosa collaborazione fra i due Paesi. Dal canto suo, Alberto Mina, Direttore Relazioni Esterne e IstituzionaliPadiglione Italia – Expo Milano 2015, ha illustrato lo stato di avanzamento dei lavori di Expo (senza a quanto pare aver condizionato le decisioni dei cittadini ticinesi - ndr), con particolare riferimento al Padiglione Italia. L’onorevole Gianni Farina, che era presente con l’onorevole Alessio Tacconi, intervenendo nel suo ruolo di presidente del gruppo di amicizia interparlamentare Italia-Svizzera, ha saluto con convinzione l’apertura degli uffici che testimoniano una volontà di operare per favorire la distensione delle relazioni fra i nostri due Paesi a tutto reciproco vantaggio. Verio Pini che ha portato il saluto della Deputazione ticinese alle Camere federali e del suo Presidente, il Consigliere nazionale Fabio Regazzi, ha precisato che l’assenza dei parlamentari ticinesi non va in alcuno modo interpretata come una scortesia, ma semplicemente addebitata ad una causa di forza maggiore:“gli ultimi giorni della terza settimana di sessione parlamentare sono sempre molto intensi, e lo è in particolare il venerdì mattina, di buon ora, quando si svolgono i cosiddetti ‘voti finali’, ossia la serie di votazioni che formalizzano l’accettazione delle leggi o modifiche di legge discusse e finalizzate durante la sessione”. Piniha ribadito che “la Deputazione segue con 18 - La Rivista ottobre 2014 grande attenzione tutti i temi che occupano e preoccupano i nostri due Paesi. Cerca di assumere al meglio il ruolo e la rappresentanza di un Cantone di frontiera e a volte di “spiegare” a Berna o a Roma le peculiarità di questa posizione, a ridosso della Lombardia, quando la dimensione statuale che unisce le due capitali sembra disattenta o tende a prevalere”. Concludendo il suo intervento, Pini ha augurato pieno successo alla nuova sfera d’attività della Camera di commercio, nella convinzione che contribuirà a rafforzare i legami fra i due Paesi e l’italianità in Svizzera, contribuendo a progredire insieme tanto sul versante economico che sul versante culturale. Delle questioni fiscali si sono occupati gli ultimi due oratori: il Presidente del Consiglio di Stato del Canto Ticino Emanuele Bertoli e il Viceministro italiano dell’economia Enrico Morando. Il primo, senza molto tergiversare, ha elencato i problemi “perché fra vicini ci si parla”, convenendo che esista il binario delle percezioni: oggettiva e soggettiva, puntualizzando che a creare quella soggettiva concorrono molto elementi, non ultimo il modo in cui i media o certa politica racconta ed enfatizza la realtà. Chetale rimane e, nel nostro caso, che riguarda il fenomeno dei frontalieri, del dumping salariale, delle delocalizzazioni, dei ristorni, delle liste nere. Si è detto consapevole, l’onorevole Bertoli, che le soluzioni non possono scontentare solamente una parte,chiarendo, che alla prima domanda che gli è stata fatta dai giornalisti al suo arrivo al Palacongressi:“Lei considerava un problema l’apertura Lugano dell’ufficio della Camera?”, ha risposto che a suo avviso non lo è, ovviamente se l’intento è quello di agire correttamente, con lealtà nel rispetto delle regole vigenti nel Paese. Chiudendo la carrellata degli autorevoli interventi, Enrico Morando - dopo aver ribadito che l’export, e quindi il ruolo della Camera di Commercio,sia vitale per l’economia italiana, soprattutto in questa fase di crisi perdurante in cui i consumi interni sono calati del 10% negli ultimi 7 anni - è entrato nel cuore del problema che “probabilmente vista più a cuore”. Manifestando una buona dose di ottimismo Morando ha detto che i punti fondamentali dei negoziati tra Italia e Svizzera sono tre: l’emersione di capitali italiani in Svizzera non dichiarati, quello dei lavoratori italiani frontalieri e quello dell’uscita della Svizzera dalle liste nere italiane. Il primo è collegato all’approvazione della legge italiana sull’autodenuncia (che gli italiani chiamano voluntarydisclosure). Le norme sull’autodenuncia di capitali non dichiarati depositati in Svizzera (ma anche in altri Paesi) sono il passo preliminare all’accordo italo-elvetico su questo capitolo. Malgrado si abbia l’impressione che sulla questione il Parlamento italiano sia ben lontano dal trovare un’intesa, il viceministro si è detto convinto che “le posizioni sono diverse, ma non così distanti” e che si troverà il compromesso. Trovato questo, i negoziati con Berna subiranno una notevole accelerazione. D’altronde, il contesto internazionale, ha detto il viceministro, induce all’accordo: “la Svizzera ha aderito ai criteri fissati dal G20 e dall’OCSE, si va quindi verso lo scambio automatico di informazioni e non vedo su questo terreno grandi ostacoli”. Secondo Morando, approvate le norme sull’autodenuncia e siglato l’accordo sull’emersione di capitali non dichiarati, l’uscita della Svizzera dalle liste nere italiane sarà in pratica “automatica”. Riferendosi alla questione dei frontalieri, il viceministro ha detto che si è partiti da posizioni molto distanti, ma ora si converge sul principio di suddividere tra i due Paesi il diritto di tassazione. Ora “si devono definire le quote che spetteranno ai rispettivi Paesi: da una parte si dice 80/20 dall’altra 60/40. Io sono fiducioso che un’intesa si possa trovare”. In ogni caso, ha concluso Morando, una volta sottoscritto l’accordo sul pacchetto fiscale, il governo italiano non potrà opporsi al libero stabilimento in Italia di banche e società svizzere attive nel settore finanziario. Un valore sicuro sopra le nuvole! www.helvetic.com • +41 (0)44 270 85 00 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 La Rivista Intervista con Vincenzo Di Pierri, presidente CCIS Pronti ad offrire la nostra collaborazione di Giangi Cretti È questo lo spirito con il quale la Camera di Commercio Italian per la Svizzera ha deciso di aprire un suo ufficio operativo anche nel Canton Ticino dopo oltre un secolo di presenza nella Confederazione. Al presidente della CCIS abbiamo chiesto di illustra più nel dettaglio le ragioni che hanno indotto a questa decisione. Una decisione che giunge in un momento particolare. Non è un caso, infatti, che la decisione di aprire il nostro ufficio di Lugano non sia stata presa a cuor leggero. Il clima di forte tensione che si è andato generando tra Italia e Ticino negli ultimi anni e una valutazione dei costi che questa operazione avrebbe comportato, in un momento in cui le difficoltà congiunturali non ci aiutano certo ad accumulare risorse, ci hanno trattenuto per qualche anno. Dopo ponderata riflessione, alla fine ha prevalso la determinazione a raccogliere questa nuova sfida, avviando questa operazione, che sappiamo non essere da tutti condivisa. Vincenzo Di Pierri accolto a Lugano a Madre Helvetia (© Franco Taranto MADRE HELVETIA www.cnms.ch) economiche tra Italia e Svizzera in generale e Ticino in particolare. Un obiettivo che suona strategico. Così è in effetti. E al contempo è un proposito conciliante con il quale ci presentiamo agli amici svizzeri, mettendo a disposizione il nostro bagaglio di esperienza, maturato in oltre un secolo di attività in questo Paese, che si assomma alla nostra approfondita conoscenza del sistema economico e burocratico italiano, con l’intento dichiarato di contribuire ad individuare le soluzioni a tutti quei problemi che sono causa delle tensioni che purtroppo pesano oggi sui rapporti tra Italia e Svizzera. Tensioni che si percepiscono più acute nelle zone di confine. Cosa vi proponete? Nulla di stravolgente, perché siamo convinti che limitandoci a far bene il nostro lavoro quotidiano possiamo contribuire a stemperare una situazione che è fonte di disagio per tutti. In che modo? Ponendoci come fonte di informazioni rigorosamente corrette ed imparziali, per le aziende italiane che intendano operare in Ticino; favorendo investimenti espansivi e ad alto valore e non delocalizzazione; ostacolando qualsiasi forme di concorrenza sleale; implementando uno spostamento dell’attenzione commerciale delle aziende italiane verso la Svizzera interna. Naturalmente, intendiamo coordinarci con quanti già operano egregiamente in questo settore, individuando concrete opportunità di business per aziende svizzere sul mercato italiano, sperando quindi di riattivare un virtuoso processo di investimenti svizzeri in Italia. Quali sono le ragioni che hanno rafforzato la determinazione ad affrontare quella che lei definisce una nuova sfida? Dopo aver valutato i vari scenari, siamo giunti alla conclusione che questa iniziativa fosse ormai inevitabile per adempiere a pieno al nostro compito di efficace sostegno allo sviluppo delle esportazioni italiane e contemporaneamente al consolidamento e al miglioramento delle relazioni tra i nostri due Paesi, precondizione necessaria ad una salutare crescita delle relazioni Il presidente della CCIS con il capo del Dipartimento Economia Finanze del Canton Ticino Laura Sadis, durante gli incontri del mattino con le associazioni di categoria ottobre 2014 La Rivista - 21 La Rivista Rilassati dopo l’incontro del mattino In buona sostanza offrite la vostra collaborazione? Esatto. Una collaborazione ad alto livello, che non possa essere penalizzata dal fenomeno dei padroncini, del dumping salariale e della delocalizzazione selvaggia, ma che superi queste distorsioni del mercato. Riteniamo che tutto questo sia possibile, oltre che necessario, e noi crediamo fermamente di poter contribuire attraverso la nostra capacità progettuale. A questo si aggiunge la nostra disponibilità, o per meglio dire, la nostra volontà di collaborare, appunto, e non di competere con quanti, enti ed istituzioni locali sono attive in questo ambito, consapevoli che così facendo sapremo vincere le diffidenze che ancora percepiamo nei confronti dell’operazione che abbiamo deciso di intraprendere. Dovrebbe essere scontato, ma ci tengo a precisarlo: non apriamo il nostro ufficio in Ticino per moltiplicare i problemi, ma per aiutare a risolverli. I buoni rapporti tra Italia e Svizzera sono per noi condizione indispensabile perun buon funzionamento delle relazioni commerciali che per le aziende italiane, oggi più che in altri momenti, sono imprescindibili. Che cos vi spinge? La convinzione che l’Italia, nonostante le sue difficoltà sia ancora un grande paese, ricco di opportunità e molto competitivo in molti settori, sicuri che un più salutare rapporto tra i due territori sia non solo auspicabile, ma sicuramente possibile, oltre che molto vantaggioso anche per gli interessi economici svizzeri. Cos’ha oggi l’Italia da offrire? A parte tutto ciò che figura alla voce 22 - La Rivista ottobre 2014 Made in Italy, l’Italia esporta in Svizzera e nel mondo media ed alta tecnologia nei settori delle macchine industriali, degli strumenti di precisione e dispone di un esercito di start-up tecnologicamente innovative che sono pronte ad avviare collaborazioni con la Svizzera e con i suoi parchi scientifici e tecnologici. Cos’ha la vostra Camera da offrire? Meccanica industriale, innovazione tecnologica, edilizia, innovazione dei materiali, tessile ed agroalimentare sono i settori nei quali siamo quotidianamente impegnati: esser capaci di garantire una serie di servizi alle imprese tarati sulle esigenze delle piccole e medie imprese di cui entrambi i paesi sono ricchi può contribuire ad alzare la qualità dei rapporti economici attualmente in corso. Ripeto cose note, ma credo sia opportuno farlo: la Svizzera è per l‘Italia il quarto mercato di esportazione al Mondo e guardiamo con attenzione alla leggera frenata che quest’anno hanno avuto i flussi di esportazione italiani, perché l’export è ormai da anni l’unica leva di sviluppo dell’economia italiana, da troppo tempo bloccata da una profonda e prolungata crisi. Cosa serve per ridare slancio alle relazioni fra Italia e Svizzera? Precisiamo che i rapporti fra i due Paesi sono e restano molto buoni anche in questa fase. Noi siamo però coscienti che il recupero della serenità nei rapporti bilaterali sia condizione necessaria per una ripresa dei flussi di esportazione che la Camera intende favorire; da questa consapevolezza quindi deriva il nostro atteggiamento collaborativo e non da un generico atteggiamento benevolo che siamo convinti sarebbe poco efficace. Del resto, la storia ci insegna che solidi e pacifici rapporti tra paesi si basano sempre sul reciproco interesse economico; l’Unione Europea si è fondata per decenni su questo principio e siamo certi che anche un fruttuoso rapporto tra Italia e Svizzera non possa prescindere da questo principio. Una consapevolezza che ha radici remote. Verissimo. Andando ancora indietro nei secoli questo territorio ha avuto anche per gli antichi romani un’importanza strategica. La storia ci racconta che l’Elvezia costituiva per Roma un territorio pacifico che faceva da cuscinetto alle incursioni degli irrequieti Germani che insidiavano i confini dell’Impero. Ora come allora noi italiani, impegnati quotidianamente nel lavoro di sostegno alle imprese sui mercati esteri, guardiamo con attenzione alla Svizzera non come territorio cuscinetto, ma come piattaforma di rilancio internazionale della nostra industria; la Svizzera, infatti, dispone di una grande competitività di sistema, offre un ambiente favorevole all’apertura di filiali commerciali e per la ricerca e sviluppo, è un importante paese di trading e logisticamente molto avanzato, tutti elementi che l’industria esportatrice italiana, la seconda in Europa e la settima nel mondo, può sfruttare a suo favore per trovare una soluzione all’attuale crisi economica. Insomma, siete animati da buone intenzioni. Ottime direi, pronti a dimostrarle sul campo. È con questi auspici dunque che, aprendo questa nuova sede, ci rivolgiamo alle istituzioni ed alla comunità di business del Ticino, confidando vivamente di incontrare lo stesso atteggiamento collaborativo che anima la nostra azione quotidiana. Banchieri svizzeri dal 1873 Una consulenza patrimoniale eccellente si adatta alla vostra vita: ecco perché noi di BSI teniamo conto di ogni suo singolo aspetto. La migliore consulenza deve considerare essenzialmente una cosa: tutto. www.bsibank.ch Siamo lieti di darvi il benvenuto a Lugano, Chiasso, Bellinzona e Locarno o presso una delle altre nostre filiali. Ginevra | Losanna | Crans-Montana | Zurigo | Milano | Monaco | Parigi | Lussemburgo | Nassau | Panama | Singapore | Hong Kong Non finire mai di crescere ... Sarebbe bello! In un mondo perfetto, un’azienda non smette mai di crescere. Ecco perché siamo sempre al vostro fianco: nell’aprire nuovi mercati, soddisfare le esigenze della clientela, potenziare la vostra competitività e realizzare strutture durature. www.ey.com/ch/betterworkingworld «EY» indica Ernst & Young SA, Basilea, compagnia membro di Ernst & Young Global Limited, Londra, una società a responsabilità limitata di diritto inglese. ED 0915. La Rivista Cultura d’impresa di Enrico Perversi La delega Cos’è la delega? In quale modo si realizza? Quali sono i prerequisiti necessari? “Non ho tempo di pensare al futuro, l’operatività quotidiana mi schiaccia, i miei collaboratori non mi seguono”. Questi sono i temi che spesso i manager propongono ad un coach, la soluzione è semplice: delegare, tuttavia spesso anche professionisti esperti incontrano difficoltà rilevanti. La costruzione di una squadra efficace passa attraverso l’analisi dei propri collaboratori cercando di adattare lo stile di leadership al livello di maturità di ognuno con lo scopo di ottenere risultati e favorire lo sviluppo professionale di tutti. Il rapporto con un collaboratore è un processo evolutivo ed una delle responsabilità chiave di un manager è proprio lo sviluppo e la crescita delle persone che dovrà realizzare attraverso il giusto mix di comportamenti di sostegno e direttivi. Mi succede spesso di chiedere ai manager con cui discuto questo tema di definirmi la delega ricevendo risposte che vanno dall’attribuzione di compiti con un metodo definito con cui svolgerli fino all’assegnazione di obiettivi di lungo periodo. Qualche responsabile valuta i suoi collaboratori con il criterio “nuota o annega”, altri li perdono perché non riescono a lasciare loro un minimo di autonomia demotivandoli. Come operare quindi? Può essere utile fare riferimento ad una distinzione utilizzata da Stephen Covey che definisce due tipi di delega: la delega operativa che è sostanzialmente una supervisione di operazioni e metodi da parte di una persona su un’altra persona, e la delega di responsabilità che invece lascia libertà di scelta del metodo e assegna unicamente la responsabilità dei risultati. La scelta su quale utilizzare deve essere fatta in funzione dei collaboratori. Nel caso di una persona inesperta o non dotata delle competenze necessarie sarà inevitabile assegnare dei compiti e spiegare come svolgerli eventualmente addestrandola, il controllo sarà orientato non solo al risultato, ma anche al processo per raggiungerli, il compito assegnato spesso contribuisce ad un risultato più generale. Si tratta di un notevole investimento di energie e tempo che si giustifica con la prospettiva della crescita professionale del collaboratore che viene accompagnato verso l’autonomia, si pensi ad un neolaureato o ad una persona che entra in un contesto nuovo. La delega di responsabilità invece viene utilizzata con collaboratori esperti ed autonomi, con un grado di motivazione e maturità elevato, attenzione però, ci sono alcuni passaggi che non possono essere elusi. Il primo consiste nella spiegazione esaustiva dei risultati desiderati, non ci devono essere dubbi o equivoci sulle aspettative anche perché si tratta di obiettivi con un orizzonte temporale non immediato. Il secondo requisito è quello di fornire chiare linee guida con cui operare, si tratta di definire gli ambiti e le modalità generali di comportamento quali , per esempio, il rispetto di norme o prassi consolidate in azienda. Un esempio limite di quello che intendo è il rispetto della legge: anche se apparentemente scontato è stato la causa di grandi scandali quando manager hanno compiuto atti illegali per raggiungere gli obiettivi e relativi premi. Il terzo aspetto da comunicare chiaramente è relativo alle risorse disponibili perché queste determinano spesso la fattibilità ed il livello di sfida da affrontare. L’ammontare di un budget o il numero di persone assegnate definisce in termini sostanziali la difficoltà del risultato atteso e nessuna ambiguità deve fornire alibi per un eventuale mancato raggiungimento. I criteri di valutazione del risultato sono il quarto punto ineludibile, vorrei dire che devono essere addirittura inclusi nella definizione stessa dell’obiettivo. La necessità di utilizzare misurazioni quantitative è nata da questo, spesso è necessario bilanciare esigenze contrapposte quali il tempo utilizzato ed l’accuratezza, è quindi bene definire il tutto in anticipo. Infine, ma non meno importante degli altri punti, devono essere definite le conseguenze della valutazione: premi e punizioni sono parte integrante dell’obiettivo e della responsabilità che viene assegnata. Tutto semplice e facile quindi, quasi scontato. Non proprio, spesso si sente parlare di manager accentratori imputati di non utilizzare al meglio i talenti a loro disposizione, oppure di manager lontani accusati di non conoscere la realtà. La delega è un tema complesso perché richiede di trovare un equilibrio sottile, il manager si trova a dover lavorare su di sé prima ancora di occuparsi dei collaboratori, deve identificare delle condizioni preliminari che lui stesso deve creare per poter poi operare con successo. Questa nuova visione sui due lati della relazione, che implica un cambiamento ed uno sviluppo non solo da parte dei collaboratori ma anche da parte del capo, apre decisamente nuove prospettive. Mi piace citare il caso di un cliente che dopo un percorso di coaching orientato proprio alla creazione della sua squadra, definì, con una sintesi ricca ed efficace, la delega come “libertà e fiducia”. [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 25 La Rivista L’Ad di Bulgari Ospite della CCIS a Ginevra Accedere il desiderio che induce a cedere alla tentazione Lo scorso 18 settembre, Jean-Christophe Babin amministratore delegato del gruppo Bulgari, è stato ospite della CCIS all’Hotel Richmond di Ginevra, dove, in una sala gremita ha coinvolto il pubblico in un excursus sul Made in Italy e sul ruolo che in quest’ambito riveste il gruppo Bulgari in modo particolare nel segmento del lusso. Quella del Made in Italy, espressione che oggi evoca in tutto il mondo l’idea dei prodotti italiani, è una storia millenaria. Artefici della sua affermazione sono, infatti, gli antichi romani. Ne è convinto Jean-Christophe Babin, che, a sostegno della sua convinzione, mostra una ricostruzione grafica che riproduce Roma e Lutetia (l’antica Parigi) come si suppone fossero più 2000 anni fa. Un confronto impari fra un centro urbano e culturale monumentale, con gli antichi monili che testimoniano gusto ed eleganza, e un villaggio di palafitte. Una metafora efficace, che mette tutto il peso della storia – cresciuto con il passar dei secoli grazie all’indiscussa predominanza culturale - sulla fama che questa espressione ha acquisito nel tempo, diventando un vero e proprio marchio che garantisce la qualità distintiva delle eccellenze artigianali e industriali italiane. Non vi è dubbio che al di là, o forse proprio anche per merito, delle contraffazioni, il Made in Italy rappresenta un esempio positivo di genialità e spirito imprenditoriale, tipico di un`Italia in pieno sviluppo economico e sociale. Dalle calzature al pret à porter, dalle biciclette alle automobili, senza 26 - La Rivista ottobre 2014 dimenticare le eccellenze enogastronomiche, i prodotti italiani che si fregiano di questo titolo sono particolarmente ricercati sui mercati mondiali per la qualità e l’affidabilità, per la fantasia e l’originalità del design, per la loro durata e sicurezza, per il gusto e il sapore inconfondibili. In virtuoso connubio con l’arte e la cultura il motivo di una visita in Italia è spesso proprio questo: scoprire da vicino i luoghi del Made in Italy, osservare come vengono realizzati i suoi prodotti, collegarsi alla tradizione e alla cultura che li ha generati. È assai difficile tornare a casa senza portarne con sé almeno un ricordo. Lo scorso 18 settembre la sala dell’hotel Richmond era gremita ha dato prestigio ad un marchio, che, nel mondo è simbolo d’italianità. Creatività inconfondibile Eleganza che, nella gioielleria, nasce dalla combinazione di materiali preziosi e innovativi con modelli esclusivi, con uno stile glamour e originale, in cui classico e moderno si fondono in perfetta armonia. Una creatività inconfondibile, che trascende le mode e il tempo, con richiami espliciti all’antichità classica: fin dal nome che si fa marchio riproducendo la U dei latini che graficamente diventa V (BVLGARI), per esprimersi poi nelle forme ad anfiteatro che ritroviamo in certi anelli, o nell’architettura della Basilica Uno slogan che si fa missione Artigianalità, buon gusto, attenzione ai dettagli, qualità, creatività, manifattura, passione, stile, unicità: è il made in Italy che cattura gli scenari del multiforme panorama della moda, nazionale e internazionale, con il rischio, qualche volta, di essere così tanto amato da essere temerariamente imitato e copiato, ma con risultati sempre inferiori. A mantenere alta la bandiera del made in Italy sono i più prestigiosi marchi della storia del lusso, segnando il trionfo dello stile italiano nel mondo. La passione, l’amore per la propria terra e il forte attaccamento ai valori rappresentano il loro elemento distintivo, uno dei maggiori punti di forza nel panorama mondiale. Dietro il marchio c’è sempre una storia, la passione, il valore dell’artigianalità, il talento e la professionalità, insomma: c’è tutto quello che, appunto, si è soliti chiamare made in italy. Veicolato talvolta come uno slogan, per Bulgari come una missione. Che trova conferma nella produzione che L’amministratore delegato del gruppo Bulgari, Jean-Christophe Babin durante il suo intervento La Rivista J. C. Babin, in prima fila, con Christian Grütter, CEO Banque Cramer. Alle loro spalle Andrea G. Lotti, e Massimo Esposito Vice-Président, Banque Cramer & CIE SA di Massenzio resa riconoscibile negli orologi, dove la straordinaria innovazione e l’impatto emotivo del design italiano si fondono con la tradizionale maestria svizzera. Questi capolavori offrono livelli di precisione assoluti e soddisfano i più rigorosi standard qualitativi dell’orologeria svizzera. Estendendo la propria visione di straordinaria bellezza agli oggetti di uso quotidiano, Bulgari applica gli stessi rigorosi standard di design e produzione alle collezioni di accessori sia da uomo che da donna: cravatte sette pieghe realizzate a mano, foulard in seta, stole in cashmere, eleganti gemelli, penne esclusive e occhiali preziosi. Con un chiaro impegno, restare sempre riconoscibili, perché se il settore del lusso non vende sogni e piacere, ma accende il desiderio che, unico, induce a cedere alla tentazione, è importante che sia inconfondibile l’elemento distintivo. Fedele allo stesso principio, nel 2001 Bulgari annuncia la nascita di Bulgari Hotels & Resorts: una joint venture con Marriott International. Il primo Hotel Bulgari viene inaugurato nel 2004 a Milano, come ultimo tributo da parte di Bulgari al mondo del lusso. Dopo Milano sono seguiti quelli di Bali e Londra, mentre già previsto sono quelli di Shanghai (2016) e Dubai (2018). Agli hotel si sono già affiancati i due ristornati di Tokyo e Osaka. Lusso contemporaneo nell’ospitalità. Siti unici, design contemporaneo e un servizio impeccabile sono gli elementi chiave che caratterizzano la collezione di hotel di Bulgari Hotels & Resorts. Ogni dettaglio è un tributo al lusso assoluto: l’architettura che armonizza cultura e natura, la ricerca di materiali pregiati, le ricercatezze culinarie, gli esclusivi trattamenti benessere e i servizi personalizzati. Con la stessa competenza e propensione all’eccellenza che lo caratterizzano in gioielleria, diversificando la propria attività, Bulgari Parfums si è dedicato a creare profumi. La storia di Bulgari Parfums è quella di un’idea: unire designer, artigiani e creativi di talento con i più prestigiosi profumieri. Ogni fragranza Bulgari esprime lusso puro e cattura l’essenza profonda dell’eleganza e della raffinatezza del marchio. Splendidi oggetti di design, le bottiglie sono l’incarnazione finale dello spirito raffinato ed essenziale che caratterizza le creazioni Bulgari. La gente non può vivere senza bellezza Particolare importanza, come ovvio viene data al modo in cui l’eccellenza del marchio viene comunicata, nella piena consapevolezza che, eccezion fatta per i profumi, in ballo ci sono parecchi soldi: per chi produce, ma anche per chi acquista. Per tale ragione particolare cura viene data agli eventi, che si succedono con frequenza perché costante deve essere la presenza nella quotidianità: sparire per un periodo di tempo anche breve potrebbe pregiudicare la capacità di attrazione che il marchio vuole mantenere inalterato e semmai potenziare. In tal senso fondamentale anche la scelta delle testimonial. “La gente non può vivere senza bellezza”. Sono le parole di Paolo Bulgari, presidente del gruppo. Lusso e bellezza, due facce della stessa medaglia. In questo caso dello stesso diamante. E da sempre Bulgari ha legato le sue creazioni ai personaggi dello star system internazionale, anche se con grande garbo e riservatezza. Tra i vip del passato, impossibile non ricordare Liz Taylor. La famosissima attrice americana, a cavallo degli anni ’60 e ’70, era un’affezionata cliente della Maison, e durante il soggiorno romano per le riprese del film Cleopatra si recava frequentemente con suo marito Richard Burton, nel negozio di via Condotti per acquistare le magnifiche creazioni Bulgari. E sono in realtà delle vere e proprie relazioni di amicizia, quelle che nascono con alcune star, che da sempre apprezzano lo stile e la qualità di Bulgari. In alcuni casi, pezzi di alta gioielleria creati apposta per grandi celebrità, hanno ispirato la realizzazione di intere collezioni di grande successo. In tempi recenti, è da citare invece l’eccezionale collana indossata da Nicole Kidman agli Oscar 2002, la cui pietra più preziosa è un diamante giallo di 65 carati. Per arrivare al giorno d’oggi, Jean-Cristophe Babin, spiega così la scelta di Carla Bruni come testimoniale di Bulgari: dovevamo scegliere qualcuno in grado di esprimere al contempo fascino e capacità d’acquisto, impossibile, pertanto, affidarsi all’immagine di una giovane che dalla sua potesse vantare solo freschezza e bellezza. Optare per l’ex première dame, risponde, tra l’altro, (ma questo Babin non l’ha detto) anche all’esigenza di coniugare il presente di una maison che, se in termini di design, buon gusto, eleganza, creatività, innovazione da 130 anni è espressione di italianità, per quanto riguarda la proprietà dal 2012 è saldamente nelle mani francesi di LVMH. In ogni caso come dichiarato da Nicola Bulgari, dopo 130 anni la filosofia resta invariata: “non possiamo limitarci a glorificare i fasti del passato: sarebbe insensato. Per avere successo, è necessario combinare passato, presente e futuro. Questa è la vera sfida, che apre davanti a noi orizzonti infiniti”. ottobre 2014 La Rivista - 27 La Rivista Donne in carriera: Donatella Cinelli Colombini Con l’età l’uomo diventa un “barone” la donna semplicemente invecchia di Ingeborg Wedel Fin dal primo contatto,avvenuto a ridosso dell’ultima edizione di VINITALY, abbiamo percepito quanto sia sempre più importante la presenza femminile alla direzione di un’azienda. È un’impressione che si può avere anche percorrendo i dettagli importanti della sua attività, delle sue scelte, di innovazioni e di altro ancora come lei stessa,con un pizzico di cinico distacco, ci racconta. “Sono nata a Siena il 24 agosto del 1953, sono sposata con Carlo Gardini ed ho una figlia che si chiama Violante. Ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia a Montalcino, una fattoria storica nella produzione di Brunello. In un primo tempo, mentre mi laureavo in Storia dell’Arte medioevale, il mio contributo è stato saltuario, durante le vacanze e i finesettimana. Dal 1980 la mia collaborazione è diventata sempre più intensa con la responsabilità delle PR, delle produzioni di formaggi e salumi, del ristorante e dell’incoming in cantina. Nel 1993 ho fondato il Movimento del turismo del vino ed ho lanciato la giornata delle Cantine aperte, iniziative che hanno diffuso in Italia la moda dell’enoturismo, portando il business di questo settore da 200.000€ a 3,5 miliardi di € in soli 20 anni. Ho pubblicato il Manuale del turismo del vino e, nel 2007, il mio secondo libro Marketing del turismo del vino. Oggi insegno turismo del vino in corsi e master post laurea. Nel 1998 ho lasciato l’azienda di famiglia per crearne una mia composta dalla Fattoria del Colle a Trequanda, con cantina di Chianti, Orcia e centro agrituristico, e dal Casato Prime Donne a Montalcino 28 - La Rivista ottobre 2014 La Rivista dove produco Brunello con, caso unico in Italia, un organico di sole donne. L’estensione totale dei terreni dell’azienda è di 376 ha di cui 33 coltivati a vigneti. L’enologo che segue è Valerie Lavigne. La produzione annua dei vini varia da 120.000 a 150.000 bottiglie. La principale denominazione dell’azienda è il Brunello di Montalcino, che costituisce il 40% della produzione che comprende anche Chianti Superiore Docg, Rosso di Montalcino Doc e Orcia Doc. Si tratta di vini di alta qualità destinati a un pubblico di appassionati: il 12% viene venduto in cantina ai turisti, il 23% è commercializzato nel resto dell’Italia, ma unicamente attraverso ristoranti e negozi specializzati. L’Azienda dispone di una rete di Agenti in Italia e di importatori esteri, attraverso i quali i vini arrivano in oltre 30 Paesi nel mondo. Il mercato di Cinelli Colombini si riversa per il 50% della produzione sull’estero. I principali Paesi importatori sono il Canada, seguito da USA, Cina e Russia. Nel 2003 ho vinto l’Oscar di miglior produttore italiano e nel 2012 mi è stato assegnato il “Premio Internazionale Vinitaly”. Dal 2001 al 2011 sono stata Assessore al turismo del Comune di Siena, dove ho realizzato moltissime iniziative e ho ideato il “trekking urbano” una forma sostenibile e sportiva di turismo esperienziale. Attualmente, sono presidente del Consorzio del vino Orcia e vicepresidente dell’Associazione nazionale Donne del Vino”. Conosciuta per sommi capi il curriculum professionale di Donatella, adesso siamo curiosi di sapere come risponderà alle nostre consuete domande: Quanto tempo le è servito sentirsi apprezzata in un cotesto professionale storicamente declinato al maschile? Tanto. E anche un pizzico di fortuna, perché il più delle volte si parte da posizioni marginali e incarichi poco prestigiosi. Difficoltà ne ha incontrate? Tante e a volte insormontabili. Nel mondo del vino le donne sono circa il 30% del totale degli addetti, ma salendo nelle stanze dei bottoni scompaiono. I presidenti e direttori dei consorzi del vino sono quasi tutti uomini. La donna è esclusa da quella complicità che lega gli uomini fra loro, un rapporto che passa attraverso le partite di calcio, il racconto delle bravate …. È un ambito per soli uomini, dove nascono anche affari, alleanze, progetti … In questo mondo, secondo la sua esperienza quando cessa la diffidenza nei confronti della donna? Quando porta dei risultati che chiudono la bocca a tutti. Quali sono i principali ostacoli alla carriera professionale? Per la giovane donna i problemi sono le gravidanze e i figli piccoli da consiliare con gli impegni e i viaggi all’estero, gli incarichi lontano dal luogo di residenza, le riunioni fuori orario …. tutto quello che normalmente caratterizza la vita da manager. Poi c’è il problema dell’età: l’uomo diventa un “barone” la donna diventa vecchia. Comunque vada la donna è svantaggia? Diciamo che alla donna sono preclusi i lati positivi del successo professionale, perché tutto il suo tempo libero è assorbito dalla famiglia. Nessun vantaggio o privilegio? L’unico che vedo è di essere servita prima dei maschietti durante i pranzi seduti. Almeno sul fronte delle intuizioni essere donna qualche vantaggio lo porta… In genere la donna è più flessibile e adattabile per cui reagisce meglio a un periodo di grandi cambiamenti come quello che stiamo vivendo. Per questo le imprese dirette da donne sono mediamente più remunerative di quelle dei colleghi maschi. Va anche detto che le donne manager hanno, nella stragrande maggioranza dei casi, un livello di formazione e di capacità molto superiore agli uomini negli stessi ruoli. Sulle donne, infatti, la selezione è molto più dura. Quanto conta per la donna in carriera l’arte della seduzione? Tanto, c’è ancora una bella fetta di manager in gonnella che ricorrono ad spacchi per mostrare le gambe. C’è spazio per le soddisfazioni? Quando? Quando tua figlia riesce anche meglio di te come mi sta succedendo con Violante. Adesso lei dirige e molto bene, la commercializzazione dei vini delle mie cantine. Che atteggiamento assume la donna manager con le sue collaboratrici? In genere non le ama specialmente se sono belle e brave. Bisogna arrivare a un alto livello di sicurezza in sé stesse per perdere la paura verso le possibili “concorrenti” Lei a che cosa deve rinunciare per la carriera? Il poco tempo che rimane dal lavoro è dedicato ai figli e al marito. Gli amici sono quelli che si frequentano in ambito professionale. Per gli hobby, ad eccezione di un po’ di sport per non stare inchiodata alla scrivania tutto il giorno, bisogna aspettare la pensione. ottobre 2014 La Rivista - 29 La Rivista Burocratiche di Manuela Cipollone Il Mae cambia nome Nasce l’Agenzia italiana per la cooperazione Il decreto per ridare slancio al tessuto produttivo del paese Il Ministero degli esteri cambia nome, entra in vigore la riforma della Cooperazione internazionale e il decreto ribattezzato Sblocca Italia. Sono solo alcuni dei provvedimenti pubblicati nella Gazzetta Ufficiale, entrambi molto attesi. Di riforma della Cooperazione si parlava da venti anni. “Vascello corsaro” le parole usate dal Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli per definire il “nuovo corso” della cooperazione allo sviluppo italiana, ridisegnata dalla legge 125 del 2014. Trentaquattro gli articoli che la compongono: al Ministero degli Esteri, che cambia nome in “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale” (dunque l’acronimo da MAE diventa a MAECI), spetterà la funzione di regia politica, insieme al Parlamento. La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile Viene introdotta la figura di viceministro della cooperazione, quale riferimento politico nel Governo, e istituito il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS) con il compito di assicurare la definizione strategica, la programmazione ed il coordinamento di tutte le attività di cooperazione. La gestione e il controllo delle iniziative di cooperazione saranno competenza di una nuova struttura ad hoc, l’Agenzia italiana per la cooperazione, che godrà di autonomia organizzativa, regolamentare, amministrativa, patrimoniale, contabile e di bilancio. La riforma prevede anche la creazione di un “braccio finanziario” della cooperazione, affidato alla Cassa depositi e prestiti, con il compito di convogliare in Italia aiuti euro- 30 - La Rivista ottobre 2014 pei, migliorare l’accesso, il controllo e il coordinamento alle iniziative finanziarie delle banche e dei fondi internazionali multilaterali. Uno strumento fino a ieri completamente assente in Italia, di cui i principali Paesi partner sono, invece, da tempo dotati. All’articolo uno si ribadisce che “la cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile” “è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia. Essa si ispira ai principi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”. Per sbloccare l’Italia Atteso anche il cosiddetto “Sblocca Italia” cioè il decreto che contiene “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”. Norme, dunque, che dovrebbero ridare slancio al tessuto produttivo del paese. 45 gli articoli che lo compongono e che prevedono lo sblocco delle opere finanziarie e la semplificazione, a cominciare dall’alta velocità per la quale i lavori saranno anticipati al 2015 per alcune tratte. Per le autostrade saranno invece sbloccati 10 miliardi nei prossimi 12 mesi attraverso la revisione ed eventualmente la proroga di concessioni. Altri interventi riguarderanno la banda larga, il gasdotto Tap che va dall’Azerbaijan alla Puglia e l’edilizia. Vengono modificate anche le norme della Cassa depositi e prestiti che saranno più simili a quelle degli altri Paesi europei. Quanto all’ambiente, saranno sistemate le norme sul dissesto idrogeologico le terre e rocce da scavo, mentre per le aziende del settore agroalimentare si prevede la realizzazione di un segno distintivo unico per il made in Italy e un potenziamento degli strumenti dell’Italian sounding nel mondo. Di questo ultimo punto si occupa l’articolo 30 del decreto (Promozione straordinaria del Made in Italy e misure per l’attrazione degli investimenti) Lotta all’Italian sounding Si dispone, in particolare, che il Ministero dello Sviluppo Economico – d’intesa con la Farnesina e con il Ministero per le politiche agricole - rediga un Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy. Il Piano dovrà contenere “iniziative straordinarie di formazione e informazione sulle opportunità offerte dai mercati esteri alle imprese in particolare piccole e medie”; prevedere il “supporto” di queste imprese alle fiere italiane e internazionali, ma anche azioni che valorizzino le “produzioni di eccellenza” con conseguente “tutela all’estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti”. Il MiSE, poi, soprattutto in vista dell’Expo di Milano, dovrà realizzare “un segno distintivo unico per le produzioni agricole e agroalimentari al fine di favorirne la promozione all’estero e durante l’Esposizione Universale 2015”. Tra le azioni indicate anche la lotta all’Italian sounding. Ente attuatore di questo Piano sarà l’Agenzia Ice, in base ad una convezione da stipulare con il Ministero dello sviluppo economico. L’Agenzia – prosegue l’articolo 30 – “svolge l’attività di attrazione degli investimenti all’estero attraverso la propria rete estera che opera nell’ambito delle Rappresentanze Diplomatiche e consolari Italiane”. Tra gli accordi internazionali entrati in vigore quello con la Corea in materia di Vacanze-Lavoro; la Convenzione con la Repubblica del Congo per evitare le doppie imposizioni fiscali; l’Accordo di cooperazione con il Niger in materia di sicurezza, e l’Accordo sulla creazione del blocco funzionale dello spazio aereo BLUE MED tra Italia, Cipro, Grecia e Malta. Infine, è stato raggiunto il numero minimo di ratifiche necessario per l’entrata in vigore della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Al comma tre vengono elencati tutti gli aventi diritto che lavorano alla Farnesina. In determinate circostanze – definite dal decreto – il documento viene rilasciato anche al coniuge. Rimanendo in tema-Farnesina, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti interministeriali che chiudono tre ambasciate: quelle “reali” – nel senso che esistono – sono la sede di Santo Domingo e quella di Tegucigalpa, in Honduras, che chiuderanno il 31 dicembre. Esisteva solo sulla carta l’Ambasciata a Reykjavik, che “ha chiuso” il 31 luglio. Come previsto dal Piano di riorganizzazione della Farnesina, infine, la Rappresentanza Permanente presso l’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) a Parigi, è soppressa dal 30 settembre. Dalla stessa data, le sue funzioni vengono svolte dalla Rappresentanza permanente presso l’OCSE che cambia nome in “Rappresentanza permanente presso le Organizzazioni Internazionali – Parigi”. Rilascio dei passaporti diplomatici di servizio Pubblicate in Gazzetta anche le “Disposizioni per il rilascio dei passaporti diplomatici e di servizio”. Il decreto è emanato dal nuovo Maeci, che è l’unico competente al loro rilascio ai (tanti) aventi diritto: si va dalle più alte cariche dello Stato – dal Presidente della repubblica in giù, per la durata del loro mandato – ai membri del Governo, alcuni deputati (i presidenti delle commissioni affari esteri e commissioni interparlamentari) senza dimenticare il presidente del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti; governatore e direttore generale della Banca d’Italia; capi di stato maggiore, polizia e servizi (Aisi e Aise) fino al presidente dell’ICE. Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Un angolo di quiete nel centro storico • A due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro • Al RISTORANTE BELISARIO sfiziosa cucina italiana • Il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo • R. H. Wirth N.A. Labhart (gen. Mgr.) Via Campania 41 • oo187 Roma (Italy) ottobre Rivista - 31 Tel. oo39 o6 42 37 o1 • Fax oo39 o62014 48 71La 89o E-mail: [email protected] Internet: www.hotelvictoriaroma.com La Rivista Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio Eredi italiani di un conto corrente svizzero Breve excursus di casi e relative imposizioni fiscali Il territorio elvetico si caratterizza per essere composto di una congerie di popoli diversi. Le motivazioni sono essenzialmente economiche: il Paese, forte di una piazza e un mercato più sani di altri e assolutamente concorrenziali, ha rappresentato il luogo dove, recatasi per lavoro, molta gente, tra cui italiani, vi si sono trasferiti stabilmente con tutte le conseguenze giuridiche del caso. Tra queste, interessante è la fattispecie dell’eredità del conto corrente svizzero da parte di soggetti residenti in Italia. La questione si interseca con quella del segreto bancario in caso di conto corrente bancario numerato e non nominativo. Nel primo caso appare particolarmente complesso, in assenza di ulteriori informazioni, individuare l’istituto di credito di riferimento; saranno dunque gli eredi a dover investigare per recuperare le giacenze del defunto. In caso di conto nominativo, invece, la procedura è più facilmente descrivibile. Alla morte del titolare del conto la banca provvede al congelamento del rapporto (in caso di cessata attività da parte del titolare per 10 anni, si provvede alla sospensione del conto) sino a che i chiamati all’eredità non si facciano avanti per conoscere la situazione economica del defunto. Ai fini dell’indagine presso l’Istituto di Credito, necessaria a decidere se accettare o meno l’eredità, sarà necessario produrre un atto notorio che dimostri la linea di successione ed il certificato di morte. Una volta accettata l’eredità le ipotesi che si possono profilare sono: che il de cuius abbia un solo erede; che ne abbia più d’uno; che il conto sia semplice o che il conto sia cointestato. Accettata l’eredità in caso di conto corrente semplice con un unico erede, questi subentrerà al de cuius nella totalità dei rapporti giuridici. In caso di conto corrente cointestato al defunto e ad una o più persone, cadrà in successione solo la percentuale del denaro depositato nel conto di spettanza del de cuius. Nel caso di conto cointestato a firma congiunta occorrerà aspettare l’identificazione dell’erede perché l’altro cointestatario operi come con il defunto (se opera in autonomia l’erede potrà opporgli il diritto a rimborsi); nel caso di firma disgiunta si opera come se il conto sia ad unica firma. In tal caso l’erede agirà solo sulla parte di sua pertinenza. In caso di conto intestato ad un solo soggetto che vanti una pluralità di eredi, ciascuno può prelevare la quota di sua spettanza indipendentemente dal consenso o dalla contestuale presenza di altri, secondo i principi che regolano il rapporto debitore-creditore. In caso di conto cointestato con il coniuge a firma disgiunta, questi, in applicazione del principio di solidarietà attiva, potrà operare 32 - La Rivista ottobre 2014 separatamente sul residuo (art. 1854 c.c.) mentre gli eredi potranno chiedere la liquidazione parziale della propria quota. Nel caso il defunto avesse un conto con il coniuge (in regime di separazione) a firma congiunta, questi non potrebbe agire sul residuo, ma attendere l’identificazione degli eredi e delle quote di spettanza. In caso di conto cointestato all’interno di un regime di comunione legale, il coniuge avrà diritto al 50% del saldo del conto intestato solo all’altro, iure proprio e non iure successionis ai sensi dell’art. 177 c.c.. Se gli eredi del conto corrente svizzero sono in Italia, bisogna valutare l’aspetto fiscale, perché l’incremento patrimoniale comporta l’applicazione dell’imposta di successione. L’entità dell’imposta dipende dal rapporto di familiarità tra il defunto e i suoi successori, passando dal 4%, in caso di successione tra coniugi o parenti in linea retta, al 6% in caso di successione tra fratelli e sorelle oppure tra altri parenti fino al quarto grado, tra affini in linea retta, oppure tra affini in linea collaterale fino al terzo grado. In ogni altro caso, l’aliquota è attestata all’8%. Inoltre, nel caso di successione tra coniugi o parenti in linea retta, ogni successore beneficia della franchigia di un milione di euro: se il defunto lascia il coniuge e due figli, il valore imponibile dell’eredità è tassato se si supera la soglia di 3 milioni di euro (di un milione per ognuno degli eredi). Nella successione tra fratelli e sorelle, la franchigia è invece fissata in 100mila euro. Infine vi è una particolare agevolazione per l’erede portatore di un grave handicap: in questo caso, a prescindere dal rapporto di familiarità tra il defunto e l’erede, questi comunque beneficia di una franchigia di un milione e 500mila euro. Per quanto concerne il denaro liquido questo va considerato per il suo valore nominale e i titoli quotati vanno considerati per il loro valore di mercato, mentre se nel conto svizzero sono presenti titoli di Stato italiani essi sono esenti da imposta di successione mentre le quote di fondo comune di investimento mobiliare vanno considerate al loro valore corrente, percentualmente diminuito in misura pari al “peso” percentuale che, nel patrimonio del fondo, hanno i titoli di Stato. In Svizzera tutti i Cantoni, ad eccezione di quello di Svitto, prevedono imposte su successioni e donazioni, ma in quasi tutti i Cantoni sono esenti dal pagare le imposte i discendenti diretti e il coniuge. Dette tasse non sono riscosse a livello federale. Interessante è il caso in cui l’erede risieda o sia domiciliato oltre che in Svizzera, in Italia poiché sorgerebbe il problema della doppia tassazione. In tal caso occorre fare riferimento agli accordi fiscali tra la Svizzera e l’Italia per mitigare l’incidenza del carico fiscale. [email protected] [email protected] La Rivista Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Imposta preventiva e procedura di notifica Quando il Tribunale Federale Svizzero (TF) nel 2011 e nel 2012 (2C_756/2010; 2C_176/2012) decretò che il termine di 30 giorni entro il quale inoltrare la notifica di un dividendo transfrontaliero effettuato invocando il regime madre-figlia era di carattere imperativo e in caso di mancato rispetto del termine il beneficio dello sgravio dell’imposta alla fonte era perento e l’imposta preventiva, cioè quell’imposta del 35% dovuta su dividendi e su tutte le prestazioni valutabili in denaro elargite a favore di soci e persone a questi vicine, avrebbe dovuto essere versata (interesse di mora del 5% compreso) e sarebbe stata recuperata - se del caso - solo su richiesta formale successiva (ovviamente senza recupero dell’interesse di mora), diversi contribuenti che sino ad allora non avevano dato importanza al rispetto del termine dei 30 giorni gridarono allo scandalo, rimproverando al TF di far prova di eccessivo formalismo. Fatto sta che per le distribuzioni passate non era più possibile ovviare ad un eventuale violazione del termine. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Le decisioni del TF riguardavano infatti l’applicazione di due ordinanze di applicazione di Convenzioni sulla doppia imposizione, quindi casi di dividendi transfrontalieri. In seguito l’amministrazione federale delle contribuzioni svizzera (AFC) costatò che non vi era alcuna ragione per non applicare la stessa prassi ai rapporti madre-figlia di diritto svizzero (dividendo versato dalla controllata svizzera all’azionista dominante svizzero in base all’ordinanza di applicazione della legge sull’imposta preventiva). Così facendo l’AFC modificò la prassi riguardante le distribuzioni dissimulate di utili: Se il rispetto del termine dei 30 giorni entro i quali notificare il dividendo era di carattere imperativo e costitutivo per lo sgravio alla fonte, di fatto si rendeva impossibile applicare lo stesso sgravio come sinora alle distribuzioni dissimulate di utile, poiché le stesse, per definizione, non vengono dichiarate o vengono identificate dalla società o dalle autorità solo più tardi, in alcuni casi anni dopo nei limiti della prescrizione dell’imposta. Se prima quindi il beneficio dello sgravio alla fonte poteva essere utilizzato dal contribuente come safe haven rule, perché l’AFC di fatto una volta concesso il privilegio non aveva più alcun interesse ad effettuare controlli, la nuova prassi eliminava tale effetto. Un esempio concreto e banale riguarda il controllo di pagamenti di interessi e commissioni di garanzie e simili pagati all’interno di un gruppo: Mentre precedentemente alla modifica di prassi grazie alla decisione formale dell’AFC di concedere lo sgravio fiscale alla fonte la scoperta di pagamenti considerati fiscalmente eccessivi in violazione dell’arm’s length principle tra la controllata e la società holding del gruppo non avrebbe di fatto avuto alcuna conseguenza, con la nuova prassi pagamenti eccessivi che saranno costatati solo a conto annuale chiuso e approvato dall’assemblea generale saranno posteriormente tassati (35%) con tanto di interessi di mora del 5%, e anche in un best case szenario in cui la restituzione dell’imposta verrà concessa, non verrà restituito l’interesse del 5%, tasso antiquato e che nessuna banca più concede sui propri depositi. Mentre le nostre massime autorità giudiziarie saranno chiamate nei prossimi mesi a decidere se la nuova prassi dell’AFC è giustificata, e in un caso sono in gioco 60 milioni di franchi svizzeri di interesse di mora, sono diverse le misure invocate per alleviare le pene del contribuente: – Due iniziative di legge inoltrate recentemente in parlamento sono destinate a modificare leggi e ordinanze nel senso di dichiarare il termine dei 30 giorni un termine di natura puramente formale, la cui violazione può sfociare in una multa ma non nella perenzione del diritto allo sgravio alla fonte; – L’AFC ufficiosamente fa sapere che in caso di scoperta in occasione di un controllo di utili dissimulati versati “in buona fede”, cioè non facilmente riconoscibili in quanto tali né per la madre né per la controllata, l’AFC solitamente concede il beneficio della dichiarazione ulteriore della notifica entro 30 giorni a partire dal risultato del controllo. Purtroppo questa situazione si contraddistingue per il suo carattere arbitrario. Infatti la distribuzione dissimulata presuppone la riconoscibilità del carattere della stessa per gli organi della società. In altre parole, se distribuzione dissimulata è data, l’AFC è in grado di decretare il pagamento inducendo la mala fede del contribuente. In realtà quindi questa possibilità non costituisce altro che un biglietto per Canossa. Non resta quindi che sperare che il parlamento svizzero non si inceppi sulla modifica di legge sopraccitata. In attesa delle modifiche di legge, i consiglieri di amministrazione di società di capitali svizzere farebbero bene a non lasciare nulla al caso e verificare gli atti. [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 33 Tommaso ditore n e r p m : I e fession La mia pro ia come l g fi a i : M no e Il mio sog istrator n i m m a nuovo delegato aer, B s u i l u : J ta a nca priv La mia ba onsiglia c i m é h perc e nella h c n a o i il megl ssoria e c c u s e n o zi pianifica e: Il mio nom Consulenza di investimento · Gestione patrimoniale · Pianificazione previdenziale · Pianificazione fiscale · Finanziamento immobiliare www.juliusbaer.ch Julius Baer è presente in 15 sedi in tutta la Svizzera. Da Ascona, Basilea, Berna, Crans-Montana, Ginevra, Kreuzlingen, Losanna, Lucerna, Lugano, San Gallo, Sion, St. Moritz, Verbier, Zugo a Zurigo (sede principale). La Rivista Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan Tipi di partecipazione alla SA 1a parte Il diritto svizzero prevede diversi tipi di partecipazione alla società anonima (SA). In questo e nei prossimi numeri de La Rivista ne descriveremo i tratti essenziali e l’utilizzo che ne fanno le società private e le società quotate in borsa. mediante sottoscrizione del titolo da parte dell’alienante (la cosiddetta “girata”) e consegna all’acquirente del titolo girato. Lo statuto può, però, prevedere la limitazione della trasferibilità delle azioni nominative e autorizzare la SA (normalmente, il consiglio di amministrazione) a non approvare il trasferimento ad un potenziale acquirente per motivi ben definiti nello statuto. Azioni Il capitale sociale minimo della SA ammonta a CHF 100.000,00. In caso di azioni nominative, sia al momento della costituzione della SA, sia al momento di aumenti di capitale sociale, i sottoscrittori devono liberare almeno il 20% del valore nominale di ogni azione; e comunque all’atto della costituzione la somma dei conferimenti effettuati non deve essere inferiore a CHF 50.000,00. Quando si tratta di azioni al portatore, il loro valore deve sempre essere liberato al 100%. Il conferimento può essere in denaro, in natura o in compensazione di un credito vantato nei confronti della SA. L’azionista risponde delle obbligazioni sociali solo ed esclusivamente nei limiti del conferimento al quale si è obbligato per liberare le azioni da lui sottoscritte (il cosiddetto “principio della responsabilità limitata”). Le azioni hanno un valore nominale non inferiore a CHF 0,01. L’assemblea generale degli azionisti può aumentare o diminuire il valore nominale, rispettando il valore minimo. Le azioni sono nominative o al portatore. Lo statuto della SA può prevedere l’esistenza contemporanea dei due tipi. Esso può disporre che azioni nominative possano essere convertite in azioni al portatore e viceversa, previa decisione dell’assemblea generale degli azionisti. Ad eccezione degli azionisti importanti di SA quotate in borsa, gli azionisti non sono conosciuti al pubblico, non essendo registrati al registro di commercio. Nel caso delle azioni al portatore, i soci possono rimanere anonimi del tutto, anche nei confronti della stessa SA, mentre nel caso delle azioni nominative, la SA tiene un libro soci (non conosciuto al pubblico) e, quindi, li conosce. La SA può emettere i titoli azionari (i “certificati”) o farne a meno. Il trasferimento di tutti i diritti inerenti alle azioni al portatore, sia quelli di tipo cosiddetto “sociale”, sia quelli di tipo patrimoniale, è relativamente semplice: (i) conclusione di un contratto, anche orale; (ii) consegna dei titoli all’acquirente o a un terzo designato dall’acquirente (ad esempio una banca); e (iii) diritto del cedente alla cessione dei titoli o, almeno, sussistenza di buona fede dell’acquirente relativa al diritto del cedente alla cessione dei titoli. In caso la SA non abbia emesso titoli fisici, il diritto al titolo deve essere evidenziato con altri documenti, ad esempio con l’atto di costituzione o un eventuale atto di aumento di capitale, dai quali si evinca chi ha sottoscritto le azioni, e con una dichiarazione di cessione. Il socio che trasferisce le proprie azioni e l’acquirente non devono comunicare il trasferimento alla SA. Anche le azioni nominative sono liberamente trasferibili; tuttavia, se non sono state interamente liberate è necessaria l’approvazione della SA. Il trasferimento è effettuato Lo statuto può determinare che ogni azione dia diritto ad un voto, indipendentemente dal suo valore nominale. In tal caso, le azioni di valore nominale inferiore (azioni con diritto di voto privilegiato) a quello di altre azioni della SA possono essere emesse solo come azioni nominative e il loro prezzo d’emissione dev’essere interamente versato. E’ da notare che il valore nominale delle altre azioni non può superare più di dieci volte quello delle azioni con diritto di voto privilegiato. Ad esempio, chi sot-toscrive dieci azioni del valore nominale di CHF 1,00 ciascuna e quindi di CHF 10,00 in totale, avrà dieci voti, mentre chi sottoscrive un’azione del valore nominale di CHF 10,00 avrà soltanto un voto. Il privilegio di voto non ha validità per quanto riguarda la nomina della società (il “ufficio”) di revisione della SA, la designazione di periti incaricati di verificare la gestione della SA o parti di essa, la delibera se istituire una verifica speciale e la delibera se debba essere promossa un’azione di responsabilità contro gli amministratori. [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 35 La Rivista Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi La “estero” vestizione societaria: considerazioni generali della dottrina e qualche sentenza di merito Il tema della “estero” vestizione (della quale ci siamo già occupati) è uno dei temi (insieme al Transfer Pricing ed al beneficiario effettivo cui poi si unisce il tema della stabile organizzazione) che oggi trovano maggiore appeal nelle verifiche fiscali a carico di soggetti che sono certamente residenti fiscali in Italia e che controllano soggetti non residenti (ie società Holding che a loro volta controllano altri soggetti o sono dedicati a svolgere una attività finanziaria o società operative – dicesi industriali e / o commerciali – deputate allo svolgimento di funzioni specifiche nell’ambito del gruppo globalizzato)1. Sul piano teorico il tema della estero vestizione (ovvero della falsa residenza estere del soggetto IRES) è importante in quanto trascina con se obblighi come quello della presentazione della dichiarazione dei redditi2 e quello della applicazione delle ritenute alla fonte e questo sia per quanto riguarda i classici elementi di reddito che si identificano in interessi, dividendi e royalties ma anche per quanto concerne il lavoro dipendente e / o autonomo. Ecco il perché il tema è certamente importante e può essere oggetto di analisi in questo contributo che, per stare sul pratico, vuole partire da alcune sentenze di merito (precisamente quattro sentenze i cui estremi riportiamo nelle conclusioni). Come si affronta il tema sul piano teorico Sul piano teorico il tema dell’estero vestizione è un tema di residenza fiscale e quindi si affronta secondo alcuni passaggi di carattere scientifico che sono chiari ed evidenti: • il primo di questi passaggi consiste nella determinazione della residenza fiscale ai sensi della normativa interna italiana (e quindi si deve guardare agli elementi previsti nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi per determinare se il soggetto sia residente fiscale in Italia); • il secondo di questo passaggi richiede un esame delle convenzioni contro le doppie imposizioni che sia eventualmente in essere con lo Stato estero che a sua volta invoca un diritto sulla residenza della società (e ricordiamo per inciso che residenza e beneficiario effettivo sono concetti tra loro completamente diversi e che si può benissimo essere residenti senza essere beneficiari effettivi di un determinato reddito). 36 - La Rivista ottobre 2014 In buona sostanza si ha che: a) se il soggetto che viene esaminato non è residente in ragione della norma interna lo stesso non sarà mai residente in ragione di una norma convenzionale in quanto la convenzione contro le doppie imposizioni che sia eventualmente in essere è solo tesa a limitare il diritto di tassare e non può mai portare ad una espansione dello stesso; b) se il soggetto che viene esaminato è residente fiscale ai sensi del diritto interno allora lo stesso potrebbe non esserlo (rectius non esserlo più) in ragione di una specifica previsione della convenzione che consente un esonero. La dottrina3 che si occupata dell’argomento ha indicato che “…Viene allora in considerazione, in primo luogo, l’art. 73, terzo comma, del T.U.I.R., alla stregua del quale si considerano residenti le società e gli altri enti che per la maggior parte del periodo d’imposta hanno la sede legale o la sede dell’amministrazione o l’oggetto principale nel territorio dello Stato. Se la società estera alla quale viene contestata la residenza (anche) italiana è localizzata in un Paese con il quale esiste una Convenzione contro le doppie imposizioni, sovvengono poi le disposizioni dettate al riguardo dalla Convenzione applicabile. In dettaglio, l’art. 4 del modello Ocse[14] stabilisce che la residenza di un soggetto deve essere determinata secondo le regole interne di ciascuno dei due ordinamenti. Ove l’applicazione di dette disposizioni conduca all’attribuzione di una doppia residenza, entrano in gioco le cosiddette tie-break rules4, ossia criteri volti a stabilire in quale dei due Paesi debba essere considerata residente la società interessata. Segnatamente, ex art. 4, comma 3, del modello «quando, in base alle disposizioni del paragrafo 1, una persona diversa da una persona fisica è residente in entrambi gli Stati, si ritiene che essa è residente nello Stato in cui si trova la sede della sua direzione effettiva». Infine, giova ricordare che l’Italia, nell’approvare il modello di Convenzione Ocse, ha espresso una riserva all’art. 4, così testualmente formulata: «L’Italia non condivide l’interpretazione espressa nel paragrafo 24 che precede riguardante la persona o il gruppo di persone che esercitano le funzioni di rango più elevato (a titolo esemplificativo un consiglio di amministrazione) quale esclusivo criterio per identificare la sede di direzione effettiva di un ente. La sua opinione è che nel determinare la sede di direzione effettiva deve essere preso in considerazione il luogo ove l’attività principale e sostanziale è esercitata5»…”. Sempre la dottrina citata si fa cura di ricordare che “…detta prova dovrà essere articolata in modo autonomo – e, quindi, distintamente – per ciascun periodo d’imposta preso in considerazione e avendo cura di dimostrare che le circostanze addotte coprono, all’interno di ogni annualità, un arco temporale superiore alla metà del periodo…”. In buona sostanza la prova della non residenza (o della residenza) non vale per sempre ma vale per i singoli periodi di imposta e quindi una contestazione risoltasi nel nulla con riferimento al periodo di imposta Z non è detto che debba risolversi sempre nel nulla nel periodo Z1 (e questa materia influisce anche sul tema del giudizio e sul problema del cd giudicato esterno). In aggiunta diciamo anche che “… Una volta raggiunta tale evidenza, necessita altresì, alla stregua dell’art. 4, paragrafo 3, della Convenzione modello Ocse, dimostrare che, in base alle tie break rules, essa (residenza fiscale italiana) “prevale” su quella estera6 ed è, dunque, l’unica rilevante ai sensi della Convenzione. In dettaglio, ciò dovrà passare attraverso l’individuazione delle più rilevanti decisioni strategiche e commerciali deliberate dalla società e la prova della loro assunzione in un luogo sito nel territorio dello Stato …”. Infine, quantomeno secondo l’interpretazione dell’art. 4 accolta dall’Italia ed esplicitata in apposita riserva apposta al commentario, nel determinare la sede di direzione effettiva dovrà essere preso in considerazione il luogo ove l’attività principale e sostanziale è esercitata. Per andare in dettaglio su una condizione fondamentale diciamo che “…sul punto, è opportuno riportare la chiara indicazione ricavabile dal commentario all’art. 4 del modello Ocse: «la sede di direzione effettiva sarà ordinariamente il luogo in cui la persona o il gruppo di persone di rango più elevato (a titolo esemplificativo, un consiglio di amministrazione) prende ufficialmente le sue decisioni, il luogo in cui sono adottate le deliberazioni che devono essere assunte dall’ente nel suo insieme»; e ancora «una società può avere più di una sede di direzione, ma una sola sarà la sede di direzione effettiva» …”. Aggiungiamo anche che “… dal combinato disposto delle norme interne e convenzionali rilevanti risulta dunque che per dirimere le controversie in punto di residenza deve seguirsi una sequenza puntuale e progressiva in ordine ai fatti da dimostrare; scansione alla quale la dialettica probatoria7 non può e non deve sottrarsi …”. Com’è stato affrontato dai giudici di merito Possiamo dire che il tema è stato affrontato dai giudici di merito con qualche incertezza nel suo esame di carattere teorico (e questo forse nasce da una certa non esperienza del Giudice tributario che, lo ricordiamo per inciso, in Italia non ha un carattere professionale e specialistico). Secondo la dottrina indicata possiamo compiutamente affermare che la sequenza logico-giuridica delineata in precedenza appare chiara alla Commissione tributaria regionale di Firenze, laddove essa afferma «la continuità è connaturata alla stessa nozione di “sede”, che implica la stabilità del riferimento e perciò la percettibilità da parte di qualunque terzo della collocazione indicata quale centro di gestione e di elaborazione di tutto quanto attiene alla direzione della società e al dispiegamento della sua attività». Partendo da questa considerazione la stessa afferma che di conseguenza, «la prova documentale circa l’esistenza della sede amministrativa in Italia deve essere tale da dedurre la continuità di una gestione amministrativa durata ben quattro anni». Sempre tenendo conto della opinione espressa in dottrina possiamo dire che assai meno convincente, invece è la pronuncia n. 75 della Commissione tributaria di primo grado di Firenze, secondo la quale la circostanza che buona parte della documentazione raccolta dalla Polizia tributaria concerna anni precedenti a quelli oggetto del verbale di accertamento, non assumerebbe rilevanza, giacché il fatto che un ordine si riferisca all’anno prima o a qualche anno prima non interromperebbe il suo valore presuntivo (ma questo non è corretto in quanto la situazione deve essere valutata periodo di imposta per periodo di imposta e non in un continuo). Siamo concordi quando l’autore dice “… ora, si può discutere se il fatto noto della richiesta di un’autorizzazione per un atto di ordinaria amministrazione giustifichi la conclusione che tutte le decisioni, e perciò pure quelle strategiche, maturate nello stesso arco temporale di quelle ordinarie, siano state assunte nel medesimo luogo; tuttavia affatto convincente è azzardare che perfino a distanza di anni, cessato il flusso di autorizzazioni bagatellari, permanga l’attualità indiziaria del fatto noto …”; è evidente che non è lecito dedurre una situazione dell’anno X da fatti che sono dell’anno X-1 o peggio X -2 (ovvero anteriori). Quando poi si parla di istruzioni la questione è molto opinabile ed a conferma dell’opinabilità della questione possiamo dare conto che altro giudice ha inquadrato in modo del tutto diverso il problema delle dettagliate istruzioni provenienti dall’Italia e riguardanti una pluralità di atti di gestione, osservando che «l’esistenza di un penetrante controllo di una società nei confronti di altra e perciò l’assoggettamento della società controllata costituisce fenomeno ben diverso dallo svolgimento delle attività di gestione amministrativa della società controllata. Le due fattispecie non possono essere né sommate né confuse, perché altrimenti situazioni giuridicamente rilevanti, fra loro nettamente differenziate, verrebbero rese coincidenti con effetti aberranti sul piano giuridico». Questo giudice ha chiarito che non si può «configurare la collocazione della sede amministrativa di una società presso un’altra soltanto perché fra le due società vi è uno stretto collegamento, che riguarda essenzialmente il coordinamento delle rispettive attività e finalità» (così Comm. trib. reg. Firenze, sent. n. 61/25/07 del 18 gennaio 2008). Si tratta di uno spunto davvero centrale e da indicare quale oggetto di approfondimento per un più corretto inquadramento del problema e queste sono affermazioni giudiziarie che meritano le considerazioni svolte dall’autore e sulle quali concordiamo. La prima è che, a ben vedere, anche i cosiddetti “fatti noti”, dai quali muove il ragionamento presuntivo, assumono coloritura diversa a secondo della qualificazione giuridica ad essi ottobre 2014 La Rivista - 37 attribuita: ad esempio, ricollegandoci alle diverse opinioni espresse dalle decisioni in rassegna, le autorizzazioni possono essere inquadrate quale esplicazione della funzione di indirizzo e controllo piuttosto che come sintomi della sottoposizione ad eteroamministrazione da parte della controllata. La seconda concerne i progressi compiuti dalla dottrina che, studiando il fenomeno del gruppo, ha indagato il contenuto del potere di direzione e coordinamento sulle controllate. È stato al riguardo autorevolmente affermato che «attraverso l’obbligo disposto dall’art. 2497-ter (di analitica motivazione delle decisioni influenzate dall’attività di direzione e coordinamento), si è riconosciuta la legittimità di una direzione unitaria del gruppo, sino al limite che non si verifichi il conflitto d’interessi: all’interno del limite, ad esempio, si legittimano i poteri della capogruppo di acquisire informazioni, di dare istruzioni e di esercitare controlli nei riguardi degli amministratori delle società appartenenti al gruppo anche al di fuori della tradizionale articolazione degli organi sociali, e cioè anche al di fuori dell’assemblea, che rimarrebbe invece l’unica sede deputata all’esercizio dei diritti di socio soltanto per gli azionisti di minoranza» Di conseguenza una attività della capogruppo che stabilisca una attività di indirizzo strategico non dovrebbe essere considerata come una direzione che comporta una estero vestizione della società che la subisce in quanto trattasi di una attività logica nell’ambito di un gruppo. Il tema poi ci consente anche digressione su qualche altra tematica ed in particolare (partendo dalla sentenza di Belluno) possiamo prendere atto che “…Il fenomeno dell’interposizione fittizia del soggetto terzo, che viene fatto apparire quale soggetto apparentemente percipiente il reddito rispetto a quello cui il reddito deve essere effettivamente imputato (art. 37, comma 3, del D.P.R. 600/1973), è fenomeno affatto diverso da quello della cd. “esterovestizione” della residenza fiscale che, alla stregua dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale, viene effettuata il più delle volte mediante la costituzione all’estero, segnatamente nei Paesi che offrono migliori condizioni di convenienza fiscale, di società esclusivamente finanziarie con funzioni di holding o sub-holding di partecipazione, controllate direttamente o indirettamente da società fiscalmente residenti nel nostro Paese …”. E su questo punto non andiamo a manifestare alcun dubbio tanto lo stesso è ovvio perché è vero che “… Nel primo caso il soggetto interponente viene fatto apparire come titolare del reddito che invece va imputato direttamente all’interposto, nel secondo caso il reddito viene effettivamente percepito dalla società estera che tuttavia non assolve ai requisiti dell’effettiva residenza estera essendo carenti i presupposti di essa alla luce della legislazione interna e comunitaria …”. Quello che non funziona è la frase per cui “… il fenomeno della esterovestizione consente infatti di accentrare in soggetti giuridici residenti in Paesi a bassa tassazione e con esenzione di determinati cespiti reddituali le partecipazioni nelle sussidiarie esistenti in Italia o all’estero, in modo tale da garantire un controllo sugli indirizzi operativi e gestionali delle imprese situate all’estero, senza che i risultati economici di detta attività si riflettano direttamente sulla casa madre …”. 38 - La Rivista ottobre 2014 Questa frase non funziona perché non tiene conto della attività di direzione e coordinamento: un conto è dirigere una società estera stabilendo in modo chiaro che essendo la stessa parte di un gruppo essa deve muoversi nell’ambito delle direttive impartite e un conto (cosa molto diversa) e incidere sulla gestione ordinaria della società estera che di fatto viene vincolata in modo così stretto al socio da risultare una branchia della stessa società socia8. Conclusione Le quattro sentenze cui vogliamo riferirci [Commissione tributaria provinciale di Firenze, sez. I, 24 settembre 2007, n. 75 - Commissione tributaria provinciale di Firenze, sez. XVI, 13 ottobre 2007, n. 108 - Commissione tributaria provinciale di Belluno, sez. I, 14 gennaio 2008, n. 174 Commissione tributaria regionale della Toscana, sez. XXV, 18 gennaio 2008, n. 61] sono importanti (come indicato dall’autore) per dare qualche indicazione sul tema. In generale mi pare che si debba fare una distinzione tra una attività di direzione e coordinamento intesa questa come una attività che fornisce indicazioni di carattere strategico generale (ie non possiamo vendere prodotti a determinate categorie di clienti) ed una attività specifica che invada e superi il coordinamento generale (ie il contratto con quel cliente a cui possiamo vendere deve essere valutato e approvato dalla capogruppo come ogni atto di gestione). Un conto è avere una libertà limitata (devi attenerti alla logica del gruppo) ed un conto è essere vincolati nell’esercizio della propria attività quotidiana e quindi essere sostanzialmente etero diretti nel proprio procedere giornaliero. Sarebbe importante che il punto trovasse qualche chiarimento di prassi per impedire che la cd internalizzazione delle imprese si trasformi in una situazione che genera incertezza e di conseguenza un contenzioso che anche un riduttore della capacità di competere delle aziende nei mercati internazionali. 1 LA SITUAZIONE SOLITAMENTE SI PALESA CON LA FRASE “ … SONO EMERSI ELEMENTI INDIZIARI TALI DA FAR RITENERE CHE LA SEDE DELL’AMMINISTRAZIONE … SIA DA CONSIDERARSI FISCALMENTE LOCALIZZATA …” 2 LA CUI OMISSIONE E’ UN REATO. 3 CI RIFERIAMO NELLO SPECIFICO A CORDEIRO GUERRA, LA COSIDDETTA ESTEROVESTIZIONE AL VAGLIO DEI GIUDICI DI MERITO, GIUSTIZIA TRIBUTARIA (IN QUESTO ARTICOLO CHE SI TROVA FACILMENTE IN INTERNET ANCHE ADEGUATE CITAZIONI DELLA DOTTRINA SULLA MATERIA E QUINDI UNA APPROFONDITA DISAMINA DEL PROBLEMA). 4 SEMPRE CHE LE STESSE SIANO PRESENTI NELLA CONVENZIONE. 5 ATTENZIONE A NON FARE CONFUSIONE PER LE HOLDING. 6 IL DETTATO CONVENZIONALE HA UNA SICURA PREVALENZA SULLA NORMA INTERNA. 7 ED ANCHE IL GIUDICE SIA DETTO CHIARO. 8 IMPOSTAZIONE QUESTA TEORICAMENTE LECITA CON LA CONCLUSIONE CHE LA SOCIETA’ CONTROLLATA (MAGARI SITA IN SVIZZERA) SAREBBE DA CONSIDERARE UNA STABILE ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETA’ ITALIANA CON LA CONSEGUENZA CHE SI DETERMINA IL REDDITO DELLA STESSA SECONDO LA NORMATIVA ITALIANA E LE IMPOSTE ASSOLTE IN SVIZZERA VENGONO ANCHE ACCREDITATE CONTRO LA IMPOSTA IRES DOVUTA IN ITALIA. OVVIAMENTE ESSENDO L’IRES MAGGIORE DELLA IMPOSTA ASSOLTA IN SVIZZERA ESISTE UNA DIFFERENZA DA SALDARE CON LE CONSEGUENTI SANZIONI. La Rivista L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Comunicazione in famiglia e nuove tecnologie: meglio o peggio di prima? Qual è il contributo delle nuove tecnologie alla quali- tà della comunicazione interpersonale in famiglia? I nuovi mezzi rendono sicuramente più facili e rapidi i contatti, ma a prezzo di qualche non trascurabile rischio (elefante più o meno visibile). Una delle caratteristiche salienti di tali mezzi è di consentire il contatto continuo con individui e realtà esterne. Una vera trappola per le relazioni familiari. Basta osservare cosa succede al ristorante. La scena quasi classica oggigiorno è la seguente. I figli più piccoli totalmente catturati da una magica scatolina con irresistibili video giochi. I ragazzi e le ragazze adolescenti con cuffie, cuffiette e cuffione alle orecchie. Impermeabili a qualsiasi evento esterno. Neanche un forte terremoto potrebbe smuoverli. La madre freneticamente affaccendata con la tastiera del suo smartphone per mandare messaggi e tweets a destra e manca. Il padre, tecnologicamente ancora più avanzato, sembra presente con la mente ma in realtà sbircia continuamente il suo smartwatch, prodigioso orologio da polso collegato a internet che gli segnala tutte le chiamate e i messaggi in arrivo. Il nonno e la nonna tentano invano di piazzare una frase. La loro espressione è rassegnata in partenza. Sanno già di non trovare ascoltatori, ma pateticamente ci provano ugualmente. Nelle riunioni di famiglia in casa succede ormai la stessa cosa. Un vero e proprio fenomeno di impoverimento comunicativo tra presenti. Un furto perpetrato collettivamente nei confronti di un bene ormai rarissimo: momenti comuni e condivisi di reciproca attenzione. In effetti, attorno al tavolo dove si pranza non ci sono più soltanto le persone in carne e ossa, ma un numero imprecisato di interlocutori invisibili esterni. Ogni commensale tra un boccone e l’altro non è impegnato ad ascoltare e a conversare con chi gli sta vicino, ma a interloquire con il proprio mondo fuori dalla stanza. “Quando tu sei qui con me questa stanza non ha più confini”, dice una celeberrima canzone di Gino Paoli del 1960. Ma forse si riferiva a un’altra cosa, non al fatto che i telefonini squillavano in continuazione. Per completare il quadro, i pasti vengono inoltre spesso accompagnati dalla colonna sonora a pieno volume della televisione accesa. È poi qualcuno osa affermare che le moderne tecnologie facilitano la comunicazione! Forse con gli assenti! Il poco dialogo che viene instaurato con i presenti è continuamente interrotto da interferenze con il mondo esterno. Una buona regola di igiene relazionale sarebbe quella di depositare i vari aggeggi in anticamera prima di sedersi a tavola. Anche nella mia famiglia ormai si fa un grande uso dei nuovi canali, in particolare tra genitori senior, genitori junior e nipoti. Per quanto concerne ad esempio la posta elettronica questa sta praticamente soppiantando il telefono. È stato mio figlio a favorirne anni fa un uso più esteso. Capitava a volte che dopo aver preso accordi al telefono rispetto a qualche questione lui concludeva la telefonata dicendomi “Per cortesia mamma, mandami una mail, così non me ne dimentico”. E io da brava mamma comprensiva nei confronti di un figlio che ha mille impegni, mandavo una mail. Per gli adulti, genitori e nonni, le nuove tecnologie com- portano una complicazione in più in fatto di educazione di bambini e adolescenti. Si pone quotidianamente la questione di come aiutarli a fare un uso equilibrato di computer, tablet, telefonini, cuffie, nonché dei social network. Sempre che lo sappiano fare anche loro. Non è minimamente pensabile di introdurre forme di neo proibizionismo, poiché si tratta di risorse divenute ormai indispensabili. Le nuove generazioni non possono neanche concepire un mondo senza tali mezzi. Il compito educativo degli adulti è fare in modo che non si creino dipendenze da schermo tali da nuocere al necessario sonno e al benessere fisico e psichico dei più giovani. Sempre più insegnanti si lamentano che gli allievi dormono in classe poiché sono stati svegli fino alle ore piccole a chattare con amici, compagni e innamorati del momento. Un’altra subdola trappola delle moderne tecnologie è la possibilità di inviare risposte immediate. Si riceve il messaggio, si legge (di solito molto frettolosamente) e si digita all’istante la risposta. Magari dopo aver interpretato in modo distorto il testo appena ricevuto. L’imperativo odierno è la velocità di reazione. La comunicazione interpersonale deve essere fast. In sostanza la tecnologia non rende più capaci di ben comunicare, aumenta solo la quantità dei messaggi e la velocità di trasmissione. Anche delle eventuali cavolate. In altri termini, velocità e l’immediatezza di questi mezzi amplificano a dismisura i rischi di scontri relazionali, proprio come l’uso di una vettura potente aumenta il rischio di collisione stradale se non si conoscono e rispettano le regole di base. Chissà che un giorno non si riesca di nuovo a valorizzare la slow communication, concedendosi il lusso di riflettere e ragionare un po’ sulle emozioni e implicazioni in gioco prima di cliccare la risposta. [email protected] 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago: ricerche di psicoanalisi contemporanea ottobre 2014 La Rivista - 39 La Rivista Dalla Svizzera degli Stati a quella federale Die Schonung der Frauen o prima Carta delle donne di Tindaro Gatani La scorreria dei Gugler (vedi La Rivista nr. 9, settembre 2014) aveva dimostrato che la partita con gli Asburgo non era ancora del tutto chiusa, né per i tre Paesi forestali, fondatori della Confederazione, né, soprattutto, per i loro alleati. Poiché gli Asburgo miravano a stabilire un corridoio tra i loro possedimenti austriaci e i loro vecchi feudi in Alsazia, paese d’origine della famiglia, attraversando la Svizzera e la Germania Meridionale, si formarono nuove alleanze antiasburgiche, che avrebbero avuto la loro sintesi nella Lega di Costanza. Il grande scisma d’Occidente Alberto III d’Asburgo (1348-1395) e il fratello Leopoldo III (1351-1386), succedendo al padre Alberto II lo Sciancato, con il trattato di Neuberg del 1379, si erano divisi titoli ed eredità, dando origine rispettivamente alla linea albertina e leopoldina del Casato. Alberto III, sposatosi nel 1365 con Verde o Viridis Visconti, figlia di Bernabò, signore di Milano e di Betarice della Scala, ottenne l’Austria e a Leopoldo III toccarono il Tirolo, la Stiria, la Carinzia, la Carniola, le marche della Slovenia e dell’Istria, quello che ancora restava dei possedimenti asburgici in Svizzera, che si aggiungevano alla contea di Feldkirch nel Vorarlberg, che egli aveva comprato nel 1375 dai Montfort. Il suo più ambizioso progetto era di rafforzare il potere sui domini svizzeri e, soprattutto, di riappropriarsi di quelli che si erano dichiarati indipendenti. Il suo primo approccio mirava a un’intesa 40 - La Rivista ottobre 2014 Eroico gesto di Arnold von Winkelried a Sempach, in un dipinto di Konrad Grob (1828-1904). pacifica anche perché la situazione politica non gli permetteva di alzare la voce. L’Europa era stata improvvisamente divisa in due parti contrapposte dal Grande scisma d’Occidente, con l’elezione, nel 1378, di due Papi: Urbano VI (Bartolomeo Prignano) e Clemente VII (Roberto di Ginevra), che fu costretto a rifugiarsi ad Avignone, già residenza pontificia dal 1309 al 1376. La doppia elezione papale divise tutta la Chiesa: la Francia, l’Italia meridionale e la Scozia aderirono al Papa avignonese; l’Inghilterra, l’Italia centrale e settentrionale e l’Imperatore designato del Sacro Romano Impero, re Venceslao di Lussemburgo e di Boemia (13611419), succeduto al padre Carlo IV nel novembre dello stesso 1378, si dichiararono fedeli al Papa romano. Gli Asburgo, avendo aderito al partito avignonese, non potevano quindi contare sul sostegno dell’Imperatore designato. Anche la Svizzera, soprattutto a causa della sua posizione geografica, fu fortemente toccata dallo scisma con vescovadi che parteggiarono per gli avignonesi (Ginevra) o per i romani (Como e Milano, delle cui diocesi faceva parte il Ticino), mentre tutti gli altri si divisero al loro interno per l’uno o per l’altro Papa, aprendo un contenzioso religioso che durerà decenni. Approfittando della momentanea debolezza degli Asburgo, le milizie di Zurigo, di Zugo e di Lucerna, sul finire del 1385, attaccarono le loro fortezze di Rapperswil, di Sankt Andreas presso Cham (Zugo), di Rotenburg e Wolhusen, che furono in parte distrutte insieme ad altri fortini austriaci minori. Dalle prime scaramucce si passò allo scontro aperto quando Lucerna, «ancora de jure sotto il dominio austriaco, concluse patti di comborghesia dapprima con l’Entlebuch e la piccola città di Sempach» e poi «con le cittadine di Meienberg, Richensee e Willisau» (Dizionario storico svizzero, DSS online). La battaglia di Sempach I funzionari asburgici risposero attaccando con un loro piccolo contingente il presidio istituito a Meienberg da Lucerna, che chiese l’aiuto di Zurigo e dei Paesi forestali. Ogni tentativo di riportare la calma, dopo un breve armistizio, fu vano. Leopoldo III, per non perdere la faccia e quello che gli restava ancora della Svizzera, fu costretto ad accettare la sfida. Raccolto un esercito di 6 mila uomini, composto da svevi, alsaziani, argoviesi, turgoviesi, tirolesi e da mercenari italiani, francesi e tedeschi, nella primavera del 1386 raggiunse Brugg, da dove si mosse, attraversando Zofingen e Willisau, che per la sua infedeltà fu saccheggiata, e Sursee verso Sempach, dove ad aspettarlo c’erano 1.500 uomini di Uri, Svitto, Unterwalden, Lucerna, Zurigo, Glarona e Zugo, mancava Berna che si era defilata e quindi non aveva risposto alla chiamata alle armi. Lo scontro avvenne il 9 luglio, a circa un miglio da Sempach, vicino alla strada per Hildisrieden. Nonostante fossero appena un quarto degli avversari e si trovassero in posizione sfavorevole, i Confederati, comandati da Petermann von Gundoldingen, sconfissero gli Austriaci, che ebbero 676 morti, tra i quali anche lo stesso Leopoldo III e «molti esponenti della nobiltà regionale, tra cui vari membri delle famiglie d’Aarberg, von Baldegg, von Bechburg, von Büttikon, von Eptingen, von Falkenstein, von Reinach e von Rotberg». Tanto che «i cavalieri e l’élite cittadina alleati con l’Austria subirono un pesante tracollo» (DSS). Con il passare del tempo, la vittoria di Sempach avrebbe portato alla consacrazione del mito di Arnold von Winkelried, che, quando gli asburgici stavano per vincere, si sarebbe gettato nel folto della mischia e, spronando i suoi, avrebbe permesso, con il sacrificio della propria vita, lo sfondamento delle difese avversarie. Il suo La Rivista Arnold von Winkelried in un ritratto immaginario di Heinrich Füssli (1750 ca.). nome sarebbe stato fatto, tuttavia, per la prima volta nella cronaca di Egidio Tschudi, che è del 1564, non ne parlano invece le cronache precedenti di Benedicht Tschachtlan del 1470 e di Diebold Schilling il Vecchio del 1485. Il duca Alberto III d’Asburgo aveva intanto assunto, provvisoriamente, la guida dell’intero casato, in attesa della maggiore età dei figli del fratello morto a Sempach. La successione della linea leopoldina degli Asburgo si sarebbe quindi sviluppata con il secondo e il terzogenito di Leopoldo III e Verde Visconti, Leopoldo IV (1371-1411) ed Ernesto I d’Asburgo (1377-1424), e poi con il figlio di quest’ultimo Federico III d’Asburgo (1415-1493) e suo nipote Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519), che sarà Imperatore del Sacro Romano Impero. Approfittando della morte di Leopoldo III, i Glaronesi, resi baldanzosi dalla vittoria di Sempach, avevano occupato, nello stesso anno 1386, la fortezza asburgica di Weesen posta allo sbocco della loro vallata, sulla riva destra del fiume Linth. Nella notte tra il 21 e il 22 febbraio del 1388 (Mordnacht von Weesen), un drappello di soldati asburgici provenienti da Rapperswil e Winterthur e alcuni traditori del posto, uccisero i 31 uomini della guarnizione e rioccuparono Weesen. La battaglia di Näfels Dopo la riconquista di Weesen, le truppe asburgiche, formate in larga parte da soldati arruolati nei territori svizzeri ancora fedeli agli Asburgo, si prepararono per l’attacco finale alla valle di Glarona. Lo scontro avvenne il 9 aprile 1388 nei pressi del villaggio di Näfels, dove circa 400 Glaronesi, al comando di Matthias Ambühl e aiutati da alcune dozzine di Urani e Svittesi e da altri pochi armati, sbaragliarono i circa 5.000 uomini agli ordini del conte Donat von Toggenburg e del cavaliere Peter von Thorberg e 1.500 soldati che, agli ordini del conte Hans von Werdenberg-Sargans, erano intervenuti dalla parte del Kerenzerberg. I morti furono alcune centinaia tra gli Austriaci e 54 tra i Glaronesi e i loro alleati. Il futuro destino della Confederazione sarebbe stato segnato, nello stesso anno, dagli avvenimenti storici della Germania meridionale, dove, il 4 luglio 1376, 14 città imperiali si erano unite sotto la guida di Ulm in una lega cittadina a termine fino al 1380, per opporsi alla politica espansionistica dei principi di Württemberg e di Baviera e alla loro vendita o cessione in pegno praticata da re Venceslao di Lussemburgo, sempre più bisognoso di Petermann von Gundoldingen, scoltetto di Lucerna ed eroe di Sempach, ritratto immaginario, incisione del 1780.. denaro per sostenere la sua Corte e le sue imprese. Dopo aver battuto il conte Ulrich von Württemberg nella battaglia di Reutlingen (14 maggio 1377) e aver ottenuto garanzie di indipendenza da parte di re Venceslao, la Lega delle città sveve si unì a quella delle città renane (17 giugno 1381), formando un’aggregazione di 40 città tra cui c’erano anche Basilea e Wil. Le due leghe, renana e sveva, il 21 febbraio 1385, si unirono, a loro volta, nella Lega di Costanza con Zurigo, Berna, Soletta e Zugo in un’alleanza difensiva con l’obbligo di reciproco intervento in caso di attacco esterno (Karl Heinz Bürmeister, DSS). La Lega di Costanza comprendeva 54 città imperiali ed era delimitata dal perimetro Basilea-Strasburgo-Magonza-Francoforte-Norimberga-Augsburg-Lindau. La sua esistenza fu tuttavia effimera e si sciolse già nel 1386 a meno di un anno dalla sua costituzione. Approfittando del favorevole momento, i principi di Württemberg e di Baviera sconfissero la Lega delle città della Germania meridionale negli scontri di Döffingen (23 agosto 1388) e di Worms (6 novembre 1388). Le città furono costrette a sottoscrivere la pace mentre re Venceslao, divenuto imperatore nel 1378, vietava la creazione di nuove leghe cittadine. Quelle di Döffingen e Worms furono battaglie che cambiarono per sempre anche la storia e il destino della Svizzera. Esse esercitarono, infatti, «un influsso pari a quello di Sempach e di Näfels», perché segnarono «la definitiva separazione fra la Confederazione e la Svevia» (William Martin, op. cit., p. 44). Fu, infatti, in quell’occasione che si staccarono per sempre dalle città sveve «quelle poi divenute svizzere di San Gallo e Wil e, indirettamente, anche l’Appenzello» (Ulrich Im Hof, op. cit., pp. 37-38). ottobre 2014 La Rivista - 41 La Rivista La Battaglia di Sempach in un affresco nella Cappella di Sempach (1886). Quella di Näfels era stata l’ultima battaglia del lungo conflitto tra gli Asburgo e la Confederazione. Per celebrare il primo anniversario e ricordare per sempre l’importanza di quella vittoria, il 2 marzo 1389, la Landsgemeinde di Glarona stabilì, per decreto, di fare erigere, a Sendlen, teatro della battaglia, una cappella in onore dei caduti. L’affare Schöno e il nuovo Patto federale L’avvenimento è ricordato ancora oggi, ogni primo giovedì di aprile, con una festa cantonale e un pellegrinaggio sui luoghi dello scontro (Näfelser Fahrt), dove, nel 1888, è stato innalzato un obelisco realizzato da Alfred Romang. A un anno dalla battaglia Näfels, il 1° aprile 1389, tra i Confederati e gli Asburgo fu firmata, a Zurigo, la Pace dei Sette Anni, poi ratificata dallo stesso duca Alberto III d’Austria (23 aprile 1389), che prevedeva appunto un armistizio di sette anni. L’ultimo decennio del XIV secolo fu ricco di avvenimenti che avrebbero rinsaldato l’alleanza e favorito l’espansione della Confederazione. Dopo la vittoria di Näfels, il Canton Glarona, grazie alla mediazione del Gran Consiglio di Zurigo, nel marzo del 1390, si affrancava dalla dipendenza dell’abbazia di Säckingen, con una transazione una tantum da pagare alla badessa di quel convento per quanto riguardava i tributi fondiari. Il 24 novembre 1392, con la pace tra il vescovo di Sion e la contea di Savoia, il Vallese veniva diviso in Oberwallis, libero e indipendente, e Untervallis savoiardo. Nel giugno del 1395, i Glaronesi si affrancavano di altre gravose imposte, rimanendo debitori del convento di Säckingen solo per alcune tasse che avrebbero pagato ancora fino al momento dell’occupazione napoleonica nel 1798. Sul fronte sud-est si poneva intanto 42 - La Rivista ottobre 2014 fine, il 14 febbraio 1395, al lungo contenzioso che aveva opposto per molto tempo l’abbazia di Disentis con i signori di Sax-Mesocco e di Rhäzüns e i loro sudditi, dando origine a un primo nucleo dei futuri Grigioni. A ovest, Berna concludeva, 12 agosto 1397, un accordo con i Comuni dell’Obervallis e dell’Eschentals, per la sicurezza delle vie commerciali attraverso i passi del Grimsel e del Gries verso la Pianura Padana. Nello stesso anno 1397, gli Ebrei furono di nuovo cacciati via da Basilea. Il 31 maggio dell’anno 1399, Berna e Soletta concludevano con il margravio Rudolf von Hochberg e i signori di von Röteln e Sausenberg un trattato per la sicurezza delle vie commerciali. L’episodio più qualificante e risolutivo per le sorti della Confederazione fu, però, quello che seguì al «cosiddetto affare Schöno». Dopo che, il 4 luglio 1393, Zurigo, sotto la guida del suo borgomastro Rudolf Schöno, aveva stipulato con il duca d’Austria Alberto III e suo nipote Leopoldo IV d’Asburgo un’alleanza con la quale i contraenti si impegnavano al reciproco scambio di assistenza e aiuto, la cosa fu vista come un tradimento alla loro causa da tutti gli altri Confederati, che appoggiarono la rivolta del ceto popolare zurighese. Il borgomastro filoasburgico Schöno fu immediatamente deposto e l’alleanza con l’Austria sciolta. Già sei giorni dopo, il 10 luglio 1393, la Confederazione degli Otto Cantoni (Lucerna, Berna, Zugo, Zurigo, Uri, Svitto, Unterwalden e Glarona) più Soletta, in quanto legata a Berna da un patto perpetuo, sottoscriveva a Zurigo la cosiddetta Convenzione di Sempach, con la quale i firmatari stabilivano una disciplina di guerra comune, con la proibizione di ogni atto di violenza tra i Confederati; garantivano la sicurezza dei commerci; si impegnavano a estradare e a condannare i disertori e i predatori; proibivano, in caso di vittoria, il saccheggio di chiese e conventi (DSS, Sempach, convenzione di, http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/ I9804.php?topdf=1 (30/11/2011). La fine della dominazione asburgica Il 27 luglio 1393, i cittadini di Zurigo giuravano una nuova Costituzione, il terzo patto giurato («den dritten geschwornen Brief»), dopo il primo di adesione alla Confederazione e quello della Convenzione di Sempach (Sempacherbrief). Onde evitare, in futuro, equivoci e rinsaldare l’intesa, a un mese dalla Convenzione di Sempach, il 10 agosto 1393, «gli otto Cantoni, di nuovo, e solennemente giurarono le alleanze, questa formalità racchiudeva una realtà profonda. Un nuovo Stato era sorto. Per questo era occorso un secolo» e «in questa occasione si può dire che venne creata la Confederazione» (William Martin, op. cit., p. 45). La Convenzione di Sempach è detta anche Carta delle donne, perché in essa, come ci ricorda Guido Calgari, c’è «una clausola particolare», riguardante il rispetto per le donne non belligeranti (Schonung der Frauen, die nicht an Kriegshandlungen beteiligt sind). Per la prima volta, veniva solennemente stabilito di portare riguardo alle «donne e zitelle altrui», come «le proprie care donne»; salvo nel caso in cui «la femmina nemica strillasse tanto, da tradire la presenza dei Confederati e da metterli in pericolo…». E sarebbe stato un punto di vista etico sempre rigorosamente rispettato dagli Svizzeri anche nel futuro secolare servizio mercenario all’estero. Per secoli le armate mercenarie svizzere avrebbero osservato il disciplinare della Convenzione di Sempach e mai sarebbero stati segnalati saccheggi di chiese e conventi o violenze sulle donne da parte loro. E questo non è un fatto da poco. La La Rivista Rappresentazione della Battaglia di Näfels (1388) nella Spietzer Chronik di Diebold Schilling (1485). Svizzera può essere considerata dunque, a ragione, la culla della legislazione sul rispetto e la protezione della donna nei conflitti militari. La Convenzione di Sempach è dunque «un primo codice militare e, in egual tempo, il primo tentativo di coordinare la politica estera», con essa «i firmatari s’impegnarono a non intraprendere guerre di propria iniziativa (“muotwillenklich”) prima di aver accertato l’ostilità del nemico, conformemente alla procedura prevista nelle singole alleanze; venne stabilita dunque la procedura di una guerra eventuale e quella per la conclusione della pace; erano prove della crescente solidarietà tra gli Svizzeri che compresero come non ci potesse essere sicurezza collettiva senza un minimo di coordinazione politica» (Guido Calgari, op. cit., p. 142). Forti della ritrovata compattezza e unità, il 16 luglio 1394, gli Otto cantoni confederati, più Soletta, sottoscrissero con l’Austria, da pari a pari, la Pace dei Vent’anni, così chiamata perché stabiliva appunto un armistizio per la durata di due decenni e «Zurigo ebbe un ruolo determinante come garante della buona condotta dei Cantoni della Svizzera centrale» (DSS). Con quella Pace, gli Asburgo mettevano termine «praticamente per sempre, alla loro dominazione sui paesi situati tra il Reno e le Alpi, ma non ai loro tentativi per riconquistarli» (William Martin, op. cit., p. 44). Un’impresa ritenuta, però, ormai difficile se non impossibile perché la vittoria di Sempach aveva portato alla definitiva affermazione della «reputazione militare degli Svizzeri», dando loro «quella fiducia in se stessi che non avevano fino allora conosciuto» e «una superiorità sull’avversario austriaco che non verrà smentita» (Charles Gilliard, op. cit. , p. 28). Ritratto di Massimiliano I d’Asburgo (1459-1519), in un quadro di Albrecht Dürer (1519). I Confederati possedevano ormai «una potenza territoriale e militare quasi unica in Europa». Anche «se non erano ancora il grande Stato che, col ferro e col fuoco, avrebbero creato nel secolo seguente… posti al centro dell’Europa, in una fortissima posizione strategica, sia in caso di attacco sia di dife- sa, in mezzo a paesi finanziariamente e militarmente a terra, gli Svizzeri, grazie al servizio obbligatorio», erano gli unici che potevano «chiamare alle armi 80.000 uomini» nel corso di pochi giorni e avere «la possibilità di imporsi ai loro vicini» (William Martin, op. cit., p. 46). ottobre 2014 La Rivista - 43 Precisione svizzera e flair italiano… dal 1945 il partner competente e affidabile da e per l'Italia • Linee dirette da e per i maggiori centri commerciali italiani • Competenze tecniche, doganali e linguistiche • Distribuzione capillare • Rappresentanze fiscali • Sdoganamenti comunitari • Logistica vino MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com La Rivista Scaffale Andrea Camilleri Donne (Rizzoli pp. 210; € 17,50) Donne fiere che non cedono a minacce né a lusinghe, pronte ad affrontare il loro destino. Donne misteriose che compaiono e scompaiono nel volgere di un viaggio in nave. Donne soavi e inebrianti, come la Sicilia. Donne scandalose, perché non hanno paura di prendere ciò che è loro, compresa la libertà. Semplicemente, donne. Sono loro le protagoniste di questo libro, viste da un Andrea Camilleri in carne e ossa, prima di diventare lo scrittore più amato d’Italia. È il ragazzino timido che scopre il piacere di riaccompagnare a casa una compagna di classe, magari tenendola per mano. È il diciassettenne che di fronte al volto intenso e tenero di una diva del cinema scoppia in lacrime e decide di abbandonare la sua terra. È il giovane che in piena notte corre ad Agrigento in bicicletta, sotto il diluvio, per raggiungere una statuaria bellezza tedesca ossessionata dall’igiene. È il marinaio improvvisato che, nell’estate del ‘43, durante un bombardamento soccorre una bambina, e grazie al miracolo di un abbraccio riesce a dimenticare orrori e distruzione. Un intimo, giocoso catalogo delle donne che nel corso dei secoli gli uomini hanno di volta in volta amato e odiato. Un viaggio di scoperta della seduzione, del sesso e di quel formidabile, irrisolvibile enigma che è l’universo femminile. Oramai qualsiasi testo abbia il suo nome in copertina sale direttamente nella classifica dei best seller. Ma questo è un libro insolito nella bibliografia di Camilleri. Lo scrittore siciliano raccoglie trentanove figure femminili. Ritratti di signore che hanno avuto una qualche importanza nella sua vita. Personaggi letterari (Antigone, Elena di Troia, Beatrice), ma anche donne realmente conosciute (la nonna, le fidanzate del giovane Andrea, l’amica Elvira Sellerio). Roberto Costantini Il male non dimentica (Marsilio pp. 525, € 19,00) Libia, 31 agosto 1969. La madre di Mike, Italia Balistreri, precipita da una scogliera, e quella notte Muammar Al Gheddafi rovescia la monarchia prendendo il controllo del Paese. Suicidio o delitto? Per oltre quarant’anni la risposta a quella domanda rimarrà nascosta al centro di una rete inestricabile di menzogne, tradimenti e lotte per il potere. Roma, estate 2011. Mentre la Primavera araba scuote il Medio Oriente e la Libia precipita nella guerra civile, il feroce omicidio della giovane Melania Druc e di sua figlia fa rincontrare Michele Balistreri, ora commissario capo della Omicidi, e la giornalista Linda Nardi, cinque anni dopo la conclusione della caccia all’Uomo Invisibile. Ma l’indagine, che Linda vuole e Michele no, finirà per travolgere la parvenza di serenità conquistata da un uomo stanco di vivere, costringendolo ad affrontare un passato mai veramente sepolto. E questa finale discesa agli inferi, che lo riporterà in una Tripoli devastata dalle bombe della Nato, sarà per Balistreri l’ultima occasione per guardare finalmente negli occhi il ragazzo che era stato e una verità che ha inseguito e sfuggito per tutta la vita. Costantini è professore universitario, consulente d’aziende e da qualche anno, con pregevoli risultati, anche scrittore. Questo è il suo terzo giallo dopo Tu sei il male (premio Scerbanenco per l’opera prima nel 2011) e Alle radici del male. Il nuovo romanzo segue le orme dei due titoli precedenti, in cui le indagini del commissario Balistrieri incrociano la storia politica recente dell’Italia e della Libia, dove peraltro l’autore è nato nel 1951. Federico Rampini Rete padrona. Amazon, Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale (Feltrinelli pp.278; € 18,00) “Mi trasferii a San Francisco nel 2000 per vivere nel cuore della Silicon Valley la prima rivoluzione di Internet. Ci ritorno oggi da New York e ho le vertigini, e un senso d’inquietudine. La velocità del cambiamento digitale è stata superiore a quello che ci aspettavamo e ormai la Rete penetra in ogni angolo della nostra vita: il lavoro, il tempo libero, l’organizzazione del dibattito politico e della protesta sociale, perfino le nostre relazioni sociali e i nostri affetti. Ma la Rete padrona ha gettato la maschera. La sua realtà quotidiana è molto diversa dalle visioni degli idealisti libertari che progettavano un nuovo mondo di sapere e opportunità alla portata di tutti. I nuovi Padroni dell’Universo si chiamano Apple e Google, Facebook, Amazon e Twitter. Al loro fianco, la National Security Agency, il Grande Fratello dell’era digitale. E poi i regimi autoritari, dalla Cina alla Russia, che hanno imparato a padroneggiare a loro volta le tecnologie e ormai manipolano la natura stessa di Internet. Con questo libro vi porto in viaggio con me nella Rete padrona. È un viaggio nel tempo, per confrontare le speranze e i progetti più generosi di un ventennio fa con le priorità reali che plasmano oggi il mondo delle tecnologie. È un viaggio tra i personaggi che hanno segnato quest’epoca, da Bill Gates a Steve Jobs, a Mark Zuckerberg, e tra tanti altri profeti e visionari meno noti, che già stanno progettando le prossime fasi dell’innovazione.” Amazon, Apple, Google, Facebook... Federico Rampini dedica il suo nuovo saggo al “volto oscuro della rivoluzione digitale”: dieci anni fa i guru del web si facevano profeti di una Internet destinata ad essere il miglior strumento al servizio della libertà delle persone. Oggi, invece, la Rete sembra dominata dalle grandi multinazionali della tecnologia. Con un linguaggio comprensibile anche ai meno informatizzati, il giornalista spiega che cosa è cambiato. E indica i rischi del futuro. ottobre 2014 La Rivista - 45 La Rivista Giorgio La Malfa, Cuccia e il segreto di Mediobanca, Feltrinelli (2014) Elogio della sobrietà di Paolo Comuzzi In questo libro abbiamo una descrizione della storia economica italiana, una storia raccontata da una persona (La Malfa) che l’ha vissuta e che racconta, con ricordi di fatti vissuti in prima persona e non per sentito dire, le vicende di un grande banchiere (Enrico Cuccia) che ha percorso da assoluto protagonista la vita economica italiana dai primi giorni del dopoguerra (quando l’Italia era un paese essenzialmente agricolo) ai giorni nostri (in cui l’Italia vive una crisi industriale che nasce da anni precedenti). Enrico Cuccia ha percorso la storia economica italiana partendo, per dirla con Pasolini, dai giorni del “lodo De Gasperi” (siamo nel 1948) per arrivare ai giorni nostri in cui tutto è completamente cambiato sul piano sociale; dai tempi in cui le società non redigevano il conto economico a quelli in cui la trasparenza è diventata un elemento essenziale. Non siamo in presenza di un libro che parla della sua creatura ovvero di Mediobanca (i cui archivi sono comunque in fase di riordino e si spera che qualche studioso di provata capacità venga poi messo nella condizione di poterli visionare e quindi di scrivere in modo chiaro la storia delle operazioni), ma di un libro che parla di una persona che per un lungo tempo ha guidato questo importante istituto e mediante questo ha potuto certamente contribuire allo sviluppo economico del nostro paese. Grande modernità Colpisce in primo luogo la modernità di Cuccia che, fin dagli anni trenta, aveva 46 - La Rivista ottobre 2014 avuto la possibilità di vivere in contesti internazionali (come Parigi e Londra) e quindi estranei a forme di mero localismo (diciamo di autarchia) e colpisce anche la determinazione della persona che nell’immediato Dopoguerra ritiene fondamentale giungere alla formazione di una banca che sia in grado di accompagnare le imprese italiane nel loro sviluppo e quindi di prestare il denaro a medio / lungo termine (un prestito, quello a medio / lungo termine, necessario in una situazione di borsa asfittica). Colpisce anche l’attenzione (potremmo dire immediata) di Cuccia agli aspetti internazionali che sono rilevanti per la banca: non dimentichiamo che aveva favorito l’apertura a soggetti esteri del capitale di Mediobanca e questo molto prima che si parlasse della globalizzazione (e quindi era molto più moderno di quanto altri volessero far apparire) e lo aveva fatto proprio per avere un punto di appoggio internazionale e quindi per meglio lavorare. Leggendo il libro di La Malfa il lettore trae di Cuccia l’immagine di un banchiere di grande cultura (come del resto era il custode del patto di sindacato Mediobanca ovvero il giurista Ariberto Mignoli), un banchiere che ha del tutto chiaro come il mercato delle imprese italiane debba essere il mondo intero e come sia necessario per le aziende avere una guida sicura che non tenga conto di un breve presente, ma abbia sempre la determinazione, la volontà e la forza di guardare lontano nel tempo. Nomi e cognomi Da sottolineare che non siamo in presenza di un libro di pettegolezzi sulle operazioni condotte da Mediobanca e / o sulle idee che Enrico Cuccia abbia manifestato verso fatti e persone (chi scrive ha diretto una importante impresa di sartoria e conosce, per averlo visto talvolta di persona, i silenzi della persona ed anche la serietà ed il rispetto che Cuccia aveva anche per i lavori più lontani dal suo) e questo è molto positivo anche se potrebbe lasciare insoddisfatto qualche lettore sempre alla ricerca del non detto o del non scritto. In questo modo il libro esprime idee e porta a meditare. Rimane che l’autore non si fa problemi a fare qualche nome (e anche cognome) di persone che non hanno avuto con Cuccia rapporti sempre amichevoli e se qualche persona respinta dal dottor Cuccia era certamente un “malandrino” (come viene definito Sindona) altri forse erano anche in buona fede nell’avere opinioni diverse (e del resto l’autore fa trasparire che in qualche caso lo scontro non è tanto tra le persone in senso fisico, ma tra le diverse culture che le stesse rappresentano e che le avvicinano su certi valori ma le allontano, qualche volta di molto, su altri). Il libro descrive bene la fondazione dell’istituto, i rapporti con una persona come Raffaele Mattioli e quindi i difficili rapporti sorti con il mondo della politica che viene descritto come desideroso di espandersi nella economia privata, forse venendo meno a quei principi di efficienza e di efficacia della azione amministrativa che avrebbero dovuto essere sempre considerati. A questo dispiegarsi di interessi politici viene attribuita anche le necessità di procedere con la privatizzazione di Mediobanca, una privatizzazione tesa a salvare l’Istituto da mire che non erano quelle di migliorare la sua efficienza gestionale. Figure importanti del secondo dopoguerra Nel volume, accanto a Cuccia, emergono figure importanti per l’Italia del gidio Reale un’espresa una realtà à è morale, lontà e sulla nza, a rigor ò parlare di del sorgere e. E tuttavia curiosità di opoli abitasetico fin dai nde… rifletmescolanza costumi, di dalla quale lo svizzero rsi magari o nel constao spirituale ne abbia suze fisiche di ido Calgari dopoguerra come Adolfo Tino (avvocato e presidente di Mediobanca), come Ugo La Malfa (padre dell’autore) ed in generale come le persone che durante il secondo dopoguerra hanno espresso quelle idee riassunte dal Partito d’Azione, idee che poi si sono disperse in mille rivoli diversi lasciando comunque una eredità morale. Molto bella nel volume è la parte dedicata al rapporto umano e professionale intercorso tra Cuccia ed il nuovo Amministratore Delegato di Mediobanca (Maranghi), una persona cresciuta con lui e della quale resta come immagine indelebile la sua uscita dalla stessa Mediobanca con la sola liquidazione che gli spetta per legge (ovvero senza chiedere alcuna remunerazione aggiuntiva ma la semplice tutela per coloro che avevano lavorato con lui). Coloro che vorranno leggere questo agile volume saranno certamente chiamati a meditare con attenzione non La Svizzera prima della Svizzera Alla Svizzera prima della Svizzera risalgono anche le tre più avvincenti e convincenti ipotesi sull’origine della croce federale, detta greca per la sua forma: «La prima ne postula la derivazione dalla Legione tebana, il cui culto era molto diffuso specialmente nel Regno di Borgogna; la seconda ne individua l’origine nella bandiera di guerra del Sacro Romano Impero, la cui esistenza è attestata sin dal XII secolo; la terza la fa risalire ai simboli della Passione di Cristo, le Arma Christi, particolarmente venerati nella Svizzera centrale, e che i Cantoni primitivi sembra potessero apporre a partire dal 1289 sulle loro bandiere rosse (dette “bandiere di sangue”», come era il caso di Schwyz (Svitto) il cui stemma era ed è ancora uno scudo rosso con una croce bianca in alto a destra (Fonte DSS: Dizionario Storico della Svizzera). La bandiera rossocrociata fu, comunque, usata per la prima volta dai Bernesi (alleati con gli Urani, Svittesi, Untervaldesi e Solettesi) nella battaglia di Laupen (21 giugno 1339). Per l’occasione queste truppe, comandate da Rudolf von Erlach, adottarono un vessillo rosso con due strisce di stoffa bianca, estese fino ai bordi, per distinguersi da quelle asburgiche, alleate di Friburgo e dei vescovi di Basilea e di Losanna, che portavano la croce rossa di San Giorgio. Quella della battaglia di Laupen, che si concluse con la sconfitta degli “Austriaci”, non può essere considerata ancora bandiera svizzera, in quanto Berna sarebbe entrata a far parte della Confederazione 14 anni dopo, nel 1353. La bandiera, come la conosciamo oggi, è stata adottata ufficialmente il 12 settembre 1848, ma le sue caratteristiche furono fissate dal Consiglio federale il 12 dicembre del 1889: «Lo stemma della Confederazione è una croce bianca verticale, libera, in campo rosso, i bracci della quale, eguali fra loro, sono un sesto più lunghi che larghi» (art. 111 della Raccolta sistematica del diritto federale). Il formato della bandiera non è fissato da nessuna legge federale, tanto che la Svizzera è l’unica Nazione che, oltre alla quadrata (come la vaticana), ne ha una anche rettangolare, quella navale adottata nel 1941. Il colore standard dello sfondo rosso è stato stabilito per legge soltanto il 1° gennaio 2007: esso deve corrispondere al rosso Pantone 485, che equivale a 100% di magenta e 100% di giallo. Tindaro Gatani Pubblicato il volume Non si può parlare di Storia della Svizzera senza conoscere gli avvenimenti che precedettero la formazione del primo nucleo della Confederazione Elvetica, nel lontano 1291. Bisogna, infatti, avere un quadro, anche se solo per sommi capi, di quei fatti che furono all’origine del lungo e difficile percorso che, dopo oltre cinque secoli, avrebbe portato all’unità geografica e politica di questo Paese nei suoi confini attuali. Storia molto complessa e ancora più affascinante, se si considera che il suo territorio non ha costituito «mai un’unità né politica né linguistica», né «culturale o economica». C’è dunque una Storia della Svizzera prima della Svizzera, che bisognaconoscere per capire a fondo gli avvenimenti che hanno portato poialla formazione e al duraturo mantenimento, nei secoli, della ConfederazioneElvetica. Tindaro Gatani, nostro prezioso collaboratore, ricercatore e appassionato studioso dei rapporti italo-svizzeri, ha raccolto l’invito di realizzare una sintesi* della storia di questo Paese dalle ** originiTindaro alla fondazione della Confederazione. Gatani, siciliano di Librizzi (ME), vive e lavora in Svizzera da Il risultato di questo lavoro sono le della 13 Camera puntate apparse sulla quasi cinquanta anni, collabora con «La Rivista» di Commercio per la Svizzera, diretta da Giangi Cretti, con il trimestrale «Civis» di RivistaItaliana da gennaio 2012 a febbraio 2014, che, dopo un’attenTrento, fondato e diretto da Domenico Gobbi e con il Corriere degli Italiani ta revisione, anche alla richiesta di molti di Zurigo. Sirispondendo occupa di rapporti italo-svizzeri, di storia della cartografia e di lettori, letteratura di sotto viaggi. forma di volume. sono raccolte € 20,00 ISBN 978-88-97000-00-0 La Svizzera prima della Svizzera i origine, di religione, la l’opera dei te se non in no... Libertà sono, per il na semplice qualche cosa na struttura stume, una di vita, una dotta indivie e politica». La Rivista Chi fosse interessato può richiedere copia del volume al prezzo di CHF 25.- (+ costi di spedizione) inviando una mail a: [email protected] oppure telefonando allo 044 289 23 19 solo sulla storia economica del nostro paese ma anche sullo stile di vita di Enrico Cuccia la cui sobrietà era nota a tutti e si tratta di una sobrietà che oggi dovrebbe essere presa in grande considerazione. In questo senso il libro si rivolge anche ai giovani che oggi lavorano nella finanza e una lettura serve per trarne qualche considerazione su valori che, come disse Spadolini erano tipici della destra storica ovvero onestà correttezza e competenza. Tindaro Gatani La Svizzera prima della Svizzera «Probabilmen stito, ma senz federale che non sarebbe Prima che nas di ciò che div Dio, la Svizze già stati molti la grande fiori Vi sono stati l nasteri, l’imp Sacro Romano manica e le c ciate, la caval Gli Svizzeri d questo in com intera e i loro partecipato co tivo le cui tra sono ancora v stri… La sto gione, in quan avrà altri pun bili, altrettant meno, quanto De Sulla copertina I quattro bracci leggiano le qua culture della C tica, e messi i spazio, rappres unione politica zione. Al centr gono i Roman giogo dopo ave glia di Agen ne lare di un quad tela, di Charle 1806 – Parigi 1 Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo Il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo (DEMIM) è un’opera ideata e diretta da Tiziana Grassi, con il coordinamento scientifico di Delfina Licata, la direzione editoriale di Enzo Caffarelli e la collaborazione della Fondazione Migrantes. Il volume si articola in 1.500 pagine con 700 lemmi-articoli e 160 box di approfondimento, 17 appendici monotematiche, 500 illustrazioni a colori e in bianco e nero. È frutto del lavoro di 168 autori, per lo più docenti universitari e rappresentanti di istituzioni e associazioni impegnate nell’àmbito delle migrazioni italiane all’estero, supervisionati da un consiglio scientifico di 50 esperti che rappresentano l’Italia e numerose altre nazioni. Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo ItaliAteneo ® Il Dizionario racconta una pagina fondativa della storia italiana quale è stata la Grande Emigrazione tra Otto e Novecento e che giunge fino ai nostri giorni con migliaia di italiani che continuano a muoversi verso altre terre. Una pagina fatta di coraggio, sacrifici, sogni, conquiste e che ha visto partire oltre 27 milioni di connazionali, che oggi esprimono un portato di circa 80 milioni di oriundi (gli “italiani col trattino” sparsi nel mondo). concreti, ben circoscritti nel tempo e nello spazio. Del resto gli emigrati partivano con la paura e con il passaporto, con la speranza e con i ricettari per continuare a mangiare cibi all’italiana; e hanno trovato la solitudine e il carbone delle miniere, la discriminazione e la carne che in Italia non potevano permettersi, la voglia di tornare in patria e il denaro da rimettere alle famiglie rimaste al paese d’origine. Il taglio è scientifico, nel senso che i testi sono opera di studiosi esperti che hanno approfondito quasi ogni aspetto possibile del grande tema dell’emigrazione italiana con gli strumenti analitici, le fonti accreditate, i richiami bibliografici, insomma i ferri del proprio mestiere. Il Dizionario è strutturato in ordine alfabetico. Molti sono i rimandi, per facilitare il lettore nella ricerca di articoli che potrebbero presentarsi con l’uno o l’altro nome. Le appendici tematiche riguardano, tra l’altro, l’emigrazione interna; il viaggio, le statistiche, la corrispondenza, l’alimentazione, la genealogia, la lingua, l’onomastica, la letteratura, la musica, il cinema, la fotografia, la devozione, l’associazionismo. Tuttavia il taglio è anche divulgativo, perché questi ricercatori e docenti universitari e gli altri studiosi che hanno raccolto anche solo per passione o ricordi personali una messe di testimonianze, illustrazioni, documenti, hanno evitato un linguaggio troppo tecnico e cercato una dimensione di servizio. E così hanno reso un servizio prezioso alle comunità degli italiani all’estero, ai discendenti degli emigrati rimasti o tornati in Italia, a quel tesoro di cultura, di storia e di società rappresentato dalle tante migliaia di associazioni di italiani espatriati; nonché alle pubbliche amministrazioni e a tutti gli italiani desiderosi di sapere qualcosa di più di quei milioni di italiani e di oriundi che popolano Argentina, Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia, Germania, Francia, Belgio, Svizzera, ecc. Gli argomenti trattati appartengono tanto agli aspetti teorici, ai sistemi di valori, ai segni e ai simboli, ai sentimenti, alla psicologia, quanto a luoghi, fatti, oggetti 48 - La Rivista ottobre 2014 Articoli e appendici sono accompagnati da un ricchissimo corredo di illustrazioni, documenti storici di grande valore. Il Dizionario è rivolto a un pubblico vasto ed eterogeneo: a scuole, giovani, amministratori pubblici, operatori culturali e commerciali. Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo Curatori: Tiziana Grassi – Enzo Caffarelli – Mina Cappussi – Delfina Licata – Gian Carlo Perego Formato: 17x24 Pagine: XLIV + 1460 Prezzo: € 89,00 Il dizionario può essere richiesto al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] La Rivista Benchmark di Nico Tanzi Questo. Una bella idea per liberarsi dall’ubriacatura “social” Chi passa un po’ del suo tempo su Facebook o Twitter ha provato di sicuro, una volta o l’altra (se non tutti i giorni) la sensazione di essere sopraffatto dalla quantità di post, fotografie, video e links di ogni genere che affollano la propria bacheca. Per molti è una sensazione che più passa il tempo più si fa intensa: se non si resiste alla tentazione di mettere “like” più o meno alla rinfusa sulle pagine più disparate, o di accettare un numero sempre più alto di “amici”, il sovraffollamento non è un rischio, ma una certezza. E visto che solo una piccola parte dei materiali postati da altri ci interessa, il risultato è presto detto: fatica, perdita di tempo e di energie, e un senso di inutilità compensato solo di rado da un post o un link davvero interessante. Il prezzo da pagare per quel singolo contenuto apprezzabile comincia però a essere troppo alto. E l’insofferenza diffusa genera frustrazioni e dubbi: è davvero il caso di continuare a essere immersi in questo gigantesco flusso comunicativo planetario? Perderemmo davvero qualcosa di fondamentale tirandocene fuori? Se per gli “apocalittici” – quelli che da sempre hanno rifiutato la dimensione dei social network per non sottrarre spazio e importanza al contatto diretto, personale, “fisico” con il mondo reale – la risposta è scontata, per tutti gli altri (e sono la maggioranza ormai) si tratta di un interrogativo non di poco conto. Io, per esempio, frequentando i social sia per lavoro che per interesse personale, mi trovo sempre più spesso a far scorrere elenchi interminabili di cose del tutto prive di interesse, nonostante il ricorso continuo al tasto “non seguire più”, e a chiedermi se tutto ciò abbia davvero un senso. E sono sicuro di essere in ottima compagnia. Intanto, sono passati dieci anni dalla nascita di Facebook, e poco più di un anno da quando è diventato il sito web più frequentato al mondo: e chi si domanda quale sarà la “next big thing”, l’invenzione che ne segnerà il declino, continua a non trovare risposta. I segnali di insofferenza non mancano; ma niente e nessuno sembra al momento in grado di scalzare il giocattolo globale inventato da Mark Zuckerberg. Un mondo senza “like” non ci sembra ancora possibile. Però c’è qualche segnale interessante. Proprio il sovraffollamento dei contenuti, la grande confusione nelle bacheche e, appunto, l’insofferenza per il tempo buttato via alla ricerca dell’ago nel pagliaio, ha portato un esperto di comunicazione digitale, l’americano Andew Golis, a lanciare un piccolo progetto che potrebbe dare una risposta concreta all’esigenza di qualità sempre più diffusa fra i critici del mondo social. Golis, che non è proprio l’ultimo arrivato (è nell’elenco dei “30 under 30” nel mondo dei media della rivista Forbes), sta cercando di lanciare una nuova piattaforma sociale. Il suo nome è This. (il punto fa parte del nome). Nasce da un’idea semplice ma potenzialmente dirompente: consentire ai membri di postare un solo contenuto al giorno. “Parlandone – ha dichiarato Golis in un’intervista alla rivista Wired – ho detto a un collega che avrei voluto ricevere tutte le sere un’email da una persona che stimavo e della quale mi fidavo, con solo scritto: This, questo, e un link da leggere. Così è nata l’idea”. Non correte su internet a cercare This. Attualmente è in versione Beta, vi si accede solo per invito e non è ancora aperto al pubblico. Golis sta cercando di perfezionare l’idea per poi cercare i finanziamenti; ma è un esperto di start-up e non farà di certo fatica a trovarli, se il risultato della fase di test sarà incoraggiante, come peraltro sembra che sia, stando ai primi riscontri. Non so voi, ma io faccio un tifo sfrenato per lui. ottobre 2014 La Rivista - 49 La Rivista Max Miedinger, la Nutella e la gloria di Helvetica Il ruolo decisivo del designer zurighese nell’evolversi dell’arte tipografica degli anni Cinquanta e Sessanta Scena dal film Bianca di Nanni Moretti, 1984: il protagonista Michele Apicella (Nanni Moretti) attinge da un enorme barattolo di Nutella di Giuseppe Muscardini Partiremo da un tema apparentemente effimero, e cioè dal successo conseguito da un prodotto alimentare italiano molto amato dai ghiottoni e contestato dai salutisti: la Nutella. Ma tanto effimero l’argomento non è, se per i cinquant’anni della supercrema Poste Italiane ha disposto pochi mesi fa l’emissione di un francobollo commemorativo da 0,70 centesimi. Su fondo dorato campeggia il contenitore di vetro con la nota scritta bicolore e le date 1964-2014, a rammentarci che il primo barattolo della gustosa crema di cioccolato prodotta dalla Ferrero di Alba, ha visto la luce esattamente mezzo secolo fa. E a giudicare dal consumo che oggi se ne fa nel mondo - siamo sull’ordine delle 250.000 tonnellate ogni anno - si può parlare di vera gloria senza tema di essere smentiti. Quando la Ferrero iniziò la commercializzazione della Nutella, si trovò nella necessità di ideare un logo efficace che potesse avere un impatto sull’acquirente scettico o indeciso. Coinvolgendo grafici accreditati, furono tentate diverse soluzioni, ma l’orientamento della ditta era quello di utilizzare un marchio duraturo, segno distintivo della qualità del prodotto che solo un carattere “pulito” e un corpo tipografico appropriato avrebbero potuto evidenziare. Si andava imponendo all’epoca l’Helvetica disegnata da Max Miedinger nel 1957, di facile lettura e ben rispondente ai requisiti di immediatezza visiva. Il carattere fu quindi adottato dalla ditta di Alba nella variante cosiddetta “a bastone”, che privilegiava le lettere minuscole senza impreziosirle con le cosiddette “grazie”, tipici abbellimenti di rifinitura estetica. Francobollo postale commemorativo del cinquantenario della nascita della Nutella 1964-2014 citario e turistico di tutto il mondo. Di fatto oggi il nome di Meidinger è indissolubilmente legato a quel carattere tipografico, conosciuto anche come swisstype. Analogamente a quanto è avvenuto di recente per la Nutella, nel 2010 è stato emesso negli Stati Uniti un francobollo commemorativo da 0,40 cente- simi di dollaro per onorare degnamente l’abile designer, recante al centro il suo nome, la data 1957, un profilo a silhouette della città natale e in basso a destra la scritta Zurich, Switzerland. L’emissione filatelica americana celebrava così il centenario dell’intuitivo progettista nato a Zurigo il 24 dicembre 1910, la vigilia di Natale, quasi ad annunciare, nel paragone evangelico, una lieta novella che vedrà il suo compimento cinquant’anni più tardi. Una prima formazione come tipografo lo portò all’età di vent’anni sui banchi della Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove frequentò i corsi serali. Dotato di ingegno, curiosità e attitudine creativa, al termine dei corsi ottenne un impiego di tipografo presso i Grandi Magazzini Globus, e successivamente presso la Schriftgieβerei Haas’sche di Münchenstein. Fu Edouard Hoffmann, direttore della Fonderia Haas, ad affidargli il compito di disegnare una nuova linea di caratteri tipografici. Il risultato fu felice e il carattere ideato da Miedinger acquisì il nome di Neue Haas Grotesk, per poi essere ribattezzato Helvetica in seguito alla commercializzazione del prodotto da parte delle ditte tedesche Stempel e Linotype. Adottato ben presto su scala mondiale, negli anni Sessanta Rivoluzione stilistica Nel caso dell’intuizione di Meidinger si deve parlare di vera gloria, perché l’impiego di Helvetica ebbe ben presto una larghissima diffusione nel settore nel comparto pubbli- 50 - La Rivista ottobre 2014 Francobollo USA emesso per il centenario della nascita di Max Miedinger La Rivista Max Meidinger al tavolo da lavoro richiedevano a uno stile tipografico. È dimostrata la presenza fino ad anni non troppo lontani di due contrapposte maniere di intendere i dati visivi della stampa: chi vedeva in Helvetica i canoni della semplicità e della precisione e chi invece avrebbe preferito ingemmare la lettura di un rigo con l’aggiunta di orpelli inchiostrati. Immagine di copertina dell’opuscolo intitolato Helvetica / Neue Haas Grotesk, progettato da Hans Neuburg e Nelly Rudin nel 1963 e Settanta Helvetica godette di un diffusissimo impiego in ogni settore in cui la grafica veniva applicata quale elemento indispensabile per la comunicazione. Il che equivale a dire ovunque servisse un’interazione visiva favorita da segni e lettere chiaramente decifrabili: aeroporti, alberghi, metropolitane, autostrade e personal computers. Una vera rivoluzione stilistica di cui Max Miedinger fu il principale artefice, raccogliendone i frutti con la nomina a consulente di vendita fino all’8 marzo 1980, quando si spense a Zurigo, non ancora settantenne. Raccolti attorno a un grande barattolo Senza nutrire velleità celebrative, che comunque non spetterebbero a noi, con l’animo dei giornalisti spesso ricurvi su un computer portatile, o alle prese con il familiare carattere di stampa di cui si parla, piace oggi volgere la mente a Max Miedinger. Piace pensarlo nel pieno degli anni giovanili, quando tra il 1926 e il 1930 apprendeva a Zurigo il mestiere di tipografo e si preparava a spiccare quel volo che fece di lui un capacissimo designer, per diventare nel tempo esempio del rapido evolversi della grafica sulla spinta di tecnologie sempre più avanzate. E poiché non c’è limite alla fantasia, piace ancora pensare che Max Miedin- ger sia davvero l’autore di stravaganti versi che qualche burlone, firmandosi con il suo nome, ha voluto riversare nel web: Quando diventerò Presidente del Mondo / tutto quanto sarà scritto in Helvetica / e quando dico tutto, intendo proprio tutto, / volantini, giornali, certificati di nascita e di morte, / fumetti, bibbie e affini, / manifesti, sms, segnali stradali, / libri, post-it, interfacce grafiche, / tutti scriveranno in Helvetica / e forse un giorno / riuscirò a farvi parlare in Helvetica, / così non potrete dire che non ve l’avevo detto. Non fosse altro che per gli anacronismi presenti nel testo, con riferimenti ad atemporali sms, post-it e interfacce grafiche, si potrebbe pensare a un autentico messaggio neofuturista concepito negli anni Ottanta. Ma svelata la burla, resta il divertente paradosso secondo cui un giorno sarà possibile parlare in Helvetica. Se questo non avverrà, il linguaggio universale sarà dettato dagli estimatori della supercrema di Alba, raccolti attorno a un grande barattolo di Nutella, come sembra suggerire con ironia Nanni Moretti nella scena di un celebre film del 1984, intitolato Bianca. Chiarezza e sobrietà Una seria preparazione professionale di base e un’idea appropriata, decretarono il successo dell’ideatore di Helvetica. Ma quando gli uomini devono riconoscere l’operato di altri uomini, accade loro di soprassedere ingenerosamente sui meriti effettivi. Non a caso un editore di libri d’arte come Lars Müller, dedicando nel 2002 alla storia dell’innovativo carattere un bel catalogo dal titolo Homage to a typeface, scrisse testualmente nella prefazione: Canto la gloria di Helvetica e dei suoi ideatori dimenticati… Parafrasando l’incipit dell’Eneide di Virgilio (Canto l’armi e l’eroe, che primo dai lidi di Troia, profugo per fato…), Müller prendeva posizione contro i grafici poco entusiasti della linea troppo essenziale del carattere, schierandosi in favore della chiarezza e della sobrietà e non della personale ed emotiva suggestione che molti Note book di Miedinger aperto alla pagina con data del 7 maggio 1957, dove si documenta lo sviluppo tipografico di Helvetica ottobre 2014 La Rivista - 51 La Rivista Etroubles – Valle d’Aosta Una vetrina d’arte a cielo aperto La piccola realtà italiana di Etroubles che si “Nutre” d’Arte e Cultura, quest’anno ha aperto le braccia ad artisti internazionali e transfrontalieri. Un bell’esempio da imitare per incoraggiare il mondo dell’arte che non ha frontiere. di Marco Patruno Una vetrina d’arte a cielo aperto. La mostra si è svolta durante tre giorni, dal venerdì 15 agosto scorso fino alla domenica 17, nei vicoli e nelle piazzette di questo gioiello di comune medievale valdostano. Certamente, questa piccola agglomerazione, situata in prossimità del mitico colle del Gran San Bernardo, in Valle d’Aosta, non cesserà di stupirci per le sue molteplici attività artistiche e culturali di qualità. In effetti, grazie al dinamismo del suo Sindaco Massimo Tamone, iniziative importanti prendono corpo, durante tutto l’anno, al fine di continuare a promuovere l’arte e la cultura con una visione avanguardista. Da ricordare particolarmente La piazzetta del Borgo Medievale con alcune sculture Mery Rigo l’artista dell’Estrattismo le cui originali opere sono state molto apprezzate L’intesa con la “Fondazione Pierre Gianadda” Quest’avvenimento, ha costituito una nuova perla da incastonare nella già ricca attività artistica e culturale sviluppata negli anni da questo comune, in collaborazione con la celeberrima Fondation Pierre Gianadda di Martigny, e con il suo presidente Léonard Gianadda. Il Sindaco di questo piccolo Borgo Medievale, infatti, già nel 2005, con lo scopo di rilanciare il paese, ormai vittima della mancanza di neve per le attività sciistiche, prese l’opzione di creare un Museo a Cielo Aperto, in loco. Una scelta che negli anni si è rivelata vincente, anche grazie, come detto, all’appoggio del Mecenate di Martigny che aveva molto investito in quest’ambizioso progetto. Una fruttuosa collaborazione internazionale Angie Chicco una giovanissima artista della Valle d’Aosta con una delle sue opere 52 - La Rivista ottobre 2014 Con queste premesse, quest’anno, il Sindaco ha delegato Tatiana Petrucci, artista originaria di Marina di Pietrasanta, in Toscana, e villeggiante a Etroubles, dove possiede una piccola dimora, al fine di organizzare una mostra pittorica e di sculture a cielo aperto con artisti provenienti da diversi orizzonti. Tatiana, che ha una personalità poliedrica e passionale, ci ha confidato che quest’avvenimento, s’iscrive in un disegno artistico culturale a largo respiro, per avvicinare l’arte e la cultura al grande pubblico. Inoltre, per dare un valore aggiunto a quest’azione, si è premurata di prendere contatto con i responsabili del Gruppo Culturale Internazionale di sede a Martigny in Svizzera e più precisamente, con il loro collaboratore culturale Prof. Gianfranco Cencio che è anche il titolare della Galleria “Mosaico Artistico” a Fully. Questi, accogliendo con entusiasmo l’invito a partecipare a tale manifestazione artistico-culturale in territorio italiano, ha coinvolto anche altri artisti facenti parte del GCI: pittori e scultori le cui opere erano già state esposte con successo nelle cimesi della sua Galleria. Più di quaranta artisti Tra questi creatori d’arte amici del GCI, citeremo: Gianfranco Cencio, scultore in ceramica, che ha presentato le sue ultime opere, Philippe Buil, Egle Gay, Abdul Gandema, Adelaide Cencio, Luigi Mella e ancora Sophie Moisan pittrice canadese e le sue creazioni ispirate alla “Dolce Vita”; Chantal Orsat con le sue poetiche immagini del deserto, Anne Claude Olivary con i suoi intriganti paesaggi e ancora Ruth Nardo e i suoi soggetti della vita quotidiana. Un’altra pittrice interessante da segnalare è stata Houda Piota, alias Ritasso, con le sue tele ispirate alla “Primavera Araba”; poi la vallesana Magalie Comte e la sua scultura rappresentante L’Homme bâton. A questi artisti si sono aggregati La Rivista L’artista Houda Piota alias “Ritasso” presenta le sue opere ispirate alla “Primavera Araba”. La giovane artista ha vissuto per 11 anni a Firenze gli amici provenienti dal Piemonte, prima fra loro Mery Rigo, le cui magnifiche opere prendono spunto dal Manifesto sull’Estrattismo la corrente pittorica di cui lei è l’ispiratrice. Della stessa corrente: Alan Sardella, Maurizio Rivetti, Franco Negro, Giovanni Borgarello, Attilio Lauricella e Cinzia Grandi, senza dimenticare Nadia Camposaragna, bravissima fotografa di origini genovesi, che completa questa ricca rappresentanza d’artisti che gravitano intorno al GCI, tutti uniti dall’ideale comune di portare l’arte in mezzo al popolo. Un bilancio positivo che fa ben sperare per il futuro Durante queste giornate, i numerosi visitatori, hanno così potuto incontrare artisti di diverse nazioni e apprezzarne i loro lavori, nonché le loro qualità umane. Noi abbiamo incontrato due giovani pittrici Angie Chicco e Ylenia Barnette, valdostane DOC che hanno portato una ventata di gioventù a questa manifestazione con le loro proposte artistiche oltremodo interessanti. Il tempo clemente e soleggiato, ha fatto il resto, creando un’atmosfera ideale ove arte e convivialità sono entrate in perfetta simbiosi. Il Sindaco Massimo Tamone, promotore, e Tatiana Petrucci, l’organizzatrice, da noi interpellati hanno espresso la loro soddisfazione per questa prima esperienza, il cui bilancio è decisamente positivo. Un impulso in più per riproporlo regolarmente in avvenire. Il Prof. Gianfranco Cencio, scultore, intento a spiegare le sue opere e la sua tecnica ai visitatori Disponibili nelle ottobre 2014 La Rivista - 53 tabaccherie svizzere La Rivista Alla Fondation Pierre Gianadda fino al 23 novembre Pierre-Auguste Renoir paesaggista eccelso e cantore della bellezza femminile di Augusto Orsi La pittura di Pierre-Auguste Renoir (Limoges 25 febbraio 1841Cagnes 3 dicembre 1919) non è nuova alla Fondation Gianadda di Martigny, anzi direi è una presenza ricorrente. Di lui nel 1988 si erano ammirate opere provenienti dal museo di San Paolo del Brasile, nel 2004 dalla Philips Collection di Washington, nel 2005 dal Museo Pouchkine di Mosca e nel 2011 nell’esposizione da Renoir à Safran. Un panorama intimo La mostra attuale, nell’ambito della prossima ricorrenza dei 40 anni della Fondazione è, secondo Léonard Gianadda, fondatore e presidente della Fondazione “… un panorama intimo, ma al tempo stesso inedito delle opere di Renoir”. Infatti molte di esse non sono mai state esposte. Pur essendo un assiduo frequentatore della Fondazione Gianadda, devo dire che non ho mai visto un pubblico così numeroso. Nemmeno per le mostre di Amedeo Modigliani e di Van Gogh che detengono il primato di affluenza di visitatori. Per Renoir, fino a domenica 24 agosto a due mesi dall’apertura, vi erano stati 87mila visitatori. L’esposizione è stata inaugurata venerdì 20 giugno. Complice il cattivo tempo, la media è stata fin lì di 1300 persone al giorno provenienti in gran parte dalla Svizzera, ma anche dalla Francia e dall’Italia, poiché Martigny è crocevia tra queste tre nazioni. Gli orari continuati della Fondazione: tutti i giorni dalle 9 alle 19 ne facilitano le visite. Il bello e il piacevole L’ispirazione e la maestria pittorica di questo maestro dell’impressionismo, fedele al suo credo d’artista, riprodurre il bello e il piacevole, eccelle nei nudi, 54 - La Rivista ottobre 2014 Fanciulla con cappello nero e fiori rossi (1890 circa) Bagnate con i capelli lunghi (1895 circa) sovente giunonici. Sontuosa la galleria delle affascinanti donne da lui ritratte nelle tele di singoli personaggi e gruppi familiari. Non ho mai visto un tal numero di presenze femminili in una esposizione! I suoi paesaggi coniugano le stagioni con naturalezza e realismo e le piccole Alice et Elizabeth Cahen d’Anvers in Rose et Bleu sono naturali e adorabili nella pacatezza delle atmosfere di gioia familiare. Pierre-Auguste Renoir immortala nelle sue tele una borghesia spensierata e felice che, in parte, vedrà la sua fine insieme al suo mondo durante gli avvenimenti tragici della prima guerra mondiale. Museo Thyssen-Bornemisza, Palazzo del Principe di Monaco; Musée d’Orsay, Orangerie, Petit Palais e Marmottan, Parigi; Fondation Ephrussi de Rothschild / Académie des Beaux-Arts, Saint-Jean Cap Ferrat) così come da istituzioni svizzere (Ginevra, Basilea, Berna, Losanna, Winterthur, Fondation Bührle et Kunsthaus Zurigo), che permettono di scoprire una visione nuova della sua opera nel cuore dell’impressionismo francese. Due sculture monumentali raramente esposte (Vénus Victrix del Petit Palais, Parigi e La grande laveuse accroupie della Fondation Pierre Gianadda) chiudono il percorso della mostra. La scelta delle opere nella quale il visitatore ritrova l’immaginario dell’artista, ma anche tele poco - se non del tutto sconosciute interesserà il pubblico europeo che confluisce alla Fondation Gianadda di Martigny. L’esposizione evidenzia il talento plastico dell’allievo del pittore, di origine svizzera, Charles Gleyere come cantore della bellezza femminile, celebri le variazioni attorno ai Nus. Revoir Renoir Un’esposizione di più 100 opere che narrano la storia di sessant’anni di creatività ma anche la diversità della sua ispirazione. Il dettagliato percorso cronologico propone nelle sue fasi la rappresentazione del paesaggio, geografico e spirituale, l’amata Provence, l’eterno femminino, le scene del genere e le nature morte in una serie di capolavori conosciuti ed amati. Si tratta in gran parte di opere provenienti da collezioni particolari raramente prestate ma anche di numerosi dipinti provenienti dai più grandi musei del mondo (Museo Pushkin, Museo di San Paolo del Brasile, Rose e Bleu: le signorine Cahen d’Anvers (1881) La Rivista Autoritratto con cappello bianco (1910) Renoir lavora “con grandi pennelli di martora e pennelli piatti di seta” e impiega soprattutto - dice - “il bianco argento, il giallo cromo, il giallo Napoli, l’ocra gialla, il terra di Siena, il vermiglio, la lacca di Garance, il verde Veronese, il verde smeraldo, il blu cobalto, il blu oltremare“, senza dimenticare il nero, che definisce “la regina dei colori”. Il catalogo Il catalogo dell’esposizione, che si concluderà il 23 novembre, conta diversi testi, dovuti a una decina di specialisti, storici dell’arte e testimoni della vita dell’artista parigino. Dal punto di vista museale Daniel Marchesseau, curatore della mostra, propone un’analisi tematica dei dipinti in esposizione, mentre il critico d’arte Lukas Gloor inquadra la comparsa delle opera del maestro nelle collezioni svizzere nel XX secolo e Cécile Bertran, conservatrice del museo Renoir, rivela, grazie ad una ampia serie di fotografie acquisite nell’autunno 2013 dalla città di Cagnes-sur-Mer, la vita familiare dell’artista nella sua proprietà Aux Collettes. Renoir al cinema Renoir di Gilles Bourdos, biopic del 2013 narra gli ultimi anni della vita di Renoir a Cagnes-sur Mer, con 500mila entrate in Francia e miglior film francese negli Stati Uniti, è stato candidato come film straniero agli Oscar 2014. Girato nel Var e non nella villa di Aux Collettes, la pellicola, che ha come protagonista Michel Bouquet nelle vesti di Renoir, pur ben filmato e fedele come biografia, manca di vivacità narrativa e pathos. ottobre 2014 La Rivista - 55 La Rivista Fino al 26 ottobre 2014 La Svizzera e la Grande Guerra al Museo nazionale Zurigo La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) ha cambiato il mondo come nessun altro evento bellico precedente, provocando anche nella Confederazione profondi sconvolgimenti le cui conseguenze continuano ad avvertirsi ancora oggi. Fino al 26 ottobre 2014, la mostra «14/18 – La Svizzera e la Grande Guerra» al Museo nazionale Zurigo mostra l’impatto di questo conflitto sulla Confederazione. La mostra itinerante è un progetto dell’associazione «La Svizzera nella Prima Guerra Mondiale». Sebbene neutrale, e quindi risparmiata dagli scontri armati, la Svizzera fu enormemente toccata sia a livello politico sia economico e sociale dagli effetti della guerra. Le tensioni tra la Svizzera francese e la Svizzera tedesca furono una dura prova per la coesione interna, e per i leader politici ed economici i quattro anni di combattimenti implicarono costanti sforzi per far fronte giorno dopo giorno a un contesto sempre più caotico. Riflettori puntati sugli aspetti sociali La mostra è incentrata sulle conseguenze della Grande Guerra per la Svizzera e tematizza non tanto gli aspetti militari quanto piuttosto quelli umani e sociali: l’esperienza di una radicale incertezza, la minaccia per la coesione nazionale, le fragili basi della neutralità – spesso violata sia all’interno che all’esterno – e l’aumento delle tensioni fra i ceti sociali. Nel periodo bellico l’approvvigionamento di generi alimentari diventa infatti sempre più difficile e nell’estate del 1918 circa 700 000 persone dipendono dagli aiuti 56 - La Rivista ottobre 2014 La stazione centrale di Zurigo presidiata da truppe della «Landsturm», 1914-1918. Sullo sfondo il Museo nazionale Zurigo. (Archivio federale svizzero, Berna: E27 14095 480) Capannone di montaggio per la produzione di spolette nella fabbrica di automobili e macchinari Piccard, Pictet & Cie. a Ginevra (Museo nazionale svizzero LM-102442.29) Manifestazione contro l’aumento dei prezzi a Berna, 15.05.1915 (Archivio di stato del Canton Berna: T.137_6) pubblici. Inoltre, il potere di acquisto dei salari di operai e lavoratori diminuisce costantemente. L’escalation della crisi sfocia nello sciopero generale del novembre 1918 che allargherà per anni il fossato tra la sinistra e la destra. Solo la minaccia della Germania nazista porterà a un avvicinamento. Le conseguenze e gli sconvolgimenti vissuti dalla Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale furono più gravi di quelli del secondo conflitto armato. La struttura della mostra La mostra illustra i cambiamenti provocati dai quattro anni del conflitto mediante una ventina di postazioni tematiche, avvalendosi di fotografie, film e documenti in gran parte inediti. Postazioni audio presentano pareri controversi su temi come neutralità, “Röstigraben”, inforestieramento e politica economica, mentre ritratti di personalità come Else Züblin, la fondatrice delle Case del Soldato, o il Consigliere federale Gustav Ador, presidente del CICR, propongono argomenti a tutt’oggi di grande attualità. Installazioni e oggetti approfondiscono temi importanti come l’internamento di ufficiali e soldati degli stati belligeranti e gli scambi economici con questi ultimi. Progetto itinerante La mostra itinerante è un progetto dell’associazione «La Svizzera nella Prima Guerra Mondiale» e potrà essere visitata nelle seguenti località: Basilea, Zurigo, San Gallo, Neuchâtel, Frauenfeld e Losanna,secondo il calendario indicato qui in basso: HMB – Museum für Geschichte / Barfüsserkirche, Basilea 23.08.2014-15.02.2015 Historisches- und Völkerkundemuseum San Gallo 08.05.2015-28.02.2016 Musée d’art et d’histoire Neuchâtel 15.05.2015-19.10.2015 Museum Burg Zugo 03.-12.2016 Historisches Museum Thurgau, Frauenfeld 04.-10.2016 Musée historique de Lausanne 11.2016-03.2017 La Rivista Annunciati a Milano i vincitori dei Premi Balzan 2014 destinare dai premiati a progetti di ricerca. Un milione di franchi svizzeri (830.000 euro) sono in dotazione per il premio per la pace I quattro premi annuali hanno un valore di 750.000 franchi svizzeri (620.000 euro) per ciascuna delle quattro materie. Metà da Sono stati annunciati a Milano, nella Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, i nomi dei vincitori dei Premi Balzan 2014: Mario Torelli (Italia), Università di Perugia, per l’archeologia classica Ian Hacking (Canada), University of Toronto, per l’epistemologia e filosofia della mente G. David Tilman (USA), University of Minnesota, per l’ecologia delle piante (pura e/o applicata) Dennis Sullivan (USA), City University of New York, per la matematica (pura o applicata) Il Premio Balzan per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli è stato assegnato a Vivre en famille (Francia). I Premi Balzan annuali hanno un valore di 750.000 franchi svizzeri ognuno (circa 620.000 euro). La metà di ciascun premio dovrà finanziare, su indicazione del premiato, progetti di ricerca svolti da giovani studiosi e ricercatori; quello per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli ha un valore di un milione di franchi svizzeri (circa 830.000 euro). I premi saranno consegnati il 20 novembre a Roma dal Presidente della Repubblica italiana. Nella foto: l’archeologo italiano Mario Torelli La delegata federale al plurilinguismo in conferenza a Basilea L’associazione Svizzera per i rapporti culturali ed economici con l’Italia di Basilea organizza giovedì 23 ottobre 2014 alle ore 18.15 in un’aula dell’Università di Basilea (Petersplatz 1) una conferenza con Nicoletta Mariolini, Delegata federale al plurilinguismo, dal titolo: “Plurilinguismo: le sfide per l’Amministrazione federale” Il Consiglio federale ha recentemente adottato nuove misure per rafforzare la promozione del plurilinguismo nell’Amministrazione federale. La modifica dell’ordinanza sulle lingue nazionali e la comprensione tra le comunità linguistiche e la revisione totale delle Istruzioni del Consiglio federale puntano a migliorare la rappresentanza delle minoranze linguistiche, in particolare tra i quadri, ad ampliare le competenze linguistiche del personale e a facilitare l’accesso ai corsi di lingua. In questo modo il Consiglio intende dare il buon esempio e contribuire fattivamente alla promozione delle lingue nazionali e al rafforzamento della coesione nazionale. L’Amministrazione federale è in contatto permanente con i Cantoni, i Comuni, le organizzazioni private e la cittadinanza e abbraccia i principali ambiti dell’azione dello Stato. Per queste ragioni il suo plurilinguismo contribuisce in modo determinante alla coesione nazionale. Nicoletta Mariolini è nata nel 1964, lavora e vive tra Berna e Lugano. Dopo la laurea in scienze economiche all’Università di Losanna ed un master in mediazione sociale all’Università Cattolica di Milano, ha lavoratoin seno all’amministrazione cantonale ticinese Eletta nell’esecutivo comunale di Lugano, è stata anche deputata nel Gran Consiglio ticinese. Nominata dal Consiglio federale, dall’agosto 2013 è Delegata federale al plurilinguismo. Cucina all’opera: musica e cibo a Thun Il cibo rende omaggio alla musica Venerdì 24 ottobre, ore 19:00, al ristorante Beau Rivage di Thun (Hofstettenstrasse 6) La serata intitolata Cucina all’opera prende spunto dall’omonimo libro scritto da Giancarlo Fre, appassionato gastronomo e blogger, pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna, per rendere omaggio al mondo musicale, nel corso del bicentenario verdiano. Il libro offre un viaggio attraverso due tradizioni quella musicale e quella gastronomica - con esplorazioni e incursioni ai fornelli di Frescobaldi, Corelli, Mozart, Verdi, Rossini, il vegetariano Wagner, Mascagni, Toscanini, Pavarotti e Maria Callas, delineando un intreccio tra le vicende biografiche e professionali dei musicisti e le ricette prescelte. Alla presentazione del libro (in italiano e in tedesco) seguirà una cena ispirata dal libro e preparata dal noto chef Enrico Bergonzi di Parma, con vini in abbinamento ad ogni portata. L’iniziativa, organizzata con la collaborazione, è patrocinata dall’Ambasciata d’Italia a Berna. Il Menù Scaglie di parmigiano reggiano 30 mesi con aceto balsamico tradizionale di Modena 12 anni Culatello di Zibello dop Podere Cadassa 30 mesi con riccioli di burro Prosciutto crudo di Parma dop 28 mesi con gnocco fritto di Luciano Pavarotti Salame strolghino naturale con piadina alla moda di Arcangelo Corelli Tortelli d’erbetta Arturo Toscanini Pisarei e fasò alla Giuseppe Verdi Spalla cotta di San Secondo calda servita con una mostarda amata da Giuseppe Verdi Zabaione semifreddo profumato al liquore di noci di Girolamo Frescobaldi. Caffè espresso con le piccole specialità di Gioachino Rossini Vini in abbinamento Fontana del Taro Cantine Bergamaschi Malvasia dei Colli di Parma doc Cantina Monte delle Vigne Lambrusco vivace Cantina Monte delle Vigne Gutturnio Piacentino doc Cantina La Tosa Moscato dei colli Cantina Lamoretti Costo: CHF 80.– (vini e bevande incluse) È richiesta la prenotazione entro il 19 ottobre: Tel.: 033 221 41 10 [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 57 La Rivista Sequenze di Jean de la Mulière The Cut di Fatih Akin Mardin, 1915. Una notte la polizia turca fa irruzione nelle case armene e porta via tutti gli uomini della città, incluso il giovane fabbro Nazaret Manoogian (Tahar Rahim), che viene così separato dalla famiglia. Anni dopo, sopravvissuto all’orrore del genocidio, Nazaret, che ferito alla gola era rimasto muto, viene a sapere che le sue due figlie sono ancora vive. L’uomo decide così di ritrovarle e si mette sulle loro tracce. La ricerca lo porterà dai deserti della Mesopotamia e da l’Avana alle desolate praterie del North Dakota. In questa odissea, che non a caso dura 10 anni, l’uomo incontrerà molte persone diverse: figure angeliche e generose, ma anche incarnazioni demoniache. Il film è diviso in capitoli da carte che menzionano luoghi e periodi: struttura e tempo mettono insieme momenti di speranza e delusione in un ritmo regolare, che in alcuni passaggi rendono macchinoso l’avanzamento del film, se non addirittura ripetitivi, che però nulla toglie all’efficacia narrativa del dramma storico che il film mette in scena con grande forza emotiva, all’attenzione di tutti. La settima arte non ha mai raccontato il genocidio armeno, avvenuto nel corso della Prima guerra mondiale. Fatih Akin lo fa a modo suo con un taglio molto personale. The Cut è un film epico, un dramma, un’avventura e un western al contempo. Il film sarebbe potuto essere ambientato cento anni fa, ma non potrebbe essere più attuale: è un racconto di guerra e di esodo, oltre a mostrare il potere dell’amore e della speranza che ci permette di raggiungere l’inimmaginabile. Saint Laurent di Bertrand Bonello A soli tre mesi dal passaggio a Berlino del film “YSL” di Jalil Lespert, è stata presentata al Festival di Cannes un’altra pellicola biografica dedicata a Yves Saint Laurent., che ora arriva anche sugli schermi svizzeri. Si tratta di Saint Laurent del regista Bertrand Bonello, interpretato da Gaspard Ulliel. Il film, ripercorre la vita pubblica e privata dello stilista, concentrandosi nel decennio d’oro, tra metà anni ‘60 e metà anni ‘70 riuscendo a dare l’affresco di un mondo e di un’epoca. Apprezzato dal pubblico francese, il film non è però piaciuto alla Maison che non condivide come il regista abbia raccontato uno dei coutourier più amati in Francia. Quasi un falso, 58 - La Rivista ottobre 2014 dicono Yves Sant Laurent come un visionario, un romantico, un artista prima ancora che un designer, che nasconde un forte lato oscuro. Considerato che fosse l’altro il film ‘ufficializzato’ dalla maison ha permesso al regista di sentirsi completamente libero, ritenendo però di aver fatto un lavoro rigoroso, che non è un documentario. Nelle due ore e mezza (troppe per la verità) del film emerge tutta la complessità di questo geniale stilista e il suo rapporto con l’epoca degli anni. La sua omossessualità è centrale per capirne la figura ma anche la sua idea di bellezza, influenzato dalla grande passione per l’arte, per il cinema e per la musica che è il sottofondo sonoro delle sue creazioni. Il film riesce ad andare oltre la sequenza dei fatti storici - le collezioni di successo, il marketing opera altrettanto geniale di Berge - che portò la YSL nel mondo dagli smalti alle borse, il passaggio di proprietà, la riconquista del nome per esteso per approfondire la sua personalità. in ogni caso a chi ama la moda questo film non dispiacerà. Schweizer Helden di Peter Luisi Sabine, una casalinga frustrata, da poco separata dal marito, abbandonata dalle figlie e dalle amiche si ritrova improvvisamente sola nel periodo natalizio. Per guadagnarsi l’approvazione della famiglia e delle amiche, decide di mettere in scena con un gruppo di richiedenti l’asilo, la storia di Guglielmo Tell. Tra drammi personali, difficoltà linguistiche e Guglielmi Tell neri, che si stagliano sul bianco della neve, l’impresa si rivela più difficile del previsto… risolvendosi tra umorismo e serietà. Schweizer Helden non è un film politico, vuole raccontare esperienze umane, per conoscerle e capirle meglio. Affrontando questo importante tema sociale, il regista non è infatti voluto salire su un piedistallo, al contrario, si è immerso fra queste persone: ha raccolto diverse esperienze visitando e vivendo in alcuni luoghi d’incontro, lavorando poi con alcuni di loro. Film centrati sul racconto dell’identità di un paese che cambia nel rapporto con le figure “altre” o “straniere”, senza rimuovere il graffio dei problemi, ma al tempo stesso mantenendo quei toni leggeri che consentono di scandagliarne la radice umana attraverso l’imbuto di una commedia sociale capace di mettere sulla stessa frequenza reazioni divertite e riflessioni appuntite. S’inserisce idealmente così, in quel lungo corridoio storico del cinema svizzero che spazia da capisaldi come Die Schweizermacher di Rolf Lyssy fino alla Beresina di Daniel Schmid. Il film ha vinto il premio del pubblico, dotato dio 30’000 franchi, all’ultimo festival del film di Locarno. La Rivista Diapason di Luca D’Alessandro Mario Venuti Poor Man Style Il nuovo cd di brani inediti di Mario Venuti s’intitola Il tramonto dell’occidente, anticipato in radio dal primo singolo Ventre della città. Il cd è composto di brani scritti dall’artista stesso in stretta collaborazione con Francesco Bianconi, cantautore italiano e frontman del gruppo toscano Baustelle, e con altri ospiti come Franco Battiato, Alice e Giusy Ferreri. Venuti è un autore completo, conosciuto per i suoi testi, che invitano alla riflessione, e la sua voce solida ed eclettica. Come meritato riconoscimento per la sua ventennale carriera di solista, il cantautore siciliano ha ricevuto, proprio in occasione della pubblicazione di questo LP, il premio speciale al Meeting delle etichette indipendenti MEI di Faenza. Nel presente caso, il reggae viene sottoposto ad una revisione: se ne occupano i Poor Man Style di Torino nel loro nuovo album che si definisce una caricatura provocatoria di un sotto genere del reggae, il cosiddetto Rub a Dub Style. È un lavoro di protesta che contiene una miscela di sonorità dub e testi diretti. Il gruppo si è dedicato alle registrazioni del disco tra ottobre del 2013 e del maggio del 2014 nelle strutture del Natty dub studio di Vinovo e dell’AV7 Sound di Torino, mentre nel mese passato è avvenuta la pubblicazione presso l’indie-label di Bologna, la Irma Records. Con i Poor Man Style, lo si può senz’altro dire, l’Italia ha un altro gruppo che si oppone a ogni conformismo. La loro è una sorta di protesta, che in quest’epoca di crisi risuona nel pubblico suscitando notevole interesse. Stefano Bollani Fabi Silvestri Gazzé Jesper Bodilsen, Morten Lund e Stefano Bollani nel 2002 hanno iniziato la loro collaborazione in seguito a una tournée con Enrico Rava, famoso compositore e trombettista di origine triestina. Oggi, Stefano Bollani stesso è ritenuto un bandleader in alta considerazione, gode di credibilità e autorevolezza, ed è stimato dal pubblico jazzistico in tutto il mondo. Joy in Spite of Everything, il suo ultimo album, è firmato ECM, e contiene un elenco di brani scritti da Bollani in persona. Sono pezzi leggeri, che riflettono un savoir vivre sul piano musicale molto particolare, insomma: rispecchiano l’essenza del jazz. I brani vengono interpretati da un quintetto che comprende il trio di base Bollani-Bodilsen-Lund e la partecipazione speciale del chitarrista statunitense Bill Frisell e del sassofonista Mark Turner. L’opera è stata registrata nei rinomati Avatar Studios di New York City, sotto la direzione di Manfred Eicher. Per questa volta non abbiamo dinanzi un trio jazzistico, ma uno composto di tre notevoli esponenti della musica pop italiana: Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. I tre si sentono legati uno con l’altro, per cui non stupisce che questo progetto sia nato in seguito a un viaggio insieme in Sud Sudan. I tre hanno realizzato un progetto che ciascuno di loro, da solo, non avrebbe mai osato. Un album con dodici brani, che parlano di divertimento, passione, armonia e amore inesistente, ribellione alla statistica e nel senso lato alle convenzioni: “Sentivamo la voglia di confrontarci, contaminarci e tirare fuori qualcosa di completamente nuovo per noi.” Il loro modo di argomentare e di esprimere i propri sentimenti avviene con attenzione, prudenza ed intelletto. Un album da scoprire, senza dubbio. Il Tramonto dell’Occidente (Microclima) Joy In Spite Of Everything (ECM) Rabbia Dub Style (Irma) Il Padrone Della Festa (Sony) ottobre 2014 La Rivista - 59 La Rivista Ischia: dove acqua e fuoco si tengono per mano Tra le incantevoli isole che chiudono a cerchio il golfo di Napoli, Ischia non è soltanto la più grande, ma è anche la più varia per le tante e continue scoperte che riserva a chi è veramente intenzionato a conoscerla a fondo. Quest’isola, di forma trapezoidale, gode di una tra le più privilegiate posizioni geografiche del mondo ed è uno dei luoghi più favoriti dal punto di vista climatico. In essa spiagge ampie e assolate si alternano a riposanti pinete mentre la campagna e le verdi colline, le balze rocciose del dominante monte Epomeo, creano una varietà infinita di paesaggi da godere e offrono molteplici possibilità di ritempranti passeggiate e attraenti escursioni. L’isola d’Ischia, di origine vulcanica, racchiude infine nel suo sottosuolo, come affermava già Strabone, autentiche “miniere d’oro” per la straordinaria efficacia curativa dei suoi otto bacini termominerali e delle sue ancor più numerose sorgenti, stufe, fumarole ed arene. Il “Giardino d’Europa” o “Isola Verde” sono solo alcuni dei nomi con i quali Ischia si è fatta conoscere nel mondo come località turistica di alto pregio, dove nulla è scontato, dove la natura ha voluto mostrare il risultato del connubio tra acqua e fuoco. L’isola d’Ischia è uno spettacolo di diversità biologiche, paesaggistiche, storiche, culturali e turistiche. Per dare un’idea rapida dell’isola d’Ischia basta dire che conta un’altissima concentrazione di 60 - La Rivista ottobre 2014 hotel, parchi termali, chiese e spiagge: forse le più alte d’Italia considerando la superficie relativamente esigua dell’isola. Ci sono infatti quasi 400 strutture ricettive tra piccole, medie e grandi, sul mare o in montagna, pensioni e hotel di lusso. Pithecusa Aenaria Iscla Ischia è stato solo l’ultimo di una serie di nomi attribuiti ad essa, infatti, compare per la prima volta nell’anno 813 in una lettera inviata da Papa Leone III a Carlo Magno. Il più antico nome attribuito ad Ischia fu quello di Pithecusa che può significare, in un’interpretazione piuttosto fantasiosa, terra delle scimmie (secondo il mito degli abitanti trasformati in scimmie da Eracle) oppure luogo dei manufatti in creta, ossia vasi (Pythos), che si realizzavano sull’isola. I latini la chiamavano Aenaria, che potrebbe essere identificato sia con “scimmie” che con Enea (che qui sbarcò con la sua flotta). Per quanto riguarda il suo nome attuale Lacco Ameno visto dalla terrazza dell’Hotel San Montano l’ipotesi più probabile è quella che ci indica la derivazione dal latino insula, che poi diventa Iscla... fino a divenire Ischia. L’isola sorge nel Golfo di Napoli dalla quale dista 29 km, mentre dalla costa dista solo 10 km. Fa parte delle Isole Flegree insieme a Procida, Vivara e Nisida e conta sei comuni: Ischia (comune omonimo dell’intera isola), Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana e Barano d’Ischia. Negli ultimi anni ha preso forma il progetto del Comune unico che prevede l’istituzione di un solo comune in luogo delle sei amministrazioni attuali. Il che probabilmente faciliterebbe le iniziative di promozione turistica che rappresentano la principale fonte di sostegno economico dell’isola e che negli ultimo anni è in perdita di velocità. Questo progetto che, ha portato alla fondazione, l’11 novembre 2001, dell’Associazione per il Comune Unico, è culminato in un referendum popolare che, tenutosi il 5 e 6 giugno 2011, non ha però superato il quorum. La fortuna viene da lontano È abbastanza frequente che la fortuna di una località turistica dipenda dall’intervento di personaggi estranei a essa, né Ischia si è sottratta a tale principio. A scoprirne le potenzialità turistiche, negli anni Cinquanta, fu l’editore milanese Angelo Rizzoli, il cui interessamento, già rifiutato da Pozzuoli e da Casamicciola, grazie al provvidenziale incontro col sacerdote archeologo don Pietro Monti, mutò radicalmente il volto di Lacco Ameno, ma finì per incidere, altrettanto radicalmente, sulla tendenza dell’isola al turismo. Terme e alberghi sorsero nel comune di Lacco - sotto il nome della regina Isabella -, accompagnati da manifestazioni musicali, a beneficio dei turisti, e anche le altre strutture - già esistenti, ovvero trainate dalla politica inaugurata dall’industriale lombardo - dovettero mettersi al passo, in quel comune, come negli altri, facendo compiere all’intera isola il salto di qualità. Tanti ricordano ancora le due imbarcazioni gemelle, ormeggiate nel porto d’Ischia, la Regina Isabella e il Sereno, destinate la prima al trasporto dei turisti da Napoli a Ischia, la seconda al diporto della famiglia Rizzoli. Un’altra personalità che ha legato il proprio nome a Ischia è Luchino Visconti, il quale scelse di trascorrervi lunghi periodi, nella torre di monte Vico, che aveva acquistato e fatto trasformare in abitazione, conosciuta oggi come Villa Colombaia e trasformata in museo. Non v’è dubbio che questa sua scelta abbia contribuito, non poco, al salvataggio di quello splendido angolo dell’isola. La Rivista La penisola di Monte Sant’Angelo L’intera isola ha un’estensione di 46,5 kmq, un perimetro di 34 km ed il Monte Epomeo, in realtà la punta emersa di un vulcano sottomarino, che si erge dal mare per 789 m. Con i suoi 62.027 abitanti (ISTAT 2009) è la terza più popolosa isola italiana, dopo Sicilia e Sardegna. Bellezza e varietà ovvero varietà della bellezza La varietà di elementi di cui Ischia è costituita, rapisce anche il visitatore più distratto. Scenari naturali mozzafiato, fonti termali spontanee, strutture alberghiere di primordine, cucina mediterranea e storia sono solo alcuni degli elementi che attraggono sull’isola turisti da tutto il mondo. Prettamente di origine vulcanica, Ischia si è costituita dal sollevamento di rocce verificatosi negli ultimi 150.000 anni, con depositi di eruzioni effusive ed esplosive (l’ultima è avvenuta nel 1301) che hanno generato scorci celestiali, baie, coste e spiagge di uno splendore assoluto ma anche vette e colline ricoperte da pinete e boschi di castagno che hanno donato ad Ischia l’appellativo di “Isola verde”. Ne sono splendida testimonianza anche i giardini privati divenuti delle vere e proprie attrazioni. Il più famoso è quello della Mortella: il termine, nel dialetto napoletano, indica il “mirto divino” (Myrtus communis), una pianta che spunta con grande abbondanza tra le rocce della collina su cui si sviluppa il giardino e che rivestiva notevole importanza nella mitologia greco-romana, a volte rappresentando la bellezza o la verginità, altre volte l’amore o la fortuna pagana. È stato creato dal musicista inglese William Walton che nel 1949 decise di stabilirsi nell’isola con la moglie argentina Susana. I coniugi costruirono ai piedi del monte Zaro una villa circondata da un grandioso giardino botanico. La realizzazione del giardino (la cui ideazione risale al 1956) fu affidata, negli anni’60, all’architetto paesaggista Russell Page, il quale disegnò tutta la sistemazione del giardino a Valle, integrandolo fra le pittoresche formazioni rocciose. Oggi La Mortella consta di due zone profondamente diverse: la Valle, appunto, caratterizzata da un clima subtropicale, umida e protetta dal vento, e la Collina o giardino superiore, interamente ideato e sviluppato da Lady Walton, con zone assolate e battute dal vento e caratterizzate da vegetazione proveniente dalle aree mediterranee. Nel giardino superiore sono presenti la sala Thai, circondata da fiori di loto, bambù e aceri giapponesi, il tempio del Sole, arricchito da bassorilievi di Simon Verity; la cascata del Coccodrillo; il Ninfeo; il Teatro greco e la roccia di William, un masso trachitico posto su di un promontorio a circa 120 metri dal livello del mare, dove sono custodite le ceneri dell’artista. Il giardino si sviluppa su un’area di circa 2 ettari e raccoglie più di 3000 specie di piante esotiche e rare. È inoltre arricchito da ruscelli e laghetti, fontane, piscine, corsi d’acqua che permettono la coltivazione di piante acquatiche come papiro, fior di loto e ninfee tropicali, mentre dai terrazzamenti delineati sui muri a secco mediterranei è possibile godere di una delle più suggestive viste della baia di Forio. Originali, e di recente apertura (2005) sono i giardini di Villa Ravino (con annesso un piccolo residence), costituiti da un parco botanico tropical-mediterraneo, che raccoglie una delle più vaste e varie raccolte di piante succulente d’Europa. Un affascinante percorso nel verde alla scoperta di scenari sorprendenti ed esemplari botanici rari e preziosi. La ricca collezione di Succulente coltivate all’aperto, costantemente arricchita di nuove specie provenienti da tutto il mondo, è il frutto della passione naturalistica di Giuseppe D’Ambra, marittimo di lungo corso e grande appassionato di piante succulente e palme, il quale ritornava a Forio dai suoi lunghi viaggi intorno al mondo con borse piene di talee e semi di piante rare. Simbolo di Ischia è senza dubbio Il Castello Aragonese, che con le torri saracene e gli scavi greco-romani Le cactee nei giardini Ravino ottobre 2014 La Rivista - 61 La Rivista Vista su Forio confermano poi gli importanti trascorsi storici dell’isola nello scenario mediterraneo. Meritano una visita particolare la penisola e la baia di Monte S’Angelo la Chiesa del Soccorso a Forio, mentre altra attrazione dell’isola sono il gran numero di cetacei popolano le acque al largo delle coste ischitane a riprova della qualità del mare circostante, da sempre ritenuto florido e pescoso. Air Berlin collega con un volo diretto Zurigo a Napoli fino al 19 di ottobre e poi durante il periodo natalizio. Informazioni dettagliate sul sito: www.airberlin.com Le terme: alchimia del piacere Nella sua costante ricerca di benessere psico-fisico l’uomo ha da sempre focalizzato l’attenzione sulle acque e sul fango termali, anche grazie alla loro assoluta origine naturale, che contribuisce in modo determinante a produrre profondi e molteplici effetti benefici, riconosciuti da tempo anche a livello scientifico internazionale. Nell’immaginario collettivo oggi il termalismo rappresenta un mondo senza tempo, in cui l’iconografia potrebbe appartenere a qualsiasi epoca storica: dall’era Etrusca a quella Romana, da quella Rinascimentale ai primi del ‘900. Le immagini-simbolo non hanno una datazione: atmosfera rilassata e soffusa, dolci e piacevoli suoni ovattati, scorrere cristallino delle calde acque termali, vapori insinuanti e misteriosi, corpi avvolti in candidi lenzuoli sotto i quali il fango bollente sviluppa la sua azione rigenerante e riattivante, mani sapienti, lievi, capaci di rilassare i livelli più remoti del soma e della psiche, aromi diffusi, delicati ma penetranti. È difficile esprimere attraverso le parole le sensazioni che il termalismo segretamente sa donare, forse perché è difficile spiegare come, al di là delle pur accurate e affidabili trattazioni scientifiche, questi due potenti elementi della natura, le acque e i fanghi termali, posseggano un cocktail di sostanze minerali, un’alchimia di componenti solidi, liquidi e gassosi, in grado di originare un tale potere rilassante, rigenerante, defatigante, guarente. L’Isola d’Ischia, già ricchissima di sorgenti di acque termali dalle innumerevoli virtù terapeutiche, consente in ogni stagione dell’anno di vivere questa esperienza. Infatti, non vi è un luogo in cui vi sia una così alta concentrazione di sorgenti e di stabilimenti termali come l’isola d’Ischia. Le acque di quest’isola vulcanica e ribollente di energia naturale sono note in tutto il mondo per la loro efficacia terapeutica. Alcune di esse, ancora oggi, sono fruibili liberamente, così come sgorgano dal sottosuolo e dal fondo marino: calandosi in vasche naturali ricavate sulle spiagge, ci si può immergere in acque marine miscelate a quelle termali. E non è difficile imbattersi, nel corso di un trekking sui monti dell’Isola, in una naturale scultura di terra argillosa e biancastra dalla quale esalano lievi getti di vapore sulfureo, che va respirato a bocca semi-aperta, come se fosse un grande e naturale apparecchio inalatorio. Com’è noto, le cure termali sono una meta obbligata per chi voglia ricaricarsi e lasciarsi alle spalle lo stress della vita quotidiana, sono validissime per combattere tanti disturbi fisici grazie ai bagni vapore, ai massaggi, alla fangoterapia, ai trattamenti con oli aromatici e persino con le pietre posizionate in punti energetici del nostro corpo. Esse costituiscono un rimedio semplice e naturale per difendersi da raffreddori e bronchiti, tipici mali della stagione invernale. Al contempo, un valido aiuto per combattere i problemi ginecologici viene dalle acque termali salsobromoiodiche. Infatti, bagni, fanghi pelvici, irrigazioni vaginali e aerosol locali contrastano molti disturbi cronici di carattere infiammatorio. Inoltre, è pratica ormai diffusa recarsi in un centro termale per migliorare il benessere della propria pelle. Sono moltissime le malattie della pelle che traggono giovamento dalle cure termali: psoriasi, eczemi, dermatiti, ma non solo. Le acque termali dell’Isola d’Ischia sono ben conosciute ed utilizzate fin dall’antichità, come dimostrano i numerosi reperti archeologici conservati presso il Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno. I Greci infatti utilizzavano le acque termali per ritemprare lo spirito ed il corpo e come rimedio per la guarigione dei postumi di ferite di guerra attribuendo alle acque poteri soprannaturali. Non a caso presso ogni località termale sorgevano templi dedicati a divinità come quello di Apollo a Delfi. Se i Greci furono i primi popoli a conoscere i poteri delle acque termali, i Romani le esaltarono come strumento di cura e relax attraverso la realizzazione di Thermae pubbliche ed utilizzarono sicuramente e proficuamente le numerose sorgenti dell’Isola. Il declino della potenza di Roma coincise con l’abbandono dell’uso dei balnea anche ad Ischia: non ci sono infatti tracce dell’uso delle acque nel Medioevo. Di terme e termalismo si riprende attivamente a parlare nel Rinascimento ed un impulso decisivo alla moderna medicina termale venne dato da Giulio Iasolino, un medico calabrese, docente presso l’Università di Napoli, che verso la fine del 1500, affascinato dal clima e dai fenomeni di vulcanismo secondario (fumarole ed acque termali), intuendo le potenzialità terapeutiche del mezzo termale, effettuò un meticoloso censimento delle sorgenti, ne individuò la composizione delle acque e compì dettagliate osservazione circa gli effetti delle stesse su numerose patologie che affliggevano i suoi contemporanei. 62 - La Rivista ottobre 2014 LA REGINELLA RESORT & SPA **** LACCO AMENO, ISCHIA OFFERTA SPECIALE: a partire da CHF 1’209.- 1 settimana, sistemazione in camera standard doppia, mezza pensione, volo, trasferimento privato Una vacanza là, dove Ischia mostra il suo lato migliore. Nella splendida località di Lacco Ameno, l’Hotel Reginella s’immerge completamente nel paesaggio mediterraneo, offrendo ai suoi ospiti una affascinante ambientazione all’insegna del relax. L’amabile località è caratterizzata da variopinti negozi, locali e trattorie tipici e un’accogliente centro dove passeggiare. L’hotel è situato nel cuore di Lacco Ameno, soltanto poche centinaia di metri separano l’Hotel e la spiaggia sabbiosa. È caratterizzato da due grandi complessi e una reception, da un ristorante, una stanza tv e un fornito bar; offre, inoltre, agli ospiti uno spazio esterno dotato di piscina termale e di un paradisiaco giardino anche durante i mesi più freddi. Il parco termale è l’insegna dell’hotel, a disposizione degli ospiti dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Dotato inoltre di una sauna naturale e di una piscina coperta in una suggestiva ambientazione contornata da piante tropicali. Grazie alla Jacuzzi riscaldato è possibile godere dei benefici termali anche durante l’inverno. Ischia con le sue 103 sorgenti termali e 69 fumarole è la capitale europea dei centri termali. Con la sua ampia offerta di massaggi, fanghi e bagni termali rilassanti assicura soddisfa anche la clientela più esigente. SAN MONTANO RESORT & SPA ***** LACCO AMENO, ISCHIA OFFERTA SPECIALE: a partire da CHF 1629.- 1 settimana: volo, trasferimento privato, camera doppia comfort con vista sul giardino, mezza pensione. L’elegante Resort & Spa San Montano è situato sulla cima del Monte Vico, dove vi aspetta un panorama mozzafiato. Ad est la frastagliata costa delle isole, Napoli, il Vesuvio e la penisola sorrentina; a sud l’abbondante vegetazione del Monte Epomeo; ad ovest le colline, incorniciate da un mare blu dove spesso le isole Pontine sono visibili in lontananza. Situato a 1 km circa dal centro di Lacco Ameno (servizio navetta offerto a orari prestabiliti), l’hotel è provvisto di ristorante con terrazza, diversi bar, pianobar e salone. Il giardino è a disposizione degli ospiti con una piscina termale con idromassaggio attrezzata Per info e prenotazioni: italtours ag Effingerstrasse 14a 3011 Bern tel. 031 370 90 90 www.italtours.ch / [email protected] con lettini e ombrelloni. L’Hotel dispone di 73 camere di diverse categoria, dalla camera classic alla delux suite caratterizzate da uno stile che ricorda quello marinaio, con legno di mogano, la cui bellezza è esaltata dalla luminosità naturale delle camere e dai vivaci colori delle piastrelle contribuendo a creare un ambiente rilassante per i nostri ospiti. La spiaggia dista circa 1 km raggiungibile con servizio navetta offerto a orari prestabiliti; a disposizione lettini e ombrelloni inclusi nel prezzo. L’hotel dispone di bagno turco e sauna naturale finlandese, moderne cure termali, cristalloterapia, aromaterapia, fanghi, terapie per il rilassamento e solarium. Dispone inoltre di centro bellezza e massaggi. La Rivista Grande successo per “Passitaly” a Pantelleria di Rocco Lettieri Si è felicemente conclusa la prima edizione di Passitaly, la rassegna interamente dedicata ai vini naturali dolci del Mediterraneo e alle bellezze naturalistiche, storiche e gastronomiche dell’isola di Pantelleria con manifestazioni congressuali e visite alle aziende produttrici di Passito DOC Pantelleria, isola tra terra e mare, tra natura e cultura, ha accolto, per 5 giorni, oltre 50 giornalisti (30 italiani e 20 provenienti da Paesi esteri), 40 produttori di vino e istituzioni nazionali e regionali per mostrare e raccontare alcuni degli aspetti più belli dell’isola, da quelli più conosciuti, come le produzioni di vini passiti naturali e dei capperi panteschi, a quelli meno noti, come i siti archeologici di epoca fenicia e romana. Una manifestazione che per la sua prima edizione ha potuto contare sulla presenza di Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il quale ha iniziato ufficialmente la vendemmia 2014 a Pantelleria tagliando il primo grappolo d’uva zibibbo della stagione, in località Punta Karace nel terreno di Giovanni Maddalena, un giovane viticultore e produttore di passito naturale. Il ministro era arrivato nell’isola due ore prima per aprire ufficialmente al castello medioevale la prima edizione di Passitaly, rassegna dei vini passiti naturali del Mediterraneo, promossa dall’Assessorato regionale dell’agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca Mediterranea, dal Comune di Pantelleria, dall’Istituto regionale vini ed oli di Sicilia e dal GAL delle isole minori. Passiti in bella mostra Molti i relatori partecipanti ai vari convegni a partire da Luca Bianchi, Pier Luigi Petrillo, Ezechia Paolo Reale, Nelli Scilabra, Pietro Alagna, Graziella Pavia, per arrivare, in altri momenti, a Rosaria Barresi, Antonio Rallo (presidente CdA DOC SICILIA e titolare dell’azienda Donnafugata di Marsala e in Pantelleria), Ornella Laneri, Cristian Del Bono, Ermanno Paladino, Peppe D’Aietti, Antonio Parrinello, Antonio Di Giacomo. A costoro si sono affiancati, per le degustazioni di Passito: Andrea Gabbrielli, Giovanni Giardina e Donato Lanati (fondatore di Enosis Meraviglia di Cuccaro in Piemonte e considerato uno dei più grandi enologi a livello mondiale inserito nella rosa dei cinque per il premio Wine Enthusiast’s Star Award 2014 dal Wine Enthusiast Magazine). Cambiare le sorti dell’isola “Abbiamo accolto la stampa nazionale e internazionale – ha affermato Salvatore Gino Gabriele, Sindaco di Pantelleria – per raccontare la storia, lo stile di vita e le produzioni di questa isola situata tra l’Europa e l’Africa. Desideravamo far conoscere le reali e autentiche potenzialità di questo territorio che ha raggiunto la fama mondiale grazie alle produzioni di Passito e al turismo di alto livello. Ma Pantelleria è in grado di offrire ancora di più di quanto conosciuto fino ad oggi a livello internazionale; c’è, infatti, un patrimonio storico e culturale enorme e una varietà di produzioni agroalimentari assolutamente caratterizzanti e legate alle coltivazioni e alle varietà autoctone”. Lo stesso sindaco aveva in precedenza illustrato il programma del Passitaly Il lago di Venere ottobre 2014 La Rivista - 65 La Rivista Visita al cappereto di Pietro Bonomo L’esclusiva qualità dei prodotti Una cucina schietta che prevedeva itinerari non solo nelle cantine, ma anche archeologici, architettonici e naturalistici. “Pantelleria ospita ambienti di eccezionale valore naturalistico-paesaggistico. Salvaguardare l’agricoltura pantesca equivale a salvaguardarne il paesaggio e la sua popolazione. Per cambiare le sorti dell’i- 66 - La Rivista ottobre 2014 sola e dell’agricoltura c’è bisogno di ripensare al ruolo di ogni singolo partecipante alla “filiera territoriale”. Sono nati in questi anni tanti piccoli viticoltori che con le grandi ditte presenti nell’isola devono agire in sinergia per ampliare e migliorare l’offerta in un mercato che diventa sempre più globale”. La Rassegna dei Passiti dolci del Mediterraneo ha focalizzato in diversi momenti l’esclusiva qualità dei prodotti dell’isola. Giorni intensi, pieni di appuntamenti, di progetti e di aspettative, dove è stato messo in risalto che il futuro di Pantelleria sta nella sua agricoltura e nella sua economia. Più volte è stato detto che tutto è importante, ma che la differenza viene svolta dall’uomo e dalla sua tenacia nel fare, dalla sua capacità di mettersi gioco. A riprova di ciò l’impegno e la fatica gratuita fatta con entusiasmo da chi ha potuto offrire gusti e delizie esclusive: caponata, insalata pantesca, couscous, insalata di polipo, olive, pomodori secchi, patè, formaggi, ambrosia d’uva, biscotti, cascatelle ripiene di ricotta e cioccolato, pane al sesamo ripieno di ogni ben di Dio e in abbinamento vini secchi da uve zibibbo, che volendo o no stanno aumentando in numero di bottiglie. Un vino che piace e che non fa guerra al Passito che tutti vorrebbero per fare da traino al settore. Così pure per un futuro agricolo dell’isola, abbiamo sentito che si stanno approntando vini spumanti ottenuti dai racemi rimasti sulla pianta. Le prime bottiglie stappate hanno dato buoni segnali per proseguire. E non è una cosa da niente se si pensa che su ogni pianta si possono raccogliere circa 1,5-2 kg di uva che moltiplicati per 3000 piante ettaro si arriva ad avere ben 5-6.000 kg di uva per ogni ettaro che sarebbe stata dimenticata in pianta. Due gli appunti da farsi ai panteschi. Il primo è quello di non credere nella bontà della loro frutta, infatti, mai che presentino in tavola un cesto di uva, di pere, o che offrano un bel piatto colmo di fette di melone giallo ben freddo o di La Rivista Uva Zibibbo fichid’India già pronti per essere mangiati da chi non ha possibilità di farlo nei propri paesi. Il secondo è quello di continuare a credere anche nell’altro vino DOC: il Moscato di Pantelleria, meno caro, aromatico, profumato di fiori di arancio e di erbe mediterranee e gustoso di acidula freschezza e fragrante di frutti tropicali. Dal piacevole tenore alcolico è un perfetto vino da dessert e nei pomeriggi estivi è ottimo dissetante con frutta fresca tagliata e aggiunta nel bicchiere con una foglia di menta. La visita alle aziende L’accoglienza delle aziende è stata a dir poco fantastica, sia a pranzo dove dire light lunch è un’eresia bella e buona, e sia a cena dove ha operato il fior fiore di chef locali, ma anche di brave “cuoche di casa”. Ho ricordi entusiasti di: caponata tiepida di verdure; parmigiana di melanzane; insalata pantesca; ciaki-ciuka; gambero rosso crudo alla gelatina di passito; insalata di polpo alla pantesca; cous-cous di pesce alla pantesca; calamari ripieni; involtini di pesce spada; paccheri al pesto pantesco; ravioli di ricotta e menta; spaghetti con zucchine fritte, menta e mandorle; coniglio con pomodori secchi e capperi; polpettine al sugo rosso e, in chiusura, d’obbligo i dessert: mustazzuoli; baci di Pantelleria; gelati, sorbetti e granatine a piacere. Una cucina, quella pantesca, autentica espressione della dieta mediterranea tanto celebrata. La prima sera di arrivo sull’isola tutti siamo stati ospiti a Kamma dalla famiglia Rallo, proprietaria dell’azienda Donnafugata. Ha cucinato piatti di assoluta tipicità pantesca lo chef Gianni Busetta del Ristorante La Nicchia di Scauri, con una serie impressionante di vini in abbinamento sia siciliani Visita in azienda che isolani panteschi di Donnafugata. Chiusura con il mitico Passito di Pantelleria DOC Ben Ryè delle vendemmie 2012 – 2011 e il superlativo 2008, edizione limitata a 6.465 bottiglie riportando in etichetta la firma del fondatore Giacomo Rallo, a siglare la ventesima vendemmia sull’isola, di questo “figlio del vento”. Nei quattro giorni a seguire, divisi in due gruppi, i giornalisti hanno potuto visitare alcune delle aziende che producono Passito di Pantelleria DOC. Per quanto riguarda le case vinicole assegnatemi ho potuto visitare e godere della loro ospitalità o diurna o serale di: Salvatore Murana (www. vinimurana.it), Abraxas (www.abraxasvini.com), Vinicola Minardi (www. viniminardi.it), Cantina Basile (www. cantinabasile.com), Bukkaram della Famiglia De Bartoli (www.marcodebartoli.com), Salvino Gorgone (www. passitodietrolisola.it), Carol Bouquet (www.sanguedoro.it) e Coste Ghirlanda di Katherina Pazienza Gelmetti (ultima azienda arrivata sull’isola con cantina in costruzione e seguita come enologo da Lorenzo Landi) (www.costeghirlanda.it). Inoltre si è potuto visitare il famoso cappereto ad anfiteatro di Pietro Bonomo, l’azienda di Bonomo&Figlio di Scauri Alto ([email protected]) e la Cooperativa Agricola Produttori Capperi di Scauri Basso (www.capperipantelleria.com). Una veloce visita mattutina anche al Vivaio Paulsen di Ghirlanda per degustare vini sperimentali non ancora in commercio: novità di cui sentiremo parlare tra qualche anno. Infine, da citare, l’accogliente serata of- ottobre 2014 La Rivista - 67 La Rivista Uve di Zibibbo stese al sole da Basile ferta da La Scuola di cucina - L’Arte di cucinare (www.artedelcucinare.it) con Maria Rita Barracco e Manila Foresti Sancinelli, che oltre ai gustosi antipasti hanno mostrato tutta la preparazione del cous cous pantesco, naturalmente a base di pesce, poi degustato con vino Grillo Mothia Biancomaggiore 2013 dell’azienda Rallo Vesco di Marsala. Una cucina schietta senza fronzoli La fortuna della cucina siciliana deve molto all’impiego di aromi, condimenti e spezie. A Pantelleria tutte le erbe, dal prezzemolo al rosmarino, dalla nepitella al basilico, hanno un profumo intenso che la magia del clima e la virtù del terreno esaltano in misura maggiore che altrove. Quindi possiamo affermare senza ombra di dubbio che la cucina di Pantelleria è una cucina schietta, diretta, senza fronzoli e senza sofisticherie. Si mangia quello che offre l’isola e quello che “regala” il mare. Prodotti che vengono preparati nella maniera più semplice e con risultati sorprendentemente mediterranei: gustosi piatti dove l’olio, il pomodoro, i capperi, l’origano sono onnipresenti. Coltivate nella dura roccia lavica frantumata, sono famose le lenticchie, piccolissime e saporitissime, che non hanno bisogno di essere messe a mollo. Il mare offre cernie, canocchie, dentici, polpi, seppie, ricciòle, aragoste e spigole che vengono servite nel modo più semplice e naturale con un condensato di profumi, colori e sapori che sono un’esaltazione delle tradizioni. Di chiara derivazione araba è il cous cous: granelli di semola cotti al vapore conditi con sugo di pesce e serviti con verdure quali patate, melanzane, peperoni, carote, piselli insaporiti tutti insieme e ravvivati all’ultimo momento con 68 - La Rivista ottobre 2014 l’aggiunta di alcuni spicchi d’aglio crudi e peperoncino. Una citazione a parte merita il cappero (capparis rupestris) che è una pianta di origine africana che ha trovato il suo abitat naturale sull’isola. Pianta a piccolo cespuglio fornisce i frutti che altro non sono se non gemme, cioè i boccioli ancora chiusi, che dopo la raccolta vengono conservati sotto sale marino. La coltivazione del cappero permette a molti abitanti di poter sbarcare il lunario degnamente e la richiesta è sempre più crescente, in quanto il cappero viene considerato dai cuochi una vera sorta di “caviale vegetale”. Acquista importanza fondamentale in alcune salse, in particolare per quella da usarsi per il vitello tonnato, ma non può mancare in piatti, dove entra già l’acciuga. Molti chef emergenti hanno pure scoperto i “frutti del cappero”, molto più grossi, con un peduncolo quasi fossero cetriolini, che danno alle pietanze un gusto ancora più determinato. Pantelleria è anche arte Nel corso delle quattro giornate di Passitaly, giornalisti e turisti sbarcati sull’isola per l’occasione, (avevano a disposizione tre itinerari studiati appositamente per loro) hanno avuto modo di partecipare ad un calendario fittissimo di appuntamenti senza dimenticare anche spazi per l’arte. Tre interessanti mostre in contemporanea, di cui le ultime due al Castello Barbacane. La prima, Universi II di Michele Cossyro è stata allestita nei locali della Mediateca Comunale, recentemente consegnata e restituita alla comunità, fortemente voluta dal Comitato Preziosa Pantelleria che ha inteso inaugurare la propria attività sull’isola rimarcando le finalità legate alla promozione dell’arte e della cultura, per il rilancio e la valorizzazione dell’isola verso percorsi oltre confine. La mostra coniuga un fantastico approfondimento delle tematiche che il maestro Cossyro ha realizzato a Pantelleria, sua inesauribile fonte ispiratrice. Molte delle opere ricomposte sulle pareti e valorizzate singolarmente da una luce appositamente studiata, affascinano per la centralità del colore che attira lo sguardo, quasi a prenderti per mano per portarti poi lungo sfumature che si spengono là dove iniziano le emozioni. La seconda: Elogio dell’Imperfezione – La complessità della semplicità di Giovanna Lentini che ha esposto lavori dove “…stoffe e fili imbastiscono un racconto poetico fatto di linee e tasselli di colore in apparenza vaganti come guidati dal caso ma in realtà assemblati secondo una logica che il tempo paziente dell’intervento scopre nella sua manipolazione geometrica, quasi geografie congettuali…I fili delle cuciture sono frasi misteriose in un racconto aperto di controllata imperfezione che coinvolge l’osservatore”. www.giovannalentini.it. Infine, interessantissima, Nero Pantelleria – Il linguaggio della pietra mostra di sculture di Maria Teresa Illuminato, catanese di nascita, artista e docente di Ecodisegn presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Della sua mostra il prof. Thomas Schaefer dice che “… il vero nero non esiste in Pantelleria. L’isola offre tanti neri, dal nero lucido dell’ossidiana della Balata de li Turchi, al condensato di basalto di Kharuscia, fino e al leggero e poroso tufo nero-verde di San Marco. E tutte queste pietre mostrano delle caratteristiche forme e strutture molte diverse tra loro pur essendo tutte di origine vulcanica. Sotto la mano dell’artista le pietre irregolari diventano un modo nuovo per capire veramente cos’è il “nero pantesco” in tutta la sua varietà”. La Rivista L’isola vista dall’areo Figlia del mare e del fuoco Pantelleria, figlia del mare e del fuoco, nasce negli abissi marini del Canale di Sicilia, a duemila metri di profondità, da un magma sommerso. Un’isola, a detta dei geologi, giovane, che non supera i duecentomila anni. Adagiata al centro del Mediterraneo, tra due continenti, l’Africa e l’Europa, dista dalla Tunisia 75 Km. e dalla Sicilia 105 Km. La sua superficie è di 83 Kmq e la sua altezza massima è data dalla Montagna Grande (836 m. s.l.m), residuo di un antico cratere vulcanico spento, attorno alla quale si irradiano altri 24 crateri e sbocchi minori, detti “cuddìe”. Il nome, Pantelleria, dal latino panthera (tenda), sembra dovuto al profilo capriccioso delle colline intorno alla Montagna Grande che si “tendono” come reti per catturare gli uccelli e l’isola, in effetti, si trova sulla rotta di molti pennuti migratori. Per i Fenici fu Hiranim, per gli Arabi fu Bent el Rhia, “l’isola del vento”, Cossyra per i Romani. Bellissima, unica, esclusiva, sta soffrendo il malcostume, il menefreghismo e l’abusivismo edilizio. Ma Pantelleria conserva un cuore verde intatto: eriche giganti dalle fioriture spettacolari, ginepri, corbezzoli, gialle ginestre spinose, rosmarini e mirti profumati formano quella che è ritenuta dai naturalisti la vera macchia mediterranea. Le case coloniche, autosufficienti, chiamati “dammusi ”, intonacate di bianco e rosa, sono una specie di parallelepipedo dal tetto piatto o leggermente a cupola per convogliare l’acqua piovana nelle cisterne interrate, con forno e talvolta con mulino, accostati l’un l’altro in modo casuale in un armonico alternarsi di linee e angoli retti, che sopravvivono alla trasformazione moderna dell’agricoltura. Una terra coltivata col sudore, perché è così accidentata, terra lavica e durissima, che nella maggior parte dei casi esclude l’aiuto di qualsiasi mezzo meccanico. Un’agricoltura che è dovuta venire a patto con i venti, con l’acqua che non c’è, col sole che brucia. Ma nessun problema: i panteschi hanno insospettate virtù innate ed hanno negli anni sviluppato un’agricoltura specializzata particolarissima, unica nel suo genere, con colture basse o striscianti, che ricordano un po’ l’arte del bonsai. Viti nane, capperi striscianti, olivi potati bassi, dove ciascuno dei prodotti finali racchiude in sé un vero concentrato di sapori, gusti e aromi mediterranei. Non a caso i vini, le uve, i capperi e l’olio di Pantelleria sono particolarmente pregiati e lo zibibbo e il moscato godono di rispettabilissima fama. Tutta la vita a Pantelleria è una conquista. Persino l’accesso al mare. Tranne le vie naturali di Cala Levante, Gadir, Sataria e Scauri, le altre bisogna comunque inventarsele: scendere e risalire lungo ripidi sentieri di sassi e di roccia per potersi alla fine tuffarsi nel colore straordinario di questo mare, godere delle sue fiabesche trasparenze, avere la visione del vento che ti parla, di continuo, perennemente. L’isola è piena di spigoli della sua lava più dura ed è fatta pertanto per quei turisti, convinti, decisi, che la vogliono capire. Una vacanza tra maggio e giugno o tra settembre e ottobre è un’esperienza indimenticabile. 14 Km. di lunghezza, 8 Km. di larghezza, 51 Km. di circonferenza, 200 Km. di strade permettono di scoprire villaggi di dammusi, le famose coste di Mueggen, i resti preistorici di Mursia, le tombe di Monastero e Piano della Ghirlanda, i sepolcri di Gibbiuna e lo specchio di Venere, (incantevole laghetto nascosto da un giro di colline nelle cui calde acque vi sono fanghi solforosi e “caldarelle” in continua ebollizione). Scopriamo Pantelleria ma non sciupiamola. Pantelleria è un museo marino aperto come pochi al mondo. Avviciniamola ma con il dovuto rispetto. ottobre 2014 La Rivista - 69 La Rivista Convivio di Domenico Cosentino A CARUSA: La Tosatura delle pecore Un rito annuale che continua nel tempo Avevo accolto molto volentieri l’invito dell’azienda agricola Rotiroti di Novalba di Cardinale, che la famiglia mi aveva fatto recapitare tramite l’amico Prof. Piero Martelli. Si trattava, almeno così aveva letto il viaggiatore goloso nell’invito, di trascorrere una domenica in piena campagna e vivere, una giornata insieme ai pastori, in occasione della “Carusa”, la tosatura delle pecore. Appuntamento rituale in programma, ogni anno, tra la fine di aprile e maggio, per consegnarle alla bella stagione alleggerite nel peso e nel calore (l’umidità nel pelo e nel cibo è un nemico giurato della loro salute). Diecimila anni di storia A differenza dei pastori di D’Annunzio che in settembre lasciano gli stazzi e vanno verso il mare(…), i pastori del viaggiatore goloso, non fanno transumanza, ma pascoli continui tra le valli delle Serre calabresi, ad un’altitudine di 600 - 800 metri; almeno dove ancora resiste questa pratica antica, che risale a circa diecimila anni fa, quando iniziò la domesticazione dell’ovis aries – ariete montone per il maschio, pecora per la femmina, in grado non soltanto di darci latte, burro e formaggi di una qualità e ricchezza organolettiche irraggiungibili a valle, ma anche di svolgere un ruolo ecologico nel mantenimento di pascoli e aree montane altrimenti difficilmente ipotizzabile. Pertanto, se il viaggiatore goloso, avesse voluto assistere alla tosatura delle pecore e capre, avrebbe dovuto abbandonare il mare (il litorale jonico) e salire fin su a Novalba di Cardinale, nel cuore delle Serre appenniniche catanzaresi, percorrendo una delle diverse strade che portano fino a Serra San Bruno, cittadina a 800 metri sul livello del mare e nota per la celebre Certosa, avvolta nel silenzio, immersa tra secolari, giganteschi faggi e querce. I pastori tosano le pecore stradale dell’ANAS, posto all’ingresso del Paese. Il perché questo piccolo paese calabrese di cinquecento abitanti, sia diventato famoso in tutto il mondo, e si dica che probabilmente conosca le nanoscienze meglio di molti istituti universitari, è stato spiegato più tardi, al viaggiatore goloso dall’amico Prof. Martelli: “Qualche anno fa, l’illustre direttore del Methodist Reserch Institute di Houston, U.S.A, Mauro Ferrari, con la moglie, ha scoperto Gagliato, se n’è innamorato e ha deciso di riunire lì, una volta all’anno, le migliori menti internazionali che operano nel campo delle nanotecnologie. Potrai anche non crederci, caro Domenico – ha concluso l’amico Martelli - ma è così: “La Calabria ti sorprende sempre, come tu spesso sostieni!” A Novalba: dalla pecora “carusata”(tosata)… Quando finalmente il viaggiatore goloso è giunto a Novalba, i pastori del territorio, avevano già iniziato la tosatura. Montoni, pecore, agnelli e capre, ormai “carusati” e così “nudi”, sembravano Gagliato: Il paese delle “Nanoscienze” Essendo uno dei luoghi più alti della spiritualità calabrese, lungo tutta la costa jonica si dice che: “Tutte le strade portano a Serra”. Il viaggiatore goloso, però, ha scelto la sua. Ha imboccato la 182 è passato da Soverato Sud, ha dato uno sguardo prima alle case che scendono giù fino alla riva del mare a cascate, poi all’arenile battuto dalle onde e dal vento, e solo quando gli è parso di sentire una voce, proveniente dalle serre, che gli ricordava di essere in ritardo, ha lasciato la statale 106. Salendo da questa parte delle Serre, attraverso la 182,il viaggiatore goloso ha incontrato prima Gagliato: ”Il paese delle Nanoscienze”. Così ha letto sul segnale 70 - La Rivista ottobre 2014 I pastori a pranzo dopo il duro lavoro Formaggio caprino e formaggio pecorino Il Prof. Piero Martelli, guida e maestro del viaggiatore goloso rinati. Poi, sottobraccio al Prof. Martelli, che gli ha fatto da guida per tutto il soggiorno a Cardinale, il viaggiatore goloso ha visitato le stalle e si è spinto – attraverso una piacevole passeggiata - fino al noccioleto, coltivato nei terreni dell’azienda Rotiroti. Ed è proprio lì, in quella macchia di verde incontaminata, dove tutto profumava di querce, faggi e castagni, che l’amico Piero , che sa tutto di pascoli, alpeggi, transumanze e allevamenti di ovini, ha colmato l’ignoranza del viaggiatore goloso, che è sempre assetato di sapere, spiegandogli che: ”la sfortuna della pecora è quella di essere troppo buona. È un animale mite, non si arrabbia mai ed è rispettosa del gregge, che può contare anche migliaia di esemplari. È quindi facile da allevare – vuoi per il buon carattere, vuoi per la capacità di adattarsi ad ambienti e climi diversi – da essere praticamente ubiquitaria nella geografia agricola mondiale. Basta lasciarla brucare, con la millenaria assistenza di un cane da pastore, in un terreno ampio a sufficienza per sfamarla: in cambio arriveranno latte, carne e lana. Unica regola da rispettare quella tramandata da infinite generazioni di pastori: la pecora rende quello che mangia, adattamento ovino dell’umano: “Siamo quello che mangiamo”. ...alla pecora nel piatto Se la tosatura delle pecore, nelle stalle dell’azienda Rotiroti era stata opera dei pastori (veri esperti, ma tutti maschi!), a cucinare la pecora(e non solo) e poi servirl nel piatto, ci hanno pensato “I fimmani”: nonne, mamme, suocere, nuore e zie, tutte e solo donne appartenenti alla famiglia Rotiroti che, con la loro sapienza Ricotta di pecora e miele di zagara contadina ed esperienza ai fornelli, hanno preparato piatti (per ca. 120 persone) semplici, ma ricchi di profumi e sapori forti e ruvidi, che il viaggiatore goloso non gustava ormai da anni. Seduto ad un tavolo accanto all’inseparabile Prof. Martelli, che continuava a ripetergli che la pecora anche se mite non è stupida, il viaggiatore goloso ha iniziato dal buffet dei salumi, affettati a coltello come vuole la tradizione: capicollo, soppressata, prosciutto crudo e fette di lardo di maiale nero. E poi le olive: al forno, schiacciate, in salamoia o alla monacale. Non sono mancate le ricottine, servite con i miele di zagara e i formaggi: pecorino e caprino. Dopo la zuppa di ceci al profumo di rosmarino, ecco le pennette con il ragù di capra, seguite dallo stufato di pecora, soffritto con scorza di limone e rosolato con vino rosso e sugo di pomodoro. E se il cosciotto di agnello giovane lo avevano cotto al girarrosto, gli arrosticini erano dei cubettini di carne di pecora infilati negli spiedini di legno, marinati in olio extravergine d’oliva, limone e pepe, cotti alla brace e serviti caldissimi, accompagnati da gigantesche fette di pane di Cardinale. Tanti i dolci e tutti basati sulla ricotta di pecora, l’ingrediente tra i dolci più buoni del mondo, dalla pastiera alla cassata, o ai tortini di ricotta preparatiti con le nocciole di Cardinale. La Trasversale delle Serre: un’opera incompiuta Alle falde del Monte Cucco, adagiato in una conca nella media valle del fiume Ancinale, c’è Torre di Ruggero. È il paese nativo dell’amico e guida Piero Martelli. Il quale finita ottobre 2014 La Rivista - 71 Le zeppele friggono Il buffet di salumi 72 - La Rivista ottobre 2014 la tosatura e il lungo convivio, ha condotto il viaggiatore goloso fin su nel centro storico, parlandogli della storia e delle antiche tradizioni che sono ancor custodite nei palazzi e nelle chiese. Con lui ha visitato anche i vecchi mulini ad acqua, ormai in disuso, il chiostro del Monastero degli Agostiniani, la Torre di Ruggero il Normanno e il Santuario della Madonna delle Grazie, visitato, ogni anno, nella prima domenica di settembre, da migliaia di pellegrini, provenienti da tutta la Calabria. Nel riscendere a valle, il prof. Martelli ha ripercorso la strada che passa per Cardinale. È passato sotto un enorme cavalcavia, e qui, ad un tratto, al viaggiatore goloso è apparso un nastro stradale, un troncone di superstrada o strada monca, incompiuta. Curioso di sapere cosa fosse, il viaggiatore goloso ha domandato al suo maestro come mai quella strada non fosse finita. Piero Martelli spense il motore della sua auto, parcheggiò al lato della strada, ridacchiò fra sé, e con grande senso umoristico, cercando anche di imitare Sherlock Holmes, personaggio scaturito dalla penna di Arthur Conan Doyle, disse: “Elementare Watson! Molto semplice caro Domenico, si tratta della costruenda Trasversale delle Serre. Un tracciato della strada di collegamento che doveva connettere lo Jonio al Tirreno, Soverato con Tropea. I lavori sono iniziati cinquant’anni fa, ma non sono mai finiti. I pochi chilometri costruiti, sono costati 575 milioni di euro per avere un altro Ecomostro di cemento armato incompiuto, che crea un orrendo impatto sull’ambiente, oltre al disagio e al disorientamento tra le popolazioni interessate al tracciato. Hai proprio ragione tu, caro Domenico, quando dici:” La Calabria, nel bene e nel male, ti sorprende sempre!”. LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA Viva la cucina italiana ! La Ricetta Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia. Buon appetito ! I 18 ristoranti pizzerie Molino in Svizzera vi accolgono 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti i membri su presentazione della tessera della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del 10% su tutte le consumazioni ! Ragù di carne di pecora (come la fanno a Cardinale) Ingredienti: 800 gr di carne di pecora tagliata a pezzi con il coltello, 1 cipolla di Tropea, 1 litro di passata di pomodoro, 40 gr di olio extravergine d’oliva, 1 bicchiere di vino bianco e secco, 1 peperoncino piccante, un rametto di origano, alcune foglie di basilico. Come lo preparano: affettano la cipolla di Tropea la fanno rosolare con l’olio d’oliva in un recipiente di terracotta, fino a quando prende un colorato dorato. Aggiungono la carne di pecora tagliata a pezzi e fanno rosolare per alcuni minuti. Versano il vino bianco e fanno sfumare. Coprono la carne con la passata di pomodoro, aggiungono l’origano secco e le foglioline di basilico e il peperoncino piccante. Aggiustano di sale. Quando il ragù inizia a bollire, abbassano la fiamma e lasciano cuocere (o pippiare) per almeno due ore fino a quando la carne diventa tenerissima. Servono la carne a tavola con il suo sugo ristretto o ci condiscono la pasta fatta in casa, come è successo a Cardinale. Il Vino: Un Colle Barabba, un Savuto Rosso, prodotto da uve Arvino, Greco Nero, Magliocco Canino e Nerello Cappuccio, dell’Azienda Agricola Mauro Colacino, Marzi, Cosenza. MOLINO Basilea Steinenvorstadt 71 4051 Basilea T 061 273 80 80 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux T 021 965 13 34 MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna T 031 311 21 71 MOLINO Thônex Rue de Genève 106 1226 Thônex T 022 860 88 88 MOLINO Crans-Montana Rue de Pas-de-l’Ours 6 3963 Crans-Montana T 027 481 90 90 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster T 044 940 18 48 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon T 044 740 14 18 MOLINO Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey T 021 925 95 45 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo T 026 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur T 052 213 02 27 MOLINO Molard, Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra T 022 310 99 88 MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt T 027 966 81 81 MOLINO La Praille, Ginevra Centre Commercial La Praille 1227 Carouge T 022 307 84 44 MOLINO Select, Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo T 044 261 01 17 LE LACUSTRE, Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra T 022 317 40 00 MOLINO Stauffacher, Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo T 044 240 20 40 MOLINO Glattzentrum Einkaufszentrum Glatt 8301 Glattzentrum T 044 830 65 36 Aperto da lunedì a sabato MOLINO Frascati, Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo T 043 443 06 06 www.molino.ch ottobre 2014 La Rivista - 73 Precisione svizzera e flair italiano a Berna Team MAT Berna: Matteo Bianco, Tamara Martin, Davide Basile, Fabrizio Di Cristofano Dal 1945 il partner competente e affidabile da e per l‘Italia • Unico spedizioniere nel cantone di Berna con delle linee dirette da e per le maggiori regioni italiane • Dogana interna a Berna e competenze logistiche e linguistiche • Mezzi propri per la distribuzione nella zona di Berna MAT TRANSPORT SA Weyermannsstrasse 12, 3000 Berna Telefono: +41 31 303 3321 [email protected] www.mat-transport.com La Rivista Motori di Graziano Guerra Nuova Jeep Renegade La prima Small SUV della Marca “Determinazione, competenza e desiderio di far parte di un’unica solida squadra: sono questi gli ingredienti più importanti che hanno portato alla realizzazione della nuova Renegade, il primo veicolo di Fiat Chrysler Automobiles sviluppato in collaborazione da progettisti e ingegneri italiani e americani e il primo modello nella storia del marchio ad essere costruito in Italia, presso il rinnovato stabilimento SATA di Melfi in Basilicata” ha dichiarato Chris Ellis, Head of Jeep Brand EMEA, alla presentazione della nuova Jeep alla stampa internazionale. le dimensioni compatte e il passo da 2570 mm la rendono agile e molto maneggevole. Il volante risulta di buon polso e molto preciso sullo sterrato, specialmente a buona andatura. Ovviamente non mancano le versioni che offrono un’autentica capacità off-road in stile Jeep, che l’innovativa architettura «4x4 Small Wide» unisce a un’eccellente dinamica di guida su strada. Oltre al cambio automatico a 9 marce, un’altra dotazione inedita nel settore è il dispositivo di disconnessione dell’asse posteriore, che migliora l’efficienza nei consumi e utilizza la modalità 4x4 solo quando necessario. La nuova è disponibile con i due avanzati sistemi 4x4 permanenti: Active Drive, optional su tutti i modelli e Active Drive Low, di serie su Trailhawk e a richiesta su Limited. Design originale, elementi stilistici del Marchio e contenuti Hi Tech La nuova piccola Renegade segna l’ingresso del marchio Jeep in un segmento fra i più combattuti, e in più rapida crescita del settore automobilistico: gli Small SUV. La nuova, che andrà a competere con Opel Mokka, Suzuki Sx4 S-Cross, Peugeot 2008, Skoda Yeti, Suzuki Sx4, Renault Captur, si presenta con contenuti tecnologi di sicurezza, motoristici e di trasmissione all’avanguardia. È la prima Small Suv dotata di cambio automatico a nove rapporti, in alternativa a un docile cambio manuale a sei marce dagli innesti precisi e silenziosi. La gamma motori prevede un benzina MultiAir2 e due turbodiesel Multijet II, con potenze da 110 a 170 CV. Dura e seria a prima vista, si rivela giocosa e porta in dote una notevole carica di allegria. Le sue capacità off-road, sul nuovo tracciato di prova del Centro Sperimentale di Balocco, hanno entusiasmato specialisti e profani. Chi ama la guida open-air potrà scegliere fra due speciali configurazioni di tetto apribile, uno è l’esclusivo ‘My Sky’, unico nel segmento. Gli interni esprimono un look dinamico con dettagli essenziali e funzionali. I materiali sono di alta qualità, e i colori suggestivi. I contenuti tecnologici sono all’avanguardia, spicca un touchscreen Uconnect da 5” e un quadro strumenti con display a visualizzazione multipla a colori da 7”. Sotto la voce sicurezza si trovano avanzati sistemi, di serie e su richiesta. 6 airbag di serie, controllo elettronico di stabilità (ESC) con sistema elettronico antiribaltamento (ERM), telecamera posteriore ParkView, sistema di frenata assistita e di avviso di uscita dalla corsia. L’Adaptive Cruise Control sarà disponibile nel 2015. In Svizzera è commercializzata da questo ottobre, negli allestimenti Sport, Longitude, Limited, Opening Edition e Trailhawk, con i motori a benzina 1.4 e diesel CRD 1.6 FWD, diesel CRD 2.0 4WD, con prezzi da CHF 28’150. La versione base con motore 1.6 E-Torq da 110 CV sarà disponibile a giugno 2015, da CHF 24‘950. Una Jeep a trazione anteriore: inconcepibile! E invece è proprio vero, la nuova piccola entra alla grande nel segmento delle SUV compatte e lo fa con una variante finora inimmaginabile per la Casa che ha nel suo DNA il gene del fuoristrada. Nella giungla cittadina la versione FWD si muove felpata, ottobre 2014 La Rivista - 75 La Rivista Auto Moto News Nuova Volvo XC90 Il primo passo verso l’automobile che si guida da sé Volvo Cars ha presentato a Stoccolma, nella splendida cornice dell’Artipelag, in prima mondiale, la nuova XC90. Una vera sette posti di grandi dimensioni che alza l’asticella nel segmento SUV, sia per quanto riguarda l’estetica e la sicurezza sia per le nuove tecnologie del gruppo motore/ trasmissione, ma non solo. Presenta un mix di lusso che cerca confronti anche per versatilità, sicurezza e la nuova Architettura di Prodotto Scalabile (SAP). Spiccano le linee del cofano più ampio, la linea di cintura e la fiancata affilata che termina nel profilo stilizzato dei nuovi gruppi ottici posteriori. Aggiungono aggressività i nuovi cerchi, disponibili fino a 22”. La piattaforma SPA permette flessibilità e spaziosità nell’abitacolo, associate all’agilità di auto molto più compatte. La nuova propone diversi motori da 2 litri a 4 cilindri, in grado di fornire eccellenti prestazioni e bassi consumi. Il top di gamma, Twin Engine che associa un 2.0 turbo a benzina sovralimentato a quattro cilindri a un motore elettrico, è un connubio perfetto di potenza e ecologia: circa 400 CV con emissioni di CO2 ridotte a circa 60 g/km (ciclo di omologazione NEDC). Il pacchetto sicurezza riserva due prime mondiali: la protezione in caso di uscita di strada e la frenata automatica agli incroci. Di serie c’è il «City Safety», sinonimo di frenata automatica, aggiornata per rilevare, di giorno e di notte, la presenza di ciclisti, pedoni e ostacoli in genere davanti alla vettura. La XC90 rappresenta pure un primo passo verso l’autoguida, grazie a una nuova funzione che in situazioni di traffico con frequenti stop&go segue automaticamente la vettura che precede. La nuova è disponibile da ottobre 2014, prezzo d’entrata 69’600 franchi. I primi veicoli in svizzera saranno consegnati ai clienti da maggio 2015.Nuovo Freemont Cross è un alto di gamma destinato a un pubblico attento che cerca il migliore equilibrio tra funzionalità e design. Si caratterizza per l’aspetto grintoso, per i nuovi paraurti con dettagli Platinum Chrome, griglia anteriore nero lucido e cerchi in lega Hyper Black da 19” a 5 razze. Le cornici nere dei gruppi ottici rivelano un carattere pronto per ogni strada. Gli interni sono esclusivi e spaziosi e con contenuti di serie quali navigatore satellitare touchscreen Uconnect da 8.4”, telecamera posteriore di parcheggio e impianto audio Premium Alpine con 6 speaker, amplificatore da 368 watt e subwoofer. La nuova versione top di gamma è disponibile con il 2.0 Multijet II da 140 CV, cambio manuale a 6 rapporti e trazione anteriore; con il 2.0 Multijet II da 170 CV, sia nella versione 4x2 e cambio manuale sia in quella integrale attiva AWD con cambio automatico a 6 marce. VW La nuova Golf GTE Sfrutta l’abbinamento tra il TSI e il motore elettrico In quegli anni dorati che furono i ’60, furoreggiava un ritornello rimasto famoso: “20 chilometri al giorno, 10 all’andata e 10 al ritorno …”, ma i chilometri quotidiani che il cittadino medio percorre per il tragitto casa - lavoro sono aumentati, le statistiche di mezzo mondo dicono che oggi, in media, sono circa una quarantina. Cittadino che con la famiglia, nell’weekend parte spesso per una scampagnata, e di Km ne fa altri 150. Ecco che si arriva a un rapporto che per tre quarti della percorrenza settimanale, un’autonomia elettrica di 50 Km, che toglie rumore e inquinamento dagli agglomerati urbani, è più che sufficiente. Inoltre consente un notevole risparmio sui costi, alla faccia delle tasse sul carburante. A Zurigo i dirigenti di Wolfsburg della Volkswagen hanno presentato alla stampa internazionale la nuova Golf GTE in sessione dinamica. La sigla Gran Turismo è sinonimo da anni di sportività e con la Golf si è via via arricchita della lettera I, poi della D e oggi della E, che sta per elettrica! La nuova si distingue proprio per questa eccezionale caratteristica: unisce la sportività delle GTI e delle GTD alla possibilità di circolare con emissioni Zero per 50 chilometri. La GTE può essere guidata in cinque modalità, sul display si vede quale è attiva. Con la messa in moto si trova automaticamente in E-Mode. Passando a potenza elevata il sistema di trazione va sul modus Battery 76 - La Rivista ottobre 2014 Hold in automatico, la E-Mode si disattiva e la GTE si comporterà come una classica full-hybrid. L’unione dei due motori la rende molto grintosa, grazie a ben 350 Nm di coppia. La prima Golf ibrida plug-in porta in dote 204 CV e un’autonomia complessiva di circa 940 km; colpisce per i bassi consumi: 1,5 l/100 km e 11,4 kWh/100 km nel ciclo NEDC* (nuovo ciclo di guida europeo per vetture con propulsione ibrida plug-in), tale consumo corrisponde a 35 g/km di emissioni di CO2. Con il solo motore elettrico si raggiungono i 130 km/h. Il cambio è un automatico DSG a doppia frizione e frizione di separazione a 6 marce, sviluppato per l’impiego ibrido. La batteria si ricarica utilizzando la presa di casa, occorrono circa 3 ore e 45 minuti (100% di capacità), mentre con il wall box o colonnine di ricarica pubbliche, il “pieno” richiede circa 2 ore e 15 minuti. La possibilità di gestire l’energia permette di mantenere la carica fino alla fine del viaggio, per circolare a emissioni zero in un’area urbana, per esempio. L’abitabilità interna non è limitata dalla batteria. L’allestimento è sportivo, la dotazione di serie comprende, tra l’altro, fari a LED, cerchi in lega da 16 pollici (fino a 18”). In Svizzera la Golf GTE è in vendita con prezzi da CHF 46’650 (garanzia di 8 anni/160’000 km per la batteria), e sarà sul mercato svizzero dalla fine di gennaio 2015 presso 70 concessionari PHEV selezionati. Salone di Ginevra 2015 Il cartellone è pronto Per l’85° Salone internazionale dell’automobile di Ginevra – in cartellone da 5 al 15 marzo 2015 – il manifesto è pronto e sarà utilizzato per la campagna promozionale nazionale e internazionale del Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra del 2015. È stato realizzato dagli studenti della scuola superiore dell’Arte e della Comunicazione visiva di Zurigo (Zürcher Hochschule der Künste ZHdK), sotto la guida di Jonas Voegeli, docente e responsabile ZHdK, nell’ambito di un concorso, al quale hanno preso parte una ventina di studenti, indetto dai dirigenti del Salone ginevrino. I vincitori, Monika Regina Nef e Nico Bucci hanno trattato il tema dedicando attenzione ai dettagli di un’automobile. Lo sguardo al futuro è rappresenta dall’illustrazione di un potente faro. “Abbiamo esaminato ogni elemento di un’autovettura, perché spesso sono i dettagli a renderla unica ed elegante. La dinamica dei colori – hanno detto i due giovani - può essere interpretata in diversi modi. Il riferimento visivo a una camera a infrarossi enfatizza l’aerodinamica e la potenza di questi dettagli.” Jonas Voegeli, docente di Comunicazione visiva e professore associato di Bachelor e Master of Art di design editoriale ZHdK, che ha accettato la sfida nel giugno scorso, integrando il concorso nel programma di formazione, ha dichiarato. “Il team Nef/Bucci ha realizzato un’opera dalla grafica semplice e molto efficace, di immediata ricezione. Il soggetto molto contemporaneo saprà sedurre un pubblico giovane e moderno”. È secondo anno che la direzione del Salone commissiona il manifesto a una scuola d’arte svizzera. Quello del 2014 era stato realizzato dalla Scuola Superiore di Arte e Design di Ginevra (HEAD). Flagship Store Pirelli – Agom Il primo Driver Center in Svizzera Il produttore italiano di pneumatici premium Pirelli e la sua organizzazione commerciale AGOM, dispone nell’emergente business area del comune zurighese di Wallisellen, del suo primo Driver Center in Svizzera. Un’officina multifunzionale che ricorda un box della Formula 1. Ispirato al successo del Pirelli Driver Center di Francoforte, che ha aperto i battenti un anno fa, e ha conferito una nuova dimensione e valorizzazione all’esperienza d’acquisto degli pneumatici e servizi, il nuovo punto vendita è stato progettato da Pirelli Tyre (Suisse) SA e dal Gruppo Agom. Il Driver Center è un punto vendita con officina. Il suo concetto innovativo di store propone un ambiente di stile, dove è proposta una larga offerta di servizi Iveco e lo sport Christian Stucki testimonial Iveco Christian Stucki è uno dei migliori lottatori svizzeri, è stato finalista alla Festa della Lotta Federale - Festival delle Alpi a Burgdorf nel 2013 e nel 2014 Stucki ha ottenuto diversi successi. A giugno ha vinto a Stoos, nel mese di luglio si è classificato secondo alla manifestazione del Brünig e all’inizio di agosto ha vinto la lotta della Svizzera Nord-Occidentale a Zuchwil contro il mitico campione Nöldi Forrer (Schwingerkönig 2001). “Christian Stucki è camionista, e guida da anni veicoli commerciali Iveco. Avere a bordo un tale professionali attorno allo pneumatico e agli accessori. Molti elementi di lounge e design rispecchiano il target premium del Marchio e dei servizi. Il Driver Center di Wallisellen è una filiale della società Agom che appartiene a Pirelli Tyre (Suisse) SA. Agom è organizzata e diretta in modo indipendente. Con 18 punti vendita in Svizzera e oltre 100 collaboratori, Agom appartiene alle aziende leader nel settore degli pneumatici, accessori e servizi. personaggio parla per il nostro Marchio. Christian corrisponde a molte caratteristiche di Iveco: affidabilità, correttezza, passione e di natura forte”, ha spiegato Cristina Saegesser-Micheletti, Marketing & Communication Manager di Iveco Svizzera. Christian Stucki dal canto suo: “Guido un Iveco da anni, e mi ha assolutamente convinto. Sono felice di questa collaborazione e di sostenere in futuro l’immagine di Iveco”. ottobre 2014 La Rivista - 77 La Rivista Starbene È lo zucchero e non il sale il vero nemico della pressione alta Sarebbe lo zucchero e non il sale, come invece si è sempre pensato, il vero nemico di chi soffre di pressione alta. Il saccarosio, infatti, sembrerebbe anche in virtù di studi svolti su larga scala avere una correlazione molto più stretta del sodio con la pressione alta, perché se assunto in quantità elevate stimolerebbe un’area del cervello chiamata ipotalamo, che provocherebbe a sua volta un aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna. È quanto emerge da una ricerca Usa, guidata dal Saint Luke’s Mid America Heart Institute in Kansas City, pubblicata sull’American Journal of Cardiology. In particolare, ad essere messe sotto accusa dagli studiosi sono le bevande gassate zuccherate di cui si fa spesso un largo consumo, responsabili secondo i dati della ricerca di picchi di ipertensione che portano a un’estrema quanto pericolosa variabilità nella pressione arteriosa, che può aumentare anche le possibilità di andare incontro a un infarto. Secondo il dottor James Di Nicolantonio, che ha condotto lo studio, “già solo per questo lo zucchero deve essere considerato un predittore di rischio cardiovascolare, per questo bisognerebbe consigliare a chi soffre di pressione alta di tagliare lo zucchero e non il sale”. Nel dubbio meglio non eccedre con entrambi. Cresce in fretta ma poi si ferma: il cervello inizia a rimpicciolire già a 20 anni Cresce dall’infanzia all’età dello sviluppo, ma poi a un certo punto si ferma. “E intorno ai 20 anni il volume cerebrale inizia a ridursi, all’inizio molto lentamente e poi, dopo i 40-50 anni, più velocemente. È un processo invisibile a occhio nudo, ma le macchine e uno speciale software ci dicono che perdiamo lo 0,2-0,3% di volume cerebrale l’anno. Io in 10 anni ho perduto il 3,5%”. Parola di Nicola De Stefano, neurologo dell’Università di Siena che ha ideato il metodo Siena e l’algoritmo per quantificare con precisione la perdita di volume cerebrale. Un sistema realizzato insieme all’Università di Oxford, che oggi è il più usato per calcolare l’evoluzione del danno inferto da malattie come sclerosi multipla e Alzheimer. “In un malato di sclerosi multipla la perdita di volume cerebrale è doppia rispetto a una 78 - La Rivista ottobre 2014 persona sana: siamo intorno allo 0,5-0,6-0,7% l’anno. Mentre nell’Alzheimer schizza al 2-3%”. “Se le persone sane perdono sia materia grigia che bianca, nel caso di anziani e malati di sclerosi viene ‘eliminata’ più materia grigia”. Ma come si misura il rimpicciolimento? “Occorre eseguire due risonanza magnetiche con alcuni criteri, poi il computer grazie al software esegue il calcolo”. Il metodo Siena, che, pur essendo stato messo a punto proprio nella città toscana da cui prende il nome, è al contempo un acronimo (Structural Imagine Evaluation using Normalization of Atrophy), è oggi la chiave per valutare l’andamento di molte patologie “e gli effetti protettivi dei farmaci studiati per contrastare la perdita di volume cerebrale” nella sclerosi multipla, conclude il ricercatore. Aumentano tumori, Alzheimer e demenze senili Nel 2013, in Italia, quasi una persona su due (46,9%) in una lista di 23 patologie ne ha indicato almeno una cronica. Le patologie più frequenti nel totale della popolazione sono nell’ordine: l’ipertensione arteriosa (17,1%), l’artrosi/artrite (16,2%), le malattie allergiche (13,7%), cefalea/emicrania ricorrente (10,8%). Ad eccezione delle malattie allergiche, più diffuse tra bambini e giovani, la maggior parte delle patologie, soprattutto quelle molto severe, presentano prevalenze che aumentano con l’età. È quanto emerge dal rapporto Istat su “Tutela della salute e accesso alle cure”. Di conseguenza, nella popolazione anziana (65 anni e più), circa una persona su due soffre di artrosi/artrite o ipertensione (rispettivamente 49,4% e 48,4%), il 24,2% di osteoporosi e il 17,6% di diabete; il 13% dichiara di soffrire di depressione o ansietà cronica. La graduatoria delle prevalenze delle varie patologie croniche si differenzia per genere. Tra le donne anziane, le patologie più frequentemente riferite sono artrosi/artrite (59,4%) e ipertensione (50,9%), seguono osteoporosi (39,5%), diabete (16,8%) e ansia/ depressione (16,7%). A parità di età, tra gli uomini di 65 anni e più le patologie più frequenti sono l’ipertensione (45,8%) e l’artrosi/artrite (38,9%); seguono, con prevalenze più basse, diabete (18,3%), bronchite cronica/enfisema (14,3%), infarto (10%) e altre malattie del cuore (13,6%). Rispetto al 2005, a parità di età aumentano i tumori maligni (+60%), le malattie della tiroide (+52%), l’Alzheimer e le demenze senili (+50%), l’emicrania ricorrente (+39%), l’allergia (+29%) e l’osteoporosi (+26%), mentre diminuiscono le prevalenze di bronchite cronica/enfisema (-24%) e dell’artrosi/artrite (-18%). Queste variazioni nel tempo, oltre alla longevità, riflettono l’impatto di molti fattori, tra cui i progressi della medicina e il miglioramento delle capacità diagnostiche, la migliore consapevolezza e informazione dell’intervistato sulle principali patologie rispetto al passato, i cambiamenti epidemiologici in atto in una popolazione che invecchia e progredisce in termini di istruzione. Migliora la salute fisica, Fastreset: peggiora quella psicologica ovvero governare le emozioni Nel 2013, la prevalenza, standardizzata per età, di chi dichiara di stare male o molto male, rimane stabile al 7,3% nella popolazione di 14 anni e più (era il 7,4% nel 2005). Si accentuano le differenze di genere a svantaggio delle donne, già marcate nel 2005. Fa eccezione la provincia autonoma di Trento, dove sono gli uomini che dichiarano più frequentemente di stare peggio delle donne. Il 20,1% delle persone anziane esprime un giudizio negativo delle proprie condizioni di salute, un dato complessivamente stabile rispetto al 2005. Nel tempo, per le dinamiche territoriali si osservano andamenti opposti, con miglioramenti nel Centro-nord e peggioramenti nel Mezzogiorno e un ulteriore incremento delle disuguaglianze territoriali. In regioni come Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, con prevalenze di cattiva salute già elevate nel 2005 rispetto alla media nazionale, continua nel 2013 il trend di crescita e si raggiungono quote rispettivamente del 30%, 29,7%, 27,4% e 26,7%. In Sardegna, pur con una prevalenza in calo, si registra una quota elevata (26,6%). Le quote più basse si osservano nella provincia di Bolzano (6,9%), dove continua a diminuire la prevalenza malgrado fosse già fra le più basse nel 2005; seguono la provincia di Trento (12,6%), Lombardia (14,2%) e Veneto (14,4%). Si rileva inoltre un ulteriore incremento nelle percentuali di anziani multicronici nelle regioni del Mezzogiorno, tra le quali la posizione di maggiore svantaggio si registra in Sardegna, con una quota pari a 51,5%, che tra le donne raggiunge il 61,4%. Complessivamente, rispetto al 2005, migliora lo stato di salute fisica nella popolazione di 14 anni e più - l’Indice dello stato di salute fisico PCS aumenta in media di 0,8 punti - ma peggiora il benessere psicologico - l’Indice MCS sullo stato di salute psicologico si riduce della stessa entità, -0,7. Il decremento dell’indice di stato psicologico si rileva soprattutto tra i giovani fino a 34 anni (in particolare fra i maschi, -1,2) e negli adulti di 44-54 anni (-1,3). Tra gli anziani, lo stato di salute fisico migliora complessivamente di più (in media +1,2 punti) mentre l’indice di stato psicologico non mostra flessioni. Le regioni in cui migliora lo stato di salute fisico, rispetto al 2005, sono Toscana (+1,4), Marche e Molise (+1,3) e Veneto (+1,2). La variazione più negativa dell’indice di stato psicologico si rileva, invece, in Campania (-1,3), che si posiziona quasi in fondo alla graduatoria delle regioni, ma valori di poco superiori si registrano anche in Valle d’Aosta (-1,3), Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo, in particolare tra gli uomini (-1,5). Un tema che era emerso in occasione dell’uscita del primo volume (FastReset), scritto da Maria Grazia Parisi creatrice del metodo detto appunto FastReset, che ora si arricchisce di un secondo atto. Un atto più pratico e d’immediata fruizione da parte di tutti – anche senza necessariamente ricorrere allo specialista o frequentare un corso. FastReset, anche se ha un nome evocativo e significativo, è anche l’acronimo di Focused Awareness Shift Technique Reprocessing Emotional Subjective Experience Traits. È in sostanza una tecnica piuttosto semplice nella sua applicazione pratice, ma che si avvale per contro di un serio e sostanzioso background, che si prefigge di far riconoscere, integrare e trasformare le emozioni che possono influenzare in negativo la nostra vita, in tutti i suoi aspetti. Queste emozioni sono spesso causa di ansia, fobie e paure, attacchi di panico, dipendenze, conflitti nelle relazioni con gli altri – che siano partner, genitori, figli, colleghi e così via – che ci rendono difficile la vita. Con l’uscita recente di questo secondo volume dal titolo La soluzione FastReset (Sperling & Kupfer), l’autrice aggiunge preziose informazioni e soluzioni pratiche. Si tratta di un vero e proprio manuale pratico. In pochi passi possiamo infatti farci un’autoterapia che può aiutare a superare molti dei problemi comuni che affliggono le persone. Non solo ansie e paure dunque, ma anche insonnia, sovrappeso e problemi alimentari, rabbia, risentimento, malumore e forme depressive, tic nervosi, compulsioni e comportamenti negativi. Insomma, tutto quello che ha origine nelle emozioni e nei processi automatici acquisiti nel tempo o a causa di un evento particolare. Il nostro corpo infatti tende ad agire per riflesso condizionato come i famosi cani di Pavlov, che iniziavano a sbavare non appena sentivano il suono del campanello che annunciava l’arrivo del cibo – anche se il cibo non c’era. Ecco, gli schemi ormai acquisiti ci fanno, per esempio, reagire con rabbia, paura, ansia o altro a un evento che per un’altra persona invece potrebbe essere insignificante. Come dire che: suona il campanello e noi iniziamo a sbavare. Iniziamo allora a riconoscere le emozioni, quali di queste ci comandano e poi sbarazziamocene. La nostra vita prenderà probabilmente la giusta piega, quella che da sempre abbiamo desiderato. ottobre 2014 La Rivista - 79 L A C O N V E N I E N Z A F O R Z A È L A N O S T R A M O T R I C E . P i ù d is p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p ia è la n u ov is s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co : co n g li i n n u m e r e vo li m o d e lli d is p o n i b ili – d a l f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a ll ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i s u m is u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Pe r o g n i c a r i co e o g n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e . I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h La Rivista Mondo in Fiera Berufsmesse Zürich : Zurigo, 18 - 22 novembre Key Energy: Fiera di Rimini, 5 -8 novembre Una bussola per orientarsi nella giungla del lavoro Energia e mobilità sostenibile Fiera D’autunno: Fiera di Bolzano, 5 - 9 novembre 5 giorni: soluzioni per la casa, sapori e salute, idee regalo, tanto divertimento! Sicurezza: Fiera di Milano, 12 - 14 novembre Sicurezza per il tuo business L’Artigiano in Fiera: Fieracavalli: Fiera di Verona, 6 - 9 novembre Fiera di Milano dal 29 novembre - 8dicembre Con la valigia in sella Viaggio tra le culture di tutto il mondo ottobre 2014 La Rivista - 81 La Rivista Berufsmesse Zürich: Zurigo, 18 - 22 novembre Una bussola per orientarsi nella giungla del lavoro Il futuro è fatto di incognite. Lo si costruisce poco a poco, compiendo una serie di decisioni talvolta impegnative, soprattutto se ricche di ricadute importanti. Tra queste rientra anche la scelta della professione. La domanda-cliché “Cosa vuoi fare da grande?” può risvegliare, in determinati momenti della vita, un certo grado di inquietudine e tanti dubbi. In una realtà lavorativa sempre più frammentata e specializzata capita spesso di trovarsi spaesati, attratti da una moltitudine di settori d’inserimento o frastornati da una tale varietà di possibilità e, quindi, incapaci di orientarsi verso una precisa carriera. A venire in soccorso dei giovani è la Berufsmesse Zürich, un concentrato di stand, attività e incontri sul tema del lavoro e della formazione. Per approfittarne basta recarsi dal 18 al 22 novembre 2014 presso il centro fieristico di Zurigo, aperto ogni giorno dalle 08:30 alle 17:00 (eccetto il sabato, che vede l’apertura ritardata alle ore 10:00). In questo contesto tutti gli interessati possono conoscere più da vicino le peculiarità di determinati percorsi sia occupazionali che formativi. Il primo passo per districarsi nella giungla delle professioni è costituito dal prendere atto dei propri interessi, dei propri punti di forza e delle proprie capacità. Per farlo si può ricorrere al Berufsmesseheft, un quadernino stampabile da completare in preparazione 82 - La Rivista ottobre 2014 alla manifestazione. Il secondo passo è invece quello di individuare i possibili ambiti di applicazione e fare una verifica pratica. Per questo in fiera sarà possibile raccogliere abbondante materiale informativo, testare dal vivo le sfide intrinseche a ogni lavoro, simulare colloqui di lavoro ed entrare in contatto diretto con gli esperti del settore, pronti a rispondere alle domande del pubblico. Orientamento e consulenza sono infatti le colonne portanti dell’evento. La fiera del lavoro di Zurigo non è però un appuntamento dedicato solo ai ragazzi in cerca di un lavoro o un apprendistato e alle aziende in cerca di nuove leve, ma si rivolge anche a genitori, docenti e tutti coloro che desiderano riqualificarsi professionalmente, cambiare lavoro o riprendere e approfondire la propria formazione. In particolare, chi desidera informarsi su corsi di aggiornamento e perfezionamento può beneficiare di un’area apposita (Treffpunkt Weiterbildung) accessibile nelle giornate del 21 e del 22 novembre. Tantissime sono inoltre le informazioni messe a disposizione del grande pubblico sul sito ufficiale (www.berufsmessezuerich.ch) in forma di pdf scaricabile o di collegamento ipertestuale a pagine ad hoc. A ciò si aggiungono le interazioni che si tengono su canali paralleli particolarmente usati dalle nuove generazioni, quali Facebook, Twitter, YouTube e specifiche app per smartphone. Durante la nona edizione nel 2013 si erano contati complessivamente 125 espositori ed erano stati presentati 540 possibili percorsi. Dei 44’420 visitatori – provenienti da 10 cantoni diversi – oltre un terzo (38%) era costituito da studenti. Sono cifre importanti, che hanno generato grande risonanza a livello mediatico e che testimoniano il valore di simili manifestazioni fieristiche. Alcuni ritengono addirittura che la Berufsmesse sia un fondamentale trampolino di lancio per una carriera di successo. Se anche così non fosse, considerando che l’offerta tematica è ampia e adatta a tutti i gusti e le propensioni, la qualità è elevata, l’ingresso è gratuito e il divertimento assicurato, vale comunque la pena approfittare dell’occasione, provare a metterci il naso e cercare di trovare in fiera il giusto consiglio o, quanto meno, un’ispirazione rispetto al proprio futuro. Per scoprire programma e highlights (ospiti, concorsi, seminari e altre attività concomitanti) basta consultare il sito dell’evento: www.berufsmessezuerich.ch Per maggiori informazioni: Luigi Palma Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 0041/44/289 23 29 Fax 0041/44/201 53 57 [email protected] www.ccis.ch La Rivista Fiera D’autunno: Fiera di Bolzano, 5 - 9 novembre 5 giorni: soluzioni per la casa, sapori e salute, idee regalo, tanto divertimento! Dal 5 al 9 novembre torna la Fiera d’Autunno, quest’anno alla 67° edizione, accompagnata da Nutrisan e Biolife: perfetta combinazione tra informazione, intrattenimento e possibilità di acquisto. L’ampia area a disposizione ha accolto nel 2013 oltre 260 espositori e 45.000 visitatori di tutte le età. L’artigianato, l’arredamento e le tecnologie per la casa, il salone Alto Adige, i sapori locali e mediterranei sono i principali temi di riferimento della tradizionale Fiera d’Autunno a Bolzano. Un’ampia ed articolata vetrina di prodotti, un programma d’intrattenimento ideato per l’informazione e il divertimento del pubblico: nel grigiore novembrino la rassegna promette di essere un multicolore punto di riferimento per moltissimi visitatori attesi anche da oltre i confini provinciali. Il segreto del successo della fiera campionaria, “Madre di tutte le fiere regionali”, è sicuramente la varietà e pluralità dell’offerta, che nuovamente darà occasione agli innumerevoli visitatori di informarsi e fare acquisti di vari prodotti tipici, locali, tradizionali e innovativi, e molto gustosi. Ma non è finita qui, l’edizione 2014 vedrà diverse iniziative per i bambini e un palco eventi con sfilate di moda, balli, intrattenimento e molto altro ancora... Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] www.ccis.ch ottobre 2014 La Rivista - 83 La Rivista Fieracavalli: Fiera di Verona, 6 - 9 novembre Con la valigia in sella Da oltre un secolo Fieracavalli accende i riflettori sul mondo equestre, riunendo a Verona più di 158 mila visitatori che, in soli quattro giorni, rivivono le tradizioni più nobili ed antiche legate al cavallo, scoprendone al tempo stesso gli aspetti più innovativi: dall’ippoterapia fino all’equiturismo. E proprio su questo aspetto punta la 116^ edizione della manifestazione veronese con un padiglione, il 4, a disposizione di appassionati e curiosi per scoprire, in sella all’animale che da sempre accompagna l’uomo, le bellezze del nostro Paese e non solo. Fieracavalli, ogni anno, riunisce a Verona più di 3.000 cavalli, 35 associazioni allevatoriali, 650 espositori mostrando - con più di 180 iniziative tra gare, mostre e spettacoli - il mondo equestre in tutti i suoi aspetti. Per la 116a edizione decide di puntare tutto sull’affinità naturale che lega l’uomo, il cavallo e il territorio per far scoprire, ad appassionati e curiosi, le bellezze di ciascun luogo, insieme ai suoi prodotti tipici, restando in sella al cavallo! Il padiglione 4, sviluppato in collaborazione con E.A.R.T.H. Academy, è la piazza principale dove conoscere il meglio delle proposte ippo-turistiche nazionali ed internazionali, con la presenza di tutte le strutture (alberghi, maneggi, agriturismi e ippovie) messe a sistema, in grado di 84 - La Rivista ottobre 2014 parlare tra loro e di offrire una rete di servizi dedicati per chi va a cavallo o per chi desidera vivere questa esperienza per la prima volta. L’intrattenimento per tutta la famiglia, infine, parte dal Villaggio del Bambino, che offre ai più piccoli spettacoli, percorsi e dimostrazioni su come avvicinarsi e interagire con il cavallo. Le esibizioni degli artisti e le animazioni folkloristiche sono poi la compagnia perfetta per tutta la famiglia e, una volta tramontato il sole, si alza il sipario sul Gala d’Oro 2014, “Visions” – diretto da Antonio Giarola. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] www.ccis.ch La Rivista Key Energy: Fiera di Rimini, 5 -8 novembre Energia e mobilità sostenibile Key Energy è la manifestazione protagonista da 8 anni nel settore dell’Energia e della Mobilità Sostenibile in Italia. Insieme ad Ecomondo, Fiera Internazionale del recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, è la piattaforma di riferimento per il bacino del Mediterraneo dedicata alle principali strategie europee ed internazionali sulle soluzioni green. Key Energy pone da sempre come caposaldo della propria crescita l’innovazione e gli studi confermano che l’efficienza energetica sia un’ottima opportunità anche per far ripartire l’economia. Il raggiungimento del mercato potenziale «atteso» darebbe luogo ad un giro d´affari medio annuo da qui al 2020 di oltre 7 miliardi di euro, di cui circa 2 riferibili alla parte elettrica e 5 alla termica. La manifestazione promuove tre progetti: • Key Energy (Bio-Green Processing), • Key Wind( Energia Eolica), • Key Energy White Evolution (Efficienza Energetica). Anche quest´anno i padiglioni della fiera di Rimini ospiteranno i principali operatori e produttori delle tecnologie di questi impianti e durante le 4 giornate di manifestazione, avranno luogo anche numerosi convegni, incontri istituzionali, corsi di formazione e approfondimenti legati alle tematiche di settore. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] www.ccis.ch ottobre 2014 La Rivista - 85 La Rivista Sicurezza: Fiera di Milano, 12 - 14 novembre Sicurezza per il tuo business Sicurezza, manifestazione internazionale leader in Italia nei settori antintrusione, antincendio, difese passive, home & building automation, cyber security, intelligence e antiterrorismo, prodotti e servizi per forze di polizia e vigilanza privata, torna a Fiera Milano dal 12 al 14 novembre 2014. La manifestazione è oggi il principale appuntamento italiano dedicato alla security e uno dei primi al mondo e, sullo sfondo di un mercato dove la parola d’ordine è integrazione, la nuova edizione propone un’offerta espositiva ancora più ampia, in grado di soddisfare a 360° le esigenze di installatori, progettisti, responsabili della sicurezza, security manager, risk manager e grandi utilizzatori finali. Un’opportunità unica per incontrare gli operatori del settore, presentare i prodotti e le soluzioni più innovative, analizzare i trend e le prospettive di un mercato che punta con decisione alla ripresa. Sicurezza, oltre a favorire l’incontro tra espositori e operatori del settore italiani ed esteri cui illustrare novità e vantaggi delle novità disponibili sul mercato, attira l’attenzione di istituzioni nazionali e internazionali sul settore della sicurezza e sull’importanza di un approccio corretto e globale alle nuove tecnologie e offre occasioni concrete di aggiornamento e formazione professionale attraverso l’offerta delle aziende presenti in mostra e dei partner dell’evento. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] www.ccis.ch 86 - La Rivista ottobre 2014 La Rivista L’Artigiano in Fiera: Fiera di Milano dal 29 novembre - 8dicembre Viaggio tra le culture di tutto il mondo L’artigiano in Fiera si avvicina alla 29esima edizione, in programma dal 29 all’8 dicembre 2014 a Fieramilano (Rho-Pero) e radunerà anche quest’anno oltre 2.900 espositori, con prodotti provenienti da 113 Paesi del mondo, distribuiti su 150.000 metri quadri. L’Artigiano in fiera è un evento unico al mondo: momento di incontro per conoscere e abbracciare le tradizioni e le culture del lavoro di oltre cento Paesi, in un’atmosfera di festa e condivisione. Un luogo dove il visitatore può entrare in contatto diretto con il mondo degli artigiani e sentirsi a casa. La manifestazione infatti rappresenta ancora oggi una ricchezza per il paese, la sua genialità è di riuscire a comunicare a tutti una bellezza che solo un prodotto fatto interamente a mano è in grado di conservare e quindi trasmettere al visitatore. Il meglio dell’artigianato mondiale sarà protagonista assoluto per dieci giorni, all’interno di uno spazio espositivo organizzato in tre aree geografiche (Italia, Europa e Paesi del Mondo), ognuna suddivisa in settori dedicati alle diverse regioni, nazioni, continenti. Presenti anche 59 punti di ristoro, tra locali tipici, italiani e internazionali, e aree di degustazione con specialità enogastronomiche di tutto il mondo. Tra le grandi novità della fiera, ad ingresso gratuito, vi è il prolungamento dell’orario. Il successo di pubblico delle scorse edizioni, infatti, ha indotto l’organizzazione a fissare l’apertura tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 22,30, anziché, come avveniva negli anni passati, dalle ore 15 nei feriali. Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0)22 906 85 95 Fax: 0041 (0)22 906 85 99 [email protected] www.ccis.ch ottobre 2014 La Rivista - 87 La Rivista La Rivista Mondo in Camera Casa Italia Atletica a Zurigo Un’opportunità di promozione del territorio «Meet the chamber premium» Colloqui individuali su mercato edilizio e appalti svizzeri Il 27 ottobre a Zurigo Brescia: la Leonessa del gusto ITALY@CERN: dall’8 al 10 ottobre 2014, @ CERN Esposizione delle industrie italiane Dal 31 ottobre al 2 novembre a Lucerna TRAVELexpo 2014 Contatti commerciali Servizi camerali ottobre 2014 La Rivista - 89 La Rivista Casa Italia Atletica a Zurigo Un’opportunità di promozione del territorio (VdP) - In un momento in cui il dato sulle esportazioni è l’unico che faccia ben sperare sul futuro dell’economia italiana (sono di ieri i dati Eurostat che danno il surplus delle esportazioni italiane verso il resto del mondo al quarto posto all’interno dell’Eurozona con 14,1 miliardi di Euro), la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è decisa ad utilizzare ogni opportunità per creare opportunità di vendita sul mercato elvetico per le aziende del Bel Paese. Proprio questo è accaduto dall’11 al 17 agosto, quando in pieno periodo di festività estive, la città di Zurigo ed in particolare il prestigioso edificio dello Zunfthaus zur Saffran, ha ospitato “Casa Italia Atletica”, la kermesse dedicata alla promozione dell’atletica italiana in occasione dei campionati europei di atletica leggera. Casa Italia è una struttura itinerante che oltre ad ospitare gli atleti della nazionale italiana negli intervalli del fitto calendario di gare che li vede protagonisti durante le manifestazioni ufficiali internazionali come i Campionati Europei di atletica leggera di Zurigo, funge da piattaforma promozionale per prodotti, sponsor e territori italiani che vogliano approfittare della straordinaria visibilità offerta da questa struttura per promuovere esportazioni di prodotti e flussi in entrata di turisti stranieri. Quest’anno il mercato target era la Svizzera perché proprio a Zurigo si sono svolti gli Europei di atletica leggera e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è stata incaricata di coordinare l’importazione, la distribuzione, la logistica dei prodotti alimentari fatti 90 - La Rivista ottobre 2014 giungere dall’Italia e le attività di comunicazione e promozione a favore di Casa Italia e delle regioni coinvolte. La partnership tra Camera di Commercio Italiana per la Svizzera e Federazione Italiana di Atletica Leggera, ente gestore di Casa Italia, ha consentito di creare un dinamico ed innovativo connubio tra passione sportiva, promozione territoriale ed agroalimentare. Sono state coinvolte 6 regioni (Veneto, Friulia Venezia Giulia, Umbria, Campania, Molise Puglia e Calabria) che hanno fornito prodotti alimentari e materiale promozionale distribuito poi in 5 ristoranti italiani di alta qualità (Ristorante Chianalea, Ristorante St. Georg, Ristorante Toscano, Ristorante La Tavola, Ristorante dal Nastro) ed in parte appartenenti alla rete dei ristoranti certificati Ospitalità Italiana. Decisivo è stato infatti il contributo organizzativo e finanziario di ISNART che da Roma ha affiancato la CCIS nel coordinare le comunicazioni tra produttori e ristoranti affiliati alla rete OI. La settimana ha visto un susseguirsi di presentazioni regionali e conferenze stampa presso Casa Italia Atletica allo Zunfthaus zur Saffran e la creazione di 5 menu regionali dedicati a 5 delle regioni partecipanti presso i ristoranti italiani coinvolti. Questo innovativo connubio tra sport e promozione si è rivelato una chiave interessante di approccio al mercato come quello svizzero che, pur essendo dinamico ed attento ai prodotti di qualità provenienti dall’Italia, richiede un’attività di promozione non tradizionale ed in grado di suscitare interesse e curiosità anche presso un pubblico giovane e sportivo. La Rivista Il 27 ottobre a Zurigo - Brescia: la Leonessa del gusto Per la prima volta la «leonessa d’Italia» (cosi come è cantata Brescia dal poeta Giosuè Carducci per l’eroica resistenza opposta agli austriaci nel 1849 durante le guerre d’indipendenza italiana) approda in Svizzera grazie alla partnership tra la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera e Pro-Brixia, Azienda Speciale di Commercio di Brescia. L’evento prevede una serie di degustazioni ed incontri tra importatori, ristoratori ed operatori svizzeri del comparto alimentare e produttori bresciani che arriveranno a Zurigo per far degustare vini e prodotti tipici della loro terra. Il Programma prevede: ore 12:00 - 13:30: Degustazione guidata per stampa, ristoratori, gestori di punti vendita, sommelier e soci CCIS con buffet in piedi con prodotti tipici bresciani ore 14.00 - 18.00: Incontri b2b tra produttori bresciani e operatori specializzati svizzeri (Importatori, HORECA, Sommelier, Consulenti) ore 18.00 - 20.00: Degustazione pubblica per wine lovers, blogger e soci della CCIS L’ingresso è gratuito. Per iscrizioni (necessarie), inviare una mail a Bruno Indelicato ([email protected]) e sarete richiamati per ulteriori dettagli sulla Vostra partecipazione. Dal 31 ottobre al 2 novembre a Lucerna - TRAVELexpo 2014 La fiera al pubblico di Lucerna (31 ottobre - 2 novembre) rappresenta un evento importante e una grossa opportunità per la destinazione Italia per proporsi ad una clientela elvetica attenta e ben disposta a visitare la nostra penisola. Per l’occasione la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), grazie all’accordo di partner esclusivo TRAVELexpo per la destinazione Italia, offre condizioni particolari sull’acquisto di spazi, sia come soluzione desk nell’ambito dello stand collettivo che come presenza singola. L’offerta CCIS prevede inoltre la possibilità per gli espositori di ottenere ulteriori servizi nell’ambito dell’assistenza e comunicazione pre/durante/post fiera nonché l’organizzazione di eventi (trade e/o cliente finale). La CCIS offre agli espositori diverse interessanti possibilità di presenza a TRAVELexpo: a) Spazio c/o stand collettivo b) Spazio stand singolo Contatto CCIS Antonio Iacovazzo, Tel +41 44 289 23 20 [email protected] Claudia Spörndli, Tel +41 44 289 23 19 [email protected] Informazioni su TRAVELexpo Orari di apertura fiera Venerdi 31 ottobre 13.00-20.00 Sabato 01 novembre 10.00-18.00 Domenica 02 novembre 10.00-18.00 ! www.travelexpo.ch «Meet the chamber premium» Colloqui individuali su mercato edilizio e appalti svizzeri Colloqui di consulenza individuale a Zurigo per facilitare l’accesso delle aziende associate al mercato edilizio, dell’arredamento e degli appalti pubblici in Svizzera La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera arricchisce il suo programma di colloqui di consulenza individuale gratuita per i soci «Meet the Chamber» con gli incontri a pagamento «Meet the chamber premium». Questi incontri sono riservati ai soci CCIS interessati ad approfondire due aspetti specifici relativi al mercato svizzero : - Il funzionamento del mercato dell’edilizia e dell’arredamento in Svizzera - Le modalità di accesso al sistema degli appalti pubblici in Svizzera Su richiesta delle aziende e previo invio di un elenco di domande specifiche sul tema d’interesse, la Camera calendarizzerà degli incontri di consulenza con due professionisti (inizialmente solo sulla piazza di Zurigo): - Uno studio di architettura di Zurigo per le aziende interessate ad approfondire la loro conoscenza delle dinamiche di funzionamento del mercato dell’edilizia e dell’arredamento in Svizzera - Uno studio legale specializzato di Zurigo per le aziende interessate ad approfondire la loro conoscenza delle possibilità di accesso al sistema degli appalti pubblici federali e cantonali in Svizzera. Ad ogni colloquio sarà presente un’unità di personale della Camera in affiancamento al professionista coinvolto. Ai propri soci, la Camera applicherà la tariffa oraria di Franchi 200 per il colloquio individuale sul mercato dell’edilizia e dell’arredamento e Franchi 350 per il colloquio individuale sul sistema degli appalti pubblici svizzeri. Le tariffe andranno ad esclusiva remunerazione del lavoro dei professionisti coinvolti e se dovessero subire variazioni a causa di un elenco di quesiti particolarmente impegnativi, l’azienda verrà avvisata in anticipo e potrà eventualmente disdire l’incontro. Le modalità e i costi per l’associazione alla Camera sono invece specificati nella scheda che trovate sul cisto camerale: www.ccis.ch. Per informazioni: [email protected] [email protected] [email protected] ottobre 2014 La Rivista - 91 La Rivista ITALY@CERN: dall’8 al 10 ottobre 2014, @ CERN Esposizione delle industrie italiane La mostra „Italy@CERN2014“ è in programma presso la sede del CERN-Meyrin dall’8 al 10 Ottobre 2014. La manifestazione è organizzata al CERN dall’Industrial Liasion Officer (ILO) con la collaborazione della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e il supporto della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Organizzazioni internazionali di Ginevra. del CERN potenzialmente interessati alla loro attività. Gli stand saranno sistemati nel “Corridoio dei passi perduti” nel Main Building del CERN. L’area disponibile ha permesso la disposizione di ventinove stand per trenta aziende. Mentre l’ufficio ILO svolge la funzione istituzionale di rappresentanza dell’industria italiana all’interno del CERN, al fine di difendere il giusto ritorno, la CCIS offre l’opportunità, alle aziende che lo desiderano, di esplorare il mercato svizzero e stabilire contatti con potenziali clienti al di fuori del CERN. Il programma della manifestazione: Mercoledì 8 Ottobre 2014 09:15 - 09:25 Saluto di benvenuto, Maurizio Biasini (Addetto scientifico) 15:00 – 19:00 Esposizione delle Industrie italiane 17:00 – 18:30 Visita guidata agli esperimenti ATLAS per gli espositori (per gruppi di 12 persone) 20:00 – 22:00 Concerto “Associazione Musicale Bel Canto” Giovedì, 9 Ottobre 2014 09:00 – 19:00 Esposizione delle Industrie Italiane 10:15 - 12:30 Visita guidata agli esperimenti ATLAS per gli espositori (per gruppi di 12 persone) 09:40 - 10:10 Le Procedure di acquisto, Dante Gregorio (CERN) 20:00 – 22:00 Concerto “Duo Poem” 11:00 - 11:10 Saluto di benvenuto, Rolf Heuer (Direttore Generale del CERN) 92 - La Rivista ottobre 2014 13:00 – 15:00 Pranzo offerto dalle Industrie Italiane (solo su invito) 09:25 - 09:40 ILO Report, Sandro Centro (Industrial Liaison Officer) 10:00 - 10:40 Trasferimento tecnologico e di conoscenze, Giovanni Anelli (CERN) L’evento si svolge periodicamente, con cadenza biennale o triennale, e quest’anno coincide con il 60esimo anniversario del CERN. La manifestazione è intesa come vetrina dell’industria italiana, durante la quale le aziende partecipanti espongono i propri lavori, prodotti e materiale divulgativo: un’occasione imperdibile per stabilire contatti con potenziali acquirenti. In quest’ottica è stato segnalato il profilo delle aziende partecipanti a buyers, ricercatori e tecnici 11:50 – 12:50 Visita degli stand dell’Industria Italiana da parte delle autorità 11:10 - 11:20 Discorso di Sergio Bertolucci (Direttore per la Ricerca e il Calcolo Scientifico del CERN) 11:20 – 11:30 Discorso di Maurizio Enrico Serra (Ambasciatore dell’Italia all’Unesco) 11:30 – 11:40 Discorso di Fabrizio Macrì (Segretario Generale della CCIS) 11:40 – 11:50 Discorso di Fernando Ferroni (Presidente dell’INFN) Venerdì, 10 Ottobre 2014 09:00 – 12:50 Esposizione delle Industrie Italiane 12:50 – 13:00 Chiusura dell’evento Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana in Svizzera Seestrasse 123 | CH – 8027 Zurigo Tel . +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 [email protected] | www.ccis.ch Rue du Cendrier 12/14 | 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] | www.ccis.ch ITALY AT CERN 8–10 OCTOBER 2014 Design and construction of mechanical components for scientific research and for the most qualified industrial vacuum sectors. www.alcatechnology.com/ Leader on market of resistive and superconducting magnets for high energy physics and thermonuclear fusion applications. www.as-g.it/ Data-Acquisition Electronics, Power Supply Systems and Powered Crates. www.caen.it/ Performing precision mechanical machining of medium and large-sized components that require high quality standards www.castellini.it/ Production and turnkey solutions for synchrotron light and particle accelerator research equipments. www.cinel.com/ World leader in leading edge magnesium diboride (MgB2) technology. www.columbussuperconductors.com/ Industrial automation components supplies for the distribution of high quality and reliable products. www.comer-italia.com/ Cryogenics and high vacuum equipment, heat exchangers and superconducting cables. www.criotec.com/ RF power amplifiers, solid state or tube technology for particle accelerators and medical accelerators. www.db-science.com/ General contractor specialized incivil works and in high tech electrical and HVAC installations. www.gruppodimensione.com/ Designs, develops, manufactures and assembles products in stainless steel and special alloys for Scientific Research & Industry. www.ecor-research.com/ Mechanical working and dimensional test, until large dimension. www.euromecsrl.eu/ Designer and manufacturer of customized plants, structures and mechanisms for physics and nuclear fusion research. www.fantinispa.it/ Italian industry leader in harnesses and electrical panels. www.htcsrl.com Industrial Engineering, Electrical & Mechanical Design, PCB Design & Manufacturing. www.linkengineering.it/ Engineering numerical analysis services. www.ltcalcoli.it/ Expert provider of services for the development and production of PCBAs and mechatronic assemblies. www.me-vinco.it/ Electric motors, generators, power electronics, industrial control systems for Metals, Oil & Gas, Energy and heavy duty industries. www.nidec-asi.com/ Power supplies for Research and Biomedical Particle Accelerators; RF turn-key systems. www.ocem.com/ Specialized in Earth Moving Machines and Aerial Platforms project engineering and manufacturing. www.palazzani.it/ PCB provider that is specialized in prototypes, small series of high technology. www.phoenixpcb.it Research Purity Specialty Gases and Mixtures, Cryogenic and Packaged Gases, Gas Delivery Systems and Equipment. www.rivoiragas.it Development and production of NEG solutions and CapaciTorr® and NEXTorr® pumps families for UHV-XHV systems. www.saesgroup.com/ Special cables manufacturer for main industrial application. www.sami.it/ Engineering and manufacturing of special plants for high energy research. www.sea-alp.com Safe energy preservation and renewable energy. www.sielups.com/ Leader manufacturer of copper and optical cables, flame retardant, halogen-free, fire restistant for harsh environment. www.tecnikabel.it/ Designing plastic products and designing, manufacturing and supplying moulds for plastics. www.unitekitalia.com Leader manufacturer of critical mechanical equipment for Power, Oil&Gas, Petrochemical and Food & Pharma markets. www.waltertosto.it/ CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Raccorderia idraulica Frabo spa Via Benedetto Croce 21/23 I – 250275 Quinziano d’Oglio BS Tel: 0039/030 9925711 Fax 0039/030 9924127 E-mail: [email protected] www.frabo.net Prodotti da forno ORO.PAN C/da San Giuliano-zona P.I.P. 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Abbiamo riunito uno staff dotato di competenze di altissimo livello, in grado di interpretare le rinnovate esigenze del mercato, e spesso di anticipare le richieste di prodotti che consentano soluzioni innovative nella prefabbricazione e nell’edilizia industrializzata. Lo spirito dinamico ed innovativo dell’azienda si integra con le competenze ed esperienze dei comparti produttivi, nella realizzazione di prodotti di elevato standard qualitativo. Con impegno ed entusiasmo stiamo progettando e realizzando tecnologie di nuova concezione, rivolte alla immissione sul mercato di materiali finalizzati a rinnovate e competitive metodologie di costruzione. Complementi di arredo urbano SMEC Via Vivaldi 30 I – 41019 Soliera MO Tel. 0039/059 566612 • Torri S.p.A. con sede a Torri di Quartesolo (VI) a pochi chilometri da Venezia, azienda certificata ISO 9001:2008, produce da oltre 40 anni scaffalature industriali per soluzioni logistiche integrate. Il loro programma offre: soluzioni innovative per lo stoccaggio di qualsiasi prodotto, un’ampia gamma di prodotti progettati secondo le norme FEM e UNI TS attualmente in vigore, la consulenza professionale per la progettazione di impianti logistici; l’impiego delle migliori materie prime per garantire un prodotto di qualità ed un ufficio ricerca e sviluppo dedicato alle esigenze specifiche del cliente. • A pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Milano Malpensa, sull’asse autostradale che collega Milano con Varese, i laghi e la Svizzera c’è la principale azienda italiana che produce salmone affumicato: la Fjord SpA. L’azienda iniziò nel 1969 la prima attività italiana specializzata nell’affumicazione del salmone , oggi a oltre 40 anni di distanza ha saputo conquistare la leadership di settore che la annovera tra le più importanti aziende europee di salmone affumicato ed è a tutti gli effetti una azienda a ciclo completo nella lavorazione del salmone. La linea affumicati comprende oltre al salmone, tonno, spada, storione e altri ittici. Il processo di affumicazione avviene in maniera tradizionale, e richiede non meno di 12 ore. Il prodotto affumicato viene presentato sul mercato in una vasta gamma di formati e confezioni tali da soddisfare le più svariate esigenze del consumatore. L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. • La ditta Baraclit Spa è l’azienda leader sul mercato italiano per la realizzazione di prefabbricati in cemento armato. Fondata nel 1946 nella provincia di Arezzo, grazie all’impiego di sistemi prefiniti all’avanguardia della tecnica e di soluzioni costruttive adatte ad ogni esigenza, dalle piccole realizzazioni agli edifici più complessi ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta nel suo settore. Con una superficie produttiva di 300.000 mq e oltre 350 dipendenti l’azienda serve tutto il territorio nazionale e i mercati esteri limitrofi dallo stabilimento di Bibbiena, il più grande centro di prefabbricazione italiano. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Dal mercato svizzero RICERCA DI MERCI E SERVIZI Vasi per confetture Familie Hager Wängistrasse 43 CH – 9547 Wittenwil Tel. 0041 79 567 16 26 Set medici usa e getta Galmag AG Eichstrasse 3 CH – 5417 Untersiggenthal Tel: +41 56 288 20 66 Fax +41 56 288 26 41 E-mail: [email protected] www.galmag.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Trasporti internazionali Huber Transport AG Riedstrasse – PF CH – 6343 Rotkreuz Tel.: ++41 417901188 Fax: ++41 417901061 [email protected] www.hubertransport.ch Trasporti internazionali Planzer Transport AG Lerzenstrasse 14 CH - 8953 Dietikon Tel: +41 447446222 E-mail: [email protected] www.planzer.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch OCCASIONE Vendesi bellissima residenza, immobile con appartamento grande e bungalow – due locali (ufficio – negozio), due grandi vetrine, una stanza polifunzionale con installazioni sanitarie e predisposizione anche uso ufficio, vari altri locali uso magazzino e cantina. 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La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. (disponibili on-line in giornata) • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di partners com merciali italiani e svizzeri • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, socitario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni statistiche ed import/ esport • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma 96 - La Rivista ottobre 2014 • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere PUBBLICAZIONI • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Agevolazioni speciali per i Soci • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Il nuovo diritto societario italiano • Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch IVA-Nr. 326 773 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare RECUPERO IVA ITALIANA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale RECUPERO IVA SVIZZERA Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Tel.: +41 44 289 23 23 i propri servizi e prodotti all’estero un’accurataricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! Jeep con ® Anno 105 - n. 10 - Ottobre 2014 NUOVA JEEP RENEGADE. ® COMING SOON. 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